Il Corvetto Pit

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INTRODUZIONE

Questo racconto per bambini nasce da un attività di scrittura creativa in continuità tra la scuola primaria e quella secondaria. Nell’ambito del laboratorio della lingua italiana, le classi VB della primaria e IIA della secondaria hanno lavorato insieme alla costruzione di una storia che valorizzasse i temi dell’amicizia, degli affetti familiari, del rispetto della diversità.I protagonisti sono degli animali che pensano, parlano e si comportano come uomini, in situazioni avventurose e sorprendenti.Si è rilevato un notevole coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi durante lo svolgimento dell’attività, perché ognuno ha trovato modo di esprimere al meglio le sue potenzialità. Ciò ha permesso alle docenti di raggiungere più facilmente gli obbiettivi specifici della disciplina e quelli dell’area socio-relazionale. Trattandosi di un racconto con un finale aperto, chiunque lo legga può trovare spunto per altre storie e prolungare a piacimento il testo.

Le docentiAnna Rita Baroni e Maria Luisa Camelin

Istituto Comprensivo P.R. FormatoAnno scolastico 2006/2007

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L’idea di scrivere un racconto ce l’ha data un autore di origine italiana che vive da tanti anni all’estero e che aveva cominciato a scrivere una storia per ragazzi rimasta però incompiuta. Ci ha chiesto di aiutarlo in questo compito con delle idee nostre e noi abbiamo accettato.Così da gennaio ad oggi, tutte le settimane, ci siamo messi a lavorare in gruppo su questo testo.Abbiamo rivisto tutta la struttura del racconto, abbiamo trovato un finale che piacesse a tutti e abbiamo inserito i dialoghi tra i personaggi e qualche descrizione.La parte più divertente è stato correggere gli errori di lessico, di grammatica, di punteggiatura, perché il nostro autore vive negli Stati Uniti da tanti anni e un po’ l’italiano se l’è dimenticato. Una volta tanto i professori eravamo noi!Contemporaneamente abbiamo illustrato i punti salienti del racconto con dei nostri disegni ricchi di colore e fantasia. Buon divertimento a tutti!

I bambini della V°B e i ragazzi della II°A

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IL RISVEGLIO DI PIT

.......Il corvetto Pit si sentiva sperduto. Non riconosceva più il posto in cui si trovava. Era notte alta, c'erano tante stelle. Si ricordava soltanto il vento, ma in quel momento non spirava nemmeno l'aria. Era stanco, stanchissimo, aveva tanto freddo e gli sembrò di

essere tutto bagnato. Ed infatti lo era. Si guardò intorno, non c'erano alberi, o forse il buio li nascondeva. Provò a beccare il suolo e si accorse che era sabbia bagnata. Si mosse un poco e tentò di staccarsi da terra, di volare, ma non ci riuscì; aveva una sola ala funzionante e

sentiva dolore all'altra. Si spostò solo un pochino e provò una stanchezza infinita, quindi poggiò l'ala al suolo quasi a proteggerla. Aprì gli occhi e vide tante stelle. Pensò alla mamma che forse lo cercava. Si

appisolò, o così credette, ma in realtà dormì stremato.

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Ad un tratto avvertì una sensazione di calore; c'era tanta luce perché era mattino avanzato. Pit aveva dormito molte ore. Sole e tutta sabbia dorata intorno a lui. Gli alberi non c'erano davvero, solo qualche cespuglio spinoso. Si ricordò di quando la mamma gli aveva parlato del deserto, raccomandandogli di non andarci mai. Fece per alzarsi e si accorse ben presto che poteva muoversi con le zampine e aprire l’ala destra, ma la sinistra era come non esistesse.

PIT INCONTRA LUCY

Ad un tratto sentì strusciare qualcosa vicino a lui e si fermò. Vide una lucertolina. Forse si era perduta anche lei? L’animaletto gli girò intorno a scatti quasi per ispezionarlo, puntandogli gli occhi addosso, poi corse via spaventata  da quelle piume nere e si rifugiò poco lontano, sotto un sasso. Pit si rianimò pensando che non era più solo. La lucertolina tornò indietro, lo guardò ancora e lo vide muoversi verso di lei. Ne fu quasi contenta, si spostò, sempre a scatti veloci, di una

decina di metri, poi si fermò e guardò indietro. Il corvetto si mosse un poco nella stessa direzione. La lucertolina fece ancora un piccolo tragitto e lo guardò quasi ad invitarlo a seguirla. Poi si diresse verso un sasso enorme.

