Ignaciana, Rivista Di Ricerca Teologica, 12-2011

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 rivista di ricerca teologica www.ignaziana.org • rivista web semestrale edita dal Centro Ignaziano di Spiritualità  di Napoli • n.12-2011 ROSSANO ZAS  F RIZ  DE COL  S.J.  Ra di carsi in Dio  La trasform azione misti ca di San Ignazio di Loyola

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Ignaziana es una revista online gratuita, con ediciones semestrales (mayo y noviembre). Es expresión del Centro de Espiritualitad Ignaciana de la Pontificia Universidad Gregoriana (Roma), bajo la responsabilidad del Instituto de Espiritualidad de la misma universidad. Publica artículos y noticias con la intención de estimular y profundizar la investigación en la tradición cristiana inaugurada por San Ignacio de Loyola. Realizando esta finalidad, la revista aspira a ser un punto de referencia para convertirse en un eficiente puente de diálogo entre autores y lectores en el presente momento histórico. En el panorama editorial que comprende las revistas de espiritualidad ignacianas actuales, los artículos de investigación y estudios en profundidad no encuentran un espacio adecuado y los autores prueban dificultad para publicar sus trabajos normalmente. Las revistas en circulación orientan sus contenidos al interés del mayor número de lectores posible; esta situación inhibe la labor de los investigadores, que se ven invitados a publicar estudios más breves, a evitar el lenguaje especializado, y, con frecuencia, a presentar sus trabajos en revistas que no están especializadas en espiritualidad. Esta situación favorece, aunque sea involuntariamente, la dispersión editorial y el dispersión literaria de quienes quisieran profundizar su experiencia espiritual teológica e ignacianamente. Acogiendo e integrando en un espacio familiar la producción especializada que encuentra su inspiración en la experiencia de san Ignacio, Ignaziana aspira a satisfacer este vacío.

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    ROSSANO ZAS FRIZ DE COL S.J.Radicarsi in Dio

    La trasformazione mistica di San Ignazio di Loyola

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    rivista di ricerca teologica12 (2011) presentazione

    La parola mistica utilizzata nel linguaggio corrente in molti modi diversi e, in un

    contesto pi specialistico come quello della teologia, non di rado considerata come

    sinonimo di fenomeni straordinari. Tuttavia, accennando alla trasformazione mistica

    di SantIgnazio di Loyola, titolo dellunico articolo di questo numero, non si vuole

    prendere come oggetto di studio i fenomeni straordinari che aveva il Santo fondatore.

    Si vuole, piuttosto, mostrare come il suo sempre pi personale rapporto con il mistero

    di Dio, mantenuto nellarco di poco pi di trentanni, lo trasform da principiante in

    saggio maestro della vita cristiana. In questo senso la parola mistica viene presa come

    sinonimo del vissuto della Rivelazione cristiana, perch nellascolto della Rivelazione

    che SantIgnazio si trasformato.

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    Radicarsi in DioLa trasformazione mistica di San Ignazio di Loyola

    di ROSSANO ZAS FRIZ DE COL S.J.

    PRESENTAZIONE

    Sono lieto di presentare questa nuova pubblicazione del Padre Rossano Zas Friz DeCol S.I.: Radicarsi in Dio. La trasformazione mistica di Ignazio di Loyola.

    Radicarsi in Dio significa riuscire a stabilire con Dio un rapporto tale che rendaimpossibile vivere al di fuori di questa relazione, lasciando che essa organizzi e regolinon solo le grandi scelte, ma anche la vita quotidiana. Lesperienza di un santo non altro che la storia riuscita di un rapporto con Dio, dispiegatasi sino al punto di radicarsiin Dio. la storia di un itinerario nel quale si intrecciano il misterioso linguaggio di Dioe il difficile apprendistato del credente per decifrarne il senso.

    Il messaggio dellAutore in questa antologia ignaziana non altro che la vita di Igna-zio di Loyola. A questo fine ha suddiviso la presentazione in due parti. Nella primariporta una serie di testi dellAutobiografia del Santo, relativi al primo anno e mezzodella conversione (Loyola, estate 1521 - Barcellona, primavera 1523). In essa delinea itratti fondamentali dellesperienza mistica di santIgnazio, intesa come esperienza delmistero dellamore di Dio. Nella seconda parte presenta, sulla base delle caratteristicheapparse nella prima e seguendo le loro tracce, una selezione di testi appartenenti alperiodo romano di Ignazio (a eccezione di qualche lettera e includendo gli Esercizi,tenendo conto della data dellapprovazione pontificia -1548-), mostrando in questo modocome nella matura esperienza del mistagogo romano si rifletta loriginaria esperienzacatalana del mistico.

    Coloro che desiderano conoscere Ignazio sono aiutati in questa pubblicazione delPadre Rossano a entrare nellesperienza evangelica del Santo, senzaltro scopo che quel-lo di rafforzare la propria esperienza personale del Signore.

    Peter-Hans Kolvenbach, S.J.

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    Introduzione

    Pamplona (Spagna), 20 maggio 1521. Allet di circa 31 anni, in unora che gli storicinon hanno potuto ancora precisare, mentre difendeva con determinazione danimo unafortezza che i suoi compagni darmi ritengono indifendibile, una cannonata spezz lagamba destra di igo Lpez de Loyola (1491-1556) e fer quella sinistra. Caduto igo,cadde la fortezza. Ricevuti i primi soccorsi dai vincitori, fu trasportato, qualche giornodopo, in una lettiga alla casa paterna dove, prostrato nel letto, attende che le sue ossa sisaldino. Quel 20 maggio igo nasce, con una cannonata, a una nuova vita che lo atten-deva da uneternit.

    I medici e i chirurghi, visto che lammalato si aggravava,

    giudicarono che si doveva nuovamente rompere la gamba e rimettere le ossa a loro postounaltra volta. Dicevano che esse si trovavano fuori posto e perch erano stati malamentericomposte la prima volta, o perch si erano spostate durante il viaggio, e che cos nonpoteva guarire. Si ripet quella carneficina. In questa, come in tutti gli interventi primasubiti o che avrebbe dovuto subire inseguito, non disse mai parola, n diede altro segno didolore se non stringere forte i pugni.Ma continuava a peggiorare, senza poter mangiare e con gli altri sintomi che di solito sonopreannuncio di morte. Giunta la festa di san Giovanni, siccome i medici avevano scarsissimafiducia circa il suo stato di salute, gli fu consigliato di confessarsi; e cos, ricevuti i sacramentila vigilia dei santi Pietro e Paolo, i medici dissero che entro la mezzanotte non si fosse notatoun miglioramento, lo si poteva dare per morto. Il malato era stato sempre devoto di sanPietro: Nostro Signore volle che in quella stessa notte cominciasse a star meglio. Tanto rapidofu il miglioramento che di l a qualche giorno lo giudicarono fuori pericolo di morte [Au 2-3]1.

    Convalescente e malridotto dopo aver subito lintervento, igo si rese conto che

    gli rimase sotto il ginocchio un osso accavallato sopra un altro, di modo che la gamba rima-neva pi corta e losso rimaneva cos sporgente da essere cosa brutta a vedersi. Questo eglinon lo poteva sopportare, perch aveva deciso di seguire il mondo e perch pensava che cilo avrebbe reso deforme. Si inform presso i chirurgi se si poteva tagliare quellosso. Essidissero che lo si poteva certo tagliare, ma che i dolori sarebbero stati maggiori di tutti quelliche aveva gi sofferto, perch quellosso era gi sano e perch ci sarebbe voluto tempo pertagliarlo. Non ostante tutto, per suo proprio capriccio, decise di sottoporsi a quel martirio,quantunque suo fratello maggiore fosse spaventato e dicessi che egli non avrebbe mai osatosopportare un tale dolore. Il ferito, per, lo sopporto con la pazienza di sempre.

    1 Le citazioni dellAutobiografia, come degli altri scritti di SantIgnazio, salvo indicazione contraria,seguono lultima edizione italiana: SANTIGNAZIO DI LOYOLA, Gli scritti. A cura dei gesuiti della ProvinciadItalia, AdP, Roma 2008. La cifra tra parentesi quadra rimanda al numero del paragrafo. Questo testoviene considerato come una autobiografia di Ignazio, ma in realt la narrazione riporta per scritto ilracconto che Ignazio fece della sua vita a due confratelli gesuiti in momenti diversi (il primo alla fine diagosto del 1553 e il secondo tra marzo e settembre del 1555). Non pervenuto fino a noi il testo dei suoiascoltatori, ma diverse copie manoscritte con correzioni autografe di uno di loro. La prima edizionecritica del testo risale al 1904 e la seconda al 1943.

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    Una volta incisa la carne e segato losso che sporgeva, si cerc di usare vari rimedi perch lagamba non rimanesse cos corta, ricorrendo a molti unguenti e tenendola con attrezzi incontinua trazione. Cos passarono molti giorni di martirio. Ma Nostro Signore progressiva-mente gli restitu la salute ed egli and migliorando a tal punto, che per tutto il resto erasano, ma non poteva reggersi sulla gamba e perci era costretto a stare a letto [Au 4-5].

    Dopo il primo intervento e in pericolo di vita: Nostro Signore volle che in quellastessa notte cominciasse a star meglio, e dopo il secondo intervento: Nostro Signoreprogressivamente gli restitu la salute. Per introdurci nellitinerario mistico di Ignaziobisogna partire da queste azioni divine allinterno delle vicende mondane del giova-ne soldato, che rispecchiano molto sensibilmente la silenziosa azione salvifico-guaritri-ce di Dio che lo accompagner per tutta la vita e che si manifester in diversi modi.

    Sappiamo questi fatti della vita di Ignazio perch egli stesso li racconta a Luis Gonl-ves da Cmara, uno dei primi gesuiti, che metter accuratamente per iscritto quantoascoltato, dando forma a quello che oggi conosciamo come lAutobiografia di SantIgna-zio. Quando Ignazio narra la sua storia si trova a Roma ed Preposito Generale dellaCompagnia di Ges da pi di dieci anni. Non si fa pi chiamare igo, ma Ignazio, dalmomento della sua immatricolazione nelluniversit di Parigi (ottobre 1529) e mossodalla devozione verso SantIgnazio di Antiochia.

    Gonlves, insieme a Girolamo Nadal, un altro gesuita della prima ora, avevanochiesto a Ignazio, in diverse occasioni, di raccontare la sua vita perch ne rimanesse lamemoria; entrambi ritenevano, infatti, che la Compagnia fosse frutto di questa storia eche essa non dovesse perdersi. Dopo molte trattative e vari rinvii, finalmente Ignazioacconsent e raccont le sue vicende, in tre diverse occasioni: agosto-settembre 1553,marzo e settembre-ottobre 1555.

    Giunto a questo punto della sua vita (Ignazio morir lestate seguente, il 31 luglio1556), egli pu raccontare la sua storia in piena consapevolezza dellazione di Dio nel suopersonale vissuto. Maturo negli anni, nei pensieri e nellamore, egli contempla la suasituazione presente, volgendo lo sguardo indietro, per considerare la via percorsa. Egli sache soltanto grazie a Dio si ripreso, riacquistando la salute del corpo e dellanima; rico-nosce che Dio gli ha ridato la vita, lo ha salvato, non solo restituendogli salute, ma trasfor-mando la sua esistenza in una storia damore. Cos contempla la via che lo ha portato allarinuncia del suo grande desiderio di andare in Terra Santa per servire le anime e lo hadirottato verso Roma, insediandolo nelledificio contiguo allattuale chiesa del Ges.

