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giugno 2012 il Cantico 1 il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8 www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000 Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO LA TRINITÀ RIVELA L’AMORE - Graziella Baldo 2 COME AMARE? - Lucia Baldo 3 LETTERA ALLE VITTIME DEL TERREMOTO - Card. Carlo Caffarra 4 VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE. L’AMORE È L’UNICA FORZA CHE TRASFORMA IL MONDO - Dall’Omelia di Benedetto XVI 6 IL VALORE SOCIALE DELLA CURA RECIPROCA - Card. Angelo Scola 8 SCUOLA DI PACE. DIRITTI UMANI, SOSTENIBILITÀ E BENE COMUNE - Martin Carbajo Núñez 9 SCUOLA DI PACE. STILI DI VITA PER UN NUOVO VIVERE INSIEME - Lucia Baldo 14 “NUOVI STILI DI VITA” SCUOLA DI PACE IN SICILIA- Santina Lidestri 16 L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA NEL MUNICIPIO 18 - Vito Rapisarda 18 SCUOLA DI PACE. RIFLESSIONI SUL BENE COMUNE - III parte - Paolo Evangelisti 20 CONCERTO DI PREGHIERA E DI LODE IN ONORE DI S. CHIARA - Amneris Marcucci 25 VENERABILE PAOLO PIO PERAZZO - Pier Giuseppe Pesce 26 SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 28 SUCCEDE NEL MONDO: ARGENTINA E ECUADOR. IL FLAGELLO DELLA TRATTA DELLE PERSONE- (Ag. Fides) 29 RICORDO DI ELDA ROFFI - Pino De Poli 30 PIETRE, PANE E OLIO PER LA LAMPADA - Renato Dal Corso 31 IL CANTICO 31 È BELLO CHE I FRATELLI STIANO INSIEME - Elisabetta Lissoni 32 SOSTEGNO A DISTANZA - Clinica infantile “Club Noel” 32

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giugno 2012 il Cantico 1

il Canticoonline

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIOLA TRINITÀ RIVELA L’AMORE - Graziella Baldo 2COME AMARE? - Lucia Baldo 3LETTERA ALLE VITTIME DEL TERREMOTO - Card. Carlo Caffarra 4VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE. L’AMORE È L’UNICA FORZACHE TRASFORMA IL MONDO - Dall’Omelia di Benedetto XVI 6IL VALORE SOCIALE DELLA CURA RECIPROCA - Card. Angelo Scola 8SCUOLA DI PACE. DIRITTI UMANI, SOSTENIBILITÀ E BENE COMUNE - Martin Carbajo Núñez 9SCUOLA DI PACE. STILI DI VITA PER UN NUOVO VIVERE INSIEME - Lucia Baldo 14“NUOVI STILI DI VITA” SCUOLA DI PACE IN SICILIA- Santina Lidestri 16L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA NEL MUNICIPIO 18 - Vito Rapisarda 18SCUOLA DI PACE. RIFLESSIONI SUL BENE COMUNE - III parte - Paolo Evangelisti 20CONCERTO DI PREGHIERA E DI LODE IN ONORE DI S. CHIARA - Amneris Marcucci 25VENERABILE PAOLO PIO PERAZZO - Pier Giuseppe Pesce 26SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 28SUCCEDE NEL MONDO:ARGENTINA E ECUADOR. IL FLAGELLO DELLA TRATTA DELLE PERSONE - (Ag. Fides) 29RICORDO DI ELDA ROFFI - Pino De Poli 30PIETRE, PANE E OLIO PER LA LAMPADA - Renato Dal Corso 31IL CANTICO 31È BELLO CHE I FRATELLI STIANO INSIEME - Elisabetta Lissoni 32SOSTEGNO A DISTANZA - Clinica infantile “Club Noel” 32

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In ogni celebrazione eucaristica professiamo lanostra fede nella Trinità attraverso le parole delCredo, ma spesso consideriamo il dogma trinitariocome una verità astratta, slegata dalla realtà vitaledi tutti i giorni e da cui non è possibile ricavarealcunché di pratico.Invece la Trinità è un mistero che va vissuto: ilmodo di agire in relazione delle tre Persone divineè rilevante per la vita degli uomini, poiché rivelal’Amore. E che cosa c’è di più “pratico”dell’Amore? “L’Amore è veramente prassi”(Scoto).Senza l’Amore la vita perde il suo senso, poichél’uomo è fatto per amare chi lo ha creato e peramare gli altri.Nella stagione d’oro dei Padri e dei dottori dellaChiesa, prima che si sviluppasse un formalismoche ha analizzato capillarmente concetti e terminicome “sostanza”, “ipostasi” e “natura”, il dogmatrinitario era una realtà vitale, la fede professata eralegata alla fede vissuta.Per Gregorio Nazianzeno (329-390), che ha rice-vuto l’appellativo di “cantore della Trinità”, laTrinità non è una verità astratta, o solamente undogma; è la sua passione, il suo ambiente vitale, laluce dei suoi occhi. S. Agostino (354-430) ha impostato il suo discorsosulla Trinità a partire dalla parola dell’evangelistaGiovanni: “Dio è amore” (1 Gv 4,10)… per questoè Trinità! Un Dio che fosse pura Conoscenza o pura Legge opuro Potere non avrebbe certo bisogno di esseretrino. La visione deistica di Cartesio e degli illumi-nisti prescinde del tutto dalla Trinità, per concen-trarsi su un dio concepito come essere supremo chesarebbe irrilevante per la vita degli uomini. Ma un

Dio che è anzitutto Amore non può essere monoli-tico altrimenti è puro amore di sé, cioè puro egoi-smo che è la totale negazione dell’amore (il dio diAristotele non ama niente al di fuori di sé, a causadella sua stessa perfezione).Non si dà un amore a vuoto, senza oggetto.“L'amore suppone uno che ama, ciò che è amato el'amore stesso”(S. Agostino, De Trinitate). Fin dal-l’eternità, prima di amare l’uomo, il Padre è, nellaTrinità, colui che ama, la fonte e il principio ditutto; il Figlio è colui che è amato; lo Spirito Santoè l'amore con cui il Padre e il Figlio si amano. Scoto ha espresso con queste parole l’Amore infi-nito: “Dico dunque così: Dio ama in primo luogose stesso. In secondo luogo ama se stesso negli altrie questo amore è santo. In terzo luogo vuole esse-re amato da colui che può amarlo in grado sommo– io parlo dell’amore di un essere estrinseco a lui ocreato…”.Ma, come dice S. Bonaventura, il cuore dell’uomoè malato! E allora come può l’essere creato amareDio? L’unico modo è sanare l’affettività umana parteci-pando alla vita trinitaria a cui si può accedere attra-verso l’unica “porta” che è Cristo. La Trinità offrendo il Figlio si apre e si rivela acoloro che si relazionano a Lui: alimentandosi allamensa della sua Parola e dell’Eucaristia vengonoinondati dalla luce e dall’Amore di Dio trino.La relazione col Verbo incarnato ha improntatotutta la vita di S. Francesco: la sua unica preoccu-pazione era quella di ricordare, di raccogliere leazioni di Cristo, di riproporsele e di riprodurlenella sua vita per essere a immagine del corpo diCristo e a similitudine dello spirito di Cristo (cfr.FF 153). Con-compiendo le azioni di Cristo, S.

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LA TRINITÀ RIVELA L’AMOREGraziella Baldo

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Francesco fa esperienza dell’Amore che è vissutodalla Trinità.Negli Scritti del Santo di Assisi troviamo unamagnificenza di relazionalità che fa trasparire unapenetrazione nella Trinità che dà la beatitudine, laperfetta letizia: Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cieloun Padre!Oh, come è santo, fonte di consolazione, bello eammirabile avere un tale Sposo!Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile,pacifico, dolce, amabile e desiderabile sopra ognicosa avere un tale fratello e un tale figlio, ilSignore nostro Gesù Cristo, il quale offrì la sua

vita per le sue pecore, e pregò

il Padre dicendo: “Padre santo, custodiscili nel tuonome, coloro che mi hai dato nel mondo; eranotuoi e tu li hai dati a me. E le parole che desti a mele ho date a loro; ed essi le hanno accolte ed hannocreduto veramente che sono uscito da te, e hannoconosciuto che tu mi hai mandato. Io prego peressi e non per il mondo. Benedicili e santificali! Eper loro io santifico me stesso. Non prego soltantoper loro, ma anche per coloro che crederanno inme per la loro parola, perché siano santificati nel-l’unità, come lo siamo anche noi. E voglio, Padre,che dove sono io siano anch’essi con me, affinchécontemplino la mia gloria nel tuo regno. Amen”(FF 178/3).

È impossibile per una persona non amare. Ogniscelta è una scelta d’amore. Ci sono, tuttavia,modi giusti e modi sbagliati di amare: le vitesbagliate sono modi sbagliati d’amare. Le vitegiuste sono modi giusti d’amare. Il vero proble-ma è sempre il “come”. Quello che occorre èimpostare in modo giusto il mistero dell’amore.Facilmente veniamo a essere in preda ad erroricui diamo poca importanza e che, invece, poi sirivelano come quegli scambi delle stazioni chefanno deviare il percorso del treno. Che cos’èuno scambio? Niente. Eppure è tutto! Se io com-metto errori in certi snodi della mia vita, getto iltreno della mia esistenza per binari sbagliati. Ilpunto forte è lo scambio, è fare la scelta giusta,che sia la scelta di un modo giusto di amare. Ladifficoltà è come amare, quale orientamento dareal nostro amore.Senza la rivelazione evan-gelica, non sapremmo quasinulla sull’amore. Se sivuole veramente saperecome si deve amare, occor-re rifarsi alla sentenza fon-damentale del NuovoTestamento: “Dio è amore”.In questa sentenza l’amore,che è il predicato, si con-giunge con Dio, che è ilsoggetto, formando un’uni-tà inseparabile con Lui.Inoltre la sentenza “Dio èamore” ci fa sentire condi-zionati e verificati da essa, ameno che noi non pensiamo

di essere dio. Quindi è molto importante nonseparare mai Dio dall’amore.Dire che Dio è amore significa porre l’amore aun livello trascendente l’ambito terrestre. Se noirendiamo terrestre l’amore, lo rendiamo finito;lo rendiamo una nostra immagine e lo priviamodella sua dignità suprema.Comunicare con Dio è impossibile perché Dio èinfinito, mentre l’uomo è finito. Solo l’amorerende possibile comunicare con Dio. Ma dovetrovare il parametro per sapere come noi dobbia-mo amare?Il parametro è il corpo di Cristo. Il come l’uo-mo, spirito incarnato, possa amare è essenzial-mente il “come” datoci dal corpo di Cristo.Senza il corpo di Cristo noi non sapremmocome amare. Il nostro corpo non è sempre aper-to all’amore, non è sempre servo dell’amore,ma può essere anche chiusura, spessore cheimpedisce di amare. Perché il corpo si possaaprire all’amore è necessaria la luce emanatadal corpo di Cristo, che è il modello in cui èdata l’incarnazione dell’amore. Per questoScoto pone come prima creatura, a prescinderedal peccato dell’uomo, la realtà di Cristo che sisarebbe incarnato anche se l’uomo non avesse

peccato. Cristo muore sullacroce per comunicarci larealtà profonda dell’amoreche comprende anche ladurezza della croce.

La preoccupazione di S.Francesco nella sua vita èstata sempre quella diincarnare l’amore, perchél’amore non è nell’univer-sale, ma nella concretezzadel singolare. Seguendo ilsuo esempio, noi dobbiamofare del nostro corpo lospazio in cui si incarna ilsacro dell’amore.

Lucia Baldo

COME AMARE?

Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente edolce forza del tuo amore la mente mia datutte le cose che sono sotto il cielo, perchéio muoia per amore dell’amor tuo, come tuti sei degnato morire per amore dell’amoremio (FF 277).

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Carissimi fedeli, carissimi sacerdoti, carissimi reli-giose e religiosi,desidero partecipare alcune riflessioni a voi chesiete stati colpiti dall’immane tragedia del terremo-to. Spero che questi miei pensieri siano di consola-zione e di conforto nel grande dolore che statevivendo. Sono sicuro che riflettendo su quantoaccaduto siete rimasti colpiti e come storditi dallaconstatazione della fragilità di tutto il nostromondo. In pochi minuti avete visto coi vostri occhisecoli di storia e di lavoro spazzati via. Ma soprat-tutto avete sperimentato quanto sia fragile, breve,fugace la nostra vita.In questi giorni sicuramente siete stati investiti dadomande drammatiche: perché è accadu-to? I sismologi, per quanto sanno, posso-no darci le ragioni geofisiche. Ma lavostra domanda ha un altro significato:quale senso hanno i nostri giorni di faticae di dolore? Ma, alla fine, un senso cel’hanno? È questa domanda che, sono

sicuro, attraversa il vostro cuore. Mentre mi aggi-ravo per le vostre case; mentre parlavo con voi evedevo non raramente i vostri occhi pieni di lacri-me, risuonavano dentro al mio cuore le parole cheil Signore ci ha detto: «Chi confida nel Signore ècome il monte Sion: non vacilla. È stabile per sem-pre» (Salmi, 125 [124], 1). Ma mi dicevo: anche laterra però vacilla ed è instabile; anche le montagne!«E si scuotono le fondamenta della terra.Barcollerà la terra come un ubriaco, vacilleràcome una tenda» (Is, 24, 18.20). E allora? C’è unaparola che il Signore ci ha detto una volta per sem-pre attraverso il profeta Isaia: «Anche se i monti sispostassero e i colli vacillassero, non si allontane-rebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la miaalleanza di pace con affetto perenne ho avuto pietàdi te» (Is, 54, 10.8). È questa la risposta alle vostredomande: la bontà, l’affetto, la tenerezza delSignore. Non dubitate di essa, e sarete salvi. «Coluiche cammina (ancora) nelle tenebre, senza avereluce, speri nel nome del Signore e si appoggi al suoDio» (Is, 50, 10).Vi devo confidare che vedendo i vostri luoghi deva-stati, mi è spesso tornata in mente una pagina delVangelo, nella quale si riferisce che una torre deltempio crollando aveva ucciso diciotto persone.Sentite il commento di Gesù: «Quei diciotto sui

quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete chefossero più colpevoli di tutti gli abitanti diGerusalemme? No, vi dico, ma se non vi converti-te, perirete tutti allo stesso modo» (Lc, 13, 4-5).Carissimi, queste parole di Gesù aiutano tutti senza

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LETTERA ALLE VITTIME DEL TERREMOTO“Nulla potrà separarci dall’amore che Dio ci ha dimostrato in Gesù”.

Messaggio dell’Arcivescovo di Bologna

Pubblichiamo la Lettera inviata da S.E.zaCard. Carlo Caffarra alle vittime del terremo-to. Ci uniamo a questi sentimenti, esprimendoa tutti coloro che sono stati così duramente col-piti la nostra vicinanza e la nostra solidarietà.Il messaggio riguarda anche ciascuno di noiperché il terremoto ci richiama alla fragilitàdella nostra esistenza e alla responsabilitàdi custodia che questa comporta per il benedi tutti.

