Il Culto, le Origini, i Simboli del Sacro Le Cene di San ... · (Responsabile Laboratorio banca ......

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Le F F orse per la sua "umani- tà" ma anche per la dedizione alla famiglia ed al lavoro, San Giuseppe, protettore dei falegnami, dei carpentieri e dei bottai, è uno dei Santi più venerati nell'u- niverso cristiano. In Sicilia, poi, la sua ricorrenza è ovun- que celebrata con sincera partecipazione ma i riti in suo onore, incerti talvolta tra incon- sce reminiscenze pagane legate alla celebra- zione dell'equinozio di primavera e più con- sapevoli ed avvertiti canoni del rituale cri- stiano, pur assumendo aspetti sostanzial- mente condivisi, finiscono con il manife- starsi da località a località con caratterizza- zioni abbastanza variegate. A Salemi, dove dai più devoti è invocato con l'appellativo di "Patriarca di lu Paraddìsu", i festeggiamenti in onore di San Giuseppe sono da sempre particolarmente famosi sia per la sentita partecipazione popolare sia per le "Cene": elaborate archi- tetture, assemblate di volta in volta per l'oc- casione, dalle connotazioni scenografiche elaborate al punto da suggerire ipotesi di accostamenti a canoni estetici rinascimenta- li e barocchi. Nate come atto di devozione nei con- fronti della Sacra Famiglia, furono inizial- mente l'ex voto di una famiglia o di un sin- golo il quale invitando a "cena" tre bambini poveri, in rappresentanza di Gesù Bambino, di S. Giuseppe e della Vergine, intendeva ringraziarli per una grazia ricevuta o propi- ziarseli per una grazia impetrata. Ma per comprendere a fondo la grandezza di un simile atto d'amore non si può prescindere dal considerare lo stato di indigenza presso- ché generalizzata in cui versava un tempo la gente del popolo ed il sacrificio cui decide- va di sobbarcarsi il devoto anfitrione il quale, pur di "ìnchiri 'a panzùdda ai piccirìd- di", preparava una serie tanto lunga di por- tate, povere ma spesso assai elaborate, da essere altrimenti bastevole a sfamare per settimane la sua intera famiglia. Col tempo il voto del singolo cominciò ad essere condiviso dai parenti più intimi e poi dal- l'intero vicinato che, in virtù della sua collaborazione con l'offerta di doni in natura o in denaro, sperava di farsi par- tecipe della grazia divina. Sfamare tre bambini poveri lasciava, infatti, sperare in un ritorno di quel dono sia in termini spirituali sia in termi- ni di abbondanza per un rac- colto che, se pure ancora nel ventre della terra, di lì a poco, con l'esplosione del- l'imminente primavera, sarebbe germogliato abbondante e rigoglioso. Anzi, sperando in una ricompensa più grande bisognava offrire il maggior numero possi- bile di pietanze: cibi pove- ri, preparati con i prodotti che la terra offre tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera: broccoli, car- ciofi, asparagi, finocchi, patate, agrumi, legumi, frutta secca, uova, ma cucinati con tanto amore e con tale perizia e fantasia da trasformarsi in un miracolo di deliziosi manicaretti, quasi in una saga della cucina tradizionale siciliana. Tutto, all'infuori della carne, torna utile ad aumentare il numero delle portate che solitamente superano il centinaio. La fuligginosa cucina della povera abitazione in cui in origine, seduti ad un desco povero e spoglio, venivano sfamati i tre bambini, a poco a poco appare inadeguata. Bisogna creare un ambiente più degno, più consono alla sacralità del rito. Ed ecco quel- l'ambiente squallido e disa- dorno assumere, allora, le sembianze di un Tempio, di una Chiesa. Profilati di legno o di metallo precedentemente predisposti vengono assem- blati in maniera da costituire la struttura portante di una piccola chiesa provvista di Altare e di cupola che con infinita pazienza e perizia viene a sua volta ricoperta da ramoscelli di mirto e di allo- ro. Su tutto una fuga, un trionfo, un tripudio di piccoli pani modellati, per non dire scol- piti, in maniera da sintetizzare tutta l'abbon- danza del creato, tutti i frutti della terra, tutta la ricchezza della natura: pere, mele, grappo- li d'uva, baccelli di fave e di piselli, uccelli, fiori, fantasiosi elementi decorativi, com- plesse invenzioni formali: il tutto utilizzando esclusivamente farina di grano duro ed acqua. Ma se, nel bene e nel male, l'antica tradi- zione è andata arricchendosi di nuove inven- zioni formali e scenografie più elaborate, assolutamente legate alle origini permango- no le simbologie fondamentali e le collauda- tissime procedure rituali dell'intera cerimo- nia. Sul piccolo Altare allestito all'interno della struttura non possono mancare, infatti, tre grossi pani dalla simbologia immutabile e di facile lettura nella loro semplicità: "u Cucciddàtu", "u Vastùni" e "a Parma". Il primo, a forma di stella, è destinato a quel bambino che nella "Cena" rappresenta Gesù. Sulla sua superficie vengono applicati, sem- pre con l'impasto di farina, una camicina, un gelsomino, alcuni strumenti della Passione ed una grande "G" che sta per Gesù; il secondo, a forma di bastone ricurvo all'estre- mità superiore, è proprio del bambino che impersona S. Giuseppe. Viene decorato con un giglio, simbolo di purezza, e con alcuni attrezzi di lavoro del Santo Falegname. Il terzo, a forma di palma, è proprio della bam- bina che rappresenta Maria. La sua superfi- cie viene decorata con una rosa, un fiocco legato, simbolo di verginità, alcuni datteri ed una grande "M". L'ambiente viene, inoltre, adornato con vasi di ciclamini, una boccia con pesciolini rossi, un agnellino di gesso o di cartapesta ed una oleografia raffigurante la Sacra Famiglia. Finalmente, a mezzogiorno del 19 marzo (ma talvolta la domenica successiva od a distanza di qualche giorno), dopo la benedizione dei Pani e dell'Altare da parte di un Sacerdote, comincia il convi- to vero e proprio. Il padrone di casa, quasi sempre titolare del voto, lava deterge e bacia le mani ai tre bambini. Quindi serve loro qualche spicchio d'arancia per prose- guire con tutte le altre porta- te, quasi sempre più di cento e tutte diverse tra loro, che l'anfitrione, con molta devozio- ne ed umiltà, serve di persona. Ogni portata PERIODICO DI OPINIONI, POLITICA, ATTUALITA’ E CULTURA Supplemento al n. 45 anno V di «Marsala CL» Direttore Responsabile: Celeste Caradonna Redazione: Via Calogero Isgr, 6 91025 Marsala TP Tel\fax 0923.719796 Pubblicit : [email protected] Pubblicato da Navarra Editore. Iscritto al registro dei giornali pres- so il Tribunale di Marsala Nr 136 - 3/2003. Stampato in proprio Tiratura 4500 copie email: [email protected] MARZO 2007 COPIA GRATUITA Anno 3 N° 3 Le Cene di San Giuseppe a Salemi Paolo Cammarata Il Culto, le Origini, i Simboli del Sacro Cena di Pusillesi

Transcript of Il Culto, le Origini, i Simboli del Sacro Le Cene di San ... · (Responsabile Laboratorio banca ......

Le

FForse per la sua "umani-tà" ma anche per ladedizione alla famiglia

ed al lavoro, San Giuseppe,protettore dei falegnami, deicarpentieri e dei bottai, è unodei Santi più venerati nell'u-niverso cristiano. In Sicilia,poi, la sua ricorrenza è ovun-que celebrata con sincera partecipazione mai riti in suo onore, incerti talvolta tra incon-sce reminiscenze pagane legate alla celebra-zione dell'equinozio di primavera e più con-sapevoli ed avvertiti canoni del rituale cri-stiano, pur assumendo aspetti sostanzial-mente condivisi, finiscono con il manife-starsi da località a località con caratterizza-zioni abbastanza variegate.

A Salemi, dove dai più devoti è invocatocon l'appellativo di "Patriarca di luParaddìsu", i festeggiamenti in onore di SanGiuseppe sono da sempre particolarmentefamosi sia per la sentita partecipazionepopolare sia per le "Cene": elaborate archi-tetture, assemblate di volta in volta per l'oc-casione, dalle connotazioni scenograficheelaborate al punto da suggerire ipotesi diaccostamenti a canoni estetici rinascimenta-li e barocchi.

