il Cingolo n. 1

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PETROLIO SULLE NOSTRE COSTE I rischi che corre la regione e le risposte chiare (che mancano) dalla politica Inoltre ATTUALITÀ TECNOLOGIA CULTURA

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La prima uscita de 'il Cingolo'

Transcript of il Cingolo n. 1

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Petrolio sulle nostre costei rischi che corre la regionee le risposte chiare (che mancano) dalla politica

inoltreAttuAlitàtecnologiAculturA

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Dopo il numero di prova de il Cingolo chi ha avuto il piacere (o il dispiacere a seconda dei casi) di leggere la rivista (distribuita solo a Lentella e on-line) si è trovato davanti a una breve introduzio-ne, a firma della redazione, in copertina: “Il cingolo è una rivista fatta da ragazzi indipendenti che hanno voglia di dire qualcosa, non è mai ferma, si muove si trasforma, è sempre work in progress. È bimestrale, aperta a tutti coloro che vogliono mettersi in gioco, comunicare, parlare, rispondere. In essa troverete via via rubriche utili, scanzonate, letterarie, di approfondimento e riflessione, recensioni, racconti, ricette, vignette tutto ciò che si può apporre su un foglio bianco. Naturalmente non mancherà l’attualità, locale e non, in pagine di sano confronto e discussione alla quale invitiamo tutti a partecipare”.il Cingolo è rimasto sui binari tracciati col numero 0, ma dai primi di ottobre, si è lentamente trasformato in un sogno più grande, in un progetto che sta pren-dendo forma: una rivista che esca fuori dai confini lentellesi, dai confini del singolo paese. E questo grazie alla volontà, all’amore per la scrittura e l’infor-mazione dimostrati da ragazzi “di fuori” che sin da subito han provato un forte interesse per tale progetto. E allora già da questo numero 1 troverete le firme di autori di Furci, Fresa, Vasto, oltre alle classiche lentellesi.Gli articoli abbracceranno sempre tematiche legate al nostro territorio (ad esempio la vicenda legata al petrolio ampiamente trattata in questo numero), ma non mancheranno pezzi di approfondimento e di utilità (come i consigli per l’uso del PC), recensioni e racconti d’autore. La linea editoriale, però, cercherà di esser sempre la medesima: territorio, ambiente, realtà locali (con pagine de-dicate al singolo paese), cultura.L’obiettivo? Estendere i propri confini, informare su aspetti territoriali spesso tralasciati dai media ufficiali e creare un canale di comunicazione e conoscen-ze tra comuni vicini che di frequente non vanno al di là delle proprie mura. Tutto ciò anche per rendere accessibile quel tipo d’informazione caratteristica della rete, non sempre fruibile nei nostri paesi (per difficoltà strutturali e/o di alfabetizzazione informatica). Per questo il Cingolo sarà sempre alla ricerca di collaboratori e di chiunque voglia farsi contagiare dal virus dell’informazione e della cultura.

Antonino Dolce

editorialeQuando ti trovi d’accordo

con la maggioranza, è il momentodi fermarti a riflettere.

Mark Twain

~CaporedattoreAntonino Dolce

ArticolistiJessica Chiacchia, Pina Colamarino, Gianni Cordisco, Fernando Crisci, Giordana D’Achille, Roberto De Ficis, Elena Falcucci, Valentino Giammichele, Giulio Giarrocco, Angelo Marchione, Daniele Roberti, Valentina Sciascia.

Stampato in proprio

Distribuito a: Fresagrandinaria, Furci, Lentella.

Supplemento di histonium.net, Reg. Tribunale di Vasto n. 106 del 25 maggio 2005, anno V, num. 339.On-line su www.sansalvo.net da martedì 8 dicembre 2009.

La fotoSommario

il Cingolo presente anche a Roma per la manifestazione in difesadella libertà di stampa del 3 ottobre scorso

breVi/breViSSime 3

in CopertinA

Verde petrolio 4

Abruzzo e petrolio,

un punto di vista 5

AttuAlità

Chi ha paura del virus? 7

Qui pianeta scuola 9

DA lentellA

Neanche la promozione

in seconda categoria

entusiasma gli animi 10

SuppoSte informAtiChe

La volpe di Internet 12

il Cingolo CulturAle

Libri da comodino 13

La sconosciuta 14

tempo libero

Un regalo da fare 15

TechTips 15

lA DAtA

03.12.1984 16

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brevibrevissime Provincia di chieti. La nuova

amministrazione provinciale di Chieti, per giustificare la revoca delle delibere con le quali la passata amministrazione aveva regolarmen-te concesso contributi ad associa-zioni, enti, parrocchie e comuni, ed evitare quindi di erogarli, sostiene di aver trovato un debito di 13 mi-lioni poi diventati 8. Dal certificato del collegio dei revisori dei conti si attesta che il debito effettivo è di 1,6 milioni di euro di cui circa un milio-ne derivante da sentenze esecutive relative a controversie tra provincia ed imprese sorte sotto l’ammini-strazione ancora precedente (Pres. Febbo). Di fatto associazioni ecc. non avranno più i contributi previsti e senza giustificazione.

Borgustando. Partirà il 5 dicem-bre la serie di iniziative a carattere eno-gastronomico che avrà come protagonista il vino novello. Il primo appuntamento il 5 a Furci; a seguire Lentella il 19 (con la presen-za anche del mercatino natalizio) e chiusura a Fresagrandinaria il 27 dicembre.L’iniziativa è promossa dalle associa-zioni A.G.L. (Lentella), Risorgi Fresa (Fresagrandinaria) e “La pitech – La bottega delle Idee” (Furci). Dal sito dell’evento:“Sarà una vetrina per tutti gli espo-sitori di eccellenze enogastronomi-che, dal vino al miele, dai salumi ai formaggi, dai dolci ai distillati, ci saranno anche i mercatini di Natale.Proporremo inoltre alcune specialità tipiche dei nostri territori come le “scrippelle”, i “ciallarchiin” e i “ser-petti”. Tra gli stand troverete anche le classiche castagne e altre preliba-tezze a sorpresa.Insomma delizieremo la vostra vista con la bellezza dei nostri borghi e il vostro palato con le specialità delle nostre terre, tutto allietato dalla

presenza di alcuni pittori, musicisti e artisti di strada”.

vasto. Qualche settimana fa è circolata la notizia di un progetto regionale che prevede la costruzione di una cava di sabbia sottomarina antistante la spiaggia di Punta Penna per il prelevamento di almeno un milione di metri cubi di sabbia utile al ripascimento di altri lidi regionali soggetti a erosione marina.Le associazioni ambientaliste, ma anche semplici cittadini, hanno subito chiesto di capire meglio quello che stava accadendo, pensando che un progetto di questo tipo fosse poco sensato per una zona di così alta importanza ambientale come quella di Punta Penna e Punta Aderci.Il “rumore civile” ha spinto le asso-ciazioni ambientaliste a organizzare una conferenza del geologo Stoppa che ha confermato i dubbi su una scelta di questo tipo. Dubbi portati in

regione Abruzzo grazie a una richie-sta di chiarimenti fatta dal consiglie-re regionale Giuseppe Tagliente. Si attendono aggiornamenti.

LenteLLa. In occasione del con-siglio comunale del 19 novembre c’è stata la presa d’atto dell’adesio-ne al Patto dei Sindaci (Covenant of Mayor); si tratta di un progetto dell’Unione Europea che ha recen-temente adottato il pacchetto legi-slativo Clima-Energia “20-20-20”. I comuni e gli enti che hanno aderito si prefissano tre obiettivi da raggiun-gere entro il 2020: ridurre del 20% l’emissione di CO2, incrementare del 20% l’efficienza energetica, aumenta-re del 20% l’energia prodotta da fonti rinnovabili.pro loco. Il 12 dicembre si terrà presso la biblioteca comunale, alle ore 15.30, un interessante incontro pubblico organizzato dalla pro-loco per parlare di influenza A.

La spiaggia di Punta Penna vista dal satellite

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in copertina

“Dio pose l’uomo

nel giardino di Eden perché

lo coltivasse e lo custodisse”

(Genesi 2,15)

La questione è tanto semplice quan-to preoccupante: l’Abruzzo sta diven-tando un distretto petrolifero con il beneplacito della politica locale. Il 31 dicembre scade la moratoria firmata dalla precedente amministrazione re-gionale (L.Reg. 14/2008) che di fatto ha bloccato la costruzione della raffineria di petrolio che l’Eni dal 2006 tenta di costruire ad Ortona. Si tratta di un im-pianto che lavora il petrolio estratto a largo delle coste abruzzesi (di fronte a parchi marini e oasi di biodiversità) e nell’entroterra, nel pieno di distretti agricoli di eccellenza di olio e vino. Il progetto più ampio e che parte dal 2001, prevede che si possa estrarre petrolio in gran parte del territorio abruzzese (altro che regione verde d’Europa, re-gione verde petrolio!). L’impianto è di quelli di tipo industriale più devastan-te sia per il territorio che per la popola-zione. Il petrolio abruzzese si presenta sottoforma di fango ed è detto “amaro” perché di una qualità tanto scadente da dover essere trattato pesantemente (desulfurizzato) con enormi emissioni di gas inquinanti: circa 1,5 tonnellate al giorno tra cui circa 2 kg di idrogeno solforato, tra le sostanze più pericolo-se ed impossibile da impedirne il rila-scio in atmosfera, quantità tollerate da una cattiva legislazione nazionale ma non dai parametri dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS). All’inizio del 2008, l’allora amministrazione pro-vinciale, ha incaricato l’Istituto Ma-rio Negri Sud di studiare il progetto in cui sono state riscontrate queste e tante altre problematiche del proget-to di Ortona, evidenziando, tra l’altro,

