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A Genoa si è rivisto il cuore e pure un po’ di testa, con il Parma ci si aspetta di veder spuntare anche gambe e pol-moni. Nessun dubbio che un passo avanti sia stato fatto fra la Fiorentina vista al Franchi contro la Lazio e quella che si è battuta contro la squadra di Gasperini. Quella che ha gio-cato sabato scorso a Firenze non era neppure una pallida imitazione del bel gruppo dei cinque anni precedenti, come certe contraffazioni che ma-gari arrivano dalla Cina o dal-la Corea e che dell’originale hanno al massimo l’involucro. La Fiorentina che si è cata-pultata nella guerra di Maras-si ha avuto coraggio e pure forza morale.

ARIA DI RESURREZIONENELL’INFERNO

DI MARASSIdi Alessandro Rialti

CONTINUA A pAg 3

26 SETTEMBRE 2010

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ARIA DI RESURREZIONEChi c’è stato ha sentito per intero il peso di uno stadio che ricorda una trincea. Formidabile tifo che sa portar su la propria squadra come su un’onda un maestro di surf. Mamma mia, pareva un match di Champions. Quelli di pa-

lato buono diranno che è triste vedere la Fiorentina arrancare, rischiare il nau-fragio in molte occasioni, aggrapparsi a Frey come a una zattera miracolosa. Ma forse hanno la memoria corta. Si sono scordati la squadra viola che in Uefa

a Liverpool fece la stessa identica cosa e di quante e quante volte ha cer-cato il proprio por-tiere nei momenti difficili. E, infine, cosa più importan-te, questa Fiorenti-na di Mihajlovic era indiscutibilmente ammalata. Usciva dal febbrone della sconfitta con la La-zio con coda di po-lemiche, contesta-zioni e sofferenza. E’ vero, la squadra viola che ha lottato con il sangue alla bocca a Genova non era bella, non era fluida, non era spettacolare. Ma doveva salvarsi la vita. Ad ogni costo. Per questo quel match e quel risul-tato sono importan-ti. Non siamo nep-pure così ottimisti da pensare che

tutto sia già superato, che con il Parma possa essere una passeggiata, però arrivare al match avendo alle spalle la battaglia di Genova e il punto in classifi-ca di sicuro non fa male. Anche perché il pari con la squadra di Gasperini è fi-glio della parziale resurrezione di alcuni dei giocatori viola più importanti. Oltre allo stesso Frey anche Gilardino torna-to al gol, ma anche Montolivo e per cer-ti aspetti Vargas. Quelli che dovrebbero essere i leader viola. Tranne Sebastien gli altri li avevamo un po’ persi per stra-da, anzi erano loro che avevano perso la strada che abitualmente conoscono bene. Gilardino del gol, Riccardo del-la rabbia, motivazione e concretezza, Vargas della prepotenza fisica. Adesso chi più chi meno paiono averla ritrova-ta. Infine su Mihajlovic e le sue grandi ambizioni. Per arrivare lassù in alto bi-sogna prima costruirsi i piccoli successi di tutti i giorni. Dismesse le promesse roboanti, le dichiarazioni aggressive, le certezze stellari, Sinisa ha accettato di rimboccarsi le maniche come un sem-plice carpentiere. Meglio così, giusto così, perché la voglia di riprendere a sognare a Firenze ce l’hanno tutti ma prima bisognerà cancellare del tutto la grande paura che ci ha stretto alla gola nelle settimane precedenti. Per questo dobbiamo ringraziare la squadra ope-raia di Genova e possiamo sperare di tornare cattivi e vincenti con il Parma. Con un p.s. Ci aspettiamo un grande Franchi, magari fosse bello come è sta-to bello Marassi.

SegUe DALLA pRIMA

sabato 26 settembre 20103

Editorialedi AlessAndro riAlti

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OBIETTIVO TRE PUNTI4

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Ora occorre vincere. La Fiorentina oggi al Franchi con il Parma deve conquista-re assolutamente i tre punti e tornare a quel successo che manca dalla sfida con l’Udinese dell’ormai lontano 28 mar-zo. La squadra viola a Marassi con il Genoa ha mostrato dei progressi rispet-to alla partita di sabato scorso con la La-zio almeno sul piano del carattere, della grinta e della tenuta atletica. Però deve migliorare ulteriormente, perché ne ha i mezzi e le possibilità. Certo a Genova ha ballato parecchio in difesa soprattut-to nel primo tempo. E solo un immenso Frey (uno dei tanti ex insieme a Gilar-dino, Bojinov e Gobbi della sfida odier-na) ha salvato il pareggio. E’ lui il titolare inamovibile. Su questo almeno non ci sono dubbi. E la sfida di Marassi lo ha

ulteriormente confermato. Ma oggi con il Parma occorre una Fiorentina miglio-re di quella di quattro giorni fa. Non sarà sufficiente soltanto difendersi ed agire in contropiede. E allora sarà necessario che Gilardino, finalmente a segno dopo il lungo digiuno, sia meno isolato. Ha bi-sogno di supporto il bomber di Biella e i compagni non possono lasciarlo solo in mezzo alla difesa emiliana. E que-sto al di là del modulo che verrà adot-tato oggi. E’ quasi certo che Mihajlovic riproporrà il centrocampo a tre come a Genova. Così la squadra è sicuramen-te più equilibrata anche se, per forza di cose, perde qualcosa in fase offensiva dove le difficoltà sono ancora molte, come evidenziato dai soli tre gol (uno su rigore) messi a segno in quattro partite.

A Marassi è toccato a Ljajic restare fuori per fare spazio a Donadel, un giocato-re comunque sempre prezioso e che dà sostanza al centrocampo. Oggi magari il talento serbo potrebbe trovare spazio sulla fascia laterale, senza che venga variato il modulo proposto con i rossoblu (il 4-3-3). I suoi dribbling, i suoi tiri e le sue giocate potrebbero risultare deter-minanti per trovare la via del gol. Co-munque la Fiorentina dovrà aggredire e pressare il Parma di Marino. Giocando in questo modo mercoledì il Lecce lo ha messo sovente in difficoltà. E il pareg-gio finale (1-1) è stato un premio forse eccessivo per gli emiliani. Il loro punto di forza è il reparto offensivo, dove brilla ancora la stella di Hernan Crespo. Con-siderando anche il campionato scorso, il Parma segna da ben undici partite consecutive. A maggior ragione perciò non saranno ammesse distrazioni in di-fesa da parte dei viola. L’anno scorso la squadra crociata, guidata da Guidolin, vinse al Franchi per 3-2 con Bojinov in grande spolvero. L’attaccante bulgaro comunque dovrà avere rispetto per i suoi vecchi tifosi ed evitare comporta-menti eccessivi come è avvenuto nelle due partite della passata stagione. Oggi la formazione gigliata vuole vendicare quella sconfitta del novembre scorso per tornare dopo quasi sei mesi al suc-cesso, che le permetterebbe tra l’altro di agganciare il Parma in classifica. A Genova quattro giorni fa Gilardino è tor-nato a segnare, interrompendo il lungo digiuno con il gol, oggi tocca alla Fioren-tina tornare di nuovo alla vittoria.

