IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITA’ · o SCARSA MOTIVAZIONE o COMORBIDITA’ CON...

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1 IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITA’ Centro per l’Apprendimento Speciale Camerano (An) Tel. 071-9931258 Tel. 347-6000580 Dott. alessandro Suardi (Psicologo dell’Apprendimento) Email: [email protected]

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IL DISTURBO DA DEFICIT

DI ATTENZIONE/IPERATTIVITA’

Centro per l’Apprendimento Speciale Camerano (An) Tel. 071-9931258 Tel. 347-6000580

Dott. alessandro Suardi (Psicologo dell’Apprendimento)

Email: [email protected]

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SINTOMI PRIMARI:

• Disattenzione• Iperattività• Impulsività

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DISATTENZIONE IMPULSIVITA’

IPERATTIVITA’

QUANDO IL LIVELLO DI IPERATTIVITA’,IMPULSIVITA’ E DISATTENZIONE

PROVOCANO DEFICIT AL NORMALE FUNZIONAMENTOSCOLASTICO E SOCIALE

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DISATTENZIONE

• spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro, o in altre attività• spesso ha difficoltà a mantenere l'attenzione sui compiti o sulle attività di

gioco• spesso non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente• spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le

incombenze, o i doveri sul posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo o di incapacità di capire le istruzioni)

• spesso ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività• spesso evita, prova avversione, o è riluttante ad impegnarsi in compiti che

richiedono sforzo mentale protratto (come compiti a scuola o a casa)• spesso perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per es., giocattoli, compiti di scuola, matite, libri, o strumenti)• spesso è facilmente distratto da stimoli estranei• spesso è sbadato nelle attività quotidiane

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IPERATTIVITA’

• spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia

• spesso lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto

• spesso scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori luogo negli adolescenti o negli adulti, ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi di irrequietezza)

• spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi ad attività divertimenti in modo tranquillo

• è spesso "sotto pressione" o agisce come se fosse "motorizzato"

• spesso parla troppo

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IMPULSIVITA’

• spesso “spara” le risposte prima che le domande siano state completate

• spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno

• spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per es., si intromette nelle conversazioni nei

giochi)

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Criteri B-E del DSM-IV

• I sintomi devono essere presenti prima dei 7 anni di età

• Deve essere presente una certa menomazione in almeno due contesti sociali (casa, scuola, lavoro...)

• Deve essere presente una compromissione significativa del livello di funzionamento sociale e/o lavorativo

• I sintomi non spiegabili da altri disturbi di tipo psicotico o emotivo

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SINTOMI SECONDARI

Purtroppo i soggetti con DDAI, o con altri

problemi di comportamento, manifestano anche

altri sintomi che vengono definiti secondari in

quanto si presume derivino dall’interazione tra

le caratteristiche patognomoniche del disturbo

con l’ambiente sociale e con quello scolastico in

cui si trovano inseriti tali bambini

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o DEFICIT COGNITIVI DI ELABORAZIONE

DELL’INFORMAZIONE

o SCARSA MOTIVAZIONE

o COMORBIDITA’ CON DISTURBO DI APPRENDIMENTO

o DIFFICOLTA’ NELLE RELAZIONI SOCIALI

o SVILUPPO DI TRATTI OPPOSITIVI E PROVOCATORI

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Quadro clinico: Difficoltà relazionali

- Emarginazione da parte dei coetanei- Scarse amicizie durature- Tendenza all’isolamento- Rapporti con bambini più piccoli o più instabili- Incapacità nel cogliere indici sociali non verbali

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• Quadro clinico: Difficoltà scolastiche

• - Rendimento inferiore alle potenzialità• cognitive• - Disturbo attentivo• - Disturbo nella memoria sequenziale• - Stile cognitivo impulsivo• - Deficit di controllo delle risorse cognitive• -Effetto sul piano emotivo-comportamentale

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Diagnosi clinica: Bassa autostima

- Demoralizzazione- Scarsa fiducia in sé stessi- Solitudine- Sentimenti abbandonici- Inadeguatezza per rimproveri, rifiuto sociale, insuccesso scolastico, sportivo, ecc.- Rischio di un disturbo depressivo, ansioso, comportamentale

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Disturbo del comportamento

- Comportamento negativista e provocatorio - Crisi di collera- Comportamento arrabbiato o rancoroso- Comportamento dispettoso o vendicativo- Frequenti litigi con gli adulti- Incapacità di rispettare le regole- Accusare gli altri per i propri errori- Sistematica violazione delle regole sociali- Aggressioni a persone o animali- Distruzione di proprietà- Frode o furto

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STORIA DEL DDAI

Still (1902): “deficit nel controllo morale ed una

eccessiva vivacità e distruttività...”