che si tratta di impianti con “tec-nologie obsolete”. Impianti di que-sto genere hanno provocato gravi incidenti già più di 30 anni fa ne-gli Usa, per que-sto lì sono vietati già dal 1976. La possibilità di inci-denti gravi, piut-tosto frequenti in questi casi, non è neppure stata presa in considerazione, basterebbe pensare anche solo al ver-samento in mare del petrolio. I danni alla salute delle popolazioni ed alla natura ad ampio raggio sono enormi a fronte di nessuno sviluppo del terri-torio tantomeno in termini di posti di lavoro non “giustificando” neanche la vergognosa pratica tutta italiana del voto di scambio. Perché gli abruzze-si dovrebbero accettare tutto questo? Una risposta non c’è, è questo il punto. NON POSSONO ACCETTARLO. Alla domanda perché hanno scelto di in-vestire sull’Abruzzo risponde chiara-mente la società irlandese Petroceltic:“...termini fiscali favorevoli, basse spe-se d’ingresso nel territorio, bassi rischi politici, infrastruttura ben sviluppa-ta, alti prezzi della benzina, competi-zione limitata. costi per licenze insi-gnificanti, rendimenti alti”. In pratica dichiarano che con pochi soldi posso-no sfruttare ed inquinare l’Abruzzo in-fischiandosene degli abruzzesi e con il consenso della classe politica! Infatti le società dovranno (per lo scomodo) versare agli enti locali cifre bassissi-me: 3-4% del valore del petrolio estrat-to contro il 40-50% applicato nel resto del mondo senza considerare che la legge italiana prevede che le società si auto controllino auto dichiarando il quantitativo di petrolio estratto.A fronte di tutto ciò i politici locali non

fanno nulla di concreto per combattere questo scempio, rifiutando, oltretutto, ogni tipo di confronto con i cittadini e le associazioni che stanno combatten-do da soli la deriva petrolifera della re-gione che amano. Il Pres. della regione Gianni Chiodi e l’assessore all’ambien-te Daniela Stati piuttosto minimizza-no e tentano di screditare chi tenta di combattere il problema, con la buona volontà o con le proprie competenze, come è successo (vergognosamente) a luglio nella vicina Cupello, nei con-fronti di Maria Rita d’Orsogna, fisico e Professor dell’Università della Cali-fornia. Come si dice: se non riesci a di-struggere il concetto cerca di distrug-gere la persona che lo esprime. Queste associazioni, come prevede la legge di partecipazione in decisione che im-pattano sul territorio, hanno dato vita ad una battaglia che è arrivata fino alle pagine dei mass media nazionali come il Corriere della Sera, il Venerdì di Repubblica e presto varcherà anche la soglia dell’informazione italiana. Persino la Chiesa Cattolica attraverso il Sinodo dei Vescovi abruzzesi e mo-lisani ha pubblicamente preso una posizione contraria allo sfruttamento petrolifero in Abruzzo. Il Mons. Bruno Forte ha dichiarato: “Il nostro oro non è il petrolio, il nostro oro è il vino”.In questa grande mobilitazione con-tro l’estrazione e la lavorazione di pe-

Verde PetrolioPina colamarino – [email protected]

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in copertina

introduZioneLa prima volta che incontrai Hermes Pittelli, giornalista di Roma, eravamo a Vasto, e lui da poco aveva conosciu-to la cittadina.Mi sembrò subito una persona che, come poche, ha ancora a cuore l’etica, sia nella vita personale come nel suo lavoro. Ne nacque un’amicizia che du-ra tutt’ora. Per questo motivo ho deciso che sareb-be stato interessante porgli qualche domanda su di un argomento che lo sta coinvolgendo molto: la petrolizzazione e la difesa dell’ambiente in Abruzzo. hermes pittelli, friulano di nascita,

trolio nella nostra regione, ancora una volta il vastese sonnecchia come se la cosa non lo riguardasse, invece non è affatto così: oltre al mare, le conces-sioni che invadono la nostra zona si estendono per 109,60 km quadrati nei comuni di Cupello, Fresagrandina-ria, Furci, Gissi, San Buono, Lentel-la, Monteodorisio, Palmoli. “Non per niente le compagnie petrolifere loca-lizzano i loro insediamenti nei terri-tori in cui è più facile coinvolgere la classe politica ed il senso civico della popolazione è inesistente o scarso”.La partecipazione cittadina è pre-vista per legge ed è fondamentale per tutte le scelte che coinvolgono il territorio e l’impatto su di esso. Centinaia di studi scientifici a livello

mondiale dimostrano come l’inqui-namento che proviene dalle lavora-zioni degli idrocarburi provoca sul territorio aumenti di tumori, leuce-mie, malformazioni fetali, malattie cardiorespiratorie, deformazioni ge-netiche, infertilità ecc... come ben sanno gli abitanti di Falconara, Gela, Viggiano, Priolo, Porto Marghera, Manfredonia... In questi territori si è fatta la scelta di aprire le porte al petrolio permettendo di desertificare il territorio sotto ogni punto di vista, un esempio lampante è la Basilicata. Vi risulta che oggi sia la regione ric-ca che queste compagnie e i politici gli fecero credere all’epoca? NO, ciò di cui sono ricchi sono purtroppo di malessere, malattie ed emigrazione.

Vorrei infine ricordare la legge Marza-no del 2004 secondo cui: “Lo Stato e le Regioni... garantiscono... l’adeguato equilibrio territoriale nella localizza-zione delle infrastrutture energetiche, nei limiti consentiti dalle caratteristi-che fisiche e geografiche delle singole regioni... nonché la tutela dell’ambien-te e dell’ecosistema, e del paesaggio”. Dove per “equilibrio territoriale” si intende una distribuzione “equa” su tutto il territorio nazionale. Quello che si chiede adesso e in fretta è una nuova moratoria ma che duri 30 anni ed una precisa scelta per il futuro della regio-ne magari sulla scia di teorie che fi-nalmente sembrano percorribili ad un pubblico più ampio come quelle di Ser-ge Latouche sulla “decrescita felice”.

È notizia dell’ultimissima ora, posteriore alla stesura dell’articolo, il disegno di legge con cui la Giunta regionale “im-pedirebbe” lo sfruttamento del sottosuolo di alcune aree della regione con particolari caratteristiche. Tra questi i siti di interesse comunitario (Sic), aree con coltivazioni di prodotti di origine controllata garantita (d.o.c.g.), d.o.c., i.g.t., d.o.p., i.g.p., ecc. Com’è noto: fatta la legge scoperto l’inganno. Da una prima verifica la legge esclude la “prospezione, ricerca, estrazione e prima lavorazione di olio combustibile” (rispetto alla legge n.14/08 è misteriosamente scomparsa la parola “idrocarburi”) in aree che già ne erano escluse e in ogni caso non si fa cenno al mare. Inoltre di sicuro restano scoperte le nostre zone che non hanno quelle caratteristiche di cui la legge parla. Rispetto alla legge n.14/08, questo disegno di legge esclude, tra l’altro, la previsione dell’impatto Sanitario (VIS), strumento fondamentale per verificare l’impatto dei progetti da approvare sulla salute. Di fatto quindi si tratta di uno specchietto per le allodole, una proposta di legge che equivale ad un tentativo di allentare le pressioni che associazioni e cittadini stanno facendo sulla Giunta ed il Pre-sidente Chiodi che, però, ha perso un’altra occasione per salvaguardare la salute degli abruzzesi. Si tratta comunque della dimostrazione che l’opinione pubblica, se ben informata e ben organizzata, può mettere spalle al muro gli ammi-nistratori. Deve. Aggiornamenti nel prossimo

AbruZZo e Petrolio, un Punto di VistAinterVistA A Hermes Pittelliroberto de Ficis – http://robertodeficis.wordpress.com – [email protected]

romano di adozione. Giornalista pro-fessionista, attualmente free lance, ha aperto un blog: http://pensierosuperficiale.ilcannoc-chiale.it/.

D: Come mai hai preso così a cuore il “problema petrolio” in Abruzzo?R. Il problema petrolio in Abruzzo è solo una delle molte facce di una deri-va che rischia di travolgere il Paese e che affonda le radici in quel nodo gor-diano inestricabile della commistione tra politica, affarismo senza scrupoli e criminalità organizzata. L’Abruzzo con il petrolio è solo un “laboratorio”,

esattamente come il caso Campania è stato creato ad arte per favorire il business degli inceneritori. Tra 10-15 anni le fonti fossili saranno esaurite a livello mondiale, ma la cricca poli-ticante, in combutta con gli amici dei consigli d’amministrazione di certe multinazionali (un nome a caso: Eni), sta tentando di trarre il maggior pro-fitto economico spacciando per mo-dernità e progresso strategie energe-tiche ed economiche suicide. D: Il 50% del territorio abruzzese è sta-to recentemente destinato ad attività di tipo minerario e sono già presenti nuovi pozzi, ma ci assicurano che nul-la sarà fatto. Dov’è la verità?R. Il concetto di verità in Italia ha subi-to una mutazione genetica. Molte men-zogne ripetute all’infinito si trasforma-no in una verità di comodo. In Abruzzo

