Ignaciana, Rivista Di Ricerca Teologica, 19-2015

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Ignaziana es una revista online gratuita, con ediciones semestrales (mayo y noviembre). Es expresión del Centro de Espiritualitad Ignaciana de la Pontificia Universidad Gregoriana (Roma), bajo la responsabilidad del Instituto de Espiritualidad de la misma universidad. Publica artículos y noticias con la intención de estimular y profundizar la investigación en la tradición cristiana inaugurada por San Ignacio de Loyola. Realizando esta finalidad, la revista aspira a ser un punto de referencia para convertirse en un eficiente puente de diálogo entre autores y lectores en el presente momento histórico. En el panorama editorial que comprende las revistas de espiritualidad ignacianas actuales, los artículos de investigación y estudios en profundidad no encuentran un espacio adecuado y los autores prueban dificultad para publicar sus trabajos normalmente. Las revistas en circulación orientan sus contenidos al interés del mayor número de lectores posible; esta situación inhibe la labor de los investigadores, que se ven invitados a publicar estudios más breves, a evitar el lenguaje especializado, y, con frecuencia, a presentar sus trabajos en revistas que no están especializadas en espiritualidad. Esta situación favorece, aunque sea involuntariamente, la dispersión editorial y el dispersión literaria de quienes quisieran profundizar su experiencia espiritual teológica e ignacianamente. Acogiendo e integrando en un espacio familiar la producción especializada que encuentra su inspiración en la experiencia de san Ignacio, Ignaziana aspira a satisfacer este vacío.

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  • rivista di ricerca teologicawww.ignaziana.org n.19-2015 rivista web semestrale edita dal Centro di Spiritualit Ignaziana

    dellIstituto di Spiritualit della Pontificia Universit Gregoriana (Roma)

    MICHELINA TENACECome formare la coscienza?

    MARK ROTSAERT S.J.Accogliere la misericordia

    TAVOLA ROTONDASpiritualit ignaziana e metodo trascendentale

    in Johannes B. LotzGIORGIA SALATIELLO

    IntroduzioneDARIUSZ KOWALCZYK S.J.

    Il passaggio dallessere al Dio personale secondo Johannes B. LotzFERENC PATSCH S.J.

    Oltrepassare Nietzsche e Heidegger?La proposta di una metafisica agapica di Johannes Baptist Lotz

    ROSSANO ZAS FRIZ DE COL S.J.La contemplazione di Ges negli Esercizi Spirituali di SantIgnazio alla

    luce dellesperienza trascendentale di Johannes Baptist Lotz s.j.GERARD WHELAN S.J.

    Lotz and Lonergan: Two Jesuit Attempts to Engage Post-Modernity

    SECONDO BONGIOVANNI S.J.La sfida ignaziana. Un commento alla sentenza di Hevenesi

    LUIS GARCA ORSO S.J.Poner orden: el itinerario espiritual de Pedro Fabro

    PAUL ROLPHY PINTO S.J.La sacratssima humanidad de Cristo, punto de encuentro

    de dos msticos: Francisco Javier y Teresa de vila

    DragoLe parole scritte in blu sono collegamenti ipertestuali che possono essere cliccati per aprire i documenti corrispondenti ( necessario essere connessi ad Internet).The words in blue are hypertextual links that can be clicked to open the correspondent documents (a Internet connection is required).Las palabras en azul son conexiones hipertextuales que pueden ser clicadas para abrir los documentos respectivos (es necesario estar conectado a Internet).

  • 2PRESENTAZIONE

    rivista di ricerca teologica19 (2015) presentazione

    In questo numero si propongano due attivit svolte dal Centro di Spiritualit Igna-ziana dellUniversit Gregoriana: il ciclo di conferenze sui fondamenti della vita cristia-na, affrontato da una prospettiva formativa; e la tavola rotonda in cui si rapporta laspiritualit ignaziana con il metodo trascendentale di Johannes Baptist Lotz s.j.

    Nel ciclo di conferenze accennato si presentano gli articoli di Michelina Tenace cherisponde alla domanda: Come formare la coscienza? e quello di Mark Rotsaert, Ac-cogliere la misericordia. La tavola rotonda introdotta da Giorgia Salatiello, e seguonogli articoli di Dariusz Kowalczyk (Il passaggio dallessere al Dio personale secondoJohannes B. Lotz), di Ferenc Patsch (Oltrepassare Nietzsche e Heidegger? La propo-sta di una metafisica agapica di Johannes Baptist Lotz), di Rossano Zas Friz De Col(La contemplazione di Ges negli Esercizi Spirituali di SantIgnazio alla luce dellespe-rienza trascendentale di Johannes Baptist Lotz s.j.) e di Gerard Whelan (Lotz andLonergan: Two Jesuit Attempts to Engage Post-Modernity).

    Inoltre, Secondo Bongiovanni commenta la famosa sentenza di Hevenesi (Questasia la prima regola di coloro che agiscono: confida in Dio come se la riuscita delle cose[intraprese] dipendesse interamente da te, e nulla da Dio. Tuttavia, in esse impiega ognisforzo come se nulla fosse fatto da te e tutto da Dio soltanto); Luis Orso tratta dellitine-rario spirituale di Pierre Favre come di un processo in cui si mette ordine interiore; ePaul Rolphy Pinto, nellambito delle celebrazioni del quinto centenario della nascita diSanta Teresa di Avila, mostra come la Santa e Francesco Saverio si incontrino nella sacra-lissima umanit di Cristo.

    Con questo contenuto si spera di proseguire con lo scopo della rivista che quello dicontribuire allapprofondimento di diversi argomenti propri della spiritualit ignaziana.In questo senso, si invitano tutti gli interessati a inviarci i loro studi, in modo da allargaresempre di pi gli orizzonti.

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    MICHELINA TENACE

    rivista di ricerca teologica

    Come formare la coscienza?di MICHELINA TENACE*

    1. Introduzione

    Vorrei cominciare con due citazioni per situare la riflessione sulla formazione dellacoscienza nel contesto della spiritualit ignaziana.

    Prima citazione

    Allinizio del suo Memoriale, Pierre Favre, primo compagno di Ignazio, raccontache nellanno 1529, quando il nuovo studente basco arriv a Parigi, and ad abitare alCollegio Sainte-Barbe, dove gli fu assegnato di vivere nella stessa stanza di Favre. Bene-detta provvidenza! La vita di Pierre Favre cambia. Ecco cosa scrive: La Clemenza divi-na mi faccia la grazia di ricordare bene e di pesare con cura i doni che il Signore mi fecein quel tempo tramite questo uomo. Per primo il dono di vedere chiaro nella mia co-scienza, nelle tentazioni, negli scrupoli che avevo da tanto tempo senza capirne il signi-ficato e senza trovare via di pace1. Vedere chiaro nella coscienza non significa vedere lecose che non vanno. Questo, Favre lo faceva gi prima di incontrare Ignazio. Vederechiaro significa capire il significato di ci che succede e trovare pace2.

    Seconda citazione

    Leggiamo le prime parole che si trovano aprendo il libretto degli Esercizi Spirituali,la prima nota per avere qualche chiarimento sugli esercizi a beneficio di chi li d e di chili riceve. Con il nome di esercizi spirituali si intende ogni modo di esaminare la coscien-za, di meditare, di contemplare, di pregare oralmente e mentalmente e di altre attivitspirituali come pi avanti si dir (EE 1a).

    * MICHELINA TENACE, docente di teologia presso la Facolt di Teologia della Pontificia UniversitGregoriana, [email protected]

    1 PIERRE FAVRE, Mmorial, Descle de Brouwer, coll. Christus, 1959, p. 111-114.2 Nel Catechismo della Chiesa Cattolica alcuni paragrafi sono esplicitamente dedicati alla formazione

    della coscienza. Si legge che la coscienza formata, educata, retta, veritiera quando conforme allasapienza del Creatore (cfr. n. 1783); questa educazione, compito di tutta la vita, garantisce la liberte genera la pace del cuore (1784).

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    Nella nostra riflessione tratteremo dunque della coscienza in quanto attivit spiri-tuale. Si tratta cio della coscienza come terreno dove si semina e dove si raccoglie ilfrutto dello Spirito. Come formare la coscienza ci far riflettere su come si forma lavita secondo lo Spirito Santo, quello Spirito versato nei nostri cuori (cfr. Rm 5,5) perfiorire nei nostri corpi trasfigurati. E dunque ci chiederemo come cresce e come maturaquesta vita seminata da Dio stesso3, vita spirituale, e, infine, come si verifica la sua auten-ticit di vita secondo Dio.

    Come definire allora la coscienza spirituale?

    Cominciamo con la parola coscienza. Pu avere vari significati4. Per esempio, quan-do diciamo che una persona ha perso coscienza, vogliamo dire che continua a vivere, mavive senza autonomia.

    Dunque possibile se non una definizione, almeno la descrizione di alcuni aspettidella coscienza. In ogni uomo c unintuizione globale dellio mentre vivo (non incoma!), c una conoscenza di s in atto (non agisce da incosciente!), una percezioneinteriore misteriosa che valuta lagire proprio e quello degli altri secondo un giudizio dibene o di male (la libert di coscienza di fronte allaltro rappresenta il diritto di nonassecondare il suo agire, e la responsabilit nei confronti del proprio agire rivela che ilmio agire procede da una libera adesione ad una legge che diventa decisione, scelta,opzione). La coscienza evoca dunque insieme una realt ontologica propria della perso-na, una capacit razionale, una determinazione morale. Rivela una identit (chi sono),una modalit della vita (in coma o cosciente non lo stesso), indica una maturit perso-nale, una sensibilit allistanza relazionale. La coscienza manifesta la vita in relazione,esprime una percezione immediata di s e del mondo, pi vicina allesperienza sapien-ziale che alla conoscenza concettuale.

    In che senso si pu dire che c una coscienza cristiana? La vita per un cristiano Cristo5, il dono pi prezioso la sapienza6, la norma di vita immortale la carit7 e ilcriterio ultimo di autenticit cristiana lamore per i nemici. Questo lo sfondo teologi-co sul quale si declina tutta lantropologia cristiana.

    In breve, diciamo che la coscienza diventa cristiana nellincontro con Cristo cherivela la presenza in noi di una identit di figli di Dio, illuminata e si nutre lungo il

    3 Doroteo di Gaza scrive: Quando Dio cre luomo, depose in lui un germe divino, una specie difacolt pi viva e luminosa come una scintilla, per illuminare lo spirito e fargli discernere il bene ed ilmale. ci che viene chiamato coscienza, che la legge naturale. DOROTEO DI GAZA, Istruzioni 3, 40. InSC 92, Paris 1963, p. 209.

    4 Cfr. J. DUPONT, Syneidesis. Aux origines de la notion chrtienne de la conscience morale, StudiaHellenistica 5 (1948), p. 119-193.

    5 San Paolo nella Lettera ai Filippesi lo sintetizza chiaramente: Per me vivere Cristo (Fil 1,21).6 Salomone dice della Sapienza: La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo

    confronto (Sap 7,8).7 La carit non avr mai fine (1Cor 13,8). Senza la carit non sono nulla (1Cor 13,2).

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    cammino della parola di Dio8, matura secondo il frutto dello Spirito e misura la suacrescita alla luce del compimento pasquale, quando cio tutto si compie secondo larivelazione dellamore pi grande: il dono di s e la manifestazione della vita eterna.

    Ora possiamo provare a rispondere alla domanda: Come si forma la coscienza?,limitando le considerazioni a quanto emerge nellesperienza degli Esercizi Spirituali disantIgnazio.

