il fatto

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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Venerdì 23 settembre 2011 – Anno 3 – n° 226 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Briganti di Antonio Padellaro dc T ogli il diritto, e allora che co- sa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?”. Mentre a Berlino, nell’aula del Bundestag, Benedetto XVI ci- tava Sant’Agostino, a Roma nell’au- la della Camera la maggioranza ne- gava l’arresto del deputato Milane- se. L’ex consigliere del ministro Tremonti è accusato dai pm di Na- poli di associazione per delinque- re, corruzione (riceveva “cospicue somme di denaro e altre utilità” in cambio di nomine in società con- trollate dal Tesoro) e rivelazione di segreto d’ufficio. Se l’Agostino ri- cordato dal Papa fosse stato pre- sente ieri a Montecitorio, avrebbe avuto ampio materiale per aggior- nare la sua frase. Primo. Il diritto si può togliere, co- me fanno i tiranni, ma si può anche manipolare, comprare e vendere come se fosse merce scadente. In Italia questa pratica avviene attra- verso uno scambio fruttuoso tra il boss e i suoi bravi: io ti faccio eleg- gere e tu voti senza fiatare tutto ciò che ordino (“dare moneta, vedere cammello”, direbbe l’esperta Ar- curi). Secondo. La casta dei politici pro- tegge se stessa. E quindi per nes- suna ragione al mondo si autorizza l’arresto di deputati e senatori (l’o- norevole Papa spedito a Poggiorea- le resta un fenomeno inspiegabi- le). Altrimenti “di questo passo può toccare a chiunque di noi”, ha ben sintetizzato l’esperto pdl Pa- niz, secondo il quale Ruby era dav- vero la nipote di Mubarak. E che dunque di cammelli se ne inten- de. Terzo. Il voto di ieri rassicura Mi- lanese, il quale rassicura Tremonti, che rassicura Berlusconi. Un trian- golo perfetto in cui tutto si tiene come nei rituali di certe società se- grete meridionali di cui non fare- mo il nome. Quarto. Mentre il primo ministro Nerone si trastulla e sistema servi e cortigiani, Roma brucia (Financial Times). L’Italia è sull’orlo della ban- carotta, i cittadini temono il peg- gio, lo Stato è ostaggio di una banda che pensa soltanto alla propria sal- vezza. Sant’Agostino li chiamereb- be briganti. Il crollo del Tg1 di Minzolini e la fuga del pubblico da Ferrara mettono in crisi Rai1. Con l’ammiraglia è tutta la Rai che va a picco IL GOVERNO DI NERONE Il Financial Times: “Mentre Roma brucia, Berlusconi si trastulla”. Per tutta la stampa internazionale è un pericolo per l’Italia e l’Europa. Infatti, mentre le Borse continuano a precipitare, lui salva anche Milanese dal carcere per soli 6 voti. Persino Tremonti si defila, insultato da tutto il Pdl. Di Pietro: “Come per Craxi nel ‘93” Giustizia alla Milanese di Marco Travaglio E bbene sì, ci arrendiamo. Ha ragione il Cavalier Patonza: la giustizia italiana è politicizzata. Sentite il colonnello Salvatore Paglino, della Guardia di Finanza, che a Bari indagava su Tarantini per droga, prostituzione e corruzione assieme al pm Giuseppe Scelsi: “Il 26 giugno 2009 il dottor Laudati (appena insediato come procuratore capo, ndr ) indisse una riunione... Disse che le indagini avevano creato preoccupazione nelle istituzioni; la sua presenza in loco era stata voluta dal ministro di Giustizia Alfano, al quale aveva garantito una soluzione...; e la situazione era arrivata a un punto di gravità tale da poter produrre effetti negativi sul governo, nonché sulla Gdf”. Paglino verrà fatto addirittura arrestare da Laudati. Ed ecco il racconto del pm Scelsi, subito estromesso dalle indagini: “Laudati disse che era molto amico del ministro della Giustizia (Alfano, ndr ) che gli aveva concesso l’onore del tu e, grazie a questo, aveva garantito per me, impedendo l’avvio di un’ispezione; e che era stato mandato a Bari per conto del ministro”. Da allora le indagini si inabissano per due anni e vengono chiuse solo pochi giorni fa, quando la Procura di Napoli scopre che anche Tarantini sa delle presunte “frenate” di Laudati. Questi nega tutto, ma è singolare che sia Paglino (in una relazione di servizio), sia Scelsi (al Csm), sia Tarantini (intercettato) l’accusino di avere sterilizzato l’inchiesta che preoccupava B. Quanti Laudati ci sono negli uffici giudiziari italiani? Parecchi, a giudicare dalle troppe indagini sui potenti che si inabissano o finiscono in archivio. Poi, a politicizzare la giustizia, c’è il Parlamento, pieno di imputati, avvocati e qualche magistrato. Scelsi racconta che l’ex collega Maritati, deputato dalemiano, gli chiese notizie riservate sul coinvolgimento di amici di D’Alema nell’inchiesta. Un po’ quel che faceva l’ex pm Papa sull’altra sponda. Intanto gli onorevoli avvocati si occupano di salvare dalla galera gli onorevoli clienti o compari. E così il Parlamento s’è trasformato in un grado di giudizio aggiuntivo, spesso definitivo. Ieri Marco Milanese, accusato di vendere posti e appalti pubblici in cambio di soldi, gioielli, orologi di gran pregio, auto di lusso, s’è salvato dal carcere grazie al voto di 312 colleghi (compreso il suo), mentre i suoi coindagati sono finiti regolarmente dentro. Era già accaduto a tutti i deputati e senatori (escluso Papa), di destra e di sinistra, raggiunti nell’ultimo quindicennio da mandati di cattura per reati gravissimi. La legge consente alle Camere di negare il via libera all’arresto di loro membri solo in caso di fumus persecutionis, non certo in base a considerazioni politiche o a valutazioni delle prove difformi da quelle date dal giudice. Ma il Parlamento se ne infischia: bypassa a pie’ pari il fumus persecutionis (in effetti mai visto) e salva i compari di casta, anzi di cosca, per solidarietà di partito o di governo. Bossi, che aveva autorizzato l’arresto di Papa, l’ha negato per Milanese “per tenere in piedi il governo”. L’on. avv. Paniz ha avvertito eventuali dissenzienti: “Se arrestano Milanese, domani potrebbe toccare a ciascuno di noi”. La stima della gente per i politici è bassina, ma anche la loro autostima non scherza. Come diceva Woody Allen, “la loro moralità è una tacca sotto quella degli stupratori di bambini”. Infine, a politicizzare la giustizia, ci sono le leggi di tolleranza zero per i poveracci e di tolleranza mille per lorsignori. La Procura di Roma ha appena chiesto il rinvio a giudizio del giovane etiope El Israel, reo di aver spezzato due rametti di un cespuglio cogliendo dei fiori nel parco per la fidanzata e di aver così “danneggiato un oleandro posto a ridosso di una aiuola decorativa, con l’aggravante di aver commesso il fatto su bene esposto alla pubblica fede”. Il mascalzone rischia da 6 mesi a 3 anni di galera. Se Berlusconi, invece di continuare a corrompere, abusare e frodare, si decide a strappare qualche ramo di oleandro in un’aiuola, ce lo leviamo dalle palle. MINACCE ALLE RAGAZZE DI B. “ESCORT, ATTENTA A COSA DICI” L’ultimo avvertimento è per Francesca Garasi, amica di Tarantini e ospite del premier: un sms anonimo Fierro pag. 7 z Tutti gli architetti del Principe all’interno pag. I - VIIIz U di A. Padoa-Schioppa HO SOGNATO LA BONINO PREMIER S tanotte ho fatto un sogno. Ho visto il presidente della Repubblica in tv: annunciava al Paese che la crisi di governo appena aperta in Parlamento gli imponeva di fare fronte al- l’emergenza nazionale con una scelta irrituale. pag. 18 z d’Esposito, Feltri, Marra, Palombi, Telese e Zanca pag. 2 - 5 z Zimbello internazionale Per il britannico The Independent, Berlusconi è un Nerone che si trastulla suonando a modo suo lo spartito del Bunga Bunga o il “downgrading blues”di Standard & Poor’s. La battuta gioca sull’espressione idiomatica “to fiddle while Rome burns”, perdere tempo mentre succede una calamità CATTIVERIE “Me ne sono fatte otto, di più proprio non potevo fare”, ha spiegato Berlusconi alla Bce (www.spinoza.it) Barbara Montereale (FOTO ANSA) Patrizia D’Addario (FOTO ANSA) y(7HC0D7*KSTKKQ( +#!z!;!?!%

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Ve n e rd ì 23 settembre 2011 – Anno 3 – n° 226Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Brigantidi Antonio Padellaro

dc

Togli il diritto, e allora che co-sa distingue lo Stato da unagrossa banda di briganti?”.Mentre a Berlino, nell’aula

del Bundestag, Benedetto XVI ci-tava Sant’Agostino, a Roma nell’au -la della Camera la maggioranza ne-gava l’arresto del deputato Milane-se. L’ex consigliere del ministroTremonti è accusato dai pm di Na-poli di associazione per delinque-re, corruzione (riceveva “cospicuesomme di denaro e altre utilità” incambio di nomine in società con-trollate dal Tesoro) e rivelazione disegreto d’ufficio. Se l’Agostino ri-cordato dal Papa fosse stato pre-sente ieri a Montecitorio, avrebbeavuto ampio materiale per aggior-nare la sua frase.Primo. Il diritto si può togliere, co-me fanno i tiranni, ma si può anchemanipolare, comprare e venderecome se fosse merce scadente. InItalia questa pratica avviene attra-verso uno scambio fruttuoso tra ilboss e i suoi bravi: io ti faccio eleg-gere e tu voti senza fiatare tutto ciòche ordino (“dare moneta, vederecammello”, direbbe l’esperta Ar-cur i).Secondo. La casta dei politici pro-tegge se stessa. E quindi per nes-suna ragione al mondo si autorizzal’arresto di deputati e senatori (l’o-norevole Papa spedito a Poggiorea-le resta un fenomeno inspiegabi-le). Altrimenti “di questo passopuò toccare a chiunque di noi”, haben sintetizzato l’esperto pdl Pa-niz, secondo il quale Ruby era dav-vero la nipote di Mubarak. E chedunque di cammelli se ne inten-de.Terzo. Il voto di ieri rassicura Mi-lanese, il quale rassicura Tremonti,che rassicura Berlusconi. Un trian-golo perfetto in cui tutto si tienecome nei rituali di certe società se-grete meridionali di cui non fare-mo il nome.Quarto. Mentre il primo ministroNerone si trastulla e sistema servi ecortigiani, Roma brucia (FinancialTimes). L’Italia è sull’orlo della ban-carotta, i cittadini temono il peg-gio, lo Stato è ostaggio di una bandache pensa soltanto alla propria sal-vezza. Sant’Agostino li chiamereb-be briganti.

Il crollo del Tg1di Minzolini e la fuga del pubblico da Ferraramettono in crisi Rai1. Con l’ammiraglia è tutta la Rai che va a picco

IL GOVERNO DI NERONEIl Financial Times: “Mentre Roma brucia, Berlusconi si trastulla”. Per tutta la

stampa internazionale è un pericolo per l’Italia e l’Europa. Infatti, mentre le Borsecontinuano a precipitare, lui salva anche Milanese dal carcere per soli 6 voti. Persino

Tremonti si defila, insultato da tutto il Pdl. Di Pietro: “Come per Craxi nel ‘93”

Giustizia alla Milanese

di Marco Travaglio

Ebbene sì, ci arrendiamo. Ha ragione ilCavalier Patonza: la giustizia italiana èpoliticizzata. Sentite il colonnello SalvatorePaglino, della Guardia di Finanza, che a Bari

indagava su Tarantini per droga, prostituzione ecorruzione assieme al pm Giuseppe Scelsi: “Il 26giugno 2009 il dottor Laudati (appena insediatocome procuratore capo, ndr) indisse una riunione...Disse che le indagini avevano creatopreoccupazione nelle istituzioni; la sua presenza inloco era stata voluta dal ministro di Giustizia Alfano,al quale aveva garantito una soluzione...; e lasituazione era arrivata a un punto di gravità tale dapoter produrre effetti negativi sul governo, nonchésulla Gdf”. Paglino verrà fatto addirittura arrestareda Laudati. Ed ecco il racconto del pm Scelsi, subitoestromesso dalle indagini: “Laudati disse che eramolto amico del ministro della Giustizia (Alfano,ndr) che gli aveva concesso l’onore del tu e, grazie aquesto, aveva garantito per me, impedendo l’av v i odi un’ispezione; e che era stato mandato a Bari perconto del ministro”. Da allora le indagini siinabissano per due anni e vengono chiuse solopochi giorni fa, quando la Procura di Napoli scopreche anche Tarantini sa delle presunte “f re n a t e ” diLaudati. Questi nega tutto, ma è singolare che siaPaglino (in una relazione di servizio), sia Scelsi (alCsm), sia Tarantini (intercettato) l’accusino di averesterilizzato l’inchiesta che preoccupava B. QuantiLaudati ci sono negli uffici giudiziari italiani?Parecchi, a giudicare dalle troppe indagini suipotenti che si inabissano o finiscono in archivio.Poi, a politicizzare la giustizia, c’è il Parlamento,pieno di imputati, avvocati e qualche magistrato.Scelsi racconta che l’ex collega Maritati, deputatodalemiano, gli chiese notizie riservate sulcoinvolgimento di amici di D’Alema nell’i n ch i e s t a .Un po’ quel che faceva l’ex pm Papa sull’a l t rasponda. Intanto gli onorevoli avvocati si occupanodi salvare dalla galera gli onorevoli clienti o compari.E così il Parlamento s’è trasformato in un grado digiudizio aggiuntivo, spesso definitivo. Ieri MarcoMilanese, accusato di vendere posti e appaltipubblici in cambio di soldi, gioielli, orologi di granpregio, auto di lusso, s’è salvato dal carcere grazie alvoto di 312 colleghi (compreso il suo), mentre isuoi coindagati sono finiti regolarmente dentro. Eragià accaduto a tutti i deputati e senatori (esclusoPapa), di destra e di sinistra, raggiunti nell’ultimoquindicennio da mandati di cattura per reatigravissimi. La legge consente alle Camere di negareil via libera all’arresto di loro membri solo in caso difumus persecutionis, non certo in base aconsiderazioni politiche o a valutazioni delle provedifformi da quelle date dal giudice. Ma il Parlamentose ne infischia: bypassa a pie’ pari il f u mu sper secutionis (in effetti mai visto) e salva i compari dicasta, anzi di cosca, per solidarietà di partito o digoverno. Bossi, che aveva autorizzato l’arresto diPapa, l’ha negato per Milanese “per tenere in piedi ilgover no”. L’on. avv. Paniz ha avvertito eventualidissenzienti: “Se arrestano Milanese, domanipotrebbe toccare a ciascuno di noi”. La stima dellagente per i politici è bassina, ma anche la loroautostima non scherza. Come diceva Woody Allen,“la loro moralità è una tacca sotto quella deglistupratori di bambini”. Infine, a politicizzare lagiustizia, ci sono le leggi di tolleranza zero per ipoveracci e di tolleranza mille per lorsignori. LaProcura di Roma ha appena chiesto il rinvio agiudizio del giovane etiope El Israel, reo di averspezzato due rametti di un cespuglio cogliendo deifiori nel parco per la fidanzata e di aver così“danneggiato un oleandro posto a ridosso di unaaiuola decorativa, con l’aggravante di avercommesso il fatto su bene esposto alla pubblicafe d e ”. Il mascalzone rischia da 6 mesi a 3 anni digalera. Se Berlusconi, invece di continuare acorrompere, abusare e frodare, si decide a strapparequalche ramo di oleandro in un’aiuola, ce loleviamo dalle palle.

MINACCE ALLE RAGAZZE DI B.“ESCORT, ATTENTA A COSA DICI”

L’ultimo avvertimento è perFrancesca Garasi, amica diTarantini e ospite del premier:un sms anonimo F i e r ro pag. 7z

Tutti gli architettidel Principe

all’interno pag. I - VIIIz

Udi A. Padoa-Schioppa

HO SOGNATOLA BONINOPRE MIE R

S tanotte ho fatto un sogno.Ho visto il presidente della

Repubblica in tv: annunciavaal Paese che la crisi di governoappena aperta in Parlamentogli imponeva di fare fronte al-l’emergenza nazionale conuna scelta irrituale. pag. 18 z

d’Esposito, Feltri, Marra, Palombi, Telese e Zanca pag. 2 - 5 z

Zimbello internazionale Per il britannico The Independent, Berlusconi è un Nerone che si trastulla suonando a modo suo lo spartito del Bunga Bunga o il“downgrading blues” di Standard & Poor’s. La battuta gioca sull’espressione idiomatica “to fiddle while Rome burns”, perdere tempo mentre succede una calamità

C AT T I V E R I E

“Me ne sono fatte otto, dipiù proprio non potevofare”, ha spiegatoBerlusconi alla Bce

( w w w. s p i n o z a . i t ) Barbara Montereale (FOTO ANSA) Patrizia D’A dd a r i o (FOTO ANSA)

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Il popolo viola

in piazza

grida “vergogna”

I l coro “Ve r- go - g n a - ve r- go - g n a ” si è alzato dapiazza Montecitorio al momento della notiziadel no del Parlamento all’arresto del deputato

Pdl Marco Milanese. A protestare ieri davanti allaCamera c’erano diverse decine di persone chiamatedal Popolo Viola: “Noi cittadini avevamo annunciatoche ci saremmo mobilitati perennemente contro l’autoprotezione della Casta”, ha detto Gianfranco Mascia

dei Viola. I manifestanti hanno ascoltato tramite unaradio appoggiata a un megafono la votazione in aula, edurante la quale hanno alzato al cielo, tenendo in manodelle monetine da cinque centesimi: “Abbiamo portatoquesti soldi perché se Milanese fosse stato arrestato gliavremmo comprato delle arance, ora ci toccherà fareuna colletta con questi centesimi per comprare aldeputato una serie di carte costituzionali”.

L’ESERCITODELLA SALVEZZA

Milanese, no all’arresto per 6 voti: il Caimano sbianca ma reggeBossi: “Per quanto? Andiamo avanti un giorno alla volta”

di Paola Zanca

Amici, Barbato, Borghesi,Bossa, Briguglio”. Il presi-dente della Camera Gian-franco Fini scandisce i no-

mi con una lentezza surreale.“Cambursano, Cimadoro,Giorgio Conte, Damiano, DiGiuseppe”. Silvio Berlusconi sisfrega le mani. “Di Pietro, Do-nadi, Duilio, Evangelisti, Fad-da, Favia, Ferranti”. L'appellova avanti fino a “Z a z z e ra ”: sonoi 50 deputati che hanno chiestoche sull'arresto di Marco Mila-nese si votasse a scrutinio se-greto. Sono i nomi di chi ha sfi-dato la tenuta della maggioran-za. Fini li scandisce, Berlusconili fulmina con lo sguardo. Pdl eLega sono legati da un filo trop-po debole per non aver pauradei traditori pronti a nascon-dersi dietro lo schermo dell'a-nonimato. Ma nemmeno Berlu-sconi si aspettava che fosserocosì tanti: quando appare il ri-sultato – 312 contro l'arresto,305 a favore (più Enrico Letta,che ha sbagliato pulsante) –guarda il ministro La Russa, in-credulo: “Solo sette voti?”. Lui

non può far altro che chinare ilcapo: “Sì”. Sulla carta i voti so-no 7 e, sempre sulla carta, sa-rebbero travasati dalla maggio-ranza all’opposizione, vistoche i parlamentari di Pd, Italiadei Valori e Terzo Polo presentierano 299.

PERÒ i franchi tiratori dellamaggioranza potrebbero essereanche di più, compensati da al-trettanti deputati dell’opposi -zione che potrebbero aver vota-to contro l’arresto. Misteri delvoto segreto.Chi lo ha tenuto d’occhio nei

giorni scorsi sostiene che dietrola richiesta sottoscritta dai 50elencati da Fini, non ci sia la fir-ma, ma lo zampino sì, di Rober-to Maroni, ministro dell'Inter-no.Mancano cinque minuti a mez-zogiorno quando entra in Aula.Nel tragitto per raggiungere ilsuo posto (quello tra i banchidella Lega, non quelli del gover-no) guarda verso il lato sinistrodell'emiciclo, quello dell'oppo-sizione. Scambia una battuta adistanza, non è chiaro con chi.Ma sorride e allarga le braccia.Questa volta non ha potuto osa-re: con Alfonso Papa sfidò i pi-diellini con il suo sì convinto al-l'arresto, con il dito indiceostentato, per rendere paleseanche il voto segreto che in quelcaso era stato chiesto dalla mag-gioranza. Stavolta invece no: alPdl serviva il controllo delletruppe (e non averlo gli è costa-to 19 voti di meno rispetto ai noall'arresto di Papa), mentre i le-ghisti più inclini a non difende-re la Casta (i maroniani appun-to) non potevano rischiare la fi-guraccia: “Non era sicuro che isuoi lo seguissero – spiega una

camicia verde fedelissima delSenatur – Perchè qui c'era dimezzo anche il legame con Cal-deroli e di conseguenza conTre m o n t i ”. Già, il ministro del-l'Economia che fino a pochi me-si fa non muoveva passo senzaMilanese, nel momento del bi-sogno invece non c'è. Mentre ileghisti si preoccupano di nonindebolirlo, lui è in volo per Wa-shington, diretto al vertice delFondo Monetario Internaziona-le. Nel Pdl – dalla Santanché aCrosetto – lo massacrano e per-fino Berlusconi si trincera die-tro un “no comment”.

NEMMENO Bossi dice nulla,impegnato com’è a lanciare ilprossimo anatema: andreteavanti fino al 2013? “Questo lovedremo giorno per giorno”.Tradotto da alcuni dei suoi, pe-rò, il discorso si annacqua. “Laspina non si stacca finché non cisono le condizioni: adesso ab-biamo un capro espiatorio, pos-siamo dare la colpa a Berlusco-ni. Ma senza di lui non potrem-mo comunque fare niente, per-ché ora come ora non c’è unalira. Finirebbe nella maniera più

IL PERSONAGGIO La giornata del deputato Pdl e lo sfogo per l’assenza in aula di Tremonti

“Giulio? Mi sono sacrificato e lui oggi mi ha tradito”

tragica: i nostri elettori ci direb-bero che siamo peggio di Ber-lusconi”.Se (per ora) della Lega può evi-tare di preoccuparsi, il premierieri ha dovuto fare i conti anchecon i suoi. Quando alle 12 e 07, avotazioni appena aperte, il PdlFrancesco Paolo Sisto si alza inpiedi e come un capo ultrà alzail pollice verso l'alto, la curvanon lo segue. “Sì è vero, volevorendere palese il mio voto, e da-re il segnale agli altri”. Ma lo han-no alzato al massimo in 10. “Èstata dura - ammette - ma l’im -portante è come è andata a fi-n i re ”. Secondo Antonio Di Pie-

tro è andata a finire come “nel1993” quando il Parlamentonon diede “l’autorizzazione aprocedere contro Craxi: quidentro tutti hanno battuto lemani, fuori cifu la rivoltasociale”.Milanesepuò rico-minciare ap a r l a resenza far

L’ex bracciodestro delministro votae si autoassolve“Casa insieme?Mi pagavain contanti”

IL GOVERNO DI NERONE

Chi tiene chi Berlusconi e Bossi ieri alla Camera (FOTO LAPRESSE)

di Fabrizio d’Esposito

S ono le 12 e 11 e i tabelloni lumi-nosi comunicano l’esito della vo-

tazione. Marco Mario Milanese, cheha appena spinto il tasto verde persalvare se stesso e il governo di B.,viene inghiottito da un bosco umanodi abbracci, strette di mano, pacchesulle spalle, buffetti sulla testa o sulleguance. Più che una festa, una pro-cessione senza applauso finale. Sul-l’esultanza repressa della maggio-ranza pesano sette franchi tiratori.Parecchi deputati del Pdl salgono co-me formiche impazzite verso la pe-nultima fila del quarto blocco dell’au -la di Montecitorio, da destra verso ilcentro, lo stesso dove stanno i finianidel Fli. È li che è seduto Milanese. Ilsuo compagno di banco e confidentesi chiama Maurizio Del Tenno, lom-bardo del Pdl. Dietro, c’è un altroamico del finanziere diventato tre-

montiano, l’ex ministro Andrea Ron-chi. Il primo a congratularsi è LucaBarbareschi, seguono in ordine spar-so la Carlucci, il previtiano DonatoBruno, Melania Rizzoli, Pionati, Ara-cu, la Santelli, la Aprea. Quando ar-riva Marcello de Angelis, direttoredel “Secolo d’Italia”, s’intuisce chequalcosa non va, nonostante la vit-toria. Con le mani, de Angelis indica ilnumero sette. Milanese chiede: “Chimi ha tradito?”. Poi esce fuori a fu-mare una sigaretta, nel piano am-mezzato che circonda l’emiciclo, econsegna parole dure ad altri duecolleghi di partito: “Tremonti non c’e-ra, mi ha deluso, non doveva man-care. Mi sono sacrificato per lui. So-no nauseato”. Qualche minuto piùtardi s’intrattiene a parlare con il pre-m i e r.Lo sfogo dell’ex consigliere del mini-stro dell’Economia circola subito nel-la pancia del Pdl. Daniela Santan-

ché, in primissima fila tra i falchi, ca-valca subito l’onda: “Tremonti è statoumanamente vergognoso”. Stessotono per Guido Crosetto, sottosegre-tario alla Difesa: “L’assenza del mi-nistro è un forte indicatore di quantovale l’uomo”. Si esprime anche l’exministro Antonio Martino, tessera

numero due di Forza Italia: “Da Tre-monti un gesto inelegante”. Lo stes-so premier, infastidito e scuro in vol-to, elude una domanda dei giornalistiin merito. La correzione di rotta ar-riva nel pomeriggio. Dal ministerodell’Economia si precisa che Tre-monti è in viaggio per New York, perla riunione del Fondo monetario in-ternazionale. Un impegno già pre-visto e comunicato l’altra sera a Pa-lazzo Chigi.Più rilassato, ore dopo, Milanesesmentisce il suo sfogo a caldo davantialle telecamere di “Porta a porta” suRaiuno, dove racconta la sua versio-ne dei fatti sulle accuse per la P4 e lacasa condivisa con Tremonti: “Mi pa-gava in contanti l’affitto perché riti-rava lo stipendio in contanti”. Nellostudio di Vespa si conclude per luiuna giornata campale: “Non mi per-metto di criticare l’assenza di Tre-monti. Ci diamo ancora del lei e non

abbiamo alcun rapporto strano eopaco. Durante il voto ho pensato so-lo alla mia famiglia, a mia figlia e allamia compagna che continueranno asoffrire perché c’è ancora il proces-so”.Una giornata campale e completa-mente diversa da quella del 3 agostoscorso, nel pieno dello scontro fraTremonti e il resto della maggioran-za sulla prima versione della mano-vra. Il 3 agosto la solitudine dell’uo -mo di Tremonti fu palese nell’aula diMontecitorio. Il Pdl votò per autoriz-zare l’apertura delle cassette di si-curezza di Milanese, ma disse di noall’utilizzo di alcune intercettazionicontro Denis Verdini nell’inc hiestasul G8. Due settimane prima, poi, il sìall’arresto di Alfonso Papa, altro voltonoto in quota P4 della banda deglionesti guidata da Angelino Alfano. Iltempo però ha giocato per Milane-se, complice, checché ne dica lui, l’o-

Onorevoli privilegiAccuse al leader Idv:

graziato Belcastro

S ei un deputato? Oltre che fare,adesso puoi anche dire ciò che

vuoi. In un fitto bosco di regolestudiate per proteggere gli onore-voli eloqui, ce n’è una che può ren-dere le parole “insindacabili”. Apagare, al massimo, sarà qualcu-n’altro, per esempio il giornalistache le ha riportate.

È successo ierialla Camera, do-po il voto sul-l’arresto a Mar-co Milanese. Abeneficiare del-lo speciale privi-legio il sottose-gretario all’Am-biente Elio Bel-

castro – del gruppo dei Responsa-bili – che aveva accusato il leaderdell’Idv, Antonio Di Pietro, di nonaver superato l’esame in magistra-tura e di essere stato ripescato gra-

zie all’aiuto del presidente dellaCommissione esaminatrice. Lamaggioranza ha votato a favore delSottosegretario mentre Fli e Udc sisono astenute. Per effetto di questovoto Belcastro non potrà esserechiamato a giudizio da Di Pietro.In sostanza, se hai la maggioranzain Parlamento puoi avere la veritàin tasca: i deputati non hanno fattoaltro che decidere chi tra Di Pietroe Belcastro avesse ragione. Natural-mente senza scendere nel meritogiuridico della questione.

(Caterina Perniconi)

L’affare P4L’i n ch i e s t a

ha fattos a l t a re

il sodaliziotra Milanese

e Tremonti

La maggioranzasopravvivecon 7 franchitiratoriDi Pietro:“Come conCraxi nel 1993”

Venerdì 23 settembre 2011

U na scopa per ogni deputato e senatore: piantatasulla spiaggia di Copacabana. 594 scope appuntoper chiedere di spazzare via la politica del

malaffare dalle istituzioni. Nei giorni scorsi gli indigandosbrasiliani sono scesi in piazza nella metropoli per protestaredopo lo scandalo che ha portato alle dimissioni di ben quattroministri in tre mesi. Secondo uno studio recente dal 2002 al2008 la corruzione è costata al Brasile 23 miliardi di dollari.

L’OPPOSIZIONE

CAVIGLIE ROTTE E SOSPETTI SU LETTAIL FINALE GIÀ SCRITTO DEL PD

IL GRANDE BLOB

Paniz, Scilipoti e lo spreadIl poker truccatodella casta marziana

paura. In Aula aveva scelto dinon intervenire solo perché ilmessaggio ai colleghi lo avevamandato la sera prima: “Se vadoin galera non ci resterò per mol-to da solo”. Lui ha scelto l’allu -sione, l’appello strappalacrime,al posto suo, lo ha fatto MaurizioPaniz rievocando quel giorno diluglio quando si votò su AlfonsoPapa: “Il suo banco è qui. A tremetri da me. Vuoto”. Lui sì, chein galera ci è restato solo.

Spazziamo via i corrotti:

in Brasile protesta

a Copacabana

di Luca Telese

Verde, verde, verde!”. Il tabel-lone lampeggia in attesa delvoto, tutte le lucine sono ac-cese, si sente un affollarsi di

grida isolate: “Verde! Verde! Ver-de!”. Sono quelli del Pdl, e voglionodire: luce verde, Milanese assolto.E poi c’è lui, l’onorevole Marcoquello che davanti ai magistrati siera fantasticamente autodefinitocosì: “Io sono il postino”. Voleva di-re: il postino del potere, l’uomo chetrasmette messaggi e raccoman-dazioni dalle caselle della sottopo-litica a quelle del paraStato, il po-stino delle promozioni e dei buoniaffari. Guardi Milanese dalla tribu-na e lo vedi con le mani spalancatesul banco davanti a sé, che tam-bureggiano nervose. Guardi Mila-nese e ti pare un pianista o un gio-catore di poker. Verde è il colore deltavolo da gioco, ma verde è ancheil colore del fallimento, quello che aMontecitorio arriva come un’on -da, trascinato dalla quotazione di-sastrosa dello spread. Il mondo difuori. Anzi: il mondo vero, visto dal-la luna.

“I cittadini sudditi”Che strano paradosso, questo vo-to. È il voto migliore del governodalla crisi del 14 dicembre, quelloche dovrebbe dare un segnale difiducia e di solidità parlamentare,dire che una maggioranza c’è. Ep-pure è un voto che non attenua iltormento della maggioranza. È unvoto che porta a 13 il vantaggio delgoverno sull’opposizione, maquella cifra deve essere aumenta-ta di altre 7 voti. Sono 7 gli assentinel Pdl, compreso Tremonti. Già,Tremonti, il convitato di pietra. È luiil protettore di Milanese, è lui il be-neficiato dell’affitto da 8 mila euronella casa di via Campo Marzio.

Ma il suo nome, curiosamente,nello stenografico di Montecitorio,domani non apparirà. Tutti sannoche questo è un voto su di lui, manessuno lo cita. E così c’è sconcer-to, fra gli stessi deputati del Pd, perl’incredibile scelta del gruppo. Nonparla Pier Luigi Bersani, non parlaMassimo D’Alema, non parla Da-rio Franceschini. L’uomo che rap-presenta il principale partito di op-posizione in questo scontro chedovrebbe far tremare il governo èl’onorevole Ettore Rosato. Personadegnissima, per carità, ma non èanche questo un segnale per direche non si sta mica giocando lapartita della vita? Le parole più du-re, in un interstizio di dibattito lesento da un’altra deputata del Pd,Anna Rossomando: “In questo vo-to i cittadini per voi diventano sud-diti”.Seguo per tutta la mattina, invece,gli arabeschi geometrici che Mar-co Milanese disegna nel Transa-tlantico. Sembrano quei disegninidella Settimana Enigmistica, “Co -sa apparirà”? C’è sempre una lin-gua dei corpi che spiega megliodelle parole la lingua della politica.Milanese, con il metodo del pro-fessionista, agguanta con passoimperioso i renitenti, i dubbiosi, ipotenti. Agguanta il relatore dellaLega Nord, Luca Rodolfo Paolini,alla buvette: “Vedi, quello che tudevi dire…”. Pensi che prima del-l’estate, il povero Alfonso Papa(che ieri si rallegrava dalla cella)girava come un appestato tra i di-vanetti, con uno scatafascio di car-te sotto il braccio, sudato, come unappestato. Pensi a Papa che in au-la citava la moglie (soavementecornificata) e i figli, con la tipicaprosa sottoterrona del piccolo no-tabile meridionale che si vuole farcompatire. E invece Milanesesembra un ufficiale che passa in

rassegna le truppe prima dellabattaglia, con al fianco la scortaalata ed elegante di Melania Riz-zoli, una delle deputate più cari-smatiche del Pdl, una che a metàdel suo gruppo parlamentare pre-scrive persino il colore dei calzini.Ecco, in questo Parlamento al ver-de, che diventa un tavolo da gioco,Milanese non sembra il maldestroavvocato di se stesso che fu Papa,ma piuttosto il croupier che distri-buisce le fiches. E mentre la pallinagira nella roulette – “verde, verde,v e rd e ! ” – che grande spettacolo diteatranti, in quest’aula. Che talen-to drammaturgico l’o n o rev o l eMaurizio Paniz: "Il 20 luglio abbia-mo votato l'arresto di Alfonso Pa-pa, il suo banco è qui a tre metri dame, vuoto!!!”. Il Pdl si spella le ma-ni, Paniz, dà il meglio di sé: “Dopo63 giorni possiamo chiederci sequella magistratura inquirente,che ancora reclama un'altra vitti-ma, ha fatto buon uso della nostragrave decisione!”. Ma dove sonofiniti gli 8 mila euro pagati per lacasa di via Campo Marzio? Chiparla delle nomine e delle promo-

zioni? Perché nessuno cita le van-ziniane vacanze di Natale a NewYork, nella stanza da 8 mila euro anotte?

“Non ci tira giù nessuno”Denis Verdini mi arpiona nel cor-tile con il suo sorriso ferrato da du-ro di Marsiglia, contestandomi unpezzo di due giorni fa: “Hai scrittoche sono un ex macellaio ed è unabischerata! Io ho lavorato in unaditta che commercia carni, ma ‘unsono un beccaio, capito!?’ ”. Il sor-riso si chiude: “Potete sbracciarviquanto volete, qui Silvio ha vintoun’altra volta. Qui non si passa. Ilgoverno ‘un lo tira giù nessuno ca-pito?’ ”. E forse ha ragione lui, aMontecitorio, sul pianeta Marte,mentre i titoli di Stato italiani sullaterra vanno al tracollo, conta il sor-riso radioso con cui Domenico Sci-lipoti irrompe eccitato nella buvet-te: “Che dite? Che dite?”. GuidoCrosetto, il sottosegretario extra-large mostra il suo miglior sorrisopiemontese e sogna come se fosseanche lui marziano, ma nel sensodi Flaiano: “Sapete che cosa acca-

drebbe se il congegno che garan-tisce il voto segreto si rompesse e cifacesse vedere la vera immaginedi questa votazione? Uscirebbe lafotografia di un Parlamento a mac-chia di leopardo”.Ecco, la recita si compie, e ancheSilvio Berlusconi si adatta al tea-trino: “Arrabbiato io? Io non sonomai arrabbiato. Anzi sono sereno,sono sempre sereno perché nonho mai fatto niente di male in vitamia. Anzi, quando posso faccio ilbene degli altri!”. E sarà pure vero.Ma siccome anche su Marte ar-rivano notizie dal mondo reale,quando esce dall’aula la sua ma-scella pare pietrificata, e il suo sor-riso di cipria pare colpito da paresi.Gli chiedi cosa pensa del voto, e losguardo che ti regala, quando si gi-ra, pare quello della Medusa. Lafaccia di pietra di Berlusconi e ilpasso marziale di Milanese, che sialza dal tavolo da gioco di Mon-tecitorio, come un pokerista con letasche piene, si incontrano nellastanza dei ministri, sul lato dell’au -la. Verde, verde, verde. Oggi Mon-tecitorio ha il colore del bluff.

rigine dei rapporti con Tremonti(quali segreti?) e i crediti di amiciziaaccumulati con molti deputati del Pdl(l’ex finanziere è sempre stato il pa-ziente ambasciatore in Parlamentodell’inavvicinabile ministro).Ieri mattina, a Montecitorio, è arri-vato alle nove, in anticipo di un’o rasull’inizio del dibattito. Fini gli hastretto la mano mentre lui cercava ideputati di Forza del Sud, gli scissio-nisti siciliani di Micciché, storico av-versario di Milanese. I due si sonoparlati in nome della ragion di Stato edel timore di un giudizio di Dio suBerlusconi. Problema risolto. A partequei sette franchi tiratori, una sba-vatura che macchia una liberazioneattesa da mesi. Seduto in alto, Mi-lanese ha la visuale di un’aula che,quasi per intero, gli volge le spalle.Ma nel segreto dello scrutinio elet-tronico la metà dell’emiciclo si è gi-rata verso di lui, sorridendo.

di Wanda Marra

Z oppica Dario Franceschini, mentre esce dal-l’Aula per andare a prendere un caffè all’inizio

del giorno del voto sull’arresto di Marco Milanese.Faccia pallida e tirata, una sola gamba perfettamen-te funzionante (visto che l’altra ha una caviglia rot-ta), il capogruppo del Pd ha l’aria scarica di chiaspetta una sconfitta annunciata. Zoppica - perusare un eufemismo - l’opposizione, mentre inun’Aula raggelata scorrono dichiarazioni di votoche nessuno ascolta davvero, gli occhi puntati aguardare i movimenti vicini all’ex consigliere diTremonti, o a cercare di capire quanti franchi ti-ratori ci saranno a capovolgere un verdetto giàscritto. La più accorata è la dichiarazione di Fede-rico Palomba (Idv): “Votiamo l’arresto per afferma-re la dignità istituzionale e costituzionale di questoPa r l a m e n t o ”. È sofferto l’intervento di PierluigiMantini, che annuncia il sì all’arresto non scontatodell’Udc, nella coscienza di “tutto il peso del voto”.L’Aula si riempie lentamente. I banchi dell’oppo -sizione sono praticamente al completo. A un certopunto arriva anche Marianna Madia (Pd), incintis-sima. Per il Pd parla Ettore Rosato, componente delCopasir. Di certo non un leaderdel partito. “Abbiamo volutopremiare chi lavora sempre, ma-gari senza visibilità”, spieganonei Democratici. Per un votopieno di significati politici, scel-ta singolare. Che sa di disimpe-gno. O di disillusione. Subitoprima della votazione RobertoGiachetti (Pd), schizza in piedidal suo banco, controlla che cisiano tutti. Poi chiama MassimoDonadi, capogruppo Idv e lo in-vita a fare la stessa operazione.Si vota: con 312 voti contro 305la Camera dice no all’arresto. Il

clima da gelido diventa isterico: “Io ho votato re-golarmente, ma nel tabulato della votazione nonappare il mio voto. Presidente, che è successo? -interviene il piddino Enrico Letta - i 305 voti vanno,in realtà, considerati come 306”. Poi, corre in Tran-satlantico per spiegarlo ai giornalisti. Nel Pd anchestavolta c’è chi non ci crede. Che Letta in realtà nonabbia voluto far sapere a chi di dovere il suo noall’arresto? Complice anche una partecipazionetelefonica a Mattino 5: “Oggi è una giornata dif-ficile, ma non un’ordalia. Il governo non cade sullagiustizia, ma sull'economia”. Parole che a qualchecomponente di un partito in perenne difficoltàsembrano indizi evidenti. Per non parlare della sce-na che si consuma poco dopo in Aula: il Terzo Poloin blocco si astiene su un voto che riconosce l’in -sindacabilità delle parole di Elio Belcastro che haespresso pesanti dubbi sulla nomina a magistratodi Di Pietro. Lui è furibondo, si sente tradito, si de-finisce “s t u p ra t o ” dalle accuse. Se la maggioranzain stallo, i numeri continua ad averli, l’opposizio -ne, frustrata, e non esattamente unita, assiste im-potente al fallimento di ogni tentativo di mandaresotto l’esecutivo. Nonostante il fatto che i voti“c o n t ro ” la maggioranza siano più dei 302 dell’ul -

tima fiducia e più dei 299 pre-senti dell’opposizione. Nono-stante lo spread che continua asalire (anche ieri). Nonostantele inchieste. Nonostante le trat-tative politiche (non è sfuggito anessuno il pressing di Pier LuigiBersani su Maroni del giornoprima). “La maggioranza si è sal-vata in calcio d’a n go l o ”, com-menta Beppe Fioroni. Ma l’a g-gettivo più calzante sembra pro-prio quello di Bersani, che men-tre rilancia una manifestazioneper il 5 novembre, parla di gior-nata “a m a ra ”.