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il presidente Chiodi sostiene a voce che le concessioni non si trasformeran-no in pozzi estrattivi. Ma non compie nessun passo ufficiale. Ma questa follia va fermata ora, perché tra 10 anni la ex regione più verde d’Europa sarà total-mente distrutta dall’inquinamento. Gli scettici chiedano informazioni alla Ba-silicata. Una realtà terribile per toccare con mano quale spada di Damocle in-comba sull’Abruzzo. D: Pensi che la comunità abruzzese sia ben informata rispetto al possibile futuro binomio petrolio/Abruzzo?R. No. Gli amministratori locali sono “timidi”. Per non parlare degli im-prenditori abruzzesi coinvolti in que-sto business che hanno tutto l’interes-se a sostenere la petrolizzazione nel silenzio e nella disinformazione più totali. Ma dal I° gennaio 2010 la mora-toria sulle attività estrattive voluta dal governo Prodi scadrà e le compagnie del petrolio (che fino a oggi non sono rimaste certo inerti) si scateneranno senza più freni “inibitori”.D: Quali sono i danni alla salute? In quali zone, materialmente, ci sarebbe-ro maggiori danni?R. Per fortuna, non cito ricerche per-sonali. Sugli effetti nefasti della pe-trolizzazione per salute e ambiente esistono ricerche scientifiche delle università californiane già dalla prima metà degli anni ‘70. Ricerche ritenute valide e veritiere dall’Organizzazione mondiale della sanità, ma che in Italia qualche pseudoscienziato, stranamen-te foraggiato dalle multinazionali in-quinanti, mette in dubbio contro ogni evidenza. Tutto il territorio abruzzese è a rischio. Non si tratta di scenari apo-calittici, ma di dati certi: basta andare in Val d’Agri in Basilicata a verificare di persona gli effetti del “progresso” legato al business petrolifero.D: Come mai la professoressa D’Orso-gna, docente universitario in Fisica a Los Angeles e figura di così alta prepa-razione tecnica sulle problematiche di inquinamento derivante dal petrolio, in Italia, non viene quasi considerata mentre in California i suoi studi ven-gono presi in seria considerazione?R. La Professoressa D’Orsogna è igno-rata dalla politica abruzzese, ma in Brianza è stata accolta e ascoltata con attenzione, riconoscendo i suoi meriti di ricercatrice e scienziata di assoluto

livello. La Professoressa D’Orsogna in-fastidisce le trame e i programmi di chi potrebbe ricavare lauti profitti dal busi-ness petrolifero in Abruzzo. Del resto in Italia, non da oggi, si parla ipocritamen-te di fuga di cervelli ma si programma, questo sì in modo “scientifico”, la de-molizione di scuola, università, ricerca.D: Perché la politica ci sembra sempre così distante? Perché è così difficile otte-nere delle risposte chiare dai politici?R. La politica non sembra distante, è distante. Dopo il clamore e la solle-vazione popolare, già dimenticata da troppi italiani – dove sono oggi quelli che assediavano Craxi lanciandogli le monetine e che adesso lo riconoscono grande statista? – ai tempi di tangen-topoli (1992, mica secoli fa), la classe politica indistintamente, senza ecce-zione di casacca o schieramento, si è chiusa a riccio per salvarsi, per salvare i propri inaccettabili, iniqui, incostitu-zionali privilegi.D: Quindi pensi che sia anche un proble-ma di mancanza di memoria storica?R. Mancanza di memoria storica e di libera informazione. Non invento nulla. Purtroppo l’Italia si trova al 74° posto mondiale per la libertà di stam-pa, addirittura scavalcata da alcune dittature africane. L’80% degli italiani crede di “informarsi” con quello che dice la tv. In troppe abitazioni l’unica “voce” è quella dello schermo tv pe-rennemente acceso. D: È ancora così utile per l’Italia, e per l’Abruzzo in particolare, puntare sul petrolio?R. No, credo di avere ampiamente spiegato perché. Del resto, se qual-cuno ha un po’ di pazienza e buona volontà, può facilmente reperire in rete la documentazione scientifica che attesta l’inutilità e la pericolosità di incentrare tutto il proprio sistema energetico sulle fonti fossili. A Los Angeles, il municipio ha varato l’am-bizioso piano “2030: L.A. Zero Waste City”, la prima città al mondo senza munnezza e senza emissioni inqui-nanti. Lì gli amministratori lavora-no, progettano, studiano insieme agli scienziati e si confrontano, quartiere per quartiere, con i cittadini.D: Per l’Italia la dipendenza energe-tica da altri paesi è un problema rea-le. Come credi la si possa affrontare e risolvere?

R. Oibò. L’Eni ha dalle origini con-dannato l’Italia alla dipendenza ener-getica da altri paesi. Del resto, basta notare le nostre anomale alleanze con lo “zar” ex-agente Kgb Putin e con il democratico dittatore libico Ghedda-fi. Il problema si risolve affrontan-dolo. Le fonti rinnovabili non sono un’utopia. Bisognerebbe cominciare a considerare la sobrietà degli stili di vita come un imperativo categorico, cominciare a considerare l’ambiente e le risorse naturali come “valori” e non come “merci”. Valori da condivi-dere con l’intera umanità. Per tornare all’energia, mi sembra che l’Italia sia baciata dal sole, dai venti, dalle cor-renti marine. Cosa vogliamo di più?D: Hai fiducia nel futuro e negli ita-liani? Nei politici come nei cittadini?R. Non voglio passare per pessimista o disfattista, ma alla luce di quanto ho appurato “sul campo” – ad esempio, la recente conferenza a Cupello sul futuro dell’Abruzzo nella quale il governatore Chiodi, spalleggiato dall’inaffondabile ex leone DC Remo Gaspari, ha eluso le domande dei cittadini, dei comitati civici e ambientalisti – per quanto ri-guarda la politica, rispondo “no”. Tra i cittadini, esistono per fortuna gruppi di persone che si informano e soprattutto agiscono e che vogliono recuperare il proprio ruolo di attore principale nella vita e nelle scelte della politica.

Registrato a Roma il 22/09/2009,ascoltato e trascritto

RifeRimentiWeb:

www.nuovosensocivico.it•http://dorsogna.blogspot.com/•http://blog.libero.it/emergenzam-•biente/http://nuovosensocivico.blogspot.•com

libri: Breve Trattato sulla Decrescita •Serena, Serge Latouche, Bollati BoringhieriDalla culla alla culla• , McDonough William e Braungart Michael, Blu Edizioni

Video:Il ritorno di Attila di Antonello •TiracchiaViaggio nei paesi dell’ormai di •Antonello Tiracchia

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attualità

cHi HA PAurA del Virus?Jessica chiacchia – [email protected]

l ’estate è oramai finita e con l’au-tunno arriva puntuale anche l’ap-puntamento con l’influenza. Que-

sto è un argomento molto discusso anche nel nostro territorio e un po’ di chiarezza sull’argomento non guasta. Prima di parlare dell’influenza del momento, cioè la H1N1, cerchiamo di capire bene cosa è effettivamente l’influenza!!Essa è una malattia causata da virus (virus influenzali) che infetta le vie aeree (naso,gola e polmoni). È carat-terizzata da sintomi come la febbre (non sempre presente), malessere ge-nerale, dolori osteomuscolari, respira-tori e tosse. L’esordio è generalmente brusco e improvviso e la febbre dura 3 o 4 giorni. Ci sono 3 tipologie di virus influenzali:

Influenzavirus A;•Influenzavirus B;•Influenzavirus C.•

I virus A sono i patogeni più virulenti nell’uomo e causano malattie più gra-vi. I virus si suddividono in sottotipi H (da 1 a 16) e N (da 1 a 9), per que-sto parliamo di influenza H1N1. L’in-fluenza può anche avere esito letale specie in soggetti deboli e con malat-tie croniche, infatti molto spesso da semplice influenza si passa a polmo-nite. Il picco influenzale avviene in inverno perché le persone passano più tempo in luoghi chiusi e anche le temperature sono più basse e di con-seguenza l’aria più secca impedisce che il corpo espelli efficacemente le particelle di virus. L’influenza è cau-sata da una moltitudine di specie e di ceppi di virus che possono provocare epidemie o pandemie. L’OMS (Or-ganizzazione Mondiale della Salute) svolge una sorveglianza continua e globale attraverso 83 centri naziona-li. I virus sono continuamente sotto-posti a mutazioni, piccole mutazioni creano nuove varianti di ceppi (cause di epidemie); riassortimento tra cep-pi provoca virus nuovi che possono causare anche pandemie. La preven-

zione punta soprattutto sulle norme igieniche di base e nei soggetti più a rischio sono consigliati anche i vacci-ni. Siccome l’influenza è causata da virus, gli antibiotici non hanno effetto sull’infezione. Bene questi sono i sin-tomi classici della celebre influenza. Negli ultimi mesi non si parla d’altro che della H1N1 o influenza suina, una malattia respiratoria appartenente a uno dei sottotipi dell’influenzavirus A. Questi virus normalmente attacca-no i maiali, ma nell’aprile 2009 que-sto virus ha contagiato anche l’uomo in Messico. L’alimentazione a base di carne suina non aumenta le proba-bilità di contrarre l’infezione quindi consumarla cotta ad almeno 70 gradi sembra azzerare la probabilità di tra-smissione maiale-uomo della malat-tia attraverso carne infetta. Il conta-gio avviene per via aerea, respirando il virus che una volta raggiunto le vie respiratorie comincia a moltiplicarsi.

