Il co ra g g io d e l d ia lo g o - Chiesa di Napoli · Una realt ecclesiale che ha generato...

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N. 8 1 marzo 2009 0,90 Anno LXIII • Poste Italiane s.p.a. • Sped. a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB • Napoli • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Orientamento al lavoro per i giovani 10 VITA ECCLESIALE Nascono cento nuovi asili-nido 11 PRIMO PIANO CITTÀ La Giornata del Seminario: una proposta educativa 3 PRIMO PIANO ECCLESIALE Riflessione a margine del Messaggio del Card. Sepe sulla Quaresima 2 VITA ECCLESIALE Teresa Beltrano Michele Borriello Rosanna Borzillo Raffaele Cassese Eloisa Crocco Margherita De Rosa Doriano Vincenzo De Luca Pasquale Di Petta Claudio Esposito Salvatore Esposito Benedetta Ferone Virgilio Frascino Cristoforo Lucarella Bruno Martone Paolo Melillo Francesco Mercurio Antonio Postiglione Antonio Serra Elena Scarici Maria Rosaria Soldi Antonio Terracciano Angelo Vaccarella. Gli interventi A S. Giustino de’ Jacobis il Congresso eucaristico 4 Le parrocchie dei Camaldoli in corteo per la vita 5 Tommaso M. Fusco: l’educatore della speranza 6 Il 14 marzo il RnS in Cattedrale col Cardinale 10 La Comunità di S. Egidio per i senza-dimora 12 Convegno nazionale sull’edilizia di culto 13 L’umanità di Sisto Riario Sforza 14 Consegnato il “Premio Mediteranno 2009” 15 Il Cardinale Sepe al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli Il coraggio del dialogo Doriano Vincenzo De Luca Una Chiesa le cui radici affondano nella predicazione di San Paolo. Una terra che vanta di aver dato i natali allo stesso Apostolo. Una comunità che, sebbene minoranza in un Paese a grande maggioranza musulmana, è capace di mantenere viva la luce del Vangelo e di guardare al futuro, senza rimpiangere il passato. Una realtà ecclesiale che ha generato testimoni autentici di Cristo, come don Andrea Santoro, ucciso il 5 febbraio 2006 a Trabzon. Questa è la Turchia, la Terra Santa della Chiesa, la terra unita al Mediterraneo dal ponte che Bartolomeo I è venuto a costruire a Napoli nell’ottobre del 2007 e che il Cardinale Crescenzio Sepe ha portato “simbolicamente” a compimento nel suo pellegrinaggio al Fanar. segue alle pagine 8 e 9

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  • N. 8 • 1 marzo 2009 • € 0,90

    Anno LXIII • Poste Italiane s.p.a. • Sped. a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB • Napoli • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

    Orientamentoal lavoro

    per i giovani10

    VITA ECCLESIALE

    Nasconocento nuoviasili-nido

    11

    PRIMO PIANO CITTÀ

    La Giornatadel Seminario:

    una proposta educativa3

    PRIMO PIANO ECCLESIALE

    Riflessione a margine delMessaggio del Card. Sepe

    sulla Quaresima2

    VITA ECCLESIALE

    Teresa Beltrano • Michele Borriello • Rosanna Borzillo •Raffaele Cassese • Eloisa Crocco • Margherita De Rosa •Doriano Vincenzo De Luca • Pasquale Di Petta • ClaudioEsposito • Salvatore Esposito • Benedetta Ferone • VirgilioFrascino • Cristoforo Lucarella • Bruno Martone • PaoloMelillo • Francesco Mercurio • Antonio Postiglione •Antonio Serra • Elena Scarici • Maria Rosaria Soldi •Antonio Terracciano • Angelo Vaccarella.

    Gli interventiA S. Giustino de’ Jacobis il Congresso eucaristico 4

    Le parrocchie dei Camaldoli in corteo per la vita 5

    Tommaso M. Fusco: l’educatore della speranza 6

    Il 14 marzo il RnS in Cattedrale col Cardinale 10

    La Comunità di S. Egidio per i senza-dimora 12

    Convegno nazionale sull’edilizia di culto 13

    L’umanità di Sisto Riario Sforza 14

    Consegnato il “Premio Mediteranno 2009” 15

    Il Cardinale Sepe al Patriarcatoecumenico di Costantinopoli

    Il coraggiodel dialogoDoriano Vincenzo De Luca

    Una Chiesa le cui radici affondanonella predicazione di San Paolo. Unaterra che vanta di aver dato i nataliallo stesso Apostolo. Una comunitàche, sebbene minoranza in un Paese agrande maggioranza musulmana, ècapace di mantenere viva la luce delVangelo e di guardare al futuro, senzarimpiangere il passato. Una realtàecclesiale che ha generato testimoniautentici di Cristo, come don AndreaSantoro, ucciso il 5 febbraio 2006 aTrabzon. Questa è la Turchia, la TerraSanta della Chiesa, la terra unita alMediterraneo dal ponte cheBartolomeo I è venuto a costruire aNapoli nell’ottobre del 2007 e che ilCardinale Crescenzio Sepe ha portato“simbolicamente” a compimento nelsuo pellegrinaggio al Fanar.

    sseegguuee aallllee ppaaggiinnee 88 ee 99

  • Vita ecclesiale Nuova Stagione2 • 1 MARZO 2009

    A margine del Messaggio del Cardinale Crescenzio Sepe per la Quaresima

    La santità della Chiesadi Antonio Terracciano *

    La lectio divina – ispirata alla “legge disantità” di Lv 17-26 – che il nostro Vescovopropone alla Chiesa di Napoli in questaQuaresima, invita a riscoprire la santità del-la chiesa, il volto della Sposa, la bellezza del-la communio sanctorum, di coloro che so-no “chiamati a essere santi” (secondo ladensa, ricorrente espressione paolina kletoìághioi).

    La nota della “santità” fu la prima a es-sere aggiunta nel Simbolo all’articolo di fe-de sulla chiesa. Essa già compare nel Credobattesimale riportato dalla Tradizione apo-stolica di Ippolito (tra il 197 e il 222), cherispecchia la prassi liturgica dellaChiesa di Roma alla fine del II se-colo: Credi nello Spirito Santo e lasanta Chiesa? La trasmissione diquesto testo – perduto nell’origi-nale greco – ha permesso traduzio-ni diverse: Credi nello Spirito Santonella santa Chiesa? o anche: Credinello Spirito Santo (che è) nellasanta Chiesa?

    Secondo quest’ultima, inte-ressante traduzione (di PierreNautin), la nota della santità èconfessata come opera delloSpirito che dimora nella chiesa. IlConcilio Vaticano II ha riscopertotale prospettiva profondamenteteologica della santità della chiesain uno dei testi più belli dellaLumen gentium: «Lo Spirito dimo-ra nella Chiesa e nei cuori dei fe-deli come in un tempio (1Cor 3,16; 1Cor6,19)… La unifica nella comunione e nel mi-nistero, l’edifica e conduce con diversi do-ni gerarchici e carismatici, l’arricchisce deisuoi frutti (Ef 4,11; 1Cor 12,4; Gal 5,22). Conla forza del Vangelo la fa ringiovanire, con-tinuamente la rinnova e la conduce alla per-fetta unione col suo Sposo…» (LG 4).

    Così, la santità non è più considerata inun’ottica ascetico-morale o legata a un par-ticolare stato di vita (uno “stato di perfezio-ne”), ma compresa come dimensione di tut-ta la chiesa, santificata da Cristo e abitatadallo Spirito Santo. Essa esprime il miste-ro della chiesa-comunione: è la stessa “co-munione con Dio”, dono (e “vocazione”) co-mune di tutto il popolo di Dio, che «ha percondizione la dignità e la libertà dei figli diDio, nel cuore dei quali dimora lo SpiritoSanto come in un tempio», e per legge «ilnuovo comandamento di amare comeCristo stesso ci ha amati (Gv 13,34)» (LG9).

    Non fu facile al Concilio l’approdo aquesta nuova visione teologica della santità.Su questo tema, infatti, pesava da tempouna concezione “dualistica”, legata al mo-dello degli status ecclesiae, che aveva finitoper distinguere eccessivamente tra una viadei “precetti” – che obbliga sul piano “mo-rale” tutti i cristiani – e una via dei “consi-gli evangelici”, per coloro che aspirano allaperfezione della santità (Mt 19,21: «Se vuoi

    rum, nella quale “tutti” partecipano real-mente della santità di Dio, del dono dellafigliolanza, poiché “tutti” «nel battesimodella fede sono stati fatti veramente figli diDio e compartecipi della natura divina, eperciò realmente santi (reapse sancti effec-ti sunt)» (LG 40).

    Per tutti, dunque, nella chiesa è “unasola” la santità cristiana, che scaturiscedalla fede e dal battesimo: per tutti essa èfondamentalmente espansione della gra-zia battesimale. Perciò tutti i battezzati,senza alcuna distinzione, sono chiamatialla perfezione della vita cristiana e alla

    pienezza della santità.Su questo sfondo teologico, il

    Concilio proietta alcune “icone”più rappresentative delle moltepli-ci forme, in cui si manifesta la san-tità della chiesa. Nelle innumere-voli esperienze e testimonianzedell’esistenza cristiana, infatti,«un’unica santità è praticata datutti coloro che sono mossi dalloSpirito di Dio», e si compie l’uni-ca sequela di «Cristo povero, umi-le e carico della croce». La santitàcristiana si incarna, così, nella sto-ria, in tutte le condizioni di vita ele esperienze degli uomini, mani-festando a tutti «la carità con laquale Dio ama il mondo» (LG 40).

    Da questo limpido orizzonteteologico possiamo trarre alcuniorientamenti importanti per la vi-

    ta delle nostre comunità ecclesiali.Il primo viene da un’intuizione di

    Giovanni Paolo II, presentata in due interes-santi paragrafi (nn. 30-31) della Lettera apo-stolica Novo millennio ineunte (6-1-2001),ma non ancora recepita – mi sembra – in tut-to il suo valore. Scriveva il Papa: «Non esitoa dire che la prospettiva in cui deve porsi tut-to il cammino pastorale è quella della san-tità» (ivi 30). Si tratta di un principio di di-scernimento importante e difficile, special-mente in questo tempo caratterizzato, per lanostra Diocesi, dall’elaborazione di piani,agende, regìe pastorali. Un invito a saper ri-cercare stili e percorsi di una pastorale chesia fondamentalmente manifestazione dellasantità della nostra chiesa. Ricordando, adesempio, come scriveva ancora il Papa, chela santità non si può “programmare”, ma ri-chiede una pedagogia, capace di adattarsi airitmi delle persone (cf. ivi 31).

    Il secondo orientamento, strettamen-te collegato al primo, invita le nostre co-munità a immaginare “ancora” (cioè incontinuità con quella storia di santità cheha caratterizzato nel tempo la Chiesa diNapoli) le nuove “icone di santità” del no-stro tempo, nelle quali la grazia incontral’umano, la fede si esprime nella fragilitàdella vita, l’amore può aprire ancora sen-tieri di compassione e di speranza.

    * Vicario episcopaleper il clero e la formazione

    essere perfetto…»). Contro tale concezio-ne, già sant’Alfonso de Liguori aveva affer-mato con forza: «È un grande errore quelche dicono alcuni: “Dio non vuole tutti san-ti”. No, dice san Paolo (1Ts 4,3), Iddio vuo-le tutti santi, e ognuno nello stato suo»(Pratica di amar Gesù Cristo, 8, 10).

    Nel Concilio si confrontarono due po-sizioni. La prima considerava la santitànella sua dimensione cristologica-teologa-le, comune a tutti i fedeli, per cui il “gra-do” di perfezione dipende unicamente dal-la maggiore o minore carità (non dallo sta-to di vita). È questo, ad esempio, l’insegna-

    mento di san Tommaso d’Aquino, per ilquale la santità cristiana deriva unicamen-te dalla carità (ex caritate pensanda est), edè veramente perfetto colui che è trasfor-mato totalmente in Dio dall’amore (qui to-taliter in Deum per amorem transforama-tur). In questa luce, i consigli evangelicinon identificano una categoria separata difedeli, ma appartengono costitutivamentea tutta la chiesa, chiamata a essere tutt’in-tera vergine, povera e obbediente a Cristo.

