Ideaumbra N°3

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di Carlo Petrini Le cooperative sociali sono una speciale categoria di cooperative, caratterizzata dal fatto di “perse- guire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cit- tadini” attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi (tipo A) oppure lo svolgimento di attività diverse - agricole, indu- striali, commerciali o di servizi - finalizzate all’inserimento lavora- tivo di persone svantaggiate (tipo B). Questa è la definizione che dà l’articolo 1 della Legge 8/11/1991 n° 381 che disciplina le coopera- tive sociali e alla quale occorre fare riferimento per conoscere gli specifici obblighi e divieti cui que- ste cooperative sono sottoposte e che ne giustificano il particolare regime tributario. La stessa legge disciplina la figura del socio vo- lontario e del socio svantaggiato e prevede convenzioni stipulabili tra Enti pubblici e cooperative so- ciali. La domanda che ci poniamo è questa; quanto sono rispettati i principi di base e queste norme dalle cooperative? A Spoleto, le cooperative sociali presenti rap- presentano un’importante realtà sia sotto il profilo occupaziona- le sia dell’erogazione di servizi. Lo sviluppo di questa particolare forma imprenditoriale è legato a Tra il 2008 e il 2009 dovevano essere erogati oltre sessanta milioni di euro. Non autosufficienza: l’incredibile storia delle risorse smarrite di Giorgio Corrado Il buon Governo della Regio- ne rossa è un falso mito an- dato letteralmente in fumo! La socialità, della quale le Sinistre si ammantavano, portandola in processione come un’immagine sacra, è svanita nel nulla. La chiusura della Merlo- ni di Nocera, che fa seguito alla pesante crisi dei settori della ceramica e del tessi- le, con migliaia di famiglie in gravissime difficoltà, è solo l’ultimo caso, oggi divenuto simbolo, del fallimento di questo modello umbro. L’assenza di una lungimiran- te politica industriale, di set- tore e di filiera; i crescenti ostacoli burocratici, frutto di una Legislazione Regiona- le letteralmente impazzita, verso chi vuol investire e fare impresa; lo svuotamento dei distretti industriali, con forti carenze strutturali nel siste- ma del trasporto regionale; il prediligere finanziariamente i carrozzoni para-pubblici a discapito del sistema pro- duttivo. Tutto questo mostra l’inadeguatezza della politica delle sinistre che perseguo- no fuorvianti utopie massi- maliste e corrono dietro agli interessi di una ben precisa parte politica, lasciando in- dietro i cittadini, le famiglie e le imprese. A ciò aggiungasi che in con- temporanea è venuto alla luce un altro volto di questo sistema politico operante a vari livelli. E’ di questi giorni il rinvio a giudizio per gli appalti truc- cati e pilotati con la pesante connivenza di spezzoni diri- genziali dell’Amministrazio- ne Provinciale di Perugia. Avevamo già avuto modo di registrare, quasi increduli, altri episodi di malaffare le- gati e connessi alla gestione della cosa pubblica: dal caso Giombini alla Sanità, per finire allo smaltimento dei rifiuti. L’Umbria rossa in fumo! Umbria emergenza suicidi di Michael Surace pag 5 Casa...e libertà di Emanuele Prisco pag 3 Il “Caso Morgan” di Marco Scurria pag 2 ex Ospedale Monteluce di Franco Zafini pag 4 ANNO VIII N. 6 - 10 MARZO 2010 Periodico di informazione politica Aut. Trib. Perugia n. 12 del 30/3/99 Sped. Abb. Post. art. 2 comma 20/c L. 662/96-Umbria Direttore Responsabile: Laura De Siati Direttore Politico: Giorgio Corrado Stampa: Litostampa 3B Spoleto Fotografa con il tuo smart-phone questo quadrato e scoprirai un nuovo modo di navigare nella rete www.francozaffini.it segue a pag 2 “VETRIOLO” segue a pag 2 La candidatura alla presidenza della Modena, soddisfa un po’ tut- ti i quadri del PDL. L’assalto alla diligenza per il voto dei vari candidati è iniziato: già compaiono manifesti giganti, che hanno l’unico scopo di far cono- scere il volto del candidato, non certo le sue idee e perché si can- dida. Ma tant’è, oggi vale la politica dell’immagine e poco o nulla la politica del fare e delle idee. E allora eccoti la signora che dal maxi manifesto ti dice ci sono an- che io, non sai chi sono, perché mi candido, che progetto sostengo? Senza peli sulla lingua Sono passati due anni dall’approva- zione della legge istitutiva del fondo per la non autosufficienza e le risor- se messe a disposizione giacciono ancora nelle casse della Regione. Mentre la famiglie contano i giorni, dei 32mln di euro previsti per il 2008 e degli altrettanti previsti per 2009 non si ha traccia. Sbloccare le risorse del fondo risol- verebbe buona parte dei problemi legati all’assistenza dei non autosuf- ficienti. Ci sono residenze protette, come quelle che accolgono i pazienti malati di Alzheimer, che sono piene e necessitano di un adeguamento del numero dei posti letto e delle rette, rimaste invariate da anni. Le Onlus e gli enti di natura cattolica si indebitano con le banche, pur di garantire servizi minimi, mentre la Regione trattiene quella che sareb- be una boccata d’ossigeno preziosa per tutto il settore dell’assistenza privata. Solo per fare un esempio, segue a pag 3 “Spezzare l’intreccio tra politica e cooperative” Soggetti che fanno impresa in un regime di concorrenza sleale segue a pag 3 Un programma del “fare”, con proposte concrete da poter mettere in pratica già nei primi mesi di governo. Le due legi- slature della Giunta Lorenzetti, nonché gli ultimi due anni in cui il centro sinistra invece che governare è stato impegnato in lotte intestine per la scelta del candidato alla presidenza, ci consegnano un Umbria che necessità di interventi urgenti. A richiedere azioni immediate e prospettive future sono le attività produttive. Ed è per questo che al centro del nostro programma di governo c’è il rilancio dell’economia regio- nale che passa attraverso la centralità dell’impresa, del la- voro autonomo e dipendente. E’ necessario distinguere tra i provvedimenti immediati e le azioni di governo strategiche. Punto primo: semplificazione Attività produttive e piano casa, le priorità dei primi 100 giorni segue a pag 2 Nocera, centro cardiologico pag 9 di Giovanni Bontempi di Franco Zaffini La crisi morde ma nonostante tutto, un ‘giovane precario’ del Pd ha trovato finalmente collo- cazione nel mondo del lavoro. Trattasi di Giampiero Rasimelli, classe 1954, già consigliere pro- vinciale del Pd, rientrato nelle stabilizzazioni della Regione Umbria, non prima però di aver percepito cospicui compensi per consulenze esterne. Passando in rassegna il copioso elenco degli Fiammetta Modena candidata del Pdl alla Presidenza della Regione, illustra il suo programma per i lettori di Idea Umbra. di Franco Zaffini Per chi non voterò di Eduardo Vecchiarelli pag 6-7 segue a pag 5 Istruzioni a pag. 12 Speciale Elezioni Il buco “ROSSO” delle consulenze

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Periodico di informazione politica

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Page 1: Ideaumbra N°3

di Carlo Petrini

Le cooperative sociali sono una speciale categoria di cooperative, caratterizzata dal fatto di “perse-guire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cit-tadini” attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi (tipo A) oppure lo svolgimento di attività diverse - agricole, indu-striali, commerciali o di servizi - finalizzate all’inserimento lavora-tivo di persone svantaggiate (tipo B). Questa è la definizione che dà l’articolo 1 della Legge 8/11/1991 n° 381 che disciplina le coopera-tive sociali e alla quale occorre

fare riferimento per conoscere gli specifici obblighi e divieti cui que-ste cooperative sono sottoposte e che ne giustificano il particolare regime tributario. La stessa legge disciplina la figura del socio vo-lontario e del socio svantaggiato e prevede convenzioni stipulabili tra Enti pubblici e cooperative so-ciali. La domanda che ci poniamo è questa; quanto sono rispettati i principi di base e queste norme dalle cooperative? A Spoleto, le cooperative sociali presenti rap-presentano un’importante realtà sia sotto il profilo occupaziona-le sia dell’erogazione di servizi. Lo sviluppo di questa particolare forma imprenditoriale è legato a

Tra il 2008 e il 2009 dovevano essere erogati

oltre sessanta milioni di euro.

Non autosufficienza: l’incredibile storia

delle risorse smarrite

di Giorgio Corrado

Il buon Governo della Regio-ne rossa è un falso mito an-dato letteralmente in fumo!La socialità, della quale le Sinistre si ammantavano, portandola in processione come un’immagine sacra, è svanita nel nulla.La chiusura della Merlo-ni di Nocera, che fa seguito alla pesante crisi dei settori della ceramica e del tessi-le, con migliaia di famiglie in gravissime difficoltà, è solo l’ultimo caso, oggi divenuto simbolo, del fallimento di questo modello umbro.L’assenza di una lungimiran-te politica industriale, di set-tore e di filiera; i crescenti ostacoli burocratici, frutto di una Legislazione Regiona-le letteralmente impazzita, verso chi vuol investire e fare impresa; lo svuotamento dei distretti industriali, con forti carenze strutturali nel siste-ma del trasporto regionale; il prediligere finanziariamente i carrozzoni para-pubblici a discapito del sistema pro-duttivo. Tutto questo mostra l’inadeguatezza della politica delle sinistre che perseguo-no fuorvianti utopie massi-maliste e corrono dietro agli interessi di una ben precisa parte politica, lasciando in-dietro i cittadini, le famiglie e le imprese.A ciò aggiungasi che in con-temporanea è venuto alla luce un altro volto di questo sistema politico operante a vari livelli.E’ di questi giorni il rinvio a giudizio per gli appalti truc-cati e pilotati con la pesante connivenza di spezzoni diri-genziali dell’Amministrazio-ne Provinciale di Perugia.Avevamo già avuto modo di registrare, quasi increduli, altri episodi di malaffare le-gati e connessi alla gestione della cosa pubblica: dal caso Giombini alla Sanità, per finire allo smaltimento dei rifiuti.

L’Umbria rossa

in fumo!

Umbria emergenza suicididi Michael Surace pag 5

Casa...e libertàdi Emanuele Prisco pag 3

Il “Caso Morgan”di Marco Scurria pag 2

ex Ospedale Montelucedi Franco Zafini pag 4

ANNO VIIIN. 6 - 10 MARZO 2010

Periodico di informazione politicaAut. Trib. Perugia n. 12 del 30/3/99Sped. Abb. Post. art. 2 comma 20/c L. 662/96-Umbria

Direttore Responsabile: Laura De Siati Direttore Politico: Giorgio Corrado Stampa: Litostampa 3B Spoleto

Fotografa con il tuo smart-phonequesto quadrato e scoprirai

un nuovo modo di navigare nella rete

www.francozaffini.it

segue a pag 2

“VETRIOLO”

segue a pag 2

La candidatura alla presidenza della Modena, soddisfa un po’ tut-ti i quadri del PDL.L’assalto alla diligenza per il voto dei vari candidati è iniziato: già compaiono manifesti giganti, che hanno l’unico scopo di far cono-scere il volto del candidato, non certo le sue idee e perché si can-dida.Ma tant’è, oggi vale la politica dell’immagine e poco o nulla la politica del fare e delle idee.E allora eccoti la signora che dal maxi manifesto ti dice ci sono an-che io, non sai chi sono, perché mi candido, che progetto sostengo?

Senza peli sulla lingua

Sono passati due anni dall’approva-zione della legge istitutiva del fondo per la non autosufficienza e le risor-se messe a disposizione giacciono ancora nelle casse della Regione. Mentre la famiglie contano i giorni, dei 32mln di euro previsti per il 2008

e degli altrettanti previsti per 2009 non si ha traccia.Sbloccare le risorse del fondo risol-verebbe buona parte dei problemi legati all’assistenza dei non autosuf-ficienti. Ci sono residenze protette, come quelle che accolgono i pazienti malati di Alzheimer, che sono piene e necessitano di un adeguamento

del numero dei posti letto e delle rette, rimaste invariate da anni. Le Onlus e gli enti di natura cattolica si indebitano con le banche, pur di garantire servizi minimi, mentre la Regione trattiene quella che sareb-be una boccata d’ossigeno preziosa per tutto il settore dell’assistenza privata. Solo per fare un esempio,

segue a pag 3

“Spezzare l’intreccio tra politica e cooperative”

Soggetti che fanno impresa in un regime di concorrenza sleale

segue a pag 3

Un programma del “fare”, con proposte concrete da poter mettere in pratica già nei primi mesi di governo. Le due legi-slature della Giunta Lorenzetti, nonché gli ultimi due anni in cui il centro sinistra invece che governare è stato impegnato in lotte intestine per la scelta del candidato alla presidenza, ci consegnano un Umbria che necessità di interventi urgenti. A richiedere azioni immediate e prospettive future sono le attività produttive. Ed è per questo che al centro del nostro programma di governo c’è il rilancio dell’economia regio-nale che passa attraverso la centralità dell’impresa, del la-voro autonomo e dipendente. E’ necessario distinguere tra i provvedimenti immediati e le azioni di governo strategiche.

Punto primo: semplificazione

Attività produttive e piano casa, le priorità dei primi 100 giorni

segue a pag 2

Nocera, centro cardiologicopag 9di Giovanni Bontempi

di Franco Zaffini

La crisi morde ma nonostante tutto, un ‘giovane precario’ del Pd ha trovato finalmente collo-cazione nel mondo del lavoro. Trattasi di Giampiero Rasimelli, classe 1954, già consigliere pro-vinciale del Pd, rientrato nelle stabilizzazioni della Regione Umbria, non prima però di aver percepito cospicui compensi per consulenze esterne. Passando in rassegna il copioso elenco degli

Fiammetta Modenacandidata del Pdl alla Presidenza della Regione, illustra il suo programma per i lettori di Idea Umbra.

di Franco Zaffini

Per chi non voteròdi Eduardo Vecchiarelli

pag 6-7

segue a pag 5

Istruzioni a pag. 12

Speciale Elezioni

Il buco “ROSSO” delle consulenze

Page 2: Ideaumbra N°3

Primo punto da mettere in campo in pochi mesi, la semplificazione. Tempi certi, risposte rapide, individuazione dei responsabili dei procedimenti e sanzioni in caso di inadempienze o ritardi.Altro ragionamento è quello strate-gico che attiene ai problemi struttu-rali di medio e lungo periodo e cioè la dimensione delle unità produttive, la connotazione sistemica e la dota-zione infrastrutturale ed economica. Inoltre, ora che il federalismo fiscale e i provvedimenti del Governo nazio-nale in merito alle Comunità Montane sono alle porte è necessario elimina-re i centri di costi inutili come Enti ed Agenzie regionali il cui unico ruolo è giustificare la propria esistenza e la propria autoconservazione. L’elimi-nazione dei costi superflui permette di incanalare le risorse pubbliche verso lo sviluppo, fulcro del nostro

programma di governo. Tra l’altro la riorganizzazione delle Agenzie regionali e l’eliminazione degli Enti superflui era la priorità del program-ma della ormai passata legislatura di centro sinistra, ma proprio su questo punto nodale si è registrato il mag-gior grado di immobilismo dovuto all’incapacità decisionale politica che ha caratterizzato la Giunta uscente. Giunta che è stata in grado, per mo-tivi strumentali ed ideologici, di steri-lizzare il cosiddetto Piano Casa. Uno strumento progettato dal Governo nazionale che riguarda sia le abita-zioni che le strutture commerciali e produttive e che rappresenta un fon-damentale volano per l’economia e al tempo stesso dà una risposta concre-ta alle esigenze di migliaia di famiglie e di aziende. Nei primi 100 giorni at-tueremo il Piano casa così come pro-gettato a livello nazionale. Condizione

fattibile in quanto non prevede alcun costo né per i cittadini né per la Re-gione ma solo benefici immediati. Il nostro programma, insomma, parte dalle esigenze del mondo produttivo, perché sappiamo che la ripresa eco-nomica è la condizione necessaria per il benessere dell’intera regione e di tutti i suoi cittadini.

pag 2 - marzo 2010n° 6

Idea Umbra rinasce per gli umbri e insieme a quegli umbri che sognano un volto nuovo per il no-stro territorio, auspicando un’alternanza di gover-no anche da noi.

