Il promontorio: paesaggio...il paesaggio, che rappresenta il sog-getto pressoché unico della sua...

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Rubaldo Merello e Domenico Guerello, interpreti sommi della pittura ligure a cavallo tra ottocento e novecento, hanno consumato sul promontorio di Por- tofino una vicenda umana diametralmente opposta per censo e stili di vita, e del tutto separata nel percorso artistico. Povero, con un ménage familiare difficile (tormentato anche dalla morte prematura di uno dei figli) Merello aveva una naturale, istintiva, pre- disposizione per il co- lore. Facoltoso e “single” per scelta, Guerello pos- sedeva una cifra stilistica fortemente influenzata dalla cultura pittorica della mittel-Europa. Un tratto li accomunava: nelle loro opere il paesaggio del Monte di Portofino, diventa un preciso luogo, ma ri- portato a quella facoltà di trasmutazione del vero che distingue i grandi artisti, e fa sì che la rappresentazione del paesaggio sia riferibile ad un determinato profilo ambientale, ma soprattutto costituisca l’inconfondibile sigla di un fantasma immaginativo che ad ogni FRANCO DIOLI * latitudine ed in ogni circostanza prescinderà dallo specifico luogo che l’ha generato. MERELLO NACQUE A MONTESPLUGA, frazione di Isolato (oggi comune di Madesimo), in provincia di Sondrio, il 16 luglio 1872. Con- dotto ancora bambino a Genova (1881), seguì dapprima gli studi classici e quindi fu, tra il 1888 e il 1892, allievo dell’ Accademia Ligustica di Belle Arti. Un’attenta rilettura dell’arti- sta enucleata dal suo più impor- tante studioso, Gianfranco Bru- no, lo colloca sen- za dubbio come l’interprete più profondo del paesaggio di San Fruttuoso e del Pro- montorio di Portofino, anzi l’unico pittore ligure che, come Cézanne per l’emblematica montagna Sainte-Victoire, elegge un luogo a paesaggio dell’anima, sino ad identificare in ogni tratto grafico o pittorico che da esso scaturisce il segno indelebile della propria visione del mondo. È una storia fantastica, questa di Merello, che registra una trasposizione incredibile degli strumenti comunicativi di cui l’artista dispone sugli aspetti di un paesaggio assunto nella sua totalità: dalla larga veduta all’analitica osservazione del più minuto particolare di natura, dalla presenza oggettiva degli abitanti del luogo all’immaginifica loro trasposizione nelle figure del mito. Colore e segno trovano in ogni opera una loro durata: quel che è effimero e can- giante per qualità della stessa percorrenza stagionale e solare (e da ciò nasce l’affasci- nante stupore di chi visita il borgo) diviene o «cupa luce di intensità siderale», come scrisse Sacchetti, o allucinata esaltazione di una metafisica solarità come afferma Gianfranco Bruno. In ogni caso il paesaggio PORTOFINO PER TERRA E PER MARE • 17 Il promontorio: paesaggio dell’anima Vite parallele di Rubaldo Merello e Domenico Guerello Nella solitudine di San Fruttuoso, Merello vive un’esperienza pittorica che lo avvicina alle vicende artistiche di altri grandi visionari europei: Bonnard, Van Gogh, Munch. * Storico dell’arte. Direttore di IDAL’800’900, Istituto Documentazione Arte Ligure dell’Ottocento e Novecento. www.pittoriliguri.info Via Cavour, 11 - Recco (GE) tel. 0185 723016 cell. 335 5418560 Autoritratti. A sinistra, Rubaldo Merello; a destra, Domenico Guerello.

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Rubaldo Merello e DomenicoGuerello, interpreti sommi della pitturaligure a cavallo tra ottocento e novecento,hanno consumato sul promontorio di Por-tofino una vicenda umana diametralmenteopposta per censo e stili di vita, e del tuttoseparata nel percorso artistico. Povero, conun ménage familiare difficile (tormentatoanche dalla morte prematura di uno deifigli) Merello aveva unanaturale, istintiva, pre-disposizione per il co-lore. Facoltoso e “single”per scelta, Guerello pos-sedeva una cifra stilisticafortemente influenzatadalla cultura pittoricadella mittel-Europa. Un tratto li accomunava:nelle loro opere il paesaggio del Monte diPortofino, diventa un preciso luogo, ma ri-portato a quella facoltà di trasmutazione delvero che distingue i grandi artisti, e fa sì chela rappresentazione del paesaggio sia riferibilead un determinato profilo ambientale, masoprattutto costituisca l’inconfondibile sigladi un fantasma immaginativo che ad ogni

FRANCO DIOLI * latitudine ed in ogni circostanza prescinderàdallo specifico luogo che l’ha generato.