Nate come atto di devozione nei con-fronti della Sacra Famiglia, furono inizial-mente l'ex voto di una famiglia o di un sin-golo il quale invitando a "cena" tre bambinipoveri, in rappresentanza di Gesù Bambino,di S. Giuseppe e della Vergine, intendevaringraziarli per una grazia ricevuta o propi-ziarseli per una grazia impetrata. Ma percomprendere a fondo la grandezza di unsimile atto d'amore non si può prescinderedal considerare lo stato di indigenza presso-ché generalizzata in cui versava un tempo lagente del popolo ed il sacrificio cui decide-va di sobbarcarsi il devoto anfitrione ilquale, pur di "ìnchiri 'a panzùdda ai piccirìd-di", preparava una serie tanto lunga di por-tate, povere ma spesso assai elaborate, daessere altrimenti bastevole a sfamare persettimane la sua intera famiglia.

Col tempo il voto del singolo cominciòad essere condiviso daiparenti più intimi e poi dal-l'intero vicinato che, in virtùdella sua collaborazione conl'offerta di doni in natura o indenaro, sperava di farsi par-tecipe della grazia divina.Sfamare tre bambini poverilasciava, infatti, sperare in unritorno di quel dono sia intermini spirituali sia in termi-ni di abbondanza per un rac-colto che, se pure ancora nelventre della terra, di lì apoco, con l'esplosione del-l'imminente primavera, sarebbe germogliatoabbondante e rigoglioso. Anzi, sperando inuna ricompensa più grande bisognava offrire

il maggior numero possi-bile di pietanze: cibi pove-ri, preparati con i prodottiche la terra offre tra la fine

dell'inverno e l'inizio dellaprimavera: broccoli, car-ciofi, asparagi, finocchi,patate, agrumi, legumi,frutta secca, uova, macucinati con tanto amore e

con tale perizia e fantasia da trasformarsi inun miracolo di deliziosi manicaretti, quasi inuna saga della cucina tradizionale siciliana.

Tutto, all'infuori dellacarne, torna utile adaumentare il numero delleportate che solitamente

superano il centinaio. La fuligginosa cucina

della povera abitazione incui in origine, seduti ad undesco povero e spoglio,venivano sfamati i trebambini, a poco a poco appare inadeguata.Bisogna creare un ambiente più degno, piùconsono alla sacralità del rito. Ed ecco quel-

l'ambiente squallido e disa-dorno assumere, allora, lesembianze di un Tempio, diuna Chiesa. Profilati di legnoo di metallo precedentementepredisposti vengono assem-blati in maniera da costituirela struttura portante di unapiccola chiesa provvista diAltare e di cupola che coninfinita pazienza e periziaviene a sua volta ricoperta daramoscelli di mirto e di allo-

ro. Su tutto una fuga, un trionfo, un tripudiodi piccoli pani modellati, per non dire scol-piti, in maniera da sintetizzare tutta l'abbon-danza del creato, tutti i frutti della terra, tuttala ricchezza della natura: pere, mele, grappo-li d'uva, baccelli di fave e di piselli, uccelli,fiori, fantasiosi elementi decorativi, com-plesse invenzioni formali: il tutto utilizzandoesclusivamente farina di grano duro edacqua.

Ma se, nel bene e nel male, l'antica tradi-zione è andata arricchendosi di nuove inven-zioni formali e scenografie più elaborate,assolutamente legate alle origini permango-no le simbologie fondamentali e le collauda-tissime procedure rituali dell'intera cerimo-nia. Sul piccolo Altare allestito all'internodella struttura non possono mancare, infatti,tre grossi pani dalla simbologia immutabilee di facile lettura nella loro semplicità: "uCucciddàtu", "u Vastùni" e "a Parma". Ilprimo, a forma di stella, è destinato a quelbambino che nella "Cena" rappresenta Gesù.Sulla sua superficie vengono applicati, sem-pre con l'impasto di farina, una camicina, ungelsomino, alcuni strumenti della Passioneed una grande "G" che sta per Gesù; ilsecondo, a forma di bastone ricurvo all'estre-mità superiore, è proprio del bambino cheimpersona S. Giuseppe. Viene decorato conun giglio, simbolo di purezza, e con alcuniattrezzi di lavoro del Santo Falegname. Ilterzo, a forma di palma, è proprio della bam-bina che rappresenta Maria. La sua superfi-cie viene decorata con una rosa, un fioccolegato, simbolo di verginità, alcuni datteri eduna grande "M". L'ambiente viene, inoltre,adornato con vasi di ciclamini, una bocciacon pesciolini rossi, un agnellino di gesso odi cartapesta ed una oleografia raffigurante

la Sacra Famiglia.Finalmente, a mezzogiorno

del 19 marzo (ma talvolta ladomenica successiva od adistanza di qualche giorno),dopo la benedizione dei Panie dell'Altare da parte di unSacerdote, comincia il convi-to vero e proprio. Il padronedi casa, quasi sempre titolaredel voto, lava deterge e baciale mani ai tre bambini. Quindi serve loro qualchespicchio d'arancia per prose-guire con tutte le altre porta-

te, quasi sempre più di cento e tutte diversetra loro, che l'anfitrione, con molta devozio-ne ed umiltà, serve di persona. Ogni portata

PERIODICO DI OPINIONI, POLITICA, ATTUALITA’ E CULTURA

Supplemento al n. 45 anno V di«Marsala C�Ł» Direttore Responsabile:Celeste Caradonna Redazione: Via Calogero Isgrò, 6 91025 Marsala TP Tel\fax 0923.719796Pubblicità: [email protected] da Navarra Editore.Iscritto al registro dei giornali pres-so il Tribunale di Marsala Nr 136 -3/2003. Stampato in proprio Tiratura4500 copie email: [email protected]

MARZO 2007COPIA GRATUITA Anno 3 N° 3

Le Cene di San Giuseppe a SalemiPaolo Cammarata

I l C u l t o , l e O r i g i n i , i S i m b o l i d e l S a c r o

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Cena di Pusillesi

Cene di San Giuseppe a Salemi 22

Conferenza sulla donazione degli organi

Per la festa di S. Giuseppeaffittiamo immobili

nel centro storico di Salemi

viene annunciata dalrullo di un tamburo o, sela cerimonia si svolgeall'aperto, dallo sparo diun mortaretto. I tre bam-bini, non riuscendo,ovviamente, a mangiarequello spropositatonumero di vivande chespesso si limitano adassaggiare appena, neoffrono consistenti por-

zioni agli astanti i qualiaccettano di buon gradocome Grazia Divina. Inchiusura il padrone dicasa porta in tavola ungrosso pane, stavolta nonparticolarmente lavorato,che i tre fanciulli ridur-ranno in pezzetti da divi-dere tra i presenti.Secondo la tradizione,quanto più consistente

sarà stato ilprimo pezzo dipane tanto piùprospero saràquell'anno ilraccolto.

Fino aqualche tempofa durante lacerimonia e pertutto il pome-riggio poeti

estemporanei, ormai sem-pre più rari e ricercati,recitavano le "parti di SanGiuseppi", lunghi compo-nimenti poetici dialettaliin rima baciata od alter-nata, che quasi sempreesordivano con un enfati-co:" Jéccu un suspìru eacchiànu 'cca' 'ncàpu / laparti a San Giuseppi 'cci'la dìcu…"

Il rivestimento col mirto

Esposizione delle pietanze Cena del 1944 in piazza Dittatura

Lavorazione delpane a Pusillesi

Cena di Pusillesi: preparazione dell�impalcatura

La disposizione del pane

FFar crescere la cultura delladonazione era l’obiettivoche il Lions Club Salemi

Valle del Belice si era prefissatonell’ormai lontano 1994. Da quellaopera di sensibilizzazione sononate le sezioni AIDO e ADMO diSalemi e Vita e un numero crescen-te di donatori di sangue. Ma,soprattutto, si è avverato il sognodi tutti coloro che si iscrivonoall’ADMO per diventare donatoridi midollo osseo. Lo ha fatto, ed èdiventata motivo di orgoglio pertutto il Lions Club, la Signora

Mirella Pipia di Vita.Nel suo breve intervento introdutti-vo Isidoro Spanò (Presidente delLions Club Salemi Valle delBelice) ha invitato i presenti ariflettere sul come ciascuno di noipuò cambiare la vita del prossimodiventando donatore. Tutti di altis-simo livello gli interventi deglioratori che hanno affrontato i variaspetti della donazione con assolu-to rigore scientifico e con tantacarica umana che ha contagiatotutti i presenti.Al termine, i giovani Soci del LeoClub Salemi Valle del Belice,hanno raccolto tutte le adesioniall’AIDO, all’ADMO e all’A VIS.

L’augurio finale, sottolineato daun lungo applauso dei presenti, èche la cultura della donazione sidiffonda sempre di più in modo daalleviare e/o risolvere tante patolo-gie non guaribili con altri sistemi.Sono intervenuti quali oratori: IlSindaco di Vita dott. AntoninoAccardo, Stefano Agueci(Presidente AVIS sez. di Salemi);Michela Gesù e Calogero Ciaccio(Responsabile Laboratorio bancadel Cordone Ombelicale);Margherita Giacalone (PresidenteAIDO Marsala); Nino Altavilla(Presidente Comitato promozionedonazione delle cornee).