A L M O D Ó VA Re le pulsioni omo di Mr B.B erlusconi è un omofobo ossessionato dalle belle

donne che si vanta in continuazione di non esserefi n o c ch i o ”. E ancora: “Questa frenetica lotta contro iltrascorrere del tempo e l’ideale modello di bellezza ma-schile agognato da Berlusconi si avvicina ad ambiti pro-fessionali che ben conosco e dove, per ragioni tra le piùvarie, l’omosessualità abbonda. Ballerini, disegnatori,costumisti. So di cosa parlo e con questo, chiudereil’ar gomento”. Firmato Pedro Almodóvar. Così il registaspagnolo in un’intervista a l’E s p re s s o da oggi in edicolaprende spunto dal suo ultimo film La pelle che abito perritrarre anche il rapporto del nostro premier con il tem-po e il corpo, nel loro intrecciarsi inevitabile. Un’e-stetica inesistente in Spagna, dove i “ritocchi di zigomi”non sono ancora popolari, e che invece accompagnal’Italia del berlusconismo. Per Almodóvar il presidentedel Consiglio non è facile da classificare, dato che “lenotizie che lo riguardano di norma abbracciano più ilsesso che la politica”. Le domande scomode però ilregista le farebbe volentieri agli italiani: “C h i e d e re iqualche lume sullo sconcerto e sullo scandalo che ilnome del premier provoca in tutta Europa”.

(FOTO MILESTONE)

pagina 4 Venerdì 23 settembre 2011

Sotto processo

a Palermo, al governo

nella Capitale

S i terrà il 25 ottobre davanti al Gup diPalermo Fernando Sestito, l’udienzapreliminare che dovrà decidere

l’eventuale rinvio a giudizio del ministrodell’agricoltura Saverio Romano, imputato diconcorso in associazione mafiosa. Fino all’udienzala Procura, a cui il Gip ha ordinato la formulazionedell’imputazione, potrà depositare eventuale

attività integrativa di indagine. Agli atti delprocesso potrebbero aggiungersi le dichiarazionidel nuovo pentito Stefano Lo Verso che descriveRomano come un personaggio vicino alla famigliamafiosa di Villabate. La mozione di sfiducia aRomano il Pd l’ha presentata a Montecitorio il 15luglio scorso, una settimana dopo che il gipGiuliano Castiglia ne aveva chiesto l’imputazione

coatta per l reato di concorso in associazionemafiosa. Il 23 marzo 2011, Francesco SaverioRomano è stato nominato ministrodell’Agricoltura. La promozione a ministro fuseguita da una durissima nota del Quirinale in cuisi faceva notare come il nuovo componente digoverno dovesse rispondere di “g r av iimputazioni”.

SAVERIO ROMANOSI PREPARAMercoledì la sfiducia al ministro

Ieri ha attaccato chi lo indaga per mafia

di Marco Palombi

La mia è una denuncia,voglio aprire un dibatti-to nel Paese”. Il ministrodell’Agricoltura Saverio

Romano s’augura nienteme-no questo presentando alpubblico il suo libro-intervi-sta (con Barbara Romano,non è parente, per I libri delBorghese) “La mafia addosso”.Sarà forse anche il motivo percui, all’inizio del suo inter-vento, ieri nel romano Palaz-zo Ferrajoli, il nostro è volatotalmente alto che ha avuto bi-sogno di un po’ di tempo pertornare giù: alle sue faccendepersonali, all’inchiesta perconcorso esterno in mafiache lo coinvolge, alla mozio-ne di sfiducia su di lui che laCamera voterà mercoledìp ro s s i m o .

S’INIZIA dall’assioma: “Lapolitica è debole, il resto nonè che una conseguenza”. E sela politica si ritira, filosofeggiail nostro, si rafforza “l’ef fica-cia cogente di altri poteri nonprevisti dalla Costituzione”.Quali? Tre: la finanza, l’edito-ria e l’ordine giudiziario. Sel’ultimo è quello che più lo fadannare, però, è sicuramenteil primo quello che maggior-mente lo appassiona: e viacon la crisi economica, con lamobilità dei capitali che sicontrappone alle barriere peruomini e merci, a una potenza“senza limiti né controllo che

finisce per condizionare il po-tere politico” e “ridurre glispazi di democrazia”. Curiosoche anche la sua rottura conl’Udc e il successivo sposta-mento all’ombra di Silvio Ber-lusconi (con relativa nominaministeriale), nel libro vengapresentata sotto questa chia-ve: il partito di Casini intendeora rappresentare la Confin-dustria e la grande finanza, di-ce Romano, mica la piccolaborghesia e gli artigiani comefaceva la Dc. Sarà, ma la fac-cenda della “mafia addosso”?Bè, anche i magistrati – comela grande finanza – sono unpotere non previsto dalla Co-stituzione che agisce senzacontrollo, ovviamente colconsenso interessato dei me-dia e sotto l’egida dell’a l t rogrande spauracchio del no-stro, “il politicamente corret-to”. È lui, il P.C., a far sì che

“ormai l’espressione di un ma-gistrato abbia un valore eticomaggiore rispetto a quella diqualsiasi altro cittadino” ed èstato sempre lui ad esporre iresponsabili “alla gogna me-diatica, all’ostracismo, all’a g-gre s s i o n e ”. Tutto lui. “La do-manda è: forse il politicamen-te corretto ha anestetizzato le

coscienze?”. Diciamo di sì, maper fare che? “Si vuole sosti-tuire la democrazia aritmeticacon una democrazia etica”.

E QUI, come si vede, siamotornati a casa, in un mondo diconcetti riconoscibili almenodalla polemica sui professio-nisti dell’antimafia in poi. Nelmerito la tesi che Saverio Ro-mano affida al libro è la se-guente: non ho mai avuto nes-sun contatto cosciente conCosa Nostra. Mai. E allora per-ché quest’inchiesta? È la “g iu-stizia ad orologeria” scattataquando sono passato col Ca-valiere: “Un’inchiesta mortada sette anni, con due richie-

IL GOVERNO DI NERONE

Saverio Romano, Maria Giovanna Maglie e Barbara Romano (FOTO LAPRESSE)

MILANESE CHI?

RADIO PADANIAPARLA DI MOURINHO

D i “Libera” ormai c’è rimastasolo la scritta

nell’intestazione. Su RadioPadania ieri, dopo il voto salvaMilanese, si è parlato persino diRanieri e Mourinho pur di nonlasciare i microfoni aperti aimilitanti. Vietato dissentire dallefrequenze dell’emittente direttadal consigliere di Milano MatteoSalvini e non ne è uscita perniente bene la trasmissione “Chearia tira” iniziata con 20 minuti diritardo, proseguita tra problemitecnici e tanta (più del solito)musica. Poi gli interventi deidirettori de “Il Giorno” e “ItaliaOggi” ma sempre meno telefonateda casa. Alle 17.18 (un’ora dopol’inizio previsto) solo Danilo daCassano riesce a sfondare il murodel silenzio e chiede: “Non è che ilservilismo nel Pdl si è trasferitoanche nella Lega dopo il voto dioggi a Milanese?”. Il conduttorenon gradisce e lo salutabruscamente. Due ore dopo esulle note di Hotel California siparla di immigrati e Lampedusa.

Tramontato il canale radiofonicoi militanti leghisti non siarrendono e cercano altri modiper riferire la loro incazzatura.“Milanese è salvo, Maroni guaiscee scodinzola” rimbalza su Twitter.“E anche oggi la Lega, ha scrittouna bellissima pagina diqualunquismo, servilismo,opportunismo politico. Non piùtardi di domenica urlavano Romaladrona, secessione, e oggi sisono comportati peggio deifamigerati democristiani”registra Facebook. La base non fasconti al Senatùr, ai suoi delcerchio magico e neppure agli(ex) dissidenti maroniani.Gianluca Manzo: “Vergogna. LegaLadrona come Roma”. AlessandroBolzoni: “Milanese salvo,elettorato no”.E mentre le agenzie battono “oggila Lega è morta! Mi vergogno diquello che state facendo con ilmio voto” trovato su di un forumnon ufficiale dei Giovani Padaninella pagina (ufficiale) Facebookdella Lega Nord di Sassuolo Tinariassume: “La Lega truffa i suoielettori. Aveva promesso dimandare via i ladroni da Roma einvece li salva”. A buonintenditor... Elisabetta Reguitti

Il premier fa preoccupare anche il PapaRATZINGER A BERLINO: “IL SUCCESSO NON DÀ IL DIRITTO DI DISTRUGGERE LA GIUSTIZIA”

ste di archiviazione dei pm,resuscitata proprio a fine2010 e finita con un’imputa-zione coatta del gip”. Eppure,dice lui, “l’ordinanza del giu-dice è solo deduttiva, non c’èuna prova”. Ma allora vuoi ve-dere che è la magistratura po-liticizzata? Proprio così: quelgip, Giuliano Castiglia, “e raiscritto ai Verdi”, oggi è di Ma-gistratura democratica e s’èspinto persino a criticare leleggi del centrodestra in alcu-ni forum. E adesso vedrete, va-ticinava il ministro, che spun-teranno nuovi pentiti. Ci hapreso: tempo di andare instampa e ne sono arrivati due(in realtà uno è vecchio, ma

ha rilasciato nuove dichiara-zioni). Tutto il resto è crona-ca.L’udienza per decidere sul rin-vio a giudizio è fissata a metàottobre e comunque, giuste leintenzioni del buon Saverio,seguirà dibattito. Solo che c’èquella faccenduola del fattoche lui è ministro (le critichedi Napolitano alla mia nomi-na, dice, “sono la cosa che miha amareggiato di più”) e dellarelativa mozione di sfiducia:“La mia vicenda giudiziarianon deve incidere e non in-ciderà sulle scelte che dovròfa re ” (applausi, ndr).

CIOÈ? “Il voto su Milanese ciha rafforzato: non ho paura enon mi dimetto”. Non bastas-se, il nostro s’è beccato pure ilsostegno del Cavaliere: “Hostima e fiducia in Saverio Ro-mano, sta facendo un buon la-vo ro ”. La nota serale del pre-mier, peraltro, ha fatto pian-gere più di qualcuno nel Pdl:l’area scajoliana, infatti, pun-tava alla ricca poltrona dell’A-gricoltura e quella vicina aGianni Alemanno è in guerracon l’ex Udc. Questioni di mi-nistero, in cui Romano sta to-gliendo potere a tutti gli uo-mini a suo tempo piazzati dalsindaco di Roma (“ve d re t eche se ne va a casa presto”,aveva promesso quest’ultimoai suoi durante una recenteriunione). Romano non simuove, insomma, il problemasemmai resta la debolezza del-la politica, mentre quello diPalermo, si sa, è il traffico.

di Marco PolitiBerlino

A lla fine, dall’empireo papa-le è calata la folgore su Ber-

lusconi. In volo per la Germa-nia Benedetto XVI assesta uncolpo che al premier giungedel tutto inaspettato. Invian-do come d’abitudine un tele-

gramma al presidente Napoli-tano, il Papa evoca improvvi-samente la situazione di di-scredito in cui è precipitato ilPaese e formula l’“auspicio diun sempre più intenso rinno-vamento etico per il bene del-la diletta Italia”.La mossa rappresenta unamazzata alla posizione trabal-

lante del premier dopo cheanche la Confindustria si ènettamente smarcata. E la vo-tazione su Milanese ha rivela-to l’emergere di franchi tira-tori. Il disperato “non stru-mentalizzate” del ciellino Lu-pi è un volenteroso autogoal.

DOPO MESI e mesi di silen-zio vaticano la sortita di Bene-detto XVI riflette l’esaspera -zione cui si è arrivati nel palaz-zo apostolico di fronte alla va-langa di melma, che sale dalleconversazioni del premiercon il suo fornitore di carne daletto Tarantini. I particolarisulle croci ridotte a strumentoerotico, come relazionano al-cune delle ragazze, sono stateuno choc anche per i più te-stardi difensori di Berlusconinell’entourage papale.Quando Benedetto XVI è at-terrato a Berlino, il portavoceLombardi si è presentato allastampa internazionale, rinca-rando soavemente la dose. “Èpiuttosto chiaro che nella si-tuazione in Italia c’è una lunga

serie di problemi che hanno ache fare con l’etica”, ha repli-cato alla domanda di un gior-nalista americano casualmen-te di origine italiana. Sono pro-blemi, ha continuato, che ri-guardano sia i comportamentipersonali sia le relazioni socia-li che le attività economiche”.Pregato di chiarire il senso del“più intenso rinnovamentoetico” necessario all’Italia,Lombardi ha esplicitato lascelta del pontefice di interve-nire. “Il Papa – ha detto – parlaspesso della dimensione eticadella politica e dell’economia.In questo senso sa che c’è mol-to da fare e sente la responsa-bilità di migliorare la situazio-ne in Italia”.Era da gennaio che il Vaticanonon prendeva posizione inmaniera così netta, quandosull’onda del caso Ruby il Se-gretario di Stato vaticano car-dinale Tarcisio Bertone avevareclamato “più moralità, piùgiustizia, più legalità”.Era l’epoca in cui il presidentedella Cei cardinale Bagnasco

aveva confessato che il Paeseassiste “con sgomento”al mol-tiplicarsi di notizie su “com -portamenti contrari al pubbli-co decoro” e stili di vita noncompatibili con incarichi diresponsabilità. Bagnasco ave-va sottolineato un “e videntedisagio morale”.Poi, come altre volte, la gerar-chia ecclesiastica aveva smor-zato i toni, decidendo di con-tinuare ad appoggiare silen-ziosamente il Cavaliere. La do-manda ora è se la frase di Be-nedetto XVI rimarrà estempo-ranea oppure segnali un au-tentico cambiamento di lineastaccando la spina ad un pre-mier indecente, inefficiente es c re d i t a t o .

LUNEDÌ si riunisce il Consi-glio permanente della Cei e larelazione del cardinale Bagna-sco costituirà la prova del no-ve. Su Av v e n i re ci sono già let-tori che si lamentano perchéla Chiesa sia più severa con Va-sco Rossi che con le porcheriedi Berlusconi.Ieri, parlando al Bundestag,Benedetto XVI ha condannatoi politici che vedono solo ilsuccesso e il profitto materia-le. “Il successo – ha ammonito– può essere anche una sedu-zione e così può aprire la stra-da alla contraffazione del dirit-to, alla distruzione della giusti-zia”. Senza diritto, ha conti-nuato citando sant’A go s t i n o ,lo Stato non si distingue da una“banda di briganti”. Il Papaparlava rivolto come sempreal mondo, ma sono parole sucui c’è molto da riflettere an-che in Italia.

Con untelegrammaa Napolitanoil Ponteficechiede“rinnovamentoetico per ladiletta Italia”

Berlusconigli conferma“stima efiducia”, lui sela prende con la“magistraturapoliticizzata”

Venerdì 23 settembre 2011 pagina 5

La stampa d’oltralpe

si scatena, siamo

lo zimbello d’Europa

MENTRE ROMA BRUCIAIn Borsa 15 miliardi in fumo, il governo dà i numerisulle previsioni di crescita. All’estero B. è Nerone

di Stefano Feltri

Mentre Roma brucia, Sil-vio si trastulla”. L’edito -riale del Financial Timesdi ieri vale come sintesi

della giornata. Da un lato la Ca-mera impegnata a salvare l’exbraccio destro del ministro del-l’Economia, Marco Milanese,dall’arresto. Dall’altra i mercatifinanziari, con lo spread chesfonda un nuovo record, ormaisenza fare quasi più notizia: 413punti base. Il nostro debitopubblico a dieci anni rende il4,13 per cento più di quello te-desco di pari durata (da notareche i titoli tedeschi pagano solol’1,68 per cento, meno dell’in -flazione, il debito che soffocanoi per la Germania è un affa-re). E la Borsa, con Piazza Affariche sprofonda di nuovo, sem-pre più in basso, -4,52 per cen-to. Con le banche che, dopo iltaglio del giudizio di affidabilitàsu alcuni dei principali istituticome Intesa Sanpaolo, si inabis-sano a un livello ormai non piùrazionale. Le azioni di Intesa eUnicredit costano meno di uneuro l’una. Da luglio la capita-lizzazione della Borsa si è ridot-ta di 100 miliardi, 15 solo ieri.

CERTO, IN EUROPA le cosenon vanno molto meglio: laFrancia finge disinvoltura, macomincia a filtrare il panico perle condizioni dei suoi colossibancari, Bnp Paribas (che in Ita-lia controlla Bnl) e Société Gé-nérale che da giorni sprofonda-no sulle voci di grossi problemidi bilancio.Ma per l’Italia c’è un problemadi fiducia specifico, che dipen-

de dalla credibilità di un gover-no che sta portando il Paese a“slipping into the dark”, a sprofon-dare nel buio, per citare l’Econo -mist di oggi. La conferma si tro-va, un po’ a sorpresa, proprio inun documento del governo: laNota di aggiornamento del Do-cumento di economia e finanza2011. Cioè il quadro di previsio-ni economiche diffuso ieri dalTesoro per aggiornare i numeridi aprile, quelli su cui sono statebasate tutte le manovre succes-sive. Il tono generale della Notaè più o meno questo: sì, abbia-mo un alto debito, stiamo pro-vando a ridurlo con sacrifici etasse, che possiamo fare di più?

IL MINISTRO Giulio Tremon-ti ha corretto al ribasso le stimesul Pil: +0,7 per cento nel 2011 e+0,6 nel 2012. Restano più ot-timistiche di quelle del Fondomonetario: +0,6 nel 2011 e + 0,3nel 2012. Ma Tremonti può so-stenere che arriverà comunquevicino al pareggio di bilancio nel2013, come ha promesso all’Eu -ropa: non proprio deficit zero,ma quasi (0,1). Per il resto la Defè una dichiarazione di impoten-za: per la crescita si è fatto tuttoquel che si poteva, visto che“con la manovra sono state va-rate importanti misure per in-nalzare il potenziale di crescitadel’economia, tra cui liberaliz-zazioni, incentivi per la riduzio-ne delle partecipazioni degli en-ti locali [...], provvedimenti perla semplificazione amministrati-va ”. Cose sfuggite anche all’oc -chio degli osservatori più esper-ti, rimaste solo buoni propositisulla carta. E che si può fare,sembra dire Tremonti, per ta-

gliare o tassare dipiù? Già così c’è an-cora la grana della“prevista riduzionedei regimi di favorefiscali e assistenzia-li”. Cioè un aumen-to delle tasse chevale 20 miliardi sui 60 della ma-novra di cui sono ancora oscuri idettagli, assai poco percepitonel dibattito pubblico perchéscatta dal 2013. Altri tagli aglienti locali, ai ministeri o all’am -ministrazione pubblica sono dif-ficilmente praticabili senza so-luzioni alla greca (licenziamen-to di 30 mila statali). Le pensioninon si possono toccare, c’è il ve-to della Lega, la patrimoniale ètabù per Berlusconi. Il governo,dice in sostanza la Nota alla Def,

IL GOVERNO DI NERONE

Il premier agonizza, Mediaset crollaTITOLO AL MINIMO STORICO. IN UN ANNO HA PERSO IL 60 PER CENTO, PIAZZA AFFARI IL 34

invoca la clemenza dei mercati.

PER IL FONDO Monetario l’I-talia può reggere lo spread finoai 500 punti base. Ne mancanosolo 87. Poi o il Paese va in ban-carotta o Berlusconi si dimetteper provare a rassicurare glioperatori finanziari che si for-mano un’opinione leggendo ilFinancial Times, l’Economist, l’Inde -pendent e tutta la stampa che or-mai dipinge il Cavaliere comeun Nerone nichilista.

I mercati scaricano le aziendedel Cavaliere, da dicembreha perso oltre un miliardo di euro

La dittatura dellospread (e della Merkel)di S u p e r b o nu s

S iamo al primo giro della spirale del debito. La manovra economicavoluta dalla Bce e appena varata dal governo ridurrà la crescita del Pil

e ci costringerà a un’altra manovra ancora più depressiva. Così via finoallo stremo. I mercati hanno capito anche che questo governo non riescead agire sul fronte delle spese e ogni futuro aggiustamento dell’eco -nomia graverà sempre e soltanto sulla diminuzione del reddito dispo-nibile. Nessun grande investitore si azzarda più a comprare i titoli diStato italiani: ieri la Bce è intervenuta più volte per mantenere lo spreadfra i Btp a 10 anni e gli omologhi titoli tedeschi poco sopra quota 4 percento dopo aver toccato il massimo storico al 4,14. L’ostinazione delministro Tremonti a negare che serva un'altra manovra nasconde laconvinzione che la politica monetaria della Bce possa cambiare e darciuna boccata d’ossigeno che consenta una piccola ripresa economica.La Bce ora chiede all’Italia politiche per la crescita ma, dopo aver ap-provato i nostri conti in giugno, ci ha costretto a una manovra da 50miliardi da varare in 48 ore. Sapeva di atterrare sul morbido il presidenteJean-Claude Trichet quando ha mandato la famosa lettera a Berlusconi,sapeva di trovare dall’altro lato qualcuno che non gli avrebbe mai rin-facciato gli errori commessi sino a quel momento e avrebbe fatto qual-siasi cosa pur di mantenere il potere nelle sue mani. La maggior colpa delgoverno italiano nell’ultima fase della crisi finanziaria è stata quella dinon essere un governo, ma una succursale di decisioni prese altrove. Il21 luglio scorso a Bruxelles, il nostro premier ha sottoscritto l’a c c o rd ocon il quale si scaricava sugli investitori privati il peso dell’inadempienzagreca non capendo che così facendo condannava anche l’Italia ad annidi difficoltà finanziaria. Da quel momento in poi Berlusconi ha di fattoabdicato a governare la nostra economia e il nostro debito. Ma gli ac-quisti della Bce dei nostri Btp non riusciranno a fermare a lungo ladiscesa di nostri titoli di Stato verso livelli di insostenibilità. Il Tesoroitaliano deve emettere ancora circa 80 miliardi di titoli da qui alla finedell’anno e di compratori non se ne vede neanche l’ombra, i fondi diinvestimento e le banche italiane sono stremate. Il sistema finanziarioitaliano si sta avviando verso il baratro del primo trimestre 2012 quandogli istituti di credito non riusciranno a rinnovare le proprie obbligazioni inscadenza. Come possono gli operatori economici credere ai piani e allepromesse di un governo che ha abdicato alla sua funzione? Berlusconipotrà sopravvivere con la sua sua striminzita maggioranza ma di fatto siè già dimesso il 21 luglio quando ha consegnato le chiavi dell’Italia edell’Europa nelle mani della Merkel.

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Zimbello europeoUna vignetta deltabloid The Sune il Financial Times

di Vittorio MalaguttiMilano

L’ interminabile agonia poli-tica del suo governo è già

costata a Silvio Berlusconi piùdi un miliardo di euro. A tantoammonta la perdita di valorein Borsa delle quote azionariedel premier in Mediaset eMondadori negli ultimi novemesi. Cioè da quando, il 14 di-cembre scorso, il governo riu-scì a salvarsi in Parlamentograzie ai voti di Scilipoti ecompagnia. Da allora inter-cettazioni a luci rosse, scan-dali sessuali, processi e mano-vre finanziarie a vanvera han-no fatto precipitare la già scar-sa credibilità del premier-im-prenditore tra gli investitoriinter nazionali.In questi giorni la fiducia, mi-surata con il termometro delmercato azionario è precipi-tata al minimo storico. Daquando è sbarcata in Borsa,nell’ormai lontano luglio del1996, la quotazione di Media-

set non era mai caduta così inbasso. Ai bei tempi tra il 2005e il 2006, quando la bolla fi-nanziaria assicurava grassiprofitti a tutti, i titoli viaggia-vano tra i 9 e i 10 euro.Ieri invece le azioni del grup-po televisivo hanno chiuso laseduta borsistica con un ri-basso del 6,9 per cento a 2,18euro. Significa che la quota diproprietà di Berlusconi, parial 40 per cento circa del ca-pitale di Mediaset, vale ormaipoco meno di un miliardo,per l’esattezza 995 milioni. Ilgiorno del fatidico sì di Scili-poti quella medesima quotaaveva fatto segnare un prezzodi 2,1 miliardi. Poi c’è Monda-dori che nello stesso arco ditempo si è ristretta del 40 per

cento. Un ribasso che si tradu-ce in una perdita (per ora soloteorica) di 140 milioni nei bi-lanci della holding Fininvest.Brutta storia di sicuro per ilCavaliere, che però, nono-stante il crollo delle quotazio-ni, continua a navigare nell’o-ro e a comandare nelle azien-de di famiglia. La musica è di-versa per i risparmiatori chehanno avuto la sfortunataidea di puntare i loro soldi sul-le società berlusconiane. Ne-gli ultimi 12 mesi il titolo Me-diaset ha perso quasi il 60 percento. In altre parole, 10 milaeuro investiti a settembre del2010 adesso sono diventatipoco più di 4 mila. È vero, nelfrattempo tutto il mercatoazionario si è ristretto. E di

molto. Nell’ultimo anno peròl’indice di Borsa è arretratosolo (si fa per dire) del 34 percento contro il 60 per centodi Mediaset.Il fatto è che gli investitori so-no sempre più pessimisti. Te-mono che la debolezza del go-verno Berlusconi e la suaeventuale prossima caduta sitraducano in un colpo pesan-te per gli affari del premier. Ecosì il fattore B adesso è diven-tato un boomerang. Il conflit-to d’interessi che in passatoaveva garantito il successodelle aziende targate Fininve-st ora le condanna a una spi-rale di ribassi in Borsa. Lo sce-nario futuro, in effetti, apparetutt’altro che rassicurante.Con il Pdl all’opposizioneniente più leggi ad azienda co-me la famigerata Gasparri,giusto per ricordare il casopiù clamoroso. Ma per fare unaltro esempio si può citare lanorma, varata un anno fa, cheha consentito a Mondadori diestinguere una sua vertenza

fiscale pagando solo il 5 percento di quanto preteso dal-l’Erario. Un obolo di soli 8,6milioni, come denuncia il se-natore del Pd, Giuliano Bar-bolini, contro i 173 milionipretesi dall’Agenzia delle En-t ra t e .Mediaset, in effetti, non se lapassa granché bene già per ifatti suoi. La crisi economicafrena gli investimenti pubbli-citari, che sono la benzina del-le televisioni. E allora ricavi eprofitti non corrono più co-me una volta. L’ultima seme-

strale di Mediaset ha delusogli analisti e le prospettive perquest’anno non sono esaltan-ti. Discorsi simili, però, valgo-no anche per gli altri grandigruppi del settore media, co-me la Rcs Corriere della Sera oL’E s p re s s o . E infatti entrambi ititoli hanno perso molto ter-reno in Borsa. Per loro, però,il ribasso nell’arco di un annoè compreso tra il 30 per cento(Espresso) e il 41 (Rcs). Me-diaset invece è crollata del 60per cento. A fare la differenzaè il fattore B.

Scivolandonel buioIl titolodell’Economist sulpremier e le vignettedella stampa estera

pagina 6 Venerdì 23 settembre 2011

di Marco Franchi

G razie alla gara Mediaset eRai avranno non solo fre-

quenze gratis ma la possibi-lità di rivenderle e di guada-gnarci sopra. Come in ungioco di matrioska, un rega-lo ne contiene un altro, main questo caso il secondo èancora più grande del pri-mo.

È NOTO che le preziosefrequenze per la nuova tele-visione digitale terrestre ver-ranno regalate, cioè datecompletamente gratis, alletelevisioni nazionali graziealla gara avviata dal ministrodello sviluppo economicoPaolo Romani: ma c'è moltodi più. Mediaset e Rai, a cui èstato riservato il cosiddetto“lotto B” della gara, non soloriceveranno gratis per ventianni dallo stato italiano fre-quenze che sul mercato val-gono centinaia di milioni dieuro: la vera novità è che do-po solo cinque anni potran-no anche rivenderle. Il rega-lo sarà quindi doppio: rice-veranno gratis un bene pub-blico e potranno poi com-mercializzarlo senza alcunvincolo guadagnando centi-

naia di milioni dal trading.Per intenderci: è come se lostato regalasse a dei ricchiprivati delle case di lusso epoi concedesse loro di po-terle rivendere senza proble-mi dopo qualche anno.Un’assurdità anche giuridi-ca: ma è proprio questo cheRomani ha permesso (e pro-messo) emanando il bandodi gara a cui hanno già rispo-sto dieci società televisivenazionali, tra cui Sky Italia.Del resto chi non partecipe-rebbe a una gara per averegratis dei beni pubblici pre-g iati?Il regalo è tanto maggiore eassume una valenza ancorapiù grave considerando che

l'Italia è in crisi sotto il pesodi un debito pubblico colos-sale: ma mentre vengono ul-teriori richiesti sacrifici aicittadini contribuenti sem-pre più tassati, Mediaset e isoliti noti non solo non ver-seranno nulla nelle cassedello stato ma potranno an-che guadagnare centinaia dimilioni dalla vendita di unbene pubblico ottenuto gra-tis.Un altro e ben diverso trat-tamento è invece riservatoai pur potenti gestori dellacomunicazione mobile. In-fatti Telecom Italia-Tim, Vo-dafone, Wind e H3G duella-no a colpi di rilanci milionarinell'asta per avere frequen-

ze del tutto analoghe a quel-le tv. Sono le cosiddette fre-quenze cosiddette 4G: unaparte dell’asta si è chiusa ierial ministero dello Sviluppo,con un incasso per lo Statodi 3,7, oltre un miliardo inpiù di quanto stimato in par-tenza.

IL BANDO D'ASTA p re -parato per gli operatori te-lefonici da Romani prevededei vincoli precisi per il tra-ding delle frequenze, e reci-ta “i diritti d’uso delle fre-quenze con durata sino al2029 non possono essere ce-duti a terzi senza previa au-torizzazione da parte del Mi-n i s t e ro ”. I gestori mobili pa-gano caro le frequenze ma(giustamente) non potrannorivenderle senza il permessodel ministero e senza averecompletato le nuove reti diquarta generazione. Mentre,al contrario, il commerciodelle frequenze digitali, do-po soli cinque anni, sarà con-cesso senza nessuna restri-zione alle televisioni nazio-nali che le hanno ottenutegratis. E l'Unione europeapotrebbe intervenire ex po-st per tentare di riequilibrarele condizioni competitive.

Esposto all’Ordine contro

Minzolini, i giornalisti

di Milano: il Tg1 ci censura

“I l Comitato di Redazionedel Telegiornale Rai dellaLombardia ha inviato un

esposto all’Ordine dei giornalisti del Laziocon la richiesta di apertura di unprocedimento disciplinare nei confronti deldirettore del Tg1 Augusto Minzolini e dialtri due colleghi per aver apportato tagli di

natura censoria in un servizio realizzato dauna collega della sede Rai di Milano etrasmesso nel telegiornale nazionale”.Lo ha reso noto alle agenzie di stampa il Cdrdel Tgr di Milano. “Nell’esposto – haconcluso il Comitato di redazione milanese –si evidenziano anche altri episodi di tensionetra la redazione di Milano e il Tg1 sul delicato

fronte della cronaca giudiziaria. Il Tg1 è l’unicatestata Rai che da tempo non si avvale piùdella collaborazione della redazionegiudiziaria di Milano in processi come quelli acarico del premier Silvio Berlusconi,collaborazione che tutte le altre testatehanno sempre apprezzato per equilibrio ecompetenza”.

RAI1 SCOMPARE,IL CDA LITIGA

PER LE POLTRONERinviate anche le nomine:

il centrodestra chiedeva più postidi Carlo Tecce

Non fanno male le paro-le. Nel Cda ne usano inquantità: un aggettivo(negativo) su Augusto

Minzolini, un paio di insultifra i consiglieri, riflessioneprofonde a impatto zero. E an-cora: lotte clandestine nelcentrodestra per rivendicare icondirettori di Rai Parlamen-to, opalescenti funzionari frala testata televisiva e radiofo-nica. Poi salta il banco, Anto-nio Verro (Pdl) raduna la mag-gioranza, lascia il salone al set-timo piano di viale Mazzini e,coincidenze del caso, Marcel-lo Masi è d'ufficio il nuovo di-rettore del Tg2 perché l'inte-rim è scaduto e la nomina au-tomatica. Il presidente Garim-berti, stavolta, arma il linguag-gio: “L’azienda è paralizzata”.Nel palazzo di vetro Rai, ilvento esce è travolge l'ester-no, ma dentro è sigillato. Lacrisi di ascolti, feroce a Rai1,viene risolta con un incontrofra il dg Lorenza Lei, MauroMazza (capo di rete) e Augu-

sto Minzolini, il direttorissi-mo del Tg1 che fatica a rag-giungere il 20 per cento dishare, giusto dieci punti inmeno rispetto al predecesso-re Gianni Riotta, non certo unTorquemada del giornalismo.Eppure il Cda aveva a dispo-sizione numeri incandescen-ti: il 9,8 per cento di share diPorta a Porta, il 14 di Qui RadioL o n d ra . Rovinose cadute chesi ripetono, che mangianopubblicità, che spingono laconcessionaria Sipra a lamen-tarsi: “Per adesso siamo tran-

quilli, ma se l'azienda conti-nua così – dicono fonti qua-lificate – l'anno prossimo per-deremo milioni di euro”. Ec-co la conseguenza economi-ca di un disastro editoriale:programmi come A n n o ze ro eParla con me, prematuramentescomparsi, garantivano cifreben oltre le medie del giornoo di prima serata. Nel baratro,però, la Rai si trascina Media-set. È un gioco a perdere, stra-vagante se consapevole, a fa-vore di La7 e di Sky. Chi studiai flussi televisivi si nutre di po-

che convinzioni, una soltantoè tramandata: “Una rete e unatrasmissione funzionano se iltelespettatore ha l'abitudine ag u a rd a r l e ”. Pensate a Rai1,l'ammiraglia, il pachiderma, ilcolosso: insomma, il canaleche fa ascolti persino con ilmonoscopio, quel cerchio co-lorato e un fischio di sottofon-do. Una volta, per sbaglio,

SERVIZIETTO PUBBLICO

Il serviziopubblico,rispettoal settembre2010, perdequasi 5 puntiin prima serata

proprio Rai1 mandò il mono-scopio di notte, registrò il4,65% di share superando ilTappeto Volante su Telemonte-carlo. Adesso in prima seratadove si concentra il meglio edove s'infilano più soldi (costie ricavi), settembre 2011,Rai1 segna il 17,30 (in questasettimana anche il 10), 4 pun-ti in meno su settembre 2010,ogni punti sul lungo periodovale 60 milioni di euro. Fatevidue conti, perché il direttoregenerale Lei preferisce sorvo-lare: sì, certo, discutono, e ba-sta. Seppellita Rai1, mancal'appiglio in Rai2 e Rai3. Nonc'è più l'acuto di Vieni via conme, il 30 per di Michele San-toro, il 15 di Serena Dandini.L'andamento è lento, condu-ce al suolo: Rai2 è orfana d'in-formazione in prima serata, laprova Ultima Parola è stata undisastro, Gianluigi Paragonecon il 7% di share si condanna

a meste apparizioni notturne,intorno a mezzanotte più omeno. È vero che Mediaset sa-luta il 3,58% di share nella fa-scia più ricca, fra le 20:30 e le22:30, ma perché la Rai fapeggio con il 4,68? Per rovi-nare un quadro già deturpato,il direttore generale Lei ha or-dinato di smantellare la terzaedizione dei telegiornali re-gionali, dieci minuti che sigil-lavano buoni ascolti, un pic-colo segnale di vita nel mor-torio in quelle notti di GigiMarzullo: e invece, nulla. Sol-tanto una sofisticata dichiara-zione di Giovanna BianchiClerici, consigliere Rai contarga Lega Nord, può misura-re la distanza fra chi lavora inRai e chi amministra: “N e goassolutamente, almeno perquanto mi consta, che ci sia-no motivi esogeni alla basedella decisione di non votareil pacchetto di nomine”.

DOPPIO FAVORE A RAI E MEDIASET

LO STATO TI REGALA LE FREQUENZE E TU LE RIVENDI

Dall’asta pergli operatoritelefoniciincasso di 3,7miliardi, dalbeauty contestmanco un euro

Il direttore generale Rai, Lorenza Lei (FOTO LAPRESSE)

SANTORO Nascela società con il Fatto

A Rai2 non smettono di piangere: “Michele Santoro èun professionista che stimo e la sua assenza dalla Rai è

numericamente incolmabile”. Parola del direttore diRai2, Pasquale D’Alessandro. “La tv - ha sottolineato D’A-lessandro - in alcune circostanze deve riflettere su queiprodotti che ne hanno rappresentato la storia”. D’Ales-sandro ha confermato che è allo studio un programma diinformazione che andrà il giovedì in prima serata, nellospazio lasciato vuoto da A n n o ze ro , che fino a dicembresarà occupato dal talent Star Academy.Intanto Michele Santoro sta lavorando per realizzare lanuova trasmissione “Comizi d’a m o re ”, il cui titolo s’i-spira a un documentario di Pasolini e che andrà in onda afine ottobre. La formula è quella di Rai per una notte e Tu t t iin piedi: una multipiattaforma che trasmetterà il program-ma in streaming su Internet, su reti televisive a diffusioneregionale e canali Sky. In attesa di rendere operativa l’as-sociazione Servizio pubblico (che contribuirà a raccoglierefondi necessari alla messa in onda), si è costituita ieri aRoma la società che produrrà la trasmissione. Ne fa parteanche il Fatto Quotidiano: “Nel rispetto della delibera del-l'assemblea degli azionisti del Fatto Quotidiano che si ètenuta martedì 20 settembre”, si legge in una nota, “ier imattina la Società editoriale Il Fatto ha formalizzato l'au-mento di capitale previsto, e con il 17,58 per cento èufficialmente entrata in società con Michele Santoro perla produzione della sua trasmissione che andrà in ondasu multipiattaforma fatta di tv areali, web, e canali Sky. Ilprossimo importante passo sarà rendere operativa l'as-sociazione Servizio Pubblico che raccoglierà le quote as-sociative degli spettatori che vorranno sottoscrivere esostenere l'iniziativa”. Il consiglio di amministrazione ècosì formato: Cinzia Monteverdi, presidente e ammini-stratore delegato; Michele Santoro, Giulia Innocenzi,Sanja Podgajski, Angelica Canevari consiglieri.

MAL DI ASCOLTISETTEMBRE2010

SETTEMBRE2011

RAIMEDIASET

LA7

Media giorno

Mediagiorno

Media prima serata

Media1° serata

Mediagiorno

Media1° serata

Mediagiorno

Media1° serata

Differenza2010 - 2011

36,80%34,85%3,50%

39,17%34,69%3,89%

-4,12%

-3,86%

+0,55%

-4,68%

-3,58%

+1,19%

RAIMEDIASET

LA7

Media giorno Media prima serata

32,68%30,99%4,05%

34,49%31,11%5,08%

RAI

MEDIASET

LA7

Venerdì 23 settembre 2011 pagina 7

cato dopo l'audizione, però, i toni sono forti: “'Fi -nalmente sono riuscito, in una sede istituzionale, aricostruire la verità dei fatti smentendo una serie difalsità e di calunnie che sono state costruite sul mioconto e diffuse a mezzo stampa”. Poi l’a n nu n c i odella querela. Se il procuratore è stato calunniato ose invece ha commesso reati, lo stabilirà la magi-stratura di Lecce. Ma, indagine penale a parte, puòLaudati restare ancora al suo posto dopo le dichia-razioni a verbale di Scelsi, suffragate da quelle diPaglino e, in parte, dalla pm Eugenia Pontassuglia?È questo il punto che deve sviscerare la Prima com-missione del Csm. Quella competente, cioè, per iltrasferimento d'ufficio dovuto a incompatibilitàambientale. Un provvedimento che non prevedesia stato commesso un reato.

diamento e giura che non si parlò diinchieste. Ma non è solo Scelsi a denun-ciare che il procuratore si sarebbe pre-sentato come uomo di Alfano. A scri-verlo in una relazione, in tempi non so-spetti, proprio a giugno 2009, è il co-lonnello Paglino. “Il dottor Laudati pre-metteva che le indagini in corso a Bariavevano creato ‘p re o c c u p a z i o n e ’ nelle istituzionie che la sua presenza era stata voluta dallo stessoministro della Giustizia Alfano al quale egli stessoaveva garantito una soluzione”.

PER LAUDATI, continua Paglino, “La situazio-ne era arrivata a un punto di gravità tale da produrrepotenzialmente effetti negativi sul governo e sullaGdF”. Un anno dopo quel rapporto, Laudati fa ar-restare Paglino per stalking e peculato (inviava smsad alcune donne con il cellulare di servizio) nonchérivelazione del segreto d'ufficio. Ma Scelsi perchél'avrebbe accusata? gli è stato chiesto. Laudati alCsm si è trattenuto nella forma. Ha ipotizzato dis-sapori di carattere personale perché il pm sarebbestato troppo attaccato alle sue tesi. In un comuni-

Carolina Marconi

accusa la Savino

“Lei mi presentò Gianpi”

I ntervistata a Piazzapulita, il programmacondotto su La7 da Corrado Formigli,la soubrette Carolina Marconi, ex

concorrente del Grande Fratello, ha confermatola versione che i pm baresi avevano dato del suoprimo incontro con il presidente del ConsiglioSilvio Berlusconi: “È stata l’onorevole ElviraSavino a chiedermi: posso farti chiamare, posso

dare il tuo numero di telefono a Tarantini? – dicela Marconi – Io non sapevo nemmeno il suonumero di telefono... non gli rispondevo. Lei mirichiamò e mi disse: dai, rispondi a Tarantini...così vi mettete d’accordo per farti venire aprendere dall’autista e andare a PalazzoGrazioli”. La ragazza ha anche voluto chiarire:“Non sono una escort”.

MINACCE SERIALIPER LE BAMBINEDI BERLUSCONI

Dal furto in casa della D’Addario all’smsper la Garasi: “Attenta escort”

di Enrico Fierro

Mani e manine di an-dreottiana memoriache cercano di con-vincere le ragazze del

Cavaliere a tacere. Con lebuone o con le cattive. Quan-do esplode lo scandalo (l'in-tervista di Patrizia D'Addarioal Cor sera è del 17 giugno2009) e le promesse di com-parsate tv, presenze atalk-show, fattorie e grandifratelli non bastano più, allorasi passa alle minacce. Più omeno esplicite. Subliminali,se occorre. E allora va a fuocola macchina di Barbara Mon-tereale, la escort barese, fi-danzata di un rampollo di ma-fia che si fa fotografare nel ba-gno di Palazzo Grazioli. E vie-ne svaligiato l'appartamentodi Patrizia D'Addario. Le ru-bano tutto. “Anche le mutan-de – si confida la donna cheinguaiò Berlusconi – e queicd, hanno frugato dovun-que”.