    2. Come si forma la coscienza?

    2.1. La coscienza si forma inserita in una visione delluomo

    Per chi comincia un cammino spirituale, il richiamo alla coscienza pu fare pauraperch prospetta un giudizio. Dietro a questa paura si nasconde una falsa idea di religio-ne, una falsa immagine di Dio e una falsa immagine dellio. La religione concepitacome una serie di leggi pesanti. Dalla falsa immagine di Dio deriva la falsa immaginedellio: un giudice severo, un colpevole da condannare. Di fronte al pericolo di esserecondannati, si scappa, se si presi ci si giustifica, se si innocenti ci si ribella. La vita diun tale uomo infelice, falsa, disorientata, disordinata. Il disordine, concetto tanto pre-sente nella terminologia di santIgnazio, indica infatti una vita che non corrisponde al-lordine della vocazione delluomo9, creato ad immagine e somiglianza di Dio, immagineche viene ripristinata nel battesimo, e somiglianza che viene manifestata mentre si viveda figli. La santa grazia, attraverso il battesimo di rigenerazione, ci conferisce due beni,luno dei quali supera infinitamente laltro; ma luno ce lo d subito, infatti ci rinnovacon lacqua stessa e fa risplendere tutti i tratti dellanima, cio limmagine di Dio, can-cellando ogni ruga di peccato; laltro invece, cio la somiglianza, attende di operarla connoi. Dunque, quando lintelletto incomincia a gustare con un senso profondo la bontdello Spirito santo, allora dobbiamo sapere che la grazia incomincia come a dipingere,nellimmagine, la somiglianza. Infatti, come i pittori prima disegnano con un solo colorela figura delluomo, ma a poco a poco, facendo fiorire colore su colore, riproduconocos, fino ai capelli, laspetto del modello, ugualmente, anche la santa grazia di Dio pri-ma ricompone attraverso il battesimo limmagine, come era quando luomo incominciad esistere, ma quando vede che con ogni propensione desideriamo la bellezza dellasomiglianza e stiamo in piedi, nudi e imperturbabili, nel suo laboratorio, allora, facendofiorire la virt con la virt e innalzando di gloria in gloria la bellezza dellanima, le con-ferisce limpronta della somiglianza10.

    8 Lampada per i miei passi la tua parola (Sal 118,105), cibo dolce come il miele (v. 103).9 Il peccato non corrisponde allordine della vocazione delluomo, perci sentire cognizione del

    peccato porta a sentire il disordine delle mie attivit in modo tale che detestandolo, mi corregga e miordini. EE 63.

    10 DIADOCO DI FOTICA (V sec.), Definizioni. Discorso ascetico, 89, in Filocalia, I, Gribaudi, Torino1982, p. 388.

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    SantIgnazio esprime la sua visione cristiana delluomo in tutto il percorso degli EserciziSpirituali, ma in modo particolare nel Principio e Fondamento11.

    In breve ne ricordiamo i tratti essenziali.Una visione positiva. Luomo creato per ... lodare. Lodare e ringraziare sar infatti

    il primo punto suggerito per lesame generale12. Luomo che ringrazia ha accolto lamoree ha scoperto i doni, il credente che loda e ringrazia Dio scopre in se stesso, il caratteredella sua immagine deiforme, contempla linesprimibile bellezza spirituale della somi-glianza con il sovrano e comprende la ricchezza della sapienza imparata senza maestro,imparata da s, della legge insita in noi13. La coscienza di s una coscienza dei bene-fici ricevuti da Dio, considerando perfino se stessi come un bene ricevuto.

    Una visione realista: il peccato realt grave perch disordine che nega la visionepositiva, minaccia il bene, disorienta la coscienza, falsifica lidentit. Per questo ci dovressere unattenzione puntuale a ci che provoca questa situazione, unattenzione a ciche inclina la volont al disordine, bisogner esaminare e vagliare, mettere alla pro-va linclinazione per vedere ci che non ci rende liberi, ci per cui linclinazione disordinata14. Uninclinazione disordinata rivela una volont non libera, una volontnon secondo Dio.

    Una visione creativa: nonostante la ferita del peccato, luomo pu collaborare con lagrazia, attuando i frutti della redenzione. Come? La manifestazione della grazia si attuanella misura della cura che ciascuno si d nella fede15. Per santIgnazio il progressospirituale va dalla cura della propria vita di fede (vocazione) alla cura delle anime (mis-sione). particolarmente interessante il modo di trattare il rapporto tra grazia di Dio eimpegno delluomo, cio il rapporto fra grazia e libert che santIgnazio sapeva essereun punto delicato della teologia della sua epoca16. Se vero che liberi lo siamo solo pergrazia, perch Cristo ci ha liberati17, anche vero che liberi lo rimaniamo perch guida-ti dallo Spirito (cfr. Gal 5,18) abbiamo cura della fede sapendo che se pertanto vivia-

    11 Luomo creato per lodare, riverire e servire Dio Nostro Signore e per salvare, in questo modo,la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per luomo, affinch lo aiutino alraggiungimento del fine per cui stato creato. Da qui segue che luomo deve servirsene, tanto quanto loaiutino a conseguire il fine per cui stato creato e tanto deve liberarsene quanto glielo impediscano. Perquesta ragione necessario renderci indifferenti verso tutte le cose create ... desiderando e scegliendosolo ci che pi ci porta al fine per cui siamo stati creati. EE 23.

    12 Il primo punto consiste nel ringraziare Dio Nostro Signore per i benefici ricevuti. EE 43.13 MARCO LASCETA, Lettera a Nicola, in Filocalia, I, p. 220.14 Quando uno si sente legato [...] si fermi e rifletta [...] esaminando e vagliando [...] la propria

    inclinazione; e fino a quando [...] non si sar interamente liberato dalla propria disordinata inclinazione(non faccia neanche la carit a quella persona). EE 342. A proposito di regole da seguire per distribuireelemosine.

    15 CALLISTO E IGNAZIO XANTHOPOULI, Metodo e canone rigoroso, 6, Filocalia, IV, p. 155.16 Interessante la 17 regola fra quelle proposte Per il vero criterio che dobbiamo avere nella Chiesa

    militante. Non si deve parlare tanto della grazia da inoculare quel veleno che toglie la libert, ma parlarein modo che le opere e il libero arbitrio non ne subiscano danno o siano ritenuti un niente. EE 369.

    17 Cristo ci ha liberati perch restassimo liberi (Gal 5,1).

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    mo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito (Gal 5,25). Si pu affermareche lo scopo della spiritualit ignaziana quello di formare cristiani liberi nello Spirito.Ci che conta lessere nuova creatura (Gal 5,15), ma la nuova creatura, mediante lacarit totalmente al servizio (cfr. Gal 5,13) e perci particolarmente libera, particolar-mente obbediente e particolarmente creativa. Lo scopo degli Esercizi Spirituali vive-re per il Signore18, lo scopo della spiritualit ignaziana formare testimoni, cristianimaturi capaci di vivere la propria appartenenza a Cristo nella Chiesa con fedelt creati-va19 e con spirito di obbedienza.

    Una visione integrante, organica, secondo la tuttunit20. Va rilevato il fatto che, nelpercorso degli Esercizi, tutto importante, pensieri, sentimenti, tentazioni, ispirazioni,immaginazione, ecc. Perch cos nella economia della salvezza. Dio parla attraverso tut-to: il creato, i santi, luomo, gli eventi. E, nella risposta alla chiamata, luomo dovr espri-mere con tutto la sua adesione: ci che possiede, lintelletto, la volont, i sentimenti, lamemoria. Si riceve tutto, si offre tutto. Perci si fa attenzione a tutto ... a motivo dellamo-re. Dammi il tuo amore e la tua grazia e questo basta in cambio del tutto21. Afferrareil rapporto fra una cosa sola e il tutto unesperienza tipica della coscienza formata.

    2.2. In principio c la libert. La coscienza si forma mentre si libera

    Nel Principio e Fondamento (EE 23), la libert considerata dono di creazioneper realizzare il dono della vocazione. Creati per, viviamo per. La libert al serviziodello scopo per il quale luomo stato creato, per il Signore. Perci la libert si attuaal massimo quando riconosce a Dio il primo posto. Ecco allora il significato teologicodellespressione tanto quanto22: nel contesto in cui usata, rappresenta prima di tuttouna prova damore che sa ordinare le cose secondo lamore pi grande. Lindifferenza23

    da raggiungere per dare a ogni altra cosa la sua giusta collocazione, senza questa indif-ferenza il rischio di perdere la propria libert. Nessuna cosa creata pu prendere ilposto di Dio. Questo ordine garantisce la mia libert. Ma cosa o chi pu prendere il

    18 Perch se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia cheviviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore (Rm 15,8).

    19 L. LUPI, Ignazio di Loyola, educatore e formatore di testimoni, in Vocazioni 4 (2010), p. 12.20 Espressione cara al pensatore russo Vladimir Solovv che per tuttunit intende quella realt in

    cui luno esiste non a spese o a danno di tutto il resto ma per il suo bene [...] la vera unit conserva erafforza i propri elementi costitutivi realizzandosi in essi come pienezza di essere. Citato in M. TENACE,La bellezza unit spirituale, ed. Lipa, Roma 1994, p. 129.

    21 Ricordiamo il testo della preghiera pi significativa di questa visione: Prendi, Signore e accettatutta la mia libert, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volont, tutto ci che ho e possiedo; tume lo hai dato, a te, Signore lo ridono, tutto tuo, disponine a tuo pieno piacimento, dammi il tuo amoree la tua grazia, ch questa mi basta. EE 234.

    22 Cfr. EE 23: Le cose sono create per luomo e luomo se ne deve servire tanto quanto e liberarsenetanto quanto.

    23 Cfr. EE 23: per questa ragione necessario renderci indifferenti verso tutte le cose create [...]desiderando e scegliendo solo ci che pi ci porta al fine per cui siamo stati creati.

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    posto di Dio? Lio cosciente di s ma isolato, non cosciente di s in relazione a Dio e aisuoi benefici. Perci lo scopo del cammino spirituale sar di raggiungere la libert da sestessi e questo cammino sar modulato in tante esperienze di preghiera, di meditazioni,di discernimenti, di colloqui con laccompagnatore, proprio per verificare il progressodi liberazione. Si tratta di arrivare alla libert dallio misero liberando lesercitante dascrupoli e da ripetuti ritorni sui peccati passati. Ma si tratta anche della libert dalliobravo, liberando lesercitante dallinganno del merito di penitenze o rinunce eroiche.Bisogna arrivare a liberarsi dalla proiezione di una perfezione senza Dio, senza amore,senza gratuit. La prova pi grande per questo tipo di libert sar lumilt24 e il sacrificiodi s, cio della propria volont25. Infatti, la coscienza si forma mentre la vita umana siconforma alla vita divina, alla vera vita che indica il sommo e vero capo e la grazia diseguirlo26, cio quando la vita del credente assume la vita di Cristo, i sentimenti diCristo27, il vestito, la divisa di Cristo28. Si forma la coscienza spirituale mentre diventacristiforme. La forma lo Spirito Santo che anima da dentro la vita nuova che siesprimer allesterno con lo stile di vita che fu quello di Cristo29. Per arrivare ad esserefiglio nel Figlio, espressione massima della libert.