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ATTENZIONE A CRESPOOBIETTIVO TRE PUNTIsabato 26 settembre 2010

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Si fa presto a dire 4-3-3 quando c’è Giovinco insieme a Crespo e Marques. L’ex juventino non è un attaccante puro, ma il classico trequartista, più suggeritore che bomber, soprattutto nella versione parmigiana cucinata da Pasquale Marino. Per questo la Fiorentina affronterà il Parma schie-

rato con un 4-3-1-2 capace di tenere palla e farla girare, situazione che metterà in diffi-coltà la squadra viola, ancora alla ricerca di un equilibrio e di una fisionomia ben precisi. In serie A non esistono partite facili, tanto meno per la Fio-rentina di Mihajlovic, che sta ritrovando Gilardino e Monto-livo, anche se a Genova il mi-gliore in campo è stato Frey… Il Parma soffre le trasferte perché è una squadra che gioca e attacca, è nel dna del suo allenatore, a mio parere uno dei migliori tecnici della seria A con qualche spigola-tura tattica da correggere. La sua squadra, infatti, a Lecce poteva soccombere quando ha lasciato il pallino del gio-co in mano ai pugliesi, senza dimenticare che la propen-sione offensiva, spettacolare e spesso efficace, apre le porte alle ripartenze avver-sarie. Il nous del match sarà rappresentato quindi dalla capacità del centrocampo viola, Montolivo in particola-

re, di far ripartire velocemente gli at-taccanti, innescando Cerci e Gilardino negli ultimi sedici metri, anche perché la difesa è forse il reparto meno forte dell’attuale Parma. Squadra che di-pende molto dalla vena di Giovinco, capace di dare i tempi ma anche di estraniarsi dal gioco. Valiani, Morrone

e Candreva sono ben assortiti e sul-le fasce la Fiorentina potrebbe soffrire la vivacità degli emiliani, attenzione in particolare agli inserimenti offensivi di Zaccardo che con il gol ha preso ormai confidenza. Marino, però, potrebbe anche sorprenderci con l’inserimento di Pavarini in regia e un atteggiamento più accorto rispetto alle ultime gare. In questo caso la partita e la sua interpre-tazione diventerebbero molto più difficili per i viola, bravi palla al piede, in dif-ficoltà quando la devono recuperare, costringendo Frey agli straordinari. At-tenzione anche a Crespo, che a Lecce ha dimostrato, carta d’identità a parte, d’essere un bomber di razza, soprattut-to sulle palle basse dove può far valere la classe e la presenza fisica.

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Parmigiano per nascita, fiorentino per car-riera; oltre centocinquanta presenze in maglia viola per il difensore centrale Ste-fano Pioli che proprio a Firenze, come lui stesso dichiara, ha vissuto i momenti più intensi della sua carriera sportiva da cal-ciatore. A trentatré anni dopo l’ultima sta-gione nel Fiorenzuola decide di appendere gli “scarpini al chiodo” e di buttarsi così in una nuova avventura, quella di allenatore, che di certo gli riserverà grandi soddisfa-zioni. Dopo una stagione ai massimi livelli in serie cadetta alla guida del Sassuolo, Pioli è scelto dal Presidente Campedel-li per guidare il Chievo, dove già aveva avuto un’esperienza nel settore giovanile; e non si può certo smentire che quella di Pioli sia stata una scelta giusta da parte della società gialloblù che dopo quattro giornate ha totalizzato nove punti, sei dei quali conquistati sui difficili campi di Maras-si e del San Paolo. Parla del Chievo e non può certo non sfuggirgli un minimo di emo-zione e soddisfazione, anche se da buon parmigiano non scorda certo la sua prima esperienza importante in Serie A, quella nel 2006 alla guida della neonata società del Presidente Ghirardi. Ma si sa, nessuno è profeta in patria, e per affermarsi davve-ro Stefano è dovuto andare alla ricerca di un altro posto da chiamare “casa”. Il pre-sente la vede come uno dei più giovani allenatori di Serie A, alla guida proprio di una delle prime forze del campiona-to, ma facciamo un bel passo indietro e torniamo al 1989, anno del suo arrivo a Firenze; quali sono i ricordi più cari e significativi con la maglia viola, che lei ha vestito per ben sei stagioni? “I ricordi che lego a Firenze sono oltremodo bellissi-mi, poiché è proprio a questa città attribui-sco la parentesi più importante e duratura della mia carriera; la Fiorentina mi ha dato modo di giocare con campioni a livello in-ternazionale come Dunga, Batistuta, Rui Costa e Baggio e togliermi qualche bella soddisfazione, nonostante, che secon-do il mio parere, quella squadra raccolse

poco rispetto all’effettivo valore dei giocatori in campo. Senza dubbio con grande orgoglio ri-cordo l’interminabile avventura di Coppa UEFA che vide i gigliati piegarsi soltanto in finale. L’uni-co neo di quegli anni fu per me il mio brutto infortunio che pur-troppo condizionò tutta la mia carriera”. Lo Stefano pioli cal-ciatore è ricordato soprattutto con la casacca gigliata, tutta un’altra storia invece per la sua carriera di allenatore che la vede muovere i primi passi in massima serie proprio sulla

panchina della squadra della sua città, parma … Ma quanto cambia il calcio, guardato dalle due diverse angolazio-ni? “Ruoli completamente diversi questi, anche se devo dire che il carattere di un uomo resta lo stesso. Un allenatore si pre-suppone abbia accumulato durante le sue passate esperienze un bagaglio di cono-scenze tali da poter vivere questo ruolo in maniera serena, più matura ma sempre attaccata a quegli ideali che hanno carat-terizzato la nostra carriera di calciatore. Applicazione, serietà, umiltà e dedizione al lavoro sono state nel mio caso compo-nenti fondamentali del mio carattere e doti quindi che mi hanno permesso di svolge-re l’attività di giocatore in modo completo; e questi sono anche i principi che chiedo molto spesso ai miei calciatori”. La nuo-va Fiorentina di Sinisa Mihajlovic non ha certo avuto un inizio di campionato molto semplice e la situazione in alcu-ni momenti è anche apparsa di difficile gestione; domenica contro il parma i viola potranno contare sull’affetto del

