Il Brivido Sportivo Stadio Fiorentina-Bologna del 07.10.2012

STADIO

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7 ottobre 2012

Attenti al Gila, che torna a Firenze da ex dopo 10 mesi

Antognoni ambasciatore della Champions

{ {Il personaggio L’evento

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Le parole dell’attaccante

viola Mounir El Hamdaoui

da pagina 10

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3Il Brivido Sportivo STADIO - 7 ottobre 2012 - FIOrenTInA Bologna

di AlESSANdro rIAltI

Non è un derby nel vero senso della parola però la gara con il Bologna of-

fre contenuti molto importanti. Primo perché la Fiorentina deve vincere, troppi pareg-gi, la sconfitta di San Siro e se tutto è stato comunque immerso nelle buone pre-stazioni della squadra que-sto non cambia la situazio-ne generale della classifica. Stando solo alla statistica la Fiorentina ha gli stessi punti di un anno fa, duran-te l’era Mihajlovic, ma con altrettanta franchezza non possiamo non rilevare che è profondamente diverso il clima che si respira attorno alla squadra. C’è l’ottimi-smo della società (basta rileggersi le recenti dichia-razioni dell’ad Sandro Men-cucci che ha parlato di un ritorno all’epoca più bella di Prandelli) e anche quello tra i tifosi e tra i giocatori. Però è anche vero che la necessità di vincere può di-ventare un’urgenza perico-losa. Cerchiamo di spiegar-ci: il Bologna è una buona squadra, ha un allenatore serio (che la Fiorentina aveva pensato di prende-re già qualche tempo fa), ha un centravanti che co-nosciamo benissimo e che sappiamo, nei momenti migliori, essere temibilis-simo; ha un altro ex viola avvelenato, sicuramente avvelenato, come Diaman-

l’editoriale

ti; ha un difensore (Natali) che se ne è andato un po’ deluso dall’offerta ricevuta dal club viola. E, principal-mente, ha una gran voglia di cercare di uscire dalla zo-na-rischio della classifica. Quindi Montella si troverà con la necessità di tornare al successo da una parte e dall’altra con il pericolo di vedere amplificati più i di-fetti che le qualità della sua squadra. Insomma se non è un derby ha sicuramente tutte le tensioni che gare del genere di solito com-portano.C’è poi da capire il più an-noso dei problemi: chi se-gna? Il dubbio ci sta atta-nagliando da molto tempo e presto dovrà trovare una risposta sicura. Almeno fi-no a quando non si riaprirà il mercato di gennaio. Ab-biamo avuto la possibilità di intervistare un giocato-re che di gol ne ha segnati tanti, Mounir El Hamdaoui. Lo riteniamo il primo can-didato a scendere in campo contro il Bologna sapendo

però che di rischiare Mon-tella non ha alcuna voglia. Ma se Aquilani resterà an-cora fuori, per il marocchi-no la strada resterà aperta. Nessuna certezza, ovvio, quindi anche Toni, Mati Fernandez e Ljajic verranno tenuti sui blocchi di parten-za fino all’ultimo minuto. Comunque si guardi que-sta resta una partita mol-to importante, una sorta di deviazione stradale per uscire dal ruolo di bella, simpatica ma incompiuta e magari svoltare sulla strada che porta decisamente in Europa. Siamo convinti peraltro che a questo match Firenze non mancherà. Ricordiamoci tutti l’enorme effetto posi-tivo portato al Franchi dal-la mega mobilitazione per la sfida con la Juve, quel ‘rumore’ mise in difficoltà anche una super squadra come quella bianconera. Dunque essere al Franchi per i tifosi viola vuol dire partecipare alla battaglia per il successo.

LA SFIDA CON IL BOLOGNA CROCEVIA DECISIVO

PER USCIRE DAL RUOLO DI BELLI MA INCOMPIUTI

Supplemento al n. 32de Il Brivido sportivo

direttore responsabileMichela Lanza

consulente editorialeAlessandro Rialti

editore e pubblicitàSalvini Editore srl

[email protected] e impaginazione

Manuela Ranfagni [email protected]

Stampa Grafiche Cappelli - Sesto F.noFoto La Presse

Hanno collaboratoAlessandro Rialti, Michela Lanza,

Alessandro Latini,Ruben Lopes Pegna,

Giampiero Tosi, Duccio Magnelli, Luca Capanni, STADIO

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4 Il Brivido Sportivo STADIO - 7 ottobre 2012 - FIOrenTInA Bologna

IL personaggiodi AlESSANdro lAtINI

Tre anni e mezzo non si dimenticano facilmente, specie se ti presenti a sfi-

dare la tua ex squadra da vice capocannoniere del campio-nato e proprio nel momento in cui i tuoi ex tifosi si logo-rano il fegato perché davanti manca uno come te. Strano scherzo del destino, ma la storia di Alberto Gilardino e la Fiorentina dice proprio questo. L’addio non è nem-meno poi troppo datato, per-ché nel calcio dieci mesi sono niente. Di cose, però, ne sono cambiate tante. La Fiorentina adesso è una squadra di cal-cio e, seppur con la lacuna del centravanti, piace e con-vince gara dopo gara. Il Gila invece ha riacceso d’improv-viso la luce. Sono bastate po-che settimane di cura Pioli e gli assist di Diamanti per ren-derlo uno dei centravanti più prolifici del campionato. Il Bologna gode, a Firenze non è raro imbattersi in qualcuno che pensa: “Se fosse rimasto, quest’anno avrebbe fatto pa-recchio comodo”. Il pensiero è piuttosto diffuso, un po’ perché quel bomber con la faccia triste ha lasciato un bel

Il bomber di Biella torna a Firenze dopo 10 mesi. E in città c’è chi lo rimpiange

ATTENTI AL GILA: TRA RICORDI ED EMOZIONI ANCORA TANTA FAME DI GOLricordo e un po’ perché que-sta sua seconda giovinezza avrebbe fatto davvero como-do a Montella. Ma tant’è, oggi l’allenatore viola dovrà fare di tutto per non farlo segnare.IMPATTO DEVASTANTE. Al-berto dunque torna a Firenze da avversario, dopo 143 pre-senze e 59 gol in maglia viola. L’emozione sarà inevitabile soprattutto per lui, che al Fran-chi è tornato grande dopo che al Milan non aveva convinto troppo nonostante i 44 gol in 132 gettoni di presenze con la maglia rossonera. E i tifosi non si sono dimenticati come si presentò nell’estate del 2008. L’impatto su Firenze fu deva-stante. Prima il gol di rapina nel preliminare di Champions

League contro lo Slavia Praga, poi il gol capolavoro in pieno recupero alla prima giornata di campionato contro la Juven-tus, con conseguente sviolina-ta sotto la Fiesole. La Fiorentina capì immediatamente di avere a che fare con un bomber di razza, che le coccole di Prandel-li e dei compagni di squadra ai tempi del Parma (Mutu, Frey e Donadel) avrebbero riconsa-crato e riconsegnato al calcio europeo. Il fatto che l’avversaria del primo gol in serie A con la maglia viola fosse la Juventus ha solo accelerato un processo che sembrò fin da subito natu-rale. La Fiorentina non aveva un centravanti così forte dai tempi di Toni e la società viola (Cor-vino in primis) ricevette larghi

consensi soprattutto grazie al suo ingaggio. La prima stagio-ne va in archivio con 25 gol all’attivo e con diversi record importanti. In seguito ad una doppietta alla Reggina rag-giunge quota 100 gol in serie A, ma quel che impressiona di più è il primato che colleziona qual-che settimana più tardi. Diven-ta il giocatore italiano ad aver segnato più gol nei primi 26 anni, precedendo elementi del calibro di Roberto Baggio e Gigi Riva. In mezzo alle soddisfazio-ni ecco anche il neo in quel di Palermo. Il pallone arriva in area da sinistra, Gilardino si avventa su di esso spinto leggermente da Dellafiore e con il braccio lo manda in rete. Morganti con-valida il gol fra l’incredulità del