    Come arrivato Ignazio, dopo 20 anni dalla ferita di Pamplona, a diventare Genera-le di una nuova fondazione religiosa che si espande rapidamente per tutto il mondoconosciuto? Per rispondere non basta seguire semplicemente la cronologia degli eventi,ma bisogna ricercare in essi il senso nascosto che si rende visibile solo a uno sguardo difede. Attraverso il suo itinerario mistico Ignazio accresce la sua vicinanza e la sua amici-zia con Dio nel silenzio. Ma per poter narrare la sua storia, Ignazio necessita di unachiave interpretativa, di un filo conduttore con il quale articolare il suo discorso.

    Ed proprio alla ricerca di questo filo rosso che il presente saggio aspira a porsi,evidenziando la trasformazione nascosta, e perci mistica, di questa storia. In essa siscopre la modalit in cui Dio restituisce la salute a Ignazio: a questo uomo che si fa

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    pellegrino appena guarito da due interventi chirurgici nei quali gli hanno segato duevolte losso della gamba destra. Fattosi pellegrino, egli rinuncia alle vanit di questomondo, alla posizione familiare, sociale, e specialmente al futuro che poteva aspettarsida esse e dalle sue ambizioni.

    In verit, per, Ignazio si mette in cammino mosso da una inconfessata vanit spiri-tuale che, parallelamente al suo itinerario geografico, si trasformer in obbedienza amo-rosa al suo unico e vero Signore. precisamente in questo percorso geografico il luogodove si possono rintracciare le stagioni del suo itinerario mistico, mediante il quale siopera quella trasformazione interiore che realizza la pienezza della vocazione cristianaalla santit. Seguendo questo percorso si potr forse cogliere il fil rouge a cui il medesi-mo Ignazio pensava quando raccontava la sua storia, nella prospettiva di un uomo che siriconosce ormai radicato in Dio.

    1. Diminuire per crescere

    Radicarsi in Dio significa riuscire a stabilire con Dio un rapporto tale che rendeimpossibile vivere al di fuori di questa relazione, in modo che essa organizzi e ordini nonsolo le grandi scelte, ma anche la vita quotidiana. Accogliere questo grande dono nellapropria vita significa raggiungere una consapevolezza che d il potere nascosto di an-nientare ogni male e di disarmare la morte stessa. Si tratta di una comprensione cheabbraccia contemporaneamente il momento presente, la vita passata e lattesa dellavve-nire. Lesperienza di un santo non altro che la storia riuscita di un rapporto con Dio,dispiegatasi sino al punto di radicarsi in Dio. la storia di un itinerario nel quale siintrecciano il misterioso linguaggio dello Spirito di Dio e il difficile apprendistato delcredente per decifrarne il senso, rispecchiando il biblico desiderio di Giovanni Battistadi mettersi da parte per far posto a Ges: Egli deve crescere, io invece diminuire (Gv3, 30). Ogni cristiano ha la sua propria storia di salvezza in cui gli restituita la salute edi conseguenza pu radicarsi nelleternit. Dietro a ogni esperienza di questo tipo cuna storia che val sempre la pena di essere conosciuta.

    Litinerario mistico cristiano, la vita mistica stessa di igo/Ignazio si pu interpreta-re in questa chiave: come un itinerario nel quale si intrecciano dinamicamente gli inter-venti divini e le scelte di igo che lo porteranno progressivamente, mediante il discerni-mento degli spiriti, a una sempre maggiore e pi salutare unione, cio radicamento inDio. Radicamento concepito come ladeguamento della volont di Ignazio (diminuzio-ne di se stesso) a quella di Dio (crescita di Dio), unione di intenti che manifesta lamorecorrisposto e un destino provvidenzialmente compiuto. Per raggiungerlo Ignazio hapercorso in pi di 30 anni un lungo itinerario, rimanendo per sempre in attesa delfuturo, perch solo in esso attendeva la sua vera e propria realizzazione.

    Riteniamo che il motivo probabile della difficolt che Ignazio trova nel raccontare lasua vita e la ragione dei suoi costanti rinvii opposti allintervista di Gonlvez sia daattribuire alla consapevolezza di poter narrar-si soltanto dal momento in cui il propriodestino si fosse compiuto in un modo evidente al cuore credente. Soltanto quando Igna-

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    zio sicuro del senso della sua vita accondiscende a raccontarla: perch solo il raccontodella propria vita con un senso nello Spirito poteva servire per indicare il cammino cari-smatico a coloro che si arruolavano nella Compagnia. Solo cos la vita raccontata potevaessere epifania di un senso mistico-pasquale che aiutasse i gesuiti a compiere altrettanto.Come il prologo del Vangelo di San Giovanni comprensibile soltanto alla luce del mi-stero pasquale compiuto, cos l(Auto)biografia di Ignazio comprensibile quando lau-tore riconosce che il mistero pasquale si compiuto misteriosamente nella sua vita.

    A quella pienezza Ignazio arriva, per, progressivamente. Gli sono necessarie luce eforza interiori per orientarsi nel discernimento delle sue istanze pi profonde e per deci-dersi a servire solo la Divina Maest. Cresce cos nella virt dellabnegazione e nella pre-ghiera, per raggiungere quellautonomia di giudizio che lo rende indipendente e autono-mo, perch rettamente ordinato dallinteriorit, purificato da ogni affezione disordinata.

    Il suo itinerario , quindi, un apprendistato mediante il quale diviene consapevoleche Dio gli parla con il linguaggio delle istanze interiori e che in esse si manifesta lavolont del suo Signore. Questo itinerario lo render capace di non essere ...sordo allasua chiamata, ma pronto e diligente nel compiere la sua santissima volont, come silegge nella meditazione del Re eterno [Es 91]. Il suo compiere diverr lobbedienza delservo, della sposa, dellamico. Unobbedienza attiva e contemplativa scaturita dalla con-sapevolezza che il dono pi grande della vita saper scegliere consapevolmente quelloche Dio ha scelto. Ma si giunge a questo punto solo dopo un lungo percorso di prove,delusioni e patimenti, e la vita di Ignazio ne d un esempio.

    2. Una chiave di lettura

    Per guidare il lettore in un percorso unitario che faciliti la lettura (e che dovrebbecoincidere, ipoteticamente, con linterpretazione data dallo stesso Ignazio), doverosopremettere una considerazione teologica. Se il fine della vita cristiana raggiungere laperfezione nellunione damore con Dio, cio, radicarsi nellamore, essa pu essereinterpretata come obbedienza perfetta. Non si tratta, infatti, del compimento di unordine esterno, ma dellunione della volont, che ama obbedire a Colui che comanda, inmodo che lazione si realizzi in perfetta sintonia con colui che la ordina. Realizzare que-sta obbedienza significa ordinarsi secondo Dio, senza lasciarsi travolgere da affezionidisordinate. Poich lunico rapporto possibile con Dio nella libert, Ignazio non punon desiderare di essere libero e Dio non pu che corrispondere a questo desiderio.

    Senza accordo di volont, la libert non nasce e lamore non fiorisce, n pu espri-mersi in una mutua donazione totale. Tale accordo di due volont esige per tempo, losviluppo di una storia, un itinerario. Come avvenne per Ignazio, appunto, ove, da unlato, Dio cerc di farsi ascoltare e Ignazio, dallaltra, cerc di discernere la Sua voce perascoltarla e liberamente obbedirle.

    Posta questa premessa possiamo ora distinguere quattro stagioni del pellegrinaggiointeriore di Ignazio, le quali si intrecciano con quattro tempi dellazione divina, ma divalenza contraria; Dio deve, infatti, crescere e Ignazio deve diminuire. Il pensiero di

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    Ignazio e lazione divina coesistono contemporaneamente, ma non hanno gli stessi oriz-zonti di riferimento. Il trascorrere di queste stagioni attraverso una geografia della gra-zia, far cambiare le convinzioni profonde di Ignazio, cos ci che prima riteneva gua-dagno diverr per lui una perdita e la perdita vero guadagno. Si realizzer cos il passag-gio, la pasqua di Ignazio, che lo ha trasformato profondamente.

    Primavera/autunno

    Possiamo ipotizzare che la conversione abbia significato per igo una primavera.Essa infatti cambi il suo ideale cavalleresco da mondano in cristiano, sebbene, per ilmomento, il fondo cavalleresco della sua anima rimanesse inalterato, come egli stessoconfessa:

    Quando pensava alle cose del mondo, ne provava molto piacere, ma quando, per stanchez-za le abbandonava si ritrovava arido e scontento. Quando invece pensava di andare scalzofino a Gerusalemme e di non cibarsi che di erbe o di praticare tutte le altre austerit chevedeva essere state fatte dai santi, non solo trovava consolazione nel tempo in cui restavacon questi pensieri, ma anche dopo che essi lo avevano abbandonato restava contento eallegro. [...] Ricevuta non poca luce da questa esperienza, cominci a riflettere pi seria-mente sulla sua vita passata e sul grande bisogno che aveva di farne penitenza. A questopunto gli si presentavano i desideri di imitare i santi, senza badare tanto alle circostanzequanto piuttosto al solo ripromettersi, con la grazia di Dio, di fare lui pure quello che essiavevano fatto. Ma soprattutto quello che desiderava fare, appena fosse guarito, era di anda-re a Gerusalemme, come si detto sopra, con tante discipline e con tanti digiuni quanti unanimo generoso e innamorato di Dio desidera ordinariamente fare [Au 8-9].

    Questa primavera, vista nella prospettiva divina, era piuttosto un autunno, perchIgnazio ancora non sapeva n discernere n obbedire; seguiva i suoi progetti senza ac-cordarsi con quelli di Dio.

    Questa primavera in realt segna la fine di un lungo inverno mondano che eradurato tutta la precedente vita di igo. Infatti lAutobiografia inizia cos: Fino a 26anni fu uomo dedito alle vanit del mondo [Au 1].