Ci può essere però anche il contagio per via indiretta attraverso il contatto con mani e oggetti contaminati dalle secrezioni respiratorie dei malati op-pure stando a lungo in luoghi chiusi e affollati. Questa influenza è stata de-finita pandemia. Si ha una pandemia quando una nuova infezione riesce a espandersi in più zone del mondo contemporaneamente, in tempi rapi-di e diffusamente a livello delle singo-le aree, così come sta facendo il virus H1N1. È proprio la novità dell’agente infettivo, contro cui l’uomo non ha ancora avuto il tempo di costruire difese immunitarie, il fattore che de-termina il rapido espandersi del virus nella popolazione. La stessa paura ci fu per la SARS e per l’aviaria, entram-be infezioni nuove per l’uomo. I sin-tomi della suina sono i tipici sintomi della normale influenza stagionale e solo nel caso in cui persistano a lungo (più di 5 giorni) è bene fare control-

Influenza A: nuova vittimaIl giovane deceduto ieri stava ascoltando alla radio le notizie sull’epidemia in corso

Il sistema è saltato. Intendo tutto il sistema.Questo articolo nasce da mesi di osservazione del fenomeno della “nuova influenza”, dalla sua identificazione ad oggi.primo: non aspettatevi di trovare alcun tipo d’indicazione per affrontare la malattia.Secondo: se al solo sentir parlare di “nuova influenza” vi viene l’orticaria, cambiate pagina. Avete già brillantemente superato la malattia.terzo: se avete la tv accesa, spegnetela.“L’influenza suina non è solo un’emergenza sanitaria. È un test sulla capacità di organizzare il nostro futuro nel 21° secolo”, così scrive David Brooks sul NYT. Una sintesi perfetta dei fatti che solo un grande giornalista poteva dare. A chi non piacciono le sintesi?L’ OMS attiva i suoi ricercatori per studiare il fenomeno, fornendo linee guida valevoli per tutto il mondo. L’industria del farmaco attiva i suoi laboratori, fornendo una soluzione valida in tutto il mondo.I grandi poli d’informazione attivano i propri giornalisti per monitorare il fenomeno, fornendo informazioni comprensibili in tutto il mondo.I governi attivano i propri funzionari per soppesare il fenomeno, al fine di elaborare misure adeguate per la tutela della popolazione.Di tutto il mondo.Ma una valida sintesi presuppone un dato fondamentale: Fiducia.Proprio ciò che manca in questa storia. L’articolo sarà disponibile prossimamente su http://aglentella.altervista.org e su http://pensierosso.blogspot.com

media influenzadi Valentino giammichele

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attualità

li. In termini di vie di trasmissione, sintomi e trattamento non sembra es-serci differenza tra le due influenze. La differenza sta nella probabilità di essere contagiati. Quella stagionale è data da virus influenzali che da tem-po circolano nella popolazione, di cui l’uomo negli anni conserva parziale memoria immunologica, cioè capaci-tà di difendersi (parziale, poiché il vi-rus si ripresenta leggermente diverso ogni anno). L’infezione annuale quin-di non sorprende tutta la popolazione, e proprio per questo il numero di ma-lati e di decessi è contenuto.La nuova influenza è causata, invece, da un virus nuovo, che la popolazione mondiale non ha mai dovuto affronta-re e contro cui non ha nessuna difesa immunitaria. Questo non vuol dire però che l’influenza sarà di sicuro più pericolosa o mortale, ma solo che un numero maggiore di persone potran-no contrarla: un enorme problema per le risorse sanitarie e l’economia mondiale. La miglior cura anche per l’influenza H1N1 sono i semplici ma efficaci rimedi casalinghi (assunzio-ne di liquidi, riposo, umidificazione dell’aria, ecc.), gli antibiotici, come già detto, non hanno nessun effetto. L’OMS ha reso noto che gli antivira-li ora in commercio sono efficaci per combattere la nuova influenza. Essa va trattata secondo gli esperti con uno

dei seguenti farmaci antivirali: l’osel-tamivir e lo zanamivir che in Italia sono in commercio con il nome TAMI-FLU e RELENZA. Capire se è influen-za suina o una semplice influenza è impossibile descrivendo i sintomi che si hanno. Per essere certi che si tratti di una influenza suina è doveroso fare un tampone nasale e faringeo.Altro argomento molto discusso in questo periodo è sicuramente il vac-cino. Secondo il Ministero del Lavo-ro, della Salute e delle Politiche So-ciali il vaccino contro il nuovo virus influenzale sarà disponibile dalla seconda metà di novembre 2009 ai primi mesi del 2010.È difficile dire se il vaccino sarà utile o no, dipende da molti fattori. Prima di tutto dalla disponibilità di questo ultimo prima che compaia il picco di infezione, che attualmente è previsto in Italia per la seconda metà di dicem-bre. Ancora prima, dipenderà dall’ef-ficacia che il vaccino dimostrerà negli studi clinici necessari alla sua appro-vazione. Su questo argomento, così come sulla sicurezza del vaccino, non può essere anticipato nulla perché ci sono ancora studi clinici in corso. Il vaccino per la nuova influenza suina prevede un’unica dose che garanti-rà con buona sicurezza l’immunità a partire da 10 giorni dopo la sommini-strazione, nei bambini sotto i 10 anni

sono invece necessarie 2 dosi come per la stagionale; il vac-cino verrà unicamente gestito dalle ASL e da altre strutture del Servizio Sanitario Nazio-nale sulla base delle dispo-sizioni regionali. Il vaccino non potrà ovviamente garan-tire l’immunità al 100%, ma si ipotizza circa l’80% al pari del vaccino dell’influenza sta-gionale. Queste sono le infor-mazioni principali che ci for-niscono sul vaccino, ma molti sono i dubbi che permangono su tale argomento. In Italia ci sono tre vaccini in uso: Foce-tria, Pandemrix e Celvapan. Su qualsiasi sito internet è possibile leggere il foglietto illustrativo e quindi anche gli effetti indesiderati. Ciò che fa sorgere più di un interrogati-vo è il principio attivo usato:

Antigeni • di superficie del virus dell’influenza (emoagglutinina e neuraminidasi) del ceppo.Adiuvante• : il vaccino contiene un “adiuvante” (MF59C.1) per sti-molare una risposta più efficace, MF59C.1 è un’emulsione olio/ac-qua contenente squalene ed altre sostanze.Eccipienti: tra gli eccipienti tro-•viamo il thiomersal.

Come potete leggere questo vaccino contiene come adiuvante lo squalene e come eccipiente il thiomersal (a base di mercurio). È su questi due ingre-dienti che si sta parlando tanto (forse troppo):

squalene: da studi effettuati si è •osservato che può provocare pa-tologie che includono artrite reu-matoide, problemi di equilibrio e alla memoria, dolori muscolari e il morbo di Lou Gehrig.Thiomersal: “la tossicità” neu-•rologica attribuita al tiomersale dipende dall’etilmercurio. La pre-senza di tiomersale nei vaccini è stata correlata a reazioni allergi-che dermatologiche da contatto, e più gravemente a disturbi neu-rologici quali l’autismo. Le dosi di quest’ultimo sono comunque molto contenute, ricordando che gli effetti indesiderati sono anche proporzionali alla quantità.

Tali sostanze sono utilizzate anche per la preparazione dei normali vac-cini stagionali (quindi meglio evitare scene di panico). L’influenza suina ha portato anche nuove manie e nei casi più gravi ossessioni! Come non citare la famosissima Amuchina? Si tratta di gel per le mani ad azione disinfettante. Le vendite sono aumentate incredibil-mente in poche settimane, si parla ad-dirittura del 400%! Gli esperti comun-que ritengono sufficiente una buona e frequente detersione delle mani.Bene le notizie sono finite per ora, non posso fare altro che augurarvi una buona stagione invernale con la speranza che l’influenza non bussi alle vostre porte... anche se dovesse farlo però l’importante è procedere con calma e sangue freddo senza farsi prendere dal panico, anzi sarà sicuramente un’occasione per dedi-care un po’ del nostro tempo al raris-simo relax.

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attualità

Qui PiAnetA scuolAAngelo marchione

e siste un pianeta da sempre al centro di numerose polemiche. È il pianeta Scuola. Il mio pia-

neta. Tuttavia ogni problema è risolto da quando c’è lei, la nostra governa-trice che ha le fattezze di una stella splendente e luminosa. La chiamano MaryStar. Lei poteva fare tutt’altro nella vita, è sempre stata una studen-tessa modella, ma ha accettato, suo malgrado, questa grave incombenza affidatale dall’Unto del Signore, Ca-valiere delle Galassie. Appena arrivata MaryStar ha subi-to sorpreso tutti per il look austero da Ministero e il piglio deciso senza sorriso. La strategia da adottare per tirarci fuori dai guai è stata presto scelta: seguire i consigli del Divo Giu-lio II Mani di Forbice, noto amante di quei tagli di cui si è innamorata anche MaryStar. Un paio di forbicione belle affilate dunque e via... In poco più di un anno la scure dei tagli si è abbat-tuta come un tornado su un emisfero del mio pianeta, quello della scuola elementare e media. Ora il tornado si sta spostando (anche se non mancano i colpi di coda) verso l’emisfero della scuola superiore e dell’università, così quelli che come me abitano il primo emisfero possono iniziare a rendersi conto bene di ciò che è accaduto. i numeri: in Italia si sono perse 42102 cattedre, in Abruzzo 1108 (fonte: Mi-nistero dell’Istruzione). Nel dettaglio sono a conoscenza dei dati relativi alla mia classe d’insegnamento, Let-tere nelle scuole medie, in provincia di Chieti. A fronte di 54 cattedre di du-rata annuale assegnate ad altrettanti professori nell’a.s. 2008/09, nell’a.s. 2009/10 ne sono state assegnate solo 15, di cui circa 10 non sono cattedre complete di 18 ore bensì spezzoni di poche ore.Tutto ciò a causa della riduzione delle ore di lettere nella scuola media; stessa sorte toccata anche alle ore di educazio-ne tecnica e di francese. Personalmen-