proprio pubblico, una curva che lei co-nosce bene… “Beh, direi proprio di si ….Firenze vive per il calcio e per la sua Fiorentina, si rapporta ai giocatori in ma-niera accogliente e generosa, e si fa con-dizionare dall’andamento della squadra in maniera quasi irreale, morbosa. Certo qualsiasi giocatore credo desidererebbe lavorare in un clima così fervente di ottimi-smo e passione sconfinata anche se devo dire che certe volte questo grande slancio emotivo rischia di trascendere dall’entu-siasmo alla depressione più profonda con una mancanza quasi totale di equilibrio”. A differenza della Fiorentina, l’inizio di stagione per il suo Chievo è stato davvero esaltante; una squadra quel-la degli “asini volanti” che pare tirare fuori tutta la sua grinta soprattutto nei match lontani dal “Bentegodi”; le tri-plette rifilate al genoa e al Napoli sono forse la miglior risposta a chi giudica il Chievo una squadra difensivistica … “Ero molto fiducioso, sia prima della gara al San Paolo che ad inizio campionato. Abbiamo svolto un eccellente lavoro in fase di precampionato e ora stiamo racco-gliendo i frutti. Immaginavo di poter partire bene anche se pensare di poter espugna-re Marassi e il San Paolo era francamente inimmaginabile alla vigilia della stagione. Abbiamo le qualità per sviluppare il nostro gioco offensivo; dovevamo riscattarci dal-la sconfitta di domenica scorsa e ci siamo rifatti al meglio”. Insomma, senza volerle certo portar male molti giornalisti tito-lano già il Chievo tra le prime forze del campionato; lei cosa risponde ai titoli delle ultime settimane? “Chievo tra le grandi? Preferisco pensare che siamo a -31 punti dalla salvezza”

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Al Franchi arriva il Parma, squadra che evoca tra i tifosi un recente ricordo amaro, la sconfitta interna della passata stagione per 3 a 2, quando non bastò la doppietta di Gilardino a far sorridere Prandelli. Uno dei tre gol segnati dai crociati in quell’oc-casione, portava la firma di un certo Va-leri Bojinov, talento bulgaro scoperto da Corvino, cresciuto nel Lecce e approdato nella Culla del Rinascimento tra sogni e speranze vanificate in niente. La storia tra Bojinov e Firenze è stata breve, ma intensa. L’arrivo con l’etichetta di “colpo di mercato”, il feeling immediato con i tifosi, quel tatuaggio con il simbolo del Collet-tivo Autonomo Viola, l’esordio a Genova con espulsione ingiusta dopo pochi minu-ti, il primo gol contro l’Udinese e l’infor-tunio che lo ha tenuto fuori per un lungo

periodo. E ancora, il ri-entro in campo, le brut-te prestazioni, qualche gol importante – come quello segnato in chiave salvezza l’8 maggio del 2005, Chievo – Fioren-tina 1-2 –, il “dualismo” prima con Pazzini e poi con Jimenez, quest’ulti-mo arrivato dalla serie B e dopo due giorni man-dato in campo al suo posto, suscitando una reazione scomposta del bulgaro nei confronti del presidente Andrea Della Valle nel post gara (la partita era Fioren-tina – Chievo 2-1 sul neutro di Perugia).

Reazione che costò a Bojinov una se-vera punizione: fuori rosa e relegato in Primavera. Poi, l’inevitabile addio. Bastò poco al Bojo per trasformare il sentimento tra lui e i tifosi da “amore” in “odio”. Giusto il tempo di fare qualche bizza, esser ceduto alla Juve e rilascia-re dichiarazioni d’amore nei confronti dei bianconeri, cancellando in un attimo Firenze e … quel tatuaggio. Certo, Boji-nov non ha il carattere di un santo, ma ha grandi potenzialità…se fosse stato meno istintivo e – perché no! – anche gestito meglio, probabilmente, avrebbe potuto far comodo alla Fiorentina, per-ché come giocatore non è discutibile! Accelerazione, potenza allo stato puro e fiuto del gol non sono doti da sotto-valutare. Le sue danze bulgare, però, fanno parte del passato (in viola 11 reti

in 41 presenze) e, oggi più che mai, è un avversario a tutti gli effetti. Con le assen-ze di Galloppa e Paloschi, e accertato il forfait di Giovinco, l’uomo più perico-loso del Parma diventa proprio il Bojo, colui che un anno fa esultò con vigore dopo il gol, suscitando ira e polemiche tra i tifosi della Fiorentina. A seguito di quell’episodio, lui lo sa, in riva all’Arno non sarà trattato certo con i guanti bian-chi: “A Firenze so quello che mi aspetta – ha dichiarato –, ma io come la squa-dra, faremo la nostra partita cercando di vincere”. Ha le idee chiare l’attaccante del Parma: “Con tutto il rispetto per la Fiorentina, grande squadra con grandi giocatori, noi puntiamo ai tre punti. Sarà difficile riuscirci, ma faremo il possibile per tornare a casa con il bottino pieno”. Le intenzioni del Bojo sono belliche ed è certo: se dovesse segnare, esulterà. A suo “rischio e pericolo”.

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Parma, Parma, Parma, Parma Son Crociati e tutti campioni son del Parma i prodi calciatori vinceranno: sono leoni fanno gol, sempre gol! Mai nessuno li potra’ fermare sono forti e sanno lottare fanno gol, sempre gol del campionato son la gloria! Forza Parma, forza Parma! Questo e’ il grido di battaglia! Forza Parma forza Parma con i gol sempre gol! Siam tifosi e con trombe e bandiere accompagniamo la squadra del cuore con il grido: oh Parma sei forte batteremo le squadre avversarie Mai nessuno li potra’ fermare sono forti e sanno lottare fanno gol, sempre gol del campionato son la gloria! Forza Parma, forza Parma! Questo e’ il grido di battaglia! Forza Parma, forza Parma con i gol sempre gol! Forza Parma, forza Parma! Questo e’ il grido di battaglia! Forza Parma, forza Parma con i gol sempre gol! Parma, Parma, Parma, Parma

FORZA PARMA


La squadra avversaria, quest’oggi, è il Parma, formazione interessante e pie-na di spunti di vista. La nostra rubrica, però, si sofferma sull’inno e sulla musi-ca proveniente da questa città. L’inno del Parma si chiama “Forza Parma” ed è stato composto per la stagione scorsa (2009 – 2010) da un cantan-te e tifoso doc, Antonio Benassi con il gruppo I Cadetti di Stok. Gabriele Majo, all’epoca responsabile dell’uffi-cio stampa e comunicazione, spiega così i motivi di questa collaborazione: “l’idea di dare una seconda giovinez-za all’inno Forza Parma è stata mia. Fui io a chiedere ai Boys (il gruppo di tifosi in Curva Nord) se avrebbero gra-dito il rifacimento dello storico inno per consentirne l’esecuzione dal vivo e a contattare Antonio Benassi, l’esecu-tore da loro designato”. Infatti, come sottolineano i Boys, il cantante è stato scelto dalla tifoseria in quanto vero tifo-so, che segue le partite in Curva Nord e che frequenta anche le trasferte. Ma se parliamo di Parma dobbiamo a tutti i costi rendere omaggio ad un com-positore che ha fatto la storia della mu-sica classica italiana: Giuseppe Verdi. Egli nacque nelle campagne di Ronco-le, una frazione di Busseto in provin-cia di Parma, il 10 Ottobre del 1813. Nel 1842 andò in scena al Teatro alla Scala l’opera “Nabucco”, un vero capo-lavoro, con il coro “Va Pensiero” all’in-terno dell’opera che resterà un vero e proprio simbolo della musica classica tricolore. Tra il 1851 – 1853 compone la trilogia popolare con “Rigoletto”, “Il