    La seconda posizione, invece, ritenevai consigli evangelici non dono e vocazionedi tutta la chiesa, ma elementi costitutividi uno stato più perfetto di santità, che èproprio della vita consacrata.

    Il Concilio, risalendo alle limpide sor-genti della Scrittura, attraverso la grandetradizione teologica, riscoprì e riproposel’autentica teologia della santità della chie-sa, nella sua dimensione di dono e “miste-ro”, costitutiva di tutto il popolo di Dio, ein prospettiva “dinamica”, aperta a infini-te forme o vie dell’esperienza cristiana.

    In primo piano sta, dunque, la santitàdella chiesa, dono di Dio liberamente effu-so, comunicazione di vita della Trinità,presentata non soltanto come “fine”, maanche come “realtà attuale” (res) dellachiesa, “sposa” di Cristo, che egli «ha uni-ta a sé come suo corpo» e ha «riempito deldono dello Spirito Santo» (LG 39). La chie-sa appare così come communio sancto-

    Giovanni d’Avila nasce ad Almodor delCampo di Spagna il 6 gennaio 1499.Dopo aver frequentato la scuola aSalamanca, nel 1520 si iscrive all’Universitàdi Alcalà de Henares. Nel 1526 decide di di-ventare sacerdote e si trasferisce a Sivigliacon progetto di partire per il Messico in com-pagnia di Giuliano Garcés, nominatoVescovo di Tlaxcala. Ma l’Arcivescovo diSiviglia, Alfonso Maurique, lo invita a rima-nere in Diocesi.

    Nel convento di San Marcos riprende glistudi di Teologia interrotti e consegue il titolo di Maestro. Da quelmomento comincia a predicare e a dirigere spiritualmente molti fe-deli. A causa di invidie è denunciato all’Inquisizione e, nel 1532, èarrestato. Nel giugno 1533 è assolto e rilasciato. Il periodo trascor-so nelle carceri è per lui spiritualmente fecondo e inizia a scrivereil celebre “Audi, Filia”.

    Riprende la sua attività di predicatore e si trasferisce a Cordoba,

    dove viene incardinato. Dal 1536 al 1539 è aGranata su invito dell’Arcivescovo. Qui il 20gennaio 1537, grazie alla sua predicazione,converte San Giovanni di Dio. Con il suo ca-risma influenza le scelte di alcuni personag-gi dell’epoca tra i quali San Francesco Borja,Luigi de Granata e Santa Teresa D’Avila laquale sottopone la propria “Autobiografia” alsuo giudizio.

    Si lega con profonda amicizia conSant’Ignazio di Lodola e alcuni discepoli diGiovanni entrano nella Compagnia di Gesù.

    Sant’Ignazio potrà sempre contare sul suo sostegno e sui suoi con-sigli. Giovanni si impegna assiduamente per la riforma della Chiesae individua alcune necessità, che verranno riprese dal Concilio diTrento: l’istituzione dei Seminari e l’obbligo di residenza dei Vescovi.

    Muore il 10 maggio 1569. Fu beatificato da Leone XIII il 15 apri-le 1894 e elevato agli onori degli altari da Paolo VI, il 31 maggio 1970.

    Virgilio Frascino

    Uominidi cuore

    come Dio

    ChiesaCattedraledi NapoliNormeper la celebrazionedel Sacramentodel Battesimo

    Il Sacramento del Battesimosi celebra la seconda e quartadomenica del mese alle ore17.30 (tranne nel mese diagosto). Per la prenotazione occorre: 1) Nulla-osta rilasciato dalparroco della parrocchia diappartenenza (di residenza). 2) Certificato di nascita delbambino o della bambina. 3) Idoneità del padrino odella madrina rilasciato dalparroco della parrocchia diappartenenza. L’ufficio per le prenotazioni èaperto dal lunedi al sabatodalle ore 9 alle 12. (tel.081.449097)

    Normeper la celebrazionedel Sacramentodella Confermazione

    Il Sacramento dellaConfermazione (Cresima) sicelebra tutte le domeniche(tranne il mese di agosto enelle solennità liturgiche) alleore 11. Per la prenotazione occorre: 1) Certificazione rilasciata dalparroco dove si è seguito ilcorso di preparazione. 2) Certificato di battesimo. 3) Certificato di idoneità delpadrino o della madrina darichiedere alla parrocchia diappartenenza. La prenotazione alSacramento, con tutti idocumenti prescritti, deveavvenire durante la settimanaprecedente alla Cresima pressol’ufficio parrocchiale delDuomo che resta aperto dallunedi al venerdi dalle ore 9alle ore 12. Il certificato della Cresimaeffettuata si potrà ritirare dalmercoledi successivo allacelebrazione dalle ore 9 alleore 12.Per ulteriori informazioni èpossibile telefonare allasacrestia del Duomo(081.44.90.97).

  • Primo piano ecclesialeNuova Stagione 1 MARZO 2009 • 3

    La parolaai protagonisti

    di Raffaele Cassese *

    La Chiesa di Napoli, domenica 22 febbraio, si è colorata delle frizzanti sfumature della“Giornata del Seminario”. Attenzione… non un evento spicciolo che “lascia il tempo che tro-va”, ma un frangente in cui è all’opera lo Spirito Santo, tutto teso a trasformare in terreno fe-condo, per la fioritura delle vocazioni, la comunità-vigna partenopea.

    A questa iniziativa, appena conclusasi, fanno eco le impressioni di alcuni dei protagonistidi questa domenica. Paolo Flagiello, seminarista del primo biennio è stato accolto dalla par-rocchia S. Maria a Villanova: «Particolarmente stimolante è stato l’incontro con un gruppetto na-scente di adolescenti per i quali ho cercato di comunicare ricorrendo a forme comprensibili per chinon usa il tuo stesso linguaggio, evitando di apparire un marziano. Altro incontro corposo è sta-to quello con gli adulti: incontrare persone che hanno già fatto delle scelte e prospettargli le pro-prie, talora a loro sconosciute. Mi ha colpito, poi, il fatto che si sono messi ad ascoltare un ragaz-zino, rispettandomi. Dunque, mi sento arricchito, e sicuramente si è creato un contatto umanonel quale mi è stato chiesto un ritorno, il che potrebbe essere l’inizio di un confronto successivoproprio perché c’è voglia di Dio…». Poi, Giovanni Cozzolino, seminarista del secondo biennio:«È stata una settimana molto intensa, però ricca d’esperienza, innanzitutto per la bella accoglien-za riservatami dalla Parrocchia di Santa Caterina ad Ercolano.

    Mi sono emozionato tantissimo a parlare della mia storia vocazionale, ritornando alle radici;ciò mi ha dato una maggiore spinta nel raccontare la mia esperienza di giovane che aveva proget-tato il futuro e poi è arrivato Gesù che l’ha rovesciato. Anche se avevo tante domande da fare alSignore sapevo che lui poteva rispondere a queste mie domande. E le risposte sono arrivate e poi,tra le tante, Dio ha fatto una domanda a me. Questa è stata anche la domanda che ho rivolto aigiovani, di fermarsi e di progettare il futuro insieme a Dio ponendo a Dio le proprie domande…Tuttavia, ho constatato che oggi si fanno tante cose e non ci si trova tempo per fermarsi e a porsidelle domande e farsi aiutare». Ancora, Francesco Del Vecchio seminarista del secondo bienniofelice dell’esperienza presso la Parrocchia Addolorata alla Pigna dell’Arenella: «Ho conosciutouna realtà territoriale diversa, in quanto credevo che la zona fosse di un certo livello sociale. Infatti,sono rimasto colpito dalle condizioni sociali abbiette di alcune zone da me visitate durante la pro-cessione eucaristica delle quarantore. Ma senz’altro arricchente è stata la testimonianza di fede delparroco don Vittorio molto legato alla sua gente. Egli, sofferente per un’operazione alla mano, no-nostante fosse stato dimesso qualche giorno prima, ha voluto presiedere le celebrazione di per sefaticose mostrando il cuore di un pastore che veramente vive il suo essere sacerdote. Ottima an-che l’accoglienza delle persone».

    Ed infine Francesco Rinaldi seminarista del terzo biennio: «La giornata del Seminario è un’op-portunità per conoscere altre realtà parrocchiali, avendo così il polso della diocesi e della diversitàculturale e attraverso il modo di vivere la celebrazione liturgica, anche capire il tipo di fede dellepersone. Ti permette di metterti in gioco, di ritornare sulle motivazioni che ti hanno portato allascelta del Seminario aiutandoti a rimotivarti. E poi, dover parlare a persone che non conosci chesono li per ascoltarti, ti sprona pure a cercar di tirar fuori il meglio di te per essere chiaro, prepa-randoti in un certo senso a quello che sarà il ministero futuro».

    * seminarista del Secondo Biennio

    La propostaeducativa

    di Antonio Serra *

    La proposta educativa vuole sostenere rispo-ste generose alla chiamata del Padre che invita aseguire il Figlio suo Gesù Cristo, per rinnovare esantificare l’umanità con la forza dello SpiritoSanto. L’iter, nei suoi diversi momenti, si presen-ta come un dialogo tra il singolo giovane e l’inte-ra comunità del seminario, guidata dell’equipeeducativa; nel dialogo educativo, infatti, entranoin gioco il mistero della Grazia che spinge versola realizzazione del disegno divino, la libertà delsingolo che dovrebbe sempre orientare nella ve-rità i suoi passi e la mediazione, prudente e lun-gimirante, della comunità educativa. Il cammi-no formativo è organizzato su quattro livelli otempi che indicano i passaggi salienti proposti algiovane in formazione: l’incontro, l’inserimento,l’assimilazione e la partecipazione. Nel primo sirealizza un’iniziale conoscenza tra il candidato ela comunità educante: è una fase caratterizzatadal confronto sincero per valutare la possibileconsistenza dei segni vocazionali intuiti; nella se-conda fase, invece, avviene un concreto passag-gio, prova dell’attendibilità dei segni vocazionalimostrati: si entra in pieno nella vita del semina-rio, condividendo il percorso indicato per unprofondo discernimento e un preciso orienta-mento decisionale; ancora nel terzo livello si con-cretizza un’adeguata assimilazione al progettoeducativo, che traccia nell’identità presbiteralel’orizzonte su cui concretamente misurare le pro-prie aspirazioni vocazionali; nel quarto livello, in-fine, si sottolinea la dimensione partecipativa,conseguenza di oneste motivazioni e di attitudi-ni vocazionali acquisite, così da favorire una di-sposizione vocazionale stabile cui la Chiesa ri-sponde chiamando al ministero ordinato coloroche ritiene pronti e degni per tale responsabilità.

    I percorsi che segnano idealmente i passaggida un livello ad un altro sono: dall’intuizione vo-cazionale al primo discernimento delle motiva-zioni (anno propedeutico); dal discernimentosulle ragioni più intime alla decisione vocaziona-le di mettersi in cammino (primo biennio); dal-l’approfondimento della propria vocazione alconsolidamento dell’identità presbiterale propo-sta dalla Chiesa (secondo biennio); dalla disposi-zione interiore voler consacrare se stessi all’esse-re chiamati dalla Chiesa all’esercizio del ministe-ro (terzo biennio). I contenuti della formazionesono organizzati in modo originale e ruotano in-torno ad alcuni temi portanti e caratterizzanti lavita sacerdotale: le virtù teologali, i consigli evan-gelici e i pilastri della vita ecclesiale ovvero laParola, l’Eucaristia e la ministerialità. Inoltre, siinsiste sulla capacità di verificare concretamen-te il cammino fatto dal candidato, evidenziandospazi d’impegno nei quali è chiamato a misura-re le sue personali risposte sia sotto il profilo spi-rituale e sia su quello pastorale. II dinamismo vo-cazionale è costituito da un nucleo centrale arti-colato su tre irrinunciabili coordinate interiori:la fede in Cristo che nasce dall’ascolto dellaParola; la semplicità del cuore che esprime il sen-tire profondo con le sue reali disposizioni, ed in-fine, la passione per il Regno di Dio e per la Chiesache dice la volontà d’impegnarsi senza misura. Inaltre parole, bisogna mettere insieme lo studiocritico della teologia e delle scienze umane, l’in-tima coerenza personale e la prassi pastorale conun forte slancio missionario. La proposta educa-tiva del Seminario deve favorire una crescita nel-la vita di fede adeguata alla chiamata ricevuta:talvolta capita che non si ha un’adeguata intelli-genza della fede capace di penetrare la grandezzadella vocazione ricevuta.

