IcsART N.4 2016 Franco Chiarani

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PERIODICO della icsART N. 4 - Aprile ANNO 2016 icsART

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Rivista di arte e cultura

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In copertina: FRANCO CHIARANI, CONFINI E CONFINANTI, 2005, tecnica mista, 82x82 cm

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Intervista a un artista Franco Chiarani

News dal mondo

pag. 4

pag. 5

pag. 6-19

44 numeri di FIDAartPolitiche culturali

Editoriale NASCE FinART!

pag. 22-23

pag. 20-21

L’arte

Mercato dell’arte? Amedeo Modigliani

ODLAN - L'origine de la Nature

icsARTsommario04Aprile 2016, Anno 5 - N.4

Storia dell’arte pag. 24-25Il microcosmo di Barbie - 1

pag. 32Il sorriso di Monna Lisa, 2016Omaggio ad AMEDEO MODIGLIANI

pag. 29

pag. 28

pag. 30-31Nu couché, 1917-1918

Paulette Jourdain, 1919

Tête, 1911-1912

AMEDEO MODIGLIANI

AMEDEO MODIGLIANI

AMEDEO MODIGLIANI

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EDITORIALE

NASCE icsART!

Dopo 44 numeri di FIDAart dedicati ad altret-tanti artisti trentini e internazionali, è ora di cambiare: nasce icsARTQuando, nel luglio-agosto 2012, pensai di ricor-dare Renato Pancheri, il presidente della FIDA scomparso quattro anni prima, con una pubbli-cazione digitale, non avevo ancora chiaro come si sarebbe sviluppata quest'idea. Sapevo solo che un'associazione di artisti doveva allargare i propri orizzonti parlando di arte e cultura e che non poteva limitarsi al semplice "fare", senza un'idea di progettualità ancorata nel passato e proiettata nel futuro. Da allora, per tre anni e mezzo, ho curato, intervistato, scritto, impagi-nato e spedito online FIDAart, la rivista mensile che doveva esprimere quelle idee. Come presi-dente della FIDA, ho poi lavorato per costruire uno strumento utile a dare voce all'associazio-

ne ma, soprattutto, agli artisti trentini, coloro i quali si fanno carico in prima persona - sia cul-turalmente che materialmente - della creazione dell'opera d'arte. Sono stati anni di forte impegno personale, faticoso ma stimolante che, però, sommato al lavoro necessario per organizzare anche le nu-merose mostre collettive annuali, non poteva durare; a ciò si aggiunga il problema che, essen-do progressivamente venute meno le premesse culturali su cui avevo investito e scommesso, a novembre ho deciso di presentare le mie dimis-sioni da presidente. Inoltre, poiché non mi ri-conosco nell'idea di arte che si sta affermando nell'associazione che avevo contribuito a fon-dare, ho preferito rinunciare anche a rinnovare la mia iscrizione. Per tutte queste ragioni, ho ri-tenuto giusto chiudere un ciclo per aprirne uno nuovo, togliendo dal titolo il logo e il nome FIDA e cambiando il nome della rivista. Il nuovo nome sarà semplicemente icsART: "ics" come il simbolo "x" con cui si indica l'incognita che si cerca in un qualunque problema e ART, in maiuscolo, per porre l'accento sui contenuti. Anche l'arte, infatti, è un'incognita, un qualcosa a priori variabile che si vuole trovare ma che si trasforma continuamente. Se oggi ha ancora un senso l'arte, non può es-sere che quello di uscire dai luoghi comuni del conformismo per tentare di esprimere una visione diversa, evitando di accontentarsi di un'autoreferenzialità sterile e compiaciuta. Il peso culturale, economico e sociale degli artisti è del tutto marginale poiché, come singoli sog-getti, possono incidere poco o nulla sulla realtà, ma una cosa essi possono e debbono continua-re a fare: testimoniare contro il pessimismo dell'intelligenza con l'ottimismo della fantasia. Paolo Tomio

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Intervista a FRANCO CHIARANI

STRADA BIANCA, 2007, olio su carta, 70x90 cmLA COPPIA, 2014, tecnica mista su carta, 70x50 cm