Cronache dal comune di Vita Marzo 200733

Rosanna Lombardo

Conferenza sulla donazione degli organi

LLe Pro Loco di Vita e Salemi il 17 e 19 Marzo saranno a Cianciana (AG) per promuovere i pro-dotti tipici locali alla "Prima mostra del pane di Sicilia". La mostra è organizzata in occasio-ne dei festeggiamenti in onore del Patriarca San Giuseppe. Per l'occasione la Pro Loco Vitese

promuoverà i "panuzzi" tipici di San Giuseppe e i "cucciddati" tipici della Festa della Madonna diTagliavia, mentre la Pro Loco di Salemi promuoverà le "cene di San Giuseppe".

PPresso il Teatro del Convitto Nazionale di Stato di Palermo siè svolta la Cerimonia della Premiazione dei Vincitori delGran Premio Nazionale di Narrativa "Giovanni Verga". Tre i

premiati della provincia di Trapani: la signora Anna Giallo diTrapani classificatasi terza; ex aequo la signora Maria Molinari diPartanna e la signora Maria Stabile di Vita che hanno ricevutoentrambe la Segnalazione d'Onore. La giuria era presieduta dalPrincipe prof. Amerigo Coroneo, dalla prof.ssa Angela Piazza edalla prof.ssa Lina Contino. “E’ un meritato riconoscimento delledoti artistiche della signora Stabile - dichiara il sindaco dott.Antonino Accardo - la sua affermazione è motivo di orgoglio pertutti i vitesi”.

MUNICIPIO - Centralino telefono 0924 955555MUNICIPIO - Sindaco tel. 0924 955147 - fax 0924 955147 - e mail: [email protected] Segretario Generale tel. 0924 955148 - fax 0924 955148MUNICIPIO Presidente del Consiglio Tel. 0924 954677 fax 0924 954677MUNICIPIO - Capo Settore servizi demografici e servizi socio-assistenziali e culturali telefono 0924 955555 interno 206 - fax 0924 955555 - e mail: [email protected] - Capo Settore servizi finanziari e tributari telefono 0924 955054 - fax 0924 955054 - e mail: [email protected] - Capo Settore servizi urbanistica, edilizia, ambiente, lavori pubblici, servizi a rete telefono 0924 955797 - fax 0924 955797 - e mail: [email protected] - Capo Settore servizi generali, istruzione, turismo, attiv. produttive, serv. informatici telefono 0924 955028 - fax 0924 955028 - e mail: [email protected] - Vigili Urbani tel. 0924 955926 - fax 0924 955555 - e mail:[email protected] - Ufficio tributi tel. 0924 955304 - fax 0924 955054 - e mail: [email protected]. 0924 955039 - fax 0924 955040 - SCUOLAELEMENTARE tel. 0924 955127 - fax 0924 955040 SCUOLAMEDIA tel. 0924 955040 - fax 0924 955040 GUARDIA MEDICA Tel. 0924 955042 - CARABINIERI Tel 0924 957003BIBLIOTECA COMUNALE Tel. 0924 955429 - fax 0924 955429 - PRO LOCO Tel. 0924 958057

RicettivitàBED and BREAKFAST

IMMAGIME Via Pietro Nenni n. 7 tel. 0924-955169

IL GIRASOLE Via Ugo Pedotti n. 15 tel. 0924 - 955400

LA CASA DELLA NONNAVia Libertà n. 110

tel. 0924 955361 - Cell. 338 1555376

BARONIAVia Ettore Maiorana n. 16

cell. 338 5019674

Numeri utili

LA GIUNTA MUNICIPALE

ACCARDO ANTONINO SINDACO

SALVO SALVATORE F.SCO PAOLO Vice-SindacoPALERMO FRANCESCO P. S. Assessore BONAIUTO STEFANO Assessore SIMONE ANTONINA Assessore

IL CONSIGLIO COMUNALEPERRICONE PASQUALE (Presidente del Consiglio)

NAPOLI SALVATORE (Vice-Presidente)MESSINA VITO (Consigliere)AGUANNO LEONARDO (Consigliere)RISERBATO GIUSEPPE (Consigliere)GENUA DIEGO (Consigliere)INTERNICOLA GIUSEPPE (Consigliere)DI LORENZO ALFREDO (Consigliere)MANNONE VINCENZO (Consigliere)D’ANGELO SEBASTIANO (Consigliere)PARISI EMILY (Consigliere)ACCARDI GASPARE (Consigliere)

NNel mese di Gennaio 2007 il Comune ha organizzato un Tour di due giorni nella SiciliaOrientale per adulti ed anziani. La quota di partecipazione è stata il 40 % a caricodell'Amministrazione Comunale e del 60% a carico dei partecipanti.

Si è aggiudicato il servizio la Sicilviaggi S.n.c. di Nicola e Salvatore Montalbano di Salemi.Lungo l'itinerario i partecipanti hanno visitato il Castello di Cacciamo, Taormina, Acireale, la Rivieradei Ciclopi ed il Duomo di Catania.

Giro turistico organizzato dal comune

Maria Stabile premiata al Gran Premio Nazionale diNarrativa "Giovanni Verga"

Le Pro Loco di Vita e Salemi alla "Prima mostra del pane di Sicilia" di Cianciana (AG)

PPresso i locali dell’auditoriumdel centro sociale di Vita si èsvolta la cerimonia di avvio

dei volontari al servizio civileUNPLI. Hanno partecipato i presi-denti delle Pro Loco di Trapani coni relativi volontari: per Vita, (MariaEleonora Ditta, Vito Asaro eFrancesco di Bartolo), perSalemi,(Claudia Pecorella,Giovanna Grassa e GiovannaLumia), per San Vito LoCapo,(Angela Catalano, DonatellaGrammatico e Marisa Riina), perBuseto Palizzolo, (Maria Pagato,Rosalia Catanese, e Orsola

Pellegrino) e per Valderice,(Valentina Ditta, MonicaBarbarino e Ivana Cicala). Durantel’incontro il presidente regionaleUNPLI, Nino La Spina, e il presi-dente della provincia UNPLITrapani Angelo Capodiferro, insie-me agli operatori di progetto hannotenuto il primo corso di formazionenel campo della storia dell’arte,archeologia, storia locale e conser-vazione dei beni culturali. Per iragazzi del servizio civile è stataanche un occasione per socializza-re e iniziare a conoscersi. Il presi-dente regionale ha illustrato aivolontari le regole da seguiredurante l’anno di servizio e qualisaranno i loro compiti. «Sono sicu-ro – dice Nino La Spina - che i

ragazzi sapranno essere professio-nali e preparati nella promozionedel territorio. Questa attività liappassionerà tanto che la conti-nueranno anche dopo l’anno divolontariato di servizio civile». Ilpresidente Provinciale AngeloCapodiferro ha invece auspicatoche l’anno d’integrazione nelle proloco per i ragazzi possa esseremotivo di crescita sociale, cultura-le e professionale. «Dai volontari -afferma Capodiferro- mi capitaspesso di ricevere imput e suggeri-menti intuitivi che rendono piùsimpatico il lavoro».Alla fine del corso si è tenuto unbuffet con i prodotti tipici localiofferti dalle Pro Loco presenti.

Vita: Cerimonia di avvio dei volontari al servizio civile

Rosanna Lombardo

Da sinistra: Calogero Ciaccio, Margherita Giacalone, Nino Altavilla, Isidoro Spanò, Il Sindaco di Vita AntoninoAccardo, Michela Gesù e Stefano Agueci.

I ragazzi del servizio civile con i dirigenti delle pro loco

Maria Stabile

SSabato 10 marzo, presso ilocali del centro socialedi Vita, è stato presentato

il progetto “L'isola felice”.All'evento hanno partecipato ilsindaco Antonino Accardo, l'as-sessore ai servizi socialiAntonina Simone, il presidentedell'Associazione EurekaDaniela Tomasini, la coordina-trice del progetto LauraPecorella, l'assistente socialedel comune Caterina Bellafioree le animatrici del centro peranziani: Antonietta DiGiovanni, Viviana Perricone eRosaria Lotta. Lo scopo dellamanifestazione era quello dipresentare il progetto. "L'idea -afferma Antonino Accardo - èquella di rendere protagonista

della scena l'anziano, in quantocomponente essenziale dellasocietà. Auspico - continua -che siano numerosi i parteci-panti al progetto capaci di daresuggerimenti per migliorarlo”. "L'isola felice- dichiara l'asses-sore ai servizi sociali AntoninaSimone - è un progetto che sipropone di realizzare una seriedi attività volte a valorizzarel'anziano”. A presentare il pro-getto è stata l'AssociazioneEureka Onlus. “L'idea del pro-getto - afferma DanielaTomasini - è quella di costrui-re un punto di incontro tra ipartecipanti all'iniziativa, e lepersone esterne che potrebberoaver bisogno degli anziani.Rappresentando così un pontetra più generazioni". "L'isolafelice" prenderà il via lunedì 12marzo, con "la banca del

tempo", la quale prevede checiascun partecipante metta adisposizione le proprie ore libe-re. L'iniziativa prevederà treincontri settimanali, il lunedìdalle 9 alle 12 ed il martedì egiovedì alle 16 alle 19. In pro-gramma ci sono molte attività:il laboratorio culinario, quellodel nonno sitter, attività di cine-forum e giochi con le carte. Ditanto in tanto saranno ancheorganizzate delle gite con icomponenti degli altri centridelle province di Agrigento e diPalermo. Insomma le attività che sarannosviluppate tenderanno a valo-rizzare gli anziani dando lorouna nuova immagine: non solodepositari e custodi di saperi ecompetenze ma anche risorsaper la famiglia e la società.