    * Rettore del Seminario

    Note storiche(r.c.) La formazione dei chiericinel periodo medioevale, non eraaffidata ad un’unica istituzionestabile. Tale formazione era de-mandata alla cura dei singoli sa-cerdoti che seguivano i candidatie alla schola episcopalis, erettapresso le chiese cattedrali. Laquestione della formazione deichierici fu discussa al Concilio diTrento che sancì l’erezione in tut-te le chiese locali di un istitutonel quale si educassero i ragazzi.Nel Regno di Napoli i seminarivennero eretti quasi subito nellamaggior parte delle diocesi.L’archidiocesi di Napoli ebbe ilsuo seminario il 1 gennaio 1568ad opera dell’arcivescovo MarioCarafa. Nei primi decenni del‘900 la vecchia struttura ormaiangusta, indusse il cardinaleSchuster, in visita a Napoli, asuggerire la costruzione di unanuova sede. L’allora arcivescovocard. Alessio Ascalesi si mise al-l’opera con il permesso di Pio XI.Nel 1930 si avviò la costruzionedel nuovo seminario aCapodimonte. L’ingegner Tirone,che lo progettò, intese richiamar-si al palazzo reale e, su suggeri-mento dello stesso Pio XI, fu rica-vato un ampio terrazzo ad emici-clo, che affaccia sulla città e sulgolfo di Napoli. Il 29 giugno 1934il presule inaugurò la nuovastruttura. Al centro dell’ampiocortile egli fece collocare la statuadella Vergine Immacolata, operaseicentesca di Cosimo Fanzago.L’attuale struttura è stata amplia-ta e rimaneggiata negli anni ‘50 enel 1969, per renderla più idoneaalle nuove esigenze. Nel 1973, inseguito alla costruzione della suanuova sede, la Facoltà Teologica,fino ad allora presso il seminario,fu da esso scorporata. Ciò com-portò per l’istituto la perdita del-l’antica e grande biblioteca. Daallora sono stati raccolti nuova-mente fondi librari ad uso dei se-minaristi. Successivamente ilcardinale Corrado Ursi provvide,a trasferire il seminario minoreche ebbe nuova sede prima aCaloria, poi nella villa Bozzi aiPonti Rossi. Il neo eretto semina-rio fu dedicato a Papa Paolo VI.Con il passare del tempo, ilSeminario maggiore si è apertoad accogliere anche seminaristidi altre diocesi limitrofe. Dal set-tembre 2003 la comunità del se-minario Minore si è trasferitanuovamente nella struttura delSeminario Maggiore, riunendol’unica comunità formativa.Segnaliamo nella storia delSeminario la permanenza delcompianto Papa Giovanni PaoloII che vi soggiornò nei giorni 9-11 novembre 1990 e di PapaBenedetto XVI che vi ha fatto vi-sita il 21 ottobre 2007.

    Domenica 22 febbraio si è celebrata la Giornata del Seminario

    Avviso ai parroci e ai rettoriLa raccolta delle offerte per la Giornata del Seminario va fatta in tutte le par-

    rocchie e rettorie ed in ciascuna delle celebrazioni, compresa quella del sabatosera.

    Quanto raccolto va poi versato alla Tesoreria della Curia (diacono VirgilioFrascino), specificando la causale: “Giornata del Seminario 2009”.

  • Vita ecclesiale Nuova Stagione4 • 1 MARZO 2009

    Il 22 febbraio il primo Congresso Eucaristico della parrocchia San Giustino de’ Jacobis

    Come una grande famigliadi Paolo Melillo

    Dopo due settimane di intensa spiri-tualità ed operosità, domenica 22 feb-braio, si è concluso il primo CongressoEucaristico della comunità parrocchia-le S. Giustino de Jacobis. Questo even-to ha coinvolto tutta la Comunità, cer-cando di rendere partecipi soprattutto icosiddetti “lontani” e i giovani, per po-ter costituire un importante momentonon solo di risveglio da un diffuso tor-pore spirituale, ma anche di recupero diquei valori di convivenza civile da tem-po sommessi. Infatti, i primi giorni so-no stati caratterizzati dalla visita dei“missionari” alle famiglie per aiutarle adaccogliere il Congresso come dono diDio e come opportunità di crescita co-me persone e come comunità.

    Si sono susseguiti momenti di pre-ghiera e di fraternità, come la Veglia deigiovani che hanno coinvolto con la lorogioia ed entusiasmo l’intera comunità;la Celebrazione eucaristica con i mala-ti e gli anziani nella memoria della BeataVergine di Lourdes dove la comunità hariscoperto, nella loro sofferenza, laprovvisorietà dei beni materiali e la vo-cazione al servizio; l’Adorazione nottur-na nelle zone e l’Adorazione per l’interagiornata di sabato 14 febbraio per pren-dere sempre più coscienza che solol’Eucaristia ci svela il segreto per tra-sformare la società: dare la vita per glialtri come Gesù.

    Con la Celebrazione eucaristica didomenica 15 febbraio, presieduta daMons. Arturo Aiello, vescovo di Teano-Calvi le Piccole Comunità sono state ri-conosciute come Comunità Ecclesiali diBase (Ceb), ove i membri effettivi si im-pegnano a vivere, per quanto umana-mente possibile, in conformità alVangelo ed operare per il bene della co-munità e di tutti.

    Nei tre anni precedenti, tramite lePiccole comunità il popolo è stato chia-mato a esprimere l’ideale di futuro del-

    mento significativo nel cammino dellacomunità parrocchiale. Mons. Iannoneha evidenziato che il progetto si fondasu due pilastri, due scelte di fondo chesono state operate nell’elaborazionedello stesso: spiritualità ed evangelizza-zione. Il Vescovo ha concluso auguran-do «la vita di ognuno di voi e di tutta lacomunità sia sempre più radicata nelloSpirito e il vostro agire sia sempre più lu-minoso: essere luce del mondo» (cfr Mt5,14).

    Il Congresso eucaristico è culmina-to con il Riconoscimento dei ministeridi fatto avvenuto nella Celebrazioneeucaristica conclusiva presieduta daMons. Antonio Di Donna, VescovoAusiliare di Napoli. Il parroco donArcangelo Caratunti nel suo saluto haespresso la gratitudine dell’intera co-munità per tutti i momenti di grazia ri-cevuti nel passaggio esodale “da massaa popolo di Dio” «per portarci a questomomento conclusivo del CongressoEucaristico parrocchiale: premessa epunto di partenza per una nuova imma-gine di Chiesa. Esso consiste nel viverela chiamata di Dio alla santità in un po-polo nuovo, il “suo” popolo: servire que-sta santità è servire il suo Regno. IlVescovo Mons. Di Donna nella sua si-gnificativa omelia ha sottolineato: og-gi siamo radunati come una sola gran-de famiglia, uniti dalla stessa fede e dal-lo stesso Pane della vita e con il ricono-scimento dei ministeri di fatto la comu-nità può proseguire il suo cammino dirinnovamento in sintonia con la Chiesauniversale e la Chiesa diocesana. Haesortato i nuovi ministri di fatto a nonrisparmiarsi nello spendere la propria vi-ta per gli altri, conciliando la famiglia, illavoro e l’impegno del nuovo servizio,così, modellandosi al santo patronoGiustino de Jacobis, essere missionaridel Vangelo per fare comunione gli unicon gli altri».

    la comunità parrocchiale nel suo esse-re, agire e organizzarsi, sintetizzato nel“Progetto Comunitario”, letto dalleCeb, negli incontri tenutisi nel corsodella settimana, per confermarne la va-lidità.

    Sabato 21 febbraio, il “ProgettoComunitario” è stato ufficialmente ap-

    provato nell’assemblea conclusiva pre-sieduta da Mons. Filippo Iannone,Vescovo Ausiliare di Napoli, il quale haespresso la sua gioia per questo mo-

    Il Cuore di Gesù “vittima” chiede ai suoi discepoli di penetra-re nei suoi sentimenti, con i quali Egli si immola per la salvezzadei fratelli. Il “vegliate con me”, che Gesù chiede agli Apostolinell’orto degli ulivi, è un invito rivolto alla sua Chiesa di tutti itempi per una vigilanza di vita e di opere insieme con Lui.

    Gesù ci vuole cooperatori alla redenzione, nel senso chedesidera che ci conformiamo ai suoi sentimenti, alla sua ope-ra, per compensare l’onore del Padre, leso da tanti peccati.

    Gesù Crocifisso con il cuore squarciato è l’immagine piùespressiva e più familiare di Gesù “vittima dei peccatori”. Lacroce giustamente è chiamata l’altare della Nuova Alleanza,sul quale la vittima di infinito valore si offre alla Maestà divi-na come prezzo da pagare per riconquistare gli uomini a Dio.

    La vittima è il Figlio di Dio. San Paolo faceva meditare i pri-mi cristiani sul costo di questo prezzo (I Cor. 6, 20). San Pietroesortava a riflettere: «Non siete stati comprati con oro o argen-to, ma con il sangue dell’agnello immacolato» (I Pt. 1, 18-19).

    Nell’ultima cena Gesù si immola, vittima di espiazione peri peccati degli uomini, con quello stesso amore con cui si im-molerà sulla croce. La Messa, cioè il Sacrificio Eucaristicodell’ultima cena, come quello che si compie ogni giorno su-gli altari in tutte le chiese del mondo, non è solo “memoria”del sacrificio della croce, una sua rappresentazione per quan-

    to suggestiva, ma l’attuazione ripetuta, compita oggi. La san-ta Messa continua, rinnova quella stessa unica, identica im-molazione di Gesù sul Calvario.

    Il Cuore di Cristo, redentore del mondo, non solo si è aper-to come vittima dei peccatori, quando fu squarciato dalla lan-cia del soldato ma si apre in ogni sacrificio della Santa Messa.È la fonte perenne della salvezza, a cui gli uomini devono in-cessantemente attingere.

    La liturgia del cielo (nella visione dell’Apocalisse) canta aGesù, al suo Cuore squarciato, al suo amore che l’ha fatto vit-tima dei peccatori: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprir-ne i sigilli perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio,con il tuo sangue, uomini di ogni lingua, tribù, popolo e na-zione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdotie regneranno sopra la terra» (Ap. 5, 9-10).

    Gesù in cielo, è ancora nello stato di vittima, ma vittimaglorificata, che si presenta al Padre con i segni del suo sacri-ficio. «Perciò può salvare perfettamente quelli che, per mezzodi lui, si accostano a Dio, essendo Egli sempre vivo per inter-cedere a loro favore» (Eb 7, 25).

    Cuore di Gesù, vittima dei peccatori, fa della nostra vitaun’offerta viva, santa, gradita a Dio, liberaci dall’ingratitudi-ne, preservaci da ogni peccato, ricolmaci del tuo amore.

    L’intenzione dell’Apostolato della Preghiera per il mese di marzo

    Penetrare nei sentimentidi vittima del Sacro Cuore

    di Cristoforo Lucarella

    Concistoro pubblicoper la canonizzazione

    CaterinaVolpicelli santa il26 aprileAlla presenza di Benedetto XVIsi è svolto il 21 febbraio scorsoin Vaticano, presso la SalaClementina del PalazzoApostolico, il concistoroordinario pubblico per lacanonizzazione, nei prossimimesi, di 10 Beati. Tra le figuredei nuovi Santi, eroicitestimoni del Vangelo, chesaranno proclamati il prossimo26 aprile, la nostra CaterinaVolpicelli, fondatricedell’Istituto Ancelle del SacroCuore. Il Concistoro ha riunito 39Cardinali intorno al Papa.All’inizio della celebrazionedell’«Ora Sesta», il Papa haintrodotto brevemente gliargomenti da trattare. Dopo ilcanto dei salmi e laproclamazione della «Lectiobrevis», è seguita laperorazione delle cause dicanonizzazione, compiutadall’Arcivescovo Angelo Amato,prefetto della Congregazionedelle Cause dei Santi. Il Papaha chiesto quindi ai Cardinali,agli Arcivescovi e ai Vescovipresenti, il parere sullecanonizzazioni proposte. Dopoaver sentito il parerefavorevole, Benedetto XVI hadeciso di iscrivere all’Albo deisanti i beati segnalati.Il Pontefice ha quindi guidatola preghiera per la Chiesa,invocando la presenza dellaTrinità nella vita del popolo diDio. La triplice invocazione si èconclusa con il canto del«Pater Noster». Il Papa hainfine impartito la benedizioneapostolica ai presenti. Subitodopo, il Maestro delleCerimonie liturgiche pontificie,monsignor Guido Marini, hainvitato monsignor Paolo DeNicolò, reggente della Prefetturadella Casa pontificia eprotonotario apostolico, aredigere lo strumento pubblico«ad perpetuam rei memoriam».