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eccezione, non solo voi, a una comprensione pro-fonda di quanto è accaduto. Guardiamoci tutti dalpensare che ci sia una relazione diretta e precisa tracalamità e colpa. Ciò risulta anche da un altro epi-sodio del Vangelo narrato da Giovanni (cfr. Gv9,3).Ma l’immane tragedia che ha colpito voi, è un invi-to rivolto a tutti, senza eccezioni, a convertirci.Ma quale più precisamente è il contenuto di questoinvito rivoltoci con un linguaggio così drammatico?Un primo contenuto è il seguente: non perdiamo maila coscienza della nostra fragile condizione di creatu-re. La cultura in cui viviamo ha fatto di tutto peroscurare questa consapevolezza. Chi vive in questaoscurità, venga nelle vostre terre; si fermi un istantea guardare quelle rovine e non farà fatica a capire chechi ha insegnato all’uomo a considerare se stessopadrone di se stesso, lo ha tragicamente ingannato.Mi vengono sulle labbra le parole del poeta: «E lapossanza / qui con giusta misura / anco estimar potràdell’uman seme, / cui la dura nutrice, ovei men teme/ con lieve moto in un momento annulla / in parte, epuò con moti / poco men lievi ancor subitamente /annichilare in tutto». Un secondo contenuto è ilseguente: la grave tragedia che vi ha colpito invitatutti, senza eccezione, al sapiente discernimento fra ibeni che passano e i beni che restano e che nessunterremoto può distruggere. Venendo tra voi, ho vistotante espressioni di bontà reciproca, di aiuto chel’uno offre all’altro, di comprensione vicendevole, dipreoccupazione per le sorti dei più deboli: bambini,anziani, ammalati. In una parola: la carità si è rinvi-gorita. Avete già compreso ciò che vale assolutamen-te e ciò che vale solo relativamente. È un vero cam-biamento nei vostri criteri di valutazione, la conver-sione cui siamo invitati. Un terzo contenuto, ed è ilpiù importante, è il seguente: ritorniamo al Signorecon profondità di fede, e «non chiameremo più dionostro il lavoro delle nostre mani» (Os, 14, 4).Visitando i vostri luoghi sono rimasto moltoimpressionato dal fatto che gli edifici più colpitisono le chiese e i municipi. Sicuramente geologi eingegneri possono spiegarci, almeno in parte, que-sto fatto. Ma credo che possiamo anche fare alriguardo alcune riflessioni. I due edifici sono iprincipali simboli della vostra comunità. È in essiche voi vi riconoscete come appartenenti allacomunità di fede e alla comunità civile. Sono i dueluoghi in cui l’uomo esprime i suoi due desideripiù propriamente umani: cercare il volto di Dio;vivere in una società giusta. Forse nel fatto che il

sisma ha soprattutto colpito questi due luoghi, ènascosto un preciso invito rivolto a tutti noi, a tuttiripeto, a ripensare le ragioni che ci fanno convive-re nella stessa città? A riflettere sulla qualità dellanostra appartenenza alla Chiesa? Carissimi, quan-do ho visto municipi letteralmente sventrati o crol-lati non ho potuto non pensare: queste immagini cidicono che anche la nostra convivenza municipale,nazionale ed europea sono state sventrate dal sismadel nostro individualismo utilitarista? Carissimi,quando ho visto le chiese crollate o inagibili, hopensato al grido profetico del nostro Santo PadreBenedetto XVI che continua a dirci: la crisi dellaChiesa in Europa è una crisi di fede. Una crisi cosìprofonda che rischia di far «crollare» la Chiesa inOccidente. Il vostro coraggio, la dedizione eroicadei vostri sindaci, la testimonianza commovente divoi sacerdoti, veri pastori che condividete ogni sof-ferenza del vostro popolo, sono un segno precurso-re ed esemplare. Il segno che tutti siamo chiamati aricostruire vere comunità civili che non si riducanoa essere coesistenze di egoismi opposti; a riscopri-re, durante l’imminente Anno della fede, o a riac-cogliere il tesoro incomparabile della fede.Vi dobbiamo infine molta gratitudine. Ci state facen-do in questi giorni un dono preziosissimo: il donodella vostra sofferenza, la quale nella visione cristia-na è la linfa della vita della Chiesa. L’impegno nostroora è di non tralasciare nulla per aiutarvi a riprende-re la vita: il lavoro in primo luogo; la scuola per ivostri bambini; il rientro nelle vostre case, dove vive-re una normale vita famigliare.Carissimi, quanto sono imperscrutabili i giudizi diDio e inaccessibili le sue decisioni (cfr. Rm, 11,32)!Ma di una cosa siamo certi: nulla neppure i terre-moti «potrà mai separarci dall’amore che Dio ciha dimostrato in Gesù». Il Dio di ogni consolazio-ne vi conforti; i nomi di ciascuno di voi sono scol-piti nel suo cuore; le piante dei vostri paesi sonodisegnate sulle sue mani. Non perdetevi dunqued’animo. Vi voglio bene e soffro con voi. Vi bene-dico.

Card. Carlo Caffarra

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"…. La solennità liturgica della Santissima Trinità,che oggi celebriamo, ci invita a contemplare questomistero, ma ci spinge anche all’impegno di viverela comunione con Dio e tra noi sul modello di quel-la trinitaria. Siamo chiamati ad accogliere e tra-smettere concordi le verità della fede; a viverel’amore reciproco e verso tutti, condividendo gioiee sofferenze, imparando a chiedere e concedere ilperdono, valorizzando i diversi carismi sotto laguida dei Pastori. In una parola, ci è affidato ilcompito di edificare comunità ecclesiali che sianosempre più famiglia, capaci di riflettere la bellezzadella Trinità e di evangelizzare non solo con laparola, ma direi per «irradiazione», con la forzadell’amore vissuto.Chiamata ad essere immagine del Dio Unico in TrePersone non è solo la Chiesa, ma anche la famiglia,fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. Inprincipio, infatti, «Dio creò l’uomo a sua immagi-ne; a immagine di Dio lo creò: maschio e femminali creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondie moltiplicatevi» (Gen1,27-28). Dio ha creatol’essere umano maschioe femmina, con paridignità, ma anche conproprie e complementaricaratteristiche, perché idue fossero dono l’unoper l’altro, si valorizzas-sero reciprocamente erealizzassero una comu-nità di amore e di vita.L’amore è ciò che fadella persona umanal’autentica immagine diDio. Cari sposi, nel vive-re il matrimonio voi nonvi donate qualche cosa oqualche attività, ma lavita intera. E il vostroamore è fecondo innan-zitutto per voi stessi,perché desiderate e rea-lizzate il bene l’uno del-l’altro, sperimentando lagioia del ricevere e deldare. E’ fecondo poi

nella procreazione, generosa e responsabile, deifigli, nella cura premurosa per essi e nell’educazio-ne attenta e sapiente. E’ fecondo infine per la socie-tà, perché il vissuto familiare è la prima e insosti-tuibile scuola delle virtù sociali, come il rispettodelle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabi-lità, la solidarietà, la cooperazione. Cari sposi,abbiate cura dei vostri figli e, in un mondo domi-nato dalla tecnica, trasmettete loro, con serenità efiducia, le ragioni del vivere, la forza della fede,prospettando loro mete alte e sostenendoli nellefragilità. Ma anche voi figli, sappiate manteneresempre un rapporto di profondo affetto e di premu-rosa cura verso i vostri genitori, e anche le relazio-ni tra fratelli e sorelle siano opportunità per cresce-re nell’amore.Il progetto di Dio sulla coppia umana trova la suapienezza in Gesù Cristo, che ha elevato il matri-monio a Sacramento. Cari sposi, con uno specia-le dono dello Spirito Santo, Cristo vi fa parteci-pare al suo amore sponsale, rendendovi segno del

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L’AMORE È L’UNICA FORZACHE TRASFORMA IL MONDO

Dall’omelia di Papa Benedetto XVI nella Messa a conclusionedel VII Incontro Mondiale delle famiglie

Milano - domenica 3 giugno 2012

L’icona della Sacra Famiglia realizzata dal maestro P. Marko Ivan Rupnik e donata dalSanto Padre quale simbolo di Family 2012.

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suo amore per la Chiesa: un amore fedele e tota-le. Se sapete accogliere questo dono, rinnovandoogni giorno, con fede, il vostro «sì», con la forzache viene dalla grazia del Sacramento, anche lavostra famiglia vivrà dell’amore di Dio, sulmodello della Santa Famiglia di Nazaret. Carefamiglie, chiedete spesso, nella preghiera, l’aiutodella Vergine Maria e di san Giuseppe, perché viinsegnino ad accogliere l’amore di Dio come essilo hanno accolto. La vostra vocazione non è faci-le da vivere, specialmente oggi, ma quella del-l’amore è una realtà meravigliosa, è l’unica forzache può veramente trasformare il mondo. Davantia voi avete la testimonianza di tante famiglie, cheindicano le vie per crescere nell’amore: mantene-re un costante rapporto con Dio e partecipare allavita ecclesiale, coltivare il dialogo, rispettare ilpunto di vista del-l’altro, essere prontial servizio, esserepazienti con i difettialtrui, saper perdo-nare e chiedere per-dono, superare conintelligenza e umiltàgli eventuali conflit-ti, concordare gliorientamenti educa-tivi, essere apertialle altre famiglie,attenti ai poveri,responsabili nellasocietà civile. Sonotutti elementi checostruiscono la famiglia. Viveteli con coraggio,certi che, nella misura in cui, con il sostegnodella grazia divina, vivrete l’amore reciproco everso tutti, diventerete un Vangelo vivo, una veraChiesa domestica (cfr Esort. ap. Familiaris con-sortio, 49). Una parola vorrei dedicarla anche aifedeli che, pur condividendo gli insegnamentidella Chiesa sulla famiglia, sono segnati da espe-rienze dolorose di fallimento e di separazione.Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengononella vostra sofferenza e fatica. Vi incoraggio arimanere uniti alle vostre comunità, mentreauspico che le diocesi realizzino adeguate inizia-tive di accoglienza e vicinanza. Nel libro della Genesi, Dio affida alla coppiaumana la sua creazione, perché la custodisca, lacoltivi, la indirizzi secondo il suo progetto (cfr1,27-28; 2,15). In questa indicazione della SacraScrittura possiamo leggere il compito dell’uomoe della donna di collaborare con Dio per trasfor-mare il mondo, attraverso il lavoro, la scienza ela tecnica. L’uomo e la donna sono immagine diDio anche in questa opera preziosa, che devonocompiere con lo stesso amore del Creatore. Noivediamo che, nelle moderne teorie economiche,prevale spesso una concezione utilitaristica dellavoro, della produzione e del mercato. Il pro-

getto di Dio e la stessa esperienza mostrano,però, che non è la logica unilaterale dell’utileproprio e del massimo profitto quella che puòconcorrere ad uno sviluppo armonico, al benedella famiglia e ad edificare una società più giu-sta, perché porta con sé concorrenza esasperata,forti disuguaglianze, degrado dell’ambiente,corsa ai consumi, disagio nelle famiglie. Anzi,la mentalità utilitaristica tende ad estendersianche alle relazioni interpersonali e familiari,riducendole a convergenze precarie di interessiindividuali e minando la solidità del tessutosociale.Un ultimo elemento. L’uomo, in quanto immagine diDio, è chiamato anche al riposo e alla festa. Il rac-conto della creazione si conclude con queste parole:«Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavo-

ro che aveva fatto ecessò nel settimogiorno da ogni suolavoro che avevafatto. Dio benedisse ilsettimo giorno e loconsacrò» (Gen 2,2-3). Per noi cristiani, ilgiorno di festa è laDomenica, giorno delSignore, Pasqua setti-manale. E’ il giornodella Chiesa, assem-blea convocata dalSignore attorno allamensa della Parola edel Sacrificio Eucari-

stico, come stiamo facendo noi oggi, per nutrirci diLui, entrare nel suo amore e vivere del suo amore.E’ il giorno dell’uomo e dei suoi valori: conviviali-tà, amicizia, solidarietà, cultura, contatto con lanatura, gioco, sport. E’ il giorno della famiglia, nelquale vivere assieme il senso della festa, dell’in-contro, della condivisione, anche nella partecipa-zione alla Santa Messa. Care famiglie, pur nei ritmiserrati della nostra epoca, non perdete il senso delgiorno del Signore! E’ come l’oasi in cui fermarsiper assaporare la gioia dell’incontro e dissetare lanostra sete di Dio. Famiglia, lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimen-sioni della nostra esistenza che devono trovare unarmonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavo-ro e le esigenze della famiglia, la professione e lamaternità, il lavoro e la festa, è importante percostruire società dal volto umano. In questo privi-legiate sempre la logica dell’essere rispetto a quel-la dell’avere: la prima costruisce, la seconda finisceper distruggere. Occorre educarsi a credere, primadi tutto in famiglia, nell’amore autentico, quelloche viene da Dio e ci unisce a Lui e proprio perquesto «ci trasforma in un Noi, che supera le nostredivisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che,alla fine, Dio sia “tutto in tutti” (1 Cor 15,28)»(Enc. Deus caritas est, 18). Amen".

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Fin dalla più tenera età, è lafamiglia a porsi come luogo pri-vilegiato della cura. In essa nonsolo beneficiamo delle attenzio-ni amorevoli dei nostri cari, madiventiamo noi stessi protagoni-sti di cure sollecite verso di loro.Negli aspetti più contingentidella vita di tutti i giorni, cosìcome nelle intime motivazioniche sostengono le relazionifamiliari, il prendersi cura mani-festa la bellezza dello stareinsieme. Con la stessa evidenza,il suo venir meno è sintomo ecausa di gravi incrinature cheferiscono e lacerano la consi-stenza del nucleo familiare.La cura reciproca permette a cia-scun membro della famiglia dicimentarsi nel dono gratuito disé: in questo modo egli diventaartefice di preziosi gesti di con-divisione e di solidarietà. Ogni uomo, infatti, portainscritto nella propria identità un profondo “sensogenerativo”: il bisogno di dare vita, di spendersiaffinché questa cresca e fiorisca, prendendosi curadi chi ama.La cura in famiglia può concretizzarsi in moltepli-ci forme, secondo la peculiarità dei legami che siinstaurano e i diversi tipi di bisogni che si presen-tano. All’interno della coppia degli sposi, ad esem-pio, il reciproco volersi bene avrà a cuore la valo-rizzazione dell’identità e della differenza dell’al-tro; la preoccupazione dei genitori verso i figli siesprimerà maggiormente nella cura del rapportoeducativo, mentre quella dei figli verso i genitorianziani si rivelerà piuttosto come cura della rico-noscenza nei loro confronti. La saggezza dellaScrittura ammonisce: «Onora tuo padre con tutto ilcuore e non dimenticarti delle doglie di tua madre.Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darailoro in cambio di quanto ti hanno dato?» (Sir 7,27-28).Dal punto di vista dei bisogni, l’impegno richiestoper accudire i più piccoli, totalmente dipendentinelle loro esigenze vitali, sarà diverso dalla dedi-zione necessaria a fronte di gravi malattie, invali-danti o croniche e, segnatamente, da quella doman-data alla generazione di mezzo – composta per lopiù da tardo adulti e anziani – nell’assistere chi siavvia a concludere la sua esistenza terrena.Tuttavia resta comune – pur entro i limiti di cia-scuno – un’esperienza umana profonda, fatta di

rispetto per le differenze, pas-sione per il dialogo e premuraper le necessità degli altri, inparticolare dei più fragili.L’esercizio della cura reciprocacostruisce a poco a poco le rela-zioni e le rinsalda nel tempo; alcontrario, l’impossibilità o l’in-capacità di prendersi cura del-l’altro conduce purtroppo a spe-rimentare, anche nei nucleifamiliari, una sorta di vincolodi-sperante, cioè distruttore disperanza.Sebbene la tensione all’aiuto eal sostegno coinvolga entrambi isessi e non diminuisca conl’avanzare dell’età – prova nesia il fatto che il 2012 è statointitolato Anno europeo dell’in-vecchiamento attivo e della soli-darietà tra le generazioni – lericerche tendono ad evidenziare

una netta prevalenza dei carichi di cura affidati allaresponsabilità delle donne, soprattutto madri.Sollecitate dall’inclinazione tipicamente femminileal prendersi cura, esse riescono spesso ad attivareuna complessa e virtuosa rete di attenzioni e diassistenza sia verso i figli che vivono in famiglia,sia verso i giovani adulti usciti di casa, sia verso legiovani coppie. Hanno però bisogno, a loro volta,di sentirsi sostenute da una relazione di coppiaforte e solidale, da un amore che le colma e lerende sicure e in grado di portare fuori dai confinifamiliari questo prezioso orientamento al dono. Incaso contrario, il peso del compito eccede le lororisorse, le opprime e rende loro impossibile unalibera dedizione.La modalità squisitamente familiare – non burocra-tica e non formale – di scambiarsi aiuto e sostegno,si inserisce in tessuti comunitari e circuiti relazio-nali più ampi. Arriva così ad acquisire notevolerilevanza anche a livello sociale, per i beneficieffetti apportati soprattutto nell’ambito della soli-darietà tra le diverse generazioni. È quindi facil-mente intuibile l’estrema importanza, per la socie-tà nel suo complesso, che le relazioni familiariricevano adeguato e competente supporto. Comeho già avuto modo di scrivere a proposito di politi-che familiari, un welfare di comunità maturodovrebbe saper riconoscere nella famiglia un sog-getto capace di azioni a rilevante valenza sociale.Di conseguenza, dovrebbe esercitare nei suoi con-fronti le dovute funzioni di sussidiarietà.

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IL VALORE SOCIALE DELLA CURA RECIPROCACard. Angelo Scola

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Mi è stato chiesto di parlarvi su “diritti umani, soste-nibilità e bene comune”. Cercherò di mettere in evi-denza che, per poter garantire la sostenibilità del-l’ecosistema, è necessario rivedere l’antropologiache sta alla base del nostro modo di rapportarci conla natura e di capire i diritti umani e il bene comune.Di fatto, come afferma Benedetto XVI, nel mondoglobalizzato,“la questione sociale è diventata radical-mente questione antropologica” (CV75).

1. La sfida etica della sostenibilitàLa dignità umana porta con sé il diritto a unambiente sano e a un bene comune rispettoso delbene di ogni singola persona. Non si può ridurre ilbene comune a bene totale, macroeconomico, utili-tarista, confondendo la crescita del prodotto lordocon lo sviluppo integrale di tutto l’uomo e di tuttigli uomini. La concezione personalista del benecomune implica che i diritti umani non siano ridot-ti a barriere difensive, che ci allontanano dagli altrie dal creato; saranno piuttosto mezzi per potenzia-re l’intrinseca socialità umana nel suo vivere inarmonia con Dio, con gli altri e con la natura.“Porre il bene dell’essere umano al centro dell’at-tenzione per l’ambiente è, in realtà, la maniera piùsicura per salvaguardare la creazione”.

1.1. La presa di coscienza del problema dellasostenibilitàIl Rapporto sui limiti dello sviluppo (Limits toGrowth), pubblicato nel 1972, ebbe un influssoimportante nella presa di coscienza sul problemadella sostenibilità. In linea con alcune delle predi-zioni fatte da Thomas Malthus alla fine delSettecento, questo documento affermava che, se ilmodello di crescita dovesse continuare inalterato,in meno di cent’anni l’ecosistema sarebbe incapa-ce di assorbire i rifiuti e di sostenere la continuadomanda di risorse. Venti anni dopo, il documento Beyond the limits(1992) affermava che i limiti di cui parlava il docu-mento del 1972 erano già superati, quindi risultavaurgente un cambiamento sociale e di mentalità.Alcuni studi posteriori su questi informi, nel 2004 enel 2008, affermarono che, a partire degli anni ’80,l’area biologicamente produttiva di mare e di terranon è più in grado né di garantire la necessaria rige-nerazione delle risorse né di assorbire i rifiuti.Anche se fortemente criticato da molti autori, ilrapporto del 1972 ha avuto un influsso non indiffe-

rente. Di fatto, sono state vendute più di trentamilioni di copie del libro ed è stato tradotto in tren-ta lingue. Oggi continua a essere studiato e valo-rizzato da quelli che non accettano acriticamente lanecessità di una corsa sfrenata all’aumento del pro-dotto lordo. Di fatto, oggi esiste una maggiore sen-sibilità su problemi ambientali che, in qualchemodo, rientrerebbero in alcune delle previsionifatte nel 1972, ad esempio l’assottigliamento dellostrato di ozono stratosferico, che funge da filtro perle radiazioni ultraviolette, l’effetto serra, l’aumen-to delle sostanze tossiche nelle acque, la diminu-zione della biodiversità e delle riserve di pesce, ladeforestazione. La crescita senza fine del prodottolordo non garantisce il benessere, mentre mette arischio l’intero ecosistema.