Presentato il progetto “Isola Felce”

Celeste Caradonna

Da sinistra: Rosaria Lotta, Viviana Perricone, Antonietta Di Giovanni, Caterina Bellafiore, Daniela Tomasini,Il sindaco Antonino Accardo e Antonella Simone

AAnche a Vita, come in altripaesi del trapanese, il 19marzo si celebra la festa di

San Giuseppe. Al fine di salvaguardare, custodiree trasmettere ai posteri questa anti-ca tradizione, il Comitato di SanGiuseppe negli anni ha allestito l'al-tare, provvedendo a distribuire aifedeli e ai visitatori il caratteristicopane e la tradizionale pasta cucina-ta secondo l'uso vitese, cioè al sugocon finocchietto selvatico e mollicacondita.È antica tradizione, infatti, che que-sta nostra piccola comunità del tra-panese venga a rendere un caratte-ristico e tipico omaggio a SanGiuseppe con l'allestimento inoccasione del 19 marzo di un altaredevozionale con caratteristici e gra-ziosi pani artisticamente intagliati.Alla confezione dei "pani" e"panuzzi" vengono coinvolte diver-se donne, specie le più anziane cheda generazioni si tramandano que-sta forma d'arte. In alcuni casi,infatti, è tale la bellezza di certimanufatti che non è inesatto parlaredi espressione artistica. Il 19 marzo, giorno in cui si inaugura l'altare,quale momento di inizio viene a svolgersi iltradizionale pranzo per i tre rappresentantidella Sacra famiglia. I "santi" vengono scelti fra le persone piùbisognose del paese, oppure fra conoscentiLa cena, infatti, consiste nel far mangiare omeglio assaggiare, ai "virgineddi" un'incredi-bile quantità di pietanze tipiche della culturapopolare.

Il rito prevede i momenti di accoglienza tra-dizionale e l'offerta delle pietanze preparatesecondo le ricette tradizionali della nostragente, nonché la distribuzione delle rimanen-ti pietanze ai visitatori dell'altare per l'interopomeriggio. Solitamente le pietanze vengonopreparate da una stragrande maggioranzadella popolazione vitese. Durante la Cenavengono recitate le “parti” che sono un insie-me di rime, preghiere e voti in onore di SanGiuseppe e la sua Famiglia.

Le Cene di San Giuseppe 44

di Rinninella & C.

Maria Eleonora Ditta

GGrande è, ed è sempre stata, ladevozione e il culto per SanGiuseppe presso la popolazione

di Gibellina. Ciò che ancora oggi carat-terizza questa festa sono "li artari"(nella foto), allestiti in casa da chi ne hafatto voto, con l'aiuto di amici e parenti,nonché il banchetto di giorno 19 che sisvolge in forma di rappresentazionesacra. Protagonisti di questo rituale sono"li santi" o "virgineddi", tre fanciulli cheallegoricamente rappresentano SanGiuseppe, la Madonna e Gesù Bambino.Talvolta i personaggi sono cinque, com-prendendo assieme ai membri dellaSacra Famiglia, Sant'Anna e SanGioacchino, genitori di Maria. Gli altarisono generalmente costituiti da assi dilegno disposti a tre o a cinque gradini aseconda del numero dei Santi e ricoper-ti da bianche tovaglie di lino ricamato.La parete frontale è addobbata con un

copriletto di pizzo o un drappo su cuispicca un quadro raffigurante la SacraFamiglia. Lateralmente gli altari sonoadorni di rami di alloro, vasi di ciclami-ni, fresie e balacu. Ai piedi dell'altare viè un grande tavolo (lu lettu di l'artaru),destinato alla mensa. Sull'altare sonocollocati i pani figurativamente model-lati in varie forme simboliche. Le tecni-che di lavorazione sono varie, alla solaabilità delle mani restano tuttavia legatigli esiti di quell'arte tradizionale, oggiaffidata ad un numero sempre più ridot-to di anziane donne che ne conservanoancora vivi l'uso e la memoria.Dopo che il prete ha benedetto l'altare, ilpadrone di casa offre agli ospiti "ciciricaliati" (ceci abbrustoliti), "spichivug-ghiuti" (spighe di grano bollite), "pignu-lata" (pignolata) e "cucciddateddi" (pic-coli pani).E' antica usanza visitare un numerodispari di altari perché il giorno di SanGiuseppe cade in data dispari. E' con-suetudine, inoltre, di alcuni bambini,recitare davanti gli altari qualche orazio-ne per omaggiare il Santo e per riceverein dono dalla padrona di casa una "cuc-chitedda". Ogni anno tutto viene preparato congrande cura e dedizione per far rivivereun passato che è storia viva, una tradi-zione che non è mai stata interrotta nep-pure nei momenti più tristi della vitanelle baracche dopo il sisma del 1968.

Gli alunni della classe II C(Scuola Media di Gibellina)

Gibellina: gli “altari”

Le Cene di san Giuseppe a Vita

Eu trasu ccà senza salutarie vaiu dittu all'artaru maggiuri,davanti a San Giuseppi addinucchiari, picchì di chista casa oggi è lu patruni.

St'artaru beddu ccà dintra sta stanza, cu San Giuseppi a centru chi talia,aspetta li prieri in abbunnanza,e stu mumentu dici puru a mmia.

Facili u nnè priari ccà ora,cu tutti sti biddizzi di taliari,restu cunfusa taliannu ancora,ma un Patri Nostru ci l'avemu a diri:

Padre Nostro ecc.ecc.

Ora mi votu e li patruna salutu,lu preu cc'è fari pi tanta fatica,avianu prumisu da tantu stu vutu,cari patruna, assabbinirica.

Lu pani pari tutta nna furnata,e stu miraculu sempi s'avvera,culuri d'oru è, comu nna sciavata,di manu fini è fattu, a la nostra manera.

C'è cavadduzzi, cappeddi e panara,ciuri pittati chi parinu veri,e l'ancileddi s'annacanu sempi,comu li nuvoli sù, leggeri leggeri.

Ci sù li stiddi, lu suli e la luna,c'esti lu nnomu di la Madonna,lu pani rossu pari sculturae si cci mancia pi ottu jorna.

Cchiù lu taliu e cchiù cosi viu,nenti ci manca, è tuttu precisu,li parmi, li pisci, li babbaluci,talia...c'è puru Santu Vitu.

Ma ora dicemu cu granni allegria"Viva Gesù Giuseppi e Maria, Viva."

O san Giuseppi pi ttia quanta festa,dintra sta casa, tutta la simana,cu u nn'à vinutu ora si appresta, a fari sta visita quotidiana.

St'jornu a mezziornu li Santi manciarula pasta, lu pani e li spiticcheddi fattie tutti li prisenti li sazzaru,picchì accussi si usa, lu sapemu tutti.

Ma nfunnu nfunnu, sta divuzioninn'avissi a fari addivintari bboni,bboni cu li nnimicipacinziusi cu li zziccusi.

Mmeci si putemu, tutti nn'azzuffamu, l'offesi ricivuti, mai li pirdunamu,superbia avemu e nni sintemu mportanti,ma lu sapemu chi semu propriu nenti.

L'avissimu a capiri e nta lu cori,mmeci d'aviri petri aviri amuri,aviri rispettu pi stu munnue pi chiddi chi nni stannu ntunnu.

San Giusippuzzu accussì era,quannu crisciu lu Bammineddu,rispettu avia pi la Madonna e pi Gesuzzu tantu beddu.

E pi ddi tempi facili un fù,crisciri un figghiu chi soi u nn'era,pi San Giuseppi accittari a Gesù,vosi diri canciari manera.

Fiducia appi nni lu Patri Eternu,e fici chiddu chi Diu vulia,calau la testa convintu e cuntentue accittau Gesù e Maria.