Barbera, ma la Fiorentina poi legittimerà la vittoria con un grande Adrian Mutu. Nei giorni successivi scoppia però il puti-ferio, con Zamparini che chiede a gran voce una punizione per il bomber viola che poi verrà squalificato per due giornate tramite la prova tv.MAGICO ANFIELD. La seconda stagione a Firenze è probabil-mente la più emozionante, so-prattutto per le magiche notti europee vissute dalla truppa viola. Difficile, a livello gene-rale, scegliere un momento particolare di una stagione esaltante, ma per Gilardino la notte di Liverpool è sicura-mente la più significativa. Il gol vittoria in pieno recupero (che consentirà alla Fiorentina

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di chiudere il girone al primo posto) è probabilmente il pun-to più alto della recente storia viola. L’azione decisiva è ancora negli occhi di tutti: la fuga di Vargas sulla sinistra, il pallone che arriva preciso sui piedi del Gila e quella conclusione secca che prende in controtempo il portiere. Un’emozione incredi-bile perché insperata. Era già tanto aver passato il turno, figurarsi farlo da primi in clas-sifica, imbattuti nel girone e con il miglior attacco. In un’in-tervista di qualche tempo fa Gilardino lo ha definito come il gol più importante e signifi-cativo della sua carriera. Lo score del 2009-2010 racconterà alla fine di 19 reti messe a segno, 15 in campionato e 4 in Champions League. Il resto ci avvicina sem-pre di più al presente, con record su record ottenuti in maglia viola. Il 27 feb-braio 2011 mette a segno a Bari il duecentesimo gol da professionista (138 in serie A, 8 in Coppa Italia, 13 in Champions League, 5 in Coppa Uefa, 17 in Naziona-le, 19 nell’Under 21 di cui 4 alle Olimpiadi di Atene nel 2004). Infine, dopo

un gol contro il Catania (il qua-rantaquattresimo) entra nella top ten dei cannonieri della Fiorentina.LUCE SPENTA. La quarta sta-gione è quella della separazio-ne. Dopo una valanga di gol qualcosa si inceppa, anche per-

ché quando co-minciano a

circolare le voci di merca-

to vuol dire che

il rappor-to sta per

romper-si. Si

parla di mancanza di stimoli (il Genoa, ma ancora prima la Juventus, lo avevano cercato insistentemente), di un rinno-vo del contratto che non arriva e di un attaccante sempre più triste. Va in rete in Coppa Italia contro il Cittadella ad inizio sta-gione, ma dopo il gol contro il Bologna alla seconda giornata di campionato non riesce più a trovare la via della rete per diverse settimane. Con l’ap-prodo di Delio Rossi sulla pan-china viola la frattura diventa insanabile. L’allenatore esprime pubblicamente il suo pensiero e dà il benservito a Gilardino, spiegando di “non vedere più la luce negli occhi dell’attac-cante” e avallandone la cessio-ne. Battute a parte sulla frase dell’allenatore (diventata poi piuttosto celebre), in breve tempo Corvino riesce a tra-sferire al Genoa il giocatore per 8 milioni di euro. In Liguria segna solo 5 gol e non trova la sua dimen-sione. D’accordo con Preziosi decide di an-dare a Bologna, dove

lo stesso numero di reti lo ha realizzato in sole 5

partite. Oggi, con il ritorno a Firenze da avversario, il

cerchio si chiude davvero.

COSì PARLò IL GRANDE Ex: «NON DEvO PRENDERMI NESSUNA RIvINCITA»E’ vero che Natali e Diamanti sono due ex viola e che Pioli (oltre ad essere un ex anche lui) poteva essere al posto di Montella, ma il protagonista della sfida di oggi è solo lui, Alberto Gilardi-no. Nella settimana che ha preceduto questa partita in casa vio-la si è parlato di due cose: del problema della squadra nel tro-vare la via della rete e del suo ritorno da avversario. Il fatto che si presenti al Franchi dopo aver segnato 5 gol in 5 partite mette anche un po’ di timore al popolo viola, che quell’attaccante l’ha prima osannato e poi criticato per la scarsa vena realizzativa nell’ultimo periodo a Firenze. E Alberto non vede l’ora di scen-dere in campo. Non tanto per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, quanto per dimostrare che la sua carriera da calciatore non è ancora finita. Anche perché gli uomini con cui potrebbe avere un conto in sospeso, Pantaleo Corvino e Delio Rossi, alla Fiorentina non ci sono più. In ogni caso nessuna polemica, per-ché Gilardino non è cambiato e prima di sollevare polveroni ci pensa sempre due volte: «Non ce l’ho con Delio Rossi per aver detto che avevo perso il fiuto del gol, non mi devo prendere nessuna rivincita. Posso solo dire che ho pagato il fatto di aver forzato troppo il rientro dopo un infortunio. L’ho fatto per aiu-tare la Fiorentina». L’attesa però è di quelle importanti, anche perché a Firenze ha speso probabilmente i suoi anni migliori: «In viola ho passato tre anni e mezzo molto belli segnando 50 gol. Domenica ritroverò tanti amici a partire da Luca Toni». Ed a testimonianza del fatto che non si sente un giocatore finito (i numeri sono dalla sua parte) c’è sempre quel pensiero fisso che gli martella la testa: «La Nazionale? Non sento Prandelli da mol-to prima degli Europei. Ora penso solo al Bologna, anche se a 30 anni non rinuncio alla maglia azzurra e sarebbe molto bello giocare in coppia con Diamanti». Messaggio mandato forte e chiaro, Alberto Gilardino è tornato. Speriamo solo che oggi si prenda una pausa.

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Il personaggiodi mICHElA lANzA

Ci sarà anche la dolcissima Ali-ce Bregoli, moglie di Alber-to Gilardino, colei che per 3

anni e mezzo ha allietato con la sua semplicità e la sua bellezza acqua e sapone la tribuna delle lady viola dello stadio di Firenze. Non vuole assolutamente perdersi il ritorno di suo marito al Franchi per la prima volta da ex, ma soprattutto non vuole perdere l’occasione di saluta-re qualche amico nella città che ha imparato ad amare in fretta, perché piccola ma ricca di tutto quello che serve, bella, romantica e a misura d’uomo, lontana anni luce dalle me-tropoli dove lustrini e feste sono in-dispensabili per essere accettati nel jet set. E, per quanto riguarda lo stile di vita, non così lontana dalla ‘dotta’ Bologna, anch’essa città tranquilla, vivibile e mai caotica. Forse meno at-traente, sì, perché le bellezze artisti-che della culla del Rinascimento non è possibile trovarle altrove, ma asso-lutamente accogliente. Soprattutto per chi va costantemente alla ricerca di una vita privata silenziosa e paca-ta. Chi conosce bene la coppia giura che Alberto e Alice, infatti, si stiano trovando molto bene all’ombra delle Due Torri, così come a primo impat-to si trovarono bene a Firenze quan-do arrivarono nell’estate del 2008. MOGLIE E MAMMA. Alberto e Alice si sono conosciuti nel 2002 a Ma-donna di Campiglio e da allora non