MERELLO NACQUE A MONTESPLUGA, frazionedi Isolato (oggi comune di Madesimo), inprovincia di Sondrio, il 16 luglio 1872. Con-dotto ancora bambino a Genova (1881),seguì dapprima gli studi classici e quindi fu,tra il 1888 e il 1892, allievo dell’ Accademia

Ligustica di BelleArti. Un’attentarilettura dell’arti-sta enucleata dalsuo più impor-tante studioso,Gianfranco Bru-no, lo colloca sen-

za dubbio come l’interprete più profondodel paesaggio di San Fruttuoso e del Pro-montorio di Portofino, anzi l’unico pittoreligure che, come Cézanne per l’emblematicamontagna Sainte-Victoire, elegge un luogoa paesaggio dell’anima, sino ad identificarein ogni tratto grafico o pittorico che da essoscaturisce il segno indelebile della propriavisione del mondo.

È una storia fantastica, questa di Merello,che registra una trasposizione incredibiledegli strumenti comunicativi di cui l’artistadispone sugli aspetti di un paesaggio assuntonella sua totalità: dalla larga veduta all’analiticaosservazione del più minuto particolare dinatura, dalla presenza oggettiva degli abitantidel luogo all’immaginifica loro trasposizionenelle figure del mito.

Colore e segno trovano in ogni operauna loro durata: quel che è effimero e can-giante per qualità della stessa percorrenzastagionale e solare (e da ciò nasce l’affasci-nante stupore di chi visita il borgo) divieneo «cupa luce di intensità siderale», comescrisse Sacchetti, o allucinata esaltazionedi una metafisica solarità come affermaGianfranco Bruno. In ogni caso il paesaggio

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Il promontorio:paesaggio

dell’animaVite parallele di Rubaldo Merello e Domenico Guerello

Nella solitudine di San Fruttuoso,Merello vive un’esperienza pittoricache lo avvicina alle vicende artistichedi altri grandi visionari europei: Bonnard, Van Gogh, Munch.

* Storico dell’arte. Direttore di IDAL’800’900, IstitutoDocumentazione Arte Liguredell’Ottocento e Novecento.www.pittoriliguri.info Via Cavour, 11 - Recco (GE) tel. 0185 723016 cell. 335 5418560

Autoritratti. A sinistra,Rubaldo Merello; a destra,Domenico Guerello.

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trapassa dalla effimera bellezza della suaterrena immanenza alla perennità e alla du-rata di una “visione” che scova nel visibile ilsuo fantasma.

Nel 1906 Rubaldo Merello si stabilisce aSan Fruttuoso, nell’antica Torre dei Doriaprima, poi in una casa sul mare: sono glianni dell’isolamento, interrotti solo da rarispostamenti a piedi dal romitaggio di SanFruttuoso a Genova per procurarsi il neces-sario per dipinge-re, e dall’incontrocon i pochi esti-matori che si re-cavano a trovarlo.Nel suo isolamen-to l’artista condus-se vita modestis-sima. Il pittore Or-lando Grosso rife-risce che ognianno il poeta Ma-rio Maria Martini,il critico d’arte Pao-lo de Gaufridy, gliscultori Albino eBaroni, il pittoreOlivari, l’avvocatoVirgilio si recava-no da Merello aSan Fruttuoso . Laconsuetudine conil paesaggio, cherappresenta il sog-getto pressochéunico della sua pit-tura, diventa tota-le, ma sarebbe er-rato pensare cheil Monte di Porto-fino solo allora di-venga per il pittoremotivo di ispira-zione artistica.

Nell’immagina-rio dell’artista ilpaesaggio del Monte già da tempo è motivocentrale, e tale rimarrà anche dopo il ‘14,quando nuovi temi, nella dimestichezza conaltri soggetti del golfo, entreranno a farparte della sua pittura. Per Merello, SanFruttuoso è il luogo mitico in cui si attua lapiù completa identificazione tra linguaggioe natura, in cui i presupposti dell’arte connaturalezza si manifestano sulla configura-zione del contemplato paesaggio. Già alfinire del secolo, 1898, risale un «dipinto di

paese» documentato, in cui il soggetto delMonte fa la sua comparsa, e il linguaggio ar-tistico di Merello appare aver già raggiuntouno stile di pieno impatto coloristico, carat-terizzato da una materia densa di fulgori.Dunque già sullo scorcio del secolo Merelloha identificato nel Monte di Portofino illuogo mitico della pittura, il paesaggio sulquale naturale espressione potrà trovare ilsuo anelito verso un incontaminato centro

dell’immaginazio-ne: in esso potran-no dispiegarsiquei contenutisimbolici e spiri-tuali che sono pro-pri alla sua arte.Nei primi anni delNovecento l’iden-tificazione tra pit-tura e natura, trail paesaggio delMonte e raggiuntalibertà espressivadel linguaggio ègià completa.

