IL Bolscevico-PMLI n.37 2011

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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 37 - 20 ottobre 2011 All’alba suonano le sveglie sotto Palazzo Chigi: “è l’ora di andarvene”. Uova e vernice rossa contro le banche. Irruzione nella sede di Moody’s. Occupati i binari della stazione Ostiense di Roma A PALERMO, CATANIA, CASERTA, FIRENZE, PESARO, BOLOGNA, PADOVA IL PMLI INVITA AD ABBATTERE IL MASSACRATORE SOCIALE BERLUSCONI In 90 città d’Italia PAGG. 2-3-4 Milano, 7 ottobre 2011. Gli studenti contro la “riforma” e i pesanti tagli alla scuola pubblica Pubblico impiego e studenti in piazza con la CGIL PAG. 7 Roma, 8 ottobre 2011. Una veduta parziale di piazza del Popolo al termine della grande manifestazione nazionale indetta dalla CGIL dei lavoratori del pubblico impiego e della scuola Per legare le mani ai pm e mettere la mordacchia all’informazione BERLUSCONI FORZA I TEMPI PER FAR APPROVARE LA LEGGE-BAVAGLIO SULLE INTERCETTAZIONI MARCHIONNE SCAVALCA A DESTRA LA MARCEGAGLIA La Fiat esce dalla Confindustria per avere le mani libere nelle relazioni industriali mussoliniane SACCONI: “È UNA CONFERMA PER L’ART. 8” Al comizio di piazza Navona VENDOLA LANCIA IL “CANTIERE PER L’ALTERNATIVA” RIFORMISTA APERTO ALL’UDC PAG. 5 PAG. 6 PAG. 6 Relazione di Urgo alla riunione di studio dei marxisti-leninisti lombardi sul discorso di Scuderi “SENZA UN GRANDE, FORTE E RADICATO PMLI NON CI SARÁ UNA NUOVA ITALIA” PAG. 11 A NAPOLI, FIRENZE E LONDRA I marxisti-leninisti studiano il discorso di Scuderi su Mao e il Partito PAG. 10

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IL Bolscevico-PMLI n.37 2011

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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - € 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 37 - 20 ottobre 2011

All’alba suonano le sveglie sotto Palazzo Chigi: “è l’ora di andarvene”. Uova e vernice rossa contro le banche.Irruzione nella sede di Moody’s. Occupati i binari della stazione Ostiense di RomaA PALERMO, CATANIA, CASERTA, FIRENZE, PESARO, BOLOGNA, PADOVAIL PMLI INVITA AD ABBATTERE IL MASSACRATORE SOCIALE BERLUSCONI

In 90 città d’Italia

PAGG. 2-3-4

Milano, 7 ottobre 2011. Gli studenti

contro la “riforma”e i pesanti tagli alla

scuola pubblica

Pubblico impiego e studentiin piazza con la CGIL PAG. 7

Roma, 8 ottobre 2011. Una veduta parziale di piazza del Popolo al termine della grande manifestazione nazionale indetta dalla CGIL dei lavoratori del pubblico impiego e della scuola

Per legare le mani ai pm e mettere la mordacchia all’informazione

BERLUSCONI FORZA I TEMPI PER FAR APPROVARELA LEGGE-BAVAGLIO SULLE INTERCETTAZIONI

MARCHIONNE SCAVALCA A DESTRA LA MARCEGAGLIA

La Fiat esce dalla Confindustria per avere

le mani libere nelle relazioni industriali mussoliniane

SACCONI: “È UNA CONFERMA PER L’ART. 8”

Al comizio di piazza Navona

VENDOLA LANCIA IL “CANTIERE PER L’ALTERNATIVA”

RIFORMISTA APERTO ALL’UDC

PAG. 5

PAG. 6 PAG. 6

Relazione di Urgo alla riunione di studio dei marxisti-leninisti

lombardi sul discorso di Scuderi

“SENZAUN GRANDE, FORTE E RADICATO PMLI

NON CI SARÁUNA NUOVA ITALIA”

PAG. 11

A NAPOLI, FIRENZE E LONDRA

I marxisti-leninisti studiano il discorso di Scuderi su Mao e

il Partito PAG. 10

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2 il bolscevico / studenti N. 37 - 20 ottobre 2011

STUDENTESSE E STUDENTI MEDIIN PIAZZA AL GRIDO: NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO

All’alba suonano le sveglie sotto Palazzo Chigi: “è l’ora di andarvene”. Uova e vernice rossacontro le banche. Irruzione nella sede di Moody’s. Occupati i binari della stazione Ostiense di RomaA PALERMO, CATANIA, CASERTA, FIRENZE, PESARO, BOLOGNA, PADOVA

IL PMLI INVITA AD ABBATTERE IL MASSACRATORE SOCIALE BERLUSCONIIl 7 ottobre è stata una vera e

propria giornata di lotta. 150mila studenti combattivi e arrabbiati contro chi sta demolendo l’istru-zione pubblica ed il futuro dei giovani, sono scesi in piazza in 90 città d’Italia al grido: “Noi il debito non lo paghiamo” e “Ora i conti li fate con noi”.

La mobilitazione nazionale in-detta dall’Unione degli Studenti (UdS) e a cui hanno partecipato svariate organizzazioni e collettivi degli studenti medi, nonché degli universitari, hanno scosso tut-t’Italia da Nord a Sud a partire let-teralmente dall’alba: nelle prime ore della mattinata infatti alcuni studenti romani hanno portato delle sveglie sotto Palazzo Chigi, facendo intendere chiaramente al governo Berlusconi che è l’ora che se ne vada.

La mobilitazione studentesca si teneva parallelamente allo scio-pero nazionale della scuola per l’intera giornata indetto da Uni-cobas e a cui ha aderito l’Unione Sindacale di Base (Usb).

Ovunque la rabbia è esplosa contro le banche, emblema del capitale finanziario, colpite da lanci di uova e vernice rossa. A Milano gli studenti hanno fatto coraggiosamente irruzione nella sede di Moody’s, l’agenzia di ra-ting che di recente ha declassato l’Italia, portando uno striscione con su scritto: “Squali della finan-za speculatori sulle nostre vite”.

A Roma gli studenti hanno deviato il percorso prestabilito nel

Milano, 7 ottobre 2011. Il corteo degli studenti

Napoli, 7 ottobre 20117 ottobre 2011. Gli studenti occupano i binari della stazione di Roma Ostiense

In 90 città d’Italia

PALERMOGrande manifestazione studentesca.

Chieste le dimissioni del neopodestà Cam-marata. Interesse per la bandiera del PMLI

Dal corrispondente della Cellula “1° Maggio-Portella 1947” di Palermo

Venerdì 7 ottobre ha avuto luogo un corteo indetto dal coor-dinamento “Studenti Medi Pa-lermo” per manifestare contro la crisi e le manovre finanziarie del governo del massacratore socia-le, contro i tagli alla scuola pub-blica e le misure repressive mes-se in atto dalla “riforma” Gelmini, come il tetto delle 50 assenze e il 5 in condotta. Diverse le sigle che hanno partecipato al corteo

come l’USB (Unione Sindacale di Base), l’UdS (unione degli stu-denti), la Rete dei collettivi stu-denteschi palermitani e i ragazzi legati ai centri sociali.

Il corteo è partito da piaz-za Politeama contando almeno 5.000 manifestanti e si è snodato lungo le principali arterie del cen-tro storico, percorrendo via Rug-gero Settimo fino a piazza Verdi, di fronte al teatro Massimo, dove si è toccato l’apice della parteci-pazione con oltre 10.000 studenti che hanno invaso l’accesso a via Maqueda. Assenti non desidera-

Il corteo degli studenti a Palermo del 7 ottobreIl PMLI ha partecipato attivamente alla manifestazione di Palermo (foto Il Bol-scevico)te, le bandiere dei partiti sedicenti

comunisti come Rifondazione, Si-nistra Popolare: solo la bandiera del PMLI ha attirato l’attenzione di tanti giovani manifestanti che ammiravano la poderosa falce e martello e l’effige di Mao.

Il corteo ha raggiunto i “Quat-tro canti” e il camion che si tro-vava alla testa si è posizionato

di traverso su via Maqueda, pro-prio di fronte piazza Pretoria e Palazzo delle Aquile per bloccare il passaggio e incanalare la pro-testa proprio davanti la sede del neopodestà Diego Cammarata, ovviamente latitante da tempo da Palermo. Una delegazione di stu-denti è entrata nel palazzo comu-nale ed ha esposto da un balcone

lo striscione su cui campeggiava la scritta “A scuola ci cadono i calcinacci in testa e tu vai in bar-ca a spese nostre, Cammarata vattene!”, segno che l’esaspera-zione delle masse popolari pa-lermitane sta toccando limiti mai superati, sia per estensione del movimento che per la quantità di

tentativo di raggiungere viale Tra-stevere, ma sono stati fermati dal-le “forze dell’ordine” in tenuta an-tisommossa, e quindi hanno dato vita a blocchi del traffico e lanci di fumogeni, al grido: “tutti insie-me facciamo paura”. Nei pressi della stazione metro Piramide gli studenti hanno preso a calci e sputi un’auto blu di un burocra-te prima che questa riuscisse a defilarsi, quindi hanno occupato i binari della stazione Ostiense. Nella stessa giornata l’Unicobas ha tenuto un presidio davanti al Ministero dell’Istruzione in difesa della scuola pubblica.

Dal canto suo, il neopodestà Giorgio Alemanno ha cercato di sminuire la partecipazione alla manifestazione e invitato a “re-

gole condivise” per evitare che la proteste possano uscire dal recinto legalitario, in questo evi-dentemente strizzando l’occhio ad un PD sempre più imbelle e inviso agli studenti.

A Milano, oltre al già citato assalto a Moody’s, gli studenti “armati” di scudi ed elmetti da cantiere hanno cinto d’assedio la sede della Regione Lombardia, subendo la repressione della poli-zia del neofascista ciellino Formi-goni. A Torino sono stati bruciati fantocci raffiguranti Berlusconi, Gelmini, Marchionne e Cota. A Napoli tre cortei diversi hanno attraversato le vie cittadine, con piazza Borsa “rinominata” piazza “Reddito per tutti”. Ad Avellino gli studenti si sono uniti agli ope-rai della Irisbus, tentando di oc-cupare la A16 Napoli-Bari dove sono stati fermati dalle “forze del-l’ordine”. A Palermo oltre 10mila studenti sono scesi in piazza per rivendicare “una scuola libera, gratuita e slegata dalle logiche di mercato/profitto”. Anche a Cata-nia oltre 10mila studenti.

A Palermo, Catania, Caserta, Firenze, Pesaro, Bologna, Pa-dova il PMLI ha preso parte alle manifestazioni locali invitando le studentesse e gli studenti a bat-tersi in prima fila per abbattere il massacratore sociale Berlusconi. A Caserta il combattivo corteo è stato diretto dal compagno Mau-ro Maietta. A Palermo gli studenti hanno chiesto le dimissioni del neopodestà Cammarata, PDL, e in diverse parole d’ordine lancia-te dal corteo catanese il governo Berlusconi è stato definito fasci-sta. In entrambe le città siciliane

gli studenti marxisti-leninisti sono stati gli unici a portare in piazza la bandiera rossa con la falce e martello. Anche a Firenze, dove i marxisti-leninisti sono stati ben accolti dal corteo, ha avuto suc-cesso la parola d’ordine del Parti-to che accosta Berlusconi a Mus-solini. A Bologna e a Pesaro gli studenti marxisti-leninisti hanno diffuso i volantini del Partito e a Padova uno studente ha chiesto una copia di “Stato e rivoluzione” di Lenin.

Quelle succitate sono solo alcune delle città che sono state toccate dalla vasta mobilitazione studentesca. Una mobilitazione che, come hanno detto gli stu-denti stessi, rappresenta l’inizio di una nuova stagione di lotte con-

tro la sistematica distruzione del-la scuola pubblica (ricordiamo gli oltre 13 miliardi di tagli annunciati dal governo), ma anche contro le politiche finanziarie imposte dal-l’Unione europea e della Banca centrale europea con l’assenso di Draghi e le manovre del governo, che ne sono alla radice, e contro la precarietà dilagante.

La reazione della Gelmini non si è fatta attendere, ma il mini-stro ha superato se stessa per ipocrisia e ridicolo. In un’intervi-sta a Repubblica del 9 ottobre, pur continuando a puntare sulla “scuola dell’eccellenza”, ha ri-conosciuto apertamente i tagli all’istruzione pubblica e si è detta disponibile ad ascoltare la piazza. Tempestiva e corretta la replica degli studenti, che non si sono lasciati ingannare dalle improvvi-se e ritardatarie “aperture” di una Gelmini – ironizzano – fulminata sulla “via del Gran Sasso”.

Il 7 ottobre è stata una gior-nata importante anche perché ha dimostrato che gli studenti si fan-no vincolare sempre meno dalle illusioni legalitarie e parlamen-tariste (generalmente nei cortei è stato ripreso l’esempio del 14 dicembre 2010), ed in vari casi ha realizzato positive esperienze di unità con i lavoratori ed i preca-ri. Adesso bisogna proseguire su questa strada, approfondendo e sviluppando i legami con queste lotte, ma anche rafforzando l’uni-tà del movimento degli studenti medi e degli universitari. Bisogna

battersi con forza per la scuola e l’università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti.

Di fronte a politiche finanziarie tanto violentemente antipopolari, il movimento studentesco, come in generale tutti i movimenti di lotta che si stanno sviluppando nel nostro Paese, si interroga su come cambiare la società. Noi ri-badiamo quanto abbiamo scritto nell’articolo “Studentesse, stu-denti battetevi in prima fila nelle lotte contro il massacro sociale, per difendere l’istruzione pubbli-ca e per abbattere Berlusconi”: “Lo scempio dell’istruzione pub-blica per salvare il capitalismo in crisi e la creazione di una scuola e un’università sempre più classi-ste e sempre più chiuse ai figli del popolo dimostrano ancora una volta che, nel regime capitalisti-co, esse sono asservite alla clas-se dominante, cioè alla borghesia e ai magnati dell’industria e della finanza, che non si fanno scrupoli a demolirle per preservare i loro interessi economici. Ecco perché, per conquistare vittorie realmente stabili e durature, il movimento studentesco deve riscoprire e im-padronirsi dell’anticapitalismo e farne la propria bandiera”.

Intanto l’appuntamento è al 15 ottobre. Il PMLI ci sarà per ri-lanciare la proposta di abbattere con la lotta di piazza il neoduce Berlusconi prima che possa fare altri danni.

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rivendicazioni portate in piazza dai manifestanti.

Mentre la testa del corteo è rimasta a piazza Pretoria a presi-diare il palazzo con fumogeni e slogan contro l’amministrazione

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comunale, il governo del mas-sacro sociale del neoduce Berlu-sconi e dei suoi lacchè, la coda ha continuato a muoversi lungo via Maqueda in direzione della Stazione Centrale, blindata da centinaia di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, dove il corteo si è concluso con il bloc-co temporaneo di piazza Giulio Cesare.

Diversi striscioni, cartelli, slo-gan si scagliavano contro quel che sembra essere diventato il bersaglio principale verso cui si rivolgono le masse: la crisi e la volontà di non versare lacrime di sangue per rifinanziare le specu-lazioni del capitalismo finanziario. Il corteo si apriva con la scritta “Save school not banks” (salvare le scuole non le banche) slogan che richiama le proteste a New York e allarga l’ottica di analisi delle singole lotte locali. Una cer-tezza percorre giovani e lavorato-

ri di tutto il mondo: il capitalismo è un male i cui danni sono sotto gli occhi e sulla pelle di tutti, è un male che va estirpato e che nes-suno più vuole tollerare.

Questa presa di coscienza è terreno fertile su cui gettare i semi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao: i compagni palermitani hanno diffuso il volantino “Stu-denti in prima fila…” durante il corteo e presso le facoltà di Scienze Politiche, Giurispruden-za e Architettura che si trovavano proprio lungo il tragitto del corteo e discutendone con alcuni ragaz-zi che si sono soffermati chieden-do delucidazioni sul PMLI. Un bi-lancio assolutamente positivo per l’inizio di una stagione che vedrà i compagni palermitani mobilitati in intense lotte tra le masse po-polari, studentesche e operaie per portare avanti la corretta li-nea rivoluzionaria del Partito e conquistare i sinceri fautori del socialismo ancora nella morsa rappresentata da “ultrasinistri” e partiti falsi comunisti.

CATANIA10mila in corteo.

La piazza chiede la cacciata di Berlusconi.Attiva partecipazione del PMLI

Dal corrispondentedella Cellula “Stalin”della provincia di CataniaIl 7 ottobre a Catania più di 10

mila tra studentesse e studen-ti medi sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso contro il governo del nuovo Mus-solini Berlusconi. La manifesta-zione organizzata dal movimento studentesco catanese e da alcuni collettivi di scuole medie superio-ri è partito da piazza Roma e si è concluso con una costruttiva assemblea in piazza Dante, dove esponenti di vari collettivi hanno detto la loro.

Durante lo svolgimento della manifestazione gli studenti han-no lanciato slogan come “Noi la crisi e il debito non li paghia-mo”, “Basta tagli all’istruzione”, “Sciopero generale subito”. Sono da registrare alcune parole d’or-dine lanciate da esponenti del movimento studentesco catane-se secondo cui Berlusconi è un fascista e la sua dipartita passa solo attraverso la lotta di piazza. “Finalmente!” verrebbe da dire al PMLI, visto che il neoduce è stato smascherato ben 17 anni orsono dai marxisti-leninisti italiani che ripetono da tempo: “La piazza è l’unica soluzione per liberarsi di Berlusconi”.

L’assemblea tenutasi in piaz-za Dante a fine manifestazione ha deciso che il 15 ottobre, in concomitanza con la giornata internazionale “United for global change” che convergerà nella giornata nazionale di mobilitazio-ne a Roma, si terranno assemblee ed autogestioni dentro le scuole per sensibilizzare gli studenti sul-la crisi e su chi l’ha causata e per portare solidarietà ai cortei che si terranno nelle capitali europee.

Alla manifestazione ha par-

Catania, 7 ottobre 2011. I marxisti-leninisti catanesi manifestano al fi anco degli studenti (foto Il Bolscevico)

CASERTAIl combattivo corteo studentesco diretto da

Maietta sfi la lanciando sloganper la scuola pubblica. Diffuso il volantino del PMLI sugli studenti. Apprezzamenti e

pieno appoggio alla linea di massadel Partito dai manifestanti

Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Capua del PMLI

Senza dubbio gli studenti sen-tiranno il peso dei tagli della ma-novra governativa: quasi 9 miliar-di gli euro che verranno meno in 3 anni alla scuola pubblica, mentre aumentano i finanziamenti alla privata.

Così il 7 ottobre a Caserta in oltre 2mila hanno preso parte alla manifestazione che ha raccolto la giusta protesta studentesca su scala provinciale.

Durante il corteo sono stati lanciati numerosi gli slogan con-tro la scuola del regime e dei suoi gerarchi e per la difesa della scuola pubblica e gratuita.

Le denunce delle studentesse e degli studenti sono perentorie, derivanti dalla realtà in cui vivo-no e riassumibile in un dato: 8% il numero delle scuole a norma. Il resto, quasi tutte, sono fatiscenti o tanto sporche da essere inagi-bili o, meglio, pericolose per la stessa salute dei giovani che le frequentano. Ma è proprio evi-denziando le forti contraddizioni e le difficoltà che si possono mo-bilitare le masse.

Gli studenti hanno sentito la necessità di scendere in piazza numerosi unendosi alla piattafor-ma rivendicativa dell’Unione degli Studenti, la cui dirigenza caserta-na si schiera molto più a sinistra

rispetto a quella nazionale. Tra questi il compagno Mauro Maiet-ta, che ha preso parte attivamen-te all’organizzazione del corteo, dapprima impegnato a dirigerlo e in un secondo momento, duran-te il sit-in presso i palazzi istitu-zionali della provincia, insieme a una simpatizzante del posto che da diversi mesi offre una mano importante al PMLI, ha diffuso il volantino riportante la linea del Partito sul fronte studentesco dal titolo: “Studentesse, studenti, battetevi in prima fila”. Volantino particolarmente apprezzato da-gli studenti, tanto che qualcuno ha insistito per farsi fotografare per “Il Bolscevico”. Qualcuno ha anche riconosciuto il compagno Maietta, come un ragazzo del PRC con il quale Maietta ha in-trattenuto una breve e proficua discussione. Un fatto rilevante di come il Partito si stia facendo co-noscere progressivamente, per la quantità del lavoro di massa ma soprattutto per la qualità delle proposte del PMLI, unico vero Partito del proletariato italiano, unico Partito nel quale le studen-tesse e gli studenti possono ripor-re le proprie speranze e le proprie aspettative per la creazione di un grande Movimento Studentesco fondato sulle Assemblee generali e che lotti concretamente per una scuola pubblica, gratuita e go-vernata dalle studentesse e dagli studenti.

7 ottobre 2011. Lo striscione di apertura del corteo studentesco a Caserta (foto Il Bolscevico)

FIRENZE5.000 studenti in piazza contro Berlusconi,

la Gelmini e il capitalismo.Il PMLI diffonde il volantino

e realizza delle interviste tra i manifestanti

Redazione di FirenzeAd un anno dall’entrata in vigo-

re della tanto odiata e contestata “riforma Gelmini” le studentesse e gli studenti, già provati dalle precedenti “riforme”, hanno pro-vato sulla propria pelle, nella pra-tica i tagli attuati dal governo del neoduce Berlusconi. Così anche a Firenze hanno massicciamente aderito e partecipato alla manife-stazione di venerdì 7 ottobre.

Un vero e proprio fiume di gio-vanissimi, 5.000 provenienti da Firenze e provincia, arrabbiati e determinati a contestare il gover-no del neoduce Berlusconi, la ge-rarca di Viale Trastevere Gelmini, i tagli alla scuola pubblica.

Concentramento nella storica

Una veduta del partecipato e combattivo corteo fi orentino

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Firenze, 7 ottobre 2011. La diffusione del volantino del PMLI al concentramento della manifestazione studentesca (foto Il Bolscevico)

tecipato la Cellula “Stalin” della provincia di Catania del PMLI, unico Partito ad aver portato una bandiera rossa con falce e martello durante questa giornata di rivendicazione. Durante il cor-teo i marxisti-leninisti catanesi hanno distribuito i due volantini: “Studentesse, studenti battetevi in prima fila nelle lotte contro il massacro sociale, per difendere l’istruzione pubblica e per abbat-tere Berlusconi” e “La verità na-

scosta della ‘sinistra’ borghese: Berlusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza”. La Cellula “Stalin” della provincia di Catania dà un giudizio positivo su questa giornata di rivendicazioni studentesche, vista la larga parte-cipazione, ma non perde di vista quello che è l’obbiettivo del Parti-to in ambito studentesco: scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti!

Piazza San Marco, da sempre punto di partenza per le manife-stazioni studentesche. Un lungo serpentone che a fatica ha sfilato per le vie del centro cittadino per muoversi poi verso i viali e con-cludere in piazza Martiri di Be-slan, alla Fortezza.

Rispetto agli anni passati nel-le studentesse e negli studenti è maggiormente cresciuta la con-sapevolezza che la situazione di crisi economica-finanziaria e i tagli alla scuola e università pub-blica sono certamente il frutto partorito dai governi e in parti-colare quello di Berlusconi, ma affondano le radici nella società capitalista. Questo comporta la privatizzazione dell’istruzione e negare l’accesso al sapere ai fi-gli del proletariato che perciò si ribellano. Molti i cartelli e gli slo-gan che hanno fatto riferimento a questo aspetto, un lungo striscio-ne recitava “basta tagli al sociale abbattiamo il capitale” e ancora “il capitalismo non può essere

sotto la prefettura e davanti alla sede di Confindustria. Slogan anche contro i presidi che hanno firmato l’appello-diktat contro le occupazioni. Dal megafono una studentessa a gridato che dopo la manifestazione ogni istituto deve formare un collettivo per poi organizzare assemblee e even-tuali occupazioni.

I compagni marxisti-leninisti sono stati bene accolti dal corteo, sono state distribuite centinaia di copie del volantino, richiesto anche spontaneamente. Su una facciata compariva l’invito del Partito “alle studentesse e agli studenti a battersi in prima fila” e sull’altra “Berlusconi è il nuo-vo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza”. Diffuse alcune copie de Il Bolscevico n. 36/2011.