Trovatore” e “La Traviata”. Negli anni della maturità, dopo aver composto numerose opere di elevatissimo spes-sore musicale, nel 1871 (alla vigilia di Natale) mette in scena l’opera “Aida”. Prima dell’inno del Parma è proprio questa melodia che viene fatta ascolta-re a tutto lo Stadio, come grido di batta-glia, rendendo omaggio al compositore parmigiano. Dopo questo capolavoro Verdi decide di ritirarsi a vita priva-ta, con il periodo denominato “il gran-de silenzio”, interrotto però dall’ope-ra “Messa di Requiem” in occasione della morte di Alessandro Manzoni. Verdi morì a Milano il 27 Gennaio 1901 all’età di 87 anni. Era solito passare l’inverno in questa città ma quel giorno fu colto da malore improvviso e dopo sei giorni di agonia, spirò. Il Maestro lasciò scritte le sue volontà in meri-to ai funerali, da svolgersi in assoluto silenzio, senza celebrazioni imponen-ti nè musica. Una folla di centomila persone assistette alla cerimonia. Nei giorni precedenti la morte dell’artista, le strade della città furono cospar-se di paglia affinchè il rumore degli zoccoli dei cavalli e quello delle car-rozze, non ne disturbassero il riposo. La prossima partita che la Fiorentina disputerà in casa si terrà il 3 Ottobre, contro il Palermo. Avremo modo, in quell’occasione, di parlare dell’inno rosa nero e degli artisti originari di quel posto, sempre in ambito musica. Ma intanto uniamoci, come sempre, nel nostro inno, quello più bello. e... Forza Fiorentina.

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Fra voglie di cioccolata ed esultanze a becco d’anatra si è consumato uno dei peggiori avvii stagionali dell’esistenza viola ultra-ottuagenaria. Ma per fortuna il buongiorno non sempre si vede dal mattino, anzi, proprio dalla gloriosa sto-ria gigliata arriva un viatico da sogno per la banda Mihajlovic. Stagione 1951-52: la Fiorentina degli indimenticati Costa-gliola, Cervato, Rosetta, Chiappella e del bomber nostrano Egisto Pandolfini (nato in quel di Lastra a Signa) parte col deludente bottino di due punti in quattro giornate, ma conclude il campionato al quarto posto. Il che, tradotto nel presen-te, significherebbe “uscire a riveder le stelle”. Quindi… non mollare Fiorentina! Bello sarebbe, magari, se risultassero

proprio loro due - il mangiatore di cioc-colata e l’ex digiunatore sotto rete (Gi-lardino, col gol festeggiato a Marassi, si è sbloccato dopo 996 minuti di astinen-za in maglia viola) - i grandi protagonisti della sfida batticuore contro il Parma. La maglia da titolare di Ljajic, però, non è assicurata nel 4-3-3. In lizza per af-fiancare il Gila scalpitano anche Cerci, Marchionni, Santana e Vargas. Questi ultimi due, però, potrebbero sistemar-si anche in posizioni alternative: quel-la viola è una formazione in divenire e non è escluso che l’argentino venga te-stato prima o poi nel ruolo di interno di centrocampo. Stesso discorso vale per il giocatore peruviano, anche se per lui sarebbe una novità. Non lo sarebbe inve-

ce il suo arretramento a terzino sinistro, già sperimentato da Prandelli seppur senza risultati entusiasmanti. Il candi-dato principale a sostituire l’infortunato Pasqual rimane comunque Felipe, men-tre il resto della difesa ed il centrocampo dovrebbero risultare immutati rispetto a Genova, fatte salve le varianti che rispon-dono al nome di Bolatti, Comotto e Na-tali (ancora non in perfetta forma fisica). Il Parma deve invece correre ai ripari per far fronte alla tegola Giovinco. Per fare le veci della “formica atomica” è pronto l’ex viola Bojinov. A centrocampo dovrebbe si-stemarsi un altro ex, Massimo Gobbi, che in alternativa potrebbe piazzarsi in difesa per far spazio a Candreva nel caso Ma-rino opti per l’arrembaggio del Franchi… che si spera torni ad essere il vecchio ine-spugnabile fortino.

FIORENTINA (4-3-3)Frey; De Silvestri, Gamberini, Kroldrup, Felipe; Montolivo, Donadel, Zanetti; Cerci, Gilardino, Vargas.

ALLeNATORe: Sinisa Mihajlovic.

PARMA (4-3-3)Mirante; Zaccardo, Paci, A.Lucarelli, Pisano; Dzemaili, Morrone, Gobbi; Bojinov, Crespo, Marques.

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Pochi giorni di riposo e tanti pensieri, per la compagnia Fiorentina. Sir Sinisa resta rinchiuso nelle sue stanze, per pensare allo schieramento delle sue truppe in vista della prossima, imminente battaglia. Resta lì, in silenzio, lo sguardo di sfida fuori dal-le mura, come se volesse conquistare gran parte del mondo, senza che il suo mondo ancora lo segui appieno. Dopo la disastro-sa campagna nel sud, in quella terra feudo indiscusso per anni di Corvino il Marescial-lo, il condottiero di Vukovar è stato chiaro. Che siano tutti messi alla gogna! E che ad ogni membro della compagnia siano date dieci scudisciate! In questo modo Sir Sini-sa sperava in una reazione dei suoi uomini, in cambiamento radicale che non partisse solo dalle parti del corpo dove faceva più male, ma dalla mente. E dal cuore. Invece, suo malgrado, ha rischiato l’ammutinamen-to. Nella campagna tra mura amiche con la compagine laziale, sembrava che i suoi uomini l’avessero tradito, che non lo seguis-sero più. In questo modo sono stati travolti facilmente e senza troppa fatica dallo sfon-damento centrale dei nemici e, per colpa di una difesa laterale indecente, infilati più volte. Così, il giorno dopo, ecco che per le strade della città appaiono manifesti per ri-cordare quanto Cesare Hood aveva fatto di buono per questa compagnia, senza esser

