Brivido Stadio speciale Cesena
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IL FUTURO NON PUO’ ASPETTARE
di A. Rialti
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Ancora una conferma: la Fiorentina per adesso non è una squadra di calcio e pro-babilmente quest’anno farà una fatica terrificante per cercare di esserlo. Ancora una sconfitta a Roma (una triste tradizione) e la rabbia di dover vedere in campo una squadra viola che non sa esattamente come inter-pretare la gara. Certo spi-ragli di luce continuano ad arrivare (questa volta sono venuti da D’Agostino ma anche da Ljajic rapidissimo ad entrare in gara a match iniziato, insomma potrebbe diventare l’arma in più), pure da Gilardino (gol e maggior presenza in aria avversaria) mentre Mutu ha fatto un pas-so indietro (ma questo era ampiamente previsto).
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IL FUTURO NON PUò ASPETTAREComunque si veda è indiscutibile che per Mihajlovic il lavoro resta tanto e metterà in di-scussione le sue qualità di gestore e tecnico. Ma l’analisi del gioco o di come deve e potrà svilupparsi, insistiamo, potrà aspettare anco-ra un po’ di tempo. Già perché la classifica mica può aspettare che nel frattempo tutti i tasselli vadano al posto giusto, che Vargas e Mutu trovino la forma, che D’Agostino but-
ti via tutte le tossine, che Boruc impari, oltre alle prese e alla reattività fra i pali, che certi errori sono vietati a tutte le età. La classifica è brutta e rischia di restare tale fino a Natale. Non solo, se i viola non faranno qualche im-presa (e quest’anno non ci pare proprio l’an-no per colpi di scena da applausi scroscianti) per restare fuori dalle sabbie mobili di que-sta classifica che tutto risucchia, non rimane
che...il vecchio Franchi. Se si guarda bene in queste ultime settimane il Franchi è tornato ad essere il Fortino tante volte invocato dallo stesso Cesare Prandelli (a proposito, meno male sono finite polemiche e tensioni, fino a quando?) e i viola è proprio al campo di Mar-te che hanno ritrovato continuità positiva di risultati. E adesso arriva proprio il Cesena, una di quelle squadre che paiono fatte appo-sta per farti fare una pessima figura. Ma se non batti il Cesena mica speri di convincere Milan e Juve a lasciarti i punti a disposizio-ne? E poi è proprio contro le squadre della fascia dove attualmente sta vivendo la Fio-rentina, che puoi colpire due volte. Perché se vinci contro chi presumibilmente lotterà per non retrocedere, vinci due volte. Dove sono finiti i sogni di gloria? Nessuno dice di riporli in cassaforte ma solo di tenerli buoni in attesa di verificare cosa accadrà proprio al Franchi contro il Cesena. Insomma si trat-terà di una gara nelle migliori tradizioni del calcio Fiorentina. Non da ultima spiaggia ma sicuramente da prova generale di voglia di scappar via dalla melma vischiosa di fondo classifica. E se non fai punti con il Cesena nella doppia terribile trasferta a nord rischi di restare a bocca asciutta. Per altro questo è il momento davvero di cambiare passo, scom-mettiamo che è adesso che la classifica ini-zierà a prendere dei connotati ben definiti. Il futuro non può aspettare oltre e contro il Cesena non si può procrastinare la conqui-sta dei tre punti. Certo che giocare una gara così al Franchi, dentro l’eterno fortino non è cosa da poco. Poi sarà quel che sarà anche se sognare il colpaccio (perché non due) è assolutamente legittimo.
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Immagino che nessuno potesse aspettarsi che la partita con il Cesena fosse carica di grandi aspettative, soprattutto sul piano del risultato, e che rappresentasse una sorta di ancora di salvataggio per non ri-trovarsi, a fine novembre, in una posizione di classifica imbaraz-zante. Nessuno se lo aspettava eppure è così, perché dopo la sconfitta di Roma e alla vigilia delle due trasferte contro Juven-tus e Milan solo i tre punti con i bianconeri romagnoli potrebbe-ro consentire di non trovarsi af-fondati tra un paio di settimane, visto che oggettivamente gli uo-mini di Del Neri e quelli di Allegri appaiono ora di un altro pianeta. La vera cosa che fa tristezza, per chi sognava di vivere alla grande e di guardare queste squadre negli occhi, è prorpio questa, quella di affrontarle, così come è successo mercole-dì a Roma, con un senso di infe-riorità che diventa praticamente una sconfitta cucita addosso. La Fiorentina, infatti, non è una
provinciale che mette il coltello fra i denti, come hanno fatto mercoledì Brescia e Lec-ce, tanto per fare un esempio, e non è però più una nobile come è stata per qualche
anno, anche se in realtà Prandelli non aveva proprio il suo punto di forza negli scontri diret-ti con le grandi. I viola, quindi, appaiono una squadra senza dimensione visto che l’organi-
co attuale, a causa della sfortuna che li ha perseguitati fin dall’esta-te, è scarno e male assortito ed il mercato, quand’anche por-tasse buone notizie, è lontano. E’ vero, però, che ci sono anche giocatori sanissimi che offrono un rendimento clamorosamente scadente, Marchionni e Pasqual per fare due esempi, ed anche che chiedere a Mutu di interpre-tare il ruolo di salvatore della pa-tria calcistica dopo dieci mesi di assenza è decisamente un az-zardo. Lasciamo perdere i cattivi pensieri, comunque, e sotto con il Cesena, sfida alla quale il por-tierone polacco Artur Boruc ha già cominciato a prepararsi con anticipo. Come, non lo avevate capito che era per sfidare i con-terranei di Raul Casadei che a Roma si è esibito in un liscio da antologia?
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Fiducia nella Fiorentina. E’ quella che devono avere i tifosi viola in vista della gara odierna con il Cesena. La sconfitta di mercoledì a Roma non può preoccupare più di tanto. No-nostante le numerose assenze, la squadra di Mihajlovic non ha giocato affatto male. Anzi, a parte le ingenuità difensive in occasione del secondo e del terzo gol giallorossi, ci è pia-ciuta di più rispetto alle partite con il Catania e con il Chievo. Ha creato diverse occasioni da rete e, soprattutto nel primo tempo, è ap-parsa tonica e reattiva. Poi nella ripresa, dopo il gol di Gilardino, ha messo paura alla Roma di Ranieri. Forse, senza il macroscopico erro-re di Boruc, il risultato sarebbe stato diverso. L’impressione è comunque che la Fiorentina sia in crescita. Inoltre la squadra denota grin-ta e carattere e non molla mai. Dalle note po-sitive dell’Olimpico la formazione di Mihajlovic deve perciò ripartire per affrontare il Cesena. Certo sarà una partita diversa rispetto a quel-la di tre giorni fa. Allora erano i giallorossi a dover cercare di imporre il gioco, mentre i vio-la potevano agire di rimessa. La musica oggi sarà diversa. Sarà la Fiorentina ad attaccare ed il Cesena a difendersi per ripartire in con-tropiede. Sarà importante perciò sfruttare le corsie esterne, da dove dovranno arrivare i rifornimenti per Gilardino e Mutu. A partita in corso, o magari perché no dall’inizio, Miha-jlovic potrebbe ricorrere a Ljajic, che all’Olim-pico si è ben comportato, fornendo l’assist per il primo gol gigliato. Il talento serbo, con la sua freschezza, può essere l’arma in più per la Fiorentina, sia che venga impiegato in posizione centrale che sulle fasce. Ma impor-tante sarà anche il ritorno dall’inizio, dopo i pochi minuti giocati a Roma dove peraltro ha segnato una rete magistrale su punizione, di
D’Agostino. Al fianco di Donadel darà sicura-mente maggior equilibrio al centrocampo. Il Cesena, dal canto suo, si presenta al Franchi sull’onda dell’entusiasmo dopo il successo (grazie a uno stupendo gol di Parolo) di mer-coledì al Manuzzi con la Lazio, che ha tolto ai biancazzurri il primato in classifica. Non è nuova la squadra bianconera a imprese straordinarie. Alla seconda giornata aveva battuto, sempre tra le mura amiche, anche la capolista Milan. I romagnoli, che hanno solo un punto in classifica meno dei viola, però in trasferta hanno sempre sofferto e non fanno certo paura. Fuori casa, infatti, il Cesena è in-sieme al Lecce (che ha di-sputato una gara in più, sei) la squadra di serie A che ha ottenuto meno punti, uno appena, alla prima giornata, all’Olimpico contro la Roma. Da allora ha subito quattro sconfitte consecutive. La Fiorentina dovrà approfittare delle debolezze della for-mazione di Ficcadenti, nella quale da qualche settimana sta giocando l’ex gigliato Luis Jimenez, a Firenze nella seconda parte della stagione 2005/06. Il trequar-tista cileno che si muove tra le linee dovrà essere ben guardato dai difensori viola, ma non crediamo che alla fine possa creare problemi alla Fiorentina. La squadra gigliata quindi ha la possibi-
lità oggi di tornare alla vittoria. Come al solito un grande aiuto le verrà dal suo pubblico, il dodicesimo giocatore di Mihajlovic. Oggi in particolare i supporter gigliati però dovranno essere vicini al portiere Boruc. La papera dell’Olimpico può capitare a tutti. L’importante è dimenticarla alla svelta e non farsi condizio-nare dalla paura. Firenze saprà aiutarlo nel modo migliore come sempre, in attesa di al-tre sue belle parate, quelle che aveva fatto a Roma fino a pochi minuti dalla fine.
