Manuale Greca Corsaro-Gallo Doc

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Greci e Persiani La nascita dell’impero persiano VI secolo il Medio Oriente è interessato da un mutamento: Ciro il Grande è protagonista dell’espansione militare e dopo aver assoggettato il vicino regno di Media e quello neoelamita, vince anche Lidi e Babilonesi conquistando nel 547/546 Sardi, capitale della Lidia e nel 539 Babilonia. Si forma un impero di dimensioni gigantesche, esteso tra Mediterraneo e Asia centrale che dopo la morte di Ciro (530) si amplia grazie al figlio Cambise con l’annessione dell’Egitto dopo la vittoria del 525 a Pelusio su Psammetico III, l’ultimo faraone della dinastia saitica. Dario I è fondatore della dinastia degli Achemenidi: incorpora alcuni territori indiani a Oriente e della Cirenaica a Occidente, con la costituzione anche di una propaggine in Europa: tra 512 e 510 tutta la costa meridionale della Tracia fino al fiume Strimone viene conquistata da Megazabo, e il regno di Macedonia deve accettare una condizione di vassallaggio nei confronti di Dario. Fallisce la spedizione contro il popolo nomade degli Sciti. o Con Dario l’impero si caratterizza per l’equilibrio tra rigido dominio esercitato sui popoli sottomessi e la salvaguardia delle autonomie locali: le città conquistate non sono distrutte e le élite locali sono coinvolte nel governo delle comunità soggette, le cui tradizioni istituzioni e culturali vengono rispettate. o Gli obblighi sono la fornitura di manodopera per le campagne militari e il versamento di un tributo. o Tutto l’impero viene suddiviso il 20 circoscrizioni indicate come satrapie, grandi province multietniche con a capo governatori scelti tra la nobiltà persiana e dotati di ampi poteri militari e civili, i satrapi. o Sono realizzate grandi arterie di comunicazione e un corpo di ispettori itineranti denominati “occhi del re” provvede a tenere sotto controllo l’operato dei satrapi. o Il sovrano è una figura carismatica con potere assoluto e il favore di Ahura Mazda, la divinità suprema e la legittimazione della sua autorità. Per i persiani si rivelerà difficile mantenere la coesione del loro impero e contrastare le spinte autonomistiche. I Greci d’Asia e l’impero persiano I Greci d’Asia erano minacciati dalle tendenze espansionistiche della vicina Lidia: a partire dal primo sovrano Gige, i Mermnadi cercano di porre sotto il loro controllo le poleis della costa, che sotto il regno di Creso, ultimo esponente della dinastia, sono costrette a sottomettersi al dominio lidio (Smirne viene distrutta nel 600). Le città conservano però la loro autonomia e tra le élite dei due popoli si instaurano rapporti stretti e si sviluppa una comune cultura greco-lidia. Perciò le poleis greche guardano con diffidenza l’armata persiana quando questa arriva in Asia Minore. Dopo la sconfitta di Creso ad opera dei persiani (547-546) i greci devono riorganizzare la propria resistenza, ma né l’appello a Sparta né la riunione della lega ionica a Mileto producono un risultato concreto: tutte le poleis micrasiatiche e le isole prospicienti la costa (tranne Samo) vengono sottomesse con la forza dai generali di Ciro o si consegnano spontaneamente. Gli abitanti di Focea e di Teo abbandonano la città ed emigrano, recandosi i primi in Occidente, e i secondi in Tracia.

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Greci e Persiani

La nascita dell’impero persianoVI secolo il Medio Oriente è interessato da un mutamento: Ciro il Grande è protagonista dell’espansione militare e dopo aver assoggettato il vicino regno di Media e quello

neoelamita, vince anche Lidi e Babilonesi conquistando nel 547/546 Sardi, capitale della Lidia e nel 539 Babilonia. Si forma un impero di dimensioni gigantesche, esteso tra Mediterraneo e Asia centrale che dopo la morte di Ciro (530) si

amplia grazie al figlio Cambise con l’annessione dell’Egitto dopo la vittoria del 525 a Pelusio su Psammetico III, l’ultimo faraone della dinastia saitica.

Dario I è fondatore della dinastia degli Achemenidi: incorpora alcuni territori indiani a Oriente e della Cirenaica a Occidente, con la costituzione anche di una propaggine in Europa: tra 512 e 510 tutta la costa meridionale della Tracia fino al fiume Strimone viene conquistata da Megazabo, e il regno di Macedonia deve accettare una condizione di vassallaggio nei confronti di Dario. Fallisce la spedizione contro il popolo nomade degli Sciti.

o Con Dario l’impero si caratterizza per l’equilibrio tra rigido dominio esercitato sui popoli sottomessi e la salvaguardia delle autonomie locali: le città conquistate non sono distrutte e le élite locali sono coinvolte nel governo delle comunità soggette, le cui tradizioni istituzioni e culturali vengono rispettate.

o Gli obblighi sono la fornitura di manodopera per le campagne militari e il versamento di un tributo.o Tutto l’impero viene suddiviso il 20 circoscrizioni indicate come satrapie, grandi province multietniche con a

capo governatori scelti tra la nobiltà persiana e dotati di ampi poteri militari e civili, i satrapi.o Sono realizzate grandi arterie di comunicazione e un corpo di ispettori itineranti denominati “occhi del re”

provvede a tenere sotto controllo l’operato dei satrapi.o Il sovrano è una figura carismatica con potere assoluto e il favore di Ahura Mazda, la divinità suprema e la

legittimazione della sua autorità. Per i persiani si rivelerà difficile mantenere la coesione del loro impero e contrastare le spinte autonomistiche.

I Greci d’Asia e l’impero persiano I Greci d’Asia erano minacciati dalle tendenze espansionistiche della vicina Lidia: a partire dal primo sovrano Gige, i Mermnadi cercano di porre sotto il loro controllo le poleis della costa, che sotto il regno di Creso, ultimo esponente della dinastia, sono costrette a sottomettersi al dominio lidio (Smirne viene distrutta nel 600). Le città conservano però la loro autonomia e tra le élite dei due popoli si instaurano rapporti stretti e si sviluppa una comune cultura greco-lidia. Perciò le poleis greche guardano con diffidenza l’armata persiana quando questa arriva in Asia Minore.Dopo la sconfitta di Creso ad opera dei persiani (547-546) i greci devono riorganizzare la propria resistenza, ma né l’appello a Sparta né la riunione della lega ionica a Mileto producono un risultato concreto: tutte le poleis micrasiatiche e le isole prospicienti la costa (tranne Samo) vengono sottomesse con la forza dai generali di Ciro o si consegnano spontaneamente.Gli abitanti di Focea e di Teo abbandonano la città ed emigrano, recandosi i primi in Occidente, e i secondi in Tracia.La situazione dei Greci in Asia comunque non si modifica molto rispetto al passato mentre con Dario I le conseguenze della conquista persiana si fanno sentire pesantemente. Le comunità greche vengono coinvolte nella riorganizzazione amministrativa e fiscale operata da Dario e sono ora tenute a versare un regolare e oneroso tributo monetario ai strapi delle due province (Frigia ellespontica e Lidia). I persiani inoltre danno un forte impulso alla diffusione di regimi tirannici: notabili filopersiani e tiranni vicari sono usati per esercitare un più stretto controllo sulle comunità soggette. Al malcontento delle aristocrazie cittadine per l’imposizione di regimi tirannici si aggiungono i disagi dell’oppressione fiscale. Il nuovo sistema tributario incide sulle economie delle poleis micrasiatiche e ne riduce la capacità propulsiva nei commerci internazionali. Questi fattori scateneranno la rivolta. Sciti: popolazioni nomadiche stanziate nelle steppe tra Danubio e Asia centrale e un gruppo di tribù di lingua iranica. Gli Sciti hanno convissuto pacificamente con le colonie della costa settentrionale del Mar Nero e sono entrati in contatti con la cultura greca.

La rivolta ionica 499/498 inizia la rivolta ionica, la prima insurrezione delle poleis micrasiatiche contro il dominio persiano.Secondo Erodoto una parte decisiva nella sua genesi avrebbe avuto le trame del losco tiranno di Mileto Aristagora che si sarebbe fatto promotore di una rivolta, deponendo la tirannide, perché temeva l’ira del Gran Re in seguito al fallimento di una spedizione contro Nasso, da lui ispirata per motivi di ambizioni personali. L’impulso viene recepito dalle altre poleis greche. La deposizione dei tiranni segna l’inizio di una insurrezione antipersiana che coinvolge la Ionia e le altre regioni costiere dell’Asia Minore. L’azione sembra essere coordinata da una direzione unitaria. Aristagora si reca in Grecia per sollecitare l’intervento delle poleis della madrepatria, soprattutto Sparta e Atene: Sparta era restia in accordo con la prospettiva continentale della sua politica; Atene, preoccupata per l’appoggio dato ai persiani al loro vecchio tiranno Ippia e per le ripercussioni che il controllo persiano sugli stretti può avere per i loro interessi commerciali nel Mar Nero, deliberò di inviare a sostegno dei rivoltosi un contingente di venti navi a cui se ne aggiungono poi altre cinque fornite dagli Eretriesi (per Erodoto l’intervento in Asia di Atene costituisce un grave errore, destinato ad avere conseguenze negative per i rapporti tra Greci e Persiani).

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498 ha inizio l’offensiva dei rivoltosi il cui obiettivo è la capitale del regno di Lidia, Sardi. Dopo che sono riusciti ad impadronirsi con facilità della parte bassa, i Greci devono fronteggiare la resistenza di Persiani e Lidi asserragliati sull’Acropoli e optano per un rapido ritiro che però non evita loro una grave sconfitta ad opera dei rinforzi persiani da cui sono sorpresi presso Efeso. Gli Ateniesi richiamano il contingente e con l’elezione all’arcontato di Ipparco si disimpegnano dalle vicende micrasiatiche inviando un segnale distensivo ai Persiani. 498/497 la rivolta si allarga quando vi aderirono poleis della Caria e di Cipro. La resistenza dei ribelli, guidati da Onesilo di Salamina, viene piegata, e la conquista di Soli segna la fine dell’insurrezione cipriota. 497/496 Aristagora si reca con un gruppo di seguaci a Mircino, nella Tracia occidentale, dove muore. La sfortunata mossa del leader milesio va interpretata come un tentativo di alleggerire la pressione persiana in Asia Minore con l’apertura di un nuovo fronte in una zona d’importanza per l’approvvigionamento di oro e legname. 494 contro Mileto si dirigono ingenti forze terrestri e navali. In una riunione nel santuario federale del Panionio si stabilisce di lasciare ai soli Milesi il compito di difendere la città dall’assalto di terra e di concentrare i propri sforzi sul mare, schierando presso l’isoletta di Lade, di fronte a Mileto, una grossa flotta costituita da contingenti navali di nove poleis ioniche, oltre che da quelli di Lesbo. Ma lo schieramento greco si sfalda, gran parte dei contingenti alleati abbandona il campo senza combattere e lo scontro si risolve con la disfatta. Mileto fu completamente distrutta, si massacrarono e deportarono i cittadini adulti e il resto della popolazione fu ridotto in schiavitù. 493 il milesio Istio, dopo aver praticato un’attività piratesca nell’area degli stretti, cerca di proseguire la lotta della sua base di Lesbo ma viene catturato e giustiziato dai Persiani. I vincitori adottano delle misure che sembrano ispirate dall’intento di lenire il malcontento che era stato alla base dell’insurrezione: ad opera del satrapo di Sardi, Artaferne, sono istituite delle procedure arbitrali per la soluzione delle contese cittadine e si definiscono i loro obblighi tributarie (il che conferma il ruolo di rilievo avuto dall’oppressione fiscale nello scatenare la rivolta). 492 il generale Mardonio depone i tiranni che erano stati cacciati dalle città ioniche del 499.La trireme: lunga all’incirca 40 metri e dotata di una o due vele per la navigazione e di un equipaggio di 200 unità, è una nave particolarmente efficace in battaglia, per la presenza di un rostro di bronzo sulla prua per lo speronamento delle imbarcazioni avversarie e per la velocità e la capacità di manovra.

Il V secolo

Le guerre greco-persiane Il primo conflitto greco-persiano Dario mira a estendere il suo dominio anche all’Egeo per isolare le città micrasiatiche della Grecia continentale e per vendicarsi di Atene ed Eretria, il cui intervento nella rivolta ionica era visto come un’ingerenza in un affare interno persiano. 492 Mardonio conduce una spedizione nella satrapia di Tracia con l’obiettivo di attaccare Atene ed Eretria ma anche con la sola finalità di restituire l’autorità del Gran Re ma perde metà della flotta.491 Dario invia ambasciatori alle poleis greche cui fa chiedere terra e acqua, il riconoscimento formale della sua autorità Atene Milziade riesce a far prevalere le posizioni antipersiane su quelle di chi come gli Alcmeonidi è favorevole a un’intesa con Dario: vengono uccisi gli araldi inviati dal Gran Re. Si riaccende così la conflittualità tra le polis e una sua tradizionale rivale, l’isola di Egina che aveva risposto positivamente all’invito di Dario. Gli Ateniesi ottengono dagli Spartani la consegna di ostaggi Egineti ma le ostilità si concludono con una sconfitta della flotta ateniese ad opera di quella di Egina. 490 Al comando del generale medo Dati, una flotta persiana salpa dalla Cilicia verso le Cicladi. I Persiani non ricorrono alla forza verso gli isolani di cui cercano di accattivarsi il consenso con il sacrificio ad Apollo. Con l’arrivo della flotta in Eubea, dopo aver conquistato la città di Caristo, Dati si concentra sull’isola di Eretria che viene punita per il suo intervento in Asia con l’incendio dei templi e la deportazione di una parte degli abitanti. I persiani, su consiglio di Ippia, sbarcano nella piana di Maratona e gli ateniesi su proposta di Milziade che è uno dei dieci strateghi, decidono di andargli incontro e viene inviata una richiesta di aiuto agli spartani. 9000 opliti, rinforzati da un certo numero di schiavi e da un contingente di 1000 uomini fornito dall’alleata Platea, raggiungono Maratona mentre gli Spartani sono impegnati nella celebrazione delle Carnee e sono obbligati ad attendere una decina di giorni. Milziade persuade infine gli altri comandante ad attaccare. Grazie alla conoscenza della tattica militare persiana e alla superiorità degli opliti greci per armamento e tecnica di combattimento, le milizie di Dati sono accerchiate dalle ali dello schieramento greco e si ritirano (gli ateniesi perdono 192 soldati, sepolti tutti nella piana di Maratona). Dati si affretta con la flotta a doppiare il capo Sunio e a dirigersi verso il porto del Falero perché conta di attaccare a sorpresa la città prima dell’arrivo dell’esercito. La tempestiva mossa di Milziade, che si preoccupa di riportare indietro le truppe in breve tempo e di schierarle in difesa di Atene riesce a sventare il piano di Dati, cui non rimane che far rotta verso l’Asia. I cosiddetti Maratonomachi saranno visti per lungo tempo come un modello di soldato ideale, simboleggiando anche i cittadini di censo oplitico come elemento di forza della polis. Per i persiani non si tratta invece di una vicenda con molto significato ma rafforza i propositi di vendetta nei confronti di Atene.

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Dopo Maratona Il problema del rapporto coi persiani si inserisce nel contesto dei contrasti per il potere tra le fazioni nobili che si contendono il favore del demos. 489 Milziade conduce una spedizione contro l’isola di Paro per sottrarre le Cicladi al controllo persiano e non essendo riuscito ad espugnare la polis, il condottiero paga il fallimento con una multa di 50 talenti in un processo per tradimento. Scomparso Milziade, gli Alcmeonidi trovano un nuovo avversario in Temistocle, della famiglia dei Licomidi (realizza un porto militare nella baia del Pireo) e riesce a conquistarsi il consenso del demos anche grazie il ricorso all’ostracismo:

488/487 ostracismo del pisistratide Ipparco 487/486 ostracismo dell’alcmeonide Megacle e 486/485 ostracismo forse di Callisseno 485/484 ostracismo di Santippe, accusatore di Milziade.

Temistocle ha avuto un ruolo di rilievo ad Atene e gli avversari devono aver tentato vanamente cercato di farlo ostracizzare e i problemi principali erano ancora il rapporto coi persiani (alcuni vengono accusati di tradimento e connivenza con loro). Temistocle è tra i promotori di una riforma con cui nel 487/486 viene modificato il sistema di designazione dei supremi magistrati ateniesi, gli arconti: si decide per il sorteggio tra 100 candidati indicati dalle 10 tribù invece che per elezione. Ne risulta intaccato il prestigio dell’arcontato (e di conseguenza quello dell’Areopago) a vantaggio della carica elettiva della strategia che diventa la più importante magistratura ateniese (tutti i principali leader saranno anche strateghi). 483/482 la scoperta di nuovi filoni argentiferi nel Laurio, un’area mineraria dell’Attica sud-orientale il cui sfruttamento rappresenta una delle principali fonti di risorse per Atene, introduce un ulteriore motivo di scontro tra le fazioni politiche. Diversamente da quanti vorrebbero ripartire tra i membri della comunità, Temistocle propone di destinarli a uno scopo più proficuo per la polis nel suo complesso, la realizzazione di una grossa flotta da guerra di 200 triremi, con l’obiettivo dichiarato di proseguire la guerra contro Egina. Aristide, per il suo legame con l’aristocrazia eginetica, è contrario alla prosecuzione del conflitto e perciò al programma di rafforzamento navale, ma il contrasto si risolve con la vittoria di Temistocle. Atene diventa così una grande potenza navale e si accresce il ruolo dei cittadini meno abbienti: era necessario il reclutamento tra i membri della quarta classe censitaria, i teti, e il coinvolgimento di questa componente nell’attività militare è importante per l’evoluzione in senso radicale della democrazia ateniese.