Questa manifestazione è sta-ta l’occasione per svolgere delle brevi interviste alle studentesse

una cura, è la malattia”.Numerosi studenti hanno par-

tecipato al corteo indossando magliette o felpe rosse, qual-cuno ha anche portato qualche bandiera rossa. Cartelli contro la “legge bavaglio” sull’informazio-ne, su gli scandali sessuali del neoduce Berlusconi e “Siamo qui perché questo governo non ci dà un futuro”. Su uno striscione è stata disegnata la Gelmini che distrugge le scuole pubbliche e le mette nel cestino, altri ironica-mente denunciano l’incompeten-za eclatante della gerarca in me-rito alla recente gaffe sul tunnel dei neutrini: “Dopo la cazzata dei neutrini imbavagliate la Gelmini”. Cantata “Bella Ciao”, fischi e cori

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PAROLE D’ORDINE DEL PMLI PER LA MANIFESTAZIONE NAZIONALEDEL 15 OTTOBRE 2011 A ROMA

1) Non pagare il debito pubblico

2) Tassare i ricchi e gli speculatori / non toccare i lavoratori

3) Basta stangare / i lavoratori colpire le rendite e gli evasori

4) Tagli / tasse / privatizzazioni via Tremonti / con Berlusconi

5) Ticket / tagli / facciamola finita sanità pubblica / gratuita

6) Giù le mani dalle pensioni giù le mani dalle pensioni

7) Basta privilegi ai parlamentari stipendi / 3 volte medi operai

8) Né flessibile / né precario lavoro a tutti

pari salario9) L’accordo /del 28 giugno è da buttare i sindacati si devon ritirare

10) “Patto sociale” rifiutiamo a padroni e governo non abbocchiamo

11) Contratto nazionale da preservare mai lo faremo / cancellare

12) Diritti del lavoro vogliono minare controriforma

da affossare13) Articolo 18 / non si tocca lo difenderemo / con la lotta

14) In piazza per un nuovo 25 Aprile questo regime deve finire

15) Con Berlusconi non c’è democrazia è il nuovo Mussolini cacciamolo via

16) Di Berlusconi non ne possiamo più tutti insieme / buttiamolo giù

17) Giù / giù / Berlusconi buttiamolo giù

18) Chi non salta Berlusconi / è / è

19) La piazza occorre sollevare / sotto Palazzo Chigi a manifestare

20) Lotta di classe / è nostro dovere classe operaia / al potere

21) Il socialismo la vera alternativa col capitalismo

PESAROCentinaia in piazza.

Volantinaggio del PMLI

Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Gabicce Mare del PMLIIn occasione dello sciopero

del 7 ottobre più di 500 studenti hanno sfilato per le vie di Pesaro.

Il combattivo corteo, organiz-zato dalla Rete studenti medi della provincia, è partito dal “campus”

scolastico per passare davanti a diverse scuole ed esortare tutti a scendere a manifestare.

Diversi gli slogan lanciati dagli studenti, nel mirino soprattutto il ministro Gelmini e il governo Ber-lusconi.

Gli studenti hanno ben accet-tato il volantino distribuito dall’Or-

BOLOGNAVolantinaggio del PMLI

Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Castelvetro di Modenadel PMLI

Nonostante i densi nuvoloni neri che minacciavano un violen-to temporale, migliaia di studen-tesse e studenti medi hanno at-traversato Bologna nella giornata di mobilitazione del 7 ottobre.

Il corteo studentesco ha attra-versato le vie centrali della città, concludendosi in piazza Mag-giore. Dietro striscioni con scritto “Non manderete in fumo il no-stro futuro” ed una bandiera No TAV, gli studenti hanno gridato la loro rabbia e la loro indignazione contro i magnati della finanza e i demolitori della scuola pubblica, non mancando di lanciare uova contro le banche Unicredit e Ca-risbo incontrate nel corso del cor-teo, come avveniva contempora-neamente in tutta Italia.

Gli studenti che si sono alter-nati al megafono nel corso del corteo hanno detto che occorre lanciare un nuovo anno di mo-bilitazioni e di lotte dal basso, senza mollare mai e senza fare affidamento sui partitini. Tanto era comunque anche lo sdegno nei confronti dei vertici della CGIL impegnati a fare comunella con Confidustria.

Contemporaneamente era in piazza anche l’USB contro i fi-nanziamenti alle scuole e agli asili nido privati da parte della giunta PD di Virginio Merola.

La manifestazione non è affat-to andata giù alla Lega Nord, che è scesa nel ridicolo parlando di “lanci di uova contro i passanti” da parte di “quattro esaltati a cui tutto è permesso”.

Gli studenti marxisti-leninisti erano presenti alla manifestazio-ne e hanno diffuso alcuni volanti-ni del PMLI.

Pesaro, 7 ottobre 2011 Bologna, 7 ottobre 2011

PADOVAUn migliaio di studenti in piazza sotto

la pioggia per dire No al massacro sociale.I marxisti-leninisti hanno diffuso

una copia di “Stato e rivoluzione” di Lenin

Padova, 7 ottobre 2011

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Camposampiero del PMLI

Il 7 ottobre partiva da Piaz-za delle Erbe a Padova il cor-teo degli studenti per dire no al massacro sociale, nonostante la pioggia fitta e imprevista, gli stu-denti hanno continuato il corteo, i marxisti-leninisti sono stati al loro fianco per tutto il tempo della ma-nifestazione.

Vari gli slogan lanciati contro la Gelmini, e il governo. Durante il percorso i marxisti-leninisti hanno incontrato e discusso con vecchi amici, uno di questi ha voluto una

ganizzazione di Gabicce Mare del PMLI dal titolo “Studenti in prima linea” e in diversi hanno cercato il dialogo, tra cui uno studente e la-voratore gabiccese che ha lodato il volantino autoprodotto contro il supersfruttamento del lavoro sta-gionale ricevuto durante un ban-chino di propaganda del Partito

nella località balneare.Il corteo si è concluso nel cor-

tile della biblioteca “S. Giovanni” dove dopo una breve pausa molti studenti si sono riuniti per parla-re delle iniziative future e altre di questioni riguardanti il movimen-to studentesco e la situazione nazionale.

copia di “Stato e rivoluzione” di Lenin donando un generoso con-tributo.

A causa della pioggia non si è potuto fare una larga diffusio-ne del volantino del PMLI sugli studenti come era in programma, ma qualcuno è stato dato co-

munque.La manifestazione, sempre a

causa della pioggia, è stata inter-rotta in ancitipo. Per l’Organizza-zione di Camposampiero (Pado-va) del PMLI, in ogni caso, c’è soddisfazione per aver dato voce al nostro amato Partito

Bella ciaoQuesta mattina, mi sono alzato,o bella ciao, bella ciaobella ciao, ciao, ciaoQuesta mattina mi sono alzatoe ho trovato l’invasor.

O partigiano portami viao bella ciao, bella ciaobella ciao, ciao, ciaoo partigiano portami viache mi sento di morir.E se io muoio da partigiano

o bella ciao, bella ciaobella ciao, ciao, ciaoe se io muoio da partigianotu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagnao bella ciao, bella ciaobella ciao, ciao, ciaoe seppellire lassù in montagnasotto l’ombra di un bel fior.

E le genti che passerannoo bella ciao, bella ciaobella ciao, ciao, ciao

e le genti che passerannoe diranno: “o che bel fior”.

È questo il fiore del partigianoo bella ciao, bella ciaobella ciao, ciao, ciaoè questo il fiore del partigianomorto per la libertà.

Ed era rossa la sua bandierao bella ciao, bella ciaobella ciao, ciao, ciaoEd era rossa la sua bandieracome rosso era il suo cuor.

e agli studenti dalle quali è emer-sa la rabbia per i tagli alla scuola pubblica del governo Berlusconi che hanno tolto agli istituti tecni-ci ore di laboratorio, che ci sono classi “pollaio” di 30-40 alunni, che niente viene fatto per risol-vere problemi come il crollo delle scuole, le mancanze fondamen-tali di carta igienica nei bagni, del riscaldamento o della pulizia.

C’è stato chi ha affermato giu-stamente che occorre mandare a casa Berlusconi che non vuole dimettersi da solo, ma anche che forse la situazione non si modifi-cherebbe con un altro governo.

Molti concordano con la parola d’ordine del Partito di definire Berlusconi “neoduce”, “nuovo Mussolini”.

Condivisione a maggioranza in merito alla parola d’ordine del Partito su “scuola e università gratuite”, più perplessità è sta-ta espressa sulla seconda parte ovvero “governate dalle studen-tesse e dagli studenti”. Segno che sul giusto ruolo che spetta ai protagonisti della scuola, il Parti-to deve ancora lavorare molto e in modo approfondito per spie-garla e soprattutto farla arrivare agli studenti affinché la facciano propria.

Manifestazioni si sono svolte anche a Prato, Pisa, Lucca, Sie-na, Viareggio e Massa.

➫ DALLA 3ª

Page 5: IL Bolscevico-PMLI n.37 2011

Superato facilmente lo scoglio della pregiudiziale di incostituzio-nalità in commissione Giustizia, grazie all’astensione compiacen-te dell’UDC, la legge-bavaglio del governo sulle intercettazioni è programmata in aula alla Camera tra mercoledì 12 e giovedì 13 ot-tobre per l’approvazione finale.

Il neoduce ha dato ordine alle sue truppe di “andare avanti come treni” fino alla fine, anche a costo di mettere il voto di fiducia, perché stavolta non accetterà ul-teriori rinvii, troppo importante es-sendo per lui arrestare la valanga di nuove intercettazioni in arrivo, relative alle numerose inchieste e scandali in cui è coinvolto, e che minacciano di finire sui giornali e gli altri mezzi di informazione. E troppo importante è anche legare le mani ai pubblici ministeri (pm) che conducono le inchieste, ren-dendo loro praticamente impos-sibile l’uso delle intercettazioni, cosa che questa ennesima legge ad personam gli garantisce, insie-me al bavaglio all’informazione.

Certo l’ideale per lui, come gli consigliano i suoi gerarchi Ghe-dini e Alfano, sarebbe riuscire ad approvarla senza la fiducia, cercando di ricucire con il Terzo polo, tutt’altro che disposto a fare le barricate per respingerla, e ma-gari concedendo anche qualche emendamento secondario al PD, in modo da togliere Napolitano dall’imbarazzo di firmare una leg-ge liberticida e imposta per di più con l’ennesimo voto di fiducia. Inoltre, sempre secondo i suoi consiglieri, mostrare una faccia “dialogante” sulle intercettazioni favorirebbe il passaggio rapido al Senato dell’altra legge ad per-sonam, quella sulla “prescrizione breve” per gli incensurati, giusto in tempo per chiudere per sem-pre il processo Mills e mettere una seria ipoteca su quelli Media-set e Mediatrade che lo vedono imputato al Tribunale di Milano.

Berlusconi ha consentito al

tentativo di compromesso, ma ha avvertito i suoi che se que-sto dovesse fallire non avrà esitazioni a mettere la fiducia, sentendosi spalleggiato anche stavolta da Bossi e dicendosi sicuro non solo di non rischiare imboscate col voto segreto, ma addirittura di strappare una cin-quantina di voti in più tra i depu-tati dell’“opposizione”, tra le cui file ce ne sono molti che sulle intercettazioni la pensano come lui. Ad ogni buon conto ha subito riaperto in grande stile la cam-pagna acquisti alla Camera per controbilanciare eventuali defe-zioni (peraltro assai improbabili su questa legge) dei “frondisti” di Scajola e Pisanu.

Un accanimento che dura dal 2008

Varata il 13 giugno 2008, ad appena un mese dal suo insedia-mento a Palazzo Chigi, sotto la spinta dell’inchiesta di Napoli sul caso Saccà e le raccomandazioni in Rai, la legge-bavaglio sulle in-tercettazioni voluta da Berlusconi aveva superato il primo passag-gio alla Camera l’11 giugno 2009, proprio mentre infuriava sui gior-nali lo scandalo dei suoi rapporti con la minorenne Noemi Letizia. Il nuovo Mussolini avrebbe voluto un’approvazione veloce in Sena-to, magari senza modifiche e col voto di fiducia, ma nel frattempo lo scandalo delle escort baresi e il montare delle proteste di mas-sa, con la grande manifestazione di 300 mila persone del 3 otto-bre 2009 a Roma per la libertà di informazione, facevano saltare l’agognato blitz.

Successivamente altri scan-dali, come quello degli appalti in cui è coinvolto Bertolaso, quello sulla P3 di Dell’Utri e Carboni e quello di Trani sulle pressioni del premier sull’Agcom per chiudere i programmi Rai considerati “osti-li”, provocavano ulteriori rinvii

della legge-bavaglio, finché il 10 giugno 2010 il Senato approvava a sua volta il disegno di legge del governo con ulteriori modifiche peggiorative riguardanti pesan-tissime sanzioni agli editori che pubblicano intercettazioni. A questo punto, per superare l’on-data di proteste dei magistrati, dei giornalisti, degli editori e del-le masse democratiche scese in piazza, e anche i dubbi sollevati da Napolitano, alle fine l’estenso-re materiale della legge, Ghedini, e la presidente della commissio-ne Giustizia della Camera, la fi-niana Giulia Bongiorno, si erano accordati su un “lodo”, gradito anche a Napolitano, per apporta-re alcune modifiche alla legge pri-ma di portarla a Montecitorio per l’approvazione finale. Modifiche che si riassumevano nella possi-bilità per i giornalisti di pubblicare almeno “per riassunto” le inter-cettazioni dell’inchiesta dopo il rinvio a giudizio. Successivamen-te ci sarebbe stata una “udienza filtro”, composta dai pm, dal Gip e dagli avvocati della difesa, per vagliare una per una le intercetta-zioni e decidere quali poter pub-blicare e quali destinate a restare segrete per sempre.

Ma a quel punto Berlusconi aveva mollato la presa, dichia-rando “inutile” la legge perché troppo annacquata, e così il ddl sulle intercettazioni era finito su un “binario morto” alla Camera. Ma a riesumarlo ha provveduto nientemeno che il nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, quando il neoduce, furente per le inter-cettazioni pubblicate sul caso Ta-rantini-Lavitola, è andato al Quiri-nale per annunciare che avrebbe fatto un decreto per bloccare le intercettazioni e mettere il bava-glio all’informazione; ma Napoli-tano gli ha fatto capire che non avrebbe potuto avallare un simile decreto ad personam con la sua firma. Piuttosto, gli ha suggerito, perché non ripescare il ddl sulle

intercettazioni fermo da un anno alla Camera? Detto fatto.

Il blitz PDL in commissione Giustizia

Ed eccoci quindi di nuovo al tentativo di golpe, quello finale, cominciato il 4 ottobre in com-missione Giustizia della Camera, con la presentazione, da parte degli emissari di Ghedini, i de-putati del PDL Costa e Conten-to, di un emendamento al testo del ddl nella versione Ghedini-Bongiorno, che elimina anche la possibilità di pubblicazione “per riassunto” delle intercettazioni fino alla “udienza filtro”. Dopo questa si potranno pubblicare quelle ammesse ma solo “nel contenuto”. Per conoscerle inte-gralmente occorrerà aspettare il processo. E con carcere da sei mesi a tre anni per chi pubblica notizie da distruggere, relative a terze persone non indagate o semplicemente “irrilevanti” ai fini dell’indagine.

Non era proprio quanto stabili-to dal ddl Mastella (votato all’una-nimità nel 2007 sotto il governo Prodi, ndr), che il neoduce avreb-be preferito in quanto secretava totalmente le intercettazioni fino al processo, ma poco ci manca-va. Di sicuro, comunque, se fosse stato già in vigore, questo provve-dimento sarebbe bastato e avan-zato per mettere una pietra tom-bale su tutte le notizie che sono state pubblicate sulle inchieste e sugli scandali del nuovo Musso-lini. Non ne avremmo mai saputo niente. E non solo quelle che lo riguardano, ma tantissime altre per corruzione, mafia, malasanità, speculazione e così via, che sono venute alla luce in questi anni solo grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali.

Particolarmente grave anche la norma che obbliga i siti di blog su Internet, pena gravissime san-zioni, a rettificare entro 48 ore e senza spiegazioni notizie su sem-

plice richiesta di chiunque se ne ritenga diffamato. Ciò provoche-rebbe la chiusura certa di cen-tinaia di blog e un secco giro di vite liberticida nell’uso della rete. Per protesta il popolare sito di Wikipedia ha attuato una sorta di “sciopero” bloccando l’acces-so alla consultazione delle voci, e che è durato finché il governo non ha precisato che la norma non riguarderà i blog amatoria-li ma “solo” quelli ufficiali delle testate giornalistiche on-line. Contro la legge-bavaglio stanno riprendendo anche le manife-stazioni di piazza, come quella svoltasi al Pantheon il 4 ottobre, e sono entrati di nuovo in agita-zione i sindacati dei giornalisti. Anche gli editori italiani si stanno mobilitando, con un appello che sta girando alla fiera del libro di Francoforte.

Manovre per rabbonire l’“opposizione”

Il blitz del PDL provocava le di-missioni per protesta della finiana Bongiorno da relatrice del prov-vedimento, in quanto colpiva il di-ritto di cronaca (e prima no? ndr), e che si vedeva stracciare il suo “lodo” dagli uomini del neoduce obbedienti “al suo schioccare di dita”. A questo punto il ddl tor-nava interamente nelle mani del PDL, cioè di Costa e Contento, che pur rinunciando per adesso ai voti finiani non disperavano tut-tavia di riuscire ad ottenere quelli dell’UDC. I segnali in questo sen-so da parte degli ex democristia-ni di Casini non erano mancati. Il vicepresidente del Consiglio su-periore della magistratura, Vietti, aveva definito “non irragionevole” l’emendamento Costa, e lo stes-so Casini aveva ribadito la neces-sità di una legge per porre fine “all’obbrobrio delle telefonate sui giornali”. Il risultato di queste ma-novre è stato l’abbandono della pregiudiziale di incostituzionalità da parte dell’UDC e la sua asten-

sione sull’emendamento PDL,che ha così potuto passare il va-glio della commissione.

Adesso i relatori Costa e Con-tento sono al lavoro per ricucire col Terzo polo, quantomeno per ottenerne un voto di astensione ed evitare così il voto di fiducia. Il loro fitto lavorio sottotraccia ri-guarda anche il PD, che si è già messo nella classica posizione di non rifiuto pregiudiziale della leg-ge per presentare i suoi emenda-menti “migliorativi”. Uno di questi, proposto dalla responsabile Giu-stizia Donatella Ferranti, propone pene “differenziate” per chi pub-blica notizie proibite: invece che il carcere da 3 a 6 anni, “soltanto” 90 giorni e un’ammenda da 5 a 30 mila euro per le intercettazioni destinate alla distruzione o che ri-guardano terzi non indagati. E 45 giorni di carcere e multa da 3 a 15 mila euro per le notizie “irrile-vanti”. Ecco cosa intendeva dire il liberale Bersani annunciando che il PD si sarebbe messo “di traver-so con tutta la sua forza” alle leg-gi-vergogna di Berlusconi!

Mentre scriviamo Fabrizio Cicchitto, capogruppo del PDL alla Camera, annuncia il rinvio dell’esame in aula del ddl. Una decisione che ha l’aspetto della manovra per prendere tempo e riorganizzare le fila dopo che il governo è stato battuto in aula a Montecitorio sul voto di Bilancio.

Ciò non cambia la sostanza della questione politica.

Solo con una sollevazione im-mediata delle piazze sarà possi-bile invece impedire quest’enne-simo scempio di quel poco che resta delle libertà democratico-borghesi, che il nuovo Mussolini sta per imporre, con la copertura di Vittorio Emanuele Napolitano, a un parlamento nero pieno di corrotti, mafiosi e venduti e con un’“opposizione” inetta, rimbam-bita e imbelle di fronte ai suoi continui golpe liberticidi e antico-stituzionali.

N. 37 - 20 ottobre 2011 regime neofascista / il bolscevico 5Per legare le mani ai pm e mettere la mordacchia all’informazione

BERLUSCONI FORZA I TEMPI PER FAR APPROVARE LA LEGGE-BAVAGLIO SULLE INTERCETTAZIONI

LE NORME ANTIGIURIDICHE DEL DDL S.1880-B STANNO PER DIVENTARE LEGGE AL SENATO

La “prescrizione breve” è su misura per Berlusconi e i grandi corrotti Il “processo breve”, o meglio

la “prescrizione breve” rischia invece di andare veloce, anzi velocissima, e non è un gioco di parole: infatti giunge nuovamente al voto dell’aula del Senato nei prossimi giorni, dopo l’appro-vazione della Camera lo scorso 13 aprile, il devastante disegno di legge S.1880-B contenente “disposizioni in materia di spese di giustizia, danno erariale, pre-

scrizione e durata del processo” che, già discusso in Commissio-ne giustizia del Senato senza che venissero apportate modifiche, verrà quasi certamente approva-to dall’aula.

Ricordiamo brevemente che il testo approvato non contiene alcuna disposizione significativa volta a incidere sull’effettiva du-rata del processo penale, men-tre l’unica disciplina, dirompente

sul sistema giudiziario italiano, è prevista dall’art. 3 del disegno di legge in materia di prescrizio-ne del reato, in quanto viene ab-bassato da un quarto a un sesto l’aumento massimo della prescri-zione dovuto agli atti interruttivi a beneficio esclusivo dei soggetti incensurati.

Già solo questo fatto (ovvero il far dipendere l’abbreviazione del periodo prescrizionale dalla qualità personale dell’imputato, incensurato o meno, e non dal reato commesso) è stato forte-mente criticato dagli studiosi di diritto penale che hanno denun-ciato l’illegittimità costituzionale di una disciplina che mescola gli atti interruttivi della prescrizione, espressione del persistente inte-resse punitivo dello Stato, con la “qualità” personale dell’agente, incensurato o recidivo.

Infatti il far dipendere i differen-ti termini massimi di prescrizione non dalla gravità oggettiva del fatto, bensì dallo status sogget-tivo dell’imputato, determina, nei fatti, un odioso ritorno alla con-cezione tipicamente fascista del cosiddetto “diritto penale d’au-tore” che presupponeva l’innata tendenza di determinati soggetti a delinquere, il che viola l’art. 3 della Costituzione che garantisce parità ed uguaglianza dei cittadini senza distinzione di “condizioni personali e sociali”, ma addirittu-ra la natura squallidamente clas-

sista di tali norme. Si pensi ai tanti ragazzi dei

centri sociali che non sono incen-surati per aver riportato condan-ne per reati consumati durante manifestazioni, si pensi ai tanti giovani che si sono trovati coin-volti negli incidenti in Val di Susa o nelle zone delle discariche, si pensi ai tanti operai processati perché si sono trovati in mezzo alle proteste di piazza, tutte con-danne chiaramente di natura po-litica: per tutti loro la prescrizione sarà più lunga. E si pensi anche alle zone degradate dove la man-canza di una politica sociale del sistema capitalista spinge i gio-vani a commettere reati, ebbene anche loro dovranno se pregiu-dicati subire una prescrizione più lunga.

E lo squallore di tale odiosa discriminazione aumenta pen-sando quale sia la vera moti-vazione di tali norme, cioè la salvezza dell’incensurato Ber-lusconi dalla condanna in primo grado nel processo Mills, tuttora in corso. Non solo: considerando che normalmente imprenditori, amministratori, pubblici ufficiali o comunque pubblici dipenden-ti sono incensurati si applicherà la “prescrizione breve” anche ai reati di corruzione che vedono spessissimo coinvolti i soggetti nominati, con la conseguenza di ammorbidire proprio quella le-gislazione anticorruzione di cui

da tempo magistrati ed avvocati chiedono semmai l’inasprimento richiesto anche dalla Comunità Europea.

E tale accozzaglia criminale di norme cade in un momento dif-ficilissimo per gli uffici giudiziari denunciato da magistrati, avvo-cati e personale giudiziario, dal momento che la scarsità com-plessiva di risorse rende i proces-si già lenti di per sé con centocin-quantamila reati estinti ogni anno per prescrizione: con le nuove norme, se saranno approvate, si può dire tranquillamente che quasi tutti i processi per reati pu-niti con la pena della reclusione compresa nel massimo tra i cin-que e i sei anni e la grande mag-gioranza di quelli per reati puniti con la pena della reclusione mas-sima di otto anni sono destinati a sicura prescrizione. È evidente, dunque, che l’applicazione del nuovo regime ai processi in cor-so comporterà la vanificazione di gran parte del lavoro svolto dall’intero sistema giudiziario nel corso di alcuni anni.

Si consideri poi l’effetto ancor più dirompente sull’intero sistema che avrebbero le disposizioni sul-la “prescrizione breve” qui esa-minate qualora passasse anche il ddl S.2657 approvato dal Senato il 29 luglio scorso che prevede l’acquisizione nel processo (sen-za che i giudici possano opporsi) di tutte le prove testimoniali che le

parti presentino: in parole povere, se anche le norme sul “processo lungo” venissero approvate dalla Camera la stragrande maggioran-za dei processi complessi come quello Thyssen, quello Eternit o quelli di criminalità organizzata sarebbero paralizzati con risultati facilmente immaginabili.