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L’ennesima sconfitta, è vero, ma c’è chi nel 3-2 di Roma sa rico-noscere il bicchiere mezzo pieno. La partita non è stata certamen-te ben giocata dalla squadra di Mihajlovic, ma una chiave di let-tura diversa è rappresentata dalle occasioni avute e dagli episodi “sfavorevoli”. È indubbio che la squadra di Ranieri abbia giocato meglio, attaccato di più e che abbia vinto il confronto circa il pos-sesso palla. Però, nonostante questo e nonostante la critica mos-sa dallo stesso Mihajlovic alla propria squadra – “Quando si viene a giocare contro queste squadre qua, se vieni a difenderti e basta, prima o poi prendi gol. Prima della partita avevo chiesto coraggio, siamo stati troppo rinunciatari” –, la Fiorentina del primo tempo ha avuto quattro palle gol: 1-2) Tiro di Santana da trentacinque metri respinto da Julio Sergio, con conseguente salvataggio di Burdisso su Gilardino; 3) il sinistro debole di Marchionni che, da distanza ravvicinata, ha sprecato una buona occasione; 4) il colpo di testa “solo sfiorato” di Mutu, su servizio di tacco di Santana. A queste occasioni, va aggiunto il fuorigioco inesistente segnalato a Vargas sullo 0-0, quando il peruviano, completamente solo e non defilato, si stava involando verso la porta della Roma. A dirla tutta, nel primo tempo, nonostante il predominio territoriale e di gioco della Roma, la Fiorentina è riuscita anche a vincere il duello dei corner per 3 a 1. Assurdità del gioco del calcio, è vero. Poi è arrivato il vantaggio giallorosso allo scadere del primo tempo. Un gol nato non da un’azione limpida e lineare, ma da un batti e ribatti in area dove, addirittura, c’è voluto la moviola per capire la regolarità della posizione di Borriello prima e Simplicio poi. Un guardalinee decisamente attento, non come quello dell’altra par-te… distratto quando ha segnalato il fuorigioco al “nostro” Vargas. Finito il primo tempo in svantaggio anche meritatamente… ma siamo sicuri?…, è iniziato il secondo tempo e, pronti via, dopo set-te minuti arriva la mazzata del raddoppio giallorosso su un altro doppio errore della difesa gigliata: Pasqual che si fa letteralmente bere da Menez (merito anche del francese, per carità), e Gambe-rini che lascia Borriello in posizione regolare e ideale per mettere in rete praticamente a porta vuota. Ecco servito il raddoppio! La Fiorentina poteva essere morta dopo il gol; la Roma ha rallentato un po’, ma i viola hanno reagito e, dopo l’ingresso in campo di un vivace Ljajic, hanno accorciato le distanze grazie ad una bella azione finalizzata dal Gila. A quel punto, poteva succedere di tutto
e, purtroppo, è successo quello che nessuno si aspettava: la pa-pera di Boruc che ha chiuso la partita e raffreddato le velleità di rimonta dei viola. Verrebbe da pensare che se il gol di D’Agostino fosse arrivato prima, chissà… Ma non basta, è vero. Una cosa è certa: quando Boruc è uscito a vuoto, la palla è rimasta sui piedi di Perrotta, invece che schizzare dalla parte dei centrali gigliati, mentre quando Julio Sergio ha respinto il tiro di Santana, la palla ha avuto un effetto strano che ha favorito l’intervento di Burdisso. Insomma, nessuno vuol togliere meriti alla Roma, ma se la Fio-rentina avesse portato via un punto dall’Olimpico, non avrebbe rubato niente. Tutto si può dire, ma non che Sinisa Mihajlovic sia un allenatore con spiccato fattore “C”. Certamente è in debito con la dea bendata... Basti pensare ai 20 infortuni accumulati dai viola dall’inizio della stagione. Questa benedetta fortuna arriverà dalle parti del Franchi? Prima o poi…
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La formazione gigliata purtroppo non riesce a sfatare il tabù di vincere all’Olimpico contro la Roma. Per i viola la partita in trasferta contro i giallorossi è diventata una vera e propria ma-ledizione. La Fiorentina non vince fuori casa contro la Roma dal ’92, partita conclusasi sul 3-1 con doppietta di Batistuta e rete di Dun-ga. Da quella data in poi ci sono state diver-se partite vinte dalla squadra giallorossa con circostanze fortunose ed episodi arbitrali favo-revoli. Nel giugno del ’93, la Roma si è addi-rittura resa protagonista condannando la viola alla retrocessione in B, a seguito del pareggio in casa contro l’Udinese, che ha segnato con l’ex Desideri a pochi minuti dalla fine, mentre la Roma ha sbagliato un gol clamoroso con Carnevale, il quale l’anno seguente si trasfe-riva a Udine e il giocatore udinese Balbo an-dava a giocare per la Roma… Ora il bilancio attuale di tutti gli scontri diretti tra la Fiorentina
e la Roma in Serie A dal 1929/30, primo cam-pionato a girone unico, è in perfetta parità: 44 vittorie per parte e 57 pareggi. Peccato che i giallorossi abbiano raggiunto la Fiorentina, perché i gigliati eccetto ovviamente le tre grandi squadre del nord, Juventus, Inter e Milan, sono in vantaggio con tutte le squadre più blasonate di A. La Fiorentina è a +22 sul Genoa, +11 sul Napoli, +8 sul Bologna e sul Cagliari, +6 sulla Sampdoria e +2 sulla Lazio.Questo dato statistico evidenzia di fatto come dal 1995/96, stagione dell’avvento delle pay tv, il gap positivo dei gigliati si sia effettivamen-te eliso e ciò a dimostrazione di quanto sia difficile per la Fiorentina competere con la so-cietà giallorossa che ha il doppio delle entrate economiche rispetto ai viola. La Fiorentina co-munque rimane ancora l’unica squadra, dopo le tre grandi del nord, che dal 1955 (anno di inizio della Coppa dei Campioni-ora Cham-pions League e della Coppa delle Fiere-ora Europa League), a oggi che è stata capace di vincere due scudetti e partecipare a quattro finale in