Franco Chiarani è un artista di talento che ha saputo costruirsi un nome nel panorama nazionale grazie ai dipinti molto personali e identificabili per il segno grafico elegante e nervoso con cui trat-teggia sapienti masse chiaroscurali o inquietanti figure umane. La gran parte delle sue opere hanno come filo conduttore l'uomo e il suo stare in un mondo che pare privo di senso. L'artista non è interessato tanto alle fisionomie quanto alla rappresentazione dei connotati psicologici di personag-gi che recitano nella commedia umana sospesi in una dimensione spazio-temporale inafferrabile. Attraverso ripetuti trattamenti e passaggi, come da un antico palinsesto, dalle sue carte dipinte riaf-fiorano le "forme cercate" simili a ombre o fantasmi indistinguibili che risalgono alla superficie attra-verso atmosfere rarefatte monocromatiche. Come i protagonisti di "Aspettando Godot" rimangono in attesa di una risposta che non verrà mai, così l'umanità dei suoi quadri oppressa dalla solitudine, l'incomunicabilità, la fatica di vivere, si trova impotente di fronte all'ignoto. La cifra poetica di Chiarani si caratterizza per l'ambiguità espressiva di un linguaggio che si muove sul confine tra figurazione e astrazione, tra allusione e illusione, mantenendosi aperto ai molteplici significati e interpretazioni che l'osservatore vi intravede: misteriose ombre indefinibili, stravaganti donne e uomini usciti da lontane memorie, ambigue presenze minacciose. Le sue pitture, però, sono sempre ammorbidite da tinte calde e materiche in cui predominano i co-lori delle terre e un vellutato effetto acquerellato che stempera la carica drammatica e angosciante tipica di certo espressionismo nordico. A volte, anomala e incongrua, appare nel dipinto una linea rossa, come una luce che indichi la via in un esistenza avvolta dalle nebbie: forse un segno di spe-ranza, oppure un (controllato) moto di ribellione. Paolo Tomio

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Quando e perché hai cominciato ad interessarti all’arte e dedicarti alla pittura?

Da ragazzino ho avuto l’occasione di conoscere Luigi Squassina, un pittore di origine bresciana, il quale, per vent’anni, ha alloggiato presso l’al-bergo Michelotti, situato alle pendici del Castel-lo di Arco, molto vicino a casa mia. Amava dipin-gere all’aperto e poiché era invalido, lo aiutavo a portare il cavalletto e la cassetta, ma anche a mescolare i colori sulla tavolozza. E’ da lui che

ho imparato ad acquisire la sensibilità cromati-ca. Era la fine anni ’50. Il contatto, prima umano e poi artistico con Squassina, mi ha permesso di riconoscere meglio quell’esigenza espressiva che sentivo dentro e la pittura è diventata così un importante strumento per raccontare il mio mondo interiore.

Quali sono state le correnti artistiche o gli artisti che ti hanno influenzato?

Bisogna parlare dei cosiddetti “innamoramenti

RESTAURO, 2004, tecnica mista su carta70x80 cm

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DORMIVEGLIA, 2015, tecnica mista su carta 50x35 cm

In alto: FIGURA, 2011, tecnica mista su carta80x50 cm

giovanili”. Sfogliando le pagine della storia della pittura, modelli diventeranno poi quegli artisti che, istintivamente ci hanno più affascinato. Se devo fare dei nomi, posso dire che tutta la pit-tura nordica del ‘900 mi ha “colpito”: Munch, Klimt, Schiele, Kokoschka, Gerstl, per arrivare a Giacometti e Varlin, pittore svizzero, da cui qualche segno dell’“innamoramento giovanile” rimane nascosto fra le pieghe della mia pittura. Credo che non si è mai esenti in assoluto da ciò che si è visto, ammirato ed amato.

Nel corso della tua carriera hai conosciuto molti artisti locali e nazionali?

All’età di trent’anni, entrai a far parte di un cir-colo di giovani pittori veneziani, grazie ai quali ho avuto più volte l’occasione di frequentare gli studi di Armando Pizzinato e Giuseppe Santo-maso. Sono questi gli anni della mia formazio-ne. Risale sempre a questo stesso periodo, la fine degli anni ’70, l’incontro con l’artista bo-lognese Luciano Bertacchini, allievo di Giorgio Morandi, il quale mi fece conoscere il maestro Bruno Saetti. Devo dire che in quell’occasione ho potuto ul-teriormente riflettere sulle possibilità della ma-teria pittorica di cui Saetti era maestro. Tra gli artisti locali, non posso dimenticare il maestro Luigi Pizzini, che mi ha sempre sostenuto ed in-coraggiato a continuare in quest’“avventura”.

Oggi cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’ar-te contemporanea?