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Il corvo la raggiunse e lei girò intorno al sasso come per proteggersi. Il corvo ebbe paura di perderla e girò anche lui dietro il sasso. Alla fine la lucertolina, si fece coraggio e gli chiese: -Come ti

chiami? -Mi chiamo Pit. -Che ci fai da queste parti? -Mi sono perso; veramente non so nemmeno io come sono arrivato fin qui, adesso mi fa tanto male quest’ala. E si guardò l’ala ferita che penzolava.-Tu come ti chiami? -Lucy, questo è il mio nome. Se ti è venuta fame puoi beccare qualche fiorellino su quella pianta- e gli indicò un grande cactus che troneggiava lì vicino. -Sono buoni, sai, quei fiori. E poi tu che hai il becco puoi anche fare un buchino nelle foglie o nel tronco e bere, è pieno di succo!Il corvetto che era affamato e assetato ascoltò il consiglio e provò a beccare un fiorellino, gli piacque e subito ne beccò altri tre o quattro; si sentì meglio e anche un po’ più ottimista. Lucy lo guardò compiaciuta. Erano diventati amici? Ora non aveva più paura di lui perché aveva capito che Pit si fidava di lei. Infatti dopo un po’ il corvetto si accostò di nuovo al cactus e seguendo le parole di Lucy, introdusse il becco nel tronco e assaporò un succo gelatinoso, dal sapore aspro ma molto dissetante.

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LE PRIME AVVENTURE

Il dolore all’ala lo costrinse a distendersi un poco al calore del sole. Guardando in alto vide un puntino nero che si muoveva. Era altissimo, un corvo forse? Sparì subito alla vista perchè c'era troppo sole per guardar bene. Pensò di nuovo alla mamma che forse lo cercava. Gli venne in mente una frase che un'amica della mamma gli

aveva detto un giorno “...quando si desidera qualcosa bisogna pensarla fortemente e questa si realizzerà". Guardò Lucy che si era sdraiata al sole. Era fermissima, le lucertoline sono immobili quando

stanno ferme, non sono come i corvetti che zampettano sempre su e giù. Pensò che la lucertolina avesse deciso di stargli vicino. -Hai una mamma anche tu?- le chiese. -Si, io e la mia famiglia abitiamo sotto quel sasso, laggiù. -Io non so proprio dove sia mia madre, probabilmente mi starà cercando anche lei, ma chissà dove. Chissà come sarà preoccupata! Ah! Mamma, mamma! Pit era disperato e non sapeva cosa fare; poi la stanchezza prese il sopravvento e così si addormentò di nuovo. Ad un tratto si svegliò perché sentì un solletico alla zampa: era

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Lucy che gli era venuta vicina e guardava in alto.-Guarda, Pit, sono uccelli neri e si stanno avvicinando! Guardò anche lui e vide tanti puntini neri che volavano molto in alto e sperò subito che fossero corvi. Si abbassavano sempre più, compiendo ampi cerchi. Adesso li vedeva meglio, erano senz'altro corvi e cominciò a sperare che in mezzo a loro ci fosse la mamma. - Ma perché cercano nella zona sbagliata? - si domandava Pit. Lui era più lontano. Non poteva muoversi molto, ma solo gracchiare e di certo non l'avrebbero sentito. Cercò comunque di gracchiare più forte che poteva. La lucertolina lo guardava come se capisse cosa stava succedendo. Lei poteva spostarsi ma era dello stesso colore della sabbia, i corvi non l’avrebbero individuata. Pit cominciava ad avere male alla gola per il continuo gracchiare. I corvi però in quel momento interruppero i giri e puntarono tutti insieme verso il gruppo di sassi dove si trovavano Pit e Lucy.Da sotto altri sassi due lucertole più grandi spuntarono e guardarono anche loro in alto, impaurite. Videro la lucertolina accanto a Pit e si meravigliavano che non si nascondesse anche lei dietro il sasso grande, accanto alla pianta. Lei era allo scoperto ma forse sentiva che Pit aveva bisogno del suo aiuto.I corvi planarono in velocità atterrando in vicinanza del sasso grande.