La lega ellenica 486 rivolte in Babilonia e in Egitto e morte del sovrano achemenide. A lui era succeduto il figlio Serse.484 il re era riuscito a reprimere la rivolta in Egitto che fu trasformato in satrapia.483 Serse comincia a interessarsi alla Grecia, avviando i preparativi per una spedizione terrestre e navale: allo scavo di un canale alla base del promontorio Athos nella penisola Calcidica fa seguito la costruzione di strade e di ponti in Tracia.481 duplice ponte di imbarcazioni e di funi sull’Ellesponto, tra Abido e Sesto. L’armata aveva dimensioni eccezionali ed era reclutata in tutte le regioni dell’impero e nelle città greche a lui soggette. Serse voleva imporre la propria sovranità sull’intera Grecia o ridurne gli Stati in una condizione di vassallaggio analoga a quella della Macedonia. Il re inviò presso le comunità greche con la tradizionale richiesta di acqua e terra. Nel 481 per iniziativa di Atene e Sparta i rappresentanti di un gruppo di Stati greci si riuniscono presso l’Istmo di Corinto con l’obiettivo di organizzare una difesa comune: si istituisce una symmachia antipersiana, detta “lega ellenica” i cui membri si impegnano a porre fine alle ostilità reciproche, a richiamare gli esuli politici e a punire con severità quei Greci che si fossero schierati dalla parte dei Persiani. A Sparta il comando supremo delle operazioni militari terrestri e navali. La lega era formata da un numero limitato di Stati greci, città insulari e dell’Eubea e comunità della Grecia centrale. A vari Greci la sottomissione ai Persiani non doveva apparire come una prospettiva minacciosa, il che è confermato dal fallimento dei tentativi intrapresi dagli alleati per coinvolgere altre forze nella coalizione. Nessun esito hanno gli appelli rivolti ad Argivi, Cretesi e Corciresi: gli Argivi affermano di voler entrare nella lega solo alla condizione di poter condividere il comando supremo con gli Spartanoi, i Cretesi si trincerano dietro un responso dell’oracolo delfico che avrebbe raccomandato la loro neutralità, i Corciresi sono convinti dell’inevitabilità della vittoria persiana. Filopersiana è la posizione assunta dai Tessali, i cui dinasti, gli Alevadi, avrebbero concorso alla decisione di Serse di attaccare la Grecia e nel santuario delfico i Tessali detengono la maggioranza. Il conflitto conferma il ruolo predominante dei particolarismi e delle rivalità reciproche nella storia delle comunità greche.

Il secondo conflitto greco-persiano480 al comando dello stesso sovrano, l’esercito varca l’Ellesponto e, dopo aver attraversato la Tracia, arriva a Terme, inMacedonia, dove si riunisce alla flotta. Gli alleati optano per una postazione più arretrata ma meglio controllabile, lo stretto delle Termopili, a difendere il quale viene inviato un contingente di 7000 uomini (tra cui 300 Spartiati) al comando del re spartano Leonida mentre la flotta si ferma presso il capo Artemisio. Essenziale è il coordinamento tra le operazioni terrestri e quelle navali. La flotta della lega tiene testa con successo a quella persiana. Il tentativo di arginare l’armata nemica alle Termopili con un modesto contingente si rivela disperato: i Persiani riescono ad aggirare la postazione tenuta dagli alleati, e solo l’eroico sacrificio di Leonida, rimasto a combattere sul posto con i 300 Spartiati e un piccolo gruppo di Beoti fa sì che la loro avanzata possa essere ritardata. La flotta decide quindi di ripiegare nel golfo di Saronico. La Grecia centrale era invasa: mentre i Locresi, i Dori e le poleis della Beozia, tranne Platea e Tespie, si schierano dalla parte dei persiani, brutale è il trattamento riservato alle due città beotiche e ai Focesi, i cui territori e templi sono distrutti.

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Il tempio di Apollo non viene saccheggiato per la posizione filopersiana assunta già in precedenza del santuario. Temistocle persuade i suoi concittadini a fare una scelta difficile ma necessaria, l’evacuazione dell’intera regione. Nel 480 fa approvare un decreto contenente disposizioni in tal senso, con il risultato che, mentre donne, bambini e anziani sono trasferiti al sicuro altrove, gli uomini in grado di combattere si imbarcano sulle navi da guerra. Gli Ateniesi si sottraggono così alle massicce devastazioni che si verificano all’arrivo dei persiani, per i quali il ricordo dell’incendio di Sardi di 18 anni prima è motivo per infierire in modo brutale sulla città e i suoi santuari.Contro il parere del comandate spartano Euribiade e degli altri capi peloponnesiaci che vorrebbero concentrare la flotta greca presso l’Istmo di Corinto, Temistocle arriva a minacciare il disimpegno degli Ateniesi per far accettare l’idea di cercare lo scontro nello stretto di mare tra la costa dell’Attica e la piccola isola di Salamina. Nel 480 Temistocle infligge una pesante sconfitta alla flotta dei persiani. È la sapiente scelta del campo di battaglia, un angusto spazio di mare che non consente adeguate possibilità e penalizza la flotta più numerosa a portarlo alla vittoria: ne risulta perciò uno scontro navale atipico, nel quale le navi sono a stretto contatto tra loro e un ruolo di primo piano è svolto dalla superiore efficienza militare degli opliti greci imbarcati a bordo. Serse, per l’approssimarsi della stagione invernale, ma forse anche per il timore di possibili ribellioni delle poleis micrasiatiche, decide di tornare in Asia. Un esito diverso avrebbe compromesso la possibilità di difendere il Peloponneso da un attacco congiunto di esercito e flotta.Non era stato ancora intaccato il principale punto di forza dei Persiani, l’esercito, e immutato rimaneva il proposito di Serse di sottomettere la Grecia.

La vittoria dei GreciPersistono i contrasti sulla strategia da adottare tra Ateniesi e Peloponnesiaci, che privilegiano la difesa dell’Istmo. Mardonio Nei confronti degli Ateniesi Mardonio lancia un’offensiva diplomatica: attraverso il sovrano macedone Alessandro I alleato dei Persiani ma nello stesso tempo in buoni rapporti con Atene, perviene alla polis una proposta di alleanza con il nemico ma l’offerta è respinta senza esitazione. 479 l’esercito persiano ritorna nella Grecia centrale e si ripete lo stesso copione dell’anno precedente. La città e l’intera regione vengono infatti evacuate e poi vengono ancora invase e devastate. Il timore è che gli ateniesi possano finire per accettare le offerte di Mardonio che induce gli Spartani a intervenire nella Grecia centrale. Al comando del reggente spartano Pausania, l’esercito peloponnesiaco supera finalmente l’Istmo di Corinto e si congiunge a Eleusi alle milizie ateniesi, con a capo Aristide, mentre i Persiani si trasferiscono dall’Attica nella vicina Beozia. A Platea, scelta da Mardonio perché adatta alle manovre della sua cavalleria, sono inviati 40.000 opliti della lega ellenica che si contrappone a uno schieramento ancora più numeroso, comprensivo delle milizie fornite dagli Stati greci che hanno scelto l’alleanza con i Persiani. La superiorità degli opliti greci per capacità militare e armamento si rivela però la loro carta vincente, e gli Spartani, attaccati dai Persiani, riescono a respingerli e a innescare un contrattacco che, dopo la morte di Mardonio, travolge le truppe nemiche. I vincitori innalzano un altare a Zeus Eleutherios, proclamano sacro il territorio di Platea e realizzano grandiosi donari per santuari panellenici, le forze superstiti dell’esercito di Serse si affrettano a ritirarsi verso l’Ellesponto al comando di Arnabazo. Gli alleati infine regolano i conti con Tebe, costretta a consegnare i capi della fazione filopersiana e a subire lo scioglimento della lega beotica. Al comando dello spartano Leotichida, la flotta salpa da Delo verso l’Asia e, raggiunta Samo, prosegue fino alla costa antistante, dove i Persiani si sono attestati presso il promontorio di Micale, dopo aver tirato a secco le navi. L’esito vittorioso della battaglia, nella quale si distingue il contingente ateniese comandato da Santippo, è di rilievo perchè il duro colpo assestato alla potenza navale persiana con la distruzione della flotta assicura ai Greci il controllo dell’Egeo. Inoltre le poleis micrasiatiche approfittano dell’occasione per ribellarsi per la seconda volta al dominio achemenide. Ma in un consiglio dei Greci a Samo gli ateniesi si oppongono alla proposta spartana di trasferire in Grecia i connazionali d’Asia per proteggerli e ottengono che almeno Samo, Chio e Lesbo e altre poleis insulari siano accolte nella lega ellenica.Nello stretto dell’Ellesponto nel 479 viene presa Abido e poi tutti gli Spartani e i Peloponnesiaci tornano in patria mentre gli Ateniesi guidati da Santippo assediano la piazzaforte persiana a Sesto si determina un rapporto privilegiato tra Atene e le poleis insulari e micrasiatiche.Nel 478 viene conquistata Bisanzio.Conclusioni: le due guerre sono celebrate dalla propaganda dei vincitori come il trionfo della civiltà sulla barbarie e della libertà sul dispotismo e favoriscono la nascita di una nuova ideologia dell’identità nazionale greca nella quale la contrapposizione con i barbari ha un ruolo fondamentale.

L’Occidente Sono ancora i regimi tirannici ad avere una parte di rilievo nelle vicende storiche dell’inizio del V secolo.Reggio. Nel 494 la città viene controllata da Anassilao che prende Zancle e si assicura così il controllo dell’altra sponda dello stretto.Gela. Nel 491 il tiranno Gelone riesce ad ampliare il dominio geloo aggiungendo anche Siracusa alle conquiste del suo predecessore. I grandi proprietari terrieri siracusani, i gamoroi, si rivolgono a Gelone dopo che una rivolta del demos e dei Cilliri, gli indigeni asserviti della chora, li ha costretti ad abbandonare la città ma il tiranno si fa nominare stratego con pieni poteri e, affidata Gela al comando del fratello Ierone, stabilisce a Siracusa la base della sua signoria.

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Siracusa. Gelone costituisce un grosso apparato militare, sia terrestre che navale e la popolazione cittadina è da lui ampliata con l’immissione di nuovi abitanti provenienti da Gela e anche da Camarina, Eubea di Sicilia e Megara Iblea. 480 guerra contro i Cartaginesi. Terone, tiranno di Agrigento dal 488/487 nel 483 si impadronisce di Imera costringendo alla fuga il tiranno Terillo. Preoccupati per le conseguenze che l’espansionismo agrigentino può avere per i territori della Sicilia occidentale, i Cartaginesi si affrettano a inviare nell’isola un grosso esercito, che, al comando di Amilcare, sbarca a Panormo e pone l’assedio a Imera. Qui avviene lo scontro con la coalizione agrigentino-siracusana capeggiata da Gelone e i Cartaginesi subiscono una durissima disfatta. Gli sconfitti devono versare un’indennità di guerra e la costruzione di due templi in Sicilia. Conclusione: la battaglia viene glorificata dalla propaganda dinomenide come una vittoria della grecità sui barbari e accostata a quelle conseguite nello stesso periodo dalla Lega ellenica su persiani.

L’egemonia ateniese

La nascita della lega delio-atticaL’avvento dell’egemonia ateniese è il cambiamento maggiore durante la pentecotia, i 50 che vanno dal 478 allo scoppio della guerra del Peloponneso. Il disimpegno di Sparta alla testa della lega ellenica il cui teatro d’azione si è spostato all’Egeo e il malcontento per il comportamento autoritario del comandante spartano Pausania fanno sì che Atene diventi il principale interlocutore degli alleati, che le chiedono di assumere la guida della symmachia. Nel 478/477 se ne viene a formare una nuova con un numero di poleis molto più ampio e un centro “federale”, sede della assemblee e della cassa comune costituito dal santuario di Apollo a Delo (lega Delio-Attica). Ad essa aderiscono gran parte delle città greche dell’Asia minore e dell’Ellesponto, le poleis insulari e della Tracia e, nella Grecia, quelle della Calcidica e dell’Eubea. Sia Atene che i suoi partner si impegnano ad avere gli stessi amici e gli stessi nemici.La sua finalità era difendere le poleis alleate della ancora incombente minaccia persiana attraverso un forte apparato militare costituito da una flotta da guerra in attività permanente. Per questo per le poleis che non erano in grado di fornire navi da guerra, c’era l’obbligo di versare annualmente un tributo monetario (phoros) destinato ad una cassa comune gestita da un collegio di magistrati ateniesi, gli ellenotami per far fronte alle spese militari.Il numero delle città tributarie forse accrebbe progressivamente per la riluttanza degli alleati a impegnarsi in campagne militari, con la conseguenza che Atene utilizzò i phoroi per ampliare la propria flotta rafforzando così la sua posizione egemonica nell’ambito della symmachia.

Da Temistocle a CimoneTemistocle vuole raggiungere un’intesa coi persiani che, una volta sconfitti, non sono più una minaccia e concentra tutti gli sforzi per contendere a Sparta l’egemonia sui Greci. Egli però si trova isolato in un gruppo dirigente che preferisce l’intesa con Sparta e considera ancora pericolosi i Persiani e deve lasciare la città dopo l’ostracismo da cui è colpito nel 474.In esilio ad Argo egli permette l’avvento di un regime democratico nella polis e deve aver anche fomentato un diffuso movimento antispartano e favorito il processo di unificazione politica di cui nel 471 è interessata l’Elide. Per questo Temistocle viene costretto a fuggire da Argo e dopo una sosta a Corcira e in Epiro egli salpa dalla Macedonia per l’Asia Minore dove viene accolto così benevolmente dal re Persiano da essere elevato a rango di suo consigliere. Lo Spartano Pausania invece è fautore di un progetto di radicale trasformazione istituzionale da attuare con l’apporto degli iloti ma viene murato vivo. Cimone, figlio di Milziade, è la figura dominante sulla scena politica ateniese. Leader di uno schieramento nobiliare egli vuole smantellare le residue postazioni persiane in Europa: lo dimostra la conquista nel 476/475 dell’emporio tracico di Eione, con la quale Cimone, alla testa della flotta della lega, strappa ai Persiani un sito di importanza strategica per l’accesso alla regione mineraria della Tracia occidentale. Nel 476/475 viene condotta la spedizione contro i pirati Dolopi che abitavano l’isola di Sciro è funzionale al controllo della rotta commerciale per gli stretti, così cpme la campagna contro la polis euboica di Caristo. Successivamente avviene la defezione di una città alleata: Nasso si dissocia dalla lega ma è presto costretta a capitolare in seguito al deciso intervento militare della potenza egemonica. I Persiani intanto sembrano voler riprendere l’offensiva nell’Egeo. Nel 470 Cimone li affronta in una duolice battaglia, terrestre e navale, svoltasi presso la foce del fiume Eurimedonte, in Panfilia, ottenendo una vittoria su un gran numero di navi nemiche catturate e questo episodio rappresenta un duro colpo per i progetti persiani di riscossa e rafforza il prestigio militare di Atene e della sua symmachia. Intanto si verifica un nuovo episodio di crisi all’interno della lega e ciò a causa delle mire ateniesi sull’importante area mineraria del Pangeo, in Tracia; ma l’isola di Taso che ricava ingenti introiti dallo sfruttamento di quell’area decide per questo di defezionare dalla symmachia nel 465. Sconfitti in battaglia nel 463/462 i Tasi si vedono distrutte le mura cittadine, devono consegnare la flotta, versare una gravosa indennità di guerra e rinunciare ai possedimenti sulla terraferma che sono così acquisiti da Atene. Gli Ateniesi fondano anche un imponente insediamento coloniale a Ennea Hodoi ma l’iniziativa fallisce in seguito alla disfatta subita dai coloni a Drebesco ad opera della tribù indigena degli Edoni. Emerge però un’opposizione interna alla leadership cimoniana. Nel 463/462 egli viene accusato di essersi fatto corrompere dal re di Macedonia Alessandro I, che avrebbe così evitato che le mire ateniesi si estendessero dalla vicina regione tracica anche al suo paese. A sostenere l’accusa è Pericle esponente di uno schieramento nobiliare democratico-radicale, antispartano e desideroso di una democrazia più avanzata in politica interna. Cimone viene assolto.

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La riforma di Efialte464/463 gli Spartani dopo aver sconfitto gli Arcadi nella battaglia di Dipea devono fronteggiare una grave crisi in seguito a un rovinoso terremoto da cui è colpita la Laconia. Gli iloti della Laconia e della Messenia approfittano dell’occasione per cercare di scuotere il dominio spartano. Ne scaturisce la Terza guerra messenica, e un gruppo di Messeni si asserraglia nella fortezza naturale del monte Itome, nella Messenia centrale. Il contrasto si chiude con un accordo per cui i ribelli messeni possono lasciare il Peloponneso. Atene accoglie la richiesta di aiuto avanzata da Sparta con l’invio tra 463 e 462 di un contingente di 4000 opliti al comando dello stesso Cimone. Gli opliti ateniesi devono subire l’affronto di essere ben presto congedati dagli spartani. A mettere in crisi il potere di Cimone è il fatto che dell’assenza sua e di un numero consistente di cittadini della classe media approfitta ad Atene la fazione democratico-radicale per passare all’offensiva: Pericle ed Efialte nel 462/461 fanno approvare una riforma che indebolisce il potere dei notabili aristocratici. La riforma:

L’Areopago vede ridimensionata la sua autorità: l’antico consiglio conserva solo la giurisdizione sui reati di sangue e su alcune questioni sacrali, mentre gli sono sottratte la sorveglianza sulle leggi, il controllo sui magistrati e sul loro operato e la giurisdizione sui reati contro lo Stato.

Accanto all’assemblea e alla boulè dei Cinquecento una particolare importanza viene ad avere il tribunale popolare, Eliea, le cui competenze sono non solo giudiziarie ma anche politiche.