1.2. Il Magistero della Chiesa e la sfida eticadella sostenibilitàAbbiamo visto che la consapevolezza sul problemadella sostenibilità si fa più chiara agli inizi deglianni settanta. Ai tempi del Concilio Vaticano II

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SSCCUUOOLLAA DDII PPAACCEE

DIRITTI UMANI,SOSTENIBILITÀ E BENE COMUNE

Scuola di Pace 20-22 aprile 2012

Martin Carbajo Núñez*

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(1962-1965) non era ancora percepita come unasfida etica urgente. Questo spiega la mancanza diriferimenti diretti a essa nei testi conciliari. LaCostituzione pastorale Gaudium et spes mostraancora un grande ottimismo sulla capacità umanadi venire incontro ai bisogni materiali di una popo-lazione in continua crescita. Comunque, già nel 1971, un anno prima del famo-so rapporto sopra indicato, il papa Paolo VI affer-ma: “Un’altra trasformazione si avverte, conseguenzatanto drammatica quanto inattesa dell’attivitàumana. L’uomo ne prende coscienza bruscamente:

attraverso uno sfruttamento sconsiderato dellanatura, egli rischia di distruggerla e di essere a suavolta vittima di siffatta degradazione. Non soltantol’ambiente materiale diventa una minacciapermanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie,potere distruttivo totale; ma è il contesto umano,che l’uomo non padroneggia più”.Da allora si sono succeduti i pronunciamenti delMagistero, che legano la gravità della crisi ecologicaalla profondità della crisi morale. Siamo davanti adun problema etico che esige rivedere la nostra conce-zione antropologica e il nostro stile di vita. Infatti,“se manca il senso del valore della persona e dellavita umana, ci si disinteressa degli altri e della terra”.L’ecologia fisica è inseparabile dall’ecologia umana.Giovanni Paolo II fa un appello alla responsabilitàdi tutti. Non possiamo più continuare con “la corsasfrenata alla crescita economica” che porta ad abu-sare impunemente delle risorse naturali come sefossero inesauribili. Questo modello di sviluppodegrada la qualità di vita attuale e futura. Infatti,“l’irragionevole distruzione della natura” è un pec-cato sociale che grida al cielo. Abbiamo bisogno di“interventi appropriati e sistemi di protezione idea-ti innanzitutto nell’ottica del bene comune” inmodo tale che sia possibile “provvedere ai bisognifondamentali delle generazioni presenti e future”.

Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in Veritateevidenzia la relazione che esiste tra ambientenaturale e ambiente sociale, ecologia fisica edecologia umana, difesa del biosistema e difesadella vita.“Il libro della natura è uno e indivisibile [...]. Idoveri che abbiamo verso l’ambiente si colleganocon i doveri che abbiamo verso la persona [...]. Lemodalità con cui l’uomo tratta l’ambienteinfluiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e,viceversa” (51).

1.3. Il sogno della felicità attraverso il consumoprogrammatoLa modernità ha incoraggiato la guerra di interessi,perché considera che questo modo di procederesarebbe connaturale all’essere umano e, inoltre,necessario per stimolare la crescita economica.Ognuno cerca di sottomettere tutto al proprio capric-cio, senza preoccuparsi delle conseguenze che pos-sano derivare per la società e per l’ecosistema.L’etica del risparmio è stata sostituita dall’imperati-vo “morale” del consumismo. Spesso si compra peril divertimento, non per venire incontro a una realenecessità.Si direbbe che ha trionfato l’homo faber, quello che,secondo Marcuse, tutto subordina alla tecnologia, alguadagno economico e al consumismo. L’idolatriadel mercato ha slegato la razionalità economica daqualunque considerazione etica. Tutto quanto la tec-nologia permette di fare, si fa e basta. Non c’è tempoda perdere con questioni etiche o eventuali conse-guenze ecologiche. Qualunque riferimento ad altredimensioni, come la solidarietà o la comunione, èconsiderato un freno al progresso, un ritornoall’inefficacia dei tempi passati.Già nell’incipiente società mercantile del secoloXVIII, Pocock aveva identificato l’ideologia Court,che faceva a meno della virtù e metteva al primoposto l’auto-soddisfazione. Le passioni e gli interes-si di ognuno erano considerate le forze decisive perla costruzione della società, mentre la moralità erarelegata nell’ambito privato. Incomincia così uncambiamento di valori sociali che porterà a conside-rare come naturale la ricerca spudorata del propriointeresse, del guadagno senza limiti e del consumi-smo. Questa sarebbe la via più rapida per raggiun-gere la felicità personale e il progresso della società.Il macchinario capitalista ha bisogno di consuma-tori voraci che garantiscano il continuo incrementodei benefici imprenditoriali. Per ottenere ciò, sicreano nuove necessità e si presenta come virtùsociale quello che prima era visto come uno sprecoda evitare. Lo “sperperatore” irrefrenabile è orapresentato come un cittadino esemplare che spingela buona marcia dell’economia (“vizi privati, pub-bliche virtù”). L’etica del risparmio è stata sostitui-ta dall’imperativo “morale” del consumismo. Silasciano da parte i valori della moderazione e dellasobrietà, perché tutto si presenta come necessitàbasilare, impellente, imprescindibile.

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Nel 1927, Cowdrick parlava del nuovo “vangelo eco-nomico del consumo” che induce l’insoddisfazionecome base dello sviluppo. Oggi si presenta comevirtù sociale ciò che prima era disprezzato comespreco. “Comprare non è spendere, è condividere”,proclamava il governo regionale dell’Andalusia, inSpagna, appena scoppiata l’attuale crisi economica.Un esempio tipico è stato la trasformazione dellaCoca-cola, che da essere un semplice sciroppo medi-cinale è diventata una bibita comune, perché è piùfacile venderla come rimedio per la sete invece diattendere che qualcuno abbia emicranie. Nel 1961, ilgruppo farmaceutico Merck regalò cinquantamilavolumi di un libro che aiutava a identificare ladepressione. Ottenne così un enorme incrementodelle vendite di amitriptyline, un anti depressivoappena uscito.

1.4. L’obsolescenza pianificataCon molteplici prodotti e messaggi pubblicitari,oggi si offre una felicità immediata, ininterrotta,mondana. Secondo Bauman, la nostra sarebbe laprima società nella storia umana che offre, qui edora, una felicità terrena, in ogni momento, senzafine. Per poter creare quest’illusione, si ricorre allapubblicità, all’obsolescenza programmata e al cre-dito facile. I prodotti sono presentati nel modo piùaccattivante possibile, puntando molto sull’appa-renza e sul design. Inoltre, devono scadere o smet-tere di funzionare in poco tempo, affinché la perso-na continui a lasciarsi illudere da nuovi richiami.Allo stesso tempo, si facilita il credito immediato,lo spreco e quindi l’indebitamento cronico.L’obsolescenza pianificata alimenta questa seteansiosa di consumismo e promuove una crescitache è fine a se stessa. L’obiettivo direttamente cer-cato non è la soddisfazione delle necessità realidella gente, bensì il crescere per crescere, indefini-tamente. Accecati dalla cupidigia, non si vuolvedere che questo modo di procedere ci sta portan-do inesorabilmente al disastro, giacché le risorsenaturali sono limitate. Nel 1840, Alexis di Tocqueville si stupiva del fattoche in America i prodotti fossero pianificati affin-ché non durassero a lungo. Questa tendenza crebbea partire dagli anni venti. Nel 1928, si affermavagià apertamente che “un articolo che non scadepresto è una tragedia per il commercio”. I paesi delblocco comunista, tuttavia, avendo un’economiastatalizzata e poco efficiente, continuarono a fab-bricare prodotti che avrebbero dovuto garantire unalunga durata. In Occidente, si approfittò della crisi del 1929 e delsuccesso della produzione di massa per imporrel’obsolescenza su vasta scala. Ad esempio, il car-tello Phoebus, costituito nel 1924, decise subito dicostringere tutti i fabbricanti a ridurre del 60 per-cento la durata delle lampadine. Nel 1940, i crea-tori della fibra di nailon furono obbligati a farla piùfragile, perché, come intitolò una rivista, la sualunga durata sarebbe più dannosa per l’economia

che un attacco di marziani. Più recentemente, nel2004, Apple fu accusato di aver ridotto volutamen-te la durata delle batterie dell’iPod e di non facili-tare la loro sostituzione. Adesso, molti prodottielettronici smettono di funzionare semplicementeperché hanno completato il numero di usi previstodal fabbricante. Questo colossale “usa e getta” sta trasformando ilnostro mondo in un letamaio, soprattutto nei paesipiù poveri, dove vanno a finire molti dei prodottiscartati. Diceva Gandhi che “il mondo contienerisorse a sufficienza per soddisfare i bisogni di cia-scuno, ma non abbastanza per la cupidigia di tutti”. L’obsolescenza pianificata forma già parte delnostro modo di valutare noi stessi e la realtà. Si crea-no stelle dello spettacolo perché abbiano un succes-so tanto clamoroso quanto fugace. Attraverso iMedia, si impongono temi di attualità, gusti e mode,tutto di breve durata. Perfino l’essere umano è trat-tato come un prodotto eliminabile (aborto, eutana-sia), mentre nelle reti sociali (Facebook, Twitter,

etc.) migliaia di “amici” sorgono e spariscono. Cisono perfino coppie che si promettono amore eternodavanti all’altare dopo aver già lasciato tutto prontoper poter ottenere facilmente l’annullamento delmatrimonio se le cose dovessero andare male.Ce ne sono pure tanti altri esempi che puntano inaltra direzione. Ad esempio, una coppia americana,che compiva sessantacinque anni di matrimonio, èstata intervistata da un giornalista che loro chiesequale era il segreto di una relazione così lunga.Essi risposero: all’epoca in cui noi siamo stati edu-cati, quando le cose si guastavano, erano riparate…

2. Alle radici del problema ecologicoLa modernità riduce la natura a pura materia neu-tra, cioè a un insieme di oggetti che l’uomo devemodellare a suo capriccio, perché non riconosceloro entità né senso intrinseco. Il liberalismo nonha alcun rispetto per il creato e quindi lo utilizza

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senza scrupoli, in funzione degli interessi delmomento. In modo simile, Marx afferma che lanatura ha bisogno del lavoro umano per poter rag-giungere la propria finalità, cioè, per essere uma-nizzata. Non sembrano esserci dei limiti al dominio dispo-tico e capriccioso dell’uomo sul creato. Questamentalità sta cambiando negli ultimi decenni, difronte all’evidenza di un grave deterioramentoambientale, ma gli interessi economici continuanoa prevalere sulla protezione dell’ecosistema.All’estremo contrario, si situano certe tendenzeneo-pagane o panteiste che tendono a “considerarela natura un tabù intoccabile” (VS 48).

2.1. Visione antropologica erroneaOggi prevale una concezione antropologica negati-va che contraddice la visione cristiana dell’uomo.Per poter giustificare l’avidità predatrice dei piùsagaci, si alimenta una profonda sfiducia nell’esse-re umano, che sarebbe sempre mosso dall’istintoegoista di autoconservazione. “L’uomo è un lupo per l’uomo” ripetono quelli checonsiderano inevitabile la competitività più spietata.Tanto il pessimismo come l’esagerato ottimismoantropologico finiscono per isolare l’uomo daglialtri e dal proprio ambiente vitale. L’individuo non èrispettato né rispetta l’altro, non si sente incoraggia-to all’altruismo né ad aver cura del creato. In una dialettica di perenne conflitto, si ricorre allamorte affinché avanzi la vita, alla guerra per assicu-rarsi la pace (“si vis pacem para bellum”), all’omo-geneizzazione per liberarsi di un’alterità scomoda.L’eliminazione dell’altro sarebbe una potatura neces-saria affinché l’albero sociale si rivitalizzi e cresca. È stata privilegiata pure una visione conflittuale dellanatura. In essa ci sarebbe una lotta implacabile a tutti

i livelli: tra le specie animali (Darwin), tra i microorganismi (Pasteur), ecc. Conseguentemente, lamedicina ha abbandonato i trattamenti olistici perfavorire la lotta contro agenti nocivi ben definiti,ricorrendo a puntuali vaccinazioni e antibiotici men-tre, al contempo, un’esagerata specializzazionemedica tende a perdere di vista la complessità di fat-tori che provocano la malattia, innanzitutto quelli ditipo relazionale. Volendo curare l’organo, si dimenti-ca il malato.

2.2. La sostenibilità come espressione del BenecomuneLa concezione antropologica negativa e conflittua-le ha portato a dare la priorità al capitale sulla per-sona. Il bene comune è stato ridotto a bene totale,cioè a una semplice somma utilitarista, senza pre-occuparsi delle vittime. Il ben-essere è ridotto alben-avere. In questo modo, l’ansia irrefrenabile peraumentare la ricchezza macroeconomica (benetotale) ha provocato insoddisfazione, ha rotto ilegami sociali e ha danneggiato l’ecosistema.Il bene comune, invece, è frutto di una visionepositiva dell’essere umano. Si tratta di un principioetico che non si limita ad aumentare il prodottolordo, ma cerca lo sviluppo integrale di ogni esse-re umano. Il Concilio Vaticano II lo definisce come“l’insieme di quelle condizioni della vita socialeche permettono sia alle collettività sia ai singolimembri, di raggiungere la propria perfezione piùpienamente e più celermente”L’efficienza nel produrre beni economici non è loscopo principale della società. Infatti,“la condivi-sione dei beni e delle risorse, da cui proviene l’au-tentico sviluppo, non è assicurata dal solo progres-so tecnico e da mere relazioni di convenienza, madal potenziale di amore”(CV 9). Pertanto, il bene

comune è la finalità che orienta e dàsenso allo sviluppo. In questa pro-spettiva, ognuno considera il pros-simo e il creato come parte di sestesso e, pertanto, si sente respon-sabile del prossimo presente e futu-ro.La prospettiva dovrà essere univer-sale, abbracciando tutti gli uomini etutto il creato. Non ci sarà progres-so integrale senza le relazioni gra-tuite, fraterne. Sarà pure aperto alladimensione escatologica, che rela-tivizza il tempo presente e lo apre aun futuro di speranza e pienezza.

2.3. Sostenibilità e diritti umaninel contesto del bene comuneI diritti ambientali formano partedella terza generazione dei dirittiumani (=DU) e si basano su unasolidarietà che va oltre il concettochiuso di sovranità nazionale.Mentre quelli delle due prime gene-

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razioni erano diritti del singolo, i diritti della terzagenerazione tendono a comprendere tutti gli uomi-ni, considerati non solo come singoli, ma anchecome membri della famiglia umana o di un deter-minato gruppo. Il presupposto è che tutti gli Statidella terra sono partecipi di un unico patto sociale,in pari dignità.Nel caso concreto dei diritti ambientali, tutti gliStati devono impegnarsi nel mantenimento dellerisorse e dell’equilibrio ambientale in modo tale dasoddisfare le esigenze presenti senza compromette-re quelle delle generazioni future.Tutti gli uomini,in quanto membri dell’unica famiglia umana uni-versale, hanno il dovere di associarsi (azione popo-lare) per difendere questi diritti.La dignità della persona fonda i diritti umani. Essi,oltre ad essere categorie del diritto positivo, sonoanche categorie etiche, in quanto esprimono valoribasilari della persona e della convivenza. Purtroppo, ilmodo di presentare il diritto ambientale riflette ancorauna prevalente impostazione individualista, sganciatadal bene comune. Sembrerebbe che il problema eco-logico è soltanto una questione di tecnica gestionale,dimenticando che bisogna superare la mentalità utili-tarista che lo ha provocato. Di fatto, la crisi ambienta-le mette in dubbio tutto il sistema economico e i fon-damenti antropologici sui quali era stato costruito.Si parla di diritto all’ambiente, ma si parla menodei doveri che esso comporta per lo Stato, le cor-porazioni e per ogni singolo cittadino.

3. In cerca di una soluzioneNella visione cristiana, la creazione è una benedi-zione, un dono divino e, pertanto, è preziosa in sestessa, indipendentemente dall’utilità che se nepossa ricavare, perché in essa è presente il proget-to divino di amore nella verità.