    Estate/inverno

    Il viaggio in Terra Santa rappresent per igo la realizzazione del suo desideriomistico primaverile e lestate della sua iniziazione mistica. Per certamente non eraquello che il Signore si aspettava da lui; da questo punto di vista non era unestate malinverno dei principianti, ma la Provvidenza pone rimedio: contrariamente al desideriodi rimanere a Gerusalemme, Ignazio dovette lasciare la Palestina per obbedienza allaSanta Madre Chiesa gerarchica:

    Era suo fermo proposito rimanere a Gerusalemme per visitare in continuazione quei luoghisanti; e, oltre a questa devozione, si proponeva anche di aiutare le anime. A questo scopoportava con s lettere di raccomandazione per il Padre Guardiano. Gliele diede e gli mani-fest la sua intenzione di restare l per propria devozione. Ma non gli disse la seconda parte,

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    di volere, cio, rendersi utile alle anime, perch questo non lo diceva a nessuno, mentredella prima parte aveva molte volte parlato in pubblico. Il Padre Guardiano gli rispose chenon vedeva come fosse possibile la sua permanenza, perch la casa si trovava in cos granistrettezze che non poteva mantenere nemmeno i frati, e che, per questo motivo, aveva gideciso di rinviarne alcuni dalle nostre parti insieme ai pellegrini. Il pellegrino rispose chenon voleva nulla dalla casa, ma solo che ascoltassero le sue confessioni, quando alcune volteegli si fosse presentato per confessarsi. In base a questo, il Padre Guardiano gli disse che, aqueste condizioni, la cosa si sarebbe potuta fare, ma che aspettasse larrivo del Padre Pro-vinciale (credo che fosse il Superiore Maggiore dellOrdine in quella regione) che si trovavaa Betlemme.Con questa promessa, il pellegrino si rassicur e cominci a scrivere lettere per Barcellona,destinate a persone spirituali. Ne aveva gi scritta una e stava scrivendone unaltra, quando,il giorno prima della partenza dei pellegrini, vennero a chiamarlo da parte del Provinciale era infatti arrivato- e del Padre Guardiano. Il Provinciale con buone parole gli disse di aversaputo della sua buona intenzione di rimanere in quei luoghi santi e di avere consideratobene la cosa, ma che, per lesperienza che aveva di altre persone, giudicava che questo nonfosse conveniente. Molti, infatti, avevano avuto lo stesso desiderio, e chi era stato fattoprigioniero, e chi era stato ucciso, e lOrdine restava poi obbligato a riscattare i prigionieri.Si preparasse, pertanto, a partire lindomani con i pellegrini... A questo ribatt che il suoproposito era molto fermo, e che riteneva di non poter desistere dallattuarlo per nessunacosa al mondo, lasciando cortesemente capire che per timore di nulla avrebbe desistito dalsuo proposito, anche se il Provinciale non era del parere, purch non si trattasse di cosa chelo obbligasse sotto pena di peccato. Allora il Provinciale disse che essi avevano ricevutodalla Sede Apostolica lautorit di fare partire di l oppure di farvi restare, al loro giudizio,chiunque, e di poter scomunicare chi non volesse loro ubbidire. Disse anche che, nel casospecifico, essi giudicavano che egli non doveva rimanere ecc...E poich voleva mostrargli le bolle in forza delle quali avrebbe potuto scomunicarlo, eglidisse che non cera bisogno di vederle, che credeva alle loro Riverenze e che, dal momentoche avevano giudicato in quel modo in forza dellautorit che avevano, avrebbe loro presta-to ubbidienza [Au 45-47].

    Autunno/primavera

    Frustrato e deluso, Ignazio non sa che fare. Inizia quello che si potrebbe considerarelautunno dei desideri di Ignazio: il pellegrino, da quando cap che era volont di Dioche non restasse a Gerusalemme, andava sempre pensando tra s quid agendum. Allafine si sentiva maggiormente inclinato a studiare, per un po di tempo, per poter aiutarele anime. E decise di andare a Barcellona e, per tanto, part da Venezia alla volta diGenova [Au 50]. In questo modo cominci inconsapevolmente ad assecondare il desi-derio di Dio, che coincide con la sua vera primavera. igo si fece studente. Prima aBarcellona, dove rimase due anni (1524-1526) nello Studio generale a imparare gramma-tica. Poi si trasfer ad Alcal de Henares (1526-1527) per continuare gli studi dellaLogica di Soto, della Fisica di Alberto, e del Maestro delle Sentenze [Au 57], ma aven-do avuto problemi con lInquisizione, si trasfer a Salamanca. Qui rimase soltanto du-rante lestate del 1527 perch, sospettato di essere illuminato (alumbrado), fu messo in

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    carcere, insieme con un suo discepolo. I suoi scritti (gli Esercizi Spirituali) furono sotto-posti a esame:

    Erano in carcere da 22 giorni, quando li convocarono per udire la sentenza. Essa stabilivache non cera alcun errore n nella vita n nella dottrina che, per tanto, avrebbero potutoagire come agivano prima, insegnando la dottrina cristiana e parlando di cose di Dio purchnon definissero mai: questo peccato mortale o questo peccato veniale, se non passatiquattro anni, durante i quali avrebbero dovuto ancora studiare. Letta questa sentenza, igiudici mostrarono molta amorevolezza, come se desiderassero che fosse accettata. Il pelle-grino disse che egli avrebbe fatto tutto quello che la sentenza ordinava, ma che non lavreb-be accettata, perch, senza condannarlo in alcuna cosa, gli chiudevano la bocca perch nonaiutasse il prossimo nella misura delle sue possibilit. [...] Trovava grande difficolt a resta-re a Salamanca, perch con questa proibizione di definire in materia di peccato mortale eveniale, gli sembrava di aver la porta chiusa per fare del bene alle anime. E cos decise diandare a studiare a Parigi [Au 70-71].

    igo arriv a Parigi il 2 febbraio 1528 trattenendosi per poco pi di sette anni, finoallaprile del 1535, riuscendo a conseguire un grado accademico: il mese precedente allasua partenza era diventato Maestro in Arti. Al momento della prima immatricolazionecambi nome: da quel momento non sar pi igo, ma Ignazio. Anche se con qualcheproblema con lInquisizione, verso la fine della sua permanenza parigina costitu ungruppo compatto di amici nel Signore, di diverse et e nazionalit, decisi a seguirlo nelsuo stile di vita con tale fermezza che, prima che Ignazio lasciasse definitivamente Pari-gi, pattuirono insieme di

    andare a Venezia e a Gerusalemme, e spendere la loro vita a servizio della anime. Se poi nonfosse stato dato loro il permesso di restare a Gerusalemme, ritornati a Roma, si sarebberopresentati al Vicario di Cristo, perch li impiegasse dove egli giudicava essere di maggiorgloria di Dio e utilit delle anime. Avevano anche deciso di aspettare un anno limbarco aVenezia. Che se poi in quellanno non ci fosse stato imbarco per il Levante, sarebberorestati sciolti dal voto di Gerusalemme e sarebbero andati dal papa, ecc. [Au 85].

    Ignazio rimase, quindi, fedele al suo desiderio di ritornare in Palestina per stabilirsil e servire il Signore e le anime. Non smise di desiderare quel ritorno e riusc anche acoinvolgere altri nel suo progetto. Ignazio e i suoi compagni si incontreranno a Venezianel gennaio del 1537, ma

    Quellanno non salparono navi per lOriente, perch i Veneziani avevano rotto con i Turchi.Ed essi, vedendo che si protraeva lattesa dellimbarco, si sparsero per il veneziano, conlintento di far passare lanno che avevano preventivato. Qualora, poi, fosse trascorso senzapossibilit di imbarcarsi, sarebbero andati a Roma. [...] Trascorso lanno, poich non trova-rono come imbarcarsi, decisero di andare a Roma. Vi and anche il pellegrino [...]. Partiro-no per Roma divisi in tre o quattro gruppi; il pellegrino con Favre e Laynez. In questoviaggio fu molto visitato da Dio, in maniera straordinaria [Au 94.96].

    Uno di quei favori divini fu la visione che Ignazio ebbe poco prima di entrare aRoma, in una chiesetta chiamata della Storta: E mentre si trovava, un giorno, alcunemiglia prima di arrivare a Roma, a pregare in una chiesa, senti un tale cambiamento

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    nellanima sua e vide con tanta chiarezza che Dio Padre lo metteva con Cristo suo Figlio,che non avrebbe mai potuto dubitare di questo fatto, che cio Dio Padre lo metteva colsuo Figlio [Au 96]. Questo evento diede a Ignazio la sicurezza interiore di un buonauspicio e segn linizio del suo soggiorno romano che dur quasi ventanni (dal novem-bre 1537 a luglio 1556).

    Inverno/estate

    Ignazio, il Pellegrino, come gli piaceva chiamarsi, nutr il desiderio di ritornare inTerra Santa per quattordici anni (dal 1523 al 1537), dal momento in cui non era riuscitoa rimanervi nel suo primo e unico viaggio. Andare a Roma signific per lui la rinunziadefinitiva al suo desiderio di stabilirsi nella terra di Ges: segn linverno della sua vo-lont, ma linizio dellestate raggiante della volont divina che, alle porte di Roma, con-fermava lo scopo della piccola compagnia di amici: servire la Maest Divina nella Vignadel Signore, agli ordini del Pontefice. La rinuncia fu il colpo di grazia al processo didiminuzione ignaziano e segn il trionfo del progetto di crescita e di radicamento inDio, contrariamente al desiderio ed al progetto del Pellegrino. Finalmente Dio riusc afarsi ascoltare e obbedire. Il chicco di grano morto diede frutto a Roma: la Compagnia.

    A questa consapevolezza Ignazio giunse, per, solamente nellultimo periodo dellasua vita, svuotato di se stesso e disponibile a qualsiasi desiderio di Dio, mentre dirigevalo sviluppo della nuova fondazione. Oramai il suo desiderio era divenuto uno con quellodi Dio, erano uniti reciprocamente in una sola volont. Ed ormai chiaro per lui cheha trovato la sua radice in Dio a Roma e non in Terra Santa, dove egli invece pensava ditrovarla. In questo senso lestate mistica si convert in uno stato di vita, in uno stile divita che non conobbe pi lalternarsi delle stagioni interiori.

    3. La pasqua ignaziana: dalla vanit allobbedienza

    La dinamica interiore mediante la quale si compie il passaggio di Ignazio dal regnodella morte, obbedire la propria volont (il progetto di rimanere a Gerusalemme), allarisurrezione di una nuova vita vissuta a Roma obbedendo al Papa, mostra semplicementeche il rapporto damore tra Dio e Ignazio riuscito. Riuscire nellamore significa arriva-re ad un punto di non ritorno, nel quale lunica cosa che si desidera veramente compia-cere lamato, anche nellofferta della propria vita. Si tratta di una dinamica mistica, perquanto interna e nascosta, che matura nel rapporto interpersonale con Dio, e medianteessa si opera il rinnovamento interiore escatologico proprio dello Spirito Santo. La vitastessa di Dio si attualizza nel credente, con la potenza dellamore divino, consentendoglidi vivere la sua pasqua, come la visse Ges. Questa la novit che offre la vita cristiana.

    Ignazio matura misticamente in questa vita, man mano che progredisce nel suo itine-rario legato a tempi e luoghi concreti. E se vero che ogni credente un mistico, poichsi rapporta con il mistero di Dio, ciascuno matura in esso una via personale unica. Inquesto senso possibile caratterizzare il pellegrinaggio mistico di Ignazio, nella prospet-

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    tiva dellobbedienza, come un processo di trasformazione nel quale igo matura la suaspecifica via personale di realizzare lunione con Dio. Prendere consapevolezza di talemodalit rende possibile caratterizzare il carisma di Ignazio come cristiano perch egliobbed la volont del Padre, come fece Ges. Se questa la radice del carisma cristianoe di quello ignaziano, allora il pellegrinaggio cristiano e ignaziano verso Dio si pu me-taforicamente esprimere come una trasformazione personale per radicarsi in Dio nel-lobbedienza alla sua volont per amore di Dio stesso.

    In questo contesto possibile individuare alcuni elementi di questo carismatico ra-dicarsi in Dio che aiutino a prendere una maggiore consapevolezza della trasformazio-ne interiore verso unobbedienza piena da parte di un credente odierno che segue leorme di Ignazio?