Cu fidi pia cantamu tutti "Viva Maria, Gesù e Giuseppi, Viva."

E si la vuci ora mi trema,è l'emozioni chi spissu mi veni,San Giusippuzzu m'aiuta e cunsolae adaciu adaciu mi la fà passari.

Certu pallannu, pallannu tantula vucca asciuca e la dica veni,vulissi anticchia di vinu biancue un cucciddatu chi ccà mi teni.

San Giusippuzzu di la pruvvidenza,sempi patrunu ha statu e a niatri,lu pani duni cu tanta abbunnanzaa chiddi onesti e puru a li latri.

Tutti quanti sapemu nsegretu,chi quannu a tia nni rivulgemu,San Giusippuzzu tu duni l'aiutu, anchi quannu nun lu miritamu.

Proteggi tutti li nostri famigghi,sianu ricchi o scarsi assai,aiuta mariti, muggheri e figghie arrassali tu da tutti li guai.

Proteggi puru li moribondi,chi cu spiranza s'affidanu a Diu,tutti tu aiuti e sempi arrispunnia li prieri cu cori piu.

San Giusippuzzu nn'à cosa m'à diri,picchì a stu munnu c'è tantu duluri?Certu, lu sacciu, semu piccaturi,ma li nnuccenti mai t'à scurdari.

Quannu verrà pi mia lu risettu,nna cosa sula t'addumannu spissu,la mè famigghia ntunnu a lu mè lettuchi pi mmia prea, nta lu trapassu.

Scusa addumannu a vui prisentisi v'annuiau a sentiri a mmiaprestu mi zzittu...tempu di nenti,e poi mi firmu: Stabile Maria

NNon c’è paese in Italia,forse nel mondo, che il19 marzo non abbia un

particolare cibo, dolce o frittellada preparare in casa o da acqui-stare, legato al culto diS.Giuseppe; che pertanto è spes-so chiamato «Frittellaro».La manifestazione più importan-te per la varietà di pani e dolciche in tali occasioni si è solitipreparare, è la cosiddetta“Cena”.Le Cene sono preparate primadel giorno stabilito e impegnanodecine di uomini e donne nei piùdiversi lavori. Le donne hannoil compito di preparare i pani, gliuomini i lavori più pesanti; tuttosi svolge nella perfetta armonia.Le spese sono sostenute diretta-mente dalla famiglia, che hafatto il voto e fino a qualcheanno fa alcune donne, subitodopo le feste natalizie, giravanoper il paese chiedendo un oboloper la realizzazio-ne della Cena.Inoltre chi hasciolto un voto oricevuto una gra-zia dà inizio alrituale nel primovenerdì di marzo,quando si procedea seminare “lulavuri”, cioè ilgrano che si tieneal buio e si innaf-fia in abbondanza,operazione ritenuta indispensa-bile alla preparazione dellaCena.

La padrona della casa aiutatadalle vicine e dalle amicheimpasta, lavora e intaglia i paniche si espongono negli altari(nella foto). Questi pani sonospesso autentici capolavori dellafantasia e creatività della donnacontadina. La visita agli altari si svolge ilpomeriggio del 18 marzo e lapresenza in una strada è indicatada un ramo di alloro. Bastaseguire la via dell’alloro pervisitare le Cene. L’impalcatura che ospita l’altareè montata al centro della stanzacon travi e listelli inchiodati epoi è coperta di bosso (mortella)e alloro, che nella simbologialocale indicano la speranza. Alla fine i ragazzi ricevono dalpadrone di casa in ricompensa

piccoli pani o ceci assortirti. Monologo di San GiuseppeDurante la visita agli altari o

Cene nel pomeriggio del 18marzo i giovani cantano le partidi S.Giuseppe, monologhi informa poetica, scanditi secondoun preciso ritmo come il seguente:

Iè trasu ‘ni sta cenacu pompa e allegriasalutu GesùGiuseppi e Maria

Gesù, Giuseppi e Mariasu prisentichista è jurnatadi tutti sti santi.

Poi c’è sta cena ch’è beddaeccellentichi cuddureddi ci n’esti abba-stanza,sparti di l’aranci e lumiuna‘un abbasta a cantari ‘na sima-na.

Ogni simana stu mazzu di ciuridi celu’nterra si vinni a’ncarna-ri,si vinni a fari lu nostruRidinturi.

Ogni diciannove marzu n’terraveni,populu ammita e SanGiuseppinota,nota piccaturi mentri si”nvita”chi la bulletta la trovi macchia-ta.

Appuntu:stanotte mi sunnavachi era supra un scogghiu chidurmia

lu mari ‘ntempesta e jè mi cun-funnia,‘na varcuncella in fretta vinia,

Iè ci facia signali cu lu fazzulit-teddue idda fu costretta avvicinarsi amia.Chiddi tri chi mi’nzignaru labbona viaforu Gesu,Giuseppi e Maria.

Ora la patrona di la casami duna un bicchieri di vinu.Stu vinu è bbonu e sapi di stoccuprima vivu iè e la patronadoppu.

Stu vinu è orvu e iè sugnu a luscuru‘un sacciu si tutti dui n’arruzzu-liamu.Ora preu la partuna di la casa chi mi duna pi divuzioni.:

Una, dui, tri, quattru cuddurie di st’aranci dui carteddi chinie di sti lumii dui visazzi bboni,

ma iè’unni vogghiuné unu, né dui, né tri, né quattro,ni vogghiu unu pi divuzioni.

Festa di casa,festa di chiesachi beddu giubbilu chi nesci etrasi,trasi e nesci cu pompi e allegriasalutu Gesù, Giuseppi e Maria

Laboratorio giornalismo I.C.Scuola media “L. Capuana”

San Giuseppe a Santa Ninfa

“Parti” di San Giuseppedi Maria Stabile

55 Arte sacra a Salemi Marzo 2007

GIOIELLERIA ARBOLA

AAgli Ospiti venuti aSalemi in occasionedella festa di S.

Giuseppe che non paghi diavere visitato le “Cene”, assag-giato qualcuna delle cento pie-tanze offerte dai “Santi” e por-tato a casa il prezioso ricordo diqualche mirabile “cudduredda”scolpita nell’impasto di farinanon disdegnerebbero di appro-fondire la conoscenza dellanostra città, ci permettiamo diproporre un breve itinerario checonsentirà loro di ammirarealcuni sorprendenti capolavorid’arte sacra poco conosciuti eperciò, forse, ancora più graditi.Stavolta magari solo per pren-derne visione, salvo a program-mare altre visite a Salemi quan-do l’atmosfera sarà più intima emeno festaiola, nella speranzache per allora tutti gli edifici incui sono custodite le opere daammirare saranno fruibili.

Chi arriverà in auto e si fer-merà al posteggio di PiazzaRiformati dovrà percorrere solopochi passi per visitare laChiesa dei Frati MinoriRiformati dedicata a SantaMaria degli Angeli. Si tratta diun piccolo edificio sacro edifi-cato nel 1623 nel sito incui era esistita unachiesetta intitola-ta ai Santi Vito,Modesto eC r e s c e n z i ache pare fos-sero salemita-ni. Vi si posso-no ammirareuna grandetela di prege-vole fattura diG i u s e p p ePalermo, piùnoto come lo“Zoppo diGangi”, il sar-cofago delgrande mece-nate TommasoC l e m e n z a(1604-1659) esoprattutto los t r u g g e n t eC r o c i f i s s oligneo chesecondo la tra-dizione FraUmile daPetralia nel1639 avrebbes c o l p i t or e s t a n d ocostantementegenuflesso per

tutta la durata della lavorazio-ne. Si narra che un confratellodi Frate Umile, Fra’Bernardinoda Naro, entrato inopinatamen-

te nella cella all’internodella quale il pio frate

aveva appena fini-to di scolpirel’Opera si sentìmancare per lapaura suscitatain lui dall’e-stremo reali-smo dell’im-magine.