te sono passato dalla cattedra piena di 18 ore dell’anno scorso a una cattedra di due ore di geografia. Sì, perché nel-la scuola in cui mi trovo si fa una sola ora di geografia a settimana invece delle due ore settimanali degli anni passati. Poiché le classi sono soltanto due, due sono pure le ore di geografia a disposizione. La prima media non si è riformata perché il paese è piccolo e gli alunni pochi. Proprio alle scuole dei piccoli paesi MaryStar ha deciso di dare un colpo mortale aumentando il numero di alunni per classe fino a 30 e, in alcuni casi, anche oltre. Ciò signi-fica morte certa delle scuole paesane e morte probabile dei paesi stessi. Il fenomeno dello spopolamento subirà un’ulteriore accelerazione così come il degrado del sistema formativo. Il ri-sultato: le classi dei centri più grandi e delle città scoppiano con 30-32 alunni e gli insegnanti sono ritenuti colpevoli di non riuscire a gestirle. Certo se po-tessero usare ceci e bacchetta come si faceva un tempo, qualche speranza di riuscita ce l’avrebbero. Ma se lo faces-sero oggi, finirebbero dritti in galera. O all’ospedale.Un vero governatore del resto non può tenere conto di queste bazzecole, così MaryStar ha deciso di attuare senza

pietà i piani del Divo Giulio II Mani di Forbice: tagliare 7,3 miliardi di euro (fonte: Il Sole 24 ore) al pianeta Scuola e trasferirli (anche se il viaggio è an-cora lungo e nello spazio l’imprevisto è sempre in agguato) sul pianeta Terra invaso, come gli altri pianeti magnot-toni, da una miriade di uccelli rapaci, divoratori di pubblici quattrini.Noi del pianeta Scuola siamo dunque contenti! Abbiamo salvato dalla crisi il pianeta Italia e con i nostri manca-ti stipendi favoriremo pure la sua ri-presa. Già immaginiamo le scene di giubilo che stanno facendo i Terrestri italiani. E visto che questo racconto travalicherà i confini del mio pianeta per arrivare proprio sul vostro piane-ta, colgo l’occasione per fare gli au-guri ad un nuovo giornale nato nella graziosa Lentella. Mi dicono si chiami il Cingolo in omaggio alla macchina omonima adoperata dai terrestri ita-liani per arrancare sui terreni più im-pervi. Ora, non per approfittare ancor più della vostra già cortese ospitalità, ma non è che avreste qualche cingo-lo di scorta da catapultare sul pianeta Scuola? Vi lascio immaginare come sono ridotte le nostre strade...Grazie in anticipo e tanti cari saluti interstellari!

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da Lentella

neAncHe lA PromoZione in secondA cAtegoriA entusiAsmA gli Animilivio sciascia – Presidente “A.s.d. lentella”

d opo la conclusione di una sta-gione positiva mai vissuta nella storia calcistica del nostro pa-

ese l’A.s.d. Lentella durante l’estate appena trascorsa si è trovata davanti a un bivio: rinunciare all’iscrizione in seconda categoria e continuare a dilet-tarsi nella terza oppure perseguire la strada della promozione in una cate-goria superiore, per molti una sfida? Bene, la scelta si è diretta verso ciò che in parecchi speravano. Fu appunto la vittoria del campionato, il grande numero di partecipanti e l’en-tusiasmo che si veniva a creare attorno alla squadra paesana a farci balenare la prospettiva di iscrivere l’A.s.d. Lentel-la al campionato di seconda categoria. Si è compiuto questo passo con orgo-glio perché si ritiene di dare onore al nostro piccolo paese. Si comincia un nuovo campionato con la consapevo-lezza delle fatiche da dover sopportare ma con la speranza di aver creato un entusiasmo tale da vincere ogni diffi-coltà sia economica sia tecnica.Si tiene a precisare che il programma fondamentale che caratterizza l’azio-ne associativa è rappresentato prin-cipalmente dalla squadra calcio, in cui l’atleta dilettante e l’appassionato possono trovare il luogo ideale per co-

noscere e praticare il calcio.All’interno della squadra, l’associato trova persone, mezzi, attrezzature, abbigliamento e soggetti attivi che collaborano incessantemente per aiu-tare gli sportivi e i creativi a dare sfo-go alle loro potenzialità.La nostra Associazione, come da in-tenzioni dei soci fondatori e da pro-grammi, è diventata un centro crea-tivo, sportivo e culturale, in cui ci si confronta, si pratica lo sport, si stu-diano nuove forme di espressione e, soprattutto, i talenti hanno la possibi-lità di emergere.Dicendo nostra intendo dire di Len-tella, perché l’idea originaria era ap-punto questa, di riservare la parteci-pazione solo ai nostri compaesani nei ruoli di dirigenti e giocatori.La dirigenza lentellese ha retto agli ostacoli, ma purtroppo, si è dovuto rivedere questa sorta di autarchia cal-cistica poiché nel corso di più di una riunione tecnica e organizzativa della squadra nell’estate scorsa molti dei giocatori su cui si faceva affidamento a occhi chiusi si sono persi per strada, altri hanno scoperto che la loro pas-sione non era poi così forte come cre-devano, altri ancora hanno preferito un’esperienza con squadre di catego-

ria superiore, alcuni han-no dovuto lasciare per cause di famiglia, di stu-dio e di lavoro... insom-ma, ben presto abbiamo dovuto allargare le porte e far passare anche gli “stranieri” con un po’ di malinconia; questo per-ché, in una società come quella attuale in cui qualunque tipo di fron-tiera sembra veramente

aperta a tutti, ritengo sia importante avere una propria piccola realtà in cui identificarsi, un qualcosa che affondi le proprie radici nel paese e nel tessu-to sociale da cui proveniamo ed in cui viviamo, e penso che questo qualcosa possa essere, nel suo piccolo, anche l’ A.s.d. Lentella. Determinati nel voler costituire una squadra di calcio per il nuovo anno degna del nostro paese, una volta tro-vati i giocatori abbiamo dovuto rime-diare un campo, ma il nostro comune non disponeva di un impianto regola-mentare, per cui siamo stati costretti a emigrare e giocare a Fresagrandi-naria! Per questa ospitalità dobbiamo ringraziare l’amministrazione comu-nale fresana, però noi poveri lentel-lesi giochiamo le partite casalinghe in territorio “nemico” e veramente ci sentiamo più stranieri noi delle squa-dre avversarie che vengono in tra-sferta; mai abbiamo sentito il campo di Fresagrandinaria come veramente nostro, e in effetti è un campo che non ci ha mai portato molta fortuna! Almeno per quanto riguarda gli allena-menti siamo tranquilli fra le mura ami-che di Lentella, nel mitico campetto dei Colli, ormai purtroppo in disuso ma con una lunga storia alle spalle, specie se si ripensa al campionato scorso. In-somma un campo con una sua tradi-zione e una sua poesia che rimarran-no inimitabili. Anche se spostassero a Lentella San Siro o lo Stadio Olimpico, nel cuore della nostra gente ci sarebbe sempre un angolo per conservare l’in-delebile ricordo del campo sui colli. Proprio in quei giorni di luglio tra il ri-solvere i problemi organizzativi e quel-li burocratici non dimentico le corse frenetiche; eravamo in forte ritardo su tutto, il termine ultimo per le iscrizioni

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da Lentella

era in agguato, e temevamo fortemen-te la beffa finale, aver sistemato tutto ed essere magari esclusi dal campio-nato per un ritardo nella consegna dei documenti necessari. Non dimentico momenti in cui sembrava fossimo co-stretti a lasciar perdere tutto, in cui spuntava sempre qualche difficoltà imprevista a metterci i bastoni tra le ruote. Sono state giornate veramente impegnative, ma c’era in noi un entu-siasmo davvero incrollabile per questa iniziativa in cui credevamo fortemen-te, e l’entusiasmo è stato sicuramente la molla che ci ha aiutato. Alcuni possono pensare che il Presi-dente goda di qualche privilegio, ma voglio subito smentire queste convin-zioni; si tratta di una carica che non da’ vantaggi di alcun tipo, in compenso il Presidente di una squadra di seconda o terza categoria è spesso quello che lavora più di tutti, quello che oltre a non guadagnare deve anzi rimetterci soldi propri, quello su cui puntual-mente si scaricano tutte le responsa-bilità, quello che si deve preoccupare di tenere unita la squadra nei momen-ti difficili, quello che fa da portavoce e si espone in nome degli altri!Una cosa ci risulta strana, la scarsa partecipazione alle riunioni dell’as-

semblea dei soci. L’ultima c’è stata qualche giorno fa con l’approvazione del bilancio 2008/2009. Purtroppo l’ap-provazione del bilancio, adempimen-to contabile obbligatorio, viene con-siderato da molti semplice formalità. Eppure è questo uno dei momenti più importanti della vita associativa in cui si fa il punto della situazione sulla stagione passata e si fa una previsione di quello che viene pro-grammato per il futuro imminente. È questo il momento in cui si discute dei problemi che l’associazione deve affrontare e si invitano tutti a parte-cipare per trovare soluzioni possibili. Se i soci dell’A.s.d. Lentella avessero partecipato tutti a quell’assemblea oggi sarebbero venuti a conoscenza di quanti sacrifici i dirigenti, l’allena-tore e i giocatori fanno e dei problemi economico-finanziari che l’associa-zione ha vissuto e che sta vivendo. Beh, si può dire con soddisfazione che l’ultima assemblea nonostante i pochi presenti è stata animatamen-te partecipata, in quanto i pochi ma coraggiosi presenti hanno fatto delle proposte in merito soprattutto alla raccolta dei contributi pubblici e pri-vati, ed è stato veramente interessan-te per i soci capire chi e in che misura

ci sponsorizza, naturalmente tengo a precisare che è soprattutto grazie ai nostri sponsor se riusciamo ad anda-re avanti. Ci auguriamo sempre qual-che contributo in più da parte dei vari Enti pubblici, in particolare del nostro Comune, e uno sforzo maggio-re dalle aziende del territorio e non solo, con la consapevolezza della crisi economico-finanziaria nazionale ed internazionale che ha colpito anche il nostro territorio. Nel corso di questi tre anni il cam-pionato ha valicato il semplice aspet-to sportivo ed è diventato ormai una vera tradizione, vorremmo sia quasi una festa popolare al livello della sa-gra della Porchetta o delle Feste Pa-tronali, che per il nostro paese sono ormai delle istituzioni, vorrei dire delle esigenze irrinunciabili.Ci aspettiamo e invitiamo per questo gente pronta a collaborare con la diri-genza, motivata dalla passione per il calcio, che possa apportare idee nuove e se ci sono le critiche ben vengano a patto che siano costruttive. Chi rispon-de a queste caratteristiche potrà esse-re un elemento positivo all’interno di un gruppo, e quindi sarà un personag-gio gradito nell’ambito del Calcio. Forza A.s.d. Lentella!