3.1. Un nuovo modo di rapportarsi con il creatoDio crea gratuitamente e gioisce per la creazione.Ogni creatura è stata chiamata da Dio all’esistenza,ordinata in un “cosmo” ed orientata verso la nuovacreazione. L’uomo è chiamato a collaborare a que-sto piano divino, perché la natura ha bisogno di luiper poter sviluppare le proprie potenzialità, madeve farlo in conformità con il piano divino. Illavoro, la perfeziona e questa, a sua volta, si donaall’uomo. Pertanto, la contemplazione e l’ascoltosostituiscono il dominio dispotico.La materia non è soltanto materiale per noi. Nientedel creato è superficiale o accessorio, perché Diotutto conosce, tutto ama nella sua singolarità e, inCristo, tutto ha predestinato all’unione con sé. Lecreature fanno parte di quel dialogo che ha nellaTrinità la sua origine, il suo fondamento e il suodestino ultimo. Pertanto, il “soggiogate la terra”(Gen 1,28) non è sinonimo di abuso capriccioso,conoscenza possessiva o manipolazione senza scru-poli. La creazione ha un valore sacramentale per-ché, in Cristo, il Padre vive nel mondo e lo vivificaper mezzo del suo Spirito, facendo di essa un’epifa-

nia dell’Amore trinitario. Nel Liber naturae, l’uo-mo scopre la voce di Dio e, a sua volta, in quantocapax Dei, catalizza l’anelito cosmico di unirsiamorevolmente al suo Creatore (Rm 8,22-23). La protezione dell’ecosistema non è solo una que-stione estetica, bensì un imperativo morale. Lo svi-luppo deve essere attento all’equilibrio ecologico,“alla rinnovabilità delle risorse e alle conseguenzedi una industrializzazione disordinata”. Quandol’uomo ignora le “leggi non solo biologiche, maanche morali”, “allora la natura gli si ribella e nonlo riconosce più come «signore»”.

3.2. L’esempio di Francesco d’AssisiImitando la kenosis di Cristo, Francesco abbando-na ogni pretesa di dominio utilitarista sugli uominie perfino sulle stesse cose. Invece di dominare,Francesco contempla, ammira, si sente in affettuo-sa comunione con tutti ed “estende la sua caritànon solo agli uomini provati dal bisogno, ma ancheagli animali senza favella, ai rettili, agli uccelli, atutte le creature sensibili e insensibili”. (1Cel 77).Francesco si sente intimamente unito a tutti gliesseri e a tutti vuole ubbidire. Perciò afferma che“la santa obbedienza […] rende l’uomo soggetto atutti gli uomini di questo mondo e non soltanto agliuomini ma anche agli animali, alle fiere, così chepossono fare di lui quello che vogliono, in quantosarà loro permesso dal Signore”. (SalVir 17).La creazione non è un gradino che Francesco “utiliz-za” per arrivare a Dio, ma il posto dove lo scopre pre-sente, operante. Non usa le cose per trovare un signifi-cato, ma accoglie l’amore divino che in esse si mani-festa. Francesco contempla in tutte le creature “labontà di Dio” (EP 113); perciò le chiama “sorelle”(1Cel 81) ed esse rispondono al suo affetto. NelCantico delle creature, Francesco non accenna aibenefici che le cose procurano all’uomo, bensì al fattoche esse sono una manifestazione dell’amore di Dio,che raggiunge la sua massima espressione nell’incar-nazione del Verbo. Pertanto, la lode e la gratitudinedevono rimpiazzare qualunque tentativo di appropria-zione o dominio. In questo modo, Francesco ritrova labontà radicale di tutta la creazione e contraddice letendenze manichee di allora (catari, albigesi), chedifendevano la posizioneopposta.

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La bellezza della natura non soltanto rimanda aDio, ma lo fa pure vedere, perché tutto è un vesti-gio del Creatore. Le cose sono sorelle, degne diessere amate per loro stesse, perché sono frutto del-l’amore divino che crea e sostiene. Francesco vedela natura dalla prospettiva di Dio, perciò l’ama fra-ternamente. Non la utilizza come signore dispoti-co, neppure si lascia catturare da essa. Situandosi“in mezzo”alle cose, Francesco loda e celebra lapresenza del Creatore. Più che proiettare sullanatura i suoi sentimenti, Francesco ascolta, acco-glie e si unisce alla sinfonia di tutto il cosmo.Il mondo non è espressione di potenza, bensìespressione di bontà: è un dono. Ogni creatura èuna manifestazione dell’amore divino che superala nostra capacità di raziocinio. Tutti gli esseri sonoespressione dell’amore gratuito, libero, incommen-surabile del Creatore. L’ospitalità assoluta versotutti gli esseri non è per il beneficio che ci procura-no, bensì perché tutti sono frutto dell’amore divinoe, pertanto, buoni in se stessi.Tutti gli esseri sono in intima relazione nella cari-tà, perché fanno parte di un unico progetto diamore, ognuno con la sua propria dignità ed il pro-prio obiettivo specifico. Siamo chiamati, conFrancesco, a contemplare, meravigliati, il misterodel mondo e ad amministrare responsabilmentetutto quanto Dio ci ha affidato.

Il volontarismo francescano permette una visioneintegrativa, ospitale, della materia e del propriocorpo, che non si presentano come qualcosa diestraneo o pericoloso. La natura non è né inospita-le né ostile, non è qualcosa che l’uomo deve sotto-mettere, bensì una casa, una stanza accogliente.Bonaventura afferma che le cose sono parole diDio che, insieme, formano un libro, “un bel poemaordinato”, la cui dignità e bellezza globale è capta-ta solo dal contemplativo. Duns Scoto difendel’univocità dell’essere, stabilendo così una connes-sione fondamentale, non solo analogica, tra gliesseri di questo mondo e lo stesso Dio. Tutta lacreazione tende a Dio in Cristo; la salvezza com-prende tutto il cosmo. Allo stesso tempo, Scotoafferma l’autonomia delle creature. Niente è super-ficiale o accessorio, perché Dio tutto conosce etutto ama nella sua singolarità. Accentuando questalinea, Ockham difende l’ontologia del concreto.Tutti gli esseri, fino al più irrilevante, riflettono laTrinità e, pertanto, hanno una dignità che deveessere rispettata. Uniti ad essi, aspettiamo la sal-vezza definitiva.

* Docente di Teologia morale e Vice RettorePontificia Università Antonianum

Le immagini sono diapositive tratte dalla presenta-zione del relatore.

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Il Seminario “Stili di vita per un nuovo vivereinsieme” svoltosi a Roma dal 20 al 22 aprile u.s., siinserisce nell’ambito del Progetto “Educare allacustodia del creato” con il quale la FraternitàFrancescana Frate Jacopa e la Cooperativa SocialeFrate Jacopa hanno accolto l’invito della Chiesaitaliana a prendere coscienza dell’emergenza edu-cativa e ambientale per una partecipazione attiva eresponsabile di tutti a un radicale cammino di con-versione. Tale cammino è reso sempre più necessa-rio dall’urgenza di staccarsi da quella strada che ciha condotti nel vicolo cieco del vuoto di valori edella rassegnazione senza speranza che neutralizzala forza e la capacità di ricominciare da capo conslancio e fiducia verso il futuro.

Tale rinnovamento degli stili di vita, che è rinnova-mento del modo di essere e di comportarsi, non puòprescindere dal cambiamento del rapporto con ilcreato alla riscoperta della relazione fraterna uni-versale in alternativa al rapporto fondato sull’uso esull’abuso dei beni che la natura ci offre.La scoperta dello spirito di fraternità è la vera novi-tà di vita che ci può salvare, perché è quella forzadi coesione che unisce l’uomo alle creature dellaterra e del cielo per formare insieme un universoordinato in un’armonia ed equilibrio che rendonole creature indissolubilmente unite tra loro da uncomune destino di gloria anziché di dissoluzione.Oggi più che mai acquista un valore salvifico ilcompito assegnato da Dio all’uomo di farsi voce di

STILI DI VITAPER UN NUOVO VIVERE INSIEME

Risonanze della Scuola di Pace

Lucia Baldo

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lode al Creatore attraverso le lodi delle creature,perché in altro modo non si potrebbe colmare ladistanza infinita che ci separa dall’AltissimoOnnipotente bon Signore. Il Cantico di lode dellecreature, mediatrici tra l’uomo e il Creatore, in unlinguaggio concreto e originale restituisce all’uo-mo la sua pienezza di umanità che si fa modello eproposta di un linguaggio e di uno stile alternativia quello corrente sempre più disumanizzato.In un momento come quello attuale in cui la sensi-bilità ecologica si sta diffondendo ovunque, appareevidente quanto sia indispensabile per il cristianoincarnare uno stile di vita che non sia improntato aun generico rispetto dell’ambiente quale ultimapossibilità per la sopravvivenza dell’umanità e,quindi, in chiave utilitaristica o funzionalistica. Alcristiano si addice, invece, il riconoscimento e l’as-sunzione del compito di custodire le creature cheDio ha affidato all’uomo perché ne abbia cura esollecitudine, amando gioiosamente la vita sul-l’esempio di S. Francesco che ha saputo far fiorireintorno a sé il dono della fraternità universale.Rinnovare gli stili di vita nell’universo francescanosignifica “superare la tentazione di trasformare lepietre in pane”, ha affermato p. José AntonioMerino. Si tratta di una tentazione molto comune,propria di chi cerca di ridurre a proprio vantaggiotutto ciò con cui entra in relazione fino al punto dinon riuscire a vedere le persone, perché quello chesi vede è solo il denaro. Urge superare la mentalitàutilitaristica che anche quando si fa paladina deidiritti umani ne fa delle barriere a scopo protettivo,quindi funzionali alla propria difesa. Invece, inchiave personalistica i diritti umani vanno visticome “un potenziamento della nostra capacità didonazione” ha detto p. Martin Carbajo.Rinnovare il proprio stile di vita sull’esempio delPoverello di Assisi, significa liberarsi dalle cose,

rinunciare il più possibile ad esse per essere liberie godere pienamente della realtà, poiché possederesignifica essere posseduti.Rinnovare il proprio stile di vita significa contrap-porre all’etica del supermarket, che tende a trasfor-marci in divoratori di tutto, l’etica umanistica diimpronta francescana che pone la letizia come fon-damento dell’austerità e la libertà dalle cose comefondamento della frugalità.La mentalità dell’ “usa e getta” influenza tutta lanostra vita favorendo una ricerca compulsivo-ossessiva del ricambio delle cose e delle relazioniinterpersonali affette anch’esse dall’urgente incal-zare della fine (aborto, eutanasia, Face book…),dando l’illusione di dover ricorrere alla morte per-ché avanzi la vita.Realizzare “lo sviluppo integrale dell’uomo”, a cuifa spesso riferimento Benedetto XVI, è possibilesolo attraverso il ricupero della fraternità invanosbandierata dalla Rivoluzione francese, ma piena-mente attuata da Francesco d’Assisi che vede lacreazione preziosa in se stessa, indipendentementedalla sua utilità. La fraternità valorizza i doni che ilCreatore ci ha elargito per sua infinita bontà e assu-me un atteggiamento di conservazione e di ripara-zione, anziché di distruzione, perché tutto si può“aggiustare”, anche le relazioni in crisi. La frater-nità rende preziosa, cioè sacra, la vita in tutte le suemanifestazioni, anche nel dolore (vedi l’ultimastrofa del Cantico delle creature). Ed è per questosguardo fraterno che l’acqua è considerata da S.Francesco oltre che “utile” anche “preziosa” e“casta”, e le stelle sono “clarite, preziose et belle”. La preziosità è una qualità che Francesco attribui-sce alle creature non tanto dal punto di vista esteti-co, quanto dal punto di vista di una bellezza interio-re colta per il fatto stesso che quella “creatura” esi-ste ed è viva, non una cosa inerte da manipolare.

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La tavola rotonda conclusiva con P. Carbajo, P. Merino, il Prof. Baruffi.

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La Scuola di Pace, promossa dalla FraternitàFrancescana e dalla Cooperativa SocialeFrate Jacopa, anche quest’anno ha fattotappa in Sicilia dal 28 al 30 aprile toccando lecittà di Taormina (Me), Campobello di Licata(Ag) e Vicari (Pa) con un tema di grandeattualità e rilevanza educativa. In ogni sessione i lavori sono stati aperti dalPresidente Regionale FFFJ Nino LoMonaco che, dopo i saluti, ha presentato irelatori e le varie relazioni. Maria Rosaria Restivo (VicepresidenteRegionale FFFJ) introduce il tema: “Nuovistili di vita” analizzando la società attualecome una società di consumi in cui la rilevan-za degli stili di vita è considerata a partire dallanostra condizione di consumatori, le economieoccidentali del XX secolo hanno creatol’Homo desiderans sempre insoddisfatto eperennemente in cerca di beni, in una “societàliquida”, in cui la forma usuale dei rapporticon i beni e con le persone è l’usa e getta. Oggiemerge l’impossibilità di far perdurare talemodo di agire sia per il problema dell’impattoambientale sia per la gravità della crisi econo-mica, oltretutto questi stili di vita dei paesi del-l’abbondanza contrastano con la responsabilità neiconfronti dei poveri e delle generazioni future. E’necessaria una diversa prospettiva che passi dall’ap-propriazione alla relazione nuova con creature e fra-telli, e dal risanamento di un rapporto con il creato chesi fa capacità di cambiamento, conversione, in unainteriorità rinnovata che sappia far vivere la povertànella riscoperta del sentirsi essenzialmente creatura.Forte l’appello finale a farsi custodi dei beni ricevuti inuna visione di restituzione di ciò che gratuitamente èstato ricevuto e nella fedele amministrazione dei doni,dei beni e dei talenti di ciascuno.P. Josè Merino (Pontificia Università Antonianum)trattando il tema “L’etica della frugalità: propostaper l’oggi nello spirito di S. Francesco” cominciacon l’analisi della natura come libro e poema straor-dinario in cui il reale si presenta come ontologia delconcreto che parte dalla vita, riflette sulla vita e tornaalla vita. La frugalità può rispondere alla divinainsoddisfazione di ciascuno che implica l’avere, ilpossedere, il godere e il dominare tipico del cuoredell’uomo che essendo portato a moralizzare tutto,moralizza anche il Vangelo che invece deve essereesperienza vissuta che crea il pensiero che induce alcomportamento, a nuovi comportamenti. E’ necessa-rio vivere la frugalità come scoperta quotidiana della

gioia di vivere, come ricerca di armonia cosmica, perimparare a passare dalla futilità all’utilità: “Solo chisogna è capace di creare futuro” ci ricorda P. Merino.Nel malessere del benessere in cui viviamo oggi laspiritualità francescana può spingerci a guardare ilmondo per vedere l’universo, in quest’ottica la fru-galità può aiutarci a riscoprire il senso della gratuitàe della fratellanza, nella “povertà” scelta Francescoscopre la più profonda ricchezza spirituale nellalibertà e nella letizia.Argia Passoni (Fraternità FFJ) parlando del temadella “Sobrietà: uno stile di vita solidale” analizzainizialmente la situazione odierna di consumismodivorante che ingoia l’esistenza dell’uomo; siamoin presenza di una dilagante mercificazione che sioppone al naturale statuto creaturale dell’uomo.Un possedere che significa essere non–in vita, incui l’impoverimento dell’umano e la privazione delfuturo sembrano essere le uniche prospettive. Lapovertà evangelica invece è via di sapienza vera,ogni bene ci è stato donato, noi stessi siamo donopoiché fatti a immagine e similitudine del Creatore,in questo consiste l’altissima dignità dell’uomo.Scegliere la povertà nello spirito di S. Francescosignifica vivere senza nulla di proprio e nel rendi-mento di grazie. Parlare di stili di vita in tal senso

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“NUOVI STILI DI VITA”Scuola di Pace in Sicilia

Santina Lidestri

La Scuola di Pace a Campobello di Licata.

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rimanda a un cammino di liberazione che fa dellaquotidianità il terreno privilegiato di conversioneper imparare ad abitare la terra in un modo più fra-terno e solidale. In questo la famiglia è soggettoprivilegiato. Nella famiglia è l’etica del cuore incui la gratuità, l’attenzione e la cura dell’altro sifanno logica del custodire in un ripensamentoradicale che ci porta a rispondere al tu di Dio checi chiama. Nella famiglia possiamo apprenderel’economia di giustizia, l’etica della gratuità e laprossimità come criterio della vita, l’economia difraternità in cui uomini e donne limitano i propriconsumi, avendo riscoperto ciò che dà senso allavita. Lo stile di vita si declina nell’assumere unostile di esodo dalla cultura consumistica imperante,divenendo consapevoli delle proprie scelte, nelripensare il tempo come tempo non solo monetiz-zato ma di festa e di relazionalità, nel rivedere lamodalità di educazione dei figli, nell’attenzione alproprio modo di lavorare e dell’occuparsi del benecomune perché la condivisione e la convivialitàpossa avere spazio in questa nostra società.Scegliere di tessere il bene comune con un cuore difamiglia significa lasciare che la Parola si incontricon la vita, significa rendere onore al piano dellavita.La sessione dei lavori di Taormina è stata arricchi-ta dalla collaborazione dell’UCSI Regionale edalla presenza del carissimo Crisostomo Lo Presti(Ucsi – Fraternità FFJ) che ha proposto la rela-zione: “Nuovi stili di comunicazione” . Partendodal Magistero della Chiesa e dall’analisi della figu-ra di Francesco esempio mirabile di comunicazio-ne, il relatore parla della spiritualità della comuni-cazione che nasce innanzitutto dall’amore per la

Verità capace di moltiplicare i valori in una societàsenza limiti. L’informazione deve farsi limpidoriflesso dei valori – sollecita - per contribuire aldisegno di salvezza in cui Gesù è mediatore e pie-nezza della redenzione. Anche nel fallimento del-l’uomo lo Spirito non abbandona mai perché attra-verso la pace risponde all’inquietudine del cuoredell’uomo, e infine abbiamo la certezza che laParola di Dio sia la comunicazione più antica.