La nostra redazione siete Voi!Vi aspettiamo. Per segnalazioni e commenti invia una mail a [email protected] [email protected]

Da Terni ad Orvieto, passan-do ancora per Perugia.Così quell’apparente e mil-lantata superiorità morale che la Sinistra da 40 anni al governo della Re-gione vantava non esiste proprio più.Emerge da questo marasma un vero e proprio sistema di potere che poi non riesce a dare neppure servizi efficienti al cittadino.Le lunghe estenuanti file d’attesa nella sanità per ac-cedere ad urgenti interventi chirurgici o per indispensa-bili analisi cliniche sono la dimostra-zione di questa gra-ve situazione.Ma è nei diversi set-tori dei servizi alla persona e al cittadino che il sistema rosso entra ancor

più in profonda crisi, perché gestito all’insegna del diri-gismo partitico e di un falso egualitarismo.Basta vedere le Norme

Regionali relative a l l’assegnaz ione degli alloggi popo-lari dove le famiglie italiane sono forte-mente penalizzate.Basta osservare le

tante difficoltà per trovare un posto negli asili nido, per avere e dare concreta assi-stenza agli anziani, ai porta-tori di handicap, ai malati di mente.

Basta osservare le tristi code ai Sert di drogati, per dire basta e voltare de-cisamente pagina, dando nuova fiducia

alla gente umbra.

L’Umbria rossa in fumo!da pag 1

di Giorgio Corrado

Quella millantata superiorità morale della sinistra non esiste proprio più

Una legislazione regionale impazzita

verso chi vuole investire

e fare impresa

Che t’importa, non la voto.E allora eccoti un faccione con le braccia conserte che ti sorride, tu che lo consci sai quanti cazzo di casini ha combinato in giro per il territorio pur di garantirsi una manciata di preferenze personali.Gli frega assai del programma per l’Umbria, è candidato a prescindere, pri-ma ce ne libereremo e meglio sarà per la Pdl, non lo voto.E allora eccoti l’altro con un sorrisetto così così, che pare dirti: “ho militato per oltre quaranta anni nel partito, datemi la pensione” e trova pure chi gli dice va bene, di politica ricorda solo gli anni in cui si faceva a botte, non lo voto.E allora eccoti il nuovo della politica che per grazia ricevuta, pensa di es-sere “unto dal Signore”, e urla da anni se non mi candidano alle regionali faccio un casino, non lo voto. Tre esempi non a caso, ma come per altro non dare torto a certi personaggi che vedono nella elezione a consigliere regio-nale il miglior modo possibile di sbarcare il lunario e farsi la pensione.E allora eccoti una poveretta che per dar seguito alla logica delle quote rosa si ritrova candidata dove già c’è il faccione con le braccia conserte, candida-ta solo per non prendere voti e soldi, non la voto.Che gli importa a questi se la Regione la governeranno ancora le sinistre, se continuerà la china verso il disastro socio economico del “pianismo” di stampo sovietico che imperversa grazie alle scelte fatte dalla Lorenzetti e compagni. Questa è gente che ha perso il senso della misura, l’accompa-gna solo uno smisurato senso del loro “io” e null’altro.Ognuno legga chi vuole nella descrizione dei candidati se può, ma voti con coscienza, pensando che quando la Modena vincerà, dovrà governare an-che con questa zavorra.

Per chi non voterò“VETRIOLO”

Senza peli sulla lingua

da pag 1di Eduardo Vecchiarelli

Punto primo: semplificazione

Fiammetta Modenacandidata del Pdl alla Presidenza della Regione, illustra il suo programma per i lettori di Idea Umbra.

da pag 1

Attività produttive e piano casa, le priorità dei primi 100 giorni

Il “caso Morgan” e la normalizzazione culturale delle droghe

Il caso Morgan, ove mai avesse un aspetto positivo, ha certamente avuto il merito di rilanciare pre-potentemente nel dibattito politi-co del Paese l’annosa questione dell’uso di sostanze stupefacenti tra le giovani generazioni.Una discussione ormai ferma da troppi anni e che necessita, inve-ce, di una più responsabile e profonda riflessione. Non solo alla luce del fat-to che l’Italia - come ci segnala l’ultimo Rapporto che arri-va dall’Osservato-rio di Bruxelles - è fra i cinque Paesi con il più alto con-sumo di cocaina in Europa, ma anche e soprattutto in virtù del fatto che le stra-tegie di intervento ed i servizi oggi offerti rischiano di es-sere il più delle volte obsoleti ri-spetto ai profondi e com-plessi cambiamenti che il fenome-no dell’ uso e della dipendenza da sostanza stupefacenti continua a subire.Nel corso degli anni, infatti, le cose

sono molto muta-te: si sono modi-ficate le modalità di consumo, le sostanze consu-mate, i profili del consumatore così come i luoghi del consumo stesso. I dati raccolti da

una recente indagine svolta dal Mo.d.a.v.i. Onlus, associazione che ho presieduto sino a un anno fa, ha messo in evidenza che l’età di ap-proccio alle droghe è ormai dai 12 ai 13 anni e che i giovani che usano queste sostanze lo fanno senza una vera scelta ma più come un soste-gno alla loro ricerca di socializza-zione e omologazione. Il mondo delle droghe si arricchisce, inoltre, ogni giorno di più di nuove sostan-ze, di nuove soluzioni da offrire a coloro che vagano in cerca di nuovi “sballi” ed emozioni sempre più forti. Questo quadro mutato, però, invece che portare ad un riesame del fenomeno e ad un innalzamen-to della guardia, ha comportato un pericoloso calo d’attenzione nei confronti del problema e ad una

paradossale sdrammatizzazione della questione.Gli effetti provocati dalle dichia-razioni di Marco Castaldi, alias Morgan – fatte le dovute eccezioni - sono un’evidente dimostrazione di quanto appena detto. La pre-occupante ammissione del can-tautore non solo non ha portato

all’auspicabile e, ormai, necessaria riflessio-

ne sul tema, ma ha addirittura scate-nato un vortice di buonismo ipocri-ta che ha tentato in tutte le ma-niere di sminuire la portata deva-stante di quelle affermazioni. L’ex leader dei Blue-vertigo viene, infatti, stretto in un abbraccio più o meno collettivo e il caso finisce a tarallucci e vino: Don Mazzi lo as-solve e dipinge la

s u a uscita come una semplice “bischerata”. Claudia Mori difende il cantautore e dice che un artista del calibro di Mor-gan non può essere trattato in que-sto modo. Stefano Bonaga afferma che è Sanremo a non meritarlo. L’On. Livia Turco, con voce strozza-ta e occhio lucido, alle telecamere di Porta a Porta dice che Morgan è una persona autentica. Lucio Dalla lo invita a continuare ad assumere droghe se la cosa lo diverte, pur-chè non lo racconti in giro. Ciò che drammaticamente emerge da questa vicenda è che vi sia non solo un g e n e r a l e disinteres-se ad af-frontare in maniera più realistica il fenomeno, ma addi-rittura una sorta di re-lativizzazione del problema droga: le affermazioni di Morgan, infatti, sino a pochi anni fa sarebbero state giustamente interpretate nella loro drammatica entità, mentre appare lampante che oramai abbia preso piede quella inclinazione a perce-

pire le droghe, e tutte le sostanze psicoattive, in una luce di normaliz-zazione culturale che ha aperto le porte a modi di essere sempre più tolleranti e possibilisti nei confronti di esperienze estreme e in passa-to considerate pericolose. Il caso Morgan ha evidenziato ancora una volta che ormai l’uso di sostanze stupefacenti non è più stigmatiz-zato come devianza, ma è appunto

normalizza-to e spesso t o l l e r a t o come fat-to relativo alla sfera personale, p i u t t o s t o che essere

considerato un fenomeno sociale con refluenze “collettive”.Per contrastare questo atteggia-mento è necessario che il tema della lotta alla droga riguardi un processo di miglioramento delle strategie di intervento che arrivi sino ad un rinnovamento radicale del sistema dei servizi per la tos-sicodipendenza: un cambiamento che dovrebbe avere come punto di riferimento un atteggiamento di “tolleranza zero” nei confronti di ogni tipo di droga e la cui costante rimanga sempre il tossicodipen-dente inteso come persona che, privata della propria libertà, cerca nelle sostanze stupefacenti una ri-sposta ai propri problemi e al pro-prio malessere.Una strategia capace di interve-nire sul disagio, laddove si ma-nifesta, ma anche e soprattutto nella promozione dell’agio, nella valorizzazione dei casi positivi. Oggi come ieri il problema rima-ne essenzialmente “culturale”: fino a quando la lotta alla droga sarà vissuta nella contrapposi-zione “antica” fra proibizionisti e antiproibizionisti non si riuscirà a focalizzare la centralità dell’uomo quale soggetto di messaggi sociali condizionanti; fino a quando una certa tolleranza verrà concepita come un grimaldello per blandire i giovani e dar loro la sensazione di essere liberi, ci troveremo a dover giustificare qualsiasi intervento legislativo dalle accuse di essere liberticida. La droga si sconfigge solo se la percezione sociale del fenomeno è negativa, perché le suggestioni libertarie delle “dro-ghe leggere” hanno spostato sem-pre più in alto l’asticella: ieri era

leggera la marijuana, con il suo substrato pseudo-culturale e ideo-logico, oggi lo sono la cocaina e le devastanti droghe sintetiche, facili da reperire, nuovo status symbol e largamente percepite come “inno-cue” dai giovanissimi. C’è un solo

nemico da sconfiggere e si chiama “cultura dello sballo”: tutto il re-sto è il parlarsi addosso di chi non vuole risolvere il problema.

di Marco Scurria Europarlamentare Pdl - Capogruppo del Ppe in Commissione Cultura e Istruzione

L’Italia è tra i cinque paesi con il più alto

consumo di cocaina in Europa

Per rinnovare radicalmente i servizi per la

tossicodipendenza occorre un

atteggiamento ‘tolleranza zero’ verso ogni tipo

di droga.

Intervenire sul disagio, ma soprattutto valorizzare i casi positivi

La droga si sconfigge solo se la percezione sociale

del fenomeno è negativa

Page 3: Ideaumbra N°3

2006 (I° Semestre) euro 3.960,90 Fondo progetti strategici settore informatico, 1° prog. Naz.le preno-tazione on-line (Progetto per la realizzazione di un sistema innovativo di gestione delle risorse e delle prenotazioni che prevede l’integra-zione tra applicativi per la gestione dei CUP (Centri di Prenotazione) Delibera di giunta 647 del 19/04/2006)

Stefania Moccoli, Assessore PD alle politiche sociali del comune di Trevi

2006 (II° Semestre) euro 11.882,70 Fondo progetti strategici settore informatico, 1° prog. Naz.le prenotazione on-line (Delibera di giunta 647 del 19/04/2006)

2007 (I° Semestre) euro 5.941,35 Supporto alla Direzione Sanità: attività giuridico-ammini-strativa e di tutela della privacy nella gestione di dati sensi-bili. (Delibera di giunta 647 19/04/2006)

2007 (II° Semestre) euro 16.808,50 Supporto alla Direzione Sanità: attività giuridico-ammini-strativa e di tutela della privacy nella gestione di dati sensi-bili. (Delibera di giunta 427 19/03/2007)

2008 euro 55.136,80 Progetti Nazionali Ministero della Salute-Regione Umbria. Conferi-mento incarico di Collaborazione Coordinata e Continuativa (Determinazione Dirigenziale n. 2101 del 17.03.2008)

2010 euro 92.914,14 Supporto alle attività di Comunicazione della Direzione Sanità e Servizi Sociali. Incarico di 35 mesi decorrenti dal 1 febbraio 2010 (Determinazione dirigenziale N. 535 del 28/01/2010)

per recuperare tutto il pregresso del mancato adeguamento delle rette, serviva un aggiornamento del 21%, invece ne è stato concesso uno del

solo 5%, diviso a metà tra Regione e C o m u n i . Dunque, la R e g i o n e , nonostan-te le risor-se del fon-do, paga

appena il 2,5% dell’adeguamento. Discorso analogo per il numero dei posti letto, aumentati, adeguati, ma concessi esclusivamente alle Asl, mentre le residenze private che sono quelle che si fanno carico

dell’80% dell’assistenza, non hanno beneficiato di alcun aggiornamento.Si sta verificando esatta-mente ciò che avevamo previsto, e non per parti-colari doti da ‘Cassandre’ della politica, ma col sem-plice uso del buon senso. Che la legge istitutiva del fondo per la non autosuf-ficienza fosse di natura meramente ideologica era evidente dai continui ri-mandi che la stessa conte-neva per l’erogazione delle risorse. Prima si è scelto di affidare al Prina (piano regionale integrato per la non autosufficien-za) le modalità di accesso al fondo, documento che ha necessitato di un

ulteriore anno legislativo per vedere la luce, rispetto all’entrata in vigore della legge, poi i criteri di destina-zione delle risorse sono stati affidati al regolamento di programmazione

che ha subito ulteriori mo-difiche non più tardi dello scorso dicembre.Il risultato è quello che ave-vamo immaginato e denun-ciato: il fondo è bloccato nelle maglie del bilancio di Palazzo Donini, sia per la quota parte della Regione, sia per quella derivante dal fondo nazionale per la non autosufficienza, pari a venti milioni di euro già versati da parte del Governo Berlusco-ni.I nostri assessori, sia alla sa-

nità che alle politiche sociali, continuano a sottoscrivere intese e protocolli, come nel caso del “Patto per il benessere degli anziani”, rac-contando la “favola” dell’eccellenza

dell’Umbria in materia di non au-tosufficienza. Parole a cui non cor-rispondono fatti e che ora, a lungo andare, diventano urticanti davanti alle richieste, sempre più insistenti, delle fami-glie in af-fanno. Pa-role che si dissolvono davanti alle p r o t e s t e degli ope-ratori del settore, dei sindacati, persino quelli notoria-mente amici della sinistra come la Spi - Cgil, che organizzano manife-stazioni contro l’operato disastroso di questo esecutivo.