A FRANCESCA Garasi, in-vece, arrivò un sms esplicito:“Venerdì attenta a te, escort”.Testo in maiuscolo. FrancescaGarasi, di professione modellae fotomodella, è la ragazza ro-

mana che partecipa alla cenadi Palazzo Grazioli del 23 set-tembre 2008. È la fidanzata diMarco Vignola, avvocato bare-se difensore di AlessandroMannarini, ragazzo della Lec-ce bene, uno del team di Gian-pi Tarantini, settore cocaina.Fu l'avvocato, finito anche luinei guai per una storia di pe-culati e truffe legati al falli-mento di alcune società, a pre-sentare la sua fidanzata a Ta-rantini nel 2008 durante unaserata al Billionaire di Briatore.

Barbara Montereale (ANSA)

“Poi – fa mettere a verbale laragazza il 18 settembre 2009 –lo incontrai casualmente a Mi-lano e mi invitò a partecipare auna cena a Palazzo Grazioli, al-l'incirca a metà settembre”.“Dopo le pubblicazioni gior-nalistiche inerenti le vicendegiudiziarie di Tarantini – lechiede il pm Scelsi – ha rice-vuto pressioni, o è stata con-tattata da alcuno che le hachiesto di alterare la realtà deifatti in caso di convocazioneda parte della Guardia di Fi-

GOVERNO DI NERONE

Laudati denuncia Scelsi: “Mi calunnia”IL PROCURATORE CAPO DI BARI, ASCOLTATO IERI DAL CSM, ALL’ATTACCO DEL SUO EX PM

nanza?”. Una domanda che ri-letta oggi dopo il fascicoloaperto dalla Procura di Leccee l'intervento del Csm sui ri-tardi imposti all'inchiesta sulleescort baresi, acquista nuovisignificati. Allarmante la rispo-sta di Francesca Garasi: “Vo -glio precisare che come co-municatovi telefonicamente,in data 15 settembre 2009 horicevuto un sms dal numero06-77209 riportante il seguen-te messaggio: “Venerdì attentaa te, escort”. Tre giorni prima

di essere interrogata la ragazzariceve una minaccia. Ma chisapeva che doveva essere in-terrogata? “Il mio fidanzatoMarco Vignola, Daniele Tad-dei, dirigente degli studios, ta-le Gennaro, e Flavio, colonnel-lo della Guardia di Finanza inservizio a Firenze”. DanieleTaddei è un notissimo impren-ditore televisivo, ha rilevatogli stabilimenti De Paolis e fon-dato gli “Studios”. Molto ami-co di Berlusconi, a maggioscorso ha festeggiato i suoi 45

anni alla presenza di vari vipromani, i principi Giovannelli,il mago Eddie, detto il magodei potenti, e il direttore delTg1 Augusto Minzolini. Non sisa chi sia Gennaro, del quale laragazza non ricorda il cogno-me, e chi Flavio, misteriosocolonnello della Finanza distanza a Firenze. Quando nel2009 uscirono le prime indi-screzioni sulle minacce indi-rizzate alla ragazza, il suo fi-danzato Marco Vignola rispo-se così ai giornalisti: “Chi puòaverla minacciata? Da avvoca-to dico cercate tra i presenti diquella serata”. Quella del 23settembre, Berlusconi la chia-ma “la cena dei vecchietti”. As-sieme a lui ci sono infatti Fa-brizio Del Noce e Carlo Ros-sella. “Così le ragazze sentonoche lì c'è qualcuno che ha ilpotere di farle lavorare”.

ED È ANCHE la prima se-rata che Gianpi Tarantini or-ganizza senza l'aiuto di SabinaBegan. Vuole far colpo, il le-none al servizio del Cavaliere,e per questo dice a GeraldinSemenghini che “d o bb i a m otrovare una troiona”. La seraprima Berlusconi si informa seFrancesca Garasi parteciperàalla cena col fidanzato. “No,

no, viene da solo”, lo tranquil-lizza Gianpi. È la notte in cuiTerry De Nicolò si ferma a Pa-lazzo Grazioli, “eravamo io,queste due ragazze e Berlusco-ni”, la Garasi ha il compito dicontattare altre ragazze per in-vitarle all'evento. Ma è la mi-naccia, quel sms forse partitoda una cabina telefonica, arendere ancora più torbida lastoria. Perché non è l'unica ri-volta alle ragazze del Cavalie-re. A Barbara Montereale in-cendiano la macchina par-cheggiata sotto casa il 24 giu-gno 2009. Cinque giorni pri-ma è stata interrogata sulle ce-ne a Palazzo Grazioli. In queglistessi giorni viene svaligiata lacasa di Patrizia D'Addario, l'e-scort che registrò gli incontricon Berlusconi. Rubano tutto,anche la biancheria intima, icd e un computer, ma lascianoun televisore nuovo e costoso.Strani ladri, abilissime mani-ne.

di Antonella Mascali

C ontrattacco del procuratore di Bari, AntonioLaudati. Ha annunciato una denuncia per ca-

lunnia contro Pino Scelsi, il magistrato che lo ac-cusa di aver ostacolato le indagini su Tarantini edi averlo esautorato dall’inchiesta. La denuncia èanche nei confronti del colonnello della Gdf, Sal-vatore Paglino, che ha suffragato le dichiarazionidi Scelsi. Ieri Laudati è stato ascoltato dalla Primacommissione del Csm. Ha negato di essersi pre-sentato in Puglia come l'emissario del ministroAngelino Alfano.

HA RESPINTO l’accusa di aver bloccato l'in-dagine sulle escort per Berlusconi. Ha escluso di-missioni, a meno che, ad accertamenti conclusi,non ci siano “ombre sul mio operato” o provve-dimenti del Csm. Ha parlato di “tritacarne media-tico”. Su di lui pende un'indagine della Procura diLecce per favoreggiamento, abuso d'ufficio e ten-tata violenza privata ai danni di Scelsi, attualmentesostituto procuratore generale a Bari. Laudati nonvuole neppure sentir parlare di squadra speciale

della Gdf ai suoi ordini per indagare, di fatto, suipubblici ministeri. Così come ha denunciato Scel-si. A supporto della sua versione dei fatti, il pro-curatore si è presentato con documenti che do-vranno essere esaminati dai consiglieri. A loro haspiegato che quel nucleo della Gdf è servito percoordinare le inchieste e i pm ne erano informati.Poi ha motivato l'indagine sull'indagine: nel set-tembre 2009, all'insediamento alla Procura di Bari- avrebbe raccontato a porte chiuse - erano acca-dute fughe di notizie gravissime, come la pubbli-cazione dei verbali secretati di Tarantini. A quelpunto era doveroso accertare le falle dell'inchie-sta. Nega su tutta la linea, Laudati. Anche di essersipresentato a Bari, secondo Scelsi, come “I nv i a t odel ministro della Giustizia”, Angelino Alfano, auna riunione del giugno 2009. Era stato solo no-minato, ma aveva riunito alcuni ufficiali della Gdf el'allora pm. “Sarei stato un pazzo” se avessi dettoquesto, avrebbe affermato Laudati, ai consiglieriche hanno secretato il verbale. Se accertate che hodetto ciò - ha proseguito - cacciatemi dalla magi-stratura. Laudati giustifica quella riunione comeun modo per presentarsi alla vigilia del suo inse-

Alla Monterealeincendianol’auto sottocasa, a Patriziaportano viacomputer, cde le mutande

Lavitola a GhediniValter Lavitola ha diffuso una nota

criptica sull’avvocato Niccolò Ghedini:“Dal rapporto con Berlusconi - scrive

- ha ottenuto fama, potere e lauteparcelle. Io un mare di guai. Ma

grazie a Dio Berlusconi sta a Ghedinicome l’Oceano a una piccola palude”

Scoppialo scandalobarese e le variep ro t a g o n i s t esubisconoattentatie intimidazioni

di Lidia Ravera

Sono un vecchio viziosoA LEGGERE I GIORNALI, ultimamente, viene spontaneauna domanda: come siamo arrivati a questo punto?Banche declassate, isolette abbandonate a far da spondaa una immigrazione a cui nessuno sa fare posto, il debitoalle stelle, il rischio di essere assaliti dalla speculazione,colpiti e affondati, la certezza di essere diventati oggettodi scherno, barzelletta mondiale, ultimi della classe ineuropa, asini, ciucci, cialtroni. Una manovra cheimpoverisce i ceti medi, ferisce gravemente i menoabbienti, ammazza i precari e nemmeno sfiora gliinteressi della casta. Gli scandali, le malversazioni, ilsesso-mercato sono così inflazionati che il disgustoscolora nella noia. Non funzionano neppure come spuntiper autori satirici, ormai. Del resto: non abbiamo piùvoglia di ridere. Lo scontento è visibile, la sfiduciageneralizzata. E il Capo di questo governo squalificato èsempre lì: torvo, contratto, il vecchio sorriso daimbonitore ridotto a una smorfia, la chiacchiera populistatrasformata in un balbettio da dodicenne dispettoso: no,no, e poi no, non me ne vado! Il Paese è di merda ma iola voglio. Mi tira . L’avete capito o no che sono unvecchio vizioso?

CarolinaM a rc o n i

(FOTO LAPRESSE)

pagina 8 Venerdì 23 settembre 2011

FEDE CONTROVENDOLA

INSULTI OMOFOBIIl direttore del Tg4 attacca il leader di Sel:

“Quello è un poveretto”di Alessandro Ferrucci

Vendola è un poveret-to”. E ancora: “Va capi-to davanti e... di dietroperché uno non è che

davanti dice una cosa e poidi dietro ne fa un’altra. Lui lafa davanti e di dietro”. Perpoi proseguire con: “Se va-do in cella speriamo che mivenga a trovare, però io miparo il culo”. Parola di Emi-lio Fede, durante la trasmis-sione radiofonica La zanzara.Il tutto con il solito atteggia-mento, un misto tra lo sme-morato, lo sbadato, l’i ro n i c osopra le righe, l’uomo dimondo, o chi si prende pocosul serio. Insomma, da chiveste solo in camicia rosa emaglione blu. Il tono dellavoce va di pari passo. La so-stanza no.

È IL SUO STILE da venti epassa anni libero di colpireovunque e chiunque, grazieanche alla complicità di chil’ha preso poco sul serio. Dichi ha riso. In passato ha mas-sacrato Romano Prodi, fattobattutacce su Piero Fassino oRosy Bindi. L’aspetto fisico odelle presunte diversità, isuoi bersagli preferiti. Ieri ètoccata a Nichi Vendola reo,durante un discorso, di averdefinito il direttore del Tg4,assieme a Valter Lavitola, Le-le Mora e Gianpi Tarantinidei “procacciatori di cocainae di escort, sono l’a n t ro p o-logia di quello che gira attor-

no al nostro premier. All’e-sercizio di onnipotenza chequesto vecchio maschio pen-sa di poter imporre come sti-le della politica... Quattrovecchi maschi un po’ r imbe-cilliti possano, con la lorovolgarità, entrare dentro lapolitica e sporcarla tutti igior ni”.Correzione: rispetto a EmilioFede non viene mai associatala cocaina. In quanto al resto,si aprono delle voragini. Apartire dal suo “sodalizio”con Lele Mora. Questo è iltono di un’i n t e rc e t t a z i o n edel 19 agosto del 2009. M o-ra: guarda… eh… specie dicornacchione che non sei al-t ro … Fe d e : (r ide) ve c ch i acornacchia. Mora: vecchiacor nacchia… si dice cornac-chia sì, vecchio no… a l l o-ra …”, Tra i due c’era un rap-porto stretto, strettissimo,fatto di donne, consigli e sol-di. Tanti soldi. Con il giorna-lista accusato dallo stessoagente dei vip di aver pretesouna notevole cresta sugli eu-ro elargiti dal premier: un mi-lione e due sui 2,8 ottenutiper evitare il fallimento dellaLM management. Fede negala cifra, ne dà una decisamen-te più bassa, ma intanto gliinquirenti hanno accertato350 mila euro: 200 mila da unconto svizzero e 150 mila inassegni circolari. Poi si giu-stifica: “Me li doveva. Mi di-spiace molto per Lele Mora,farei qualunque cosa nellemie possibilità per aiutarlo

nonostante le accuse che miha rivolto”. Chissà se LeleMora vorrebbe un suo aiuto?La situazione è complicata,per lo stesso Fede. Berlusco-ni da tempo lo ha emargina-to, ai suoi più stretti collabo-ratori ha dato un input: ba-sta, non fatemelo vedere. Inredazione si è sollevato più di

un mugugno, con alcunigiornalisti preoccupati diperdere credibilità professio-nale, mentre il sindacato in-terno mesi fa ha scritto undocumento per ottenere del-le risposte sulle inchiesteche lo coinvolgono.

QUINDI il recente “no” r i-cevuto la settimana scorsa daPescara, dove era in pro-gramma una tappa del MissGran Prix e Mister Italia: unasfilata di giovani, con Fedepresidente della giuria. Co-me ai (suoi) bei tempi, quelli

Da sinistra,il direttore del Tg4

Emilio Fede;accanto il leader diSinistra ecologia e

libertà,Nichi Vendola

( FOTO ANSA)

Lady Letta e i fondi della Croce Rossa: nuova indagineA ROMA APERTO UN FASCICOLO PER ABUSO D’UFFICIO: CON UNA LETTERA SI CHIEDEVA DI RIMUOVERE UN MARESCIALLO “SCOMODO”

BANDE

In un discorsoil presidentedella Puglia loaveva definitop ro c a c c i a t o redi cocainae di escort

di Valeria Pacelli

P er allontanare Vincenzo Lo Zi-to, lo scomodo maresciallo

che da anni denuncia le irrego-larità della Croce Rossa, MariaTeresa Letta, presidentessa delcomitato regionale Croce RossaAbruzzo, aveva pensato di rivol-gersi a qualcuno che potesse in-tervenire, facendo il lavoro alposto suo. Così aveva mandatouna lettera a Pietro Ridolfi, ispet-tore nazionale corpo militareCri, che a lei doveva anche unfavore. Un comportamento que-sto che potrebbe essere penal-mente rilevante secondo la Pro-cura di Roma, tanto che è statoaperto un fascicolo per abusod’ufficio. Il titolare è il pm Er-minio Amelio, che fino ad oranon ha scritto alcun nome nelregistro degli indagati. Tuttaviaqualora fossero verificate le re-sponsabilità penali, potrebberofinire nel mirino degli inquirentialcuni dirigenti, oltre che la stes-sa Letta firmataria delle lettereoggetto di interesse da parte deima gistrati.O me o lui. Quindi me. È questo ilsenso della lettera di Maria TeresaLetta. Era infatti il 7 gennaio del2008 quando la presidentessascriveva a Ridolfi: “Siccome l’av -

vocato mi dice che c’è incompa-tibilità tra me e lui (Vincenzo LoZito, ndr) data la denuncia stessa,prego di provvedere all’a l l o n t a-namento immediato del dipen-dente militare che ha già tantodanneggiato il nostro comitatoreg ionale.”

E POI SEMBRA ricordare all’a-mico qualche favore fatto in pas-sato, del quale la Letta chiedevaora il conto: “Resto in attesa dicomunicazioni urgenti al riguar-do facendo presente che a una ri-chiesta di mio intervento in favo-re di un militare Cri da lei segna-latomi, la mia risposta è stata con-creta e immediata! Buon anno efaccia in modo che anche per noi

possa essere un buon anno”. Econ questa sorta di augurio chesomiglia a un sollecito ad agire sichiude la lettera, alla quale ne èseguita una seconda appena 10giorni dopo, ossia il 18 gennaio,dove si sottolineava ancora l’u r-genza di un trasferimento per LoZito.Documenti questi che adesso so-no finiti nel fascicolo del procu-ratore Amelio, aperto su richie-sta del gip Anna Maria Fattori cheha dovuto decidere, solo pochimesi fa, su un procedimento pro-prio a carico di Vincenzo Lo Zi-to.Il maresciallo infatti era stato de-nunciato dai revisori dei conti del-la Croce Rossa per calunnia in se-

guito alle dichiarazioni fatte a lororiguardo. Era stato lui a chiamarliper fare alcune ispezioni sui con-ti. Ma, secondo Lo Zito, pur ri-scontrando una serie vistosa di la-cune amministrative, non sipreoccuparono di infliggere unasanzione o di segnalare la cosa achi di dovere, ovvero la Corte deiconti. L’unica conseguenza dell’i-spezione fu appunto una querela.Il Maresciallo dichiarò infatti che itre avrebbero conservato il verba-le con mesi di ritardo lasciandoloincompleto, e inoltre non sareb-bero tornati mai più a controllarela situazione. E fu sempre Lo Zitoa dire di averli visti quel giornostesso dopo un pranzo con la Let-ta. Per questo è stato denunciato,

ma nei suoi confronti ilgip Anna Maria Fattori,nonostante la richiesta dirinvio a giudizio del pmFrancesco Caporale, haemesso una sentenza dinon luogo a procedere, edisposto alla procura diRoma la trasmissione diquegli atti che secondolei potevano essere pe-nalmente rilevanti.E infatti nelle motivazio-ni della sentenza del gipsi ribadisce che: “La mis-siva dell’8.1.2008 sotto-

scritta dal presidente del comi-tato regionale Abruzzo Maria Te-resa Letta al colonnello Pietro Ri-dolfi è prova evidente di come irapporti tra Lo Zito e la Letta sifossero a tal punto logorati da de-terminare quest’ultima a solleci-tare con modalità, termini e ri-chiami (che invero paiono meri-tare attenzione al fine di valutar-ne la penale rilevanza) “l’a l l o n-tanamento immediato del dipen-dente militare”, ricordando al de-stinatario della richiesta come“un suo intervento in favore di unm i l i t a re ” già segnalato alla Lettadal colonnello Rinolfi “ave s s eavuto concreta e immediata ri-sposta”.

E ANCORA: “Talmente alto erail grado di esasperazione dei rap-porti tra la Letta e Lo Zito da in-durre la prima a nuova missiva adalte autorità militari della cri allequali si rivolgeva con termini as-solutamente non consoni se nonpalesemente irrispettosi del gra-do e della gerarchia militare”. Edora, proprio partendo da questa,che gli inquirenti cercheranno difare chiarezza sulla gestione dellaCroce Rossa in Abruzzo oltre chesui tentativi di spostare i proprifunzionari un po’ come le pedinedi una scacchiera.

UNIPOL-BNL chiesto il rinvioa giudizio per il premier

La sorella dels o t t o s e g re t a r i o :“Allontanatelo”E ricordaall’ispettore checon lei è in debitodi un favore

Q uesta volta Silvio Berlusconi non puòprendersela con la terribile Procura di

Milano. Il magistrato dell’accusa aveva rite-nuto che a suo carico non ci fossero elemen-ti sufficienti per arrivare a un processo. In-vece il giudice per le indagini preliminariuna settimana fa ha ordinato alla procura diformulare l’imputazione anche per il pre-sidente del Consiglio. Così ieri il pm Mau-rizio Romanelli ha scritto la sua nuova ri-chiesta di rinvio a giudizio, per concorso inrivelazione di segreto d’ufficio. La vicenda èquella dell’intercettazione in cui Piero Fas-sino, nel luglio 2005 segretario dei Ds, parlacon Gianni Consorte, allora presidente Uni-pol, e gli chiede: “Allora, siamo padroni diuna banca?”. La telefonata finì, negli ultimigiorni del 2005, sul Giornale della famigliaBerlusconi. Come? Lo ha spiegato FabrizioFavata, amico e socio di Paolo Berlusconi,che nel 2007 ha rivelato di aver portato luiad Arcore, il 24 dicembre 2005, la “chiavet -ta” elettronica con l’intercettazione, chenon era ancora stata trascritta e dunque nonera a disposizione neppure dei magistrati.

Assieme a lui, ad Arcore, c’erano anche Ro-berto Raffaelli, titolare della Rcs, l’aziendache aveva realizzato le intercettazioni per laProcura di Milano, e Paolo Berlusconi, cheaveva poi preteso 560 mila euro, promet-tendo in cambio a Raffaelli di aiutarlo, at-traverso il fratello Silvio, a conquistare unappalto in Romania.Per questa vicenda Raffaelli ha già patteg-giato una condanna. Favata è stato condan-nato in rito abbreviato e Paolo Berlusconisarà processato a partire dal 4 ottobre. Ora,dopo la decisione del gip Stefania Donadeo,la procura ha formulato l’imputazione an-che per Silvio Berlusconi: per aver incon-trato ad Arcore Raffaelli e Favata, per averascoltato l’intercettazione segreta, per es-sersi mostrato soddisfatto, dopo l’ascolto, eaver promesso riconoscenza a chi gli avevaportato quel singolare regalo di Natale. Ob-bedendo al gip, il pm ha iscritto nel registrodegli indagati anche Maurizio Belpietro, al-lora direttore del Giornale, per non aver im-pedito che, attraverso la pubblicazione del-l’intercettazione, si compisse un reato.

di Ruby. Dodicimila euro ilbudget messo a disposizionedall’amministrazione comu-nale sotto la voce “i n i z i a t i vac u l t u ra l e ”. Qualcuno nonl’ha ritenuta tale e Fede è do-vuto rimanere a casa. E an-cora i pessimi, se non finiti,rapporti con due suoi ex ami-ci, Daniela Santanchè e Fla-

vio Briatore. I due in un’i n-tercettazione lo definisconoun “figlio di puttana. Genta-glia”. Il riferimento era ai sol-di sottratti a Berlusconi. Sem-pre m o n e y. Briatore lo sa be-ne. Il signor Gregoraci, neiprimi anni ’80, era a capo diquello che i giudici hannochiamato “il gruppo di Mila-

no”: partite a poker truccateper spennare polli. Il giocos’interrompe con una retata,una serie d’arresti, un’i n ch i e-sta giudiziaria e un paio diprocessi. In mezzo anche Fe-de, assolto per insufficienzadi prove. Forse, allora, nonera ancora una vecchia cor-n a c ch i a .

Gianni Letta e la sorella Maria Teresa (FOTO ANSA)

Venerdì 23 settembre 2011 pagina 9

IL SINDACO CON LA MAZZACHE ATTENDE IL PROCESSO

Lampedusa, De Rubeis e le accuse di concussioneIntanto Amnesty chiede attenzione per i bambini

di Giuseppe Lo Bianco

Diciotto deputati regionaliPd hanno chiesto sei mesifa al governatore Lombar-do di cacciarlo, dopo che

due ispettori inviati a Lampedu-sa hanno scoperto e messo nerosu bianco una montagna di irre-golarità amministrative: rim-borsi gonfiati, assunzioni nel-l’ufficio di gabinetto, debiti fuo-ri bilancio. Ma Bernardino DeRubeis, sindaco di Lampedusa,grande fan di Cuffaro è ancoraseduto sulla poltrona più altadel Comune, con la mazza da ba-seball in mano, pronto ad usarlacontro clandestini e giornalisti.

NON SI è dimesso neancheadesso, che deve assentarsi perandarsi per presentarsi nel pro-cesso in cui è imputato di con-cussione: ed è pronto a fronteg-giare l’ennesima, perenne,emergenza, la barca avvistata neltardo pomeriggio in avvicina-mento a Lampedusa che traspor-ta circa 60 clandestini, attesi da-gli isolani esasperati dagli inci-denti e dai proclami di guerra delsindaco con mazze e bastoni:“Se dovessero arrivare - diconoun paio di turisti davanti le tele-camere di un’agenzia di stampa -

è bene che sappiano cosa liaspetta e anche voi giornalisti èmeglio che state lontani perchéaltrimenti ce n’è pure per voi’’ .Nonostante le rassicurazioni delViminale e del procuratore ag-giunto di Agrigento Ignazio Fon-zo (“Lampedusa è la patria del di-r itto”) la mazza da baseball agi-tata davanti ai cronisti da De Ru-beis fa proseliti e rischia di diven-tare il nuovo simbolo della rispo-sta all’emergenza che si respiraper le strade dell’isola, a tre chi-lometri dalle macerie fumantidel Cpa di contrada Imbriacola,dove i cittadini più facinorosi, equalche turista in cerca di brivi-di, si passano di mano spranghee bastoni, attrezzandosi per unarisposta “fai da te”, convinti chele soluzioni promesse da Maronial telefono del sindaco siano, an-cora una volta parole al vento.Per questo il questore di Agri-gento è volato a Lampedusa eadesso “sono al vaglio le posizio-ni di numerosi isolani”, come di-ce il capo dell’ufficio di gabinet-to della questura di Agrigento,Luca Burrieci: “Stiamo analiz-zando le fotografie e le riprese vi-deo dei moti verificatisi e i prov-vedimenti non tarderanno ad ar-rivare. Non sono soltanto i tuni-sini che hanno sbagliato che do-

vranno pagare, ma anche gli iso-lani esagitati”. Esasperati anchedalle mancate promesse del go-verno, che getta acqua sul fuo-co: “Ritengo che la situazione aLampedusa sia sotto controllo –dice il sottosegretario agli inter-ni Sonia Viale lasciando la riunio-ne del Consiglio affari internidella Ue a Bruxelles. Abbiamodetto ieri che entro 48 ore l’isolasarà svuotata. Così sta accaden-do ed il piano dei rimpatri con-tinua ad essere fatto secondol’accordo con la Tunisia”. Con-tinua, invece, il silenzio di Maro-ni, che parla, come ieri, per boc-ca, del sindaco De Rubeis: “Ma -roni mi ha assicurato che Lampe-dusa verrà dichiarata come por-

to non sicuro ai fini degli eventiSar (Search and Rescue ovveroricerca e salvataggio), e cioè i sal-vataggi in mare compiuti dalleforze dell’o rd i n e ’’ . Incalzato dal-l’emergenza di sbarchi che nonaccennano a diminuire, il gover-no, dunque, risponde appicci-cando etichette, come ha cerca-to di fare proponendo l’inser i-mento del pareggio di bilancionella Costituzione.

A LAMPEDUSA , intanto, so-no rimasti circa 700 migranti,raccolti in parte in quel che restadel Cpa: altri 11 voli tra ieri po-meriggio e ieri notte sono statiprogrammati e 300 clandestinisono stati trasferiti in nottata in

Sicilia per essere trasbordati sudue navi già in rada nel porto delcapoluogo siciliano. Amnesty hachiesto all’Italia di “a s s i c u ra rel’operatività e l’adeguatezza ditutte le strutture di accoglienzadisponibili con particolare at-tenzione ai gruppi vulnerabili,in particolare i bambini”. Sudafreddo il sindaco De Rubeis, cheieri ha partecipato alla proces-sione della ‘’Madonna di portos a l vo ’’ , patrona dell’isola. Sudafreddo il sindaco anche per ilprocesso, ormai prossimo, chelo attende ad Agrigento dove èimputato di concussione peravere imposto tre tangenti ad al-cuni imprenditori isolani, accu-se per le quali è stato anche ar-

restato. Accuse anche per il re-sponsabile della cooperativaLampedusa accoglienza ConoGalipò rinviato a giudizio peravere trattenuto più del dovuto iclandestini nel centro di acco-glienza di Brolo, lucrando suirimborsi del Viminale. Da Lam-pedusa a Torino dove la scorsanotte è scoppiata l’ennesima ri-volta, che si è conclusa con la fu-ga di 22 immigrati e con l’ar restodi 10. Di questi giorni poi la sen-tenza secondo la quale “s a l va repersone in mare che stanno perannegare non è reato. Dovrebbeessere una naturale ovvieta”,non lo è più a Lampedusa, portasud d’Europa abbandonata astessa e alle mazze da baseball.

Bernardino De Rubeis rende omaggio a Berlusconi (FOTO ANSA)

ARESE: mazzettesulle bollette

A rrestato il sindaco di Arese Gianluigi Fornaro(Pdl) per presunte mazzette nella fornitura del

gas. Con lui sono finiti ai domiciliari il consiglierecomunale Pdl di Lainate Mauro Cattaneo - fratellodi Flavio, amministratore delegato di Terna edestraneo ai fatti - e tre manager di una società exmunicipalizzata del Comune di Arese, operantenel settore del gas. Dalle indagini sarebbe emersauna truffa ai danni della società del gas, che sarebbestata “indotta ad acquistare una fornitura civile eindustriale a un prezzo maggiorato, in modo da co-stituire una provvista corruttiva a beneficio dei dueamministratori pubblici e un commercialista, socidi fatto e di diritto della società che aveva fornito ilgas nell'ambito dell'operazione”. La ex municipa-lizzata si occupava delle forniture di gas ai comunidi Arese, Pogliano Milanese, Nerviano e Lainate.Gli indagati sarebbero riusciti a gonfiare i costi percirca 1 milione di euro, tramite l’indebita aggiuntadi qualche centesimo al metro cubo sul costo delgas distribuito ai cittadini, in tre anni di presunteillecite attività.

SE TUTTI PAGANO LE TASSE LE TASSE RIPAGANO TUTTI CON I SERVIZI

Sono le tasse a garantire le risorse per servizi pubblici come ospedali,

scuole, strade, parchi e trasporti. Per questo è importante pagarle.

Se tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti, con i servizi.

www.agenziaentrate.it

SPROFONDA ITALIA

pagina 10 Venerdì 23 settembre 2011

Dal taglio di consulenti ed ester-ni il comune conta di risparmia-re fino a 9 milioni. Dalla revisio-ne del sistema di incentivi al per-sonale altri 10. 2 milioni verreb-bero recuperati dalle spese distaff, assessorati, missioni e get-toni per organismi collegiali,mentre 10 il sindaco conta di ac-cantonati con tagli alle spese dipubblicità, rappresentanzae convegni.“La manovra quest’an -no massacrerà Napo-li – spiega De Magi-

stris –ci aspetta un taglio sec-co di 220 milioni e la gestio-ne di Rosa Russo Iervolinoaveva lasciato le casse vuote. Ipiù grandi risparmi contiamo difarli razionalizzando le parteci-pate”. É nelle aziende gestite dalComune, secondo De Magistris,che si annida il vero virus in gra-do di distruggere la città.“Un giorno mi hanno posto ilproblema di chi raccoglieva l’er -ba delle aiuole. Stentavo a capiree a credere ciò che stava succe-dendo. L’azienda ‘Napoli servi-zi’ tagliava l’erba e la lasciava aimargini delle strade. E ‘Asia’ nonla raccoglieva perché non lo ri-teneva di sua competenza fino a

quando l’erba non era dentro icassonetti. E magari restava perstrada dieci giorni senza chenessuno la smaltisse”. Da qui ècominciato il percorso di ridu-zione dei privilegi: “Le parteci-pate – spiega ancora il sindaco –

erano troppe, ognunacon Cda da 5 componenti, più idirigenti, più i quadri. Tutti na-turalmente espressione di unalottizzazione partitocratica. Hocapito che da lì potevano arriva-re i risparmi più importanti e po-tevamo scardinare un sistemamalato”. I Consigli d’ammini -strazione sono stati quasi tuttiazzerati e da gennaio è previstauna nuova gestione. “Per questoa ottobre apriremo un tavolocon i sindacati e studieremo lemisure per premiare il meritoanziché le clientele. Sarà diffici-

le, molti hanno assunto posizio-ni giuridiche e mi stanno facen-do la guerra, fomentano i lavo-ratori millantando che li vorreilicenziare, ma è proprio il con-trario: via i dirigenti e premi ailavoratori migliori”. Anche le tre

partecipate che gestivano ri-p e t t i va m e n t e

gliautobus (Anm),la metropolitana (Metro) e i par-cheggi (Napoli park) che fino adoggi erano state tre società di-stinte, tutte municipalizzate,con 5 membri di Cda ciascuna erelativi dirigenti, saranno fuse inun’unica azienda con un Consi-glio d’amministrazione a tremembri. Seguirà l’incorporazio -ne del Consorzio DepurazioneS. Giovanni in Arin per costitui-re un’unica azienda di gestionedel servizio idrico. Poi saranno

liquidate le società Nausicaa eNapoli orientale.Il programma di De Magistrissembra senza macchia. Ma lastrada è in salita. Ieri dopo l’in -troduzione della Ztl si sono ve-rificate le prime proteste a cau-sa degli ingorghi nelle strade incui è confluito il traffico. E gliscioperi delle aziende che smal-

tiscono i rifiuti continua-no. “Sto pestando

molti pie-di, an-che nelcentro -s i n i s t rache poi èla coali-zione chemi sostie-ne, ta-gliando unsistema na-to nelle pre-cedenti legi-

s l a t u re .Ma an-dròava n t i .

Sono am-bizioso –conclu -

de De Magistris – e pronto allecritiche. Tutti i giorni passeggioun quarto d’ora in città, vogliosentire che ha da dirmi la gen-te”. Ormai più che un sindacosembra un idolo nazional popo-lare, dalle trasferte del Napoli albacio della teca col sangue diSan Gennaro. “Non mi definireinazional popolare piuttosto na-poletan-popolare. Voglio parla-re con tutti”.

di Caterina Perniconi

Il primo multato per la nuovaZtl introdotta ieri a Napoli èun assessore. “Da ora in poiin questa città non ci saran-

no più cittadini di serie A e cit-tadini di serie B” spiega il sinda-co, Luigi De Magistris. Che hadeciso di togliere le macchinedal centro e, già che c’era, di eli-minare anche le auto blu. “Gli as-sessori possono arrivare in Co-mune con la metro, con la bici,anche col motorino elettrico se

vogliono. Quando sono arrivatoa Napoli – racconta – ho trovatodegli sprechi incancreniti e unacittà senza respiro. Torneremo adarle fiato”.Ma come? “Appena entrato inComune ho scoperto che c’era -no oltre cento contratti da diri-gente, fra tempi determinati eindeterminati. Innanzitutto hoeliminato gli esterni: Napoli ha21 mila dipendenti pubblici, trai quali molti giovani, e di certopossono venire da lì i futuri i di-rigenti della città. O comunqueda concorsi pubblici, non devo-no esserci esterni se non perchiara fama o competenze insin-daca bili”.

DE MAGISTRIS Il sindaco “napoletan-popolare”

IL CINEPANETTONEDI GIGGINO BANDANA

CRONACHE

COME TI RIPULISCO NAPOLINon solo rifiuti: De Magistris taglia poltrone,

auto blu, consulenze e clientele

Grazie a bandane, magliette, braccialetti evarie pezze multicolori, il sindaco Giggino siguadagna un posto al sole nel mercatino dellestatuette per il presepe, esposte con largoanticipo sulla tabella natalizia nei mercatini

dei Quartieri Spagnoli.Sullo sfondo, stroncatidalla sua concorrenzasleale e dunqueinvenduti, i pupazzi diPulcinella e Masaniello

Primi strepitosisuccessi nellarimozionedell’immondiziadalle strade diNapoli. GigginoS u p e r m anp r ov ve d epersonalmentealla raccolta deirifiuti, portandoun sacco al giornonel suo ufficio inMunicipio. Diquesto passo, sicalcola che lestrade sarannocompletamentesgombre entro enon oltre il 2099

La foto dello scandalo: il laico De Magistrisviene accusato di aver baciato, prostrandosi,la teca col sangue liquefatto di San Gennaro.Niente di più falso. Le cose sono andate così.Il cardinal Sepe gli ha chiesto di baciarlo, luiha rifiutato e Sepe gliel’ha sbattuto sui dentie lui ha vacillato, ma solo per un attimo

Il sindaco più bello del mondo sfila al Gay Pride accantoall’assessore-magistrato Pino Narducci e (a destra, noninquadrata) Vladimir Luxuria. Da notare il civettuoloombrellino cinese, rigorosamente arancione, colore dellarivoluzione napoletana, decisamente più pratico della bandanae soprattutto propiziatorio per la pioggia che tarda ad arrivare

Sboccia l’amore fra il sindaco e Aurelio De Laurentiis, produttorecinematografico, presidente del Napoli dotato, fra l’altro, di ottimi aerei privati.A buon punto le trattative per una partecipazione straordinaria del primocittadino nel prossimo cinepanettone della Filmauro, “Natale a casa Giggino”

Il sindaco De Magistris prende la guida di unautomezzo per lo smaltimento dei rifiuti,approfittando del solito sciopero degli addettialla medesima. Assorto nel tentar di capirecome si pilota, dimentica di allacciare lacintura di sicurezza: i vigili l’avranno multato?

Luigi De Magistris,appena eletto asorpresa sindaco diNapoli, dà i primisegni di sbandamento:per contenere il super-ego che rischia disfondargli il cranio,indossa una bandanaarancione modelloscolapasta. Vivapreoccupazione tra isostenitori, gli amici ei famigliari

NS PA Z I O

Paura detritidal satellite

P aura nel Nordd’Italia per la

possibile caduta diframmenti del vecchiosatellite della Nasa cherientr erànell’atmosfera terrestretra le 13 di oggi e le 5 didomani mattina. Due lepossibili traiettorie cheinteressano il nostroPaese con unaprobabilità dello 0,9%”.

FISICA

Superata lavelocità della luce

I neutrini superano lavelocità della luce. Il

fascio è stato lanciato dalCern di Ginevra verso illaboratorio del GranSasso. Dalla comunitàscientifica non è ancoraarrivata la confermaufficiale. Se confermato,il risultato rivoluzioneràl’attuale concezionedell’universo rompendole previsioni della Teoriadella Relatività Generaledi Einstein.

UNIVERSITÀ DI FIRENZE

Otto indagatiper sprechi

O tto indagati aFirenze per

assunzioni facili, viaggiall’estero con familiari eamici, soggiorni in hoteldi lusso, vino fattopassare per materiale dicancelleria, mazzi difiori, rimborsi nondovuti anche per taxi evoli in business class emolte altre spese privatepagate con i soldi perl’Università: coinvoltil’Istituto di studiumanistici (Isu)operante nell’ambitodell’Università di Firenzee l’Istituto italiano diScienze umane; il Sum.

COSENZA

Arrestato pertraffico immigrati

U n latitante romeno,Toma Padurean, di

41 anni, è stato arrestatoieri dai carabinieri aCorigliano Calabroperchè destinatario di unordine d’arresto europeoper i reati di associazioneper delinquere e tratta diessere umani.Il romeno è statoportato nel carcere diRossano a disposizionedella Corte d’Appello diCatanzar o.

“Quando sono arrivato dueaziende litigavano per chi tosaval’erba e chi la portava via”

il Fatto Quotidiano

settimanale di libri, arti, scienze diretto da Riccardo Chiaberge

23 settembre 2011 - N° 27

A L L’IN TE RNOL e t t u re Mauro Novelli

Scandaloso Steinbeck pag. III

Percorsi Ceci, Zoja, Murgia, Tricomi, Liucci

Credenti e non p a g g . I V- V

Arti Daniele Perra

Maxxi flop online pag. VII

Cartellone Gianni Canova

L’inferno in salotto pag. VIII

Milano futuraI tre grattacieli del progetto milanese “Ci tyLife”: lo“stor to” di Zaha Hadid, il “cur vo” di Daniel Libeskinde il “dr itto” di Arata Isozaki

A rc h i t e t t idel Principe UN MESTIERE

DA SEMPREAL SERVIZIODEI POTENTIdi Luigi Prestinenza Puglisi

NON CREDETE TROPPO agli ar-chitetti che si professano di si-nistra ed esaltano il dovere diservire la comunità. Molti di lo-

ro, per realizzare le proprie idee, non han-no esitato a soggiacere ai capricci dei ric-chi e dei potenti cioè di coloro che hannole risorse economiche per costruire. N o r-man Foster ha progettato per il dittatoreNarzabayev gli edifici monumentali dellacapitale del Kazakistan, Astana. E architettidi tutto il mondo accorrono nei paesi sot-tosviluppati o in via di sviluppo per rea-lizzare, per despoti ancora più impresen-tabili, programmi urbanistici che fanno ta-bula rasa dei tessuti edilizi locali.

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PROGETTISTIDI TANGENTIdi Gianni Barbacetto

SOTTO IL CIELO degli archistar c’èla terra degli “architetti da ripor-to”. Quelli che sbloccano le licen-ze edilizie e poi fanno quadrare i

conti con gli “oneri conglobati”. Certo, l’ar -chistar offre la legittimazione culturale acementificare anche dove non ce n’è biso-gno: vedi le torri di City Life, a Milano, pro-gettate da Arata Isozaki, Daniel Libe-skind, Zaha Hadid; ed è nientemeno cheRenzo Piano a firmare il progetto oggi piùcitato dalle cronache giudiziarie, quellodell’area ex Falck di Sesto San Giovanni,campo di battaglia del “caso Penati”.Ma se dal cielo scendiamo sulla terra, l’ar -chistar non basta più. I concorsi internazio-nali e la gloria delle riviste specializzate nonsono sufficienti a scaldare il cuore dei sin-daci, degli assessori. Non riescono a far su-perare i mille ostacoli di procedure chesembrano fatte apposta per ritardare, ri-mandare, rinviare. Per alzare il prezzo?

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VESPE C’è chi per ritrovare sestesso si ritira in conven-to, chi prende lezioni diyoga e chi implora l’inter -

cessione di Tarantini. Per ritrovare sestesso (e già che c’era, anche le sue ro-yalties miliardarie), Paulo Coelho ha at-traversato la Russia da Mosca a Vladi-vostok su un vagone della Transiberia-na. E lì nel mezzo della tundra, ciuf-ciuf,ciuf-ciuf, ha incontrato una bella violi-nista di nome Hilal. Che tanto ha fatto etanto ha insistito da prendersi lo scom-partimento accanto al suo, con relativa

porta comunicante. Alt, fermitutti: non è andata come pen-sate voi, coi vostri cervelli raso-terra e il testosterone ipertro-fico. Qui non siamo a una cenaelegante di Arcore, ma nellepagine di Aleph, il nuovo ro-

manzo dello scrittore guru brasiliano,che Bompiani lancia con gran pompa inquesti giorni. La verità – spiega Coelhoin un’intervista a Isabella Bossi Fedri-gotti del Corriere –è che lui era convintodi aver già incontrato quella donna. Nonperò in questa vita: cinquecento anniprima, nella Spagna dell’Inquisizione,dove i due stavano su sponde opposte,Paulo con gli aguzzini, Hilal sul rogo. Eallora non si poteva che iniziare insieme«un percorso di espiazione e di perdo-no» nello scompartimento della Transi-beriana. Una sublime esperienza spiri-tuale, da cui è nato Aleph. Coelho dicedi averlo scritto sull’onda delle riflessio-ni fatte durante la spedizione «perchénon riusciva a dormire, in quanto il va-gone di coda nel quale viaggiavamosbandava terribilmente». Contala giu-sta, Paulo! Ben altre erano le sbandate

che ti toglievano il sonno…Comunque sia, il nuovo bestseller diCoelho (l’autore più venduto al mondodopo Shakespeare) non resterà privodi conseguenze. La faccenda dellareincarnazione potrebbe diventareun’ottima linea difensiva nei processiper stupro: «Vostro Onore, lo ammetto:sono saltato addosso a quella came-riera afroamericana, nella suite del So-fitel. Ma mi creda, lì nel bagno ho avutoun’illuminazione extrasensoriale: noidue ci eravamo conosciuti in una vitaprecedente, tre secoli prima in Luisia-na. Lei era una schiava, io un colonofrancese che la sfruttava. Dovevo purespiare in qualche modo, e non ho po-tuto fare a meno di abbracciarla». E ilgiudice, picchiando con stizza il mar-telletto : «Imputato, chi crede di coe -l h o n a re ?».