Europa, una di Coppa dei Campioni, una di Coppa Uefa e due di Coppa delle Cop-pe di cui una vinta. Certo i diritti tv non hanno favorito la squadra gigliata, ma in quest’ultima partita con la Roma anche il portiere polacco viola Boruc ci ha messo del suo. L’estremo di-fensore gigliato, non è nuovo a clamorose pa-pere. L’uscita a vuoto su Perrotta, autore del gol, è costata di fatto la sconfitta alla Fiorenti-na. Ma tutta la difesa viola non risulta registra-ta e mostra notevoli colpe. Sulla prima rete di Simplicio, De Silvestri e compagni non sono riusciti a spazzare via con decisione un pallo-ne dall’aria di rigore, invece nel 2-0 Pasqual si è fatto saltare ingenuamente da Menez, men-tre Gamberini si è fatto sfuggire da dietro Bor-riello, il quale su assist del francese è andato a segno. A niente sono servite la rete di ginoc-chio di Gilardino e la splendida realizzazione su punizione di D’Agostino. Nella Fiorentina
per ora il gioco è una chimera e la manovra è davvero lenta e prevedibile. Purtroppo ci sono dei giocatori fondamentali infortunati come Jovetic, Frey, Montolivo, Felipe e Zanetti, altri che rientrano da lunghi stop: Gamberini, San-tana, Vargas, Mutu e D’Agostino e infine altri ancora al di sotto delle loro effettive capacità, e mi riferisco a De Silvestri, Pasqual, Mar-chionni, Cerci e Bolatti. La Fiorentina nell’anti-cipo di sabato delle ore 18 in casa al ‘Franchi’ dovrà riscattarsi immediatamente e battere il Cesena per non vedersi sprofondare nuova-mente nelle zone calde della classifica. Mister Mihajlovic riproporrà sicuramente il modulo 4-4-2 o 4-2-3-1 se Mutu agirà dietro a Gilardi-no in posizione verticale. Rispetto alla partita di Roma, Comotto dovrebbe giocare al posto di De Silvestri e forse Gulan potrebbe rilevare un Pasqual in stato confusionale. Per il resto non dovrebbero esserci altre novità. Per quel-lo che si è visto a Roma, Ljajic meriterebbe sicuramente un ritaglio di partita. Il Cesena del tecnico Ficcadenti, dopo aver battuto la ormai ex capolista Lazio, vorrà dare seguito ai propri risultati postivi. Il sistema di gioco di parten-za dei bianconeri sarà il 4-3-2-1 e negli undici iniziali, Lauro dovrebbe essere confermato a sinistra sulla linea difensiva, mentre a destra non dovrebbe spostarsi il giapponese Nagato-mo, ma dovrebbe tornare Ceccarelli. In porta ci sarà l’esperto Antonioli e la coppia di difesa centrale sarà formata da Von Bergen e Bena-louane. Formeranno il centrocampo Colucci, Appiah e Parolo, mentre l’ex viola Jimenez e Giaccherini agiranno dietro l’unica punta Bog-dani. La squadra viola dovrà sfruttare il suo centrocampo schierato più largo rispetto ai bianconeri e far girare velocemente la palla. Una caratteristica della squadra gigliata di Mi-jajlovic è quella di rimanere molto compatta, ma dovrà riuscire ad aumentare il pressing e l’intensità di gioco per mettere in maggior diffi-coltà fin dall’inizio il Cesena.
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RADICE TRA CESENA E FIRENZEspeciale Fiorentina - Cesena
Il Personaggiodi ruben lopes pegnA
E’ entrato nella storia del Cesena più ancora che in quella della Fiorentina. Gigi Radice era un giovane allenatore di serie C di 37 anni quando arrivò in Romagna nell’estate del 1972 per guidare i bianconeri nel torneo
cadetto. Il Cesena mai era stato in serie A. Concluse però il campionato 1972/73 al se-condo posto dietro il Genoa ed ottenne una storica promozione. Fu una pagina davvero gloriosa quella per il club romagnolo. Gran
parte del merito fu di Radice che assem-blò molto bene la squadra, dandole la giusta carica. L’impresa del tecnico non passò certo inosservata. Così quando il presidente della Fiorentina Ugolini, al termine della stagione 1972/73, decise di sostituire Liedholm, puntò sul giova-ne allenatore lombardo. Radice sbarcò perciò a Firenze nell’estate del 1973. Doveva guidare una squadra giovane con Antognoni, Roggi, Caso, Guerini, Desolati, Speggiorin, tutti ragazzi sui vent’anni o anche meno. Il feeling tra il tecnico e i giocatori, soprattutto i più gio-vani, fu immediato. E in campionato la Fiorentina cominciò a volare. Giocava un calcio totale, all’olandese, divertiva e faceva punti in classifica. Firenze gon-golava. Al termine del girone d’andata, la squadra viola era seconda con Juve e Napoli a tre lunghezze appena dalla capolista Lazio. Poi nel girone di ritor-no qualcosa cominciò ad incepparsi. I
risultati non arrivavano più. E all’ultima gior-nata con un pareggio al Comunale con la Sampdoria per 1-1 (complice anche un rigo-re sbagliato da Desolati) perse l’ultimo treno per l’Uefa. Il sesto posto non fu sufficiente, infatti, per entrare in Europa. Il presidente Ugolini la prese male e propose a Radice per l’anno successivo una collaborazione con Rocco. L’allenatore non accettò perché si sentiva maturo per lavorare da solo (due stagioni dopo avrebbe vinto lo scudetto con il Torino) e lasciò Firenze. Vi ritornò nell’otto-bre del 1991 chiamato da Mario Cecchi Gori per sostituire Lazaroni. Concluse il campio-nato al dodicesimo posto. Ma l’anno dopo, con gli arrivi di Effenberg, Laudrup, Baiano, Di Mauro e Carnasciali, la Fiorentina ritornò a volare. Arrivò alla pausa natalizia al se-condo posto con Inter e Torino. Nella prima partita dopo la sosta i viola però persero al Franchi con l’Atalanta. Il vicepresidente Vit-torio Cecchi Gori, che già aveva avuto delle discussioni con Radice, prese a pretesto la sconfitta per licenziarlo in malo modo, addi-rittura negli spogliatoi dello stadio. La Fio-rentina, però, non si riprese più e alla fine, per la peggior classifica avulsa nei confronti di Udinese e Brescia, retrocesse in serie B.