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SPECIALE SCUOLA DI PACEA ADRANO

Le tappe in Sicilia della Scuola di Pace hannoavuto inizio con la speciale sessione di Adrano(Ct) che, grazie alla collaborazione della Prof.ssaChiara Longo (Comitato Civico Salute-Ambiente) e del locale Istituto Tecnico per ilTurismo “Pietro Branchina”, si è concretizzatanell’incontro con gli studenti dell’importante ples-so scolastico nella mattinata di sabato 28 aprile. Iltema “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”è stato proposto dai relatori P. Josè AntonioMerino Pontificia Università Antonianum) “Eticae tutela dell’ambiente”, Argia Passoni (FFFJ) “Lacura del bene comune”, Maria S. Tomarchio(Università di Catania) “Orti di pace”, FilippoGravagno (Università di Catania “Patto di fiume”e con l’intervento di Turi Liotta (AssessorePubblica Istruzione Adrano). Nel prossimo nume-ro del Cantico sarà proposta una sintesi dei conte-nuti.

La Scuola di Pace a Taormina presso le Suore Francescane Missionarie di Maria.

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La Consulta Handicapdel Municipio Roma18 in collaborazionecon l’Assessorato allePolitiche Sociali il 7/05 / 2012 grazie alladisponibilità di “CasaFrate Jacopa” sita inViale delle MuraAurelie 8, ha organiz-zato una conferenza-incontro sul tema:“L’Integrazione scola-stica nel Municipio18”. L’evento è statopromosso allo scopo didare, attraverso il con-fronto e la verifica, uncontributo a un servizioche cresce di anno inanno e che vuole esseresempre più di supporto alla scuola e alle famigliema sopratutto per dare ai ragazzi le migliori possi-bilità d’inserimento scolastico.Moderatore dell’incontro è stato Riccardo RossiPresidente della Consulta Handicap Municipio 18.I lavori si sono aperti con l’intervento della Sig.Argia Passoni che ha porto i saluti ai convenuti innome della Cooperativa Sociale Frate Jacopa,ed ha espresso sentimenti solidali con l’iniziativadel Convegno sperando di continuare questa colla-borazione iniziata l’ anno passato con l’ incontro “La Realtà del dopo di noi.”

L’Assessore ai Servizi Sociali Vito Rapisarda nelsuo intervento ha manifestato, come sempre, la suasensibilità al problema dell’Handicap. In questianni di mandato ha sempre sostenuto il serviziopotenziandolo e sostenendolo. Infatti, quest’anno ilbando pubblico per l’assegnazione del servizioavrà la durata biennale anziché annuale, proprio inconsiderazione delle elezioni Amministrative chesi dovrebbero svolgere nel 2013 e che potrebbero,forse, rallentare i procedimenti di appalto del ser-vizio. L’Assessore Rapisarda in tal modo vuolelasciare il servizio funzionante riuscendo a garanti-

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L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA NEL MUNICIPIO 18Convegno a Casa Frate Jacopa

L’Assessore ai Servizi Sociali Vito Rapisarda e il Presidente della Consulta H Riccardo Rossi.

I partecipanti al Convegno.

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re una continuità. In una società dove il disabile èavvertito come un peso sociale è la parte politicache deve rafforzare e rinnovare i servizi che sosten-gono i ragazzi e le loro famiglie, dimostrando cosìche la disabilità può diventare risorsa per tanti,valorizzando le loro capacità e il loro impegno.La Dott.ssa Granelli, Responsabile dell’ufficioAEC, ha illustrato il lavoro svolto in collaborazio-ne con la sua collega Psicologa del MunicipioDottoressa Maria Luisa Lauteri in questi 15 anni.La valenza di questo lavoro è data dalla collabora-zione tra Municipio, ASL, Scuole, Cooperative chegestisce il servizio; perché solo dalla collaborazio-ne e dalla condivisione si crea una rete di sostegnoe di supporto tecnico che guidi in modo soddisfa-cente l’inserimento scolastico dei ragazzi con han-dicap.La Dott.ssa Manuela Celli, Responsabile perl’ASL delle scuole del 18° Municipio, ha illustratol’organizzazione del servizio sanitario, le procedu-re e la modulistica concernente la richiesta delsostegno e dell’AEC. Ha inoltre affermato lanecessità di lavorare insieme, la condivisione dellavoro con le Assistenti Sociali Policella eCarbone, il confronto con le Psicologhe delMunicipio che ha permesso al servizio di crescereed essere sempre più vicini alle esigenze dei ragaz-zi con difficoltà.La Dirigente Scolastica dell’Istituto Papa Wojtyla,Dott.ssa Giovanna Merlino ha focalizzato l’inte-resse sulla scuola illustrandoci tutto l’aspetto legi-slativo ed evidenziandole difficoltà di gestionealla luce dei tagli che ilGoverno ha fatto allescuole.La sua scuola è semprestata aperta all’acco-glienza, il suo corpodocente è sensibile epreparato, ma ciò non èsufficiente, ci vuole unimpegno politico fortee collaborativo.La Dott.ssa MarziaAndriani in rappresen-tanza delle quattro coo-perative del territoriodel 18° (Eureka, EurekaPrimo, Apriti Sesamo,Psico-Socio-Sanitaria)ha raccontato l’espe-rienza che vivono quoti-dianamente gli operatoriche lavorano con iragazzi; l’importanzadella continuità perchéun lavoro di qualitàrichiede tempo e cono-scenza, l’AEC spesso èl’operatore che passa

più tempo con i ragazzi è lui che deve creare un rap-porto di affetto che dia fiducia e certezza .L’intervento della Dott.ssa Ilaria Marchetti,responsabile dell’ufficio AEC della Provincia diRoma, ha esposto la realtà che vivono i ragazzidelle scuole Medie Superiori . La Provincia dà ilpersonale in base al numero dei ragazzi e ai pro-getti che le scuole presentano, sicuramente ilnumero di ore per ogni alunno è inferiore a quellefornite dal Municipio.La conclusione è stata lasciata a un genitore ilSignor Gerardi che ci ha raccontato la sua espe-rienza difficile nella scuola primaria e dell’espe-rienza positiva che ora vive il figlio nella scuolasecondaria. Ha posto l’accento sulla situazione disolitudine sanitaria e sociale che vivono le famigliecon situazioni problematiche.L’ultimo intervento ha aperto il dibattito di genito-ri presenti che hanno sottolineato i punti di forza edi debolezza delle scuole e del Servizio Sanitario.Ci hanno mandato dei messaggi forti che non pos-sono essere sottovalutati.Sicuramente questa giornata è stata un momento diriflessione e di valutazione, un primo passo perpartire e pensare nuove strategie d’intervento.Al termine dell’incontro-conferenza i partecipan-ti hanno condiviso il buffet organizzato dairagazzi dell’Associazione “SolidAbile” e conserenità ci siamo dati appuntamento al prossimoincontro.

L’Assessore Vito Rapisarda

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I ragazzi dell’Associazione Solidabile, protagonisti del Progetto formazione lavoro pressoCasa Frate Jacopa, che hanno predisposto il rinfresco al Convegno. Nella foto con i loroaccompagnatori.

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1. L’ESEGESI DELLA CAC-CIATA DAL TEMPIO (MT 21,12-17)Credo che una delle miglio-ri possibilità che abbiamoper comprendere sintetica-mente ed efficacementequale sia la concezione fran-cescana della moneta siarecuperare un passaggio diun testo di Alessandro diAlessandria, provinciale diGenova e futuro Generaledell’Ordine dei Minori delprimo Trecento.Si tratta della sua esegesi delpasso evangelico che descri-ve la cacciata dei mercantidal Tempio, svolta all’inter-no di un trattato da lui scrit-to sulla questione dell’eticadelle professioni mercantilie finanziarie, sempre conce-pite come professioni dioperatori che agiscono nellares publica e per la respublica.Alessandro dunque riprendefotograficamente ciò che iVangeli ci dicono dell’inter-vento di Gesù nel Tempio eci spiega – in chiave evange-lica e cristomimetica – chisiano quelli che Cristo espel-le dal Tempio e chi invecedeve e può restare nel Tempio che – dopo l’interventodi Gesù seguito a pochi giorni dalla sua morte salvifi-ca – diviene la nuova comunità, fondata sulla leggeevangelica e non più su quella veterotestamentaria. Uncontesto che anche nel vangelo di Giovanni si conno-ta di questo senso profondo, fondativo e salvifico, sep-pure in quel vangelo la cronologia della vita di Cristonon coincida con quella dei sinottici.Il passaggio è quindi un passaggio chiave, di enor-me rilevanza esegetica per il momento nel quale sisitua, per il punto nodale in cui si colloca nella sto-ria di Cristo Salvatore. Non è insomma un momen-to qualunque quello che Alessandro prende inmano per riflettere sul senso degli scambi econo-

mici e sul senso di ciò cheè comunità e moneta.Nella rinnovata esegesi delCristo che caccia i venditoridi monete dal TempioAlessandro nega esplicita-mente che i nummularii chevedono travolti i loro banchidall’ira del Salvatore siano i«campsores»1, i cambiavalu-te, coloro che si occupanodella gestione delle diversevalute nel commercio: «adoppositum videtur esse quodEcclesia damnat et semperpersequitur usurarios, nonautem damnat et persequiturcampsores, sed magis susti-net».Perché Alessandro puòaffermare che coloro chegestiscono gli scambi mone-tari non sono in realtà cac-ciati dal Tempio e che addi-rittura il loro ruolo è talmen-te importante da esseresostenuto dalla Chiesa?Per il francescano i versettidi Matteo 21, 12 - 17 deb-bono essere letti come l’af-fermazione di un principiodi responsabilità civile epolitica, prima ancora cheeconomica, secondo ilquale tutte le negotiationes

sono lecite purché non si svolgano in opposizionea quattro specifiche rationes: temporis, loci, modi econsortii. Vale a dire in tempi e luoghi sacri, adopera di persone consacrate o contravvenendo adun doppio limite, quello delle modalità con cui sirealizza l’attività economico-finanziaria e quellodell’osservanza di un principio comunitario.Vediamo più da vicino che cosa significa questodoppio limite posto da Alessandro.Il primo consiste nel rispetto della veridicità delrapporto negoziale, dunque nella necessità cheogni operatore economico e finanziario assicuriaffidabilità e credibilità, secondo la definizionepropria di Alessandro, ratione modi. Vale a dire che

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SSCCUUOOLLAA DDII PPAACCEE

RIFLESSIONI SUL BENE COMUNEProposte francescane per la edificazione della res publica

3ª parte relazione del dott. Paolo Evangelisti*Scuola di Pace 2/5 gennaio 2012

La parte conclusiva della relazione (la primae la seconda parte sono pubblicate nei nume-ri di marzo ed aprile 2012) prende in consi-derazione un aspetto di particolare interessedella riflessione francescana dedicata allamoneta e a coloro che la utilizzano/gestisco-no. Si tratta delle osservazioni svolte su que-sti temi a partire dai passi evangelici che nar-rano la cacciata dei mercanti dal Tempio.Un’occasione per i Minori di definire, attra-verso il comportamento di Cristo Salvatore,l’eticità e il senso dell’uso del denaro met-tendo in stretta correlazione la moneta con lasua finalità: il bene comune della res publi-ca, vale a dire il bene di tutti coloro che lacostituiscono.La moneta è un valore, ed è un valore che vatutelato se, e in quanto, assicura il diritto alloscambio e il diritto a coprire le mancanze ele necessità che sono all’origine del nostrometterci in comunità. Ciò secondo l’etimo dicommunitas: cum munus. Ciascuno, entran-do in communitas, è portatore di qualcosa, dibeni, ma anche di mancanze e di bisogni.Quel che mettiamo in comune è la necessitàdi avere relazioni per garantirci, con loscambio e la moneta comunitaria, ciò chenon abbiamo, offrendo ciò che possiamocedere. La comunità è quindi fondata sulriconoscimento del debito reciproco che cilega e sul rispetto di ciascun debitore-perso-na che la costituisce.

(A cura dell’autore)

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oggetto della valutazione etica di ogni azione eco-nomica o finanziaria è esattamente la modalità del-l’agire nel mercato, la sua ragionevolezza ed atten-dibilità.Ed è in questo contesto che egli recupera un passodella quinta omelia sul Vangelo di Matteo attribui-ta a Giovanni Crisostomo comprimendo significa-tivamente la netta condanna del mercante espressain quel passaggio, secondo cui nessuna professioneche abbia a che fare con il mercato potrebbe sussi-stere «sine mendacio et parjurio»2.E’ inoltre di piena rilevanza il fatto che egli neghiqualsiasi fondamento alla glossa ordinaria3 ed allatradizione che consideravano inammissibile l’atti-vità del campsor riferendosi a Matteo nel notopasso di Giovanni sulle professioni degli apostolisvolte dopo la Resurrezione. Quel Matteo che, peressere pienamente conforme a Cristo, non tornò adesercitare il negocium telonei, l’attività di esattoredi tributi pecuniari, a differenza di Pietro che ripre-se la sua attività di pescatore considerata invecelecita4. Questa specifica rappresentazione neote-stamentaria dell’Evangelista non costituisce per ilfuturo Generale dell’Ordo Minorum una figura ingrado di scardinare la liceità e la funzionalità, sulpiano etico e politico, della professione del cam-biavalute. In realtà il Frate minore svolge la propriaargomentazione in difesa dei gestori dei cambimonetari su un piano più alto e forte, imperniando-lo sull’utilitas publica di quella professione e quin-di, offrendo ad essi una piena cittadinanza nelcorpo politico, nel Tempio di Dio da cui sono inve-ce cacciati coloro che non gestiscono i beni e le ric-chezze secondo un modello di utilitas e di tuteladel valore di ciò che è appunto utile e comune,come lo è la moneta posta in mano ai campsores.Ed in effetti il secondo limiteposto dal Frate alla professionedei gestori della moneta sta nelrichiamo al pieno rispetto deidiritti della comunità anchequando si realizza lo scambio«tra le parti», tra due sole parti,secondo il criterio della rationeconsortii. Alessandro, in pienasintonia con quanto di lì a pocoverrà espresso da Giotto sulpiano iconografico nellaCappella degli Scrovegni,espunge in maniera definitivadal novero delle professioni ille-cite l’ars campsoria. Ciò cheinteressa ad Alessandro è sotto-lineare l’eticità e la dignitasdella professione di chi gestisceil denaro monetato in quantosoggetto consapevole dellaresponsabilità di operare a tuteladella moneta intesa come benecomune e come valore chegarantisce al contempo i sogget-

ti della transazione e la comunità, il consortium nelquale operano.Si ricordi che il Francescano piemontese, proprioragionando sulla specifica casistica valutaria, e nonsu quella genericamente mercantile, sostiene chenon costituisce una injuria o una laesio nei con-fronti di alcuno la predisposizione di tutti gli stru-menti contrattuali per evitare il danno al propriopatrimonio. E precisamente per proteggere dalrischio della svalutazione che deriva unilateral-mente dalla voluntas legislatoris il proprio capitalemonetato5. Per questo i campsores – tutori delvalore del bene moneta, che vale di più della stes-sa voluntas individuale del governante – non com-paiono tra i cacciati dal Tempio, dal consorzio civi-le nel quale si possono realizzare le attività mer-cantili e finanziarie purché rispettose delle quattrorationes poste dal Minore: temporis, loci, modi econsortii.

2. ATTIVITÀ MERCANTILI PER L’UTILITAS COMUNI-TARIASe si provi a verificare quale sia stata l’esegesi deimedesimi passaggi evangelici nella Postilla delfrate Minore Nicola da Lyra – una Postilla che avràun lunghissimo successo esegetico nei decenni enei secoli successivi – si registreranno una serie dirilevanti convergenze sul piano valoriale tra gliargomenti dei due francescani6.Come Alessandro, infatti, Nicola separa il noverodelle pratiche economiche lecite da quelle che sisvolgono in danno del consorzio civile utilizzandoil passo di Matteo non citando mai, neanche nelcommento al versetto specifico, ovvero del rove-sciamento delle tavole dei cambiavalute, la profes-sione dei campsores in senso proprio.

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Caravaggio - La vocazione di S. Matteo.