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di Riccardo Chiaberge

Se Coelhosi reincarnaal Sofitel

IIVenerdì 23 settembre 2011 il Fatto Quotidiano

V E T R I NA

DEL RESTO Le Corbusier, uno dei mag-giori protagonisti della rivoluzione ar-chitettonica del novecento, cercòsenza successo di essere ricevuto da

Benito Mussolini a Roma, nella Francia di Vichy siunì al regime collaborazionista e provò a lavorareper Stalin. Il taciturno Mies van der Rohe tentòdi lavorare per Hitler. E al concorso per la biblio-teca di Persia, fatto bandire dallo scià Reza Pahlavi,parteciparono oltre settecento gruppi di proget-tazione. Indifferenti all’appello di chi reputavaopportuno il boicottaggio di un regime tirannico.Mentre la moglie dello scià, Soraya, già studente diarchitettura a Parigi, aveva chiamato a Teheran irivoluzionari, a parole, architetti Hans Hollein eJames Stirling.George Orwell, nel saggio che prima di morire

dedicò al rapporto tra politica e cultura, notò sar-casticamente che «certe arti o quasi arti come l’ar -chitettura potrebbero persino giudicare beneficala tirannia», mentre solo lo scrittore di prosa «nonavrebbe altra scelta che il silenzio o la morte». Lafrase anche se tranciante, colpisce nel segno. Sen-za arrivare ad Adolf Hitler, un architetto mancatoche conosceva a memoria la planimetria dell’O-péra Garnier di Parigi o di Stalin che metteva nel-le vetrine dei negozi privi di generi alimentari lesue foto che lo ritraevano con piante e matita inmano, non c’è despota del novecento da Mao aKim Il Sung sino a Saddam Hussein, artefice dellamoschea denominata La madre di tutte le bat-taglie, che non sia voluto passare alla storia perdelle grandi opere. Compresi il più democraticoFrançois Mitterand, che ha lanciato i grandi pro-getti per Parigi, e i presidenti degli Stati Uniti chelasciano, al termine del loro mandato, una biblio-teca con i documenti relativi alla loro attività. Inol-tre anche nei regimi democratici oggi si gareggiaper realizzare grattacieli costosi e inutili, se nonper il segno che lasciano e per i profitti che ge-nerano. Ma non troverete nessun architetto daCesar Pelli a Jean Nouvel da Norman Foster aRenzo Piano che lo ammetterebbe per i propri.Così come difficilmente Richard Rogersammet -terebbe il fallimento della Millennuim Dome diLondra, un monumento voluto da Tony Blair percelebrare il proprio premierato.A ricordarci questi e altri episodi è il libro di DejianSudjic, Architettura e potere, uscito sei anni fa perla Penguin Press e oggi tradotto in italiano per i tipidella Laterza. Nonostante il tempo, il libro è an-

cora attuale. Sudjic, che è stato direttore dellarivista “D o mu s ” ed è critico di architettura perl’“Obser ver” e direttore del Design Museum diLondra, ha organizzato una narrazione che, adispetto delle 365 pagine senza neppure unafotografia, sa essere accattivante. In particolarequando affronta le vicende dei mostri sacri, co-me Rem Koolhaas che hanno proclamato adestra e direi soprattutto a sinistra il loro animoliberal, e poi non hanno esitato a servire padro-ni così diversi come la liberticida televisione ci-nese a Pechino con un grattacielo costato vi-cino al miliardo di dollari, le ultrachic MiucciaPrada con boutique costate milioni e ThomasKrez con quel flop gigantesco che è stata la fi-liale del museo Guggenheim a Las Vegas. Oquando ricorda le vicende grottesche che han-no visto scannarsi tra loro architetti del calibrodi Daniel Libeskind, Rafael Vinoly e DavidChilds di SOM per realizzare il più grande pro-getto del millennio, la ricostruzione di GroundZ e ro .Peccato, solo, che nel libro di Sudjic ci sianopochi rimandi alle vicende italiane dove abbon-dano architetti di opposizione e di governosempre pronti a resistere in teoria e a prendereincarichi in pratica.Li vogliamo allora mettere alla gogna questi ar-chitetti? Direi di no, almeno sino a quando nonsuperano certi limiti. In fin dei conti non fannoche il loro dovere: procurarsi del lavoro. Il tem-po provvederà a cancellare dai loro palazzi letracce delle malefatte dei potenti che li hannocommissionati. Chi oggi, davanti alle opere diMichelangelo, si ricorda più dei papi simoniacie guerrafondai? O davanti al museo Gugge-nheim di Frank Ll. Wright e al Getty di Ri -chard Meier pensa alle storie non sempre tra-sparenti di queste famiglie?In Fondo gli architetti sono come il colonnelloinglese Nicholson protagonista del film Il pontesul fiume Kwai: vogliono realizzare a tutti i co-sti la loro opera incuranti che poi a goderne nel-l’immediato sia proprio il nemico di cui lorostessi sono prigionieri.

Luigi Prestinenza Puglisi

Le star si dividonotra i burocrati

cinesi e MiucciaPrada. E si

scannano tra loroper il progetto

di Ground Zero

ARCHITETTI DEL PRINCIPEANCHE FOSTER E KOOLHAAS

LAVORANO PER I TIRANNI

DA MANI PULITE A OGGI

PROGETTISTIDI TANGENTI

FIRME I TA L I A N EOltre a Renzo Piano e a Massimiliano Fu-ksas sono sempre più numerosi gli architetti ita-liani che lavorano all’estero. Spesso chiamati daregimi che non sono proprio democratici. Man -fredi Nicolettiha completato un auditorium adAstana nel Kazakistan, la stessa città in cui ha ope-rato Norman Foster e il cui presidente gode del92% dei consensi. Una percentuale sin troppobulgara per essere credibile. Michele De Luc-chi ha completato il Ponte della Pace a Tiblisi,Georgia, e ha lavorato al nuovo Ministero degliInterni. Dante Benini sta progettando una cittàecostenibile in Russia. A Mosca stanno lavorandoanche studi emergenti tra i quali il milanesep i ù a rc h . Italo Rota, Marco Piva e MassimoIosa Ghini li troviamo negli Emirati Arabi. Ma -rio Occhiuto realizza città in Cina. Anche l’im -marcescibile Vittorio Gregotti. Forse i rappre-sentanti del popolo sono rimasti affascinati da ciòche lui definisce il realismo critico del suo auto-ritario quartiere della Bicocca a Milano.

IL RISULTATO lo si ottie-ne, presto e bene, soloincaricando l’uomo giu-sto: ci vuole il professio-

nista che sappia entrare nellestanze delle amministrazionilocali, stringere mani, salutaree riverire, ingolosire e convin-cere. Ci vuole “l’architetto dar ipor to”. Il termine, sublimeinvenzione linguistica, nacquenella Milano da bere degli anniOttanta: indicava il professio-nista che arrivava con la licen-za edilizia in bocca, dopo chegli avevi tirato la tangente.A metà degli anni Ottanta ebbeuna sua notorietà, consistentema discreta, l’architetto An -drea Balzani, ex giovane trot-zkista diventato zitto zitto ilgrande manovratore dell’urba -nistica milanese, negli anni incui l’immobiliarista SalvatoreLigresti diventava il “re del mat-

tone” e metteva le mani sullacittà. Balzani lavorava per l’am -ministrazione pubblica, era ilsuperconsulente del sindacosocialista Carlo Tognoli. Maaveva rapporti strettissimi conLigresti, che era anche il suo“padrone di casa”, il proprieta-rio dell’edificio dove l’architet -to aveva lo studio, a un passo dapiazza della Repubblica.Nel 1986, quando scoppiò aMilano lo scandalo delle “a re ed’o ro ”, sostanzioso e dimenti-cato anticipo di Tangentopoli,Balzani fece a chi scrive dichia-razioni sorprendenti, per que-gli anni. «Non credo alla con-trattazione delle tangenti. Que-sto mondo è fatto così: la tan-gente è automatica. Perchémai i partiti dovrebbero scal-darsi per l’uno o per l’a l t ro ?Tanto chiunque vince un ap-palto versa la stecca. Il sistema

è ormai automatico. È noto atutti, per esempio, che in alcu-ni Comuni le concessioni edi-lizie costano un tot al metro cu-bo».Ecco dunque la terragna realtàche sta dietro gli affascinantidiscorsi sullo sviluppo urbano,sulla nuova architettura dellecittà. Ancora oggi? Basta guar-dare dentro il cosiddetto “siste -ma Sesto” per scoprire unanuova, fulminante invenzionelinguistica: nella Seconda Re-pubblica, sono gli “oneri con-globati” il grimaldello per fardiventare mattoni, acciaio, ve-tro, cemento le sublimi crea-zioni dei maestri dell’architet -tura. L’ape ronza attorno all’ar -chitetto. E se sull’area Falck lafirma è di Renzo Piano, il mie-le lo fa girare l’architetto LuigiMagni, sconosciuto alle rivi-

ste internazionali, ma amicofraterno di politici e assessori,faccendieri e costruttori. Ma-gni nelle sue parcelle segnavauna voce in più: “oneri conglo-bati”, appunto. Ovvero (secon-do l’accusa) il fondo mazzette.Racconta l’imprenditore PieroDi Caterina, grande accusatoredi Filippo Penati: «Io non hoconstatato una particolare ca-pacità di Magni nella progetta-zione dell’albergo, tanto è veroche ho dovuto far correggeretutto il progetto esecutivo di si-stemazione interna e impianti-stica della struttura alberghie-ra, in particolare anche sullesoluzioni tecnologiche e di il-

luminazione scelte da Magni».Eppure l’architetto funziona:«Il dato certo è che rispetto alprogetto dei due architetti pre-cedenti, il numero delle came-re passò da 48 a 62».Non avrà la fama degli archi-star, ma Magni porta a casa il ri-sultato. Grazie non a glorie ac-cademiche e a prestigio inter-nazionale, ma alla familiaritàcon l’amministrazione sestesee con l’assessore. «Magni mi hadetto», racconta Di Caterina,«che gli “oneri conglobati” ser -vivano a far girare la macchi-na».Ma il progetto dei progetti, aMilano, è l’Expo 2015. Le archi-star sono state chiamate, all’i-nizio, per dare lustro all’impre -sa: Stefano Boeri, Richar dBur dett, Jacques Herzog,William Mc Donough, JoanBusquets. Ora non servono

più. Per fare l’operazione im-mobiliare sulle aree della Fon-dazione Fiera basta RobertoFor migoni.Da lassù, dal cielo degli archi-star, si vedono solo le linee per-fette di una città ideale. Ormaisono i render ing (le simulazio-ni virtuali al computer del pro-getto da realizzare) a essere ilvero prodotto finale, più realedel reale che chissà quandoverrà. Il mondo triviale degli af-fari e della politica, delle pro-messe e dei ricatti, quello degli“oneri conglobati”, di virtualeha solo i percorsi finanziari chespostano in un clic le ben con-crete stecche e mazzette. Se Se-sto chiama, Londra risponde ele società Getraco e Shorelakeaprono i conti di miele chesbloccano le licenze ed edifica-no città.

Gianni Barbacetto

I soliti notiNorman Foster, Vittorio

Gregotti e Italo Rota

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LE CLASSIFICHE

2 A cura di G. ChiesaZero². Le pistole fumanti che dimostranoche la versione ufficiale dell’11/9 è un falsoPiemme, pagg. 468, €18,50

3 M. J. Cereghino; G. FasanellaIl golpe inglese. Da Matteotti a Moro...Chiarelettere, pagg. 354, €16,00

4 Jesse Ventura; Dick RussellIl libro che nussun governo ti farebbe maileggereNewton Compton, pagg. 569, €9,90

5 Tony JudtGuasto è il mondoLaterza, pagg. 176, €16,00

6 Indro MontanelliVe lo avevo dettoRizzoli, pagg. 178, €12,00

7 Stéphane HesselIndignatevi!ADD, pagg. 64, €5,00

8 ‘Ala Al-AswaniLa rivoluzione egizianaFeltrinelli, pagg. 263, €17,00

9 Sun TzuL’arte della guerraMondadori, pagg. 222, €9,00

10 William LangewiescheEsecuzioni a distanzaAdelphi, pagg. 84, €7,00

BEST (E NO)Bestseller da prendere: Marcello Simoni, Ilmercante di libri maledetti (Newton

Compton): monaci, cavalieri e un mercantedi reliquie abitano un thriller medievale solidoe movimentato. Il primo volume della trilogiadi Simoni, il Dan Brown di Comacchio, bissa ilsuccesso ottenuto in Spagna.

Da evitare: Nicolas Barreau, Gliingredienti segreti dell’amore (Feltr inelli).Parigi, Saint-Germain-des-Prés. Chef

giovane e carina, mollata di fresco, si ripigliaconquistando un misterioso scrittore. Unastoria che sa un po’ di Choc olat, un po’ diRatatouille. E molto di melassa.

IL FLOPANDATECI PIANO CON ALLEVI!

Su Wikipedia qualche buontempone hascritto che Giovanni Allevi è morto lunedìscorso. Il macabro scherzo è stato rimossodall’enciclopedia ma cercando Allevi conGoogle risulta ancora. Per fortuna il 42ennepianista-filosofo di Ascoli è ancora vivo evegeto. In compenso Classico ribelle(Rizzoli), il suo terzo libro in tre anni, non se lapassa benissimo e si trova al 252esimo postoin classifica. Su Anobii, Darkala92( u n’ammiratrice 19enne di Matera), purapprezzando l’autore per la sua capacità diemozionarla, dice che è troppo parlare dilibro e ha più l’impressione di trovarsi suFacebook. Giudizio finale: «Ripetitivo».

12 - 18 settembre, fonte: Arianna+

TOP 10 - PO L I T I CA1 G. Antonio Stella; Sergio Rizzo

Licenziare i padreterni. L’Italia tradita dallacastaRizzoli, pagg. 183, €9,00

Skyline avveniristicaI tre grattacieli del progetto milanese “Ci tyLife”:

lo “stor to” di Zaha Hadid, il “cur vo” di DanielLibeskind e il “dr itto” di Arata Isozaki

IIIil Fatto Quotidiano Venerdì 23 settembre 2011

LETTURE

Scandaloso Steinbeck

America amore

di Mauro Novelli

PAURA DI JOHN Steinbeck? Ancora? So-no spenti i roghi che settant’anni fa siaccesero in California per bruciare Fu -ro re , è passato mezzo secolo dal Pre-

mio Nobel, ma il nome di Steinbeck continua afigurare nelle liste di autori proscritti negli StatiUniti. Per verificarlo basta esplorare la mappa in-terattiva sul sito della Banned Books Week, che sicelebra la prossima settimana in centinaia di li-brerie e biblioteche, o scorrere l’istruttiva clas-sifica della American Library Association(w w w. a l a . o rg ). Al quinto posto tra i libri più cen-surati nell’ultimo decennio ecco Uomini e topi,apparso in Italia già nel 1938, a un anno dalla pri-ma edizione, grazie alla lungimiranza di Valenti-no Bompiani.Fu l’avvio di un sodalizio non ancora concluso,rinsaldato anzi nei mesi scorsi dalla acquisizionedei diritti per l’Italia sull’opera omnia, che con-durrà alla ristampa nei Tascabili Bompiani dell’in -tera produzione di Steinbeck, in una collana ap-posita, con nuove introduzioni e apparati a curadi Luigi Sampietro. Si comincia il mese prossimocon quattro capolavori, proposti nelle traduzionistoriche firmate da Eugenio Montale (Al dio sco-nosciuto), Cesare Pavese (Uomini e topi), ElioVittorini (I pascoli del cielo) e Luciano Bianciardi(L’inverno del nostro scontento). Scrittori di ge-nerazioni diverse, come si vede, non tutti coin-volti allo stesso modo dall’impresa: Montale adesempio, in difficoltà dinanzi a una maniera cosìdistante dai classici cui era abituato, preferì la-vorare su una versione letterale approntata da Lu-cia Rodocanachi, che tradusse in segreto ancheper Gadda e Vittorini. Ben altro fu l’interesse diquest’ultimo verso Steinbeck, che lo lasciava di-

viso tra ammirazione e sconcerto, grazie alla ca-pacità di trasvolare con disinvoltura da un genereall’altro, costruendo libri incomparabili tra loro,occhieggianti ora al picaresco ora al drammatico,ora al mistico ora al nudo cronachismo.Qual è il vero Steinbeck? Difficile rispondere. Dicerto ciò che più colpì, in Italia, fu la rappresen-tazione di un’America profonda, distante le millemiglia tanto dagli stereotipi laccati oro, quantodalla retorica del fascismo, che pure – sino allaguerra ? non alzò la mannaia della censura, nellaconvinzione che la messa in scena di lotte sociali,povertà, violenza in un contesto democraticoavrebbe giovato alla dittatura. Intanto però na-sceva un altro mito, altrettanto ingenuo, ma distraordinaria presa sulle giovani generazioni. Co-me scrisse Pavese, era il richiamo irresistibile diuna terra «pensosa e barbarica, felice e rissosa,dissoluta, feconda, greve di tutto il passato delmondo, e insieme giovane, innocente». Proletaridell’Oklahoma e paisanos californiani aprivano«il primo spiraglio di libertà, il primo sospettoche non tutto nella cultura del mondo finisse coifasci». E c’era poi lo stile asciutto, rude, a sneb-biare le menti dai fumi della magniloquenza au-t a rch i c a .Perché, nelle storie di Steinbeck, i braccianti nonsognano soltanto di costruirsi una casa e allevareconigli. Aspirano a una giustizia immediata, va-lutano le responsabilità proprie e altrui, coltiva-no una morale severa. Quel realismo sociale cosìpotente e immediato, che ancora oggi a tratti cilascia sbigottiti, si fonda su una visione del mon-do populista e tragica, di pretta derivazione bi-blica. In quest’ottica non è una provocazione ri-tenere che l’unico confronto possibile, se guar-diamo alla letteratura italiana, vada condotto conl’opera di un altro Nobel troppo vituperato: Gra-

zia Deledda. Ma se la scrittrice sarda insiste sinoallo spasimo sulla stasi, su realtà circoscritte easfittiche, Steinbeck conduce i suoi eroi fuori dalDust Bowl, verso la terra promessa. O meglio ver-so nuovi padroni, campi di rifugiati, gente ostile.E così, come vuole il destino dei grandi perso-naggi, Tom Joad è balzato fuori dalle pagine diF u ro re per emozionare gli spettatori del film diJohn Ford, i fan di Woody Guthrie, e poi di BruceSpringsteen. Dev’essere ancora in giro. L’ultimavolta l’hanno visto in un romanzo di Cormac Mc-Carthy, mentre avanzava col figlio sulla stradaverso il mare.John Steinbeck, Uomini e topi, Al dio sco-nosciuto, I pascoli del cielo, L’inverno delnostro scontento, a cura di Luigi Sampietro,tutti in uscita a ottobre da Bompiani

Bompiani ristampa

nei Tascabili l’opera

omnia dello scrittore.

Si parte con quattro

“clas sici” r iproposti

nelle traduzioni

storiche di Eugenio

Montale, Cesare

Pavese, Elio Vittorini

e Luciano Bianciardi

di Igiaba Scego

ALLE FALDE DEL MONTE Erciyes in Cappadocia tro-viamo la città di Kayseri, nota agli storici per essere

stata la Cesarea romana. In realtà non solo i romani sonopassati da queste parti. Kayseri infatti porta in sé le tracce dinumerosi passaggi e capovolgimenti. Ci sono stati gli assiri,gli ittiti, insediamenti greci, i romani già citati, ma anchemongoli e turchi. Per chi ama il cinema però Kayseri è lacittà natale di Elia Kazanjoglou, noto ai più con il nomeamericanizzato Elia Kazan. Dobbiamo a lui la magliettaaderente di Marlon Brando in Un tram che si chiamadesider io e sempre lui ha diretto uno dei film più sovversividella cinematografia americana Fronte del porto. Ha lan-ciato molti divi quando non erano nessuno con il sua Ac-tor’s Studio: il già citato Marlon Brando, ma anche JamesDean e Audrey Hepburn. Per alcuni è rimasto uno deiprotagonisti nefasti del maccartismo, colui che ha tradito eha collaborato con il comitato. Pochi però sanno che EliaKazan è stato anche uno scrittore. Il suo primo romanzo(riedito oggi in Italia) America America è un piccologioiello. La storia è costruita come una sceneggiatura, in-fatti Kazan ci farà anche un film nel 1964. Il protagonistaStavros è un greco nato in Turchia che sogna di andare viada una terra violenta e brutale. Stavros, ispirato alla figuradello zio paterno di Elia Kazan, non sopporta più le per-secuzioni che le minoranze vivono in quella parte del-l’Anatolia. Il libro non a caso si apre con una mattanza di

armeni per futili motivi. Stavrosè stanco, sconsolato, sogna l’A-merica perché lì è la terra delleopportunità. A spingerlo a par-tire non è solo la voglia di mi-gliorare la sua situazione econo-mica, ma anche la possibilità dipassare dall’infimo stato di sud-dito a quello di cittadino. Nontanto il sogno del denaro facile,ma il sogno di poter vivere dauomo libero in un paese libero.Stavros, come molti migranti dioggi che cercano fortuna in Occidente, deve superare unaserie di ostacoli. Viene derubato, malmenato, ingannato.Vive di espedienti e il suo cuore di tappa in tappa si in-durisce fino a diventare cuoio. Il viaggio diventa un’os-sessione. L’America l’unica medicina possibile.Elia Kazan ci descrive questo viaggio con una prosa secca esenza fronzoli. Lui figlio dell’immigrazione (arriva negliStati Uniti alla tenera età di quattro anni) tenta attraversoStavros di spiegare a se stesso, prima che agli altri, il si-gnificato del migrare. Il percorso è pieno di insidie, sof-ferenza, paura. Però Elia Kazan ci mostra anche il sogno, lasperanza, la tenacia del suo protagonista. L’America allafine arriva. Ed è brutale.Elia Kazan, America America, Mattioli 1885, pagg.120, € 17, 90

Belli e dannatiJames Dean in “La valle

d ell’Ed e n” di Elia Kazan(1955), tratto dall’om o nim o

romanzo di John Steinbeck

DALLA TURCHIA A HOLLYWOOD

KAZAN, L’I M M I G R AT O

LA POESIA di Alba Donati

A: La vita succede.B: Come i fiori,

C: Come la luce del sole,A: Come il tramonto.

C: Un movimento per allontanarsi,B: Non per avvicinarsi.

A: Non è colpa mia.C: Come se la direzione fosse importante.

Sarah Kane

Aveva 24 anni quando il suo primo lavoro andòsulle scene. Era il 1995 e Sarah Kane possedeval’autorevolezza di un maestro. Blasted/Dannati furappresentato al Royal Court di Londra; la stam-pa gridava schifo, scandalo. C’erano sesso eviolenza, ma anche la tenerezza dell’innocenza.Lei era stata bravissima nel trasformare una lus-suosa camera d’albergo di Leeds in un craterebosniaco, a scendere nell’orrore della guerra alfianco di Cate, una dolcissima balbuziente. Poiscrisse L’Amore di Fedra, Cleasened/Pur ificati e Cra -v e / Fa m e . Quella che sembrava una drammaturgada colluttazioni feroci e atroci, lascia trapelare in-fine la sua impostazione poetica del teatro. SarahKane a 39 anni si suicidò, in febbraio, come SylviaPlath. Il suicidio è il tema folgorante del suo ultimolavoro: Psicosi delle 4 e 48. I suoi testi sono più vicinialla poesia che al teatro (Sarah Kane, Tutto il teatro,Einaudi). Come un poeta non spiega, emoziona.C ra v e è un parlare ininterrotto di quattro voci sul-l’amore. Sullo sfondo c’è il fantasma che presie-de tutti i suoi lavori, quel patto di sangue che legail carnefice alla sua vittima e viceversa. Ma ognicarnefice è relativo. Solo la vittima, l’innocentedemente in cerca d’amore, la bambina morta difame tra le bombe, è indeclinabile.

N A B O K O V- M A N I A«MI FIDO delle promesse dei versi che ancora pal-pitano, il mio viso è bagnato di lacrime, il mio cuorescoppia di felicità, e so che tale felicità è la cosa piùgrande che esista», scriveva Nabokov in un raccontodel ‘35 e lo ripete la trentaquattrenne Lila Zanganeh(genitori iraniani, nata e cresciuta a Parigi) che in quin-dici variazioni sul tema felicità, come farfalle da cat-turare con il retino della fantasia, racconta lo scrittoreentomologo che divinizza da quando ha vent’anni,mossa da infinito ardore e creatività illimitata, unendoreale e immaginato, trapuntando le pagine di citazionie deduzioni personali. Ma che cosa intende quando lodefinisce l’autore della felicità? Chi ne conosce le ope-re non può non avvertire la tensione drammatica perl’ambiguità dell’esperienza vita né può negare l’impe -gno che un Ada o ardore, 600 pagine che difficilmentepossono dirsi immediate, richiede a chi vi si addentri.Lo spiega lei stessa quando afferma: «La felicità a cuialludo deriva da un’esperienza estrema che diventaesperienza di suprema poesia. E questa poesia è bea-titudine. La letteratura, Nabokov in particolare, è di-venuta per me non più un prontuario ma un’esperienzadi felicità». Letture che, a Lila, non hanno richiesto sa-crificio, solo apertura mentale e tempo al fine di «rein-cantare il mondo», traendo nuovi spunti da quanto ègià stato detto. Sotto questa luce è allora gradita lariedizione, rinnovata e tradotta dal figlio Dmitri, de L’in -cantator e, l’ultimo testo che il maestro scrisse a Pariginel ’39 sotto pseudonimo russo e che rappresenta lastesura primordiale, riposta in un cassetto e rinvenutaventi anni dopo dallo stesso Nabokov che credeva diaverla distrutta, di Lolita. Una chicca per chi non pos-siede l’edizione Guanda dell’87 e voglia trovare puntidi connessione con il capolavoro del ‘55. I temi baserispondono all’appello: l’ossessione per la bellezzache è ancora bocciolo, il fascino corruttore di un ado-lescente, l’immaginazione fervida e il desiderio checorre sul filo della follia. Al lettore, contrariamente alprotagonista tormentato dai sensi di colpa ma inca-pace di sedare le pulsioni più intime, nulla è proibito;deve poter volteggiare nelle storie, immaginate o ve-re che siano, «per penetrare un mistero, una strutturainvisibile, resa d’un tratto visibile da una modulazio-ne di parole, un incresparsi di suoni, che fa eco allacosa finanche più triviale con identico timbro. Unsussurro che vi segue incessantemente, summa del-l’esistenza».Lila Azam Zanganeh, Un incantevole sogno di fe-licità. Nabokov, le farfalle e la gioia di vivere, L’a n-cora del Mediterraneo, pagg. 180, € 18 , 5 0 ;Vladimir Nabokov, L’inc antatore, Adelphi, pagg.116, € 14,0 0

Libri censuratiDa domani al 1° ottobre si celebra la ventinove-sima Banned Books Week, la settimana dei libricensurati. Nata nel 1982 su iniziativa dell’AmericanLibrary Association, ha raccolto negli anni più di 11mila segnalazioni di libri censurati o, a vario titolo,boicottati. Nella lista dei romanzi maledetti figura-no Il mondo Nuovo di Aldous Huxley, le saghe diTw i l i g h t (Stephenie Meyer) e Harry Potter (J.K. Ro-wling), ma anche classici come Uomini e Topi diJohn Steinbeck e Le avventure di Huckleberry Finndi Mark Twain. E in Italia esistono ancora titoli messiall’Indice? Vi hanno mai vietato di leggere un libro?O magari siete stati voi a vietarlo? Raccontate lavostra esperienza a “Satur no”, intervenendo nellanostra sezione sul sito w w w. i l f a tt o q u o t i d i a n o . i t

RIPROPOSTEdi Carlotta Vissani

P re m i oOscarElia Kazan(1909-2003)

IVVenerdì 23 settembre 2011 il Fatto Quotidiano

di Lucia Ceci

È UN TEOLOGO coraggioso Vito Man-cuso. Si dichiara cattolico, aggiungeche vuole rimanerlo, ma prende dipetto affermazioni centrali nella dot-

trina della Chiesa. Pure quelle definite dogmi. Se-condo «La Civiltà Cattolica» di dogmi Mancusone avrebbe svuotati almeno una dozzina. Anchenel suo ultimo libro, Io e Dio (Garzanti), discuteprincipi affermati da Benedetto XVI e da un nu-mero consistente di suoi predecessori. Ma esse-re cristiano, sostiene, «non si può ridurre all’ob -bedienza al papa». Vi può essere un’o bb e d i e n z aalle direttive ecclesiastiche che non esprime ilvero cristianesimo e una disobbedienza che in-vece lo esprime. E fa un esempio. Recente, chia-ro a tutti, drammatico. Potete bestemmiare, ave-re problemi con la giustizia per frodi e prostitu-zione minorile, avere rapporti sessuali illeciti di-chiarandovi orgogliosi di farlo, ma se date l’ap -parenza di rispettare l’autorità della Chiesa, voisiete un cattolico gradito alla Santa Sede. Essa«contestualizzerà» persino le vostre pubblichebestemmie. Potete al contrario essere un uomoretto, ma se non condividete una norma eticadella Chiesa e vi assumete il coraggio di dichia-rarlo pubblicamente, magari arrivando a decide-re di non voler più vivere attaccato a una mac-china, voi non siete un cattolico per la Chiesa. Equando morirete i suoi capi giungeranno a ne-garvi i funerali religiosi, che pure voi e la vostrafamiglia avete richiesto. Perché in Dio ci credetesul serio.La direttiva in certi casi non viene dal papa inpersona, ma il succo è lo stesso: per la gerarchiaecclesiastica non conta la vita concreta, conta laprofessione esteriore di obbedienza. Gli esempipossono continuare, ma non è necessario perchiarire l’obiettivo che Mancuso assegna al vo-lume: promuovere un cambiamento di paradig-ma, il passaggio dal principio di autorità al prin-cipio di autenticità.È questo lo snodo decisivo attorno a cui si ar-ticola un libro ambizioso, che l’autore definisce

«opera di teologia fondamentale», cioè riflessionesul fondamento del discorso umano su Dio. Una de-finizione che scoraggerebbe ogni lettore non spe-cialista. Ma uno dei meriti principali di Mancuso, sisa, consiste nella sua capacità di rendere compren-sibili temi la cui profondità non sempre è andata dipari passo con la decifrabilità. Certo Mancuso va dimoda, i suoi ultimi libri sono entrati nel canone cul-turale del lettore di sinistra; tanto più ora che hamollato Mondadori. Egli intercetta una domanda direligiosità che non trova risposta nella Chiesa di og-gi; porta la teologia a contatto con l’esperienza rea-le. Forse è per questo che, in Io e Dio, riesce a esserepiù convincente nella pars destruens. Quella in cuipresenta alla Chiesa il conto dell’autoritarismo dot-trinale, mostrando come alcuni principi del verocristianesimo (per esempio la libertà religiosa, il noalla tortura e alla pena di morte) si siano affermati inOccidente «contro» le gerarchie vaticane. Crederenon si può ridurre a obbedire. Anzitutto perché «lafede di Gesù-Yeshua non ha nulla a che fare conl’obsequium, con la sottomissione».Cosa poi, in positivo, significhi credere è più oscu-ro. «Io credo in Dio – scrive Mancuso evocando lacelebre conclusione della Critica della ragion pra-tica di Kant – perché ciò mi consente di unire ilsentimento del bene e della giustizia dentro di mecon il senso del mondo fuori di me». Il discorso,come nel titolo, è articolato nella prima personasingolare a sottolineare che si può parlare di Dio «inmodo veridico» solo a partire dall’«Io». Sulle orme di

Kant, Mancuso propone una teologia che partedall’etica: la «verità» consiste in una «vita giu-sta e buona», non nell’adesione a una dot-trina. Entusiasmo e incanto sono alcune del-le categorie che descrivono la fede autentica

nel suo rapporto con la verità e la bellezza.Categorie appassionanti, è indubbio. Viene da

chiedersi se siano sufficienti, da un punto di vistacattolico, ad articolare l’atto di fede, sia pure nelsenso minimalista di «punto fermo», avanzato nellepagine finali del libro. Ma in ultima istanza, per Man-cuso, «non si tratta di essere cattolico; si tratta moltopiù radicalmente di coltivare una libertà che senzaetichette e forzature cerchi di vivere e pensare lavita alla luce del primato ontologico e morale del-l’amore, con tutto lo spirito di verità e sincerità dicui si è capaci». Pensieri audaci, poco conformi alladottrina ufficiale. Eppure, come scriveva Bonhoef-fer dal carcere di Tegel, occorre rischiare di direcose contestabili, se ciò permette di sollevare que-stioni di importanza vitale.Vito Mancuso, Io e Dio. Una guida dei perples-si, pagg. 496, € 18,60

Si può avere fedesenza obbedire

Vito Mancuso

Il nuovo libro del teologo

che ha già svuotato una

dozzina di dogmi della

Chiesa. Ma è ancora

teologia cattolica?

P E R C OR S I

ALDO CAPITINI

ASCETA DELLA NONVIOLENZA

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di Raffaele Liucci

«H O LASCIATO LA pratica dellareligione cattolica da ragazzo.

Sono tornato ad occuparmi di temi re-ligiosi, dopo circa sei anni, alla fine del-la Grande Guerra, ma senza riprenderené la pratica né la fede della religionetradizionale». Già nell’incipit di questostraordinario libro di Aldo Capitini, Re -ligione aperta, edito per la prima voltanel 1955 e ora riproposto da Laterza,c’è tutto il contegno del suo autore:scarno, umile, ascetico, senza una sba-vatura né un grammo di retorica. Un«protagonista appartato» della culturaitaliana, un’opera per molti versi anco-ra attuale.Innanzitutto, il presente libro è un an-tidoto allo spaventoso rigurgito di cle-

ricalismo e di superstizione che sta am-morbando il nostro tempo. Per Capi-tini, religione non significa affatto cre-dere in dogmi cervellotici (la trinità) ebislacchi (l’immacolata concezione).O pensare che le stimmate di padre Piosiano il frutto di un intervento sopran-naturale (e non, invece, delle fialette diacido fenico che l’astuto frate cappuc-cino si procurava sottobanco). Per Ca-pitini, la religione è un’etica dellosguardo, un’«apertura» sul mondo.Una religione laica, laicissima, la sua,che non deprime il libero pensiero, malo fortifica, in una comunione («com-presenza») con tutti gli esseri viventi,dagli uomini agli animali sino alle pian-te. Proprio come insegnano le dottrineorientali non trascendenti, il buddi-smo in primis, che tanto affascinaro-

no anche Schopenhauer.In secondo luogo, in queste paginenon si parla di Dio, ma di uomini. Ineffetti, come diceva Benedetto Croce,i libri che discutono di Dio in astratto,separandolo dall’umanità, «fanno sba-digliare». Che cos’è, la teologia, se nonuna raffinata crestomazia di masturba-zioni mentali (il solo tipo d’onanismoammesso dai catechisti)? Secondo Ca-pitini, invece, il mondo è fatto dai «sin-goli individui», e «la vita fondamentaleè quella che li considera nella loro sin-golarità insostituibile».In terzo luogo, qui non c’è traccia dipreti, rabbini ortodossi, mullah e altriragni velenosi. Gli unici sacerdoti, diceCapitini, sono gli apostoli «dell’amore -volezza e del sacrificio, della nonvio-lenza e della nonmenzogna». Tanto più

che un vero sacerdote «non chiederàmai un merito speciale, un riconosci-mento esterno». Chissà cosa ne pensamonsignor Fisichella.In quarto luogo, Capitini rifugge dal-l’etica sado-maso della Passione. La vi-ta non è affatto quella «ruota di doloreche ti stritola», come sostengono com-piaciuti molti «credenti» (madre Teresadi Calcutta spiegava ai malati terminaliche le loro pene erano come «baci diGesù»). Proprio perché il dolore è in-sensato e non dona alcuna purificazio-ne, esso va combattuto e mai santifi-cato nelle messe piagnucolose: «Nonvi pare religioso la mattina della festa,invece di andare in una chiesa, recarsiin un ospedale, assistere un moribon-do, e sentire che quella persona non vanel nulla, ma, lasciato il suo corpo, siunisce all’intima presenza con tutti?».Non è un caso – e siamo all’ultimo pun-to – che il pensatore perugino dedichialcune delle pagine più ispirate a con-futare l’idea del Dio assoluto e onnipo-tente, propria del monoteismo. In ve-rità, più che un Dio amorevole, costui

sembra un autenticopsicopatico, che sidelizia alla vista deitormenti inflitti allesue creature. Un «dia-volo», scrive Capitini,un demonio pompa-to da quelle fiabe ma-ligne che sono i testisacr i.Per concludere. Capi-tini credeva in una religione interiore enonviolenta, «rivolta non alla liberazio-ne dalle conseguenze del peccato, maalla liberazione dal peccato stesso».Una scommessa perduta, vista con so-spetto anche dai comunisti, che luinon amava («lavano con l’acqua spor-ca»). Per tacer della Chiesa. Eppure, an-cor oggi la sua voce non è afona, perchiunque voglia ascoltarla. Un mae-stro di minoranze eretiche, una solitu-dine senza isolamento.Aldo Capitini, Religione aperta,prefazione di Goffredo Fofi, intro-duzione e cura di Mario Martini,Laterza, pagg. 248, € 20,00

offrire letture coerenti dell’uo -mo, della storia, del mondo.Ma è poi sicuro che si possanosvincolare tali letture dai dog-mi e scoprirle, a quel punto,ancora capaci di fungere damodelli nell’elaborazione di si-stemi culturali che si rivelinocogenti in una società secola-rizzata? Una società, peraltro,che vive relig iosamente i suoiriti consumistici e spettacola-ri, e che dunque si fonda menodi quanto sembri su principi il-luministici. Essa chiede a quelfeticcio che è la merce di sazia-re la male intesa nostalgia del

di Antonio Tricomi

“DEL BUON USO dellarelig ione” ha un meri-

to che ne costituisce anche illimite: trattare con affabilità te-mi di capitale importanza.Alain de Botton ha ragione suun punto: «spesso abbiamo lai-cizzato malamente». Gli slancicivili, che hanno guidato il di-segno razionalistico della mo-dernità, col tempo si sono per-si, e oggi ci troviamo in una so-cietà che, fedele a «un’ideolo -gia basata sul libertarismo»,non sembra più in grado di su-

scitare nei cittadini un «sensodi comunità», di insegnare loro«a vivere», di educarli al bello eal vero anche grazie al culto diun’arte intesa quale mezzo per«raggiungere la conoscenza dinoi stessi». Più arduo è conve-nire con il saggista quando af-ferma che «molti problemi del-l’anima moderna possono es-sere risolti dalle soluzioni pro-poste dalle religioni, una voltaseparate dalla struttura sovran-naturale in cui sono state con-cepite». È vero che le religioninutrono un’«ambizione con-cettuale» che permette loro di

N A R R AT I VA

NOSTALGIA DEL SACROCREDERE - Per c o nv i n c e r s inon per convincere, nétantomeno per vincere.Anticamera del “di”: diessere i migliori, di esseresicuri, di essere i più forti o ipiù sani, di essere felici osalvi. Come si sfamano isalvati? Denti redenticredenti? Il problema non ètra credenti e non credentima tra creduti e non creduti.Almeno credo.