Levin (’30): Danno Cerebrale Minimo Autori vari (’40): Disfunzione Cerebrale Minima

DSM-II (1968): Reazione Ipercinetica del Bambino

DSM-III (1980): DDA, con o senza Iperattività

DSM-III-R (1987): DDAI (14 sintomi)

DSM-IV (1994): DDAI (18 sintomi, 3 sottotipi)

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-Il precoce esordio dei sintomi

- la relativa persistenza del disturbo

- l’associazione con altre problematiche di carattere evolutivo

- i consistenti miglioramenti in seguito a trattamenti farmacologici

sono argomentazioni convincenti a favore dell’ipotesi che il DDAI sia un problema soprattutto di natura

neurobiologica

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CAUSE CHE HANNO RISVEGLIATO NEI CLINICI UN INTERESSE VERSO QUESTO DISTURBO

1- IL RICONOSCIMENTO DELL’EREDITARIETA’ DEL DISTURBO

2- L’INDIVIDUAZIONE DI SPECIFICHE AREE CEREBRALI COINVOLTE NELLA GENESI DEL DDAI

3- L’ELEVATO RISCHIO DI DISTURBI PSICOLOGICI IN SOGGETTI ADULTI CON PREGRESSA DIAGNOSI DI DDAI

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• COMPONENTE INNATA

– studi di genetica

– genitori con DDAI

– circuiti cerebrali

(aree anteriori del

cervello, dopamina,

noradrenalina)

– efficacia del Metilfenidato

• COMPONENTE APPRESA

– regole domestiche

– ambiente caotico

– atteggiamento frettoloso e impulsivo

– insegnamento delsaper aspettare

– esperienze negative per aver atteso

– gratificazione della frettolosità

La causa del DDAI?

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Basi neurobiologiche del DDAI

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PROCESSI PSICOLOGICI IMPLICATI NEL DISTURBO

In una rassegna, Sandberg (1996) ha descritto le 4 teorie, maggiormente accreditate, che tentano di spiegare il Disturbo da Deficit Di Attenzione/Iperattività:

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EVOLUZIONE DEL DDAI

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ADHD in età prescolare

- Massimo grado di iperattività- Comportamenti aggressivi- Crisi di rabbia- Litigiosità, provocatorietà- Assenza di paura, condotte pericolose, incidenti- Disturbo del sonno

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ADHD in età scolare

- Comparsa di sintomi cognitivi (disattenzione, impulsività)- Difficoltà scolastiche- Possibile riduzione della iperattività- Evitamento di compiti prolungati- Comportamento oppositorio-provocatorio

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ADHD in adolescenza

Possibili evoluzioni- 35%: superamento dei sintomi, prestazioni scolastiche talvolta inferiori ai controlli. - 45%: permanenza della sindrome, frequente attenuazione della componente iperattiva, crescente compromissione emotiva (depressivo-ansiosa) e sociale- 20%: permanenza della sindrome, disturbi comportamentali di adattamento sociale

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ADHD in adolescenza

- Disturbo dell’attenzione: difficoltà scolastiche, di organizzazione della vita quotidiana (programmazione)- Riduzione del comportamento iperattivo (sensazione soggettiva di instabilità)- Instabilità scolastica, lavorativa, relazionale- Condotte pericolose- Disturbi depressivo-ansiosi

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ADHD in età adulta

- Difficoltà di organizzazione nel lavoro (strategie per il disturbo attentivo)- Intolleranza di vita sedentaria- Condotte rischiose- Rischio di marginalità sociale

Bassa autostima, tendenza all’isolamento sociale, vulnerabilità psicopatologica

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Attribuzioni errate sui bambini con DDAI

• Decidono deliberatamente di non voler lavorare• Fanno solo ciò che piace loro, quindi non meritano il mio

aiuto perché quando si impegnano riescono come gli altri• Sono così perché i loro genitori non li seguono a sufficienza• Meritano di essere puniti per insegnare loro a calmarsi• Sono cattivi perché non seguono le regole del

comportamento e reagiscono negativamente verso i compagni

• A volte si comportano in quel modo solo per attirare l’attenzione della classe.

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In realtà questi bambini…

• Non riescono a lavorare su uno stesso compito per un periodo prolungato…La loro motivazione diminuisce più rapidamente di quella degli altri

• Spesso sanno quello che dovrebbero fare ma non riescono a mettere in pratica le loro buone intenzioni

• La loro attenzione è controllata da stimoli esterni (il problema sta nel controllo interno dell’attenzione)

• Non sono cattivi, a volte reagiscono negativamente con gli altri perché non hanno sufficienti abilità per fare meglio

• Il loro comportamento non è diretto verso uno scopo preciso

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LO STUDENTE DDAI

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DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO

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DISTURBO DELLA CONDOTTA

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