GILA? GOL MA NON SOLO: E’ BEATO TRA LE DONNE

Sposato da oltre 3 anni con Alice, è padre di tre figlie… femmine!

si sono più lasciati. 10 anni di amore con la A maiuscola, nato da un col-po di fulmine e consolidatosi nel tempo. Fu l’attaccante di Biella, all’e-poca giovane ventenne, a rimanere folgorato dagli occhi di Alice («Ho voluta conoscerla per i suoi occhi, mi hanno folgorato, dicevano molto di lei – ha raccontato qualche tem-po fa ad un noto settimanale – poi con il tempo ho capito che donna è: sensibile, di carattere, estroversa. Fondamentale per la mia vita»). Co-sì, dopo sette anni di appassionante storia, i due sono convolati a nozze, quando però già avevano provato la gioia di diventare genitori. Infatti il 2 marzo 2008, quando Gilardino era ancora un calciatore del Milan, Alice ha dato alla luce la loro primogenita, Ginevra. Ginevra che, poi, il 5 luglio 2009 è stata testimone felice accanto a mamma e papà (nel frattempo diventato già bomber della Fiorentina) nel giorno della loro unione nel-la Chiesa di San Giacomo di Corte. I due si sono detti ‘sì’ a Santa Margherita Ligure ed è lì che hanno coronato il loro sogno d’amore, con un ricevi-

mento in un posto magico sul mare al quale hanno partecipato gli amici più cari, molti compagni di squadra di Alberto e anche il patron viola Andrea Della Valle. Così, nel giro di un anno poco più, la bella Alice, laureata in Economia e Commercio nel 2003, è diventata mamma e mo-glie, regalando il gol più bello a Gila, emozionato più che mai davanti alla sua piccola Ginevra («Essere padre è stupendo – le parole di papà Alber-to dopo poco il lieto evento – ti fa crescere come uomo»). E a propo-sito della piccola Ginevra, la signori-nella bionda e sorridente ha avuto la soddisfazione di salire in passerella a Pitti Bimbo. Infatti, all’età di 2 anni, in

braccio alla mamma, ha indossato abitini per la collezione Miss Bluma-rine Primavera/Estate 2010. Rigoro-samente a Firenze. LA TRIPLETTA ‘ROSA’. Dopo aver dato alla luce Ginevra e dopo le noz-ze, Alice ha espresso il desiderio di diventare per la seconda volta madre («Vorrei tre figli – disse al noto settima-nale nell’estate del 2009 – il prossimo ci piacerebbe averlo l’estate prossima dopo i Mondiali»). Detto, fatto. Dopo gli sfortunati Campionati del Mondo del 2010 in Sudafrica (a proposito, Gilardino, con 17 reti segnate in 47 partite, è il bomber ancora in attività più prolifico della Nazionale italiana, dopo Alessandro Del Piero volato in

Australia) Alberto e Alice hanno conce-pito il loro secondo figlio. Così, il 19 marzo 2011, nel giorno di San Giuseppe (la festa del papà), a Firenze è nata Gemma, un’altra femmina, per la gioia di Alberto sempre più uomo innamorato del-le sue donne. Ma ogni desiderio di Alice, è un ordine… così, vogliosa

di avere tre figli, è stata accontentata e – è storia recente – il 4 settembre scor-so, a Bologna, dopo appena quattro giorni dall’arrivo del bomber nella città emiliana, è nata la loro terza bambi-na di nome Giulia. «Felicissimi che la nostra Giulia sia nata a Bologna» hanno fatto sapere Alice e Alberto attraverso il sito ufficiale della società rossoblu. Non poteva esserci modo migliore per consolidare da subito il legame tra il neo bomber felsineo e la città di Bologna (qualcuno ha battezzato il lieto evento con titoli ad effetto come “il primo gol di Gila in maglia rossoblu”). E poi, la ciliegina sulla torta, i suoi primi (veri) 5 gol in 5 partite… Meglio di così, non poteva andare. Insomma per Alice e Gila è arrivata una ‘tripletta’ di femmine e Alberto è letteralmente circondato da donne. Chissà se nei suoi sogni c’è quello di avere anche un maschietto. E chissà se Alice avrà voglia di dare alla luce un eventuale quarto figlio. Quello che è certo è che molti passi importanti della loro vita insieme sono avvenuti nei tre anni e mezzo che lui ha indossato la maglia della Fiorentina: le nozze, la nascita della loro secondogenita e – a conti fatti – il concepimento dell’ultima arrivata Giulia (anche se poi nata a Bologna). Dunque, ricordi calcistici a parte, co-me potrebbero non essere legati a Firenze? Firenze rimarrà sempre ‘casa loro’. Anche per questo, nonostante la felicità della nuova avventura bolo-gnese, Alice sarà in tribuna al Franchi.

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OBIEttIVO 3 puNtI

CHI ACCANTO A JOJO PER SFIDARE GILA?

Contro la squadra di Pioli, Montella potrebbe affidarsi alla ‘fame’ del rientrante El HamdaouiLa Fiorentina vista

all’opera contro l’Inter è sembrata piuttosto

stanca, specialmente in alcuni suoi interpreti prin-cipali, come Borja Valero e Cuadrado. L’impegno del martedì precedente contro la Ju-ventus si è fatto sentire sulle gambe e nella testa dei ragazzi di Montella, che per fortuna ha avuto una settimana per recu-perare gli acciaccati e per preparare tatticamente la partita contro il Bologna. Tuttavia, questi ultimi giorni sono stati carat-terizzati dall’incertezza sul modulo che utilizzerà Montella per ovviare alla squalifica di Gonzalo Ro-driguez e per cercare di trovare con maggior facili-tà la via della rete. Il 3-5-2 sembra essere ancora il modulo preferito e po-trebbe prevedere Viviano a difesa della porta, Ron-caglia sul centro destra e Tomovic sul centro sini-stra della difesa. Al centro, come detto, c’è da sostituire lo squalifi-cato Gonzalo Rodriguez e Montella ha due opzioni: Hegazy e Savic. Al mo-mento Savic è in largo vantaggio sul difensore egiziano. Nel caso in cui si decides-se di adottare una difesa a quattro troverebbe posto Cassani sulla destra, con Roncaglia e Tomovic cop-pia centrale e Pasqual a sinistra. A centrocampo, in caso di 3-5-2, dovrebbero essere confermati Cua-drado a destra e Pasqual

a sinistra, anche se Llama nutre speranze per un de-butto. Sulla linea mediana non si può prescindere da Pizarro davanti alla difesa e da Borja Valero sul cen-tro sinistra, mentre a destra potrebbe esserci ancora Romulo, in attesa di Aqui-lani e comunque sempre in ballottaggio con Migliac-cio. Davanti tanti altri dub-bi, con Mounir El Hamda-oui che ha recuperato dal problema al ginocchio e che potrebbe giocare dal primo minuto al fianco di Jovetic. Ljajic rimane l’av-versario numero uno, con Toni e Mati Fernandez in panchina. Discorso diverso se Montella decidesse di adottare il 4-3-3 (ma anche una sorta di 4-3-2-1), con Mati Fernandez (o Ljajic) al fianco di Jovetic e dietro ad El Hamdaoui.Pioli, dal canto suo, deve rinunciare a tre titolari per il match contro la Fiorentina. Curci, Antonsson e Perez sono giocatori fondamentali per lo scacchiere felsineo e anche Pioli, come Montella, ha pensato in settimana di cambiare modulo ed affidarsi al 3-5-2 anziché al collaudato 4-3-1-2. In ogni caso potrebbe essere proprio quest’ultimo il modulo da opporre alla Fiorentina con Agliardi in porta, Carvalho, Natali, Cherubin, Garics in difesa. A centrocampo potrebbero trovare posto Pazienza, Guarente e Morleo, con Taider in veste di rifinitore per la coppia Gilardino-Diamanti.