L’AIUTO DEI CORVI MEDICI

Le due lucertole grandi sparirono, la lucertolina si nascose invece sotto l'ala spezzata di Pit, dove nessuno le avrebbe fatto del male. I tre corvi si avvicinarono e capirono che Pit aveva l'ala sinistra quasi inerte e che in quelle condizioni non avrebbe potuto volare. Ma la gioia di Pit durò poco, perché si accorse

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che tra loro non c’era la sua mamma. - Sapete dove possa essere mia madre? – chiese. - No, questo non lo sappiamo -disse il corvo più anziano - noi siamo medici dell’ospedale ed eravamo in volo su questi luoghi perché l’altro giorno c’è stata una grande tempesta e molti uccelli non sono tornati nella foresta. Il nostro compito è quello di curarli o di portarli in ospedale. Adesso vedremo come rimetterti a posto l’ala.I corvi videro la

lucertolina ma non si stupirono più di tanto, né si azzardarono a toccarla. Lucy si spostò un pochino per lasciare spazio agli uccelli che esaminarono l'ala malata. Pit

li guardò e capì che stavano per decidere qualcosa. Il più grande si mosse, si alzò in volo e fece un largo giro, guardando i gruppi sparsi dei sassi. Si fermò più lontano, dove c’era qualche cespuglio, poi si rialzò in volo con qualcosa che pendeva dal becco. Planò di nuovo in velocità e atterrò vicino al gruppetto. La lucertolina lo guardava incuriosita. Dal suo becco pendevano due grandi foglie di colore rossastro. Gli altri due uccelli lavorarono insieme con il becco e gli artigli per tagliare le due foglie in tante striscioline. Mentre i corvi con gli artigli tenevano ferme le due parti dell'ala spezzata, il corvo Capo le avvolse con le striscioline e le legò strette. L'operazione era durata un bel po’ di tempo e così si era fatto tardi. Lucy era ancora lì e si avvicinò per vedere bene da vicino cosa avevano fatto a Pit. I corvi si allontanarono un poco e parlarono

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tra loro, muovendosi e quasi gesticolando. Ad un tratto uno di essi partì in volo e velocissimo sparì alla vista, in direzione delle alte montagne che si profilavano all’orizzonte.Il corvo Capo ritornò insieme all'altro e si accoccolò vicino a Pit senza disturbare la lucertolina.Le teste delle due grandi lucertole spuntarono da sotto il masso per assistere a questo strano evento: era un’avventura per loro. Si faceva sempre più buio. I corvi assistenti si allontanarono nella stessa direzione dove il corvo Capo aveva trovato le foglie e ritornarono dopo un bel po’ con altre foglie più consistenti e di altro colore. Una la diedero a Pit, un'altra al Capo, un'altra la misero vicino alla lucertolina: era la cena per tutti. Sembravano quasi una famiglia. Quando giunse il buio, Pit ed i corvi si accoccolarono e la lucertolina si mise di nuovo sotto l'ala malata di Pit. Passò la notte così. Appena il sole si fece più splendente, arrivarono i corvi che la sera prima avevano portato il cibo per tutti. Questa volta però le foglie erano molte di più e di colore verde intenso. Il Capo le esaminò, le distese sulla sabbia e cominciò ad unirle. Gli altri lo aiutarono a realizzare quasi un telo fatto di foglie.Pit e la lucertolina erano incantati del lavoro che gli amici avevano fatto. Il corvo più grande, molto serio, rimaneva in un angolo. Ad un cenno del Capo, il corvo grande con il becco prese Pit per la parte superiore del collo e lo sdraiò sul letto di foglie appena costruito. Poi con delicatezza accarezzò il corvetto e gli disse di aprire il becco. Pit ubbidì e aprì il becco e lui con mossa fulminea gli introdusse qualcosa in gola che Pit fu costretto ad inghiottire: era un granello di anestetico.