Inoltrandosinella ViaAmendola, untempo, ahimé,la StradaMaestra dellaCittà, appenasuperata laP i a z z e t t aS i m o n eCorleo, bastasalire i pochigradini dellaVia GiulianoF a l c i g l i a( G e n e r a l edel l ’Ord ineAgostinianoper ben 26anni consecu-tivi a partiredal 1445) perrestare incan-tati dal picco-lo Oratorio di

San Clemente, più noto colnome di “Sant’Annedda”:piccolo gioiello del baroccosiciliano immerso perennemen-te in una mistica penombra.Oltre ad un meravigliosoCrocifisso ligneo del Milanti(sec. XVII) destano la più gran-de ammirazione le 12 teledipinte verso la fine del ‘600da Felice da Sambucaraffigu-ranti altrettanti episodi dellavita di Gesù e della Madonna.Avanzando di qualche centi-naio di metri si incontranoil Convento e laChiesa diSant’Agostino ilcui impianto ori-ginario, dedicatoai Santi Filippoe Giacomo,stando alletestimonianzedi vari storio-grafi, risalireb-be al 1250. Dinotevolissimopregio artisti-co una statuamarmorea raf-figurante laMadonna delSoccorso scol-pita da Anto-nello Gaginitra il 1520 ed il1524 ed unSan LucaEvangel is ta

attribuita al medesimo autore.Fino a non molto tempo addie-tro vi si custodiva, altresì, un“Gesù coronato di spine” (oraconservato presso la ChiesaMadre) del pittore fiammingoGherarde Hundhost, dettoGherardo delle Notti.Sempre a poche centinaia di

metri, risalendo per Via LaRocca, si è attratti dal magnifi-co portale barocco della Chiesadei Gesuiti,attualmente adibitaa Chiesa Madre. Al suo interno,oltre alle bellissime statue set-

tecentesche del SantoPatrono, San Nicola

di Bari edell’Immacolata,un magnificoorgano costruitonel 1711 dalmaestro organa-rio AntonioViolante.

Attraverso ungrande portonesormontato da unmagnifico stem-ma dellaCompagnia diGesù scolpito su“pietra campa-nedda”, partico-lare materialelapideo tipicodella zona untempo moltousato per le suecaratteristiche di

resistenza eduttilità, siaccede algrande atriodel CollegioG e s u i t i c oche al pianoterra ospita ilM u s e oCivico doveè custoditabuona partedelle operesacre salvatedalle chiesedistrutte dalsisma del1968. Dar i c o r d a r e ,soprattutto,la Madonnad e l l aCandeloraed un FonteBattesimalescolpito nel 1464 daDomenico Gagini, una ter-racotta policroma anch’es-sa attribuita, forse erronea-mente allo stesso autore,una Madonna del Carmineattribuita a FrancescoLaurana e la grande telache raffigura la Madonnadegli Angeli dipinta daMariano Smeriglio nel1604.

Contigua ai locali delMuseo, la stupefacenteCasa Santa di Loreto

disegnata e costruita tra la finedel ‘600 ed i primi del ‘700 dalGiovanni Biagio Amico incopia pressoché identica a quel-la esistente, per l’appunto, aLoreto: la modesta abitazionedella Madonna che, secondouna pia tradizione, gli angeliavrebbero trasportato nella cittàmarchigiana.

Si tratta, come si vede, di unbreve itinerario ma ricco delfascino tipico di ciò che oltre adessere bello è anche inaspettato.

Paolo Cammarata Un itineraio

1847

di ARBOLA GIOVANNA & C. S.A.S.

91018 SALEMI (TP) - VIA G. AMENDOLA, 64/66Tel/fax 0924 982584

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Oratorio di Sant� �Annedda�. Altare

Chiesa dei Riformati: Crocifisso

Chiesa del Collegio: Prospetto e organo

Sant’Agostino: San Luca Evangelista di A. Gagini

Sant’Agostino: Maonna delSoccorso di A. Gagini

66Storia & cultura

LLa signora Vannicchiaabitava con la propriafamiglia proprio dietro

la Chiesa Madre, ai piedi delcampanile che rallegrava ilquartiere con i suoi rintocchiripetuti e monotoni, che certodisturbavano un poco, ma incompenso informavano sempresull’ora esatta.Abitava in due stanzette al disotto del piano strada, con tregradini a scendere: due stanzet-te oscure e fumose che tuttaviaerano confortevole dimora perlei, il marito e due figli.Vivevano stentatamente, conquello che il marito, lavoratorea giornata delle terre di qualchegrosso proprietario, riusciva aportare a casa.La vita non era delle più facili,tuttavia donna Vannicchiaaffrontava le difficoltà serena-mente, con umiltà, eternamentesperanzosa che il domani potes-se cambiare da un momentoall’altro.Perché ciò potesse avvenire, sirivolgeva con fede estrema econ continue preghiere alPatriarca San Giuseppe, cheessendo vissuto anche Lui inpovertà, poteva ben capirla equindi venirle incontro.Ogni anno per il 19 marzo pre-parava in casa sua una “cenavotiva” in onore della SacraFamiglia, una cena per allestirela quale dovevano necessaria-mente essere utilizzate solo le

offerte delle famiglie dei vicinidi casa, o comunque del quar-tiere.E questo per voto, ma direi inquesto caso per necessità.Per oltre un mese donnaVannichia teneva banco, corre-va per il rione dondolando ilcorpo piuttosto rotondetto, egirava di porta in porta tutta lasua zona, elemosinando unpugno di farina, qualche uovo,una tazza di legumi, un poco diolio, qualche litro di vino, frut-ta, arance e limoni e molto piùraramente qualche lira.E poi lunghe giornate per pre-parare il pane insieme ad uncerto numero di vicine, sedute a“lu tavuleri” con pinzette, col-tellini, “mucaci”, chiodi digarofano e “giuggiulena” masoprattutto con collaudata bra-vura e grande fantasia.Nascevano così splendideforme di pane, lavoratissime evarie, riproducenti fiori, frutta esimboli della vita della SacraFamiglia, cuddureddi da rega-lare ai visitatori, dopo avererivestito l’altare appese framirto, alloro, arance e limoni.Erano grappoli d’uva, pere,ciliegie, fichi, nespole, fichi-dindia, susine, pesche, il tuttocon le foglie graziosamentepiegate; e legumi verdi facenticapolino dalle loro bucce aper-te: piselli, fave e fagioli. E poiangeli, il sole, la luna, la pialla,il martello, il bastone, il giglio,la sega, ed inoltre i simbolidella passione di Cristo: lacorona di spine, i chiodi, lescale, il calice, e quanto la fan-

tasia riusciva a creare.I preparativi per il pranzocominciavano qualche giornoprima e nascevano piatti sem-plici, a base di uova, patate,piccoli pesci, cardi, finocchi,carote, verdure, stoccafisso,sarde, formaggi, ricotta, olive etante altre cose ancora, cucina-te con cipolla, aglio basilico eprezzemolo, o fritte con oliod’oliva. E poi torte, cassatelle, pignola-te, cannoli e cassate.Donna Vannichia si occupavadi tutto, non le sfuggiva nulla,ma nello stesso tempo si affati-cava oltre ogni limite, finendola sera stanca e sfinita.E non faceva altro che ripeterea tutti che questa sarebbe statala sua ultima cena, perché SanGiuseppe gliela avrebbe certofatta la grazia, e allora altro checena gli avrebbe dedicato!Le cene di donna Vannicchia siripetevano ogni anno puntuali,sentite ma faticose, ed ognuna asuo dire doveva essere l’ultima,ma non lo era mai, sia perché lagrazia non arrivava, sia perchécosì almeno qualche mese diabbondanza in casa potevanotarsi.Alla fine, dopo molti anni, l’ul-tima Cena di donna Vannicchiaarrivò, improvvisa, inattesa,dolorosa!Lei, però, non c’era, non c’erapiù: qualche giorno prima eravenuta a mancare per un infar-to.Ma la promessa in fondo erastata esaudita: le cose cambia-rono da un momento all’altro!

Giovanni Loiacono

L’ultima Cena

IIn questi giorni di marzosi stanno completandogli investimenti che una

ventina di imprese commer-ciali, aderenti al “ConsorzioCentro Storico di Salemi –Città dei Pani e delle Cene”,hanno inteso e potuto effet-tuare, grazie anche alle age-volazioni finanziarie, percomplessivi 637.000 euro,concesse alle imprese con-sorziate, dalla misura 4.01.ddel Por Sicilia 2000-2006.Dette agevolazioni, previstenella misura del 50% sugliinvestimenti, attivando per-tanto una spesa complessivadi circa un milione e due-

centosettanta mila euro nelcentro storico cittadino, ave-vano l’obbiettivo di miglio-rare e riqualificare l’imma-gine complessiva delle atti-vità commerciali, finanzian-do la ristrutturazione deilocali, il rifacimento deiprospetti esterni, l’allesti-mento di nuove vetrine,l’acquisto di nuovi arredi,ma anche investimenti spe-cifici in spese promozionalio investimenti innovativicome la costruzione di piat-taforme informatiche per ilcommercio elettronico viainternet. Alle imprese ade-renti al Consorzio venivaanche richiesto di sviluppareun progetto comune. E sindall’inizio, come dimostrala stessa denominazione delConsorzio, l’orientamento è