    2.3. Il principio dellincarnazione: la coscienza si forma mentre incarna lo Spirito

    La libert e lamore si misurano sulle opere e non sulle parole30 perch noi nonamiamo a parole n con la lingua, ma coi fatti e nella verit (1Gv 3,18). Viceversa,anche la mancanza di amore si rivela in piccole cose e nella falsit. Cos lantinomiadella fede: possiamo perdere la vocazione per un piatto di lenticchie (Gen 25,29-34), e

    24 Cfr. EE 168.25 Vedi il percorso della seconda settimana dove nel primo esercizio di preghiera si chiede la grazia di

    non essere sordo alla chiamata del Signore, ma essere pronto e diligente nel fare la sua santissimavolont. EE 91.

    26 EE 139.27 Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5) e cio lumilt o spogliazione di ogni tesoro

    (v. 6), la carit di servizio (v. 7), lobbedienza fino alla morte in croce (v. 8).28 Nelle Costituzioni della Compagnia di Ges al n. 101 si legge: quelli che camminano nello spirito

    e seguono veramente Cristo nostro Signore, amano e desiderano [...] rivestirsi della stessa veste e divisadel loro Signore, per lamore e la riverenza che gli sono dovuti [...] spinti dal desiderio di rassomigliaree dimitare in qualche modo il nostro Creatore e Signore Cristo Ges, rivestendosi della sua veste edivisa, dato che Lui stesso se ne rivestito per nostro maggior profitto spirituale, dandoci lesempioaffinch in tutte le cose a noi possibili cerchiamo dimitarlo e di seguirlo, con laiuto della sua grazia,perch Egli e la via che conduce gli uomini alla vita. Costituzioni della Compagnia di Ges, annotatedalla Congregazione Generale 34a e Norme Complementari, Ed. AdP, Roma 1997, p. 68-69.

    29 [...] desidero e scelgo, per imitare e rassomigliare pi effettivamente a Cristo Nostro Signore, lapovert con Cristo povero piuttosto che la ricchezza, le ingiurie con Cristo, che ne ricolmo, piuttostoche gli onori, e preferisco di essere stimato stupido e pazzo per Cristo, che per primo fu ritenuto tale,anzich saggio e prudente in questo mondo. EE 167. da notare come la vera risposta al tanto quantodel Principio e fondamento sia questo piuttosto per Cristo.

    30 [...] lamore si deve dimostrare pi nelle opere che nelle parole. EE 230.

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    guadagnare il regno dei cieli per un bicchiere dacqua fresca (cfr. Mt 10,42). Ecco alloraperch cos importante lordine in cui proposto il cammino spirituale: prima lesameparticolare, quello cio in cui si fa attenzione a qualcosa di particolare, poi quello gene-rale. Leggiamo negli Esercizi: a un uomo di cultura ... dopo avergli spiegato perchluomo fu creato, si potr dare lesame particolare ... e dopo, anche quello generale (EE19). Lordine proposto : prima spiegare il Principio e Fondamento, poi lesame parti-colare, poi lesame generale.

    Cosa ci indica riguardo al nostro tema il fatto che si comincia dallesame particolare?La coscienza si forma nellattenzione alle cose concrete. Lesaminare una cosa concreta,considerarla per un certo tempo, impedisce al cristiano di sognare una salvezza senzaincarnazione, senza attenzione alla realt. E inoltre, siccome lattenzione va su una cosaconcreta e circoscritta, si pu avere fiducia nel fatto che potrebbe cambiare o, se noncambia, si sperimenta come lattenzione procuri il vantaggio di mantenere esercitata lavigilanza e vivo il desiderio di cambiare. Si chiede conto alla propria anima (EE 25b)di come sta quel punto sul quale si desidera cambiare, perch lo scopo del tener contodi un difetto il desiderio di un bene. Si desidera un bene e per questo si attenti a cosasuccede di male. Il desiderio dunque lelemento decisivo nella formazione della co-scienza. Negli Esercizi Spirituali, le Addizioni della prima settimana sono proposte perfare meglio gli esercizi e per trovare meglio ci che desidero (EE 73). Il fatto concretoche osservo mi rivela se ci che desidero lo sto o non lo sto trovando: lho trovatoquando lo incarno.

    In cose concrete si rivela il progresso della ricerca e lo stato di salute delluomointero. Questo principio dellIncarnazione ci d anche tanta speranza. Non devo risol-vere tutti i problemi della terra: devo soltanto e oggi affrontare il fatto che saluto inmodo sgarbato il mio vicino di casa.

    2.4. Contemplazione e azione. La coscienza si forma mentre osserva e fa luce

    Il poco da osservare mi rivela il molto che non vedo. Cosa osservo? Non come salutoil mio vicino di casa, ma perch lo saluto cos. Quello che si tratta di osservare non sololatto, ma il pensiero, il sentimento, cio la fonte, il percorso, osservare dove tutto que-sto mi porta, perch solo vedendo verso dove e verso chi sono spinto, capisco chi stodiventando. Il motivo che bisogna educare locchio della nostra intenzione a badareal fine per cui siamo stati creati, cio per la lode di Dio nostro Signore e per la salvezzadella nostra anima (EE 169).

    Costatazione ricca di conseguenze: alluomo credente importa dove va! Perci osser-va i movimenti interiori, cerca di capire quale energia anima la vita della sua coscienza,quali pensieri, quali sentimenti, e sottopone questi e quelli a delle regole di guida sicura,di condotta prudente in funzione del fine che contempla nella storia della salvezza, cionella Scrittura. La coscienza si forma mentre contempla la storia della salvezza31, si nutre

    31 Cfr. EE 53.

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    della Scrittura e questo nutrimento non suscita nessun senso di frustrazione perch, inquesta contemplazione e masticazione32, il vero posto delluomo stare accanto al suoSalvatore e il vero cibo fare la volont del Padre.

    La coscienza si forma nellincontro con il Salvatore perch in Lui vede la vera imma-gine di Dio Padre, Lui, che il Figlio che non accusa ma salva, fa ritrovare alluomo lasua vera immagine di uomo-figlio, peccatore perdonato testimone dellamore infinitodel Padre. Per questo motivo si arriva a dire che chi conosce se stesso come peccatorenella misericordia ha conosciuto Dio e conosce il mondo degli uomini che chiamato adamare e sa discernere secondo tale conoscenza. Antonio il Grande, in una lettera ai suoimonaci, scrive: Fratelli cari ... voi siete capaci di conoscere voi stessi e chi conosce sestesso conosce Dio, e chi ha conosciuto Dio deve adorarlo in modo conveniente. Mieicari nel Signore, conoscete voi stessi. Chi infatti ha conosciuto se stesso, conosce ancheil tempo in cui vive e chi ha imparato a conoscere il tempo resta ben saldo e non si lasciadeviare da insegnamenti diversi33.

    Un altro Padre del deserto spiega che non pu divenire un vero cristiano chi hauna coscienza legata dal disordine, un intelletto che non sa da quale parte volgersi,un animo divorato dalla tristezza e dalla negligenza. Conoscere Dio significher ri-mettersi sulla via della salvezza, con fatica, preghiere, veglie, umilt, penitenza, soppor-tando avversit e umiliazioni con gioia per il Signore [...] senza rivendicare in nessunmodo le cose umane gloria, onore, lode, piaceri di cibi, di bevande, di abiti. Chi vivecos sta diventando un vero cristiano34.

    In unepoca di strumentalizzazione delle debolezze e di superficialit dei rimedi al-linfelicit, in una cultura che cerca morbosamente di giustificare ogni inclinazione pas-sionale, la spiritualit ignaziana punta sulla maturit del cristiano che ha una coscienzaliberata dal disordine degli attaccamenti, educata a riflettere su ci che succede dentrodi s, esercitata dal discernimento a riconoscere gli spiriti che muovono la persona,formata a gustare quanto bello fare la volont di Dio e vivere da redento35. Nientemoralismo ma educazione al gusto del bene che non pu essere cancellato o sostituito.

    2.5. La coscienza si forma mentre scopre il gusto spirituale e fa memoria di Dio

    Allinizio degli Esercizi, santIgnazio dichiara che lo scopo delle meditazioni , dopoche lintelligenza stata illuminata dalla potenza divina (EE 2b), portare la persona a

    32 Ruminare, masticare la Scrittura unespressione della tradizione monastica che pi che il verbomeditare ricorda che la parola nutrimento per il credente. Scrive a proposito Evdokimov che i Padrileggevano non i testi, ma il Cristo vivente, e Cristo parlava loro; consumavano la parola come il pane eil vino eucaristico, e la parola si offriva a loro con la profondit di Cristo. P. EVDOKIMOV, La femme et lesalut du monde, Tournai-Paris 1958, p. 12.

    33 Antonio, Lettera VII, in SANTATANASIO, La vita di Antonio. Lettere-Regola, ed. Messaggero,Padova 1989, p. 179.

    34 MARCO LASCETA, Lettera a Nicola, in Filocalia, I, p. 215.35 Cfr. il titolo del libro di M. RUPNIK, Lesame di coscienza, per vivere da redenti, ed. Lipa, Roma 2002.

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    sentire e gustare le cose internamente (EE 2c). Sentire e gustare sono espressioniche riguardano la coscienza viva che assimila la verit ascoltata, la medita, la fa sua, tantoche ne gusta la connaturalit interiore36. Nelle Regole del discernimento questo gustosar descritto come consolazione spirituale: il causarsi nellanima di qualche movimen-to intimo con cui lanima resti infiammata nellamore del suo Creatore e Signore, quan-do cio vi nellanima aumento di speranza, di fede e di carit e ogni tipo di intimaletizia che sollecita e attrae alle cose celesti e alla salvezza della propria anima, rassere-nandola e pacificandola nel proprio Creatore e Signore37, quando cio lanima restafervida e favorita dal dono e dalla risonanza della consolazione passata38.

    Questo gusto di vivere proprio del figlio che proclama magnifica la mia eredit(Sal 16,6), la gioia delluomo che gusta di stare alla presenza di Dio, gioia piena nella tuapresenza, dolcezza senza fine alla tua destra (Sal 16,11). Questo gusto non pu pi esseresostituito n cancellato, rimane nella memoria e alimenta la nostalgia o anima il deside-rio39. Questo gusto diventa memoria incessante di Dio che porter piano piano a viveresecondo Dio40, cio a fare la volont di Dio. Quando la volont si sottomette a ci che Diovuole, vuol dire che la memoria ha saputo custodire il gusto di fare la volont di Dio41.

    Lesame di coscienza sar dunque soprattutto un esercizio della memoria Dei, ossialarte di rimanere nella consolazione, mentre il discernimento sar considerato miglio-re di tutte le virt42, arte per rimanere vigilanti, uno dei segni della santit43.

    36 Fare attenzione alla voce di questa connaturalit percepire i misteri divini quali essi sono in noi,quali entrano nella nostra vita. Allora il cuore (la coscienza) diventa una fonte di rivelazione. T. PIDLK,La spiritualit delloriente cristiano. Manuale sistematico, Roma 1985, p. 98. Nella stessa opera, lAutorescrive che la parola antica che designa la coscienza cuore (op. cit., p. 85).

    37Cfr. EE 316 regole per la prima settimana.38 Cfr. EE 336 regole per la seconda settimana.39 Cfr. M. RUPNIK, Gli si gett al collo, Lipa, Roma 1996 e Cerco i miei fratelli, Lipa, Roma 1998. La

    nostalgia del figlio lontano dal padre e il desiderio del padre di rivedere il figlio, nei due racconti, indicache la memoria ha custodito il gusto della relazione e ha reso possibile la salvezza.