StADIO Artemio Franchi - ORE 15.00

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Jovetic

Borja valero

Pizarro Mati Fernadez

Cuadrado

El Hamdaoui

SavicRoncaglia

FIORENTINA 3-5-2

1 Viviano

4 Roncaglia, 15 Savic, 40 tomovic;

11 Cuadrado, 14 Mati Fernandez, 7 pizarro, 20 Borja Valero, 23 pasqual;

9 El Hamdaoui, 8 Jovetic.

Allenatore: Vincenzo Montella

BOLOGNA 4-3-1-2

25 Agliardi

45 Carvalho, 14 Natali, 21 Cherubin, 8 Garics;

30 pazienza, 17 Guarente, 3 Morleo;

6 taider;

23 Diamanti, 10 Gilardino.

Allenatore: Stefano pioli

La formazione

Taider

DiamantiGilardino

Morleo Guarente

Pazienza

GaricsCherubin

NataliCarvalho

Agliardi

Mes

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Per un attaccante par-lano i numeri e non c’è dubbio che su di lui di-

cono molto: 101 gol in 198 partite in campionato (30 gol in 53 presenze in Eerste Divi-sie, 68 gol in 134 gettoni in Eredevisie, 3 gol in 9 presenze in Championship e per ades-so solo 2 presenze in viola). Qualcuno mormora che fare gol in Olanda sia decisamen-te più facile rispetto a farlo in altri campionati considerati più difficoltosi, altri invece (come noi del Brivido Spor-tivo) pensano che quando un attaccante ha il fiuto del gol, ce l’ha ovunque, ammesso che sia messo nelle condi-zioni migliori per esprimersi al meglio, che stia bene fisi-camente e che si ambienti con il gruppo. Ecco perché Mounir El Hamdaoui, nato in Olanda a Rotterdam il 14 luglio 1984 ma di origini ma-rocchine, e attaccante che ha già vestito tra le altre la prestigiosa maglia dell’Ajax, è colui che potrebbe cambiare le sorti di questa Fiorentina fino ad oggi ‘spuntata’ e poco

ESCLuSIVA CON IL GIOCAtORE OLANDESE DI ORIGINI MAROCCHINE ARRIVAtO IN VIOLA L’EStAtE SCORSA

EL HAMDAOUI: «SONO PRONTO AL RIENTRO E SOGNO LA CHAMPIONS CON LA FIORENTINA»concreta. Dopo le apparizioni con Udinese e Napoli, duran-te le quali impressionò per il suo modo di svariare sul fronte d’attacco, il numero 9 viola ha dovuto fermarsi ai box a causa di un’infiamma-zione al ginocchio, postumo dell’ultima gara disputata con la sua nazionale contro il Mozambico. Oggi, finalmen-te, è guarito e potrà tornare in campo o, quantomeno, a disposizione di Montella. Così, per conoscerlo meglio, il Brivido Sportivo lo ha in-tervistato in una lunga esclu-siva durante la quale è uscito fuori un personaggio piut-tosto concreto, inquadrato e allo stesso tempo ambizioso. Non è un tipo, El Hamdaoui,

Il Brivido Sportivo STADIO - 7 ottobre 2012 - FIOrenTInA Bologna 11

ESCLuSIVA CON IL GIOCAtORE OLANDESE DI ORIGINI MAROCCHINE ARRIVAtO IN VIOLA L’EStAtE SCORSA

EL HAMDAOUI: «SONO PRONTO AL RIENTRO E SOGNO LA CHAMPIONS CON LA FIORENTINA»

che si lascia trasportare da sentimentalismi o sogni ad occhi aperti, né ama parlare troppo del passato, né essere accostato ad altri giocatori. Lui vive il presente e pensa solo a lavorare per far bene con la Fiorentina. Un termine di paragone per descriverlo? Non esiste. El Hamdaoui è El Hamdaoui, per il resto parlerà il campo.

Mounir, iniziamo dal presente: come sta? È pronto per suo rientro in campo?«Sto bene, ho risolto il mio problema al ginocchio e finalmente sono pronto al mio rientro in campo».All’inizio della sua carriera,

ha subito alcuni infortuni. L’hanno condizionata in qualche modo?«Nel mio percorso professionale, fino ad oggi, non ho avuto moltissimi problemi. Da quando gioco a calcio ad alti livelli ho avuto solamente un infortunio al ginocchio, uno alla spalla, uno al bacino. Guai fisici che, anche se mi hanno tenuto fuori in alcuni periodi, non hanno condizionato la mia carriera».Quanto ha sofferto, in queste partite, vedendo la sua squadra dalla tribuna stentare in zona gol e in quale partita tra Parma, Juventus e Inter ha pensato che il suo apporto avrebbe

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fatto comodo a Montella?«Ho sofferto tantissimo. Vedere la tua squadra da fuori, dalla tribuna, è sempre difficile, specialmente

quando ti accorgi che ha delle difficoltà a trovare la via del gol, nonostante giochi un gran calcio. Non c’è una partita in particolare in cui

ho pensato di poter essere decisivo, perché credo che avrei potuto dare in mio contributo in ognuna di queste gare».Fiorentina bella ma incompiuta: lei sente di poter essere l’uomo giusto per restituire un po’ di gol e finalizzare al meglio le occasioni che la squadra crea?«Spero di poter essere l’uomo giusto per far tornare al gol la Fiorentina con una certa continuità, e mi auguro di essere decisivo sotto porta. Stiamo lavorando bene, io mi sto impegnando tutti i giorni e dalle prossime partite cercherò di dare e il mio contributo alla squadra. Ma questo è il mio lavoro».Lei si sente un titolare di questa Fiorentina?«No, non è questione di sentirsi titolare perché è l’allenatore che decide chi mandare in campo in base a quello che vede durante il lavoro che svolgiamo nel corso della settimana. Ovvio che io mi impegni al massimo per essere il titolare, ma

quando l’allenatore fa la sua scelta io la rispetto sempre».A proposito di allenatore, mi dà un giudizio su Montella? «Un ottimo allenatore sul campo, ma è anche una bella persona fuori. Montella mi piace!».L’esordio nel campionato italiano, nel frattempo, lo ha già fatto. Com’è stato il suo impatto con la serie A? «Avevo già giocato tante volte contro le squadre italiane in Europa, in Champions, e sapevo bene cosa aspettarmi una volta arrivato in Italia, nel vostro campionato. Posso dire però di essere contento di aver scelto la Fiorentina perché qui si lavora bene e la squadra esprime un grande calcio».Passiamo alle sue caratteristiche: qual è la sua posizione preferita in campo e quale la sua dote migliore?«Mi piace giocare davanti e stare nel vivo del gioco, però per caratteristiche sono uno a cui piace anche muoversi molto in area: dribblare, fare