Non autosufficienza: l’incredibile storia delle risorse smarrite

Le residenze protette

si indebitano con le banche pur

di garantire i servizi minimi

pag 3 - marzo 2010n° 6

Protestano le famiglie,

le associazioni e i sindacati,

ma per l’esecutivo è tutto ok

Il buco “ROSSO” delle consulenzeVeri e propri stipendi per i “servitori” del partito. Dal 2005 al 2009 la spesa è aumentata del 200%

di Emanuele Prisco

Il Governo ha varato il tanto auspicato “Piano Casa”, cioè la possibilità per i cittadini, nel pieno rispetto delle regole edilizie, di poter ingrandire la propria abitazione di una piccola percentuale, comunque sufficiente per ricavare una nuova stanza, magari per un figlio in più. Oltre al chiaro riflesso sociale, soprattut-to per chi non può permettersi una nuova e più grande abitazione, è chiaro anche il riflesso economico ed occupazionale, in un periodo di forte cri-si economica. La Regione Umbria ha varato però una legge che, di fatto, annulla gli effetti del provvedimen-to, lasciando la possibilità ai Comuni di restringere ancora il campo di azione della stessa. Ovviamente, le Amministra-zioni di sinistra, Perugia in testa, hanno completato l’opera nel nome di una pre-sunta difesa del territorio, che per anni, però, hanno devastato autorizzando degli autentici “mostri edilizi”. Questione sociale ed abitativa? Casa per le famiglie meno abbienti o per le giovani coppie, magari con un lavoro precario? Tutto è sacrificabile sull’altare dell’anti - berlusconismo militante! Nell’Umbria “rossa” si può immaginare che ci sia una soluzione al “problema casa”: l’edilizia popolare. Da una picco-la indagine fatta dai ragazzi del Circolo “Borsellino” di Azione Giovani qualche tempo fa è emerso, però, che Perugia è una delle città italiane, dove per uno straniero è più facile avere accesso ad un alloggio popolare: il 62% circa dei re-sidenti, contro il 25% di Genova, il 24% di Modena e il quasi 50% di Firenze. Cari ragazzi, care famiglie dell’Umbria, “mi dispiace non c’e’ posto, riprovi il prossi-mo anno!” C’è un problema evidente sui controlli delle istanze e delle residenze effettive, ma anche sull’assegnazione dei posti, con la conseguenza che si vanno for-mando degli autentici “ghetti” all’interno di molti edifici. I numeri, come abbiamo dimostrato sopra, escludono di fatto i cit-tadini italiani almeno nella maggioranza dei casi a favore di quelli stranieri, che non se la passano certo meglio. Non c’è bisogno di una altra “guerra tra poveri”, ma è evidente che con queste percentuali non si costruisce integrazione ma ghet-ti. Il limite minimo previsto di “residen-za storica” di tre anni, di fatto, esclude

ogni volta gli italiani e basta posse-dere anche la porzione di un garage (magari ereditato) e praticamente non si avrà accesso alle graduatorie, un po’ paradossale, vero? Piccole quote di stranieri in alloggi po-polari decorosi e funzionali, abitati so-prattutto da italiani, favoriscono invece una sana integrazione e garantiscono ai nostri concittadini la possibilità di ac-cedere ad una casa di edilizia popolare. “Popolare” non vuol dire brutto e mal

funzionante, ha avuto que-sto significato solo per una sinistra, quella umbra, vitti-ma delle suggestioni di una edilizia “post sovietica” che ha tentato di imporre anche nelle nostre città.E’ tempo di cambiare rot-

ta. Questo sarà il primo punto del pro-gramma del PDL per la Regione Umbria, mettere tutti i cittadini nelle condizioni di avere una casa! Quindi ci permettiamo qualche suggerimento per il program-ma: abolire subito la legge regionale che limita il “Piano Casa”, investire risorse sulla recente “Legge a tutela della fami-glia”, in favore soprattutto delle giovani coppie, “ragazze madri” e di quelle fami-glie che hanno in casa anziani o portatori di handicap. Ancora, “Canone a Riscatto” per l’edilizia popolare, quindi la possibi-lità di trasformare la rata del canone in rata per l’acquisto dell’immobile. Questo consente agli Enti pubblici di eliminare costi di gestione degli alloggi popolari e di reinvestire le risorse su nuove abi-tazioni, magari costruite con maggiore gusto! Di contro i residenti diventeranno proprietari degli immobili in cui abitano.La sfida alla sinistra parte dal sociale, lì dove emerge, più forte, l’ ipocrisia di una politica rimasta solo ‘potere’ e niente idee. Una politica indifferente ai bisogni dei cittadini e incapace ad immaginare un futuro migliore per la nostra Umbria.

A Perugia il 62% degli stranieri

residenti accede all’alloggio popolare.

Casa… è libertà!

da pag 1

di Franco Zaffini

Tra il 2008 e il 2009 dovevano essere erogati oltre sessanta milioni di euro.

Per una nuova politica abitativa che non discrimini gli italiani.

2007 euro 57.000 Incarico professionale per Attività di supporto servizio relazioni in-ternazionali (Delibera di giunta 2/2007)

Giampiero Rasimelli Capogruppo PD Consiglio provinciale Perugiaassunto dalla regione dell’Umbria con processo di stabilizzazione precariato (55 anni)

2008 euro 85.000 Proroga dell’incarico professionale (Determinazione dirigenziale 1877/2008)

2008 euro 3.157 Rimborso spese per missione in Brasile (Determinazione dirigenziale 3544/2008)

2009 euro 86.000 Proroga dell’incarico professionale (Determinazione dirigenziale 11977/2008)

2009 euro 14.186 Rimborso spese per missioni all’estero (Determinazione dirigenziale 788/2009)

2010mesi gennaio-febbraio

euro 20.000 Proroga incarico professionale fino alla definitiva assunzione a tem-po indeterminato (Determinazione dirigenziale 12460/2009). Nella Determinazione dirigenziale 11977/2008 si rende infatti noto che Ra-simelli è rientrato nelle procedure di stabilizzazione di cui all’art. 2 della lr 38/2007 avendo maturato oltre tre anni di collaborazione coordinata e continuativa nel quinquennio anteriore al 2007.

2006 (II° Semestre) euro 9.810 Attivita’ di programmazione sociale secondo pianosociale reg.le (Delibera di giunta 1119 28/06/2006)

Mauro Soli ex consigliere comunale dei Ds 1999-2004 al comune di Foligno

2007 (I° Semestre) euro 13.722 Attivazione di programmazione sociale Secondo piano sociale regio-nale. (Delibera di giunta 1119 28/06/2006)

2007 (II° Semestre) euro 9.280 Attivazione di programmazione sociale Secondo piano sociale regio-nale (Delibera di giunta N. 1118 02/07/2007)

2008 euro 38.720 Progetto regionale caratterizzante per la non autosufficienza. (Determinazione dirigenziale 3303 del 22.04.2008)

2009 euro 38.720 Progetto regionale caratterizzante per la non autosufficienza. (Determinazione dirigenziale 4296 del 07/05/2009)

incarichi esterni della Regione, è im-possibile non notare delle singolari at-tinenze con i nomi della politica locale. Quello di Rasimelli è il caso più ecla-tante perchè, dopo aver ricevuto una consulenza di 86mila euro nel 2009 ed una da altri 20mila per gennaio e feb-braio 2010 (nel cui atto di conferimen-to si dispone addirittura che sia valida fino all’assunzione a tempo indetermi-nato), è stato assunto pochi giorni fa dalla Regione Umbria. Probabilmente i dirigenti hanno valutato che costa di meno tenerlo come dipendente piutto-sto che pagargli le consulenze. Anche quest’anno gli incarichi esterni del-la Regione sono stati regolarmente spartiti tra i ‘soliti noti’. Ci sono perso-ne a cui sono affidate consulenze inin-terrottamente dal 2003, in netta viola-

zione con quelli che sono i criteri per l’affidamento di incarichi esterni, ossia la temporaneità e l’eccezionalità delle competenze. Ad aggravare questa si-tuazione anomala in cui le collabora-zioni diventano stipendi è il fatto che molti di questi consulenti ‘a tempo in-determinato’ abbiano dei ruoli politici

ed istituzionali piuttosto noti. Oltre al già citato Rasimelli, infatti, vi è il caso dell’ormai famosa ‘assessora’ alle po-litiche sociali di Trevi, Stefania Moc-coli, che dal 2006 al 2008 ha ricevuto incarichi per un totale di 93.730 euro, alla quale nel 2010 vengono ricono-sciute nuove consulenze retribuite con altri 92.900 euro. Analoga circostanza per il segretario comunale del Pd di Foligno, Eusebi, e per l’ex consigliere comunale dei Ds, Soli.Pochi giorni fa, il Sole 24 ore ha pub-blicato i dati relativi ai costi per le consulenze nelle regioni del centro-nord. Nel periodo 2005-2009, mentre le altre amministrazioni hanno ridotto drasticamente le spese per gli affida-menti esterni (Marche -89.5%; Tosca-na -90,1%; Emilia Romagna -77,9%),

l’Umbria risulta l’unica realtà in cui le consulenze, non solo non vengono contenute, ma addirittura sono tripli-cate con un incremento percentuale del 201,9%, passando dai 638.546 euro del 2005 a 1.927.800 del 2009. E’ un fatto piuttosto vergognoso, de-gna conclusione di una legislatura,

anzi due, basate su un sistema di potere clientelare. Un sistema che si perpetra da troppo tempo, i cui ‘burat-tinai’ giocano a fare il bello ed il cattivo tempo, senza più né timore, né pudo-re, fino a premiare i più fedeli ‘servi-tori’ prima di lasciare mestamente il Palazzo e il potere.

da pag 1

di Franco Zaffini

TOTALE: euro 186.644,39

TOTALE: euru 265.343

TOTALE: euru 110.252

Page 4: Ideaumbra N°3

pag 4 - marzo 2010n° 6

La Regione ha costituito un fondo immobiliare senza piazzare alcuna quota sul mercato

Ex ospedale Monteluce: Poco più di 5mln di euro per immobili che ne valgono almeno 52

di Franco Zaffini Di tutta la vicenda che riguarda la valorizzazione dell’ex ospedale di Monteluce l’unico dato certo è che Nomura e Sgr- Bnl ci hanno sicuramente guadagnato mentre al solito la Regione dell’Umbria ha “sborsato” risorse dei contri-buenti. Nell’interrogazione del capo-gruppo An-Pdl, Franco Zaffini si chiedono chiarimenti urgen-ti circa le operazioni finanziarie poste in essere con Nomura e Sgr-BNL.Sembra passato il confine della finanza creativa, per arrivare a quello della ‘finanza suicida’, visto che oltre ad una cospicua perdita di risorse pubbliche, l’operazione di valorizzazione immobiliare di Monteluce si è con-clusa con un nulla di fatto.Nel 2004 la Regione ha deciso di costi-tuire un ‘fondo im-mobiliare chiuso ad apporto’ per dismettere i beni di Monteluce: in pratica, in accordo con Comune di Perugia Università e Azienda Ospedaliera, anch’essi enti pro-prietari degli immobili, ha affi-dato al solito Istituto finanziario Nomura, partner indiscusso del-le Amministrazioni umbre, il co-ordinamento dell’operazione di costituzione di un Fondo immo-biliare in cui Regione ed Univer-sità hanno apportato il valore dei cespiti immobiliari di Monteluce, pari a 52 mln di euro, e in cambio si sono viste corrispondere un numero di quote di equivalente valore ed ognuna del valore di 250 mila euro. Per collocare que-ste quote sul mercato, Nomura ha individuato come soggetto di gestione la società Sgr – Bnl. In base alla normativa che re-gola l’istituzione e gestione dei Fondi immobiliari ad apporto (L. n. 86/1994, art. 14 bis) Nomura

avrebbe dovuto concludere il col-locamento entro 18 mesi dall’ul-timo apporto di immobili e nel-la fattispecie entro il 20 agosto 2008, pena la immediata liquida-zione del Fondo e la restituzione degli immobili agli Enti “appor-tanti” (Regione e Univerità). Ma nella ‘repubblica popolare dell’Umbria’ le leggi le interpre-tano liberamente e gli ammini-stratori sono più fantasiosi degli istituti bancari e fanno come cre-dono. Al 20 agosto 2008 nessuna delle quote del fon-do era stata collocata e la Regione prende atto del fatto che la liquidazio-ne del Fon-do avrebbe comportato, insieme alla restituzione degli immo-bili, anche la ripartizione fra gli enti di pesanti pas-sività (!). La soluzione in-dividuata dai nostri ge-niali ammi-nistratori? Il 14.08.2008 la Regio-ne procede con il ‘col-locamento a fermo’ , e cioè con la vendita a Nomura, del 60% delle azioni di sua proprie-tà al prezzo di favore di 161 mila euro ciascuna, a fronte di un va-lore nominale iniziale sottoscrit-to dalla Regione pari a 250 mila euro e di una valutazione fatta da Nomura a dicembre 2007 pari a 225mila euro a quota. La cosa veramente strana è che Nomura compra, ai saldi, a 20 milioni di euro un pacchetto di azioni che ne valeva quantomeno 28 milio-ni se si fosse preso a riferimento il valore nominale di dicembre

2007 (225 mila euro), valore che guarda caso torna BUONO dopo la svendita e viene individuato come prezzo minimo a cui No-mura avrebbe dovuto commer-cializzare le azioni acquistate: il termine ultimo per il nuovo ten-tativo di collocamento delle quo-te sul mercato veniva fissato al 31 ottobre 2009.

Peccato che al 31 ottobre 2009 anche il secondo tentativo di No-mura di collocare le quote si chiu-de con esito negativo: il colosso

finan-ziario non è riuscito a piazzare nemmeno una quota! A questo punto alla Regione si aprono due strade: lasciare il pacchetto del 60% nelle mani di Nomura, in-camerare la perdita effetto delle sue scelte, e rinunciare a qual-siasi diritto su un eventuale futu-ro collocamento, oppure riacqui-stare parte del pacchetto per sé o a favore di un soggetto terzo, ed è a questo punto che entra in ballo anche Gepafin. Anziché lasciare a Nomura quote che nessuno pare

voler comprare (?!), la Regione il 13 novembre decide di riacquista-re parte del pacchetto (63 azioni) per Gepafin, la sua finanziaria, affermando che l’operazione è conveniente perché Nomura le venderebbe al prezzo di favore di 142 mila euro l’una, per un totale di quasi 9 milioni di euro. Gepa-fin dovrà poi rimborsare alla Re-gione i 9 milioni…cioè la Regione rimborserà se stessa, tant’è che Gepafin ha chiesto come contro-partita che i Soci provvedano a rimpinguare adeguatamente il

suo capitale so-ciale.O v v i a m e n t e i solerti diri-genti che redi-gono la delibe-ra di novembre sembrano non avere ben chia-ro che: 1) si stanno “sborsando” 9 milioni di euro per ricompra-re quote che in origine erano nostre e che le risorse neces-sarie verranno prese in bilan-cio delle entra-te da fiscalità regionale, come esplicitamente riportato nel-la dgr 1631 del 16.11.209!!;2) i proventi del Fondo ad oggi

sono inesistenti ed addirittura la liquidazione del Fondo comporterà una riparti-zione delle passività esistenti in proporzione alle quote possedu-te, cosa che comporterebbe una enorme perdita per la Regione, come esplicitamente scritto nella delibera di 1065 del 14.08.2008. Oltretutto, a voler fare i conti della serva, è vero che la Regione ven-dendo un pacchetto a Nomura è riuscita a incamerare 20 milioni di euro (sempre meglio di nien-te), ma se a questa somma de-

traiamo: i 4 milioni di euro spesi da SGR-BNL per la gestione del fondo fino ad aprile 2007, i 9 mi-lioni di euro che vengono spesi oggi per ricomprare parte del pacchetto per Gepa-fin, l’1,6 milioni di euro dati a S G R - B N L a marzo scorso per “bonificare gli agenti inquinanti di Monteluce” (sic!), restano nelle tasche della Re-gione circa 5,5 milioni di euro…ammesso che non ci siano altre spese che andrebbero cercate nel fitto sottobosco di delibere e determinazioni ad oggi adottate. Ciò a fronte di immobili conferiti per 52 milioni di euro! Compli-menti davvero!