  • Vita ecclesialeNuova Stagione 1 MARZO 2009 • 5

    Il quinto decanato prega per la comunioneCon una raccolta celebrazioneeucaristica, svoltasi nella serata divenerdi 20 presso la Basilica diSan Gennaro ad Antignano, lecomunità parrocchiali del Vdecanato si sono unite al decanomons. Lucio Lemmo, per chiedereal Signore il dono dell’unità, anchein vista dell’incontro conl’Arcivescovo del 26 febbraio Nel corso dell’omelia,sottolineando come la visita delCardinale sia un dono a questacomunità, e da cui devonoscaturire grazie su grazie, mons.Lemmo ha preso spunto dallaprima lettura, il racconto dellatorre di Babele narrato nellaGenesi, per raffrontare quellasituazione, con la realtàquotidiana della zona alta dellacittà su cui insiste il V decanato,che va dai Camaldoli ai ColliAminei e Capodimonte, fino alVomero e all’Arenella, con quasiduecentomila abitanti.“Oggi come allora gli uominicostruiscono, sfidano le forze dellanatura, ma con lo sguardo rivoltoverso il basso. Si è smarrito ilsenso del divino”. Ha riflettuto ilcelebrante. “E quindi non c’è piùla comunione, ma la confusione.Tante ricchezze sono presenti sulnostro territorio, nelle nostrecomunità parrocchiali, ma vannotutte in ordine sparso, nonpermettendo quindi la crescitacristiana della società. E’ compitoallora del decanato e del consigliodi pastorale decanale riunire tutti italenti presenti, per far si che lecomunità ecclesiali della V zonadiventino, insieme, una scialuminosa, segno della presenzatrinitaria. Trinità che è appuntocomunione. E sul nostro campod’azione pastorale il senso deldivino e della comunione” hacontinuato il decano “si è ormaismarrito. Troppi matrimoni infrantumi, anziani lasciati soli egiovani disperati, smarriti. Saràcompito quindi di ognuno di noi,in comunione con gli altri, esseresegno di speranza per tutti”.La celebrazione è poi proseguitacon un momento di AdorazioneEucaristica, animata dal coro edai giovani presenti, per invocareancora una volta il dono della verae piena comunione “comunioneche è forza per affrontare le sfidequotidiane” ha ribadito mons.Lemmo.In conclusione l’appuntamento alConsiglio di Pastorale Decanaleper l’incontro con il CardinaleSepe il 26, e per tutta la comunitàzonale, domenica 1 marzo alle ore18,00 presso la parrocchia di SanGennaro al Vomero, per laStazione quaresimale guidatadall’Arcivescovo, cui seguirà la S.Messa presso la parrocchia di SanGiovanni Battista dei Fiorentini.

    Claudio Esposito

    Le parrocchie dei Camaldoli in marcia per la vitadi Rosanna Borzillo

    ti, piccole difficoltà, ma Gesù vi dice: “Io so-no la via, la verità e la vita”: ricorrete a lui chevi darà la forza di andare avanti e di superareogni cosa».

    La passeggiata di bimbi e famiglie è, dun-que, iniziata. In tanti hanno indossato le ma-schere di Carnevale, segno del momento difesta e sono stati accompagnati dalle cate-chiste che li guidano nel cammino di inizia-zione cristiana, e dai parroci delle rispettivecomunità: don Massimo Ghezzi e donAlessandro Rulli dei Camaldoli e il vice par-

    roco di Santa Maria di Costantinopoli diAniello Di Luca. Al Policlinico tanti i piccolidegenti che hanno accolto i bimbi delle par-rocchie dei Camaldoli per partecipare insie-me alla messa, concelebrata da padre Luigi,camilliano e cappellano del Policlinico.

    «È un momento speciale per tutti noi - di-ce don Massimo Ghezzi che presiede la con-celebrazione – la nostra presenza qui indicala volontà di dire a tutti che la vita è un donodi Dio. Ognuno prega per gli ammalati soprat-tutto per i più piccini per i quali abbiamo por-tato un dono e del materiale didattico: segnodel nostro affetto e della nostra presenza. Maciò che è importante è condividere con loro lapreghiera e testimoniare la gioia della presen-za». Alla fine della celebrazione il volo dellecolombe: il segno della Spirito Santo. «Che– aggiunge don Massimo – dona la pace e se-renità del cuore, e porta la salute del corpo edello spirito a tutti i bimbi e alle loro fami-glie». Presenti anche i medici e i volontariospedalieri che hanno condiviso il momen-to della celebrazione eucaristica e della fe-sta finale.

    I bambini delle parrocchie di S. Maria diCostantinopoli a Cappella Cangiani,dell’Immacolata di Nazareth, di ReginaParadisi e di Santa Croce ad Orsolone insie-me per testimoniare la vita. In corteo da lar-go Cangiani e fino ai luoghi della sofferenza:l’ospedale Policlinico diventa un posto sim-bolo per celebrare la Messa e per dire sì allavita, in qualsiasi condizioni, in ogni momen-to, in ogni istante. «Oggi – dice mons. Ponte,Vicario episcopale per i laici e parroco diSanta Maria di Costantinopoli a CappellaCangiani – volete testimoniare che siete a fa-vore della vita, che la difendete, che la salva-guardate in qualsiasi situazione ci si trovi. Lavita è un valore che voi custodite sempre: è sa-cra – ha proseguito Ponte – è un concetto chedovete trasmettere con entusiasmo. Questamattina – ha aggiunto ancora il parroco – an-date in un luogo di sofferenza per infondere lagioia. È la vostra risposta: l’unica possibile al-la sofferenza, l’amore».

    «Può capitare - dice ancora Ponte – di sen-tirsi stanchi di aiutare perché anche nella vo-stra vita ci sono piccole sofferenze: brutti vo-

    Associazione Laicale Eucaristica Riparatrice

    Giornata di spiritualitàDomenica 8 marzo, a partire dalle ore 9.30, presso la Casa di

    Spiritualità dei Padri Gesuiti a Cappella Cangiani, in viaSant’Ignazio, Napoli, è in programma una giornata di spiritualitàeucaristica organizzata dall’Associazione Laicale EucaristicaRiparatrice.

    L’incontro è rivolto a tutti tutti gli associati della diocesi di Napolie diocesi limitrofi.

    Alle ore 11, Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E.Mons. Antonio Di Donna, Vescovo Ausiliare d Napoli.

    Sono invitati a partecipare, inoltre, i Ministri Straordinari del-la Comunione di tutte le parrocchie.

    Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale

    Verso la Città futuralunedì 2 marzo, alle 18,30

    nella Sala Valeriano in Piazzadel Gesù,il teologo e medicoPadre Andrea Vicini, deiGesuiti, terrà una conferenzasul tema “Problemi di bioeticain relazione alla fine della vita”.

    Lunedì 16 marzo, ore18.30 “Verso un nuovo pattosociale” - Francesco Casavo-la, presidente dell’Enciclope-dia Italiana; Biagio DeGiovanni, docente di Storiadell’Integrazione Europea -Napoli.

    Lunedì 20 aprile, ore18.30 “La persona al centrodell’economia” - Luigi FuscoGirard, docente di Economiaed Estimo Ambientale -Napoli; Adriano Giannola,docente di EconomiaBancaria - Napoli.

    Lunedì 18 maggio, ore18.30 “Ambiente e sviluppo so-stenibile” - Giuliana Martira-ni, docente di Geografia delloSviluppo - Napoli; padre AlexZanotelli Missionario Combo-niano.

  • Vita ecclesiale Nuova Stagione6 • 1 MARZO 2009

    Il 24 febbraio ricorre la festa liturgica della lumino-sa figura del Beato Tommaso Maria Fusco. Quanto piùil tempo passa la sua personalità, la sua opera trovano inItalia, in America, in India, in Africa, nelle Filippine, inIndonesia un unanime consenso. Spese la sua esistenzaper i poveri e per l’educazione delle nuove generazioniche vanno affacciandosi alla vita. Portò ai poveri nasco-sti nei cortili la carità che non umilia, ai sofferenti la se-renità, agli abbandonati il conforto dell’amicizia, ai pec-catori la salvezza.

    Il Beato portò il suo impegno pastorale alle orfani perle quali diede vita alla Congregazione delle Figlie dellaCarità del Preziosissimo Sangue, che è impegnata, in tut-to il mondo negli ospedali, nelle opere sociali, nelle mis-sioni e in tutte le forme di assistenza che la nostra societàglobale, multiculturale, multietnica richiede. Spese la sua vita per il trionfodella Carità che discende da Dio e coinvolge gli uomini e le donne del no-stro tempo in nome dell’amore e della fratellanza.

    Accanto alla carità coltivò la fede ed educò intere generazioni ai valoridella speranza, quella speranza che è certezza di un incontro quotidianocon il Dio vivente, attraverso Cristo, unico salvatore del mondo. In questospirito, con queste doti e con questo messaggio, impostò il suo lavoro cul-turale ed educativo ed animò la Congregazione delle Figlie della Carità delPreziosissimo Sangue.

    Per Tommaso Maria Fusco, la vita, l’educazione e l’impegno sociale so-no un atto di amore, di carità e di fraternità. Radunò nella sua stessa casa,tanti ragazzi della strada educandoli alla verità, alla cultura e ai saperi, sen-za dei quali non vi è lavoro, conquista umana. Era il maestro di quei ragaz-

    zi, ma soprattutto il fratello, l’amico che con il dialogo,con il sorriso sulle labbra li comprendeva e li portava astudiare, a lavorare, a diventare onesti cittadini e buonicristiani, aperti al vero, al giusto e a tutto ciò che è one-sto. Il suo messaggio, oggi, assume un particolare signi-ficato innanzi a tanta violenza e a tante forme di corru-zione che coinvolgono la società italiana, in particolarequella meridionale.

    Don Tommaso fu anticipatore di una didattica cen-trata sull’alunno persona, sintesi di naturalità, di spi-ritualità e di apertura al trascendente. Accanto allascuola, vedeva nella famiglia, fondata sulla fedeltà aivalori del matrimonio cristiano e della fede, il punto diriferimento per la formazione integrale delle nuove ge-nerazioni che vanno affacciandosi alla Vita, alla Storia.

    Egli ha sempre sostenuto che i genitori e i maestri devono essere coeren-ti con se stessi e con gli alunni, il loro sì e il loro no devono essere fermi,altrimenti gli alunni crescono incerti, la loro volontà è abbandonata a sestessi.

    Oggi, proprio tenendo fede agli insegnamenti del loro Padre Fondatorele Suore lavorano con impegno per tradurre il messaggio nella vita di tuttii giorni, adattandolo al tempo-storico-culturale e sociale nel quale vivonoed operano, tempo aperto al nuovo, alle nuove tecnologie, soprattutto tele-matiche. Certamente le Suore in ogni loro opera culturale, etico-religiosa esociale confortate dalla protezione di Gesù e del Padre Fondatore, sono im-pegnate a dare alloro lavoro un supplemento di spiritualità e di valori, unasorta di supplemento di anima come in alcuni messaggi ha più volte affer-mato Papa Giovanni Paolo II.

    La basilica originaria sorgeva in aperta cam-pagna, a oltre due chilometri dalle muraAureliane, sul sito della Cella memoriae, co-struita sul luogo dove si riteneva fosse stato sepol-to l’apostolo Paolo. Ma procediamo con ordine.

    Mentre Paolo lavorava per l’estensione delRegno di Dio, la Comunità cristiana di Roma fuchiamata alla prova suprema, la prova del fuoco.

    Il 19 luglio del 64 un terribile incendio si svi-luppò nell’Urbe, che ebbe 10 quartieri su 14 attac-cati dalle fiamme, parte distrutti letteralmente eparte ridotti in pessime condizioni. L’incendio duròsei giorni e dopo che fu domato mediante una lar-ga breccia d’isolamento, divampò di nuovo nellaproprietà di Tigellino, distruggendo templi e ville.