Alessandro Bergonzoni

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Vil Fatto Quotidiano Venerdì 23 settembre 2011

P E R C OR S I

di Luigi Zoja

L ’INTELLETTUALE impegnato attra-versa da protagonista l’Occidentefra il XIX e il XX secolo, quasi fosseun proseguimento laico di santi e

profeti. Pochi interpretarono questa figura inmodo completo come George Bernard Shaw.Il suo prestigio si è diffuso nello spazio e neltempo, attraversando i continenti e la sua lun-ga vita. Questo credito fu messo al servizio del-le idee che ininterrottamente creava e che in-vestivano ogni campo dell’esistenza. L’econo -mia, la religione, la sessualità, la famiglia, la nu-trizione: ventenne, si convertì in vegetarianoradicale, dichiarando (ben prima di Gandhi,infinitamente prima dell’attuale gioventù am-bientalista) che non avrebbe più mangiato ca-daveri. In ogni forma di rapporto con gli altriuomini, ma anche con le altre specie, mettevaa fuoco gli eccessi di potere e le carenze digiustizia, per poi trafiggerli con l’ironia e il pa-ra d o s s o .Shaw scriveva solo opere che, a suo avviso,contribuissero a rendere il mondo un po’ mi -gliore (o almeno più consapevole o menoignorante, il che non è molto diverso): eppureoggi lo ricordiamo come un autore irresisti-bile, più come un amico che intrattiene checome un maestro che insegna. Nel 1914, al-l’inizio della prima guerra mondiale, Shawaveva dato ancora una volta scandalo, pubbli-cando Common Sense about the War (Buonsenso sulla guerra): in questo scritto conside-rava la Gran Bretagna e i suoi alleati respon-sabili del conflitto tanto quanto la Germania,chiedendo immediate trattative e cessazionedelle ostilità. È su questo sfondo che dobbia-mo leggere anche Sia fatta la sua volontà.Formalmente si tratta di una prefazione allacommedia Androclo e il leone, sostanzialmen-te è una riflessione su come, dopo millenni dicristianesimo, l’Europa neoindustriale stesseestendendo la sua industrializzazione allosfruttamento e al massacro. In soli due anni lestragi della guerra già superavano quelle di tut-to il secolo precedente. Di questa contraddi-zione terrificante Shaw era ben consapevole,così come intuiva (è profetica la denuncia chequi fa del massacro degli armeni) che un’a l t ranovità assoluta del secolo XX erano le stragiassolute.Il testo di Shaw discute le possibilità di un cri-stianesimo moderno in quell’ora fatale. Il mes-saggio di Cristo, scrive, è un’immensa oppor-tunità che non è mai stata messa in pratica.Esistono, è vero, una chiesa cattolica e moltealtre chiese cristiane, ma sembrano non esser-si mai accorte di quel messaggio. L’insegna -mento di Gesù – qui l’autore passa in rassegnacon un certo dettaglio tutti e quattro i vangeli –ha riformulato sia i legami familiari, sia quellisociali, sia, infine, quelli economici. Il rapido

ristrutturarsi della società industriale ren-derebbe comunque urgente una revisionedi tutti questi rapporti: quale momento mi-gliore per applicare la soluzione propostada Cristo, cioè una vera distribuzione co-mune della ricchezza? Shaw crede nell’at -tualità di un radicale comunismo, ma sem-bra immaginare la propria proposta soprat-tutto come una provocazione intellettuale:non sa ancora che, solo un anno più tardi,una rivoluzione comunista prevarrà nel piùgrande paese della Terra; e da lì, per gradi,dilagherà prima in metà dell’Europa, poi inuna metà del pianeta. La sua immaginazio-ne oltre che fertile è profetica: ma i fatti an-ticipano chi li prevede. Nella convinzionedi Shaw una riforma dello Stato in senso co-munista è la via che può metabolizzare lenuove ingiustizie della modernità e insiemepreservarne lo spirito cristiano. Il suosguardo, pur così anticipatore, non puòspingersi avanti di un intero secolo, e im-maginare che anche oggi l’idea resta attualee impossibile insieme: che essa sopravvive,cioè, in una dimensione economica inscin-dibile da quella tragica.Il secolo XX è stato l’epoca dell’industr ia-lizzazione anche nel racconto. Quindi dellasua massificazione, commercializzazione ebanalizzazione. A questo riduzionismo, auna visione unilaterale e razionalista del-l’uomo (che è la più irrazionale fra le crea-ture) Shaw finì sotto diversi aspetti col ce-dere, posseduto com’era dal bisogno di es-sere progressista e ottimista: dopo esser sta-to spina dorsale del Fabianesimo – sociali -smo non violento e umanista cui aderì mol-ta della classe intellettuale inglese – arrivò adichiararsi ammiratore dell’Unione Sovie-tica e dello stesso Stalin. In altre parole no-tiamo che Shaw, il quale nel superare concostanza e genialità gli ostacoli della vitaaveva inconsciamente finito col dotarsi diun personale credo positivo, finì (come ve-dremo anche in questo testo) col negare l’e-videnza che la vita affrontata con sincerità ela tragedia sono, per molti aspetti, la stessacosa; e, come accade negando qualcosache si dovrebbe riconoscere interiormen-te, fu condannato a viverla esteriormente,in forma inconsapevole e proiettata.Nel suo insieme, la rilettura del cristiane-simo in chiave politica proposta da Shawsopravvive oggi nella tensione continua trala dimensione economica delle ingiustiziee dell’oppressione e quella tragica dellaprofonda ambiguità dell’essere umano,cioè di colui che di quelle stesse ingiustiziedeve rispondere.Questo testo è uno stralcio dell’Intro -duzione a George Bernard Shaw, Siafatta la sua volontà, Chiarelettere,pagg. 155, € 7, in libreria da oggi

Shaw: Cristoera comunistaAnticipazione

Esce “Sia fatta la sua volontà”,

una riflessione sul Cristianesimo

SOTTO SPIRITO

LA MORALE “F ORTE”di Michela Murgia

È SEMPRE sorprendente notare come levoci che si levano contro la Chiesa ac-

cusandola di “colpevole silenzio” sul disastrodella situazione politica, morale ed economi-ca dell’Italia siano poi le stesse che l’accusanodi “indebita ingerenza” quando interviene inquestioni morali e politiche considerate nonaltrettanto opportune. Questo diritto di pa-rola intermittente è una contraddizione checoloro che praticano visioni di laicità per sot-trazione non sono ancora riusciti a risolvere.Chi però non ha mai negato il diritto dellaChiesa – in quanto indiscutibile attore sociale– a dire la propria sulle stesse questioni su cuidice la propria anche il barista all’angolo, amaggior ragione oggi si sente in dovere di farsidelle domande sull’insopportabile politicadel silenzio, complice e furba, che le gerar-

chie ecclesiali hanno deciso di tenere in me-rito alle responsabilità del governo Berlusconinella drammatica situazione del paese. Al di làdi vaghissimi inviti a una maggiore moralitàdella classe politica lanciati in predica, chehanno la stessa incisività dell’invocare la pacenel mondo mentre si ritira la fascia di missItalia, è innegabile che la Chiesa finora abbiafatto finta che non stesse accadendo niente.Ma il 18 settembre qualcosa è cambiato: ilvescovo teologo Bruno Forte ha preso pub-blicamente la parola per chiamare per nome ildisastro italiano e provare a suggerire vie d’u-scita. Ha scelto di farlo dalle pagine de «Il Sole24 Ore» con un intervento firmato che rendeimpossibile sospettare che un giornalista ma-lintenzionato abbia travisato le sue parole aproposito di «uomini nuovi, scelte coraggio-se, alleggerimento della macchina dello Sta-to». Per Bruno Forte Berlusconi se ne deve

sacro che un numero forse cre-scente di individui ancora av-verte, e avrebbe perciò bisognodi rilanciare, pur senza oltranzi-smi, la scommessa di un razio-nalismo orientato alla costru-zione di un nuovo umanesimolaico.Che il nostro tempo non si muo-va in questa direzione, ma somi-gli a un teatro di perenni conflit-ti tra oscurantismi vari, di matri-ce tanto religiosa quanto, perparadosso, scientista, sembraessere l’opinione di ValerioEvangelisti. O è almeno in taleottica che si può interpretareL’inquisitore e i portatori di lu-ce, «sceneggiatura cinematogra-fica», non tradottasi in film, chenarra l’ennesima avventura del

personaggio creato dallo scrit-tore bolognese: il «prete catti-vo» Eymerich. È l’autore stesso aelencare i «difetti» della sua ope-ra: «verbosa, poco dinamica,con scene troppo costose peressere trasposte in pellicola». Inpiù, è lecito avanzare qualchedubbio sul fatto che, «letta», essa«risulti divertente».È invece gradevole, oltre che in-telligente e ben calibrato, Il cro-c i fi s s o . Leonardo Marini rivisita,senza sacrificare una sua istinti-va ver ve comica, il tradizionaleimpianto del racconto filosofi-co: Voltaire e Dostoevskij, maanche Mastronardi e Zavattini,riecheggiano in un roman-zo-saggio che s’interroga suglieffetti generati, persino negli

atei, dall’improvviso riaffioraredi un sentimento del sacro chela nostra società non sa più in-dirizzare. Così, Marini finiscecol suggerirci che occorre riap-propriarsi di un laico discorsosulla fede, se non si vuol caderenella superstizione.Alain de Botton, Del buonuso della religione, Guanda,pagg. 284, € 17,50;Valerio Evangelisti, L’inqui -sitore e i portatori di luce,Transeuropa, pagg. 155, €12,00;Leonardo Marini, Il crocifis-so, Galaad Edizioni, pagg.350, € 14,00

andare e gli uomini nuovi, ça va sans dire,devono essere politici cattolici. Il vescovo diChieti si spinge a dare una più che chiaraindicazione su dove cercarli: manca solo l’in-dirizzo e si arriva dritti a casa Pezzotta, nomeda sempre molto gradito ai moderati cattolici.Le scelte coraggiose indicate da monsignorForte sono i tagli dei privilegi della casta edegli stipendi d’oro, una tassa sui patrimonidei ricchi e la lotta senza quartiere all’e va-sione, cioè l’esatto contrario di quello chefino a ora ha fatto il governo. In coda il teologonapoletano auspica l’accorpamento dei pic-colissimi comuni, la revisione delle province,la diminuzione del numero dei parlamentari el’abolizione degli enti inutili, misure di buonsenso in cui speriamo tutti, ma che mal siconciliano con gli interessi di una Lega Nordche difende come un’orsa i suoi scrannettilocali e anzi pretende l’apertura di satellitiministeriali sotto casa sua.È difficile applaudire all’intervento di BrunoForte: brilla troppo l’assenza di ogni riferi-mento all’eventuale contributo che la Chiesaintenderebbe dare ai sacrifici economici ne-cessari a ridurre il debito pubblico del paese.Probabilmente significa che non intende dar-

ne alcuno, a parte indicare politici amici daeleggere a premier d’emergenza; è per questoche fino a questo momento la CEI si è benguardata dall’aprir bocca sulla crisi. Troppoalto era il rischio che parlando di moralità esacrifici si finisse costretti, per non sembrareincongruenti, a dare il buon esempio met-tendo mano a cose come l’esenzione ICI, ifinanziamenti pubblici alla scuola cattolica eil meccanismo iniquo dell’otto per mille. Ba-gnasco ha taciuto e invitato a tacere per que-ste ottime ragioni. Il fatto che adesso mon-signor Forte parli dalle pagine di Confindu-stria non significa che la misura morale siacolma al punto che neanche i vescovi pos-sono più tacere; vuol dire invece che adesso ilgoverno Berlusconi è così debole che anchele gerarchie ecclesiastiche si possono permet-tere di criticarlo senza temere conseguenzeper i propri interessi economici. Dopo Stan-dard and Poor’s, anche questo è un declas-samento.

VIVenerdì 23 settembre 2011 il Fatto Quotidiano

LAB

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Amici filosofi, anchela scienza è dubbiosa

PENSIERO DE B O L E O F O RT E ?

Risposta a Nicla Vassallo: la fisica moderna non imponecertezze, ma una visione probabilistica del mondo

ERME

LA FORMA DI VITADEL MONACO

di Marco Filoni

SE C’È UN filo-sofo che piùd’ogni altro èletto, discus-

so e studiato all’este -ro, quello è senzadubbio GiorgioAgamben. E a ragio-ne. Certo, anche inItalia la sua opera èconsiderata una delle più origina-li e interessanti degli ultimi cin-quant’anni. Eppure, per strani emisteriosi dispositivi, è molto piùnoto all’estero che non in patria.Tanto per fare un esempio: quan-do Agamben tiene una conferen-za a Parigi, per ascoltarlo si accal-cano centinaia di persone quasifosse una rockstar. E basterà cer-care su Wikipedia per scoprirecome le voci in inglese, o in tede-sco, siano molto più accurate diquanto non lo sia quella italiana.Insomma, questo per dire cheogni suo libro è atteso dalla comu-nità filosofica come una sorta dievento, dal Sudamerica al Giap-pone. Ecco dunque che arriva inquesti giorni nelle librerie (perora quelle italiane) il suo ultimoAltissima povertà. Regole mona-stiche e forma di vita per l’edi -tore Neri Pozza. A prima vista iltema potrà sembrare peregrino.In realtà s’inscrive pienamente,come arguto tassello (un altro èprevisto a gennaio con Opus Dei.Archeologia dell’u ffi c i o , per Bol-lati Boringhieri), in quel progettoteorico iniziato nel 1995 con il li-bro Homo sacer. Il potere sovra-no e la nuda vita (Einaudi). Ov-vero, banalizzando, ripensare lecategorie politiche della moder-nità a partire dalla ricerca intornoalla biopolitica: abbiamo ormaidimenticato la distinzione classi-ca fra vita naturale ed esistenzapolitica, perciò va indagato construmenti nuovi quel rapportoche esiste fra il diritto e la vita, cer-cando modelli e dinamiche im-pensate di sovranità. Questo ilcontesto entro il quale si costrui-sce Altissima povertà. Ma perchéi monaci? Cos’hanno di specialeda esser presi a oggetto di studioin una ricerca sul rapporto fra di-ritto e vita? Il filosofo lo spiegacon chiarezza sin dalle prime ri-ghe: il monachesimo è il casoesemplare in cui si viene a creareuna “for ma-di-vita”, ovveroun’esistenza così strettamente le-gata e indissolubile alla regola darisultarne inseparabile. In questosenso la vita dei monaci è, essa

stessa, la sua forma: for-ma e vita diventano lastessa cosa, inscindibili,l’una sovrapposta all’al -tra. Non solo: c’è un sus-seguirsi di coincidenze edi sovrapposizioni chericorrono nella vita co-mune praticata in con-vento, da San Francescoagli altri monaci che se-gnarono una frattura ra-

dicale del cristianesimo. E questedialettiche (intese in senso hege-liano) sono la convergenza ditempo e vita, h ab i t u s e vita, pre-ghiera e vita, liturgia e vita. Il nu-cleo decisivo della condizionemonastica non è perciò un con-tenuto o una sostanza, ma una for-ma – e comprendere questa for-ma, ci dice il filosofo, significa cer-care di nominare quel qualcosache i monaci mettevano in pratica«il cui senso e la cui novità restanoancora da decifrare e che, proprioper questo, non hanno cessato diriguardarci da vicino». Non si pen-si ad acrobatici esercizi linguisti-ci: Agamben spiega con molta ac-curatezza e rigore ogni passaggio(impossibile da riportare qui). Mava notato che se c’è un terminericorrente che attraversa tutte lepagine, quello è tensione. Già,perché non sfugge al filosofo il pa-radosso che sottende all’esisten -za del cenobio, la comunità di mo-naci riuniti sotto la medesima re-gola in un monastero: cioè cheesistono due tensioni opposte,una volta a risolvere la vita in re-gola, l’altra tesa a trasformare laregola in vita. Tutto è regola e uf-ficio e forma, quindi non c’è piùspazio per la vita che sembrascomparire. Ma tutto si fa vita,perché le leggi e i precetti si tra-sformano in vitali. Se c’è un’am -biguità di fondo rappresentata daqueste tensioni è proprio la spe-cificità del monachesimo, quellafor ma-di-vita inaudita che i mo-naci hanno ostinatamente cerca-to di realizzare (e, scrive Agam-ben, hanno ostinatamente man-cato). Ripensare, oggi, quell’e-sperienza non è un mero eserci-zio intellettuale. Significa indivi-duare un dispositivo, un paradig-ma, che il nostro tempo si dimo-stra incapace di pensare: ovverol’affermazione di una vita fuoridal diritto. Se si pensa alla nostraesistenza quotidiana, materiale, iltema non sembrerà poi così trop-po astratto.Giorgio Agamben, Altissimapovertà, Neri Pozza, pagg.192, € 16

MATERIA E PSICHE

JUNG E IL NOBELdi Yamina Oudai Celso

F IN DAI TEMPI del celebre carteggioepistolare tra Freud ed Einstein, una

reciproca e feconda curiosità è parsa in-tercorrere fra gli indagatori della psiche ei cultori della fisica, innescando sodalizi escambi interdisciplinari che riecheggia-no il ben più ampio e fascinoso dibattitorelativo al rapporto tra psicologia e scien-za. Un tema che affiora, assai sapiente-mente orchestrato, perfino nell’ultimofilm di Cronenberg A Dangerous Me-thod, teso a indagare la controversa rela-zione intellettuale e umana tra il lucida-mente scientista Freud (un notevolissimoViggo Mortensen) e l’esoter ico-misti-cheggiante allievo Jung, impersonato dalneovincitore della Coppa Volpi MichaelFassbender. È davvero possibile – paionochiedersi incessantemente i protagonisti–decifrare un oggetto evanescente e mul-tiforme come la mente umana avvalendo-

si delle sole risorse del pensiero raziona-le? È sensato prospettare l’idea della gua-rigione da nevrosi e psicopatologie? Masoprattutto quali affinità e differenze me-todologiche possono sussistere tra l’ana -lisi psicologica e i percorsi della cono-scenza scientifica? Questioni epistemolo-giche cruciali, che tornano nuovamentein auge anche grazie alla concomitanteuscita del volume Pauli e Jung. Un con-fronto su materia e psiche, in cui gli au-tori Silvano Tagliagambe e Angelo Malin-conico evocano appunto le affinità elet-tive tra il celebre psicologo svizzero e ilpremio Nobel per la fisica, suo ex pazien-te in quel di Zurigo. Alcolizzato, rissoso etraumatizzato sia dal suicidio della madresia dal naufragio del primo matrimonio,Pauli trae dall’incontro con Jung, oltre adalcuni immediati vantaggi terapeutici,l’occasione di un assiduo confronto teo-rico, che confluirà addirittura nella pub-blicazione di un libro comune. Entrambi

perseguono, ciascuno nel proprio ambi-to, l’obiettivo squisitamente kantiano diesplorare lo scarto fra la realtà fenomeni-ca e il soggetto percipiente. Pauli affermache non è possibile, contrariamente aglischemi deterministici della fisica classi-ca, misurare con esattezza le proprietà diun oggetto se non in via probabilistica,dal momento che alcune di esse restanonecessariamente indeterminate. Nellaprospettiva junghiana si pone invece l’ac -cento su come gli archetipi dell’incon -scio collettivo agiscano sincronicamenteinnescando una realtà virtuale e simbo-lica che si sovrappone a quella fisica e ma-teriale razionalmente accessibile. Ma inverità, a ben guardare, il carattere a-logicodell’inconscio e la sua attitudine a dero-gare alle nozioni comuni di spazio e ditempo erano già stati ampiamente scan-dagliati dallo stesso Freud, il cui approc-cio scientista tutt’altro che riduzionistaaprirà la strada a quel proficuo dialogo trascienze dello spirito e scienze della natu-ra confluito in alcuni importanti settoridelle neuroscienze contemporanee.S. Tagliagambe e A. Malinconico,Pauli e Jung. Un confronto su mate-ria e psiche, Raffaello Cortina, pagg.339, € 27

di Vittorio Pellegrini

CARI FILOSOFI REALISTI, neorealisti, del pensiero for-te. A me sembra che questa discussione rimbalzata trale pagine di molte riviste e quotidiani in questa estateormai finita non possa più prescindere dal conside-

rare ciò che la scienza moderna ci dice della realtà. Le conquistescientifiche del ventesimo secolo sono state così rivoluzionariee complesse che è forse comprensibile la difficoltà del pensieroumanistico a considerarle e assimilarle fino a renderle sensocomune. Ma così continuando sarà inevitabile che la stessa di-scussione s’impoverisca. Insomma, forse è venuto il momentodi fare un passo decisivo verso l’integrazione dei diversi saperi.Proprio da queste pagine di «Saturno», due settimana fa NiclaVassallo ammoniva del pericolo di un ritorno allo scientismo edesaltava il dubbio come motore della conoscenza. Vero. Maquesto è proprio quello che la scienza moderna ci raccontadella realtà. Dubbiosa perché dominata da eventi probabilisti-ci, non da fatti certi. Facciamo un esempio. Se una tela di ununico colore fosse davanti a noi, non esiteremmo a proclamare:la tela è rossa. E così, a parte casi sporadici, farebbero altrepersone poste dinanzi alla medesima tela. Ma se questa telafosse dinanzi a un cieco, se anzi tutti noi fossimo ciechi, di checolore sarebbe quella tela? Rossa ancora? Con che grado di cer-tezza potrei affermare senza osservarla che quella tela è rossa?Ecco. Questo è il nocciolo della questione. La scienza modernaci insegna che ogni evento non osservato non avviene in mododeterministico ma manifesta la sua natura più intima in terminiprobabilistici. Forse è opportuno che filosofi e scienziati uni-scano i propri sforzi per capirne le implicazioni profonde. Perfare un passo in questa direzione ci viene in aiuto il lavoro di untizio che si divertiva a suonare bongo nei locali di spogliarel-liste. Questo signore, Richard Feynman, era anche un fisicoteorico e di successo, visto che vinse il Nobel per la fisica nel1965 per aver inventato i diagrammi di Feynman, cruciali percalcolare le ampiezze di probabilità dei processi fisici. La con-gettura di Feynman fu quella di supporre che qualsiasi eventoche compone la nostra realtà ha una infinità di storie possibili,ciascuna con una determinata probabilità che dimostrò calco-labile tramite un’elegante teoria matematica basata sul concet-to dei path integrals (integrali di cammino). Un’idea piuttostovincente e a tutt’oggi immune da numerosi tentativi di falsi-ficazione. Impariamo così che per descrivere un “fa t t o ” ele -mentare come una particella che va da A a B, due punti dellospazio, dobbiamo ammettere come possibili un’infinità di cam-mini che la particella percorre per andare da A a B. Dal seg-mento in linea retta a quello, sicuramente meno probabile mapossibile, che parte da A gira intorno a B tre volte poi compiedue giri intorno alla nostra galassia per poi arrivare a B. Percomprendere il processo fisico che porta la particella da A a B sidevono considerare tutte queste storie possibili e sommarecon pazienza le relative probabilità. Come, in effetti, se esseavvenissero in parallelo. Con questo approccio si spiega, peresempio, il fatto che singoli elettroni lanciati su uno schermocon due fenditure possono fare interferenza con loro stessi,effetto che implica che i singoli elettroni passano in contem-poranea sia da una fenditura che dall’altra e senza dividersi,essendo l’elettrone indivisibile. Così anche per la tela del no-

stro esempio iniziale. Tutti i colori sono possibili. Ogni evento,il colore della tela o un particolare cammino della particella daA a B è un mondo possibile, è una storia possibile. Ma allora chefine fanno tutte queste storie possibili quando procediamo aosservarle? La fisica quantistica ci insegna che cessano di esseregiacché con l’osservazione scegliamo, noi osservatori, una sto-ria particolare. E così quando ci proponiamo di osservare inquale delle due fenditure è passato l’elettrone, il fenomeno del-l’interferenza scompare perché di tutte le storie possibili neselezioniamo una in particolare con la nostra osservazione. Èquesto l’inizio di una rivoluzione paragonabile a quella coper-nicana. L’osservatore determina la storia e non diversamente. Equindi cosa è il reale? Ciò che noi con l’atto di osservare de-terminiamo o il fondo di eventi probabilistici, di storie pos-sibili, da cui noi osservatori attingiamo?

DAGOSPIA SEMPRE CON TEGUARDANDO LE FOTO DI DAGOSPIA con l’applicazione per iPho-ne, causa dimensioni dello schermo ridotte rispetto al computer, si per-dono un po’ le rughe scampate ai lifting, le labbra a canotto e altri de-stabilizzanti dettagli delle damazze di turno nelle inquadrature del sa-dico Umberto Pizzi da Zagarolo. In compenso non si perdono, per stareall’ultimo Cafonal, particolari come il “naso ad apriscatole” di Rossy DePalma, l’asimmetrica musa di Pedro Almodovar, intervenuta al party invia Veneto dell’avvocato Alfonso Luigi Marra, autore del Labirinto fem-minile. Dalla cronaca apprendiamo che il romanzo (autopubblicato),opera fondamentale della letteratura marriana, è stato tradotto in inglesedal figlio dell’avvocato, a grande richiesta – immaginiamo - dei lettori diLondra, New York e Sydney. La Dago-applicazione è ben strutturata,ricalca il sito – la cui popolarità si deve pure alla facile consultazione - escorre veloce. Si può intuitivamente accedere a varie funzioni, comequella che consente di ingrandire o ridurre i testi o le foto e segnalarli suFacebook e Twitter. Un altro motivo della popolarità di Dagospia è lacertezza di trovare subito gli eventi più importanti della giornata – nonsolo Cafonal dunque ma una rassegna stampa bipartisan del Basso Im-pero - e con l’applicazione non ci sarà più scampo all’aggior namentocontinuo sulle ultime prodezze del “Cavalier Pompetta” o l’ennesimoautogol di “Culatello Bersani”. Un’occhiata al cellulare e si ripiomba tra leitaliche piaghe: si sconsiglia l’utilizzo all’estero, specie in vacanza, pernon essere virtualmente risucchiati tra i miasmi dello stivale.

La realtà messa in discussione“Vertical turn”, foto di Erik Johansson (alltelleringet.com)

WH AT ’S APP di Antonio Armano

VIIil Fatto Quotidiano Venerdì 23 settembre 2011

A RT I

L’arte online,che Maxxi flop

Roma

Il museo lancia un evento multimediale insieme a Telecom

Italia: banali videoconferenze in streaming. Niente di nuovo

di Nicola Gardini

QUELLO di Rinascimento è concetto così gran-dioso che molti hanno finito per scambiarlo

per una stagione storica. Il Rinascimento, invece,non è il nome di un’epoca, ma di una certa culturaletteraria e artistica, promossa e sviluppata a finipropagandistici da alcune grandi famiglie italiane,identificabili con certe corti, tra Quattro e Cinque-cento. Il Rinascimento, insomma, non si trova puroin natura: ma va ricavato, sintetizzato, distinguen-do varie sostanze, che sono i programmi ideologicidei gruppi o degli individui dirigenti, le abilità tec-niche di scrittori e letterati, la risposta del pubblicocortigiano. Né sta fermo, il Rinascimento; bensì èqualcosa che si evolve e si diffonde mercurialmen-te e si ricompatta in sempre nuovi coaguli, che ri-chiedono non poco scrupolo critico all’osser vato-re di oggi. Una dimostrazione eccellente di tantaabilità è data dal nuovo libro di Giovanni Romano,Rinascimento in Lombardia, dedicato allo svilup-po della pittura lombarda negli ultimi decenni delquindicesimo secolo e nei primi del sedicesimo.Si tratta, mi pare, di un libro destinato a far scuolaper l’importanza del tema (di Rinascimento lom-bardo si parla sempre meno) o comunque, doves-sero certe sue conclusioni venire riconsiderate pri-

NEW YORK

LA POLACCAS E D O T TADA GALILEO

Apocalypsis cum FigurisAleksandra Mir, “The Dream and The Promise”, 2008-2009

RINASCIMENTO

LOMBARDIA FELIX

di Nicola Trezzi

«S ONO INTERESSA-TA all’idea di falli-

mento quale condizioneumana universale. I mieiprogetti sono sempre fo-calizzati sull’errore e sultentare di vincere e tenta-re ancora; le mie operecelebrano la nostra capa-cità di accettare i flussi maanche di raggirare i pro-blemi, cercando di trova-re nuove soluzioni ma altempo stesso rimanendocritici rispetto a chi vuolprevaricare. La mia arte èessenzialmente ottimistae spero divertente ma perarrivare dove voglio arri-vare devo essere onestanelle premesse».Con queste parole Ale-ksandra Mir, artista Polac-ca, cresciuta in Svezia e damolti anni di casa a NewYork, descrive il suo pro-getto The Seduction ofGalileo Galilei, commis-sionato dallo spazio nonprofit Mercer Union diToronto e girato in un cir-cuito automobilistico aStouffville, Ontario. Que-sto lavoro consiste in unvideo nel quale un nume-ro indecifrato di gommeda automobile vengonomesse in pila una sopral’altra grazie all’aiuto diuna gru – un po’ comeuna Torre di Pisa – fino acadere quale effetto dellaforza di gravità.«Mi sono innamorata diGalileo come se lo avessiconosciuto, mi ha affasci-nato la sua impossibile eproduttiva relazione trafede e scienza, cosa cheesperisco ogni giorno nelmio ruolo di artista. Al pa-ri di una lettrice di rivistescandalistiche, mi sonoossessivamente docu-mentata sulla sua vita sco-prendo che ha avuto tre fi-gli illegittimi e ha messodue figlie – secondo il co-dice cattolico impossibilida sposare – in convento,

un atto mimato più tardida lui stesso nel momentoin cui la Chiesa lo impri-gionò fino alla fine deisuoi giorni a causa dellesue teorie rivoluziona-r ie».Mir presenterà questoprogetto il prossimo otto-bre al Whitney Museumdi New York insieme allaserie The Dream and TheP ro m i s e (2008-09), checonferma il lungo interes-se dell’artista per i proget-ti spaziali della Nasa. Natain Polonia e battezzatacon rito cattolico, Mir si èresa conto degli innume-revoli elementi comunitra l’iconografia cattolicadel paradiso, con angeli esanti, e le immagini delcielo e degli astronauti le-gate all’immaginario del-la Nasa.Da sempre interessata al-la mescolanza di diversilinguaggi iconograficinonché di immaginariprovenienti da diverseculture – come dimostraVENEZIA (all places con-tain all others), presenta-to alla Biennale di Venezianel 2009 – nel 2005 Mir siè trasferita a Palermo do-po 15 anni passati a NewYork. «Sono rimasta a Pa-lermo 5 anni: ho avutoun’esperienza molto in-tensa, educativa, dram-matica ed essenzialmentepersonale con il luogo.Detto questo, quale stra-niera, sento che devo an-cora completare la miacomprensione dell’Italia.Vorrei avere il privilegiodi commentare il sistemaitaliano nella sua com-plessità».Aleksandra Mir, TheSeduction of GalileoGalilei, New York,Whitney Museum ofAmerican Art, dal 20ottobre al 19 febbraio2012;w w w . w h i t n e y . o rgwww.aleksandra -m i r. i n f o

di Daniele Perra

«T ELECOM ITALIA e il MAXXIhanno chiesto ad alcuniprotagonisti delle arti con-temporanee di raccontare

la loro visione del mondo, le loro passioni.Per la prima volta sul web l’arte contem-poranea si svela al pubblico, accogliendodomande e offrendo materiali esclusivi».L’iniziativa chiamata MAXXIinWeb è statalanciata in pompa magna sulla stampa na-zionale. Da un lato Telecom Italia, fiera dicontribuire alla divulgazione di massa del-l’arte contemporanea, perché a detta delsuo presidente Franco Bernabè «è superatala stagione del mecenatismo» per pochi, edi sensibilizzarci, forse, sulla debole do-manda della banda larga sul nostro terri-torio, dall’altro il Museo Nazionale dellearti del XXI secolo, che s’impegna a dareuna ragione al suo nome. Facendo feliceZaha Hadid, l’architetto che l’ha proget-tato, pensando, chissà, che un giorno quel-lo spazio fluido avrebbe accolto ancheopere multi-medialmente sperimentali.Ma di che si tratta? In sostanza di un ca-lendario di incontri (fino al 15 dicembre)con personalità del mondo dell’a rch i t e t -tura, della cultura e in prevalenza dell'arte,come Pistoletto, Ontani, Cucchi o il piùgiovane ma celebratissimo Vezzoli. Il pri-mo incontro è andato in rete con l’a rch i -tetto Fuksas che più che parlare d’a rch i -tettura ha passato gran parte del tempo alamentarsi dell’Italia e della mancanza diprofessionalità delle imprese nostrane. Inchat live uno sparuto numero di persone,per lo più giovani architetti di buone spe-ranze. La straordinarietà dell’evento sta-rebbe nel fatto che questi incontri, che av-vengono nell’auditorium del museo, sonotrasmessi in streaming e on demand e residisponibili da Telecom Italia «gratuitamen-te al pubblico del web».Innovazione? Ma siamo proprio sicuri cheè la prima volta che «l’arte contemporaneasi svela al pubblico sul web»? Negativo: sumolti canali e riviste online, d’arte e non, èormai facile reperire video-interviste ad ar-tisti e protagonisti del contemporaneo. SuYouTube vengono caricati, quasi in temporeale, video di incontri, preview e vernis-sage di mostre. Lo spazio ai commenti de-gli utenti, live o meno, è l’ABC di moltepiattaforme. È nata persino una fiera d’ar terigorosamente online, con chat in tempo

reale. Ma andiamo indietro nel tempo. Nel2006 vengo interpellato dal museo MAXXIa fornire alcune riflessioni, pubblicate poisu un volume dal titolo Museums. NextGeneration. Il futuro dei musei, promos-so dal museo, dal Ministero per i beni e leattività culturali, dalla DARC, e pubblicatoda Electa. Si parlava di arte interattiva, d’e-voluzione tecnologica, di spazi virtuali.Dei compiti di un museo e del fatto di pro-muoverne gli aspetti più innovativi. Dov’èfinita la next generation, il futuro? In quellostesso periodo stavo lavorando a un vo-lume sull’impatto ri-voluzionario del digi-tale nell’arte visiva.Temi sviluppati daitempi in cui si faceva-no transitare rivistesu BBS (bulletinboard system), in cuicerte realtà erano ap-pannaggio di “sma-nettoni” illuminati,ancora prima dellam a c ro - e s p a n s i o n edel World Wide Web.In questi anni non so-no mancate persona-lità di rilievo interna-zionale che hanno in-dagato quei temi: Pe-ter Weibel, Derrickde Kerckhove, PierLuigi Capucci, MarioCosta, Oliver Grau, dicui è fresco di stampail libro Imagery inthe 21st century, perconto di MIT press.Perché mai non inter-pellare loro piuttostoche artisti o perso-naggi che non si sonocerto distinti per il lo-ro rapporto con i nuo-vi media o per il lorocontributo alla tecno-logia? Perché nonsdoganare, questo sìper la prima volta, inun museo italiano,l’arte elettronica intutte le sue declina-zioni e far conoscerea un largo bacino d’u-tenza artisti che, gra-

zie alla collaborazione con ingegneri e per-sonalità di ambiti scientifici, hanno con-tribuito allo sviluppo dei new media? Sonoloro che hanno trasformato l’osser vatorein un attore importante per la realizzazionee l’attivazione delle loro opere. Per Tele-com Italia e il MAXXI, un’occasione man-cata. Per il pubblico del web, niente dinu ovo .MAXXIinWeb è su www.telecomita-lia.com

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ma o poi alla lu-ce di nuove pro-ve, a offrire undurevole esem-pio di rigorescientifico e lin-guistico e diamore della ri-cerca. Troviamoqui raccolti sag-gi, scritti nell’arco di un quarantennio, sullostile di vari maestri, da Leonardo a Braman-tino a Foppa a Zenale a Luini. Il centro teo-rico del discorso sta nell’interesse per la cro-nologia, interesse squisitamente filologico,che determina l’esattezza delle interpreta-zioni stilistiche, ma anche, mi si passi il ter-mine, interesse ro m a n ze s c o . Romano ama isalti, gli arresti, le zone incerte; le lacune do-cumentarie non lo disorientano ma lo inco-raggiano a trovare, quando non nuovo ma-teriale d’archivio, almeno una ragione “uma -na”. I suoi pittori, alla fine, risultano tutti per-sonalità dinamiche, capaci delle più clamo-rose svolte. Un esempio supremo: il Cena -colo di Leonardo, di cui Romano illustra il va-lore commentando con ammirazione il re-

stauro Brambilla. Ma ci sono anche gli affre-schi di Foppa a sant’Eustorgio o la Crocefis -sione di Bramantino a Brera e molti altri ca-polavori. Questo nostro Rinascimento lom-bardo è davvero pieno di sorprese, una pale-stra di confronti e di rapporti dove potrebberoimparare qualcosa di essenziale non solo i cu-riosi di arte.Giovanni Romano, Rinascimento in Lom-b a rd i a , Feltrinelli, pagg. 243, € 30,00

DA VEDERE: La storica galleria londi-nese ha preso casa a Milano a duepassi dal Cenacolo. La mostra d’a-

pertura è molto concettuale, ma il giar-dino dedicato alla scultura vale la visita.I know about creative block and I knownot to call it by name, Milano, LissonGallery, fino al 5 novembre; www.lis -songaller y.com

DA EVITARE: È raro imbattersi in unamostra di David Askevold, pionieredella videoarte. L’entusiasmo peròsi smorza subito per il numero ridot-

to di opere. Un buon antipasto ma siesce affamati.David Askevold: The DisorientationScientist, Londra, Camden Arts Cen-tre, fino al 25 settembre; w w w. c a m -denar tscentre.org

MOSTRE E MOSTRI

VIIIVenerdì 23 settembre 2011 il Fatto Quotidiano

CA RT E L L ON E

TITOLI DI CODA di Gianni Canova

L’infernoin un salotto

MA LA PIÈCE ÈQ U A L U N Q U I S TAÈ USCITO da neanche un mese ed è già 79esimo inclassifica: per essere un testo teatrale, Il dio del mas-sacro di Yasmina Reza, sta ottenendo risultati egregi.Merito anche dell’Adelphi, che è riuscita a rispolverareun’autrice nota, da anni tradotta e rappresentata, e aridare verginità a una pièce mediocre. Quando fu alle-stita nel 2009 (per la regia di Roberto Andò e con in-terpreti di prestigio come Anna Bonaiuto, Alessio Boni,

Michela Cescon e Silvio Orlando) fu stronca-ta dalla critica e tacciata di inconsistenza equalunquismo. Evidentemente il tam tammediatico ha funzionato, la magia del cinemaha fatto il resto. E grazie agli accordi con Me-dusa, che distribuisce il film, il nome della ca-sa editrice campeggia un po’ ovunque, daititoli d’inizio alla locandina.Non se ne sentiva il bisogno: la drammaturgianon regge il confronto con la sceneggiatura(firmata dalla Reza insieme a Polanski) e l’o-pera circolava già nelle librerie italiane, pub-blicata da Arcadia&Ricono (in occasione del-la messinscena) e tradotta dall’ottima Ales-sandra Serra (già traduttrice ufficiale e por-tavoce di Harold Pinter). Limitandosi al titolo,è innegabile che la scelta della Serra, Il diodella carneficina, sia più felice e assonantecon l’originale «carnage»: nel «massacro» siperdono i «carnefici», sempre nominati, e lacarne, quei corpi che si vestono, svestono,sbraitano, vomitano, corpi malati, animaliabbandonati, denti rotti...L’esile trama, due coppie che si trovano peruna “constatazione amichevole” dopo un li-tigio tra i figli, è un pretesto per smascherare ilperbenismo borghese: sotto modi cortesi eaffettati si nasconde gente che «con i dirittidell’uomo ci si pulisce il culo». Il tutto non va

oltre la denuncia del “brutto carattere” e qualche paro-laccia. È solo un divertissement, altrettanto borghese,con alti e bassi, nessuna tensione o sviluppo dramma-tici: le alleanze tra i personaggi si fanno e disfanno, latensione monta e si sgonfia, e svapora in un tiepido finale(non a caso, l’inizio e la fine sono le due parti radical-mente cambiate da Polanski). Tutto è piccolo, come soloun borghese può esserlo: tolta la carne, compresa quelladegli attori, chiuso il libro, non si capisce quale carne-ficina, o massacro, si sia davvero consumato e in nomedi quale dio. Nemmeno un po’ di sangue: «-Posso po-sare il mio cuore ai suoi piedi. -Se però non mi sporca ilpavimento». Ma questa è un’altra storia.Yasmina Reza, Il dio del massacro, Adelphi, pagg. 91,€ 9,00; Il dio della carneficina, Arcadia&Ricono,pagg. 115, € 10,0 0

B A N D I TA L I A

ODIATI BANCOMAT

[email protected]: viale Montello, 14 - 20154 Milano

“C a r n a ge ”di Polanski è un

gioco al massacro consumato

in un quieto appartamento

borghese: il perbenismo

genera mostri. Imperdibile

di Enzo Baruffaldi

«D EMOLIRE BANCOMAT, ca-stigare celerini e per l’i m m a-

ginario collettivo divorare bambini,incendiare automobili come da con-tratto»: caustico, contro tutto e con-tro tutti, è la prima cosa che vienesempre da pensare ascoltando ogninuovo disco di Giorgio Canali. Que-sti versi bellicosi sono tratti da R e-gola #1, la canzone che apre Rojo,l’ultimo album del chitarrista roma-gnolo. Ma come in tutto il resto deldisco, oltre a gridare di rabbia, oltrea scagliarsi contro i luoghi comuni acui si sono ridotti questo nostrotempo e questo nostro Paese, Canalinon si accontenta nemmeno dellepigre consolazioni che racconta a séstesso chi preferisce restare perden-te. Non a caso poco dopo Car ma-gnola #3 rincara la dose: «Ti piacesentire la voce di un milione di per-sone, una piazza di dissenso civile eresponsabile, un milione di inten-zioni buone, una piazza da un mi-lione di brioche, un bell’impulsoper l’economia della fottuta baseelettorale di chi vorresti se ne an-dasse via, ma non se ne va con i “perfavo re ”». Forse questo quadro pocoallegro vi ha fatto venire in mentequalcuno?