duro, senza menar le mani o i piedi, ma con compassione e ricerca ossessiva dell’equi-librio. Frecce piantate sugli alberi intorno al fortino dei Re Diego e Andrea fanno ricorda-re al popolo che le imprese conseguite non sono poi così lontane nel tempo e che gli uomini più fidati del fuorilegge ci sono anco-ra, e proprio loro i più a deludere. Sir Sinisa allora ci ripensa. Capisce che la gogna e le scudisciate son servite solo alla sofferenza e non a far capire gli errori. Sceglie quindi di portare in campo uno schieramento nuovo, negli uomini e nella formazione. Un cambio netto, forse per dimenticare ancor di più il passato e gettarsi del tutto nel futuro. Dona-del il Barbaro è chiamato in causa, l’ultimo gladiatore di stirpe capace di non mollare mai fino alla fine. Ma soprattutto sono i fede-li di Cesare Hood in cui si cerca una punta d’orgoglio. C’è chi rischia il posto, chi ha fat-to parlare troppo, chi ha bisogno di ritrovare il sorriso. Se Sir Sinisa ha detto che bastava una scintilla per iniziare a conquistare terre e blasone, non si era reso conto che cerca-va di accendere un fuoco con legna bagna-ta. L’orgoglio dei valorosi è venuto fuori nel momento del bisogno. Gila il Rapace è an-dato a colpire alla sua maniera, il Capitano Riccardo, nonostante gli infiniti fastidi che lo accompagnano, ha capito che questa squa-dra deve essere guidata alla vittoria senza

indietreggiare d’un passo. E senza mostrare dolore. Ma so-prattutto Frey il Biondo ha fatto capire che, alla fine, sono sem-pre gli uomini a fare la differen-za. Vince la sin-golar tenzone con gli uomini di Gasparini in maniera quasi perfetta, infila-to solo una volta e non per suo demerito. Così, la compagnia Fiorentina, torna dalla terra del mare poco pulito e del pesce poco fresco consapevole che questa è la strada da seguire e che gli uomini più valorosi sono pronti a guidarla nel blasone che le compe-te. Cesare Hood di nuovo torna nei ricordi, anche se oggi, forse, nascondendosi tra la folla, sarà a sostenere quella che resterà sempre la sua compagnia. Il popolo intan-to, dopo la sommossa di una settimana fa, aspetta. Di certo non saranno permessi altri errori così clamorosi come con la compagi-ne laziale. Perché la gogna, altrimenti, non si userà solo per i guerrieri che scendono in campo, ma sarà destino di re, condottieri e marescialli.

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POLVERE DI STELLEFuorigiocodi duccio mAgnelli

Confessiamo che fino a qualche giorno fa non avevamo capito che cosa ci stesse a fare, ma adesso un recente articolo su un quotidiano ci ha spalancato gli occhi. Finalmente sappiamo quale sarà il ruolo di Gianni Rivera nello staff tecnico della Nazionale. Guiderà il settore giovanile e scolastico (anche se qualcuno sus-surra che il vero scopo è preparare la successione ad Abete). Però ci rimaneva un dubbio: va bene Rivera, ma Sacchi e Bag-gio quale collocazione avranno? Secondo lo stesso quotidiano, lavoreranno in sinergia con Rivera (e con Albertini, che però era già lì). La cosa ci ha tranquillizzato. E, soprattutto, abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando l’ex-golden boy ha det-to che spera di convincere i grandi club a spendere di più nei settori giovanili in-vece di andare a cercare i giocatori già pronti all’estero. Finalmente qualcuno che affronta il problema alla radice. Il punto, adesso, è convincere le società. E, guardando le ultime campagne ac-quisti soprattutto delle grandi, temiamo che la lodevolissima battaglia di Rivera & Co. assomigli molto a quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento. Non basta certo il carisma delle stelle calci-stiche, per la verità un po’ impolverate, a modificare il corso delle cose. Temia-mo che il ruolo di Rivera in Nazionale, come anche quello di Sacchi e Baggio, lentamente si vaporizzerà nelle nebbie delle scrivanie e delle scartoffie. Chia-ramente la triade è stata messa lì per cercare di dare una parvenza di novità

a un settore che, dopo il disastro Su-dafrica, aveva urgente bisogno di una ventata d’aria fresca. Evidentemente, il

solo Prandelli non era sufficiente. Il problema è che, a parte Sacchi che si occupa di commentare il calcio su televisioni e giornali, gli altri due appaiono ormai fuorigioco (scusate l’auto-citazione), lontani dalle tensioni del football giocato. Il fatto è che assegnare poltrone inutili, non solo nello sport, è uso diffu-sissimo nel nostro paese. Qualcuno ha già detto che le vittorie su Estonia e Faerǿer sono figlie del nuovo corso. Fosse così semplice, se questa triade fosse stata sugli scranni un anno prima avremmo rivinto il mondiale.

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Il PARMA dalla A alla Zsabato 26 settembre 2010

L’Alfabetodi AngelA giulietti

A - Anolini, specialità locale, ripieni di sugo di stracotto, parmigiano, pangrattato, uova e noce moscata... speriamo se li mangino i giocatori prima della gara contro di noi...B - Bevilacqua Alberto, letterato parmen-se, autore tra l’altro de “La festa parmigia-na”...facciamo che resti solo un libro...C - Cambiamento. Una volta eravamo en-trambe tra le sette sorelle...D - Dadaumpa, locale notturno di Parma dove si balla, si gioca e si passano sera-te sempre diverse, al chiuso in inverno, a bordo piscina d’estatee - Ex. Ce ne sono tanti, tra i viola ad esempio Mutu e Frey, tra i gialloblu Gobbi e Bojinov (che non si chieda perché la Fie-sole lo fischia, vero?)F - Farini, la via della “movida”g - Giovinco, Sebastian. I tifosi vedono in lui il fantasista del futuro.. se il futuro co-mincia il 27 siamo più contenti...