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Dopo circa un minuto fece un cenno ai due corvi che si avvicinarono e presero ai due estremi il lettino verde. Pit era

narcotizzato e immobile. Con uno scatto la lucertolina fu dentro anche lei: i corvi si guardarono con disappunto ed uno disse: - Guarda questa matta, ci mancava pure lei!Ma non fecero

nulla per tirarla fuori perché l’operazione sarebbe stata troppo complicata. Iniziò così il trasporto in volo di Pit ammalato. A terra sulla sabbia le due lucertole grandi uscirono allo scoperto e guardarono i corvi diventare sempre più piccoli fino ad essere quattro puntini  neri. La loro bambina si era data all'avventura ma sapevano che voleva aiutare Pit a riprendersi completamente. Forse lui l’avrebbe riportata a casa quando fosse stato in condizioni di volare.     

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PIT ALL’OSPEDALE

 Quando giunsero all’ospedale, c'era un via vai di corvi e corvetti. Nella foresta con alberi ad alto fusto si aprivano ampi spazi in cui si trovavano lettini di foglie disposti  ordinatamente, delimitati da sassi bianchi. In ogni rettangolo c'erano quattro lettini. Otto rettangoli costituivano una sezione. Una sezione aveva così trentadue lettini. L'Ospedale dei corvi era costituito da tre sezioni: un reparto di chirurgia, un reparto di pronto soccorso, un reparto di ortopedia.

Tanti corvi e corvetti erano accoccolati su diversi lettini ed altri con ali colorate in diversa maniera ballonzolavano intorno ai pazienti.  I colori delle ali indicavano la specializzazione e

quelli dominanti erano tre: il rosso, il verde e l’azzurro.Quando Pit arrivò, venne accettato in emergenza. Era ancora addormentato, o forse solo stordito per l’effetto dell’anestetico. Un corvo con le ali colorate in azzurro lo visitò, si allontanò e ritornò dopo poco con un corvetto piccolo di statura, con le ali di colore verde, un dottore ortopedico. L’ortopedico esaminò l’ala di Pit accuratamente e ci versò sopra un liquido che l’assistente aveva preparato.Il corvo ortopedico ed il suo assistente si allontanarono. Pochi minuti dopo qualcosa si mosse dalla borsa di foglie in cui Pit era stato trasportato ed una testolina venne fuori in un angolo: era Lucy, che una volta uscita dal suo nascondiglio, si avvicinò

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ad un lato del lettino e si fermò accanto a Pit. Il corvo ortopedico tolse le foglie dall’ala e chiese a Pit: - Ti fa male senza fasciatura? Prova a muovere l’ala e vediamo. Pit aprì gli occhi e cominciò, pianissimo, a muoverla. Con successivi movimenti Pit l’alzò gradatamente e l’ortopedico  l’accarezzò con dolcezza. - Mi fa molto male - confessò Pit. Allora il dottore prese dei granelli gialli da una scatolina e li mise accanto a Pit, dicendo: - Sono per te, se il dolore è troppo forte, prendi questi confetti, ti aiuteranno a stare meglio. Pit tirò su la testolina, si alzò sulle zampine, annusò i granellini e con il becco li prese e ne inghiottì un paio; guardò la lucertolina, ma siccome era molto stanco, si addormentò quasi subito. Lucy attese un poco e gli si mise accanto,  ormai si sentiva l’amica-infermiera di Pit.Passò del tempo e la lucertolina, vedendo sempre Pit addormentato, si allontanò per girare un po’ sull’erba delle aiuole. Trovò qualche insetto da mangiare, aveva fame anche lei. Poi tornò vicino a Pit e notò che lui si agitava  senza aprire gli occhi.

IL SOGNO DI PIT

In realtà Pit sognava, sognava di volare in un paesaggio verdissimo con molti alberi in fiore, ed ognuno di loro con una caratteristica diversa; poi vide delle farfalle che volavano leggere e