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Sono giorni convulsi nelle terre di Fiorenza. Re Diego si è alzato del torpore del trono e ha iniziato a parlare. Raro un evento del genere. Congelato nella sofferenza di vedere la sua compagnia Fiorentina essere maltrattata dalla gente e dai menestrelli di più parti di queste terre. Così, ha deciso di salire sul suo cavallo bian-
co, con la spada in resta passa in rassegna tutte le sue genti, il suo popolo, tutto il suo mondo. Parla, Re Diego, e non si ferma. Doveva combattere a singolar tenzone con un Cavaliere Nero, Oliviero, ma che non ha avuto modo di presentarsi. Ha combat-tuto da solo, contro tutti. Per difendere il Re e chi gli sta intorno,
per attaccare il gruppo dei “rosiconi” che vuole solo il male della compagnia Fiorentina, per spiegare quello che voleva fare per portare Fiorenza ancor più grande nel mondo, e che non gli è stato permesso. Si ferma, non in piazza ma è come se lo fosse. La spada sempre dritta verso il cielo, come se i suoi obiettivi non siano su questa terra, ma molto più su. E inizia a parlare alzando la bandiera dell’indipendenza e della libertà di tutte le genti di proferir parola, a voce o scritta.Non si ferma, Re Diego. Tira appena le briglie del suo cavallo, per tranquillizzarlo e per farlo girare in cerchio, continuando a parlare a tutta quella gente, che con pose servili e allo stesso tempo concitate resta in attesa delle sue parole. Dice che Re Andrea è quello che davvero lot-ta, come un gladiatore nell’arena, come già si era raccon-tato in precedenza. E’è lì in trincea che suda e si dibatte. Così Re Diego spesso è costretto a fermarlo, per evitare la rovina, sua e di altri.Il cavallo sbuffa mentre lo sguardo di Re Diego si fa più cupo. Parla dei possedimenti nelle terre chiamate Incisa, di quei terreni su cui avrebbe costruito un castello solo per la compagnia, per rinforzarla, per farla crescere e per diven-
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11tare ancora più importante. E torna su un tema a lui molto caro, e che lo ha fatto soffrire. Cittadella potea essere il luo-go per vedere la compagnia Fiorentina e Fiorenza grande nella repubblica dittatoriale italica e nel mondo. Ma questo non è più possibile e allora, Re Diego, insieme a Re Andrea, ha deciso di fare un passo indietro, e di non pensar più quel-lo che potea e invece non è.Re Diego dà un colpetto di sperone al fianco del suo bian-co pezzato. Si muove piano lungo la pianura, imboccando il sentiero che porta su, verso le colline. Re Diego così guarda tutti dall’alto, sembra come nel quadro di Napo-leone a cavallo quando con la mano indica la Foresta di Coverciano. “E’ stato alto tradimento alla corona…”. Inizia così, Re Diego, mentre parla di Cesare Hood. Lo sguar-do fisso verso la foresta, come se volesse scovare con lo sguardo tra gli intricatissimi intrecci di rami e foglie il rifugio del fuorilegge che ha bandito dal suo regno. “Ho saputo che ci avrebbe traditi, che sarebbe andato nella compagnia de’ Gobbi e cotanto non poteo sopportare”.Dalla Foresta, come se tutta la foresta fosse in ascolto, parte una freccia. Una sola, ma rapidissima. Come una stella cadente che taglia in due il cielo. Sibilando nell’area si conficca nell’albero pro-prio dietro Re Diego, sfiorando quasi il suo viso. Resta teso, ma non si muove, il cavallo nitrisce un poco per il rumore. Sgomento tra i presenti. Il Re si gira con calma, la freccia porta la firma di Cesare Hood. C’è un rotolo di pergamena legato a quella frec-cia. E’ Cesare Hood che scrive: “Io son stato esiliato per errore”. Continua a leggere il Re, con voce sostenuta. “Mai voleo andare a comandare la compagnia de’ Gobbi e mai nessuno mi ha dato modo per spiegarmi. Sono amareggiato per cotante parole, ma
bastava una qualche favella tra noi e tutto, forse, si sarebbe potu-to risolvere”. Dubbi sorgono nella folla. Se Cesare Hood allora non fosse più fuorilegge, come potea esser sorta cotanto spergiuro nel regno di Fiorenza? Il Re finisce di leggere e non commenta. Tira le redini del suo cavallo e passa di nuovo vicino a tutte le genti. Non fa cenni di saluto a nessuno, ma scruta le loro reazioni con sguardo fiero. Poi fa un cenno al suo cavallo, che respira affan-nosamente sul calar della sera. Un colpo deciso e stizzito con gli speroni. E poi via, al galoppo verso l’orizzonte. Deve ricercare Re Andrea e deve farlo in fretta. Ha bisogno di parlare con il fratello, e di sapere Verità dove riposa. Leggerezze di cotal fattura non dovrebbero mai diffondersi come una melma velenosa per le terre del regno. E qualcuno mai, è lecito domandar, pagherà per que-sto? Gli astanti con calma si disperdono, mentre il Re torna verso il suo castello da solo, ancora una volta solo, protetto dal buio della sera che oscura tutte le terre.
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FIORENTINA - CESENAIn questa settimana la Fiorentina ha vissuto un’esperienza che ha del soprannaturale: è riuscita a trascorrere la bellezza di cinque giorni consecutivi senza che un tesserato si infortunasse. Nelle prime undici giornate l’infermeria viola ha sfondato la soglia dei venti “ricoveri” e ha accolto perfino il preparatore dei portieri Nu-
ciari, mitica figurina Panini degli anni 80. Incrociamo le dita, dun-que, onde evitare altre sventure come incidenti domestici, caviglie doloranti sotto controllo così così, ricadute di ricadute, “defecatio isteriche come fosse antani”, o magari portieri che si fanno male al ginocchio in rovesciata. Ogni riferimento a Frey, scherzi a parte,
è puramente errato, e pienamente smentito dalle parole del fratello del numero uno viola. Ecco un’altra cosa che abbonda sulle rive dell’Arno: la quantità di smentite. Negli ultimi tem-pi, la società gigliata ha avuto un gran daffare nel confutare dichiarazioni sui giornali o su Facebook, e rumors di qualche retroscena o retro cena fra Corvino e Dunga. Nel frattempo, Mihajlovic è in ben altre faccende affaccendato, impegnato a tenere insieme un mosaico dove i pezzi si staccano in con-tinuazione. Ma oggi, ladies and geltlemen, forse è arrivato il gran giorno: i tasselli si potrebbero per la prima volta inca-strare senza forzature, anche se i nomi dei tasselli restano da stabilire. Partendo dalla difesa, oltre alla solita alternan-za dei terzini, nessuna combinazione è esclusa anche nella coppia centrale. Davanti ad essa (welcome D’Agostino) non dovrebbe esserci più Santana, che tornerà a contendersi la fascia destra con Marchionni e Cerci. Quest’ultimo è il più riposato e potrebbe essere della partita. Ancor più riposato è Ljajic, pronto alla staffetta con Mutu. Per la corsia sinistra, come sempre, le condizioni di Vargas sono da monitorare. I principali dubbi di Ficcadenti riguardano invece la “catena” di destra: ballottaggio fra i difensori Ceccarelli e Lauro (redu-ce da un infortunio) e fra gli interni di centrocampo Appiah e Schelotto. Rivedremo al Franchi l’ex “genietto viola” Jimenez, mentre vedremo per la prima volta il toscano Giaccherini. Entrambi cercheranno di rifornire Bogdani e di bruciare i no-stri esterni. Prospettiva da scongiurare in tutti i modi, perché la classifica attuale insiste nel dichiarare che la Fiorentina è in lotta per non retrocedere. Ecco un’altra dichiarazione da smentire, con priorità assoluta.
FIOReNTINA (4-2-3-1): Boruc; Comotto, Gamberini, Natali, Gulan; D’Agostino, Donadel; Santana, Mutu, Vargas; Gilardino. All.: Sinisa Mihajlovic. CeSeNA (4-3-2-1): Antonioli; Ceccarelli, Von Bergen, Benalouane, Nagatomo; Appiah, Colucci, Parolo; Jimenez, Giaccherini; Bogdani. All.:Massimo Ficcadenti.