E’ doveroso che l’amministrazio-ne regionale faccia chiarezza su quanto avvenuto relativamente alla valorizzazione del comparto di Monteluce: di valorizzato, in-fatti, sembra che ci siano solo le casse di Nomura e di Sgr –Bnl, visto che, al di là, delle più o meno vantaggiose compravendi-te, i due istituti finanziari hanno sicuramente percepito provvigio-ni su ogni operazione posta in es-sere durante tutta la partita. La Regione dell’Umbria, invece ora si ritrova con delle quote dif-ficilmente collocabili sul mercato e con un patrimonio immobiliare il cui valore sembra essersi im-provvisamente dimezzato rispet-to a quello iniziale.Un ultimo dettaglio: la norma ai sensi della quale è stato istituito il fondo (art. 14-bis L. 86/1994) prevede che a prescindere dalle oscillazioni del mercato, il valore nominale delle quote che viene preso a riferimento per il paga-mento delle imposte sui redditi resta comunque quello iniziale, in questo caso 250 mila eruo.A buon intenditor…

L’esecutivo ricompra quote

azionarie dopo il fallito collocamento

da parte delle banche straniere

A guadagnarci sono solo Nomura

e Sgr Bnl con provvigioni sulle operazioni

finanziarie

Monteluce ...mera speculazione finanziaria!

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di Michael Surace

In pochi conoscono un rapporto dell’ A.U.R, Agenzia Umbra Ricerche che rappresenta un organo di riferimen-to per le politiche delle istituzioni regionali, sulla integrazione sociale in Umbria che porta dati veramente preoccupanti, se non tragici, sulla situazione del tessuto sociale regio-nale analizzato fino al 2008. Per quanto siano importanti le noti-zie su chi ha vinto l’ultimo gratta e vinci in Umbria, sui parcheggi a pagamento a Perugia, oppure sulla inquietante vicenda perugina di Meredith Ker-cher che poi ven-gono sparate sul salotto di Vespa a milioni di spetta-tori, in pochi san-no - o fanno finta di non sapere - che l’Umbria sta morendo. Secondo que-sto rapporto dell’ A.U.R l’istituzione della famiglia in Umbria sta scom-parendo: famiglie sempre più disgre-gate, non si fanno più figli e i divorzi sono ai livelli delle grandi città metropolitane. Non solo, l’Umbria invecchia troppo. Tutti penseranno che è un fenomeno naziona-le, che questi dati ri-specchiano l’andamen-to del Paese: sbagliato, l’Umbria detiene una delle percentuali più alte d’Italia sull’invec-chiamento della popolazione, ben il 23% contro la media nazionale di ul-trasessantacinquenni del 18%.

Ma non finisce qui: oltre ai soliti temi (famiglia, invecchiamento ecc.) un nuovo dato che prima si conosceva poco comincia a far tremare la società umbra: il suicidio e’ in netto aumento. Abbiamo in Umbria il tasso di suici-di che si attesta - sempre secondo questo rapporto - sul 7,1%, contro la media nazionale del 5,6%. Il suici-

dio rappresenta uno dei più caratteristici campanelli di allar-

me per un tessuto sociale che si sta disgregando. L’immigrazione, altra nota dolente: i flussi in Umbria sono triplicati solo negli ultimi 10 anni e questa immigrazione di massa e’ stata possibile soprattutto

grazie ai famosi “ricongiungimenti familiari”: se in media una famiglia umbra e’ costituita da uno strimin-

zito 2,6 persone, con gli immigrati il dato per famiglia quasi raddoppia. Il

dato ci mostra, quindi, chi, tra qualche anno, peserà di più sulle scel-te politiche ed econo-miche della nostra re-gione. Ad oggi il 15% dei

nati in Umbria proviene da famiglie di immigrati e il dato è ovviamente destinato a salire. Ricchezza o pro-blema? A voi la scelta, ma sicura-

mente vuol dire grandi cam-biamenti e niente sarà più come prima.Ed infine la grande nota dolente, la criminalità: an-che qui deteniamo il record nazionale di quoziente di criminalità per produzione e spaccio di droga. Nell’ar-ticolo di due numeri fa, ho descritto a ragion veduta Perugia come la “Disney-land” dello spaccio: ormai i tossicodipendenti non rischiano più di farsi pizzi-care nella propria regione d’origine, così dalla Tosca-na, dalle Marche, dal Lazio e dalla Campania vengono in Umbria perchè abbiamo la droga migliore, al miglior prezzo e la lotta alla droga delle istituzioni politiche è pressochè minima. Al tos-sicodipendente al massimo, quelle rare volte che accade,

gli fanno un foglio in cui si in-tima a non metter piede in città

(lo rispetteranno mai?) .Tutti questi sono sintomi di una società mala-ta: chi doveva vigilare su questi fe-nomeni non ha vigilato e con questi risultati il centrosinistra ha mostra-to tutto il fallimento di una politica vecchia, troppo tollerante e idealista e soprattutto lontana dalle esigenze e dalle aspettative dei suoi cittadini. Meditate umbri..meditate!

di David Militoni

Durante il consiglio comunale mo-notematico sul presidio ospedaliero cittadino, svoltosi a Spoleto nello scorso ottobre, alla presenza del Direttore Generale della Asl n.3, Gi-gliola Rosignoli, e di altri esponenti

della dire-zione sa-n i t a r i a , è stata analizzata la attuale situazione del San Matteo de-gli Infermi, oltre che il lustrate

le prospettive future per il nosoco-mio.Il nuovo piano sanitario regionale, che individua la programmazione sanitaria in Umbria per il prossimo triennio, sembra riconfermare Spo-leto come dipartimento emergenza urgenza e come Dea (Dipartimento emergenza accettazione). Questo minimo requisito sanitario è la con-dizione necessaria per poter parlare di un futuro ragionevole per il San Matteo.Per tanto tempo abbiamo denunciato la mancata individuazione di un pre-sidio unico della Asl n. 3 che servisse agevolmente i territori di competen-za: siamo arrivati persino a racco-gliete le firme per chiedere che si realizzasse l’ospedale unico lungo la Flaminia. Le cose, purtroppo, sono

andate diversamente, la politica del clientelismo dispendioso dell’Um-bria di sinistra produce questo: due

ospedali, a Foligno e a Spoleto, a venti minuti l’uno dall’altro che per forza di cose dovranno integrarsi nei reparti e nei dipartimenti costringendo l’utenza a rivolgersi all’uno o all’altro presidio in base alle necessità specifiche.A Spoleto sono state investite ulti-

mamente ingenti risorse, oltre 10 milioni , e per questo, il presidio deve ritagliarsi un ruolo di specificità ed

eccellenza regiona-le in taluni ambiti tali da garantir-ne la sopravvivenza e la capacità di attrarre utenza da altri circondari e altre regioni. Non bastano le varie conferme, Utic, Anestesia, Rianima-zione, Oncoematologia, ma occorre

andare oltre avanzando proposte da tradurre in realtà nel nuovo pia-no attuativo (PAL). Proposte che

sono state messe nero su bianco in diversi documenti approvati dal Consiglio comunale, ma Sindaco e Assessori nulla hanno detto durante la fase partecipativa al nuovo piano sanitario regionale, tacendo sugli

atti dell’assemblea cittadina. Risul-ta veramente difficile comprende-re i motivi di tale silenzio, visto che altri Comuni hanno espresso senza perplessità le proprie esigenze e le proprie richieste.Nel frattempo, l’opposizione, su mia specifica proposta, ha avanzato alla direzione aziendale un suggerimen-to che potrebbe avere buoni margini

di eccellenza regionale per il nosocomio di Spoleto: l’ ospedale di simulazione. Si va svilup-pando sem-pre di più, anche in Ita-lia, una giu-risprudenza

e una casistica legata alle conse-guenze di eventuali problematiche derivate dalle prestazioni sanitarie non perfettamente riuscite. Non po-trebbe diventare Spoleto un proget-to pilota a livello regionale visto che esistono anche dei locali liberi da adibire, eventualmente, a tale tipolo-gia di approfondimento riguardante sia il personale medico che quello infermieristico? La direzione è stata informata di tale proposta, magari un assessore regionale alla sanità, indicato dalla nuova giunta di centro destra che potrebbe governare la re-gione dal prossimo aprile riuscireb-be a metterlo in pratica.

pag 5 - marzo 2010

Ritagliarsi un ruolo di eccellenzaAl San Matteo degli Infermi la proposta di creare un “ospedale di simulazione”

n° 6

Durante la “partecipazione’”

al nuovo piano sanitario regionale il Comune non ha

voluto avanzare né pretese, né proposte

Il clientelismo della sinistra

ha prodotto due ospedali a venti

minuti, anziché un grande polo unico

sulla Flaminia

una molteplicità di fattori, il più importante deriva dal fatto che gli enti pubblici esternalizzano alle cooperative sociali una quota crescente di servizi sociali, sani-tari, educativi. Questo fenomeno ha portato a una cre-scita esponenziale delle cooperative, che dovrebbero rappre-sentare Organizza-zioni non lucrative di utilità sociale, meglio note come ONLUS, soggetti ascrivibili ad una precisa categoria tributaria e, in quanto tali, bene-ficiari di particolari agevolazio-ni fiscali. Fin qui tutto bene, ma dove nasce l’equivoco di questo fenomeno creato nel corso degli anni? Quando succede, come av-viene spesso a Spoleto, che al fine sociale delle Cooperative, prevale il fine di fare impresa, accade che in una realtà di libero mercato, si

crea una competizione in un regi-me di concorrenza che possiamo definire, senza esitazione, sleale. Vedi i casi di cooperative che ge-stiscono le mense, cooperative che gestiscono il verde pubblico, cooperative che gestiscono le af-fissioni, etc etc. Ancor più grave

quando un Comune o una sua associata, emet-te bandi confezionati su misura, degni della mi-gliore sartoria napole-tana, tanto da finire con ricorsi al TAR, o magari stipula “convenzioni” molto discutibili, che probabilmente servono

a sviluppare solo l’attività econo-mica delle cooperative, talvolta esercitata anche senza la dovuta autorizzazione amministrativa. Forse siamo ingenui ma non sia-mo sprovveduti, anzi, da sempre consapevoli che bisogna spezzare il sistema “ intreccio tra la politica e le cooperative ”, fenomeno che si manifesta negli ambienti della

sinistra e che deter-mina un condizio-namento nelle scelte degli eletto-ri. Tradotto in voti significa un forte contributo nelle elezioni, in Umbria come in altre real-tà, ma specialmen-te a Spoleto e tutto ciò, come direbbe un simpatico politi-co “che c’azzecca” con il sociale?

Due punti percentuali in più sulla media nazionale, sintomo di un tessuto sociale che si disgrega

In Umbria è emergenza suicidi

da pag 1

di Carlo Petrini

“Spezzare l’intreccio tra politica e cooperative”

Soggetti che fanno impresa in un regime di concorrenza sleale

Over 65al 23% contro una media

italiana del 18%

Non nascono più bambini, aumenta

la popolazione anziana

E’ un sistema di sinistra

che determina un condizionamento

nelle scelte degli elettori

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pag 6 - marzo 2010n° 6

Speciale elezioni2010

Stabilizzazione 92 dipendenti umbri licenziati dalla Acas srlLa Regione, per il tramite di Webred, si è avvalsa della Acas s.r.l. per la fornitura di personale per gestire il servizio di prenotazione delle Asl umbre (CUP). La Acas, pri-ma ha assunto ben 92 dipendenti umbri, poi a giugno 2008 ha cessato di versare sti-pendi, contributi e TFR, nonostante introitasse regolarmente i contributi regionali.

Su segnalazione di alcuni dipendenti Acas ho denunciato immediatamente, con appositi atti, l’intera vicenda e l’assordante silenzio-assenso con cui la Regione stava a guarda-re, come se non fossero “soldi suoi e lavoratori suoi”, e finalmente, a settembre 2009, grazie al braccio di ferro intrapreso dai 92 ex-dipendenti Acas con la Regione, l’Ente si è fatto carico delle 92 unità che oggi con professionalità riconosciuta lavorano per Webred, società “in house” della Regione e gestiscono i Cup umbri.

Ottenuta l’istituzione di una Commissione di indagine per la vicenda della vendita dell’ex-Ospedale di Montefalcoper il quale nel 2000 la Regione ha incassato dall’Inail 2,5 milioni di euro ma non ha rispettato, e non ha fatto rispettare, l’accordo di realizzare a Montefalco il Centro nazionale di riabilitazione per infortunati sui posti di lavoro ed il nuovo Centro salute del Comune di Montefalco: le due opere ripetutamente e pubblicamente promesse

alla comunità umbra dalla Lorenzetti ed oggetto di più di una campagna elettorale, non sono mai state realizzate.

Istituzione Tavolo di confronto Regione-Ministero per affrontare e risolvere l’emergenza delle carceri umbreGli operatori di Polizia Penitenziaria lavorano in condizioni drammatiche a causa della gravissima carenza di organico con turni forzati anche di 24 ore consecutive, del sovraffollamento carcerario e conseguente calo dei livelli di sicurezza: a Capan-ne l’80% della popolazione carceraria è composta da extracomunitari ed il 60% da

tossicodipendenti. Due volte l’anno mi reco presso i penitenziari umbri per parlare con gli operatori e discutere con loro delle difficoltà quotidiane e continuerò a farlo fuori dal clamore mediatico.

Impegno della Regione dell’Umbria a sostegno della “Giornata Mondiale per la Famiglia” e della “Giornata Internazionale contro la Droga”con apposite iniziative da realizzare ogni anno in occasione delle due ricorrenze.

Erogazione in tempi utili “dell’indennità di vacanza contrattuale” per il pubblico impiego prevista dal governo Berlusconi e indebitamente “tratte-nuta” nelle casse del governo regionale a dicembre 2009, in un momento di pesantissima crisi per le famiglie: l’in-dennità serviva a colmare il mancato rinnovo

del CCNL (Contratto Collettivo Nazionale Lavoro).

Test antidroga per i Consiglieri regionaliChi riceve il mandato di Consigliere regionale ha l’obbli-go di rassicurare i cittadini che chi legifera è nel pieno possesso delle proprie facoltà. Come padre ritengo che ancor prima di insegnare ai nostri figli, con le parole, ciò

che è giusto e ciò che è sbagliato, dobbiamo mostrar loro di poterlo fare dando, noi per primi, l’esempio.

Alcuni risultati ottenuti nell’ ultimo anno...