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Il concetto di “arte contemporanea” oggi, sem-bra fare riferimento a tutto e di più, perdendo il suo significato tradizionale. Se l’arte è testi-mone del suo tempo, dove i valori morali sono alla deriva, non è detto che l’artista debba esse-re “cassa di risonanza” di tali problemi. Queste sono parole di un grande della pittura del ‘900: Undertwasser. Forse può essere una posizio-ne un po’ sentimentale o neo romantica, ma anch’io la penso così.

Prima di trovare il tuo linguaggio, hai affronta-to anche esperienze astratte?

Prima di tutto ho sempre avuto un preciso bi-sogno di far apparire un’immagine nella mia pittura. Una rappresentazione c’è sempre. Esperienze astratte? Sì, per un paio di anni nel-la mia pittura emerge anche una ricerca di tipo informale, dove si percepiscono alcuni richiami alla visione spaziale di Afro. Devo dire che tutta la mia ricerca astratta si è rivolta soprattutto a sensazioni di luce e materia. Tutto questo mi ha aiutato ad arrivare ad una sintesi per l’attuale ricerca espressiva.

Nel corso della tua carriera hai attraversato pe-riodi espressivi diversi?

Certo che sì! La mia formazione artistica, essen-do autodidatta, parte da zero. Credo di aver va-gato, per “innamoramenti giovanili”, per diver-so tempo. Passati gli anni, molto si decanta, ma

PIANO BAR AL CAFFÈ CELESTE, 2010, olio su carta80x100 cm

JOSEPHINE, 2012, olio su carta, 80x80 cm

In alto: UOMO AL TELEFONO, 2009, tecnica mista su carta, 57x77 cm

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alla fine tutte le esperienze vissute rimangono al fondo di noi.

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secon-do te, le caratteristiche che ti rendono ricono-scibile?

Premetto che la pittura si alimenta con la pittu-ra. Ho sempre guardato al Nord, all’arte Espres-sionista, soprattutto per quanto riguarda il modo di trattare e di interpretare la figura. Del

mondo tedesco, però, non ho preso il colore, e soprattutto la cattiveria. Lavoro quasi esclu-sivamente su carta, nella quale cerco leggerez-za, poesia, trasparenza, comunicativa, al fine di creare quell’emozione di cui l’opera d’arte ab-bisogna.

Qual è la tecnica artistica che utilizzi principal-mente nella tua attività?

LA STRADA DELL'ORTO, 2004, tecnica mista su carta 70x80 cm

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PRIME NEBBIE, 2010, tecnica mista su carta70x90 cm

Direi che tutta la pittura da cui mi sono ali-mentato ha sempre guardato alla figura. Sono sempre stato attratto da gesti, movimento, espressione, situazioni delle figure. A volte più evidenti, a volte solo tratteggiate nel paesaggio o negli interni. Anche se nell’arte contempora-nea la figura è stata quasi bandita, trovo in tanti giovani artisti il ritorno ad una figurazione a me espressivamente vicina.

Un artista rappresenta sulla tela le sue ossessio-ni: quali sono le tue?

Munch dipinse 50 varianti pittoriche e grafi-

Tutto ha origine dal materiale che eleggo a mezzo tecnico prediletto: la carta. Utiizzo vari tipi di carta: da imballo, da tappezzeria, ecc. La strappo, la bagno, la passo con collanti, vernici; utilizzo pigmenti, terre, grafite; cerco di creare quasi un laboratorio di alchimia. Tutto questo però è sostenuto da un disegno, tracciato da poche linee a suggerire piani e soggetti.

Perché la figura umana è sempre centrale nelle tue opere?

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GUINZAGLIO ROSSO, 2010, tecnica mista su carta 80x100 cm

che dell’opera famosissima “L’Urlo”. Questa di sicuro era un’ossessione. Io credo di dipingere sensazioni.

Come sei arrivato alla progressiva riduzione del colore, caratteristica del tuo linguaggio?

Se il tempo e l’esperienza portano l’autore alla sintesi formale, a tracciare poche linee, a sug-gerire piani e soggetti, anche nel colore c’è la tendenza ad arrivare al monocromatismo, nel mio caso, con le tonalità del grigio, del marro-ne, del bianco, del nero, entro cui cerco di rica-vare quelle forme a me congeniali.

Quando inizi un nuovo dipinto, hai già in mente un tema, un soggetto o ti muovi senza vincoli prederminati?