Infine è allarmante la previsio-ne dell’art. 4 del ddl S.1880B che introduce un art. 205-quater alle Norme di attuazione del Codice di procedura penale con la previsio-ne di un “obbligo di segnalazio-ne” da parte del capo dell’ufficio giudiziario al ministro della Giusti-zia e al Consiglio superiore della magistratura degli estremi di quei processi che abbiano una durata maggiore di quella stabilita per legge: tanto per parlar chiaro la “segnalazione” è il preludio a una possibile responsabilità discipli-nare del magistrato che quindi si troverà a gestire processi con le norme descritte che lo obbli-gheranno da una parte a fare in fretta per evitare la prescrizione, ma dall’altra lo esporranno (se anche il “processo lungo” sarà approvato) a subire dai difensori liste testimoniali chilometriche, e comunque con scarsità di mezzi e di strutture provocate delibe-ratamente dai vari ministri della giustizia leghisti e berlusconiani che si sono avvicendati, sempre al servizio del loro padrone Ber-lusconi.

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6 il bolscevico / interni N. 37 - 20 ottobre 2011

MARCHIONNE SCAVALCA A DESTRA LA MARCEGAGLIA

La Fiat esce dalla Confindustria per avere le mani libere nelle

relazioni industriali mussolinianeSACCONI: “È UNA CONFERMA PER L’ART. 8”

Non pare essere mai sazio e non sembra avere limiti il nuovo Valletta, il reazionario, il campio-ne del capitalismo selvaggio di ottocentesca memoria, Sergio Marchionne. Da quando ha preso la guida della FIAT cinque anni or-sono ha perseguito senza sosta e con tutti i mezzi il suo piano di de-molizione dei diritti dei lavoratori, a partire dal contratto nazionale e dallo Statuto dei lavoratori e di in-staurazione di relazioni industriali iperliberiste e neocorporative di stampo mussoliniano. Fanno te-sto gli accordi imposti col ricatto e con la complicità di CISL e UIL a Pomigliano, a Mirafiori e alla Ber-tone di Grugliasco.

I suoi diktat ripetuti fino alla noia sono noti: o fate come dico io o chiudo le fabbriche e porto le produzioni all’estero; o mi fate un contratto auto che recepisca gli accordi aziendali di Pomiglia-no e Mirafiori o porto la FIAT fuori da Confindustria hanno ottenuto risultati rilevanti: dal governo, in particolare dal ministro Sacconi, l’art.8 della manovra economica che permette con accordi azien-dali di derogare dal Contratto nazionale e dalle leggi sul lavoro con validità retroattiva in modo da farci rientrare gli accordi suddetti; da Confindustria e CISL e UIL, cui si è aggiunta in un secondo mo-mento anche la CGIL, l’accordo sindacale interconfederale del 28 giugno sottoscritto in via definitiva il 21 settembre su contrattazione e rappresentanza sindacale con-tenente anch’esso il principio di deroga dal contratto nazionale a livello aziendale.

Paradossalmente proprio a se-guito di questa firma, scavalcan-do a destra Emma Marcegaglia, il nuovo Valletta ha deciso di mette-re in atto la minaccia di rompere con Confindustria per non essere costretto a rispettare nessun vin-colo, per avere le mani completa-mente libere, per decidere lui con chi trattare e fare accordi. Non vuol più sentire parlare di con-tratto nazionale, anche se ridotto di importanza e ruolo, vuole la li-bertà di licenziare e negoziare solo con sindacati di comodo, come la FISMIC, il sindacato giallo erede del vecchio SIDA. Così, il 4 otto-bre scorso, ha inviato una lettera ufficiale alla Marcegaglia dove tra l’altro è scritto: “Ti confermo che come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, FIAT e FIAT Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012”. Non è vero, come sostiene in modo strumentale e ipocrita Marchionne per giustifica-re questo atto, che l’accordo del

28 giugno, indebolisce e neutraliz-za l’art.8 della Finanziaria e i suoi effetti devastanti per i diritti sinda-cali e contrattuali dei lavoratori. È una tesi smentita un po’ da tutti, persino dal ministro Sacconi che di questa norma di legge è l’auto-re, dalla Marcegaglia e dai sinda-calisti collaborazionisti Bonanni e Angeletti, da numerosi giuslavori-sti per i quali la legge è sempre più

forte dell’accordo sindacale, con buona pace della segretaria della CGIL, Susanna Camusso, rimasta sola a sostenerla per giustificare il suo operato.

Nette in questo senso le paro-le del presidente di Confindustria: “le motivazioni di Marchionne – ha detto – non stanno in piedi. Mi aveva mandato una lettera a fine giugno, dopo l’accordo intercon-federale del 28, dicendomi che l’apprezzava e che aveva biso-gno della validità retroattiva degli accordi di Pomigliano e Mirafiori. Altrimenti sarebbe uscito da Con-findustria. Oggi grazie all’art.8 l’effetto retroattivo di Pomigliano e Mirafiori c’è. Marchionne – ha aggiunto - dice che la sottoscri-zione dell’accordo interconfede-rale avrebbe depotenziato l’art.8, ma questo non è vero”.

Marchionne pretende e ancora pretende senza soluzione di con-tinuità. Senza però rendere conto del suo operato fallimentare, del-le sue promesse disattese, non mantenute. La FIAT infatti in Ita-lia perde pesantemente in borsa e perde nella vendita delle auto. Da gennaio le immatricolazioni si sono ridotte dell’11,3% rispetto al

2010, il peggior risultato dal 1996. I marchi del gruppo torinese nel corso del 2011 hanno venduto il 14 per cento in meno rispetto al-l’anno precedente. A due anni dal suo annuncio il mirabolante quan-to fantasioso progetto denomina-to “Fabbrica Italia” che promette-va un investimento di 20 miliardi di euro, il lancio di 17 nuovi modelli e l’aumento della produzione delle

auto nel nostro Paese da 650.000 a 1.650.000 si sta rivelando per quello che è: un piano tragico di dismissioni, di cassa integrazio-ne, di licenziamenti, assieme a un peggioramento verticale delle condizioni di lavoro. Vedi lo stabi-limento di Termini Imerese, 2.200 lavoratori tra addetti e indiretti, prossimo alla chiusura, nonostan-te la promessa dell’amministrato-re del Lingotto del febbraio 2007 a Palazzo Chigi di volerlo raddop-piare in produzione e occupazio-ne, vedi la sorte toccata all’Irisbus di Avellino, 700 addetti più l’indot-to, e agli stabilimenti CHN di Imola e Maserati di Bologna.

Marchionne ha sempre rifiutato le richieste dei sindacati di illustra-re nel dettaglio il piano “Fabbrica Italia”: quali modelli produrre e quanti, in quali stabilimenti e con quanta occupazione. Ed ha usato la tattica degli annunci generici e parziali più volte rimangiati e co-munque ancora tutti da realizza-re. Lo ha rifatto anche in questa circostanza. Ha accompagnato lo strappo con Confindustria con l’ennesimo annuncio sullo stabi-limento di Mirafiori. Nello stabili-mento torinese dovrebbe essere

messo in produzione un suv con marchio Jeep. Nulla di nuovo sot-to il sole. Già un anno fa il Lingot-to aveva promesso di investire un miliardo per costruire un suv con il marchio dell’Alfa Romeo a par-tire dal terzo trimestre del 2012. Mentre ora per vedere in strada il nuovo modello bisognerà aspet-tare la metà del 2013, sempre che nel frattempo Marchionne non cambi idea. Il che significa, come minimo, allungare i tempi della cassa integrazione con relativa perdita di salario per i lavoratori. La storia di Pomigliano è analoga: la promessa di produrre la nuova Panda è svanita più di una volta con destinazione Polonia, poi è ritornata sempre con tempi più lunghi. Tanto è vero che dei 5 mila lavoratori in organico ne sono stati riassunti, al momento, solo 190 e tutti rigorosamente senza tessera FIOM.

L’uscita della FIAT da Confin-dustria è indubbiamente un fatto politico e storico enorme. Non foss’altro per cosa ha rappresen-tato la multinazionale torinese nel panorama industriale italiano e nella stessa Confindustria di cui ha espresso due presidenti, Gianni Agnelli nel passato, e Luca Corde-ro di Montezemolo più di recente. Tra gli obiettivi che hanno spinto Marchionne a compiere questa scelta radicale e dirompente con conseguenze non facilmente pre-vedibili nell’immediato, vi potreb-be essere anche quella di favorire un cambio della presidenza della Confindustria, ormai in scadenza, con un uomo, l’ex presidente di Federmeccanica Alberto Bombas-sei, che faccia proprio e generaliz-zi il modello di relazioni industriali inaugurato dal nuovo Valletta. C’è anche chi avanza l’ipotesi, non campata in aria, che ciò sia il pre-ludio dell’abbandono della FIAT, almeno nella sua parte essenzia-le, dell’Italia per rafforzare la sua presenza negli Usa, in Brasile, in Polonia, ecc.

“La Fiat ormai è un’azienda straniera che si comporta in Italia come in un qualsiasi altro paese” è il commento di Giorgio Airau-do, responsabile auto della FIOM. Essa “ha dimenticato – aggiunge – di essere la Fiat cioè un’impresa con una storia particolare che la lega al nostro territorio. Marchion-ne ha scordato tutto ciò e vuole avere le mani libere, pretendendo tra l’altro di non rispettare le no-stre leggi, ma di fare in modo che ne vengano scritte di nuove che si adattino alle sue esigenze”. Come è avvenuto con l’articolo 8 “che noi consideriamo incostituziona-le”.

Al comizio di piazza Navona

Sinistra, ecologia e libertà (SEL) si candida al governo del Paese e Vendola a futuro premier a capo di una ipote-tica ampia coalizione di “cen-tro-sinistra”. Questo il senso della prima manifestazione nazionale del partito del go-vernatore pugliese, a un anno dal suo congresso di fonda-zione, che si è tenuta a Roma, in piazza Navona, sabato 1° ottobre con lo slogan “Ora tocca a noi”.

In una piazza dove spic-ca più il bianco che il rosso e non si intravede neanche una falce e martello, in un comizio torrenziale Vendo-la ha infatti lanciato il “can-tiere per l’alternativa” rifor-mista aperto anche all’UDC e chiesto subito le primarie del “centro-sinistra” contan-do di beneficiare del vento in poppa e della crisi inter-na al PD.

Vendola, con il solito lin-guaggio barocco e utilizzan-do ormai il suo consueto les-sico borghese e cattolico, ha dato per scontata “l’agonia della destra” e la fine del ber-lusconismo e di Berlusconi del quale va a colpire più gli aspetti secondari e superficia-li che la sostanza neofascista e mussoliniana del suo regi-me, che anzi neppure sfiora.

Ha avuto parole di elogio per il nuovo Vittorio Ema-nuele III, Giorgio Napolitano; reso onore al liberale Alte-rio Spinelli, alla Costituzione borghese e persino all’Inno di Mameli decantato da Beni-gni. Infine, ha abbracciato e coccolato il già prodiano Ar-turo Parisi e l’anticomunista Antonio Di Pietro intervenuti alla kermesse.

“Guai a pensare a un ulivo dove siamo noi tre (PD, IDV e SEL, ndr) che ci riuniamo – ha sostenuto Vendola –. Dob-biamo tenere aperto il cantie-re dell’alternativa e aprire le porte ai giovani, ai maestri, ai ricercatori, alle donne, insom-ma al mondo”. È evidente che il “mondo” di Vendola va or-mai ben al di là dei movimen-ti dei lavoratori, dei precari, degli studenti e delle masse in lotta. A cominciare dal mon-do imprenditoriale “che non sta tutto nel recinto di viale dell’Astronomia” (sede della Confindustria) e con il quale vuole dialogare, a partire dai concetti di “stabilità” e “inno-vazione”. E sul piano politi-co pensa all’UDC di Casini al quale manda segnali rassicu-ranti là dove spergiura di aver abbandonato ormai i “fanta-smi del passato”, ossia di aver rinnegato completamente i suoi trascorsi di comunista e

di esser pronto ad “accogliere chi è diverso da noi”.

Vendola è perfettamente consapevole che le contraddi-zioni di classe e sociali si stan-no facendo sempre più acute e si propone di condizionarle, snaturarle, comprimerle su un terreno riformista, elettorali-sta, parlamentarista e gover-nativo.

“Prepariamoci a una sta-gione molto dura, ad un au-tunno caldo e incandescente. Noi dobbiamo essere nel con-flitto senza cedere alla scor-ciatoia della violenza”, ha indicato il leader di SEL. E perché mai le masse dovreb-bero precludersi qualsiasi op-zione, anche l’uso di metodi di lotta duri e violenti, pur di liberarsi del nuovo Mussoli-ni? Hanno forse seguito que-sta strada i nostri partigiani nella Resistenza? O, più re-centemente, i popoli del nord Africa che si sono liberati dei loro dittatori?

Per Vendola occorre dare una “risposta politica” al-l’“indignazione che monta”, “dobbiamo indirizzarla ver-so il cambiamento”. In paro-le povere egli vuole cavalcare l’“indignazione che monta” a meri fini elettorali e gover-nativi e per mettere il morso all’opposizione sociale impe-dendo che essa cresca e ma-turi su un piano antigoverna-tivo e anticapitalista. E infatti quello che egli propone non è affatto un cambiamento reale.

Non si può certo affidare il “cambiamento” a un ipotetico futuro governo la cui compo-sizione si colloca ancora più a destra di quello del demo-cristiano Prodi che tanti dan-ni ha provocato al proletariato e alle masse e ha di fatto spia-nato la strada al neoduce Ber-lusconi.

Non si può certo parlare di “cambiamento” quando ciò che si propone è la vecchia ri-cetta riformista del cosiddetto “nuovo modello di sviluppo”. La verità è che non esiste nes-suna teoria e nessuna ricetta in grado di far cambiare natu-ra al capitalismo e al massimo si può tentare, come vorrebbe Vendola, di abbellirlo per ren-derlo un po’ più presentabile agli occhi degli oppressi e de-gli sfruttati.

L’unica strada è soppri-merlo e costruire sopra le sue macerie un sistema econo-mico, sociale, istituzionale e statale completamente nuovo e socialista. Questo è il vero cambiamento di cui l’Italia ha bisogno e che Vendola, la cui vocazione neoliberale e de-mocristiana è ormai nota, si guarda bene dal proporre.

Rimettere in discussione la TAV in Val di SusaOnorevole Presidente,il problema della linea ferro-

viaria ad alta velocità/alta capa-cità Torino-Lyon rappresenta per noi, ricercatori e docenti, una que-stione di metodo sulla quale non è più possibile soprassedere.

Il pluridecennale processo de-cisionale che ha condotto a questa situazione è stato sempre afflitto da una scarsa considerazione del contesto tecnologico, ambientale ed economico tale da giustificare o meno la razionalità della scel-ta, data sempre per scontata dal

mondo politico, imprenditoriale e dell’informazione, come assoluta fonte di giovamento per il Paese.

Tuttavia è ormai nota una con-sistente e variegata documenta-zione scientifica che contraddice alcuni assunti fondamentali a sup-porto dell’opera e ne sconsiglia nettamente la costruzione, anche alla luce di scenari economici e ambientali futuri del tutto diffe-renti da quelli sui quali, vent’an-ni fa, si è basato il progetto.Nel nostro Paese in molti casi, grandi opere sulla cui realizzazio-

ne ci si è caparbiamente ostina-ti anche allorché i dati oggettivi ne sconsigliavano la prosecuzione, si sono in seguito rivelate causa di danni, vittime e ingenti costi economici e ambientali che avreb-bero potuto essere evitati.

Non vorremmo che, nonostante le attuali conoscenze propongano ancora una volta ragionati dubbi, la scelta intransigente di proseguire ad oltranza la costruzione dell’ope-ra porti a doversi dolere in futuro di questa leggerezza ingiustificabile.Pertanto chiediamo rispettosa-

mente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.

Qualora la nostra istanza non venisse accolta, e le perplessità in essere si rivelassero fondate in fase di realizzazione ed esercizio dell’opera, la presente resterà a futura memoria.

Con ossequi,

(Appello di docenti e ricercatori per richiedere trasparenza tecnico-scientifica nel progetto Tav Val Susa, indirizzato a Giorgio Napolitano)

VENDOLA LANCIAIL “CANTIERE PER L’ALTERNATIVA”

RIFORMISTA APERTO ALL’UDC

Il leader di Sel e aspirante premier del “centro-sinistra”: “Non cedere

alla scorciatoia della violenza”

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N. 37 - 20 ottobre 2011 interni / il bolscevico 7

PUBBLICO IMPIEGO E STUDENTI IN PIAZZACON LA CGIL

La Camusso ignora l’infame accordo del 28 giugno e non spende una parola contro il capitalismo.

Lo slogan sulle magliette “Sono Stato io” è un inganno“Pubblico è futuro”, con que-

sta parola d’ordine la CGIL na-zionale, la FP-CGIL (Funzione pubblica) e la FLC-CGIL (Federa-zione lavoratori della conoscen-za) hanno indetto una manifesta-zione nazionale a Roma, sabato 8 ottobre. Una giornata di lotta attesa e ancor più motivata dagli ultimi provvedimenti antipopolari del governo che vedono proprio i lavoratori pubblici, e quindi i servizi dove essi lavorano, dura-mente colpiti, con contrattazione e carriere bloccate, sette anni di ritardo per il rinnovo del contrat-to, slittamento delle liquidazioni, blocco del turnover, innalzamen-to dell’età pensionabile delle donne, 300 mila posti in meno tra il 2008 e il 2013 (solo nella scuola, dal 2009 al 2012 il taglio dei posti in organico sarà di 131.900 unità, tra 87.400 docenti e 44.500 ata), oltre al blocco del rinnovo delle RSU e ai provvedimenti restrittivi sulle malattie e assenze.

Sono arrivati in 20 mila da tutta Italia, tra ricercatori dell’uni-versità, precari della scuola e della pubblica amministrazione, lavoratori delle cooperative so-ciali, infermieri, vigili del fuoco. I lavoratori del pubblico impiego e della conoscenza, insieme a studentesse e studenti e fami-glie con bambini in piazza della Repubblica con la volontà di far sentire la loro voce proprio sotto i palazzi del governo del massa-cratore sociale Berlusconi.

Accanto ai lavoratori pubblici

delegazioni ufficiali della Filcams-Cgil (commercio) e Fillea-Cgil (le-gno e affini), i pensionati, i lavo-ratori dell’agroindustria e di tutti i settori rappresentati dalla Con-federazione, mossi da obiettivi “pienamente condivisi”.

Significativa la presenza alla testa del corteo di alcuni appar-tenenti all’Associazione nazionale partigiani italiani, con lo striscio-ne: “Un paese senza memoria è un paese senza futuro - 25 aprile 1945”.

Massiccia la presenza di stu-dentesse e studenti, chiamati da UdS (Unione degli studenti) e Rete degli studenti, che hanno sfilato nel corteo “per essere al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici del settore pubblico della Cgil, per ribadire che senza pubblico non c’è nessun futuro”. Questo perché, dicono, “crediamo che lo smantellamento della scuola e dell’università pubblica siano un pezzo del disegno generale di questo governo di distruzione dello stato sociale e del concetto stesso di pubblico”.

Il lungo, combattivo e colorato corteo ha sfilato per la capitale fino a piazza del Popolo, pieno di cartelli, slogan e fischi contro i gerarchi Gelmini e Brunetta e, principalmente, contro il neo-duce Berlusconi preso di mira, però, da tante ironiche caricature sulle sue vicende personali. “Noi siamo fuori dal tunnel la Gelmini no” si legge in uno degli striscio-ni dei lavoratori dell’università.

Tanti cartelli denunciano il so-vraffollamento degli asili nido e delle scuole materne: “La civiltà di un paese si misura da come tratta bambini e anziani”. Un altro “Renato, Renato, Renato adesso a casa vacci tu” contro l’attacco del ministro Brunetta ai periodi di reperibilità in caso di malattia e sul tormentone delle visite fiscali. Ci sono anche i No Tav: “No ta-gli, no TAV uniamo le lotte”. Il più grande recita: “Senza il pubblico sei privato dei tuoi diritti”. Nel cie-lo volano invece decine e decine di grandi palloncini della confe-derazione sindacale.

Fuorviante e ingannatorio lo slogan “Sono Stato Io”, fatto stampare sulle magliette e indos-sato da alcuni manifestanti. Per per dire cosa? Che lo Stato sa-rebbero i lavoratori e non la mac-china burocratica e repressiva della classe dominante borghese. Che i servizi funzionano se noi la-voriamo bene, nonostante i tagli? Che noi siamo responsabili come il governo? Per questo è errato, come è limitata e generica la pa-rola d’ordine della manifestazione che non va al cuore del problema: la macelleria sociale del governo deve cessare, la manovra va af-fossata e il nuovo Mussolini va buttato giù con la piazza! I servizi sociali, assistenziali e l’istruzione devono essere pubblici, e ricevere i finanziamenti statali provenienti dalla fiscalità generale, per que-sto gratuiti e governati dal popolo per controllarne il funzionamento

Roma, 8 ottobre 2011. Manifestazione nazionale dei lavoratori del Pubblico impiego e della scuola indetta dalla CGIL

STRAGE DI BARLETTA

Contestate le istituzioni durante i funerali delle giovani operaie Urla “assassini” e “dimissioni” alla Carfagna e Vendola

LA FOLLA CHIEDE LE DIMISSIONI DEL SINDACO DEL PD MAFFEIIl 6 ottobre alla presenza di

oltre diecimila persone, in piazza Moro, nel cuore della città di Bar-letta, le masse lavoratrici e popo-lari della cittadina pugliese hanno tributato l’ultimo commosso ab-braccio alle operaie travolte dal crollo della palazzina dove erano costrette a lavorare in nero per pochi euro al giorno: Concetta Tina di 38 anni, Antonia Zaza, 36 anni, Matilde Doronzo, 33 anni, Giovanna Sardaro, di 30. Durante la stessa cerimonia si sono svolti anche i funerali di Maria Cinque-palmi, 14 anni, figlia dei padroni della maglieria.

In mattinata, nella zona indu-striale di Barletta, al passaggio dei feretri, gli operai erano usciti dalle fabbriche per rendere omaggio alle giovani vittime sul lavoro. Gli automobilisti, si trattava di ope-rai che stavano raggiungendo gli stabilimenti per il cambio turno, si sono fermati e sono usciti dalle vetture in segno di rispetto.

Molti gli striscioni in piazza, tra i quali spicca quello delle operaie del settore tessile-manifatturiero. Su uno di essi è scritto “muore chi fa il suo dovere per colpa di chi non l’ha mai fatto”: un chiaro riferimento alle vergognose ina-dempienze del comune, guidato dal sindaco Maffei, PD, nella vi-cenda della palazzina crollata. Al centro della piazza alcuni giovani hanno sollevato fogli sui quali è

scritto “Dolore e indignazione”. Presenti anche diversi leader sin-dacali, tra cui Susanna Camusso, segretaria della CGIL.

Per la verità all’abbraccio commosso delle masse popolari ha fatto da contraltare l’ignobile passerella delle istituzioni bor-ghesi. Tutti a versare lacrime da coccodrillo, dal ministro per le pari opportunità Mara Carfagna, PDL, al presidente della Regione, Nichi Vendola. Presenza quella delle istituzioni borghesi prepa-rata da una martellante campa-gna diretta a smorzare la rabbia e la contestazione delle masse lavoratrici per tentare di coprire i responsabili e confondere le ac-que.

Questo intenso lavorio di pro-paganda non è tuttavia servito. Non è servito a sottrarre alle sue responsabilità il sindaco del PD. Al termine delle esequie, una folla si è radunata sotto il municipio di Barletta occupando l’antistante Corso Vittorio Emanuele, urlando “fuori, fuori, dimettetevi”. La folla ha anche esposto uno striscione con su scritto: “I vostri profitti non valgono cinque vite! Dimissioni”. Non è servita a salvare dalle sue responsabilità politiche l’imbro-glione Vendola , governatore di una delle regioni meridionali a più alto tasso di disoccupazione e lavoro nero. “C’è un Italia miglio-re” titola sul suo blog: che ha di

migliore la sua proposta rispetto a quella del massacratore socia-le Berlusconi e dei suoi tirapiedi regionali se dopo sei anni di go-verno Sel nella sua regione delle operaie muoiono seppellite sotto il crollo della loro fabbrica?