    Lo scopo di questo saggio dare una risposta a questa domanda. Nella prima partesi presenta una selezione di testi dellAutobiografia che evidenziano levoluzione delrapporto tra Dio e Ignazio. In essa si identificano sedici elementi che, in realt, interven-gono nello sviluppo e trasformazione della vita mistica di ogni credente, come si pumolto bene attestare in qualsiasi manuale attuale di teologia spirituale. Questi elementiappaiono gi interagire dinamicamente tra loro durante il primo anno e mezzo dellaconversione di Ignazio. Certamente essi matureranno progressivamente nel corso dellavita sucessiva, fino a renderlo un abile mistagogo, come quando da Preposito Generalegoverner i gesuiti e tutti coloro che si affideranno a lui. Precisamente nella secondaparte si riprenderanno i sedici elementi della prima parte dellesperienza iniziale di Ignazioper mostrare come essi si siano trasformati in elementi fondamentali del suo magisteromistico delloramai maturo mistagogo romano.

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    PRIMA PARTE

    I fondamentidellitinerario mistico ignaziano

    Da Loyola a Barcellona (agosto 1521-marzo 1523)

    Per compiere il percorso di questa prima parte, nella quale si presentano gli elementibasilari dellapprendistato mistico ignaziano, si offre una selezione di testi dallAutobiogra-fia. In essi si evidenzia il processo mediante il quale il protagonista, come Ges, impar aobbedire soffrendo (Eb 5,8). Come ogni selezione, anche questa implica una scelta ed uncriterio interpretativo. Impossibile fare in altro modo, specialmente per una raccolta ditesti che interpretino il percorso mistico di Ignazio come una crescita nellobbedienza.

    Presa la decisione durante la sua convalescenza a Loyola di farsi pellegrino in TerraSanta, igo si mette in marcia verso Barcellona. Doveva imbarcarsi con destinazioneGaeta per andare poi a Roma e ottenere la carta di imbarco che gli avrebbe permesso direcarsi a Venezia e prendere quindi la nave per Giaffa. Per, prima di arrivare a Barcel-lona, sceglie di fermarsi qualche giorno nella abbazia benedettina di Monserrat. A que-sto punto, per, il suo viaggio si interrompe per circa undici mesi: infatti, rimane fermoa Manresa, una piccola cittadina non lontano dallabbazia. L imbarco avverr solo pocopi di un anno dopo che aveva lasciato la casa paterna.

    Durante questo periodo Ignazio si fa pellegrino con una missione: arrivare a Gerusa-lemme; apprende i rudimenti del discernimento spirituale e del combattimento spiritua-le, vive una pratica frequente (per il suo tempo) del sacramento della confessione e del-lEucaristia, si converte decisamente alla povert e sta in mezzo ai poveri negli ospedali,cresce nella pratica dellabnegazione e si esercita molto nelle penitenze. Egli consciodella sua condizione di peccatore, ma allo stesso tempo si fa uomo di preghiera, si preoc-cupa di aiutare gli altri ed favorito da particolari illuminazioni divine. Sempre pi con-sapevole che tutto si deve indirizzare alla crescita nelle virt solide, sin dagli inizi mo-stra spirito di obbedienza verso la gerarchia ecclesiastica. Sar la contemporanea intera-zione di tutti questi elementi a determinare la trasformazione mistica dellitinerario ini-ziale di Ignazio, itinerario che far del convertito igo di Loyola un mistagogo, capacedi iniziare altri al mistero di Dio.

    1. Il discernimento e il combattimento spirituale

    Convalescente dalla sua ferita di guerra, igo, poich mancavano libri di cavalleria ealtri intrattenimenti, lesse la Vita di Cristo di Ludolfo di Sassonia ( 1377) e la Legenda

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    Aurea di Iacopo da Varazze ( 1298). Immagin di poter compiere anche lui le peniten-ze dei santi. Ma mentre confrontava i sentimenti che tali immagini lasciavano in lui conquelli che producevano le sue fantasie (che lo vedevano invece protagonista di grandigesta del mondo), si rese consapevole di una differenza:

    Ma allora non vi faceva caso, n si fermava a valutare questa differenza; finch una volta glisi aprirono un poco gli occhi, cominci a meravigliarsi di questa diversit e a riflettervisopra, cogliendo, attraverso lesperienza, che dopo alcuni pensieri restava triste, e dopoaltri allegro; e venendo a conoscere a poco a poco la diversit degli spiriti che si agitavano inlui: luno del demonio e laltro di Dio.Questo fu il primo ragionamento che fece sulle cose di Dio. In seguito, quando fece gli Esercizi,proprio di qui cominci a prendere luce su quanto si riferisce alla diversit degli spiriti [Au 8,corsivo nel testo].

    Riacquistate le forze dopo i duri interventi chirurgici, igo part cavalcando unamula [Au 13]. Non era pi lo stesso: sia il fratello che tutte le altre persone di casacapirono dal comportamento esterno il cambiamento che si era prodotto nella sua ani-ma interiormente. [...] Il fratello e alcune persone di casa sospettavano che egli volesseattuare qualche grande cambiamento [Au 10.12, corsivo del testo].

    igo si mise in cammino e:Durante questo viaggio gli accadde un fatto che sar bene riferire per comprendere in chemodo Nostro Signore agiva con questanima ancora cieca, nonostante avesse grandi deside-ri di servirlo in tutto ci che riusciva a capire; infatti si decideva a fare grandi penitenze, nonbadando tanto allora a scontare i propri peccati quanto piuttosto a far cosa gradita a Dio ea piacergli.Aborriva talmente i peccati passati e aveva un desiderio cos vivo di fare grandi cose per amoredi Dio, che, senza giudicare se i suoi peccati fossero gi perdonati, tuttavia nelle penitenze chesi imponeva non li teneva molto presenti.E cos, quando si ricordava di praticare qualche penitenza fatta dai santi, si proponeva difare altrettanto e pi ancora. E in questi pensieri trovava tutta la sua consolazione, senzafar caso ad alcuna cosa interiore, e senza sapere cosa fosse lumilt o la carit o la pazienzao la discrezione necessaria per regolare e misurare queste virt. Ma tutto il suo intentostava nel fare di queste opere grandi ed esteriori, perch cos le avevano fatte i santi agloria di Dio, senza prendere in considerazione nessuna altra circostanza pi particolare[Au 14, corsivo del testo].

    Un esempio che illustra chiaramente la condizione di igo in questo momento: unevento accaduto appena lasciata la casa familiare, e che mostra apertamente quanto eglifosse ancora un principiante nel discernimento delle cose divine:

    Andando, dunque, per la sua strada, lo raggiunse un moro che cavalcava un mulo. Conver-sando tra loro, i due vennero a parlare di Nostra Signora; il moro diceva che pure a luipareva vero che la Vergine avesse concepito senza intervento duomo, ma che avesse parto-rito restando vergine, questo non lo poteva credere, adducendo le ragioni naturali che gli sipresentavano alla mente. Il pellegrino, nonostante gli avesse portato numerosi argomentiper attestare il contrario, non riusc a smuoverlo da quella opinione. Il moro, poi, si allonta-n cos in fretta che egli lo perse di vista, restando a riflettere su quello che era capitato con

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    quelluomo. A questo punto gli vennero alcune mozioni interiori che gli lasciavano nellani-mo un certo disgusto perch gli sembrava di non aver fatto il proprio dovere. Esse, inoltre,gli causavano sentimenti di indignazione contro il moro, perch gli sembrava di aver opera-to male nel permettere che un moro dicesse tali cose di Nostra Signora, e di essere obbligatoa ritornare sopra per difenderne lonore. Perci gli affioravano desideri di andare a cercareil moro e di prenderlo a pugnalate per quello che aveva detto. E restando per molto tempocombattuto tra questi desideri alla fine rimase in dubbio, senza sapere che cosa fosse tenutoa fare. Il moro, che intanto si era allontanato, gli aveva detto di esser diretto ad una localitdi l poco distante, lungo il suo stesso cammino, situata molto vicino alla strada maestra,senza per- che la strada maestra la attraversasse.E cos stanco di esaminare quello che sarebbe stato bene fare, non trovando una soluzionesicura per la quale determinarsi, prese questa decisione, cio di lasciare andare la mula abriglia sciolta fino al punto in cui le strade si dividevano; se la mula avesse preso la stradadel villaggio egli avrebbe cercato il moro e lo avrebbe preso a pugnalate; se non avesseimboccato la strada del villaggio, ma avesse preso la strada maestra, lo avrebbe lasciatostare. Fece come aveva pensato e Nostro Signore volle che la mula prendesse la stradamaestra e lasciasse quella del villaggio, nonostante questi stesse a poco pi di 30-40 passi ela strada che ad esso conduceva fosse molto larga e molto buona [Au 15-16].

    Gradualmente con il passare del tempo, igo acquist pi esperienza nella vita spi-rituale, scoprendo cos molte novit interiori:

    Fino a questo momento era quasi sempre rimasto nello stesso stato danimo caratterizzatoda unallegria molto costante, senza possedere alcuna conoscenza di cose interiori spiritua-li. Nei giorni in cui perdurava quella visione o poco prima che cominciasse (essa continu,infatti, per molti giorni), gli venne un pensiero violento che lo molest mettendogli davantila difficolt della sua vita come se gli dicessero dentro lanima: Come potrai tu sopportarequesta per i 70 anni che dovrai vivere?. Ma a questo, pure interiormente, gli ribatt congrande forza, sentendo che proveniva dal nemico: O miserabile! Puoi tu promettermiunora di vita?. Cos vinse la tentazione e rest in pace. Questa fu la prima tentazione cheebbe dopo quanto sopra stato narrato. Questo accadde entrando in una chiesa nella qualeogni giorno ascoltava la Messa solenne, i Vespri e la Compieta. E in questo provava grandeconsolazione. Di solito, durante la Messa leggeva la Passione, andando avanti sempre con lostesso stato danimo.Ma subito dopo la tentazione sopra riferita, cominci ad esperimentare grandi cambiamen-ti nella sua anima, trovandosi alcune volte talmente arido che non provava gusto a pregare,n ad ascoltare la Messa, n in qualunque altra preghiera facesse, e altre volte gli succedevatutto il contrario di questo, in modo tale e cos repentinamente, da sembrargli che la tristez-za e la desolazione gli fossero tolte come viene tolto a qualcuno una cappa dalle spalle. Aquesto punto cominci spaventarsi [sic] di questi cambiamenti e a dirsi tra s: Che nuovavita mai questa che ora cominciamo?. In questo periodo conversava ancora, alcune volte,con persone spirituali, che gli accordavano fiducia e desideravano parlargli perch, anchese non aveva conoscenza delle cose spirituali, tuttavia nel parlare mostrava molto fervore emolta volont di progredire nel servizio di Dio. Cera allora in Manresa una donna moltoanziana, e pure gi da molti anni dedita al servizio di Dio e conosciuta come tale in molteparte dalla Spagna, fino al punto che una volta il Re Cattolico laveva fatta chiamare percomunicarle alcune cose. Questa donna, intrattenendosi un giorno con il nuovo soldato di