Si amplia il coinvolgimento dei cittadini meno abbienti nella vita politica. 462/461 svolta in politica estera. L’affronto arrecato dagli Spartani con il congedo del contingente inviato nel Peloponneso fornisce ai nuovi leader ateniesi l’occasione di rompere la symmachia che univa le due poleis e per passare ad altre alleanza, quelle con i Tessali e con Argo. Efialte e Pericle mettevano in cattiva luce presso il demos Cimone, oggetto di una campagna di discredito fondata su calunnie relative alla sua vita privata. Cimone viene ostracizzato e costretto a lasciare Atene 461. Efialte viene ucciso nello stesso anno. Efialte doveva risultare un alleato piuttosto scomodo per il ben più spregiudicato e ambizioso suo collaboratore Pericle, la cui strategia politica non escludeva invece la possibilità di intese con gli avversari. Il tribunale popolare: l’Eliea è un organismo di 600 membri scelti annualmente con il sorteggio fra tutti i cittadini ateniesi di età superiore ai 30 anni e attraverso ulteriori sorteggi, assegnati di volta in volta alle varie corti (dicasteri) a cui spetta l’esame delle singole cause. L’Eliea ha poteri di controllo illimitati sui magistrati, sul consiglio e sull’assemblea. Può parteciparvi qualunque cittadino e quindi rappresenta un canale di partecipazione alla vita della polis per i ceti non abbienti.

L’OccidenteSiracusa. La città aveva un ruolo dominante. Ierone ha una corte frequentata da celebri poeti. Gli abitanti di Catania e Nasso sono costretti da lui a trasferirsi a Leontini, e al posto di Catania, nel 475/475 viene fondata una nuova città, Etna in cui accanto a 5000 siracusani sono insediati anche mercenari peloponnesiaci. In Italia meridionale Ierone dissuade il tiranno reggino Anassilao dall’attaccare Locri e sostiene i profughi sibariti minacciati da Crotone. L’intervento contro gli Etruschi si inserisce nella situazione di conflittualità che oppone i Greci e le città marittime dell’Etruria per il controllo del basso Tirreno: dopo aver conquistato Lipari, gli etruschi minacciano ora anche Cuma che invoca in suo aiuto il tiranno siracusano. Nel 474/473 fu dato il colpo alla potenza navale delle città etrusche, il cui predominio sul Tirreno è da questo momento in poi compromesso. Il golfo di Napoli viene ora assorbito nell’orbita egemonica di Siracusa e nel 470 viene fondato il nuovo centro di Neapolis. Agrigento. Ierone, venuto a contrasto con il figlio di Terone, Trasideo, gli infligge una sconfitta che determina la fine dell’esperienza tirannica agrigentina. Dopo che nel 476 Ierone muore ad Etna, il fratello Trasibulo riesce solo per poco a conservare il potere: una sollevazione popolare lo costringe a lasciare la città e a rifugiarsi a Locri, mentre per Siracusa si apre una nuova fare in cui la polis è retta da istituzioni democratiche. Taranto. La città persegue una politica ai danni delle vicine popolazioni indigene della Puglia meridionale. Dopo alcuni successi riportati su Messapi e Peucezi, celebrati con ricchi donari dedicati a Delfi, i tarantini insieme ai loro alleati reggini sono sconfitti dagli Iapigi in uno scontro che si svolge intorno al 470. Gli assetti interni di Taranto creano per la prima volta le condizioni per una trasformazione in senso democratico della costituzione contadina.

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L’età di Pericle

La prima fase della politica pericleaLa rottura con Sparta e la lega peloponnesiaca si accentua. Gli Ateniesi si alleano con la vicina Megara, che in quel momento è in guerra con Corinto e, avendo occupato i due porti di Nisea e Page, si assicurano il controllo di un territorio che è di fondamentale importanza per le comunicazioni tra il Peloponneso e la Grecia centrale. Per questo nel 459 i Corinzi invadono la Megaride. Nel 460 alla richiesta di aiuto di un principe libico, Inaro, ribellatosi al dominio persiano, una grossa squadra di 200 navi viene inviata in Egitto per dare sostegno ai rivoltosi. Le forze della lega si impadroniscono della regione del delta del Nilo. Ma nel 456 una nuova spedizione inviata dal Gran Re al comando di Megabizo costringe i Greci ad asserragliarsi nell’isola di Prosopitide, nel delta occidentale e la resistenza degli assediati viene infine piegata. Atene subisce molte perdite umane e danni subiti dal suo potenziale navale e decide di trasferire in un luogo più sicuro il tesoro della lega che fin dalla sua istituzione è custodito a Delo: nel 454 la cassa federale ha una nuova sede, il santuario di Atena sull’Acropoli, a cui viene destinata la sessantesima parte di ciascun tributo che gli ellenotami provvedono ogni anno a prelevare e a registrare su apposite liste. Il conflitto con i Peloponnesiaci si estende alla Grecia centrale: nel 457 un esercito spartano interviene in aiuto dei Dori della Doride che sono stati attaccati dai vicini Focidesi e infligge loro una pesante sconfitta. Ma gli ateniesi al comando di Mironide, riescono a prevalere sui Beoti a Enofita, riportando una vittoria che permette loro di controllare gran parte della Beozia e di assorbire nella loro orbita egemonica le altre regioni della Grecia centrale. L’isola di Egina è infine costretta ad arrendersi e deve accettare l’abbattimento delle mura, la consegna della flotta e l’adesione alla lega delio-attica con un pesante tributo. 456/455 gli ateniesi riescono ad effettuare un vittorioso periplo nel Peloponneso e operano con successo nel golfo di Corinto ma la disastrosa conclusione dell’avventura egiziana li costringe a ridimensionare i loro piani espansionistici e a concentrare gli sforzi nella guerra contro i Persiani. Grazie alla mediazione di Cimone che viene richiamato in Patria si arriva nel 452/451 alla stipula di una pace quinquennale con gli Spartani grazie a cui Atene può mantenere le posizioni acquisite.

La democrazia assistenziale 457 la magistratura dell’arcontato diventa accessibile agli esponenti della terza classe soloniana, gli zeugiti. Viene portata a termine la costruzione delle Lunghe Mura, un grande circuito murario che, unendo la città ai due porti del Pireo e del Falero, rafforza la proiezione di Atene sul mare e il legame tra la polis e la sua flotta da guerra, in cui sono i ceti meno abbienti a svolgere un ruolo di rilievo. Viene introdotto il misthos, la retribuzione corrisposta dalla polis a coloro che svolgono funzioni pubbliche, civili e militari. Sui membri dei tribunali popolari, Pericle istituisce per costoro una paga giornaliera di 2 oboli, e il sistema viene esteso anche ai buleuti e ai titolari delle varie magistrature, così come agli opliti e ai rematori della flotta impegnati nelle campagne militari. Grazie alle paghe pubbliche anche i cittadini non abbienti hanno la possibilità di partecipare attivamente alla gestione della polis e assicurava loro la sussistenza e a compensarli del tempo sottratto alle attività lavorative. Nel 451/450 Pericle fa approvare una legge che modifica in senso più restrittivo i requisiti per l’accesso alla cittadinanza ateniese, prevedendo che d’ora in poi si è ammessi tra i politai se entrambi i genitori sono di condizione cittadina e precludendo così l’inserimento nel corpo civico ai nati da matrimoni misti.Edilizia pubblica. L’Acropoli sotto la direzione dello scultore Fidia subisce ora una completa ristrutturazione ed è arricchita da un ingresso monumentale, i Propilei, e soprattutto dal grandioso Partenone tra il 447 e il 432. Il programma edilizio utilizza alimenta una forte richiesta di manodopera e assicura così a un buon numero di Ateniesi l’opportunità di un reddito lavorativo. I costi di questa politica sono sostenuti grazie al tributo delle poleis alleate.

La pace di Callia Nel 451 gli Ateniesi sferrano contro i persiani un attacco inviando a Cirpo una flotta di 200 navi. Malgrado il fallimento dell’assedio della città di Cizio gli ateniesi riescono a infliggere una pesante sconfitta alla flotta persiana. I persiani decidono quindi di firmare una pace che l’ateniese Callia provvede a negoziare per la città: in cambio della garanzia che i suoi territori (anche Cipro) non saranno più attaccati, il Gran Re accetta di riconoscere l’autonomia delle poleis greche d’Asia e si impegna a mantenere i suoi eserciti a una distanza di almeno tre giorni di marcia dalle coste micrasiatiche, così come a non far navigare la sua flotta al di là dello stretto di Bisanzio a nord e delle città della licia di Faselide a sud.La pace fa venir meno lo scopo primario per cui era stata istituita la symmachia, la difesa dal pericolo persiano e si provvedeva a mantenere in piedi un groppo apparato militare finanziato dai tributi delle città alleate. Ci furono irregolarità nei pagamenti evidenziate dalle liste dei tributi e Atene tenne in piedi la symmachia con la forza, trasformandola in un dominio imperialistico che riduce gli alleati alla condizione di sudditi. 449/448 con l’occupazione di Delfi da parte degli Spartani ha inizio la Seconda guerra sacra, nella quale Atene interviene a sostegno dei suoi alleati Focidesi447/446 in Beozia un gruppo di esuli di parte oligarchica, dopo essersi impadronito delle due città di Orcomeno e Cheronea, nella battaglia di Cheronea riesce a infliggere a Tolmide una pesante sconfitta che segna la fine del breve dominio ateniese sulla regione. Alla rivolta all’Eubea si aggiunge la defezione di Megara, in aiuto della quale giungono gli Spartani che guidati da Plestionatte si apprestano ad invadere l’Attica. Ma Plestionatte decide di ritirarsi senza affrontare battaglia e gli ateniesi

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possono quindi dedicarsi a ristabilire il loro dominio sull’Eubea costringendo le città dell’isola a rientrare nell’alleanza e ad accogliere coloni nel loro territorio, imponendo loro condizioni che ne limitano l’autonomia.446/445 trattato di pace trentennale stipulato tra Sparta e Atene per evitare che conflitti del genere possano ripetersi delimitando le rispettive sfere di egemonia, stabilendo che solo le città non allineate siano libere di aderire all’una o all’altra delle due leghe e prevedendo il ricorso a soluzioni arbitrali per risolvere le future controversie: Atene deve rinunciare a tutte le posizioni acquisite a partire dal 461 ma per la prima volta Atene ottiene da Sparta un riconoscimento ufficiale della sua egemonia sulle città alleate, su cui è ora libera di esercitare il suo dominio imperialistico.

L’impero atenieseAtene detiene il controllo sulla sua lega tenendo in condizione di sudditanza i suoi membri poiché tutte le decisioni su questioni di interesse comune sono ora di competenza dell’assemblea ateniese. Gli alleati non hanno alcuna possibilità di staccarsi dalla symmachia: le defezioni sono represse, le poleis turbolente tenute sotto stretta sorveglianza con l’invio di magistrati e di presidi armati e spesso penalizzate con la confisca di porzioni di territorio, su cui sono insediate le cleruchie, ovvero colonie di cittadini ateniesi.Atene si inserisce anche negli affari di politica interna delle poleis alleate: esercita quello che è stato definito imperialismo giudiziario, cioè sottrae alle corti locali la giurisdizione su una serie di reati di particolare gravità e la trasferiscono all’Eliea. Benché non manchino certo casi di città a cui venga imposto un regime democratico ma se una polis si mantiene fedele e allineata alle sue direttive e fa fronte agli obblighi tributari, non ha nessun interesse ad apportare cambiamenti al suo assetto istituzionale. La potenza dominante inoltre fa divieto alle città della lega di utilizzare le valute locali e impone l’uso esclusivo della propria moneta, oltre che dei propri pesi e delle proprie misure, in tutto il territorio dell’impero. Grazie ai tributi la polis può sostenere i forti costi richiesti dal sistema dei misthoi e dai lavori di edilizia pubblica, con la fondazione di cleruchie anche i cittadini non abbienti vengono a disporre di un lotto di terra che garantisce loro l’autosufficienza economica e il possesso del censo oplitico, e il dominio sull’Egeo assicura al Pireo una posizione di centralità nei commerci marittimi. A ciò si oppone la fazione conservatrice guidata da Tucidide figlio di Melesia, che contesta a Pericle l’uso illegittimo del tributo a esclusivo vantaggio di Atene.444/443 gli Ateniesi sono chiamati a votare in una procedura di ostracismo e indicano Tucidide il personaggio da esiliare e Pericle ne esce rafforzato. Samo, una delle poche poleis della lega che gode ancora di una relativa autonomia ed è esente dagli obblighi tributari, rompe con Atene nel 441 in seguito a un conflitto per questioni territoriali con la vicina Mileto: Atene esautora l’oligarchia al potere e instaura un regime democratico ma gli oligarchi samii si rivolgono a Pissutne, satrapo di Sardi. Pericle nel 440 guida un flotta per far guerra alla città ribelle che dopo nove mesi di assedio deve capitolare e deve abbattere le mura, consegnare la propria flotta e accettare di pagare a rate annuali una pesante indennità di guerra. Gli ateniesi si sono astenuti dall’imporre una Costituzione democratica e addossano al ceto oligarchico al potere la responsabilità di far fronte all’impegno finanziario del rimborso. Gli spartani decidono di non intervenire. Le liste dei tributi: redatte dagli ellenotami dal 454/453 riportano le quote di 1/60 che venivano prelevate ogni anno da ogni tributo per essere destinare al tesoro di Atena e consentono di accertare quali poleis facessero parte della symmachia e la posizione tributaria di ciascuna di esse. Il tributo varia a seconda delle potenzialità contributive delle poleis e l’assenza di una città nella lista di un anno o un aumento del tributo possono segnalare una fase di defezione dell’alleanza, così come un sua riduzione è spesso da connettere all’insediamento di una cleruchia che Atene si preoccupa di compensare con l’alleggerimento del carico tributario.

Gli anni Trenta Atene può dedicare la sua attenzione a nuove aree a cui estendere la propria egemonia. Nel Mar Nero lo stesso Pericle vi giunge al comando di una grossa spedizione navale e oltre a insediare una presenza militare il alcune località, riesce a convincere numerose città pontiche ad aderire alla Lega. Nella regione mineraria della Tracia occidentale, nel 437/436 viene condotta una spedizione guidata da un personaggio della cerchia periclea, Agnone che dà vita nel sito dell’aopikia di Anfipoli sulla riva orientale del fiume Strimone. L’insediamento è importante per la posizione strategica poiché permette lo sfruttamento delle risorse minerarie e del patrimonio forestale ed è importante per l’approvvigionamento del legame. Ma il re di macedonia, Perdicca II, sentendosi minacciato dall’espansionismo di Atene, romperà l’alleanza che lo lega alla polis. Pericle viene colpito da varie accuse e viene processato varie volte: viene portata in giudizio anche la sua compagna Aspasia e anche Fidia e il filosofo Anassagora, tutti con l’imputazione di empietà (per Fidia anche la malversazione). Pericle deve dimostrare alla giuria la correttezza della sua gestione dei fondi stanziati per la statua della Dea (438/437 o 433/432). Fidia e Anassagora devono lasciare Atene per evitare la condanna ma Pericle riesce a mantenere la sua posizione di leader.

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L’occidenteLe poleis siciliane conoscono una fase densa di contrasti e di rivendicazioni, come evidenziato dalla tradizione, che fa risalire ai numerosi processi svoltisi nel contesto lo sviluppo dell’oratoria forense. Siracusa. Durante la giovane democrazia siracusana si diffonde il malcontento alimentato dalle forti sperequazioni ancora esistenti nella distribuzione della terra. inoltre viene introdotto il cosiddetto petalismo, una procedura di voto influenzata dal modello dell’ostracismo ateniese, da cui differisce solo per il tipo di materiale usato per le votazioni e per la minore durata dell’esilio che viene comminato a chi ne è colpito. Esso viene usato dal demos per colpire gli esponenti del ceto aristocratico e induce i cittadini più influenti ad allontanarsi dalla vita politica. Avviene anche la riscossa delle vicine genti sicule. Il siculo Ducezio riunisce sotto la sua guida varie tribù e, dopo aver avviato un’azione espansionistica nella Sicilia centro-orientale, nel 453 crea una lega delle comunità sicule che ha come centro la nuova città di Palikè (dall’antico culto ctonio dei Palici che ha qui la sua sede) e muove nel 451 verso Moyton ad Argigento: i Siracusani intervengono quindi accanto agli agrigentini. Nel 440 Ducezio fonda sulla costa settentrionale dell’isola la colonia greco-sicula di Kalè Akte. Magna Grecia. Le ristrette oligarchie di ispirazione pitagorica da cui le poleis sono dominate si trovano ora a fronteggiare le istanze di una più ampia partecipazione al governo e la loro chiusura è alla base di violenti disordini e tumulti che scoppiano poco prima della metà del secolo e che si risolvono con l’espulsione dei Pitagorici, dalle città, e nel caso di Crotone, anche con l’avvento di un regime democratico. Della crisi crotonese approfittano nel 453 i Sibariti per dar vita a un nuovo insediamento nel sito della loro antica città, che poi devono abbandonare a causa della reazione dei Crotoniani. Intervengono Sparta e Atene. Nel 446/445 gli ateniesi guidati da Lampone e Senocrito, arrivano in Magna Grecia per partecipare a una nuova rifondazione di Sibari. L’atteggiamento prevaricatorio dei Sibariti, che pretendono di godere di una posizione di privilegio rispetto agli altri coloni, conduce allo scoppio di una guerra civile che si conclude con la loro sconfitta ed espulsione, e gli ateniesi rimasti padroni della situazione, sollecitano dalla madrepatria l’invio di altri coloni.Pericle indice un bando panellenico e nel 444/443, con l’arrivo di volontati provenienti da varie parti della Grecia, a poca distanza dal sito del precedente insediamento, ha luogo la fondazione di una nuova città, chiamata Turi. Con la fondazione di Turi Atene insedia una sua presenza in un’area che è di particolare interesse per la sua ricchezza agricola e per la posizione strategica che occupa sulla rotta marittima che conduce allo Stretto e può sperare di svolgere un ruolo di rilievo nelle relazioni internazionali della Grecità occidentale. Stipula due trattati di alleanza uno con Reggio e l’altro con Leontini, rinnovati nel 433/432.Nel 434/433 la nuova colonia vive un contrasto interno, e con la prevalenza della componente di origine peloponnesiaca su quella attica e il mutamento in senso oligarchico dei suo assetti istituzionali, riesce a sottrarsi all’influenza di Atene.