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Ciò che accomuna i due Minori è innanzitutto l’im-portanza di stabilire, attraverso questi versettievangelici, un discrimine netto tra due comunità,quella costituita da tutti i soggetti che praticanoattività mercantili svolte nel segno dell’utilitascomunitaria e coloro che agiscono per excoriarepopulum, come afferma la Postilla. Sono questi isoggetti che non dovrebbero riunirsi nel TemplumDei, ma nella spelunca latronum poiché essi sonoa buon diritto catalogabili come defraudatori deibeni non solo della comunità ma dei beni cheappartengono a ciascunmembro del consortiumcivile. Una comunitàpolitica e civile che èautenticamente esempla-ta e rappresentata dalTempio dove operaCristo con le sue funi, alpunto che nel XV secoloBernardino da Siena siservirà di questo passoevangelico proprio perragionare di quali mer-canti possano o non pos-sano operare e viverenella civitas. Per conver-so anche Nicola da Lyraconfigura l’immaginedell’anticiviltà, del terri-torio ove la convivenza èfondata su regole antite-tiche alla comunità poli-tica, proprio ricorrendoalla spelunca latronum. Una potente immagine chedefinisce gli antivalori della civitas, del mercato edell’uso del denaro.Se per Alessandro di Alessandria i beni di cui siragiona nella cacciata dei mercanti sono chiara-mente anche i beni rappresentati e contenuti nellamoneta, per Nicola da Lyra i beni sottratti conl’astutia, l’avaritia e le leggi imposte arbitraria-mente dai sacerdoti Iudaeorum, al populus ed aciascun fidelis che entra nel Tempio, sono le resche essi sono costretti a vendere e ad impegnare aprezzi ingiusti per poter onorare Dio con i sacrifi-ci. I mercatores ed i nummularii cacciati dalTempio da Cristo sono accomunati da questamodalità illecita di fare uso del denaro e dei beni.Anche lo scambio dei beni con monete concesse aifideles solo in cambio della corresponsione di unvalore più alto del valore della merce venduta ainummularii ricade nel novero di questa stigmatiz-zazione. Uno stigma che non si fonda sulla con-danna dello scambio e del cambio di denaro svoltiin ossequio alle regole comunitarie e contrattuali,ma sull’evidente illiceità di pratiche profittatorie,coercitive della stessa volontà dei fideles che nonpossono impiegare altrimenti le proprie risorse,vincolati come sono dal monopolio imposto dagliastuti sacerdoti del Tempio, condannati e svergo-

gnati da Cristo. La Postilla di Nicola su questopunto è chiara «Et ex loco, quia talia exercebant inlocis orationi deputatis et ideo Christus talia tan-quam illicita de templo ejecit et in hoc se dominumtemplum ostendit et hoc est quod dicitur hic. “Etintravit Iesu”».Cristo stesso quindi, come persona divina e con lafisicità del suo corpo toglie qualunque legittimità acoloro che hanno consentito o esercitano quellepratiche mercantili. Nello stesso tempo egli sicostituisce autenticatore e dominus di tutti coloro

che accedono al Tempioa buon diritto. Ovvero ditutti coloro che non nesono espulsi per il fattodi agire contro la comu-nità. E’ in questa chiaveche sono letti i versetti diMt. 21, 12 e Gv 2, 15.Se nella glossa che inter-preta moraliter i versettidi Matteo si dice che «Etmensa nummulariorum»«significa che nelTempio di Dio non videbbono essere denari senon che quelli spiritualiche recano nel coniol’immagine di Dio», ciòva inteso nel senso chel’uso dei beni e dellestesse ricchezze mobilinon ammette tra i fidelespratiche contrattuali o di

compravendita che si svolgano in spregio all’inse-gnamento specifico del Cristo, ovvero in pregiudi-zio della comunità, ma anche che non è possibile ilricorso a strumenti e condizioni coercitive dellavolontà dei contraenti, vale a dire attraverso leggiingiuste e turbative della libertas degli attori. Suquesto punto la Postilla torna ad insistere non tantonell’esegesi degli altri Vangeli sinottici ma nelcommento a Giovanni 2, 13 – 177. Ecco il testo: «Isacerdoti, guidati dalla loro cupidigia, stabilironodei prezzi imposti ai venditori e siccome non sipoteva acquistare che attraverso la moneta sacradel Tempio essi istituirono dei cambiavalute checommutavano la moneta degli offerenti nellamoneta commerciabile nel Tempio e siccome essine traevano un guadagno che superava il prezzo delcambio essi contravvenivano manifestamente allaprescrizione del Deuteronomio… Tutto ciò inoltreera illecito perché questa sete di guadagno deisacerdoti si tramutava in una serie di artifici legalied economici per depauperare il popolo dei fedeli».Così il testo del francescano.La volontà di accumulare e guadagnare illecita-mente, attraverso disposizioni e forme coercitivesullo scambio delle merci e dei beni attuate proprionel Templum Dei, rende evidente la laesio prodottain termini di impoverimento nei confronti della

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Lezione di un maestro francescano (Nicola di Lyra).

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comunità e di ciascun fedele. La depauperatiopopuli significa concretamente, per ogni personache si reca nel Tempio, l’impossibilità di gestire inproprio i suoi beni essendo costretta a vendere lemerci e ad acquistar monete da quegli operatorifinanziari che utilizzano un sistema di leggi, diregole ingiuste determinando anche un arbitrariotasso di cambio tra le monete che i fideles posseg-gono all’ingresso del Tempio e quelle nelle qualisono obbligati a convertirle per comprare gli ogget-ti dei sacrifici da offrire.

3. PRO CHRISTO E CONTRA CHRISTUMPer Nicola quindi, sia nell’esegesi di Matteo che inquella di Giovanni, ciò che distingue gli abitatoridella spelunca latronum da chi accede ed è partedel Templum Dei consiste nel fatto che solo isecondi svolgono ed amministrano le proprie rela-zioni economiche nel rispetto del doppio parame-tro dell’utilitas comunitaria e delle volontà indivi-duali. La condanna di Cristo per l’astutia, l’avari-tia e le pratiche di spoliazione del populus cheNicola mette in sequenza nell’esegesi di questi ver-setti vanno interpretati proprio in questa direzione.Per queste ragioni di mancata eticità politica edeconomica i sacerdoti dei Giudei – continua laPostilla – si pongono «contra Christum » il quale liaccusa pubblicamente della loro “avaritia” “et aliaeorum vitia”, provocandone l’indignatio e determi-nando il loro discredito, la perdita della fama edella credibilità davanti a tutta la comunità8.Qui la saldatura con le riflessioni di Bonaventurache ragionava su coloro che si sono posti contraChristum nell’esegesi del vangelo di Luca è pun-tuale (cfr. Cantico, marzo 2012, pp. 22-23).Bonaventura aveva individuato la ratio principalisdell’uccisione di Cristo proprio nell’incapacità diaccettare la denuncia del Salvatore contro chi guar-dava solo alla propria dignità ed alla propria famanell’esercizio del potere. Essi, diceva Bonaventura,preferirono perdere Cristo che perdere la propriapersonale e infondata reputazione.Si fronteggiano qui, esattamen-te come nelle esegesi biblichedi Alessandro di Alessandria eNicola da Lyra, due logicheradicali: quella di chi è capacedi agire pro Christo e chi agi-sce ciecamente, incapace diguardare al bonum publicumperché concentrato solo sulproprio personale interesse,materiale ed immateriale, fattodi denaro e reputazione.Alessandro di Alessandria –accogliendo pienamente lalezione bonaventuriana – vedecosì in Cristo non solo il sog-getto primo ed esclusivo dellasalvezza, ma anche il certifica-tore dei comportamenti e l’isti-

tutore di consapevolezze sociali ed economiche ingrado di formare identità cristiane piene, ovverocapaci di trasformare un soggetto in un fidelis, inun legittimo appartenente alla nuova comunità chesta dentro il Tempio che Cristo ha purificato pocoprima di offrire se stesso per la salvezza dei cre-denti.Queste comunità, che operano pro Christo, non peruno scopo proprietario o antisociale, divengono unmodello autenticamente politico per il francescane-simo tre-quattrocentesco.

4. IL CIVIS PERFETTOPer i Minori che operano all’interno delle comuni-tà politiche europee del Bassomedioevo il perfettocivis è colui che è capace di attuare una cristomi-mesi nella sua vita identificandosi con il Cristopassionato, con colui che ha saputo rinunciare adogni potere e ad ogni bene personale sino al puntodi mettere a disposizione degli altri il bene dellapropria vita.Questa modalità altissima, di paupertas volonta-ria, va ripercorsa dal civis in un modo concreto epoliticamente consapevole: non si tratta di immo-lare sé stessi ma di comprendere sino in fondo chese la morte di Cristo ha fondato e salvato la respublica dei cives – Fra Eiximenis lo afferma com-piutamente rideclinando così la nozione universa-listica della salvezza –, se Cristo ha salvato quellares publica dei cives che si riconoscono nella cari-tas e nella paupertas volontaria, sono questi civesa dover offrire linfa vitale e passione civile per taleres publica, davvero cristiana ed evangelica. Lodebbono fare adottando comportamenti economicie civili conseguenti, comprendendo il valore delbene comunitario più alto costituito dalla respublica stessa, formato anche da ciò che consentea quella res publica di scambiare i propri beni,ovvero la sua moneta: bene che appartiene a cia-scuno in quanto produttore di ricchezze che è ingrado di far circolare ed accrescere proprio grazieal nummus.

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Scuola di Pace - Il dott. Paolo Evangelisti presenta la sua relazione.

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Per questo la moneta non è una merce o un pezzodi metallo, un oggetto inanimato e privo di senso,o peggio, come afferma Le Goff in un suo recentelibro sul pensiero economico medievale “sterco deldiavolo”, ma è, nel pensiero dei Minori e nella loropedagogia politica, un bene talmente importante daessere tutelato più dello stesso sovrano, un benemeritevole di una legittima tutela anche ad opera dichi professionalmente è chiamato a gestirlo perconto di chi lo guadagna e lo riutilizza nelle attivi-tà produttive, economiche e finanziarie.In definitiva, qual è la cifra unificante che è ingrado di parlare anche a noi di tutto questo?E’ l’etica civile del bene repubblicano.Essa è il punto di orientamento, l’ago magneticoche struttura e modella l’organizzazione dei rap-porti sociali, civili e politici.

E, si badi bene, nella riflessione francescana non sitratta di un modello conservativo, ma di una potentechiave di analisi delle realtà vive della società, unmodello che guarda a tutte le forze umane e allediverse forme di sviluppo come a potenziali fattoridi crescita e di consolidamento del bene comune, nelquale le utilitates personali sono rispettate e ricom-prese, anzi divengono parte essenziale del circolovirtuoso e solidale che fa crescere la res publica.In questo senso la moneta di Alessandro diAlessandria e il bene comune di Olivi, Canticomarzo 2012 pp. 23-24, sono due tra gli esempi piùchiari della elaborazione francescana del primosecolo di vita dell’Ordine.Sono la testimonianza della forza di un pensieropolitico che ha capito sino in fondo la ricchezzadella povertà.

* (Cultore della materia in storia medioevalepresso l’Università di Trieste)

1 ALESSANDRO DI ALESSANDRIA, Tractatus de usuris, in A.Hamelin, Un traité de morale economique..., Louvain 1962 p.181.2 Ibidem.3 Le glosse a Mt 21, 12 - 17, con la postilla del Minore Nicolada Lyra, si leggono in Bibliorum Sacrorum cum GlossaOrdinaria … et Postilla Nicolai Lyrani, Venezia, 1603, V, coll.345 – 348. Riferimenti specifici alla professione dei nummu-larii si rintracciano nel commento di Origene, ibid., col. 346,il quale distingue tre specie di soggetti cacciati e condannatida Cristo: i semplici mercatores, laici, colpevoli di pensare piùagli affari che alla preghiera; i diaconi che non gestiscono cor-rettamente il denaro della Chiesa, e questi sono i «numulariipecuniarum… quas Christus subvertit» in quanto «divitesfiunt de rebus pauperum»; i vescovi simoniaci «ipsi sunt quivendunt columbas, idest gratiam Spiritus sancti, quorumcathedras Christus evertit». Per la Glossa ordinaria i numula-rii sono coloro che prestano ai fedeli che non hanno denari percompiere i sacrifici e questi svolgono un’attività vietata dallalegge in quanto configurantesi come usura (che si presentasotto varie specie), ibid., col. 347. Tale commento è quello che

più si avvicina all’esegesi proposta daAlessandro.4 Cosi un passaggio dell’omelia XXIV diGregorio Magno dedicata al commento diGv 21, 1 – 14 «Sed si virtus discretionisinspicitur, citius videtur quia nimirumnegotium quod ante conversionem sinepeccato existit, hoc etiam post conversio-nem repetere culpa non fuit. Nam piscato-rem Petrum, Matthaeum vero teloneariumscimus; et post conversionem suam adpiscationem Petrus rediit, Matthaeus veroad telonei negotium non resedit, quiaaliud est victum piscationem quaerere,aliud autem telonei lucris pecuniasaugere. Sunt enim pleraque negotia, quaesine peccatis exhiberi aut vix aut nullate-nus possunt. Quae ergo ad peccatumimplicant, ad haec necesse est ut postconversionem animus non recurrat»;GREGORIO MAGNO, XL Homiliarum inEvangelia Libri duo; Liber secundus,Homilia XXIV, a c. di R. Etaix, Turnhout1999, p. 196. Cfr. inoltre Glossa ordinariaet Nicolai de Lyra, Gv, cap. XXI, coll.1329 – 1331.5 ALESSANDRO DI ALESSANDRIA, Tractatusde usuris cit. p. 185.6 La postilla del suo confratello, inBibliorum Sacrorum…. , cit., (nota 3),coll. 345 – 347, è scritta circa un ven-

tennio dopo il suo Trattato (Il De Usuris è databile tra il 1303e 1304, la Postilla risale agli anni 1323 – 1331).7 Per Mc 11, 15 -17 v. Bibliorum sacrorum… , cit. (nota 3),coll. 599 – 601, per Lc 19, 45 v. ibid., coll. 953 – 954. Per ipassi rilevanti al cap. 2, 13 – 17 di Giovanni v. ibid., col. 1061.8 La spelunca latronum è infatti per Nicola il luogo in cui siradunano coloro che «non curabant de cultu Dei, sed magis deexcoriatione populi per astutias suas exquisitas, ut usum est.Spelunca autem latronum dicitur esse locus ubi spolia quaerapunt congregantur et hoc fecerunt sacerdotes de templo, utvisum est»; ibidem. E’ peraltro evidente che la postilla di Nicolarende pienamente operativa l’argomentazione circa la legittimi-tà dell’esclusione dalla comunità di tutti coloro che, come iGiudei – massimi esponenti di questi comportamenti anche inragione della loro consapevolezza e subtilitas –, agiscono eco-nomicamente in danno della comunità svolgendo attività cheintegrano le diverse specie di usura. In questo la postilla – chenon manca di sottolineare come la ribellione dei sacerdoti con-tro Cristo sia motivata in particolare dalla pubblica accusa diavaritia formulata dal Salvatore contro di essi – integra quantoafferma la glossa attraverso l’utilizzo dei passi attribuiti aCrisostomo che sostiene che nell’«eicebat omnes vendentes»«maior est accusatio Iudaeorum quoniam cum bis hoc idemfecisse, morabantur tamen in sua dementia».

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Giotto (Cappella degli Scrovegni) - La cacciata dei mercanti dal Tempio.

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Era tanta la gente che si accal-cava davanti alla Basilica di S.Maria degli Angeli. La Chiesaera gremita per un evento spe-ciale: un Concerto di musicasacra, in occasione dell’VIIIcentenario della consacrazionedi S.Chiara, diretto da Mons.Marco Frisina.Tanti gli elementi del Coro chesi sono sistemati davantiall’Altare, tre le voci soliste:Paola Cecchi, Mariangela Topa,Andrea Sconosciuto; all’organoAlessandro Capitani.Monsignor Frisina è stato ama-bile fin dalle sue prime parolecon il saluto speciale a tutticoloro che, al di là dellaPorziuncola, avrebbero potutoseguire il concerto solo dalloschermo. Ha definito il Concerto unmomento di preghiera e di lode ed ha manifestatola propria emozione “ nel cantare qui per questocentenario… Chiara ci fa vedere in trasparenza ilCielo e ci fa vedere la bellezza del Paradiso”. Conla musica si dice ciò che non si può dire con leparole; la musica è un atto d’amore a Dio e ai fra-telli. Ogni brano è stato preceduto da una introduzione-meditazione che ha permesso un ascolto più atten-to. Alcuni brani mi hanno colpito in modo specia-le: un canto del 1976 descrive l’amore di Francescoper Madonna Povertà che coinvolse Chiara e tuttala famiglia francescana: vibrante, dolce, profon-do… “Lui perdutamente s’innamorò di MadonnaPovertà”.“O Amore ineffabile”: il richiamo alla recentefesta di S. Caterina, Santa così moderna, donnaemancipata che ha saputo imporsi, che ha scrit-to delle preghiere straordinarie… Dio pazzod’amore per le sue creature, Amore ineffabile,abisso di carità. “O Amore ineffabile, dolcissi-mo Gesù”… Tu sei Signore, Padre, Fratellonostro, Tu vita eterna, purissima bellezza. Mi hacolpito una giovane donna con il volto estasiatoche cantava il canto assieme al coro con il labia-le o poco più. Vi lascio soltanto immaginare la mia emozione lì,davanti alla Cappella del Transito, durante l’ascol-

to delle “Lodi all’Altissimo”.Sono stata ad occhi chiusi edho vibrato fin nel profondo aquell’ ”elenco di nomi di Diosecondo il cuore di Francesco”.E sempre ad occhi chiusi “Altoe glorioso Iddio” preghiera chechiede di essere tutto di Cristoe che è risuonata dentro inmodo speciale; forte è stato ildesiderio di poterla cantare avoce alta e non solo con ilcuore.Ed è stata poi la volta del“Cantico delle creature”; tuttala vita di Francesco è una lode;in questo poema c’è un invitostraordinario a guardare lacreazione come luogo del-l’amore di Dio.“ Magnificat anima mea”. LaPorziuncola è un luogo maria-no e tutti i luoghi mariani

hanno una forza straordinaria perché lei, creatura,ha contenuto Dio. Il Magnificat è il canto di Maria,il canto dei poveri, degli umili, dei semplici chenon hanno altro che Dio.M’ha colpito, poi, la preghiera del Curato d’Ars:“Atto d’amore”. Questo povero parroco di campa-gna, che nemmeno volevano far prete, viene man-dato in una piccola parrocchia che, con i suoi sei-cento abitanti, diventa il cuore pulsante dellaMisericordia di Dio. Atto d’amore a Cristo appas-sionato e struggente; ogni fibra s’innalza con lamusica.Bello anche il canto “Jesus my life” tratto da unapreghiera di Madre Teresa di Calcutta; nel 1983Giovanni Paolo II chiese a Madre Teresa di dire aigiovani chi è Gesù e lei fece questa preghiera.Con l’ultimo canto “Canto del mare” tutti i pre-senti sono stati coinvolti; è un canto pasquale,quel passaggio del mare è passaggio della sto-ria, anche noi in Paradiso canteremo il canto deiredenti, dei salvati ma forse i cristiani l’hannodimenticato.Applausi a non finire e, per accontentarci, un altrocanto: “Preferisco il Paradiso”.Solo piccoli frammenti d’emozione ho potutocomunicarvi, è stato un vero e proprio lievitaredell’anima verso Dio.