Nell’isolamen-to che a partire daquegli anni saràpressoché totale,nella solitudine deiluoghi nei qualiveemente scaturi-sce la scintilla dellapropria immagi-nazione, Merellovive un’esperienzadella pittura chenon ha pari, quan-to ad assolutezza,se non nelle vicen-de artistiche di altrigrandi visionarieuropei: Bonnard,Van Gogh oMunch. Come Le

Cannet per Bonnard, la Provenza per VanGogh, i fiordi norvegesi per Munch, per Me-rello San Fruttuoso e il Monte di Portofinorappresentano qualcosa di più che un sem-plice luogo di ispirazione. Le pendici scoscesedel Monte, le metamorfosi continue degliaspetti naturali nella luce, il fatto stesso chela trasformazione del suo linguaggio artisticosia avvenuta a contatto con quella precisa fi-sionomia di paesaggio, fanno sì che egli adesso risalga come ad un sito già presente

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Merello, “Portofino”.Olio su tela, cm 60x45,firmato in basso a destra“Merello R.”.N. inv. Gam 48.Galleria d’Arte Moderna,Genova

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nella primigenia memoria, come ad un luogodove misteriosamente si affaccia negli aspettidel vero quell’ideale di assoluto che lo spingea cercare una risoluzione nella pittura.

Nella prima fase di approccio al Monte,Merello si avvicina a temi dell’entroterra,più consoni, per la particolarità del soggettonaturale, ai primi sviluppi del suo linguaggio.Inizialmente l’artista sperimenta il tratto pit-torico proprio a Segantini, a filamento dicolore lungo, e la suggestione simbolica dicerte raffigurazioni di Plinio Nomellini. Alloragli intrecci di rami, la variegata tessituradella vegetazione e le trame sulle pareti deisolitari cascinali sul Monte divengono i suoisoggetti preferiti. Sono opere bellissime, incui la densità del pigmento ha la compattezzadella pietra del monte, e in cui risplendonofulgori di colori che paiono aver assorbitonella loro materia la solarità naturale. L’oriz-zonte è spesso alto, come in una visione dalbasso, imposta dalla ripidezza dei luoghi edalla necessità dell’artista di allontanare ilcielo ad espressione di una contenuta no-stalgia di azzurra luce.

Intorno al 1906-1907 la visione marinaprende il predominio, ed ha l’apice nellebellissime scogliere, un lavoro fitto di pen-nellate e totalmente libero nella conduzionedel segno, trasfigura in assoluta visionarietàil soggetto. Ormai la storia di Merello non èpiù quella di un pittore che semplicementeinterpreta il paesaggio, ma quella di unartista che ha individuato un luogo che conla particolarità dei suoi aspetti gli consenteil pieno dispiegarsi delle risorse pittoricheed espressive. Gli aspetti del vero appaionocertamente riconoscibili, ma sono totalmentetrasfigurati: immersi in una luce che non èpiù riflesso d’alba o tramonto, ma stato illu-minante e poetico della coscienza. Gli annidi San Fruttuoso e del suo “vagabondare”lungo i sentieri del Monte di Portofino, ve-dono Merello toccare il vertice zenitale diuna luce che raramente declina verso solu-zioni impressionistiche, esprimendosi sem-mai nell’assoluta pienezza meridiana o nelmisterioso chiaroscuro della sera.

Nel 1914 Merello lascia San Fruttuoso:dolorose vicende della sua vita e forse anche

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Merello, “San Fruttuosodi Camogli”. Olio su tela,cm 45x34,7. Firmato inbasso a destra “R. M.“;sul verso “RubaldoMerello/San Fruttuoso diCamogli/1907”.N. inv. Gam 283.Galleria d’Arte Moderna,Genova

IL FONDAMENTALE

CONTRIBUTODI GIANFRANCOBRUNO

In assenza degli studi

e dello scandaglio

storico-critico su

Rubaldo Merello e

Domenico Guerello,

a cura di Gianfranco

Bruno, massimo esperto

della pittura ligure del

XIX e XX secolo, non

sarebbe stato possibile

declinare le caratteri-

stiche artistico-culturali

e il linguaggio di tanta

originalità espressiva

dei due massimi artisti

liguri del Novecento,

che qui sono stati messi

a confronto.