stato quello di lavorare sullatradizione salemitana dellefestività religiose legate alcosiddetto Ciclo dei Pani. Siè dunque progettato l’alle-stimento di una mostra –museo permanente dei Pani,che è in corso di realizzazio-ne nella Chiesa di SanBartolomeo (ex Chiesadell’Oratorio), locale gentil-mente concesso dallaAmministrazione alConsorzio, e si sta lavoran-do duramente per arrivarealla sua inaugurazionedurante la settimana deifesteggiamenti. L’iniziativaè degna di considerazioneper una molteplicità diaspetti. Innanzitutto, l’esi-stenza di una testimonianza,sotto forma di mostra –museo permanente, di quel-

la che è la più rilevante tra-dizione religiosa dellacomunità, può consentire apiccoli gruppi di visitatori(turisti, scolaresche, etc.) dientrare in contatto direttocon questa tradizione nelcorso dell’intero anno,anche al di fuori di quei 7 o10 giorni canonici di festeg-giamenti. In secondo luogo,l’utilizzo della chiesa di SanBartolomeo, consente di“aprire” un monumento.Consente, infatti, che unabene storico, artistico emonumentale di rilievopossa essere fruito realmen-te, mediante un utilizzo pro-prio, mentre oggi è unmonumento di fatto chiuso,come inaccessibili ad unpotenziale pubblico sono laquasi totalità delle risorse

artistiche e monu-mentali salemitane.Infine, l’iniziativapuò e vuole essereun esempio ed unostimolo per altreassociazioni, comi-tati e gruppi di lavo-ro. Infatti, quando simettono assiemealcuni buoni ingre-dienti, quali dispo-nibilità dellaP u b b l i c aAmministrazione,reale spirito asso-ciazionistico, capa-cità organizzativa eprogettuale ed unpizzico di buonavolontà, i risultatipossono anche venirfuori.

Il Consorzio “Centro Storico di Salemi”e la sua Mostra – Museo dei “Pani”

Lorenzo Monaco

La chesa di San Bartolomeo

AAllo scopo di aderirealla richiesta dialcuni lettori del

nostro mensile, certi,comunque, di fare cosagradita a molti salemitani,La Navarra Editore, con lasponsorizzazione dellaFratelli Tantaro S.r.L., hadeciso di pubblicare un’an-tologia tematica di alcunibrani già pubblicati inBelice c’è ed in altre testa-te locali.

Il volume, dal titolo «Iracconti d’Halicyae», com-prenderà alcuni brani diMirella Angelo, NelloBagarella, GiovanniCalvitto, Paolo Camma-rata, Giovanni Loiacono,Nino Scalisi e Vito Surdoche rinverdiscono argo-menti, personaggi e rac-conti della Salemi di ieri edell’altro ieri. In copertinaun bella illustrazione diMaria Pia Tantaro.

L’iniziativa editoriale,la cui uscita è prevista peril periodo pasquale, standoalle dichiarazioni deglistessi autori, non vuoleavere specifiche velleitàletterarie, non ha scopi dilucro e sarà distribuitafino ad esaurimento dellescorte fra quanti conoscen-done ed apprezzandone ilpassato operano perché lanostra Città possa avereancora un futuro.

Racconti d’HalicyaeSALEMI: storia di una promessa votivaSALEMI: prossima pubblicazione

Marzo 2007Storia & cultura77

SALEMI: per cinquecento anni scambiate le identità di due sculture sacre

CCi sono voluti cinquesecoli per scoprire cheuna magnifica statua

scolpita nel 1565 ( “…per sen-timento comune dei più periti–ci informa il Cremona- è operadi squisito arteficio e a tutt’e-quità può noverarsi tra lemigliori che ve ne ha in tutto ilRegno…”) non apparteneva alSanto venerato, ma rappresen-tava un’altra nobile figura cri-stiana elevata anch’essa aglionori degli altari. Ci sono voluti cinque secoli persventare un colpo basso deipartannesi i quali, essendosiresi conto che il comitato dellachiesa di Sant’Antonio Abate diSalemi aveva necessità di unastatua che raffigurasse il santo acui erano devoti, fecero i fur-bacchioni e gli vendettero unSan Benedetto, spacciandoloper Sant’Antonio. Certo,rischiarono di essere scoperti edi fare una figuraccia. Ma sic-come, si dice, che chi non risicanon rosica, tentarono il colpac-cio che gli riuscì alla perfezio-ne. I salemitani, quella voltagabbati, concluso l’affare,sistemarono il Santo su uncarro e se ne tornarono a casafelici e contenti. Arrivati aSalemi nelle vicinanze di PortaCorleone, la folla di fedeli cheera in trepidante attesa, formòuna processione che accompa-gnò la statua fino alla nuovadimora, intonando canti sacrimentre le campane di tutte lechiese del circondario suonava-no a festa coprendo, in alcunitratti del percorso, le espressio-ni di giubilo dei fedeli felici peravere finalmente portato inchiesa la scultura tanto attesa.Edificata all’interno della cintamuraria di Salemi, a ridossodella Porta Corleone dopo il

1572, la chiesa di S.Antoniomancava di una immagine delSanto. Ed era, per quei tempi,un fatto grave. Sant’AntonioAbate era, ed è, il protettoredegli animali e al Santo sirivolgevano con devozione icontadini per ogni bisognospicciolo e per tutto ciò cheriguardava gli animali cheerano la prima fonte della eco-nomia contadina. Da Partanna,un giorno, arrivò la notizia chein una chiesa c’era la disponibi-lità di una scultura lignea delVenerabile, vennero allacciati icontatti e concluso l’affare.

La chiesa di Sant’AntonioAbate venne chiusa al cultoverso la fine del 1930 perché,seppure consolidata e attenta-mente restaurata nel 1861, fu

dichiarata inagibile per i diffusicedimenti strutturali verificati-si nel corso dei decenni. Di fronte alla chiesa di SantoAntonio già esisteva un altroedificio religioso, quello diSanto Stefano di cui non siconosce l’anno di costruzione.Secondo il Cremona, “..in essafin dai primi secoli dopo laincarnazione di Gesù Cristo visfavillò il primo lume dellaSanta Fede..” . Chiusa la chiesa di SantoAntonio, dipinti, sculture eparamenti sacri vennero trasfe-riti in quella più vicina di SantoStefano. E con essi il simulacrodel Santo.Sant’Antonio era molto venera-to da coloro le cui attivitàdipendevano economicamentedagli animali. E soprattuttodalla loro buona salute. Nel giorno della festa, il 17 digennaio, mandrie e greggi,bestie da soma e animali dome-stici si alter-n a v a n onello spiaz-zo antistan-te la chiesadi SantoStefano perriceve labenedizio-ne. Tutto ilgiorno eraun continuovia vai difedeli inpellegrinag-gio che sirecavano inchiesa perpregare eper accen-dere uncero. Era tradizione consumarecome piatto votivo i cardi pre-parati in diverse ricette, così

come vuole tra tradizione per lafesta Santa Lucia quando colfrumento si prepara la “cuccia”.

Il terremoto del 14 gen-naio1968, ha mutato la fisiono-mia dell’intero quartiere; hadistrutto ogni traccia della sto-ria e delle tradizioni cancellan-do, anche dalla memoria, ilpatrimonio della cultura popo-lare. Dalla Catena in giù nonrimase alcun segno della cittàviva. Delle cinque chiese esi-stenti nella vasta area devastatadal sisma, l’unica ad essererecuperata fu quella di SanFrancesco di Paola. Dalle chie-se distrutte sono state, in segui-to, messe al sicuro le opere diArte Sacra, successivamentedestinate all’apposito Museovoluto dall’allora sindacoGiuseppe Cascio.Le scelte per il trasferimentodelle statue dei Santi non sonodipese dai loro meriti spirituali,ma dalla fama dell’artista che le

aveva scolpite. Dalla chiesa diSanto Stefano venne portata viala statua di Sant’Antonio Abate

che nel frattempo aveva perdu-to parte dell’interessato culto.Godendo nel quartiere l’anticameritata devozione, gli vennerisparmiato l’esilio nel Museo erestituita alla venerazionepopolare destinandola alla chie-sa di San Francesco di Paola. Durante una ricognizione daparte degli esperti per inventa-riare le opere recuperate dallemacerie delle antiche chiese, uncolpo di scena disorientò i fede-li. Il Sovrintendente prof.Scuderi, mise in dubbio che lascultura lignea proposta al suoesame raffigurasse Sant’Anto-nio Abate.Non possedeva nes-suno dei requisiti iconograficiche portavano alla Sua identifi-cazione. Piuttosto esistevanotutte le indicazioni che consen-tivano di riconoscere in quellastatua San Benedetto. Il verdetto dell’esperto, anche

se non ufficialmente, vennecondiviso da qualche sacerdote.Ma non bastò per convincere ifedeli. Hanno voluto che la sta-tua restasse al suo posto e con-tinuasse a svolgere il suo ruolocon l’antica identità, con osenza i “requisiti iconografici”.E il 17 di gennaio, senza alcunainterruzione dal 1968, vienefesteggiato in chiesa.“E’ probabile- dice GinoCaradonna, cultore di storia etradizioni popolari - che la sta-tua provenisse da Partannadove era venerata come SanBenedetto e che a Salemi, dovenecessitava un Sant’antonioAbate, sia stata ribattezzata conquesto nome.”Comunque siano andate lecose, l’unica certezza è che percinquecento anni i salemitanihanno rivolto le loro implora-zioni verso l’effige del Santosbagliato.”