    40 Cfr. BASILIO DI CESAREA, Regola ampia 2 e Regola breve 212. Opere Ascetiche, ed. Utet, Torino 1980,p. 224 e p. 443 dove Basilio sostiene che il ricordo di Dio genera automaticamente vita secondo Dio.

    41 MARCO LASCETA, Lettera a Nicola, in Filocalia, I, p. 212-227. Si tratta di far sussistere nellani-ma laccordo tra conoscenza vera, ricordo delle parole di Dio e prontezza buona, in forza della graziaoperante, e di custodirlo nel cuore (p. 227). E anche p. 214: Chi ha questo pensiero e non dimentica ibenefici di Dio, si sente confuso e si corregge e si affretta verso ogni buon esercizio di virt e verso ogniopera di giustizia, sempre animato, sempre pronto a fare la volont di Dio.

    42 L. CREMASCHI (a cura di ), Detti inediti dei padri del deserto, ed. Qiqajon, Magnano 1986, Detto n.106, p. 150.

    43 T. PIDLK, La spiritualit delloriente cristiano. Manuale sistematico, Roma 1985, p. 74 . Cfr. anchep. 214.

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    3. La coscienza si forma nella pratica dellesame

    La proposta concreta che si trova negli Esercizi ci fa dire che la coscienza si formaprincipalmente mentre si esamina. Per santIgnazio, esaminare sinonimo di prendereatto, vigilare, considerare, guardare, fare luce, ecc.

    Ma, prima di tutto, ricordiamo che lesame di coscienza ha almeno tre significati chenon portano a considerazioni spirituali simili.

    Lesame come preparazione alla confessione: lo scopo la ricerca dei peccati daconfessare per accogliere il perdono della Chiesa e la misericordia di Dio. Dei peccatidallultima confessione o, se si tratta della confessione di vita, di tutta una vita. A secon-da dello stato di vita, questa prassi richiesta con una certa frequenza44.

    Lesame di coscienza come esercizio spirituale dentro ad una pedagogia: lo scopo crescere come credente capace di riconoscere il dono di Dio e di valutare la propria vitaalla luce della vocazione accolta. proposto come esercizio spirituale e si fa almeno duevolte al giorno45.

    Lesame di coscienza come preghiera incessante: lo scopo custodire il paradisodellamore, la presenza dellamato. Dio in tutto e in ogni momento. Quante volte algiorno Ignazio faceva questo tipo di esame di coscienza? NellAutobiografia abbiamoquesta indicazione: a qualsiasi momento, ogni ora46.

    La comprensione comune si ferma al primo senso, la prassi di mettere a fuoco ipropri peccati per meglio confessarli47. Mentre il senso pi profondo dellesame di co-scienza dato dallo scopo dellattivit spirituale: custodire i doni ricevuti per vivere lavocazione e farli crescere togliendo impedimenti. Lesercizio che porta a questa maturi-t lesame di coscienza il quale, proprio in quanto esercizio, va appreso, esercitato,verificato. In quanto esercizio spirituale, pi legato al terzo senso che al primo, sembrache per santIgnazio fosse particolarmente importante: non si poteva essere esoneratidal farlo, mentre si poteva essere esonerati, per motivi seri, da altri obblighi come lameditazione per esempio. Quale sarebbe il motivo di tanta insistenza da parte di san-tIgnazio? Lesame di coscienza custodisce la vocazione, cio la relazione con Dio nellavita quotidiana, su cose concrete facendo luce sullo stato reale della vocazione. Non

    44 Lesame della propria coscienza uno dei mezzi ascetici tradizionali proposti dal Concilio percoltivare la vita spirituale del sacerdote; messo in rapporto con la frequente confessione sacramentale,che ha nellesame della propria vita la sua continua ed adeguata preparazione. J. J. CASTELLANO, Esa-me di coscienza in Dizionario del Concilio Ecumenico Vaticano II, Roma 1969, p. 1110. Si riferisce aPresbyterorum ordinis n. 18 dove parlando dei sacerdoti si scrive che: Si uniscono a Cristo Salvatore ePastore attraverso la fruttuosa ricezione dei Sacramenti, soprattutto con la confessione sacramentalefrequente, giacch essa, che va preparata con un quotidiano esame di coscienza, favorisce in sommogrado la necessaria conversione del cuore allamore del Padre delle misericordie.

    45 Cfr. Indicazioni in Norme complementari delle Costituzioni della Compagnia di Ges, in Costi-tuzioni della Compagnia di Ges, annotate dalla Congregazione Generale 34 e Norme Complementari, ed.AdP, Roma 1997, p. 351, n. 229.

    46 Autobiografia n. 99.47 Cfr. Rito della Penitenza, Conferenza Episcopale Italiana, Roma 1974, Premesse n. 17.

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    dunque un esercizio per principianti che devono ordinare la vita o purificarsi da unpassato di peccato. esercizio spirituale che accompagna tutta la vita del religioso scan-dito dai cinque punti che compongono lesercizio stesso48. Il primo punto, lodare e rin-graziare Dio per i benefici ricevuti, va fatto sempre. Come anche il secondo punto, in cuisi chiede la grazia di vedere i propri peccati, e il terzo punto, in cui si guarda a come ipensieri, le parole e le azioni hanno alimentato o non hanno alimentato la debolezza allaquale sto attento. Nel quarto punto si chiede perdono e nel quinto si offre a Dio ildesiderio del bene e si chiede la grazia necessaria. Adoperando la terminologia di Eva-grio, potremmo dire che lesame di coscienza fa parte della contemplazione degliinvisibili o anche della prassi interiore, o del discernimento degli spiriti, tutte cosesenza le quali la preghiera pi elevata impossibile49.

    Rispetto a quanto detto, preoccupante allora questa considerazione: Lesame dicoscienza generalmente la prima pratica che scompare dalla vita quotidiana del religio-so50. Forse perch, inteso male, si ritiene inutile fare la lista dei peccati gi confessati, odannoso elencare i fallimenti della giornata, dato che la psiche ne potrebbe risentire.

    Ma, appunto, lesame non riguarda tanto gli atti quanto la persona, non tanto ilpassato quanto il futuro, non tanto i fallimenti quanto il desiderio. Chi sono io? Vladi-mir Solovv, in una parabola molto suggestiva sullAnticristo, d di questo personaggiouna chiave di lettura inquietante: faceva molte cose buone, ma lui non era buono51. Lafonte delle sue azioni era perversa. E, allopposto, ricordiamo una preghiera cara aicristiani orientali che, rivolgendosi allo Spirito Santo, lo invocano cos: Re Celeste,Consolatore, Spirito di verit [...] vieni e dimora in noi [...] salva le nostre anime tu chesei buono52. Se Colui che buono abita in noi, siamo salvi e diventiamo buoni insostanza, come persone che comunicano bont che viene dal di dentro.

    Lattenzione pi profonda dellesame di coscienza riguarda lidentit: chi sono iocome cristiano. Lesame mi permette di vedere se, mentre aderisco a Cristo, divento

    48 Lesame generale prevede cinque momenti (cfr. EE 43).1. Ringraziare Dio nostro Signore per i benefici ricevuti.2. Pregare chiedendo la grazia di conoscere i propri peccati e di respingerli.3. Lesame propriamente detto (particolare), percorrendo una dopo laltra le ore del giorno, o certi

    spazi di tempo determinati dallordine delle nostre azioni. Si far prima lesame sui pensieri, poi sulleparole, poi sulle opere.

    4. Chiedere perdono a Dio nostro Signore per ci che ho commesso di male. La contrizione unelemento principale dellesame ed considerato anche effetto della grazia divina.

    5. Formulo un proposito pratico per migliorare.49 Cfr. T. PIDLK, Lo starets Ignazio. Un esempio di paternit spirituale, ed. Lipa, Roma 2000, p. 64-65.50 G. ASCHENBRENNER, Lexamen de conscience spirituel, in Vie consacre, 1980, n. 5 p. 283.51 C qualcosa di buono, ma non nella sostanza... non tutto oro quello che luccica. Lo splendore

    di un bene artificiale non ha nessun valore. V. SOLOVV, LAnticristo, a cura di G. Piovesana e M.Tenace, ed. Lipa, Roma 2005, p. 72.

    52 Preghiera composta dai Padri della Chiesa nei primi secoli del cristianesimo (attorno ai secoli III-IV) [...] bellezza dei canti in piena armonia con le parole. Dio vivo. Catechismo per tutti scritto da ungruppo di cristiani ortodossi, Torino 1989, p. 376.

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    sempre pi cristiano; se, mentre divento cristiano, sorgono da me atti buoni da unafonte buona. Il paradosso che, proprio mentre divento cristiano, scopro di essere inse-rito in una lotta, scopro che dovr vincere me stesso53, mi dovr chiedere da dovesorgono quegli atti, pensieri, sentimenti che producono malvagit, peccato, inquietudi-ne, superficialit, insensibilit, nonostante abbia il desiderio di essere salvato. Se non miispira Cristo, lamico delluomo, il philanthropos, colui che ispira dal di dentro del cuoredove abita lo Spirito che buono, allora probabile che mi solleciti un altro, colui chesantIgnazio chiama nemico della natura umana54; misanthropos, nemico della naturaumana significa nemico di Dio, nemico della mia vocazione che lidentit di figlio.

    Si racconta che santIgnazio abbia fatto aspettare 4 anni Pierre Favre prima di dargligli Esercizi mentre gli chiedeva di fare regolarmente lesame di coscienza. E questo ci facapire che la pratica dellesame di coscienza un presupposto per accedere agli Eserci-zi, presupposto allaccompagnamento spirituale in quanto fornisce la materia del discer-nimento e del dialogo spirituale e presupposto per il discernimento55. Se la persona puparlare di desolazioni e di consolazioni, di resistenze e ispirazioni che agitano la suaesistenza, se pu tenere sotto lo sguardo del Signore tutto quello che succede, vuol direche la sua coscienza stata esercitata a prendere posizione56 per vincere se stesso.

    In conclusione, possiamo dire che lesame informa la coscienza su ci che la muove,la forma mentre la orienta alla sua forma filiale che viva in Cristo, e la spinge a prende-re posizione su ci che non conforme alla sua vocazione filiale. Lesame prevede infattiun approccio esperienziale (memoria di un vissuto), razionale (giudizio allinterno dellamia identit, la mia vocazione, la mia libert) e relazionale (il confronto con qualcuno,il mio Signore e la sua Parola che mi accompagna e illumina), appartiene allambito dellapreghiera nella fede in Cristo mio Salvatore, preghiera con tutto ci che sono e voglio.Significativo il richiamo frequente di Ignazio: si tratta di chiedere a Dio nostro Signo-re e di raccontare al nostro Signore. Che cosa? Chiedere ci che voglio e raccontareci che non voglio! Infatti, ci che voglio e desidero lo chiedo per riceverlo come undono. Il volere e il desiderare sono esposti al Signore a modo di preghiera. Ci che nonvoglio il mio peccato e lo racconto a Colui che mi ha salvato e continua a manifestarmila sua misericordia!

    dunque importante capire che tutto ci che riguarda la nostra vita cristiana nonsegue la logica dellautogestione, dellautoanalisi, dellautosalvezza e neanche dellauto-accusa. Si tratta di altro: lesame di coscienza non considerato come atto dellio dasolo, ma come una preghiera, cio atto dellio in relazione con il suo Salvatore. Perci lacoscienza di essere peccatore considerata un dono che viene dal Signore stesso persalvarmi e, nella meditazione sul peccato, Ignazio arriva a chiedere, insieme alla coscien-

    53 EE 21. Cfr. C. VIARD, Se vaincre soi-mme, in Christus 124, p. 21-32.54 EE 135-136, 139.55 P. GOUET, Lexamen prire dalliance, in Christus 170 (1996), p. 59.56 Ogni presa di coscienza una presa di posizione. Cfr. A. BLOOM, Scuola di preghiera, ed. Qi-

    qajon, Magnano 2009.