Alla fine dei funerali la conte-stazione investe in pieno il go-vernatore di Sel. E accanto a lui investe il ministro per le pari op-portunità, Mara Carfagna, PDL, esponente del governo del mas-sacratore sociale che ha vessato senza pietà le masse lavoratrici del Mezzogiorno, ridimensio-nando gli investimenti per il Sud, tagliando i diritti contrattuali, at-taccando il Contratto nazionale (Ccln) nel tentativo di reinserire le gabbie salariali. Mentre lasciava-no piazza Moro per dirigersi ver-so le loro autovetture, sono stati contestati con le stesse parole: “Assassini” e “Complimenti alle istituzioni!”.

E cosa dire dell’ipocrita “atto di dolore” di Napolitano che si dispiace delle condizioni di lavo-ro bestiali nel Mezzogiorno, invia la sua corona di fiori al funerale delle operaie di Barletta, ma poi nella sua funzione di nuovo Vit-torio Emanuele III non ha perso e non perde occasione per reggere l’attacco del nuovo Mussolini ai diritti delle masse lavoratrici, so-prattutto nel Mezzogiorno.

Intanto la Procura ha iscritto

già nove persone nel registro de-gli indagati. Il Pubblico Ministero, Giuseppe Maralfa, ipotizza i reati di disastro e omicidio colposo. Tra gli indagati, il dirigente responsa-bile dell’ufficio tecnico comunale, Francesco Gianferrini e un vigile urbano, Giovanni Andriolo, che avrebbero effettuato il sopralluo-go prima del crollo senza ravvi-sare pericoli. Indagato è anche Salvio Cinquepalmi, titolare del-l’opificio crollato. La Guardia di finanza sta acquisendo notizie sull’attività del maglificio, per ve-rificare le denunce di irregolarità fatte dai parenti delle vittime.

Il PMLI ribadisce che la mor-te delle operaie di Barletta met-te con forza all’ordine del giorno priorità nazionali ben precise. Il ri-sanamento urbano dei centri sto-rici del Sud e di tante abitazioni in cui vivono troppe famiglie me-ridionali. L’obbligo per le aziende e le amministrazioni pubbliche di assicurare le condizioni ambien-tali di lavoro idonee a garantire l’integrità psico-fisica delle lavo-ratrici e dei lavoratori. Un piano straordinario per creare nuovi po-sti di lavoro stabili, a salario intero e a tempo pieno, secondo le con-dizioni sancite dal Ccnl, senza deroghe sui metodi di assunzio-ne, l’orario di lavoro, le normative, i trattamenti salariali, che metta al centro la piena occupazione gio-vanile e femminile al Sud.

In 20 mila all’iniziativadi “Libertà e Giustizia” a Milano

ACCOLTO CON INTERESSE L’APPELLO DEL PMLI

AD ABBATTERE BERLUSCONISabato 8 ottobre, su iniziati-

va del movimento democratico borghese “Libertà e Giustizia” del magnate capitalista Car-lo De Benedetti in 20 mila si sono ritrovati sotto l’Arco del-la Pace a Milano per “Ricucire l’Italia”. Per quattro ore hanno parlato giuristi, scrittori, filo-sofi, giornalisti. Nessuna voce operaia e precaria.

Uno “sfogatoio” per alcuni spezzoni della “sinistra” bor-ghese; da Zagrebelski e Sandra Bonsanti a Pisapia, Dario Fo e Saviano.

Col tricolore in una mano e

la Costituzione nell’altra, se-guendo gli insegnamenti dei loro maestri liberali di “Giusti-zia e libertà”, dai fratelli Ros-selli a Gobetti, si propongono di “Ricucire l’Italia”, ovvero di abbellire il capitalismo e di rendere sopportabile lo Stato borghese italiano attraverso un futuro governo di “centro-sini-stra”.

Sognano che Berlusconi se ne vada spontaneamente e che venga abbandonato anche dai suoi. Paul Ginsborg invoca una “rivoluzione dal basso”, una ri-voluzione mite, pacifica e de-mocratica”.

Roberto Saviano propone il “diritto alla felicità” per “Ricu-

cire l’Italia”, un diritto, aggiun-ge, che “non può che avvenire in una società di diritto”. Ov-vero nel capitalismo, citando l’esempio del defunto Adriano Olivetti che a Pozzuoli “realiz-zava alloggi per gli operai con vista mare per farli vivere me-glio, e quindi rendere meglio”.

L’unico a spingere per far cadere subito Berlusconi, è stato il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia che ha det-to: “Non possiamo aspettare un nuovo 25 luglio (alluden-do alla sfiducia a Mussolini da parte del gran Consiglio del fa-

scismo nel 1943), che non sap-piamo se ci sarà”.

I militanti della Cellula “Mao” di Milano e dell’Orga-nizzazione di Sesto San Gio-vanni hanno opportunamente colto l’occasione per diffon-dere l’appello del PMLI ad abbattere con una sollevazio-ne della piazza il nuovo Mus-solini, Berlusconi. Il volanti-no è stato preso volentieri dai manifestanti e alcuni l’hanno subito letto non risparmiando commenti di approvazione.

Anche i media della “sini-stra” borghese l’hanno ignora-to. Lo crediamo bene. A paro-le sono contro Berlusconi, nei fatti lo coprono.

Milano, 8 ottobre 2011. La diffusione dell’appello del PMLI per abbattere il nuovo Mussolini all’iniziativa di “Libertà e Giustizia” (foto Il Bolscevico)

e che i diritti dei lavoratori sono inderogabili.

Dai comizi finali dei tre segre-tari di categoria si levano procla-mi che poi la Cgil nel suo insieme, dopo la firma dell’infame accordo del 28 giugno, non si impegna certo a mantenere. Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc, e Rossana Dettori, della Fp, non hanno fatto che confer-mare questa linea di arrendevo-lezza al governo.

La segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso ha parla-to un po’ di tutto, ma non ha det-to una parola sull’infame accordo del 28 giugno, al quale ha con-fermato la firma il 21 settembre scorso, senza nemmeno consul-tare i lavoratori, dove ha sancito il tradimento degli ultimi due anni di lotte contro la controriforma delle relazioni industriali e della contrattazione. Non ha voluto dire che l’origine delle disugua-glianze, dello sfruttamento, del lavoro nero è il capitalismo e che occorre affossare la manovra e abbattere il massacratore socia-le Berlusconi e indire lo sciopero

generale nazionale di otto ore.Le parole d’ordine sono state

al di sotto delle aspettative dei manifestanti che sono andate deluse. La combattività della piazza dimostra che c’è la forza

per condurre avanti la lotta so-ciale fino ad un nuovo 25 Aprile! La manifestazione si è conclusa al canto di “Bella Ciao!” e con l’appuntamento del 15 ottobre a Roma.

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8 il bolscevico / interni N. 37 - 20 ottobre 2011

LANDINI COLLOCA A DESTRALA FIOM, A FIANCO DELLA CAMUSSO

Attenuato il dissenso sull’accordo del 28 giugno. Proposta la “clausola di raffreddamento”. Rilanciata la codeterminazione con le imprese

CRITICHE DA PARTE DE “LA CGIL CHE VOGLIAMO”Quello che è successo nell’As-

semblea nazionale della FIOM, svoltasi a Cervia (Ravenna) il 22 e 23 settembre scorso, cui hanno partecipato 552 tra membri del Comitato centrale e delegati per discutere l’ipotesi di piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici in scadenza il 31 dicembre 2011, se non è un vero e proprio colpo di scena poco ci manca.

Infatti, nulla di evidente e uffi-ciale faceva prevedere la svolta a destra che il segretario gene-rale, Maurizio Landini, avrebbe impresso alla FIOM, fino ad at-tenuare e praticamente annullare le differenze espresse fin qui nei confronti della segreteria CGIL guidata da Susanna Camusso. Con ciò Landini ha finito per met-tere in discussione e, di fatto, su-perare gli schieramenti congres-suali esistenti in FIOM tra sinistra (maggioritaria) e destra (minorita-ria); mettere la sordina alla critica sull’accordo neocorporativo e fi-lopadronale del 28 giugno, sotto-scritto in modo definitivo il giorno avanti da Confindustria, da CISL, UIL e anche dalla CGIL. Avanzan-do la “clausola di raffreddamen-to” nel corso del negoziato con le imprese, di fatto rinuncia allo sciopero e proporne la codeter-minazione, un altro modo per dire cogestione davanti a situazioni di crisi e/o di sviluppo aziendali.

Nell’illustrare la sua proposta di piattaforma rivendicativa, su questi argomenti afferma: “Pro-poniamo inoltre una partecipa-zione negoziata che preveda una fase di confronto tra azienda e sindacato sul piano industriale, crisi e prospettive occupazionali. Durante questa fase – aggiunge – sia l’azienda che i sindacati si devono impegnare a non attuare

Con un titolo altisonante “l’Unità” del 23 settembre scorso a pochi giorni dalla ratifi ca dell’accordo del 28 giugno nella sede della Confi ndustria, ha rilanciato la confl uenza di Landini sulle posizioni della direzione CGIL. E ha anche disin-formato i lettori presentando come appianate tutte le contestazioni all’accordo di una parte della dirigenza FIOM e quelle interne che invece non lo sono affatto

LA CAMUSSO SBAGLIA

L’accordo del 28 giugnonon neutralizza

l’art. 8 della manovra del governo

Ma davvero, come sostiene Susanna Camusso, segretario generale della CGIL, la firma definitiva posta il 21 settembre scorso sull’accordo interconfe-derale del 28 giugno, con l’ag-giunta della clausola che impe-gna le parti ad attenersi ad esso “applicandone compitamente le norme”, ha reso inutile, di più, ha neutralizzato l’articolo 8 della manovra economica che mina dalle fondamenta il diritto del lavoro riportandolo indietro di 100 anni?

Sono tanti a dire di no, a partire dai cofirmatari Marce-gaglia, Bonanni, e Angeletti, oltre all’autore principale di questa infame norma di legge, il ministro Maurizio Sacconi. Tra questi c’è Piergiorgio Al-leva che è professore di dirit-to del lavoro ma anche respon-sabile della consulta giuridica della CGIL che alla suddetta domanda risponde secco: “Dal punto di vista giuridico sicura-mente no. Perché l’articolo 8, a parte il fatto che è incostituzio-nale, finché non sarà dichiara-to tale o non sarà abrogato per altra via è una norma di legge. Ed è una norma che conferisce una potestà diretta ai rappre-sentanti aziendali dei sindacati maggiormente rappresentativi sul piano nazionale o territo-

riale. Tali soggetti – aggiunge – possono fare accordi in dero-ga sia ai contratti nazionali che alle precedenti leggi del lavo-ro, Questa potestà discenden-te dalla legge non può essere inibita da un accordo. E quin-di se qualche sindacalista loca-le malgrado l’accordo del 28 giugno, decidesse di avvalersi delle deroghe previste dall’ar-ticolo 8, avremmo al massimo una responsabilità di tipo di-sciplinare interna del singolo appartenente a una determina-ta organizzazione. Risultato: la sanzione sarebbe acqua fresca, ma intanto il contratto deroga-torio resterebbe valido e i lavo-ratori coinvolti perderebbero il diritto”.

A proposito della suddetta clausola aggiuntiva “che im-pegna i firmatari e le rispetti-ve strutture a rispettare l’accor-do del 28 giugno”, accordo che consente deroghe ai contratti ma non a leggi nazionali, Alle-va fa notare che “quella stessa clausola non prevede l’impe-gno esplicito di non applica-re l’articolo 8. Per cui anche se l’interpretazione corretta di quelle cinque righe fosse quella della Cgil – e cioè l’articolo 8 c’è ma non lo usiamo – è chiaro che quello che sta venendo fuo-ri è un feroce guazzabuglio”.

PRESSO LA CAMERA DEL LAVORO DI TORINO

Incontro regionale dell’area“La CGIL che vogliamo”

Interesse per il volantino del PMLI “Berlusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza”

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Biella del PMLI

Successo dell’assemblea pub-blica di mercoledì 5 ottobre a Torino dell’area “La CGIL che vo-gliamo” dal titolo “Contro la crisi costruiamo la vertenza generale e uniamo i movimenti” indetta in occasione della grande mobilita-zione di Roma del 15 ottobre per abbattere il massacratore socia-le Berlusconi. L’incontro è stato organizzato presso il salone “Pia Lai” della Camera del Lavoro di Torino e ha visto la partecipazio-ne di oltre 200 lavoratrici e lavora-tori oltre moltissime pensionate e pensionati aderenti all’area della sinistra interna alla CGIL.

Dopo la relazione iniziale sul-lo stato di salute politico odierno dell’area, che ha visto negli ulti-mi mesi l’allontanamento forzato dal sindacato di molti dirigenti di minoranza da parte dei burocrati più zelanti della maggioranza di destra della Camusso, ci si è sof-fermati sui risultati concretamen-te raggiunti dall’area in difesa dei diritti delle lavoratrici e lavoratori nei luoghi di lavoro, nella battaglia contro il famigerato art. 8 conte-nuto nel decreto legge della ma-novra finanziaria, il quale prevede che i contratti aziendali e terri-toriali possano operare anche in deroga alle disposizioni di legge ed alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi

Torino, 5 ottobre 2011. Un momento del volantinaggio del PMLI all’assemblea organizzata da “La CGIL che vogliamo”. (foto Il Bolscevico)

Assemblea dei fi rmatari dell’appello “Dobbiamo fermarli”

PERCHÉ PARTECIPEREMO AL CORTEO DEL 15 OTTOBRE A ROMANoi partecipanti all’assemblea

del 1° ottobre a Roma: “Noi il de-bito non lo paghiamo. Dobbiamo fermarli” ci assumiamo l’impegno di costruire un percorso comune.

Tale percorso ha lo scopo di affermare nel nostro paese uno spazio politico pubblico, che oggi viene negato dalla sostan-ziale convergenza, sia del gover-no sia delle principali forze di op-posizione, nell’accettare i diktat della Banca Europea, del Fondo Monetario Internazionale, della Confindustria e della speculazio-ne finanziaria. Vogliamo costruire uno spazio politico pubblico, che rifiuti le politiche e gli accordi di concertazione e patto sociale, che distruggono i diritti sociali e del lavoro. Vogliamo costruire uno spazio politico pubblico nel quale si riconoscono tutte e tutti coloro che non vogliono più pa-gare i costi di una crisi provocata e gestita dai ricchi e dal grande capitale finanziario e vogliono invece rivendicare sicurezza, fu-turo, diritti, reddito, lavoro, ugua-glianza e democrazia.

Vogliamo partire dai cinque punti attorno ai quali è stata con-vocata questa assemblea:

1. Non pagare il debito, far pagare i ricchi e gli evasori fiscali, nazionalizzare le banche

2. No alle spese militari e ces-sazione di ogni missione di guer-ra, no alla corruzione e ai privilegi di casta

3. Giustizia per il mondo del

lavoro. Basta con la precarietà. Siamo contro l’accordo del 28 giugno e l’articolo 8 della mano-vra finanziaria.

4. Per l’ambiente, i beni co-muni, lo stato sociale. Per il diritto allo studio nella scuola pubblica.

5. Una rivoluzione per la de-mocrazia. Uguale libertà per le donne. Parità di diritti per i mi-granti. Nessun limite alla libertà della rete. Il vincolo europeo deve essere sottoposto al nostro voto.

Ci impegniamo a portare i temi affrontati in questa assemblea diffusamente in tutto il territorio nazionale, costruendo un mo-vimento radicato e partecipato. Così pure vogliamo approfondi-re i singoli punti della piattafor-ma con apposite iniziative e con la costruzione di comitati locali aperti alle firmatarie e ai firmatari e a chi condivide il nostro appel-lo. Intendiamo organizzare una petizione di massa sul diritto a votare sul vincolo europeo.

Nel mese di dicembre, a con-clusione di questo percorso a cui siamo tutti impegnati a dare il massimo di diffusione e parte-cipazione, verrà convocata una nuova assemblea nazionale, che raccoglierà tutti i risultati e le pro-poste del percorso e che definirà la piattaforma, le modalità di con-tinuità dell’iniziativa, le mobilita-zioni e anche eventuali proposte di mobilitazione e di lotta.

Intendiamo costruire un fronte comune di tutte e tutti coloro che

oggi rifiutano sia le politiche del governo Berlusconi, sia i diktat del governo unico delle banche. Diciamo no al vincolo europeo che uccide la nostra democra-zia. Chi non è disposto a rinviare al mittente la lettera della Banca Europea non sta con noi. Que-sto fronte comune non ha scopo elettorale, ma vuole intervenire in maniera indipendente nella vita sociale e politica del paese, per rivendicare una reale alternativa alle politiche del liberismo e del capitalismo finanziario. Questo fronte comune vuole favorire tut-te le iniziative di mobilitazione, di lotta, di autorganizzazione che contrastano le politiche econo-miche liberiste. Questo percorso si inserisce nel contesto dei mo-vimenti che, in diversi paesi eu-ropei e con differenti modalità e percorsi, contestano le politiche di austerità e la legittimità del pagamento debito a banche e imprese.

Su queste basi i partecipanti all’assemblea saranno presenti attivamente anche alla grande manifestazione del 15 ottobre a Roma sotto lo striscione “Noi il debito non lo paghiamo”.

(Documento finale dell’assem-blea delle/dei firmatari dell’appel-lo “”Dobbiamo fermarli”, svoltasi il 1° ottobre al teatro Ambra Jovi-nelli di Roma, approvato all’una-nimità – meno 2 astenuti e 2 con-trari – dalle/dai 700 partecipanti).

All’assembleanazionale dei delegati

iniziative unilaterali”. Su questo stesso terreno si colloca la pro-posta di un non ben precisato fondo bilaterale (aziende e sinda-cati) su sicurezza e welfare. Cir-ca il salario, il leader della FIOM ha chiesto un aumento di 206 euro nel triennio nell’ambito di una piattaforma che avrà validità triennale. Ciò in linea con il nuovo modello contrattuale padronale e corporativo inserito con l’accor-do separato del 22 gennaio 2009 sempre fortemente avversato dai metalmeccanici della CGIL. Insomma, la FIOM dovrebbe ab-bandonare il precedente modello contrattuale, quadriennale per gli aspetti normativi con all’inter-no due bienni salariali, e si deve adeguare; un cedimento anche qui non da poco.

Certo, ci sono cose anche con-divisibili nel discorso del segreta-rio della FIOM quando conferma la convinzione “che l’articolo 8 non debba essere modificato o emendato ma stralciato”, quando afferma che la piattaforma “deve escludere le deroghe” e deve pun-tare alla “riduzione della precarie-tà per evitare che la competizione sia scaricata sulle condizioni dei lavoratori”. Ma risultano deboli e contraddittorie con il resto della proposta. In particolare con la rinuncia a dar battaglia contro l’accordo interconfederale del 28

giugno che le deroghe al contrat-to nazionale le contiene eccome. Basti dire che, proponendo un Ordine del giorno tutto incentrato sull’articolo 8 della manovra del governo, Landini ha sabotato un altro documento proposto da 19 delegati che considerava grave e inaccettabile la firma della CGIL posta su questo accordo e chie-deva che non fosse “riconosciuta valida e vincolante tale intesa”.

La svolta a destra impressa da Landini è stata colta (forse anche concordata in qualche modo) da Susanna Camusso la quale, nel suo intervento all’Assemblea, ha tenuto a sottolineare gli elemen-ti principali di questa svolta. In testa la codeterminazione che “è una sfida difficile - ha detto - ma la straordinarietà della crisi chiede di determinare le stagioni del cambiamento”. La segretaria della CGIL ha inoltre apprezzato la scelta di inserire la “clauso-la di raffreddamento” nel corso delle trattative aziendali. Ma ciò che più le è piaciuto è il cambio di atteggiamento nei rapporti tra FIOM e CGIL. “Landini - ha detto a questo proposito - ha proposto con nettezza il tema dell’essere nella CGIL: ci deve essere una giusta valorizzazione della dialet-tica, che però non può diventare un dualismo che indebolisce tut-ti. Non ci sono più organizzazioni

che si guardano, ma una grande organizzazione che è la CGIL”, sia pure in forma plurale.

Siamo alla normalizzazio-ne della FIOM? Parrebbe di sì! Siamo di fronte al superamento delle differenze congressuali e a un rientro della FIOM nei ranghi della CGIL guidata dalla destra della Camusso? Parrebbe ancora di sì!

Di sicuro la svolta di Landini ha rimescolato gli schieramenti presenti in FIOM. La destra rifor-mista guidata da Fausto Durante, diversamente dal passato, questa volta ha apprezzato la relazione di Landini e ha votato la sua propo-sta di piattaforma rivendicativa.

Chi è rimasta spiazzata è stata l’altra componente della sinistra riunita attorno a Giorgio Cremaschi e a Sergio Bellavita, ambedue della segreteria nazio-nale della FIOM e rappresentanti di primo piano de “La CGIL che vogliamo”. La quale, pur espri-mendo un netto dissenso nel di-battito nei confronti delle novità introdotte da Landini, opportuni-sticamente ha finito per votare a favore, salvo alcuni che si sono astenuti. Bellavita, nella sua di-chiarazione di voto, evidenzia questa contraddizione, giacché, mentre annuncia il suo consenso alla piattaforma, esprime un “net-to dissenso con le conclusioni di Landini. Conclusioni che - dice - non considerano le diverse opi-nioni nel dibattito e l’equilibrio raggiunto in direzione che ci con-sente di approvare unitariamente la piattaforma”.

nazionali di lavoro, sulla possibi-lità di fornire un’alternativa valida all’attuale cornice di riferimento ultraliberista del sistema capi-talistico e contro la dismissione delle grande aziende italiane con particolare riferimento al gruppo FIAT negli stabilimenti di Torino e Termini Imerese (Palermo).

Gli interventi delle delegate e dei delegati si sono particolar-mente concentrati sui compor-tamenti “schizofrenici” dei ver-tici della CGIL che da una parte chiamano alla lotta le lavoratrici e lavoratori con manifestazio-ni, presidi, due scioperi generali per poi tranquillamente firmare il famigerato accordo del 28 giu-gno scorso. Le conclusioni sono state del Coordinatore nazionale

dell’area, Gianni Rinaldini, che ha detto cose sostanzialmente condivisibili sebbene non ab-bia voluto sostenere che l’unica alternativa credibile all’attuale modo di produzione capitalistico è il socialismo scientifico teoriz-zato da Marx ed Engels e fonda-mentalmente realizzato da Lenin, Stalin e Mao ed oggi propugnato esclusivamente dal PMLI.

Militanti e simpatizzanti del-l’Organizzazione biellese del Partito, iscritti all’area “La CGIL che vogliamo”, hanno diffuso al-l’ingresso del salone a tutte le la-voratrici e i lavoratori l’importante volantino del PMLI “Berlusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza”, accolto con molto interesse dai presenti.

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N. 37 - 20 ottobre 2011 PMLI / il bolscevico 9IMPRESSIONI DI MILITANTI DEL PMLI

SULLA COMMEMORAZIONE DI MAOProseguiamo la pubblicazione, iniziata sul numero 35/11 de “Il Bolscevico”, delle impressioni richieste dal Centro del Partito ad alcuni mi-

litanti del PMLI sulla commemorazione di Mao e sul discorso del compagno Giovanni Scuderi.

Non è il Partito al servizio dei marxisti-leninistima i marxisti-leninistial servizio del Partito

Nel suo discorso il compagno Scuderi, in maniera lucida, sem-plice ed esauriente rimarca alcu-ni elementi fondamentali per fare del PMLI un Gigante Rosso nel corpo. Questi elementi, che devo-no essere ben radicati nella mente

di tutti i compagni, sono: uno stu-dio approfondito del marxismo-leninismo pensiero di Mao; l’uso della critica e dell’autocritica; la vigilanza rivoluzionaria sui pos-sibili agenti delle borghesia infil-trati nel Partito; l’umiltà e la con-

IL SEME DEL REVISIONISMO ITALIANO STA IN GRAMSCI

“Il PSI si autosmaschererà completamente quando arriva ad attaccare Lenin e il socialismo autentico, tanto da costrin-gere la minoranza comunista a uscire dal partito e a fondare a Livorno, il 21 gennaio 1921, il PCd’I, che poi assumerà il nome PCI. Un atto storico rivoluzionario, che fa onore ai de-legati di base che l’hanno compiuto.

Questo partito nasce per fare la rivoluzione socialista e in-staurare la dittatura del proletariato. Ma non sarà così perché, come era successo al PSI, ne prenderanno subito la testa dei democratici borghesi, all’inizio attraverso il settario, dogma-tico e trotzkista Amedeo Bordiga, successivamente con i revi-sionisti di destra Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti.

Alla fine, com’è noto, il PCI, mai autenticamente comu-nista, chiude i battenti grazie al trotzkista Achille Occhetto e agli opportunisti neoliberali Massimo D’Alema, Walter Vel-troni e altri, tra cui Pier Luigi Bersani, già di Avanguardia operaia.