Amneris Marcucci

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CONCERTO DI PREGHIERA E DI LODEIN ONORE DI S. CHIARA

Mons. Marco Frisina dirige il Coro della Diocesi di Roma alla Porziuncola

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Il 22 novembre 1911 moriva aTorino il Venerabile Paolo PioPerazzo, terziario francescano enoto come il “ferroviere santo”.Sono passati cento anni, ma sem-pre viva è la sua memoria.

Una scelta vocazionaleNato a Nizza Monferrato il 5luglio 1846, a 15 anni non ancoracompiuti iniziò a lavorare nelleferrovie: prima a Pinerolo e, dalfebbraio 1867, a Torino PortaNuova dove ricoperse per 20 anniil ruolo di capo-ufficio. Nel mag-gio 1908, dopo 47 anni di servi-zio, fu messo anticipatamente ariposo. Il 1° novembre 1911 aRoma fu morso da un cane; tor-nato a Torino, nonostante le cureintraprese, una paralisi progressi-va lo portò alla morte. La sua salma, tumulata aNizza, il 19 marzo 1953 fu solennemente traslata aTorino nella chiesa di S. Tommaso Apostolo, da luiassiduamente frequentata.Il Perazzo è una figura poliedrica, come un mosai-co dai molti tasselli intrecciati in armoniosa unità.Tra questi spicca la sua appartenenza alTerz’Ordine francescano. Ed è questo tassello afare da filo conduttore al breve profilo che quiviene tratteggiato.I primi contatti con i francescani il Perazzo li ebbea Pinerolo, dove visse circa nove anni (1858-1867):prima come studente, poi come impiegato nelleferrovie. Era solito frequentare il convento dei fraticappuccini e ciò gli permise di mettere in progres-siva evidenza una profonda consonanza interiorecon San Francesco e la sua spiritualità.Trasferitosi a Torino, iniziò presto a frequentare ifrati minori nel convento di S. Tommaso. Nel frat-tempo andava maturando, nella preghiera e nellariflessione, la sua decisiva scelta di vita. La primascelta, fu la rinuncia al matrimonio, decidendo dirimanere celibe “per il regno di Dio”. Per qualchetempo coltivò l’idea di farsi frate; ma, confidando-si con il P. Candido Mondo, comprese che ilSignore lo chiamava a santificarsi nel mondo e chela spiritualità francescana gli tracciava la via su cuicamminare spedito verso Dio e verso i fratelli, nel-l’amore e nel servizio.Fu così che decise di iscriversi al Terz’OrdineFrancescano nella fraternità di S. Tommaso, la piùantica e fiorente di Torino: iniziò il noviziato il 19marzo 1875 e il 26 marzo 1876 fece la sua profes-

sione. Aveva 30 anni e visse daterziario gli altri 35 anni della suaesistenza terrena. E da allora lasua vita interiore e operativa rice-vette un nuovo e vigoroso impul-so, qualificandola con le piùsignificative componenti dellaspiritualità francescana, da luiassiduamente studiata e profon-damente assimilata.

Un’appartenenza esemplareDa sempre il Perazzo fu amantedello studio: dovette presto inter-rompere la scuola, ma non smisemai di arricchirsi culturalmente.Non meraviglia, quindi, che si siadedicato con appassionato inte-resse ad approfondire la cono-scenza della spiritualità e dellastoria francescana; e, al suo inter-

no, di quella del Terz’Ordine. Questa conoscenzalo convinse sempre più della attualità delTerz’Ordine non solo come ottima scuola di santi-tà, ma anche come prezioso strumento di apostola-to e di benefica azione sociale.Questa convinzione trovava conferma e stimolonegli interventi dei papi di allora a favore delTerz’Ordine: Pio IX, Leone XIII, Pio X, terziarifrancescani, ne avevano una grande stima e nutri-vano molta fiducia nella sua molteplice azione; perquesto non si stancavano di raccomandarne la dif-fusione, accordando anche molti benefici spirituali(privilegi e indulgenze) ai terziari. Particolarmenteincisiva è stata l’azione di Leone XIII. Tra i suoinumerosi interventi, va ricordata la nuova regoladel Terz’Ordine (30-5-1883), in sostituzione diquella di Nicolò IV (18-8-1289). Nella cost. ap.Misericors Dei Filius, premessa alla regola, pre-senta il Terz’Ordine come una palestra di vita cri-stiana e la nuova regola come guida ad un cammi-no in sintonia con i tempi. Il Perazzo accettò dibuon grado la nuova regola.Su queste basi, non meraviglia constatare un dupli-ce permanente impegno del Perazzo: imprimerenella propria vita il sigillo della spiritualità france-scana; far conoscere e diffondere il Terz’Ordine.Il suo primo campo d’azione in merito fu la sua fra-ternità di S. Tommaso. Uomo dalle molte idee edalle inesauribili iniziative, fece sentire subito lasua presenza incisiva e stimolatrice. Tanta era lastima che godeva che nel 1885 fu eletto ministro:accettò riluttante, in spirito di servizio, tale incari-co. Vi si dedicò con impegno per circa dieci anni.

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VENERABILE PAOLO PIO PERAZZOUn francescano nel mondo

Paolo Pio Perazzo.

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Incessante fu il suo interessamento presso vescovi eparroci perché si adoperassero a introdurre nelle par-rocchie una fraternità del Terz’Ordine. Per rendernepiù capillare la conoscenza si avvalse anche dellastampa. In effetti, convinto della sua importanza, ilPerazzo fece della stampa la sua seconda professionepubblicando numerosi libri e opuscoli e collaborandoa diversi giornali e periodici. Gli scritti relativi alTerz’Ordine possono essere così suddivisi: scritti di“propaganda” (Tutti terziari, 1886), di indole storica(Torino serafica, 1888), di orientamento sociale (Lademocrazia cristiana e la ristorazione sociale secon-do lo spirito di San Francesco - 1882; L’anima cri-stiana alla scuola di San Francesco - 1885), di carat-tere devozionale (Calendario del Terz’OrdineFrancescano, dal 1885).Un ultimo aspetto degno di nota è la collaborazio-ne del Perazzo ai congressi del Terz’Ordine. Nefurono celebrati tre: quello interregionale diNovara nel 1894, quello nazionale di Assisi nel1895 e quello mondiale di Roma nel 1900. In tutti(ma soprattutto nel primo) ebbe parte attiva sianella loro preparazione che nel loro svolgimento.

Una coerenza esistenzialeL’impegno profuso dal Perazzo a favore delTerz’Ordine, segno della convinta e motivata stimache ne aveva, era accompagnato da un impegnoaltrettanto generoso e perseverante nel viverne imolteplici valori ispirazionali. Bastino pochi cenniper averne almeno un’idea.Visse in “perfetta letizia” le prove dolorose che loaccompagnarono per tutta la vita: dalla rinunciaagli amati banchi di scuola, ai soprusi e alle umi-liazioni subite nel servizio alle ferrovie, unite alsuperlavoro a cui si sottoponeva nel compimentodelle mansioni supplementari a lui affidate.Esercitò l’umiltà evangelica, nella peculiare inter-pretazione francescana della minorità, che lo portòalla scelta spontanea dell’ultimo posto, rifuggendoda ogni ambizione e coltivando verso tutti senti-menti di simpatia e di benevolenza, allontanandoogni occasione di comparire per lasciare ad altri laparte dei protagonisti. È significativo, per esempio,che i suoi scritti siano stati pubblicati per lo piùanonimi.Prese sul serio le beatitudini evangeliche dei pove-ri in spirito e dei puri di cuore, con un distacco daibeni terreni, che lo portava ad essere sempre pron-to e generoso nell’aiutare chi era nel bisogno e adaccontentarsi del puro necessario, con una purezzadi mente e di cuore che gli faceva vedere e incon-trare Dio in ogni persona.Considerò il lavoro come una grazia, che va asse-condata con fedeltà in atteggiamento di fede e diservizio ai fratelli e trasformata in culto spirituale aDio, che prolunga per l’intera giornata l’intimitàcon lui gustata nella preghiera.L’esemplificazione potrebbe continuare a lungo;pensiamo alla semplicità di spirito, alla mansuetu-dine nei rapporti, al perdono delle offese e delle

ingiustizie subite, allo spirito di devozione, alrispetto per i sacerdoti… Possiamo concludere que-sta veloce panoramica con due ulteriori riferimentiqualificanti: anzitutto, il suo appassionato rapportocon Gesù-Eucaristia (pensiamo al tempo profusoquotidianamente davanti al tabernacolo e alla diffu-sione dell’Arciconfraternita dell’Adorazione quoti-diana); inoltre, il suo incondizionato attaccamentoal papa, da lui difeso in ogni circostanza (tanto dameritarsi dagli anticlericali il sarcastico appellativodi “papalino”).A questo punto, si impone un’altra constatazione.San Francesco ha vissuto e ha trasmesso ai suoiseguaci, tra gli altri valori evangelici, anche l’in-separabile amore a Dio e ai fratelli. E così, la spi-ritualità francescana è, nello stesso tempo, con-templativa e apostolica: l’amore ardente a Dio siincarna nel servizio amorevole ai fratelli. È unmessaggio che il Perazzo ha fatto suo integral-mente.È davvero impressionante la sua presenza ope-rosa e costante in tante iniziative nell’ambito siaecclesiale che sociale. Non è possibile qui scen-

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Tomba del Perazzo – Chiesa di S. Tommaso - Torino.

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dere a molti particolari. Basti qualche significa-tivo cenno.Già prima di entrare nel Terz’Ordine si era inseritonella S.Vincenzo e nel gruppo giovanile BeatoSebastiano Valfrè; aveva pure iniziato a collaborareall’Unione operaia cattolica e successivamente colla-borò anche con il comitato regionale dell’Opera deiCongressi. Impegni a cui rimase fedele nel tempo conuna crescente sensibilità e costante disponibilità, mache non sono gli unici.Fu instancabile testimone del Vangelo della carità nel-l’aiutare i poveri, i disoccupati e quanti si trovavano indifficoltà materiali e morali. Fu pure coraggioso testi-mone del Vangelo della giustizia nel mondo del lavo-ro, trovando ulteriore stimolo nell’enciclica Rerumnovarum di Leone XIII (15-5-1891). Prese le difesedegli operai (a cominciare dai ferrovieri) per ottenereriduzioni di orario, migliori condizioni economiche, ilriposo festivo; promosse e incoraggiò le scuole seraliper gli operai, i circoli ricreativi, le cooperative di con-sumo. Quando lo riteneva giustificato, non ricusava dipartecipare anche ad iniziative di sciopero. Collaboròcon l’avvocato fiorentino Sacco nella fondazione delsindacato nazionale dei ferrovieri italiani...

Una testimonianza attualeQuesto profilo del Perazzo, per quanto sommario,può suggerire un’osservazione conclusiva.Il suo stile di vita e il suo molteplice impegno difedele laico ci fanno toccare con mano quanto

benefico possa essere l’influsso della spiritualitàfrancescana, quando viene interiormente assimi-lata e fedelmente incarnata, nel condurre dinami-camente verso Dio e verso i fratelli. In effetti,costantemente proteso verso Dio, il Perazzo èrimasto saldamente ancorato nella vita e nellamissione della chiesa e, nello stesso tempo,costantemente e attivamente inserito nella realtàsociale per trasformarla con il potente lievito delVangelo.Per questo motivo, se i ferrovieri vedono in lui unloro potenziale patrono, i terziari possono trovarein lui un fratello a cui ispirarsi. Da allora tantecose sono cambiate; ma, nella sostanza, molte pro-blematiche rimangono tuttora attuali. Ecco perchédi uomini come il Perazzo anche oggi c’è tantobisogno.Non per nulla Giovanni Paolo II, ora beato, il 6aprile 1998 gli attribuì il titolo di Venerabile,ultimo passaggio procedurale per la sua procla-mazione a beato. In questo tempo di trepidaattesa, eleviamo a Dio una supplice preghieraperché, se questa è la sua volontà, la sua santitàsia riconosciuta ufficialmente dalla chiesa, perla maggior gloria di Dio (che opera meraviglienei suoi santi) e per il bene di tutti (che possonotrovare in lui una via alla santità accessibile eaccattivante).

Fra Pier Giuseppe Pesce, ofmVice postulatore della causa

La Cooperativa Sociale Frate Jacopa è finalizzata a rendereconcreta nel quotidiano la Dottrina Sociale della Chiesa secon-do lo spirito di S. Francesco, attraverso attività sociali, educati-ve, formative, ed in particolare attraverso progetti a favore degliultimi. Vuole essere uno strumento per rispondere meglio abisogni di categorie cui necessita aiuto, uno strumento opera-tivo per prendersi cura del bene comune e della custodia delCreato, nella interazione con la società civile e con le istitu-zioni nei vari territori. L’auspicio dei soci fondatori è che la Cooperativa Sociale FrateJacopa possa essere utile affinché il lievito della fraternità possasempre meglio rendersi presente nella Chiesa e nella società,nella immutata fedeltà al carisma francescano, ricercando formeadeguate alla novità dei tempi per incontrare e servire i fratelli,facendoci loro prossimi. E sostenendo nella concreta operativitàquella cultura della pace e del bene a cui sono chiamati i segua-ci di S. Francesco nel mondo.

LE NOSTRE ATTIVITÀ

* Scuola di Pace operante con particolare attenzione ai temidella Pace, della Custodia del Creato, del Bene Comune edella Comunicazione (approfondimento interdisciplinare allaluce della Dottrina Sociale della Chiesa e della SpiritualitàFrancescana).

* Pubblicazione Rivista Nazionale “Il Cantico”* Testi di formazione, Atti di Convegni, Schede di sensibilizza-zione.* Collage scenico musicale tratto dalle Fonti Francescane (servi-zio evangelizzazione e promozione umana). * Collaborazione di volontariato con diocesi, con la Caritas econ il Servizio Accoglienza Vita.* Progetto formazione-lavoro per ragazzi diversamenteabili e percorsi di autonomia in collaborazione conl’Associazione “Solidabile Onlus”* Percorsi della Scuola di Pace sul territorio: Progetto“Educare alla custodia del creato”.* Lavoro a tutela dei beni di creazione in particolare dell’acqua,con l’adesione alla Campagna Acqua Bene Comune.* Adesione alle Campagne “Non aver paura”, “L’Italia sonoanch’io”, “Sulla fame non si specula” e alla Campagna“Povertà zero” della Caritas Europea e Italiana.* Casa di Accoglienza (Roma) disponibile per eventi formati-vi, incontri, pellegrinaggi.* Sostegno a distanza. Sostegno Iniziativa Struttura SanitariaClub Noel per l’infanzia della Colombia.

PUOI SOSTENERE ANCHE TU PROGETTI DI FRATERNITÀ EDI PACE! Invia la tua offerta mediante bonifico bancario sul c/cBanca Prossima Gruppo Intesa S. Paolo, a IBAN IT82 H033 590160010000 0011125 intestato a Società Cooperativa Sociale FrateJacopa, con la causale “Liberalità a favore della CooperativaSociale Frate Jacopa”. Verrà rilasciata ricevuta per usufruire dellededuzioni fiscali previste dalla legge.

PER INFO E CONTATTI: Viale delle Mura Aurelie, 8 - 00165Roma - Tel. 06 631980 - www.coopfratejacopa.it [email protected]

Società Cooperativa Sociale

frate JacopaC.F. 09588331000

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ARGENTINA - Combattere la tratta delle per-sone, diventata "una struttura imprenditoriale"in mano alla criminalità organizzata Sono stati una sessantina i partecipanti al 27°Incontro delle "Diocesi di Frontiera", che quest'annoha avuto per tema il traffico delle persone. Dal 21 al23 maggio, i rappresentanti delle diocesi diArgentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, si sonoincontrati nella città di Gualeguaychú, in Argentina.Il testo conclusivo dell'incontro, sottolinea il moti-vo della riunione: "Sollecitati da una realtà che ciferisce, ci siamo radunati per la condivisione e perriflettere sulla dignità di ogni essere umano, e assu-mere una posizione profetica contro il traffico degliesseri umani". Continua il testo: "Il traffico di esse-ri umani è finalizzato allo sfruttamento commer-ciale della persona per scopi sessuali, di lavoro oper il furto e la vendita di organi. Prende formadalla criminalità organizzata e ha una struttura'imprenditoriale', gestisce una grande mobilità dipersone e considera l'essere umano come un benetrasferibile e di mercato, secondo la legge delladomanda e dell'offerta. La sua crescita allarmantesi riflette in un movimento annuale di denaro chesupera quello del traffico delle armi, e la rende laseconda attività criminale più redditizia al mondodopo il traffico di droga".I Vescovi spiegano molto chiaramente che "la trattasignifica coinvolgere una persona, spostarla, costrin-gerla, venderla, minacciarla, violentarla, usarla e scar-tarla. Si parla di violenza fisica, psicologica, con l'in-ganno o il ricatto, a volte con l'intervento di parenti opersone con le quali la vittima è emotivamente lega-ta... Il turismo sessuale infantile fornisce adolescenti ebambini per le prestazioni sessuali degli stranieri. Inmolti casi sono venduti ad altri paesi in America e inEuropa occidentale, secondo le ripetute denuncedell'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni,dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e delleorganizzazioni della società civile che si battono valo-rosamente contro questi crimini".Dopo aver richiamato questa tragica realtà, il docu-mento propone i valori cristiani come segno di spe-

ranza e l'impegno della Chiesa a lottare contro que-sta situazione difficile. Infine il documento, firma-to il 23 maggio, esprime l'impegno di tutti i parte-cipanti a far conoscere questa terribile situazione, adenunciare i casi, a promuovere la famiglia comeprimo centro di protezione, a lavorare al fianco dicoloro che già sono impegnati sul campo e a mani-festare insieme questo impegno.