    Se l’incendio fosse fortuito o doloso non puòaccertarsi con assoluta sicurezza; ma stando allavoce popolare e al racconto di Svetonio, Neronene fu il mandante. Il quartiere ebraico, inTrastevere, fu risparmiato dalle fiamme, per cuiNerone in un primo momento pensò di gettare leresponsabilità dell’incendio su di loro, ma i Giudeilo dominavano per mezzo di maghi ed indovini ePoppea era una proselita ebrea.

    Clemente Romano asserisce che l’incendio fuappiccato per ordine di Nerone, secondando lagelosia degli Ebrei verso i Cristiani. Una volta am-messo dai giudici di Nerone che i veri colpevolierano stati i Cristiani, seguaci di una superstizio-ne malefica, ne fu condannata – dice Tacito – unamoltitudine. La plebe, invece di applaudirlo, si in-furiò maggiormente contro Nerone.

    L’esempio dei martiri rinforzò la fede nelCristo, soprattutto nella chiesa di Pietro e Paolo.Ora Paolo, intorno al 64 si trovava a Nicopoli(Epiro), dove avrebbe dovuto raggiungerlo il di-scepolo Tito nell’inverno del 66-67. Nell’estate del67 lo troviamo a Roma, in catene. Perché? Dovee quando avvenne l’arresto? Secondo F. Prat, la ri-sposta la possiamo trovare nella seconda letteraa Timoteo, allorquando Paolo prega Timoteo per-ché gli porti a Roma il mantello e i libri e le per-gamene. L’Apostolo aveva lasciato tutto ciò in ca-sa di Carpo a Troade (Asia), ivi probabilmente fuarrestato per la delazione di un apostata,Alessandro il fabbro (II Tim. 4, 13). Un suo inti-mo, Onesiforo, che si era recato a Roma da Efesoper visitarlo, non lo trova. Lo aveva assistito ad

    Efeso, quando era in catene e non potendo accom-pagnarlo, lo seguì fino a Roma. Ivi Paolo entrò incontatto con la fiorente Comunità cristiana.Eubulo e Lino (successore di Pietro), Pudente eClaudia, i genitori delle Vergini Prassede ePudenziana, si incontrarono spesso con Lui (IITim, saluti finali).

    La seconda lettera a Timoteo è del 67 e dovreb-be essere stata scritta non molto tempo prima delmartirio. Paolo era già comparso una prima vol-ta davanti ai Tribunali romani ed il Signore l’ave-va liberato. La difesa che Egli fece in questa se-conda composizione non fu tanto della sua per-sona, quanto della fede cristiana.

    I martiri dell’incendio attendevano questa so-lenne rivendicazione per bocca dell’Apostolo. Maanche questa volta, «come nella prima difesa – di-ce – nessuno mi ha assistito, tutti mi hanno abban-donato, ciò non sia loro imputabile» (II Tim. 4, 16).Per Timoteo è, però, di una tenerezza paterna, gliripete quello che gli ha raccomandato nella primalettera, gli dà nuovi suggerimenti e lo prega di rag-giungerlo a Roma, perché «Dema lo ha abbando-nato per amore di questo secolo e se ne è andato aTessalonica, Crescente in Galazia, Tito in Dalmazia.Solo Luca è con me» (II Tim, ivi).

    Ora la seconda Comparizione dinanzi alTribunale di Cesare, anche se Nerone stava pre-sentando una sua opera in Grecia, dovette effet-tuarsi agli inizi del 67. Ormai i Cristiani erano reidel delitto di odio del genere umano e la loro reli-gione una superstizione maledetta e così Paolo fucondannato. Siccome però era cittadino romano,non fu sottoposto al supplizio infamante della cro-ce, bensì della decapitazione, dopo che fosse sta-to flagellato. Presumibilmente l’Apostolo fu tra-dotto al carcere Mamertino, circondato dai pre-toriani e fu fatto passare, dunque, sotto la portaOstiense. Se non Timoteo, certo Lino, Pudente eLuca e molti altri lo accompagnarono. Luca avreb-

    be potuto raccontarci gli ultimi sublimi momen-ti dell’Apostolo, ma forse non ne ebbe l’animo.

    La leggenda si è impadronita di quei momen-ti. Sarebbero accaduti due fatti: Paolo avrebbeseguitato a predicare lungo tutto il percorso eavrebbe convertito molti pretoriani e, ancora,una nobile matrona di nome Plautilla. Quandofurono sul luogo dove ora sorge la basilica delSanto, si trovarono nel podere di Lucina, dovesarebbe stato sepolto. Ma il corteo era diretto al-trove e lasciando la via Ostiense, si mise in quel-la di Ardea (Ardeatina). Dopo qualche chilome-tro si intravide a sinistra una piccola valle dove,a goccia a goccia, sgorgava una sorgente.Accanto si elevava un alto pino, robusto. Il cen-turione intimò l’alt e stabilì che il condannatofosse decapitato sotto quel pino. Allora Paolo funuovamente flagellato. Poi gli bendarono gli oc-chi col velo donatogli da Plautilla e un colpo dispada introdusse gloriosamente Paolo nel regnodei cieli. Aggiunge la leggenda che dal capo reci-so sgorgasse sangue e latte, mentre la bocca be-nedetta ripeteva il nome santo prediletto: Gesù!.Rotolando, il sacro capo, continua la leggenda, pertre volte batté la terra, facendo scaturire tre fon-tane. Il corpo dell’apostolo, verosimilmente, fu re-clamato da Lucina, Plautilla e altri discepoli. Il se-polcro del Santo divenne ben presto mèta di nu-merosissimi pellegrinaggi.

    Più tardi il corpo, per motivi di sicurezza, eb-be sepoltura nelle catacombe di San Sebastiano,insieme a quello di Pietro; finché, al tempo diCostantino fu iniziata la basilica, appunto, di SanPaolo fuori le mura, poi ampliata e terminata nel395, sotto il pontificato di Papa Onorio. Sorgesul podere di Lucina, dove le reliquie dell’aposto-lo furono ritrasportate. Sulla sua tomba basta-rono queste parole: “A Paolo, Apostolo eMartire”. Ogni altra parola sarebbe stata super-flua.

    Basilica di San Paolo Fuori le Mura

    Tra storia e leggendadi Michele Borriello

    24 febbraio: festa liturgica del Beato Tommaso Maria Fusco

    L’educatore della speranzadi Bruno Martone

    APPUNTAMENTI

    Usmi DiocesanaIl corso di formazione per-

    manente dell’Usmi per l’anno2008-2009 ha per tema: “Al prin-cipio di ogni teologia. Il GrandeCodice”. Obiettivo del corso: gui-da alla introduzione alla Bibbia.Gli incontri si tengono di marte-di, nella sede federativadell’Usmi, in largo Donnaregina22. Il riferimento è OptatamTotius 16: “La Sacra Scrittura ècome l’anima di tutta la teolo-gia”.

    Questi i prossimi appunta-menti: 3 marzo –Approfondimento: Lettera aiGalati (don Gaetano Di Palma).10 marzo – Scritti Giovannei(don Gaetano Di Palma).

    Presso il Seminario diCapodimonte si svolge un itine-rario di formazione aperto a tut-te le religiose, in particolare alleformatrici e animatrici per “co-struire una comunità con leader-ship”. Il prossimo appuntamen-to è per sabato 7 marzo, dalle ore9 alle 17.30, sul tema: “Slanciopersonale. Contro la depressio-ne”. Interventi di GermanSanchez “Depressione psicologi-ca” e padre Carlos Blanco lc“Depressione spirituale”.

    Missionari VincenzianiContinuano le celebrazioni in

    onore della Madonna di Lourdes.Il Santuario dell’Immacolata diLourdes si trova in Gradini SanNicola da Tolentino 12, al corsoVittorio Emanuele (Cariati). Neigiorni feriali: ore 8.30, SantoRosario; ore 9, Santa Messa.Domenica 1, lunedì 2 e martedì 3marzo, dalle ore 9.30 alle 12, ado-razione eucaristica.

    Mercoledì 4 marzo, alle ore17.30, Santo Rosario. Ore 18, ce-lebrazione eucaristica presiedu-ta dal rev.mo don Renato DeSimone e processione delSantissimo Sacramento.

    Ministri Straordinaridella Comunione

    Giovedì 5 marzo, alle ore17.30, presso la parrocchia diSanta Maria Antesaecula aNapoli, ultimo incontro decana-le 2009, per i Ministri straordi-nari della Comunione del quintodecanato.

    Suore della CaritàLa Provincia Italia Sud delle

    Suore della Carità di SantaGiovanna Antida Thouret, nel-l’ambito della preparazione al bi-centenario dell’arrivo di SantaGiovanna Antida a Napoli, pro-muovono una serie di incontri, siriflessione e preghiera, in collabo-razione con Giuliana Martirani,aperti a giovani, laici e suore.

    Prossimo appuntamento,presso il Monastero “ReginaCoeli”, in via San Gaudioso 2,Napoli, sabato 7 marzo, alle ore17. Tema dell’incontro: “Chebuon odore!”.

    Apostolato della PreghieraMartedì 10 marzo, alle ore

    10.30, nella Sala dei Catecumeni,presso la Curia Arcivescovile, inlargo Donnaregina 22, incontromensile formativo per gruppi at-tivi parrocchiali.

    Martedì 24 marzo, dalle ore9.30 alle 16.30, ritiro diQuaresima presso le SuoreBrigidine ai Camaldoli.

    Vicariato di Roma - Tribunale di Appello - Prot. 12783 - Sez. Amati - Neapolitana nullità di matrimonio Moccia - Ferrara

    Notifica di costituzione di collegio giudicante per via edittaleIgnorandosi l’attuale domicilio del sig. Giovanni Ferrara, parte

    convenuta nella causa sopra intestata,notifichiamo

    a detto signore che la causa di nullità è pervenuta d’ufficio a que-sto Tribunale di Appello, a norma del can. 1682, § 1 del Codice diDiritto Canonico e che in data 24 novembre 2008 è stato costituito ilcollegio giudicante.

    Il collegio dei giudici è formato dai rev.mi: A. Amati, presidente eistruttore; L. Spiteri, giudice; M.V. Hernandez Rodriguez, ponente.

    È stato nominato difensore del vincolo la dott.ssa AlessandraGiannelli e promotore di giustizia il dott. Daniele Isola.

    Tanto si notifica, per editto, a norma di legge.

    Le parti hanno facoltà di presentare proprie osservazioni, ex can.1682 § 2 CIC, entro il termine di 40 giurni dalla data della presentenotifica.

    Tuttavia, si chiede alla parte non assistita di esprimere per iscrit-to, entro il termine sopra indicato, l’intenzione di rimettersi o menoalla giustizia del Tribunale. Trascorso tale periodo, la mancanza dicomunicazioni sarà ritenuta come remissione alla giustizia delTribunale (cfr. art. 134 § 2 Istr. Dignitas connubii)

    Coloro che in qualche modo abbiano notizia dell’indirizzo del si-gnor Giovanni Ferrara abbiano cura di informarlo della presentenotifica e di comunicare a questo Tribunale il suo indirizzo.

    Roma, 04-02-2009

  • Pastorale e DomenicaNuova Stagione 1 MARZO 2009 • 7

    Viaggio attraversogli Istituti ReligiosiFemminili dellaDiocesi

    Varietà diCarismiin un soloSpiritoReligiosedi Nazareth

    Il 3 maggio 1822, tre personeriunite in preghiera per unanovena allo Spirito Santo, sitrovarono a pronunciare unadopo l’altra uno stesso nome:Nazareth. E fu il battesimo dellaCongregazione delle Religiose diNazareth. Le tre persone riuniteerano Pierre Roger, un gesuita;Agostina Le Tellier diDoudeauville; Elisabeth Rollat,una giovane donna vivace eintelligente che da tempo avevadeciso di seguire la suavocazione alla vita religiosa,senza tuttavia poterla realizzare.Queste tre persone, in un’epocatra le più burrascose della storiasi trovarono a credere ed alottare per quei valori che lasocietà del tempo aveva finitocol calpestare: semplicità,silenzio, lavoro, preghiera. Dallaloro fede profondamente vissutascaturì l’esigenza che li portò afondare una nuovaCongregazione. Nazarethmistero di Gesù che si è fatto intutto simile agli uomini,vivendo per lunghi anni conMaria e Giuseppe, una vitapovera, umile, modesta,obbediente. Nazareth mistero delFiglio rivolto interamente alPadre che dà la sua vita peramore, per salvare gli uomini.