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il peso della solitudine lo consigliano a tra-sferirsi a Portofino. San Fruttuoso è ancoraal centro dell’ispirazione, ma si avverte comefisicamente remoto, immerso in un’ombrasplendente che lo annuncia entrato definiti-vamente nel luogo astratto e misteriosodella nostalgica immaginazione dell’artista,mutano i chiarori e inclinano verso «luci dicupa intensità siderale»: un linguaggio piùastratto, dove la fisionomia delle forme èquella, ma come vista da una lontananzadove assumono valore i sussulti della co-scienza e la malinconia delle cose perduteper sempre.

Negli ultimi anni compare nella sua operaun personalissimo linguaggio di colore basatosu un tono dominante di blu, nel qualeemergono bianchi luminosi, gialli, verdi,rossi e violetti.

Nel 1921 Sem Benelli lo invita ad esporre

«con tutti gli onori» alla Primavera Fiorentina. Merello non fa in tempo a vedere questa

mostra: muore il 31 gennaio 1922. «Pochipopolani e pescatori , scrive Orlando Grosso,accompagnarono la salma del grande artistaal cimitero di Portofino e ne coprirono di al-loro il tumulo»

LA VICENDA PERSONALE DI DOMENICO GUERELLO

è più discreta, se vogliamo più misteriosa.Nato a Portofino il 12 aprile del 1891 dauna famiglia facoltosa, per tutta la sua vitarisiedette nel piccolo borgo. Si deve allafelice intuizione di Gianfranco Bruno, chenel 1984 organizzò al Museo dell’AccademiaLigustica una grande mostra antologica, laricostituzione del percorso di questo artista,la cui fama era fino allora affidata alla co-noscenza di poche opere, di altissima qualità.Primo fra tutte il dipinto Calma argentea

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Guerello, “Portofino degli ulivi”, 1928,collezione privata.

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(1922) che apparve per lungo tempo comeuna sorprendente, imprevista fioritura poe-tica nascente da quel terreno di cultura traliberty, secessione e divisionismo dal quale

aveva tratto origine,come si è detto, an-che l’esperienzadell’altro grande,isolato protagoni-sta della pittura inLiguria, RubaldoMerello.

L’immagine di Guerello mostrava peròuna particolare singolarità per il suo affac-ciarsi in una più rarefatta aura, sicché sicollocava subito in una dimensione squisi-tamente mentale a fronte del talento, edell’ispirazione, potentemente naturalisticae visionaria del grande, solitario pittore diSan Fruttuoso. Studente dapprima del gin-

nasio di Chiavari, segue poi gli studi liceali,nell’indirizzo classico, al liceo genovese An-drea Dona. Successivamente frequenta laScuola superiore navale, che lascerà perdedicarsi agli studi d’arte nel 1912, quandofigura iscritto al primo periodo dei corsidell’Accademia Ligustica di belle arti. Sinoal 1916 segue i corsi regolari dell’Accademia,diretti allora da Francesco Grosso. Dal 1918al 1922, anni in cui egli ha ormai raggiuntola sua maturità stilistica, frequenta la scuolaspeciale del nudo. Negli anni d’Accademial’artista mette a frutto l’insegnamento im-partito presso la scuola di paesaggio dalvero, facendo suoi i presupposti tonali dellatradizione della pittura ligure, e assimilainoltre la lezione di libertà compositiva eluministica nello studio del nudo fornitada Tullio Salvatore Quinzio.

Non molto è valso lo scandaglio storico-

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Stili a confrontoÈ singolare che l’esperienza dei due massimipittori del Novecento in Liguria, DomenicoGuerello e Rubaldo Merello, abbia trovato so-stanza ispirativa dallo stesso paesaggio: ilMonte di Portofino. Profondamente diversoè l’approccio al motivo dei due artisti: tesoad un’esaltazione panica del tema naturale ilrapporto con la natura in Merello; di scarnifi-cazione estrema della fenomenologia natu-rale e di trasposizione della sua realtà nelfantasma mentale e poetico in Guerello.