assist, segnare. Sono una punta ma, per capirci, non sono un attaccante alla Toni». Per dar modo ai tifosi di conoscerla ancora meglio, ci può dire allora il nome di un giocatore al quale lei sente di assomigliare?«Ci sono tanti giocatori che mi possono assomigliare tecnicamente, ma io sono io e mi piace pensare di essere unico nel mio genere». Lei ha un idolo?«Se devo dirne uno - ride - dico mio fratello. No, a parte gli scherzi, non ne ho uno in particolare nel mondo del calcio».Troppo presto per dire come si trova in coppia con Jovetic?«Per adesso, per quanto fatto insieme in allenamento e in ritiro, ci troviamo molto bene, però, si, è ancora troppo presto per dare un giudizio, perché abbiamo giocato troppo poco in partite ufficiali».È il giocatore più forte col quale abbia mai giocato?«No, non penso sia il più forte. Nella mia carriera mi è


capitato di giocare accanto a tanti grandi campioni come Suarez, Robbie Keane, Mido, Kanouté, Defoe e tanti altri. Non penso che Jovetic sia il migliore in assoluto, almeno per adesso».E cosa le va di rispondere a chi dice che il suo difetto è quello di avere un carattere non facile?«In realtà sono un bravo ragazzo, una persona molto onesta e corretta che guarda dritto avanti a sé e fa il proprio lavoro tutti i giorni, cercando di impegnarsi al massimo». Fiorentina da Europa League o da Champions?«L’obiettivo è quello di riportare la Fiorentina in Europa. Speriamo di centrare l’Europa League, innanzi tutto. Adesso stiamo giocando un buon calcio e, con un po’ di fortuna e continuando ad esprimerci a questi livelli, potremmo toglierci grandi soddisfazioni. La Champions è il sogno: la vorremmo nella stessa maniera in cui lo vorrebbero i nostri tifosi».Quindi è la Champions il

suo sogno nel cassetto?«Sì, è questo il mio sogno: giocare la Champions League con la Fiorentina. Sono venuto a Firenze con questo obiettivo perché credo che questa società sia un top club».E poi, Firenze... ha già avuto modo di visitarla?«Sì, ho avuto modo di visitarla un po’. E’ una città piccola ma bella, mi piacciono in particolare il multiculturalismo di Firenze e i tanti turisti che la affollano».Ha già trovato casa? «Sì, l’ho trovata e mi ha già raggiunto mia moglie. Viviamo insieme qui a Firenze, ma non abbiamo figli».Adesso che è finito il Ramadan, potrà provare i piatti tipici della città e fare conoscenza con la bistecca alla fiorentina?«A me, però, non piace la carne ...».Nato in Olanda, ma originario del Marocco: in cosa si sente più olandese e in cosa più marocchino?«Io sono marocchino – dice con orgoglio –. Anche se

sono nato a Rotterdam, mi sento in tutto e per tutto marocchino».Ma se lei non avesse fatto il calciatore, cosa avrebbe voluto fare?«Avrei sicuramente fatto un lavoro manuale».A che punto siamo con lo studio dell’italiano e chi le sta dando una mano ad impararlo?«Bene. Lo sto studiando e sto migliorando a piccoli passi grazie all’aiuto della nostra insegnante Federica»E nel gruppo, con chi si trova meglio?«Un po’ con tutti, ma in particolare - è normale - con Hegazy. È con lui che parlo di più».Ha già pensato come esulterà al suo primo gol ufficiale in maglia viola… magari il primo gol, oggi, durante Fiorentina-Bologna, contro l’ex Gilardino… lo conosce?«Non penso mai a queste cose. Penso soprattutto a lavorare ogni giorno e non ho in serbo nessuna esultanza in particolare. Gilardino? Lo

conosco, è un buonissimo attaccante italiano. Non penso a sfide personali con ex giocatori viola. Penso solo al presente e a quello che riuscirò a fare con la maglia della Fiorentina».Vorrei concludere con il ritardo con il quale è arrivato a Firenze: tutti l’aspettavano nel mercato di gennaio, poi cos’è

successo realmente?«E’ una vecchia storia e non ho voglia di tornarci sopra. Non mi interessa il passato, penso solo al futuro».Però adesso è qui e sembra essere molto felice di questo... «Sì, sono molto felice di essere qui». (ha collaborato Enrico Mocenni)

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1) Juventus 16 6 5 1 0 3 3 0 0 3 2 1 0 15 3

2) Napoli 16 6 5 1 0 3 3 0 0 3 2 1 0 12 2

3) Inter 12 6 4 0 2 3 1 0 2 3 3 0 0 10 6

4) Lazio 12 6 4 0 2 3 2 0 1 3 2 0 1 9 6

5) Sampdoria* 10 6 3 2 1 3 1 1 1 3 2 1 0 8 6

6) Torino* 8 6 2 3 1 3 1 1 1 3 1 2 0 9 4

7) Roma 8 6 2 2 2 3 0 2 1 3 2 0 1 12 11

squadra P g v n p g v n p g v n p F S squadra P g v n p g v n p g v n p F S squadra P g v n p g v n p g v n p F SpartIte partIte partIteIN casa IN casa IN casagol gol golIN trasFerta IN trasFerta IN trasFerta

15) Udinese 6 6 1 3 2 3 1 1 1 3 0 2 1 6 9

16) Atalanta° 5 6 2 1 3 3 1 0 2 3 1 1 1 5 9

17) Palermo 4 6 1 1 4 3 1 1 1 3 0 0 3 5 10

18) Chievo 3 6 1 0 5 3 1 0 2 3 0 0 3 4 13

19) Siena◆ 2 6 2 2 2 3 1 2 0 3 1 0 2 7 6

20) Cagliari 2 6 0 2 4 3 0 1 2 3 0 1 2 3 11

penalizzazioni: * -1 punto; ° -2 punti; ◆ -6 punti

8) Fiorentina 8 6 2 2 2 3 2 1 0 3 0 1 2 7 6

9) Genoa 8 6 2 2 2 3 1 1 1 3 1 1 1 7 7

10) Catania 8 6 2 2 2 3 2 1 0 3 0 1 2 7 11

11) Milan 7 6 2 1 3 3 1 0 2 3 1 1 1 7 6

12) Bologna 7 6 2 1 3 3 1 1 1 3 1 0 2 9 9

13) Pescara 7 6 2 1 3 3 1 0 2 3 1 1 1 6 11

14) Parma 6 6 1 3 2 3 1 2 0 3 0 1 2 6 8

La classifica

le sosteOltre a quelle di Natale (non si gioca domenica 30 dicembre, ma si riprende all’Epifania) e Pasqua, ci saranno altri “vuoti domenicali” in occasione degli impegni della Nazionale (9 settembre, 14 ottobre e 24 marzo).