La guerra del Peloponneso

Le cause del conflitto Tucidide distingue tra due tipi di motivazioni:

causa più vera: crescente potenza di Atene e preoccupazione che essa incuteva negli spartani cause dichiarate: dei contrasti occasionali che hanno l’effetto di far esplodere le tensioni già esistenti tra le due

superpotenze e di scatenare le ostilità.1. Coinvolgimento dei Corinzi, quando scoppia un conflitto tra i Corciresi e la madrepatria Corinto per questioni legate alla

comune colonia di Epidamno. I corciresi sconfitti cercano un appoggio da Atene, cui si rivolgono per un’alleanza. L’importanza strategica di Corcira come base per la navigazione verso occidente induce gli ateniesi a superare le esitazioni e tra le due poleis si giunge alla stipula di un’alleanza, anche se di carattere difensivo. Nel 433 i Corciresi subiscono una pesante sconfitta presso le isole Sabota, e solo la presenza di una flotta di 30 navi inviata da Atene, impedisce ai Corinzi di sfruttare appieno il loro successo. Ai motivi di rivalità già esistenti tra Atene e Corinto – la concorrenza per il controllo della rotta per l’Occidente e il comune interesse per la Megaride – si aggiunge in tal modo un nuovo elemento di contrasto.

2. Gli ateniesi temono la defezione della colonia corinzia della Calcidica, Potidea. Le ingiungono quindi di consegnare ostaggi e di abbattere un tratto della cinta muraria e per recidere gli stretti rapporti tra la polis e la madrepatria, le intimano di non accogliere più i magistrati (detti epidemiurghi) che le sono ogni anno mandati da Corinto Il rifiuto dei potideati spinge Atene ad inviare nel 432 una flotta di 40 navi contro la polis a rinforzo della quale intanto è giunto un contingente peloponnesiaco al comando del corinzio Aristone.

3. Nel 432 Pericle fa approvare un decreto con cui i megaresi solo esclusi dal mercato ateniese e da tutti i porti della lega. Il pretesto era punire i megaresi che avrebbero coltivato terre sacre situate ai confini dell’Attica, ma i motivi erano di natura commerciale – privare gli stati peloponnesiaci di un canale di approvvigionamento delle materie prime.

Secondo Tucidide nel 432 re Archidamo pronuncia un discorso che riflette le proccupazioni diffuse nell’opinione pubblica spartana, che non voleva intraprendere un conflitto lungo e difficile e che riconosceva la superiorità degli ateniesi per risorse finanziarie e potenza navale. Ma su pressione dell’eforo Stenelaida, l’apella spartana si pronuncia per la guerra e analoga è la decisione dell’assemblea della lega peloponnesiaca.Gli spartani rivendicano la revoca del decreto per Megara, la fine dell’assedio di Potidea e cercano di accattivarsi il consenso degli alleati di Atene pretendendo dalla polis avversaria il rispetto dell’autonomia dei greci.Pericle appare determinato alla guerra e induce gli ateniesi a seguirlo. Sono però i Peloponnesiaci a respingere la controproposta Periclea di sottoporre la controversia ad arbitrato.

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La strategia periclea Nel 431 Platea è vittima di un’aggressione da parte di Tebe che mira da tempo ad assorbirla nel koinon beotico. I Plateesi sono in grado di sventare senza difficoltà il colpo di mano e non esitano a giustiziare i nemici che hanno fatto prigionieri. Per Atene e Sparta l’episodio è la scintilla finale: ha inizio la prima fase della guerra del Peoloponneso che durerà 10 anni, la fase della guerra archidamica, da nome del re spartano Archidamo. Se con Sparta è schierato il grosso della Grecia meridionale e centrale tranne Argivi ed Achei, con Atene può contare su un ampio schieramento che include Platea, i Messeni di Naupatto, gli Acarnani, i Tessali e le isole di Corcira e Zacinto.La strategia di guerra elaborata da Pericle era quella di evitare gli scontri terrestri, destinando alla flotta il compito di logorare il nemico con una serie di incursioni sulle coste del Peloponneso e con il blocco dei collegamenti commerciali. Gli Ateniesi abbandonano il territorio attico alle devastazioni e concentrarsi tutti, anche gli abitanti della chora, all’interno del grande circuito murario che racchiude la città e la congiunge (le Lunghe Mura) al porto del Pireo. Nel 431 Archidamo penetra in Attica e insediandosi ad Acarne, comincia a devastare la regione, ma la sua azione si rivela poco efficace e ai peloponnesiaci non rimane che tornare indietro. Pericle risponde con un’incursione nella megaride e riesce così a garantirsi il controllo sul golfo Sardonico espellendo dallo loro terra gli Egineti e prendendo possesso dell’isola con l’insediamento di una colonia ateniese. L’anno successivo Archidamo, penetra ancora in Attica e ne devasta il territorio senza alcuna resistenza, mentre gli Ateniesi effettuano una sterile incursione contro Epidauro e intensificano l’assedio di Potidea. Intanto inizia anche nel Pireo a diffondersi una epidemia. La pestilenza dilaga con facilità e virulenza, tanto che il bilancio finale sarà per la polis ben più catastrofico di quello di una campagna militare. Lo statista riesce sì a distogliere i suoi concittadini dall’idea di arrivare a un accordo con Sparta ma rimane vittima del risentimento maturato nei suoi confronti. Nel 430/429 il lungo assedio di Potidea ha termine con la resa e l’evacuazione della città, che viene occupata subito dopo da coloni inviati da Atene, mentre alcuni mesi più tardi lo stratego Formione, al largo di Naupatto, consegue due vittorie contro una ben più numerosa flotta peloponnesiaca.Pericle è colpito anch’egli dall’epidemia a causa della quale muore nell’autunno del 429.

Dopo Pericle Nel 428 Atene deve fare i conti, oltre che con la consueta invasione dell’Attica, anche con una grave defezione all’interno della sua lega. Mitilene si stacca dalla symmachia e trascina con sé le altre poleis di Lesbo, tranne Metimna. Facendo ricorso per la prima volta al prelievo di un’imposta straordinaria di guerra (eisphorà) gli Ateniesi inviano un grosso contingente ad assediare i mitilenesi che sono infine costretti ad arrendersi nell’estate del 427. Atene commina a Mitilene anche una condanna esemplare: l’uccisione di tutti i maschi adulti e la riduzione in schiavitù del resto della popolazione e decide poi di giustiziare solo i mitilenesi che hanno avuto maggiori responsabilità nella rivolta. In questa fase emerge la figura del demagogo Cleone e una nuova categoria di politici che non appartengono a tradizionali e prestigiose famigli aristocratiche e si impongono per la capacità che hanno di convincere il popolo in assemblea.Nel 427 gli Spartani ottengono la resa di Platea: i maschi adulti sono giustiziati e le donne sono ridotte in schiavitù, mentre la città è consegnata ai tebani che non esitano a raderla al suolo. Gli ateniesi accolgono e inseriscono nella cittadinanza un gruppo consistente di plateesi. Nel 427 Atene estende il conflitto alla Sicilia, a cui da tempo assegna grande importanza per l’approvvigionamento di cereali. Un’ambasceria di Leontinoi viene a invocare l’intervento degli ateniesi a sostegno delle città calcidesi impegnate in un difficile scontro con una coalizione capeggiata da Siracusa. Oltre ad avere interesse a contrastare l’espansionismo di Siracusa, gli ateniesi mirano anche a bloccare i rifornimenti cerealicoli che dalla Sicilia arrivano al Peloponneso. Nel 425 su sollecitazione degli alleati siciliani Atene invia un nuovo contingente di 40 triremi sotto la guida di Sofocle ed Eurimedonte; ne fa parte il generale Demostene. Durante la navigazione lungo la costa occidentale della Messenia, Demostene convince i due strateghi a occupare e fortificare il promontorio di Pilo, ove si fa lasciare con poche truppe, con l’obiettivo di prendere contatto coi Messeni e di fomentarne la rivolta. Abbandonata l’Attica gli spartani si affrettano ad attaccare il contingente a Pilo ma occupano la prospiciente isola di Sfacteria con il risultato che quando la flotta ateniese torna richiamata da Demostene, la situazione si capovolge a loro sfavore: il presidio di 420 opliti a Sfacteria si trova assediato e tagliato fuori dalla terraferma. Sparta decide allora non esita a intavolare trattative di Pace con Atene alla quale perviene la proposta di porre termine al conflitto e di stipulare un’alleanza. Ma gli Ateniesi, che si fanno influenzare dall’intransigenza bellicista di Cleone, non si mostrano così disponibili. Nel 425 gli opliti spartani rimasti si arrendono e sono catturati. Si accentua la politica imperialistica nei confronti degli alleati, sui quali Atene decide di far ricadere le ingenti spese richieste dallo sforzo bellico. Viene approvato un decreto che prevede un drastico aumento dei tributi delle città della lega ma ciò provoca un forte malcontento tra gli alleati.

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La pace di NiciaNel 424 un contingente ateniese occupa l’isola di Citera, a sud-est della Laconia, privando Sparta di una base di interesse strategico per i commerci con l’Africa settentrionale, e ciò grazie a Nicia, esponente della fazione moderata. Gli ateniesi devono porre termine all’impresa siciliana poiché in un congresso di delegati le città in conflitto riunitesi a Gela decidono di risolvere i propri contrasti senza l’ingerenza di potenze straniere. Si arriva così a un trattato di pace sottoscritto da tutte le parti in causa e accettato anche dagli strateghi ateniesi che saranno poi condannati con l’accusa di corruzione. Gli spartano decidono di adottare un’altra strategia: puntare si un’area di vitale importanza per l’approvvigionamento di legame e argento come la Tracia occidentale dove, contando sull’appoggio del re Perdicca di Macedonia e sul malcontento delle poleis della lega delio-attica, pensano di poter infliggere un colpo decisivo agli avversari. Sotto la guida di Brasida, Sparta ottiene l’adesione di varie città della lega a cui garantisce il rispetto dell’autonomia e nel 424 riesce anche a conquistare la colonia ateniese di Anfipoli, sottraendo così alla polis nemica il controllo della ricca area mineraria del Pangeo. L’intervento di una squadra ateniese di stanza a Taso impedisce a Brasida di impadronirsi anche del vicino emporio di Eione, ma al suo comandante, lo storico Tucidide, viene addebitata la responsabilità della perdita di Anfipoli e sarà esiliato per 20 anni. Nel 424 in Beozia gli ateniesi vengono sconfitti presso Delio dall’esercito federale delle milizie dello stratego Ippocrate. La decisione di avviare trattative con gli spartani, facendo leva sul loro desiderio di recuperare opliti fatti prigionieri a Sfacteria, appare la scelta più ragionevole e nel 423 viene stipulata una tregua di un anno. Ma dopo che nell’area tracica due poleis della calcidica, Scione e Mende, abbandonano la lega, e alla fine della tregua, le ostilità riprendono con rinnovato vigore sul fronte nordorientale, ove gli ateniesi pensano di poter recuperare le posizioni perdute con una grossa controffensiva di cui prende il comando Cleone. Nel 422 ad Anfipoli, attaccato da Brasida, il contingente ateniese subisce una pesante sconfitta e Cleone muore sul campo. Tra i pochi caduti peloponnesiaci c’è anche Brasida. Gli ateniesi, in difficoltà per le perdite, e gli spartani timorosi di possibili rivolte degli iloti e allarmati dall’imminente scadenza della tregua trentennale con Argo, non vedono l’ora di porre termine al conflitto. Plestionatte e Nicia nel 421 firmano una pace di cinquant’anni, detta Pace di Nicia: il trattato prevede la restituzione di territori acquisiti nel corso delle operazioni militari e il ritorno nell’orbita ateniese delle città calcidiche ribelli che vengono però tutelate con la garanzia dell’autonomia e l’alleggerimento del carico tributario. Atene ottiene un significativo risultato come il riconoscimento del suo impero da parte della polis rivale. Per Sparta invece l’accordo siglato non rappresenta alcun progresso rispetto alla situazione di partenza ed è fonte di discordia coi suoi principali alleati, che vorrebbero continuare la guerra contro gli ateniesi.

Dalla pace di Nicia alla spedizione in Sicilia Vari alleati di Sparta tra cui corinzi e beoti non sottoscrivono l’alleanza, creando uno stato di tensione con gli altri symmachoi che si accentua quando gli spartani sottoscrivono con Atene un’alleanza difensiva della durata di 50 anni. Ad Atene emerge la figura del radicale e antispartano Alcibiade. Eletto stratego per il 420/419 imprime una svolta alla politica estera ateniese: facendo leva sul malcontento per la mancata applicazione di alcune clausole del trattato di pace, convince i suoi concittadini a operare una scelta di significato antispartano, quella di stipulare un'alleanza difensiva con Argo, Mantinea e l'Elide, tutti in contrasto con Sparta. Nel 418 gli ateniesi inducono gli alleati a riprendere le ostilità e a penetrare in Arcadia. Presso Mantinea avviene una memorabile battaglia dove le forze di Argivi, Mantineesi e Ateniese subiscono un pesante sconfitta mentre Sparta riafferma il suo ruolo egemonico nel Peloponneso. Sia Mantinea che Argo firmano un trattato di pace. Alcibiade e Nicia (eletti strateghi per il 417/416) avevano il primo l'obiettivo di indebolire Sparta in vista di una ripresa del conflitto, il secondo quello di rafforzare il dominio imperiale di Atene senza mettere a rischio il trattato di pace. Quando gli ateniesi nel 416 decidono su proposta de demagogo Iperbolo di rispolverare la procedura dell'ostracismo per risolvere il contrasto tra i due leader rivali, è però lo stesso Iperbolo ad essere ostracizzato poiché Nicia e Alcibiade hanno fatto confluire su di lui tutti i voti dei loro seguaci. Nel 416 viene attaccata Melo, una piccola isola dorica delle Cicladi, che ha il torto di voler rimanere neutrale benché inclusa dal 425 tra le città tributarie nella lega delio-attica, per ottenerne la sottomissione ed evitare che la sua scelta di neutralità possa costituire un esempio per gli altri isolani.Nel 415 Scione vede il massacro di tutti i maschi adulti e la riduzione in schiavitù del resto della popolazione, mentre l'isola viene presa dagli stessi ateniesi che inviano un insediamento di 500 cleruchi.Si rinnova la tensione con Sparta e Argo, che si è affrettata a ripristinare l'alleanza con Atene.

La grande spedizione in Sicilia Segesta, entrata in conflitto con Selinunte a causa di problemi di confine, si rivolge nel 418 ad Atene con cui stipula un trattato di alleanza. I Segestani promettono un cospicuo contributo finanziario e anche Leontini richiede l'aiuto di Atene per rientrare in possesso dello loro poleis di cui sono stati privati dai siracusani. L'isola viene posta sotto il controllo ateniese e Alcibiade propone anche di usare la Sicilia come base per la conquista di Cartagine. Per questo gli ateniesi inviano una flotta al comando di tre strateghi con pieni poteri, Alcibiade, Lamaco e Nicia.La spedizione si rivela però uno dei principali errori degli ateniese nella guerra. Vengono trovate danneggiate le erme, le effigi di Ermes poste lungo le vie della città. Fu una macchinazione politica per sabotare l'impresa siciliana ordita dagli avversari di Alcibiade, e il leader radicale, accusato da uno schiavo di aver preso parte a una sacrilega parodia dei misteri di Eleusi viene sospettato di essere implicato anche nella mutilazione delle erme. Una flotta di 100 navi parte al comando dei

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tre strateghi e congiuntasi a Corcira ai contingenti alleati, fa rotta verso Occidente. Costeggiando l'Italia gli ateniesi devono devono fare i conti con la scarsa disponibilità delle poleis greche della reggino e anche i Reggini vietano loro l'ingresso in città. Le truppe si accampano a Catania e poi arriva la nave Salaminia per portare in patria Alcibiade, convocato per rispondere delle accuse. Durante il viaggio di ritorno, a Turi, riesce a darsi alla fuga e arrivato nel Peloponneso trova accoglienza proprio a Parata dove per ambizione personale e desiderio di rivalsa decide di mettersi al servizio dei nemici di Atene diventando un traditore della sua polis. Intanto in Sicilia, uno scontro con i Siracusani avvenuto nei pressi della loro città nel 415 si risolve con vittoria di Nicia, che però non sfrutta il successo per attaccare Siracusa e si ritira a svernare a Catania in attesa di ricevere rinforzi di cavalleria e di stipulare alleanze con le comunità siciliane. I siracusani chiedono l'intervento di Corinto e Sparta che grazie in particolare alle sollecitazioni di Alcibiade e alle sue rivelazione sui progetti imperialistici ateniesi decide di inviare rinforzi al comando dello stratego Gelippo.Nel 414 gli ateniesi occupano la collina dell'Epipole e iniziano a costruire un lungo muro. Le forze di Nicia possono ora contare anche sull'apporto di varie comunità sicule e di un contingente navale inviato dagli Etruschi di Tarquinia. Ma a risollevare la situazione dei siracusani interviene Sparta: Gelippo infatti mette gli assediati in grado di dare un sostegno decisivo per contrastare la manovra di accerchiamento della città. Nicia sollecita l'invio di aiuti ad Atene e una piccola flotta di 10 navi parte al comando di Eurimedonte. Gli spartani però sfruttano un altro suggerimento di Alcibiade e nel 413 inviano in Attica un esercito al comando del re Agide II che occupa con un presidio militare Decelea. Da Decelea gli spartani riescono a condurre varie scorrerie con cui compromettono i rifornimenti provenienti dall'Eubea e i collegamenti con il distretto argentifero del Laurio: gli ateniesi iniziano a perdere risorse finanziarie.Nel 413 salpa per la Sicilia una flotta di 73 navi al comando di Demostene, il protagonista della vittoria di Pilo. La situazione a Siracusa diventa però ancora critica. L'abbandono dell'impresa sembra l'unica soluzione, ma Nicia commette un errore fatale: ritarda la partenza della flotta, il che consente ai siracusani e agli alleati di sbarrare l'ingresso al Porto Grande. Gli ateniesi sono sconfitti e costretti a combattere in uno spazio di mare angusto senza riuscire a sfruttare la superiorità numerica della loro flotta: decidono la ritirata via terra ma presi da fame e sete e attaccati dai siracusani, Demostene e Nicia devono arrendersi. I due saranno giustiziati mentre gli altri atenisi saranno rinchiusi nelle cave di pietra della polis, le latomie.