Sisma del 1997, la legge non è uguale per tutti. In seguito agli eventi sismici del 1997 i privati che avevano subito danni alla propria abitazione potevano presentare alla Regione una prima quantificazione delle spese e avviare i lavori. Se in corso d’opera si rendevano necessarie spese aggiuntive rispetto a quelle preventivate, il privato se ne faceva carico e a fine lavori la Regione gliele avrebbe rimborsate. Il 30 maggio 2007, con propria delibera la Regione ha stabilito che questo sistema, adottato per ben 10 anni, non era più legittimo e che dal 30 maggio non si poteva più chiedere ed ottenere il rimborso delle maggiori spese sostenute. Risultato? Tantissime famiglie che al 30 maggio 2007 avevano i lavori in corso ed avevano già sostenuto maggiori spese, prendendo anche dei mutui, non hanno avuto diritto al rimborso. L’UMBRIA HA TERREMOTATI DI SERIE A E TERREMOTATI DI SERIE B.

Spreco “Equo e solidale”. Nel 2007 il finanziamento regionale al Commercio equo e soli-dale è costato ai contribuenti umbri 105.000 euro, cifra esorbitante soprattutto se messa a confronto con i pochi 150.000 euro destinati agli oratori umbri o con i miseri 200.000 euro destinati ai progetti per la sicurezza degli umbri. Ben 45.000 euro sono stati spesi in soli 3 giorni per la Giornata regionale dell’equo e solidale con tanto di danza del ventre e saltimbanchi ed ai cui “festeggiamenti” hanno partecipato l’Assessore regionale al Bilan-cio, l’Assessore provinciale alle politiche di Pace (!), il Segretario regionale e Consigliere regionale di Rifondazione Comunista, il Segretario regionale e Consigliere regionale dei Verdi.

La Regione affossa la Tre Valli. Berlusconi ha inserito l’opera nelle priorità della “Legge Obiettivo”, Prodi l’ha estromessa dalle priorità infrastrutturali umbre, la Regione l’ha la-sciata marcire nei “cassetti” della Giunta: nonostante la CaRiSpo, a proprie spese, aves-se messo a disposizione della Lorenzetti il progetto definitivo dell’opera già nel 2006, a giugno del 2008 il progetto non era ancora stato trasmesso al Ministero perché qualche “solerte” dirigente se ne era dimenticato …noncuranza? Malafede politica.

Precari della Scuola. Il Ministro Gelmini ha previsto un assegno di disoccupazione per i precari della Scuola da finanziare con risorse in parte statali ed in parte regionali: eb-bene la Regione Campania ha investito 20 milioni di euro, la Regione Puglia 22 milioni di

euro, la Regione Sicilia 40 milioni di euro, la Regione dell’Umbria, con il suo Assessore Prodi, ha destinato ai precari umbri soltanto miseri 400 mila euro.

Scandalo dei cosiddetti T-Red, i segnalatori fotografici semaforici posti agli incroci che sono poi stati dichiarati fuori norma e con cui il Comune di Perugia per un anno ha fatto cassa a danno delle tasche di tutti gli umbri transitati nel Capoluogo. Il Comune per l’installazione dei T-Red ha utilizzato parte di un finanziamento regionale di 396 mila euro perché ha fatto rientrare l’installazione dei segnalatori all’interno di un fantasioso progetto denominato “Più Sicurezza”….Sì, più sicurezza per le casse vuote del Comune. E bravo Locchi!

Scandalo Ici e Tarsu Sisma del 1997. Nel 2007 il Comune di Spoleto ha chiesto ed ottenuto dalla Regione 4,5 milioni di euro sostenendo che doveva rimborsare ai cittadini l’Ici (im-posta sull’immobile) e la Tarsu (tassa sui rifiuti) che, nel decennio 1997-2007, il Comune aveva riscosso impropriamente anche da chi non avrebbe dovuto pagarle perché aveva avuto una ordinanza di sgombero. Tuttavia le ordinanze di sgombero nel 1997 sono state solo 680, mentre i 4,5 milioni chiesti dal Comune (con una media quindi di 450 mila euro annui di tasse ICI-TARSU da rimborsare) sono decisamente tanti come se le ordinanze di sgombero fossero state almeno il doppio. Ma allora cosa ci ha fatto il Comune con 4,5 milioni di euro? I cittadini lo hanno avuto davvero il rimborso per tasse che oltretutto nemmeno avrebbero dovuto pagare? Prossimo regalo per il contabile dell’Amministra-zione comunale: una calcolatrice.

Buco delle aziende del Trasporto Pubblico Locale che presentavano nel 2008 un grave sbilancio quantificabile in circa 7/8 milioni di euro, di cui 1 milione relativo alla APM di Perugia, 3 milioni relativi alla ATC di Terni e 3,9 milioni alla Società Spoletina (SSIT). La Regione avrebbe dovuto sanare i conti tagliando i costi di strutture e dirigenti con la creazione della Holding unica regionale deliberata addirittura nel 2006. Ebbene ad oggi, marzo 2010, la Holding è ancora un miraggio e nel frattempo il debito delle aziende è arrivato a 11 milioni di euro e intanto le società partecipate dalle Aziende del TPL, come Umbria Incoming, stanno licenziando decine e decine di dipendenti.

Alcune vicende clamorose che ho denunciato con appositi atti

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pag 7 - marzo 2010n° 6

Test antidroga sulle strade: se chi beve non deve gui-dare a maggior ragione non deve mettersi alla guida chi si droga. Quello che si consuma sulle strade durante i fine settimana è un massacro che va ferma-to.Commissione speciale per contrastare il fenomeno delle Tossicodipendenze.Istituzione, in Consiglio regionale, di una Commissio-ne speciale per contrastare il fenomeno delle Tossi-codipendenze. Perugia viene considerata dalle forze dell’ordine la Capitale dello spaccio e l’UMBRIA detie-ne il vergognoso PRIMATO NAZIONALE DI MORTI PER

OVERDOSE. E’ ora di mettere fine a questo scempio e la Regione deve farlo adottando appositi provvedimenti per contrastare lo spaccio e l’assun-

zione di sostanze.Sostegno, anche economico, alle Comunità di recupero che “ripor-tano” i tossicodipendenti alla vita senza ricorrere a droghe alterna-tive come il metadone; è per questo che bisogna chiudere i Sert che distribuiscono metadone (una “droga di stato” in sostituzione di una droga di strada) e provvedere al convenzionamento delle Comunità terapeutiche presenti sul territorio regionale per la fornitura di ser-vizi sanitari ai tossicodipendenti.

Salvaguardia e valorizzazione delle specialità dei pre-

sidi ospedalieri che per il Presidio di

Spoleto si traduce nella creazione

del Diparti-mento Azien-dale di On-cologia della Asl 3, anche alla luce della attivazione, nell’ospedale, del bunker per la radiotera-pia. La richiesta è stata sistematicamente respinta dall’esecutivo regionale a causa soprattutto del totale disinteresse dell’am-ministrazione comunale.Creazione di un Servizio regionale di psico-oncologia per fornire assistenza psicologica ai malati oncologici ed ai loro familiari, in collaborazione con le Asso-ciazioni che da anni si occupano di assi-stenza ai pazienti oncologici.

Attuazione di politiche mirate alla tute-la della maternità, dell’infanzia e della

famiglia anche tramite l’erogazione di un Sussidio per la Maternità a donne che

versano in comprovate condizioni di difficoltà economiche. Si tratterebbe di un aiuto diretto per

garantire la libertà di scegliere la maternità piuttosto che ricorrere all’aborto a causa di evidenti condizioni

di disagio. L’UMBRIA detiene il PRIMATO NAZIONALE DI DENATALITÀ, una risposta concreta ed eticamente corret-ta al problema deve mirare alla prevenzione dell’aborto, come previsto anche dalla prima parte della L. 194/1978.Canali preferenziali per le giovani coppie nell’accesso alle graduatorie per l’assegnazione degli asili nido, delle case popolari e dei contributi per gli affitti, in cui sono spesso discriminate a causa delle priorità di accesso ri-conosciute dalla Regione ai cittadini extracomunitari. E’ inoltre necessario garantire ai giovani nuclei familiari il tasso 0 sull’acquisto della prima casa stipulando apposite convenzioni con gli istituti di credito.

Creazione di un Cpt (Centro di Permanenza tempora-neo per extracomunitari) in Umbria: i Cpt, così come li ha varati il governo Berlusconi, servono a garantire che in Italia non entrino immigrati clandestini ma solo immi-grati regolari e la distinzione è d’obbligo. La differenza è fatta da un lavoro e dalla fissa dimora, unici requisiti che danno diritto a risiedere regolarmente nel nostro Pae-se e che contribuiscono ad una proficua integrazione e ad una convivenza serena con i cittadini umbri cosa che invece viene compromessa da un flusso migratorio fuo-ri controllo alimentato dal falso buonismo della sinistra umbra. A tutela degli italiani, a tutela degli immigrati onesti

Revisione e rifinanziamento della Legge regionale sull’imprenditoria giovanile e femminile prevedendo il tasso 0 sugli investimenti per l’avvio di nuove attività imprenditoriali. Riforma di Sviluppumbria come holding regionale delle attività produttive.

Elaborazione di apposita normativa regionale per la tracciabilità dei prodotti dell’agricoltura dell’eccel-lenza e delle filiere agro energetiche: incentivazione di filiere corte che garantiscano la ricaduta economica sul territorio regionale e la qualità del prodotto.

Elaborazione di una Legge Regionale di finanzia-mento per il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto «A.Belli» e per il Festival dei Due Mondi: la Regione finanzia stabilmente con fondi propri Umbria Jazz ed il Teatro Stabile dell’Umbria ma si rifiuta di finanziare allo stesso modo le importanti manifestazioni spole-tine che contribuiscono al prestigio dell’Umbria nel panorama culturale nazionale ed internazionale.

Elaborazione di appositi indirizzi per limitare l’asse-gnazione di incarichi e consulenze e per impedire che vengano utilizzate come strumento per foraggiare clien-tele politiche con elargizioni ad “amici di partito”, spesso dirigenti e funzionari che percepiscono già lauti stipendi.

Riforma del Piano sociale, della Legge di riordino del comparto sociale, della Legge di isti-tuzione del Fondo per la non autosufficienza e del PRINA (Piano Regionale Integrato per la Non Autosufficienza). Quelli vigenti sono provvedimenti inapplicabili per la complessità del meccanismo burocratico che impedisce di spende-re le risorse a disposizione. Basti pensare che dei 32 milioni di euro disponibili per il 2008 sul Fondo per la non autosufficienza ad oggi, marzo 2010, la Regione ha messo a disposizione solo 4 milioni di euro, e intanto le famiglie con un non autosufficiente in casa non trova-no né assistenza né contributi, le residenze per anzia-ni non hanno posti perché la Regione non provvede ad adeguarne la disponibilità numerica ed i tempi di attesa per entrare nelle residenze protette in alcuni casi sfio-rano addirittura i 2 anni!Riforma del Patto per la Salute mentale che risale al 2004 e che prende a riferimento, per il livello minimo dei servizi, parametri Istat datati addirittura al 2000! E’ inaccettabile, i servizi sono del tutto inadeguati, mancano le strutture, manca il personale e le famiglie sono totalmente ab-bandonate a sé stesse con il dramma della malattia mentale di un figlio piuttosto che di un genitore.

“Solidarietà orizzontale”, quando le Amministrazio-ni non ce la fanno, i cittadini possono aiutarle. C’è una legge che il Consiglio regionale ha emanato nel 2006, che attende ancora di essere applicata, che riconosce un ruolo importante ai soggetti del terzo settore, alle associazioni di volontariato o ai sem-plici cittadini, che possono affiancare gli operatori pubblici nella programmazione, organizzazione e gestione del sistema integrato dei servizi: è la SUS-SIDIARIETÀ ORIZZONTALE, e cioè l’affermazione che lo sviluppo della società nasce dall’impegno di tanti, di tutti voi, di tutti noi, e non dal pensiero iso-lato di qualche intellettuale o di qualche politico.

Le mie priorità per i primi sei mesi della prossima legislaturaTossicodipendenza Lavoro

Sprechi

Solidarietà

Ambiente

Sociale

Cultura

Immigrazione

Sanità

Maternità

Franco Zaffini Consigliere regionale PdL

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La crisi economica e la recessione mondiale, in atto negli ultimi due anni, hanno finito per gravare pe-santemente su larghi strati della società, obbligando anche gli enti locali a rivedere le proprie politiche di sviluppo sociale ed economico. I Comuni non posso nulla per con-trastare problematiche macroeco-nomiche, tuttavia, come entità am-ministrativa più vicina ai p r o b l e m i q u o t i d i a n i dei cittadini, hanno l’ob-bligo morale e il dovere politico di cercare di attuare tut-te le politiche possibili per ridurre al minimo il disagio dei propri cit-tadini. Proprio nel tentativo di fare la propria parte, il comune di Pas-signano sul Trasimeno, nell’anno appena trascorso, ha impegnato oltre 300.000 euro a sostegno della spesa sociale. Inoltre, ha recente-mente firmato un protocollo d’in-tesa con il forum delle Associazioni

familiari dell’Umbria, con il quale si impegna a destinare per il triennio 2010/2011/2012 almeno 300.000 euro del proprio bilancio a favore di interventi a sostegno delle coppie con figli. Una cifra ragguardevole per il Bilancio comunale e che si va ad aggiungere alle spese ordina-rie normalmente stanziate per mense, tra-sporto scola-stico e offerta formativa. Il protocollo, che è stato sotto-scritto oltre che dal Co-mune di Pas-signano anche da quello di M o n t e f a l c o , Baschi e Massa Martana e che rappresenta una novità nel panorama na-zionale aven-do come unici esempi precur-sori il Comune di

Parma e la Provincia Autonoma di Trento, rappresenta una grande no-vità nel campo delle politiche socia-li, perché si pone l’obiettivo dichia-rato di focalizzare l’attenzione sulle famiglie. Nelle convenzioni stipula-te si dà risalto alle politiche a soste-gno della formazione

delle giovani coppie o alle attività di aiuto alle coppie in crisi, attività di non poco conto se si calcola che in Umbria ogni anno ci sono una me-dia di 3600 matrimoni a cui fanno da contraltare circa 1800 casi di divorzi e separazioni. Grande attenzione

viene anche riservata ai bambini nella

fascia fino a tre anni e al soste-gno ai disabili e agli anziani. L’obiettivo, ambi-zioso, è quello di arrivare ad una città a misura di famiglia, tramite una serie di mol-teplici interventi che vanno dall’ ar-monizzazione de-gli orari degli uffici pubblici, all’isti-tuzione di albi per le babysitter, ad adeguate politiche a sostegno dell’oc-cupazione fem-minile. Non si può dimenticare che

l’attuale Am-ministrazione comunale di Passignano si è contraddistinta fin dall’inizio del proprio mandato per l’impegno dedicato all’asso-ciazionismo, anche in virtù dell’al-to numero di realtà, oltre 40, che operano sul territorio comunale coprendo molti ambiti: dallo sport all’impegno sociale passando per la musica e il teatro. Nonostante la crisi si riflet-ta pesante-mente sui conti co-munali, il Comune di Passignano continua a garantire un forte impe-gno a tutto campo che dimostra, da un lato, il tentativo di porre un rimedio agli effetti più diretti ed immediati della crisi, dall’altro, la volontà di creare interventi strutturali, non passeg-geri o legati solo ad una sfavorevole congiuntura economica.

n° 6

La centralità della famiglia nelle politiche comunaliImpegnati oltre 300mila euro in favore delle coppie con figli

Obiettivi: armonizzazione

degli orari casa – ufficio,

istituzione dell’albo

per baby sitter

Grande attenzione per le oltre 40

associazioni che operano

a tutto campo sul territorio.

di Alessandro Moio

pag 8 - marzo 2010

Poche settimane fa, il Consiglio Regionale dell’Umbria ha vota-to la legge di iniziativa popolare, promossa dal Forum delle Fami-glie “Disciplina dei servizi e degli interventi a favore della Famiglia”. Un testo che è arrivato in aula con il peso di tutte le sue dodici mila fir-me. Il centro destra ha lavorato con tenacia affinchè la proposta delle famiglie umbre venisse votata nel-la sua versione integrale. Purtrop-po, le motivazioni ideologiche della sinistra, sono riuscite a scippare alla legge il paragrafo relativo alla tutela della vita. Possiamo ritener-ci, tuttavia, soddisfatti, di un atto che sancisce formalmente il ruo-lo centrale ed insostituibile della famiglia all’interno del tessuto sociale umbro. Un risultato impor-tante in cui il centro destra è stato fondamentale per il voto positivo in aula. E’ solo grazie all’opposizione che la seduta consiliare non è stata sospesa per mancanza del numero legale, viste le numerose defezio-ni, fortuite o calcolate, di molti col-leghi della maggioranza.Riportiamo in calce il Titolo 1 della legge in cui sono contenuti i princi-pi le finalità e gli strumenti a tutela della famiglia.