Giovanni Calvitto Il Santo sbagliato

La statua di Sant’AntonioAbate o di San Benedetto?

L’ex chiesa di Sant’Antonio Abate chiusa al culto nel 1930

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RISTORANTE LA GIUMMARA VIAA. FAVARARISTORANTE PIZZERIA ECLISSE C/A GORG.RUSSO SPORT PIAZZASIMONE CORLEOSEGESTA IMMOBILIARE VIA DEI MILLESPEEDY PIZZA MERCATO COPERTOSUPERMERCATO CONAD VIA SCHILLACISUPERMERCATO DESPAR VIA MARSALASUPERMERCATO GS VIAALDO MOROSUPERMERCATO SIGMA C/DAGORGAZZOSUPERMERCATO SPESA FACILE C/DA ULMI TABACCHI E GIORNALI PIAZZALIBERTA’TABACCHI E GIORNALI VIA SAN LEONARDOTABACCHI E GORNALI VIA P. MATTARELLATABACCHI RICEVIT. GORNALI VIA AMEND.TIM BONURA

PUNTI DI DISTRIBUZIONE DEL GIORNALE

BAR ROXYVIA FELICE CAVALLOTTI, 9BAR SNACK BELICE SS, 119CAFFE’ DEL CORSO CORSO GARIBALDI 1/3EDICOLA VIALE P. LA TORRE, 41EDICOLA CORSO GARIBALDI, 9/11BAR VITTORIA PIAZZA LIBERT.GARDEN CAFFE’ VIA P. LA TORRESUPERMERCATO SISAV TOGLIATTI

CAFFETTERIA TRE COLLI V. PIO LA TORRE

BAR 2000 VIA L. STURZO, 1BAR MILLENNIUM VIA BRANCATI, 71BAR MEETING VIA DEGLI ELIMI, 1BAR OASI VIALE SANTA NINFACENTRO DISTRIB. CARBURANTI TANTARO C/DA BOVARELLAEDICOLA TABACCHI VIA BRANCATIEDICOLA VIALE INDIPENDENZA SIC.EXTRA BAR PIAZZA STAZIONEIP CARBURANTI BAR GELATERIARISTORANTE PIZZERIA LA MASSARAV VESPRI SICILIANISANTANGELO CASALINGHI FERRAMENTAVIA L. PIRANDELLO, 43SUPEMERCATO DESPAR VIA L. STURZOSUPERMERCATO CONAD VIA IBN HAMDIS

Santa Ninfa GibellinaALIMENTARIVIA GARIBALDI BAR ANGELAVIALE EUROPABARBIERE AGUECI P. LIBERTA�BAR DEL VIALE VIALE EUROPABAR KIND VIA GARIBALDICAFF¨ PERRICONEV.DEI MILLECONAD V.LE V. DEL BELICEDESPAR VIALE EUROPATABACCHI VIA GARIBALDITABACCHI VIA GARIBALDITABACCHI, VIA DEI MILLESALONE ROSARIO DI GIOVANNI VIA VERGA

Vita

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S a l e m i

Jettu un suspirue acchianu ddà ‘ncapu

e sti parti a San Giuseppi eu ci dicu.

Cu foru li divotidi sta Cena?

Pitanzi ci nni forucentu ed una

e cuddureddi ci nn’esti dumila,

sparti di l’arancie li lumiuna.

Li pisciteddi sù‘nta li bicchera

chi vannu giriannuall’acqua pura.

Pura fu Mariachi un fici erruri.

Li turchi ci la persirula fidi!

E’ mortu ‘ncrucilu nostru Signuri

pi sarvari a nuiatripiccatura.

E’ mortu ‘ncruci lu nostru Crucifissued eu pi l’amuri sò

peni trapassu.Trapassa e trapassau

chidda jurnata,chi la sintenza ci arrivau

tutta nna vota.

L’appi fatta la prima firita

cu chiova e marteddici fu priparata.

E vuciamucu pompa e alligria

viva GesùGiuseppi e Maria.

Una tipica “parti”di San Giuseppe dellatradizione Salemitana

Pietanze e piatti tipiciper la festa

di San Guseppe

Via A. Lo Presti 6491018 Salemi TP

Prestiti Personali

Specialitàpietanze delle Cenedi San Giuseppe

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L’ informazione su internet

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ComuneCappella dell'Immacolata, ex

Chiesa Madre. Allestimento a curadell'associazione Padre Pio. Invito

dei Santi (25 marzo, ore 12)

Pro LocoVia Amendola, 182. Laboratorio

del pane. Addobbo della Cappellavotiva di san Giuseppe

CaritasChiesa di Sant'Antonino, piazza

Libertà

Associazione PusillesiContrada Pusillesi

Suore della Mis. e della CroceContrada Bagnitelli

Opera Pia San Gaetano Contrada Gorgazzo

Dir ez. Did. "Giovanni Paolo II"Complesso del Collegio dei Gesuiti

Dir ez. Did. "Giovanni Paolo II"Cappuccini Plesso Gentile

Ist. Compr. "Giuseppe Garibaldi"Via Rocche San Leonardo

Famiglia La GrassaContrada Sinagia, 1325

Famiglia Ingarra-GiacaloneVia Rocche San Leonardo

Famiglia PecorellaVia Mazara

Le cene a Salemi

Sabato 17 marzo inau-gurazione nell’ex Chiesadi San Bartolomeo dellamostra permanente dei«Pani di Salemi», a curadel Consorzio per ilCentro Storico Dal 17 al 24 marzopresso la scuola elemen-tare via Montanarimostra di pittura«Angoli suggestivi diSalemi» Dal 18 al 25 marzo nel-l’atrio del Collegio deiGesuiti (inaugurazione il18 alle 16,30) mostra dipittura a cura del profes-sore Vito Linares sultema «Espressione…cheimpressione!» a curadella Fidapa 18 marzo, ore 18Auditorium SanGiovanni: conferenza sultema: «Dalle mani delledonne…il pane» a curadella Fidapa Dal 18 al 25 marzo,casa Agueci: mostra deiprodotti artigianali Dal 18 al 25 marzo neilocali attigui all’exChiesa Madre (PiazzaAlicia) mostra fotografi-ca sulle «Cene di SanGiuseppe» Dal 19 al 25 marzoAuditorium di SanGiovanni: proiezione didocumentari sulle «Cenedi San Giuseppe» Dal 18 al 25 marzo.Locali attigui all’exChiesa Madre: (piazzaAlicia) mostra di manu-fatti in ceramica realiz-zati dagli ospiti della«Comunità terapeuticaSalus» Dal 18 al 25 marzoOpera Pia San Gaetano(Contrada Gorgazzo):mostra di manufatti inceramica e degustazionedi prodotti tipici Dal 18 al 25 marzoSocietà Operaia ViaGiovanni Amendola:mostra dell’artigianato

locale Dal 18 al 25 marzoContrada San Ciro:mostra dei manufatti inpietra «campanedda» acura dei Fratelli Scalisi Dal 18 al 25 marzoBiblioteca «SimoneCorleo» mostra delle«Chicche cinquecentine» Domenica 18, lunedì19, sabato 24 e dome-nica 25 marzo.Chiostro di Sant’Agos-tino Mostra-degustazio-ne di prodotti eno-gastronomici a curadella Pro Loco e dellaColdiretti Domenica 18, lunedì19, sabato 24 e dome-nica 25 marzo. Visitaalla fornace Sant’Angeloin via Stovigliai (accessoda Piazza Martirid’Ungheria, parte bassadella città)Sabato 24 e domenica25. Visite guidate allaBasilica di San Miceli,alla Chiesa di SanC l e m e n t e(Sant’Annedda) e allaCasa Santa (MuseoCivico) a cura del FAI,Fondo per l’AmbienteItalianoDomenica 25 marzopresso l’auditorium delLiceo Classico «Fran-cesco D’Aguirre»: confe-renza del professoreGiovanni Isgrò sul tema:«Pani: capolavori diun’arte antica», a curadei poeti del «VersoSikania» e dell’associa-zione per il centroStorico.

Visite guidate pergruppi organizzati acura della Pro Loco

Per i giorni 18, 19, 24e 25 sarà effettuatoun servizio di bus-navetta da Piazza

Vittime di Nassiriya aPiazza Libertà

Salemi: Programma perle Cene di San Giuseppe