A partire dal 1915 la natura di Portofinoè tema pressoché costante della pittura diGuerello, come autonomo motivo d’ispira-zione, o comunque come spazio di ambien-tazione delle sue assorte figure: “Calma ar-gentea”, del 1922, è l’esempio piùsignificativo, e più noto, dell’avvenuta fusionetra istanze di espressività psicologico-sim-bolica legate alla presenza della figura umanae visione del paesaggio inteso come meta-fora di uno stato d’animo.

Mentre il procedimento pittorico di Merelloconsiste in un affastellarsi progressivo delcolore-materia inteso a bloccare nella ferreamorsa di un’emozionata visione la sfuggentenatura, la tecnica di Guerello presuppone itempi lunghi che l’assoluta spiritualizzazionedell’esperienza del vedere comporta. L’artistainsiste assiduamente sulla tela, scarnifica l’im-magine di materia sino a che d’ogni corpoplastico non resti che il luminoso fantasma:l’immagine ha la trasparenza di un’apparizionefiltrata dalla mente.

La pittura di Guerello è frutto di una complessa vicenda in cui si mescolano la grande stagione del simbolismo e una personale interpretazione del divisionismo.

Sotto, dall’alto: Guerello, “Pino secco”,1929, collezione privata;Merello, “Il fico”, 1910circa, collezione privata.

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stituito l’imprescindibile retroterra su cuiDomenico Guerello, come del resto lo stessoMerello, trassero alimento per la loro arte.

La rarefazione estrema dell’immagine,quell’aura appunto poetica che in modoineguagliabile distingue la pittura di Guerello,adombra un’altra storia, la più complessavicenda di interferenze e intrecci nel nuovo

secolo e insieme un persona-lissimo, eccentrico percorsoin cui più contano altre fonti,non solo di cultura del luogodove il pittore si è formatoed ha operato, ma riguardantiil raggio vasto delle sue pre-dilezioni, orientate verso lagrande stagione del simboli-smo europeo a matrice ro-mantica: da Friedrich, a Böc-klin, ai Preraffaelliti. Ciò spiegal’iniziale consanguineità dellapittura di Guerello con il breveperiodo simbolista di pittoricome Alberto Helios Gagliar-do, altrettanto proteso versol’esperienza artistica preraffa-ellita.

Nella seconda metà deglianni venti la pittura di Gue-rello manifesta un’inflessionerealista. È la stagione dellevedute di Portofino, compostecon magistrale ordito prospet-tico in un calibrato equilibriotra partito cromatico e segno,non dissimile, quanto a rigored’impianto, dai precedenti di-pinti di figura. In effetti l’operadi Guerello, artista apparen-temente monocorde perl’omogeneità che il suo stilein tutto il suo percorso rivela,registra varianti minime, masostanziali.

Una, decisiva, è proprio quella avvertibilenei paesaggi del borgo, dipinti tra il 1929 e il1930, nella cui ferma struttura compositivaGuerello accoglie in maniera più evidenteuna lontana memoria della “metafisica“, l’uni-co fenomeno artistico della sua epoca cuil’artista non sia rimasto del tutto indifferente.Ancora l’opera di Guerello si distingue perl’argentea, astratta qualità luminosa dell’im-magine, che inclina ora verso un nitore as-soluto di segni e di forme.

Domenico Guerello muore il 24 dicembredel 1931 a Portofino.

Capolavori visti da vicinoLa Galleria d’arte moderna di Genova Nervi, presso villa SaluzzoSerra di via Capolungo 3, offre la possibilità di apprezzare dalvero alcuni capolavori di Rubaldo Merello e di Domenico Guerello. Nei suoi saloni sono infatti conservate tutte le tele di Merello cheil Comune di Genova acquistò in diverse occasioni, tra il 1908 eil 1926, quando a Milano si tenne una mostra postuma presso laGalleria Pesaro con opere messe in vendita dalla vedova. La Galleria ospita anche gli unici dipinti resi pubblici di DomenicoGuerello, tra cui la famosissima “Calma argentea”.

� Guerello, “Calma argentea”,Ritratto di Alma Fidora.Olio su tela, cm 108x90,6Firmato e datato in basso a destra “D. Guerello 1922”N. inv. Gam 374.Galleria d’Arte Moderna,Genova.

critico sulle possibili fonti di un linguaggiodi tanta originalità espressiva: certo l’espe-rienza divisionista e simbolista a Genova,che ha avuto ben forti manifestazioni nelloscorcio del XIX secolo in quella profondaosmosi tra pittura e poesia di cui Plinio No-mellini e Ceccardo Roccatagliata Ceccardirappresentano le vette più alte, hanno co-

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