H - Hernan Crespo, capocannoniere di tut-ti i tempi...attenti, è di nuovo lì...I - Illustri. Molti i parmensi celebri ,da Verdi, a Toscanini, fino a Carlo Lucarelli (uno dei pochi che conducono programmi televisivi in cui non mi viene la tentazione di addor-mentarmi)L - Lucarelli, Alessandro, il primo espulso dei giallobluM - Miss Italia, si svolge a Salsomaggiore, nei dintorni...credo che la maggior parte dei calciatori abbia già dato un’occhiata, o qualcosina in più, alle protagoniste degli ultimi anniN - Nakata Hidetoshi, giocatore discreto, diventato uno dei più popolari, si dice per-ché il suo procuratore non permetteva ai giornalisti di attaccarlo o trascurarloO - Ortega Ariel, da un sondaggio tra i tifosi risulta essere il più grande “bidone” che ha giocato in gialloblu

p - Paloschi, Alberto, un gioiellino di attac-cante. ora è fermo per infortunio, per fortu-na... è uno dei tanti cacciati dal Milan per fare posto a “fantasia” (vedi 4-2-fantasia)q - Quattro tre tre, il modulo che Marino sembra preferireR - Regio, il teatro, famoso in tutto il mondoS - Sudamerica, la squadra emiliana ha migliaia di tifosi in Brasile e ArgentinaT - Tommasi, arbitro di Catania-Parma... i tifosi gialloblu vorrebbero vederlo... a pe-sca!U - Uefa, coppa vinta due volte negli anni ‘90V - Verdi football club, il primo nome della squadraZ - Zola, Gianfranco. Piedi vellutati, ragaz-zo in gamba, un vero mito per i tifosi, che con lui hanno vinto la coppa Uefa e sono andati vicini a vincere più lo scudetto

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SESSO E (MAL)VOLENTIERI Un Brivido Rosadi dory d’Anzeo

A scuola, a casa quando hai sedici anni e i tuoi genitori iniziano a farti doman-de imbarazzanti, al lavoro, insomma in qualsiasi ambito, a meno che non sia un confessionale o Palazzo Grazioli, il sesso è tabù. Anche nel calcio è così: esistono solo i padri di famiglia e i Legrottaglie. Anzi, quando si parla di calcio bisogna tener presente, e rispettare, poche semplici regole:1)I luoghi nei quali si va in ritiro somi-gliano a monasteri: non ci sono came-riere compiacenti e non è possibile in-contrare nessuno che venga da fuori. In ritiro ci si allena e poi si dorme. Stop.

E poi c’è anche la marmotta che confe-ziona la cioccolata;2) I gay nel calcio non ci sono. Lippi e Moggi non li hanno mai visti in quaranta anni di militanza nel mondo del pallo-ne, e se lo dicono loro, possiamo sta-re sicuri. Sembrerà strano che vi siano avvocati gay, fior di intellettuali gay, ca-mionisti gay, persino un presidente del consiglio gay (non quello attuale, come forse qualcuno avrà intuito) … ma cal-ciatori no. O almeno, fino a quando un giocatore non chiederà di giocare con scarpe ‘tacchetto dodici’, nessuno se ne accorgerà;3)Il sesso a pagamento riguarda solo

i giocatori inglesi e francesi. Va bene, forse pure gli spagnoli. Ma i calciatori di casa nostra non pagherebbero mai per avere una donna, perché per loro le donne s’offrono in silenzio. E gratis. È notorio infatti che, in Italia, solo i vecchi e gli sfigati vadano con le escort. Il fatto che il mestiere sia sempre più praticato può voler dire solo una cosa: in Italia ci sono sempre più vecchi. Di tutte le età.Ora che lo sapete, sicuramente, il vo-stro approccio al mondo del calcio sarà più chiaro e sereno. Niente ambiguità, niente trasgressioni, niente situazioni imbarazzanti. E se non ci credete, siete dei complottisti in mala fede.

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E’ stata la sua partita per diversi anni Fio-rentina-Parma. Nel bene e nel male. Alber-to Malesani, l’attuale tecnico del Bologna, ha guidato sia la squadra viola che quella crociata, ottenendo buoni risultati, in Emilia addirittura ottimi. Il suo primo Fiorentina-Parma, giocatosi in notturna al Franchi il 7 dicembre 1997, se lo ricorderà a lungo. Il tecnico veneto, che allora sedeva sulla panchina gigliata, fu, infatti, protagonista involontario di un’autentica sceneggiata. Nell’intervallo dell’incontro, sul risultato di 0-0, fu pesantemente attaccato dal suo presidente Vittorio Cecchi Gori. Il motivo dell’arrabbiatura e delle critiche del produt-tore cinematografico? Il mancato impiego di Anselmo Robbiati (relegato quella sera in panchina), autentico “pallino” di Cecchi Gori, che lo avrebbe sempre voluto in cam-po. Malesani non replicò negli spogliatoi ma certo è che rimase profondamente ama-reggiato. Quella sera in pratica il rapporto

tra lui e il presidente di fatto si chiuse. E la partita? Dopo 9 minuti dall’inizio del se-condo tempo il Parma passò in vantaggio con Apolloni. A quel punto Malesani decise di mandare in campo Robbiati al posto di Bettarini. E al 13’ la Fiorentina con una rete di Morfeo si portò in parità. Il risultato di 1-1 non cambio più. Nel prosieguo del campio-nato i viola fecero molto bene, vincendo ad-dirittura 7 partite in trasferta su 17. Il gioco offensivo di Malesani, che mai rinunciava alle tre punte oltre a Rui Costa, dava i suoi frutti. Lo spettacolo con la Fiorentina era quasi sempre assicurato. Il tecnico veneto, intanto, sapendo di non essere riconferma-to a Firenze, cominciò a guardarsi intorno. Così si accordò verbalmente con i dirigenti del Bologna per guidare il club rossoblu la stagione successiva. Ma poi si verificò un fatto nuovo, che gli fece prendere un’altra decisione. A primavera nel match di ritorno la Fiorentina vinse per 2-1 con gol di Ed-

mundo e Rui Costa al Tardini contro i giallo-blu di Ancelotti, disputando una partita spet-tacolare e mostrando un gioco scintillante. I Tanzi ne rimasero favorevolmente colpiti e invitarono Malesani a firmare il contratto per l’anno dopo con il club ducale. Così il tecnico veneto, dopo aver portato i viola al quinto posto, ovvero in Coppa Uefa, decise di legarsi al Parma per la stagione 1998/99. Per ironia della sorte il primo trofeo della sua carriera, la Coppa Italia, lo conquistò proprio al Franchi. Dopo l’1-1 nella finale d’andata al Tardini, i gialloblu pareggiarono 2-2 in quella di ritorno a Firenze e si aggiu-dicarono la coppa. Per Malesani fu un’au-tentica rivincita. In quella stagione si aggiu-dicò anche la Coppa Uefa e nell’agosto del 1999 la Supercoppa italiana. Il tecnico ve-neto rimase in Emilia fino al 2001. Poi cam-biò varie squadre fino a guidare quest’anno il Bologna che avrebbe già potuto allenare nell’estate del 1998.

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MIDLAND: Dopo la piccola pausa estiva la sede Midland in via Pagni-ni n.16 riapre e aspetta i suoi tesserati per effettuare le iscrizioni delle squadre ai vari campionati! Calcio a 5, calcio a 7 e calcio femminile, ormai da anni fra i tornei più conosciuti nell’ambito fio-rentino! Da quest’anno, dopo l’accordo con la Csen e Calcio a 5 Toscana sot-

to un unico movimento chiamato UNI-SPORTS ci sarà la possibilità di affron-tare anche le formazioni che solitamente non giocano nel settore Midland! Delle finali provinciali a tutto campo, senza distinzioni di provenienza! Questa no-vità è nata anche dall’esigenza dei no-stri atleti di cimentarsi in nuove sfide! Se volete qualsiasi tipo di informazio-

ne potete contattarci in sede al numero 055/4630649 ma anche sull’account di Facebook dove siamo presenti con il nome di “Midland Firenze” o diventan-do fun della pagina “Midland Sport”. Da quest’anno anche tantissime novità ri-guardanti i campionati fra cui nuovi cam-pi di gioco ed un buono per chi si iscrive sempre più vantaggioso!