La guerra deceleico-ionicaInizia una nuova fase del conflitto, la guerra deceleica.Atene è priva di una forte leadership e viene istituita una commissione straordinaria di dieci anziani, i probouloi, con il compito di far fronte all'emergenza e si dà fondo alle ultime riserve finanziarie per allestire nuove navi da guerra. Ma si apre un nuovo fronte in Asia Minore (guerra Ionica) ove varie città alleate si ribellano al dominio ateniesi e sollecitano l'intervento di Sparta. Tra gli Spartani e il satrapo di Sardi, Tissaferne, viene stipulata un'alleanza: in cambio del riconoscimento della sua sovranità in Asia e sulle poleis micrasiatiche il re Dario II si impegna a contribuire con finanziamenti allo sforzo bellico di Sparta che può ora disporre di ingenti risorse per allestire una grossa flotta e sostenere i costi delle campagne militari oltremare. Alcibiade nel 412 avvia perciò dei contatti con i capi della flotta ateniese di stanza a Samo e fa balenare loro la possibilità di stipulare un accordo con Tissaferne: queste proposte suscitano l'interesse delle consorterie politiche, le eterei, che raggruppano gli aristocratici di orientamento oligarchico. Il gruppo di oligarchi, guidati da Antifonte nel 411 rovescia l'ordinamento politico ma è lo stesso demos ad approvare il cambiamento di regime: vengono abolite le indennità per le cariche pubbliche e la boulé dei 500 è sostituta da un consiglio di 400 membri che ha il compito di redigere una lista di 5000 cittadini cui sono riservati pieni diritti politici. Gli oligarchi non riescono ad ottenere però il consenso degli equipaggi della flotta ateniese di stanza a Samo che richiamano Alcibiade poiché contano sulla sua mediazione per assicurarsi l'aiuto persiano. Inoltre esplodono i contrasti all'interno dei 400 e nel 411 grazie al moderato Teramente, il nuovo organismo viene esautorato e restaurata la costituzione precedente. Atene tra 411 e 410 riporta vittorie navali a Cinossema e ad Abido sull'Ellesponto e poi a Cizico, che consentono di riprendere il controllo dell'importante via commerciale degli stetti e di alleviare il dissesto finanziario con il prelievo di contribuzioni dalle città riconquistate e l'istituzione di un dazio doganale sui carichi in transito nel Bosforo. Si provvede a ripristinare e ampliare il sistema delle indennità pubbliche con l'istituzione di un nuovo sussidio, la diobelia, corrisposto ai cittadini impoveriti dalla guerra. Influenzato dal nuovo leader radicale Cleofonte, il demos ribadisce la scelta bellicista e spreca l'opportunità di uscire dal conflitto senza troppi danni.Nel 409 Alcibiade riesce a riconquistare parte delle postazioni perse negli stretti e si apre la possibilità di un accordo con il satrapo della Frigia Farnabazo e di avviare così trattative col re persiano. Nel 408 Alcibiade torna ad Atene con pieni poteri per la conduzione delle operazioni militari.

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La sconfitta di Atene Lo spartano Lisandro è inviato in Asia Minore come navarconavarco agli inizi del 407. Tra lui e Ciro, comandante supremo delle satrapie d'Asia Minore si stabilisce un'intesa: gli Spartani vengono a disporre di cospicui finanziamenti per riorganizzare la loro flotta e possono corrispondere agli equipaggi una paga più alta di quella dei marinai delle navi ateniesi.Presso Nozio, a nord di Samo, Lisandro sconfigge Alcibiade nel 407 e il comando ateniese viene quindi conferito a Conone mentre Alcibiade si ritira in volontario esilio nel Chersoneso tracico dove rimarrà fino al 404. Nel 406 Lisandro è sostituto da un nuovo navarconavarco, Callicratida dal momento che le rigide leggi spartane non consentono l'iterazione della carica. Callicratida, arrivato a Lesbo, conquista Metimna e blocca la flotta di Conone nel porto di Mitilene. Facendo ricorso, a causa della crisi demografica, a una misura eccezionale come il reclutamento di schiavi per formare gli equipaggi delle navi, Atene allestisce una flotta di 110 triremi che, con i contingenti alleati, affronta le forze di Callicratida in uno scontro presso le Arginuse dove la vittoria è degli Ateniesi. Ma gli strateghi protagonisti sono messi sotto accusa per il mancato recupero dei naufraghi: l'assemblea li sottopone a un giudizio sommario, sei sono condannati a morte e giustiziati. Con una decisione sconsiderata e illegale gli ateniesi compromettono il risultato dal momento che si privano dei loro più esperti generali. Il demosdemos respinge ancora la proposta spartana di pace e rientra nel 405 in scena Lisandro, anche se solo come il luogotenente del navarconavarco Araco. Egli punta sulla regione degli stretti che è di vitale importanza per Atene ai fini dell'approvvigionamento cerealicolo coglie alla sprovvista la flotta ateniese che viene annientata presso Egospotami.Gli alleati passano al nemico, la città viene a trovarsi in una morsa, con l'esercito spartano alle porte e la flotta di Lisandro attestata davanti al Pireo che impedisce l'arrivo di rifornimenti. I negoziati falliscono e l'imposizione spartana di abbattere le lunghe mura ridà fiato alla fazione favorevole alla guerra a oltranza. Inoltre si aggrava la scarsità dei viveri e agli Ateniesi non rimane che rassegnarsi alla resa che Teramene viene incaricato di negoziare. La proposta della distruzione di Atene avanzata da tetani e corinzi viene respinta dagli Spartani che hanno interesse a mantenere in vita la città in modo da evitare un eccessivo rafforzamento dei loro potenti alleati ma gli ateniesi devono rinunciare alla loro lega, ai possedimenti esterni all'Attica, aderire alla symmachia egemonizzata da Spara e sono anche tenuti a consegnare la loro residua flotta da guerra tranne 20 triremi e a subire lo smantellamento delle lunghe mura e delle fortificazioni del Pireo. Nel 404 Lisandro fa il suo ingresso trionfale al Pireo e inizia la demolizione delle fortificazioni.Atene ha perso per gli errori (avventura siciliana), i costi sostenuti, il malcontento degli alleati per la politica imperialistica.

La fine del V secolo

I Trenta Tiranni e la restaurazione della democrazia atenieseL'egemonia di Sparta non è meno oppressiva per le città greche. Sono instaurati governi oligarchici, le decalchi, affidati a comitati di 10 membri fedeli alla potenza egemone e puntellati dalla presenza di guarnigioni spartane il cui mantenimento grava sulla popolazione locale. Ad Atene, dopo la sconfitta, si creano condizioni favorevoli a un cambiamento costituzionale. Le eterie oligarchiche, capeggiate da Teramene e Crizia, realizzano in modo formalmente legale i loro piani di sovversione politica. Il demos approva infatti su proposta di un certo Dracontide, l'istituzione di una commissione legislativa di trenta membri con il compito di restaurare la Costituzione degli antenati. I Trenta non si limitano ad affossare la democrazia radicale restaurando le antiche competenze dell'Areopago, annullando potere discrezionale dei tribunali e limitando i diritti politici a 3000 cittadini scelti tra i loro sostenitori ma guidano un regime brutale e arbitrario, violento ai danni non solo degli avversari politici, ma anche di quanti Ateniesi o meteci sono sospettasti di simpatie democratiche o possiedono ricchezze. Ma in Beozia, sotto la guida di Trasibulo, leader democratico, un piccolo gruppo di esuli, che ha trovato appoggio a Tebe, nel 404 occupa la fortezza di File al confine attico-beotico, e da lì intraprende la lotta contro gli oligarchi. Nel 403 Trasibulo si impadronisce del Pireo e affronta in nemico sulla collina di Munichia, dove le truppe dei Trenta subiscono una pesante sconfitta e Crizia viene ucciso. I Trenta sono sostituiti da un comitato oligarchico di dieci membri dotati di pieni poteri. Il nuovo governo chiama in aiuto Lisandro. Il re Pausanio II arriva in Attica con altre milizie e invece di intensificare la lotta contro Trasibulo, avvia trattative segrete con costui per indurre le parti in conflitto a trovare una via d'intesa: nel 403 in cambio dell'impegno a mantenere l'alleanza con Sparta e concedere l'amnistia agli ateniesi che si sono compromessi con l'oligarchia, Trasibulo e i suoi seguaci possono far ritorno ad Atene e restaurare la democrazia. Viene riconosciuto anche uno Stato oligarchico indipendente con sede a Eleusi. Si avverte l'esigenza di un più efficace controllo sui meccanismi legislativi e mentre all'assemblea rimane il compito di emanare decreti (psephismata), cioè provvedimenti di portata limitata e contingente, l'approvazione di vere e proprie leggi viene affidata a collegi di legislatori, detti nomoteti, che sono formati da giudici dell'Eliea estratti a sorte e istituiti ogni volta che l'assemblea lo ritiene opportuna. Su proposta di Agirrio viene ora introdotto un misthos anche per le riunioni dell'assemblea. Il filosofo Socrate, malvisto da una parte consistente dell'opinione pubblica per le sue critiche ai valori tradizionali e al sistema democratico e per i rapporti avuti con Crizia, nel 399 viene trascinato in giudizio con l'accusa di corrompere la gioventù e di non onorare gli dei della polis e viene condannato a morte. Meteci: soggetti di condizione libera che risiedono in una polis diversa da quella di origine senza diritto di cittadinanza. Devono pagare un'imposta personale, il metoikion, prestare il servizio militare in contingenti separati, e scegliersi un cittadino come patrono per poter essere rappresentati in giudizio. Sono esclusi dal possesso della terra, quindi si dedicano a commercio e artigianato.

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Lo sviluppo del mercenariato e la spedizione dei DiecimilaAssume importanza l'uso di milizie mercenarie, si affermano nuove e più complesse tattiche di combattimento, l'attività bellica si trasforma in senso sempre più professionale e richiede un impegno e una specializzazione che il cittadino-soldato non è in grado di assicurare. A ciò si aggiungono le conseguenze sociali del conflitto che portano alla proletarizzazione: si crea una massa di sradicati ai quali risulta precluso il ritorno alle normali occupazioni lavorative e non rimane che l'attività militare. Si diffondono quindi militari di professione che combattono in cambio di uno stipendio e perciò rappresentano un nuovo onere per le poleis greche.Alla fine del V sec. viene condotta la Spedizione dei Diecimila. Volendo spodestare il fratello Artaserse II il principe Ciro si serve dei suoi rapporti con Sparta per mettere su un esercito di circa 10.000 mercenari greci che raccoltisi a Sardi nel 401 al comando dello spartano Clearco intraprendono di qui la loro marcia verso l'interno. A Cunassa (presso l'odierna Baghdad) l'esito è favorevole ai Greci ma la morte sul campo di Ciro ha l'effetto di vanificare il loro successo e di trasformare la spedizione in una drammatica ritirata. Sotto la guida di nuovi comandanti e dopo aver risalito il corso del Tigri e aver oltrepassato il Pese dei Carduchi (Kurdistan) e le montagne dell'Armenia, i greci riescono ad arrivare sulla costa meridionale del Mar Nero dove mentre alcuni di essi si imbarcano sulle navi a Trapezunte, gli altri proseguono la loro marcia per via terra e raggiungono Bisanzio. Assoldati da un dinastia tracio, Seuthes, i mercenari accettano la proposta di arruolamento che perviene dal comandante spartano Tibrone e nel 399 ritornano in Asia combattere alle sue dipendenze contro i persiani. La spedizione dei 10.000 ha messo in luce le grandi capacità dei mercenari greci e la debolezza dell'impero achemenide.

Sparta e la Persia A Sparta, in quanto nuova polis egemone, guardano ora le città greche d'Asia come garante della loro autonomia contro la minaccia persiana. Nel 400 le poleis della Ionia sono minacciate dal satrapo Tissaferne. Un esercito di 5000 unità tra iloti affrancati, alleati peloponnesiaci e un piccolo gruppo di cavalieri ateniesi viene inviato in Asia minore al comando di Tibrone. Il suo successore Dercillida opera in Asia Minore tra 399 e il 397 il nuovo condottiero ottiene discreti successi nell'area della Troade contro il satrapo Farnabazo e dopo una puntata nel Chersoneso tracico si sposta in Caria per combattere Tissaferne con cui preferisce però stipulare una tregua. Agesilao, diventato re nel 399, energico e deciso e abile condottiero, arriva nel 396 in Asia Minore e indirizza la sua offensiva verso Sardi alle cui porte infligge una pesante sconfitta a Tissaferne. Accusato di tradimento egli viene fatto giustiziate dal luogotenente del re, Titrauste che si affretta a intavolate trattative con Agesilao. Il malcontento suscitato dalla politica imperialistica della nuova potenza egemone. Viene inviato in Grecia un emissario fornito di cospicui mezzi finanziari, Timocrate, con l'incarico di fomentare una ribellione contro Sparta. Nel 395 l'intervento dei Tebani in una contesa che oppone Focesi e Locresi per questioni territoriali costringe Sparta a impegnarsi in un nuovo conflitto che si estenderà anche all'Asia Minore (guerra di Corinto).La difesa dell'autonomia delle poleis micrasiatiche non sarà più l'obiettivo prioritario per la politica spartana.

L'occidente. I Cartaginesi in Sicilia. Nel mondo greco d'Occidente si hanno i primi casi di un fenomeno di decolonizzazione. In Magna Grecia si formano due nuovi gruppi di origine sannitica, i Campani e i Lucani che conquistano le poleis greche facendo loro perdere la propria identità culturale. Cuma viene conquistata dai Campani nel 421, mentre Poseidonia e Laos cadono in mano ai Lucani verso la fine del V secolo. Cuma e Poseidonia subiscono una trasformazione culturale: la lingua greca viene sostituita dall'osco e compaiono le istituzione delle comunità italiche. In Sicilia scoppia un conflitto tra Segesta e Selinunte nel 410. I Cartaginesi sono chiamati in soccorso di Segesta e intervengono con un grosso esercito nella Sicilia occidentale. Al comando di Annibale le truppe puniche nel 409 pongono l'assedio a Selinunte che viene conquistata e distrutta. Anche Imera viene espugnata e distrutta da Annibale e gli stessi cartaginesi fondano nel 407 la nuova città di Terme Imeresi.Il siracusano Ermocrate si impegna nella lotta anticartaginese e stabilitosi con una sua milizia a Selinunte effettua delle incursioni in Sicilia occidentale che si trova sotto controllo punico. A nulla vale il tentativo diplomatico dei siracusani di scongiurare il conflitto sconfessando l'operato di Ermocrate: nel 406 un nuovo esercito mette piede nell'isola al comando di Annibale e Imilcone. Agrigento dopo otto mesi di assedia viene conquistata e saccheggiata e l'anno dopo sono Gela e Camarina a cadere nelle mani dei cartaginesi. A Siracusa un regime tirannico viene instaurato da Dionisio, giovane ufficiale seguace di Ermocrate. Dionisio convince il demos a destituire i generali in carica e a conferirgli la nomina a stratego con pieni poterò. Egli avvia i negoziati di pace e nel 405 firma gli accordi: la Sicilia occidentale rimane sotto il dominio dei Cartaginesi e le poleis greche da essi conquistate sono tributarie nei loro confronti ma Dionisio ottiene il riconoscimento della sua signoria su Siracusa.

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Il IV secolo

L'egemonia spartana

Sparta, il nuovo imperialismo e gli alleatiLa situazione venutasi a creare a causa del vuoto politico lasciato dal crollo dell'impero ateniese rendeva più facile l'affermazione della rinnovata potenza spartana. L'azione della città dopo il 404 sembra conoscere una fase attivistica tesa a fare della città sia il punto di riferimento di un mondo greco in cerca di nuovi assetti, sia l'interlocutore privilegiato dell'impero persiano che cercava di recuperare un proprio ruolo nella lega.L'Asia Minore e l'Egeo, dove vennero insediati da Lisandro governi oligarchici e funzionari militari spartani (armasti) che controllavano direttamente la città, fu la prima area nella quale ebbero modo di manifestarsi queste nuove ambizioni egemoniche di Lisandro. Lisandro sostenne nel 401 la rivolta condotta contro Artaserse II dal fratello Ciro il giovane (spedizione dei Diecimila).In Grecia centrale e nell'Egeo settentrionale sotto la spinta di Lisandro, gli spartani attaccarono l'isola di Taso e la città di Afiti nella penisola calcidica, e si intromisero nei contrasti che in quel momento opponevano la città tessala di Larissa alla monarchia occidentale. Lisandro entra in buoni rapporti con il tiranno Dionisio e in Egitto egli si reca a far visita al santuario di Ammone. Sparta doveva diventare il nuovo punto di riferimento del mondo greco, in grado di influenzare l'Oriente e l'Occidente, ma molte città si sentivano deluse dalla politica egemonica spartana. Lo scoppio della guerra di Corinto era impedire che i progetti imperialistici spartani potessero in qualche modo realizzarsi. Oltre all'appoggio dato dagli Spartani alla ribellione di Ciro il Giovane, ci furono anche interventi diretti dall'esercito spartano in terra d'Asia per tutelare la libertà e l'autonomia delle città greche. Tivrone aveva protetto le città ioniche dal satrapo persiano Tissaferne ma ormai gli spartani avevano scarse risorse finanziarie e si era reso necessario depredare anche le città alleate. Quando a Tibrone succede Dercillida, egli stipula un armistizio con Tissaferne e conduce una guerra contro il satrapo della Frigia ellespontica, Farnabazo. Le città ioniche però volevano che gli Spartani attaccassero Tissaferne in Caria. Quando Dericillida viene sostituito da Agesilao (396), il re spartano attacca direttamente Tissaferne e lo sconfigge a Sardi. Titrauste, inviato da Artaserse al posto di Tissaferne che era stato giustiziato, propose al re spartano un accordo in base al quale i Greci d'Asia avrebbero vista riconosciuta la loro autonomia a patto di versare un tributo al re persiano. Ma Agesilao si trasferì nella Troade per preparare un attacco contro la Cappadocia allo scopo di interrompere i collegamenti che univano le satrapie d'Asia Minore al Gran Re mettendo in crisi il potere persiano in Asia Minore.