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supposte informatiche

In questo articolo impareremo a usa-re Mozilla Firefox, uno dei browser più usati per navigare su internet. La stragrande utenza di Windows usa In-ternet Explorer (d’ora in poi I.E.) senza sapere che esistono alternative miglio-ri sul web. Al momento i browser, cosi si definiscono i programmi per navi-gare su internet, più quotati sono oltre a Firefox: Microsoft Internet Explorer che trovate pre-installato sul vostro PC, cosa che non accadrà più con il prossimo Windows 7 poiché Microsoft è stata costretta dalla corte Europea a permettere di scegliere quale browser usare, Google Chrome ancora acerbo e con molti bachi ma velocissimo e infi-ne Opera, giunto alla versione 10 so-lido e veloce ma poco usato. Innanzi-tutto vi chiederete perché smettere di usare il solito I.E., ci sono diversi mo-tivi: Firefox è un sistema open source che è sviluppato da volontari di tutto il mondo, disponibile a costo zero sul sito ufficiale http://mozilla-europe.org/it/firefox/; è un applicativo veloce, si-curo è innovativo e in pochi anni dalla sua nascita è diventato il browser più usato e imitato al mondo, secondo per utenti solo a I.e. iniziamo! Andiamo su http://mozil-la-europe.org/it/firefox/ e cliccate su “download gratuito” e scaricate l’instal-ler sul desktop. Una volta fatto chiude-te I.E. cliccate sull’installer e partirà la semplice istallazione guidata che dopo pochi step vi porterà ad avere Firefox istallato sul PC. Prima di terminare l’installazione, la procedura guidata in-vita l’utente a importare i dati (opzioni, preferiti, cronologia, password, ecc.) da I. E. Se si desidera, si può scegliere di non importare nulla. Infine vi sarà chie-sto se volete che Firefox sia il browser predefinito con cui andare su internet, rispondete di sì. Comunque se sarete insoddisfatti di Firefox avviando I.E. vi sarà fatta la stessa domanda e potrete tornare alla vecchia soluzione.Consigli utili peR iniziaRe Se vo-

gliamo che Firefox si apra su una pa-gina preferita all’avvio andiamo su “Strumenti – Opzioni – Principale” e inseriamo dentro “Pagina iniziale” l’indirizzo del nostro sito preferito. Fatto questo cliccando sull’icona a forma di casa saremo reindirizzati sulla pagina iniziale da noi impostata detta anche home page.il segnalibRo Per salvare i nostri siti preferiti senza ogni volta doverli digitare appena connessi sul sito che vogliamo memorizzare: clic sull’icona a forma di stella nella barra degli indi-rizzi. Firefox aggiungerà il sito ai tuoi segnalibri e potrai ritrovarlo senza difficoltà cliccando su segnalibri. Una volta creato un elenco consistente di segnalibri, mantenere traccia di tutti questi siti può essere complicato. Per mantenere l’ordine possiamo asse-gnare delle etichette ai siti che inse-risci nei segnalibri: fai un doppio clic sull’icona a forma di stella e potrai in-serire le tue etichette e creare cartelle dove salvarle.siCuRezza! Una tecnica frequente dei truffatori che operano sul Web è di creare falsi siti, noti come attacchi phi-shing, che cercano di farsi passare per il sito della vostra banca, dei vostri ne-gozi di shopping online, ecc. Per sco-prire se il sito che si sta visitando corri-sponde al sito che dice di essere basta un clic sull’icona a sinistra nella barra degli indirizzi per verificarne l’identi-tà. Possiamo avere quattro risultati con una figura che va dal colore verde, il più sicuro, al rosso il peggiore! Firefox non è perfetto quindi controllate che sia sempre aggiornato all’ultima ver-sione. Andate su “Aiuto – Controlla gli aggiornamenti”. Se la ricerca ha esito positivo, installate l’aggiornamento!

Componenti aggiuntivi

Esistono molti programmi aggiunti-vi sviluppati per Firefox, che potete scaricare gratuitamente per realizza-re praticamente qualunque funzione immaginabile. Andate in “Strumenti – Componenti aggiuntivi” per aprire la Gestione dei componenti aggiun-tivi. Cliccate su “Esplora” e verran-no visualizzati alcuni componenti aggiuntivi consigliati con tanto di valutazione espressa dagli utenti. Po-tete fare una ricerca di quello che vi interessa scrivendo semplicemente

l’argomento; ad esempio con “Posta” vi verranno mostrati i componenti aggiuntivi per controllare la posta in tempo reale mentre navigate. un consiglio: se scaricate spesso istalla-te DownThemall, un applicativo che permette di fare download multipli e mettere in pausa gli stessi per rico-minciare quando si vuole.motoRi di RiCeRCa Firefox inclu-de la possibilità di usare il motore di ricerca preferito senza dover aprire una nuova finestra, lo troviamo sulla destra della barra degli indirizzi, clic-cando sull’icona possiamo cambiare il motore passando ad esempio da Google a Yahoo oppure a Wikipedia se dobbiamo fare una ricerca.CRonologia Per controllare i siti vi-sitati basta cliccare su “Cronologia – Visualizza la cronologia”. Se vogliamo cancellare ogni traccia dei siti visitati, basta andare su “Strumenti – Cancel-la cronologia recente” dove possiamo scegliere se cancellare le ultime due ore o tutta la storia dei siti visitati. Questa è una breve panoramica delle funzionalità di Firefox per saperne di più andate sul sito ufficialehttp://www.mozilla-europe.org/it/Alla prox!

lA VolPedi internet!daniele roberti – [email protected]

Comandi veloCi da tastieRa

Aumentalo zoom

Riducelo zoom

Apre unanuovascheda

Chiude una scheda

Riapre una scheda chiusa

Sposta il cursore sulla barradegli indirizzi

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il Cingolo culturale - Libri da comodino

la chimeraSebastiano Vassalli, Einaudi (1° edizione 1990, premi Strega e Campiello), 308 pagine, 11 euro

«Per cercare le chia-vi del presente, e per capirlo, bisogna usci-re dal rumore: andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla; ma-gari laggiù, un po’ a sinistra e un po’ oltre il secondo cavalcavia,

sotto il “macigno bianco” che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fat-to». (dalla Premessa)

Antonia è una bambina frutto di un adulterio e per questo abbandona-ta all’ingresso di una Casa di Carità. Adottata da una modesta famiglia, crescerà intelligente e di buoni senti-menti ma, a causa di diverse vicende, sarà oggetto della superstizione e del-la maldicenza della folla: di pagina in pagina, infatti, questa “chimera” in-colpevole diventa “strega”, sulla base di voci, intrighi, assurdità, calunnie, pettegolezzi di comari un’ossessione che finisce per sovrapporsi alla real-tà fino a diventare essa stessa realtà: ascoltati i testimoni, infatti, Antonia viene imprigionata, interrogata e tor-turata. Emesso il verdetto finisce bru-ciata al rogo, festeggiata dagli abitanti come ad una festa paesana. Emergono in questo romanzo la rabbia, la malin-conia, la follia, la solitudine e il senso dell’insensatezza di tutte le cose ac-cadute; una concezione pessimistica della storia, che è vana, inutile e non insegna nulla all’uomo. Per di più, il ‘600 che fa da sfondo è un secolo assai religioso ma drammaticamente senza Dio, senza provvidenza, senza carità, altruismo e misericordia, senza «co-lui che è l’eco di tutto il nostro vano gridare, che molti tra noi viventi sen-tono il bisogno di proiettare là dove tutto è buio, per attenuarne la nostra paura».

Giulio Giarrocco

era l’anno delle ghiandeGiampiero Carolla, Ibiskos editrice, 288 pagine, 12 euro

Abbiamo un bravo autore di romanzi vicino casa e non lo sapevo. Il suo nome è Giampiero Carolla, nato a Be-nevento e residen-te a San Salvo, il suo libro si intitola “Era l’anno delle

ghiande” scritto già qualche anno fa ma di cui non ne avevo mai sentito parlare, per questo volevo farvelo conoscere. È un romanzo d’amore, ma che racchiude in se la storia di una malattia, di quelle che ormai potremmo de-finire all’ordine del giorno, cioè di un tumore. Da questa malattia l’autore è riuscito a far trasparire, nel ricordo, tutto l’amore possibile di un marito verso la moglie malata e con un figlio pic-colo. Si intreccia una nuova storia d’amore di lui (dopo la morte di lei) non voluta, non cercata, ma capitata così per caso. Una storia d’amore con la A maiuscola non facile da vivere, che si conclude con la scelta da par-te di lei di non far continuare questo amore annullandosi completamen-te. Sarà la figlia di lei a far riemer-gere questa storia d’amore scoperta per caso da un diario lasciatogli da lui. È un romanzo che ti appassiona, romantico e triste allo stesso tempo, scritto con delle ripetizione che non risultano affatto pesanti. Quando l’ho finito di leggere ne sono rima-sta affascinata ed appagata, e quan-do un autore riesce a trasmetterti questo vuol dire che il libro merita di essere letto.