I 22 in campodi lucA cApAnni
BORUC84
COMOTTO25
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NATALI 14
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DONADeL4
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D’AgOSTINO 21
SANTANA7
gILARDINO11
VARgAS6
ANTONIOLI1
CeCCAReLLI 77
VON BeRgeN25
BeNALOUANe15
NAgATOMO5
JIMeNeZ10
AppIAH4
pAROLO18
BOgDANI70
gIACCHeRINI23
COLUCCI14
sabato 13 novembre 201013
STADIO
D’AGOSTINO: LUCE E SPERANZA speciale Fiorentina - Cesena
In ogni cosa della vita, anche quella più negativa, c’è sempre un risvolto positivo. Il risvolto positivo di Roma-Fiorentina ha senza dubbio un nome e un cognome: Ga-etano D’Agostino. Il giocatore palermitano è finalmente rientrato da un lungo e fastidioso infortunio. Mihajlovic, alla vigilia della partita dell’Olimpico, aveva dichiarato che il cen-trocampista gigliato avrebbe fatto parte del gruppo, ma che sarebbe entrato solo in caso di necessità perché non aveva ancora più di venti minuti di autonomia nelle gambe. E così è stato. È entrato al 73’ al posto di uno sfinito Donadel e in venti minuti ha deliziato gli amanti del calcio con una punizione da 10 e lode. Un sinistro che è andato ad infilarsi nel sette alla destra di Julio Sergio e che ha riaperto il risultato – anche se per poco, vi-sto che il gol è arrivato all’88’ –. A qualcuno è venuto da esclamare un innocuo e istinti-vo minchia! Che sollievo pensare che oggi la Fiorentina ha due cecchini dei calci piaz-zati, D’Agostino e Mutu! Del resto, nel calcio di oggi, servono anche i giocatori che sanno sfruttare al meglio i calci di punizione perché il gioco del pallone è cambiato tantissimo e si vedono sempre più reti nate da palle
inattive. Tornando al rientro di D’Agostino, dicevamo, è fondamentale per il futuro im-mediato della Fiorentina. Con Montolivo out,
solo il siciliano può salvare “baracca e bu-rattini” e dare inventiva, ordine e visione di gioco al centrocampo di Mihajlovic. Il povero Donadel è un leone ed è encomiabile, ma non è pensabile di far costruire il gioco a lui. Bolatti, probabilmente, non è adatto al nostro campionato caratterizzato da rit-mi troppo elevati. Santana è un giocato-re sorprendente che ha dimostrato la sua duttilità, ma che rende sicuramente meglio come esterno. E allora, ecco D’Agostino. Gran piede, visione di gioco, fantasia, uomo assist e uomo gol. Ebbene sì, non è certa-mente un attaccante, ma sa inserirsi e farsi sentire. Sarà un caso se in tre presenze con la maglia della Fiorentina ha messo a segno due reti? Probabilmente sì, probabilmente no. Resta il fatto che, quando un giocatore come D’Agostino sta bene, i suoi “gollettini” li fa e a questa Fiorentina… quanto fanno comodo! La speranza viola è tutta riposta nei piedi del palermitano, soprattutto il si-nistro: con un playmaker così in campo, il centrocampo gigliato non può che ritrovare geometrie, idee e… respiro. L’arciere è tornato ed è pronto a lanciare le sue frecce!
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sabato 13 novembre 2010
Bentornati al nostro consueto appuntamen-to con la rubrica più musicale di tutto il gior-nale! La squadra avversaria di questa sera è il Cesena. La terra romagnola è piena di vita musicale, con artisti che nel corso degli anni sono diventati importantissimi sia sul piano nazionale che internazionale. Cese-na e Faenza distano circa 44 Km. Laura Pausini nasce a Faenza nel 1974 e per ca-pire meglio chi sia basta citare i suoi risultati più significativi: nella sua carriera ha vendu-to più di 70 milioni di dischi, ha inciso brani in Inglese, Francese, Spagnolo e Portoghe-se, ottenendo prestigiosi premi in Italia e all’estero, come il Grammy Avard nel 2006. Inoltre, nello stesso anno, è stata insignita del titolo di Commendatore della Repubbli-
ca Italiana. Debutta sul palcoscenico italia-no nel 1993 a Sanremo, con il brano “La Solitudine” che le fa sbancare la sezione “Nuove proposte”, proiettandola al succes-so più totale della sua carriera. L’anno dopo ottiene il terzo posto sempre a Sanremo ma questa volta nella categoria “Campioni” con il brano “Strani Amori”. Tra il ’94 ed il ’95 sbarca sul mercato Latino e Inglese, con ottimi risultati. Nel ’96 si esibisce davanti a Papa Giovanni Paolo II nel tradizionale Concerto di Natale in Vaticano, ripetendosi anche l’anno dopo. Nel ’99 partecipa con Pavarotti al “Pavarotti and Friends” per i bambini di Guatemala e Kosovo. Oltre ad aver fatto più volte il “World Tour”, girando per tutto il Mondo, dall’Italia all’Europa fino all’America Latina, Laura Pausini si è forte-mente impegnata anche in ambito sociale: dal ’96 è impegnata in difesa dell’infanzia come sostenitrice dell’Unicef e ha parteci-pato all’album per la raccolta fondi a favore dei terremotati d’Abruzzo. Ha inoltre parte-cipato ad attività benefiche con “Amnesty International”, L.i.l.a. (contro l’AIDS) e Tele-thon. Fino ad adesso ha realizzato e pubbli-cato 13 album. Qui di lato potrete vedere l’inno del Cesena.
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PIADINA E PAUSINI Inni d’Italiadi MAtteo dovellini
GOL GOL GOL CESENA GOL GOL GOL MARCIAMO TUTTI UNITI AVANTI CON FUROR E’ TERRA DI ROMAGNA LA TERRA DEL PASSATOR LO STADIO “LA FIORITA” MAI NESSUN CI FERMERA’ QUALUNQUE SQUADRA QUI VERRA’ LE PENNE LASCERA’ OEH OEH OEH OH OH OH OH OH OH C’E’ IL MARE E LA MONTAGNA C’E’ TUTTA LA ROMAGNA OEH OEH OEH OH OH OH OH OH OH CESENA MIO SEI FORTE E IL CORO TI CANTIAM BOROBOM BOROBOM BOROBOM BOM BOM BOM BOM FORZA CESENA FORZA CESENA FORZA CESENA CHE CE LA FAI FORZA CESENA FORZA CESENA FORZA CESENA CHE VINCERAI!
GOL GOL GOL CESENA
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speciale Fiorentina - Cesena
Si sa, non esistono più partite scontate, punti facili o successi an-nunciati. Nel calcio, e quest’anno più che mai a Firenze, la fatale ca-sualità colpisce maligna non più alle spalle, ma fissandoti direttamente dritta negli occhi. Una Fiorentina che a cor-rente alternata riesce a superare il Chievo di mi-sura, squadra senz’altro ben organizzata, ma tecnicamente inferiore in maniera per lo meno palese, accusa nella notte dell’Olimpico il black out del reparto difensivo ed è costretta a frenare nuovamente il passo. Si dice che se qualcosa nasce tondo,
sicuramente non può morire quadrato; si spegne il televisore, si ab-bandona lo stadio scuotendo la testa e borbottando che senza se e senza ma, almeno per questa stagione, la Fiorentina è intrappolata in un atipico impasse di infortuni, iella e non-gioco, attenuato a tratti dalle individualità di quei singoli che a volte le partite hanno saputo risolverle da soli. Il “Franchi” un tempo era fortino inviolabile; i viola, in un tempo ancora più remoto, avevano dimostrato di poter essere un’ “ammazza-
grandi”; la fortuna, quella magari è sempre mancata, ma in questi mesi la Fiorentina è come intrappolata in una raggelante morsa di timori e insofferenza, così paralizzata da non saper nemmeno più decidere chi essere. Non dovrà più succedere, perchè per portare a casa i tre punti serve serenità, sentimento che si acquisisce solo trovando una conti-nuità di risultati tale da permetterti di non dover più tremare. Sabato pomeriggio i gigliati ospitano il Cesena di mister Ficcadenti, squadra che, nonostante occupi i gradini di fondo della classifica, ha conseguito contro le prime forze del campionato risultati che devono per lo meno far riflettere e far pensare due volte chi giudica le vittorie contro squa-dre minori degli autentici “brodini”. Zero a zero nella partita di esordio contro la Roma all’Olimpico, vittoria casalinga contro il Milan di Ibra, Pato e Robinho, e naturalmente l’ultimo successo contro la Lazio che, proprio contro i romagnoli, ha perso la testa della classifica. La forza della società di Campedelli sta nella tranquillità, nella consapevolezza che imporre il proprio gioco non sempre è possibile, ma che tutte le avversarie, anche quelle più blasonate, possono andare in confusione se messe davanti ad ordine e intelligenza tattica. Simboliche le parole in conferenza stampa di Appiah, uno dei giocatori più rappresentativi della compagine di Ficcadenti, che oltre a ribadire il buon lavoro che la squadra settimanalmente svolge, sottolinea la gran-de compattezza dello spogliatoio, forza non secondaria nelle gare più difficili: “ L’unica ricetta per uscire da quella situazione è lavorare così da trovare costanza nelle prestazioni e nei risultati... Abbiamo disputato delle belle partite, tranne contro il Napoli non siamo mai stati schiacciati delle nostre avversarie, abbiamo sempre messo in mostra il nostro gioco e perdere nei minuti finali fa ancora più male. Qua siamo una famiglia, non ho mai trovato uno spogliatoio così unito, i più esperti come me stanno dando consigli ai giovani, ma anche io ascolto molto e imparo dai miei compagni. Noi stiamo continuando a lavorare, non sono preoccupato perché quando