    Carisma, spiritualità,opereLa vocazione delle Religiose diNazareth nella Chiesa è diricevere, vivere, comunicarequesto mistero di Gesù. Il suostesso nome esprime laspiritualità e la missione: vita disilenzio, di raccoglimento, dilavoro, lietamente vissuta sottolo sguardo di Dio solo per la suagloria e il suo servizio. Nazareth,luogo di crescita di Gesù. ComeMaria e Giuseppe, le Religiose siimpegnano a favorire questacrescita in loro stesse e in coloroche le avvicinano consacrandosiall’educazione umana ecristiana specialmente deigiovani, al fine di evangelizzarela famiglia e la società. La Congregazione estende il suoapostolato anche allepopolazioni non cristiane,manifestando ad esse lapresenza – reale ma nascosta –di Gesù di Nazareth emettendosi al servizio dellaChiesa locale. L’amore di Gesùpovero fa loro prediligere i piùbisognosi materialmente espiritualmente, sollecitandole adeducare alla giustizia, allacondivisione, all’amore fraterno.Dove è possibile si impegnanoin un apostolato più diretto neiloro confronti.

    1 marzo: Domenica I di Quaresima

    «Convertitevi e credete al Vangelo»di Francesco Mercurio

    Non si può riflettere sulle letture del-la prima domenica di quaresima igno-rando la parola di Dio ascoltata nel pri-mo giorno di Quaresima, inizio del tem-po penitenziale, con il rito dell’imposi-zione delle ceneri e la recita del verset-to che l’accompagna, ricordando al cri-stiano la fragilità della sua natura:«Ricordati che sei polvere, e in polveretornerai» o esortandolo a conoscere e vi-vere il Vangelo: «Convertitevi e credete alVangelo».

    L’arcobaleno, di cui ci parla il testodella genesi, è visto come un segno del-l’unione della terra al cielo, ed ancoral’acqua del battesimo, che ci innesta nel-la vita di Dio, afferma, con la parola del-l’apostolo Pietro nel passo della sua pri-ma lettera, che la salvezza viene da

    Cristo ed il battesimo, di cui è figura l’ac-qua del diluvio, ci imprime il caratteredi figli di Dio e ci impegna a vivere nel-l’amore di Dio e del prossimo.

    La preghiera, la penitenza e special-mente la fede in Cristo, figlio di Dio eSalvatore, danno all’uomo la capacità divivere nella vita di Grazia che è realepartecipazione alla vita divina ottenuta-ci dal Figlio che nella sua umanità si ri-vela all’uomo e nel prendere su di sé ilpeccato del mondo ed i peccati perso-nali di ciascuno di noi, ci dà la certezzadel perdono e la partecipazione allastessa vita di Dio

    L’esortazione di questa domenica sultempo compiuto e sulla necessità diconvertirsi e credere al Vangelo è chia-ramente rivolta agli uomini di questo

    tempo che è per ciascuno di noi il tem-po in cui si è nati e si vive

    L’eternità immutabile della realtà diDio e del suo amore è data all’uomo neltempo e nella situazione in cui l’uomovive, non cambia la sostanza, ma solo ilmodo in cui Dio si manifesta all’uomoe lo associa a Sé.

    Il valore e le modalità dell’elemosi-na, della preghiera e della penitenza,chiaramente indicate nel vangelo delgiorno delle Ceneri, non deve preoccu-parci di quanto possa apparire ma sol-tanto della verità di Dio, cercando il Suoamore e quello del prossimo, perché, co-me afferma il vangelo, Dio vede nel se-greto e soltanto il Suo amore e la Suagrazia vanno ricercati da noi che senzadi Lui non possiamo far niente.

    San Paoloin “pillole”di Teresa Beltrano

    Speranza

    ANNO PAOLINO

    L’adorazione eucaristicadi Salvatore Esposito

    Raggiunti dalla Presenza nell’adorazione eucaristica Fra i vari modi in cui Cristo rimane presente in mezzo a noi, la

    presenza eucaristica è la forma che più pienamente realizza e conti-nua la presenza di Cristo in mezzo a noi; il Mistero eucaristico è, percosì dire la continuazione del mistero dell’Incarnazione, perché in es-so il Signore è veramente, realmente e sostanzialmente presente contutta la sua divinità e la sua umanità. Questa presenza è nuova e straor-dinaria.

    Nell’Ultima Cena, che è poi la prima vera Cena, Gesù anticipa neisegni del pane e del vino, Corpo dato e Sangue versato, il sacrificiodella Croce ripresentato, poi, lungo la storia in forza del suo manda-to: «Fate questo in memoria di me», nella celebrazione eucaristica del-la comunità cristiana. San Giovanni Crisostomo, il Dottoredell’Eucaristia, dice: «Cristo è presente: chi ha preparato la mensa, oral’adorna anche. Chi fa in modo che le cose deposte sulla mensa diven-tino corpo e sangue di Cristo, non è un uomo, ma è quello stesso che èstato crocifisso per noi, Cristo».

    La presenza del Signore nell’Eucaristia è presenza sacrificale, of-fertoriale; l’apostolo Paolo, difatti, parla di «annuncio della morte delSignore» (1 Cor 11, 26). Il sacrificio di comunione della nuova ed eter-na alleanza nel Sangue di Cristo è attuato in seno alla comunità cri-stiana che celebra ancora e sempre il memoriale della morte delSignore, mentre rende grazie al Padre per averla ammessa alla suaPresenza. Questa presenza è dono di se, che è sacrificale, instaura nelcuore della Chiesa il sacrificio, che è il punto d’incontro della presen-za reciproca. Presenza che chiama e convoca. Cristo viene, facendovenire, la sua apparizione è un dono, è una chiamata. Sant’Agostinodice: «Rivelandosi, egli attira».

    Ciò che fa con il pane: li attira. Egli viene sempre attirando a sé.L’Eucaristia, di fatti, è il grande sacramento della vocazione cristia-na, della chiamata alla comunione del Figlio (1 Cor 1, 9), che il Padrefa sentire nella Risurrezione del Cristo. La presenza è celebrata nellareciprocità della venuta e dell’accoglienza, in una comunione in cuiCristo introduce la Chiesa alla sua presenza fino al punto che essastessa può divenire la presenza di Cristo al mondo.

    Entrare in comunione e vivere della e alla sua presenza è pregare,perché l’Eucaristia è il grande sacramento della preghiera della Chiesache, avvalendosi dei suoi diritti di Sposa, ha deciso di conservare ilCorpo del Signore, lo Sposo, anche fuori della Messa per prolungarela preghiera. San Paolo dice: «Il marito non è l’arbitro del proprio cor-po, ma lo è la moglie» (1 Cor 7, 4). Ogni qualvolta la Chiesa adora eprega dinanzi al volto dello Sposo accoglie la visitante presenza, simette in ascolto della sua Parola e impara che l’Eucaristia deve esse-re mangiata per una comunione piena. Nella presenza adorante laChiesa-Sposa si offre con il mondo allo Sposo, sperimenta l’infinitatenerezza dell’Amore che l’irradia perché «noi tutti, a viso scoperto,riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasfor-mati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azio-ne dello Spirito del Signore» (2 Cor 3, 18).

    Ora, se l’Eucaristia è il culmine della preghiera, implica un aspet-to di contemplazione in quanto la contemplazione è la preghiera alsuo culmine. Nella contemplazione si sperimenta Cristo in noi comedice San Paolo (cfr. Gal 2, 20), la Parola si fa interiorità, ascolto; di-nanzi alla Presenza le parole non si incrociano, non si accavallano, masi confondono. È l’esperienza che facciamo ogni giorno nella divina li-turgia che chiede silenzio e contemplazione per divenire accoglienza,riconoscenza, lode, rendimento di grazie, epiclesi, dossologia.

    (65. continua)

    UFFICIO CULTO DIVINO

    Nel ricco vocabolario grecodel Nuovo Testamento si trova-no le parole: elpis e elpizo che in-dicano in particolare l’atto delsperare, incluso anche l’oggettoche si spera. Nell’AnticoTestamento il concetto di spe-ranza si trova molte volte.

    La speranza del credentedell’ Antico Testamento è versoYahvé. Nella letteratura dell’Antico Testamento sono fre-quenti le affermazioni di: spera-re in Yahvé e il desiderare Yahvé.

    Nelle lettere di Paolo i termi-ni elpis e elpizo hanno uno spa-zio molto importante, (il verbo:19 volte su 31 nel NuovoTestamento; il sostantivo: 36 su53), in modo più frequente nel-la lettera ai Romani.

    In alcuni passi elpis indica lasalvezza cui parla la speranza, ilbene atteso, l’oggetto della stes-sa speranza: «Noi infatti pervirtù dello Spirito, attendiamodalla fede la giustificazione chesperiamo» (Gal 5, 5). «In vistadella speranza che vi attende neicieli. Di questa speranza voi ave-te già udito l’annunzio dalla pa-rola di verità del vangelo» (Col 1,5).

    Con la venuta del Messiapromesso e atteso da Israele, larealtà descritta nell’AnticoTestamento cambia totalmente.Il giorno della salvezza perIsraele e per ogni Popolo è rela-tivo alla realizzazione dell’oggidi Dio. Quello che per l’AnticoTestamento rappresentava il fu-turo, in Gesù Cristo è divenutoil presente della fede del nuovopopolo dei credenti costituitoda Israele e da ogni altra nazio-ne che accetta la Sua Salvezza.Con l’Incarnazione del Verbo, lasperanza del Nuovo Testamentoha cambiato rispetto alle moti-

    vazioni e al contenuto. La speranza appartiene al

    credente in quanto “rigenera-to”: «Sia benedetto Dio e Padredel Signore nostro Gesù Cristo;nella sua grande misericordiaegli ci ha rigenerati, mediante larisurrezione di Gesù Cristo daimorti, per una speranza viva»(1Pt 1, 3).

    La speranza del NuovoTestamento è Cristocentrica. Ilsuo punto centrale è la signoriadi Dio che si manifesta in tutti ein tutto: «Quando tutto gli saràstato sottomesso, anche lui, ilFiglio, sarà sottomesso a Coluiche gli ha sottomesso ogni cosa,perché Dio sia tutto in tutti»(1Cor 15, 28).

    La speranza si fonda, si radi-ca non sulle opere dell’uomo,ma sulla grazia di Dio che ci èstata data in Gesù Cristo egli èla “nostra speranza”: «Paolo,apostolo di Cristo Gesù, per co-mando di Dio nostro salvatore edi Cristo Gesù nostra speranza»(1 Tm 1, 1).

    Cristo è speranza della glo-ria: «Dio volle far conoscere lagloriosa ricchezza di questo mi-stero in mezzo ai pagani, cioèCristo in voi, speranza della glo-ria» (Col 1, 27). Il dono della spe-ranza è un dono di Dio Padre:«Lo stesso Signore nostro GesùCristo e Dio Padre nostro, che ciha amati e ci ha dato, per sua gra-zia, una consolazione eterna euna buona speranza» (2Ts 2, 16).Con il dono dello Spirito Santo,il credente riceve il dono dellasperanza: «Il Dio della speranzavi riempia di ogni gioia e pace nel-la fede, perché abbondiate nellasperanza per la virtù dello SpiritoSanto» (Rm 15,13).

  • Speciale Nuova Stagione8 • 1 MARZO 2009

    L’Arcivescovo di Napoli in visita al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli in occasione del pellegrinaggio sacerdotale sulle orme di San Paolo

    Il coraggio del dialogoservizio a cura di Doriano Vincenzo De Luca

    SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

    Abbiamo assistito ad un duplice ecumeni-smo: popolare in forma coinvolgente e giova-nile in tono entusiasmante. Quella dell’ecume-nismo nel terzo millennio, come ha sottolinea-to nel suo discorso il patriarca Ecumenico, de-ve essere «la via del coraggio»: nel ripulire ilterreno da erbacce secolari, gli animi da inve-terate paure, le menti da ogni forma di pregiu-dizio. È necessario il coraggio di rifarsi alVangelo, di rompere il ghiaccio, di rimuoverel’incomunicabilità, di approfondire le recipro-che conoscenze. È necessario depoliticizzare

    le iniziative ecumeniche, purificarle da incro-stamenti storici e restituirle a criteri puramen-te evangelici, rinvigorire il dialogo.