Giordana D’Achille

breve trattato sulladecrescita serenaSerge Latouche, Bol-lati Boringhieri, 135 pagine, 2008, 9 euro

Breve saggio del do-cente di Economia francese che propone

la decrescita come alternativa al mo-dello di sviluppo occidentale. “Non è la crescita negativa. Sarebbe meglio parlare di “acrescita”, così come si parla di ateismo. D’altra parte, si trat-ta proprio dell’abbandono di una fede (quella dell’economia, del progresso e

dello sviluppo). Se è ormai riconosciuto che il perseguimen-to indefinito della crescita è incom-patibile con un pianeta finito, le conseguenze (pro-durre meno e con-sumare meno) sono invece ben lungi dall’esse-re accettate. Ma se non vi sarà un’inversione di

rotta, ci attende una catastrofe ecolo-gica e umana. Siamo ancora in tem-po per immaginare, serenamente, un sistema basato sulla logica della de-crescita”. Questa idea sarà ostacolata dalla cultura occidentale degli ultimi tre secoli, ma bisogna convincerci che esiste un’alternativa allo spreco, un modello di vita più facile, felice e divertente. La sola regola è la gioia di vivere. L’autore propone soluzioni semplici come l’eliminazione dell’usa e getta e del trasporto per km di beni. “Basta comprare diversamente. Non c’è inceneritore che tenga. Il miglior rifiuto è quello non prodotto”.Le prossime catastrofi naturali po-trebbero essere non solo pedagogiche come la mucca pazza e Chernobil (ri-spetto a cui spero non si torni indie-tro). È necessaria una rivoluzione culturale, che parta dalla rifondazione della politica.

Pina Colamarino

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il Cingolo culturale racconta

La sconosciutadi Daniele Roberti

Come al solito ero in ritardo. Antonino e gli altri mi aspet-tavano nel centro storico del paese per le 15, mentre cam-minavo a passo svelto, pensavo a una scusa da inventare per quando sarei arrivato. Passata la piccola piazza, dove gli operai erano intenti a montare le luci e il palco per la festa dei Santi patroni, mi addentrai nei vicoli stretti del paese vecchio e cominciai a sentire le voci del gruppo di amici che si apprestavano a preparare la mostra conta-dina. La prima persona che incontrai era proprio il mio vecchio amico, che mi accolse con il solito sorriso beffar-do. «Era ora! Ti sei perso?» mi disse porgendomi una bu-sta piena di arnesi che sembravano far parte più di una mostra di tortura medievale che di attrezzi agricoli del primo 900. Non mi diede tempo neanche di aprir bocca che, indicandomi dove andare, mi disse «Vai da Elena e dille che queste vanno etichettate!» «Agli ordini coman-dante!» risposi mettendomi sull’attenti. M’incamminai nella direzione indicata osservando le case ai lati del pic-colo vicolo, che erano ormai tutte disabitate e lasciate al loro triste destino. Passando dinanzi a una delle suddette notai una luce, ero convinto che non vi abitasse più nes-suno, probabilmente mi sbagliavo, magari qualche turi-sta era in vacanza dalle nostre parti. Avvicinandomi vidi, attraverso la porta finestra, una ragazza mai vista prima intenta a stirare. Bellissima, folti e ricci capelli neri ne incorniciavano il viso, dove occhi verdi risplendevano. Indossava un vestito di altri tempi con una gonna lun-ga che scendeva fino quasi a sfiorare il pavimento che ne metteva in risalto le forme generose. Sembrava tan-to indaffarata da non essersi accorta della mia presen-za. Quando improvvisamente cominciò a spogliarsi. Ero impietrito di fronte quella visione e senza rendermene conto mi avviai verso di lei, quando un colpo sulla spal-la mi fece sobbalzare, «Ue sei rimasto imbambolato? Ma che stai guardando?» mi girai verso il mio disturbatore facendogli cenno di stare zitto. A fissarmi c’era Elena che mi guardava stranita, mi girai di nuovo verso la casa ma la ragazza era scomparsa e la luce spenta. «Allora? Che hai?» «Niente» le risposi, quindi mi afferrò per un brac-cio e mi trascinò nella vecchia cantina, dove tutti si erano riuniti per catalogare gli attrezzi. In breve tempo si fece sera e spuntarono le prime bottiglie di vino, mentre era in atto una discussione, su non ricordo quale argomento, mi allontanai alla chetichella con un gran giramento di testa causato dall’abuso del nettare, cercando un posto dove urinare, mi trovai a farla proprio di fronte la casa della visione paradisiaca, appena finito, mi avvicinai alla por-ta finestra e appoggiandomi a essa sbirciai attraverso il vetro, ma era troppo buio per riuscire a vedere qualcosa. La porta si aprì improvvisamente sotto il mio peso e mi ritrovai praticamente catapultato all’interno della stanza, un tempo doveva essere una cucina, ma sembrava disabi-

tata da anni, la polvere e la sporcizia ne ricoprivano ogni angolo, al centro c’era un vecchio ferro da stiro a braci. Mi sembrava assurdo che al giorno d’oggi qualcuno potesse usare ancora quell’arnese, inoltre ricordavo che c’era luce elettrica mentre nella stanza non c’era segno di presenza di lampade. In fondo intravidi delle scale che conduceva-no al piano superiore, giunto alla soglia ero indeciso se salire, una parte di me voleva rivedere la bella giovine, mentre l’altra urlava di scappare via, mi sentivo come il protagonista di un film horror di serie b che si comporta-va nel modo più suicida possibile. Mentre salivo le scale, pensavo che sarebbe stato ora di farla finita con l’horror. Giunto al piano superiore, mi trovai di fronte un enorme letto matrimoniale ricoperto di drappi che coprivano la fi-gura che supina giaceva sul letto. Mentre mi avvicinavo, cercavo di dare una spiegazione razionale alla situazione in cui mi trovavo, ma la voglia di vederla era superiore a tutti i segnali di allarme che il mio istinto mi mandava, spostai il drappo e un grido mi morì in gola. Riversa su-pina, su di un lenzuolo bianco ricoperto di macchie scu-re, giaceva un essere dalla forma vagamente femminile, il corpo era gonfio a tal punto che la pelle bianchissima sembrava essere lì per strapparsi, del sangue fresco le colava dalla bocca e dalle orecchie riversandosi sulle len-zuola, e solo l’odore nauseabondo che proveniva dal quel corpo sgraziato riuscì a scuotermi. Cercando di non far rumore arretrai da quella visione orribile, ogni minimo scricchiolio prodotto mi sembrava assordante, giunto alla porta, trattenei il fiato, afferrai la maniglia e la spinsi ver-so il basso. La porta sembrava bloccata. Poi mentre il pa-nico prendeva possesso del mio corpo, sentii un rumore di passi diretti verso le scale, provenire dal piano superio-re. Ero paralizzato con le spalle contro la porta, aspettavo di vedere comparire la figura spaventosa, quando vidi far capolino un piede femminile, poi il resto del corpo sta-tuario della ragazza. Mentre scendeva, teneva gli occhi fissi su di me e sorrideva. Giunta a pochi centimetri mi cinse il collo con le braccia e comincio a baciarmi, poi sentii come una puntura sul collo e le forze man mano vennero a mancarmi, mentre mi accasciavo a terra, la ve-devo rannicchiata su di me e sentivo un forte risucchio. Mi svegliai seduto sull’uscio esterno della casa, subito mi portai le mani al collo senza trovare niente di strano, mi alzai in piedi a fatica e barcollando per poco non misi un piede in una chiazza di vomito. Dovevo aver bevuto troppo ed ero collassato lì davanti, con incubo annesso. Decisi di non far parola con nessuno del mio trip e mi riunii alla compagnia. Ormai è passato quasi un mese e quando ci ripenso, mi viene da ridere, anche se al dire il vero qualche effetto negativo l’ha avuto, non riesco più a bere alcolici e l’acqua non placa ormai la mia sete, non so, è come se avessi bisogno di qualcos’altro...

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tempolibero

s iamo vicini dal Natale e tutto in-torno a noi ha già preso da molto le caratteristiche del periodo na-

talizio. Siamo tartassati da una pub-blicità che non fa altro che proporci il regalo migliore da fare; e così “quale sarà il regalo migliore?” diventa qua-si per tutti l’interrogativo esistenziale. Un regalo può avere tanti significati in base al valore che gli diamo e cercare quello giusto per una persona diven-ta una vera fatica! Ma il gioco vale la candela? Davvero un oggetto materia-le può esprimere (o a volte sostituire) un sentimento? I fanatici forse non lo ammettono per apparire più giusti moralmente, ma ritengono che un re-galo più costoso, più appariscente sia necessario da fare a una persona a cui teniamo. E così si inizia tempo prima a pensare cosa possa piacere di più a lui

o a lei, senza farsi peso del costo del re-galo che diventa secondario se questo significa averlo trovato. All’improvviso quindi ci si ritrova immersi in corridoi di vetrine rosse, famosi ritornelli nata-lizi inglesi (di cui non se ne può più!), commesse travestite da Babbo Natale che sono sempre prontissime a presen-tarti l’interminabile elenco di potenzia-li doni, e tutto questo accompagnato da quell’ansia angosciosa che il tempo a disposizione è quasi finito; quindi ci si lascia convincere da negozianti, i quali per la loro logica del profitto (e nient’al-tro che quella!) propongono sempre come il regalo più adatto quello più co-stoso. In quel momento si è disposti a spendere qualsiasi cifra, accecati dalla mania natalizia che coinvolge un po’ tutti intorno a noi. Conseguentemente dopo Natale l’angoscia, la tipica ansia

un regAlo dA FAreValentina sciascia – [email protected]

da regalo inizia a scemare, e ci si ac-corge che lo stesso è successo anche al nostro budget. E così iniziano a sorge-re alcuni dubbi... ma è valsa davvero la pena spendere tanto? D’altra parte ci sono persone che di ciò non si preoc-cupano mai perché vivono credendo in una sana e rara filosofia, cioè che ba-sta il pensiero. Ma quelli che la pensa-no così sono davvero pochi e se anche qualcuno c’era, l’influenza circostante ha avuto il sopravvento e ci si omologa alla massa di spendaccioni. Ed è inevi-tabile poi che accendendo la tv si senta parlare di miliardi di euro spesi dalla popolazione mondiale che se ne frega che a Natale bisogna essere tutti più buoni e al massimo per apparire tali fanno un sorriso (che non costa niente) ma sono sempre restii a cedere qualco-sa in beneficenza. Ma un regalo si sa, non può sostituire un sentimento; è solo una forma diversa per dire a chi è vicino a noi che le vogliamo bene e non dovrebbe avere più valore di una frase o dei gesti di affetto; anzi sono questi ultimi che dovrebbero valere di più.