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di rUBEN loPES PEGNA

C’era Alberto Gilardi-no con la maglia vio-la nell’ultimo derby

dell’Appennino disputato al Franchi tra Fiorentina e Bolo-gna. Il centravanti di Biella fu protagonista del match che vi-de la vittoria della formazione di Mihajlovic (un ex) per 2-0 in quella che di fatto fu la prima partita dello scorso campiona-to (la prima giornata effettiva fu rinviata a dicembre per uno sciopero dei calciatori). Gila rea-lizzò il primo gol al 20’ del primo tempo e poi Cerci raddoppiò dopo due minuti dall’inizio della ripresa. La tradizione nel derby è favorevole ai viola che nelle 61 sfide con i rossoblù in riva all’Ar-no vantano 32 successi a fronte di 16 pareggi e 13 sconfitte, l’ultima nel 2009-10, nell’ultima stagione di Prandelli a Firenze, per 2-1, sancita grazie alle pro-dezze di Emiliano Viviano.Una delle partite più belle che si ricordano è quella disputata tra le due squadre al Comunale il 23 novembre 1958 per la nona giornata di campionato. La Fio-rentina si presenta alla sfida in grande spolvero. E’ ancora im-battuta e gioca in modo strato-

QUEL DERBY DELL’APPENNINO CHE FU COME UNA MONTAGNA RUSSAsferico. In panchina siede il tec-nico ungherese Lajos Czeizler, amante del calcio offensivo. Quel giorno manda in campo la seguente formazione: Sarti; Robotti, Castelletti; Chiappella, Cervato, Orzan; Hamrin, Loja-cono, Montuori, Segato, Petris. In pratica ci sono quattro attac-canti: Hamrin, Lojacono, Mon-tuori e Petris. Lo spettacolo con loro non può certo mancare. Nel Bologna tra gli altri ci sono tre giocatori che cinque stagioni dopo vinceranno sotto le Due Torri lo scudetto con Fulvio Ber-nardini (che si era laureato cam-pione d’Italia anche a Firenze) in panchina: il terzino Mirko Pavi-nato, il mediano Romano Fogli che molti anni dopo sarà l’alle-natore in seconda della Fioren-tina con Giovanni Trapattoni, e l’ala sinistra Ezio Pascutti. Ma ci sono anche il giovane Eugenio

Fascetti e la mezzala Humberto Maschio, che anni dopo avreb-be vestito la casacca gigliata.La partita è davvero stupenda, sin dalle fasi iniziali. I viola par-tono subito all’attacco. Dopo ot-to minuti Miguel Montuori re-alizza il gol del vantaggio. Non passano che sessanta secondi e Francisco Ramon Lojaco-no raddoppia. La gara sembra in discesa per i viola. Ma non è co-sì. Il Bologna non ci sta. All’undi-

cesimo così accorcia le distanze con il centravanti Pivatelli. E un minuto dopo lo stesso Pivatelli dal dischetto sigla il gol del pa-reggio. La Fiorentina ha un atti-mo di sbandamento. Ma è solo questione di un attimo. Al quin-dicesimo su calcio di rigore Ser-gio Cervato riporta in vantaggio i viola. La squadra di Czeizler in-siste. E centottanta secondi più tardi l’ala sinistra Gianfranco Petris segna la rete del quattro a due. Sei gol realizzati in dieci minuti. Se non è un record in serie A poco ci manca. I tifosi sugli spalti, intanto, si divertono moltissimo. Questo è calcio ve-ro, quasi stellare. Magari le di-fese non sono attentissime ma va bene ugualmente. Nel primo tempo non ci sono molte altre emozioni, anche se le due squa-dre continuano a darsi battaglia. Nella ripresa è subito il Bologna

a fare la partita. Pivatelli è in giornata di grazia e dopo nove minuti accorcia nuovamente le distanze. Il risultato di quattro a tre non dà certezze alla Fioren-tina, che si riporta all’attacco. Al quarto d’ora è Kurt Hamrin, alla sua prima stagione a Firenze, a realizzare la rete del cinque a tre. I viola controllano la partita e al ventottesimo la chiudono definitivamente grazie alla se-conda rete di Lojacono. Questa volta è finita davvero. Il Bologna non ha più le forze per impen-sierire il portiere Sarti. E così la Fiorentina si aggiudica il derby dell’Appennino per 6-3. Il gran gioco della squadra di Czeizler non sarà però purtroppo suffi-ciente per vincere lo scudetto. E così la formazione viola dovrà accontentarsi del secondo po-sto finale alle spalle del Milan, ad appena tre lunghezze.

Record di gol (9) ed emozioni in un Fiorentina-Bologna di 54 anni fa: tra i protagonisti Montuori e Hamrin

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Angolo del tifosodi lUCA CAPANNI

Verrebbe voglia di ‘far festa’. Non nell’accezione italiana del termine, ma in quella fiorentina. Ad una piccola parte del movimento dei ‘non tesserati’ viola verrebbe

voglia di ‘far festa’, una minoranza di essi ha accarezzato questo pensiero: “Facciamola finita, facciamo ‘sta tessera e ricomincia-mo ad andare in trasferta senza se e senza ma”. Le trasferte era-no una piccola ma importante fetta del loro mondo, un modo goliardico e folkloristico per star vicini alla Fiorentina in tutta Italia e per aver sempre qualche immagine da aggiungere all’album dei ricordi. Quest’anno avevano ricominciato a pregustare un’apertura nei loro confronti: nel marzo scorso, infatti, l’Osservatorio ave-va accennato ad un forte ridimensionamento della tessera, at-traverso l’introduzione di un nuovo strumento di fidelizzazio-ne come la ‘fidelity card’. Nel contempo, però, aveva trasmesso il concetto che la tessera del tifoso sarebbe servita ancora per le tifoserie ospiti. Ma allora in cosa sarebbe consistito il forte ridimensionamen-to? Attendere prego, intanto c’è abbastanza confusione in ma-teria ed urgerebbe chiarezza. Chiarezza per evitare disavven-ture incresciose come quelle capitate nell’attuale stagione ad alcuni tifosi viola. Per la gara di Napoli, ad esempio, alcuni ‘non tesserati’ avevano acquistato regolari biglietti ma, una volta ar-rivati alle porte della città hanno dovuto fare dietrofront col lo-ro pullman su disposizione delle forze dell’ordine. Per la partita a Parma altra delusione: pare che la Fiorentina avesse infatti

LUCI A SAN SIRO? MACCHé, DASPO. E IL TIFO PROTESTA

Dopo l’episodio di domenica scorsa, protagonisti i ‘non tesserati’

fornito il proprio parere favorevole a mandare i ‘non tesserati’ viola al Tardini, dando quindi effimere speranze ad essi, ma poi sarebbe arrivato il ‘niet’ dai padroni di casa. Domenica scorsa a Milano, contro l’Inter, l’episodio più frustran-te. Circa venti tifosi viola senza tessera si procurano regolare biglietto, stavolta non per il settore ospiti del terzo anello (dove vige l’obbligo della ‘tdt’) ma per il secondo anello dello stadio San Siro. Superano tranquillamente tutti i controlli all’ingresso e vengono fatti accedere all’impianto senza problemi. Occupano normalmente i loro posti ma riescono a guardare solo la prima mezz’ora di gara, dopodiché vengono raggiunti dalle forze dell’ordine e accompagnati all’uscita. La motivazione è che la loro presenza avrebbe messo in pericolo la sicurezza dei tifosi in generale, visto che ovviamente c’erano anche quelli neraz-zurri. Ma non è finita: ad essi viene anche notificato un avviso di garanzia per il procedimento di Daspo, per lo stesso motivo di cui sopra, cioè l’aver messo in pericolo la sicurezza. Tale episo-dio ha provocato un immediato fermento negli ambienti della

tifoseria fiorentina: la notizia ha creato un intenso dissapore fra gli ultras, certi del fatto che nessuno di quei venti tifosi abbia usato in alcun modo forme di violenza verbale o pratica, ma abbiano esclusivamente incitato la propria squadra. In questo senso il Daspo viene considerato inaccettabile ed acuisce il sen-so di frustrazione. Ecco perché qualcuno è tentato di ‘far festa’, di smetterla con la battaglia contro la tessera o di proseguirla con varie forme ma senza rinunciare a tesserarsi, e quindi senza rinunciare alle trasferte. E’ una tentazione catalizzata dalla stanchezza, in realtà questi tifosi non ‘faranno festa’ ma faranno protesta: durante un ritro-vo verso metà settimana hanno parlato di questo ed hanno deciso di lanciare, proprio oggi in occasione della sfida col Bo-logna, un messaggio contro quella che considerano una grave ingiustizia. Indipendentemente da come la si pensi, una cosa è certa: la costituzione di un sistema di controllo meno confuso, meno equivocabile, sarebbe un bene per tutti, autorità giudi-ziarie comprese.