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    za di aver molto peccato, grande e intenso dolore e lacrime per i miei peccati (EE 55),non teme di chiedere il dono di provare vergogna e rossore (EE 48), per tutta la (sua)corruzione e bruttezza fisica (EE 58). Perch una cos forte insistenza sulla miseriaumana? Per lestremo realismo della redenzione, la passione di Ges, per lestremo rea-lismo del peccato.

    Nel processo di formazione della coscienza dunque necessario persino questodono di vedersi come una piaga e ulcera da cui sono venuti fuori tanti peccati e tantamalvagit e tanto turpissimo veleno (EE 58).

    Parole eccessive? E poi, veramente tutti dobbiamo arrivare a chiedere questo donoestremo? In altre parole: chi ha bisogno di formare cos la sua coscienza? La risposta ovvia: tutti, perch tutti siamo feriti dal peccato, tutti siamo chiamati alla salvezza e tutti cidobbiamo impegnare per custodire il dono della redenzione e lottare per proteggere ilcuore del paradiso dellamore manifestato in Cristo Ges, vincere per proteggere il cuoreda quelle forze che lo perseguitano57. A meno che non facciamo come quel monaco chedice ad un anziano: Io non vedo lotte nel mio cuore. Sentiremo lanziano risponderci:Tu sei un edificio aperto da tutti i lati. Chiunque entra da te e ne esce a proprio piacimen-to. E tu, non sai ci che accade. Se tu avessi una porta, se tu la chiudessi e impedissi aicattivi pensieri di entrare, allora li vedresti fermi allesterno e combattere contro di te58.

    Perci fa parte della formazione della coscienza del cristiano pregare per sentireprofonda cognizione dei (miei) peccati e disgusto per gli stessi; sentire il disordinedelle (mie) attivit in modo tale che, detestandolo, mi corregga e mi ordini (EE 63).

    La coscienza matura usa i sensi per sentire gusto e disgusto, usa limmaginazione peraiutarsi ad essere concreta. Il fatto che la prima settimana degli Esercizi finisca con lameditazione sullinferno per noi scioccante, ma decisivo perch ci in cui tutti isensi sono invitati a prendere posto nella scena. La vista, ludito, lolfatto, il gusto, iltatto per avere la netta percezione di che cosa vuol dire la vita senza Dio59. Non si trattadi una immaginazione finta, ma della realt della situazione dalla quale il Signore havoluto salvarmi. Lo scopo infatti di giungere al colloquio con Cristo nostro Signoreper ringraziarlo perch non mi ha lasciato cadere in nessuna di queste categorie (dianime che stanno allinferno), perch ha avuto finora sempre piet e misericordia ver-so di me (EE 71). Il dialogo allora non alimenta sensi di colpi, ma diventa un dialogofra me e Dio, cio una preghiera ricca di sfumature, parlando veramente come unamico parla allaltro amico o un servo al suo signore: ora chiedendo qualche favore, oraaccusandosi per qualche manchevolezza, ora comunicando le proprie cose e chiedendoconsiglio su di s (EE 54). La coscienza cristiana si forma e matura nel colloquio damore,nella gratitudine per essere amato pi che nellautoaccusa di non amare, nel desiderio diessere chiamato a stare accanto allamato.

    57 Cfr. M. TENACE, Cristiani si diventa, ed. Lipa, Roma 2013.58 L. MORTARI, I padri del deserto, Detti, Roma 1972, p. 232-233.59 Cfr. EE 66-70.

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    La prima meditazione della seconda settimana, la cosiddetta Chiamata del re, si con-clude con una preghiera di offerta della propria vita a Cristo fatta sempre sullo sfondodella coscienza di un dono che mi precede: qualora la vostra santissima maest vogliaeleggermi e ricevermi per tale stato di vita (EE 98).

    Da questo segue che la coscienza si forma mentre emerge dal suo statuto di istanzapsicologica per diventare quel cuore in cui versato lo Spirito, si libera dallessere ambi-to di confronto con una legge morale perch aspira ad essere ago della bilancia del-lamore che non lascia nessuno spazio al compiacimento di s o alla sicurezza di esserein regola. Chi potrebbe sentirsi con la coscienza a posto, se la misura lamore? Lacoscienza credente coscienza del divenire, coscienza della vita divina che deve arrivaread irrigare tutti gli ambiti della vita umana, una coscienza sempre in fieri, sempre incontemplazione e sempre in azione, si riferisce sempre a Cristo, a ci che Lui ha fatto, aci che io faccio e perci fa scaturire umilt e zelo. Umilt come verit su di me, zelocome verit di me in relazione con il Signore. La coscienza cristiana essenzialmenteuna autonomia dipendente e leco vivente di una legge di amore60. La preghiera ocontemplazione per ottenere lamore (EE 230) dice a che punto deve arrivare la forma-zione della coscienza: al dono di s per ricevere lAltro, tutto in cambio dellamore.Questo lorizzonte teologico e spirituale dellesame che fa giungere allo stupore di chisi sente amato, di chi con ammirazione, con grande affetto nel riflettere ha coscien-za di come lintera creazione mi sopporta, mi custodisce, ha coscienza persino di comei santi pregano per me, ecc. (cfr. EE 60).

    Riassumendo, potremmo dire: nella spiritualit ignaziana, la coscienza del credentesorge dalla relazione (ossia nella preghiera da amico a amico), cresce nel discernimento(impegno dellintelligenza e della volont), matura a misura di Cristo (cristoformit intutto) e si compie nella comunione dei santi, concretamente nella Chiesa.

    Una specie di conclusione

    La particolare ricchezza dellesame di coscienza risiede nel fatto che ti rimanda allasorgente del bene (che Dio dunque il primo punto lodare Dio per i suoi doni!); timantiene nella libert (questo sei tu, creato per ...; c il dono e c limpegno di rispon-dere); ti propone un cammino concreto, adatto al grado di maturit su misura (esameparticolare dove lattenzione messa su una cosa concreta molto personale; di fronteallimmensit dei doni, Dio ti chiede una risposta e un impegno a tua misura); ti apreorizzonti nuovi ( avanti che guardi, non indietro, e solo guardando avanti pu capitaredi scorgere da lontano orizzonti nuovi, ispirazione improvvisa!). Ha senso dunque unamodalit di fare lesame di coscienza che si concluda con la pace, la consolazione, lasperanza. Se non cos, lesame non stato un incontro con lAmato, non ha comunica-to il gusto di stare alla sua presenza. Se, in un esercizio spirituale, non c il gusto di una

    60 Conscience, in Dictionnaire de Spiritualit, II/2, Paris 1953, col. 1573.

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    relazione, sar difficile mantenerlo a lungo. La fedelt allesame di coscienza scandisce iltempo di un ritmo che scaturisce dalla qualit della relazione e dal valore che ha per noilincontro con il mio Signore e Dio61.

    Ogni persona potrebbe arrivare a un suo modo di fare lesame di coscienza, a partiredagli elementi essenziali che sono la ricerca della maggior gloria di Dio verificando dicrescere vivendo da redento62.

    Concludiamo con delle parole che si potrebbero facilmente attribuire a santIgnazioe che sono state scritte da uno dei primi padri della coscienza del cristiano, santIreneodi Lione: utile approfondire la ricerca del mistero delleconomia del vero Dio, cresce-re nellamore di Colui che tanto fece per noi e continuamente fa63.

    Gloria di Dio luomo che vive, e la sua vita consiste nella visione di Dio64.Quanto pi lameremo, tanto maggior gloria riceveremo65.La maggior gloria di Dio la maggior gloria delluomo. Questo mistero esprime

    una legge dellamore che gode del minimo, ma non si accontenta del minimo, cerca lagloria pi grande in tutto, la gloria dellAmato ...

    61 P. Laynez scrive che lo stesso Ignazio teneva tanta cura della sua coscienza che ogni giorno con-frontava settimana con settimana, mese con mese, giorno con giorno, procurando di progredire ognigiorno. Fonti Narrative I, p. 140. Citato da Schiavone, in SANTIGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi spirituali, acura di Pietro Schiavone, ed. Paoline, 1988, p. 62 in nota.

    62 Cfr. A. DERVILLE, Examen particulier, in Dictionnaire de Spiritualit, IV, Paris 1961, col. 1840.63 IRENEO DI LIONE, Adversus Haereses, II, 28, 1. Tr. it., Contro le eresie, ed. Cantagalli, Siena 1968,

    vol. I, p. 197.64 IRENEO DI LIONE, Adversus Haereses, IV, 20, 7. Tr. it., Contro le eresie, op. cit., vol. II, p. 71.65 IRENEO DI LIONE, Adversus Haereses, IV, 13, 3. Tr. it., Contro le eresie, op. cit., vol. II, p. 44.

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    Appendice66

    Proposta di esame di coscienza

    1. Mi rivolgo al Signore per lodarlo e ringraziarlo. Mi rivolgo a lui in modo persona-le e non con parole astratte. Per esempio posso dire: Tu sei il mio Signore e il mioSalvatore e ti ringrazio per il dono della salvezza67.

    2. Chiedo la grazia di rinnovare e di confermare il senso della mia vita. Per esempio:quale il senso della mia vita, se credo che il Signore il mio Salvatore? Vivere dacreatura redenta e mettere la mia libert al servizio della salvezza degli uomini68.

    3. Vedo tutta lumanit davanti al Signore, chiedo di essere messo accanto agli ami-ci del Signore, mi rallegro di tendere verso la comunione dei santi, ossia di quelliche hanno vissuto la verit della salvezza. I santi sono come finestre sul futuro e sulpresente, non sul passato. Dalle cose ultime capisco ci che sto vivendo ora69.

    4. Esame particolare. Si tratta di avere unattenzione spirituale particolare su unpunto che espressione del mio peccato compiuto o che accovacciato alla miaporta. Racconto al Signore i pensieri, i sentimenti, le azioni che riguardano questopunto e come ho vissuto nel tempo fra un esame e laltro. Chiedo perdono e aiuto,rendo grazie, prego: Signore Ges Figlio di Dio abbi piet di me peccatore, amicodei peccatori salvami70.

    5. Mi fermo ancora sul tempo dallultimo esame e cerco di ricordare se cera unmomento in cui ero particolarmente vicino al Signore, se ho avuto qualche pensieroche mi scaldava il cuore, qualche consolazione spirituale. Si tratta di stare attentiallo spazio del gusto e della creativit, attenti allispirazione, attenti allo Spirito chebussa per attirarmi di pi al servizio di Cristo e alla sua opera della salvezza. Sempli-cemente ne prendo atto e ringrazio. Potr servire in un discernimento71.

    6. Concludo con una preghiera. Per esempio alla Madre del Signore, creatura re-denta e Madre del Salvatore. Oppure un Padre nostro72.

    66 Questa proposta riprende in parte la scheda aggiunta al libro di M. RUPNIK, Lesame di coscienza,per vivere da redenti, ed. Lipa, Roma 2002.