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LE GAVETTE DI GIACCHERINIspeciale Fiorentina - Parma

Dice: “Chi è questo che ha fracassato la di-fesa del Milan? Dice: “Mah, lo chiamano il Nano, centro-campista del Cesena”. Dice: “Chi? si, quello piccino… Giaccherini..”. Bello ma strano questo calcio che colti-va gesti eroici. Ti osannano perché ti è toccato il sacro talento di tessere trame e ordito del raffinato rito del pallone, e il fat-to che la tua squadra, per questo, lieviti di punti in classifica e peso economico in borsa diventa quasi secondario. In fondo questo è: ci piace vedere lo “sputo di Dio” sui piedi di qualcuno, l’alchimia segreta del gesto atletico, la combinazione volontaria che soverchia l’inestiguibile contingenza di schemi di gioco e tattiche predefinite. Il gusto si moltiplica poi se l’autore di tutto questo è uno di quelli la cui fama non li ha troppo preceduti. Mentre la gloria di al-cuni arriva prima delle loro gambe, storie di roba accaduta in qualche squadra gio-vanile brasiliana, o in esordio in qualche lontana competizione internazionale, o anche solo narrata non si sa bene da chi, in altri hai la fortuna di assistere al batte-simo del campione. Ecco dove sta lo stra-no: della maturazione del talento nessuno parla. Uno è bravo, si, ma si aspetta, solo con un occhio aperto. Emanuele, classe

1985 ha fatto due gavette. La prima di chilometri: circa trecentomila a bordo del-la sua Fiesta, da Talla (paese natale) a Forlì, Bellaria-Igea Marina, Pavia e infine Cesena. L’altra nel gioco. Il suo procu-ratore personale è Furio Valcareggi. Uno che pensa solo a lui, si conoscono da 10 anni. La partenza è nelle giovanili del Bib-biena, squadra che fa team con il Cesena, e che nel 2002 lo acquista. Da qui passa in prestito alle squadre di cui sopra, in C2. Poi Bisoli lo rivuole, mentre il Cesena fa il salto in A e diventa la squadra rivelazio-ne di questo campionato. Tanti infortuni, (milza spaccata con emorragia, caviglia rotta, e clavicola fracassata) ma nessuna intenzione di lasciare. Ha detto di essere orgoglioso di giocare con Ibrahimovic e Ronaldinho, ma l’orgoglio vero sarà, ed è stato, batterli. Al primo nell’intervallo al primo ha chiesto pure la maglia: “Perde-va, è stato gentile”. Ora gira con la sua nuova Audi, è andato alla presentazione della sua vecchia squadra, la Bibbiene-se, e gli fa piacere che il Fantacalcio e lo sguardo sottile dei cartellini lo co-noscesse bene, anche prima del grande pubblico

degli spalti, tranne quelli che in B aveva-no seguito già le sue gesta. Così, dietro il gesto piazzato ed efficace di ogni mos-sa “eroica”, c’è una storia, spesso fatta di semplicità, gavetta e valori. Sarà per que-sto che le piccole del campionato spes-so fanno sembrare giganti ubriachi gli squadroni storici della serie A, le loro no-menclature e i carrozzoni che si portano dietro. Emanuele, al quale forse non inte-ressa troppo che lo definiscano un “cen-trocampista tascabile” (..è alto 1,67 cm.. ma quanto sono scemi i giornalisti?), ha riguardato in tv il suo goal contro il Milan, si ispira a Messi e ha pure dichiarato nel-le centinaia di interviste fioccate in pochi giorni, che la Fiorentina (“squadra candi-data a fare un’ottima stagione”) gli aveva fatto un provino, quando aveva 10 anni. Giaccherini vola: le sue gavette di sicuro se le porta sulle spalle ma sono leggere quando si ha la capacità di esercitare il sacro, imprevisto e ineluttabile slancio di punzecchiare, in un attimo, anche il sede-re del grande Milan.

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Anche per questa settimana andiamo all’assalto della martin-gala vincente prendendo in considerazione le partite di serie A di questo fine settimana. Ci sono squadre che hanno una classifica non rispondente alle reali potenzialità tecniche. Una di queste è la Fiorentina che ospiterà in casa il parma. Non sarà semplice avere ragione di una formazione come quella allenata da Pasquale Marino, ma i viola saranno chiamati a fare la madre di tutte le partite per riconciliarsi con il pubblico e rida-re una dimensione più accettabile alla propria classifica. Quo-ta del segno 1 a 1,85. Altra squadra che non dovrebbe fallire l’appuntamento con la vittoria è il palermo che ospita il Lecce. In questo caso il segno 1 ha una quota di 1,60. La Roma sta attraversando un periodo davvero molto travagliato, con i risul-tati che non arrivano e le polemiche che cominciano a montare in maniera preoccupante. Forse non è il miglior momento per affrontare all’Olimpico la capolista Inter. Crediamo che per i giallorossi non ci sia scampo e quindi puntiamo con fiducia sul segno 2 che è quotato a 2,25. Bari-Brescia è una partita all’in-segna del grande equilibrio, ma riteniamo che il Brescia abbia fin qui raccolto molto di più rispetto a quanto seminato. La vit-toria del Bari ci sta e noi andiamo con grande fiducia sul segno 1 che è bancato a 1,95. Infine Cesena-Napoli che offre alcuni spunti di riflessione. Il Napoli è reduce da una brutta battuta di arresto in casa contro il Chievo e quindi cercherà in tutti i modi di uscire imbattuto. Per il Cesena vale quanto detto per il Brescia, e il ridimensionamento si è cominciato a concretizza-re a Catania mercoledì sera. Detto questo noi puntiamo su un pareggio che potrebbe accontentare entrambe le formazioni. La quota del segno X è decisamente invitante a 3,20. Quota totale della martingala è 41,56 e puntandoci 8 € si ottiene una bolletta da 332,46 €.