Dai CCCPGiorgio Canali (in centro) e i Rossofuoco

BACKSTAGE di Camilla Tagliabue

volta al giorno all’ora dell’aper iti-vo». Ma Rojo mette in campo anchetoni molto più personali, un amoreaffrontato a viso aperto, senza alcunsentimentalismo scontato, in C o n-trovento oppure Treno di mezza-notte, ballate che sanno di Afte-rhours, o come nella Solita Tempe-sta, quasi Dylaniana, che vede an-che la partecipazione di Angela Ba-ra l d i .Un cantautore di 53 anni suonatiche picchia più duro di tanti altriragazzini visti in giro o forse soltan-to su Internet. L’Italia di oggi devefare i conti anche con questo.Giorgio Canali & Rossofuoco,Rojo, La Tempesta, 45’12’’;w w w . l a t e m p e s t a . o rg

Rojo è il sesto disco di Giorgio Ca-nali e dei suoi Rossofuoco, dopo glianni dei CCCP, del Consorzio Suo-natori Indipendenti e dei PGR, do-po le avventure d’oltralpe e dopo lacarriera da produttore (per nomidel calibro di Verdena, Bugo e so-prattutto Le Luci Della CentraleElettrica, con il quale ha condivisomolti palchi). La tentazione potreb-be anche essere quella di liquidarlocome “a n a c ro n i s t i c o ”, un reduceche ripete discorsi ormai superati inpreda a uno scomodo livore così po-co à la page. Eppure, non molti altrial momento in Italia sanno raccon-tare come Canali quella che Fede-rico Guglielmi sulle pagine di “M u c-chio Selvaggio” definisce «la neces-sità di non arrendersi al (dis)funzio-namento della nostra società». Unacosa normale che però oggi sembrarichiedere molto coraggio. I mo-menti in cui Rojo meglio si avvicinaa soddisfare questa necessità sonoquelli in cui le chitarre la fanno dapadrone, l’elettricità prende il so-pravvento e la voce rauca di Canalipuò sfogarsi, arrivare a sanguinarefuribonda fino in fondo. Come nel-l’apocalittico finale della già citataCar magnola, o come quando si la-scia trascinare da Morire di noia,che reclama beffarda «Voglio una ri-

SPESSO È ANCHE questione di aspettative. Di cosa tiaspetti di vedere quando decidi di guardare un film. Diquel film ti hanno già parlato gli amici. Ne hai sentito direin ufficio. Te ne sei fatto un’idea. Ti aspetti qualcosa. E

l’aspettativa – il modo in cui viene appagata o frustrata – è quasisempre anche uno degli elementi che entrano in gioco nellavalutazione e nel giudizio. Nel bene e nel male. Io – lo confesso –entrando al cinema a vedere Car nage di Roman Polanski miaspettavo soprattutto di vedere all’opera un grande dispositivo didissimulazione: una di quelle perfette macchine sceniche chehanno come obiettivo – un po’ alla maniera di Buñuel o di Ferreri– quello di screpolare le maschere del perbenismo borghese, dilavare via il make up fatto di sorrisi di circostanza, voci flautate,buone maniere e cortesie per gli ospiti con cui la borghesiaoccidentale cerca di nascondere la bestia che è in lei (e in noi…).In Car nage tutto questo, per molti versi, effettivamente c’è (co-me c’era anche nella pièce di Yasmina Reza da cui è tratto il film):c’è un sapido strip tease della borghesia americana, un’acidadanza macabra sui suoi riti salottieri, un denudamento delle ipo-crisie su cui reggono le dinamiche di coppia degno di Bergman edel suo ferocissimo Scene da un matrimonio. Ma nel film c’èanche altro. C’è qualcosa di inatteso. Qualcosa che spiazza. Duecoppie (i Longstreet e i Cowan) si trovano in un appartamento diBrooklyn. Il figlio 11enne dei Cowan durante una discussione alparco – nell’unica scena, assieme all’epilogo, girata in esterni eripresa in campo lunghissimo, praticamente muta – ha ferito alvolto con un bastone il figlio dei Longstreet. I genitori si ritrovanoappunto con la volontà di comporre “civilmente” la controversia.Ma una volta entrati in quel salotto, non ne escono più. Il mondoresta fuori, e si manifesta solo attraverso il telefono, che diventaanzi (con le ossessive chiamate della madre di Longstreet e quellegrottesche dei clienti o dei soci di Cowan) l’elemento ritmico cheinterrompe le discussioni, scarica le tensioni, sospende le liti escandisce i tempi dell’azione. Dunque: quattro persone (dueuomini e due donne) e alcune telefonate. Tutto in una stanza. Intempo reale. A poco a poco, mentre l’azione un po’ procede e unpo’ rincula su se stessa, e mentre la regia mette a nudo i per-sonaggi (Christoph Waltz resta in mutande, Kate Winslet si vo-mita nel decolleté, Jodie Foster trasforma il suo viso scarnificatoin un analogo dell’U rl o di Munch e John C. Reilly lascia affioraredenti da lupo dietro la sua sorridente bonomia) ci si rende contoche il vero protagonista è lo spazio: quel salotto borghese di-segnato da un genio della scenografia come Dean Tavoularis(Piccolo grande uomo, Zabriskie Point, Apocalypse Now), al-lestito dalla signora Cowan con tanto di tulipani gialli, che a pocoa poco diventa spazio concentrazionario, inferno sartriano e car-cere mentale da cui i personaggi non riescono più a evadere.Sono chiusi lì come i protagonisti di L’angelo sterminatore diBuñuel. Ogni volta che si alzano per andarsene, qualcosa li trat-tiene. L’incapacità di uscire diventa la metafora-chiave del film: lavera carneficina, il vero massacro autodistruttivo sta nell’inca-

pacità di uscire fuori. Di ritrovare il mondo. Quello che Benjaminchiamava l’intér ieur – lo spazio di autorappresentazione e di rassi-curazione dell’individuo borghese – diventa luogo infernale del con-flitto. È lì che i personaggi si vomitano addosso (parole, insulti e ri-gurgiti di cibo), li si ingozzano di scotch, lì si riflettono negli specchi e– forse – hanno orrore di sé. Qualcuno ha rimproverato Polanski perchéin Car nage non ci sono echi della crisi americana attuale. Ma è unrimprovero ingiusto: il fatto che il film sia come sospeso fuori dalmondo lo rende ancora più bruciante e abrasivo. Perché dice come nonsiano i demoni della Storia a spingere la borghesia verso l’orrore, ma undio del massacro più profondo e inconfessabile, che pulsa e preme finda dentro le viscere e che è all’origine – forse – di quella irresistibile econgenita pulsione a massacrarci a vicenda che un poco – forse? – tuttici riguarda.Car nage, di Roman Polanski, con Jodie Foster, Kate Winslet,Christoph Waltz, John C. Reilly, 79’, Francia, Germania, Polonia,Spagna

Persa nel bicchiereKate Winslet in “Car nage” di Roman Polanski

LA FILOSOFIA DEL ROCKPER CHI NON SAPESSE cos’è l’iniziativa Mei, Meeting degli Indipen-denti, che da 15 anni lancia giovani talenti, questa di Faenza, da oggi adomenica, è l’occasione buona. Infatti Supersound, di cui il Mei è l’or-ganizzatore, è il più grande festival di musica per artisti emergenti ita-liani, oltre che il festival dei festival musicali indipendenti dello Stivale.Bastano testimonial, tra i tantissimi, come Roy Paci, Paolo Belli, Na-thalie, Paolo Benvegnù, Quintorigo, Andrea Miro’, Beatrice Antolini, Eri-ca Mou, a dirla lunga. I festival aderenti sono oltre 200, come pure leband iscritte al contest, e per due giorni la Piazza del Popolo e il Palazzodelle Esposizioni, ma anche vie, vicoli, viali e locali, diventeranno la sededi un mega mercato delle autoproduzioni culturali a 360 gradi tra ban-chetti e showcase, convegni, focus e incontri (interessante quello sulladiscografia indipendente con Afi Audiocoop e Pmi, La Siae e il NuovoImaie che vorremmo, a cura di Amici della Musica, Acep Arci, Movem eMei). Nuovo il premio TiVoglioCosì e il progetto Madeinem ( Gli strumentimusicali e le giovani generazioni: quale rapporto?), oltre all’anteprimamondiale di Nda Press, The New Rockstar Philosophy – Manuale di autoaiuto per musicisti indipendenti di Hoover e Voyno, con la partecipa-zione dei curatori dell’edizione italiana Tommaso Colliva e Claudia Ga-lal. In tutto ciò, si celebra anche la Notte Bianca degli Emergenti, do-mani: sul palco centrale Roy Paci, i Quintorigo (con la data zero del nuo-vo tour, SuperRidens) e il contest nazionale con i migliori comici emer-genti. Novità da non trascurare è poi il Campus MEI, per le giovani band:potranno far ascoltare in diretta la propria musica a operatori del settorecome Mara Maionchi (già giudice di X Factor, attuale docente di Amici enota produttrice discografica), Marco Sabiu (direttore d’orchestra delFestival di Sanremo), John Vignola (Rai Stereo Notte), Enrico Deregibus(Monferrautore), Luca Valtorta (XL), Enrico De Angelis (Premio Tenco),Daniela Bozza (Mtv New Generation), etc, ricevendo così consigli e ideeda quelli che oggi sono i protagonisti del mercato musicale (piazza dellaMolinella, domani e domenica dalle 15). L’evento finale della domenica èIndependents League, a cura di La Famosa Etichetta Trovarobato, untorneo di calcetto tra le principali etichette indipendenti italiane con ar-tisti e discografici in pantaloncini corti e parastinchi!w w w. m e i we b . i t

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SM A RTIME di Eugenia Romanelli

Venerdì 23 settembre 2011 pagina 11

BANCHE CLEMENTI CON COPPOLANONOSTANTE LA CRISI DEL “FURBETTO”Il Banco Popolare lo tiene a galla per salvare i crediti ereditati da Fiorani

di Antonio RosselliMilano

Il banco non è uguale pertutti. Ne sa qualcosa l'ex“furbetto del quartierino”Danilo Coppola che nei

giorni scorsi ha depositatopresso il Tribunale di Milano larichiesta di omologa dell'ac-cordo sulla ristrutturazione diun debito di 393,45 milioni dieuro, che grava sul gruppo cheporta il suo nome.

L ' A P P ROVA Z I O N E per-metterebbe una riduzione del-l'esposizione, principalmenteverso l’Agenzia delle entrate ele banche, a quota 142,8 milio-ni, il 63 per cento in meno. Nonmale per un imprenditore tra-volto nel 2007 da traversie giu-diziarie (ancora in corso) che lohanno già visto condannato inprimo grado a sei anni per ban-carotta fraudolenta. Poi ci sonoi guai derivati dalla partecipa-zione alle scalate del 2005: unpatteggiamento (8 mesi) per ag-giotaggio nel caso Antonvenetae una richiesta di 3 anni di car-cere per la scalata a Bln. Tantopiù che l'immobiliarista di bor-gata Finocchio può ancora con-tare sull'appoggio del Banco Po-polare. L'istituto guidato da PierFrancesco Saviotti, infatti, nonsolo è il capofila di un pool dibanche che ha accordato a Cop-pola un prestito di 180 milioniper far ripartire i progetti immo-

biliari di Porta Vittoria a Milano,ma gli ha anche stralciato 14,97milioni di debiti. Una rinunciaquest'ultima che è stata accom-pagnata da condizioni agevola-te sui tassi relativi al resto del de-bito da 75,83 milioni. L'interes-se sui prossimi cinque anni, in-fatti, “non potrà mai eccedere il2 per cento annuo”. La media dimercato per i tassi agevolati èben più alta, l'8 per cento.Unicredit, altro grande credito-re del gruppo Coppola, inveceha chiesto garanzie reali conl'immobile “La Rustica” di Ro-

L’immobiliarista Danilo Coppola,protagonista della stagione dei

“furbetti”(FOTO ANSA) In alto, il suogiornale Finanza & Mercati

Il quotidiano di famiglia, Finanza&Mercati, è pieno di debiti e inliquidazione, ma forse verrà salvato

DOPO L’ACCORDO SINDACATI-CONFINDUSTRIA Maurizio Landini, segretario Fiom

“Sfidiamo il governo, referendum sull’articolo 8”

ma in via Collatina, oltre al pa-gamento di 4 milioni entro il 31dicembre 2012, degli onoraridei consulenti (circa 110 milaeuro) e una garanzia da 5,5 mi-lioni. I legami del Banco Popo-lare di Saviotti con le disavven-ture di Coppola sono targate Po-polare di Lodi. Anche la bancaun tempo guidata da GianpieroFiorani finanziò le scalate del-l’immobiliarista romano. E do-po che, a fine 2005, Fiorani è ar-rivato al capolinea travolto dal-lo scandalo, è stato proprio ilBanco Popolare a comprare l’i-

di Salvatore Cannavò

I rapporti tra Fiom e Cgil ini-ziano a mutare. Merito, for-

se, della riuscita della sciope-ro generale del 6 settembre,degli attacchi del governo aidiritti. Ieri, all’assemblea deidelegati Fiom riunita a Cerviaper discutere della nuova piat-taforma dei metalmeccaniciin vista del rinnovo del con-tratto (che scade a dicembre)il dissenso con Susanna Ca-musso sull’accordo del 28 giu-gno, pur ribadito, ha lasciatospazio all’intesa sulla piatta-forma contrattuale, contesta-ta invece dalla sinistra inter-na. E soprattutto su una con-divisione della battaglia con-tro l’articolo 8 voluto dal mi-nistro Sacconi nella manovra(quello che stravolge lo Statu-to dei lavoratori, aggirandol’articolo 18). Una norma chela Fiom propone di abrogaremediante un referendum po-p o l a re .Cosa sta cambiando den-tro la Cgil?C’è un nuovo clima in buonaparte perché lo sciopero del 6settembre è andato molto be-ne e all’interno delle fabbri-che registriamo un consensomolto ampio sulle nostre po-sizioni. Se c’è dissenso sull’ac -cordo del 28 giugno, siamod’accordo però sul fatto cheoccorra contrastare l’ar ticolo8 della manovra economica.Su questo proclameremo unpacchetto di otto ore di scio-pero per dare continuità aquello di settembre e propo-niamo che si discuta l’or ganiz-zazione di un referendum

abrogativo. Ma ci batteremoanche contro la chiusura dellefabbriche, a partire da Termi-ni Imerese e dalla Irisbus.La Cgil però ha firmatol’accordo del 28 giugno conConfindustria che voi con-testate ...E infatti rimane il giudizio ne-gativo su quell’accordo. Pen-so, tra l’altro, sia stato sbaglia-to aver firmato senza la con-sultazione preventiva degliiscritti. Al momento la nostrapiattaforma è più importanteperché è con quella che vo-gliamo riconquistare il con-tratto nazionale senza dero-ghe e affermare le regole de-mocratiche nei luoghi di lavo-ro. Proporremo a Cisl e Uil ealle controparti di sancire del-le regole per evitare di fare al-tri accordi separati.Una Fiom più pragmatica?No, è una Fiom che vuole ri-conquistare il contratto chenon c’è e che usa la pratica diquest’anno e mezzo, gli ac-cordi e le battaglie fatte perraggiungere l’obiettivo. È unaFiom in coerente continua-zione con il proprio percorso.Del resto, a non volere il con-tratto è proprio la Fiat.Cosa propone la vo-stra piattafor-ma?La lotta contro laprecarietà conl’introduzione diuna retribuzioneoraria a parità dimansione pertutte le forme dilavoro. Una retri-buzione più altaper i contratti

azioni di mobilitazione. È i unsegnale forte di responsabili-tà.Che possibilità di successoha la Fiom di contare sullasponda Fim e Uilm?Il tentativo della Fiat di cancel-larci è fallito, il consenso neiluoghi di lavoro alla Fiom è au-mentato. Le imprese sonosensibili su questo punto.Credo sia interesse anche del-le altre organizzazioni defini-re insieme delle regole demo-cratiche. La Fiom non preten-de egemonie, ma semplice-

mente ribadire che votare gliaccordi è un diritto dei lavo-ratori. Le imprese devono sce-gliere se proseguire sulla stra-da degli accordi separati o in-traprendere quella del con-fronto collettivo. Non sarà fa-cile conquistare il contrattoma credo ve ne siano le con-dizioni e sarebbe un atto di re-sponsabilità da parte delle im-prese accettare una condivi-sione delle regole.Il governo Berlusconi è unostacolo in questo?Il governo va cambiato, la ma-

novra non è accettabile ancheperché registra una distanzacrescente dai cittadini. Ancheper questo, oltre che per di-fendere la democrazia nei luo-ghi di lavoro, il contratto econtestare l’articolo 8, scen-deremo in piazza il 15 ottobrea Roma. Occorre andare a vo-tare e formare così un nuovogoverno con politiche diver-se, con al centro il lavoro e gliinvestimenti, la patrimoniale,la tassazione delle transazionifinanziarie, il rifiuto di nuovitagli alle pensioni.

ECONOMIA

stituto lodigiano. Quindi ades-so Saviotti finanzia il salvatag-gio di Coppola anche per tute-lare i vecchi crediti ereditati daLodi.Certo, le recenti vicende di cro-naca giudiziaria sull'area Falckdi Sesto San Giovanni parlano diun Saviotti piuttosto duro con idebitori. Nei giorni scorsi, infat-ti, il banchiere è stato chiamatoin causa dall'imprenditore Giu-

seppe Pasini. Quest'ultimo hadichiarato che Saviotti, all'epo-ca direttore generale di BancaIntesa, gli avrebbe fatto presen-te che se non avesse eseguito ipagamenti delle rate il suo de-bito “sarebbe stato iscritto a sof-ferenza con tutte le conseguen-ze che ne derivavano”. ProprioSaviotti avrebbe poi proposto ilnome di Luigi Zunino come po-tenziale acquirente dell'area ce-duta da Pasini.Da Zunino si arriva ancora aCoppola. Sì, perchè il 12 percento dell’area Falck a un certopunto venne girata all’immobi-liarista romano. E quello fu ilpri-mo passaggio di un turbinio discambi tra i due uomini d’af fari,entrambi destinati di lì a poco afinire vicini al crac. Ma quellierano altri tempi: quelli in cuiCoppola era molto vicino an-che alla Italease di MassimoFaenza, anch’essa controllatadal Banco Popolare. All’epoca ilgruppo di leasing era un banco-mat per Coppola, dato che fi-nanziava a piene mani il palaz-zinaro romano. Non è un casoche l'inchiesta penale sulla ge-stione Faenza di Italease, costa-ta cara anche al Banco, sia par-

tita anche dai finanziamenti aCoppola.La banca guidata da Saviotti,poi, è legata anche alle avven-ture editoriali dell'immobiliari-sta. Non va dimenticato, infatti,che mentre l’amico Stefano Ri-cucci tentava di scalare il Corr ie-re della Sera, Coppola acquistavale azioni del quotidiano finan-ziario Finanza & Mercati, tuttoranell'orbita della sua famiglia.Ma in uno stato di salute piut-tosto precario tanto che in que-sti giorni si parla di un cavalierebianco che ha mandato avantil'ex braccio destro di VittorioFeltri, Gianni Di Giore.

LA CASA EDITRICE ch epubblica il quotidiano, infatti, èin liquidazione da un anno emezzo e ha chiuso il 2010 conoltre 3 milioni di rosso. Le ven-dite in edicola sono a picco e icreditori mordono il freno. Unpo' meno, sembrerebbe, le ban-che, che dalla società devonoavere ancora circa 5 milioni dieuro, il residuo di un prestito da7 milioni rimborsato a rate finoal 2008, quando i pagamenti sisono fermati. Metà del credito èdel Banco.

N el gruppo Marcegaglia gli infortuni con-tinuano ad aumentare. A denunciarlo è

la Fiom lombarda che ha svolto un’inda gineda cui risulta che a fronte di una media na-zionale pari a 27 incidenti ogni mille addetti(che nel settore meccanico sale a 32 e inquello dei metalli a 50) alla Marcegaglia gliinfortuni sono 120 ogni 1000 addetti.Presso lo stabilimento di Gazoldo degli Ip-politi (con 1200 dipendenti, in provincia diMantova), ad esempio, “nei primi 6 mesi del2011 si è arrivati a 73 infortuni: nel corso del2010 erano stati 144”, quindi con una co-stanza micidiale. Sempre in provincia diMantova, nello stabilimento minore delContino (120 dipendenti), “si è registratoaddirittura un aumento del numero dei gior-ni di infortuni”. Stessa situazione nello sta-bilimento di Ravenna (con 624 dipendenti)dove nel 2010 si sono registrati 92 infortuni:nei primi sei mesi del 2011, gli incidenti so-no stati 55 (con un aumento del 20 per cen-to). A Pozzolo Formigaro (in provincia di

Alessandria, 148 dipendenti) siè passati dai 678 giorni di as-senza per infortunio del 2010ai 469 giorni nei primi sei mesidel 2011 (+38 per cento).

Nello stabilimento Marcegaglia di Casal-maggiore, in provincia di Cremona nel2010 ci sono stati 57 infortuni per 820 gior-ni di assenza per infortunio. Nei primi 6 me-si del 2011 invece 67 infortuni per 1400.Nello stabilimento di Sesto San Giovanni, inprovincia di Milano, (con 186 dipendenti)nel 2010 ci sono stati 27 infortuni mentrenei primi sei mesi del 2011 ce ne sono stati17 (+26 per cento). “Si tratta davvero di unasituazione pesantissima e inaccettabile – di-ce Mirco Rota, segretario della Fiom Lom-bardia – Il Gruppo Marcegaglia continua adichiarare di avere buone relazioni con i sin-dacati ma non interviene in modo efficaceper migliorare le condizioni di lavoro dei di-pendenti”. E inoltre gode di buona stampa,anche a sinistra: le notizie sugli infortuninon escono praticamente su alcun giorna-le, neppure su quelli più avversi alla Con-findustria (che adesso può contare su rap-porti ottimi con la Cgil).

Sal. Can.

MARCEGAGLIA SPAnuovo record infortuni

atipici, fermi restando i per-corsi di stabilizzazione. Poic’è la questione salariale:chiediamo, per il quinto livel-lo, un aumento di 206 euronel triennio. Chiediamo ilblocco dei licenziamenti el’introduzione dei contratti disolidar ietà.E alle imprese cosa chiede-te?Avanziamo una proposta chesfida le imprese sul piano del-la partecipazione: chiediamola disponibilità a negoziarecon i lavoratori le modificheorganizzative, prima di pren-dere le decisioni, con un con-fronto preventivo. Chiedia-mo, cioè, la possibilità per leRsu di avanzare delle propo-ste su quel piano. Preferiamoconcordare delle modifichepiuttosto che ricorrere ad

pagina 12 Venerdì 23 settembre 2011

SARKÒ NEI GUAIMAZZETTE

E UNA STRAGEU n’autobomba in Pakistan nel 2002collegata a un giro di tangenti e armi

di Barbara Schiavulli

Intrigo internazionale in sal-sa francese. Gli ingredientici sono tutti: sangue, soldi,sesso o meglio ex mogli ab-

bastanza arrabbiate da far trema-re o per lo meno infuriare già fat-to in passato, il presidente fran-cese, Nicolas Sarkozy in attesa,lo annuncia il suocero per ilprossimo 3 ottobre, della ormaiimminente nascita dell’e re d e .

PRIMA del lieto evento, però,Sarkò dovrà fare i conti con la ri-caduta d’immagine che gli scari-ca addosso il suo testimone dinozze, Nicolas Bazire, numerodue del marchio di lusso Lvmh edirettore generale del GruppoArnauld, coinvolto nell’ambitodi un’inchiesta su finanziamentiillegali. Bazire, indagato, è statoarrestato due giorni fa. Interroga-to e poi rilasciato in merito allavendita di tre sottomarini france-

si di cui parte del ricavato potreb-be essere servito a foraggiare lacampagna elettorale di EdouardBalladur, candidato alla presiden-za nel 1995 e di cui Bazire era ilresponsabile dello staff, mentreSarkozy era il portavoce di Balla-d u r.Una vecchia storia, dunque, difondi neri, l’a f fa i re Karachi pro-vocò la morte di 15 persone, un-dici delle quali ingegneri e tecni-ci francesi colpiti da un’auto -bomba in Pakistan a Karachi, ap-punto, l’8 maggio 2002. Insiemea Bazire è indagato anche un altroamico del presidente, ThierryGaubert, uomo di Sarkozy quan-do era sindaco.I due sono finiti nel mirino dellagiustizia grazie all’ex moglie diGaubert, la principessa Elena diYugoslavia, che ha rivelato ai ma-gistrati francesi come il maritofosse andato avanti e indietro inSvizzera con un faccendiere, ilmercante d’armi franco-libanese

Ziad Tiankedinne, trasportandovaligie di soldi che poi consegna-vano a Bazire. A confermarlo an-che le dichiarazioni di un’altra exmoglie, quella del mercante, l’in -glese Nicola Johnson che que-st’estate ha fatto sequestrare i be-ni del marito durante un divorzionon proprio amichevole.

LA STORIA dello scandalo ri-sale al 1994 quando Sarkozy eraministro del Bilancio nel governodel suo alleato e mentore, il pri-mo ministro Balladur di cui Bazi-re era capo di gabinetto. In quelperiodo il governo firmò un con-tratto per vendere tre sottomari-ni al Pakistan per 950 milioni didollari. Secondo quello che poista emergendo dall’i n ch i e s t a ,per assicurarsi il maxicontrattoci fu lo stanziamento di diversemazzette pagate a politici e mi-litari pachistani, così come a in-termediari. Su quelle tangentiBalladur o chi per lui, avrebbero

PARLAMENTO SCIOLTO

SPAGNA, L’ADDIO AL SEGGIO DENUDA LA CASTA

incassato “re t ro c o m m i s s i o n i ”.Questo il punto centrale dell’in -chiesta: scoprire se circa 2 milio-ni di euro di tangenti illegali pro-venienti dalla vendita ritornaro-no indietro e segretamente finan-ziarono la campagna elettorale diBalladur nel 1995. Sarkozy comeministro del Bilancio, avrebbedovuto autorizzare le transazioniper la vendita dei sottomarini.A quel tempo Sarkozy era ancheil tesoriere e il portavoce per lacampagna elettorale di Balladur,che però perse le elezioni controChirac. Il nuovopresidente comeprima cosa, ancheperché le voci pro-babilmente girava-no già, smantellò larete di commissio-ni e lanciò un’in -chiesta segreta sulpossibile uso ditangenti da parte diBalladur. Non solo,

ALTRI MONDI

pare che ordinò che tutte le maz-zette che finivano in Pakistan do-vessero essere sospese.

COSÌ FU e nel 2002 un pulminoche portava gli ingegneri e i tec-nici nel cantiere dove i sottoma-rini erano in costruzione, vennecolpito da un’autobomba. Mori-rono quindici persone della com-pagnia navale francese Dcn. Tuttipensarono ad al Qaeda, pachista-ni e francesi compresi. Nel 2003due pachistani che le autoritàidentificarono compre membri

di un gruppo islamico, confessa-rono e vennero giustiziati. Ma seianni dopo un nuovo giudice fran-cese dell’antiterrorismo, MarcTrévidic, investigando sull’atten -tato disse che la linea che seguivaera quella di mazzette collegatealla vendita di armi francesi. Dis-se che l’attacco era probabilmen-te collegato la decisione dellaFrancia di smettere di pagare leloro commissioni e che i servizisegreti pachistani fossero i man-dati dell’attentato. Una vendetta,in pratica, di quelli nelle alte sferenon erano stato più pagati. D’al -tra parte la controversa intelligen -ce di Islamabad spesso è statamandante o finanziatrice di at-tentati: l’ultima accusa quellalanciata, ieri, dall’a m b a s c i a t o reamericano in Afghanistan, RyanCrocker, e dai vertici militariamericani, che li vedrebbe coin-volti nell’attacco al quartiere di-plomatico di Kabul avvenuto il13 settembre scorso.Nel 2010 le famiglie delle vittimeconvincono il procuratore di Pa-rigi ad aprire un’i nve s t i g a z i o n eseparata per ostacolo alla giusti-zia, il caso è seguito dal giudiceRanaud Van Ruymbeke che solopochi mesi dopo estenderà la suainchiesta per sospette tangenti.Il procuratore di Parigi cercò diappellarsi per bloccarlo, ma l’in -chiesta continua fino agli ultimiavvenimenti: quando le due exmogli riferiscono delle frequentitrasferte degli ex mariti in Svizze-ra all’epoca della campagna elet-torale e delle valigie piene di sol-di consegnate a Bazire, il testimo-ne di Sarkò.

A r re s t a t oil testimonedi nozzedel presidentefrancese

Il presidente Nicolas Sarkozy con la moglie Carla Bruni (FOTO LAPRESSE) . Sotto, il premier spagnolo Zapatero (FOTO ANSA)

Obbligo di restituireil portatile, la cartadi credito per i taxi,etc. I deputati tornanocomuni mortali

di Alessandro OppesMadr id

S ignori, si chiude. E quandosi chiude vuol dire che si

sbaracca, sul serio. Ancora po-chi, pochissimi giorni, e lune-dì prossimo Zapatero scioglie-rà le Camere. Ma i deputatispagnoli hanno già ricevutouna fredda circolare che li in-vita tutti (o quasi: sono esclusisolo quei cinquanta che resta-no in carica per il disbrigo de-gli affari correnti fino all’inse -diamento del nuovo Parla-mento) a svuotare i cassetti,raccattare le loro carte, ripu-lire la scrivania e abbandonaregli uffici. Senza tanti compli-menti.La pacchia è finita, e in parec-chi sanno già che non mette-ranno più piede nelle doratestanze del potere. Forse è an-che per questo che ieri matti-na, quando il presidente delleCortes José Bono ha pronun-ciato per l’ultima volta il fati-dico “se levanta la sesión”, la se-

duta è tolta, le sue parole sonostate accolte da un tiepidissi-mo applauso, tra sguardi dimestizia e qualche lacrimuc-cia.In un messaggio trasmesso viamail, sus señorias sono stati in-formati che devono pagare100 euro o restituire il compu-ter portatile che hanno rice-vuto quando sono entrati incarica: in caso contrario – se -condo l’inflessibile regola-mento parlamentare – ver ràloro scontata la somma di 500euro dalla liquidazione, chegli sarà corrisposta in una solarata alla fine del mese. L’avver -timento è chiaro, insomma:cercate di non fare i furbi. I de-putati sono invece autorizzatia mantenere il telefono cellu-lare avuto in dotazione all’ini -zio della legislatura (e questosolo grazie al generoso accor-do raggiunto con una dellecompagnie del settore), ma al-la scadenza del mandato la Ca-mera smetterà di pagare la fat-tura. Devono inoltre restituire

la carta di credito che hannoutilizzato finora per pagare itrasferimenti in taxi e l’auto -rizzazione che gli consente diviaggiare gratis in treno e in ae-reo. Niente a che vedere, in al-tre parole, con i privilegi e leprebende eterne della Castan o s t ra n a .Sì, è vero, due anni fa, propriosull’onda del clamore suscita-to poco prima in Italia dal ce-leberrimo J’accuse di Stella eRizzo, anche un giornalistaspagnolo, Daniel Montero, haprovato a mettere il dito nellapiaga del potere politico. Ma,con tutta la buona volontà, an-che a leggere con attenzionele 280 pagine del suo libro(stesso titolo: “La casta”), nonsi trova molto di più che unlungo elenco di piccoli vizi,privilegi, regalìe, qualche fur-bizia, una certa dose di nepo-tismo, un eccesso di spese trapranzi e cene di rappresentan-za, e poco altro.Certo, per i più fortunati tracoloro che lasciano definitiva-mente il Parlamento, c’è pursempre la possibilità di riscuo-tere quelle che qui vengonochiamate pomposamente – enon si sa bene perché – “pen -sioni d’o ro ”. In effetti, si trattadi qualcosa di molto diversodai ricchissimi vitalizi italiani.Anzi, non sono neppure verepensioni, ma piuttosto coper-ture integrative (la cui quanti-tà serve a coprire la differenza

tra la prestazione alla qualehanno diritto in base ai contri-buti previdenziali versati nelcorso della normale attività la-vorativa e la pensione massi-ma). Un diritto che viene rico-nosciuto solo a chi ha svoltoattività parlamentare per al-meno sette anni: il comple-mento si percepisce esclusi-

vamente quando si va in pen-sione a 65 anni o, in caso dipre-pensionamento, solo con40 anni di contributi. Nientedi che, insomma. E in effetti diquesto cosiddetto “pr ivile-g io” si sono avvalsi finora solo70 degli oltre 3600 parlamen-tari eletti dal 1977, nelle novelegislature della democrazia.

L’Ue, invece, non tollera privilegi

Polemiche per i braccialettida 40 mila dollari della first lady

PAESE CHE VAI, casta che trovi: Europa oAmerica, la trovi sempre: Bruxelles, Ue, oWashington, cambia poco. Le istituzionicomunitarie hanno da poco dato un giro di vitealle norme etiche dei loro membri, perchéalcuni di loro praticavano il vizietto dirivendersi, a lauto pagamento, i segreti dellacasa dopo averla lasciata, infischiandosene deiconflitti d’interessi. Due sono stati “sgamati”.L’ex responsabile dell’industria GunterVerheugen, tedesco, aveva in Germania unasocietà di consulenza per l’Ue, messa su con laex amante, attuale compagna, ed ex capo digabinetto Petra Erler. La Commissione gli haimposto 26 mesi d’astinenza da ogni contattocon i servizi di cui era responsabile e con leaziende di cui si era occupato, pena lasospensione della pensione. E l’ex responsabiledel mercato interno Charlie McCreevy,irlandese, ha dovuto dimettersi da una bancabritannica, mentre continua a lavorare per la

RyanAir. Gli ex commissari lobbisti non sonogli unici reprobi della casta europea: unachiacchiera riguardò l’uso “f a m i l i a re ” dell’autoblu del presidente del Consiglio Herman vanRompuy; e, a fine 2010, si seppe che 17 excommissari, fra cui Franco Frattini,percepivano ancora, oltre un anno e mezzodopo la fine del loro mandato, l’indennità ditransizione prevista anche per chi ha un’attivitàremunerata. E anche i potenti d’Americas’attirano critiche: la first lady Michelle Obamaè nella bufera perché, a una serata di raccoltafondi per il partito democratico, indossavabracciali del valore di oltre 40 mila dollari,disegnati dall’orafa prodigio Katie Deker, 23anni. Lanciata dal sito conservatore DrudgeReport, la notizia suscita commenti taglienti:“Indossa più del mio reddito annuale”, diceuno; e “Quanti poveracci potrebbero sfamarequello pietre?”, s’interroga un altro.

g. g.

Parigi Donna col velo si candidaall’Eliseo È improbabile che possa riuscirci, maKenza Drider, una donna di Avignone, che indossail niqab, si vuole presentare alle presidenziali 2012per “ottenere l’abrogazione della legge sul veloi n t eg ra l e ”. Proprio nel giorno delle prime condanne(multe di 120 euro) in Francia da quando è stataintrodotta la legge che vieta di indossare in pubblicoil velo integrale. (FOTO ANSA)

Londra Video choc: lotta tra bimbi in gabbiaBambini in gabbia che se la danno di santa ragionecome su un ring: la Gran Bretagna è sotto choc peruna serie di immagini riprese al Greenlands LabourClub di Preston. Il pubblico in sala applaude.“È una barbarie”, ha detto il ministro della CulturaJeremy Hunt. Nel video si vedono un bimbo di ottoanni e uno di nove che si prendono a pugni senzap r o t e z i o n e.

Venerdì 23 settembre 2011 pagina 13

HAMAS CONTRO ABU MAZEN“NON VOGLIAMO LO STATO”

Opposti estremismi: la rabbia dei coloni israeliani

di Roberta ZuniniGerusalemme

Hamas ringrazia il presiden-te Obama. Sono gli scher-zi che può giocare la storiaquando da locale diventa

mondiale. Il movimento islami-co, bollato di terrorismo dagliStati Uniti e da gran parte dellacomunità internazionale, plaudeil gran rifiuto del presidente ame-ricano di appoggiare il riconosci-mento dello Stato palestinese, at-traverso il ricorso all’O nu .Da poco riunitisi, ma solo for-malmente, al partito laico Fatahche governa la Cisgiordania, ibarbuti integralisti che control-lano la Striscia di Gaza dal 2006,sono d’accordo con la scelta diObama di non appoggiare la tra-sformazione dell’entità naziona-le palestinese in Stato membrodelle Nazioni Unite. Le motiva-zioni però sono assai diverse:Obama sostiene di non poter ap-provare l’iniziativa del presiden-te dell’Anp, Abu Mazen, perchéunilaterale mentre Hamas “per -chè con questo passo i palestine-si non saranno più in grado dicontinuare a combattere Israe-le”. Lo ha chiarito il dirigente po-litico Mahmoud al-Zahar. E poi inpiazza sfila lo scetticismo di al-cuni giovani palestinesi, un po’confusi e fuori dalle logiche dipotere, in corteo a Ramallahcontro “l’ipocrita Obama”.Altri attivisti da Gaza rilanciano:“Questa iniziativa, che peraltrofallirà, finirà per essere contro-producente allo scopo di una fu-tura concreta acquisizione di di-ritti. Non ha alcun senso: anchese ottenessimo di diventare unoStato questo sarà solo sulla car-

ta”. Non che ciò significhi cheHamas vuole negoziare diretta-mente con Israele. Anzi. In teo-ria Hamas non riconosce ancoranemmeno Israele dentro i con-fini del ’67. Così come i coloniebrei non riconoscono non soloun futuro Stato palestinese manemmeno l’Anp. Per loro l’occu -pazione non esiste.“È nostro diritto vivere in quellache l’Onu e tutte le nazioni delmondo ritengono terra occupa-ta illegalmente da Israele. Quellache tutti voi chiamate Cisgiorda-nia o West Bank è invece partedella grande Israele descritta dal-la Bibbia”, ci dice Allon Meller.Insegnante di matematica e bio-logia Meller, è un ragazzone di

trentasei anni che in italiano (lamadre ebrea è nata a Firenze e siè trasferita in Israele dopo laspartizione del 1948) ci spiegaperché ha deciso di venire a vi-vere in questa specie di desolatabaraccopoli piantata su una col-lina desertica a circa 30 chilome-tri da Gerusalemme: “Sono fierodi essere uno dei fondatori di Mi-gron, un avamposto in quellache voi chiamate Cisgiordania,r ipete”. Gli outpost sono gli avan-posti ritenuti illegali persino dalgoverno Netanyahu. Si tratta diinsediamenti costituiti non dacase in muratura ma da contai-ner e prefabbricati che fungonoda abitazioni, circondati da unarecinzione e filo spinato. “Io,

STRANI MONDI

Pedofilia, il Papa: “Capisco chi lascia la Chiesa”POI S’IMBATTE NEI DISCORSI SPINOSI DEL CAPO DELLO STATO TEDESCO E DELLA COMUNITÀ EBRAICA

di Marco PolitiBerlino

P arte con il piede giusto Bene-detto XVI nel suo difficile viag-

gio in Germania. Ammette che chilascia la Chiesa dopo lo scandalodegli abusi ha le sue ragioni. “Po s -so capire – dice ai reporter sull’ae-reo papale – che di fronte a criminicome gli abusi su minori commes-si da sacerdoti, se le vittime sonopersone (a lui) vicine, uno dica:questa non è la mia Chiesa. LaChiesa è una forza di umanizzazio-ne e moralizzazione e se loro stessifanno il contrario, io non posso piùstare con questa Chiesa”. E usal’immagine della rete di Dio (chesarebbe la Chiesa) in cui pesci buo-ni stanno accanto a “pesci catti-vi”.Riprenderà l’immagine a fine gior-nata nella messa allo Stadio Olim-pico, ammettendo esperienze do-lorose ma invitando i fedeli a nonfermarsi sul negativo per non per-dere di vista il “m i s t e ro ” della Chie-sa”. Parte con discrezione il pon-tefice, affrontando le tensioni in-

torno alla sua visita. “È normale –sottolinea – che in una società li-bera, in un tempo secolarizzato, cisiano posizioni contro la visita delPapa. È anche giusto che si espri-mano e io rispetto tutti coloro cheesprimono la loro contrarietà”.Certo, lo avessero detto in Vatica-no quando fu drammatizzata con-tro il governo Prodi la protesta diprofessori e studenti per la sua vi-sita alla Sapienza nel 2008 per inau-gurare l’anno accademico, sareb-be stato un bel gesto. Ma l’Italia, sisa, è “cortile di casa” e non devepermettersi ciò che in Europa èaccettato.

BENEDETTO XVI, c o mu n q u e ,ribadisce esplicitamente che dimo-strare “fa parte della nostra libertà edobbiamo prendere atto che il se-colarismo e anche l’opposizione alcattolicesimo nelle nostre società èfor te”. In ogni caso, “quando que-sta opposizione si rivela in modocivile non ho niente da dire con-t ro ”. Sarà anche per questo – e forseperché c’è maggiore interesse perciò che dirà il Papa piuttosto che

per combattere la sua icona – che lamanifestazione a Postdamer Platz ra -duna soltanto qualche migliaio dipersone al grido di “abbasso il po-tere dei dogmi”, “felici senza Dio” e“gnocca nelle diocesi”.Al Bundestag Ratzinger viene accoltocon applausi calorosi e strappa an-che risate di simpatia quando pererrore sta per andare al palco dellapresidenza e assicura di non volerefare “propaganda per nessun par-tito” e quando con umorismo citauna dichiarazione resa dal maestrodel diritto Kelsen a ottantaquattroanni, aggiungendo: “D i m o s t ra z i o -ne che a quell’età si possono ancoradire cose ragionevoli!”. Ma è unviaggio strano. Benedetto XVI se-gue l’orbita dei suoi pensieri, rilan-cia – dinanzi al parlamento della suapatria – il tema dei fondamenti deldiritto in democrazia, denuncia i ri-schi della manipolazione dell’uo-mo da parte dell’uomo, ricorda itragici effetti della separazione delpotere dal diritto, quando la “bandadi briganti” nazista spinse il mondosull’orlo del precipizio.Eppure nei suoi discorsi risuona un

che di accademico che ai tedeschiappare in stridente contraddizionecon le domande poste al ponteficedal cattolicesimo nazionale. Né aBerlino si è sentito nelle parole pa-pali un solo accenno alla situazionedrammatica dell’Europa, fosse pureper richiamare i compiti dei cristia-ni. Tocca ai suoi ospiti, le massimeautorità della Repubblica federale,richiamarlo ai temi più scottantidella Chiesa odierna.

È UN contraddittorio che non si èquasi mai visto in altre parti delmondo e che in Italia sarebbe im-pensabile: è il presidente della Re-pubblica Christian Wulff, cattolico,a chiedergli dinanzi a tutti “conquanta misericordia si comporta laChiesa a fronte delle fratture che siverificano nelle esistenze delle per-sone? In che modo affronta le frat-ture nella propria storia e i com-portamenti errati dei propri digni-tari? Quale posto (nella Chiesa)hanno i laici accanto ai sacerdoti,quale posto le donne accanto agliuomini? Cosa fa la Chiesa per su-perare le divisioni tra cattolici,

evangelici e ortodossi?”. Ed è il cat-tolico Norbert Lammert, presiden-te del Bundestag, a dirgli che “da unpontificato di un papa tedesco, ilprimo dopo la Riforma, ci si aspettaun passo evidente per superare ledivisioni nella Chiesa”. Tutte que-stioni a cui Benedetto XVI non vuo-le o non può rispondere. Così comedopo un commovente discorso ri-volto alla comunità ebraica sulla tra-gedia della Shoa e l’idolo paganoHitler si è sentito dire a quattr’o c ch idal presidente Dieter Graumannche l’ebraismo resta ferito: per ilcaso Williamson, la preghiera pre-conciliare del Venerdì Santo e labeatificazione di Pio XII.

L’avamposto di MigronCosì nascono le colonie israelianenei Territori occupati: coni container che preannuncianonuove edificazioni (FOTO ALESSI ROMENZI)

mia moglie e i nostri sei figli ab-biamo sentito nel cuore che dob-biamo mettere in pratica ciò cheDio vuole, cioè che noi ebreidobbiamo vivere in queste zoneperché ci appartengono. Nonsono d’accordo sulla nascita diuno Stato palestinese. Gli arabipossono rimanere, se accettanopacificamente che questa è casanostra. Se ci combattono noic o m b a t t e re m o ”. Meller perònon è un colono estremista.I più violenti stanno nella valledel Giordano a due ore da qui,vicino a Nablus. Ieri Baruch Mar-zel, il leader, ha fatto sapere che“la miglior difesa è l’attacco”.Non tollereranno di veder nasce-re uno Stato palestinese e sonopronti a imbracciare i mitraglia-tori che portano sempre al colloe a lanciare bombe e granate an-che sui civili palestinesi. In Israe-le ieri per la prima volta dopoGolda Meier una donna, ShellyYachimovich, è diventata leaderdel partito laburista. Anche se-condo lei la Palestina non puònascere attraverso una decisio-ne del Palazzo di Vetro. Che ierisi è svuotato quando ha parlato ilpresidente iraniano Ahmadine-jad, capace di negare ancora unavolta la Shoah, di parlare di oc-cupazione americana anche inItalia e di affermare che Neda, laragazza simbolo della rivoluzio-ne verde, fu uccisa da oppositorie Bbc per allestire “un video bi-slacco”.