18Appiah e Ficcadenti spiegano la matricola romagnolaIl mio miglior nemico
di federicA fAlciAni
“LA FORZA DEL GIOCO”
www.brividosportivo.it sabato 13 novembre 201019
una squadra gioca così non c’è da avere paura. Spesso in Serie A si vivono alti e bassi, abbiamo vissuto un momento negativo, ma è bastata un vittoria casalinga per risollevarci e se continuiamo così non c’è nulla da temere. Con il Mister stiamo lavorando sulla concentrazione nei minuti finali.”A fargli eco, interviene anche l’allenatore stesso che spera di aver tro-vato, nella vittoria contro la Lazio, la chiave di svolta della stagione. “Nella mia carriera ho passato molti momenti difficili, è normale, è la Serie A. Nelle ultime tre partite abbiamo pagato per un nostro eccesso di generosità, dobbiamo imparare ad accontentarci. Fino ad ora, ovunque siamo andati, abbiamo sempre fatto il nostro gio-co, questo è importante. Dobbiamo rimanere sul pezzo e lavorare. Non meritavamo certo la coda della classifica e contro la Lazio lo abbiamo dimostrato. Abbiamo ancora tante partite davanti, questo ci deve far stare tranquilli se contro le grandi ci capita di fallire, ab-biamo molti giovani che sono capaci di giocare in Serie A e l’han-no dimostrato, dobbiamo imparare a gestire le forze nei novanta minuti, spesso l’entusiasmo e la voglia di vincere ci si ritorcono contro soprattutto nei minuti finali. Dobbiamo essere solo veloci a colmare questo gap di mentalità, per il resto abbiamo tutte le carte in regola per fare bene.” Queste le parole di mister Ficcadenti ai tac-cuini di “Tuttocesena” dopo il successo contro la compagine guidata da Edi Reja, parole che esprimono soddisfazione per un risultato dopo le beffe delle ultime settimane, non ultima quella di Torino, dove la Juven-tus ha raggiunto il gol del pari grazie ad un penalty, per lo meno dub-bio. “Quella di questa sera non è un’impresa, abbiamo vinto me-ritatamente contro una squadra forte disputando un ottimo primo tempo. Nella seconda frazione i ritmi si sono abbassati e parolo ha segnato un gol straordinario che ha premiato il grande spirito di squadra messo in campo. La squadra nelle ultime quattro par-tite ha giocato forse anche meglio di questa sera, ma ha raccolto poco. La Lazio magari non riuscirà a vincere il campionato, ma sarà sicuramente protagonista fino alla fine e si giocherà un posto in Champions, quindi essere riusciti a battere una squadra di que-sto livello è un motivo di grande soddisfazione. pur avendo cam-biato qualche giocatore, oggi la Lazio ha schierato una squadra di grande livello con giocatori molto forti come Zarate, Floccari e Rocchi e nel secondo tempo, quando il Cesena è calato, poteva metterci in difficoltà. Noi però siamo stati bravi a concedere poco e a sbagliare poco. In difesa abbiamo tenuto molto bene, ma tutta la squadra si è espressa ad ottimi livelli; ci voleva una partita qua-si perfetta per riuscire a vincere e noi ci siamo riusciti. Ho cambia-to Jimenez perché ha accusato un calo fisico dopo le numerose partite di 90 minuti giocate…” E a proposito di Jimenez, il cileno è una vecchia conoscenza dell’Arte-mio Franchi, tanto apprezzato in maglia viola per il suo estro e la sua fantasia, quanto detestato all’addio per la sua boria, lo snobismo di chi “in caso di retrocessione in serie B o di penalizzazione dal processo di Calciopoli, non vuol certo rimanere”. Atteggiamento questo che nel-le ultime stagioni ha dovuto ridimensionare. Prima Mourinho che con un’occhiata smonta, che con una conferenza stampa ammutolisce, che
vince tutto tenendolo in tribuna, poi il West Ham che ha già la sua stel-la arrivata dal campionato italiano, un guascone che conquista che si chiama Diamanti e che spesso e volentieri “apparecchia” dei gol che Luis si mangia. Ma dietro a Fiorentina, Inter, West Ham e Parma, Ji-menez non riesce mai a liberarsi dell’ombra della Ternana, società di Prima Divisione affatto intenzionata a cederlo per una cifra irrisoria; ma lazzi, tacchi e veli, valgono davvero dieci milioni di euro? Ed è in Prima Divisione che Jimenez rischia di rimanere a settembre, quando la società del Drago, priva di offerte, decide di tenersi l’attaccante cileno che prova a minacciare un’irrisoria denuncia verso i proprietari del suo cartellino, e che, per evitare ricorsi legali, acconsente ad un prestito con il Cesena. Ma in campo domenica non ci sarà soltanto la boria di un ragazzo che disse no ad una Fiorentina “ipotetica in B”, ci sarà anche l’ordine la preparazione di una squadra quadrata. Quadrata come la Fiorentina deve tornare ad essere, con la classe e il cuore dei suoi uomini.
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speciale Fiorentina - Cesena20
I’nonno gli è disfatto e un sa più icche dire, a che boccia attaccassi. Che gli arbitri e son tutti di quell’artra sponda (non ni’ senso che vu’ capi-
te voi, ma ni’ senso che giohan sempre con quegli artri) ormai gli è noto, comprovato da mille eventi ‘ndiscutibili. Così i’ Bergonzi che
gli ha un nome da formaggio prealpino, pri-ma e ferma l’Inca solo davanti a i’ portie-re, n’una posizione regolare di armeno tre
metri, e poi e un vede che l’ex della Belen gli è ‘n forigioco net-to quando e toc-ca i’pallone pe’
Simpricio (un artro nome che mi rihorda quello di Tognarino, i’grullo di’ villaggio a Poppi). Lascia fare, da fallo a farfallo come e dihano a Vicchio. Così e si va a piglia’ i te sotto d’un go’. Lascia fare, ma icche gni fecero a lascia fare? Poi e ve lo diho. Ora e diceo, che gli arbitri e ci vedano come i fumo negli occhi, gli è arcinoto, ma che si metta anche di’ nostro pe’ perdere e un dovrebbe miha esse’ matematico! ‘Nvece Pasqual e gli entra fori tempo come gni ha ìnsegnao i’ terzino di Villore e Menez e sembra Julinho, via a crossa’ con Natali (ma tra Pasqua e Natale se la si facesse finia co’ regali?) che chiude con la grazia di Dumbo e i Gambero che rimane ‘mbambolao ni’ mezzo senza ne’ piglialla né controlla’ Belenito che fa un go’ che lo faceo anch’io. Cala i’buio, la un si vede più, peggio di’nonno, poeromo che un si rihorda
più nemmen le fattezze. Ma finarmente lampo di genio dalla pan-ca, gli entra “icce2”, (e gli era l’ora!), sorge e crossa pe’ iGGila che si sveglia da’ i letargo ‘nvernale e fa un go’ de sua. ‘Ncredibile, si sembra risorti, e giallozzozzi e cominciano a senti’ la strizza. E si tirano ndreo, e buttan la palla fori.Che ci sia i’miraholo? Sieeee i’miraholo e lo fa Borucce che dee ave’ visto i’firmato di Cejasse con la Juventusse e rifa uguale. Un’uscita alla ranfansò, che a piglialla e un ci vo co i’ piedone bria-ho e la porta spalancaa pe’ Perrotta che ringrazia e porta a casa. Poerannoi! Ora tutti e se la piglian co ‘ i tigre che e c’entra i giusto,
cioè poho (ma quella sciarpa la un porterà miha sculo? E si faccia regala’ un foulari-no da Diego, proviamo se l’è quello). Bisogna ‘nvece ‘ncaz-zassi in positivo perché saba-to co i’Cesena e l’è ‘nutile che diha che c’è un risurtao solo. Loro e gli hanno battuo la La-zio, quindi i’popolo gli è sazio, ora e ci faccian mangiare an-che a noi che e s’ha le grinze sulla panza quest’anno. ‘Nan-to i’nonno e se la riempie di vin bono, a scanso d’equivoci, così e ci pensa meno, fino a sabato, quando e si brinderà, di certo, perché che ne dubita gli è gobbo ni’ core. Forza Violaaaaaaaaaaaaa!