La guerra corinzia Il Gran Re vuole far scoppiare una guerra contro Sparta che costringa Agesilao ad abbandonare i suoi progetti di conquista in terra d'Asia. Quando nel 395 si verificano in Grecia centrale dei contrasti tra Focesi e Locresi, i Tebani intervengono a fianco dei Locresi mentre gli Spartani attaccano Tebe e la Beozia. I Beoti però riescono a raccogliere un'alleanza vasta che comprende Atene, Tebe, Argo e Corinto e approfittano del malcontento verso Sparta che avevano disatteso la promessa di difendere la libertà e l'autonomia delle città greche e avevano imposto agli altri decalchi e guarnigioni. La guerra corinzia aveva il suo centro nella zona dell'Istmo dove gli Spartani sconfissero gli avversari a Nemea mentre un mese dopo Agesilao inflisse agli alleati un'ulteriore sconfitta presso la città beotica di Cheronea. Sul versante navale Artaserse, mise a capo della flotta persiana un ex comandante ateniese, Conone. La flotta persiana guidata da Farnabazo e Conone si scontrò nel 394 nelle acque di Cnido con quella spartana riportando su di essa una vittoria: ciò provocò la caduta della talassocrazia spartana e la cacciata delle truppe di occupazione spartane coi loro armosti. In questo momento Conone fungeva da punto di raccordo e di convergenza tra gli interessi di quelle città greche che volevano affrancarsi dal dominio spartano, e quelli della potenza persiana che aveva interesse a stabilizzare il mondo greco su un piano che non le fosse sfavorevole. Nel 393 fu possibile, grazie all'oro persiano dato in dotazione a Conone, ricostruire le Lunghe Mura e la Cinta del Pireo. Nel Peloponneso si decise nel 392 a fondere Corinto con la vicina Argo per costituire un'entità sovracittadina capace di resistere alle pressioni spartane che nel Peloponneso erano ancora forti e in questo sinecismo di vede anche la tendenza a superare i limiti della polis tradizionale, perché il sistema delle relazioni intestati greche era incapace di reggere il confronto con l'impero persiano e con i nuovi organismi statali della periferia del mondo greco. Nel 392 gli spartani vennero sconfitti dagli ateniesi armati alla leggera: le difficoltà di movimento causate agli opliti dal loro armamento pesante avevano favorito la vittoria dei peltasti ateniesi di Ificrate che negli scudi leggeri, nelle lance corte e nei giavellotti avevano avuto il maggior vantaggio nella battaglia. Peltasti: milizia di armati alla leggera, da pelte, un piccolo scudo tracio a forma di mezzaluna, reclutati tra coloro che non hanno il censo necessario per equipaggiarsi con le armi politiche. Diventano importanti quando si diffonde un modo di combattere basato si manovre agili e veloci.

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La pace del reNel 392/391 gli Spartani convocano un congresso in città per aprire delle trattative di pace basate sul principio dell'autonomia delle città greche del continente.Il Gran Re persiano, intanto aveva riaffermato la sua vicinanza agli ateniesi nominando come satrapo della Ionia Struta al posto di Tribazo, poiché egli aveva accolto le proposte di pace fatte a Sardi dall'ambasciatore spartano Antalcida e aveva cercato di far arrestare Conone. Un accordo che tendesse a preservare lo status quo nel mondo greco, oltre che gli interessi persiani in Asia Minore, avrebbe trovato più accoglienza a Sparta che continuava ad essere la custode del tradizionale principio greco dell'autonomia. Nel 388 Tribazo era ancora inviato a Sardi dal Gran Re col compito di trovare un accordo con Sparta per mettere fine al conflitto che si trascinava da troppo tempo. Nel 388 gli Spartani avevano inviato a Susa, un'ambasciata guidata da Antalcida che aveva riproposto l'accordo respinto in precedenza. Dal punto di vista militare le cose cominciavano a mettersi male per gli Ateniesi: Antalcida nel 387, con l'aiuto dei persiani e di Dionisio di Siracusa era riuscito a ricostruire una flotta spartana che aveva bloccato il transito del grano diretto ad Atene. Nel 387 Tribazo convocò a Sardi tutte le parti in guerra per far conoscere quali erano i termini in base ai quali il Gran Re riteneva che fosse possibile ristabilire la pace: da una parte tutta l'Asia continentale, con Clazomene e Cipro, apparteneva ad Artaserse, dall'altra tutti gli altri stati greci dovevano essere autonomi tranne Lemno, Imbro e Sciro che rimanevano ateniesi. La "Pace del re" fu un compromesso tra l'aspirazione dei persiani ad essere gli unici signori dell'Asia e quella degli Spartani a non creare nel mondo greco organizzazioni statuali che andassero al di là della polis: la difesa della polis appariva quindi agli spartani l'unico mezzo capace di preservare la loro egemonia. La pace alla fine fu accolta da tutte le città greche. I tebani accettarono il trattato a nome della sola Tebe, Argo e Corinto dovettero metter fine alla loro unione perché le fusioni di città erano vietate dal principio dell'autonomia, e solo gli spartani sembravano soddisfatti della nuova situazione.

Dionisio e l'OccidenteIn Sicilia si sviluppò una tirannide che avendo assunto caratteri espansionistici, mise in crisi l'equilibrio tra le poleis ma l'isola conobbe anche forme di governo autocratico di carattere quasi monarchico quanto organizzazioni territoriali che andavano al di là della polis. L'isola era comunque dominata dal contrasto tra la parte occidentale in mano ai Cartaginesi e quella orientale delle città greche. La spedizione ateniese del 451 aveva lasciato un vuoto di potere di cui i cartaginesi cercarono di approfittare: nel 409 l'esercito punico trova un pretesto per intervenire in Sicilia nel riaprirsi del conflitto tra Selinunte e Segesta. Le truppe cartaginesi attaccano e distruggono Selinunte e poi Imera e nel 406 Agrigento, Gela e Camarina sono annesse all'eparchia punica. Dionisio, sferrando un attacco contro il modo in cui le autorità cittadine avevano condotto la guerra, riesce prima a far dimettere i precedenti strateghi e a farsi eleggere tra i nuovi, e poi a farsi nominare dall'assemblea unico stratego con pieni poteri (strategos autokrator), accentrando su di sé una sorta di potere assoluto con l'appoggio dell'eteria aristocratica ma tenendo anche conto delle esigenze dei ceti popolari. Nel 405 si giunse alla stipulazione di una pace tra Siracusa e Cartagine:• Dionisio si trovò a controllare il territorio siracusano• Selinunte, Imera ed Agrigento erano passate sotto il dominio cartaginese• Gela e Camarina erano obbligate a versare ai cartaginesi un tributo • Sicani ed Elimi ricadevano sotto l'autorità di Cartagine• I Siculi con Messina e Leontini godevano di un'autonomia di cui Cartagine era garanteDopo il trattato Dionisio rafforzò la sua posizione in città: • l'isola di Ortigia fu separata dal resto della città con la costruzione di un muro e di torri• terre e abitazioni furono concesse nell'isola ad amici, mercenari e schiavi liberati, cui fu donato anche il diritto di

cittadinanzaDionisio attaccò la città sicula di Erbesso e si impadronì di Nasso, il cui territorio fu ceduto ai Siculi e di Catania che fu ceduta a mercenari di origine campana, mentre la popolazione di Leontini fu trasferita Siracusa.Dioniso ampliò il Porto Grande, rafforzò le Epipole con la costruzione della fortezza di Eurialo, allestì una flotta e organizzò la fabbricazione di armi e macchine belliche per muovere contro Cartagine.Nel 397 i cartaginesi furono costretti ad indietreggiare fino all'estremità occidentale della Sicilia ma quando errori del comandante Imilcone portarono l'esercito punico alle porte della città, Dionisio si salvò grazie a un'epidemia che si diffuse tra gli assedianti sia dall'aiuto del naVarco spartano Faracide che lo aiutò a sconfiggere l'opposizione interna. La pace del 392 assicurò a Dionisio il dominio su quasi tutta l'isola, ad eccezione della sua parte nord-occidentale. Dionisio poi iniziò un'espansione imperialistica verso la penisola italica. Suoi nemici erano i Reggini che coi Messinesi avevano portato aiuto agli esuli scacciati da Nasso e da Catania mentre amici erano i Locresi che gli concessero in moglie Doride, la figlia del loro cittadino più illustre. Dionisio lo stesso giorno sposò anche una nobile siracusana, Aristomache, figlia di Ipparino: creò così un legame territoriale e strategico fra la Sicilia e l'Italia meridionale. Nell'area dello Stretto Dionisio concluse anche accordi con Messina che aveva abbandonato Reggio.Avversa alle tendenze egemoniche di Dionisio era la lega italiota, che oltre al compito di opporsi ai popoli "barbari" d'Italia, Bruzi e Lucani, aveva assunto anche quello di frenare l'espansione siracusana verso la Magna Grecia. Nel 388 Dionisio sconfisse la lega italiota al fiume Elleporo e nel 386 anche Reggio fu conquistata e distrutta: il tiranno

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riuscì creare uno Stato territoriale che andava dalla Sicilia fino all'istmo scilletico-ipponiate che aveva il suo punto di forza nelle strette relazioni politiche e personali di Dionisio con Messina e Locri (è il primo esempio di Stato territoriale).Dionisio cercò di spingersi anche nell'Adriatico e nel Tirreno, anche se fu ben lungi dal praticare in queste aree una politica di annessioni definitive. Nell'Adriatico, si attribuisce a Dionisio la fondazione di alcune coolie sulla costa illirica (Lisso, issa e Faro), e forse di Ancona e Adria. oltre che l'instaurazione di buoni rapporti con gli Illiri, mentre nel Tirreno egli si limitò a creare una base in Corsica e a stringere, in funzione antietrusca, accordi con popolazioni celtiche che utilizzò anche come truppe mercenarie. Nel 379 iniziò una nuova fase dello scontro con Cartagine, che portò alla sconfitta di Dionisio a Kronion nel 375 e alla conseguente annessione di Selinunte e Terme, con il confine posto presso il fiume Alico. Nel 367 il dinastia trovò la morte durante l'assedio di Lilibero: morendo lasciava una città amica di Sparta e in buoni rapporti anche con Atene (fu chiamato archon sikelias).

Dionisio II e la fine della dynasteiaDionisio fu sostituito da Dionisio il Giovane, figlio della moglie locrese, anche se la cosa non fu gradita al versante siracusano della sua famiglia che aveva in Dione il personaggio di spicco. Dionisio II cercò un accordo con Cartagine, si impegnò nell'Adriatico, aiutò Taranto contro i Lucani, continuò l'alleanza coi Celti, prestò aiuto agli spartani contro i tebani. Lo storico Filisto, sostenitore della tirannie e Platone, favorevole ad un governo aristocratico "illuminato" furono richiamati a Siracusa: si innescò uno scontro tra i due e infine Platone fu cacciato dalla città assieme a Dione, poiché sostenitore del filosofo.Dione, nel suo esilio ad Atene preparava con mercenari un'azione militare che potesse mettere fine alla tirannide nella sua città. Inutile fu il tentativo di Platone di far trovare un accordo ai due, col suo terzo viaggio a Siracusa nel 361. Dione riuscì a far partire dalla Grecia verso la Sicilia una spedizione militare che dopo esser sbarcata ad Eraclea Minoa, penetrò a Siracusa nel 357. Ad Ortigia si rifugiò Dionisio II ma l'isola fu assediata e il tiranno fugga a Locri. Dione non riuscì a realizzare il governo illuminato e assunse atteggiamenti tirannici che lo portarono al rifiuto delle discussioni e alla eliminazione fisica degli avversari.Nel 354 una congiura ordita da Callippo, si concluse con l'assassinio di Dione e si concludeva così l'esperienza intellettuale ispirata da Platone. Il potere passò da Callippo ai figli della moglie siracusana di Dionisio I, Ipparino e Nisseo, e poi ancora a Dionisio II rientrato a Siracusa. Ma nel 345/344 uno dei tiranni che si erano affermati in quegli anni, Iceta di Lontini, occupò Siracusa costringendo Dionisio a rifugiarsi ancora ad Ortigia.Egli fu liberato da un corpo di spedizione corinzio al comando di Timoleonte, spedizione voluta da Iceta e Dionisio II firmò un accordo con il comandante di Corinto, salvandosi la vita.

Dall'egemonia spartana all'egemonia tebana

Tebe e lo scontro con SpartaLa pace del re aveva permesso agli spartani di strumentalizzare la difesa del principio di autonomia cittadina, poiché avevano cercato di avvantaggiarsi della nuova situazione imponendo lo scioglimento di tutte le altre leghe tranne che della poloponnesiaca, che era invece fondata sul rispetto dell'autonomia delle singole città. Erano state sciolte sia la lega beotica che l'unione tra Argo e Corinto e nel 385 a Mantinea fu frazionata nei villaggi che l'avevano in precedenza formata. Si intervenne anche contro la lega calcidica e contro Olinto che era entrata in conflitto con la Macedonia.Lo spartiata Febida, fermatosi in Beozia occupò a Tebe la rocca della Cadmea propiziando l'ascesa al potere nella città della fazione oligarchica a lui favorevole. L'ingerenza spartana nella vita interna di una città suscitò in Grecia tanto scalpore da indurre le autorità spartane a comminare a Febida una multa, ma mantennero una guarnigione che continuasse a presidiare l'acropoli tebana e costrinsero all'esilio i capi della fazione democratica a loro avversa. Da Atene prese le mosse l'esule tebano Peolopida che penetrò a Tebe, uccise gli esponenti della fazione filospartana e con l'aiuto del popolo in armi riuscì a scacciare dalla città la guarnigione spartana. Atene concluse con Tebe un'alleanza.Dopo il fallimento dei tentativi compiuti da Agesilao e da Cleombroto di occupare ancora Tebe, i Tebani inflissero a Sparta nel 375 una dura sconfitta a Tegira, fatto preludio alla decadenza militare spartana.

La seconda lega marittima ateniese e le paci comuniAtene, dopo essersi avvicinata a Tebe, cercò di rafforzare la propria posizione proclamando nel 377 la nascita di un'alleanza tra città che già avevano stretto tra loro legami di amicizia. La nuova alleanza si presentava nella forma di una serie di accordi bilaterali conclusi tra Atene e varie città greche.Fu emanata una sorta di carta di fondazione • si allargava il numero di coloro che partecipavano agli accordi • si costituiva una nuova alleanza che aveva però limiti precisi: alla lega non poteva partecipare alcuna città appartenente

all'impero persiano, cosa che serviva a impedire che l'atto promosso da Atene potesse essere interpretato come ostile al Gran Re.

• l'alleanza si presentava come difensiva • era rispettosa dei principi stabiliti dalla pace del re, poiché chiunque avesse voluti aderirvi sarebbe rimasto libero ed

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autonomo, avrebbe governato con la propria Costituzione, non avrebbe ricevuto né governatori né guarnigioni, non avrebbe pagato un tributo.

• i tributi versati dai singoli membri furono chiamati syntaxeis, contribuzioni, e non phoroi.• si attaccava la politica aggressiva di Sparta all'ombra della pace del re: l'obiettivo era quello di fare in modo che gli

spartani lasciassero vivere i greci liberi e autonomi (c'era il timore che Sparta volesse approfittare della posizione privilegiata di cui godeva per limitare la libertà e l'indipendenza delle altre città)

La nuova lega ebbe molto successo: Aristotele riporta la presenza di 58 alleati, ma altre fonti parlano di 70 o anche di 78 alleati, provenienti dalle più diverse parti del mondo greco e convinti dall'attivismo dei generali ateniesi, preoccupati di ricostruire la flotta e impegnati in una politica antispartana che li portò ad ottenere nel 376 una vittoria navale a Nasso. Artaserse inviò i suoi ambasciatori nelle città greche per spingerle a trovare un accordo che rinnovasse la pace del re e si tenne nel 375 un congresso a Sparta in cui le città riaffermarono con l'approvazione del re di Perisa, la necessità del rispetto delle clausole di una pace comune, basata sui principi di libertà e autonomia di ogni polis. Ma gli effetti furono pochi e la si dovette rinnovare nel 371.Tebe si rifiutò di accettare i termini della pace comune del 371 sostenendo tramite il suo leader Epaminonda che la Beozia non poteva permettere lo scioglimento della confederazione beotica. Anche gli ateniesi ebbero problemi coi tebani, tanto che essi, nel 373 aggredirono e distrussero Platea, una città alleata degli ateniesi e Atene accolse nel proprio territorio di plateesi in fuga, concedendo loro anche la cittadinanza.