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infine l’acqua, tanta acqua. Si accorse che era un lago, ci planò sopra e si bagnò un pochino, ma l’acqua era fredda. Si svegliò di colpo e vide i due occhietti della lucertolina rivolti verso di lui. Lucy gli si avvicinò e Pit con l’ala sana la coprì, quasi a tranquillizzarla. La lucertolina era felice, e così, sentendosi al sicuro e protetta, chiuse gli occhi perchè anche lei era stanca. Pit non si mosse più per non svegliarla e ripensò al sogno e ai luoghi che aveva così bene ammirato. Gli sembrò di ricordarli vagamente; forse c’era stato da piccolo insieme alla mamma. Decise che appena guarito sarebbe andato proprio alla ricerca del posto che aveva sognato: chissà che non fosse proprio

quella la via giusta per ritrovare sua madre. Allo spuntar del giorno Lucy avvertì qualcosa; era Pit che con l’ala le solleticava il dorso per svegliarla, perché aveva intravisto il corvo ortopedico che si avvicinava. Lucy sgattaiolò sotto il

lettino, prima che il dottore visitasse Pit.- Umh! - disse con tono severo - dopo aver visto l’ala - ci vuole ancora qualche giorno d’ospedale.- Ma come? - disse Pit - io sto meglio. Quando potrò tornare a cercare mia madre?L’ortopedico gli sorrise e se ne andò, svolazzando tra gli altri ammalati.Doveva guarire, doveva rimettersi presto, pensò tra sé e guardò sconsolato Lucy che gli toccò l’ala e gli disse: - Non ti preoccupare, ci sono io con te!

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Pit le sorrise e rispose: - Grazie, grazie davvero, se non ci fossi tu, sarei il più solo al mondo.Passarono i giorni e il corvetto si sentiva sempre meglio. Lucy era sempre vicino a lui ed era diventata simpatica persino agli altri corvi malati e ai dottori. Non si nascondeva più sotto il lettino di Pit, ma salutava lei per prima tutti quelli che incontrava. Era diventata la mascotte dell’ospedale.Una mattina il medico entrò nella sala con un’aria felice, visitò Pit e con un sorriso gli disse: - La tua ala è guarita, puoi ricominciare a volare. Ma non ti stancare troppo, mi raccomando.Non aveva nemmeno finito la frase che il corvetto al colmo della gioia disse:- Evviva, gliel’ho fatta! Presto, andiamo!

PIT E LUCY ALLA RICERCA DELLA MAMMA

Sì, ma come poteva fare per portare anche Lucy con sé? La lucertolina lo guardò preoccupata, poi suggerì: - Caro Pit, sei

ancora troppo debole per trasportare anche me e poi io avrei una gran paura di cadere nel vuoto. Io sono fatta per stare a terra, non in cielo!- Non se ne parla nemmeno. Io senza di te non vado da nessuna

parte, intesi? Hai avuto tanto coraggio finora, che sono queste paure? E poi non ti dimenticare che hai già volato, sia pure

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trasportata dai corvi nel letto di foglie fino all’ospedale. - Ma quella volta io non ho visto niente, stavo dentro l’involucro, mi sentivo protetta. No, non posso venire con te.- Su proviamo, solo un piccolo tratto, metti la tua coda attorno alla mia zampetta e falle fare un paio di giri, finchè non la senti bene stretta. Faremo insieme un volo piccolissimo, tanto per provare, dai!Lucy, vedendo che Pit era proprio deciso, pensò di accontentarlo, anche se a malincuore e arrotolò la codina alla sua zampa. Poi si raccomandò: - Vai piano, per carità! La lucertolina rimase fermissima durante il piccolo percorso, tanto che Pit era ormai convinto che potevano volare insieme, salvo fermarsi ogni tanto per riprendere fiato. - Hai visto che non è poi così difficile? - Sì, però tu vola basso, non mi far venire le vertigini! - E va bene, rispose il corvo, volerò raso terra, contenta? Volò per un bel tratto e poi facendosi coraggio volò un po’ più

su e realizzò che tutto andava bene. Era felice anche lui, aveva ritrovato la salute e per di più un’amica sincera e diversissima dalle altre. Si ricordò del posto che aveva sognato in cui c’era tanta acqua:

era là che la mamma forse lo portava per fare il bagno? Ma in quale direzione andare? Atterrò e si riposò un poco insieme a Lucy che lo guardava spaventatissima. Decise che volando in cerchi sempre più grandi avrebbe trovato il posto con l’acqua che aveva sognato. Ma quanti cerchi avrebbe dovuto fare? Non avendo tempi da rispettare, poteva