saLute. Siamo sempre più infor-mati sulla nostra salute e per molti di noi la strada più breve per capi-re “cosa” c’è che non va, non è un colloqio con il nostro medico, ma una sbirciatina (di ore e ore...) su Google.Ma sappiamo veramente cosa e dove cercare? Un primo aiuto è verificare l’attendibilità del sito: Health On the Net Foundation da anni ormai ci viene incontro certificando siti e blog che si occupano di salute. Cercate sempre il codice “honcode” prima di addentrarvi nella lettura, oppure in-stallate un comodo plugin per Firefox che fa tutto da solo: hon toolbar.

TechTipsValentino giammichele – [email protected]

studiate L’ingLese! wordahead.com è un valido sito per fare un po’ di language training.È un video-vocabolario divertente e facilissimo da usare anche per i piccoli. Stupirete tutti quando una sera d’inverno vi troveranno comoda-mente sul divano a guardare la BBC tenendo d’occhio le quotazioni su Bloomberg.TV.It’s Economy Stupid!

confLitti storici Gli appassio-nati di storia non possono perdersi questo: “conflicthistory.com”.È una mappa visiva (tipo Google Earth) dei conflitti dal 3000 A.C. a og-gi (purtroppo...), con richiami storici e link su Wikipedia per ap-profondire.

Consigliato al 95% degli studenti italiani, che, non si sa perché, non hanno mai studiato il ‘900.Ma che scuola è?!Io per esempio non ho mai ben capito come le guerre in Iraq... e in Africa... e...

viaggi e isPirazioni Volete spe-rimentare un viaggio lisergico senza danni per il vostro cervello, o magari cercate ispirazione per il ricamo del centrino per il televisore?(ma a che serve? non l’ho mai capito, boh).“repper.studioludens.com”, fatene un uso moderato e consapevole e comunque io non rispondo di nulla, anzi troverete la liberatoria in allega-to. Ho già pronto l’avvocato tié!

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la data03.12.1984la data03.12.1984la datal a storia di questa data è ambien-

tata in India; a Bhopal per esser precisi, capitale dello Stato del

Madhya Pradesh. Ma la sua origine è più lontana: gli USA. Qui ha la propria sede la Union Carbide, gigante inter-nazionale della chimica con un passato glorioso alle spalle. Fondata nei primi del ‘900, ha messo lo zampino nella storia americana; nella Grande Guerra erano di sua produzione le corazze dei carri armati alleati e le maschere a gas usate in trincea, durante la seconda guerra mondiale collaborò all’ideazio-ne della bomba atomica. Dopo la guer-ra assorbì decine di imprese e con circa 500 centri di produzione e 130 filiali in 50 Paesi divenne una delle più impor-tanti multinazionali statunitensi. I suoi prodotti spaziavano dai gas per l’indu-stria petrolchimica alle leghe d’acciaio, dai concimi alle buste di plastica pas-sando per il silicone per uso chirurgico e i diamanti sintetici.Fiore all’occhiello della UC erano i labo-ratori. In uno di questi tre giovani ricer-catori vennero incaricati di sintetizzare l’antiparassitario perfetto: capacità di sterminare un’ampia gamma di insetti e rispettoso di tutte le norme di sicurez-za per l’ambiente e l’uomo. Era il 1954 e il DDT era stato da poco bandito per i suoi effetti nocivi sulla salute. Dopo tre anni di lavoro nacque il Sevin: era così rispettoso di tali norme che nei manife-sti pubblicitari un dirigente dell’UC ne assaggiava qualche granulo. Il Sevin era frutto della combinazione tra una mole-cola di isocianato di metile (abbreviato MIC, già derivante da altre reazioni) e l’α-naftolo. Il MIC è uno dei componen-ti più letali mai prodotti dall’industria chimica. Gli esperimenti sui topi non furono mai pubblicati; solo il suo vapo-re è in grado di distruggere l’apparato respiratorio e bruciare (nel vero senso della parola) gli occhi e i pigmenti della pelle. Si tratta, inoltre, di una molecola altamente capricciosa: va conservata in-torno agli 0 gradi centigradi e il contatto con l’acqua o altre impurità potrebbe causare esplosioni devastanti.In India la UC aveva già 14 stabilimenti per la produzione dei beni più dispara-ti e nel 1962 rese pubblico il suo piano: aprire un centro di produzione del Sevin per aiutare (“Una mano per l’avvenire”

il titolo dell’articolo) l’India a non affo-gare nell’incubo della carestia (causata principalmente da scarse precipitazioni e parassiti). Lo storico incontro tra i fun-zionari del Ministero dell’Agricoltura e quelli dell’UC sancì l’acquisto immedia-to di 1200 tonnellate di Sevin (ancora da allungare in loco con sabbia o gesso, processo chiamato riformulazione) e l’impegno da parte del colosso ameri-cano per la costruzione di un centro di produzione nei cinque anni a venire.La scelta del luogo cadde su Bhopal, in una zona periferica a fianco all’Orya basti, una gigantesca baraccopoli abi-tata da gente poverissima proveniente dalle infestate campagne indiane. Tale agglomerato rappresentò per la futura fabbrica un importante bacino di ma-nodopera a basso prezzo. Di contro, per gli abitanti dell’Orya Basti anche il lavoro più umile all’interno della fab-brica significava un’elevazione nella società. I lavori durarono anni, duran-te i quali, però, era già attivo lo stabili-mento di riformulazione. I primi effetti collaterali si ebbero nel 1976 quando la contaminazione di una falda acquifera causò la morte di tutte le vacche e per-sino dei corvi e avvoltoi che banchetta-rono con le loro carcasse. La gente del posto protestò davanti ai cancelli della fabbrica e i possessori degli animali sa-cri vennero lautamente risarciti (certo il denaro non era un problema per la UC), mentre non furono presi provve-dimenti per la falda acquifera (cromo, mercurio, nichel, cloroformio e benze-ne sono solo alcune sostanze riscontra-te nell’acqua). I lavori nel frattempo terminarono e la produzione vera e propria cominciò nel 1980. All’entusia-smo dei primi due anni, però, suben-trò presto lo sconforto per le pessime vendite dei prodotti: senza piogge abbondanti il solo pesticida era ineffi-cace. Già alla fine del 1982 ci furono i primi licenziamenti. Nel 1983, invece, la produzione venne sospesa a tempo indeterminato e i pochi operai rimasti furono impiegati nelle mansioni a loro più estranee. La logica dell’abbatti-mento dei costi fissi portò nell’autun-no dell’83 alla completa disattivazione dei sistemi di sicurezza secondo l’idea che in una fabbrica “spenta” non ci fosse niente da proteggere. Ma nelle

tre vasche (non più) refrigerate riposa-vano varie tonnellate di MIC (violando le più banali regole di sicurezza). Le rare ispezioni dei dirigenti americani portarono alla luce centinaia di viola-zioni, ma nulla cambiò. Si arrivò così al 2 dicembre 1984 quando uno sprovve-duto addetto alla manutenzione avviò la pulizia delle tubature immettendovi acqua a forte pressione. L’acqua, così, arrivò alle vasche contenenti il MIC. Era da poco passata la mezzanotte.A Bhopal la notte tra il 2 e 3 dicembre si festeggiava una ricorrenza religiosa e la gente era fuori dalle abitazioni. L’esplo-sione che si verificò sprigionò una nube tossica contenente i vapori del MIC; tali vapori avevano un peso specifico maggiore dell’aria e formarono sacche a bassa quota. Chi respirò quel veleno morì all’istante tra orribili spasmi, con il sistema nervoso distrutto e la massa cerebrale invasa da un muco giallogno-lo; stessa sorte per i polmoni. Non si è mai arrivati a una stima ufficiale, ma le vittime vanno dalle 15.000 alle 30.000. Nei giorni seguenti i cadaveri presenti in quantità enormi per le strade furono bruciati perché nelle fosse comuni non c’era più posto, o non c’era il tempo per scavarle. La UC si rifiutò di rivelare alle autorità indiane le specifiche chimiche del MIC e non fu possibile sommini-strare un antidoto. Le vittime furono per la stragrande maggioranza poveri e abitanti delle varie baraccopoli.Oggi si contano circa mezzo milione di persone con danni gravi alla salute perché si continua a bere acqua conta-minata e a respirare quell’aria. La UC è fallita e la società che ha comprato la ex-fabbrica rifiuta di accollarsi le spese di dismissione degli impianti. Green-peace rivela che ci sono aree nel peri-metro della fabbrica nelle quali si può sostare solo per qualche minuto prima di perdere conoscenza. L’allora presi-dente della UC è tuttora latitante.

riferimentiMezzanotte a Bhopal, Domenique La Pierre e Javier Moro, Mondadori.http://www.greenpeace.it/bhopal/http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_Bhopal

Antonino dolce – http://pensierosso.blogspot.com – [email protected]