Principi, Finalità, StrumentiArt. 1 - Principi1. La Regione Umbria riconosce la famiglia quale nucleo fondante della società, secondo quanto pre-visto dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, dai Trattati internazio-nali in materia, dalla Costituzione, dallo Statuto regionale.2. La Regione Umbria valorizza il nucleo familiare formato da per-sone unite da vincoli di coniugio, parentela e affinità, promuove e sostiene la funzione genitoriale nei

compiti di cura, educazione e tutela del benessere dei figli.3. La Regione Umbria, per l’attua-zione delle politiche di sostegno alla famiglia, si ispira ai principi di soli-darietà, sussidiarietà e reciprocità nelle relazioni familiari, sviluppa e potenzia le politiche sociali regionali mediante azioni nell’area della pro-tezione sociale, dell’abitare, della salute, del lavoro, dell’organizzazio-ne degli spazi di vita, dell’istruzione, della formazione e del credito.4. La Regione, in attuazione del

principio di sussidiarietà di cui all’articolo 118 della Costituzione, della legge regionale 4 dicembre 2006, n. 16 (Disciplina dei rapporti tra l’autonoma iniziativa dei cittadini e delle formazioni sociali e l’azione di Comuni, Province, Regione, altri Enti Locali e Autonomie funzionali in ordine allo svolgimento di attivi-tà di interesse generale secondo i principi di sussidiarietà e sempli-ficazione) e degli articoli 16, com-ma 3, e 17 dello Statuto, riconosce

l’associazionismo familiare quale soggetto portatore di risorse e sog-getto attivo nella programmazione regionale.

Art. 2 - Finalità1. La Regione, nell’ambito della propria attività di indirizzo e pro-grammazione, anche in coerenza con quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale in materia di sistema integrato dei servizi sociali, con la presente legge si propone di:a) promuovere e garantire il dirit-

to di libera scelta nei confronti dei soggetti erogatori di servizi e le pari opportunità tra donne e uomini;b) favorire il mantenimento e lo svi-luppo di uno stretto rapporto tra le generazioni;c) implementare specifici interventi in favore di situazioni di particolare disagio causate da problemi eco-nomici o dalla presenza di persone prive di autonomia fisica o psichica;d) favorire la conciliazione delle esigenze familiari con quelle pro-

fessionali;e) sostenere il lavoro di cura fami-liare, quale attività di primaria im-portanza per la vita della famiglia e della società.

Art. 3 - Strumenti1. La Regione promuove e tutela la famiglia attraverso:a) il sostegno alle giovani coppie nella formazione di una nuova fa-miglia e nello svolgimento del ruolo genitoriale, con particolare riferi-mento ai primi tre anni di vita dei

figli;b) il sostegno alle nuove famiglie mediante interventi che concorrono ad eliminare gli ostacoli di natura economica e sociale che ne impedi-scono la costituzione e lo sviluppo;c) la valorizzazione della responsa-bilità dei genitori nei doveri di cura, educazione ed istruzione dei figli;d) la promozione, anche in forma integrata, di iniziative pubbliche, di privato sociale e delle reti parenta-li, soprattutto con riferimento alle

iniziative rivolte agli anziani ed ai minori;e) la predisposizione di program-mi per la famiglia nelle situazioni di vulnerabilità o disagio e per il sostegno ai compiti di cura delle persone disabili, anziane e non au-tosufficienti;f) la tutela del benessere dei nuclei familiari, con particolare riguardo alle famiglie numerose, ai nuclei monogenitoriali, alle famiglie in crisi, ed a tutte le situazioni in cui siano presenti aspetti di criticità;g) la garanzia, nel rispetto del prin-cipio di uguaglianza e degli altri principi costituzionali, della liber-tà di scelta e della parità di trat-tamento tra gli iscritti alle scuole pubbliche, statali e paritarie;h) il supporto all’inserimento ed al reinserimento nel mondo del lavoro delle persone che si sono dedicate al lavoro di cura familiare;i) l’armonizzazione dei tempi di vita personale e professionale, per con-ciliare gli impegni familiari con l’at-tività lavorativa, anche attraverso lo strumento del telelavoro;l) la valorizzazione dell’associa-zionismo familiare attraverso l’at-tribuzione di un ruolo attivo alle associazioni familiari nella pro-grammazione, progettazione, rea-lizzazione e valutazione del sistema dei servizi alla persona;m) la promozione del diritto della famiglia a svolgere liberamente le proprie funzioni sociali ed educa-tive, anche attraverso il coinvol-gimento e la partecipazione della stessa alla progettazione dei rela-tivi interventi e servizi.

Il Consiglio Regionale approva la legge sulla tutela della famiglia

Gli esponenti del centro-destra hanno garantito il numero legale in aula per la votazionedi Franco Zaffini

Il testo completo della Legge

“Disciplina dei Servizi e degli interventi

a favore della Famiglia”Lo trovi su

www.francozaffini.itnella sezione

“SOCIALE” Famigliasu bandi e normativa

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di Giovanni Bontempi

Sono ormai alcuni mesi che cresce la preoccupazione popolare rispetto ad una ventilata chiusura del Centro di riabilitazione cardiologica di No-cera Umbra.Già nel settembre scorso, dopo no-stre richieste e nu-merose sollecitazioni da parte dei cittadini, il Sindaco ed il Vice-sindaco, in Consiglio Comunale, hanno as-sicurato il prosegui-mento delle attività sanitarie del centro cardiologico.Oggi si sono fatte più insistenti le voci di chiusura del Centro di ria-bilitazione cardiologica di Nocera, che stando alle previsioni dovrebbe chiudere i battenti il prossimo mese di giugno a favore del trasferimen-to dello stesso a Spoleto.I cittadini e la mi-noranza chiedo-no un’immediata ed efficace presa di posizione del Sindaco e della Giunta nei con-fronti della ASL per scongiurare la chiusura di un centro che dal 1994, peraltro ubicato a Nocera dopo la chiusura dell’ospedale, ser-ve decine di persone ogni giorno per attività cardiologia di riabilitazione ed ambulatoriale. La nostra posizione in me-rito vuole essere da subito un messaggio chiarissimo rivolto alle istituzioni loca-li, regionali e all’azienda sanitaria locale (Asl): è im-pensabile anche solo immaginare la chiusura di una struttura simile e di tale utilità. Il Centro di Riabilitazione Cardiologica di Nocera Umbra deve continuare a vivere!Nocera Umbra ha già pagato lo

scotto di amministrazioni disattente alle necessità dei propri cittadini ed al territorio in generale. Nel corso degli anni è stata spogliata di tutto. E’ sufficiente ricordare la Flaminia a quattro corsie, lo vincolo Nocera nord, l’ospedale, il traforo del Cor-nello, l’acqua. L’opposizione è pronta

a dichiarare fermamente: “Nessuno pensi di rimet-tere le mani addosso a Nocera!”. E’ ora di dire basta con scelte politiche miopi e opportunistiche che con-siderano questo impor-tante centro dell’Umbria

solo “terra di conquista”, come un territorio dal quale prendere tutto senza mai ridare niente.Nocera e tutte le sue frazioni meri-tano il massimo rispetto, meritano

considerazione sia da chi le amministra a li-vello locale, che a livello regionale.E’ necessario che il Sindaco convo-chi nell’immedia-tezza un incontro con i cittadini per discutere delle prospettive future del Centro di Ri-abilitazione Car-diologia di Nocera Umbra. Evento du-

rante il quale ascol-tare, ovviamente, i vertici della Asl che possono chiarire la vicenda del-la presunta chiusuraLa convocazione di tale incontro pubblico riveste carattere di urgen-

za, non solo per mettere la parola fine alle tante illazioni sul Centro Car-diologico, ma soprattut-to per definire strategie e sistemi integrati per l’av-venire di una struttura

d’eccellenza e fondamentale per la nostra città e per tutto il compren-sorioOccorre creare futuro difendendo le eccellenze presenti sul territorio.

pag 9 - marzo 2010

di Pierluigi Curi

Le politiche socio-sanitarie sono state, fin dalla stesura del program-ma elettorale ed a maggior ragione adesso, al centro dell’ attenzione politica del Sindaco di Montefalco, Donatella Tesei e della sua ammini-strazione.Nonostante il momento di difficoltà economica in cui ver-sa tutto il paese e che, inevitabilmente, si ri-percuote nei già agoniz-zanti bilanci comunali, gli sforzi per venire in-contro alle esigenze dei cittadini sono stati e sa-ranno notevoli. Di sicuro non ci ha aiutato, né ci aiuterà il ‘regalo’ che la Giunta Regionale ha de-ciso di fare alla fine del proprio man-dato, approvando un nuovo piano so-ciale e la nuova legge sulle politiche sociali che depotenziano l’attività dei Comuni riorganizzando gli ambiti di intervento in ‘zone sociali’: due colpi di coda incomprensibili che sicura-mente renderanno la situazione an-cora più difficile.‘Casa Tesei’, però, preferisce con-trapporre le idee e la voglia di fare alla negligenza degli esponenti di maggioranza di Palazzo Donini ed ha già intrapreso la propria strada.Punto focale è la questione dell’ ex Ospedale “ S. Marco “ di cui riferia-mo a parte: l’amministrazione, dopo aver acquisito diversi pareri legali, è ormai prossima a conoscere quali siano le possibili soluzioni da perse-guire. Legato a tutto ciò c’ è inoltre il potenziamento dell’ attuale Centro di Salute, questione particolarmente a cuore ed estremamente sentita da tutta la cittadinanza montefalchese.Accanto all’impegno per riavere in città una struttura sanitaria, la Giunta Comunale si sta concentrando sulla tutela di quelle che sono le cosiddet-te fasce deboli. A cominciare dagli anziani, sia quelli che vivono nella struttura comunale che quelli che quotidianamente affrontano situa-zioni complicate. Per i disabili, l’azio-

ne del Comune, invece, promuove e integra l’operato delle associazioni di volontariato che aiutano i portatori di handicap e le loro famiglie a vive-re nella normalità rispondendo alle esigenze della persona.Ai giovani, l’amministrazione sta cer-cando di offrire spazi ed opportunità fino ad ora inesistenti: la prossima riqualificazione degli impianti sporti-

vi e la partecipazione voluta nelle iniziative intraprese dal Comune che li coinvolge nell’organizza-zione di eventi, come quelli nata-lizi, ne sono un esempio tangibi-le. Per favorire questo processo di partecipazione alla vita citta-dina, i ragazzi dell’ Istituto Comprensivo “ F. Melanzio” sono stati coinvolti in un progetto che ha visto

la nascita di un vero e proprio Consiglio Comu-nale dei piccoli, nel quale bambini dai 10 ai 13 anni fungeranno da supporto, da fucina di idee in materia di poli-tiche giovanili, per l’amministrazione dei ‘grandi’.Molte altre saranno poi le iniziative nei loro confronti, come un concorso teatrale che chiamerà a raccolta an-

che tutte le scuole del circondario e che vedrà impegnati i ragazzi in rap-presentazioni al vaglio di una com-missione giudicante composta da professionisti.Altro argomento importante per il Sindaco e la sua Giunta è la famiglia: recentemente infatti è stato siglato un protocollo d’ intesa con il Forum delle Associazioni familiari che ha l’ obiettivo di creare un vero e proprio Comune a misura di famiglia. Ver-ranno implementate misure come le agevolazioni sui rifiuti, il bonus per l’ energia elettrica, le borse di studio e i libri di testo per famiglie bisogno-se.

Persino gli amici a quattro zampe trovano spazio nel programma del Sindaco Tesei: il nuovo regola-mento varato per l’ ado-zione dei cani del canile comunale prevede un bo-nus di 300 euro annui per tutti coloro che vorranno ospitare a casa propria un

amico a quattro zampe.Insomma, tanta carne al fuoco per una Amministrazione decisa più che mai a lasciare il segno, convinta nel-la validità delle proprie idee e nella serietà del suo lavoro.

Idee e voglia di fare per l’amministrazione Tesei

Un’autentica ‘fregatura’ quella dell’Ospe-dale San Marco di Montefalco, messa in atto dalla Regione, con la complicità dell’ex am-ministrazione comunale, ai danni dei cittadi-ni. Un caso eclatante di malagestione della cosa pubblica, dai contorni talmente foschi da spingermi a chiedere, nel 2008, un’indagine conoscitiva della terza commissione “Affari sociali e sanità” in Consiglio Regionale. Dopo

aver ascoltato tutti i soggetti coinvolti, ossia rappresentan-ti di Inail, Regione e Comune è emerso il quadro della situazio-ne esattamente così come l’avevamo ipo-tizzato: l’ospedale fu immolato alla causa del polo sanitario di

Foligno. Nel 2002, l’Asl 3 vende il complesso del San Marco all’Inail con l’impegno di realizzarvi un centro di riabilitazione di riferimento nazio-nale destinato agli infortunati sul lavoro. Un progetto, questo, che è servito alla sinistra per sopravvivere a più di una campagna elet-torale. Dopo sei anni, nel 2008 appunto, l’ente pre-videnziale, secondo il canovaccio dell’intera commedia, dichiara di non poter mantenere l’impegno preso e restituisce l’immobile alla

Regione che se lo riprende alla modica cifra di 2,5mln di euro, pagandoci sopra le spese le-gali e gli interessi con un esborso totale di ol-tre 3mln di euro. Si confermano così sospetti fondati e cioè che la compravendita del noso-comio montefalchese servisse a dissimulare

una partita di giro, un prestito, per finanziare il ‘general hospital’ della presidente Loren-zetti a Foligno. A ‘copertura’ dell’operazione, nel novembre 2008, si tenta la strada di un protocollo d’inte-sa, siglato tra Regione, Asl

e Comune sulla ‘strategia di valorizzazione dell’ex presidio ospedaliero’. Nell’accordo, la Regione prende per buono l’annullamento dell’atto di compravendita del 2002, accettan-do la sopravvenuta impossibilità per l’Inail di realizzare il centro di riabilitazione a causa

di non meglio precisate normative, in-tervenute suc-cessivamente alla stipula dei contratti. Con il protocollo d’intesa, viene, inoltre, aperta-mente disposto che parte delle risorse ricavate con la valorizzazione dell’ospedale di Montefalco siano de-stinate al San Giovanni Battista di Fo-ligno. Ad oggi, mentre l’ospedale di Foligno funziona a pieno regime, Montefalco si ritrova con una splendida struttura nel cuore della città, come quella del San Marco, rimasta inutilizzata. Senza ospedale e senza centro di riabilitazio-ne, gli abitanti sono costretti a spostarsi per farsi curare, per colpa di una Re-gione irresponsabile, e di un ex sinda-co di sinistra più asservito al potere del partito, piuttosto che attento al proprio territorio.