    Ecumenismo deve significare dialogo ecomunione fra diverse esperienze spiritua-li, che sentono il bisogno di comunicare perarricchirsi reciprocamente. Ed è proprio dalvissuto ecclesiale che ora le Chiese devonocercare di attingere le risorse per una ripre-sa del loro cammino verso l’unità. È quantoha sottolineato Bartolomeo I quando ha rin-graziato l’Arcivescovo per le sue aperture,per la prontezza nel «contribuire all’unitàdei cristiani, come ha dimostrato durante la

    L’incontro al Fanar tra Bartolomeo I e il Cardinale Crescenzio Sepe

    «Chi ama non ha paura»All’insegna dell’ecumenismo e sulle orme di San Paolo, Apostolo

    delle genti, il Cardinale Crescenzio Sepe ha compiuto dal 16 al 21febbraio un pellegrinaggio in Turchia. Momento cruciale della vi-sita l’incontro ad Istanbul con il Patriarca Ecumenico diCostantinopoli, Bartolomeo I nella Sala del Trono al Fanar. Ad ac-compagnare il Cardinale sono stati l’Arcivescovo emerito diCampobasso, mons. Armando Dini, ed il Presidente della Comunitàdi Sant’Egidio, Marco Impagliazzo. Presente anche il Nunzio apo-stolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello.

    Nel suo saluto a Bartolomeo I, l’Arcivescovo di Napoli ha rin-graziato il Patriarcato per l’ospitalità e per la volontà di «continua-re il dialogo iniziato a Napoli», in occasione del Meeting internazio-nale interreligioso svoltosi nell’ottobre del 2007. «Vedere VostraSantità accanto a Benedetto XVI nella nostra città - ha detto ilCardinale Sepe - ricorda lo storico incontro avvenuto a Gerusalemme,nel 1964, tra Paolo VI e Atenagora. È il segno del dialogo che la Chiesadi Napoli ha avviato con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli».«La nostra visita - ha aggiunto il porporato - vuole segnare un pas-so avanti in questo rapporto di fraternità. Napoli vuole essere unacittà-ponte, che unisce e che porta l’umanità verso la giustizia e la pa-ce».

    Dal suo canto, Bartolomeo I ha ribadito la «decisione di prose-guire sul cammino dell’unità, nella speranza di vedere ricomposta al

    più presto la frattura fra le due chiese sorelle». «Il dialogo teologicofra le nostre Chiese, interrotto quasi sei anni fa – ha detto il Patriarca– è ricominciato prima a Belgrado e poi a Ravenna e continuerà nelprossimo ottobre a Cracovia. Saremo chiamati ad esaminare il temadel primato del Vescovo di Roma nel quadro della Chiesa cristiana.L’auspicio è quello di arrivare ad un’interpretazione del primato ac-cettabile da entrambe le parti». «Dobbiamo pregare – ha aggiunto conparticolare commozione - perché questo giorno arrivi il più prestopossible».

    Il Patriarca, quindi, ha ricordato il suo rapporto speciale e per-sonale con Benedetto XVI, la sua partecipazione al Sinodo deiVescovi dello scorso ottobre e i progressi raggiunti dallaCommissione teologica cattolico-ortodossa: tutti passi decisi ed ir-reversibili, ha detto, compiuti sul cammino ecumenico. «Bisognapreparare il terreno evitando i pregiudizi del passato per puntare allaConcordia che è necessaria alla piena comunione. C’è ancora moltoda fare – ha precisato – ma siamo decisi ad andare avanti senza pau-re e senza esitazioni, perché chi ama non ha paura».

    Non sono mancate, infine, parole di apprezzamento per l’operacompiuta dal Cardinale Sepe: «Abbiamo fiducia in Sua Eminenza –ha detto – perché è così aperto e così pronto a contribuire all’unitàdei cristiani, come ha dimostrato durante la nostra visita alla suaArcidiocesi e anche con la sua attività, che ammiriamo mentre lo rin-

    Il dono diBartolomeo

    La visita al Fanar si è conclusa conil consueto scambio di doni: oltre allamedaglia coniata dal Patriarcato in oc-casione della visita di Benedetto XVI inTurchia, nel novembre 2006,Bartolomeo I ha donato all’Arcivescovodi Napoli un prezioso e raro volume sul-l’incontro tra Paolo VI e Atenagora I inTerra Santa, sottolineando «il loro co-raggio di andare assieme a Gerusalemmeper incontrarsi sulla tomba del Signore eannunziare all’umanità intera, e non so-lo ai fedeli delle nostre chiese, la loro de-cisione di camminare verso l’unità e lapace, incontro storico che ha aperto oriz-zonti nuovi in oriente e in occidente, ini-zio di molti altri sviluppi nella vita dellenostre chiese e del mondo intero».

    L’incontro si è protratto per due oree mezzo e si è svolto in un clima di gran-de intesa e cordialità. Si è concluso conun pranzo offerto alla delegazione na-poletana. Al termine il Patriarca ha fat-to un ulteriore omaggio all’Arcivescovodi Napoli, due gemelli, che il Cardinaleha promesso di indossare al prossimoincontro con Bartolomeo.

    La Nativitàdalla Diocesi

    Diversi i doni offerti a BartolomeoI dal Cardinale Crescenzio Sepe: unamaternità, che il maestro Ferrigno harealizzato in esclusiva per il Patriarcasecondo lo stile dell’arte presepiale na-poletana; una lastra d’argento raffigu-rante il patrono di Napoli san Gennaroaccanto alla Cattedrale partenopea; edil libro “Ha parlato al cuore della nostragente” che ricorda la storica visita diBenedetto XVI a Napoli. Il Patriarca haaccolto con gioia i doni ricordando cheil presepe ricevuto nella sua preceden-te visita a Napoli è sempre nel suo uffi-cio privato.

    L’Arcivescovo ha offerto al Patriarcaanche alcune borse di studio per semi-naristi, diaconi e sacerdoti ortodossipresso la Facoltà Teologica dell’ItaliaMeridionale, da accompagnarsi anchecon una adeguata esperienza pastoralenella Diocesi di Napoli, in seguito alladifficoltà espressa dal Patriarca di in-viare in Istituti di formazione i proprichierici. Prima di lasciare il Fanar ilPorporato ha invitato il Patriarca a tor-nare a Napoli, città che «vuole essere unponte» con gli ortodossi.

    Le parole del Nunzio apostolicoS.E. mons. Antonio Lucibello

    La TerraSantadellaChiesaIl Cardinale Crescenzio Sepegiunge al Patriarcato pocoprima delle 12, dopo la lungavisita alla Sede storica pontificiaad Istanbul, dove negli annidifficili della seconda guerramondiale aveva lavorato mons.Roncalli, futuro GiovanniXXXIII. Qui l’Arcivescovo hasalutato anche il Vicarioapostolico mons. Luise Pelatre,per uno scambio di battute e divedute sull’attività pastoraledella chiesa latina in Turchia,che si svolge prevalentemente afavore dell’educazione deigiovani attraverso le scuoleitaliana tenute dalle Suore diIvrea e dai Salesiani.Sono le due grandi sfide che siritrova ad affrontare la Chiesacattolica in Turchia, ma anchela società in generale: la sfidadel dialogo ecumenico e la sfidadel dialogo interreligioso. Quellacristiana, ha affermato ilNunzio apostolico, «è unacomunità in diaspora checontinua a mantenere viva lasperanza cristiana e il messaggiodel Vangelo. Agli inizi dell’eracristiana i primi discepoli, chevenivano dalla Palestina, sierano insediati in questa terra.Allora, come oggi, non siamouna Chiesa dalle proporzioni,dalle statistiche ampie, ma nonè questione di numeri, quanto diimpegno, per mantenere viva latestimonianza cristiana inquesta terra».Le principali difficoltà che icristiani incontrano in questaterra, ha aggiunto, «sono quelletipiche di una minoranza, chepoi non è semplicementeprerogativa della piccola Chiesacattolica, ma anche di altreminoranze che sono presenti quinel Paese. Ci si augura che conil tempo queste difficoltàpossano essere sormontate».Circa i rapporti tra cristiani emusulmani, mons. Lucibelloafferma che «c’è un grandesforzo e un grande impegno permantenere e accrescere,sviluppare, queste relazioni,anche se ci sono sempre dellepiccole frange che sono chiuse aquesto dialogo».

  • Speciale Nuova Stagione 1 MARZO 2009 • 9

    inopoli in occasione del pellegrinaggio sacerdotale sulle orme di San Paolo

    o del dialogoiano Vincenzo De Luca

    nostra visita alla sua Arcidiocesi e anche conla sua attività, che ammiriamo mentre lo rin-graziamo per questo lavoro prezioso».

    Possiamo ben dire, dunque, che il proces-so ecumenico non può limitarsi all’attività teo-logica e scientifica, e che è necessario affron-tare con maggiore risolutezza i fattori non teo-logici ricordati da papa Giovanni Paolo II nel-la sua enciclica Ut unum sint, dove egli sotto-linea che la situazione ecumenica attuale è ag-gravata da «l’inerzia, l’indifferenza e una insuf-ficiente conoscenza reciproca».

    «Se è vero che i fattori extra teologici non pos-sono affatto risolversi con mezzi teologici, ma

    unicamente con mezzi spirituali, allora è impor-tante comprendere l’ecumenismo come un pro-cesso spirituale nel quale tutti i fedeli debbonoessere implicati, come hanno dimostrato le ini-ziative promosse dal Cardinale Sepe. Oggi fare-mo dei passi avanti nell’ecumenismo soltanto ri-tornando alle sue radici spirituali e ricercandouna rinnovata spiritualità ecumenica. Infatti,noi non abbiamo bisogno, prima di tutto, di unaltro attivismo ecumenico, ma di una nuova«spiritualità ecumenica». È il ponte che laChiesa di Napoli intende costruire, come hasottolineato l’Arcivescovo a Bartolomeo I, «perfavorire con tenacia l’unità dei cristiani».

    Le riflessioni di Padre Frederic Manns, Rettore dello Studium Biblicum di Gerusalemme

    «Imitare la pazienza dei monaci»In Cappadocia il cristianesimo si diffuse

    molto presto, forse ad opera proprio diPaolo, durante il suo primo viaggio verso laGalazia. Qui Basilio, vescovo di Cesarea, esuo fratello Gregorio di Nissa, con Gregoriodi Nazianzo, gettarono insieme le basi delmonachesimo greco ortodosso e con la loroazione pastorale diedero un fortissimo im-pulso alla diffusione del cristianesimo. Nellavalle del Göreme quell’antico monachesimoci offre il meglio delle sue creazioni archi-tettoniche e artistiche: chiese, monasteri evillaggi rupestri interamente scavati neltufo. Un mondo incredibile nel quale la na-tura e l’uomo si sono sbizzarriti. Le strava-ganti architetture naturali plasmate lungo imillenni dai venti e dalle erosioni avrannoimpressionato Paolo, così come i sacerdotiin pellegrinaggio sulle sue orme, guidati daPadre Frederic Manns, Rettore delloStudium Biblicum di Gerusalemme. La pun-tuale organizzazione dell’Opera NapoletanaPellegrinaggi, diretta dal dott. Mario RussoCirillo, ha favorito ancora di più quel climadi fraternità e di raccoglimento spiritualeper «imitare la pazienza dei monaci che abi-tavano queste terre», come ha affermatoPadre Manns.

    In che cosa consiste questa pazienza?Nel ripetere la la preghiera del cuore:

    Signore, abbi pietà di me, povero peccatore.Il Signore ha permesso questa prova di con-finamento, segno di speranza per ritrovarel’incontro con lui. Come la terra ricoperta dibianco è pronta per la sposa, così dobbiamopreparaci al nuovo sposalizio col Signore at-traverso la prova.

    La Chiesa in Turchia è minoranza.Come vive questa condizione?

    Bisogna ricordare la frase di Gesù: “nontemere piccolo gregge”. In Oriente la Chiesasarà sempre un piccolo seme, una piccolaminoranza. Non conta il numero ma la qua-lità sentirsi chiesa, di vivere fino in fondo lapropria identità cristiana.