All’Onu Ahmadinejad nega ancoral’Olocausto. La sala si svuota. Poi:“Occupazione Usa anche in Italia”

Contestatori Gli anti-papistiper le strade di Berlino (FOTO ANSA)

TRASPARENTI paradossi

La censuradi Assange

di Giampiero Gramaglia

C hi di Wikileaks ferisce, di Wikileaks pe-risce: il sito al curaro di Julian Assange

continua a mietere vittime, ma neppure ilsuo fondatore è risparmiato dai contraccol-pi, giudiziari, finanziari e personali, delle sueoverdose di verità. Ieri, è uscita la biografianon autorizzata dell’hacker australiano: fal-liti i tentativi di bloccarne la pubblicazione,dopo una controversia con la casa editrice

Canongate. La stesura è opera del ghost writer Andrew O’Hagan, concui Assange ha ricostruito, per la prima volta, gli episodi sessuali che glisono contestati in Svezia. Contemporaneamente, il direttore della tvpan-araba al Jazeera si dimetteva, dopo essere finito nel tritacarne deicablo di Wikileaks. L’uscita della biografia segue di pochi giorni la messaall’asta di cimeli di Assange a caccia di fondi per tamponare le falle neiconti. Tra gli oggetti in vendita, una bustina di caffè souvenir dei giorni incarcere (315 dollari prezzo base su eBay) e un portatile (6mila dollari),oltre a un ritratto firmato nel giorno del suo 40° compleanno e ad uncablo inviato dal segretario di Stato Usa Hillary Clinton all’Onu. Le dif-ficoltà finanziarie del sito e del suo fondatore si sono aggravate di re-cente .

UNA VALANGA di critiche sono piovute sul Wikileaks e su As-sange, da parte di governi e organizzazioni, ma anche di media e gior-nalisti, dopo la pubblicazione di documenti alla rinfusa, senza neppuretenere conto dei rischi che alcune fonti di quelle informazioni potrebberocorrere. L’hacker, tuttora in attesa della decisione d’una Corte d’Appellobritannica sulla sua estradizione o meno in Svezia, per l’accusa di vio-lenza sessuale, è pure entrato in rotta di collisione con i soci del sito. Labiografia, pronta da marzo, è uscita malgrado Assange abbia da temposospeso la collaborazione: lui voleva farne un manifesto politico, mentre illibro ora pubblicato insisterebbe troppo sulle sue vicende personali: “Tut -te le memorie sono una forma di prostituzione”, avrebbe detto il biondinoaustraliano, motivando l’ostilità al progetto. Però non è stato in grado direndere alla Canongate il robusto anticipo (400mila sterline, pare): i suoifondi sono bloccati per il pagamento delle spese legali. Secondo il suoracconto, le accuse svedesi nascono dal desiderio di Washington di scre-ditarlo e da una rivalsa delle due accusatrici per essere state scaricate. Finqui, le nuove grane di Assange. In fondo, poca cosa rispetto ai fastiditoccati a vittime dei cablo riservati da lui messi in rete senza filtri. WadahKhanfar, da otto anni direttore di Al Jazira, s’è dimesso, pur negando diessersi piegato a pressioni da parte degli Usa, come invece risulterebbeda documenti pubblicati da Wikileaks. In un’intervista alla sua tv, Khan-far attribuisce le dimissioni al logoramento dell’incarico: “Abbiamo avutopressioni, per esempio per la copertura di notizie su Bin Laden o sull’I ra q ,ma abbiamo sempre fatto il nostro lavoro. Gli Usa sono sempre stati criticicon noi, hanno imprigionato nostri giornalisti, hanno bombardato nostriu f fi c i ”. Secondo cablo di Wikileaks, Khanfar avrebbe modificato alcunireportage in base a obiezioni fattegli dai servizi americani. Il suo suc-cessore è Sheikh Al Thani, un qatarino della famiglia reale.

Pechino Cacciato da reality,perché trans Jin Xing, personaggio molto notodel mondo dello spettacolo cinese, è stato allontanatoda uno show televisivo nel quale era giudice, perchètransessuale. È stata lei stessa, sul suo profilodi Weibo, il social network cinese più utilizzatodagli internauti della terra di mezzo, ad annunciarela sua uscita da Fei Tong Fan Xiang, il reality showsul canto. (FOTO LAPRESSE)

Oslo Deputato multato, era in un bordelloall’estero Un parlamentare norvegese dovrà pagare unamulta di 25mila corone, circa 3.200 euro, per aver fattosesso a pagamento in un bordello di Riga, Lettonia. Per inorvegesi pagare per ottenere prestazioni sessuali è unreato, anche all’estero. Ha scoperto tutto Tv2 che ha inviatouna troupe a Riga e ha mandato in onda ieri sera il serviziosu Bard Hoksrud, esponente del Partito progressistaall’opposizione. (FOTO LAPRESSE)

pagina 14 Ve n e r d ì 23 settembre 2011

MOSCHE BIANCHEPhilippe Daverioe il suo Passepartout

“POVERA RAIOBBLIGATA ALL’I G N O R A N Z A”

già realizzato. Ce ne sono al-cune particolarmente utili,come le tre dedicate alla mu-tazione urbanistica della Ci-na. I miei concittadini mila-nesi ancora aspettano un pro-gramma che gli spieghi checos'è stata l'Expo di Shan-ghai.Dunque la Rai è consape-vole che Passepartout è unprogramma che pesa piùdi quanto conta.Certo, anche perché nonconta niente, e poi svolge unafunzione fondamentale perscaricarsi la coscienza.La classica foglia di fico?La classica penitenza del con-fessore. Tre pater, ave e gloriae io ti assolvo da tutti i tuoi

peccati.La cultura in Rai conta co-sì poco?Devo dirle la verità. Secondola mia esperienza, la genteche lavora in Rai ha molta piùpassione per la cultura diquanto non riesca a esprimer-la nei programmi che arriva-no sui palinsesti.S i c u ro ?Sicurissimo, anche se possoparlare solo per Raitre, l'uni-ca rete con cui ho lavorato, enon tanto per questioni di ap-partenenza, ma di presenta-bilità internazionale.Non si sente affine a Rai-t re ?Non mi sento affine a niente.Io sono un giacobino anarchi-

co, e credo che si capisca alprimo sguardo.Tornando alla tv, comespiega questo strano feno-meno della rimozione del-la cultura?È come se dicessero: ci pia-cerebbe tanto fare delle cosediverse, ma purtroppo dob-biamo fare la televisione, ec'è questo imperativo secon-do cui la televisione deve es-sere per forza incolta.L'ignoranza dell'obbligo?Più o meno. Bisogna per forzacosiderare la tv come gene-rica, il problema è tutto qui. Ilgenerico è necessariamentetranspopolare; di conseguen-za, tutto quello che esula dal-la banalità è visto con sospet-to. Da quando sono nate lereti private, le cose sono peg-giorate. Anche le reti pubbli-che si sono allineate per il ti-more di uscire dal mercato.Se questo è vero, vuol direche le è riuscito un piccolomiracolo. Esclusi i suoi

programmi, quali spazi de-dicati alla divulgazione cul-turale vede nella program-mazione di viale Mazzini?C'è la famiglia Angela. E poiLa storia siamo noi, anche seanche qui con taglio feroce-mente filopopolare.Vale a dire?Vale a dire che si parla sem-pre di Mussolini. Nei 150 annidell'Unità, non si è stati ca-paci produrre una seria tra-smissione sulla storia d'Italia.Provi a interrogare un italia-no sui primi 50 anni della sto-ria dell’Italia unita. Buio pe-sto. E anche sulla storia degliultimi 50 anni, ha fatto moltopiù il cinema della televisio-ne. Assurdo. Però poi a La Sto-ria siamo noi c'è lo speciale sul-la cognata del portinaio dellacasa di vacanze di Mussolini.Qualche volta si parla an-che di HitlerCome no? Un bello specialesull'allenatore del cane di Hi-tler. Anche se si parla si storia,c'è sempre il solito imperati-vo, Freud lo chiamerebbe ilsuperego, che dice: “R i c o rd a -ti che fai la televisione nazio-n a l - p o p o l a re ”. Quasi impossi-bile uscirne, anche se noi, nelcnostro piccolo, abbiamo di-mostrato che uscendone sipuò funzionare benissimo.Alle 13.20, quando il pro-gramma comincia, partiamocon 150mila spettatori. Qua-rantacinque minuti dopo,chiudiamo a un 1milione200mila.Quindi non solo chi la fa,ma anche chi vede la tv sa-rebbe più interessato alladivulgazione culturale diquanto non si creda.Se la Rai avesse il coraggio dicommissionare delle serie in-dagini di mercato e di ripri-stinare il vecchio indice digradimento scoprirebbe unsacco di cose molto prezioseper la sua sopravvivenza, acominciare dal suo propriodeclino. Se esistesse il ratingdelle televisioni, Stan-dard&Poors l'avrebbe declas-sata da un pezzo. E questo va-le anche per la nostra pub-blicità, che ha completamen-te perso la creatività per cuiera celebre un tempo.Dipende dai punti di vista.Solo da noi l'ultimo librodi Alfonso Luigi Marra puòessere reclamizzato daRuby Rubacuori.Appunto. Vuol dire che sia-

mo completamente rimbam-biti. D'altra parte, basta guar-dare il resto d'Europa per ca-pire che la nostra comunica-zione è obsoleta, esclusiva-mente legata ancora una vol-ta alla logica dello scaffale delsuper mercato.Ma la conoscenza non do-vrebbe essere considerataun lusso?È l'ennesimo paradosso. Que-sta consapevolezza non cel'hanno gli emittenti, ma glispettatori sì, motivo di piùper avere paura del gradimen-to.Il superego che vuol tene-re tutto sotto controlloqual è? La politica?La politica controlla da sem-

pre la Rai, ma è vero che daqualche anno l'ha anche oc-cupata al 90 per cento.Fornendo uno spettacolopiuttosto sottoculturale.Vero. Ma proprio per questo,se qualcuno riesce a dare unprodotto diverso, scopre chegli spazi di mercato ci sonoeccome, come tra l'altro di-mostra la vicenda del “Fa t t oquotidiano”. Il vostro è l'uni-co giornale non finanziatodalla politica, tuttavia ha unaposizione politica, e ha im-mediatamente trovato unospazio di mercato che ha sor-preso un po’ tutti. Una stradache altri avrebbero potuto se-guire, anche se finora nessunaltro editore ha avuto il co-raggio di uscire da quell'am-bito di protezione che dà lagaranzia soffice della soprav-v i ve n z a .L'importante è tirare acampare .Già. Ma tirando a camparenon si vive mai.

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

NegritaIn uscita ilnu ovoalbum, showa Roma inf e b b ra i o

DepardieuIl cortodi cui èp ro t a g o n i s t aha vinto ilFano Festival

Pellegrini“Fe s t i va ldi Sanremo?Per ora no,m a ga r inel 2013”

SorrentinoIl filmp re s e n t a t oa Cannesin sala il 14o t t o b re

di Nanni Delbecchi

Nemmeno al telefono PhilippeDaverio perde una piuma delsuo garbo suadente, nemme-no il giorno dopo in cui è sta-ta ufficializzata la sospensio-ne della nuova serie di Pa s -separ tout, le cui repliche stan-no peraltro andando in ondasu Raitre (mentre Rai 5 con-tinua a trasmettere regolar-mente l'altro suo program-ma, Emporio Daverio). “Mi scu-si, cominciamo l'intervistatra un attimo, qui c'è una per-sona troppo carina e sorri-dente che mi sta chiedendol'autografo. Non posso nonfar glielo.”Prego, ci mancherebbe.Non si preoccupi per la pen-na, ce l'ho io... Come si chia-ma? Chiara? Fantastico...Mi perdoni, ma sa, Pa s s e p a r -tout è molto amato dal pub-bl i c o .Sento. Se non l'ha prepa-rata apposta...Ah ah, no davvero. Succedespesso che gli ascoltatori mifermino per strada, e non so-no quasi mai i tromboni checi si potrebbe immaginare.Sono quasi sempre giovani,quel pubblico che per l'Au-ditel non esiste perché non èconsiderato target da super-m e rc a t o .P re go ?Ma sì, lo saprà anche lei che iparametri dell'Auditel si fon-dano esclusivamente sulloscaffale del supermercato.Tutti gli altri consumatorinon esistono.Ci faccia capire meglio.Perché la Rai ha deciso dicancellare il suo program-ma di divulgazione artisti-ca, che ha sempre conside-rato un fiore all'occhiello acosti minimi?Se vuole glielo spiego, ma èmolto complicato. Alla baseci sono una serie di comples-se eccezioni giuridiche, le

stesse che hanno portato allafine di Parla con me.Non saranno formalismiusati come pretesti, con ilvero scopo di cacciare laDandini?Questo è certo, anche se...La scusa è a prova di bom-ba.Non parli così. Diciamo piut-tosto che l'eccezione giuridi-ca è funzionale.Nel suo caso che accadrà?Dovrà cambiare il titolodella trasmissione e tuttocontinuerà come prima?Ma certo, finirà così, ancheperché sarebbe un vero pec-cato non mandare in onda lepuntate che ci sono statecommissionate, e abbiamo

in & out

La rimozionedella cultura

“A moltipiacerebbe farecose diverse, manon si può. Tuttociò che esula dalbanale è vistocon sospetto

La cancellazionedel programma

“Ci voleva unalibi giuridicoper cacciare laDandini,e noi abbiamosubito la stessasorte

Philippe Daverio. La nuova serie del suo programma di divulgazione artisticaPassepartout è stata temporaneamente cancellata da Raitre (FOTO ANSA)

Venerdì 23 settembre 2011 pagina 15

SQUILIBRI DI CAMPIONATO

PICCOLE ALLA RISCOSSA E GRANDIIN FRENATA, MA È SOLO L’INIZIO

Botte alla Juve dal Bologna e al Napoli va anche peggio:turni ogni tre giorni con squadre in stato confusionale

di Roberto Beccantini

Nessuna squadra a pun-teggio pieno è sintomodi equilibrio, e che poidetto equilibrio, alme-

no da noi, tenda verso il bassonon costituisce né una sor-presa né un'offesa. Questi sia-mo. Un anno fa, dopo tre tur-ni, comandavano Cesena e In-ter. L'Inter di Rafa Benitez eSamuel Eto'o. Sette punti co-me Genoa, Juventus e Udine-se. Si gioca ogni tre giorni, e aritmi così indiavolati non sipuò non ricorrere a temera-rie rotazioni. L'ha fatto Maz-zarri con il Chievo e gli è an-data male: fucilato sul posto. Icosiddetti t u r n ov e r a n d re bb e -ro pesati prima, e non dopo,sulla bilancia del risultato:troppo comodo. Con il mer-cato chiuso a fine agosto, ilrodaggio assorbe la faseascendente del campionato.Sono ancora gli episodi a de-terminare il gioco, nella spe-ranza che un giorno o l'altropossa essere il gioco a deter-minare gli episodi. Per la cro-naca, le scosse di assestamen-to non toccano soltanto la Se-rie A.

IN SPAGNA, la raffinatasartoria del Barcellona si stacucendo addosso un numerospropositato di due a due: so-no già quattro, fra Real (Super-coppa), Milan (Champions),Real Sociedad e Valencia (Li-ga). Il Real di Mourinho, daparte sua, non vince e non se-gna da due gare, 0-1 sul campodel Levante e 0-0 a Santander.In Germania, i campioni delBorussia Dortmund arranca-no nelle zone basse; idem, inFrancia, il Marsiglia di De-schamps. Per tacere della Pre-mier inglese, là dove il Man-chester City di Mancini è riu-scito nell'impresa di farsi ri-montare due gol dall'umile Fu-

lham. Avanti adagio, dunque.O ti chiami Manchester Uni-ted (cinque su cinque) o nonc'è trippa per gatti. Il Milanincarna e riassume la mode-stia del panorama. La rinunciaa Pirlo e gli infortuni, un'eca-tombe, hanno condizionato ildecollo di Allegri. Tre partite,zero vittorie. E Pato di nuovoko. Il filo di luce arriva dal goldi Stephan El Shaarawy, classe1992, riserva della riserva del-la riserva. Il destino, a diffe-renza dei postini, non suonamai prima di entrare. In attesadi Ibrahimovic, si naviga a vi-sta. Il simbolo è Van Bommel,prezioso a gennaio, quandovenne reclutato d'urgenza, eoggi tremendamente svuota-to.Dalla zuffa conclusiva di Ju-ventus-Bologna emerge loschiaffo di un tifoso a Di Vaio,testimonianza e sintesi diquanto sia tormentata e peri-colosa la via italiana agli stadisenza barriere. Il risultato glidà torto, ma per mezz'ora, trale follie di Vucinic e il pareggiodi Portanova, Conte può ce-lebrare la miglior Juve di que-sto scorcio. Conte, alla Juve, èil sesto allenatore dopo Cal-ciopoli; e Ranieri, all'Inter, ilquarto dopo Mourinho: a pro-posito di idee chiare. La clas-sifica, schiacciata, offre risto-ro a tutti. Provate a mettervinei panni di Gasperini, fre-schissimo di esonero: nel Ge-noa spopola proprio quel Pa-lacio che, in estate, aveva rap-presentato il suo Piave: ac-campato sulla sponda, ne at-tendeva, speranzoso, il “cada-ve re ”. Lo spogliatoio e Morattihanno preferito il suo.

IN TESTA, senza l'handicapdei sei punti, ci sarebbe anchel'Atalanta di Colantuono, unaneopromossa che ha trovatoin Denis il più efficace degliutilizzatori finali. Colantuono

Voti a perdereì

Stephan El Shaarawy che ha portato i rossoneri al pareggio (FOTO LAPRESSE)

IL PEGGIORE 4VUCINIC È lui la probabile causadel mancato successo della Juve sulBologna, anche se il primo giallo nonlo becca per eccesso di esultanza, maper proteste.

IL MIGLIORE 9ATA L A N TA Senza penalizzazio-ne sarebbe prima e non penultima.Merito di una squadra ben costruitada Pierpaolo Marino e ottimamentediretta da Colantuono.

MALESANI 8 Resta un al-lenatore ruspante e folclori-stico, però sincero in un mon-do di ipocriti. Conosce il cal-cio e come lo si trasmette aicalciatori. La sponda rossoblùdel Genoa lo aveva accoltocon scetticismo, forse sotto-valutando la sua carriera cheinclude una Coppa Italia e unaCoppa Uefa conquistate con ilParma di Tanzi. Domenica puòvincere in casa del Chievo, lasocietà che lo lanciò, e man-tenere la testa.

EL SHAARAWY 7 Anemmeno diciannove anni (lifarà il 27 ottobre) segna il pri-mo gol in Serie A al debutto aSan Siro. Tuttavia se non sifosse infortunato anche Pato,Allegri lo avrebbe lasciato inpanchina o, al massimo, gliavrebbe concesso uno spic-chio di partita. In Italia, paeseper vecchi anche calcistica-mente, tentennano tuttiquando c'è da dar fiducia a unragazzo di talento. La fortunaper l'italo-egiziano è che alMilan gli attaccanti sono finiti(Pato fuori un mese).

ZAHAVI 7 Il gol che vieneda Israele (secondo nella sto-ria della Serie A dopo quello diTal Banin nel 1997) è il più belloe il più veloce (20 secondi) delquarto turno. Lo segna il cal-ciatore che Zamparini consi-dera l'erede di Pastore. Forselo diventerà (anche se Pastoreè stato sopravvalutato, so-prattutto al momento dellacessione), nel frattempo di-mostra di avere colpi da fuo-riclasse che devono essere as-sistiti dalla continuità di rendi-m e n t o.

MORATTI 5 Questa voltal'errore non è assumere Ra-nieri, ma fargli firmare uncontratto di due anni quandotutti sanno che nella testa delpresidente ronzano sempre inomi di Guardiola e di Mou-rinho. Dicono che a impun-tarsi sia stato l'allenatore te-staccino, già capace di rinun-ciare ai soldi della Sensi quan-do se ne andò, dimettendosi.Prevale la convinzione cheRanieri sia un traghettatore enessuno abbia avuto il corag-gio di dirglielo.

MAZZARRI 5 Paga l'ec-cesso di turnover (sei cambi suundici sono troppi a prescin-dere dagli interpreti) e se nonammette la colpa non è perpresunzione, ma perché un al-lenatore deve difendere tutti icalciatori della rosa. Tuttavia lasquadra è sembrata molle,forse perché inconsciamenteconvinta che un gol al Chievosarebbe venuto anche senzaLavezzi o con Cavani e Hamsikpart-time. In questo ha ragio-ne Mazzarri: il turnover nonc'entra. È un limite struttura-le .

SPOLLI 5 Emblema di unadifesa, quella del Catania,sventrata dal Genoa. Autore,lui, del più macroscopico er-rore individuale della giornata(più ancora dello sventuratorinvio del napoletano Fideleffsui piedi di Moscardelli). Su unpallone che corre verso la por-ta sguarnita di ogni protezio-ne. serve sulla linea (e di suola)l'assist per il secondo gol di Pa-lacio, anziché mettere in ango-lo o far sparare la palla lontanodal compagno che lo affianca.

di Giancarlo Padovan

è un italianista al quale la za-vorra imposta dalla giustiziasportiva ha tolto i calcoli e idubbi che, di solito, accompa-gnano coloro che, al cozzofrontale, preferiscono il pat-teggiamento tattico. Nella sta-gione 2006-2007, la Regginadi Mazzarri partì addirittura da

meno undici e si salvò in bel-lezza. Al Genoa, ha piantato letende Malesani, tecnico dallessico ruspante e la lavagnacoraggiosa, gestore di quelParma che, nel 1999, regalòl'ultima Coppa Uefa al calcioitaliano. In alto i cuori anche aNovara. La lezione inflitta al-l'Inter ha sdoganato Tesser egirato agli archivi una fetta diquella provincia, saporita eguerriera, che ha contribuito,nei secoli, a fare del calcio unostraordinario romanzo popo-lare. Domani, nel frattempo, sitorna in campo. Bologna-Intersegna il battesimo di Ranieri e,con Milan-Cesena e Napo-li-Fiorentina, introdurrà il se-condo turno di ChampionsLeague; domenica, Catania eParma offriranno lumi menofatui sulla consistenza di Ju-ventus e Roma. L'Udinese saràdi scena a Cagliari. Guidolinviaggia sempre a fari spenti.Ha costruito una squadra ca-pace di resistere alla perdita di

Sanchez, Inler e Zapata. Il suoVicenza vinse una Coppa Ita-lia e sfiorò la finale di Coppadelle Coppe. Non avrà amiciche contano, come ha dichia-rato per spiegare i piccoli con-fini della sua bottega, ma disicuro conta per gli amici (enon solo).

di Guido Biondi

H anno preso spunto dai White Stripes: unsecco comunicato sul sito web per annun-

ciare ai fan che “tutto ha una fine”. Non senza ilconsueto stile a cui i R.e.m. ci hanno abituatoda 31 anni: “A tutti coloro che si sono sentititoccati dalla nostra musica, il nostro profondograzie per averci ascoltato” e ancora, con gran-de umiltà, “un grande senso di stupore perquello che siamo riusciti a realizzare”. L’addiosi conclude con questo epitaffio, a cura delcantante Michael Stipe: “Disse una volta unsaggio che l’abilità di muoversi a una festa è

capire il momento giusto per andarsene”. Il si-to web del New York Times ha titolato: “The EndOf R.e.m., And They Feels Fine”, parafrasandola loro celebre canzone It’s the end of the world aswe know it; colpisce in questo caso l’assenza to-tale di incomprensioni, litigi che determinanoquasi sempre la decisione di una band di di-vider si.

DUE GIORNI dopo l’annuncio la loro eti-chetta discografica comunica l’imminenteuscita di Part Lies, Part Heart, Part Truth, Part Gar-bage 1982-2011 con le canzoni più famose e unpaio di inediti. Tempismo perfetto. Del resto idiscografici guadagnano meglio sfruttando ivecchi capolavori. Un esempio illuminante è lapubblicazione, a breve, dell’edizione remaste-red e deluxe di Achtung Baby degli U2, in variformati (uno addirittura costa quasi 500 dollari,la Uber version). Facile quindi che anche per iR.e.m. toccherà la stessa sorte. Ad oggi va dettoche il gruppo ha saputo sempre tener testa alloro sfruttamento commerciale: l’esempio piùeclatante è la decisione di pubblicare come sin-golo dall’album New Adventures In Hi-Fi la com-movente ballata “E-Bow The Letter”, un suici-dio dal punto di vista delle vendite. Del resto,nonostante quanto scritto sul Corr iere da An-drea Laffranchi, i R.e.m. non hanno mai puntatoa sfornare hit: se è successo è stato un caso, co-

me per Losing My Religion. La verità è che la bandoriginariamente formata da Stipe, Peter Buck,Mike Mills e Bill Berry (successivamente ritira-tosi in seguito a un aneurisma) è stata il batti-strada del rock alternativo: senza i loro albumnon sarebbero esistiti i Nirvana e i Radiohead. Ilgruppo di Thom Yorke, in particolare, ha spes-so dichiarato di essersi ispirato al loro opporsialle logiche di mercato: “Senza i R.e.m. sarem-mo diventati una band come gli U2”. La lorolunga carriera è iniziata nel 1980 con un albumcapolavoro, M u r mu r, che contiene una delle piùbelle canzoni della storia del rock moderno, Pe r -fect Circle. Ogni singolo disco è stato un fiorire diimpegno politico, di temati-che legate all’ecologia, alledisuguaglianze sociali. In Ta l kAbout The PassionStipe prendeatto che “non tutti possonosopportare il peso del mon-do”. Il grande successo arrivònel 1991 con Out Of Time: unasvolta improvvisa, non piani-ficata. Automatic For The Peo-ple, pubblicato un anno do-po, dimostra la libertà creati-va dei R.e.m.: un disco legatoda un forte senso di malinco-nia con testi che si interroga-no sulla morte (Man On The

Moon) e sulla sofferenza (Everybody Hurts). Que-st’ultimacanzone è forse il loro punto più alto: èaccompagnata da un video liberamente ispira-to al Cielo sopra Berlino di Wenders in cui si leg-gono “sottotitolati” i pensieri della gente comu-ne. N i g h t sw i m m i n g racconta con nostalgia quan-do “si poteva fare un bagno nudi di notte conn a t u ra l e z z a ” e Find The River chiude con la spe-ranza di trovare un senso ad ogni cosa.

DOPO l’abbandono del batterista Berry è ini-ziato il declino, solo apparentemente ritardatodall’uscita di Upe da qualche bel brano di R ev e a l .Gianni Sibilla, uno dei giornalisti italiani più vi-

cini al loro manager Bertis Do-wn, stigmatizza così: “La pro-mozione dell’ultimo album distudio Collapse Into Now ave vamostrato una band con poca,pochissima motivazione per ilf u t u ro ”. L’evoluzione di Stipe,artistica e umana, lo ha portatoad allontanarsi sempre più daPeter Buck, l’anima rockettaradel gruppo sempre attento alsound delle nuove band. Il sipa-rio è naturale, ci evita la stan-chezza di rivedere un tour ka-raoke in perfetto stile Sto-nes/U2.

QUESTIONE DI STILE

R.e.m. ovvero l’eleganza di un addio

Una delle piùgrandi band delrock si è scioltacon la stessasobrietà che hasegnato la sualunga carriera

Michael Stipe, leader dei R.e.m. (FOTO ANSA)

SECONDO TEMPO

E per il Milanla luce arrivasolo con il goldi El Shaarawy,classe 1992,ultimodelle riserve

pagina 16 Venerdì 23 settembre 2011

20.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo21.00 NOTIZIARIO Newslunghe da 2421.27 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo21.30 RUBRICA Meridiana- Scienza 121.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo22.00 ATTUALITÀ Inchiesta3 (Interni) (REPLICA)22.30 NOTIZIARIO Newslunghe da 2422.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo23.00 RUBRICA Consumi econsumi23.27 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo23.30 RUBRICA Tempi sup-plementari23.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo0.00 NOTIZIARIO Newslunghe da 240.27 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo

11.00 REAL TV Forum13.00 NOTIZIARIO TG5 -Meteo 513.40 SOAP OPERA Beauti-ful14.10 SOAP OPERA Cento-Vetrine14.45 TALK SHOW Uominie Donne16.20 ATTUALITÀPomeriggio Cinque

NOTIZIARIO TG5 Minuti (ALL'INTERNO)18.50 GIOCO Avanti unaltro20.00 NOTIZIARIO TG5 -Meteo 520.40 VARIETÀ Paperissi-ma Sprint21.15 Riassunto: Sanguecaldo.21.20 PRIMA TV MINISERIESangue caldo. Con AsiaArgento, Manuela Arcuri23.30 ATTUALITÀ Matrix.Condotto da Alessio Vinci1.30 NOTIZIARIO TG5Notte - Meteo 5 Notte

11.55 PRIMA TV REAL TVSpose Extralarge12.25 NOTIZIARIO StudioAperto - Meteo - StudioSport13.40 CARTONI I Simpson14.35 CARTONI What's mydestiny Dragon Ball15.00 TELEFILM Big BangTheory15.35 TELEFILM Chuck16.30 TELEFILM Glee17.25 CARTONI ANIMATIZig & Sharko17.30 PRIMA TV CARTONIANIMATI Mila e Shiro - Ilsogno continua17.55 CARTONI ANIMATIUna spada per Lady Oscar18.30 NOTIZIARIO StudioAperto - Meteo - StudioSport19.25 TELEFILM C.S.I.21.10 VARIETÀ Colorado0.00 FILM Fracchia, labelva umana2.05 RUBRICA SPORTIVAPoker1mania

11.30 NOTIZIARIO TG4 -Meteo - Vie d'Italia noti-zie sul traffico12.00 TELEFILM Un detec-tive in corsia13.00 TELEFILM La signorain giallo13.50 REAL TV Il tribunaledi Forum - Anteprima14.05 REAL TV Sessionepomeridiana: il tribunaledi Forum15.35 SOAP OPERA Sentieri16.10 FILM El Dorado18.55 NOTIZIARIO TG4 -Meteo19.35 SOAP OPERA Tempe-sta d'amore20.30 TELEFILM WalkerTexas Ranger21.10 ATTUALITÀ QuartoGrado23.55 FILM Sliver

NOTIZIARIO TGCom -Navigare Informati(ALL'INTERNO)1.50 NOTIZIARIO TG4Night News

11.00 VARIETÀ G' Day(REPLICA)11.30 ATTUALITÀ (ah)iPi-roso12.25 RUBRICA I menù diBenedetta13.30 NOTIZIARIO TG La714.05 FILM Il tesoro delloYankee Zephyr16.15 DOCUMENTARIOAtlantide - Storie di uomi-ni e di mondi17.30 TELEFILM L'ispettoreBarnaby19.30 VARIETÀ G' Day20.00 NOTIZIARIO TG La720.30 ATTUALITÀ Otto emezzo. Condottoda Lilli Gruber21.10 PRIMA TV FILMNomad - The Warrior. Con Kuno Becker, JayHernandez.23.30 NOTIZIARIO TG La723.45 FILM Il diavolo blu1.45 ATTUALITÀ Otto emezzo (REPLICA)2.25 DOC. La7 Colors

���/ I Fiori di KirkukE’ il racconto toccante del genocidio delpopolo curdo sotto il regime di SaddamHussein, efficacemente congiunto allanarrazione di una travagliata relazioned’amore. La storia è quella di Najila(Morjana Alaoui, nella foto), una giova-ne dottoressa iraquena, tornata a Kir-kuk dopo gli studi in Italia, innamoratadi Sherko, medico curdo impegnato nel-la resistenza, e desiderata da Mokhtar,ufficiale dell’esercito di Saddam.Sky Cinema Passion 21,00

���/ Questione di cuore Angelo, giovane carrozziere romano,vive nel quartiere di Pigneto insiemealla moglie Rossana e ai due figli Perlae Airton. I due sono in attesa del terzobebè e la loro vita scorre senza troppiintoppi. Poi, una sera, la svolta. Il desti-no di Angelo incrocia quello di Alberto,noto sceneggiatore. E lo fa nel modo piùinaspettato: entrambi, infatti, vengonocolpiti da un infarto e, insieme, si ritro-vano in sala di rianimazione...Rai 3 21,05

��/ Nomad - The WarriorFilm epico, ambientato nel diciottesimosecolo. Tra ricostruzione storica e puraleggenda, si narra la storia del coraggioe della determinazione di un giovanissi-mo condottiero, che seppe riunire lediverse tribù nomadi dell’Asia centraleper fondare il Kazakistan. In questaterra sconfinata, situata tra la Russia,la Cina e il Tibet, gli uomini che vi abi-tavano, combatterono per decenni con-tro chi voleva assoggettarli... La 7 21,10

�L’ultima parola“Tana liberi tutti”. La maggioranza siricompatta respingendo la richiestad’arresto per Marco Milanese, ma i pro-blemi politici restano. Il Paese è alleprese con la crisi economica mentre loscontro tra politica e magistratura nonconosce soste. Il nuovo processo a caricodi Berlusconi, le intercettazioni di Bari,l’inchiesta della procura di Napoli tra-sferita a Roma saranno stasera al cen-tro del dibattito de “L’Ultima Parola”.Rai 2 23,40

TRAME PROGRAMMI

DI OGGI

DEI FILM DA NON PERDERE

LA TV

11.00 NOTIZIARIO TG111.05 ATTUALITÀ Occhioalla spesa12.00 VARIETÀ La provadel cuoco13.30 NOTIZIARIO TG1-TG1 Economia14.10 ATT. Verdetto Finale15.15 ATTUALITÀ La vitain diretta17.00 DAL CORTILE DELQUIRINALE EVENTO Tutti aScuola (DIRETTA)18.50 GIOCO L'eredità20.00 NOTIZIARIO TG120.30 ATTUALITÀ QuiRadio Londra20.35 GIOCO Soliti ignoti21.10 VARIETÀ I migliorianni23.35 ATTUALITÀ TV7 -Settimanale del TG10.35 RUBRICA L'Appun-tamento1.05 NOTIZIARIO TG1Notte - Che tempo fa1.40 ATTUALITÀ QuiRadio Londra (REPLICA)

11.00 ATT. I Fatti Vostri13.00 NOTIZIARIO TG2Giorno13.30 RUBRICA TG2 E...state con costume -Medicina 3314.00 ATT. Italia sul Due16.15 TELEFILM GhostWhisperer17.00 PRIMA TV TELEFILMHawaii Five-017.45 NOTIZIARIO TG2Flash L.I.S. - Meteo 2 -Rai TG Sport18.15 NOTIZIARIO TG218.45 TELEFILM Numb3rs19.35 TELEFILM SquadraSpeciale Cobra 1120.30 NOTIZ. TG2 - 20.3021.05 PRIMA TV TELEFILMN.C.I.S.: Los Angeles21.50 PRIMA TV TELEFILMBlue Bloods22.40 TELEFILM Cold Case23.25 NOTIZIARIO TG223.40 ATT. L'ultima parola1.15 ATTUALITÀ TG Par-lamento

13.00 RUBRICA Comincia-mo Bene - Condominioterra. Ultima puntata13.10 TELEFILM Julia14.00 TG Regione - Meteo- TG3 - Meteo 314.50 TGR Piazza Affari -TGR Prix Italia -TG3 L.I.S.15.15 TF The Lost World16.00 DOCUMENTARIOCose dell'altro Geo17.40 DOC. Geo & Geo19.00 NOTIZIARIO TG3 -TG Regione - Meteo20.00 VARIETÀ Blob20.15 TELEFILM Sabrinavita da strega20.35 SOAP OPERA Unposto al sole21.05 PRIMA TV RAI FILMQuestione di cuore23.00 NOTIZ. TG Regione23.05 ATTUALITÀ TG3Linea notte estate23.40 DOCUMENTI Blunotte - Misteri italiani0.45 RUBRICA Appunta-mento al cinema

� TV7 Settimanale del TG1“Diritti negati in Italia alle coppie difatto; Israele - Palestina: i paradossi del-lo status quo; un incontro con Mogol”.Nella puntata di “Tv7”, si parlerà deidiritti negati in Italia alle coppie di fat-to. E poi, come si trasforma la terrazzapanoramica di una villa sequestrata allacamorra nel set di un’inchiesta in diret-ta televisiva. In chiusura un incontrocon Mogol (nella foto) in occasione delconcerto in Campidoglio a Roma. Rai 1 23,35

� Quarto Grado“Al centro della puntata: l’omicidio Rea,il giallo di Brembate, la scomparsa delpiccolo Jason e il delitto di Perugia”. Aseguito della decisione negativa da partedella procura di Teramo di eseguire unanuova autopsia sulla salma di MelaniaRea avanzata dalla difesa di SalvatoreParolisi, Salvo Sottile tornerà ad occu-parsi della morte della donna di SommaVesuviana. A seguire, gli sviluppi sullamorte di Yara e sul giallo di Perugia. Rete 4 21,10

TELE+COMANDOIL PEGGIO DELLA DIRETTA

B e nve n ut iin Assurdistan

di Luigi Galella

B isogna rivalutare il maan-chismo veltroniano. Perlo-

meno quando si parla di Ita-lia, amata e odiata “A s s u rd i -stan”. Come raccontare il no-stro Paese, infatti, senza in-scriverlo nella più radicaledelle ambivalenze? La pizza,italica meraviglia, ma anche lamonnezza che la contamina;la mafia che ci appesta, maanche i molti che resistono ela combattono eroicamente.Luca e Gustav, sfrattati, me-ditano di andar via dalla pe-nisola. Altri loro amici sonogià stati costretti al forzatoesilio, chi in Nuova Zelandachi a Berlino. I due si pon-gono il quesito se non sia pro-prio quello sfratto un buonpretesto per decidersi. Maprima di lasciare si concedo-no una chance: restare anco-ra sei mesi, il tempo di attra-versare lo stivale e raccontar-lo.Il viaggio inizia in 500, ma l’al-tra, quella degli anni Sessanta.Che serve a proiettare i duegiovani simbolicamente in untempo mitico, e consente diestendere l'escursione geo-grafica alla sfera interiore, ac-carezzata dai ricordi.Si inizia da Torino. Esiste an-cora la catena di montaggio,racconta l’operaia Fiat. Si

cammina a fianco alla vetturaper eseguire le stesse opera-zioni, poi ogni volta si tornain postazione. “Se devo im-maginare il mio futuro – con-fessa – non credo che saràqui”. Ma non perché voglia la-sciare, semplicemente per-ché sarà la fabbrica, probabil-mente, a non esserci più.Omegna: altra città simbolo.Un altro marchio, rappresen-tativo del genio italico: la mo-ka express dell’omino Bia-letti. Chiusa. Gli ultimi cen-toventi operai licenziati l’an-no scorso. E poi ancora il lagodi Como, dove G e o r geClooney ha comprato casa.Ma è il più inquinato d'Italia,informa Gustav, che spingeper andare mentre Luca, suocompagno di vita, resiste. Epoi Milano, alla manifestazio-ne “In mutande ma vivi” infavore di Berlusconi. E ancoraa Predappio, dove un nostal-gico mussoliniano mostra ci-meli e souvenir per i turisti. Etra questi perfino l'olio di ri-cino, che esibisce con orgo-glio: l'aveva suo padre, “quan-do aveva fatto la marcia su Ro-ma con Mussolini”. Che inrealtà com'è noto non avevaaffatto marciato con gli altri.

Ma non importa: la fede nelduce è in grande spolvero, alpunto che il suo calendarioha venduto più di quello dellaCarfa gna.C’è anche lo spazio di una ci-tazione filmica. I due fanno ilbucato su un terrazzo, e si aiu-tano l’un l’altro a stendere lelenzuola, allo stesso mododella Loren e di Mastroianniin “Una giornata particolare”,mentre si ode amplificata sul-lo sfondo la voce di Berlusco-ni, come nel film di Scola siudiva quella del duce.Questo e molto altro, nel filmdocumentario “Cercasi ItaliaD i s p e ra t a m e n t e ” di Luca Ra-gazzi e Gustav Hofer (“Doc3”, Rai3, mercoledì, 23.55),vincitore del Milano Film Fe-stival: una sconsolata e ironi-ca fotografia di luoghi mentalie fisici di un passato prossimoe di un presente, veri, ma checi sembrano quasi irreali e coiquali siamo costretti a convi-vere, ma che vorremmo ab-bandonare: grotteschi, terri-bili, che ci spingono all’anti-talianità, salvo poi fermarci,miracolosamente, sull'orlodella diserzione. E restare.Perché, come osservano i dueautori-attori: “La vita è troppobreve per non essere italiani”.Ma anche per non gridare,con voce roca e leggera, lapropria disperante rabbia.

TG PAPI

N o n o st a nt et ut t o

Una scena di “Cercasi ItaliaD i s p e rat a m e n t e ”, andato in onda

mercoledì in onda su Rai3

SECONDO TEMPO

di Paolo Ojetti

T g1È incredibile. Susanna Pe-

truni ha capito che “nonostan -te tutto, le opposizioni vannoall’attacco”. Cose mai viste.Sonia Sarno ha cambiatoqualche parola, ma ripete esat-tamente quello che dice ormaida anni, il suo prontuario ber-lusconiano: “Il governo vaavanti, più coesione, avanticon i provvedimenti per la cre-scita, per il premier una gior-nata complessa, il premier mi-nimizza sulle intercettazioni:io con otto donne? Scherza-vo ”. Certo, dopo otto donne,qualcosa si minimizza. Poi,senza immagini, Sonia condi-sce la sua orazione con foto diBerlusconi formato statista:capello dipinto, cerone pre-cotto, sorriso porcellanato.Bersani è sconsolato, non sacosa fare. Abbia pazienza, sta-sera c’è il satellite da seimilachili che cade puntando sul

nord Italia. Se è chirurgico e disinistra, potrebbe scegliere viaBellerio, Villa San Martino, lesorgenti del Monviso. La Borsafarebbe un rimbalzo epocale.

T g2Se qualcuno vuole sapere

come sta Berlusconi dopo ilvoto su Milanese, chieda a IdaColucci: “È rinfrancato”. E sequel qualcuno, preoccupatoper l’ultimo crollo di Borsa,per le prospettive di crescitache sono a zero, per un gover-no latitante e per un “p re m i e r ”plurimputato, ebbene si rivol-ga sempre a Ida: “Avanti con lerifor me”, Berlusconi “fa pro-getti per il futuro”. E come dar-le torto? Dalla viva voce del“p re m i e r ” si ode un “sono se-reno, perché non ho fattoniente di male e, quando pos-so, aiuto la gente”. È chiaroche il suo sereno pensiero èandato verso le ragazze del-l’Olgettina, Ta r a n t i n i e Lavi-tola, forse verso Lele Mora,

Emilio Fede, Nicole Minetti,Ruby e Noemi, insomma versotutti i suoi assistiti e beneficati.Ma questo, Ida non lo ha evi-denziato.