    67 Perch si tratta di una preghiera nel quadro del Principio e Fondamento.68 Perch si tratta di esprimere libert e desiderio.69 Perch la mia salvezza fa parte della volont di Dio di salvare tutta lumanit, inserendomi nella

    Chiesa come comunione dei santi.70 Perch limpegno per migliorare espressione di questa sinergia fra la grandezza dellopera di Dio

    e la piccolezza di ci che mi chiesto.71 Perch lo Spirito Santo allopera mentre mi spinge allo zelo, allamore, al dono. La creativit

    suppone unattenzione ai segni attraverso i quali Dio mi parla.72 Perch lesame di coscienza si possa sempre concludere come un incontro di preghiera. Sia fatta

    la tua volont per Maria e per ogni creatura la via della salvezza.

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    Accogliere la misericordiadi MARK ROTSAERT S.J.*

    Il Racconto del Pellegrino

    Per comprendere bene gli Esercizi Spirituali di santIgnazio importante sapere comesiano nati e cresciuti nella vita di Ignazio, conoscere il Sitz im Leben. Per tale ragionedobbiamo quindi tornare alla sua vita, e pi specificamente allinizio della sua vita spiri-tuale, come narra lui stesso nel Racconto del Pellegrino. Il racconto comincia con lastoria della sua conversione: costretto a rimanere a letto a causa di una ferita riportatadurante la difesa della citt di Pamplona nel 1521, Ignazio chiede dei libri di cavalleriada leggere per passare il tempo, tuttavia nella casa di Loyola non ci sono che due libri:una Vita Christi di Ludolfo di Sassonia e un Flos sanctorum (un libro sulla vita dei santi)di Jacopo da Varagine. Leggendo questi libri, giorno dopo giorno, mese dopo mese,finiva per affezionarsi a quanto vi si trovava scritto [6]. Questi libri cambiano la sua vita.Trova nel suo cuore una dimensione che prima non conosceva, quella spirituale. Scopreuna gioia fino ad allora ignota, una gioia profonda. Le altre cose del mondo non glidavano questa gioia, al contrario lo lasciavano triste e scontento. Decide allora di segui-re Ges, di fare ci che aveva letto nella vita dei santi. la sua prima esperienza didiscernimento spirituale. Cos ha avuto inizio la sua conversione. Ignazio cambia total-mente vita: non sar pi al servizio del re di Spagna, bens di Ges, il re eterno. Lo scopodella sua vita non sar pi la propria gloria, ma la gloria sempre pi grande di Dio.

    Seguire Ges, e dunque andare a Gerusalemme per seguirlo nel suo stesso paese; eseguire i santi: fare cose dure ed austere. Dopo tre giorni a Montserrat, dove compie unaconfessione di tutta la sua vita, continua il cammino verso Manresa, un piccolo paese traMontserrat e Barcellona. Qui rimane quasi un anno. Sar un tempo di preghiera e dipenitenza estrema. Questo sar il secondo momento nellapprendistato di ci che lavita interiore, la vita spirituale. Ci sono momenti di gioia, di grande consolazione, ma cisono anche momenti di desolazione. E soprattutto momenti di scrupoli: non mai sicu-ro di avere confessato tutti i suoi peccati. Nessuno pu aiutarlo, neanche il suo confesso-re. Ignazio scivola in una depressione sempre pi profonda. Pensa al suicidio. Usa tuttii mezzi possibili per uscire da questa situazione, ma niente lo aiuta. Sono queste le sue

    * MARK ROTSAERT S.J., docente di teologia presso lIstituto di Spiritualit della Pontificia UniversitGregoriana, [email protected]

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    parole: Ma, alla fine di questi pensieri, gli sopravvenne un gran disgusto della vita chestava conducendo, con alcuni impulsi ad abbandonarla. Proprio a questo punto il Signorevolle che si svegliasse come da un sogno. Siccome aveva gi una certa esperienza delladiversit degli spiriti grazie alle lezioni che Dio gli aveva dato, cominci a considerareattraverso quali mezzi quello spirito si era introdotto in lui; e cos decise definitivamente,con grande chiarezza, di non confessare pi nessuna cosa passata; da quel giorno in poi,rimase libero da quelli scrupoli, ritenendo come cosa certa che Nostro Signore lo avevavoluto liberare per Sua misericordia [25]. Si tratta del secondo momento significativonel processo di conversione di Ignazio.

    Il Signore lo aveva voluto liberare per Sua misericordia. S, il Signore lo ha liberatodai suoi scrupoli, dai suoi peccati passati. E liberato possiamo dire da s stesso, adesso libero per gli altri. Aiutare gli animi diventa il leitmotiv della sua vita. Quinasce la sua vocazione apostolica. Questo aiutare gli animi diventa il modo concretoper agire sempre per la maggior gloria di Dio. Il contatto con la gente, che riconosce inlui una persona spirituale che sa trovare le parole giuste per parlare di Dio, lo conduce acambiare il suo stile di vita: ... e dopo che vide il frutto che operava nelle anime, trattandocon esse, abbandon quegli eccessi che praticava prima [29].

    La Misericordia di Dio nellesperienza cristiana

    La prima cosa che suggerisce Ignazio allinizio degli Esercizi di diventare (pi)coscienti della relazione che esiste fra Dio e lesercitante, fra Dio e noi, non come se sitrattasse di una teoria astratta, bens come parte della nostra esperienza cristiana. Nel-lesperienza cristiana Dio non un concetto filosofico n teologico. Filosofia e teologiasono piuttosto una riflessione sullesperienza del cristiano. Ma allo stesso tempo ne-cessario dire che lesperienza cristiana di Dio ha bisogno di parole per poter essere fatta.Per un cristiano queste parole sono prima di tutto le parole della Bibbia, dellAntico eNuovo Testamento.

    In molti testi dellAntico Testamento appare la misericordia di Dio, e specialmentenei libri dei Profeti e dei Salmi. Alcuni esempi.

    Il primo testo, pieno di compassione, viene dal profeta Osea:

    Quando Israele era fanciullo, io lho amato e dallEgitto ho chiamato mio figlio. Ma pi lichiamavo, pi si allontanavano da me [...]. A fraim io insegnavo a camminare, tenendoloper mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bont,con vincoli damore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia. Mi chinavo sudi lui per dargli da mangiare [...]. Il mio popolo duro a convertirsi: chiamato a guardare inalto, nessuno sa sollevare lo sguardo [...]. Il mio cuore si commuove dentro di me, il miointimo freme di compassione. Non dar sfogo allardore della mia ira, non torner a di-struggere fraim, perch sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verr date nella mia ira (11,1-9 passim).

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    Un altro testo quello del libro del profeta Michea:Quale Dio come te, che toglie liniquit e perdona il peccato al resto della sua

    eredit? Egli non serba per sempre la sua ira, ma si compiace di manifestare il suo amo-re. Egli torner ad avere piet di noi, calpester le nostre colpe. Tu getterai in fondo almare tutti i nostri peccati. Conserverai a Giacobbe la tua fedelt, ad Abramo il tuoamore, come hai giurato ai nostri padri fin dai tempi antichi [7,18-20).

    Infine, due versetti del libro dei Salmi:

    Lodatelo, benedite il suo nome, perch buono il Signore, il suo amore per sempre, lasua fedelt di generazione in generazione (100,5).

    Il Signore perdona tutte le tue infermit, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bont emisericordia (103,3).

    Il Dio che Ges fa conoscere nel Vangelo soprattutto questo Dio della misericordia.Il Vangelo di Luca come un Vangelo della misericordia, vi sono testi sul perdono e sullamisericordia di Dio che solo qui sono riportati: A tavola in casa di Simone dove una donna,peccatrice, spargeva il profumo sui piedi di Ges (7,36-50); la parabola del buon Samari-tano (10,25-37); il figliol prodigo (15,11-32); Zaccheo (19,1-10); il buon ladrone (23,39-43);

    Il Dio di Ges, il nostro Dio, un Dio di amore. Diventare pi cosciente di questarelazione fra Dio e me, come propone Ignazio allinizio degli Esercizi, significa andarepi a fondo in questa relazione di amore. Durante tutto il percorso degli Esercizi talerelazione si far sempre pi profonda. Gli Esercizi terminano con una Contemplazioneper giungere ad amare, nella quale Ignazio dice che lamore consiste nella comunicazionereciproca fra lamante e lamato [231]. Dice nella stessa contemplazione che lamore sideve porre pi nelle opere che nelle parole [230].

    Allora, se il perdono, come segno dellamore e della misericordia di Dio, al centrodel Vangelo, il perdono dovrebbe essere anche al centro della vita del cristiano. Se lamoreconsiste nella comunicazione reciproca, resta il fatto che lamore di Dio arriva sempreper primo. Lamore del cristiano riceve la sua forza dallamore di Dio. Poich Dio cicomunica il suo amore, la nostra vita pu essere un dono delluomo a Dio un dono perlodare, riverire e servire Dio [23], come scrive Ignazio nel Principio e Fondamento al-linizio degli Esercizi. Se lamore di Dio per primo, come dice Ges nel Vangelo di sanGiovanni: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi (15,16), come accogliere lamoredi Dio, come accogliere la sua misericordia?

    Misericordia e Giustizia

    La misericordia piuttosto sospetta nella nostra cultura globalizzata. La misericordiasembra essere un segno di debolezza in un mondo pieno di ingiustizia. Oggi c la giusti-zia che al centro dei rapporti umani. La giustizia viene prima della misericordia, diconomolti. certamente vero che la giustizia fondamentale nei rapporti umani, anche idocumenti della Chiesa lo sottolineano chiaramente. Dove c ingiustizia, c il dovere

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    umano di creare giustizia. Ma la Chiesa, fedele al Vangelo di Ges, proclama che lagiustizia deve essere il frutto della misericordia, dellamore. La misericordia non basta,non sufficiente laddove c ingiustizia, ma la misericordia tuttavia la fonte della giusti-zia. Una delle pi belle Encicliche del santo Papa Giovanni Paolo II quella che comin-cia con le parole Dives in misericordia Deus (Dio ricco di misericordia). Leggiamone alcunistralci: Non difficile costatare che nel mondo contemporaneo il senso della giustizia si risvegliato su vasta scala [...]. La Chiesa condivide con gli uomini del nostro tempo questoprofondo e ardente desiderio di una vita giusta sotto ogni aspetto [...]. Lesperienza delpassato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, pucondurre alla negazione, allannientamento di se stessa, se non si consente a quella forza piprofonda, che lamore, di plasmare la vita umana nelle varie dimensioni (173-174).

    Il cristiano , ad immagine di Ges, misericordioso, ci vuol dire che ha cuore per lamiseria dellaltro, per le miserie nel mondo. Il cristiano come Ges, un uomo, unadonna di compassione, ci vuol dire che porta la passione degli altri (cum pati in latino).N la misericordia n la compassione sono sentimenti dolorosi che mi fanno chiudere inme stesso, che mi fanno chiudere davanti alla sofferenza degli altri. Al contrario, la mise-ricordia la fonte della nostra azione per migliorare la situazione di coloro che soffrono,di coloro che patiscono lingiustizia. lesempio che ci d Ges nella figura del buonSamaritano. San Luca racconta: Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto,vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasci le ferite, versandovi olio e vino; poilo caric sulla sua cavalcatura, lo port in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguen-te, tir fuori due denari e li diede allalbergatore, dicendo: Abbi cura di lui, ci che spen-derai in pi, te lo pagher al mio ritorno (10,33-35). Il Samaritano non fa grandi discorsicarichi di emozioni, no, la sua compassione la fonte di 6 verbi che la mostrano in modomolto concreto (si fece vicino, gli fasci le ferite, versandovi olio e vino, lo caric sullasua cavalcatura, lo port in un albergo, si prese cura di lui). Per riprendere le parole diIgnazio: Lamore si deve porre pi nelle opere che nelle parole [230]. Se questa parabola un invito per ogni cristiano a comportarsi come il Samaritano, allo stesso tempo unaimmagine di Ges, Ges che ci porta la misericordia di Dio. E noi? Come accoglierequesta misericordia?