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CITTADELLA

il BORSINO della settimanadi giAnni di FerdinAndo


La ‘cittadella’ è sospesa tra Firenze e Par-ma. Sulle rive dell’Arno, evoca la fanto-matica ‘cittadella viola’, assai simile ormai alla remota Fortezza Bastiani del ‘Deserto dei Tartari’ di Dino Buzzati. Su quelle del Parma e del Baganza, richiama la grande struttura pentagonale eretta nel ‘500 su ordine del duca Alessandro Farnese, ispi-rata alla cittadella di Anversa e oggi sito di natura e sport.Attestato in fior di scrittori quali Villani, Ca-valcanti, Machiavelli, Vasari, Algarotti, Fo-

scolo, Settembrini, Tommaseo, D’Annun-zio e Bacchelli, il termine ‘cittadella’ indica la rocca di una città, sede delle maggiori opere difensive. Dal punto di vista etimo-logico la sua origine è assai semplice: si tratta del diminutivo dell’arcaico ‘cittade’, ‘città’, che arriva dal latino ‘civitas’, come sempre attraverso l’accusativo ‘civitatem’, ovvero la condizione di chi è cittadino (‘ci-vis’), passato poi a indicare anche il luogo dove i cittadini risiedono. La città appunto.La parola vive poi come toponimo (Citta-

della è in provincia di Padova), pure nella variante Civitella (si pensi, in provincia di Teramo, a Civitella del Tronto e alla sua splendida fortezza), ed è familiare al grande pubblico per il romanzo omonimo (‘The Citadel’) del 1937 dello scrittore scozzese Archibald Joseph Cronin, noto in Italia anche per lo sceneggiato televi-sivo in sette puntate che ne trasse Anton Giulio Majano nel 1964 per la Rai, con Alberto Lupo nei panni del dottor Andrew Manson.

La partita? è una PAROLAdi enrico zoi

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I’nonno more. E un vu’ lo potete miha fa’ pati’ così anche ni’ mezzo alla settimana! E meno male che un s’è perso! Armeno gli è un pas-so avanti, ‘n fondo a Marassi e ci s’è vinto di

rado urtimamente. E si po’ ringrazia’ San Sebastiano che ieri e gli era ‘n giorna-ta di piglia’ anche gli spilli, anche se mi sembra che pe’ fa’ vede’ che gli ‘ bravo

e che un dean nemmen pensare a Borucce, delle vorte e si dierte a fa’

sembra’ più difficile anche icche tanto difficile e un sarebbe miha. Ma un fac-

ciamo e sofisti, ieri gli è stao bravo, via. Come, se non bra-vo, meglio gli è stato anche

Caravaggio e, visto che co’ i D’Agostino e s’è preso un artro ‘n restauro perenne, ritrova’ lui, i’Caravaggio vero, non quello che gli porta e’ pennelli, ni’ mezzo a i’ campo e gli è basico! Piuttosto quell’artro che si volea compra’ noi, i portoghese che gli ha i’ nome che sembra una zuppa, e un n’è miha male. Iccorvo e li guarda, e li studia, e poi e li compran quegli artri e noi e si piglia Bolattone, che ieri gli è riapparso, e se n’era perso le tracce. Poero brindella, i’suo e l’ha fatto, ma la zuppa velosa e la sembraa un’artra cosa.

I’tigre e gli è risceso sulla terra, e gli ha smesso di dire che si mangia tutti e soprattutto di credici, e s’è un po’ mondo-nihizzao, e gli ha ritirao fori frittatina Donadel (se un n’ha di meglio e un n’è miha corpa sua) e, ‘nsomma, la s’è sbar-caa. Purtroppo e gli è toccaa a “icce2” a sta’ fori e a’ i non-no, ancora ‘n crisi d’astinenza pe’ la mancanza di nasello Jo-Jo, gli “icce” e gni garbano un monte. Indi pe’ cui un po’ e ci s’è ‘ncazzao. O un si po’ rimette’ ‘ndreo l’Inca e leva’ pasqualino marajà che dorme come le tartarughe e si perde la su’ala tutte le vorte che scendano? Anche ieri i’ go’ da do’ gli è venuo? Da destra, e l’ha fatto Mesto che gli era tutto contento ‘nvece. Anzi, siccome e ci fa go’ tutte le vorte pe’ ringrazia’ Pasqualino quest’anno e gli ha promesso che gli fa un bell’ovo pe’ la su’ festa. ‘Ntanto l’ovo e ce l’ha fatto a noi. Che una vorta che si va ‘n vantaggio e ci riuscisse a tenello! Se si marca prima e ce lo rifanno n’un fiatte, se e marcano prima loro, pe’rifallo a noi e ci vo’ tre partite co’ tempi supplementari!E la passerà, tra un mese e rientra i’fenomeno e la gli si fa vede’ noi a tutti! Però un mi fate più pati’ così se no a vedec-ci vince’ la scempionse e un ci’ arrio miha!Con questo sogno che mi s’è aperto davanti e devo festeg-giare, in arto i’nappo! Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

i’ Nonno Piladedel nostro inviato in cantina MESTO ERA TUTTO CONTENTO…

IN RIALZOFReY (FIOReNTINA) – Con le sue parate, decisive almeno quattro, tiene a galla la Fiorentina nella trasferta di Genoa. Senza i suoi interventi come sarebbe finita? Le immagini par-lano chiaro.BASILICO (pRATO) – Ecco un giovane da seguire, in rampa di lancio, autore degli ultimi due gol, tre complessivi finora, che hanno permesso a un Prato che procede a corrente al-ternata, di evitare nei minuti finali le sconfitte con il Giuliano-va e quella casalinga con il San Marino.AgOSTINIANI (pISTOIeSe) – Tre partite, nove punti, una corazzata per il girone A dell’Eccellenza. Nessuno, al mo-mento, come dimostra anche il successo esterno nello scon-tro diretto con l’altra nobile decaduta Massese, tiene il suo passo. Merito anche di un tecnico esordiente in categoria, che ha assemblato una macchina da gol e di gioco.

STABILICARRAReSe – Le ultime tre vittorie consecutive che l’hanno proiettata al vertice del girone B del campionato di Seconda Divisione, confermano la bontà dell’organico e le aspirazioni di vittoria di una squadra che, seppur in ritardo per le note vicende societarie, è stata costruita per tornare dopo alcune stagioni nella vecchia C1. Con giocatori del calibro di Gazzoli, Anzalone, Corrent, Vigiani, e Zampagna, lussi per la catego-ria, non ci si può nascondere. Quello che è stato fatto finora, in termine di risultati, può essere considerata solo routine.

IN CALOCUOgHI (pISA) – Sanguigno, passionale, carico sempre come una molla. Un tecnico vecchia maniera, ma tutta questa adrenalina per ora non è servita per permettere alla sua squa-dra di conquistare la prima vittoria stagionale.LUCCHeSe – Un punto nelle ultime due partite, con la scon-fitta casalinga con il Cosenza, che ha finito in nove, che ali-menta qualche interrogativo su di una formazione che era partita a mille. Quale è la vera Lucchese? Quella delle prime tre giornate, chiuse a punteggio pieno o delle ultime due? La trasferta di Gela, potrebbe chiarire la situazione.

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