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    Cristo, gli disse: Oh! piaccia al mio Signore Ges Cristo di volervi un giorno di apparirvi.Ma egli si spavent di questo, interpretando la cosa cos alla buona: Come, proprio a mepu apparire Ges Cristo?. Perseverava sempre nella consuetudine di confessarsi e dicomunicarsi ogni domenica.Ma in questo cominci ad essere molto tormentato da scrupoli. Infatti, quantunque la con-fessione generale fatta a Montserrat fosse stata assai diligente e tutta per iscritto come stato detto-, tuttavia a volte gli sembrava che alcune cose non fossero state confessate; equesto lo affliggeva molto perch anche se tornava a confessarsene, rimaneva senza soddi-sfazione. Allora cominci a cercare alcune persone spirituali che lo guarissero da questiscrupoli, ma niente lo aiutava. Alla fine un dottore della cattedrale, uomo molto spiritualeche l predicava, gli disse un giorno in confessione di mettere per iscritto tutto quello cheriusciva a ricordare. Fece cos, ma, dopo essersi confessato ritornarono ancora gli scrupoli,facendosi le cose ogni volta sempre pi sottili di modo che egli si veniva a trovare moltoafflitto; e, pur rendendosi conto che quegli scrupoli gli facevano molto danno e che sarebbestato bene sbarazzarsene tuttavia da solo non riusciva a compierlo. Alcune volte pensavache il rimedio sarebbe stato se il suo confessore gli avesse comandato, in nome di GesCristo, di non confessarsi pi di alcuna cosa passata, e proprio questo desiderava che ilconfessore gli comandasse, ma non aveva il coraggio di dirglielo.Per, senza che glielo suggerisse, il confessore fin per comandargli di non confessare pialcuna cosa passata, a meno che non si trattasse di cosa ben chiara. Ma siccome tutte quellecose gli sembravano molto chiare, questo comando non gli serv a nulla, e cos continuavaad essere sempre come affaticato. Durante questo tempo viveva in una cameretta che idomenicani gli avevano messo a disposizione nel loro monastero. Egli perseverava nelle suesette ore di preghiera in ginocchio, alzandosi regolarmente a mezzanotte oltre che in tuttigli altri esercizi gi menzionati. Tuttavia in nessuno di essi riusciva a trovare qualche rime-dio per i suoi scrupoli che ormai lo tormentavano da molti mesi. Una volta, mentre si trova-va molto tribolato a causa di essi, si mise a pregare e, nel fervore della preghiera, comincia gridare verso Dio ad alta voce, dicendo: Soccorrimi Signore, perch non trovo alcunrimedio negli uomini, n in altra creatura; se io pensassi di poterlo trovare nessuna fatica misembrerebbe grande. Mostrami Tu, Signore, dove lo posso trovare; anche se fosse necessa-rio andare dietro ad un cagnolino perch mi desse rimedio, io lo far.Mentre si trovava in questi pensieri, molte volte gli venivano violente tentazioni di gettarsida un grande buco che cera in quella camera, proprio vicino al punto dove faceva orazione.Ma, sapendo che era peccato uccidersi, tornava a gridare: Signore, non far mai cosa cheti offenda. Ripetendo molte volte queste parole, come pure quelle di prima. E cos glivenne in mente la storia di un santo che per ottenere una cosa da Dio che desiderava molto,rest senza mangiare molte giorni finch lottenne. Dopo averci pensato per un buonospazio di tempo, alla fine si decise a farlo, dicendo a se stesso che non avrebbe mangiato nbevuto fino a quando non si vedesse la morte ormai del tutto vicina. Decise, infatti, che, segli fosse accaduto di vedersi in extremis, al punto di dover morire di l a poco se non avessemangiato, allora avrebbe chiesto del pane e avrebbe mangiato (come se poi, ridotto a quegliestremi, fosse stato in grado di chiedere o di mangiare!).Questo avvenne una domenica dopo essersi comunicato; persever tutta la settimana a nonmettere nulla in bocca, senza tralasciare i suoi soliti esercizi, compreso landare agli Ufficidivini e il fare orazione in ginocchio, anche a mezzanotte, ecc... Ma la domenica seguente,dovendo andare a confessarsi, siccome era solito dire molto dettagliatamente al confessorequello che faceva, gli disse pure che quella settimana non aveva mangiato nulla. Il confesso-

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    re gli ordin di rompere quel digiuno ed egli, sebbene si sentisse ancora in forze, tuttaviaobbed al confessore, e per quel giorno e per il seguente si trov libero dagli scrupoli. Ma ilterzo giorno, che era marted, mentre era in preghiera cominci a ricordarsi dei suoi peccatie cos, come quando si va mettendo in fila una cosa dopo laltra andava col pensiero da unpeccato allaltro della vita passata, sembrandogli di essere obbligato a confessarlo unaltravolta. Ma, alla fine di questi pensieri gli sopravvenne un gran disgusto della vita che stavaconducendo, con alcuni impulsi ad abbandonarla. Proprio a questo punto il Signore volleche si svegliasse come da un sogno. Siccome aveva gi una certa esperienza della diversitdegli spiriti grazie alle lezioni che Dio gli aveva dato, cominci a considerare attraversoquali mezzi quello spirito si era introdotto in lui; e cos decise definitivamente, con grandechiarezza, di non confessare pi nessuna cosa passata; da quel giorno in poi rimase libero daquegli scrupoli, ritenendo come cosa certa che Nostro Signore lo aveva voluto liberare perSua misericordia [Au 20-25].

    Dopo tutte queste esperienze incominci a comprendere che non tutto quanto speri-mentava era buono, doveva osservare pi accuratamente i propri moti interiori per accet-tare o rifiutare ci che affiorava alla sua coscienza e prendere in seguito delle decisioni:

    Ma quando andava a coricarsi, molte volte gli venivano grandi illuminazioni e grandi conso-lazioni spirituali, in modo tale da fargli perdere molto del tempo che egli aveva destinato alsonno, il quale non era gi molto. Facendo alcune volte riflessione su questo, fin per pensa-re tra di s che aveva destinato tanto tempo a trattare con Dio e, in pi, tutto il resto delgiorno. A partire da qui cominci a dubitare che quelle illuminazioni venissero dallo spiritobuono, e venne a concludere con se stesso che era meglio lasciarle perdere e dormire tuttoil tempo stabilito. E cos fece [Au 26].

    igo ebbe anche delle visioni, dalle quali dovr imparare a difendersi, perch nonprovenivano dallo spirito buono:

    Mentre si trovava nellospizio, gli accadeva molte volte di vedere in aria, in pieno giorno,vicino a s, una cosa che gli dava molta consolazione, perch era molto bella, estremamentebella. Non riusciva a comprendere bene che genere di cosa fosse, ma gli pareva che inqualche modo avesse forma di serpente e avesse molte cose che brillavano come occhi manon lo erano. Nel contemplarla provava molto piacere e consolazione; e quando quella cosascompariva, ne provava [Au 19].

    Una volta, ringraziando Dio dopo avere avuto delle grandi illuminazioni, mentre erainginocchiato davanti a una croce per ringraziare Dio,

    gli apparve quella visione che molte altre volte gli era apparsa, e che mai era riuscito acomprendere, cio quella cosa di cui gi sopra si parlato e che gli sembrava molto bellacon molti occhi. Ma ora, stando davanti alla croce, vide bene che quella cosa cos bella nonaveva pi il colore di prima, ed ebbe una chiarissima conoscenza, accompagnata da ungrande assenso della volont, che quello era il demonio. Anche in seguito, per molto tempo,continu ad apparirgli spesso, ma egli, in segno di scherno, lo cacciava via con un bastoneche era solito portare in mano [Au 31].

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    2. La lettura Spirituale

    Un dato importante che bene esplicitare si riferisce al fatto che igo inizia la suaavventura spirituale del discernimento grazie alla lettura e quindi, grazie ai libri: Poi-ch era molto dedito alla lettura di libri mondani e falsi, cos detti di cavalleria, senten-dosi bene chiese che gliene dessero alcuni per passare il tempo. Ma in quella casa non sitrov nessun libro di quelli che egli era solito leggere, e cos finirono per dargli una VitaChristi e un libro sulla vita dei santi in volgare [Au 5]. Leggere sar una abitudine chelo accompagner tutta la vita. Un altro esempio durante questo periodo quando sitrova a Manresa: Di solito, durante la Messa leggeva la Passione... [Au 20]. Non sipu pensare alla conversione di igo, prima, e dopo alla sua crescita spirituale senzalinfluenza attiva dei libri e della lettura.

    3. Pellegrinaggio/missione

    Il testo dellAutobiografia riferisce che igo, agli inizi della sua convalescenza, imma-ginava di fare grande penitenze mentre andava scalzo fino a Gerusalemme [Au 8]. Manmano per che la guarigione progrediva, questa immaginazione si trasform in una deci-sione: Ma soprattutto quello che desiderava fare, appena fosse guarito, era di andare aGerusalemme... [Au 9]. Anche se la ragione di questo pellegrinaggio non la si trova neltesto, importa sottolineare il fatto che egli assunse come la missione della sua vita andarealla Citt santa, al punto che quando la raggiunge e si vede poi costretto a lasciarla perobbedienza [cfr. Au 46], non abbandona mai la determinazione di ritornarvi. In effetti, cisi conferma nel suo soggiorno a Parigi ove convince i suoi compagni ad andare in TerraSanta, undici anni dopo che la aveva visitata per la prima volta. Sebbene non si pu com-prendere questo desiderio di Iigo come una missione in senso stretto, perch essa sem-pre data da qualcuno, e qui Ignazio si autodestina in Palestina, tuttavia egli interpreta ilsuo desiderio come se fosse volont di Dio. Il passaggio alla vera missione si compie sol-tanto quando Ignazio passa dallautodestinazione a mettersi a disposizione del Pontefice.

    4. Il desiderio di perfezione

    Una considerazione molto presente dallinizio fino alla fine di questo primo anno emezzo dalla conversione digo riguarda il suo desiderio di perfezione. In tale periodoegli compie il passaggio dal grande e vano desiderio di procurarsi fama [Au 1] algrande desiderio di seguire la via della perfezione e quello che tornava a maggior gloriaa Dio... [Au 36]. La transizione del primo verso il secondo evidente: Ormai i pensie-ri di prima stavano scomparendo, grazie ai santi desideri che aveva... [Au 10]. Volevacompiere cose grandi per Dio, come andare alla Certosa di Siviglia [cfr. Au 12], ma nonsapeva ancora discernerli [cfr. Au 14]; come ben evidente nellepisodio del moro [cfr.Au 15]. Dopo il suo soggiorno a Manresa, quando si preparava per imbarcarsi a Barcel-

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    lona per Gaeta, fu chiaro per lui che lunica cosa che per lui contava era avere Dio solocome rifugio perch desiderava esercitarsi in tre virt: carit, fede, speranza [Au 35].Quando igo prese la nave non era pi un principiante nellarte di cercare e trovareDio e, se vero che continuer a maturare negli anni successivi, anche vero che pro-prio durante questo primo periodo sono state poste le fondamenta del suo personalemodo di procedere verso Dio e gli uomini.

    5. Imitazione dei santi

    A Loyola il risveglio alla nuova vita accompagnato non solo del desiderio di perfe-zione, ma anche dai desideri di imitare i santi, senza badare tanto alle circostanze,quanto piuttosto al solo ripromettersi, con la grazia di Dio, di fare lui pure quello cheessi avevano fatto [Au 9]. igo si sente attirato dalle penitenze e gesta dei eroi dellafede e vuole imitarli per realizzare altro tanto. Ma con il passaggio del tempo lentusia-smo messo nellimitazione delle cose esterne si trasformer nel desiderio di imitare in-ternamente solo il Cristo.