T g3Il merito maggiore del Tg3

di ieri sera è stato quello di ri-cordare chi è e cosa ha fattoMarco Milanese: rivelazionidi segreti, corruzione, associa-zione per delinquere. Milane-se era quello che rifiutò unaMaserati in “re g a l o ” p e rch éera “usata”. La voleva nuova.Se l’è cavata per sei voti e ades-so resterà il felice rappresen-tante del “popolo sovrano”. Ilservizio di Mariella Vendittipunta tutto su Berlusconi, isuoi umori, le sue battute. Unain particolare: “Quando hodetto che me n’ero fatte 8 su11, scherzavo”. Il sospetto c’e-ra, ma Mariella mette le maniavanti: “Adesso punta tuttosulla legge delle intercettazio-ni”. Comunque, a Milanese ealle polemiche sull’assenzadel suo protettore, Giulio Tre-monti, il Tg3 ha anteposto ilcrollo delle Borse, il debito ita-liano che s’indebita e la cresci-ta che non cresce. Insomma,con i record sessuali di Berlu-sconi, tutto sta crollando. Sivedono i cortei dalla Grecia,dove i disoccupati sono piùdegli occupati. Mettono pau-ra .

Venerdì 23 settembre 2011 pagina 17

RADIO

I FILM LO SPORTSC1= Cinema 1SCH=Cinema HitsSCP=Cinema Passion

SCF=Cinema FamilySCC=Cinema ComedySCM=Cinema Max

SP1=Sport 1SP2=Sport 2SP3=Sport 3

A “Radio2 Live” il concerto dei The KillsQuaesta sera alle 21,00 “Radio2” trasmetterà il concertodella rock band The Kills, registrato a Milano. La serataè presentata da Silvia Boschero. “Radio2 Live” proponein esclusiva lo show che i Kills hanno tenuto lo scorso 6giugno ai Magazzini Generali di Milano. Unica data ita-liana per l’eccellente duo formato dalla cantante ameri-cana Alison Mosshart e dal chitarrista britannico JamieHince. Due protagonisti assoluti della scena rock’n’rollcontemporanea, due personaggi “glam” dal talento cri-stallino e dalla carica live inesauribile. The Kills sonotornati quest’anno sulla scena con l’ultimo album “Blo-od Pressures”, uno dei dischi indie rock più belli del2011. Alison e Jamie, dopo la fine dei White Stripes diJack e Meg White, sono ormai il duo elettrico uomo-donna di riferimento nella scena musicale mondiale. Illoro stile crudo ed esplicito, le torride atmosfere garagedella loro musica sono rinomati. Radiodue 21,00

19.15 Toy Story 3 -La grande fuga SCF19.20 Far Cry SCM19.25 Il ritorno delMonnezza SCC19.30 Up SCH21.00 Scusa ma ti voglio sposare SCF21.00 Lost Souls - La profezia SCM21.00 Cado dalle nubi SCC21.00 Prima tvI Fiori di Kirkuk SCP21.10 La 25a Ora SCH22.45 Il silenzio degli innocenti SCM22.45 Quattro matrimonie un funerale SCC22.55 La banda dei coccodrilli, tutti per uno SCF23.10 Adele e l'enigma delFaraone SC123.10 Tutto su mia madre SCP23.30 Una notte con Beth Cooper SCH0.25 Dolf e la crociatadei bambini SCF

14.00 Golf, PGA European Tour2011 Austrian Golf Open: 2agiornata (Diretta) SP219.00 Wrestling WWE NXTEpisodio 13 SP220.00 Wrestling WWE Super-stars Episodio 13 SP220.30 Golf, PGA European Tour2011 Austrian Golf Open: 2agiornata (Replica) SP320.45 Calcio, Serie B 2011/2012 Anticipo 6a giornataVicenza - Livorno (Diretta) SP121.00 Wrestling WWE Domestic SmackdownEpisodio 13 SP222.45 Calcio, Serie B 2011/2012 Anticipo 6a giornataVicenza - Livorno (Replica) SP323.15 Wrestling, UltimateFighting Championship ShowEpisodio 7 SP20.15 Poker WPT Series 5Episodio 6 SP20.30 Calcio, Liga 2011/2012 5agiornata Racing Santander -Real Madrid (Replica) SP3

èWEB-MARCIA DELLA PACEIN STREAMING DOMENICA PROSSIMASarà trasmesso in diretta web susanfrancesco.org – il sito della rivistadel Sacro convento “San FrancescoPatrono d’Italia” – l’arrivo dellaMarcia della pace nel piazzale di SanFrancesco d’Assisi, davanti alla Basilica, prima diraggiungere la Rocca maggiore, dove si concluderà nelpomeriggio di domenica prossima. Dalla loggia del Sacroconvento, il custode, padre Giuseppe Piemontese, e ilvescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino,rivolgeranno un saluto ai partecipanti. “La presenza delsito sanfrancesco.org alla Marcia – ha spiegato il direttoredella Sala stampa del Sacro convento, padre EnzoFortunato – vuole essere un segnale d’attenzione neiconfronti dell’iniziativa, che ci auguriamo sia di propostafeconda, piuttosto che di sterile protesta”.

f e e d b ac k$Commenti al post suilFattoQuotidiano.it“La Camera respingel’arresto di Milanese.Ma nella maggioranzaci sono sette franchitiratori”

è QUINDI fatemi capire:oggi il Parlamento mi diceche se io rubo, evado letasse (o peggio) non micapita nulla? Complimenti algove r n o !

k i k ko 7 1 b o

è NEL frattempo il nostropaese va alla rovina.

f ra n c o 7 8

è SPERO che sia uno degliultimi atti di questoParlamento squalificato. Lavergogna internazionale è giàcominciata.

C i c e ro

è NON smetterò mai didirlo, Berlusconi rimane finoa fine mandato, e forsevincerà anche le elezioni, hatutti i suoi uomini al postog i u s t o.

s e re n d i p i t y

è UNA vergogna senza fine.Alberto A

è I CITTADINI pagano 312deputati per calpestare ildiritto penale.

pabm

è PAT E T I C I : quando ingalera finisce una personacomune pochi strepiti, alcontrario del caso Milanese,uno “stinco di santo” che sifa pagare al nero in contanti.Altro che “difendere leistituzioni”, state solodifendendo la vostrapoltrona e la vostraimpunità.

mak

è COMPLIMENTI allaLega dura e pura!

Pino

è PER quei 312 deputatiun solo pensiero: non mirappresentate .

redbar i

è Q U E S TA castacontinuerà a fare ciò chevuole finché il Capo delloStato non si deciderà asciogliere le Camere emandare a casa questogoverno vergognoso,inacettabile, inqualificabile.

M o my 6 4

è IL RISULTATO erascontato. Milanese in carcereavrebbe potuto raccontareparticolari scomodi alla Lega.Come avrebbero potutocontinuare a raccontare lefavole ai suoi elettori?

Ester

è ERA il milanese sbagliato!Sassicaia molotov

è ANCORA una voltahanno salvato chi con il suooperato ha contribuito adissestare le già precariefineanze dello Stato.

vir46

è SANNO di avere ormaipoco da vivere“politicamente” e faranno ditutto, qualsiasi cosa pers o p r av v i ve re

confusa

è SAPETE che cosapenso? Che la vera“antipolitica” sia proprioquella portata avanti inParlamento da Berlusconi eda chi continua a prolungarequesta agonia, affossandosempre di più il paese.

Laura F

MONDO WEBCASTELLI “P OV E RO ” E LA DE NICOLÒ

La classificadi YouTube

E cco la classifica di YouTubeItalia questa settimana.

1) Castelli: “Sono povero,guadagno solo 145.000 eurol’anno”Il ministro Castelli della LegaNord, durante Piazzapulita, latrasmissione su La7 di CorradoFormigli, dice: “Sono povero”nonostante lo stipendio di 145mila euro. Poi specifica “Pove ronel senso ‘marxiano’ del termi-ne”. In rete, come prevedibile,pensano che i poveri siano benaltri e glielo fanno notare.460’791 visualizzazioni.2) Intervista shock di TerryDe Nicolò, escort ospite diBerlusconi [English Subti-tles]È l’Italia di Berlusconi secondola papi-girl Terry De Nicolò: “Sesei racchia te ne devi stare a ca-sa”. Da L’Ultima Parola, la tra-smissione di Gianluigi Paragonesu Rai2. Il blogger che ha pub-blicato il video Trarco Mavaglio,ha anche inserito la replica diSallusti in studio (“Non si dicedella beneficenza che fa Berlu-sconi”) e dei sottotitoli in ingle-

di Federico Mello

LEICA A CACCIA DI GIOVANI TALENTIPARTITO IL CONCORSO PER FOTOGRAFIUn concorso per scovare gli eredi di

Henri Cartier Bresson, Robert Capa eSebastiao Salgado: a lanciare l’iniziativa “24 Talenti x 36fo t o g r a f i e ” è la Leica, storico marchio di fotocamere, aquasi un secolo di distanza dal primo prototipo (la“U r- L e i c a ”), realizzato da Oskar Barnack nel 1914 nelleofficine meccaniche di Wetzlar, in Germania. Lefotocamere portatili Leica, fin dal loro lancio sul mercatonel 1925, hanno permesso una rivoluzione nel mondo delgiornalismo fotografico. La società, che si è confermatacon successo nell’era digitale, guarda però già al futuro: ilprogetto, al quale potranno partecipare tutti gli italianimaggiorenni, servirà infatti per coinvolgere nuovi talentinella realizzazione di un lavoro fotografico. Unicorequisito l’utilizzo della “Leica X1”, fotocamera

compatta con obiettivo fisso, ma in grado dioffrire un’elevata qualità dell’immagine. Perpartecipare basterà iscriversi, entro l'11novembre 2011, sul sito(www.lab.leica-camera.it/X1talent) di Lab-Leica ecaricare tre fotografie: a cinque giorni dal lanciosono già 10 mila gli aspiranti fotografi ad averpostato i propri lavori. Per essere selezionati, i 24finalisti dovranno così presentare 36 immagini sultema “One camera, One lens, One city”: gli scatti deitre vincitori, a cui sarà concesso di collaborare conprofessionisti del settore, saranno esposti in mostreorganizzate dalla stessa Leica. Il concorso sfrutteràinoltre leoppor tunitàofferte dal web

2.0: fondamentale perla vittoria sarà ilgradimento espressodal pubblicoattraverso i socialn e t wo r k .

Alberto Sofia

èOGGI L’ORA X PER “LISTA OUTING”PUBBLICHERANNO NOMI POLITICI GAY MA OMOFOBI?L’ora X dovrebbe staccare oggi alle 10. Sul blog“listaouting” (listaouting.wordpress.com) un gruppo dianonimi ha annunciato la pubblicazione di una lista di diecinomi di politici omofobi ma gay. Una iniziativa che fadiscutere la comunità Lgbt, divisa tra chi si è favorevole,soprattutto utenti del web, e chi invece non ha per nienteapprezzato, soprattutto leader politici del movimento.

“Questa iniziativa – spiegano gli anonimi –nasce per riportare un po’ di giustizia in unpaese dove ci sono persone che non hannoalcun tipo di difesa rispetto agli insulti e gliattacchi da parte di una classe politica ipocritae cattiva”. Si capirà oggi se fanno sul serio e sehanno prove per sostanziare le loro accuse.

FACEBOK CAMBIA TUTTOVIA LA BACHECA, ARRIVA “TIMELINE”Marz Zuckerber ha presentato ieri a SanFrancisco i nuovi progetti per il suo socialnetwork. Dimenticate i piccoli aggiornamentivisti finora, questa volta il sito blu diventaqualcosa di completamente diverso da come loconosciamo. “Un nuovo modo per esprimere chisei davvero” è stato il leitmotiv con cui

Zuckerberg ha lanciato “Timeline” la schermata che sostituiràl’attuale bacheca. Timeline è un home page ordinata “per anni”,dall’anno della nostra nascita (in basso), fino a gli ultimiaggiornamenti (in alto). Le foto, gli eventi a cui abbiamopartecipato, ecc, saranno tutti “databili” e verranno quindipresentati in ordine cronologico. La navigazione sarà facile etutto risulterà completamente personalizzabile, mentre nellaparte superiore del profilo ci sarà una nostra foto in piccolo eun’enorme foto che possa “esprimere noi stessi”; un profilo damostrare “con orgoglio, come faremmo con la nostra casa”.Anche le applicazioni avranno meno notifiche e saranno più“social”, mentre non manca l’accordo con il servizio di musica instreaming “Spotify” (in Italia ancora non c’è) per spulciare lamusica degli amici come una volta si faceva dal vivo, con dischi ecd. Vedremo se questo cambio radicale, che partirà a breve,piacerà agli utenti. Di certo il piano Fb è ambizioso, ma il lavoro

richiesto per stare dietro al nuovo profilo potrebberisultare troppo, e troppo complicato.

è I PAPERONI USA SONO “TECH”ZUCKERBERG 14ESIMO TRA I PIÙ RICCHIÈ stata pubblicata ieri la nuova lista dei 400Paperoni d’Oltreoceano stilata da Forbes.E ancora una volta, sono molti gli straricchiprovenienti dal mondo del web edell’informatica. Al primo posto dell’elencosi riconferma Bill Gates che ha racimolatouna fortuna pari a 59 mld di dollari (5 mld inpiù dello scorso anno). In secondapostazione il guru degli investimentiWarren Buffett con 39 mld. A seguire ilfondatore di Oracle, Larry Ellison, con 33miliardi di dollari; gli industriali Charles eDavid Koch con 25 miliardi a testa; ChristyWalton, patron di Wal-Mart con unpatrimonio di 24,5 miliardi e, tra gli altri, ilre degli speculatori finanziari George Soroscon 22 miliardi. La novità dell’elenco è peròl’entrata in scena del “p a d re ” di Facebook:Mark Zuckerberg, 27 anni, che compare al14esimo posto con una fortuna di 17,5 mlddi dollari. Dietro Larry Page e Sergey Brindi Google, entrambi con un patrimonio da16,7 mld, e Steve Jobs di Apple 39esimocon 7 miliardi.

SECONDO TEMPO

Castelli “p ove r o ”;Jovanotti nel nuovo singolo;

Terry De Nicolo;il video “di” Angela Merkel

è IL MONDO PARLA DI MILANESE“TRENDING TOPICS” SU TWITTERSupera i confini italiani il dibattito suMarco Milanese nei social network. SuTwitter Milanese si è imposto ieri tra idieci trend (“Trending Topics”) piùcommentati in tutto il mondo (tantoper farci sempre riconoscere...).Nei messaggi da 140 caratteri prevalel’indignazione per il salvataggio deldeputato dall’arresto, ma sono tanteanche le battute. “Milanese è salvo. Losapevamo. Se si chiamava Calabrese laLega lo carcerava sicuramente”, scrive,per esempio, Psymonic.

se. I commenti degli utenti sonoirripetibili: 422’904 views.3) La notte dei desideri - Lo-renzo Jovanotti CherubiniÈ il quarto singolo estratto daldisco Ora di Lorenzo Jovanotti,molto orecchiabile e girato “incasa”: 302’004 views.4) La Merkel risponde a Ber-lusconiUn video esilarante – re a l i z z a t oda Simone Salis per l’Unità onli-ne. È un’ironica risposta “dop -piata” di Angela Merkel che “r i-sponde” a Berlusconi per il pre-sunto epiteto che il premier gliavrebbe rivolto. 294’134 vie-ws.5 ) Direttastadio 7Gold - (Na-poli Milan 3 - 1). BatticuoreSarebbe meglio evitare troppagioia quando segna la propriasquadra. In questa clip il giorna-lista Tiziano Crudeli fa una figu-ra barbina. 277’662 views.6) Ferrari 458 Spider - 2011Frankfurt Motor ShowL’ultima spider Ferrari al motorshow di Francoforte. Raccoglie268’107 visualizzazioni.

f . m e l l o @ i l fa t t o q u o t i d i a n o . i t

pagina 18 Ve n e r d ì 23 settembre 2011

g i u s ta m e n t e Édi Bruno Tinti

TUTTI PAGANO,NIENTE CAMBIAS empre più spesso scopro qualcosa che mi fa capire che

l’Italia è proprio un paese “diver so”; ed è duraconservare la speranza che diventi “normale”. Sentitequesta. Ogni tanto capita che ci siano cause collettivecontro la Pubblica amministrazione: i dipendenti avanzanorivendicazioni salariali e si mettono insieme; un po’ di soldiper uno, un solo avvocato, una sentenza che vale per tutti; sehanno ragione, la Pa paga. In genere si tratta di aumenti distipendio o adeguamento di pensioni. Naturalmente nontutti quelli che vantano diritti analoghi partecipano a questoprocesso collettivo; un po’ perché non sanno dell’i n i z i a t i va ;ma soprattutto perché preferiscono stare a vedere come vaa finire: tanto, pensano, se gli altri avranno ragione, anche ame saranno riconosciuti gli stessi diritti. Il che non è sbagliatogiuridicamente: una volta riconosciuto un determinatodiritto, tutti quelli che si trovano nella stessa situazione nedebbono godere. Con la legge finanziaria del 2005 lo Stato,anche allora a caccia di soldi, pensò che bisognavapiantarla: ti riconoscerò il tuo diritto solo se mi farai causa;in caso contrario, anche se altri tuoi colleghi hanno avutoragione, a te non ti darò una lira. Legge sbagliatissima, tantoper cambiare, perché, in base al principio costituzionale dibuona amministrazione – art. 97 Cost. – a pari situazionideve corrispondere pari trattamento. E qui comincia “unastoria italiana”. I dipendenti che non hanno partecipato allacausa collettiva si trovano in difficoltà ad avviare da soli unnuovo processo: soldi e soprattutto tanto tempo prima diarrivare a sentenza. Così scrivono alla Pa: “Segnalo che c’èstata la sentenza numero... del... in base alla quale quelli chesi trovano nella mia situazione hanno avuto l’aumento. Lovorrei anche io: i giudici hanno detto che ne ho diritto”. Eche succede? Il funzionario incaricato della controversia glichiede dei soldi: “Se mi dai 10.000, 20.000, 50.000 euro(dipende dall’ammontare di quanto tocca al dipendente)liquiderò subito la tua pratica. Tanto nessuno potràrimproverarmi: c’è l’art. 97 della Costituzione e moltesentenze del Consiglio di Stato che hanno detto che è giustopagare quando c’è stata sentenza in casi analoghi. Se invecenon mi dai niente, allora, in base alla Finanziaria del 2005,non ti darò nemmeno una lira. Io sono a posto: fammicausa”. Pagano tutti. La domanda è: perché pagano? Non èdifficile incastrare un funzionario pubblico che ti fa questeproposte. Vai dai lui con un registratorino; poi vai allaProcura più vicina e lo denunci per concussione. “Eh già, mi

hanno spiegato, e poi io quando livedo i miei soldi? I colleghi deldenunciato mai me li daranno; siappelleranno alla Finanziaria 2005. Iodovrò fare causa e la sentenza miarriverà fra 10 anni. A me che importache quello vada in galera (tanto poinon ci va davvero, si sa come vannoqueste cose...); a me importano i soldi.Così tutti pagano, la concussione (ocorruzione, spesso è lo stessodipendente che precede la richiestadel funzionario) prospera e il livellocivile ed etico del paese sprofondasempre di più. Certo, se le cause nondurassero 10 anni; se l’art. 97 dellaCostituzione fosse applicatonormalmente; se non ci fossero 27esempi quotidiani di pubbliciamministratori corrotti e impuniti; se,che triste dirlo, se non fossimo in Italia.

PIAZZA GRANDESognando un governo vero

SECONDO TEMPO

di Antonio Padoa-Schioppa

Stanotte ho fatto un sogno. Ho vistoil presidente della Repubblica intv: annunciava al Paese che la crisidi governo appena aperta in Par-

lamento gli imponeva di fare fronte al-l'emergenza nazionale con una sceltairrituale. Aveva appena deciso di affi-dare la formazione di un nuovo gover-no a un personaggio rispettato da tuttima fuori degli schieramenti: alla vice-presidente del Senato Emma Bonino.Lo stupore è stato così forte che misono svegliato. E da sveglio ho conti-nuato a sognare. Perché no?, mi sonodetto. Siamo ormai sull’orlo di una re-cessione che, nata fuori dai nostri con-fini, ha per noi un livello di pericolomolto maggiore rispetto ad altri Paesieuropei. Inoltre, la crisi morale di unalarga parte della classe dirigente, po-litici in testa, sta avvelenando le pro-spettive di vita di due generazioni. Oc-corre una svolta: etica, politica, eco-nomica.

OCCORRE che qualcuno dica al Paeseche se vogliamo venirne fuori dobbiamofare sacrifici: tutti, i ricchi e i poveri, ipotenti e i cittadini comuni, anche se iricchi più dei poveri e i potenti più deicittadini comuni. L’Italia ha anche dueopportunità decisive per la crescita: ilrecupero dell’evasione fiscale e lo svi-luppo del Sud. L’evasione, come si sa èscandalosa: oltre 120 miliardi di euroall’anno, in larga misura dovuti e nonversati per le dichiarazioni infedeli deilavoratori autonomi e per l’elusione del-l’Iva. È il trionfo dell’Italia dei furbi. Imezzi per ridurre drasticamente questaenorme cifra ci sono: incrocio del pa-trimonio con le dichiarazioni, traccia-bilità anche per le piccole cifre, misuresevere per gli evasori. In pochi anni – dadue a cinque anni – sarebbe possibilerecuperare forse anche più della metà diquesta cifra, oltre 60 miliardi all’anno. Econ il ricavato si dovrebbero fare tre co-se: abbassare le aliquote delle imposte(“pagare meno ma pagare tutti”), inve-stire in infrastrutture di ricerca strate-giche per la crescita futura, ridurre illivello del debito, ricostituendo un con-gruo avanzo primario.Non basta: la cura per la salvezza delPaese richiede anche un innalzamentorapido dell’età pensionabile, un’e s t e n-sione dei ticket sanitari, la riduzione del-la spesa pubblica sulla base degli stan-dard migliori e anche l’aumento a paristipendio delle ore lavorate. Per i ricchi,diciamo per il 10 per cento della po-polazione, una modesta imposta patri-

moniale una tantum; per gli altri nonnullatenenti e al di sopra di una sogliaragionevole, una modesta patrimonialestabile sulla ricchezza e il ripristino del-l’imposta sugli immobili. La somma diqueste misure fornirebbe sia i mezzi peril risanamento che quelli per gli inve-stimenti in infrastrutture utili.Il Sud costituisce la seconda grande op-portunità dell’Italia. Potrebbe diventarein pochi anni il giardino d’Europa. Ma auna condizione: che sia estirpato il can-cro che tiene stretto il Meridione e chesta invadendo l’intero territorio nazio-nale: le mafie che paralizzano quattroregioni del Sud e che stanno paralizzan-do anche il Nord.E allora: riforma vera della giustizia, nonle ridicole e false terapie di questi anni.Processi brevi, non prescrizioni brevi.Riforma delle sedi giudiziarie, depena-lizzazioni. Estensione dei poteri dei giu-dici di pace. Tariffe a forfait per gli av-vocati. Esecutività delle sentenze di pri-mo grado. Sfoltimento drastico degli ap-pelli frustratori e dei ricorsi pretestuosiper Cassazione. Nuove carceri (perchéla condizione delle carceri italiane èscandalosa). Tutte cose ben note, maregolarmente dimenticate da chi po-trebbe cambiar-le, Parlamentoin testa. E poi lacasta dei politi-ci: anche qui bi-sogna interveni-re. Nuova leggeelettorale, rifor-ma del bicame-ralismo, vero fe-deralismo fisca-le, abolizionedelle province, riduzione dei privilegi edelle pensioni baby.Così continuavo sognare. E mi dicevo:perché non pensare a ministri politici,ma innovatori, presi con poche ecce-zioni all’interno del Parlamento entrociascuno degli schieramenti, con un go-verno di unità nazionale? Quando la casabrucia tutti debbono dare una mano. Peresempio, tanto per non far nomi (ma inomi degni sarebbero tanti), un PietroIchino al Lavoro, un Enrico Morando al-l’Economia, un Gianrico Carofiglio allaGiustizia, una Stefania Prestigiacomo al-le Opere pubbliche, un Bruno Tabacciagli Interni, un Giancarlo Galan al Fe-deralismo? Oppure, tra i non politici,Mario Monti all’Economia, Gustavo Za-grebelsky alla Giustizia, Ferruccio deBortoli all’Informazione? Sognare, co-me sappiamo, costa poco. Infine, pen-savo ancora nel sogno ad occhi aperti,oggi l’Italia malata rischia seriamente di

mandare a picco l’Europa, distruggendoin un colpo solo l’unica grande impresa,l’unico vero contributo del nostro Con-tinente alla civiltà nell’ultimo secolo.

UN’I TA L I A in via di risanamento ri-diventerebbe credibile in Europa se pro-ponesse – ed Emma Bonino lo sta fa-cendo – un salto di natura federale: unaormai indispensabile politica di investi-menti massiccia a livello europeo, ana-loga a quella che Obama ha avanzato inquesti giorni, una fiscalità europea a tu-tela dell’euro, un trasferimento al livelloeuropeo della difesa, con riduzione deicosti e aumento dell’efficienza. Ovvia-mente, con modifiche dei trattati ovenecessario e per quei Paesi che voglianoimboccare questa, che è la sola via disalvezza per l’Europa, Germania inclu-sa. Solo nei momenti di crisi acuta sirealizzano le svolte di fondo nella vitacollettiva di un Paese. Oggi siamo inquesta condizione. Perché non osare? Aquesto punto è suonato il campanello. Ilgiornalaio mi lasciava i quotidiani delgiorno, colmi di indiscrezioni sulle gior-nate e sulle notti dei politici e dei lorocollaboratori. Iniziava una nuova gior-nata.

Stanotte ho avuto unavisione: Napolitano affidavaPalazzo Chigi a EmmaBonino per un esecutivoimpegnato a chiederesacrifici pesanti, ma equi

Sopra, Emma Bonino; sotto, il ministro della Difesa La Russa e il premier Berlu s c o n i (FOTO ANSA)

LETTERA DALL’ESILIO di Flavia Perina

La fine di B. èuna lagna soporifera

C aro direttore, la Ca-mera ha liquidato la

pratica Milanese senzapathos né rabbia, all’i n-segna di una mesta ras-segnazione al “tir em-m’innanz” di Berlusconie Bossi. Fuori, nessunatraccia delle folle giaco-bine evocate da Cicchit-to nella sua invettivacontro Di Pietro sul ri-schio che “ci scappi ilmorto”. Qualcuno avràpure comprato i forco-ni, ma non c’è voglia diusarli: il lento scivola-mento verso il nulla del-la Seconda Repubblica ècosì noioso da addor-mentare qualsiasi indi-gnados, come un docu-mentario su Fanfani alledue di notte. L’Italia hauna grande esperienzadi regimi, governi e ciclipolitici troncati con l’a c-cetta, e fino a ieri si di-scuteva della PiazzaleLoreto prossima ventu-

ra come di una eventua-lità concreta, ragionan-do sulle contromisureda prendere.E poi il Titanic, il crollodel Muro, il 25 luglio:metafore catastrofistespese a piene mani e tut-te cancellate dall’i n d i c i-bile monotonia del mi-nuetto Pdl-Lega-Quiri-nale che regge in piedi ilcorpaccione della mag-

gioranza per forza diinerzia più che per deci-sione politica. La crisidel berlusconismo, den-tro il Palazzo, è roba dasbadigli. Tutti si vestonoper l’occasione. Si affac-ciano in Transatlanticogli ospiti d’onore, Vespae Mentana. Le dame delPdl indossano i loro tail-leur migliori e i tacchi digala. Ma la festa non de-

colla: non c’è gioia nelloscampato pericolo delPdl, non c’è orgoglionell’avanzata dell’o p p o-sizione che nel voto se-greto strappa 7 franchitiratori al Cav.

V iene in mente la sur-reale polemica di

questa estate tra AntonioSocci e Vasco Rossi suSpinoza e il “potere tri-ste”. Bè, mai citazione fupiù profetica. Triste èl’aggettivo giusto perquest’ultimo giro di boa,che si consuma tra losprezzante disinteressedel Paese e i titoli sem-pre uguali della grandestampa: “Berlusconi tie-ne”. Assieme alla Repub-blica del Cav. è finita an-che la politica? C’è anco-ra qualcuno capace ditessere un progetto, in-dicare un percorso, opiù banalmente di or-chestrare una trama

contro un assetto chenon conviene più a nes-suno, né al Pdl, né allaLega, né al Pd e al Terzopolo? Le domande sonoovviamente retoriche.Non c’è nessuno. E la po-litica va cercata da un’a l-tra parte, perché esistema è tutta fuori dal Pa-lazzo. I banchetti refe-rendari hanno raccoltosettecentomila firme inventi giorni. Una massaimpensabile per una sot-toscrizione che i partitihanno tollerato più cheappoggiato, nonostantele dichiarazioni ufficiali.Comitati referendari, ra-gazzi di destra e di sini-stra si alternano allegra-mente nelle piazze conuna curiosa staffetta deigazebo: qui le insegneanti-Porcellum, centometri più avanti quelledell’Idv, e poi i circoli Flie quelli del Pd, senza chenessuno faccia caso alla

bandiera. Domenicascorsa ho dato una ma-no pure io, a Roma, invia del Corso, dove le po-stazioni erano almenotre e c’era la coda dap-pertutto in un clima va-gamente euforico chemi ha ricordato i giornidei referendum di giu-gno.

N o, caro direttore,non ci sarà un’altra

Piazzale Loreto né un al-tro Raphael. La fine delberlusconismo non saràuno schianto poundia-no, ma una gran lagna,che finirà solo quando laparola passerà al Paese.E credo che solo allorarivedremo la “politicaallegra”, quella che su-scita emozione e passio-ne, aspettativa e deside-rio, perché non servi-ranno cappi, assalti alPalazzo o forconi: baste-rà impugnare la matita.

Venerdì 23 settembre 2011 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXI silenzi della Chiesasu BerlusconiIl nostro presidente del Con-siglio, nelle sue cene eleganticon stuoli di ragazze giovani ededucate, sembra che benedissecon una croce di legno l’enor-me seno nudo della Minetti.Non sapevamo che oltre leenormi incombenze che lo tor-mentano dal mattino alla seratardi avesse inglobato anchequella del sacerdozio. E come isacerdoti benediscono le per-sone alla fine della messa o lesalme durante il rito funebre, luisembra che benedisse anche ilseno della Minetti. È pur veroche la Chiesa deve pensare so-prattutto alle nostre anime, mavorrei ricordare ai signori pre-lati che Gesù scacciò con le pro-prie mani, sporcandosele, imercanti dal tempio. SempreGesù girava per le strade cer-cando di aiutare i poveri, i mal-trattati, gli ammalati, gli appe-stati senza usare i guanti e lemascherine. Oggi il silenzio del-le Chiesa è a dir poco assor-dante. Non una parola è trape-lata dalla Città del Vaticano percondannare lo scempio fatto daquesto governo della poveragente. Non voglio neanche pen-sare che i benefit che questogoverno ha concesso alla Chie-sa siano il motivo di tutto ciò.Un miliardo di esenzione Ici, l’8per mille e tanto altro non pos-sono giustificare questo silen-zio. Preferisco pensare che loStato del Vaticano, essendo unoStato straniero, non abbia vocein capitolo per intromettersinegli affari dello Stato italiano.D’altra parte anche San Marinonon ha detto nulla.Sandro Malvatani

La propaganda violentadella politicaNon mi piacciono le parole diAntonio Di Pietro che evoca lapossibilità di vittime e morti inun conflitto sociale degenerato.Non mi piacciono perché sonovicine alla realtà, ed è tremen-damente possibile che ciò possaavvenire. Per questo motivo sidovrebbe usare un linguaggioche non istighi la violenza, ap-punto perché siamo sull’orlodel baratro. Invece assistiamoagli estremismi di UmbertoBossi che invoca la lotta armatae alle frasi di Antonio Di Pietroche si appella alla lotta di re-sistenza. Forse questi politicinon hanno ancora capito cheuna guerra civile in Italia coin-volgerebbe anche loro in primapersona e continuano a giocarecon le parole. La politica italiananon può affidarsi continuamen-te alla propaganda, ma deve af-frontare i problemi sociali edeconomici, prospettando dellesoluzioni. Invece sinistra, cen-tro e destra si abbandonano adiscorsi demagogici, populisticie spesso violenti.Cristiano Martorella

Chi strumentalizzale parolePer fugare ogni dubbio a chiun-que, ma soprattutto per evitarele solite strumentalizzazioni de-

quale sicuramente ne seguiràun’altra quasi di pari importo:sicuramente non inferiore ai20-40 miliardi di euro. Coloroche vogliono strumentalizzarel’uscita di Di Pietro, se vuoi an-che inopportuna in questo mo-mento politico, sono coloroche “ammazzano” ogni giornocon la lingua attraverso i massmedia e che vogliono convin-cere il popolo italiano che la ne-ve è di color nero (caso Rubydocet!).Arnaldo De Porti

L’opportunismodi Emma MarcegagliaLa dottoressa Marcegaglia af-ferma che “il governo se ne de-ve andare” ed è ora che quindil’Italia cambi pagina. Allora io michiedo e vorrei chiedere allaMarcegaglia alcune cose. Quan-do Berlusconi nel 2001 depe-nalizzò il falso in bilancio, ciòandava bene? Quando Berlu-sconi nel 2008 “salvò” Alitaliaaddossando il debito ai contri-buenti italiani, ciò andava bene?Forse sì, perché non ho sentitocommenti da parte della pre-sidente di Confindustria. Anzi lastessa provvide con altri “im-p re n d i t o r i ” come Colaninno eCorrado Passera, tramite Ban-ca Intesa, a investire capitali nel-la parte buona della compagnia

di bandiera pur di far fare bellafigura al governo Berlusconi. Equando lo stesso governo Ber-lusconi escogitò i due scudi fi-scali, la dottoressa Marcegagliasi oppose a questa misura chepremiava ladri ed evasori? Mi ri-sulta di no. Mi sembra quinditardivo oltreché disonesto e ir-riconoscente verso il governoquesto voltafaccia, ma ancora dipiù sento questa presa di po-sizione come una presa in gironei confronti di tutti gli onesticontribuenti che hanno semprefatto il loro dovere. Non baste-rà alla Marcegaglia questo tar-divo lavaggio della coscienza equesta cosiddetta presa di co-scienza, indotta dal tentativo dirifarsi un’immagine ormai com-pletamente sbiadita.Giancarlo Quaresima

AlleanzepoliticheVorrei fare alcune riflessionisull’Idv. Nel 2008, contravve-nendo all’accordo elettoralecon il Pd guidato da Veltroni inoccasione delle politiche, Anto-nio Di Pietro ha costituito ungruppo parlamentare d’i s t i n t o,separato dal Pd. Ricordo che giànel 2001, l’unico senatore elet-to nel partito dell’ex pm passòalla svelta nella maggioranza diproprietà di Silvio Berlusconi.Anche Elio Veltri si distaccò dalleader dell’Idv in forte polemi-ca, mentre alcuni ex Dd o ex Pdtraslocarono con lui per poitornare indietro (Achille Oc-chetto, Pino Arlacchi, Jean Leo-nard Touadì). Altri hanno fatto ilpercorso inverso (Giulia Roda-no nel Lazio e ora forse PieroMarrazzo, non si sa ancora).

Senza dimenticare Sergio DeGregorio, non un esempio dicoerenza politica, e, più recen-temente, i famosi Antonio Razzie Domenico Scilipoti, eletti nel-l’Idv e divenuti “re s p o n s a b i l i ”.Anche Zamponi, consigliere re-gionale dipietrista in Lombar-dia, si mette a competere conNicole Minetti a colpi di ma-gliette per vedere chi sia più vol-gare. In occasione delle elezioniregionali in Molise, Tonino DiPietro candida il figlio a consi-gliere regionale, all’insegna delmerito. Poche ore fa ha solle-ticato la rivolta sociale paven-tando che possa “scapparci ilmor to”. Nei sondaggi Idv stadrenando molti consensi al Pd(secondo Nando Pagnoncelli ilPd è al 26,4 per cento, l’Idv al 9per cento e Sel oltre l’8 per cen-to) e gli sottrae costantementepersonale politico. Premessoche sono molto critico con ilPd, molto deluso ed arrabbiatoper diverse ragioni, mi doman-do se sia il caso di rimanere al-leati. So di dire una cosa sco-moda in un momento tragico,ma da elettore (credo ex, secontinua così) ed iscritto al Pdmi piacerebbe che il partitoavesse un maggiore orgoglio dise stesso, più coraggio e menosubalternità. Comprendo l’as-sunzione di responsabilità a unpasso dal precipizio. Ma a qualeprezzo per il futuro dell’Italia edel progetto politico del Pd?Andrea Di Meo

C aro Colombo, visto e provatoche il premier si sta rivelando

per quello che è sempre stato,ovvero incapace di governare unPaese moderno, io le domando:secondo lei chi, in questo momento,sta svolgendo le funzioni disupplente? E poiché questosupplente non ha l’i nve s t i t u r apopolare si crea una situazioneistituzionalmente non prevista. Chi èil supplente e con che poterecomanda?

Antonino

ROVE SCIO la domanda. C’è semprestato qualcuno, di cui non si sa molto, che hasempre dato ordini a Silvio Berlusconi, nelsenso che, nonostante la sua ricchezza (eanzi, allo scopo di moltiplicare la suaricchezza) Berlusconi è, su grande,grandissima scala, un agente di commercio.Come ogni agente di commercio, ha il suotempo libero (“faccio il primo ministro atempo perso” ha detto lui stesso a una suapiccola amica), l’uso aziendale di auto e aerei,e di suo, poiché può, ci mette i palazzi, mabadando a rifarsi (magari non proprio inquesti giorni, ma certo molto a lungo nei quasivent’anni di governo e semi governo)moltiplicando sia la quantità di pubblicità sia ilvalore delle azioni delle sue aziende. Chinegherebbe qualcosa all’uomo che viola lalegge e non va in galera, è ineleggibile e si faeleggere, è in pieno conflitto di interessiperché possiede e controlla, insieme, ciò che èpubblico e ciò che è privato, e non ha maiavuto grane? Però qualcuno ha avuto mail’impressione che Berlusconi fosse il punto altoe terminale di un potere? Che legami ha

avuto, e tramite chi e per conto di chi, conGheddafi e l’immensa corruzione e crudeltà diquel Paese? Che legami ha avuto e ha ancora,e per conto di chi, con Putin, l’altro peggiorleader del mondo? Quale era la missione cheaveva l’incarico di realizzare sul controllo dialcuni gasdotti che avrebbero aggirato ecambiato le alleanze del mondo? Berlusconi,mentre faceva il clown e il puttaniere, e ci hacoinvolto senza pensarci due volte e fingendoamor di patria, in due guerre senza uscita, haspostato l’Italia fuori dall’orbita americanaseguendo percorsi di danaro, non di politica.Danaro di chi, per chi? Il suo immensoguadagno si direbbe una commissione. Questoprimo ministro che il mondo guarda con verostupore, ha legami evidenti e provati con lamalavita. C’è una malavita più piccola di lui,compresi complici e cortigiani. C’è unamalavita, come dire, all’altezza, che riesce aricattarlo e fargli prendere, al suo livello,alcune decisioni, come dire, azzardate. E c’è,come sappiamo dalle notizie del mondo, unamalavita molto più grande e molto più potentedi lui. Improbabile che questa mega-malavitanon abbia notato le risorse disponibili pressoquesta agenzia di commercio detta“Presidenza del Consiglio” italiana. Quanto al“supplente” in loco, qualche idea si potrebbeavere. È certamente uno bravo che, sullascacchiera piccola, muove bene i pezzi,fingendo che accada qualcosa che nonaccade. Nessuno ha mai veramente governatoin Italia durante i quasi vent’anni dellosfortunato Paese sotto Berlusconi. Ed ecco ir isultati.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n. 42l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL PADRONEDI BERLUSCONI

IL FATTO QUOTIDIANOvia Valadier n. 42 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

IL FATTO di ieri 23 settembre 1939Una prima iniezione di dieci milligrammi di morfina, poiuna seconda, poi una terza. Infine una lunga, quietaincoscienza, prima di andarsene, la notte del 23settembre 1939, Yom Kippur, il “giorno dell’espiazione”ebraica. A Max Schur, il medico devoto, Sigmund Freud,senza emozione, lo aveva chiesto poche ore prima “…mio caro Schur, avevate promesso di aiutarmi quandonon ce l’avrei più fatta. Adesso non è che tortura e nonha più senso”. Così, dopo un calvario di anni, devastatoda un cancro alla mascella che gli impedisce di nutrirsi,la guancia ulcerata ormai in decomposizione, muoreDoktor Freud. Nella casa di Maresfield Gardens, aLondra, ultimo domicilio dopo la fuga da Vienna edall’Anschluss nazista del ’38. La casa col grandegiardino fiorito dove ha trasferito le cose amate, ilcelebre divano, la sua biblioteca, la sontuosa collezionedi totem tribali selezionati con criteri psicanalitici.“Archetipi dell’inconscio da cercare nell’infanzia dellaciviltà come nell’infanzia dell’indi viduo”. Poco prima dispegnersi, all’amico Stephan Zweig aveva scritto “…hocondiviso la vita per 16 anni col mio caro vecchioc ancro… non ho potuto prevedere chi dei due sisarebbe rivelato più tenace”.

Giovanna Gabrielli

magogiche da parte dei “ber-luscones” (come le dichiarazio-ne dell’onorevole Lupi a Raine-ws 24), quando l’onorevole DiPietro dice di temere che “ciscappi il morto” non sta certoperorando questa causa, masemplicemente ipotizzando unapossibile rivolta sociale: esatta-mente come pensano in molti. Equesta rivolta potrebbe essere

messa in atto non già da estre-misti, ma dal ceto medio, il qua-le, spremuto a destra e a manca,è stanco di stare in silenzio innome della dignità, del buonsenso e della democratica pa-zienza. Abbiamo visto, in questiultimi giorni, cosa sta succeden-do davanti ai Tribunali, davanti aPalazzo Grazioli, nelle piazze,specie dopo la manovra alla

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