(CE) (Agenzia Fides, 24/05/2012)

ECUADOR - Contro il flagello delle tratte checolpisce più di 6 mila persone Ogni anno circa 800 mila persone in tutto il mondosono vittime della tratta di persone, un business increscita che si basa sulla schiavitù, l'inganno o laviolenza, ha riferito Hiroshima Villalba,Sottosegretario alle garanzie democratiche delMinistero degli Interni dell'Ecuador, mentre il ViceMinistro dell'Interno, Javier Cordoba, ha denuncia-to che in Ecuador le vittime sono più di 6 mila, e il90% delle donne coinvolte subisce violenza ses-suale.Queste dichiarazioni sono state fatte durante la pre-sentazione dell'Incontro Internazionale sulla trattadi esseri umani, (Quito 14 e 15 maggio), con il tito-lo "Incontro sulla tratta delle persone e sul trafficoillecito di migranti", a cui hanno partecipato spe-cialisti di Costa Rica, Messico, Colombia, Perù,Bolivia, Stati Uniti e Paraguay.Le autorità ecuadoriane hanno sottolineato che laCostituzione dell'Ecuador e il loro piano di svilup-po nazionale per il benessere, manifestano lavolontà del paese di ridurre questa pratica illegale.Il governo ha anche firmato con il Perù un proto-collo di frontiera binazionale per fornire assistenzacompleta alle vittime e ai sopravvissuti della tratta.L'iniziativa mira a proteggere da questi crimini ledonne, i bambini e gli adolescenti.Solo pochi giorni fa, il Vaticano ha insistito sul-l'importanza che Chiesa cooperi con le organizza-zioni internazionali in materia di prevenzione,sostegno e riabilitazione delle vittime della tratta."Mettiamo al servizio della lotta contro la trattadegli esseri umani tutta la nostra rete di religiosinel mondo" ha dichiarato il Card. Peter Turkson,Presidente del Pontificio Consiglio della Giustiziae della Pace durante la conferenza mondiale suquesto flagello tenutasi in Vaticano. Egli ha insisti-to anche sul lavoro comune della Chiesa, deigoverni, delle istituzioni e delle organizzazioniumanitarie a livello globale, per affrontare il pro-blema in modo efficace. Nella dichiarazione finaledell'evento si legge: "il problema sta diventandosempre più drammatico e reale, ed è il secondo cri-mine più redditizio internazionale, dopo il com-mercio illegale di armi".

(CE) (Agenzia Fides, 15/05/2012)

giugno 2012 il Cantico 29

SSUUCCCCEEDDEE NNEELL MMOONNDDOO

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giugno 2012 il Cantico 30

RRIICCOORRDDOO DDII EELLDDAA RROOFFFFII

CIAO ELDA...Elda Roffi della Fraternitàdi Brescia, dopo un lungoperiodo di sofferenza, èritornata alla Casa delPadre sabato 26 maggio2012.Conosciamo Elda per la suadedizione alla fraternità, perla testimonianza francesca-na della sua vita, per la per-severante e gioiosa parteci-pazione agli incontri forma-tivi e agli eventi nazionali.Pino, che l’ha assistita con-tinuativamente nel tempodella malattia, ci è testimonedella sua profonda accetta-zione e conformazione allavolontà del Signore.Ci uniamo a tutta laFraternità di Brescia nellapreghiera di suffragio, invo-cando il Signore perchéaccolga Elda nella pienezzadella Sua Pace e perchésostenga forti nella speranza cristiana la suafamiglia e i suoi fratelli.

* * *

IL SALUTO A ELDANEL GIORNO DELLE ESEQUIE

In questa occasione si usa dire: “Non ci sonoparole”Effettivamente a parlare oggi si rischia di caderenella retorica, nella consuetudine, nei luoghicomuni… Effettivamente oggi sono più signifi-cativi la parola orante, unabbraccio, una stretta dimano, un partecipe silen-zio…Eppure, Elda, io so che tu seiqui in mezzo a noi, io so chetu stai ascoltando il nostrosalutarti: “Ciao Elda”.Permettimi di ricordarti... diricordare il tuo sorriso, la tuavoglia di vivere, di cantare edi ballare, di ricordare i tuoiocchi così espressivi, un po’vispi, ma permettimi anchedi ricordare le tue umanissi-me ansie, e allora gli occhi siinumidivano per un pianto

che nel chiuso del tuo cuoreavevi nascosto a tutti… atutti… ma non a me.La nostra amicizia è cresciu-ta nella condivisione di anninon facili, è cresciuta attra-verso un quotidiano fatto difutili chiacchiere ma soprat-tutto di profonde riflessioni,di momenti difficili maanche sereni… Come nonricordare i tanti ritiri spiri-tuali nei luoghi di Francesco,come non ricordare il nostroDeserto di Varazze, e comenon ricordare, (perché no?),le passeggiate e le tante piz-zate in fraternità…La nostra amicizia è nata daun cammino, da un crescereinsieme giorno dopo giorno,mese dopo mese. Come tutti,eravamo in ricerca, e laricerca della Verità ci haaccomunato.

La vita ti aveva costretta a rivestirti di una solidacorazza, ma sotto quella corazza c’eri tu, c’era laElda, con la forza di mamma e nonna, ma anchecon la fragilità di ogni essere umano bisognosodi affetto.Eri loquace, ma stavi spesso in ascolto e durantele prove che il Signore mi ha chiesto ho sempresentito la tua presenza, il tuo essermi discreta-mente vicina con la tua esagerata stima di cuinon mi ritenevo degno e che mi metteva spessoin imbarazzo.

E grazie per come haiaffrontato la malattia: è stataper me una vera lezione divita cristiana. Ricordi? Tidicevo sempre che il veroteologo non è colui che stu-dia, ma colui che legge“dentro” la croce… io te lodicevo, ma tu l’hai praticato!Per tanti anni, il tuo salutoquotidiano “Ciao, Pinoti, adomani…” e ora….”Ciao,Elda, a domani... in queldomani che è l’infinito, inquel domani che è l’eterni-tà”

Pino De Poli

ABSORBEAT

Rapisca, ti prego, o Signore,l’ardente e dolce forzadel tuo amorela mente mia da tutte le coseche sono sotto il cielo,perché io muoiaper amore dell’amor tuo,come tu ti sei degnato morireper amore dell’amore mio

S. Francesco (FF 277)

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Quando Francesco inizia a restaurare la chiesa di S.Damiano, va a raccogliere pietre ad Assisi cantan-do un ritornello: “Chi mi dà una pietra, avrà unaricompensa; chi due pietre, due ricompense; chitre, altrettante ricompense!” (3Comp, FF 1420).La popolazione di Assisi capisce che Francesco èsemplice, immediato, sincero. Molti lo prendono ingiro, ma altri sono impietositi e gli danno una pie-tra. Francesco riesce così a riparare la chiesa di S.Damiano; è nella logica di servire Dio in tutti imodi, è effettivamente innamorato di Dio. Poi va a mendicare di porta in porta; oltre a mendica-re le pietre, va a mendicare i rifiuti e gli avanzi di cibo.Dopo il primo impatto, è felice (3Comp, FF 1422). Ma il padre lo maledice e lo insulta; Francesco allo-ra chiede a un povero di Assisi di benedirlo ognivolta che il padre lo maledice (3Comp, FF 1423).Quando c’è un cambio così evidente di proposta, cipuò essere innanzitutto un rifiuto; ma altri, invece,restano impietositi. Non esiste un male così grandeda poter fermare Francesco, non esiste una maledi-zione così grande per Francesco, né da parte delpadre né da parte della gente di Assisi. Niente puòfermare un cambiamento che non ha intenzione diribaltare il mondo, ma ha l’intenzione umile ed inge-nua di andare a cercare pietre. E la povera gente chesta fuori Assisi va ad aiutare Francesco, collaboran-do nella sua opera di rinnovamento. L’avventura diFrancesco può così iniziare. “Sorelle pietre, diventate pilastri vivi del tempio”:Francesco va a mendicare pietre non tanto per ripa-rare S. Damiano ma, simbolicamente, perché luidiventerà pietra viva. Francesco diventerà pietranuova di un Ordine che non sarà più ciò che dinegativo c’era nella Chiesa del medioevo, è untempio dello Spirito: “Voi diventate pietre vive etempio dello Spirito” (1Pt 2,5). Francesco va poi a mendicare l’olio per la lampadadell’altare di S. Damiano: il tempio dello Spiritonasce da Gesù Cristo, perché solo Gesù Cristo risor-to infonde lo Spirito. Il gesto semplice di mendicarel’olio per la lampada è la terza indicazione del men-dicare che ricostruisce: pietre, pane, olio per la lam-pada. Ognuno di noi può cambiare se stesso se ha ladisponibilità a seguire Dio, ma deve avere tre pilastri:povertà, mendicare pane e lampada accesa. La verità di questi passaggi sta nel fatto che laChiesa e il francescanesimo non si rinnovano da

fuori facendo le barricate, ma da dentro, in unadiversità di essere e di fare che torna alle origini.Non si cambia la Chiesa andando contro laChiesa; la si cambia da dentro e per fare ciò biso-gna pagare un prezzo alto. Francesco viene presoin giro dalla gente di Assisi (“Tu che rubi il paneai poveri”) e si vergogna di chiedere in elemosi-na l’olio della lampada a un gruppo di uomini riu-niti a giocare nei pressi di una casa. Prima fugge,poi torna, si pente e domanda l’olio “per amore diDio” (3Comp, FF 1425). Fa ciò che gli è ispiratodallo Spirito: Francesco cambia lui stesso da den-tro, mostra un’immagine di Chiesa nuova, ma noncombattendola né distruggendola. Francesco va aprendere le pietre per riparare e si preoccupa chela lampada sia sempre accesa: questa è la stradada percorrere per un rinnovamento. Restare fede-li al mendicare pietre, pane ed olio; quindi restarefedeli al Signore. Allora il rinnovamento non lo faognuno di noi per se stesso, lo fa il Signore.

Renato Dal Corso

PIETRE, PANE E OLIO PER LA LAMPADAIl mendicare che ricostruisce

Nel corso del ritiro in preparazione alla SantaPasqua della Fraternità di Verona (24-25marzo), don Gino Canali ha proposto alcuneinteressanti meditazioni. Riportiamo gli spun-ti emersi durante il suo primo intervento.

IL CANTICO“Il Cantico” continua la sua storia a serviziodel messaggio francescano nella convinzio-ne di poter offrire così un servizio per la pro-mozione della dignità di ogni uomo e di tuttigli uomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota diabbonamento di € 25,00 sul ccp intestato aSocietà Cooperativa Sociale Frate Jacopa –Viale delle Mura Aurelie 8 – 00165 RomaIBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162.Riceverai anche Il Cantico on line! Invia la tuaemail a [email protected].

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Il 24 e 25 marzo si è svolto presso il monasterodegli Stimmatini a Sezano (Vr), il ritiro in prepara-zione alla Santa Pasqua. Anche se il ritrovarci è unaconsetudine, è sempre una gioia sentita come diceil salmo: “È bello che i fratelli stiano insieme”. Era con noi questa volta anche un componentedella nostra piccolissima fraternità di Erba.Abbiamo vissuto due giorni intensi di preghiera eriflessione vivificati dallo Spirito Santo, che ha raf-forzato nei nostri cuori la fede e l’amore non soloper il Signore Gesù e la Vergine, ma anche l’amo-re tra noi che eravamo di fraternità diverse e spar-se per la Lombardia e il Veneto.Sono bastati quei pochi giorni, a ricreare l’atmo-sfera di fraternità che penso sia sempre una graziaspeciale che il Signore dona in particolare a noi,che seguendo la regola di Francesco riconosciamonel fratello un dono del Signore, un compagno dicammino nella vita spirituale.Questa atmosfera fatta di relazioni gioiose maisguaiate, sia a tavola come nello scambio dellereciproche esperienze, il modo d’esprimere lediverse idee nel sereno e reciproco rispetto dellediversità dei vari fratelli, tutto richiama quella gioiadi stare insieme, di vivere la meravigliosa avventu-ra francescana in un abbraccio, in tanti sorrisi,nello scambio di preghiere, senza dimenticarequelle piccole tristezze per le disavventure di qual-che fratello o sorella assente.Durerebbe poco questa atmosfera se non si riem-pisse dello Spirito che il Cristo ci ha donato, eccoallora che l’unità nella preghiera si rafforza con ilVespro e le Lodi al Signore in un canto di ringra-ziamento. Ma ancora non basta, per descrivere il clima diquesti esercizi spirituali; la celebrazione eucaristi-

ca e penitenziale si unisce alle riflessioni sulla vitadi san Francesco, con suggerimenti preziosi di for-mazione per accogliere e seguire il suo esempionelle piccole virtù della quotidianità, qualcherinuncia per mettere la nostra vita in secondo pianoe preferire le pratiche d’amore verso chi ci viveaccanto, per darci forza in questo nuovo camminoche il Padre ci ha affidato. Ogni giorno siamo chiamati a mettere da partequalcosa di noi, per qualcosa di più grande cheper ora non sempre appare chiaro, sicuro, gratifi-cante; questo Suo progetto non era certo ilnostro, ci ha sorpresi, non ad altri ma a ciascunodi noi Lui ha chiesto questo cambiamento dirotta. In seguito, forse, chissà, col tempo lo capi-remo. Per ora tutti insieme crediamo e Ti pre-ghiamo: Signore tu sei il mio rifugio, vogliamoseguirTi passo passo, la Tua volontà sia la nostra,Tu ci indichi la via da seguire, le Tue orme equelle di Francesco nostro fratello maggiore ciprecedono. Ecco il tempo di salvezza vissuto insieme: in queipochi ma importanti giorni il Signore Gesù Cristonostra Pasqua è entrato nel nostro cuore e abbiamoriscoperto l’entusiamo del nostro cammino, abbiamomostrato a Lui le ferite e Lui ci ha guariti e ha can-cellato il dolore, ci ha liberato dalle paure e abbiamopregato come nel salmo 29: “Signore, hai mutato ilmio lamento in danza, la mia veste di sacco in abitodi gioia, perchè io possa cantare senza posa. Signoremio Dio ti loderò in eterno”. Così Lui, fonte del-l’amore e della vera gioia, ha portato a noi piccologregge pace, luce e speranza, donandoci nella suabontà e in anticipo la gioia di questa sua SantaPasqua 2012.

Elisabetta Lissoni

È BELLO CHE I FRATELLI STIANO INSIEME

La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unico ospedale dedicato esclusivamentealla cura dei bambini poveri residenti in tutto il Sud-Ovest della Colombia, nellacittà di Cali. Questa Fondazione è stata creata nel 1924 e da allora è stata sem-pre al servizio dei bambini poveri e ammalati che difficilmente potrebbero rag-giungere un’altra struttura sanitaria. Lo spostamento forzato dei contadini versola città ha prodotto una crescita significativa del numero dei bambini malati dazero a due anni e relativo aumento delle domande alla Clinica infantile.Considerando la vita e la salute come diritti fondamentali dei bambini, laFondazione Clinica Infantile ha la necessità di migliorare ambienti, apparecchia-ture e personale per salvare la vita di molti bambini poveri. Per questo motivo ènecessario il sostegno finanziario di istituzioni e di privati al fine di poter appron-tare interventi e soluzioni adeguate per questi bambini colpiti da complesse pato-logie endemiche, degenerative, infettive, congenite, ecc., causate da: clima tro-picale, cattive condizioni alimentari e di vita, servizi inadeguati, fattori ereditari.

La Cooperativa Sociale “Frate Jacopa” intende accogliere questa richiesta diaiuto, di cui si è fatto portatore p. José Antonio Merino, che conosce di perso-na i responsabili della Fondazione e l’impegno umanitario da questa profuso.Le offerte, grandi e piccole, che saranno fatte tramite la cooperativa, saranno

inviate, come nostro contributo alla realizzazione di progetti per l’acquisto diattrezzature diagnostiche e l’allestimento di una unità di cura intensiva per ibambini che richiedono interventi chirurgici postoperatori complessi.

Chi intende partecipare può inviare la propria offerta con bonifico bancario sulc/c intestato a Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa presso la BancaProssima - Roma - IBAN: IT82H0335901600100000011125, precisando la cau-sale “Liberalità a favore della Cooperativa Sociale Frate Jacopa per il ProgettoClub Noel Colombia”. Sarà rilasciata ricevuta per usufruire delle agevolazionifiscali previste dalla legge. Sul Cantico saranno date periodiche informazioni sul-l’andamento della raccolta.

SSOOSSTTEEGGNNOO AA DDIISSTTAANNZZAA

CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia chiedono il nostro aiuto