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fare tanti cerchi quanti ne voleva, anche mettendoci giorni. Era sicuro però che l’acqua era il segno giusto da ritrovare. E così fece: venti minuti per ogni giro, ma rivedeva sempre le stesse cose. Che monotonia! La lucertolina era sempre all’erta, cominciava ad abituarsi al volo e quasi non aveva più paura. Seguitarono per due giorni a volare in cerchi concentrici ed una sera, quasi alla fine del tempo di volo, il corvetto vide un forte luccichio, rosso vivo. Era il tramonto, il rosso del cielo si rifletteva sull’acqua lucente e brillantissima; sembrava proprio il lago che aveva sognato. Decise di planare ed atterrare sulla riva a pochi metri dall’acqua. Lucy si liberò e subito si mosse veloce verso la riva per bere, poi ritornò immediatamente da Pit. Lui l’accarezzò con le ali, poi le disse: - Forse ho trovato il posto del sogno, il luogo incantato dove potrei incontrare la mamma. Ormai stanco e affamato, si allontanò in cerca di cibo con Lucy dietro che lo rincorreva. Mangiarono tutti e due qualche insetto e delle erbette tenere dei cespugli lì intorno. Ritornò sulla riva del lago con la sua amica sempre al seguito, si distese e così Lucy comprese che era ora di riposare. La lucertolina, come era abituata, si mise al riparo sotto l’ala di Pit. Si addormentarono quasi nello stesso momento, cullati dal mormorio dell’acqua.

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L’INCONTRO TANTO ATTESO

Uno stridio proveniente dall’alto lo svegliò di soprassalto, si alzò sulle zampine e guardò il cielo. Molti uccelli di vario colore si dirigevano verso il picco della montagna che dominava la valle, ma non ce n’era

nessuno che potesse somigliare a un corvo. Ormai svegli, girarono un po’ intorno. Pit volò da solo molto vicino alla riva. Lucy da principio impaurita di rimanere sola, si calmò appena si accorse che Pit ritornava sul posto. Planò, si avvicinò a Lucy, la prese con il becco e spiccò di nuovo il volo, costeggiando la riva del lago. Nessun corvo, solo delle ochette sull’acqua che schiamazzarono un poco alla vista del corvetto che volava sopra di loro. Pit era però fiducioso, sentiva quasi con un sesto senso che qualcosa sarebbe avvenuto. Ritornò al posto di partenza, guardando l’acqua che si muoveva lentamente verso la riva.  Era riposante fissare l’acqua, gli dava un senso di tranquillità e la speranza che stesse per accadere qualcosa di bello. Si fece però nuovamente buio e la speranza di scorgere qualcosa in cielo anche per quel giorno, svanì. Il giorno dopo si svegliò che il sole era già alto e la lucertolina era stesa al sole un po’ più lontano; appena lo vide muoversi, Lucy di corsa si avvicinò e lo guardò come se dicesse che lei era pronta a volare di nuovo. Ad un cenno del corvetto, arrotolò la coda alla sua zampina e Pit spiccò il volo velocemente. Sentiva che era un giorno fortunato. Dopo circa dieci minuti vide tre punti neri che davano

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l’impressione di avvicinarsi. Pit li riconobbe: quelli erano senz’altro corvi. Loro diminuendo la velocità, planarono e fecero un mezzo giro, avvicinandosi sempre più. Improvvisamente gracchiarono tutti insieme. Pit riconobbe la mamma proprio mentre i tre atterravano e la lucertolina, spaventata, correva lontano. - E’ passato così tanto tempo…..mi sembra un sogno - disse Pit, avvicinandosi – Sappi che in questo lungo periodo ho pensato sempre a te, ma sono riuscito a superare tutte le difficoltà grazie a quella lucertolina che è diventata la mia migliore amica.E Pit la indicò alla mamma: - Vedi, è lei, si chiama Lucy.Mamma corva la guardò compiaciuta, poi le chiese: - E la tua mamma dov’è? Non hai una famiglia?- Si, ce l’ho, ma molto lontano da qui. Io per fare compagnia a Pit ho lasciato tutti e forse a quest’ora mi daranno per dispersa!- Non ti preoccupare – rispose la mamma di Pit – domani partiremo tutti e tre alla ricerca dei tuoi, così potrai riabbracciarli, proprio come oggi sta accadendo a me e a Pit. E mentre parlava, teneva stretto stretto a sé il suo figlioletto. I due corvi amici di famiglia che accompagnavano la mamma si avvicinarono, ed uno alla volta  avvolsero Pit con le ali: era un saluto affettuoso.Mamma corva aveva provato un’emozione fortissima; dopo quel terribile temporale in cui aveva perduto il figlio, aveva pensato solo a cercarlo perché era convinta che fosse ancora vivo. Poi, finalmente le notizie di lui gli erano state date dai corvi dell’ospedale e così dopo tanti giorni di ricerca, finalmente aveva ritrovato il suo amato Pit. Era stanca e aveva bisogno di riposare un poco. Dopo aver chiacchierato a lungo, tutti si distesero ed attesero in silenzio. Nel tardo pomeriggio la mamma si svegliò, si avvicino a Pit, lo accarezzò con le ali e gli disse che sarebbe andata in cerca di cibo. Si allontanò saltellando, si inoltrò nel più vicino dei boschi e tornò indietro dopo circa mezz’ora con dei lombrichi che