Il PCI si autosmaschera come partito revisionista, rifor-mista, borghese e anticomunista gradualmente per non dare troppo all’occhio di Lenin, Stalin, Mao e al proletariato fer-mamente intenzionato a conquistare il socialismo e il potere politico. Un passaggio fondamentale si ha col “partito nuovo” teorizzato da Togliatti, subito dopo il suo rientro in Italia da Mosca, nel marzo 1944, che comportava, tra l’altro, la can-cellazione del vincolo al marxismo-leninismo per l’adesione al partito.

Il seme del revisionismo e del riformismo sta però in Gramsci. Lo spiega candidamente, ora che non ha più nulla da nascondere, il vecchio trotzkista ingraiano Alfredo Reichlin, attuale dirigente del PD, su “l’Unità” del 6 febbraio di que-st’anno. Le sue parole sono queste: “Il PCI è nato per impul-so della Rivoluzione d’ottobre ma che al fondo si nutrì di una grande eresia rispetto alla ‘vulgata’ del leninismo... La storia dei comunisti è stata anche quella di pensarsi come i grandi riformatori che in Italia non c’erano stati. I nuovi giacobini e i nuovi luterani. Viene da qui. La grande idea gramsciana di un partito diverso rispetto alle formazioni rivoluzionarie prece-denti e al modello di professionisti del colpo di Stato che po-teva derivare da una lettura acritica della Rivoluzione russa. Il PCI respinse la visione catastrofica e troppo semplicistica del potere che veniva da Lenin. L’idea invece sulla quale abbia-mo edificato il PCI era l’opposto: l’idea dell’egemonia. Una classe diventa dominante se prima ancora di andare al potere diventa dirigente, se è in grado cioè di esercitare una direzio-ne intellettuale e morale sulla intera società, se elabora una cultura più avanzata e riunifica il popolo con gli intellettuali. Se crea insomma una classe dirigente. E questo fu il pane che noi mangiammo insieme con tante altre ingenuità. Fu un’idea nostra - conclude Reichlin - originale della rivoluzione italia-na. Non ‘fare come in Russia’”.

Il PCI si autoscioglie nel 1991 perché ha esaurito la sua funzione “comunista” e perché i suoi dirigenti avevano biso-gno di rifarsi una verginità e di rilanciarsi come autentici de-mocratici borghesi fedeli al capitalismo”.(brani tratti dal Discorso di Giovanni Scuderi alla Comme-morazione di Mao nel 35° Anniversario della scomparsa, pro-nunciato a Firenze l’11 settembre 2011, dal titolo: “Appli-chiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato”)

sapevolezza che non è il Partito al servizio dei marxisti-leninisti ma i marxisti-leninisti al servizio del Partito.

Più il nostro Partito cresce nu-mericamente più avremo bisogno di perfezionare e migliorare tut-te queste qualità per mantenere il Partito sano, su una giusta linea proletaria rivoluzionaria. Errori se ne possono commettere, è una cosa naturale, lo stesso Mao non nacque marxista-leninista e prima di approdare a tale scienza socia-le nella sua gioventù fu influen-zato da varie idee: riformismo democratico, liberalismo e socia-lismo utopico. Ma fu solo leggen-do e studiando le opere di Marx ed Engels e poi di Lenin e Stalin che prese coscienza che solo seguendo il marxismo-leninismo e lottando

per il socialismo avrebbe potuto dare un serio e vittorioso contri-buto alla causa dell’emancipazio-ne del popolo cinese dall’imperia-lismo e dal capitalismo.

Per questo oggi è importante studiare l’importante discorso di Scuderi sul partito del proletaria-to! Solo creando un forte, gran-de e radicato PMLI potremo con-quistare quello che Lenin, Stalin e Mao conquistarono nei loro Paesi, ossia il socialismo!

Appoggiamo, studiamo e ap-plichiamo il discorso di Scude-ri sugli insegnamenti di Mao sul Partito!

Avanti con forza e fiducia ver-so l’Italia unita, rossa e socialista!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

Alessandro - Viggiù (Varese)

I sinceri fautori del socialismo e chiunque voglia cambiare questa

società borghese,non possono che avereil PMLI come referente

Una vittoria politica e storica. Questo è quello che penso della 35° Commemorazione di Mao.

Il compagno Scuderi, col suo mirabile discorso, ha dato una ec-cellente lezione di marxismo-le-ninismo-pensiero di Mao. Egli ha portato a sintesi gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletaria-to, ha indicato a tutti i compagni, dai dirigenti alle istanze di base, ai semplici simpatizzanti, la stra-da maestra per farlo diventare un Gigante Rosso anche nel corpo, ma soprattutto per non fargli mai cambiare colore, affinché si pos-sa realizzare, come egli ha detto: “la missione storica di sopprimere il capitalismo, disarcionare dal po-tere la borghesia e guidare il pro-letariato alla conquista del potere politico e del socialismo”.

Questo discorso, di importan-za e potenza strategica, parla al-l’esterno come all’interno del Partito. Esso deve essere fatto pro-prio e assimilato da tutti i compa-gni perché per mantenere la bar-ra sulla via dell’Ottobre ognuno deve fare la sua parte. È un discor-so che parla al presente ma soprat-tutto è un discorso strategico per il futuro del Partito. Esso rappre-senta come un’iniezione di vitami-ne ad un’atleta che si prepara per la gara. Infatti Scuderi giustamen-te dice: “Gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato, il Par-tito marxista-leninista, sono già largamente praticati a tutti i livelli del PMLI, d’ora in poi dobbiamo applicarli con maggior decisione, precisione e consapevolezza, con una coscienza ideologica, politica e organizzativa più alta e più ma-tura”.

Il compagno Scuderi, con pa-role semplici ma efficaci, ci por-ta per mano a comprendere gli in-segnamenti di Mao sul Partito che il PMLI ha fatto propri. Il compa-gno non si limita alle enunciazio-ni, in maniera libresca e dogmati-ca. Ma queste vengono spiegate ed argomentate. Come gli importan-ti passaggi dedicati al centralismo

democratico, che per il PMLI è un caposaldo irrinunciabile e non soggetto a mediazioni. E ancora, a come si risolvono le contraddizio-ni in seno al Partito, all’importan-za della disciplina di Partito, alla critica e all’autocritica.

Istruttivo è il capitolo sulla storia del Partito del proletaria-to in Italia, che ci fa toccare con mano dove porta la mala erba del revisionismo e del riformismo e i danni che provoca alla causa del-l’emancipazione del proletariato, del socialismo e della rivoluzio-ne socialista. Le parabole del PSI, PCI, PD, PRC, PdCI, PCL, ecc. ecc. sono la prova vivente di come questi partiti erano e sono affet-ti fin dalla nascita dalla malattia congenita di non volere la rivolu-zione socialista e di essere degli imbroglioni politici che coprono a sinistra il sistema capitalistico e la democrazia borghese.

Il discorso di Scuderi è un inno al PMLI, che rimanendo fedele al marxismo-leninismo-pensiero di Mao e adottandolo come guida per l’azione, si è guadagnato sul cam-po politicamente e storicamente il ruolo di Partito del proletariato ita-liano. E quindi, come dice Scude-ri, i sinceri fautori del socialismo e chiunque voglia cambiare que-sta società borghese, non possono che avere il PMLI come referente, e non hanno altra possibilità che unirsi sotto le sue bandiere.

Un infinito ringraziamento va dunque da parte mia al compagno Scuderi.

La Commemorazione è sta-ta la dimostrazione della salute di cui oggi gode il Partito. Mi hanno colpito in maniera favorevole gli interventi di tutti i compagni, che nei loro interventi hanno dimostra-to come sono cresciuti. Ancor di più mi hanno colpito i nuovi com-pagni che non avevo ancora cono-sciuto. Coi loro interventi hanno dimostrato la serietà, acutezza, e impegno con i quali si sono prepa-rati alla commemorazione.

Lisa - Toscana

È merito di Scuderie dei pionieri, che hanno

applicato il pensierodi Mao, se il PMLI

è ancora rosso Continuiamo la pubblicazione di alcuni pareri di simpatizzanti

e amici del PMLI sul discorso di Scuderi al 35° anniversario della morte di Mao.

Ho letto con piacere il discorso del nostro compagno Scuderi che ha tenuto a Firenze in occasione dell’anniversario della scompar-sa di Mao. Il discorso di Scuderi è in perfetto stile marxista-leninista-pensiero di Mao. Se il nostro ama-to PMLI è ancora rosso ed ha po-tuto resistere al vento revisionista dei falsi partiti comunisti il merito è senz’altro del compagno Scude-ri e degli altri pionieri del nostro Partito i quali hanno dato al Par-tito, sin dall’inizio, un caratte-re marxista-leninista, in linea col pensiero di Mao.

Grazie all’applicazione del pensiero di Mao il nostro Partito ha respinto con forza i revisionisti dal PMLI i quali si erano infiltrati e hanno provato a fargli cambiare colore. Così come Mao, fin quan-do visse, respinse i revisionisti dal suo Partito e impedì così alla bor-ghesia di impadronirsene. Scude-ri mette in guardia tutti i militanti e i simpatizzanti attivi del Partito a non farsi abbindolare dalle ban-diere del riformismo. L’unica cosa da fare per evitare ciò è armar-si della potente arma del marxi-smo-leninismo-pensiero di Mao. Come dice il compagno Scuderi, tutti i militanti e i simpatizzanti at-tivi devono essere dei soldati rossi, sempre in prima linea e sempre tra le masse per capirne i loro proble-mi e le loro aspirazioni. Identifi-carsi con loro e servirle.

Imparare dai compagni più anziani del Partito, i quali hanno

una maggiore esperienza e sono più bravi di noi, essere dei bravi alunni, sempre modesti e pronti a fare critica e autocritica. Ciò però, come dice Scuderi, va fatto all’in-terno del Partito rispettando i prin-cipi del centralismo democratico, una delle armi più potenti per can-cellare dalle menti di alcuni com-pagni gli errori e le idee errate.

Scuderi nel suo discorso ci in-vita a studiare sempre le opere dei nostri cinque Maestri perché solo attraverso lo studio potremo appli-care correttamente tutti i loro in-segnamenti. Ogni compagno che serve il Partito non deve mai sco-raggiarsi nel suo lavoro tra le mas-se perché il compito di ognuno di noi è quello di far diventare un giorno l’Italia unita, rossa e socia-lista. Scuderi ci stimola a non mol-lare mai ad essere sempre attivi e ottimisti perché un vero marxista-leninista deve sempre esserlo ed avere una fiducia incrollabile nel-le masse. Tutti i militanti e i sim-patizzanti attivi del PMLI devono servire umilmente il Partito, impa-rare e studiare il marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao per servire correttamente le masse.

Evviva il compagno Scuderi e tutti i pionieri del PMLI!

Evviva tutti i militanti e i sim-patizzanti del PMLI!

Evviva Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao!

Coi Maestri ed il PMLI Vince-remo!

Pao - Polonia

Per conoscereil marxismo-leninismo-

pensiero di Mao e il PMLIQui di seguito segnaliamo le pubblicazioni-base per cono-

scere il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il PMLI.- Marx-Engels, “Manifesto del Partito comunista”- Lenin, “Stato e rivoluzione”- Stalin, “Principi del leninismo” e “Questioni del lenini-

smo”- Mao, “Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno

al popolo”- Volume con gli atti del 5° Congresso nazionale del PMLI- Scuderi, “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito

del proletariato”Le suddette opere possono essere richieste al PMLI attra-

verso la e-mail [email protected] oppure scrivendo a:“Il Bolscevico” – C.P. 477 – 50100 FIRENZE

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10 il bolscevico / PMLI N. 37 - 20 ottobre 2011

I MARXISTI-LENINISTI STUDIANOIL DISCORSO DI SCUDERI SU MAO E IL PARTITO

A Napoli, Firenze, Londra

NapoliIn tutti gli interventi sottolineato

il capolavoro rosso realizzato da Scuderi. Di Matteo rimarca

l’importanza di “difendere con i denti la linea politica e organizzativa del PMLI” e di

radicarsi tra la classe operaia ele masse popolari partenopee

SOLIDARIETÀ A DANIELA DI FORLÌ

Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso”di NapoliDomenica 9 ottobre si è tenu-

ta a Napoli, presso la sede della Redazione locale de Il Bolscevico (via Diodato Lioy, 9F), l’importan-te riunione di studio sul discorso del Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, pro-nunciato alla Commemorazione di Mao.

Il compagno Franco Di Mat-teo, Responsabile del PMLI per la Campania, ha aperto la riunio-ne con una relazione in cui ha ri-badito come il lungimirante di-scorso di Scuderi in questa fase storica rappresenti uno degli stru-menti più potenti a disposizione per noi marxisti-leninisti italiani e per tutti i sinceri fautori del so-cialismo, insieme alla linea politi-ca del 5° Congresso nazionale del PMLI. Altresì ha ribadito che que-sti due eccezionali strumenti, uniti e calati nella pratica sociale in ma-niera corretta, possono diventare delle vere armi ideologiche e orga-nizzative per poi raggiungere con perseveranza e fiducia il nostro principale obiettivo politico-orga-nizzativo, quello di dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso per po-ter svolgere interamente il suo ruo-lo di avanguardia rivoluzionaria. Inoltre Di Matteo ha sottolineato la necessità di mettere in pratica, come ribadisce Scuderi, la conce-zione leninista del Partito e di “di-fendere con i denti la linea politi-ca e organizzativa del PMLI” e di radicarsi tra la classe operaia e le masse popolari partenopee.

Una riunione intensa per la quantità e qualità degli argomenti trattati che è durata oltre 3 ore. Mi-litanti, simpatizzanti e amici della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli si sono ritrovati insieme dopo che ciò non accadeva da diverso tem-po. È stata anche un’ottima occa-sione per discutere collettivamen-te di come rilanciare sia sul piano ideologico che organizzativo le at-tività della Cellula tenendo presen-te il nostro impegno di smaschera-re e combattere la giunta arancione di De Magistris.

Negli interventi dei compagni che si sono succeduti è stato sotto-lineato quanto è utile il capolavoro rosso realizzato da Scuderi e come esso arricchisca continuamente il marxismo-leninismo-pensiero di Mao utilizzando correttamente il materialismo dialettico e il mate-rialismo storico.

Insomma, simpatizzanti e ami-ci hanno espresso tutto il loro ap-prezzamento per la carica e acutez-za del discorso di Scuderi e hanno ribadito l’impegno a fare tutto il possibile per il Partito a Napoli.

Una riunione da ritenersi profi-cua, stimolante e piena di proposte e di sprone per l’istanza napoleta-na. Alcuni interventi hanno fatto da volano alla discussione e alla elaborazione di proposte operati-ve, sia sul piano ideologico che sul piano pratico.

Molto significativo l’interven-

to di Felice che ha posto diverse e importanti questioni sul lavoro di massa e su come “farsi capire dalle masse e di come bisogna divenire, in questa fase di deserto ideologi-co, la loro guida e il loro Partito”. Parole mirate, dunque, finalizza-te a mettere in pratica il discorso del Segretario generale del PMLI per raggiungere gli obiettivi pre-fissati dal Partito. Enzo ha ribadito l’utilità di far conoscere alle mas-se il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la storia della rivoluzione cinese; Luigi ha sottolineato la ne-cessità dell’impegno dei simpatiz-zanti affinché diano il proprio con-tributo politico e organizzativo al PMLI in maniera costante; Miche-le si è ritrovato con tutto, ribadendo la necessità di radicarsi il più possi-bile tra la classe operaia e le masse studentesche e di utilizzare tutti gli strumenti possibili a nostra dispo-sizione per far conoscere il Partito alle masse. Mauro si è soffermato molto sul centralismo democratico e sull’arma della critica e dell’au-tocritica e sul loro utilizzo corretto nel Partito del proletariato italiano.

A fine riunione c’è stata una breve sintesi di Di Matteo, che ha ripercorso l’importanza degli inter-venti fatti, esprimendo tutto il suo entusiasmo per il “rigenerante” in-contro di studio collettivo. Inoltre, ha sottolineato che il lavoro politi-co, organizzativo e ideologico che svolgono i militanti e i simpatiz-zanti attivi del PMLI è durissimo e richiede una grande preparazio-ne ideologica e politica. Nonostan-te le difficoltà oggettive e sogget-tive, bisogna sempre fare quanto è possibile in modo marxista-lenini-sta e adeguato alla propria realtà. Nei fatti, comunque, il PMLI svol-ge un ruolo fondamentale nella lot-ta di massa a Napoli e in Campania ed è suo dovere battersi per con-quistarne la guida.

Su proposta di un simpatizzante è stata espressa una calda e corale solidarietà alla cara compagna Da-niela di Forlì, malata cronica, rin-graziandola per la bella e toccante lettera apparsa sull’ultimo numero de Il Bolscevico.

FirenzeIl discorso di Scuderi è

un “navigatore rosso” per tuttii sinceri rivoluzionari

Dal corrispondente della Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di FirenzeDomenica 9 ottobre la Cellula

“Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di Firen-ze ha organizzato una riunione di studio, aperta ai simpatizzanti del Partito, sul discorso di Giovanni Scuderi dal titolo: “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Parti-to del proletariato”.

Il discorso è stato approfondi-to da parte dei compagni fiorenti-ni data la ricchezza degli argomenti trattati e l’importanza delle indica-zioni emerse dal punto di vista ideo-logico, politico e organizzativo.

La riunione, alla quale le com-pagne e i compagni hanno aderi-to con entusiasmo e spirito rivo-luzionari, rinunciando anche ad impegni lavorativi, è stata aperta dal Segretario della Cellula, com-pagno Luca, che con una relazio-ne introduttiva ha sintetizzato il discorso di Scuderi estrapolando i molti punti da analizzare e da ap-profondire collegandoli all’attuali-tà nazionale e della nostra città.

Egli ha sottolineato l’importan-za del discorso del compagno Scu-deri per la crescita e lo sviluppo futuro del PMLI paragonandolo ad

operaia e le larghe masse popo-lari a sconfiggere l’imperialismo e i suoi lacchè’”.

Ma perché Scuderi tratta questi punti con acuta intensità? La rispo-sta è nella stessa esperienza stori-ca della dittatura del proletariato. È vitale come l’ossigeno che respi-riamo che dietro il malcontento ge-nerale, la rabbia e le contraddizioni di classe della società borghese-ca-pitalistica vi sia una forza rivolu-zionaria (d’avanguardia e non di massa) capace di spingere propul-sivamente gli elementi migliori del proletariato in modo tale da mobili-tare le larghe masse popolari verso l’emancipazione. Sostanzialmente la funzione del Partito rivoluzio-nario consiste nell’incanalare nel giusto e costruttivo modo la colle-ra popolare di milioni e milioni di rivoluzionari. Altrimenti si cadreb-be automaticamente nello sponta-neismo, movimentismo, avventu-rismo e frazionismo. Preziosissime forze che potrebbero e dovrebbe-ro essere spese per la rivoluzione verrebbero sprecate mandando al-l’aria quello che invece potrebbe e dovrebbe essere dedicato alla ri-voluzione. Abbiamo compreso che gli insegnamenti di Mao sono e saranno sempre attualissimi pro-prio perché il capitalismo è vivo oggi come lo era ieri e fintanto che esso esisterà ci sarà sempre lotta di classe e desiderio rivoluziona-rio da parte degli oppressi. Contra-riamente a quello che dice la bor-ghesia di destra e di “sinistra” il marxismo-leninismo-pensiero di Mao non è qualcosa di “ingialli-to”, anzi siamo noi che diciamo a costoro che se c’è qualcosa di in-giallito quello è il capitalismo e lo stiamo vedendo con questa male-detta crisi internazionale e le guer-re imperialiste.

La commemorazione di Mao è stata per noi una vera e propria scuola rivoluzionaria, un “alle-vamento” di fiori rossi, una crea-tiva cucina e un laboratorio dove leve rivoluzionarie assimilano dai dirigenti del Comitato centrale e in primis dal Segretario generale Giovanni Scuderi l’essenza e il ca-rattere della lotta di classe e della corretta esercitazione politica e or-ganizzativa nei confronti di essa.

Il Partito rivoluzionario è come un corpo umano dotato di testa e di un corpo. La testa è il Comitato centrale e i militanti sono il corpo e le braccia del Partito, preparati ideologicamente e spiritualmente, disciplinati e legati alle masse. Es-sere militante vuol dire essere un soldato rosso, dare anima e corpo alla rivoluzione, servire il popolo con tutto il cuore e non solo con metà o due terzi. “Un comunista - dice Mao – deve essere franco, leale e attivo, deve mettere gli in-teressi della rivoluzione al di so-pra della sua stessa vita e subor-dinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione; sempre o ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e rafforzare i legami tra il Partito e le masse; deve pensa-re più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a sé stesso. Solo così può essere considerato un comunista”.

Ascoltare le parole di Mao at-traverso il nostro Segretario gene-rale ci dà la giusta carica per conti-nuare la nostra impresa e capiamo la giustezza della linea del PMLI, che è il solo Partito in Italia che sta con le masse ed è in grado di gui-

dare le masse attraverso la rivolu-zione e instaurare la dittatura del proletariato. Nessun altro! Tutti gli altri partiti italiani hanno sempre tradito le masse e lo abbiamo vi-sto già nel 1892 con la fondazio-ne del PSI fino ad arrivare al 1921 con la fondazione del PCI (suc-cessivamente criticato dallo stesso compagno Mao soprattutto nell’in-teressantissimo scritto “Le diver-genze tra il compagno Togliatti e noi”).

Come dice giustamente Scude-ri la storia del movimento operaio italiano non è finita con la liquida-zione del gruppo dirigente revisio-nista del PCI ma continua con il PMLI. Infatti il 1977 (anno di fon-dazione del PMLI) è stato anagra-ficamente e storicamente il “cer-tificato di nascita” del Partito del proletariato che porterà la rivolu-zione in Italia.

Mao ci ha insegnato a combat-tere i reazionari quanto i revisioni-sti. La nostra politica è quella di un largo e vasto fronte unito con tut-te le forze antifasciste e democra-tiche, questo comporta una sorta di alleanza sulle questioni di comune interesse anche con settori della “si-nistra” borghese ma mai e poi mai dobbiamo perdere la nostra identi-tà politica, in quanto essa emerge nel corso della lotta di classe e del-le stesse alleanze per l’abbattimen-to del nemico comune.

È nostro obbligo e dovere mi-litante continuare la nostra Lunga Marcia e resistere ai colpi di vento. Le difficoltà che troviamo duran-te il cammino non devono essere per noi motivo di sconforto o de-moralizzazione, dobbiamo perse-verare, rafforzarci e buttarci come dei tori nell’arena politica che è piena di feroci bestie della borghe-sia e del capitalismo. Mao scrisse: “all’inizio la verità non è nelle mani della maggioranza, ma tra quelle di una minoranza. Marx ed Engels erano dalla parte del-la verità ma all’inizio essi era-no in minoranza. Anche Lenin è stato a lungo in minoranza. Ab-biamo avuto questo tipo di espe-rienza nel nostro Partito. Nella storia, le dottrine degli speciali-sti di scienze naturali come Co-pernico, Galileo e Darwin non furono riconosciute per molto tempo dalla maggioranza della gente, ma, anzi, considerate er-rate. Al loro tempo erano nella minoranza. Quando fu fondato nel 1921, il nostro Partito ave-va solo qualche poche decine di membri, erano quindi una mino-ranza, ma queste poche decine di persone incarnavano la verità e il destino della Cina”.

Queste stesse parole spiegano tutto, ogni altra sillaba sarebbe su-perficiale o di troppo!

Viva Mao!Viva i suoi preziosi e scientifici

insegnamenti!Che il fuoco della lotta di classe

infiammi i cuori dei figli migliori del proletariato italiano!

Lavoriamo con ardore e corag-gio per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso!

Avanti con forza e coraggio verso l’Italia unita, rossa e socia-lista!

Viva il Partito marxista-lenini-sta italiano!

Viva il Segretario generale Gio-vanni Scuderi!

Lunga vita al Partito marxista-leninista italiano!

“Non un minuto vada perso, tutto il tempo venga dedicato alla rivoluzione”!

Napoli, 9 ottobre 2011. Il compagno Franco Di Matteo, Responsabile del PMLI per la Campania, introduce la discussione sul discorso del compagno Scuderi tenuto alla Commemorazione di Mao nel 35° della scomparsa

un “Navigatore rosso” che indica la strada da percorrere per essere marxisti-leninisti al completo tra-sformando la propria concezione del mondo in senso rivoluzionario e proletario e ribadendo ancora una volta che chi vuol fare la rivoluzio-ne non può prescindere dal pensie-ro e dall’opera di Mao, così come non può prescindere dalla teoria ri-voluzionaria marxista-leninista.