Montefalco: Ospedale San Marco, i cittadini “fregati” dalla Regione

Dall’indagine conoscitiva emerge un piano precostituito per dirottare le risorse su Foligno

Nocera: Giù le mani dal Centro cardiologico

L’opposizione accanto ai cittadini

per difendere il centro riabilitativo

cardiologico

Gli abitantihanno più

l’ospedale né il promesso centro di

riabilitazione.Oggi la Regione

spende 3mln di Euro per ricomprare

l’immobile, ma non si sa cosa diventerà

Siglata l’intesa con il forum delle

associazioni familiari per un

Comune a misura di famiglia

E’ nato il “Consiglio

comunale dei Ragazzi” con gli studenti dell’istituto “Melanzio”

n° 6

di Franco Zaffini

Un centro di eccellenza che rischia la chiusuraMisure di tutela e partecipazione per anziani, ragazzi e famiglie

Creare futuro difendendo le

eccellenze

Page 10: Ideaumbra N°3

pag 10 - marzo 2010n° 6

di Nicola Alemanno

Differenziazione dei servizi, policen-trismo, miglioramento qualitativo: sono questi i tre pilastri collegati e conseguenti su cui deve e può fon-darsi quello di cui ha bisogno ogni Regione e di cui ha bisogno soprat-tutto l’Umbria: una buona Sanità.

Le Elezio-ni Regionali alle porte impongono a noi Politi-ci – ma di-rei a tutti gli Elettori – di

riconsiderare lo stato dell’arte delle Politiche socio-sanitarie, tanto più in una Regione come la nostra dove le ottime condizioni ambientali do-vrebbero consentire, più che in altri luoghi, uno stile ed un livello di vita qualitativamente migliore. Già nelle premesse del nostro pro-gramma elettorale in occasione delle recenti elezioni amministra-tive enunciavamo il principio primo e fondante di ogni buona politica, quella sanitaria a maggior ragione: la persona e i suoi bisogni al centro dell’attenzione, per organizzare in-torno ad essa il sistema dei servizi, mediante interventi intersettoriali che vedano coinvolti i diversi sog-

getti e livelli istituzionali, nonché Associazioni di volontariato e del privato sociale.Anche l’ultimo Piano Sanitario Re-gionale ribadisce il principio dell’Or-ganizzazione Mondiale della Sanità secondo il quale le azioni di sanità pubblica non possono che essere orientate in una prospettiva in cui la promozione della salute debba com-prendere “tutte le azioni volte al raf-forzamento delle competenze e delle capacità di interazione degli indivi-dui e dei gruppi e al miglioramento delle condizioni sociali, ambientali, istituzionali ed economiche”.Riteniamo ancora che in Umbria debbano essere sviluppate, per la salute e benessere psico-fisico dei giovani, azioni di prevenzio-ne primaria e di counsel-ling, alla luce delle gravi problematiche che stanno emergendo tra i giovani in termini di problemi correlati all’abuso di al-cool, droghe e relativi alla sicurezza stradale. Ancor di più siamo convinti che debbano e possano essere rea-lizzati nuovi spazi per i Giovani, de-dicati anche a genitori, famiglie ed insegnanti, volti ad aumentare negli adolescenti e nelle loro famiglie il livello di conoscenze generali, ac-crescendo la capacità di individua-re situazioni di rischio e di gestione delle stesse.Nella mia Città, in particolare, pur-troppo queste idee e le rispettive re-

alizzazioni sono disattese, non solo nella pratica (eventualmente giusti-ficabile dai “soli” sei mesi di Ammi-nistrazione), ma pericolosamente nella teoria: nelle Linee Program-matiche - bussola e guida di tutto lo svolgimento dell’attività politico-amministrativa della Giunta e della maggioranza consiliare - approvate dal Consiglio Comunale di Norcia lo scorso 30 Novembre - non solo non vi è menzione di Politiche eco-nomico-finanziare per lo sviluppo generale del territorio e della popo-lazione che in esso lavora e vive, ma, quanto alla Sanità si è sancito più di

un passo indietro.Un esempio per tutti: se l’Amministrazione Alemanno, sottoscri-vendo un coraggioso PAL (piano attuativo locale), scongiurava la chiusura dell’ospedale

di Norcia, creava la logica-modello dell’”Ospedale unico della Valneri-na” (applicata poi nei contesti ter-ritoriali simili in Umbria) e sanciva la riconversione dell’Ospedale di Cascia in RSA (residenza sanitaria assistenziale) e Centro Riabilitazio-ne, chiudendo venti anni di divisioni su cui la Regione aveva speculato per indebolire entrambe le strutture e portarle sull’orlo della chiusura, la Giunta Stefanelli chiede di avere un servizio oggi già evaso nella vici-nissima Cascia: doppia spesa per un identico servizio quando un’Ammini-

strazione che ha cura delle proprie risorse non dovrebbe raddoppiarle: dovrebbe integrarle.

La nostra proposta integrativa per Norcia, in “soldoni”, è invece:

• Nuove Strutture di assisten-za per malati neoplastici in fase terminale. Individuazione di nuovi posti letto destinati ai numerosi malati terminali, con percorsi assistenziali e psico-logici dedicati ed in rete con i servizi territoriali. La rete di assistenza dovrà comprendere il personale sanitario dell’ospe-dale, i medici di famiglia, il per-sonale dell’ADI, i familiari dei malati, le associazioni di volon-tariato e i servizi sociali. Tutte queste figure correttamente coordinate dovranno interveni-re, per quanto di competenza, per assistere il paziente nelle sue molteplici esigenze (terapia del dolore, gestione dei sintomi, collocazione nel luogo più adat-to, assistenza psicologica). • Valorizzazione del territorio per mezzo delle ICT (information and communication technolo-gy). Miglioramento dei livelli di qualità assistenziale; la volontà, fermamente confermata dalla nostra conseguente azione è stata quella di modernizzare ed adeguare la struttura con l’in-troduzione di servizi operanti

in telemedicina (refertazione a distanza di ecg, telerefertazio-ne radiologica etc.) e l’adozione di strumentazioni di avanzata tecnologia come le apparec-chiature POCT o la gestione in-formatizzata dei farmaci che ha posto la struttura ospedaliera di Norcia in una posizione di risal-to a livello aziendale. L’adatta-mento all’uso di strumentazio-ni tecnologiche, informatiche e di telecomunicazione quindi, quale contributo ad abbatte-re l’isolamento geografico che caratterizza il nostro territorio. Modernizzazione non come im-poverimento della struttura ma come valorizzazione in primo luogo del personale, che acqui-sisce nuove competenze, condi-videndo dati e conoscenze.

Questo è solo un esempio della dif-ferenza tra una Politica sanitaria e di spesa miope e volta solo a dare risposte ad egoismi politici e una politica incentrata sul Policentrismo autentico cioè su una rete di strut-ture e di collegamenti efficaci di servizi territoriali volti ad una mag-giore attenzione alle reali esigenze del nostro peculiare tessuto sociale. Questa è la differenza tra la solita minestra riscaldata (siamo torna-ti vent’anni indietro) e un progetto politico innovativo per la Valnerina e per l’Umbria.

Sanità integrata per la ValnerinaDiversificare i servizi negli ospedali di Norcia e Cascia

Giovani: prevenzione e

counselling contro droga e alcool

Assistenza per i malati gravi

e nuove tecnologie per l’informazione

di Stefano Ansuini

La salute, ormai non è più intesa sol-tanto come assenza di malattie, ma va inquadrata in un più ampio contesto che vede il cittadino al centro del siste-ma. L’individuo va perciò considerato nella sua interezza in una situazione di benessere psico-fisico, rappor-tata alle condizioni di vita, alle relazioni con la realtà sociale e di lavoro. Il nostro Comune come del resto tutte le zone montane presenta un elevatissimo tasso di popolazione anziana per di più distribuita su un territorio molto vasto. Lo stato di salute tipico dell’età di questi cittadini (legato alla presenza di malattie croniche) è quindi ulteriormente com-promesso da difficoltà di relazione, di movimento, di socializzazione. Un’am-ministrazione comunale seria deve porsi il carico politico di questi proble-mi e cercare di alleviarli, collaborando con le Asl nell’ambito del servizio sa-nitario regionale garantendo in egual misura accesso alle cure a tutti i citta-dini. I bisogni di salute nel nostro ter-ritorio si intersecano sostanzialmente con quelli sociali. Non possiamo con-siderarci civilmente sviluppati finché la nostra popolazione non ha uguale diritto di accesso alle cure ed ai servizi sanitari rispetto a chi vive in situazioni geografiche più favorevoli. Da quanto sopra esposto bisogna purtroppo ammettere che i cittadini di Sellano si trovano in uno stato di assistenza sa-nitaria alquanto carente.Sentirsi male o subire un infortunio in alcune ore del giorno, è un lusso che non ci possiamo permettere, in quanto non coperto dal servizio sani-tario, se non dal 118 con postazione a Casenove, che comunque dista quasi un’ora di viaggio rispetto a tante frazio-ni. La guardia medica è condivisa con il Comune di Cerreto di Spoleto, un altro Comune molto vasto come territorio. Anche qui per coprire il tragitto fra le due frazioni estreme dei due Comuni ci vuole più di un’ora, troppo, per poter salvare una persona vittima di un inci-dente o di un attacco cardiaco grave. Per

ovviare a questo pro-blema l’amministrazione comunale dovrebbe impegnarsi a far attuare quanto previsto nel Piano Sa-nitario Regionale relativo all’elisoccor-so. Nella recente campagna elettorale, quando noi facevamo presente questa

necessità, l’attuale Sindaco Guerrini ci scherzava sopra dimostrando poca sensibili-tà ad un problema che inve-ce è estremamente sentito dalla popolazione. Eppure, per le nostre zone decen-trate, l’intervento dell’eli-cottero rappresenta l’unico intervento di salvataggio nelle situazioni di emergen-za superando le avversità

territoriali ed i rischi legati ai tempi di soccorso. La nostra comunità come si diceva è fortemente rappresentata da persone anziane, per venire incontro alle difficoltà di socializzazione, e di gestione della vita corrente si dovrebbe puntare al potenziamento dell’assisten-za domiciliare per supportare l’anziano nelle condizioni di malattia cronica o nel periodo post dimissione ospedalie-ra, considerando le difficoltà logistiche e di movimento dei nostri abitanti. In questo si dovrebbe attivare un servizio che oltre all’Ente pubblico coinvolga anche le associazioni di volontariato o

di protezione civile. At-traverso una richiesta telefonica si dovrebbe attivare un operatore che dia assistenza per effettuare prenotazioni di visite specialistiche o analisi, ritiro esami, protesi, consegna far-maci e all’occorrenza

anche richieste di un contatto sociale con personale specializzato. Vivere in zone emarginate della nostra Regione, come abbiamo visto rappre-senta una difficoltà a livello sanitario e sociale non da poco. Occorre che le Istituzioni si facciano carico di tale pro-blema per alleviare quanto più possibi-le il nostro disagio e ridurre il gap che ci separa da chi ha, a portata di mano, tutti i servizi indispensabili per poter vi-vere in modo sicuro e dignitoso.

A Sellano sentirsi male è un lusso

L’elisoccorso, l’unica soluzione per superare le avversità territoriali

Potenziare l’assistenza domiciliare

coinvolgendo le associazioni di volontariato

La postazione del 118

a Casenove può distare

fino a un’ora dalle frazioni più lontane

di Emanuele Lancellotti

Uno degli argomenti di maggiore attualità sociale a Foligno riguarda la problematica abitativa, che negli anni ha subito gli effetti fallimentari di scelte politico – sociali improntate su parametri meramente assisten-zialistici. In città, i canoni di locazione sono estremamente sostenuti, nono-stante l’enorme offerta di immobili abitativi che negli anni sta crescen-do inarrestabile. L’amministrazione comunale, sulla scia delle politiche regionali, ha da sempre puntato sul-la soluzione abitativa dell’edilizia popo-lare, e tale scel-ta ha prodotto gravi e palesi fenomeni di in-soddisfazione e di sperequazione nei diritti dei cit-tadini.Sono state favori-te in modo esage-rato le popolazioni extracomunitarie, le quali godono della maggior parte delle abita-zioni popolari. Ma vi è di più: l’ammi-nistrazione comu-nale ha ricavato gli alloggi da immobili del centro storico dall’indiscutibile rilevanza storico artistica, trasformandoli in veri e propri dormitori per nuclei familiari che sembrano non apprezzare affat-to la particolarità ed il pregio degli edifici in cui vivono e che, invece, per noi folignati rappresentano la nostra storia e la nostra tradizione.E’ora di voltare pagina, permettendo l’ingresso di enti e fondazioni banca-rie, nonché di privati, negli interventi abitativi. Grande successo ha riscos-so infatti, sia nel nord del paese che nel resto d’Europa, il così detto ‘so-

cial housing’ un sistema di realiz-zazione e gestione dell’edilizia resi-denziale pubblica che si concretizza

con la costituzione di fondi di investi-mento che lavorano in partnership

con le amministrazioni locali. Alcune peculiari caratteristiche del ‘social housing’ sono la possibilità per il nucleo abitativo di riscatta-re l’alloggio occupato; il contrasto

all’emarginazione sociale; equili-brare il mercato immobiliare e ren-derlo indipendente dai fenomeni di migrazioni geografiche; perseguire la massima efficienza nell’utilizzo di risorse impiegate al fine di ottenere la migliore qualità delle costruzioni, evitando sprechi, sviluppando la ri-cerca e la sperimentazione ed una corretta concorrenza nel mercato; coinvolgere in processi partecipativi i conduttori circa le decisioni afferen-ti gli immobili e le aree circostanti; contribuire all’efficienza energetica.Esperimenti già riusciti in alcuni co-

muni del nord sviluppano il ‘so-cial housing’ in due passaggi

sostanziali: l’amministra-zione locale cede il lotto di intervento ad un prezzo calmierato al fondo d’in-vestimento e costituisce un diritto di superficie della durata di 99 anni. In questo procedimento, il fondo si impegna, per 15 anni, a concedere in loca-zione gli alloggi a canoni calmierati a categorie di inquilini concordate con il comune. Allo scadere del termine, gli inquilini po-tranno acquistare le abita-zioni, in forma individuale o collettiva, ad un prezzo pari all’investimento iniziale, capitalizzato dall’inflazio-

ne, a condizione che abbiano mantenuto un tasso di morosità me-diamente inferiore al 5% ed il patri-monio non abbia subito danneggia-menti. Se non venissero acquistati tutti gli alloggi, il comune avrà la fa-coltà di comprare le unità invendute. Come opzione il fondo d’investimen-to potrà vendere a prezzo di mercato le unità immobiliari non riscattate. Al termine di questa fase, laddove risultassero immobili non venduti il comune potrebbe riscattarli a prezzo di costo, assicurando agli investitori di recuperare il capitale investito.