    6. Castit

    La lettura stato il veicolo che ha svegliato in igo il desiderio della perfezione, unodei primi frutti di questa nuova vita assistita dalla divina grazia quella di sentire unaprofonda trasformazione interiore che lo porta a riordinare la sua sensualit e la suasessualit:

    Una notte, mentre era ancora sveglio, vide chiaramente unimmagine di nostra Signora conil santo bambino Ges. A tale vista, durata un notevole spazio di tempo, ricevette una con-solazione molto intensa e rimase con tale schifo di tutta la vita passata, specialmente dellecose carnali, da sembrargli che fossero scomparse dallanima tutte le immaginazioni che viteneva prima impresse e vivamente raffigurate. E cos, da quel momento fino allagosto 1553in cui si scrive questo, non diede mai neppure il pi piccolo consenso alle sollecitazioni dellacarne; e proprio da questo effetto si pu giudicare che la cosa veniva da Dio, anche se eglinon osava sentenziarlo con tutta certezza e non diceva nulla di pi che affermare quantodetto sopra. Per, sia il fratello che tutte le altre persone di casa capirono dal comportamen-to esterno il cambiamento che si era prodotto nella sua anima interiormente [Au 10].

    7. Maria, Nostra Signora

    La grazia della castit ricevuta da igo contemplando una immagine della Madonnaindica limportanza di Maria nei primi mesi della sua conversione [cfr. Au 10]. Un det-taglio del suo nascente atteggiamento mariano si evidenzia quando incomincia a pren-dere gusto dalla lettura della vita del Signore e dei santi: Poich da quei libri ora ricava-

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    va molto gusto, gli venne lidea di stralciare in breve alcune cose pi essenziali della vitadi Cristo e dei santi, e cos, dal momento che gi cominciava ad alzarsi e ad andare ingiro per casa, si mise a compilare un libro con molta diligenza, scrivendo le parole diCristo in rosso e quelle di Nostra Signora in azzurro, su carta lucida e a righe, con bellacalligrafia, perch sapeva scrivere bene [Au 11].

    Le prime tappe del viaggio inaugurale del neoconvertito sono segnate da Maria.Quando finalmente igo si sente in forma fisica per lasciare la casa dopo la sua conva-lescenza, prende una mula in compagnia di suo fratello e vanno insieme ad Oate: Egli[igo] lungo il cammino, lo persuase [il fratello] a fare insieme una veglia nel santuariodi Nostra Signora di Aranzazu. [...] L pass la notte in preghiera per ottenere nuoveenergie per il suo viaggio [Au 13]. Una devozione mariana spontanea e ben radicataquella di nigo, ma ancora immatura, come si apprezza nellincontro che il Pellegrino hacon il Moro lungo la via, nel quale, per difendere lonore di Maria, valuta la possibilit diucciderlo [cfr. Au 15].

    Dal santuario di Aranzazu igo visita Antonio Manrique de Lara, duca di Njera evicer di Navarra, il signore per cui aveva difeso la fortezza di Pamplona. Rifiut da lui laproposta di mettersi nuovamente al suo servizio, e ricevette una somma di denaro che leera dovuta. Nella distribuzione che fece del denaro si apprezza la sua anima mariana:Riscosse il denaro, ordinando di dividerlo in parte fra certe persone verso le quali sisentiva obbligato, e in parte per far restaurare e adornare nel migliore dei modi unimma-gine di Nostra Signora che si trovava in cattivo stato. Quindi, licenziati i due servitori chelo accompagnavano, part tutto solo sulla sua mula, da Navarrete verso Montserrat [13].

    Nel santuario di Montserrat ripete la veglia dinnanzi alla Madonna: Cos venne nel-la determinazione di vegliare le proprie armi una notte intera, senza sedersi n coricarsi,ma un po in piedi e un po in ginocchio, davanti allaltare di Nostra Signora di Montser-rat, dove aveva deciso di lasciare i suoi abiti e di rivestirsi delle armi di Cristo. E, fattauna confessione generale, si mise daccordo con il confessore che facesse ritirare lamula e che facesse appendere la spada e il pugnale in chiesa, allaltare di Nostra Signora[Au 17]. Cos: La vigilia di Nostra Signora di marzo del 1522, di notte, con la maggiorsegretezza possibile, si rec da un povero, e, dopo essersi spogliato di tutti i suoi vestiti,glieli diede e indoss il suo desiderato abito. And poi ad inginocchiarsi davanti allaltaredi Nostra Signora e l pass tutta la notte, ora in questa posizione, ora in piedi con il suobordone in mano. Part sul far del mattino per non esser riconosciuto [Au 18].

    Recatosi a Manresa la sua devozione mariana si inserisce nella liturgia della Chiesapoich recita le Ore di Nostra Signora [cfr. Au 28]. E se durante questo periodo ha dellevisioni dellumanit di Cristo, confessa che ha visto pure Nostra Signora allo stessomodo, senza distinzione di membra [Au 29].

    8. La preghiera, laiuto delle anime e la conversazione spirituale

    Le considerazioni fatte da igo sulla vita dei santi, per poi applicarle a se stesso,erano gi certamente una preghiera meditativa, anche se vissuta con poca consapevolez-

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    za. La preghiera sar, per, la nota costante della sua vita. Uscito di casa per iniziare ilsuo pellegrinaggio and al santuario di Nostra Signora di Arnzazu: L pass la nottein preghiera per ottenere nuove energie per il suo viaggio [Au 13]. A Montserrat pregprima di confessarsi [cfr. Au 17] e a Manresa andava ogni giorno presso una chiesa doveascoltava la Messa solenne, i Vespri e la Compieta in canto. E in questo provava grandeconsolazione. Di solito, durante la Messa leggeva la Passione, andando avanti semprecon lo stesso stato danimo [Au 20]. Ivi viveva in una cameretta che i domenicani gliavevano messo a disposizione nel loro monastero. Egli perseverava nelle sue sette ore dipreghiera in ginocchio, alzandosi regolarmente a mezzanotte, oltre che in tutti gli altriesercizi gi menzionati [Au 23]. Ma oltre alle sue sette ore di preghiera, impegnava ilsuo tempo ad aiutare nelle cose spirituali alcune anime che venivano a cercarlo; passavatutto il resto della giornata, che rimaneva libera, a riflettere sulle cose di Dio pi precisa-mente su quello che aveva letto o meditato quel giorno [Au 26].

    Anche la conversazione circa le cose di Dio sar una caratteristica che lo accompa-gner tutta la vita. Un esempio di ci lo si trova gi a Loyola: Quando conversava conquelli di casa, si intratteneva sempre sulle cose di Dio, e con questo faceva del bene alleloro anime [Au 11]. Ma egli sar sempre ben disposto a parlare di Dio con chi volevaascoltarlo, come per esempio, a Manresa: In questo periodo conversava ancora, alcunevolte, con persone spirituali, che gli accordavano fiducia e desideravano parlargli per-ch, anche se non aveva conoscenza della cose spirituali, tuttavia nel parlare mostravamolto fervore e molta volont di progredire nel servizio di Dio [Au 21].

    Un altro episodio narrato dallo stesso igo, anche se drammatico per quanto riguar-da la sua salute, mostra quanto fosse radicato in lui questo desiderio di trattenersi sucose spirituali e di cercare interlocutori adatti:

    Al sopraggiungere dellinverno si ammal molto gravemente [a Manresa] e, per curarlo, leautorit cittadine lo fecero portare a casa del padre di un Ferrer, che pi tardi fu a serviziodi Baltazar de Faria. L era curato con molta attenzione e molte signore della buona societ,spinte dalla devozione che gi provavano verso di lui, venivano a vegliarlo la notte. Quandosi rimise da questa malattia, rest, per, molto debole e con frequenti dolori di stomaco. Ecos, per questi motivi e perch linverno era molto rigido, lo convinsero a coprirsi, a calzar-si e a mettersi qualcosa in testa. Gli fecero dunque accettare due casacche scure di pannogrossolano e uno zucchetto della stessa stoffa, come se fosse un mezzo berretto. In questoperiodo accadeva che, molti giorni, era avido di parlare di cose spirituali e di incontrarepersone che ne fossero capaci. Si avvicinava il tempo che egli aveva fissato per partire allavolta di Gerusalemme [Au 34].

    9. Lilluminazione divina

    igo un uomo illuminato. Durante tutta la sua vita avr visioni esteriori, ma saran-no piuttosto le visioni interiori che lo porteranno ad affermare: Anche se non ci fosse laScrittura a insegnarci queste cose della fede, egli si deciderebbe a morire per esse soltan-to in forza di quello che egli ha visto [Au 29].

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    Gi durante la convalescenza, quando pensava di imitare le penitenze dei santi, sisent confermato nelle sue intenzioni dallapparizione della Madonna [cfr. Au 10]. Maquesto soltanto un a saggio di quanto avverr a Manresa. Superata la prova degli scru-poli, che lo sottopose a un grande travaglio interiore, si apr infatti un periodo di cui dice:

    Durante questo tempo Dio lo trattava come un maestro di scuola tratta un bambino: gliinsegnava. Fosse questo dovuto alla sua rozzezza o al suo ingegno ottuso, o al fatto che nonaveva chi lo istruisse, o alla decisa volont che Dio gli aveva dato di servirLo, egli conchiarezza riteneva allora, e sempre ha ritenuto, che Dio lo trattava in questo modo. Anzi, sene dubitasse, penserebbe di offendere la Sua divina Maest. Se ne pu avere una qualcheidea dai cinque punti che seguono:Primo: Aveva molta devozione alla Santissima Trinit, e cos ogni giorno faceva orazionealle Tre Persone distintamente. E, siccome le faceva alla Santissima Trinit, gli veniva dadomandarsi interiormente come mai facesse quattro orazioni alla Trinit. Questo pensiero,per, lo disturbava poco o nulla, come cosa di poca importanza. Un giorno, mentre stavarecitando le Ore di Nostra Signora sui gradini del medesimo monastero, il suo intellettocominci ad elevarsi come se vedesse la Santissima Trinit sotto forma di tre tasti, e tuttoquesto accompagnato da tante lacrime e da tanti singhiozzi che egli non riusciva a trattener-si. E quella mattina, mentre partecipava ad una processione che partiva di l, non riusc maia frenare le lacrime fino a pranzo; e anche dopo pranzo non poteva stare senza parlare dellaSantissima Trinit, e questo con numerosi e molti diversi paragoni e con molta gioia e con-solazione, cos che, per tutta la sua vita, gli rimasta questa impronta di sentire grandedevozione nel fare orazione alla Santissima Trinit.Secondo: Una volta gli si rappresent allintelletto, insieme ad una grande allegria spiritua-le, il modo con cui Dio aveva creato il mondo. Gli sembrava di vedere una cosa bianca, dallaquale uscivano raggi e con la quale Dio faceva luce. Queste cose, per, non le sapeva spie-gare, e neppure si ricorda esattamente bene di quelle conoscenze spirituali che in queimomenti Dio gli imprimeva nellanima.Terzo: [...] Fu cos che, mentre un giorno in questo paese [Manresa] si trovava nella chiesadel suddetto monastero ad ascoltare Messa, vide con gli occhi interiori come dei raggi bian-chi che scendevano dallalto e bench questo, dopo tanto tempo non lo possa spiegarebene, tuttavia ci che egli vide chiaramente con lintelletto era come Ges Cristo NostroSignore fosse presente in quel Santissimo Sacramento.Quarto: Molte volte e per molto tempo, mentre stava in orazione, vedeva con gli occhiinteriori lumanit di Cristo; la figura che gli appariva era come un corpo bianco non moltogrande n molto piccolo, senza, per, vedere distinzione alcuna di membra. Questo eglivide in Manresa molte volte: se dicesse venti o quaranta volte, non si azzarderebbe a giudi-carlo una bugia. Unaltra volta Lo ha visto mentre era a Gerusalemme e unaltra ancoramentre era in viaggio vicino a Padova. Ha visto pure Nostra Signora allo stesso modo, senzadistinzione di membra. Queste cose che egli ha visto lo confermarono e gliene diedero poiper sempre tanta fermezza nella fede da pensare molte volte tra s che, anche se non ci fossela Scrittura a insegnarci queste cose della fede, egli si deciderebbe a morire per esse soltantoin forma di quello che egli ha visto.Quinto: Una volta se ne andava per sua devozione ad una chiesa distante da Manresa pocopi di un miglio: credo che si chiami San Paolo. La strada correva lungo il torrente. Ementre cos camminava assorto nelle sue devozioni, si sedette un poco con la faccia rivoltaal torrente che scorreva in basso. Mentre stava l seduto, cominciarono ad aprirglisi gli