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Uno degli obiettivi della Firenze che tifa viola − da ora alla fine del campionato − è capire quale sia la spalla giusta per Jovetic, che tutti immaginano crogiolarsi

nella propria solitudine, nella (per adesso) vana attesa che qualcuno gli trovi il ‘compagno’ giusto. Quello con cui il mon-tenegrino possa scambiare palloni e al quale possa servire sontuosi assist. I candidati, fino a questo momento, sono già stati tutti presentati. Dal mite e leggero Ljajic (il più gettonato) al centravanti old style Toni. Dal tecnico e individualista Mati Fernandez al talentuoso ed estroso, ma finora poco visto, El Hamdaoui. Fino al giovane Seferovic, provato anche lui. Come a dire che la speranza è l’ultima a morire… Per una ragione o per l’altra nessuno dei suddetti candidati è sembrato per adesso in grado di risolvere il problema, pur avendo, ognu-no di loro, caratteristiche interessanti. E quindi il problema

A.A.A. CERCASI SPALLA PER MONTENEGRINO DI TALENTO

rimane. A meno di non essere d’accordo con chi, sia pure a bassa voce, sussurra che in realtà la spalla di Jovetic non esiste. Semplicemente perché il talento montenegrino ha cambiato modo di giocare. Certo, ai bei tempi della Cham-pions con un Mutu accanto non era facile tenere la palla per sé. Ma adesso JoJo è il Mutu del 2012. Con più raziocinio e continuità del rumeno e con meno sregolatezza. Ed è la ve-ra stella di questa squadra. Tende a tenere molto la palla, si accentra, cerca spesso il tiro, difficilmente tenta lo scambio. Jovetic è diventato più egoista e presuntuoso (e, calcistica-mente parlando, queste sono spesso delle qualità). E quan-do perde palla, come qualche volta capita ai geni, eccede nel rincorrere l’avversario (tre ammonizioni e una pericolo-sissima diffida pendono sulla sua testa per falli di frustrazio-ne). Insomma, in queste condizioni trovargli la spalla giusta è un’impresa difficilissima non solo per Montella, ma anche per tutti coloro che soffrono terribilmente nel vedere la squadra viola giocare bene ma senza concludere. La sen-sazione è che finora l’allenatore abbia scelto Ljajic perché è il compagno che JoJo conosce meglio. Ma è arrivato il momento di cambiare. Altro giro. Il gioco continua… da qui alla fine del campionato ci sarà da divertirsi.

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Credevamo di aver finito i pungiglioni sugli arbitri per le discutibili decisioni cui si è assistito ultimamente ed ecco che ci tocca a decidere un’altra missio-ne in quelle zone, perché Tombolini, ex-arbitro ed ora commentatore tele-visivo, se ne è venuto fuori, nella rubri-ca che tiene sulla Gazzetta dello Sport sulle performance dei direttori di gara, con il seguente giudizio: “I big sono già in forma e guidano la classifica, ma la sorpresa può essere Giannoccaro, un veterano che, dopo annate anonime, sta fornendo ottime prestazioni come quel-la in Inter-Fiorentina, diretta in modo impeccabile e sicuro…”. Di fronte a simi-le commento si rimane a bocca aperta. L’obiettività il più delle volte finisce per diventare un optional. Ma come dice-vano i latini anche quelle che a nostro avviso appaiono delle ‘corbellerie’ le si devono comunque saper dire. Ora de-finire “impeccabile e sicuro” il modo di dirigere la partita da parte di Giannoc-caro francamente un po’ stupisce, basti pensare anche a quanto ha dichiarato pochi giorni fa l’ad viola Mencucci che, parlando a nome di tutta la Fiorentina,

ha criticato la direzione del fischietto leccese a Milano. E lo stesso hanno fatto diversi addetti ai lavori e tutti quei cronisti dotati di un minimo di obiettività riguardo non solo gli episo-di determinanti ma anche la gestione dei cartellini. Giannoccaro avrà anche arbitrato in modo sicuro, ma a molti (e non solo a Firenze) è parso quasi a sen-so unico. Resta da chiedersi perché al-lora sia piaciuto così tanto a Tombolini.

IL PUNGIGLIONE

CHISSà PERCHé A QUALCUNO PIACE TANTO QUEL FISCHIETTO

Le grandi e le si mettano ‘n archi-vio, co’ un po’, anzi tanta roba di traverso, ma e le son pas-

sae. Alla fine e s’è preso i’punto che s’è sempre più o meno preso, con l’uniha differenza che gni s’è fatto più paura e che le si son obbrigate a mettere ‘n campo anche que’ tristi figuri in giacchetta gialla (prima gli

eran neri e gni stava meglio, corvacci di’ malaugurio!). E s’inghiotte amaro e si va avanti, o icche tu vo’ fare? An-dare ‘ndreo?E bisogna andare avanti e convinti perché qui e comincia i’difficile di’ fa-cile. E tu giochi co’gobbi, o a S.Siro… a proposito questo Siro ma che cac-chio di santo gli è se a noi e un ci fa ma’ un miraholo! Oh, e gli è dodici anni che ci fa torna’ co’ i sacco voto! O che ‘mportaa avere un santo pe’ pi-gliallo sempre ni’ baugigi? ‘Nsomma e diceo, e tu giochi con quelli bravi, gli è tutta scesa, tutto icche tu pigli gli è trovao, se tu perdi… eh, e son bravi. I’brutto l’è quando ‘nvece e tu dei vincere, che un n’è miha sempre facile, nemmen con quelli un po’ più ciuchi.Ora e gli arria i’Bologna a Firenze. Bologna e mi richiama alla mente

i’tortello e a i’nonno gli s’aguzza i’cervello: “mangiare i’tortello, fa-re i’tortello” ecco bisogna fagnene i’tortello, senza scuse perché questi tre punti e sono ‘ndispensabili. Tra bischerate, arbitri becchi e ‘mpegni difficili e siam tornai ‘n gruppo. E un ci si po’ miha rimane’ dimorto se no e ci s’ammoscia un’artra vorta…

l’entusiasmo. Quindi caro Pioli rimet-ti e Diamanti ‘n cassaforte, digli a i’ Gila di non facci gila’ le palle, che se n’ha fatti cinque sverti, sverti e po’ sta’ una domenica ‘n recupero. Dacci questo sussidio pe’ squadre depres-se dalle riffe de’ soliti noti: tre punti ‘n classifica e amici come sempre e tanti auguri pe’ i’ seguito.Anche se di punte un se n’ha punte (ma i’marocchino e gioherà alla fine!) un go’ o di riffa o di raffa e si dee fare e poi e si comincia a fa gira’ i pallone, a nascondiglielo, e si troa buio. Fate icche vu’ volee ma la fine l’ha a esse’ quella, e si dee vincere, se no i’non-no e comincia a preoccupassi.Pe’ scacciare e cattivi pensie-ri, i’nonno e bee, oggi come ieri (quando e comincio a esse’ bria-ho e divento poeta): Forza Vio-laaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