Il “social housing”, una soluzione abitativa oltre l’assistenzialismo

Partnership tra enti locali ed investitori privati per l’edilizia residenziale pubblica

Gli edifici del centro storico

trasformati in dormitori

per chi non ne apprezza

il valore

Dopo 15 anni a canone agevolato

gli inquilini possono riscattare l’immobile al costo dell’investimento

iniziale

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Sostegno ai genitori, è nato il primo centro integrativo agli asili nido

di Claudio Ranchicchio

La società Umbra è da anni alla ri-cerca dei giusti strumenti a tutela del lavoro, delle fasce deboli e dell’in-fanzia, e di normative in difesa della famiglia.In questi ultimi due anni, attraversati da una latente crisi economica, si è maggiormente sentita la necessità di importanti interventi da parte delle istituzioni, in particolare quelle po-litiche. Il governo Berlusconi ha fatto la sua parte, stanzian-do risorse per potenziare gli ammortizzatori sociali e mettendo a disposizio-ne fondi e bonus speciali per le fasce di reddito più deboli; ma purtroppo non sempre a queste politiche seguono scelte oculate a livello locale. I ministri Mara Carfagna e Giorgia Meloni sono invece fortemente im-pegnate in battaglie in favore delle donne e dei ragazzi più giovani; nel giro di un anno e mezzo sono state approvate leggi a tutela delle donne che mai prima avevano visto la luce con i precedenti governi; inoltre il Mi-nistro della Gioventù Giorgia Meloni

si sta battendo per preservare i gio-vanissimi dall’uso sbagliato e sconsi-derato della “rete”, in collaborazione con la vicepresidente del Parlamento Europeo Roberta Angelilli, tra l’altro anche rappresentante del Forum per i diritti dei minori.E’ giunto il momento di pensare e realizzare politiche serie a tutela dell’infanzia restituendo inoltre cen-tralità al ruolo della Famiglia. Proprio in questi giorni il Consiglio Regionale si è finalmente deciso ad approvare

una Legge a favore della Famiglia, con il voto de-cisivo dei rappresentanti del Popolo della Libertà; il testo redatto fa final-mente chiarezza riguar-do alla definizione di Famiglia, correttamente indicata come legame coniugale e genitoriale. Ciò permette quella di-stinzione tra famiglia ed

altre forme di convivenza consenten-do di valorizzare e sostenere il pub-blico impegno assunto dagli sposi. Anche gli aspetti legati alla respon-sabilità educativa dei genitori sono stati trattati in maniera apprezzabile, con l’istituzione di strumenti concreti come ad esempio il buono-scuola.

Purtoppo, però, a questa legge man-ca ancora quella parte fondamentale relativa alla Tutela della Vita, limitata forse nel suo sviluppo in Umbria, da divisioni ideologiche che caratteriz-zano da sempre il centro-sinistra su questi temi.Rimane il fatto che ci sia comunque finalmente in Umbria una legge for-temente voluta dal Centro-destra, che riconosca alla famiglia quella centralità, fondamentale nella com-plessa società di oggi; tutto ciò a con-clusione di un lungo percorso, comin-ciato quattro anni fa, concretizzatosi attraverso la raccolta di 12000 firme e di altre numerose iniziative; tra queste un grande convegno organiz-zato dall’Amministrazione Comunale di Todi in collaborazione con tutte le associazioni cattoliche del territorio nella primavera del 2008, alla quale parteciparono il presidente del Fo-rum delle famiglie Simone Pillon e Suor Roberta, da sempre impegnata a promuovere ideali in difesa della famiglia ed a tutela della vita. Mi piace ricordare, con estremo or-goglio, che in quell’occasione ci mo-bilitammo sul territorio Tuderte rac-cogliendo circa 600 firme, che hanno poi contribuito, insieme alla tenacia dell’avvocato Pillon, a portare alla

stesura del testo odierno.Contemporaneamente a Todi, l’Am-ministrazione Ruggiano ha creato un progetto specifico sui temi della famiglia, dedicato alla prima infanzia ed agli asili-nido, denominato “Cen-tro per le bambine, i bambini e le fa-miglie”.Un servizio questo, che si orienta, da una parte all’apprendimento di com-petenze specifiche in ambito scola-stico, e dall’altra all’aspetto sociale di sostegno e di educazione alla ge-nitorialità.I Centri, già normati dal-la legge 285 del 1997, ed ora regolamentati dalla Legge Regiona-le n. 30 del 2005 sono “Servizi integrativi ai nidi”, articolati con formule altamente educative, ludiche e di aggregazione sociale, con lo scopo di accogliere i bambini con delle figure parentali, favorire la socializzazione e l’attività ludica e promuovere percorsi di sostegno alla genitorialità. Tali centri divengono quindi un luogo di socialità e di gioco per le bambine e i bambini e gli adulti che li accom-pagnano, in spazi curati e pensati rispetto ai loro bisogni, al fine di ga-rantire non solo attività ludiche ed

educative ma anche spazi di incontro e di confronto tra famiglie e fra ge-nerazioni.La Giunta Ruggiano, dal momento in cui ha programmato il Piano trienna-le dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, ha manifestato non solo la l’importanza della centralità del bambino e delle sue esigenze, ma soprattutto del bambino nel suo nucleo familiare, costruendo una rete di servizi sociali ed educativi che pongano al centro sicuramente

la persona ma contempo-raneamente la famiglia.Si va quindi affermando un nuovo concetto di servi-zi sociali, che non devono più solamente rispondere

all’emergenza, ma che propongano una molteplicità di risposte e di azio-ni di prevenzione, creando una politi-ca sociale orientata alla “normalità” e “quotidianità”, una politica che sia in grado di dialogare con tutti gli altri settori che riguardano a vario titolo la vita del cittadino.L’auspicio è che tali iniziative possa-no aver riscontro anche nel Governo della Regione Umbria, che potrà ve-dere dalla fine di Marzo una svolta, che porti il PDL alla guida del nostro amato territorio.

Nel 2008, la città di Jacopone

ha ospitato il convegno

delle associazioni familiari

A Todi, oltre 600 firme per la legge di iniziativa popolare a tutela della famiglia

Una rete di servizi che metta al centro

le famiglie

di Gaetano Lupini

Nel mese di dicembre del 2009, il Consiglio regionale dell’Umbria ha licenziato la nuova Legge di disci-plina dei servizi sociali. Nel gen-naio del 2010, sempre il Consiglio regionale, ha approvato il secondo Piano sociale regionale. La critici-tà evidente è da riferirsi al ritardo con cui l’esecutivo di Palazzo Do-nini ha ridefinito il quadro norma-tivo e programmatico di riferimen-to regionale in materia di politiche sociali. La p r e c e -dente leg-ge, infatti, r i s a l i v a al 1997 e a v r e b b e necessi-tato di un a g g i o r -namento già nel 2000, quando fu varata su scala nazionale la rifor-ma dei servizi sociali. Invece, per avere un nuovo testo normativo abbiamo dovuto aspettare dodici anni. Stesso dicasi per il secon-do piano sociale regionale che di norma resta in vigore per tre anni, mentre in Umbria dopo il primo, approvato nel 1999, il secondo è

arrivato solo nel 2010, ben undici anni dopo. Il forte ritardo con cui l’Umbria ha licenziato sia la legge di riforma dei servizi sociali che il nuo-vo piano sociale, non rappresen-ta sicuramente un elemento di eccellenza delle giunte regionali che in questi anni si sono succedute. In questi 10 anni però gli enti lo-cali umbri hanno messo a regime la programmazione e le linee d’indirizzo dettate dal quadro programmatico e normativo previsti dalla riforma del 2000. Ciò eviden-zia un forte scol-legamento tra gli atti della Regione e gli effettivi risultati raggiunti dai Comuni. Il fatto che l’attuale governo regionale, abbia accelerato i tempi di approvazio-ne della nuova riforma sociale, fa pensare più ad una volontà di arrivare in tempi pre-elettorali

al raggiungimento degli obiettivi dichiarati dalla giunta uscente, piuttosto che ad una vera volon-

tà politica di ridisegnare, per la

nostra regione e per i nostri terri-tori, un quadro di sviluppo locale, aderente ai bisogni e in linea con il contesto socio-economico attuale. La nuova legge sui servizi sociali è stata adattata alla legge di riforma

endo-regionale che formalizza gli ATI (Ambiti territoriali integrati). Tra le competenze riconosciute agli ATI vi è anche l’area dei ser-

vizi sociali. E’ evi-dente quindi che

questo nuovo testo normati-vo, ridefinisce, indebolendoli, gli enti locali in materia di pro-grammazione e gestione dei servizi sociali. Ci si interroga sul perché la Regione Um-bria abbia vo-luto affidare anche il com-parto dei servizi sociali agli ATI, delegittimando i Comuni e vanifi-cando il notevole

sforzo che hanno compiuto in questi

ultimi anni sui territori. Per quan-to attiene il secondo piano socia-le regionale, c’è da registrare la debole concertazione fatta con le autonomie locali, nel definire que-sto importantissimo documento

di programmazione pluriennale. Ne viene fuori un atto che sembra non essere in grado di fotogra-fare le emergenze e le difficoltà che i nostri cittadini si trovano ad affrontare, quotidianamente, sia come singoli che come nuclei fa-miliari. In qualità di amministra-tore, ho constatato il fallimento del primo piano sociale regionale e non prevedo nulla di buono per il secondo che non individua solu-zioni ma brulica di enunciazioni di principio, utili per una campagna elettorale ma non per il bene dei cittadini. La nostra volontà co-munque, a n d r à nella di-rez ione di dare sostanza a quel m o d e l -lo di servizi sociali che già stia-mo portando avanti con tenacia e convinzione. Un modello orien-tato alla reale lettura dei bisogni sociali presenti, all’ottimizzazione delle risorse economiche in do-tazione, al potenziamento delle azioni di prevenzione e riduzione del danno, alla promozione del capitale sociale.

Secondo piano sociale regionale, un altro bluff della RegioneDieci anni di attesa per un atto di programmazione che non offre soluzioni

La nuova legge regionale per le politiche sociali doveva essere

aggiornata nel 2000 insieme alla riforma

nazionale

La riforma degli Ati indebolisce l’impegno e i risultati raggiunti

dai Comuni in questi anni

di Stefano Pascolini

Da circa tre anni nel comprensorio Eugubino - Gualdese è in funzione il nuovo ospedale di Branca che ha accorpato i due ospedali di Gubbio e Gualdo Tadino. Il nuovo ospedale pur essendo una struttura mo-derna e all’avanguardia, frutto di una moderna concezione di ospedali, realizzati persino con la collaborazione del famoso architetto Renzo Piano, non soddisfa i cittadini del comprensorio, che si sono visti espropriati dei loro rispettivi nosocomi a cui erano tanto affezionati. A questa mancanza di simpatia non ha certo contribuito la gestione, che ha fallito tutti gli obiettivi, non razionalizzan-do nulla, non migliorando la qualità e quantità dei servizi non diminuendo affatto i tempi di attesa e regredendo notevolmente sulla percezione di sicurezza sa-nitaria dei cittadini. Un ospedale può essere bello, moderno, spazioso quanto si vuole ma se le professionalità continueranno a seguire la lo-gica delle tessere politiche piuttosto che del merito, la sanità

italiana in genere, ma soprattutto quella umbra, operante su un tessuto amministrativo tutto incentrato sul clientelismo, non migliorerà e sarà destinata al collasso.Premesso tutto ciò riscontriamo un’esigenza molto senti-ta, soprattutto dagli eugubini, in merito alla quale ci siamo

battuti raccogliendo numerose firme, ossia la pre-senza di un centro di primo intervento nella città o, quantomeno, di una servizio 118 che, dislocato nel centro di Gubbio, permetta di essere più celeri nell’urgenza andando, sia mate-rialmente che psicologicamente, incontro alle esigenze dei pazienti.Rammentiamo che la città dei Ceri è la settima per estensione e che l’ospedale si trova a nella frazione di Branca, all’estre-mo est del territorio comunale, ovvero, a 14 km dal centro storico ma 30-40 km dalle frazioni più

distanti a nord, sud e ovest; questo significa che una auto-ambulanza arriva a destinazione e ritorna all’ospedale, per-correndo dai 30 agli 80 km con tempi di assurdi. Come può il cittadino in queste situazioni apprezzare il nuovo

ospedale? Ci è stato detto che questo servizio costa troppo. Bene, mettiamo mano alla ra-zionalizzazione della burocrazia, non alla diminuzione dei servizi, si potrebbero recuperare milioni di euro. Taglia-mo il numero delle asl, una per provincia come avviene nel-le regioni più virtuose. Mandiamo a casa i burocrati inutili che girano i pollici dietro le scrivanie, protetti dal politico

di turno, gli amministratori, spesso ‘tromba-ti illustri della politica’, che prendono anche 400.000 euro all’anno per ingigantire i buchi di bilancio. Ripristiniamo l’istituto della respon-sabilità, perché lo scandalo non sono i 400.000 euro che percepiscono ma il mantenimento del posto o addirittura la gratificazione dopo

fallimenti totali.E’ giusto che cittadini continuino a morire aspettando un’au-toambulanza o in lista di attesa per un esame? Perché inve-ce di spendere i denari pubblici per questi servizi, si continua a spendere per arricchire incompetenti inutili?

Il “primo intervento” arrivi in città

La razionalizzazione è possibile senza tagliare i servizi

Fin quando le professionalità saranno legate alle tessere di

partito, la sanità umbra non funzionerà

Tra il nuovo ospedale di Branca e le altre frazioni eugubine fino a 40 km di distanza

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pag 12 - marzo 2010n° 6

Con il codice QR (quick response) il giornale vuo-le anticipare uno dei suoi obiettivi principali: rap-presentare una informazione moderna, puntuale e completa.I link che verranno proposti, di volta in volta, sa-ranno relativi agli interventi che verranno raccolti sui principali argomenti affrontati, per consenti-re il costante aggiornamento critico/informativo,

uno spazio diretto per un confronto aperto e costruttivo .Questa dimensione di attualità e disponibilità, è la caratteristica della mia politica, sono i valori delle mie idee che ho sempre cercato di con-solidare nel rapporto con i miei sostenitori, ma soprattutto attraverso l’ascolto di chi non la pensa come me.

Per scaricare il software da utilizzare con il vostro telefo-nino sarà sufficiente collegarsi al sito:http://www.beetagg.com/downloadreader/e seguendo le istruzioni in esso contenute otterrete l’applicazione nel modo che preferite (download, via sms etc.)

Un nuovo modo per entrare in rete

In rete il nuovo sito

di Franco Zaffini.www.francozaffini.it