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    occhi della mente: non che avesse una visione, ma cap e conobbe molte cose, sia dellecose spirituali che delle cose concernente la fede e le lettere, e questo con unilluminazionecos grande che tutte le cose gli apparivano come nuove. Non si possono descrivere tutti iparticolari che allora egli comprese, sebbene essi fossero molti, ma si pu solo dire chericevette una grande luce nellintelletto.E questo di restare con lintelletto illuminato si verific in maniera cos forte, che gli pareva diessere come un altro uomo e di avere un altro intelletto, diverso da quello che aveva prima.Di modo che, in tutto il corso della sua vita, fino ai sessantadue compiuti, mettendo tutti equanti gli aiuti ricevuto da Dio e tutte e quante le cose che aveva appreso anche riunite tutteinsieme, non gli sembrava di aver imparato tanto come in quella sola volta [Au 27-31, cor-sivo del testo].

    10. Amore alla povert

    Per igo era chiaro che i suoi desideri di santit esteriore non potevano essere por-tati a compimento senza vestire labito della povert. Per questo egli non solo regal ilsuo vestito da signore, scegliendo un sacco, ma scelse di essere realmente povero, impe-gno che porter avanti per tutta la sua vita con radicale determinazione. A Manresa,secondo le sue stesse parole, andava a chiedere lelemosina ogni giorno [Au 19], magi prima di arrivare in quella cittadina aveva iniziato il suo progetto di vita povera:

    Giunto ad una grossa borgata prima di Montserrat, volle comprare l il vestito cheaveva deciso di indossare e con il quale sarebbe andato a Gerusalemme; compr perciuna tela da sacco, non molto ben lavorata e molto pungente, e subito dopo se ne fecefare una tunica lunga fino ai piedi; compr anche un bordone e una borraccia, e sistemtutto davanti allarcione della mula.

    Compr pure delle scarpe di corda, ma ne calzava una sola; questo non per fare una stra-nezza, ma perch una gamba era tutta fasciata con una benda ed era un po malconcia, finoal punto che, anche se andava a cavallo, ogni sera se la trovava gonfia: gli parve necessarioche quel piede fosse calzato. [Au 16].

    Lamore di Ignazio per la povert si accompagna alla sua compassione per i poveri,come appare ben visibilmente da questo episodio:

    La vigilia di Nostra Signora di marzo del 1522, di notte, con la maggior segretezza possibile,si rec da un povero e, dopo essersi spogliato di tutti i suoi vestiti, glieli diede e indoss ilsuo desiderato abito. And poi ad inginocchiarsi davanti allaltare di Nostra Signora e lpass tutto la notte, ora in questa posizione, ora in piede con il bordone in mano. Part sulfar del mattino per non essere riconosciuto; non prese la strada diritta per Barcellona doveavrebbe incontrato molti che lavrebbero riconosciuto e onorato, ma devi verso un paesechiamato Manresa, dove aveva deciso di fermarsi alcuni giorni in un ospizio. Aveva decisoanche di annotare alcune cose nel suo libro che portava con s molto gelosamente e che glidava molta consolazione. Era gi ad una lega da Montserrat, quando lo raggiunse un uomoche veniva in gran fretta sulle sue tracce e che gli chiese se fosse stato lui a dare degli abiti aun povero, come questi affermava; e, mentre rispondeva di s, gli vennero le lacrime agli

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    occhi per compassione verso il povero a quale aveva doto i suoi abiti. Per compassioneperch cap che lo avevano malmenato, credendo che li avesse rubati. Ma, quantunque eglifacesse molto per sottrarsi alla stima della gente, non pot stare a lungo in Manresa senzache la gente dicesse grandi cose di lui, essendo giunta leco di quanto era capitato aMontserrat. Subito la fama crebbe, fino a dir di pi di quello che era: che aveva lasciato ungran patrimonio, eccetera [Au 18].

    11. La confessione e leucaristia settimanale

    Nel monastero benedettino di Monserrat fece una confessione generale. La luce in-teriore che ricevette igo a Loyola e che lo abilit a discernere la qualit dei suoi pen-sieri, fu ulteriormente arricchita dalla frequentazione della confessione:

    Riprese il suo cammino verso Montserrat, pensando, come al solito, alle imprese che dove-va compiere per amore di Dio. E poich aveva la testa tutta piena di quelle cose narratenellAmadigi di Gaula e in libri del genere, gli venivano in mente alcune cose simili a quelle.Cos venne nella determinazione di vegliare le proprie armi una notte intera, senza sedersin coricarsi, ma un po in piedi e un po in ginocchio, davanti allaltare di Nostra Signora diMontserrat, dove aveva deciso di lasciare i suoi abiti e rivestirsi delle armi di Cristo. Partitodunque- da quel luogo, riprese, secondo le sue abitudini, a pensare ai suoi propositi. Unavolta arrivato a Montserrat, dopo aver fatto orazione e dopo aver preso accordi con il con-fessore, fece una confessione generale per iscritto. Questa confessione dur tre giorni. Poisi mise daccordo con il confessore che facesse ritirare la mula e che facesse appendere laspada e il pugnale in chiesa, allaltare di Nostra Signora [Au 17, corsivo del testo].

    Mentre si trovava a Manresa perseverava sempre nella consuetudine di confessarsi edi comunicarsi ogni domenica [Au 21].

    12. La penitenza, labnegazione e la mortificazione

    Durante la convalescenza a Loyola, igo lesse i racconti della vita austera e dellepenitenze che i santi praticano traendone cos viva impressione, che volle egli stessoimitarli: Gli si presentavano i desideri di imitare i santi, senza badare tanto alle circo-stanze, quanto piuttosto al solo ripromettersi, con la grazia di Dio, di fare lui pure quelloche essi avevano fatto [Au 9]. Cos pure: Dal giorno della partenza dalla sua terra siflagellava ogni notte [Au 13, corsivo del testo] ed a Manresa:

    Non mangiava carne e non beveva vino anche se gliene davano. Ma la domenica non digiu-nava e, se gli offrivano un po di vino, lo beveva. Poich secondo la moda di quel tempo, erastato molto ricercato nel curare i suoi capelli che aveva molto belli, decise di lasciarli cresce-re, cos naturalmente senza pettinarli n tagliarli, e senza coprirli con qualcosa n di notten di giorno. Per lo stesso motivo si lasciava crescere le unghie dei piedi e delle mani, perchanche in questo era stato ricercato [Au 19].

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    Digiun, come rimedio alla sua crisi di scrupoli, seguendo gli esempi dei santi [cfr.Au 24-25] e allimprovviso cominci a crescere in sicurezza interiore, senza saper deter-minare la provenienza di questo nuovo stato interiore:

    Mentre continuava ad astenersi dal mangiare carne e mentre era cos saldamente irremovi-bile in questa posizione che per nessun motivo pensava di cambiare, una mattina, appenaalzato, gli si present dinanzi carne pronta per essere mangiata, come se la vedesse con gliocchi del corpo, senza che ne avesse avuto prima alcun desiderio. Allo stesso tempo glivenne grande assenso della volont perch da allora in poi ne mangiasse; e pur ricordandosidel proposito di prima, non poteva dubitare su questo assenso, ma poteva solo decidersi didover mangiare carne. Quando pi tardi ne rifer al suo confessore, questi gli disse di con-siderare se per caso non si trattasse di una tentazione; ma egli, dopo aver esaminata bene lacosa, non pot mai dubitare di essa [Au 27].

    Nello stesso periodo, ricco di illuminazioni interiori, igo progred nel discerni-mento e si regol di conseguenza, anche riguardo alle penitenze: Ancora in Manresa,dove si trattenne quasi un anno, dopo che cominci ad essere consolato da Dio e dopoche vide il frutto che operava nelle anime, trattando con esse, abbandon quegli eccessiche praticava prima; ora si tagliava le unghie e i capelli [Au 29].

    13. Coscienza di essere peccatore

    Allinizio della sua avventura igo, pur desiderando di compiere grandi penitenze,non aveva ancora compreso quale fosse la vera condizione di peccato delluomo. Pensa-va di realizzare quelle penitenze per fare cosa gradita a Dio, attraverso la fatica esterioreche rappresentavano [cfr. Au 14], ma senza collegarle in alcun modo alla sua condizionepersonale.

    Crescendo e maturando nelle cose nascoste della vita spirituale grazie al suo rappor-to con Dio, igo acquista progressiva consapevolezza del senso cristiano del peccato:

    Una volta, mentre era malato in Manresa, per una febbre molto violenta, venne in pericolodi morte, tanto da giudicare con chiarezza che la sua anima dovesse proprio partire di l apoco. In quel momento gli venne un pensiero che gli diceva: Sei un giusto. Questo gliprocurava tanta pena che non faceva che respingerlo e mettersi innanzi i propri peccati.Questo pensiero lo faceva soffrire di pi che la stessa febbre, per quanto si desse molta penaper vincerlo, non ci riusciva. Ma quando la febbre si abbass un poco, non venne pi atrovarsi in pericolo imminente di morte cominci a scongiurare ad alta voce alcune signoreche erano venute a visitarlo, perch, per amore di Dio, quando unaltra volta lo avesserovisto in punto di morte, lo sgridassero ad alta voce, chiamandolo peccatore e dicendogli chesi ricordasse delle offese che aveva fatte a Dio [Au 32].

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    14. Il confronto di se stesso nel colloquio spirituale e il rendiconto di coscienza al confessore

    Ignazio non tralasci di accostare, per un consiglio spirituale, lo stesso monaco diMonserrat da cui si confessa: Questi fu la prima persona a cui svel la sua decisione,perch fino allora non laveva manifestata a nessun confessore [Au 17]. Manifestava lesue intenzioni e non solo i peccati, chiedendo implicitamente consiglio. Un atteggia-mento che mantenne anche a Manresa: in piena crisi di scrupoli cominci a cercarealcune persone spirituali che lo guarissero da questi scrupoli, ma niente lo aiutava [Au22; cfr. 27]; cos pure nei giorni precedenti alla sua prima navigazione, arrivato a Barcel-lona, non sapendo se prendere delle provviste per il viaggio and in cerca di un confes-sore, al quale spieg la situazione e ne ascolt il consiglio [cfr. Au 36].