i’ Nonno Piladedel nostro inviato in cantina E S’HA LE GRINZE SULLA PANZA
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CESENA dalla A alla Zsabato 13 novembre 2010
A-Arbitri. Ultimamente non sono molto amati a Cesena: Romeo domenica scorsa ha punito i romagnoli con un rigore per la Juve generoso e un giallo a Pellgrino, che poi si è fatto ammonire di nuovo lasciando la squadra in dieci.B-Baggio. Il primo giocatore della nazio-nale a segnare con l’Italia allo stadio di Cesena, nel settembre ‘89, una doppietta contro la BulgariaC-Continenti. Ce ne sono quattro rap-presentati nella rosa dei bianconeri. Tutti esclusa l’Oceania. Diciotto stranieri di quin-dici paesi, una Inter dei poveri, insomma!D-Dino Manuzzi, lo stadio intitolato allo storico Presidente. Una gioia di stadio...che belli i nomi delle curve: Curva mare su-periore e curva mare inferiore!e-edmeo Lugaresi, ex presidente, amatis-simo dai tifosi.F-Ficcadenti, l’allenatore, spesso invitato ad andarsene dai tifosi dopo le utlime partite.g-gastronomia. Si mangia molto bene nel-la zona. Ma io sarei capace di vivere due settimane a piadina... Il vero “must” locale.H-Hotel. Se alloggerete in un hotel a Ce-sena, non chiedete la camera con vista
mare, come fece Franco Causio. A Cesena il mare non c’è...I-Ippocampo, simbolo della squadra.L-Luoghi per divertirsi. Basta spostarsi dalla città verso la costa e non c’è rischio di annoiarsi. Discoteche, pub, bar sulla spiag-gia, parchi acquatici... e tutto a prezzi più che accessibili. E ragazzi e ragazze roma-gnole valgono la pena di un giretto!M-Messi. Non Lionel, ma Jorge e Rodrigo, padre e fratello del fuoriclasse. Poche set-timane fa hanno fatto visita all’amico Luca Mancini, direttore generale della squadra, che ha mostrato loro la realtà della società, del gruppo titolare alle giovanili. Strano che nessuno abbia intitolato “Messi vuole com-prare il Cesena”.N-Navacchia Enrico, pilota di kart e idolo locale.O-Ottobre. Il mese della rievocazione del-le “Calende malatestiane”, una rivisitazio-ne medievale con tanto di travestimento in tema.p-pugno chiuso. E’ così che Lamberto Bo-ranga nel 1976 salutò i tifosi della Roma, rei di avergli rivolto insulti fascisti. E meno male che l’intolleranza è un amle dei nostri
tempi, è colpa di Facebook, di Internet e del villaggio globale...Q-Quarantuno. Gli anni del portiere Anto-nioli. Quando dico che la mia è una bella generazione...R-Record. Undicimila abbonati per il 2010-2011.S-Savio, il fiume della città, e il nome dell’ippodromo.T-Troisi Massimo. La squadra è citata nel suo film “Scusate il ritardo”, quando lui, a letto con la De Sio, si deconcentra dalle effusioni per preoccuparsi del fatto che il Napoli sta perdendo in casa col Cesena. Una scena cult degli anni 80.U-Undici minuti. Nel 1990 i romagnoli si salvarono a 11 minuti dalla fine del campio-nato, con Mercello Lippi allenatore. Fecero vedere un bel gioc e raccolsero poco. Poi Lippi si è evoluto: nel 2006 ha fatto vedere un gioco noioso e ha vinto il mondiale.V-Ventuno. Numero di maglia ritirato in omaggio a Paolo Martelli, calciatore morto a 29 anni in un incidente.Z-Zisêna, il nome della squadra in roma-gnolo.
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L’Alfabetodi AngelA giulietti
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BOGDANI, I CONTI TORNANO
speciale Fiorentina - Cesena
E’ uno che di squadre ne ha provate tante. Stiamo parlando di Erjon Bogdani, classe 1977, l’attaccante albanese che da ben 10 anni girovaga tra un club italiano e l’altro, al-ternando spesso prestazioni ottime ad alcune incolori e poco convincenti. Uno dal rendi-mento fino ad adesso poco costante, ma che forse dopo tanto peregrinare ha finalmente trovato la sua giusta dimensione alla corte di mister Ficcadenti. Cresciuto calcisticamente nel Partizani Tirana, la squadra della sua città natale, arriva nel gennaio del 2000 alla Reggi-na, dove rimane per tre stagioni militando tra serie A e B. Viene poi girato in prestito prima alla Salernitana e poi all’Hellas Verona, dove segnerà molti gol arrivando ai vertici della classifica marcatori della serie cadetta. Nel 2005 torna a calcare le scene della A con la
maglia del Siena, realizzando 13 gol in una stagione e mezzo. A genna-io 2007 il Chievo lo acquista a titolo definitivo. Con la divisa gialloblù l’at-taccante segna 5 gol in mezza sta-gione, e dopo la deludente parentesi di un anno trascorsa al Livorno con solo 2 reti all’attivo, rimane con i cli-vensi dal 2008 fino a giugno 2010. In questo periodo il ragazzo brilla solo a tratti, segna qualche gol decisivo, ma son pur sempre troppo pochi. La società veronese si convince così a
non rinnovargli il contratto e in estate si trova quindi svincolato. Riceve chiamate dal neo-promosso Cesena e dai londinesi del Queens Park Rangers, ma preferisce stabilirsi in terra romagnola per non abbandonare la Seria A e rincontrare l’allenatore con il quale aveva fatto tanto bene ai tempi dell’Hellas. Sotto le indicazioni di Ficcadenti, Bogdani è infatti molto più incisivo. Sono già tre le reti che ha segnato fino ad adesso e, guar-da caso, sono state tutte decisive. Ha aperto le marcature con un bel colpo di testa nel match vinto dai bianconeri contro
il Milan a inizio campionato, ha realizzato il gol vittoria dell’1 a O contro il Lecce e quello dell’1 a 1 contro il Parma. Quando non va a segno cerca comunque di lavorare per tutta la squadra, servendo palloni e facendo sponde. Dopo tutto è lui l’unico attaccante puro nella rosa del Cesena, perché i suoi attuali com-pagni nel reparto offensivo, Jimenez e Giac-cherini, sono centrocampisti di ruolo. Rischia sempre di essere pericoloso per le difese av-versarie, poiché è abile nel sfruttare gli spazi che lui stesso si crea. E’ amatissimo nel suo paese; con la sua Nazionale vanta 52 presen-ze e 12 gol. In Italia ha anche trovato l’amore. A giugno di questo anno è infatti convolato a nozze con la bella modella Rossella Adioran-te. Un matrimonio che ha fatto parlare molto per via dello sfarzo e della minima cura nei dettagli. Niente da preoccuparsi però, Erjon è uno che i conti li sa fare. Per la cronaca... è infatti laureato in Economia e Commercio.