    Viviamo in un mondo duro, e pi grandi sono i problemi, soprattutto quelli sociali,pi dura diventa la societ umana. I diritti e i doveri tentano di trovare e creare unequilibrio nella societ. Ma manca un fondamento pi profondo. Anche nella spirituali-t cristiana c stato per molto tempo un aspetto duro: la vocazione cristiana era soprat-tutto un fatto di doveri. Ciascuno sapeva molto bene ci che si doveva fare per esserecristiani, per essere cattolici, tutti conoscevano chiaramente ci che era proibito, ci checome cattolico non si poteva fare. Essere cattolico significava prima di tutto seguire undecalogo di comandamenti, la vita cristiana era prima di tutto una morale. Se questonon completamente falso, non neanche totalmente giusto. Vita cristiana vuol direfondamentalmente vivere una relazione, una relazione con Dio, una relazione con Dioin Ges Cristo. Certo, molti, in passato, hanno vissuto questa relazione. Ma nella forma-zione cristiana laccento sulla morale diventato sempre di pi preponderante. Il pecca-to allora la trasgressione di una legge, di un comando, di un ordine, di un precetto,

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    mentre nella tradizione biblica il peccato prima di tutto la rottura della relazione conDio. La morale discende da una vita in relazione con Dio, non ne la condizione.

    Perdono e Misericordia negli Esercizi Spirituali

    Gli Esercizi Spirituali cominciano con il mettersi in preghiera, mettersi in ascolto diDio, mettersi in ascolto della Parola di Dio. Prima di entrare negli Esercizi della primasettimana, importante essere sempre pi coscienti di questa relazione che Dio vive connoi, con me, coscienti di questa relazione che richiede reciprocit. Quale sar la miarisposta a questa relazione con il Dio dellamore? Durante gli Esercizi ci sar tutto unpercorso per comprendere meglio questamore di Dio rivelato in Ges Cristo, per vederequali sono gli impedimenti nella mia vita che rendono difficile accettare lamore di Dioper ciascuno di noi e per tutto il mondo. Sin dallinizio Ignazio invita allindifferenza, unaindifferenza che dovr crescere durante il percorso degli Esercizi e che non altro cheuna libert interiore. Senza questa libert non sar possibile prendere alcuna decisionealla fine degli Esercizi per vivere concretamente la relazione con Dio nella vita quotidiana.

    Quando si diventa pi coscienti dellamore e del progetto di Dio per un mondobello, buono e giusto, non ci vuole molto tempo per rendersi conto che il nostro mondonon poi cos bello e buono. C molta tristezza, c ingiustizia, c il male, c la cattive-ria, soprattutto c il male che fa luomo alluomo, c il peccato di cui luomo respon-sabile, il singolo individuo ma anche la societ umana. Ignazio ci chiede di guardare ilmondo, ma anche il male nella nostra vita, in quanto distrugge il progetto di Dio. Guar-dare il peccato faccia a faccia, questo che domanda Ignazio. Non cosa facile.

    Ma allo stesso tempo Ignazio ci domanda di non uscire dalla relazione con Dio.Prima di tutto gli Esercizi sono preghiera, e preghiera non vuol dire introspezione. Lapreghiera si fa alla presenza di Dio. E quando Ignazio chiede di iniziare ogni preghieradurante gli Esercizi ponendosi alla presenza di Dio, non lo fa in modo fortuito. unesercizio fondamentale. Nel corso della prima settimana si deve meditare sul male, ilmale nella propria vita e nel mondo. Ma lo si guarda alla presenza di Dio, in presenza diquesto Dio di amore. La meditazione dei peccati deve sempre essere illuminata dallamisericordia di Dio.

    La distanza tra il male, nella propria vita e nel mondo, e la misericordia di Dio chesperimento durante la preghiera fa s che da una parte io diventi pi cosciente del maleche vive anche nel mio cuore, del male che ci facciamo luno con laltro, e dallaltra mimeravigli sempre di pi della bont di Dio, della sua misericordia, Lui che sempre vuolericominciare con me, con ciascuno di noi, Lui che d la vita, Lui che mi insegna adamare. Alla fine del secondo esercizio della prima settimana leggiamo: Esclamazione diammirazione con grande affetto, passando in rassegna tutte le creature come mi hannolasciato in vita e conservato in essa [60]. Si deve terminare la meditazione con un collo-quio, che Ignazio descrive in questo modo: Propriamente parlando, il colloquio si fa coscome un amico parla a un altro o un servo al suo padrone [54]. cosa molto significativache gi alla fine del primo esercizio della prima settimana Ignazio scriva: Colloquio;

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    Immaginando Cristo nostro Signore davanti a me e posto in croce, fare un colloquio: comeda Creatore venuto a farsi uomo, e da vita eterna a morte temporale, e cos a morire per imiei peccati. Alla stessa maniera guardare a me stesso: cosa ho fatto per Cristo, cosa faccioper Cristo, cosa devo fare per Cristo [53]. Cristo posto in croce: segno par excellencedellamore di Dio, della sua misericordia. Ma come accogliere questa misericordia?

    Primo, la misericordia di Dio non una ricompensa per ci che io ho fatto, la mise-ricordia di Dio un dono gratuito. Lamore di Dio per luomo rimane sempre un amoretotale che non pone condizioni e che non ha mai fine. Il mio peccato non sopprimermai lamore di Dio. La misericordia di Dio non una ricompensa per la mia conversio-ne. La mia conversione piuttosto il risultato della misericordia, il risultato dellespe-rienza della gratuit dellamore di Dio. Come nel brano di Zaccheo nel Vangelo di Luca.Quando Ges vede Zaccheo sotto il suo albero, non gli dice: Zaccheo, tu devi conver-tirti, tu devi cambiare stile di vita, tu devi essere pi giusto verso gli altri, e solo dopo ioverr a casa tua. No, tutto il contrario. Quando Ges vede Zaccheo gli dice: Zac-cheo, oggi, adesso devo essere nella tua casa, la casa come centro dellamicizia. Gesnon pone condizioni. Ed questo il segno dellamicizia di Ges che cambia il cuore diZaccheo verso una vita pi giusta.

    Lincontro con questamore incomprensibile di Dio, questamore grande e profondocome loceano, fa s che io comprenda meglio come il male che ho compiuto, il mio pecca-to molto di pi della semplice trasgressione di un ordine o di una legge. I comandamentiche Dio ci ha dato nella Bibbia non sono un decalogo di ci che si deve fare e di ci chenon si pu fare. I comandamenti nella Bibbia sono prima di tutto, da una parte, camminiche conducono verso la vita, dallaltra, cammini che conducono verso la morte. Sonocammini che luomo ha scoperto nella sua vita quando ha riconosciuto la voce del Diodella vita che dice: Scegli la vita, perch viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuoDio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poich lui la tua vita... (Dt 30, 19-30).

    Dunque, la meditazione dei peccati non un esercizio di masochismo, piuttosto unesercizio di lucidit per vedere, nel male che ho fatto, la rottura con il Dio della vita chevuole che ogni uomo, ogni donna viva pienamente. il frutto della preghiera giornodopo giorno. Meglio vedo lamore incommensurabile di Dio, meglio posso vedere ladistanza fra il mio peccato e la misericordia di Dio. Non bisogna meritare la misericor-dia, ma posso accoglierla. E accogliendo la misericordia di Dio vivo lesperienza delperdono, il dono per eccellenza. Questa esperienza fondamentale per poter pregare ilPadre Nostro, come scrive san Luca: Perdona a noi i nostri peccati, anche noi infattiperdoniamo a ogni nostro debitore (11,4).

    Il perdono di Dio rende possibile la mia conversione. La conversione non solamentelaccogliere la misericordia di Dio, ma allo stesso tempo il cambiamento di una vita, ilpassaggio da una vita centrata su di me ad una vita damore centrata su Dio e gli altri. Talecambiamento possibile grazie alla forza della misericordia di Dio. un cambiamento dimentalit (meta-noia), un cambiamento del cuore (meta-kardia). un cambiamento chenasce dallesperienza dellamore di Dio, come abbiamo visto nel brano di Zaccheo. Peressere fedele a questa nuova vita, a questa vita di conversione, Ignazio punta su tre modiper vincere le tentazioni che certamente continueranno ad esistere nel futuro.

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    Per vincere le tentazioni importante reagire subito e fortemente, come gi i Padri delDeserto avevano imparato, dicendo: principiis obsta. Sin dal primo presentarsi della ten-tazione si deve reagire chiaramente, altrimenti sar il tentatore ad avere la vittoria. Dun-que, dice Ignazio, in tempo tranquillo o in tempo di consolazione dobbiamo esercitarciad un atteggiamento di resistenza. una prima regola per vincere le tentazioni [325].

    Una seconda regola per vincere le tentazioni latteggiamento di apertura [326]. Iltentatore vuole sempre che le sue tentazioni rimangano segrete, cos egli ha pi potereper vincere luomo che tentato. Ignazio suggerisce di parlare, di rivelare la tentazioneallaccompagnatore degli Esercizi o al confessore. Rivelare la tentazione a una personadi fiducia d forza per vincere la tentazione stessa.

    Per vincere le tentazioni Ignazio propone ancora una terza regola. Il tentatore cercasempre i nostri punti deboli per attaccarci, dunque importante una buona coscienza dise stessi come anche un atteggiamento di vigilanza [327]. Si possono discernere tre stadinella conoscenza di se stessi. Il primo stadio consiste nellimparare a conoscere i proprilimiti. Lesperienza di vita lunica via per questo apprendistato. Il secondo stadio stanellaccettare i propri limiti. Questo stadio senza dubbio il pi difficile poich voglia-mo sempre cambiare i nostri limiti e con facilit tendiamo a paragonarci agli altri, cosache costituisce sempre un errore dato che non siamo come gli altri. Il terzo stadio consi-ste nel rispettare i propri limiti. E se tuttavia, vogliamo provare a far slittare o spostareun po i nostri limiti, questo sar possibile solamente dopo averli accettati e rispettati.

    Purificare la nostra affettivit profonda

    Al centro della prima settimana degli Esercizi Spirituali c la preghiera, la meditazio-ne sui peccati e sulla misericordia di Dio. E ci sono anche alcune regole per aiutare avincere le tentazioni, come abbiamo visto. Vi inoltre lesame di coscienza [43]. Sarebbeun errore considerare tale esame una sorta di introspezione o un esercizio moralista. Sipu paragonare invece lesame di coscienza alla rilettura della preghiera nel corso degliEsercizi Spirituali. Lo scopo della rilettura della preghiera quello di diventare sempredi pi cosciente del modo in cui Dio era presente nella mia preghiera, di come mi haparlato durante la meditazione o la contemplazione: Cera consolazione o desolazio-ne?. Lesame di coscienza come una rilettura di tutta la giornata: Dove era presenteDio nella mia vita oggi? Cera consolazione o cera desolazione? E come mi sono com-portato?. Questi movimenti interiori di consolazione e di desolazione hanno un ruoloimportante nella prima settimana degli Esercizi.