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pendevano dal becco. Li adagiò davanti a Pit e a Lucy. I due corvi accompagnatori si allontanarono anche loro, sicuri che Pit era ormai sotto protezione della mamma. Era il tramonto: le nubi velavano il cielo rossastro dietro il profilo cupo dei monti e un venticello leggero soffiava a tratti. Dopo poco si addormentarono.

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LUCY TORNA A CASA

Al mattino, quasi all’alba, mamma corva svegliò Pit e Lucy per incominciare il viaggio di ritorno. Lucy si avvicinò alla zampina di Pit, ci riavvolse la sua codina e insieme si alzarono in volo.

La mamma li seguiva fiduciosa.Volarono per circa un’ora costeggiando il lago. Dopo atterrarono, si rifocillarono nel bosco e ripartirono volando ancora per molto tempo.Pit dall’alto riconobbe il posto

dove si era ferito l’ala e si era perduto durante il fortissimo temporale. Planò e atterrò, seguito da sua madre.Dopo un attimo Lucy guardò in direzione del grande sasso dove aveva incontrato Pit ferito e scorse i suoi genitori.- Mamma, papà – gridò forte, mentre rideva e piangeva nello stesso tempo.- Quanto ci sei mancata! Vieni qui, finalmente ci possiamo riabbracciare.Le lucertole grandi si avvicinarono felici alla loro figlioletta e la madre esclamò, rivolgendosi a mamma corva: - E’ la nostra unica figlia, non avrei sopportato l’idea di perderla. Quando l’abbiamo vista partire insieme a Pit non glielo abbiamo impedito perché abbiamo capito che voleva aiutarlo, ma pensavamo che sarebbe tornata presto. Poi sono cominciati giorni e giorni di attesa, e le nostre speranze stavano quasi per svanire. Adesso per noi è una festa. Del resto, signora corva,

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nessuno meglio di lei può comprendere le mie parole.Era arrivato il momento dell’addio tra Pit e Lucy. I due animaletti si abbracciarono con le lacrime agli occhi e non

trovavano il coraggio di staccarsi. Poi Lucy disse: - Promettimi che non ti dimenticherai di me.Pit di rimando: - Come puoi dire una cosa del genere? Io senza di te non ce l’avrei mai fatta, tu sei stata miracolosa per me. Hai sfidato le leggi della natura perché una lucertola e un corvo non sono mai stati amici, ma tu l’hai fatto per prenderti cura di me, quando ero malato e avvilito. Mi hai dato il tuo affetto generoso, superando i pericoli di un viaggio difficilissimo e ora io potrei dimenticarmi di te? Come potrebbe avvenire una cosa simile?Ti prometto qui davanti ai nostri genitori che verrò a trovarti tutte le volte che potrò e che passeremo delle bellissime giornate insieme.Lucy accettò la proposta e si sentì un po’ sollevata. Dopo i saluti e gli abbracci, si mise a guardare Pit e sua madre che si allontanavano in volo, finchè non diventarono due puntini sempre più piccoli nel cielo blu. Una grande avventura si concludeva per loro ma chissà quante altre stavano per accadere…