La vitalità, lo sviluppo e la na-scita di nuove Cellule del Partito, anche oltre confine, sono sotto gli occhi di tutti. Esse devono costitui-

re uno stimolo positivo a decupli-care i nostri sforzi per far diventa-re il PMLI un Gigante Rosso oltre che nella testa anche nel corpo.

Lo studio del marxismo-leni-nismo-pensiero di Mao e la co-noscenza della realtà nella quale operiamo assumono un ruolo de-terminante.

Sono poi seguiti gli interven-ti dei compagni presenti ed è sta-ta data lettura di quello inviato dal compagno Cirano, assente per im-pedimenti familiari, che però ha voluto portare alla riunione il pro-prio contributo politico.

Tutti concordi nel risponde-re positivamente con convinzione alla domanda di Scuderi: “Voglia-mo o no fare la rivoluzione? In al-tri termini: vogliamo o no liberar-ci del capitalismo?”, e risoluti nel seguire la sua indicazione: “Gli insegnamenti di Mao sul Partito sono già largamente praticati a tut-ti i livelli del PMLI, d’ora in poi dobbiamo applicarli con maggior decisione, precisione e consapevo-lezza, con una coscienza ideologi-ca, politica e organizzativa più alta e più matura”.

Una riunione attiva e dinamica che ha visto più momenti di con-fronto e richieste di chiarimen-ti prontamente soddisfatte, come nel caso di una simpatizzante che ha voluto approfondire i motivi per cui il PMLI continua a seguire la linea astensionista quando in que-sto momento di confusione politica potrebbe candidarsi alle prossime elezioni e magari avere dei benefi-ci sia politici che economici.

Approfondimenti sono sta-ti fatti in merito allo stile di lavo-ro marxista-leninista, l’uso corret-to della critica e dell’autocritica. I compagni sono stati concordi nel-l’inquadrare tra gli obiettivi stra-tegici futuri a Firenze il lavoro di massa tra i giovani, in primis gli studenti propagandando la linea studentesca del Partito, come indi-cato anche dal recente Documento del CC del PMLI sui giovani.

Perciò occorre fare duri sforzi, anche sacrificando la domenica se necessario, per superare problemi oggettivi che possono ostacolare tale compito. È emersa a tal propo-sito la proposta di contattare i gio-vani, con diffusioni ad hoc o del

Bolscevico, fuori dagli stadi, dai concerti, alle fiere, ecc.

L’incontro si è concluso con la piena soddisfazione dei parteci-panti in un clima di fraterna col-laborazione che animerà tutti i compagni, armati con la forza di-rompente del discorso studiato e determinati nel fare proprie le in-dicazioni del compagno Scuderi, a fronte degli impegni politici futuri che attendono la Cellula di Firen-ze. Una simpatizzante operaia ha versato al Partito un contributo di 5 euro.

Londra Il discorso di Scuderi e la

commemorazione di Mao sono stati una vera e propria scuola

rossa, un laboratorio dove le leve rivoluzionarie assimilano dai

dirigenti il carattere della lotta di classe e si appropriano dei

mezzi politici e organizzativi per esserne all’avanguardia

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di LondraNon appena rientrati nella ca-

pitale britannica i compagni del-la Cellula “Stalin” di Londra del PMLI hanno dato vita a due lunghe riunioni plenarie per approfondire il discorso di Scuderi alla comme-morazione di Mao. Quelle che se-guono sono le principali riflessioni elaborate dai nostri compagni.

Il discorso che ha pronunciato quest’anno Scuderi ha una grande importanza dal punto di vista sto-rico, culturale e politico ed è ricco di insegnamenti. Per questo verrà studiato a lungo come linea guida insieme agli atti del 5° Congresso nazionale del Partito.

Il compagno Scuderi ci racconta come Mao in età giovanile sia pas-sato dalla fase riformista alla con-cezione proletaria del mondo dopo aver letto “Il Manifesto del Parti-to Comunista” di Marx e Engels e soprattutto dopo la Rivoluzione d’Ottobre del ’17. Egli aveva ca-pito che la Cina doveva seguire la via russa e intraprese questa diffi-cile strada fondando nel luglio del 1921 il Partito Comunista Cinese insieme ad altri 11 membri, diede inizio a una lunga rivoluzione in-framezzata dalla seconda guerra mondiale fino ad arrivare al 1949 anno di fondazione della Repub-blica Popolare Cinese.

Gli insegnamenti scientifici di Mao di come deve essere un Par-tito comunista rivoluzionario sono molto preziosi e fungono per noi del PMLI da utilissima guida per l’azione. Ricordiamo le sue paro-le: “Se si vuol fare la rivoluzione, ci deve essere un partito rivolu-zionario. Senza un partito rivo-luzionario, senza un partito che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista e sullo stile ri-voluzionario marxista-leninista, è impossibile guidare la classe

Page 11: IL Bolscevico-PMLI n.37 2011

N. 37 - 20 ottobre 2011 PMLI / il bolscevico 11Relazione di Urgo alla riunione di studio dei marxisti-leninisti lombardi sul discorso di Scuderi

“SENZA UN GRANDE, FORTE E RADICATO PMLINON CI SARÀ UNA NUOVA ITALIA”Pubblichiamo la relazione

introduttiva del compagno Angelo Urgo, Segretario del Comitato lombardo del PMLI, alla riunione di studio dei marxisti-leninisti lombar-di aperta ai simpatizzanti e amici del Partito, sul discor-so del Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi per il 35° anniversario della scomparsa di Mao. La cro-naca della riunione, tenuta il 1° Ottobre nella sede milane-se del PMLI, è apparsa sul n. 36 de “Il Bolscevico”.

Compagne e compagni!Il Comitato lombardo del

Partito marxista-leninista italiano dà il benvenuto a tutti i militanti, simpatizzanti e amici giunti da varie località della Lombardia per l’odierna riunione di studio.

Oggi è il 1° Ottobre, data sto-rica del nostro Calendario Rosso. 62 anni fa in piazza Tien An Men a Pechino si tenne la cerimonia per la fondazione della Repub-blica popolare cinese. “Il popolo cinese si è alzato in piedi... nes-suno ci insulterà più” affermava Mao che alla direzione del Partito comunista cinese aveva guidato il popolo cinese a liberarsi dal-le catene del feudalesimo e del capitalismo burocratico venduto all’imperialismo straniero, com-piendo la rivoluzione armata più lunga e complessa della storia. Ma lo stesso Mao pochi mesi pri-ma aveva chiarito che la vittoria in tutto il paese era solo il primo passo di una lunga marcia, il bre-ve prologo di una lunga opera. La fondazione della Repubblica po-polare cinese fu un avvenimento straordinario per il popolo cinese e per tutto il mondo che resterà incancellabile nella storia, segna-va la vittoria della rivoluzione di nuova democrazia e nello stesso tempo l’inizio della lotta ancora più complessa e ardua per l’edifi-cazione del socialismo in Cina.

Il capolavoro di MaoLa rivoluzione cinese e l’edi-

ficazione del socialismo in Cina rappresentano per i marxisti-le-ninisti il grande capolavoro di Mao che resterà in eterno a ispi-rare la lotta del proletariato per la conquista del potere politico e per la costruzione della società socialista. Quantunque dopo la sua morte i rinnegati revisionisti e imbroglioni Deng e successori abbiano distrutto il socialismo e restaurato il capitalismo in Cina instaurandovi un regime fascista e imperialista.

Quello compiuto dalle masse lavoratrici, popolari e rivoluziona-rie cinesi, sotto la guida di Mao, fu un capolavoro scaturito dal-l’esperienza e dall’elaborazione teorica e politica dei 28 anni della rivoluzione di nuova democrazia (1921-1949) e dei successivi 27 anni di rivoluzione socialista e di edificazione del socialismo, di cui gli ultimi dieci marcati dalla Grande rivoluzione culturale pro-letaria.

Così come allora in Cina gli ex sfruttati e oppressi che si erano liberati dalle catene cantavano con orgoglio “Senza il Partito Co-

Il compagno Angelo Urgo, Segretario del Comitato lombardo del PMLI, inter-viene alla Commemorazione di Mao tenutasi a Firenze l’11 settembre scorso

BANCHINIPER IL PROSELITISMO DEL PMLI

NAPOLIDomenica 23 ottobre dalle ore 10,30 - Piazza del Gesù

Domenica 30 ottobre dalle ore 10,30 - Piazza Dante

BANCHINO DEL PMLI PER IL PROSELITISMO A RAVENNADal nostro corrispondente dell’Emilia-Romagna

Sabato 8 ottobre si è svolto a Ravenna, presso l’area del mercato cittadino, un banchino della locale Organizzazione del PMLI per la campagna di pro-selitismo 2011.

Il banchino era addobbato come di consueto con le ban-diere dei Maestri e del PMLI, i manifesti contro il governo del neoduce Berlusconi e quelli per la campagna di proselitismo, mentre sul tavolo erano ben di-sposte le pubblicazioni e i gad-get del Partito.

Dalle 9 alle 12,30 i compagni, presente anche il Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna, compagno Denis Branzanti, hanno diffuso (anzi, esaurito) i

400 volantini riportanti estratti dell’articolo pubblicato sul n. 35 de Il Bolscevico dal titolo “Ber-lusconi è il nuovo Mussolini. Va

abbattuto dalla piazza”, oltre a una decina di copie dell’orga-no del PMLI e a una spilla del Partito.

Nel corso della mattinata sono state intrecciate diverse discussioni con lavoratori e pensionati che denunciavano la loro situazione. Altri han-no condiviso la denuncia del PMLI sul fatto che Berlusco-ni è il nuovo Mussolini e sulla necessità di cacciarlo subito, anche se nella maggioranza sono ancora forti le illusioni elettorali e quelle che sperano che Berlusconi cada per un “colpo di palazzo” dei suoi ge-rarchi, mentre per il PMLI non serve un nuovo 25 luglio ma un nuovo 25 Aprile!

Interesse anche da parte di alcuni militanti di un Partito socialista marocchino invitati a contattare il Centro del Partito per stabilire un eventuale con-tatto internazionalista.

Ravenna, 8 ottobre 2011. Il compagno Franco Melandri durante la diffusio-ne per il proselitismo del PMLI (foto Il Bolscevico)

ti a tutti i livelli del PMLI, d’ora in poi dobbiamo applicarli con maggior decisione, precisione e consapevolezza, con una co-scienza ideologica, politica e or-ganizzativa più alta e più matura”.Un’indicazione che va raccolta con la massima sollecitudine, considerando che il PMLI cresce velocemente e nuovi militanti, spesso giovani o giovanissimi, non ancora conoscono adegua-tamente i principi teorici e orga-nizzativi di un Partito autentica-mente comunista come il nostro, alzano per la prima volta le inse-gne del PMLI in nuove città tro-vandosi alle prese con la sfida di edificare una struttura autentica-mente bolscevica. Considerando anche i passi in avanti organizza-tivi laddove eravamo già presenti, tra cui la nascita di nuove istanze

che, sempre più coscienti del fallimento teorico e politico dei partiti neorevisionisti e trotzkisti nati dallo scioglimento del PCI revisionista, sono alla ricerca del-l’autentico Partito comunista in Italia, ma rischiano di rimanere in-trappolati nelle maglie di organiz-zazioni sedicenti comuniste che nulla hanno a che vedere con la concezione e la struttura organiz-zativa del Partito del proletariato, e con la sua tattica e strategia ri-voluzionarie.

Una trappola del genere potrebbe concretizzarsi entro l’anno, all’ombra della parola d’ordine “Ricostruire il partito comunista” lanciata dal PdCI e dall’area dell’“Ernesto”. Ma già dall’appello che si richiama alla “strategia democratica e pro-gressiva volta al socialismo” di

di base, l’apertura delle splendi-de e rosse sedi di Catania e di Fucecchio, il crescente numero di simpatizzanti attivi.

Grazie allo studio di questo importante documento un nume-ro sempre più grande di elementi avanzati, combattivi e coscien-ti, specialmente le operaie e gli operai, le studentesse e gli stu-denti, le intellettuali e gli intellet-tuali, capiranno l’importanza e la necessità storica della militanza marxista-leninista e perciò au-spichiamo che si uniscano a noi senza più indugio sotto le rosse bandiere dei Maestri, del sociali-smo e del PMLI.

Il discorso di Scuderi, d’altro canto, guarda con un occhio at-tento al crescente interesse verso il Partito da parte di coloro, so-prattutto giovani e giovanissimi,

gramsciama memoria, alla “dife-sa e rilancio integrale della Co-stituzione” borghese come base del programma politico, si evince che il futuro soggetto politico ri-marrà sul piano organizzativo e politico entro gli asfittici confini di un partito riformista borghese e del capitalismo.

I comunisti autentici devono aprirsi al PMLIIl nostro auspicio è che colo-

ro che si professano comunisti e vogliono il socialismo e evitare di ripetere gli errori del passato, hanno il dovere di confrontarsi con la linea politica e organizzati-va del PMLI, e, dunque, il dovere di studiare il discorso di Scuderi.A loro chiediamo di aprire un dia-

logo con il Partito, di esprimere pubblicamente su “Il Bolscevico” qual è il loro giudizio sul discorso “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato”, che è sul sito del PMLI.

A loro chiediamo di venire nelle nostre sedi o di incontrare i militanti del Partito per avviare un dialogo diretto con il PMLI. Se sono d’accordo con l’analisi e le proposte contenute nel discorso di Scuderi, non dovrebbero indu-giare a schierarsi col PMLI, come militanti o simpatizzanti attivi, per concorrere alla costruzione del Gigante Rosso e alla conquista dell’Italia unita, rossa e sociali-sta.

Alle rivoluzionarie e ai rivolu-zionari che, in buona fede, pensa-no che il proletariato italiano non abbia ancora un autentico Partito comunista, chiediamo di studiare con attenzione il capitolo “Sulla storia del Partito del proletariato in Italia” e di riflettere su di esso, considerando il passaggio in cui si afferma chiaramente che “or-mai il proletariato italiano ha il suo Partito, il PMLI, e quindi i sinceri fautori del socialismo e chiunque voglia veramente cambiare que-sta società borghese hanno tutte le possibilità per capire da che parte stare e cosa fare, una volta che vengono a conoscenza del Partito”.

O col socialismo o col capi-talismo: non esiste una “terza via”. Se si vuole semplicemente moderare e addolcire il capitali-smo, va bene un qualsiasi partito democratico borghese riformista. Se si vuol fare la rivoluzione, se ci si vuol liberare dal capitalismo non c’è altra via che militare nel PMLI o sostenerlo in qualsiasi modo anche da simpatizzante o amico.

Il compagno Scuderi ci sprona a seguire l’esempio e gli insegna-menti di Mao e respingere con decisione tutte le tendenze erra-te: “l’individualismo, il liberalismo, il soggettivismo, il settarismo, il dogmatismo, il revisionismo di destra e di ‘sinistra’, l’empirismo, lo schematismo, lo stile stereoti-pato nei discorsi, nei volantini e negli articoli, l’intellettualismo, l’astrattismo e il metodo libre-sco”; tendenze che esistono in noi come inevitabili residui della nostra formazione precedente e come riflesso della lotta di clas-se. Per liberarcene ed essere dei marxisti-leninisti completi e coe-renti, noi dobbiamo trasformare la nostra concezione del mondo in senso proletario, rispettare scrupolosamente il centralismo

munista non ci sarebbe la Nuova Cina”, così noi oggi dobbiamo essere coscienti che senza un grande, forte e radicato PMLI non ci sarà una Nuova Italia.

“Se si vuol fare la rivoluzio-ne, ci deve essere un Partito rivoluzionario. Senza un Partito rivoluzionario, senza un Partito che si basi sulla teoria rivolu-zionaria marxista-leninista e sullo stile rivoluzionario marxi-sta-leninista, è impossibile guidare la classe operaia e le larghe masse popolari a scon-figgere l’imperialismo e i suoi lacchè”, questo affermava Mao l’anno prima della vittoria. Quattro mesi prima del rosso 1° Ottobre, facendo il bilancio dell’epopea rivoluzionaria cinese, Mao indica-va nel Partito lo strumento prin-cipale per organizzare e dirigere la rivoluzione. Ecco le sue precise parole: “Un Partito disciplinato, armato della teoria marxista-le-ninista, che pratica l’autocritica ed è legato alle masse popola-ri; un esercito sotto la direzione di tale Partito; un fronte unito di tutte le classi rivoluzionarie e di tutti i gruppi rivoluzionari sotto la direzione di tale Partito; ecco le tre armi principali con le qua-li abbiamo sconfitto il nemico”.

“Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletaria-to”, questo il titolo dello splen-dido, lungimirante e memora-bile discorso pronunciato l’11 settembre 2011 dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario ge-nerale del PMLI, in occasione del 35° Anniversario della scompar-sa di Mao. Una brillante sintesi del carattere, dell’ideologia, del modo di vita e di operare e della strategia del Partito rivoluzionario del proletariato in Italia. Chiunque abbia a cuore la causa del socia-lismo deve confrontarsi con esso, appoggiarlo, studiarlo e applicar-lo nella propria realtà. In primo luogo i militanti e i simpatizzanti del PMLI.

Il potente discorsodi Scuderi

Esso costituisce uno degli strumenti più potenti a nostra di-sposizione, insieme alla linea po-litica del 5° Congresso nazionale, per raggiungere il nostro prin-cipale obbiettivo politico-orga-nizzativo: quello di dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso!Infatti l’analisi del Segretario generale, riprende in maniera scientifica, fedele senza essere dogmatica ma viva e concreta, la lezione di Mao sul Partito per calarla nell’attuale stadio di svi-luppo del Partito del proletariato in Italia.

Fornisce a tutti noi indicazio-ni concrete per accompagna-re l’odierna fase di crescita e il processo di radicamento in ogni realtà in cui siamo presenti.

“Gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato, il Parti-to marxista-leninista, - così af-ferma il compagno Scuderi a conclusione del capitolo ‘Gli in-segnamenti di Mao sul Partito’ - sono già largamente pratica-

democratico e fare un sano uso della critica e dell’autocritica.

Indicazioni rosse fondamenta-li, tanto più per la fase di sviluppo che il Partito sta attraversando ora, e che coronano quanto il Segretario generale affermò al 5° Congresso nazionale e ribadì alla 3ª Sessione plenaria del 5° CC tenutasi il 3 aprile scorso, quando esortò a “difendere con i denti la linea politica e organizzativa” del PMLI e disse che “Unità-lotta-unità è il principio che deve gui-darci nella risoluzione delle con-traddizioni in seno al popolo”.

Il compagno Scuderi ci in-segna, dandocene un esempio tangibile, come restare irriducibil-mente fedeli al marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao senza però cadere nel dogmatismo, mante-nendone intatti tutta la vitalità e tutto il carattere scientifico che gli appartengono.

Il marxismo-leninismo-pensie-ro di Mao è una guida per l’azio-ne e pertanto va impiegato per analizzare e trasformare la realtà; solo così e solo venendo afferrato dalle masse proletarie, popolari, giovanili e femminili, può spri-gionare quell’“enorme forza ma-teriale” di cui è capace. Proprio per trasmettere questa scienza rivoluzionaria alle masse e per dare pieno sfogo alla sua forza materiale, noi dobbiamo cono-scere a fondo la realtà nella qua-le operiamo. Del resto lo stesso Mao dice che “occorre partire dalla realtà effettiva che esiste oggettivamente e dedurre da essa le leggi a cui poi ispirarsi nel corso della propria azione”. Dopodiché dobbiamo calarvi la linea marxista-leninista e pro-letaria rivoluzionaria del Partito per poter risolvere i problemi che ci troviamo davanti, e “per fare questo, ci dobbiamo fondare non sulla nostra immaginazio-ne soggettiva, non sull’euforia del momento, non sulla lettera morta di un libro, ma sui fatti oggettivamente esistenti, dob-biamo prendere conoscenza con cura del materiale e, ispi-randosi ai principi generali del marxismo-leninismo, trarre le conclusioni giuste” (Mao). “Stu-diare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare” è la pa-rola d’ordine che guida il nostro lavoro su queste basi, per esser pronti!

Appoggiamo, studiamo e ap-plichiamo il discorso di Scuderi sugli insegnamenti di Mao sul Partito!

Con Mao per sempre!Avanti con forza e fiducia verso

l’Italia unita, rossa e socialista!Coi Maestri e il PMLI vincere-

mo!

Page 12: IL Bolscevico-PMLI n.37 2011

12 il bolscevico / cronache locali N. 37 - 20 ottobre 2011

Grazie alla politica di megaspeculazione edilizia e rapina dei terreni coltivabili del dittatore clerico-fascista Formigoni

LA LOMBARDIA PERDE 12 ETTARI AGRICOLI AL GIORNO E ALTRETTANTI CON EXPO

Ad aggravare la situazione a Milano il famigerato Piano di governo del territorio Moratti-Pisapia Dal nostro corrispondente della Lombardia

EXPO è sinonimo di cemen-to. E chi vuol lasciare intendere - come blatera non solo il dittato-re regionale ciellino PDL Roberto Formigoni ma anche il PD asses-sore all’EXPO Stefano Boeri as-sieme alla giunta arancione di Mi-lano del neopodestà imbroglione SEL Giuliano Pisapia - che “gra-zie ad EXPO nascerà il parco più grande di Europa” e “aumenteran-no gli spazi di verde”, “miglioran-do” dunque “la qualità della vita dei cittadini”, dice una grossolana bugia.

A Milano il Piano di governo del territorio (PGT) per l’EXPO preparato sotto la giunta Moratti e varato da quella di Pisapia preve-de un 44% in meno di parco agri-colo urbano che va ad aggravare il preoccupante trend della Lombar-dia che è scesa sotto la soglia del milione di ettari di territorio agri-

colo disponibile, il che significa che ogni giorno vengono persi 12 ettari di terreno utile per le coltiva-zioni. Questo, in una regione che è a tutti gli effetti la prima regio-ne agricola del Paese, con le sue 54.107 aziende, pari al 3,3% del totale nazionale.

Il dato emerge dall’ultimo cen-simento 2011 sulle aree rurali del rapporto ERSAF (Ente Regiona-le per i Servizi all’Agricoltura e le Foreste) sul consumo di suolo. Per fare spazio a infrastrutture, case, capannoni, viene consumata terra utile, terra che nessuno potrà resti-tuire più.

“I nuovi PGT - spiega Ettore Prandini, della Coldiretti Lombar-dia - avrebbero dovuto prevedere la salvaguardia del territorio agri-colo di particolar pregio, ma que-sto non sta avvenendo. È un dato preoccupante. Il consumo di suo-lo sta aumentando e non è giusti-ficato né dal punto vista residen-ziale né produttivo, perché questi

terreni sono stati spesso occupati da case invendute o da capannoni vuoti e questo ci deve far riflette-re sull’utilità di tante costruzioni in aree che non potranno poi più essere recuperare all’utilizzo agri-colo e ambientale”. Anche perché sul totale delle superfici consuma-te, i due terzi riguardano proprio quelle più fertili.

L’impatto è devastante sia sul-la produzione alimentare che sul-la difesa ambientale: ogni anno, infatti, in Lombardia si perde una potenzialità di produzione pari a 27 mila tonnellate di grano e si ri-duce di 850 mila tonnellate la ca-pacità del terreno di immagazzina-re anidride carbonica che così, in parte, finisce nell’aria che respi-riamo.

Inoltre, il consumo del terreno ha effetti sul clima e sull’evapora-zione delle acque, causando l’ac-cumulo in atmosfera di un’energia pari a 5-6 milioni di chilowattora ogni anno (circa l’energia neces-

saria al funzionamento di quasi 20 milioni di frigoriferi). Il “tasso di antropizzazione” capitalistica (os-sia il processo mediante il quale la borghesia modifica l’ambiente na-turale, per renderlo più consono ai propri fini di massimo profitto) del territorio, in Lombardia, è cresciu-to, dal 1954 al 2007, dal 4 al 14% contro una media nazionale che si attesta al 7,1%. I numeri dicono che la risorsa suolo agricolo è co-stantemente minacciata.

Per questo il Comitato lombar-do del PMLI, unito nella lotta con il Centro Sociale Fornace di Rho e con il movimento NO-EXPO, ri-vendica a gran voce l’abrogazio-ne del famigerato PGT di Milano Moratti-Pisapia, che favorisce una megaspeculazione edilizia e la ra-pina dei terreni agricoli, e reclama da subito mirati interventi regio-nali a tutela del ricco e variegato patrimonio ambientale che rappre-senta una delle più preziose risor-se di cui la Lombardia dispone.

NELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA

Aumenta la disoccupazione e dilagail precariato Scioperi alla “Croci” di Bertinoro per respingere il “modello Marchionne”

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Forlì

La grave crisi del capitalismo continua a mietere vittime su vit-time anche in realtà che fino a qualche anno fa erano considera-te “isole felici”. Nel territorio della provincia di Forlì-Cesena la realtà lavorativa è quella che vede i la-voratori subire un precariato di-lagante voluto sia dai governanti di “centro-destra” che di quelli di “centro-sinistra” che lo spaccia-vano addirittura per “opportuni-tà” per gli stessi lavoratori.