    Che importanza ha l’anno paolino perla Turchia ed il mondo intero?

    Paolo è nato a Tarso. Oggi sarebbe uncittadino turco ed il Ministro del turismo hacapito che questo è un momento favorevoleper rilanciare il turismo cristiano. Paolo vie-ne ricordato come il grande evangelizzato-re. Dopo tanti secoli di vita cristiana in que-ste terre, l’Islam ha distrutto molte tracce.Siamo chiamati, dunque, ad una nuovaevangelizzazione, a riproporre Cristo, coluiche ci dà la vera libertà.

    Come coniugare questa nuova evange-lizzazione con la necessità di dialogarecon le altre religioni?

    Tutte le religioni ci devono avvicinare emai separare. Oggi tutti hanno pauradell’Islam, ma dobbiamo assolutamente en-

    trare nella nuova dialettica del dialogo: ri-spettare l’altro ed esigere anche che l’Islamrispetti i diritti umani e le minoranze cristia-ne ed ebraiche che vivono in questa terra.

    Qual è la sua impressione dell’incon-tro con Bartolomeo I?

    La chiesa ortodossa è una piccola mino-ranza in Turchia e sente il bisogno di avvici-narsi a Roma, che è una grande forza, per-ché il Papa è chiamato al primato della ca-rità. Questo bisogno di unità nasce dal sen-tirsi isolati nel mondo musulmano: gli orto-dossi non sanno se hanno futuro. Uniti allaChiesa di Roma, invece, possono fare di più.

    Il Papa andrà in Terra Santa. Qual è ilsignificato di questo pellegrinaggio?

    Sarà una visita ai rabbini e ai musul-mani, dal momento che il dialogo inter-religioso è fondamentale. Ma il Papa vuo-le incontrare innanzitutto le comunitàcristiane, che purtroppo sono ancora di-vise.

    Sarà, dunque, un momento di grazia, unsegno di grandissima speranza per la Chiesadi Gerusalemme. Il futuro c’è, sta nelle ma-ni di Dio, ma dipende anche da noi.Dobbiamo collaborare con Dio. Dio ha biso-gno degli uomini. Il futuro è davanti a noi edavanti a Dio.

    Ad Iskenderuncon S.E. mons.Luigi Padovese

    Il PaesedellatradizioneSono trascorsi tre anni dallamorte di don Andrea Santoro.Veniva ucciso il 5 febbraio 2006da un colpo di pistola nellapiccola chiesa di Trebisonda sulMar Nero. Una ferita, l’ennesima,inferta ad una comunitàcristiana piccolissima, presentein queste terre fin dalle origini. Neparliamo con mons. LuigiPadovese, Vicario apostolicodell’Anatolia e presidente dellaConferenza episcopale turca. «Lamia diocesi comprende quasi idue terzi dell’intera Turchia.Un’estensione vastissima in cuivivono circa tremila cattolici». Icristiani che abitano il Paesesono centomila con un’infinità diriti, lingue, e tradizioni: latini,armeni cattolici e gregoriani,ortodossi, caldei e siro-cattolici,maroniti, melchiti e protestanti,insomma, «un panoramaecumenico variegato. Forse il piùvariegato sulla faccia della terra».«Nelle grandi città come Istanbul,Smirne, Mersin, Antiochia -prosegue - ad eccezione di alcuniatti di violenza e intimidazioneche si sono verificati negli annipassati, i rapporti con il mondomusulmano sono buoni. Lasituazione della Turchia non èlegata tanto alla presenzadell’Islam, cui appartiene più del99% della popolazione, e alla suapredicazione, quanto piuttosto auna sorta di nazionalismo chevede il cristianesimo come unfenomeno estraneo alla culturaturca». La Turchia è un paese laico, maper diversi anni è statoobbligatorio segnalare neidocumenti d’identità la religioned’appartenenza. «Praticare lapropria religione è possibile, vi ècertamente libertà di culto. Ma visono concetti diversi di libertàreligiosa. Per noi significamantenere viva la comunità o lecomunità cristiane, garantire laformazione di sacerdoti e di unclero turco, non esterno. Significariconoscimento in qualche formadella Chiesa, della Conferenzaepiscopale, dei vescovi, delleparrocchie». Alla Chiesauniversale - conclude - chiediamoper il nostro bene di tenere gliocchi puntati sulla nostra realtà».

  • Vita ecclesiale Nuova Stagione10 • 1 MARZO 2009

    Sabato 14 marzoadorazioneeucaristica con ilCardinale Sepe

    Il RnS in Cattedraledi Antonio Postiglione*Era il 14 marzo 2002, S.S.Giovanni Paolo II riceveva inudienza privata i Responsabilidel Rinnovamento nello SpiritoSanto ai quali si rivolgeva con leseguenti parole: «il progettoRoveto Ardente è un invitoall’adorazione incessante, giornoe notte…una iniziativa peraiutare i fedeli a ritornare nelCenacolo perché uniti nellacontemplazione del Misteroeucaristico intercedanomediante lo Spirito…Auspico divero cuore che il Rinnovamentonello Spirito sia nella Chiesauna vera palestra di preghiera divirtù e di santità…con ferventeinsistenza non stancatevi diinvocare: Vieni o Spirito Santo!Vieni!Vieni!»Con queste parole il Santo Padrebenediceva il progetto “RovetoArdente” sollecitandoci adiffondere la “cultura diPentecoste”.Il progetto “Roveto Ardente”nasce da una speciale chiamatadi Dio al RnS, affinché “ritornialla preghiera”; è un tempo digrazia, nel potere dello Spirito,nel quale tutti possono:• Esperimentare una nuovapentecoste personale;• Risvegliare l’unzione delloSpirito e la fede carismatica;• Ritrovare il gusto di unapreghiera personale, profonda,godibile;• Impegnarsi nella difesa“spirituale” della Chiesa e delRnS;• Crescere nella comunionefraterna.Maggiormente sollecitato dalleparole del Papa, il RnS ha avutola possibilità di scoprire esperimentare in maniera nuova,la forza e l’efficacia dellapreghiera, che scaturisconodalla potente azione delloSpirito, e l’occasione di invitaremolti cristiani a ritornare nelCenacolo per diventare rovetiardenti di preghieraRitornare nel Cenacolo significaritornare allo Spirito Santo!Solo Lui può rinnovare la facciadella terra, ogni realtà sociale edecclesiale.La Chiesa di Napoli, sotto laguida del suo Pastore, semprepiù sta diventando una verafamiglia, dove tutti sonopreziosi ed insostituibili, dovetutti ricevono la stessaaccoglienza senza distinzioni dinazionalità, di fede e/o diappartenenza politica; unaChiesa dove tutti si sentono acasa, proprio come quella chiesache ci racconta il libro degli Atti. Tutti i fedeli sono, perciò,invitati all’evento, presieduto dalnostro amato cardinaleCrescenzio Sepe, che si terrà inCattedrale sabato 14 marzo p.v.,alle ore, 20,30, per stare allapresenza del Salvatore ed elevareverso il suo Trono un inno dilode e ringraziamento.

    *Coordinatore Diocesanodel Rinnovamentonello Spirito Santo

    Oggi nella maggior parte dei giovani si riscontra purtroppo una mancanza di orientamen-to di fronte alle scelte di vita, lette in prospettiva vocazionale, cioè come risposta ad una chia-mata. L’ufficio di Pastorale Giovanile dell’Arcidiocesi di Napoli, secondo le indicazioni delCardinale Crescenzio Sepe, contenute nel Piano pastorale Diocesano consegnato lo scorsosettembre 2008, ha sentito l’urgenza di farsi carico della vita dei giovani, accompagnandolinelle loro scelte, affinché, come avviene all’interno della propria famiglia, la chiesa diventianch’essa “luogo di orientamento” per i giovani alla scelta di vita matrimoniale o consacrata,alla scelta della facoltà universitaria dopo le scuole superiori e alla scelta nel mondo del la-voro.

    Martedì 17 e mercoledì 18 febbraio scorsi, presso il Seminario Arcivescovile di Napoli, inViale Colli Aminei, 3, si sono vissuti due pomeriggi di orientamento alle scelte di vita per igiovani di quarto e quinto anno delle scuole superiori. L’obiettivo: far riflettere i giovani sul-la necessità di scelte ponderate, personali e coraggiose per la propria vita.

    Il Progetto Policoro, programma di evangelizzazione nato nel 1995, attraverso cui la Ceiinterviene in sette regioni italiane del Sud, coordinando la Pastorale del Lavoro, la PastoraleGiovanile e la Caritas, si è fatto promotore di questa iniziativa per aiutare i giovani dellaDiocesi di Napoli.

    Salvatore Montella, responsabile per la nostra Diocesi del Progetto Policoro ha detto:“Vogliamo accompagnare i giovani in un percorso di evangelizzazione e di formazione all’intro-duzione nel mondo del lavoro, perché si possa comprendere che anche il lavoro è una rispostaad una chiamata”.

    Hanno collaborato a questo progetto, anche altri organismi ed associazioni di ispirazio-ne cattolica, che si occupano dei giovani e di lavoro: oltre al Seminario Arcivescovile hannopartecipato la Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), l’Azione Cattolica, la Gioc(Gioventù Operaia Cristiana), le Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani).

    Dopo l’accoglienza e l’introduzione di don Pasquale Incoronato, responsabile presbiterodella Pastorale giovanile di Napoli, è stato proiettato un breve video tratto da un famoso film:“Ritorno al Futuro II”, in cui si raccontava di due ragazzi catapultati nel futuro, attraversouna macchina del tempo, perché avevano una missione da compiere. E così, dopo la proie-zione, ogni ragazzo è stato lanciato nel proprio futuro, (fisicamente ciascun giovane con ilproprio gruppo si è riunito in una stanza differente del Seminario), perché, come diceva lafrase conclusiva del film, ciascuno oggi ha una missione da compiere! Ogni ragazzo ha im-maginato se stesso proiettato nel futuro, motivando nel gruppo ciò che lo aveva spinto a ve-dersi fra qualche anno così come aveva scritto.

    «Bisogna aiutare i giovani a non avere paura del futuro - ha detto Don Pasquale Incoronato- a non angosciarsi per il domani, proponendo loro un migliore rapporto con il mondo che licirconda ed annunciando sempre la speranza e la gioia».

    E’ stata poi presentata anche una video-intervista al Cardinale Sepe, nella quale ha datola sua esperienza personale di come il Signore ha agito anche nella sua vita: «Né io, né i mieigenitori pensavamo mai che potessi diventare sacerdote, perché di solito il primo figlio maschioè quello che deve continuare il lavori dei genitori e deve tramandare poi alle generazioni futurela propria identità familiare. La testimonianza personale di un seminarista mi incoraggiò ad ap-profondire questo aspetto che vedevo così lontano anche dalla mia esistenza e a prendere sul se-rio quel movimento interiore che mi portava ad entrare in seminario, luogo dove si coltiva laprospettiva di un ministero. Credo che la provvidenza del Signore ci voglia dire che è Lui a con-durre ciascuno di noi. Noi siamo chiamati a collaborare con Dio, affinché si possa concretizza-re quel disegno che Lui vuole che si realizzi nella nostra vita».

    Due pomeriggi di orientamento al lavoro promossidall’Ufficio di pastorale giovanile, la Fuci, l’Ac, la Gioc e le Acli

    Alla scoperta del futurodi Angelo Vaccarella

    Una sceltadi vita

    Orientarsi per saper scegliere, questol’obiettivo di “Quo Vadis?”, il percorsodi orientamento promosso dall’UfficioPolicoro della diocesi di Napoli. Circacento, i giovanissimi tra i 15 e i 18 anni,provenienti anche da diocesi limitrofe,che hanno accolto l’invito e che in que-sti due pomeriggi si son ritrovati insie-me per interrogarsi sul proprio futuro esulle scelte coraggiose e possibili per lapropria vita.

    I ragazzi hanno poi ricevuto il gradi-to regalo del Cardinale, che, nonostantela concomitanza col viaggio in Turchia,ha voluto salutare i partecipanti al labo-ratorio attraverso un contributo filmatonel quale ha sottolineato l’importanza diinterrogarsi sui propri sogni, sulla pro-pria vocazione a 360°, familiare, consa-crata, scolastica, lavorativa.

    E con il coinvolgente musical voca-zionale “Con Un Sì”, ideato e realizza