L'egemonia tebana: da Leuttra a Mantinea.Tebe cercava di ottenere dal mondo greco il riconoscimento della propria egemonia.Sparta allora decise di inviare contro la città una spedizione guidata da Cleombroto, che penetrato in Beozia da Creusi, puntò su Tebe scontrandosi con le truppe presso la pianura di Leuttra. Gli spartani furono sconfitti grazie alla nuova tecnica della falange obliqua (una profonda innovazione nell'arte della guerra): all'attacco della destra sulla sinistra del nemico, si sostituiva quello della sinistra sulla destra con truppe più leggere, veloci e capaci di sfondare le fila del nemico. Clombroto morì in battaglia e le difficoltà di Sparta aumentarono quando Epaminonda cercò di portare la guerra nel Peloponneso per tagliare alle radici le fondamenta del potere spartano. Nel 370 Epaminonda assieme a Pelopida giunse in Messenia e diede inizio sul monte Itome alla costruzione della città di Messene, raccogliendo i Messeni superstiti e sorteggiando tra i nuovi cittadini i lotti di terra: con la fine della secolare servitù messenica crollava uno dei pilastri dell'organizzazione statale spartana. Intanto nel Peloponneso si aprì un periodo di instabilità e di guerre civili. In alcune poleis avvennero sollevamenti che portarono all'eliminazione delle classi dirigenti vicine a Sparta, alla confisca dei loro beni e all'instaurazione di governi democratici, mentre in qualche caso si arrivò ad elevati livelli di violenza.Nacque una lega arcdica che appoggiata da Epaminonda, riuscì a resistere agli attacchi spartani e a stringere delle alleanze con le popolazioni vicine. Fu fondata Megalopoli che risultò dalla fusine di 20 villaggi preesistente e divenne la capitale del nuovo koinòn arcadico. Atene, di fronte ai successi tebani concluse nel 369 un'alleanza con Sparta in funzione antitebana, mentre Dionisio I di Siracuda inviò in soccorso di Sparta un contingente di mercenari.Nel 370 la morte in Tessaglia di Giasone di Fere aveva determinato nella Grecia del nord un vuoto di potere che rischiava di far precipitare il Paese nel caos. Contro Alessandro di Fere, erede di Giasone, si costituì una coalizione guidata dalla città di Larissa, dominata dagli Alevadi, che si rivolse a Tebe. Pelopida approfittò dell'opportunità per intervenire in Tessaglia nel 369 e per favorire in Macedonia l'ascesa al trono di Alessandro II contro Tolomeo di Aloro, a cui riuscì ad imporre una tregua; nell'anno successivo però fu ancora chiamato in Tessaglia perché Alessandro di Fere continuava a creare divisioni nelle città tessale. Tolomeo di Aloro, uccise Alessandro II di Macedonia divenendo reggente nel paese in nome dei fratelli di Alessandro II, Perdicca e Filippo, che erano appoggiati da Atene. Il leader tebano concesse la sua approvazione al nuovo sovrano per evitare le interferenze ateniesi ma fu fatto arrestare da Alessandro di Fere. Epaminonda nel 367, fu rieletto beotarca e ottenne la liberazione di Pelopida grazie a una spedizione militare condotta in Tessaglia contro il tiranno di Fere.Con la liberazione di Pelopida poteva continuare il progetto politico dei leader tebani di creare Stati federali e di emarginare Sparta per rendere Tebe il punto di riferimento del mondo greco. Per questo Tebe doveva cercare un accordo con la Persia. Nel 367 Pelopida si recò a Susa per cercare di ottenere dal Gran Re il riconoscimento di Tebe come città greco con cui bisognava trattare riguardo alla tutela della pace comune e alle novità che si erano delineate nel mondo greco. I Tebani però non furono capaci di far ratificare agli altri Greci gli accordi raggiunti con la Persia.Epaminonda allora, con l'aiuto pecuniario della Persia, si dedicò alla costruzione di una flotta tebana che aveva il compito di contrastare il dominio ateniese sul mare, mentre per far crollare il potere spartano egli condusse una terza spedizione nel Pelopjnneso per ristabilire un'alleanza con le popolazioni che avevano costituito un Stato federale. Qui egli lasciò al suo posto il gruppo oligarchico alla guida della lega achea, ma l'opposizione che questa decisione provocò tra i democratici achei, arcadi e tebani e fu costretto a fare marcia indietro e a imporre agli Achei con la forza un governo democratico. Quando l'alleanza tra Achei e Tebani si ruppe, i frutti della spedizione andarono perduti. Per Tebe era difficile costruire un sistema di alleanze che desse stabilità al mondo greco: le relazioni internazionali era frammentate e quindi fallì nel 366 un congresso a Tebe per rinnovare la pace comune, mentre attraverso il controllo di Delfi, Tebe cercò di sferrare a Sparta un altro attacco (fu obbligata a pagare una multa per l'occupazione della Cadmea).In Tessaglia, d'importanza strategica, fu inviato nel 364 ancora Pelopida per regolare i conti col tiranno di Fere che fu

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sconfitto a Cinocefale. Ma Pelopida morì in battaglia e ciò indebolì la posizione di Tebe nell'agone politico greco. Nel Peloponneso nacque un conflitto all'interno della lega arcadica, tra la città di Mantinea che voleva rientrare nell'orbita spartana e quelle di Tegea e Megalopoli, che volevano rimanere fedeli a Tebe: nel 362 Epaminonda scese ancora nel Peloponneso. La guerra divise ancora il mondo greco: con Mantinea c'erano Sparta, Atene ed Elea, con Tegea e Megalopoli c'erano Tebani, Achei, Argivi. Epaminonda usò ancora la tattica della falange obliqua e portò il suo esercito alla vittoria ma anch'egli morì in battaglia, il che indebolì ancora di più Tebe. Sparta era ormai sulla via del declino, avendo perduto le basi economico-sociali del suo potere nel Peloponneso e il suo prestigio internazionale ma né Tebe né Atene apparivano ormai in gradi di prenderne il posto.

L'ascesa della Macedonia

La Macedonia prima di Filippo IIIl territorio governato dalla monarchia degli Argeadi comprendeva nel V secolo le pianure settentrionali circondate da monti che si estendevano attorno dei grandi fiumi Haliacmon e Axios. I Macedoni (da Makednoi, montanari) erano classificati tra le tribù greche-occidentali ma forse qualche tribù si era mescolata a popolazioni illogiche, traco-frigie ed epizootiche. La Macedonia era uno Stato con economia agricola e che disponeva di grande abbondanza di legname per la costruzione di navi. Il re determinava la politica estera del Pese e non era attaccato dai condizionamenti dell'aristocrazia e del popolo.La dinastia degli Argeadi riteneva di essere originaria di Argo e quindi nel V sec. fu riconosciuta ai Macedoni l'appartenenza alla stirpe greca.Erodoto afferma che il loro primo re fu Perdicca, ma un'altra tradizione vede in Carano o Archelao il mitico fondatore della dinastia. Il primo personaggio storico è Aminta I che attorno al 513 entrò in contatto con Dario I diventando suo vassallo con la consegna di acqua e terra e dando in sposa la figlia Gigea al nobile persiano Bubare. Alessandro I, nella prima metà del V sec. era dipendente dalla Persia ma riuscì ad acquisire nel mondo greco e ad Atene un buon nome che gli fece ottenere il titolo di prosseno e benefattore del popolo ateniese, oltre che l'appellativo di Filelleno. I Macedoni poterono così partecipare ai Giochi olimpici.Al suo regno risalgno riforme di carattere militare che portarono alla creazione di una fanteria a piedi composta dai contadini, affiancata la tradizionale cavalleria dei nobili. Egli si espanse verso il Pangeo e lo Strimone dove trovò delle miniere d'argento. Il figlio Perdicca II cercò di trovare una posizione di equilibrio tra Sparta e Atene durante la guerra del Peloponneso. Il re macedone sostenne le città della penisola calcidica quando si ribellarono ad Atene per formare un nuovo Stato calcidico centrato sulla polis di Olinto.Il regno del suo successore Archelao fu condotto all'insegna dell'apertura culturale verso il mondo greco (alla corte fu chiamato Euripide).Alla morte di Archelao si aprì una fase di lotte dinastiche che portarono sul trono Aminta III (393-370) che fronteggiò con l'aiuto di Sparta la lega calcidica diventata ostile e aderì alla lega navale ateniese.In seguito l'intromissione di Pelopida negli affari interni macedoni, portarono sul trono Alessandro II (370-369) e poi del suo assassino Tolomeo di Aloro (369-365) che gli successe come reggente in nome di un altro figlio di Aminta III, Perdicca. Egli però riuscì a sbarazzarsi del reggente con l'aiuto degli ateniesi diventando re nel 365 e conservando il trono fino al 359 quando morì in una spedizione militare contro gli Illiri.

La Macedonia sotto il governo di Filippo IIFilippo di Macedonia era figlio di Aminta III e alla morte di Perdicca III assunse il potere come tutore del nipote Aminta. Il suo potere era però in bilico a causa di altri pretendenti al trono e di pressioni di Illiri, Traci e Peoni. Egli si scontrò con il re Illirico Bardylis e occupò la Lincestide annettendola al regno; poi si impadronì di Anfipoli. Le sue mosse militari avevano fine espansionistico, di contenimento delle tribù barbariche e di occupazione dell'area traco-macedone (Pidna, Potidea, Metone).Filippo entrò in conflitto con Atene a causa di una ribellione di Chio, Rodi e Cos che si era estesa anche a Bisanzio: le città rifiutavano di versare contribuzioni previste alle casse della lega e volevano formare un koinòn a parte. Gli insorti furono sostenuti da una rivolta scoppiata in Asia Minore dove un gruppo di satrapi cercava di conquistare una certa autonomia.Un attacco del generale Carete contro il porto di Chio fallì e portò alla morte del generale Cabria; rimase senza esito anche il tentativo di impadronirsi di Bisanzio.In uno scontro avvenuto a Embate, in Asia Minore, le truppe ateniesi furono costrette alla ritirata dagli avversari e ciò spinse carrette ad intentare processo contro gli altri due comandanti, Ificrate e Timoteo per scarsa collaborazione.carrette intervenne poi in Asia Minore con il satrapo della Frigia, Artabazo, contro Titrauste ma le truppe fedeli al governo centrale riuscirono a riprendere in mano la situazione ed Atene lo richiamò. Alla fine del biennio dei scontro Atene dovendo riconoscere il distacco dalla lega delle città ribelli, si trovava indebolita e a capo di un koinòn che si limitava alle Cicladi, all'Eubea e all'Egeo settentrionale.

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La terza guerra sacra (356-346)Nella Grecia centrale scoppiò una guerra per il controllo dall'Anfizionia delfica che, partendo dal contrasto tra Focesi e Spartani da una parte e Beoti e Tassali dall'altri, si estese.Nel 356 i Tebani il consiglio delfino condannare al pagamento di una multa sia i Focesi per aver coltivato la terra sacra di Cirra sia gli Spartani per aver attaccato la Cadmea nel 382.I Focesi occuparono il santuario delfico con un esercito comandato da Filomelo che però fu sconfitto dai Beoti a Neon 354.A succedergli fu Onomarco, che rafforzò del koinòn focese. Intanto i signori della Tessaglia si divisero al loro interno tra quelli che si allearono con Onomarco e quelli che si allearono con Filippo. Lo scontro dava a una potenza come la Macedonia, la possibilità di inserirsi nel gioco politico e diplomatico greco. Filippo dopo essere stato sconfitto dall'esercito focese, fu infine capace di infliggere ad Onomarco un'autentica disfatta nella pianura adiacente al golfo da Pagase (352). Questa vittoria lasciò la Tessaglia nelle mani del re macedone, cosa che permise a Filippo di mantenere la carica di comandante supremo dell'esercito tessalico. La spinta del re macedone si rivolse verso l'Egeo settentrionale e l'area degli Stretti e giunse vicino a Perinto ma la sua azione fu volta a regolare i conti con la lega calcidica. Fu distrutta la città di Stagira e poi fu assediata Olinto.Atene concluse un'alleanza coi Calcidici e inviò tre spedizioni in aiuto della città assediata ma nessuna di queste spedizioni fu capace di fermare Filippo. Nel 348 Olinto fu costretta ad arrendersi e fu rasa al suolo e nel suo territorio furono insediati coloni macedoni; anche le altre città calcidiche si arresero e il loro territorio incorporato nel regno macedone. Nel 346 una delegazione ateniese si recò a Pella presso la corte macedone e Filippo avanzò le sue proposte di riconoscimento della nuova situazione e di esclusione dagli accordi della Focide e della città di Alo in Tassaglia. La seconda proposta fu rifiutata da Atene (da sempre alleata coi Focesi) che richiese la pace (pace di Filocrate), ma prima che questa fosse ratificata, Filippo riuscì ad occupare le Termopili e lanciò ai Focesi la richiesta di lasciare Delfi, poi impose loro un trattato di capitolazione in base al quale furono costretti a pagare una multa per rifondare le ricchezze del santuario e a dissolvere le loro città in villaggi; infine orette per sé i due voti che nell'Anfizionia delfina spettavano al dissolto koinòn focese. Si trattava di una svolta nel mondo greco perché da essa il re macedone avrebbe costruito un progetto egemonico. Il vecchio Isocrate vide in Filippo l'uomo del futuro, e lo considerò un benefattore (nell'orazione Filippo), come colui che poteva riportare la pace in Grecia e abbattere l'impero persiano. Demostene invece vedeva in lui solo potenzialità eversive.

Dalla pace di Filocrate alla morte di Filippo (346-336)Il problema principale di Filippo era quello dei rapporti con Atene, mentre l'impero persiano cominciò a interessarsi ancora alle vicende politiche del mondo greco.Quando nel 344 Artaserse III cercò di contattare Atene promettendo aiuto contro Filippo, i gruppi ateniesi a favore del re macedone riuscirono a far respingere dall'Assemblea la richiesta persiana.Filippo intanto nell'area del Mar di Marmara e nel Bosforo attaccò Perinto e poi Bisanzio, riuscendo a catturare un nave ateniese. Atene allora mandò una spedizione contro Filippo.In Tessaglia invece in re macedone riorganizzò il territorio attorno a Farsalo emarginando i suoi avversari di Fere mente in Epiro favorì l'ascesa al trono di Alessandro il Molosso, fratello della moglie Olimpiade. Nel Peloponneso Filippo si guadagnò le simpatie di chi non voleva sottostare all'egemonia spartana mentre in Eubea favorì oligarchie avverse ad Atene. La politica di Filippo era quella di accerchiare Atene attaccandola nelle sue aree di interesse (Eubea e Stretti) e isolandola dalle altre poleis. A Atene intanto Demostene, poiché la città stava andando verso la guerra, riuscì a riportare sotto l'influenza ateniese sia l'Eubea che gli Stretti e nel 340 si recò nel Peloponneso dove mise insieme un'alleanza di carattere difensivo (lega ellenica).Filippo allora cercò di usare l'Anfizionia delfica per crearsi un nuovo spazio di manovra e il filomacedone Eschine accusò gli Anfissei (della città locrese di Anfissa) di aver violato le norme del santuario per aver coltivato il territorio sacro di Cirra. Poiché Tebe era legata ad Anfissa una rottura con essa avrebbe significato una rottura anche con la città beotica e una dichiarazione di guerra contro la città locrese avrebbe permesso a Filippo di invadere la Grecia centrale.Ma i membri del Consiglio Anfizionico, pressati dai macedoni, decisero di proclamare la quarta guerra sacra contro Anfissa. Nel 399 Filippo occupò la città focese di Elatea e Demostene, temendo un attacco ad Atene, ottenne da Tebe l'adesione alla lega ellenica e l'impegno a respingere il re macedone. Dopo la prima vittoria a Elatea, Filippo occupò Delfi e fece ritorno in Focide costringendo le truppe alleate a ritirarsi in Beozia. Qui avvenne presso Cheronea lo scontro tra i due eserciti: Filippo il Macedone, con l'aiuto del figlio Alessandro, sbaragliò il nemico e mostra la propria superiorità alle poleis greche. Egli obbligò i tebani ad accogliere sulla loro acropoli Cadmea una guarnigione macedone e permise il ritorno in città degli esuli a lui favorevoli e mise presidi anche in Calcide, sull'Acricorinto e in Ambracia. Cercò poi un accordo con Atene che dovette cedere il Chersoneso tracico e sciogliere la lega marittima. Filippo era convinto che solo uno stretto rapporto con la città di maggior prestigio culturale nel mondo greco potesse permettergli di diventare il maggior rappresentante degli interessi panellenici.Nell'area del Peloponneso il re ebbe un atteggiamento duro devastando la Laconia e dopo aver ottenuto l'adesione di Arcadi, Messeni e Argivi potè organizzare il suo progetto panellenico. Nel 338 convocò a Corinto un congresso cui parteciparono tutte le poleis greche tranne Sparta:- si proclamò la pace comune, ribadendo la necessità di rispettare l'autonomia di ogni Stato greco

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- si rifiutarono le trasformazioni violente delle Costituzioni- si creò un Consiglio comune di tutti i greci: Filippo in caso di guerra era comandante generale e si riteneva un traditore chiunque avesse prestato servizio presso una potenza straniera (contro la Persia e i mercenari)Nel 337 Filippo propose al Consiglio di dichiarare guerra alla Persia per punirla della distruzione di templi greci durante le guerre persiane e il consiglio approvò la richiesta.Fu un esercito guidato da Attalo e Parmenione a cogliere la Persia in un momento difficile a causa di una crisi di successione; ma Filippo fu pugnalato a Ege da un ufficiale della guardia reale e si aprì una crisi che avrebbe portato la Macedonia sull'orlo di una guerra civile. Filippo prima di morire era entrato in contrasto anche con Olimpiade e col figlio Alessandro, quindi è probabile che dietro la sua morte ci siano loro due. Con Filippo veniva meno un personaggio che aveva rappresentato il sintomo della crisi della polis classica, che aveva avuto i suoi modelli in Sparta e Atene, attraendo a sé élite e strati cittadini in cerca di un nuovo punto di riferimento.