Sì, parto sempre da un’immagine: può essere un disegno, una foto, ma soltanto per la prima seduta di lavoro. A questo punto posso prova-re anche “diffidenza” verso il progetto iniziale. Ecco che diventano importanti le linee orizzon-tali e verticali di cui l’opera ha bisogno. Si può quindi dire che, il risultato finale, possa essere un soggetto completamente diverso dal progetto iniziale.

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nuità e la serietà.

Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi? Cosa manca al trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?

Non ho mai frequentato l’ambiente artistico trentino, quindi lo conosco marginalmente. Ho conosciuto il pittore Bruno Degasperi e ho visi-tato lo studio della pittrice Gelsomina Basset-ti, che apprezzo e stimo. Conosco la pittura di

LA DISCUSSIONE, 2010, tecnica mista su carta80x80 cm

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni?

Emozioni e solo emozioni! Il fare pittura vuol dire immergersi fisicamente nell’opera fino al momento in cui senti di aver scoperto qualche cosa di nuovo, e questa è emozione. I concetti li puoi vedere in un artista nell’arco di un tempo o di una mostra, leggendone la conti-

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altri pittori trentini, ma non li ho mai frequen-tati quel tanto da poterne dare giudizi. Parlare di mercato? Non lo conosco, quindi non saprei proprio cosa dire.

Segui la “politica culturale trentina”? Pensi che si possa fare di più e meglio per il settore arti-stico?

Seguo con interesse le principali mostre in tren-tino, pur non conoscendo più di tanto la politica culturale locale. Si può fare di più? Certo, so-

prattutto per i giovani, con spazi espositivi, bor-se di studio, stages ed altre iniziative. Ho notato che nelle tue interviste ci sono parecchie “in-cazzature” riguardo la politica culturale locale. Io faccio parte di un gruppo artistico con pittori di diverse regioni e anche lì sento malumori per il disinteresse della politica locale. Credo che al detto “Nessuno è profeta in pa-tria” si possa aggiungere anche “Coll’arte e la cultura non si mangia”. Quasi quasi ci credo!

PONTE DI FERRO, 2009, olio su carta, 90x90 cm

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A destra: FIGURA, 2012, tecnica mista su carta 50x35 cm

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

La bellezza è sì un valore, ma nell’arte è intimo e personale. Un artista può rappresentare la vita nella sua crudezza, trasfigurando qualcosa di brutto in un bello artistico. Lo scopo dell’arte non è quello di abbellire la realtà, ma quello di svelare una personale verità.

Cos’è per te l’arte?

Credo che quello che ho espresso per la bellez-za, valga anche per la parola arte. In più credo

CENTRO STORICO, 2007, tecnica mista su carta 70x100 cm che l’arte stia nel tutto e nel niente: un paesag-

gio, un filo d’erba, qualunque situazione, pur-chè sìa vista con l’occhio dell’anima.

E per finire, chi è l’artista?

L’artista è quell’individuo che mette in pratica tutte le facoltà dell’anima: sensazione, pensie-ro, fantasia, memoria ed intelletto.. e non è fa-cile….

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FRANCO CHIARANI

Nato ad Arco nel 1946 e ad Arco ha vissuto la sua vita finora,

portando avanti la sua ricerca artistica e arricchendo la sua

esperienza di viaggi, incontri e frequentazioni molto ampie,

sia nazionali che internazionali. E’ impossibile elencare le

numerose mostre collettive a cui ha preso parte in Italia

ed all’estero e gli svariati riconoscimenti, premi e vittorie in

concorsi e contesti sia nazionali che internazionali, cui si

aggiungono anche partecipazioni a fiere d’arte specializzate di

livello europeo.

MOSTRE PERSONALI

1978 Galleria Esedra, Padova; 1980 Gall. Ghirlandina, Modena;

Gall. Bandini, Cecina (LI); 1981 Gall. Tiziano, S.Giovanni

Lupatoto (VR); 1982 Gall. Emilia, Modena; Gall. La Firma, Riva

del Garda (TN); 1983 Gall. Conti Arte Studio, Montichiari (BS);

1986 Gall. Torre Civica, Medole (MN); 1987 Gall. Falco Arte,

Martinsicuro (TE); 1988 Gall. La Firma, Riva del Garda (TN);

1989 Gall. 707 International Art, Palm Beach, Florida (USA);

1995 Gall. Schaller Int. Kunst Antiquitaeten, Norimberga

(GE); 1997 Centro sportivo polivalente, Soliera (MO); 1998

Biblioteca comunale, Arsiero (VI); 1999 Villa Fabriani,

Spilamberto (MO); 2000 Casa degli Artisti G. Vittone, Tenno

(TN); 2001 Centre d’Art Contemporain, Briancon Vauban (FR);