I dati parlano chiaro: negli ultimi 2 anni i disoccupati sono passati da 22.000 a 29.000, in poco più di un anno gli iscritti alle liste di mobilità sono aumenta-ti del 14,5% ed ora sono 3.740, mentre quelli iscritti al Centro per l’impiego provinciale sono aumentati dell’8,8% arrivando a 28.680; addirittura il 91,4% delle nuove assunzioni (o meglio “chia-mate” perché, possono riguarda-re anche uno stesso lavoratore assunto e poi licenziato più volte) sono fatte con contratti a tempo determinato.

I dati sono stati resi noti dal-l’assessore provinciale al Lavoro Denis Merloni, ex Segretario re-gionale UIL e che in quanto tale contro la precarietà ha fatto ben poco sia come sindacalista che come assessore.

Altri casi di crisi e vertenze occupazionali, dopo le chiusure della “Linari Enzo”, della “Mi-cromeccanica” e di tante altre realtà, sono quelle alla “Bagatto-ni” di Predappio dove i lavoratori devono ancora ricevere lo stipen-dio di luglio e quello della “Croci” di Bertinoro dove il 14 settembre

“Massacro sanitario”a Forlimpopoli

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Forlì Il Piano di rientro per ripiana-

re la voragine nei conti dell’Ausl di Forlì, emersa a gennaio dello scorso anno e che ammontava al-lora a 34 milioni di euro, continua a mietere vittime: tagli su tagli nel-le strutture sanitarie del forlivese.

Questa volta a farne le spese è l’Ospedale di Forlimpopoli che secondo i piani del sindaco PD Paolo Zoffoli, che è anche presi-dente della Conferenza sanitaria, dovrà essere fortemente ridimen-sionato e dovrà diventare una “Casa della salute”.

L’enorme differenza sta nel fatto che prima l’Ospedale ave-va 58 posti letto e al Pronto soccorso venivano trattati tutti i codici, mentre con la “Casa del-la Salute” i posti scenderanno a 28 e saranno trattati solo i codi-ci bianchi (dirottando gli altri al-l’Ospedale di Forlì). Verrà svolto di fatto esclusivamente un servi-zio di guardia medica, anche per-ché trattando solo i codici bian-chi verrà soppressa la figura del medico internista, fino ad oggi in servizio 24 ore su 24 proprio per le emergenze.

L’intento è espressamente quello di trattare, oltre alle pic-cole esigenze sanitarie, “i malati cronici e tenere sotto controllo la popolazione più anziana”.

Altro taglio riguarda la riabi-litazione intensiva (soppressa) e quella estensiva (esercitata in ambulatorio e a domicilio).

C’è davvero da chiedersi con quale faccia il sindaco di Forlim-popoli si sia presentato assieme al direttore dell’Ausl di Forlì, al-l’assemblea pubblica svoltasi il 6 ottobre nella sala del consiglio comunale per dire “Non cambia nulla”!

Il PMLI si oppone fermamente a questo “massacro sanitario” e invita le masse forlimpopolesi a scendere in piazza e in lotta per far rimangiare al sindaco Zoffoli tale provvedimento.

Il buco all’Ausl di Forlì non l’hanno prodotto le masse lavora-trici e popolari, che quindi non ne devono pagare le conseguenze.

Invece di chiudere o ridimen-sionare gli ospedali i soldi ne-cessari si vadano a prendere dal 10% della popolazione del nostro Paese che detiene il 45% della ricchezza!

NUOVO COVODI FIAMMA TRICOLORE ALLA

BARONA, ANTIFASCISTI IN LOTTAÈ ora di muovere la piazza per mettere fuori legge

i gruppi nazifascisti e liberarsi del nuovo Mussolini

Volantinaggio del PMLI a Varese contro la

stangata di Formigoni ai pendolari FS

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Viggiù del PMLIVenerdì 7 ottobre, i compagni

dell’Organizzazione di Viggiù del PMLI, insieme a simpatizzanti di Malnate (Varese), hanno distribui-to davanti alla Stazione ferroviaria di Varese, centinaia di copie di un volantino tratto dall’articolo redat-to dal corrispondente della Lom-bardia e apparso su Il Bolscevico n. 34 nel quale si denunciava il piano antipopolare di Formigoni che mette in ginocchio il traspor-to ferroviario pendolare lombardo dimezzando il numero dei treni.

Durante il volantinaggio si sono avvicinati diversi giovani e, con loro, sono state trattate diverse tematiche: in particolare lo sfrutta-mento dei lavoratori migranti che, dalla propaganda razzista e fasci-sta in particolare quella dei fascio-leghisti, vengono dipinti come causa della fatica che fanno i la-voratori autoctoni a trovare un po-sto di lavoro. Gli è stato fatto com-prendere che i migranti non sono

la causa della disoccupazione, la causa sono i padroni che preferi-scono assumere i lavoratori mi-granti solo perché sono ricattabili, la loro mano d’opera costa meno e sono senza diritti.

È stata intrattenuta anche una discussione con un operaio, au-todefinitosi “rosso”, dell’azien-da BTicino di Varese, il quale ci ha esternato la sua rabbia per la situazione di crisi economica in cui versano le masse popolari nel nostro Paese e denunciato anche come nella sua fabbrica, approfit-tando della crisi economica, molti operai con contratto a termine ri-schiano di perdere il posto di la-voro mentre agli operai che ri-mangono in fabbrica viene chiesto di raddoppiare o anche triplica-re la produttività, per compensa-re la mancanza della mano d’ope-ra operaia licenziata e aumentare i profitti padronali.

Alla fine della diffusione è sta-to fatto un giro per la stazione per vedere se c’erano volantini buttati a terra: risultato, nessun rifiuto.

Redazione di Milano

Nelle ultime settimane voci sempre più insistenti informava-no che il movimento nazifasci-sta Fiamma tricolore (Ft) aveva l’intenzione di aprire una propria sede nello storico quartiere della Barona, già noto per le sua batta-glia gappista e partigiana durante la Resistenza e per essere uno dei quartieri di Milano antifascista.

Sabato 8 ottobre, nel pomerig-gio, si è svolta perciò una manife-stazione nel quartiere organizzata dall’ANPI e dalla CGIL, alla qua-le hanno partecipato numerosi antifascisti. Fin dalle battute ini-ziali, si sono registrati momenti di tensione al presidio di piazza Miani, non lontano dal luogo dove si inaugurava il covo di Ft nei pressi di via Tosi. Manifestanti antifascisti e “forze dell’ordine” di Maroni sono entrati in contatto quando il presidio ha deciso di

lasciare piazza Miani per adden-trarsi nel quartiere. Al rifiuto degli agenti di concedere il permesso di muoversi, i manifestanti han-no comunque provato a partire. A quel punto sono avvenute tre brevi schermaglie con la polizia in tenuta antisommossa. I manife-stanti antifascisti lamentano due contusi, feriti a manganellate, uno dei quali colpito da un manganel-lo al capo e medicato nel vicino ospedale San Paolo.

Vanno denunciate le conniven-ze politiche degli squadristi nazi-fascisti con il PDL del neoduce Berlusconi: il segretario milanese di Ft, l’avvocato Gabriele Leccisi, che ha celebrato l’evento insieme a una cinquantina di squadristi, dichiara apertamente di avere in-vitato anche alcuni esponenti del PDL locale. E il coordinatore re-gionale Ft Gianluca Bonazzi incal-za: “I rapporti con molti esponenti del PDL rimangono buoni. Siamo

amici, spero ancora camerati”.La Cellula “Mao” di Milano del

PMLI esprime solidarietà militante ai coraggiosi manifestanti antifa-scisti della Barona aggrediti dalla polizia schierata a difesa degli squadristi e ribadisce il suo fermo NO all’apertura del nuovo covo nero di Ft. Continuiamo a riven-dicare che tutte le associazioni, i movimenti e i gruppi nazifascisti, come Casapound, Hammerskin e Forza Nuova, siano immediata-mente sciolti e messi fuori legge e i loro membri puniti in base alle norme di attuazione (legge n. 645 del 1952) della XII disposizione transitoria e finale della vigente Costituzione.

Tutte le forze politiche, sinda-cali, sociali, culturali, religiose an-tifasciste si uniscano per abbat-tere con le mobilitazioni di piazza il governo del nuovo Mussolini ed il regime neofascista imperante su cui si regge!

la totalità di operai e impiegati ha scioperato e tenuto un’assem-blea davanti allo stabilimento, contro la messa in cassa integra-zione al 100% di una lavoratrice e di un lavoratore, mentre sinora la “Croci” aveva adottato un siste-ma, concordato, di gestione della rotazione della cassa integrazio-ne che prevedeva un giorno alla settimana a casa sia per tutti gli operai (venerdì) sia per tutti gli im-piegati (alternativamente giovedì o venerdì).

Sistema concordato che la direzione ha però cestinato riba-dendo di voler tornare a decisioni arroganti, unilaterali e discrimina-torie sulla gestione della cassa integrazione.

Tutte le lavoratrici e i lavoratori della “Croci” sono tornati a scio-perare per l’intera giornata del 5 ottobre in seguito alla decisione unilaterale della direzione, co-municata il 27 settembre con raccomandata, di disdettare tutti i contratti aziendali vigenti, com-prensivi anche della 14ª mensilità istituita con accordo del 1978.

I lavoratori hanno effettuato un presidio davanti alla fabbrica dove sono intervenuti anche de-legati sindacali di varie fabbriche del forlivese per portare loro so-lidarietà. Il giorno seguente si è svolto uno sciopero articolato di 4 ore “per incidere sulla produ-zione”.

I lavoratori della “Croci” stan-no conducendo un battaglia che non riguarda solo le loro sorti ma coinvolge i diritti di tutti i la-voratori del forlivese in quanto si stanno opponendo al “modello Marchionne” che comincia a di-lagare mostrando chiaramente la tracotanza padronale che se ne frega di accordi sindacali (a volte già di per sé “al ribasso”) e vuole imporre ai lavoratori la propria or-ganizzazione del lavoro, le rego-le, il salario, i tempi consoni al più ampio sfruttamento e al conse-guimento del maggior profitto.

Per questo oggi tutti i lavora-tori del forlivese devono sostene-re la lotta alla “Croci”.

Milano

7 ottobre 2011. La diffusione del volantino del PMLI alla stazione FS di Varese (foto Il Bolscevico)

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Page 13: IL Bolscevico-PMLI n.37 2011

N. 37 - 20 ottobre 2011 cronache locali / il bolscevico 13Comunicato del Responsabile del PMLI

per la Campania

I 31 AVVISI DI GARANZIA CONTRO I MOVIMENTI ANTIDISCARICA DEL

VESUVIANO SONO UN’INFAMIA DA REGIME FASCISTA

Il Partito marxista-leninista italiano esprime piena solida-rietà ai movimenti antidiscarica del vesuviano per gli infami av-visi di garanzia subiti a carico di trentuno suoi attivisti impegnati nella giusta lotta contro l’aper-tura della discarica Sari, per la difesa del proprio territorio e contro la devastazione imposta militarmente dal governo fasci-sta del massacratore sociale, il neoduce Berlusconi.

I marxisti-leninisti campani si stringono in maniera militan-te al fianco degli attivisti antidi-scarica ingiustamente attaccati dalla repressione del regime e sono pronti a aderire a qualsiasi iniziativa in loro sostegno per far annullare con la mobilitazione di massa questi vergognosi avvisi di garanzia voluti dai politicanti locali e nazionali della destra e della “sinistra” del regime.

Questa infamia non solo mira a punire la rivolta popolare del 2010 ma avviene in circo-stanze in cui si progetta l’aper-tura rapida di un nuovo invaso di dimensioni enormi sempre

nello stesso territorio vesuvia-no: la famosa Cava Vitiello.

Una chiara operazione pre-ventiva tesa a intimidire, con la mannaia della repressione, le popolazioni in lotta e i loro Co-mitati.

Noi siamo convinti che le masse vesuviane sapranno rispondere colpo su colpo a questo vigliacco monito del re-gime, come avvenne nella rivol-ta popolare del 2010.

Intanto, tutte le forze poli-tiche, sociali, sindacali, cultu-rali e religiose, democratiche e antifasciste devono unirsi e mobilitarsi al fianco degli attivi-sti antidiscarica del vesuviano affinché siano subito stracciate tutte le accuse a loro carico.

Viva la giusta lotta di Terzi-gno e Boscoreale contro la di-scarica e le infamie del regime!

Noi del PMLI staremo con loro fino alla vittoria.

Franco Di Matteo, Responsabile del PMLI

per la Campania

Napoli, 5 ottobre 2011

Il neopodestà Renzi sostituisce i lavoratori in sciopero al Teatro Comunale di Firenze

Redazione di FirenzeSi inasprisce il braccio di ferro

fra i lavoratori del Maggio Musi-cale e il neopodestà Matteo Renzi (PD), che ricorre ai crumiri.

Lo storico Teatro Comuna-le fiorentino, gestito dalla Fon-dazione Maggio Musicale di cui è presidente il sindaco di Firen-ze in carica, versa da anni in una crisi sempre più profonda, dovu-ta a una gestione spendacciona, da classico “carrozzone”, a cui si sono sommati i tagli alla cultura; una voragine che ora il neopodestà fiorentino, in accordo con la so-printendente Francesca Colombo, cerca di scaricare in tutti i modi sui lavoratori con il classico ricat-to padronale “o si fa come dico io o si va tutti a casa”. Si parla di 120 “esuberi” su circa 500 dipenden-ti e gli stipendi sono appesi al filo dei contributi statali.

La goccia che ha fatto traboc-care il vaso è stata la decisione di Renzi e Colombo di tagliare del 6,7% l’integrativo sulle retribuzio-ni; un taglio su base annua ma con-centrato da settembre a dicembre, che porta a un taglio reale di circa il 50% sulle retribuzioni di questi quattro mesi. I sindacati azienda-li si sono detti disposti a discute-re detto taglio, purché spalmato su più anni, ma Renzi è andato avan-ti come uno schiacciasassi, attuan-dolo d’imperio e gabbandolo per

“approvato all’unanimità” dopo una riunione del Cda del 4 ottobre in cui i rappresentanti di Provincia di Firenze e Regione Toscana han-no raccomandato, ignorati, la ri-cerca dell’accordo sindacale; nella seguente riunione del 7 ottobre nel verbale da approvare il taglio veni-va dichiarato “approvato all’una-nimità”, con conseguente blocco dei lavori del Cda stesso.

Immediata la reazione dei la-voratori che hanno proclamato uno sciopero in concomitanza di

un concerto il 6 ottobre e un pre-sidio davanti al Teatro Comuna-le. Durante il presidio, guardato a vista dalla Digos, i lavoratori che distribuivano volantini si sono ac-corti che all’interno una parte de-gli scioperanti era stata sostituita da interinali, a questo punto sono entrati con la forza nel Teatro e hanno chiamato i carabinieri per accertare la presenza di maestran-ze estranee, per la quale ha fatto seguito una regolare denuncia alla magistratura; lo spettacolo ha su-

bìto un ritardo di 40 minuti e la so-printendente Colombo, salita sul palco, è stata accolta da una sono-ra bordata di fischi.

La soprintendente Colombo è stata denunciata anche per aver fatto installare una telecamera se-greta per controllare i lavorato-ri, ed è ancora indagata per aver trattenuto in Giappone, esponen-doli alle radiazioni nucleari delle centrali di Fukushima, i lavoratori impegnati in una tournée nei mesi scorsi.

Firenze

ALL’ATAF SCIOPERA IL 97% CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE

Renzi forse ci ripensa ma vuole intensifi care lo sfruttamento dei lavoratori

Redazione di FirenzeIl 7 ottobre i lavoratori del-

l’Ataf sono tornati a scioperare compatti contro i progetti di priva-tizzazione dell’azienda di traspor-to pubblico di Firenze e dintorni perseguiti a testa bassa dal neopo-destà Matteo Renzi (PD) e dal suo uomo, il presidente del Cda Filip-po Bonaccorsi. Durante lo sciope-ro si sono tenute due assemblee, al deposito di Peretola e in quello di viale dei Mille, da dove i lavorato-ri sono usciti in un corteo non pro-grammato per le vie del quartiere. Entrambe le assemblee hanno vo-tato per proseguire la mobilitazio-ne contro la privatizzazione e per un presidio sotto Palazzo Vecchio il prossimo 17 ottobre, quando il Consiglio comunale dovrebbe par-lare del futuro dell’azienda.

Intanto Renzi, dopo aver “rivi-sto attentamente i conti” con Bo-naccorsi, sta cambiando strate-gia: l’Ataf forse non si vende, fa sapere, ma bisogna tagliare i costi del personale: applicare in sostan-

za agli attuali 1.290 dipendenti lo stesso tipo di contratto integrati-vo riconosciuto ai 205 lavoratori di Li-nea spa (la controllata Ataf per le tratte periferiche) e cioè 39 ore settimanali di lavoro per tutti e non 35, 62 giorni di riposo l´anno contro gli 84 attuali, 6 ore e 22 mi-nuti di guida effettiva al volante

dell´autobus contro le 5 ore e 31 minuti attuali. Il neopodestà vor-rebbe poi eliminare 20 impiegati e i 100 autisti dichiarati inabili alla guida e utilizzati in altre mansio-ni.

Un pesante e inaccettabile ri-catto che i lavoratori respingono al mittente.

Fantastica commemorazione di Mao, fantasticodiscorso di Scuderi

Cari compagni,sono molto fiero ed entusiasta

di dirvi grazie per quello che state facendo. Nessuno in Italia ha ap-prezzato così fortemente un vero condottiero del proletariato come Mao. Ricordarlo è un vero segno che noi tutti abbiamo il corag-gio di riaccendere l’animo ormai “perso” delle grandi rivoluzioni che hanno segnato la storia.

Mao era il più grande Mae-stro del proletariato e spero che prenderemo i suoi insegnamenti e il suo carattere che spinge noi italiani ad abbattere il sistema ca-pitalistico.

La commemorazione di Mao organizzata dal PMLI è stata fan-tastica ma più fantastico è stato il discorso del compagno Scude-ri, secondo me molto ma molto convincente, capace di riaccen-dere l’ideale nei compagni. Esal-tando Mao ci ha dato la forza e il coraggio di credere ancora di più nella causa del PMLI.

Viva Mao e soprattutto viva il PMLI che ancora ci dà quella speranza di attuare in Italia la dit-tatura del proletariato!

Saluti rossi.Luigi - provincia di Catanzaro

Il PMLI rappresenta il veroideale rivoluzionario marxista-leninista

Cari compagni,questa è la prima volta che

scrivo a voi con immenso piace-re. Con il compagno Luigi abbia-mo letto molto di voi sul vostro sito e nelle lettere che ci avete inviato.

Abbiamo appreso che siete l’unico Partito che rappresenta veramente l’ideale rivoluzionario marxista-leninista, giusto per noi compagni che da sempre abbia-mo sognato il rovesciamento del mondo dal potere capitalista a quello socialista.

Viva il PMLI!Saluti rossi.

Andrea -provincia di Catanzaro

Grazie al PMLIche difende Stalin emi fa conoscere Mao

La biografia di Stalin prodotta dal PMLI sarà sicuramente inte-ressante per me da leggere. È una necessaria forma di controin-formazione, per contrastare tutta la “leggenda nera” che l’antico-munismo ha costruito nel tempo.

Pur con i loro limiti e difet-ti, sono del resto ancora pochi i testi che cercano di ristabilire la verità sulla figura a l’opera di Sta-lin, come politico e come uomo. Il vostro libro è certo importante, in questo senso.

Ho trovato molto interessante anche, per il poco che ho potuto sfogliarla, per ora, la vostra pub-blicazione sul lavoro del PMLI fra i giovani e gli studenti: mi sembra un testo condivisibile e lucido.

Grazie anche per i numeri de Il Bolscevico su Mao che mi saran-no certo utili per approfondire il pensiero di Mao, che ancora non conosco a sufficienza.

Infine, vi ringrazio per il dvd commemorativo di Stalin, che vi-sionerò appena possibile.

Invio i miei migliori auguri per il vostro lavoro politico.

Marco - Roma

Condivido la denuncia del PMLI sul capitalismo

assassino a BarlettaHo appena letto il comunicato

del PMLI sulla strage di Barletta “Capitalismo assassino”.

Condivido la denuncia dell’in-giustizia e la solidarietà alle ope-raie uccise dallo sfruttamento del padrone capitalista.

Saluti.Adolfo - Vicopisano (Pisa)

Via il neopodestà Moscherini da Civitavecchia

Su ben 8.000 comuni italiani solo Civitavecchia (Roma), insie-me ad altri due, è stato pesante-mente declassato da Moody’s.

Chiediamo perciò le dimissioni del neopodestà Gianni Moscheri-ni (PDL).

A. S. - Civitavecchia (Roma)

CONTRO GLI INAUDITI AUMENTI DEI BIGLIETTI PER RESIDENTI E LAVORATORI

Riuscita manifestazione a Ischia controgli armatori privati e la Regione CampaniaIl PMLI propone il boicottaggio delle corse private

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Ischia del PMLIL’8 ottobre si è tenuta ad

Ischia (Napoli), con la partecipa-zione di almeno trecento perso-ne, soprattutto giovani studen-ti, la manifestazione contro gli assurdi aumenti dei biglietti dei traghetti (costeranno 7 euro) per residenti e pendolari decisi dagli armatori privati e contro le scelte scellerate della Regione Campa-nia di varare un piano orari che va evidentemente contro gli interes-si dei lavoratori in primo luogo, dei residenti e di tutti coloro che

devono spostarsi da e per Ischia. Un piano scriteriato che è stato condannato da tutte le associa-zioni che aderiscono all’Autmare.

In un documento dell’Asso-ciazione, che riunisce gli utenti del mare, si afferma che la politi-ca regionale è “a tutto vantaggio dei profitti degli armatori privati”. L’Autmare, e con essa anche il PMLI che vi aderisce, chiede la revisione del Piano orario appro-vato, con il ripristino delle corse da e per Mergellina, il recupero delle corse OSP (che sono quelle obbligatorie di pubblico servizio) da Ischia per il Beverello, l’inseri-

Troina (Enna)

L’“OPPOSIZIONE” COMUNALE NON FA NULLA PER CONTRASTARE LA GIUNTA COSTANTINODal corrispondente della Cellula “Mao” di Troina del PMLIChe la giunta comunale di

Troina, Enna, guidata dal fascista Costantino, non abbia fatto nien-te lo sapevamo, ma anche l’op-posizione di “centro-sinistra” non ha mosso un dito.

I consiglieri comunali non han-no elaborato misure per sbloccare

la situazione disastrosa della di-soccupazione né sono stati in gra-do di creare posti di lavoro. Han-no solo proposto dei palliativi e non sono riusciti ad opporsi alla macelleria sociale di questa giun-ta, facendo passare anche alcuni provvedimenti inutili, come i 24mila euro per il “Ferragosto troinese” ai quali sono stati aggiunti altri 45mila

euro. Non hanno mai fatto nulla per fermare lo sperpero di dena-ro pubblico, che riguarda anche i viaggi inutili e costosi che la giunta Costantino realizza qua e là.

Intanto, le domande per i sussidi di disoccupazione con-tinueranno a non essere accolte e i disoccupati continueranno a stringere la cinghia.

Ischia (Napoli), 8 ottobre 2011. Il PMLI diffonde il suo volantino alla manifesta-zione contro l’aumento del biglietto dei traghetti privati e il taglio delle corse

mento di navi veloci su Pozzuoli, l’introduzione delle corse per i Ri-fiuti solidi urbani e l’approvvigio-namento Energetico. Si chiede inoltre l’affidamento delle linee essenziali alla società pubblica Caremar, l’affidamento delle linee OSP mediante gara europea a più partecipanti, la modifica del regolamento che assegna le linee residuali, onde permettere una reale gara tra più concorrenti, l’istituzione del biglietto unico ter-ra-mare, già oggetto di atto deli-berativo regionale mai realizzato.

L’Organizzazione isolana del PMLI ha partecipato con la dif-fusione di un suo volantino dal titolo “Il boicottaggio delle corse dell’armamento privato è l’arma più forte per battere prepotenza e arroganza”. In esso si afferma tra l’altro: “Sorretto da istituzioni fal-lite e incapaci di rappresentare gli interessi del popolo, l’armamento privato non ha trovato difficoltà a far prevalere la sua voce e dal 1° ottobre infatti, una corsa in ali-scafo, andata e ritorno costerà ai residenti 14 euro, con un aumen-to di ben 3,40 euro! Un esempio per tutti: chi sarà costretto ad essere accompagnato a Napoli

per terapie mediche, in un mese, dovrà affrontare una spesa di cir-ca 1.000 euro, che nessuno gli rimborserà mai!”. Ecco perché, continua il volantino dell’Organiz-zazione ischitana, “è ora di dire basta! Il PMLI invita residenti e lavoratori a preferire le corse del servizio pubblico perché solo con la lotta possiamo vincere e costringere padroni e Regione a cambiare rotta”.