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Focalizziamo la nostra attenzione sulla dodicesima giornata del campiona-to di serie A. Iniziamo con Fiorentina-Cesena, con i viola chiamati al pronto riscatto dopo la figura barbina rimediata all’Olimpico di Roma mercoledì sera. La truppa di Sinisa Mihajlovic ha tutto da perdere e poco da guada-gnare. Il gioco lascia molto a desiderare e i risultati scarseggiano. Prima che il pubblico passi dal mormorare all’arrabbiarsi sul serio sarà meglio che sabato pomeriggio la Viola sfoderi una prestazione convincente e incameri tre punti. Segno 1 bancato a 1,43. Sempre sabato, nel posticipo serale, si affronteranno due formazioni che sprigionano simpatia a tutti i tifosi vio-la: Juventus-Roma. Coerenti con la nostra incrollabile fede calcistica non pronostichiamo la vittoria di nessuna delle due formazioni, ma ci limitiamo a scommettere che entrambe le squadre segneranno almeno un gol. La quota di questa puntata è a 1,65. Passiamo a Lazio-Napoli, forse l’incontro più difficile da pronosticare dell’intera giornata. La Lazio sembra aver fre-nato la sua corsa ed è reduce da due sconfitte consecutive, il Napoli ha in squadra ottimi giocatori tra i quali spicca un certo S.Gennaro. E’ indubbio infatti che i partenopei abbiano la fortuna dalla loro parte, guardatevi il gol segnato allo scadere a Cagliari per dirimere qualsiasi dubbio. Noi vediamo gol anche in questa occasione: Quota a 1,77. palermo-Catania è una partita molto delicata soprattutto per i rosanero. Dopo le ultime vicissitudini Zamparini è sull’orlo di una crisi di nervi e a forza di licenziare allenatori e direttori sportivi adesso proverà a licenziare se stesso. Ha manifestato infatti la ferma volontà di lasciare il calcio, ma nessuno gli crede. Nel frat-tempo il Palermo sarà chiamato al riscatto. Non sarà facile ma noi vediamo la vittoria degli uomini di Delio Rossi. Segno 1 a 1,80. L’Udinese ospiterà il Lecce allo stadio Friuli. In questo caso il ritorno alla vittoria dei bianconeri appare scontata. Segno 1 con una quota di 1,60. Il Bari sta facendo un campionato disastroso, l’esatto opposto di quello compiuto una stagione fa. Anche il parma non sta convincendo, rischia sempre molto mettendo in atto un gioco molto spregiudicato e poco redditizio. In questo caso giochia-mo la doppia chance concedendo qualche preferenza in più al Bari. Segno 1X a 1,30. Chiudiamo in bellezza con il derby di Milano. L’Inter sta attra-versando un periodo abbastanza delicato e le due mezze battute d’arresto contro Brescia e Lecce lo stanno a testimoniare. Il Milan sta viaggiando sulle ali dell’entusiasmo grazie al primo posto in classifica. Nel formulare questo pronostico non possiamo esimerci dal ricordare che tutti coloro che non tifano Milan vorrebbero vedere Galliani domenica sera al posto del pol-po Paul appena deceduto. Allora con grande senso della sportività diciamo Inter. Segno 1 a 2,60. Riassumendo abbiamo una quota totale di 40,65 e questo sta a significare che puntando 8 € otteniamo una bolletta da 325,23 €. Buona Mandrakata a tutti!
La Mandrakatadi MAssiMo giAnni
Fiorentina-Cesena 1Juventus-Roma golLazio-Napoli golpalermo-Catania 1
Udinese-Lecce 1Bari-parma 1XInter-Milan 1
L’Uomo in piùdi dAvid fAbbri L’attaccante albanese laureato in Economia
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PONTE
il BORSINO della settimanadi giAnni di ferdinAndo
BOGDANI, I CONTI TORNANO
sabato 13 novembre 2010
Proviamo a gettare un ‘ponte’ tra la Fiorentina e il Cesena?A Firenze i ponti non mancano: da monte a valle, contando anche la passerella dell’Isolotto, ce ne sono ben tredici (Ponte di Varlungo, Ponte Giovanni da Verrazzano, Ponte di San Niccolò, Ponte alle Grazie, Ponte Vecchio, Ponte Santa Trinita, Ponte alla Carraia, Ponte Amerigo Vespucci, Ponte alla Vittoria, Ponte della metropolitana, Passerella dell’Isolotto, Ponte all’Indiano, Ponte dell’A1)!Tuttavia, dal canto suo, nemmeno Cesena scherza, non fosse altro perché uno
dei suoi simboli è il suo Ponte Vecchio! Il Ponte Vecchio, detto anche Ponte Clemente, è infatti il ponte più antico della città romagnola: attraversa il fiume Savio e, nella versione lignea, esiste fin dall’epoca degli antichi romani. La prima opera in muratura risale invece al periodo medievale. Più volte crollato e ricostruito, la forma attuale del Ponte Vecchio di Cesena è quella settecentesca.La parola ‘ponte’, dice il Battaglia, è una voce panromanza (vale a dire comune a tutte le lingue neolatine), proveniente dal latino ‘pons, pontis’, che ha come primo
significato ‘strada, via’, ed è di origine indoeuropea. Anche nel calcio si usa questo vocabolo, sia quando si vuole indicare la ‘sponda’ di un giocatore in aiuto al compagno di squadra che avanza, sia quando l’attaccante, anziché saltare insieme al difensore che lo controlla, si ferma e lascia che l’avversario si appoggi su di lui in maniera scoordinata.Ovviamente, essendo innumerevoli i ponti, altrettanti sono i toponimi che vi si ispirano in tutto il mondo...
La partita? è una PAROLAdi enrico zoi
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IN RIALZOSPALLETTI (ZENIT SAN PIETROBURGO) – Da qualunque parte si giochi non è mai facile vincere. Il bravo Luciano da Certaldo, in Russia, ci sta riuscendo. Alla coppa di Russia sta per affiancare il successo in campionato, lo divide solo la matematica, con due giornate prima della fine e con il corollario della qualificazione alla fase a eliminazione diretta dell’Europa League, centrata in un girone tosto con due turni d’anticipo. E pensare che, qualcuno, dopo la fine dell’avventura alla Roma lo aveva dato per bollito.
STABILIMIHAJLOVIC (FIORENTINA) – Una stabilità che preoccupa la sua, visto che non riesce a far decollare la truppa viola. Si registra un appiattimento preoccupante, come conferma la deludente prestazione di Roma, con una Fiorentina priva di gioco. Serve una svolta, la gara con il Cesena rappresenta il vero e proprio primo crocevia della stagione. Da non fallire, per nessuna ragione al mondo.
IN CALOCONTE (SIENA) – Quattro punti conquistati nelle ultime quattro gare, delle quali due interne e con l’ultimo successo con il Frosinone arrivato con la prima rete siglata solo al 70’. Frena il Siena con il presidente Mezzaroma che si interroga sul rendimento di una squadra che doveva alla vigilia ammazzare il campionato. Il rinvio della gara di martedì a Vicenza è giunto a proposito per far riflettere tutto il gruppo bianconero sul difficile momento che sta attraversando, alla vigilia del derby in posticipo con il Grosseto: una gara che, per il campanile, vale una stagione o quasi.
CUOGHI (PISA) – Un punto racimolato al 90’ a Foligno, al quale ha poi fatto seguito la sconfitta interna con il Foggia, che ha spezzato una striscia di otto risultati utili consecutivi: si arresta la corsa di un Pisa che incontra sempre tanta difficoltà nel segnare. Non sempre può togliere le castagne dal fuoco, la ‘bandiera’ Carparelli. I compagni di reparto sono avvisati e debbono svegliarsi, altrimenti sono dolori.
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