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Il 2 ottobre 2012, Firenze è tornata per un giorno a sentirsi ‘bella in Europa’, protagonista assoluta del calcio che conta. E questo grazie alla splendi-

da Coppa dei Campioni (a noi romantici del Brivi-do Sportivo piace ancora chiamarla così piuttosto che Champions League…) che è arrivata a far visita al capoluogo toscano, tappa dello ‘UEFA Champions Trophy Tour’ (presentato da Unicredit) tramite il quale il prestigioso trofeo farà il giro di tante piaz-ze d’Italia, per ultima Roma. Sede dell’incontro tra la suggestiva ‘Coppa dalle grandi orecchie’ e Firenze è stata piazza della Repubblica, ambasciatore fioren-tino dell’evento lui, il numero uno dei numeri uno del calcio viola, il numero 10 per eccellenza, l’unica bandiera della Fiorentina che mai verrà ammaina-ta: Giancarlo Antognoni. Dopo gli ultimi due anni

ANTOGNONI, PAROLE CHE SONO MUSICA ‘DA CHAMPIONS’ PER I TIFOSI vIOLA

Il ‘Capitano’ ambasciatore della Champions League per lo UEFA Champions Trophy Tour

che hanno visto la squadra viola navigare (e quasi affondare) nei bassifondi della classifica, respirare aria nuova con la squadra di Montella che diverte, accogliere la Champions League nel centro sto-rico fiorentino e farla alzare da un ex Campione del Mondo (con tanto di inimitabile musichetta in sottofondo) nonché capitano di mille battaglie e simbolo dei colori viola in Europa e nel mondo, è certamente motivo di orgoglio e certezza di rinasci-ta, nonché (ci auguriamo) buon presagio per il fu-turo. Nessuno più di ‘Antonio’ poteva interpretare al meglio il ruolo di ambasciatore, di testimonial della Champions League a Firenze, anche se purtroppo questa competizione lui non l’ha mai giocata: «L’ho sempre detto e lo ripeto: la mia vittoria più impor-tante è l’affetto della gente – ha ribadito Antognoni che non ha mai rimpianto di non aver vinto quan-to un campione come lui avrebbe meritato – ma è chiaro che una coppa come questa mi manca. E non è che mi manchi perché non l’ho vinta, ma perché non vi ho nemmeno partecipato – ride – Ai

miei tempi partecipavano a questa competizione solo le squadre che vincevano il campionato e non avendolo mai vinto, pur andandoci molti vicino, non ho mai assaporato questa soddisfazione».No-nostante questa mancanza, è certamente l’uomo e il giocatore della storia della Fiorentina più cono-sciuto e stimato, anche e soprattutto dai colleghi, in ogni angolo del mondo. Colleghi e avversari che se lo ricordano quando scendeva in campo col suo stile inimitabile e la sua eleganza sopraffina, e che lo hanno ammirato come giocatore prima e che continuano ad apprezzarlo come uomo e persona perbene adesso. Insomma, la classe di Antognoni avrebbe meritato la Champions, così come Firenze era, è e sarà sempre una città da Champions. Allo-ra la speranza di tutti (anche di Antognoni) è che la Viola attuale possa tornare al più presto nel calcio che conta, in Italia e pure in Europa, anche se per tornare a calcare i campi della Champions serve ar-rivare terzi in campionato. E chissà se la squadra di Montella avrà la possibilità di centrare questo diffi-

21Il Brivido Sportivo STADIO - 7 ottobre 2012 - FIOrenTInA Bologna 21

cile obiettivo già da subito: «Possibilità ce ne sono – ha detto ‘Antonio’ – in tanti puntano a questo terzo posto e la Fiorentina, anche se la classifica in questo momento è un po’ avara di punti, credo che abbia dimostrato di poter competere anche con le grandi, vista la grande partita disputata con la Juve, e vista anche la gara di Napoli dove, pur perdendo, ha gio-cato alla pari dell’avversario. Di conseguenza può benissimo ambire anche al terzo posto, in modo da potersi garantire l’accesso alla Champions League». Poi un augurio: «La Coppa è già qui nelle vicinanze – ha scherzato ma non troppo l’ex capitano viola – speriamo che invece di partire rimanga a Firenze…». Per arrivare a centrare un difficile terzo posto in clas-sifica, però, la Fiorentina potrebbe ancora non esse-re pronta. Anche Antognoni, come ogni addetto ai lavori, ha ammesso che a questa squadra così affa-scinante manca ancora qualcosa: «Beh, lo sanno tut-ti, forse le manca uno che riesca a fare gol. I dirigenti hanno provato a portare una punta importante e c’erano quasi riusciti con Berbatov, poi sapete tutti com’è andata. Per quanto riguarda gli altri reparti, la Fiorentina è a posto: il centrocampo va bene, la difesa pure. L’unico reparto ancora acerbo, ripeto, è quello offensivo: Jovetic ha fatto il suo fino ad ora, ma non si può pretendere ogni volta che faccia gol lui, quindi accanto a JoJo servirebbe un giocatore importante, anche se tutti aspettano il rientro di El Hamdaoui che potrebbe essere una valida alterna-tiva, come potrebbe esserlo in qualche occasione pure Toni. Vediamo quello che succederà. Ljajic? Sta

giocando bene, purtroppo in fase conclusiva ancora non è determinante. Secondo me, però, se riuscisse a segnare un gol si sbloccherebbe e avrebbe la pos-sibilità innanzitutto di poter giocare di più, poi di far fare qualche punto in più alla Fiorentina».Una cosa sembra essere certa: se fino a pochi mesi fa nessun giocatore avrebbe accettato volentieri di approdare alla Fiorentina, oggi, dopo aver visto una squadra brillante che riesce a far divertire e dove si sono ricreate serenità e armonia, qualcosa sembra proprio essere cambiato: «Sì, gli investimenti della società sono stati importanti. Sono convinto anche io che qualcosa sia cambiato, per il fatto di aver lavorato bene sul mercato e per il fatto che la Fiorentina si stia confrontando con squadre più forti italiane esprimendosi quasi al loro livello. Tutto questo dà la possibilità a giocatori di venire in futuro volentieri a Firenze, di accettare la Fiorentina e Firenze come destinazione e città gradite». E qualcosa è cambiato anche nel settore giovanile.

Macia e Pradè hanno dettato le linee guida precise che prevedono stesso modulo, stesso gioco, stessa mentalità anche per la Primavera. Antognoni, grande osservatore e conoscitore del calcio anche giovanile, approva l’operato della società viola: «Ho visto cambiamenti. La Primavera dell’anno scorso non giocava come quest’anno. Ho notato questa filosofia che va di pari passo con quella della prima squadra (possesso palla, il giocare il pallone senza mai buttarlo via) e deve essere così. Il settore giovanile deve seguire le orme della prima squadra e giocare come i più grandi». E allora, con la benedizione di Giancarlo Antognoni, che la Fiorentina possa tornare presto a sentire quella musichetta della Champions, perché non c’è un angolo di Firenze né un solo tifoso che non lo meriti. La città, intanto, continua a godersi l’affetto del suo campione e questa ‘nuova’ Fiorentina che è tornata a volare con l’Aeroplanino… (foto di Enrico Mocenni)

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