Il volantino dei marxisti-lenini-sti, che è stato anche pubblica-to da “Il Golfo” nell’edizione del 2 ottobre, è stato apprezzato e condiviso da molti giovani e da lavoratori che hanno giudicato intelligente e “veramente duro” il boicottaggio.

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14 il bolscevico / esteri N. 37 - 20 ottobre 2011

Stati Uniti

SI ALLARGA LA LOTTA DI “OCCUPIAMO WALL STREET”Manifestazioni in tutto il paese. A New York la più grande manifestazione dall’inizio del movimento assedia la Borsa

LA RISCOPERTA DI MARXIl movimento di protesta “Oc-

cupiamo Wall Street” partito il 17 settembre contro lo strapotere delle banche e delle finanziarie e contro le diseguaglianze so-ciali dilaga da New York in tutto il paese.

Il cuore della protesta resta lo Zuccotti Park, ribattezzato Liber-ty Park, nel distretto finanziario di Manhattan a un passo dai grat-tacieli di Wall Street, la strada in cui ha sede la borsa di New York, da dove il 5 ottobre è partita una nuova manifestazione per met-tere sotto assedio la Borsa. Ma sotto lo slogan “Siamo il 99 per cento” migliaia di manifestanti sono scesi in piazza in tutte le principali città da Los Angeles a Boston, da Chicago a Kansas City, da Tampa a St. Louis. E si appresta a varcare il confine e a dilagare nel vicino Canada.

Centinaia di manifestanti al grido di “Restituiteci la libertà, ridateci i risparmi” hanno mani-festato il 5 ottobre nei distretti fi-nanziari di Los Angeles e Boston. A Chicago, una delle roccaforti dell’industria americana, alcune decine di manifestanti si sono accampati con i sacchi a pelo in una piazza da dove, a partire dalla fine di settembre, ogni sera al termine dell’orario scolastico o di lavoro sono raggiunti da altri manifestanti e marciano verso il centro della città, verso la sede della Fed, la banca centrale ame-ricana.

Nei cortei, accompagnati dal suono di bonghi e chitarre, i mani-festanti portano cartelli e striscio-ni contro le banche, denunciano i mediatori finanziari e puntano il dito anche contro l’amministra-zione di Barack Obama, delusi dalle promesse non mantenute.

Obama ha salvato le banche e le finanziarie mentre poco o nulla ha fatto per affrontare la disoc-cupazione che è cresciuta con i 25 milioni di americani che hanno perso il lavoro durante la reces-sione fra il 2007 e il 2009, nulla per sostenere il reddito della fa-miglia media caduto negli ultimi quattro anni di almeno il 10%.

Ignora le richieste che salgono dalle manifestazioni e si moltipli-cano in molti Stati, in nuove città da Seattle a Portland, da Minnea-polis a Denver, da Kansas City a Cleveland, a Washington e a Hilo, nelle Hawaii.

Per il 15 ottobre sono in pro-gramma manifestazioni di prote-sta in varie città del Canada: a Toronto fuori dallo Stock Exchan-ge, a Vancouver è annunciata la costituzione di un presidio a tem-po indeterminato di fronte all’Art Gallery, cortei a Calgary, Mon-treal e Ottawa.

Le manifestazioni si moltipli-cano e diventano più grosse col sostegno di varie organizzazioni sindacali tra i quali quello dei Tra-sporti di New York che tra l’altro ha ufficialmente chiesto al giudice federale di impedire alla polizia di utilizzare i conducenti dei bus per trasportare i manifestanti arresta-ti come è avvenuto con gli oltre 700 fermati nella manifestazione che il 2 ottobre aveva bloccato il ponte di Brooklyn. Altre organiz-zazioni tra le quali il sindacato na-zionale delle infermiere, il Natio-nal Nurses United, davano la loro adesione alla annunciata manife-stazione del 5 ottobre a New York che sarà la più grande dall’inizio della mobilitazione.

Almeno 10 mila manifestanti, ma diverse fonti ne hanno stimati fino a 30 mila, si concentravano nel pomeriggio a Foley Square,una piazza a un chilometro e mez-zo a nord di Wall Street, dove si svolgevano i comizi di rappresen-tanti sindacali e rappresentanti di organizzazioni pacifiste e al ter-mine dei quali partiva un corteo verso la sede della Borsa. Tanti i cartelli con vari slogan da “abolire il capitalismo” a “il diritto al lavoro è un diritto umano”, da “siamo la nuova Tunisia e il nuovo Egitto” a “tassate Wall Street”, a “ridateci la legge Glass-Steagall” (la norma del 1933 che vietava la sovrappo-sizione tra banche d’affari e com-merciali). Una banda musicale di ragazzi suonava diverse canzoni tra le quali “Bella ciao”.

Quando la testa del corteo

raggiungeva la zona transenna-ta intorno alla Borsa, alcuni di-mostranti tentavano di saltare le barriere ma erano bloccati dalla polizia che sparava in faccia gli spray urticanti e arrestava una ventina di manifestanti. La prote-sta non si fermava e per diverse ore i manifestanti tenevano sot-to assedio la sede del New York Stock Exchange.

La crisi capitalistica si fa sem-pre più acuta, la lotta prosegue e si allarga e tra i protagonisti di questo movimento di protesta assistiamo alla scoperta o alla riscoperta di Marx e delle sue profetiche analisi del sistema economico capitalistico e delle sue intrinseche e insanabili con-traddizioni che lo minano dalle fondamenta. New York, 5 ottobre 2011. Sullo striscione l’invito ad allargare la protesta fi no ad occupare tutta l’America

DECISI DAL GOVERNO GRECO SU IMPOSIZIONE DI UE, BCE E FMI

Contro i licenziamenti e il taglio dei salarisciopero generale dei lavoratori pubbliciAtene e tutta la Grecia sono

state paralizzate il 5 ottobre dallo sciopero generale di 24 ore dei lavoratori pubblici. In più di 100 mila hanno partecipato alle due manifestazioni sindacali e alla marcia degli studenti che hanno attraversato Atene fino a piazza Syntagma, di fronte al parlamen-to, dove la polizia ha respinto al-cuni tentativi dei manifestanti di entrare all’interno. Nella stessa piazza si terrà la nuova manife-stazione degli indignati greci il 15 ottobre e la conclusione del prossimo sciopero generale fis-sato per il 19 ottobre. Questa è la tabella di marcia delle proteste sindacali, popolari e studente-sche contro il piano di lacrime e sangue del governo del socialista Giorgio Papandreu che tenta di salvare il paese dal tracollo finan-ziario scaricandone l’onere sulle spalle dei lavoratori e delle masse popolari.

Nonostante le pesanti misure già adottate la situazione della Grecia resta ancora molto critica tanto che il governo Papandreu ha già annunciato di non essere in grado di rispettare gli obietti-vi di bilancio posti per il 2011. E ha annunciato ulteriori misure di austerità anche per i prossimi tre anni, fino al 2014.

Lo sciopero generale del 5 ot-tobre ha visto una larga adesione dei lavoratori e una partecipazio-ne alta di tantissime categorie dai portuali agli insegnanti, dagli av-

Atene, Piazza Omonia, 5 ottobre 2011. Migliaia di manifestanti protestano davanti alla sede del parlamento ellenico contro le migliaia di licenziamenti e gli ennesimi tagli varati dal governo Papandreu

10 ottobre 2011. Sull’esempio della manifestazione di New York migliaia di di-soccupati, insegnanti e lavoratori protestano a Chicago

A ZHENGZHOU IN CINA

Manifestazione di solidarietàcon la protesta negli Usa

CONTRAPPOSTO IL SOCIALISMO DI MAO AL CAPITALISMO

Alcune centinaia di manife-stanti sono scesi in piazza il 6 ot-tobre nella città di Zhengzhou, il capoluogo della provincia centra-le cinese dell’Henan, manifestan-do a sostegno delle proteste negli Usa e contro il capitalismo. Molti anziani ma anche diversi giovani hanno marciato con un fazzolet-to rosso al braccio, con cartelli a sostegno “del popolo americano

nella rivoluzione di Wall Street” e gridato slogan come “uniti, prole-tari di tutto il mondo” e “morte al capitalismo”.

“Solo il socialismo può salvare il mondo” affermavano alcuni ma-nifestanti ricordando Mao e i suoi insegnamenti e sottolineando che anche se Mao è morto la sua ere-dità politica è ancora fortemente sentita e considerata valida.

vocati al personale dei musei, ai controllori del traffico aereo. Uffici e scuole chiusi, trasporti blocca-ti, salvo gli addetti a bus, tram e metro della capitale esentati per trasportare i manifestanti ai con-centramenti nel centro della città.

L’1 di ottobre il governo greco aveva dato il via libera al piano che prevede, oltre al taglio del 20% dei salari dei dipendenti della pubblica amministrazione entro il 2015, la diminuzione di 30 mila lavoratori pubblici attra-verso la loro collocazione in una specie di cassa integrazione, un fondo “di riserva per il lavoro”, entro i prossimi tre mesi al 60% dello stipendio per la durata di un anno; al termine del percorso

c’è il licenziamento. Il varo della nuova stangata per i dipendenti pubblici era la condizione richie-sta dalla cosiddetta Troika, la delegazione composta da rap-presentanti della Banca europea (Bce), dell’Unione europea (Ue) e del Fondo monetario internazio-nale (Fmi) per concedere a Atene la sesta rata di aiuti, un pacchetto da 8 miliardi di euro senza i quali la Grecia si sarebbe trovata senza i fondi per pagare gli stipendi già da metà novembre. E l’11 ottobre la Troika darà i via libera agli 8 mi-liardi che saranno consegnati una volta approvati dall’Eurogruppo e dal Fmi.

Al ministro del Lavoro greco Koutroumanis arrivava anche una lettera nella quale la Troika chiedeva l’abolizione dei contratti collettivi e del salario minimo. Una

richiesta che i sindacati respinge-vano indicando nel contratto col-lettivo di lavoro e nei 751,30 euro del salario minimo contrattuale due punti irrinunciabili, da difen-dere col “sangue nelle strade”.

E già il 4 ottobre un gruppo di lavoratori occupava l’ufficio del ministro del lavoro, i sindacati davano il via alle occupazioni di ministeri, comuni, uffici e servizi statali. Gli impiegati statali mette-vano sotto assedio i ministeri del-le Finanze, Sviluppo, Agricoltura, Sanità, Giustizia, Ambiente e Cul-tura; la Pubblica Istruzione era assediata da migliaia di studenti; numerosi i comuni e le stazioni dei bus locali occupate dai lavo-ratori, presidi di infermieri e me-dici fuori degli ospedali. A Atene occupate dagli studenti anche 96 tra facoltà e scuole secondarie.DRONE TERRORISTICO

DELLA CIA FA 4 MORTI IN YEMENUn portavoce del ministero

della Difesa yemenita annunciava il 30 settembre la morte di quat-tro persone in seguito a un raid di un aereo senza pilota che aveva colpito due veicoli nella provincia di Marib, nell’est dello Yemen. Fra i morti un arabo con la doppia cittadinanza americano-yemenita che gli Usa consideravano un re-sponsabile di al Qaeda e che era il bersaglio principale del drone terroristico della Cia.

Che fosse finito nel mirino dei servizi americani lo aveva rivelato nello scorso aprile un responsa-bile dell’amministrazione Usa su iniziativa del presidente Barack Obama che aveva firmato un memorandum segreto che au-torizzava la sua uccisione. Poco

dopo l’annuncio della Casa Bian-ca falliva il primo tentativo di as-sassinarlo nel sud dello Yemen; la sua vettura fu solo sfiorata da un missile lanciato da un drone americano.

Obama definiva il raid terrori-stico nello Yemen “un’altra signi-ficativa pietra miliare nel nostro impegno per sconfiggere Al Qae-da”.

Una pietra miliare delle viola-zioni dell’imperialismo americano delle proprie leggi che non preve-dono l’esecuzione di un ipotetico condannato senza processo e della sovranità nazionale degli al-tri paesi nei quali la Cia esercita la licenza di uccidere in nome della lotta al “terrorismo”. Con Obama come con Bush.

È in uscital’opuscolon. 15 di Giovanni Scuderi

Le richieste vanno indirizzate a:[email protected]

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Tel. e fax 055 2347272

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N. 37 - 20 ottobre 2011 esteri / il bolscevico 15GLI EDILI SCOZZESI IN PIAZZA PER

PROTESTARE CONTRO I LICENZIAMENTI EIL TAGLIO DEL 30% DELLA PAGA ORARIADal corrispondente dell’Organizzazione di Aberdeen (Scozia) del PMLIMercoledi 5 ottobre centinaia

di operai del settore edile sono scesi in piazza a Lanarkshire (Gla-sgow), presso la zona industria-le, per dire no all’ondata di licen-ziamenti e ai tagli salariali diretti preannuciati dalla Balfour Beatty e da altre sei imprese edili britan-niche.

I manifestanti hanno deciso di denunciare pubblicamente le im-prese che vogliono fare carta strac-cia dell’attuale Contratto collettivo nazionale di lavoro per i lavorato-ri edili, sostituendolo con un nuo-vo ambiguo contratto nazionale di lavoro (BESNA) che vorrebbero attuato entro marzo 2012. Questo nuovo contratto nazionale, a detta delle imprese di costruzione coin-

volte, “armonizzerebbe” i cinque accordi che disciplinano i rapporti di lavoro con elettricisti, idraulici, operai meccanici, ecc., in un unico accordo industriale congiunto.

I sindacati (con alla testa Unite e GMB) e i lavoratori edili si sono resi conto dell’imbroglio. Il nuovo contratto nazionale di lavoro com-porterà una riduzione del 30% dei salari per gli operai specializzati che da 16,25 sterline l’ora gua-dagneranno solo 10 sterline. Inol-tre i lavoratori non specializzati potranno essere adibiti a mansio-ni che precedentemente erano di esclusiva competenza degli operai specializzati. Non è azzardato ipo-tizzare che i padroni non si faran-no sfuggire l’occasione per reclu-tare manodopera a basso costo e che gli operai specializzati in cer-ca di lavoro si vedranno costretti

ad accettare la paga minima per non soccombere nella competizio-ne con gli operai non specializza-ti (che costerebbero agli imprendi-tori quasi 5 sterline meno l’ora ad operaio).

Il funzionario regionale del sin-dacato Unite, Scott Foley, ha affer-mato che si tratta di un grave attac-co al sostentamento di migliaia di lavoratori edili scozzesi che non possono permettersi di perdere un terzo del proprio reddito. Aggiun-ge che questo nuovo contratto darà ancora più potere ai datori di lavo-ro che potranno dettare, piuttosto che negoziare, retribuzioni, ferie, straordinari,ecc.

Centinaia di lavoratori sono stati contattati dai padroni che hanno dato loro tempo sino al 7 dicembre per sottoscrivere i nuovi contratti. Nonostante i portavoce

delle imprese coinvolte neghino le devastanti conseguenze che deri-veranno dall’attuazione di questo nuovo contratto, gli operai sanno bene che a dicembre si troveran-no dinnanzi ad una scelta difficile: accettare una paga ridotta del 30% oppure andare incontro al licen-ziamento.

Scott Walker, portavoce del sindacato Unite, ha affermato: “Si tratta di un altro attacco che si in-serisce all’interno di una serie di attacchi rivolti alla classe operaia. Si chiede alle lavoratrici e ai lavo-ratori di pagare i costi di una crisi economica non da loro causata”.

Altre significative manifesta-zioni di protesta seguiranno nelle prossime settimane, promettendo di far tremare la terra sotto i pie-di alla classe dominante borghese al potere.

Manifestazione a Londra contro l’imperialismo

SI TRATTA DI WANG LIENGEN,PADRONE DI UNA INDUSTRIA DI MACCHINARI

Il più ricco della Cina diventa membro del CCdel partito revisionista

e fascista cineseIl gruppo “Utopia” critica da sinistra questa scelta

Con una notizia rilanciata dal quotidiano cinese in lingua inglese, il Global Times, molto vicino al partito revisionista e fascista cinese, ha annunciato l’entrata nel CC del PCC nien-temeno del ricchissimo Wang Liengen, padrone del Sany group, una industria di mac-chinari che lo ha reso l’uomo più ricco della Cina. In realtà già all’interno dei 300 del Co-mitato Centrale siedono, da qualche tempo, alcuni dirigen-ti industriali come il dirigente della Haier, Zhang Ruimin e il presidente della Sinopec, Li Yi, con la differenza che le loro im-prese sono di proprietà statale, mentre LieNgen sarebbe il pri-mo appartenente a un gruppo industriale privato a entrare nel massimo organo del partito. L’imprenditore, iscritto appena dal 2004 al PCC, è considerato dalla rivista Forbes, che stila la classifica degli uomini più ric-chi al mondo, al primo posto in Cina, con 9,3 miliardi di dollari, e al 114° nel mondo. Questo è il frutto amaro del revisionismo

e fascismo cinese incarnati da Jang Zemin e della sua cricca, che, in continuità con Deng Xiaoping, hanno spalancato le porte del partito, cambian-do dieci anni fa lo Statuto del PCC, anche ai capitalisti.

I malumori della base del PCC e delle masse popolari si sono fatti sentire. Difatti, Fan Jinggang, fondatore del grup-po “Utopia”, ha denunciato l’ingresso di Liengen nel comi-tato centrale: “Questa scelta significa che il capitalismo pri-vato sta penetrando nelle stan-ze del potere del nostro Paese socialista”.

L’entrata del più ricco capi-talista cinese nel PCC ha desta-to clamore nel mondo ma non stupisce noi marxisti-leninisti, che abbiamo da subito denun-ciato sulle pagine de Il Bolsce-vico il colpo di Stato, compiuto dai revisionisti capeggiati da Deng, che ha trasformato la Cina da Paese socialista in una dittatura borghese di tipo fasci-sta. Ora abbiamo l’ennesima conferma di ciò.

CONFERENZA SULL’IMPERIALISMO PROMOSSA DA ANPI LONDRA

ED EMERGENCY UKPresente la Cellula “Stalin” di Londra del PMLI

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Londra

Giovedì 6 ottobre si è svolta nella sede INCA-CGIL a Highbu-ry e Islington, in zona nord-est di Londra, una iniziativa organizzata congiuntamente da ANPI Londra e Emergency UK dal titolo “Incon-tro sulla legittimità della guerra”.

C’erano anche due ospiti pre-senti all’incontro, uno era il pro-fessor Bill Bowring, giurista del Birkbeck College di Londra e Claire Gripton, infermiera e vo-lontaria di Emergency UK che lavora nelle zone di conflitto ed era appena rientrata dalla Libia. Si è parlato molto della guerra che si sta svolgendo in Libia e in particolare il professor Bowring, esperto in materia di diritto in-ternazionale non ha avuto mezzi termini nel denunciare questo intervento della coalizione britan-nica-francese come un intervento di tipo imperialista. Partecipava anche la Cellula “Stalin” di Lon-dra del PMLI. E a proposito di imperialismo si è parlato anche di altre guerre, dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Somalia all’Eritrea, dando vita a un dibattito molto

interessante. Claire Gripton ha raccontato

cosa succede realmente in Li-bia e denunciato che i governi manipolano le statistiche perché in Libia da quando è scoppiata questa guerra civile il 90% del-le vittime sono donne e bambi-ni, il 10% soldati. Anche l’ANPI, Emergency UK e un esponente della CGIL hanno espresso il loro punto di vista su questi conflitti e sono tutti d’accordo nel dire che si tratta di guerre imperialiste.

Quando il dibattito è finito una delle nostre militanti ha po-tuto parlare con gli organizzatori, i quali ci hanno ringraziato per la nostra presenza, visto che erava-mo l’unico partito ad aver dato la disponibilità e ad essere presente al contrario di altri di cui non si è visto neanche un rappresen-tante. Inoltre abbiamo parlato di poter organizzare eventi insieme su argomenti di interesse comu-ne e siamo rimasti d’accordo nel ritrovarci per discutere di questa possibilità.

Questa è un’ulteriore con-ferma che la nostra Cellula sta crescendo tra gli emigrati italiani nella capitale britannica.

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di LondraSabato 8 ottobre si è tenuta a

Trafalgar Square a Londra una grande manifestazione contro le guerre imperialiste. La data scelta ricorda che quello stesso giorno di dieci anni fa si tenne un’altra gran-de manifestazione contro la guerra in Afghanistan.

La manifestazione è stata orga-nizzata da movimenti per la pace, sindacati, da alcuni membri del Labour Party, attori, scrittori, mu-sicisti, gente di spettacolo in ge-nerale. La manifestazione, a cui erano presenti migliaia di perso-ne e che si è conclusa a Downing Street, è stata aperta da Joe Glen-ton, ex soldato che fu portato da-vanti alla corte marziale, proces-sato e incarcerato perché si rifiutò di ritornare in Afghanistan a com-

battere. Egli ha letto al microfo-no una lettera indirizzata al primo ministro inglese in cui dice: “ab-biamo scritto questa dichiarazio-ne in contrapposizione alla propa-ganda e alle bugie che propinano i nostri politici per giustificare que-ste guerre del terrore degli ultimi 10 anni. Noi sappiamo che queste guerre non hanno niente a che fare con la democrazia o con la sicu-rezza delle donne e bambini, con la pace e la stabilità. Essi stanno lottando solo per il denaro e il po-tere e nient’altro. Il sangue dei no-stri compagni ha lubrificato le am-bizioni di pochi”.

Hetty Bower, di ben 106 anni, con estrema lucidità ha dato la sua testimonianza di come iniziò la prima guerra mondiale e di come i politici dell’epoca avevano detto tante falsità per giustificarla.

La manifestazione è prosegui-ta nominando 120 persone morte nella guerra in Afghanistan e non ultimo ricordando che l’eserci-to inglese attualmente sta costan-do 12 milioni di sterline al giorno, soldi che potrebbero essere spesi

in altro modo. La Cellula “Stalin” di Lon-

dra del Partito marxista-leninista italiano appoggia fermamente le masse popolari della capitale bri-tannica nella lotta contro l’impe-rialismo.

Il PMLI produce un grosso sforzo per far giungere alle masse la sua voce anticapi-talista, antiregime neofascista e per l’Italia unita, rossa e socialista. I militanti e i sim-patizzanti attivi del Partito stanno dando il massimo sul piano economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appello ai sinceri fautori del socialismo per aiutarlo economicamen-te, anche con piccoli contributi finanziari. Nel supremo interesse del proletariato e della causa del socialismo.

Più euro riceveremo più volantini potremo diffondere contro il governo del neoduce Berlusconi e il regime capitalista, neofasci-sta, presidenzialista, federalista e interventi-sta e i suoi partiti.

Aiutateci anche economicamente per combattere le illusioni elettorali, parlamen-tari, riformiste e governative e per creare una coscienza, una mentalità, una mobi-litazione e una lotta rivoluzionarie di massa capaci di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e di istituire il socialismo e il potere del proletariato. Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

Consegnate i contributi nelle nostre Sedi o ai nostri militanti oppure inviate i con-tributi al conto corrente postale n. 85842383, specificando la causale, intestato a:

PMLI - via Gioberti, 101 - 50121 FIRENZE

Catena di morti sul lavoro in PoloniaNella nuova Polonia dei “Pan”

(signori terrieri) le masse sono massacrate per via della politica di lacrime e sangue del governo liberal-fascista di Donald Tusk.

Giorni fa è morto un minato-re nei pressi di Katowice in una delle regioni con il più alto tasso di miniere di carbone. Il minato-re è morto quando si trovava ad una profondità di quasi 900 metri. Il minatore è morto per via delle bruciature che aveva nel corpo ed il soccorso all’ospedale si è rivelato inutile.

Ancora non si sa quali siano state le cause perché la commis-

sione deve ancora verificarle. Dal-l’inizio dell’anno fino ad ora sono già morti 18 minatori. Un numero inaccettabile di morti sul lavoro. I maggiori responsabili sono i governanti reazionari e bigotti al soldo dei pescecani capitalisti e del clero.

L’unica cosa che le masse polacche dovrebbero fare è quel-la di impugnare la potente arma dell’astensionismo elettorale non recandosi alle urne in vista delle prossime elezioni parlamentari che si terranno nella Polonia ca-pitalista.

Pao - Polonia

Londra, Trafalgar Square, 8 ottobre 2011. Manifestazione “Stop alla guerra” in occasione del 10° anno dell’aggressione imperialista all’Afghanistan

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