    15. Lesercizio delle virt

    igo va acquistando, a poco a poco, esperienza del mistero cristiano e sboccia in luila convinzione che, per perseverare nella vita divina, bisogna praticare la virt ed esserespinto da essa, altrimenti non si resister a lungo nel servizio divino. Non bastano le lucie le consolazioni interiori, ma serve una volont decisa e assistita dallalto con la grazia:cos igo scopre il bisogno di essere virtuoso, di essere spinto soltanto da una rettadeterminazione e da un desiderio puro:

    Al principio del 1523, si rec a Barcellona per imbarcarsi. E bench alcuni gli si offrisseroper accompagnarlo, volle partire solo, perch lunica cosa che per lui contava era avere Diosolo come rifugio. Cos un giorno, ad alcuni che lo importunavano molto perch, dato chenon sapeva n litaliano n il latino, prendesse con s uno come compagno evidenziandoquanto ne sarebbe stato aiutato e facendone molte lodi, egli disse che non sarebbe andatocon lui neppure se fosse stato figlio o fratello del duca di Cardona. Egli, infatti, desideravaesercitarsi in tre virt: carit, fede e speranza; ora, se avesse portato un compagno, quandoavesse avuto fame, da lui si sarebbe aspettato aiuto; e, quando fosse caduto, da lui avrebbeatteso di essere aiutato ad alzarsi. Cos, per questi motivi, egli avrebbe anche messo la suafiducia in lui e gli si sarebbe affezionato, mentre, invece, questa fiducia, questo affetto equesta speranza egli voleva riporre in Dio solo. E quello che cos diceva, lo sentiva allastessa maniera nel cuore. Con tali idee egli desiderava imbarcarsi non soltanto senza com-pagni, ma anche senza alcuna provvista. Quando cominci a trattare per limbarco, ottennedal padrone della nave di essere preso gratuitamente perch non aveva denaro, ma a condi-zione di portare con s una certa quantit di biscotto per il proprio sostentamento; altri-menti per nessuna ragione al mondo lo avrebbero accettato.Al momento di dover compare quel biscotto, gli vennero grandi scrupoli: questa la spe-ranza e la fede che tu riponevi in Dio, che non ti sarebbe mai mancato, ecc.?.E tutto questo con tale forza da procurargli grande sofferenza. Alla fine, non sapendo chefare, perch vedeva buone ragioni da tutte e due le parti, decise di mettersi nelle mani delconfessore. Gli manifest, pertanto, quanto desiderasse seguire la via della perfezione e

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    quello che tornava a maggior gloria di Dio, e i motivi che lo inducevano a dubitare suldovere di procurarsi il sostentamento. Il confessore fu del parere che mendicasse il necessa-rio e che lo prendesse con s. Una signora, alla quale aveva chiesto lelemosina, gli domandper dove volesse imbarcarsi. Egli rest un po in dubbio se dirglielo, ma alla fine non siarrischi a dirle altro se non che andava in Italia e a Roma. Ed essa, come spaventata, disse:Volete andare a Roma? Ma quelli che vanno l, non so come ne tornino (volendo dire chea Roma le persone fanno poco profitto nelle cose spirituali). Il motivo per cui non os direche andava a Gerusalemme fu il timore di vanagloria; questo timore lo affliggeva tanto chenon osava dire di quale luogo dorigine e di quale casato egli fosse. Alla fine, ottenuto ilbiscotto, si imbarc; ma trovandosi sulla spiaggia con in mano ancora cinque o sei moneteche gli avevano dato mentre elemosinava di porta in porta (perch in questo modo erasolito campare), le lasci su un banco l vicino alla spiaggia.Poi si imbarc, dopo essere stato a Barcellona poco pi di venti giorni [Au 35-37].

    16. Obbedienza

    igo si mostr sempre molto obbediente verso i suoi confessori ai quali apriva la suacoscienza. A Manresa, come si visto durante la sua crisi di scrupoli, aveva deciso dinon mangiare nulla. Il confessore, avendolo saputo, gli ordin di rompere quel digiunoed egli, sebbene si sentisse ancora in forze, tuttavia ubbid al confessore... [Au 25]. Sitratta ancora di unobbedienza puramente esteriore, ma che indica la strada intrapresanella trasformazione interiore gi iniziata.

    Un esempio esplendido che mostra latteggiamento di igo nei riguardi dellautori-t ecclesiastica come si gi riferito il suo sottomettersi in Terra Santa al Provincia-le che gli impedisce di rimanervi per lautorit che ha ricevuto dalla Santa Sede [cfr. Au46-47]. Un atteggiamento che ha mantenuto sempre e del quale danno testimonianza isuoi vari scontri con lautorit ecclesiastica, durante la sua vita di studente, ma anchequando si era gi stabilito a Roma.

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    SECONDA PARTE

    La maturit dellitinerario mistico:Ignazio mistagogo

    (Roma, novembre 1537- luglio1556)

    La seconda parte offre una selezione di testi ignaziani ordinati secondo lo schemadelineato nella prima parte. Se, infatti, in questa si sono elencati sedici principali aspettidellesperienza mistica di Ignazio, relativi al primo anno e mezzo dalla conversione, inquella si riprenderanno gli stessi punti con citazioni di testi di Ignazio, ma che corri-spondono al periodo romano, nel quale, ormai radicato in Dio, guida la Compagnia ela coscienza di quanti si affidano a lui. Gli scritti riportati sono la testimonianza di unvissuto maturo, quello di un mistagogo con un modo di procedere autonomo, capace didare forma a un nuovo corpo apostolico e a uno stile caratteristico di essere cristiano.

    In effetti, negli scritti romani di Ignazio si raccoglie la maturit della sua esperienza:gli Esercizi Spirituali2 sono definitivamente redatti verso il 1541, il Diario Spirituale3 del1544-1545, la prima redazione completa delle Costituzioni della Compagnia risale al 15534,

    2 SantIgnazio ha cominciato a elaborare i suoi Esercizi Spirituali fin dai primi tempi della sua conver-sione a Loyola, cio a partire del 1521, e sono stati continuamente perfezionati lungo gli anni, fino al 1541in cui appare la prima versione completa e definitiva. Saranno approvati da Paolo III il 31 luglio 1548.

    3 Il cos detto Diario Spirituale di Ignazio in realt sembra essere una parte di ununit maggiore che andata persa. Il manoscritto conservato corrisponde al periodo che va dal 2 febbraio 1544 al 27 febbraiodellanno successivo, ed diviso in due quadernetti: il primo di tredici fogli (dal 2/2 al 12/3 del 1544) e ilsecondo di dodici (dal 13/3 del 1544 al 27/2 del 1545). In questo periodo SantIgnazio si trova a redigerele Costituzioni della novella fondazione e precisamente nel primo quadernetto si pu apprezzare il pro-cesso che Ignazio realizza per discernere la volont divina riguardo alla povert delle case professe. IlDiario fu pubblicato parzialmente da Juan Jos de la Torre solo nel 1892 (Constitutiones S.I. latinae ethispanicae cum earum declarationibus. Madrid 1892, appendice XVIII, 349-363), edizione che conobbeuna traduzione tedesca del 1922 (A. FEDER, Aus des geistlichen Tagenbuch des hl. Ignatius von Loyola.Pustet, Regensburg 1922). Solo nel 1934 si pubblic ledizione critica integrale (A. CODINA - D. FERNN-DEZ ZAPICO, Ephemeris S. P. N. Ignatii, in Monumenta Ignatiana, Series Tertia, t. I [MHSI 63], 86-158).

    4 Le Costituzioni hanno un lungo periodo di elaborazione sotto la direzione di SantIgnazio, dallaprimavera del 1539 alla primavera del 1553. Alla morte di SantIgnazio (luglio 1556) non erano stateancora approvate, cosa che accadr per opera della prima Congregazione Generale del 1558 che, salvopiccole modifiche, addotta il testo ignaziano. Il testo utilizzato in questo lavoro quello redatto daIgnazio, che non il testo attualmente in vigore perch le Costituzioni della Compagnia sono stateadeguate dalla Congregazione Generale 34 (1995) al Codice di Diritto Canonico del 1983 (cfr. Costitu-zioni della Compagnia di Ges annotate dalla Congregazione Generale 34a. Norme complementari, AdP,Roma 1997).

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    mentre lAutobiografia databile tra il 1553 e il 1555 e la grande maggioranza delle lette-re5 di Ignazio appartengono a questo periodo, cio sono datate a partire dal 1538.

    La prima parte di questa antologia si ferma al punto in cui Ignazio si imbarca aBarcellona (febbraio 1523), bench Ignazio continui a raccontare la sua vita nella Auto-biografia fino al momento in cui arriva a Roma, quasi quindici anni dopo (novembre1537). Questa tappa del suo percorso preziosa per informarci ancora pi accurata-mente della sua trasformazione interiore e di come i sedici punti presi in considerazionesi sviluppino ulteriormente nel tempo. Tuttavia, in questa seconda parte non si riprendelAutobiografia perch si voluto contrastare gli inizi e la maturit della trasformazionemistica vissuta da Ignazio, mettendo a confronto lIgnazio novello e quello maturo. Perquesta ragione si sono confrontati gli inizi e la fine del percorso mistico del Pellegrino:Manresa e Roma. Questa procedura ha il vantaggio di mostrare quanto sia radicatonellinsegnamento maturo la sua primigenia esperienza. Inoltre consente di evidenziareun tratto tipico del santo di Loyola: la sua profonda esperienza mistica e contemporane-amente la sua sviluppata capacit pedagogica e organizzativa. Infatti, egli non solo havissuto in prima persona unesperienza che ha dato ordine alla sua vita, strutturandolanei suoi principi e fondamenti, ma a partire da quel vissuto personale stato capace distabilire le basi di un istituto clericale come la Compagnia di Ges, definendo i mezzispirituali e pratici per ordinarla al raggiungimento del suo fine. Un fine che coincide conil fine della vita cristiana e con quello che igo si era determinato a raggiungere, serven-dosi a quello scopo di tutte le cose del cielo e della terra come strumenti. In questo sensoil carisma cristiano e ignaziano una via che radica in Dio e sradica da tutto quello chenon radicato in Lui.

    Ognuno dei sedici argomenti sar suddiviso -dove sia pertinente-, seguendo la se-quenza degli scritti di Ignazio: Esercizi Spirituali (Es), Diario Spirituale (Ds), Costituzioni(Co) e lettere. Nel caso delle Costituzioni si indicher se la citazione indirizzata a unaspirante alla Compagnia, o piuttosto a uno scolastico, cio a uno studente gesuita, o aun membro gi definitivamente incorporato. Si ricorda che il testo utilizzato quelloredatto da Ignazio, che non il testo attualmente in vigore (cfr. supra nota 4). Nel casodel Diario spirituale si omettono alcune indicazioni giornaliere con lobiettivo di nonappesantire la lettura e si precisa che le citazioni riportate in questa raccolta, salvo indi-cazioni contraria, appartengono al periodo che va da febbraio ad aprile del 1544. Perquanto riguarda le lettere di Ignazio, in realt molte sono state scritte dal suo segretario,il p. Giovanni Alfonso di Polanco, e in un secondo momento riviste e corrette da Igna-zio, secondo la loro importanza. Pur tenendo conto di ci, generalmente non si ricusa lapaternit di Ignazio perch sono considerate lettere del Generale della Compagnia.

    5 Le lettere (autografe, apografe e minute di lettere) conservate di SantIgnazio si possono dividere indue periodi: dalla conversione (1521) al suo arrivo definitivo a Roma (1538) e poi da questa data alla suamorte. La prima pubblicazione di una selezione di lettere risale al 1804 (R. MENCHACA, Epistolae sanctiIgnatii Loyolae..., Bononiae 1804). Soltanto un secolo do