Timoleonte e la SiciliaTimoleonte, democratico di tendenze moderate, arrivato in Sicilia aveva trovato varie tirannidi cittadine e i Cartaginesi che conducevano una politica espansionistica. La spedizione corinzia aveva assunto quindi carattere anticartaginese per volontà di Timoleonte. Egli, dopo aver creato un'alleanza con altre città, si scontrò presso Adrano con le truppe di Iceta che era gli era diventato ostile. Ciò diede una svolta agli eventi: Dionisio II decise di trattare con Corinto la sua resa mentre Iceta continuava l'assedio di Ortigia. Le truppe corinzie prepararono ad attaccare i cartaginesi e Iceta, ma quest'ultimo contattò Timoleonte e quindi Magone, capo della flotta cartaginesi abbandonò Siracusa. Timoleonte prese la città e si dedicò all'attività riformatrice:- fece rientrare gli esuli e si rivolse ai Sicelioti invitandoli ad entrare a Siracusa- creò una symmachia per ricostruire su basi meno autoritarie lo Stato territoriale siracusanoIn politica estera però Cartagine continuava ad essere una minaccia. Nel 339 un esercito punico sbarcò in Sicilia costringendo Timoleonte a chiedere aiuto a Iceta: Timoleonte vinse presso il fiume Cremisio, ad Agrigento, nel territorio dell'epicrazia punica.Il potere di Timoleonte spinse però gli altri tiranni siculi (anche Iceta) ad allearsi ancora con Cartagine. Timoleonte allora siglò con Cartagine una pace separata che riconosceva nel fiume Alico il confine tra territorio punico e alleanza greca, e poi condusse una guerra contro i tiranni che furono sconfitti.Timoleonte continuò la politica di colonizzazione panellenica: furono avviati nuovi insediamenti, ripopolati quelli abbandonati, Siracusa ebbe una nuova costituzione di carattere timocratico, basata su un'assemblea democratica e su una bouclé, riservata a 600 cittadini possidenti e presieduta da un sacerdote di Zeus Olimpio.

La Magna Grecia da Archita di Taranto ad Alessandro il Molosso In Magna Grecia le città greche della lega italiota erano pressate da popolazioni italiche, i Lucani e i Bretti. Nella lega, la città egemone era Taranto, che era dominata dal 367 da Archita. Alla sua morte Taranto si trovò a dover chiedere aiuto alla madrepatria greca: fu inviato da Sparta un corpo di spedizione guidato da Archidamo III ma egli venne sconfitto e ucciso. I Lucani occuparono Eraclea, città capitale della lega italiota e Taranto chiese ancora aiuto: questa volta però dopo Cheronea, le monarchie emergenti ruotavano attorno a Filippo.Nel 334 Alessandro il Molosso, fratello di Olimpiade, sbarcò in Italia in aiuto delle città in crisi. Egli vinse nel Gargano Messapi e Peucezi e liberò Eraclea. Poi entra in conflitto con Lucani ee Sanniti e occupò Cosenza, capitale dei Bretti. A questo punto Alessandro firmò un accordo coi Romani (in quel momento in conflitto coi Sanniti) ma Taranto, preoccupata dei suoi successi, si rese conto che col mondo italico era meglio trovare un accordo piuttosto che cercare lo scontro frontale.I Tarantini tolsero quindi il loro appoggio ad Alessandro che fu ucciso nel 330. Taranto cercherà poi di stringere accordi con Lucani e Bretti ma ormai erano i Romani il vero pericolo e quando lo spartano Cleonimo tornerà in Magna Grecia, dovrà combattere anche contro di loro.

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Alessandro Magno

L’ascesa al trono Nato nel 356 da Olimpiade e Filippo II, educato da Aristotele, Alessandro entra in conflitto col padre quando quest’ultimo si risposa con la nobile macedone Cleopatra, mettendo in forse la sua successione al trono. Quando nel 336 Filippo II viene ucciso a Ege, Alessandro, con l’appoggio di Antipatro riesce a sbarazzarsi degli altri pretendenti al trono e a farsi proclamare re dall’assemblea dell’esercito. Dopo essersi fatto riconoscere come tale da tessali e corinzi, egli deve però scontrarsi coi popoli barbari che premono alle frontiere macedoni (Triballi e Illiri). Intanto i tebani si ribellano alla fazione filomacedone che li governa e pongono sotto assedio la guarnigione sulla Cadmea. Ma la reazione di Alessandro marcia verso la città e la sconfigge nel 335: la lega decreta la sua distruzione, la spartizione del suo territorio e la vendita in schiavitù dei superstiti. Nei confronti di Atene, che si era alleata con Tebe, invece Alessandro si dimostra meno duro: chiede l’ostaggio di alcuni politici a lui ostili e poi volge le sue attenzioni allo scontro con la Persia.

La spedizione in Asia Dal 336 un grosso contingente macedone viene inviato in Asia Minore (il pretesto è sempre quello delle guerre persiane). Nel 334 Alessandro affida la Macedonia ad Antipatro e parte verso l’impero persiano. Il suo esercito si distingue per la presenza di una corte formata da membri della cancelleria greca che devono redigere un diario della spedizione e da indovini, artisti e storici: Alessandro dà molta importanza agli aspetti propagandistici.Dario III lascia che siano i satrapi dell’Asia Minore settentrionale a contrastare gli invasori ma questi sottovalutano l’avversario e schierano le loro truppe nella Troade orientale. Nel 334 l’armata di Alessandro affronta l’esercito persiano e con una manovra di sfondamento scompagina lo schieramento avversario. Assicuratosi l’Asia Minore settentrionale, Alessandro si dirige a sud per sconfiggere la flotta persiana e le città micrasiatiche si schierano con lui, che favorisce l’istituzione di regimi democratici per esautorare le locali oligarchie filopersiane. Queste città però sono costrette a subire una guarnigione macedone o a versare contributi di guerra e vengono perciò a trovarsi in una condizione di sudditanza. Dopo Caria e Licia, anche Pisidia e Frigia sono conquistate. A ostacolarlo prova Memnone di Rodi che nel 333 avvia un’offensiva nell’Egeo, ma la sua azione termina a causa della sua morte. Dario III decide di muoversi verso la Siria settentrionale mentre Alessandro continua la marcia verso sud. Lo scontro avviene nella pianura di Isso, in Siria, nel 333: Alessandro vince grazie alla sua cavalleria con cui travolge il centro dello schieramento nemico dove si trova Dario III che si dà alla fuga. Alessandro può così impadronirsi della cassa militare persiana e catturare la famiglia del Gran Re.

Dall’Egitto a GaugamelaDopo Isso, Alessandro si dirige verso l’Egitto per assicurasi il controllo delle ultime basi costiere su cui può ancora contare la flotta persiana. Tiro riesce a tenere testa all’esercito ma è costretta ad arrendersi nel 332: vengono trucidati i suoi abitanti e il resto della popolazione viene venduto in schiavitù. Anche Gaza viene espugnata e punita allo stesso modo. Alessandro arriva in Egitto nel 332, accolto a Menfi dal satrapo persiano, e qui il re macedone si dimostra rispettoso nei confronti delle credenze locali, tanto che gli Egiziani non hanno difficoltà ad accettarlo come legittimo sovrano. tNel 331 sosta nella regione del delta del Nilo dove decide di dare vita a un insediamento che possa sfruttare la favorevole posizione del sito per diventare un centro commerciale e portuale, Alessandria, la cui costruzione è comunque lasciata a Cleomene di Naucrati. Prima di partire Alessandro compie un viaggio verso il santuario di Ammone nell’oasi si Siwah, attratto dal prestigio dell’oracolo da cui spera un ulteriore avallo alla sua impresa. Il viaggio viene raccontato in termini favolistica così come il responso: Alessandro sarebbe destinato a dominare il mondo e sarebbe anche figlio di Zeus (probabilmente la propaganda del sovrano sfrutta il fatto che il sacerdote si rivolse al re con la titolatura di figlio di Ammone, in quanto successore dei faraoni). Alessandro può ora tornare a scontrarsi con la Persia. Dario III, fa sapere che è pronto a cedergli tutto il territorio a occidente dell’Eufrate e gli offre un’alleanza e un riscatto per la liberazione della sua famiglia. Ma il sovrano non accetta e nel 331 nella pianura di Gaugamela, a est del Tigri ha luogo lo scontro decisivo. Malgrado l’inferiorità numerica, Alessandro riesce a vincere evitando il rischio di accerchiamento e sfruttando un varco che si apre tra le fila nemiche con cui attacca il centro dello schieramento. Alessandro ne approfitta per mostrarsi ancora vendicatore dei Greci ma il vero significato della vittoria è la conquista assoluta dell’impero persiano, tanto che egli si fa proclamare re d’Asia.

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Alessandro monarca orientaleAlessandro si impadronisce di Babilonia e di Susa, affidate ai satrapi che trova al potere e nel 330 entra a Persepoli. Qui avviene l’incendio del palazzo reale, quasi certamente una vendetta per le distruzioni di templi greci avvenuti nelle guerre persiane, per far capire al mondo greco che lo scopo della campagna d’Asia è raggiunto. Poco dopo i contingenti greci saranno congedati e il ricorso alla propaganda panellenica cesserà.Alessandro ora si occupa di Dario III, fuggito a Ecbatana, capitale della Media. Prima che il condottiero macedone lo raggiunga il re persiano è però vittima di una congiura: i suoi generali, guidati da Besso, lo depongono e lo uccidono. Alessandro, giunto a Ecbatana, lo fa seppellire con tutti gli onori dimostrando così di considerarsi il suo successore sul trono persiano. Successivamente avviene la rottura con la tradizione macedone. Venuto a sapere che Besso, si è proclamato re della Battriana con il nome di Artaserse IV, Alessandro sente l’esigenza di mostrarsi come unico erede di Dario, perciò adotta il cerimoniale e l’abbigliamento di corte. Nella sua cerchia però comincia a diffondersi malcontento, che sfocia anche in vere congiure. Nel 330 viene scoperta in Drangiana una congiura di cui è accusato anche Filota, figlio del generale Parmenione, che viene giustiziato. A farne le spese però è lo stesso Parmenione che si trovava a Ecbatana. Alessandro mostra la sua involuzione autocratica e ne ordina la soppressione ma grado la sua fedele militanza al servizio della monarchia macedone.

Alessandro in Asia centraleDopo la Drangiana vengono conquistate l’Aracosia e la Battriana. Questa avanzata si caratterizza per la fondazione di numerosi insediamenti cittadini in punti importanti o su rotte carovaniere. Alessandro mira così a controllare territori turbolenti e a potenziare gli scambi commerciali tra le varie aree del suo nuovo impero. In Battriana l’esercito occupa facilmente la regione mentre Besso si rifugia in Sogdiana, dove però i signori locali preferiscono accordarsi con il re e consegnare Besso che sarà torturato e condannato a morte. Il sovrano si impadronisce così anche della Sogdiana e fonda Alessandria Eschate, come baluardo contro i nomadi del nord. Alcuni nobili sogdiani però, con l’appoggio dei nomadi del nord, scatenano una rivolta che si estende in Battriana e Alessandro affronta i ribelli in unità più piccole e mobili. La repressione è però affiancata ad una politica finalizzata ad acquisire il consenso e l’alleanza della nobiltà locale (cavalieri indigeni nell’esercito e matrimonio con Rossane, figlia di un notabile sogliano, Ossiarte).Nel 328 a Maracanda, durante un banchetto, Alessandro trafigge il suo amico Clito, che aveva criticato i suoi cambiamenti in senso orientale e aveva esaltato le azioni del padre Filippo, e nel 327 i contrasti raggiungono grande intensità: Alessandro decide di imporre la pratica della proscinesi anche a greci e macedoni al suo cospetto, ma l’imposizione viene accolta con disappunto perché l’atto è di un’insopportabile servilismo ed è giustificabile solo nei confronti della divinità. Quando poi viene scoperta una congiura organizzata dai paggi reali esasperato dal suo dispotismo, lo storico Callistene che lo aveva criticato, viene condannato a morte senza processo, alienandosi le simpatie di Aristotele e degli altri intellettuali greci.

La campagna d’IndiaNel 327 Alessandro intraprende la spedizione in India, per ricostituire l’antico confine orientale dell’impero persiano, che Dario I aveva per qualche tempo inglobato i territori nella valle del fiume Indo. L’occasione è offerta dalla richiesta di intervento di Tassile, signore della città di Tassila e da altri dinasti indiani che vogliono rafforzarsi a scapito dei vicini. Alessandro, impegnato a combattere le comunità di Kabul, impiega molto tempo ad arrivare nella valle dell’Indo. Intanto Poro, dinasta del regno confinante, schiera un grande esercito e nel 326 Alessandro riesce a vincere grazie a una grande manovra di accerchiamento. Resosi conto di aver bisogno dell’appoggio dei potenti locali, Alessandro lascia che Poro rimanga al potere quale suo vassallo e vengono poste nuove colonie militari, Nicea e Bucefala. Il sovrano poi inizia a costruire una flotta per arrivare all’Oceano meridionale e riprende ad avanzare per conquistare le popolazioni a Est dell’Idaspe. Ma arrivati al fiume Ifasi, i soldati, esausti e spaventati, si rifiutano di proseguire e Alessandro si rassegna a tornare indietro. Nel 325, dopo vari scontri con le popolazioni locali, il sovrano giunse a Patala, nella regione del Delta dell’Indo e raggiunge così l’Oceano e la campagna di consolidamento del confino si conclude. Il viaggio di ritorno si rivela rischioso: Alessandro decide di attraversare il deserto di Gedrosia, dove molti uomini muoiono di fame e stenti.

Gli ultimi anniIn alcune regioni sono cominciate le rivolte e molti satrapi stanno commettendo abusi e rafforzando il loro potere anche con milizie personali. Le rivolte sono represse, i governi sostituiti e si dà ordine ai satrapi di congedare le loro truppe mercenarie. Il sovrano poi promuove un’iniziativa per creare una classe dirigente che comprenda anche i persiani: fa sposare 91 membri della sua corte con donne dell’aristocrazia iranica e sposa due principesse achemenidi, Statira, figlia di Dario III e Parisatide, figlia di Artaserse III e sono legalizzate le unioni di donne persiane con i soldati macedoni. L’esercito poi viene riorganizzato con un nuovo corpo d’armata formato da fanti iranici. I macedoni però vedono messa a rischio la loro posizione di preminenza. Ma Alessandro fa uccidere tutti i capi delle rivolte che si innescano e annuncia che i corpi più importanti dell’esercito saranno costituiti da milizie persiane: i macedoni devono accettare la politica di fusione con gli iranici.

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Nel 324 poi il sovrano fa emanare durante i giochi olimpici il cosiddetto “decreto sugli esuli”, un editto con cui impone alle città di riammettere chi è stato bandito, tranne chi si è macchiato di crimini di sangue e di sacrilegio, restituendo loro i beni confiscati. Il decreto costituisce una violazione della lega di Corinto che non prevede intromissione negli affari interni degli alleati e segna un cambiamento verso le poleis greche. Alessandro poi impone la propria divinizzazione: dopo la morte del suo amico Efestione, non si limita ad organizzare cerimonie funebri ma istituisce un culto eroico dedicato al defunto e pretende dai greci che a lui siano tributati onori divini. Nel 323 a Babilonia riceve delegazioni che gli recano omaggio da Grecia, Africa e Europa ma continua a volersi espandere. Egli decide di conquistare l’Arabia, per consolidare il confine merdionale dell’impero e collegarsi all’Egitto e forse anche il Mediterraneo occidentale. Morirà però nel 323 a causa di una malattia. Le cause della sia morte sono destinate a rimanere ipotetiche.

L’Atene di Licurgo e la guerra lamiacaLicurgo e il suo gruppo dirigente adotta una politica cauta e realista: riesce a mantenere un rapporto di convivenza con la Macedonia e a tenere a freno i fautori di un nuovo scontro militare. Per questo nel 331 non accetta la proposta dello spartano Agide III a partecipare ad una ribellione contro i macedoni e decide per la neutralità. Licurgo si occupa principalmente di problemi interni alla polis. Grazie a lui migliorano le finanze ateniesi e comincia un’attività edilizia intensa. Egli riorganizza il servizio militare dei giovani ateniesi, l’efebia: al compimento del 18 anni diventa obbligatorio un biennio remunerato di addestramento, durante il quale le reclute ricevono un’educazione che promuova i valori della polis. In questo modo si vuole ottenere un esercito più efficiente e creare coesione civica e patriottica.Dopo la sua morte nel 324 inizia una fase turbolenta per la città. Arpalo, in fuga dall’Asia chiede asilo agli ateniesi che lo imprigionano gli confiscano il denaro quando i Macedoni ne chiedono l’estradizione. Nel 323 poi, alla morte di Alessandro, influenzati da Iperide e da Lesotene, gli ateniesi decidono di ribellarsi ai macedoni e sono appoggiati da popoli della Grecia centro-settentrionale e da alcuni Stati del Peloponneso, con cui nasce una nuova coalizione. Antipatro, colto di sorpresa, viene sconfitto da Platea e alle Termopili e si chiude nella fortezza tessalica di Lamia (guerra lamiaca) e il condottiero ateniese Antifilo vince i macedoni. Ma nel 322 la flotta ateniese viene sconfitta presso Amorfo mentre Antipatro vince a Crannone. Perciò ad Atene i filomacedoni riescono a far approvare la decisione di avviare trattative con Antipatro, con cui negoziano la resa.Le condizioni sono dure:

insediamento di una guarnigione macedone al Pireo mutamento costituzionale: la democrazia viene sostituita da un regime oligarchico che riserva a pochi il godimento

dei pieni diritti politiciIl potere viene preso dalla fazione filomacedone. Atene si deve rassegnare a svolgere un ruolo secondario.