    Consolazioni e desolazioni sono movimenti interiori che toccano la nostra affettivitprofonda. Non sono sentimenti superficiali. Non si tratta di sentirsi bene o male quantopiuttosto del modo nel quale la Parola di Dio colpisce il nostro cuore. Lesercitante checonfronta la sua vita con il Vangelo, con la Parola di Dio, non pu rimanere impassibile.La parola di Dio gli dar gioia, pace o fiducia, ma pu anche, al contrario, produrre inlui inquietudine, tristezza o sfiducia. I movimenti positivi dicono qualche cosa sullarelazione dellesercitante con Dio, ma anche quelli negativi possono dire qualcosa su

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    tale relazione, possono dare espressione ad un sentimento di separazione da Dio. Pergestire bene questi movimenti interiori Ignazio d due serie di regole, una pi adatta allaprima settimana, laltra alla seconda.

    Guardiamo le regole per la prima settimana [313-327].Come abbiamo visto, nella prima settimana lesercitante messo a confronto con le

    contraddizioni esistenti nella propria vita vuole fare il bene, ma fa il male ed postodi fronte alla distanza tra se stesso e Dio. La consolazione allora gli dar forza per andareavanti lungo il cammino che Dio vuole compiere con lui, la desolazione invece potrfarlo deviare da questo cammino con Dio. Per tale ragione, nella prima settimana degliEsercizi, allinizio, dunque, di tutto il percorso, le regole proposte da Ignazio si riferisco-no soprattutto alla desolazione.

    Una regola fondamentale dice: In tempo di desolazione non si deve mai fare muta-mento ma restare fermo e costante nei propositi e nella determinazione in cui si stava nelgiorno precedente a tale desolazione, o nella determinazione in cui si stava nellanteceden-te consolazione [318]. Durante le meditazioni sul peccato infatti la desolazione potrebbescoraggiare lesercitante, mentre al contrario la consolazione opera di Dio. Se non sideve mutare i primi propositi durante la desolazione, s giova molto cambiare intensamen-te se stessi contro la stessa desolazione [319]. Un esempio: lambiente lavorativo moltoduro, la gente critica tutto e tutti. Io non voglio far parte di questambiente negativo edunque mi chiudo in me stesso. Vedo per che in questo modo entro sempre di pi inuno stato di desolazione. Cambiare intensamente se stessi vuol dire provare a fare qual-cosa per un altro, a casa o altrove. Compiendo questo sforzo positivo do la possibilit aduna dinamica positiva di aiutarmi a uscire dalla desolazione, da questa dinamica negati-va. Questatteggiamento assume pieno valore soprattutto quando sono io stesso la causadella desolazione.

    Si pu anche trasformare un tempo di desolazione in un tempo di crescita spirituale,vivendo questa desolazione come una prova [320], o come un test di qualit della pro-pria generosit [322], o come un invito alla pazienza [321], o alla modestia [322,324], uninvito al ringraziamento per ogni consolazione ricevuta gratuitamente [322,324], o per lagrazia presente anche nel tempo di desolazione [320,324]. Tutte queste regole aiutano apurificare la mia affettivit profonda. questo un altro frutto della prima settimana.

    Alla fine della prima settimana la misericordia di Dio ha cancellato la distanza che sisperimentava fra Dio e lesercitante. Durante la seconda settimana non ci sar pi questadistanza fra Dio e lesercitante, n quelle contraddizioni nella propria vita da porre alcentro della preghiera, ma Dio stesso che si fa conoscere ed amare in Ges Cristo. Adesso la sua presenza salutare il punto di riferimento per un discernimento ulteriore. Al centrodelle regole per il discernimento pi adatte alla seconda settimana non c pi la desola-zione, bens la consolazione. Il discernimento consister nello scoprire se ogni consolazio-ne viene da Dio o dallo spirito cattivo. questa la materia per la seconda settimana.

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    MARK ROTSAERT S.J.

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    Per una spiritualit dellimperfezione

    Pu essere un esperienza frustrante confrontarsi, da una parte, con la necessit diessere perfetto come perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48), e dallaltra, con la consta-tazione di permanere sempre al di sotto di quanto richiesto. La spiritualit cristiana, inmodi diversi, era una spiritualit e lo ancora oggi che spingeva a sforzarsi di essereperfetti, cos facendo portava per facilmente con s un volontarismo non sempre cri-stiano. La nostra volont infatti non sar mai abbastanza forte da giungere alla perfezio-ne. Luomo non diventa pi uomo volendo diventare chi non e mai sar. Ulteriorieffetti negativi di questa spiritualit della perfezione possono essere, da una parte, unaspiritualit troppo centrata su di s, sulla propria perfezione e questa non pu essereuna spiritualit fondata sul Vangelo e, dallaltra, un facile scivolamento in una spiritua-lit moraleggiante.

    Ogni uomo, ogni donna, limitato, fondamentalmente imperfetto. La sua vocazione senza dubbio diventare completamente uomo o donna, cio diventare la persona che nel cuore di Dio. Ogni uomo ha i sui limiti, come abbiamo visto. Una spiritualit sanadeve aiutare ciascuno a scoprire i propri limiti e ad accettarli. Questo fa parte dellacrescita di ognuno. I limiti fanno parte della vita di ciascuno. Anche dopo gli Eserciziessi permangono, anche dopo gli Esercizi rimaniamo peccatori.

    Ma luomo non solamente limitato e imperfetto, ogni uomo vive con le ferite chegli ha inferto la vita, e queste ferite possono essere molto profonde. Dobbiamo impararea vivere con queste ferite. Nessuno vuole essere ferito, ma tutti lo sono. Certo ci sonodelusioni relative al mio progetto di vita, ma molte ferite tuttavia provengono dalle no-stre relazioni con gli altri: infedelt, tradimento, delusioni di continuo. Anche questeferite fanno parte di chi sono. Se riesco ad integrare queste ferite nella mia vita, esse ledaranno un colore specifico ma anche un modo di essere per gli altri.

    Quando vengo ferito lungo il cammino, come quelluomo nella parabola del buonSamaritano, non sono capace di rialzarmi. Ci che mi aiuta ad alzarmi la misericordiadi un altro. Abbiamo certamente incontrato nella nostra vita pi di uno che ci ha aiutatiad alzarci. E molto probabilmente siamo stati, a nostra volta, anche noi questaltro capa-ce di aiutare altri ad alzarsi. Questo il Vangelo. San Luca nella sua versione della paroladi Ges, riportata da Matteo, scrive: Siate misericordiosi, come il Padre vostro miseri-cordioso [6.36).

    La misericordia al centro della buona novella di Ges. La misericordia allora saril cuore di una spiritualit dellimperfezione. Misericordia, avere un cuore per le miseriedegli altri; compassione significa, come dice letimologia latina cum pati, essere con glialtri per sostenerli, come fa il buon Samaritano. Chi spinto dalla misericordia, non siconsidera pi importante di un altro, non disprezza gli altri, ma si inginocchia accantoallaltro. Laltro, qualsiasi sia la ferita, qualsiasi sia il suo peccato, mio pari, mio fratello,mia sorella. Avendo accolto la misericordia di Dio e avendo riconosciuto la misericordiadi Dio nellaltro, posso anche io essere misericordioso. cos che somigliamo un po aDio nella nostra imperfezione.

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    GIORGIA SALATIELLO

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    TAVOLA ROTONDA

    SPIRITUALIT IGNAZIANA E METODOTRASCENDENTALE IN JOHANNES B. LOTZ

    Introduzionedi GIORGIA SALATIELLO*

    Lobiettivo di questa breve introduzione alla tavola rotonda non quello di anticipa-re i temi che saranno trattati nelle relazioni che evidenzieranno linflusso della spiritua-lit ignaziana sul pensiero di Lotz, ma quello, pi modesto, di fornire qualche indicazio-ne sulla sua vita e sullambito delle sue opere, cercando, successivamente, di enuclearealcuni spunti su questioni che, in larga misura, risultano trasversali in tutto il suo pensie-ro, anche se non sempre sono esplicitamente tematizzate.

    Lotz nacque nel 1903, entr nella Compagnia di Ges nel 1921, e dal 1936 insegnontologia, storia della filosofia e antropologia filosofica a Pullach, nella scuola superioredei gesuiti. Dal 1952 al 1985 insegn, ogni anno, un semestre alla Pontificia UniversitGregoriana e mor nel 1992.

    Tra i docenti che ebbe durante i suoi studi, senza dubbio, linfluenza pi significativafu quella di Heidegger che medi anche la sua lettura di Kant, ma, per suo esplicito rico-noscimento, lunico maestro fu Tommaso, determinante per il suo intento di non arrestar-si al livello gnoseologico nella ricerca delle condizioni di possibilit della conoscenza, madi risalire fino a quello ontologico, seguendo, in questo, la via tracciata da Marchal1.

    La produzione di Lotz molto vasta e tocca vari campi della riflessione filosofica, maanche spirituale, spaziando dalla teoria della conoscenza alla metafisica, dalletica alla filo-sofia della religione, dalla meditazione cristiana al confronto con la spiritualit orientale.

    Si possono qui ricordare (citando, ove esistano, le traduzioni italiane): Metaphysicaoperationis humanae (Roma 1958), Ontologia (Barcelona 1963), Guida alla meditazionecon esercitazioni pratiche sul Nuovo Testamento (Milano 1968), Martin Heidegger undThomas von Aquin. Mensch-Zeit-Sein (Pfullingen 1975), Dallessere al sacro. Il pensierometafisico dopo Heidegger (Milano 1993), Esperienza trascendentale (Milano 1993).

    ********************

    * GIORGIA SALATIELLO, docente ordinario di Filosofia presso la Pontificia Universit Gregoriana,[email protected]

    1 Cfr.: MARASSI M., Introduzione, in LOTZ J.B., Esperienza trascendentale, Milano 1993, pp. XI-LXXXVII, p. XXIV.

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    GIORGIA SALATIELLO

    rivista di ricerca teologica

    Il primo concetto su cui sembra essenziale soffermarsi quello dellesperienza, chesi presenta come il fondo dal quale si diramano tutti i molteplici approfondimenti cheLotz sviluppa in direzioni distinte, ma tra loro connesse.

    Per cogliere la portata e la complessit di tale concetto nel pensiero di Lotz purisultare utile prendere in considerazione il testo di unintervista riportata in appendicead Esperienza trascendentale, nel quale lAutore in due pagine consecutive mette sinteti-camente in evidenza le prospettive che si aprono muovendo dallanalisi trascendentaledellesperienza.

    In primo luogo, laffermazione che Lesperienza il cammino laborioso delluomoper giungere ai trascendentali, contro ogni intuizionismo2 costituisce il punto di par-tenza di un ben definito approccio alla metafisica e allantropologia.

    Il riferimento ai trascendentali, infatti, implica immediatamente la risoluta afferma-zione della conoscibilit dellessere e, quindi, della possibilit della metafisica, attraver-so un percorso di risalita che, per, non pu mai sganciarsi dal suo momento iniziale,ovvero quello dellesperienza dellente.

    La riformulazione nei termini esistenziali della sottolineatura dellumano esperirericonduce, tuttavia, ad un saldo ancoraggio alla teoria tomista della conoscenza, per laquale ogni approccio conoscitivo parte inevitabilmente dalla sensibilit che non pumai essere accantonata.

    In seconda istanza, poi, Lotz ricorda che Lesperienza delluomo sempre mediatadal mondo, e il corpo non pu essere trascurato3, ribadendo, da una parte, il principiognoseologico prima emerso, ma, dallaltra, proponendo anche, riguardo al soggetto,una visione unitaria ed integra