2002 Gall. Sante Moretto, Monticello Conte Otto (VI); 2003

Gall. Sante Moretto, Monticello Conte Otto (VI); 2004 Expo

Arte, Morciano (RN); Mirabilarte, Sala Comunale, Preore

(TN); Chiesa San Nicolò, Rovereto (TN); 2006 Spazio Arte, Sala

Biblioteca, Borgo Ticino (NO); XVII Settimana d’Arte Cecina,

Toscolano (BS); 2007 Gall. Sante Moretto, Monticelllo Conte

Otto (VI); 2009 7 espressioni 7 magie dell’arte e della vigna”,

Villa Mirra, Cavriana (MN); 2010 Gall. Civica G. Craffonara,

Riva del Garda; 2011 Gall. Civica G.B. Bosio, Desenzano (BS);

2012 Castello di Drena, Drena (TN); 2014 Gall. Luigi Sturzo,

Mestre (VE); 2015 Spazio Atelier Ca’ La Ghironda, Ponte Ronca

di Zola Pedrosa (BO); 2016 Suggestive monocromie, Galleria

13, Reggio Emilia

PRINCIPALI MOSTRE COLLETTIVE

1979 Io sono forse un fanciullo Rassegna Unicef, Verona;

Il Morazzone Rassegna di Pittura Italiana, Morazzone (VA);

1980 Arte Estate Gall. Bandini, Cecina (LI); 1981 Pittura

81 Scuola Grande, S.G. Evangelista (VE); 1° premio Premio

Arona (NO); 1982 Proposte Comune di S. G. Lupatoto (VR);

1° premio Premio B. Gozzoli, Certaldo (FI); Gall. La Firma, Riva

del Garda (TN); 1983 Gall. Conti Artestudio, Montichiari (BS);

Rassegna di pittura Grafica e Scultura, Palazzo Comunale

Medole (MN); 1984 Pittori alla ribalta, Nardò (LE); 25 anni del

premio di pittura di Massa Finalese, (MO); I pittori premiati

nei concorsi di Massa Finalese, Finale Emilia (MO); Centro

Artestudi, Veglie (LE); 1985 Incontro con cinque pittori, Villa

Fabriani, Spilamberto (MO); 1° premio Premio Pescantina

(VR); 1986 Venti pittori a Bassano, Bassano del Grappa (VI);

1987 IV Biennale di Pittura R. Ferruzzi, Torreglia (PD); 1988

Esculapio e l’arte, Vaiano (FI); Biennale Triveneta, Arzignano

(VI); 1° premio Marina di Ravenna (RA); Artisti dell’Alto Garda,

Casinò Muncipale Arco (TN); Whodunit, Casa degli Artisti

G.Vittone, Tenno (TN); Gall. Permanente, Mirandola (MO);

1989 Un quadro per la vita, Istituto Oncologico Romagnolo

Rimini; Biblioteca di Agna, Agna (PD); 1° premio Premio

Civitella Val di Chiana (AR); 1990 L’uomo, l’albero, il fiume,

Castel Ivano Fracena (TN); Un quadro per la vita, Ostiglia

(MN); Il Marina a Ravenna Studio 42, Ravenna e Gall. Forum

Interart, Roma; Arte Triveneta Contemporanea, Montebelluna

(TV); 1991 Pittori in vetrina, Bardolino (VR); Trenta artisti

per Lezioni di Vita, Su Gologone, Oliena (NU); Gall. Fedrizzi,

Cles (TN); 1°premio Premio Marzaroli, Salsomaggiore (PR);

1992 Chiesa di S. Francesco, Sangemini (TR); Trent’anni di

pittura, Massa Finalese (MO); Pittori a Todi, Perugia; Venti

Maestri a Verrucchio, Verrucchio (FO); Museo Toni Merz,

Sasach (Germania); 1° premio Contea di Bormio (SO); 1993

Rassegna Nazionale d’arte, Casier (TV); Museo della ceramica,

Sarreguemines (Francia); Expo Arte Bormio, Bormio (SO); 1°

premio Martinsicuro (TE); 1° premio assoluto Forlì; 1994 Arte

in cammino, Ravenna; Arte in cammino, Roma; La raccolta

d’arte della Provincia di Reggio Emilia; Reggio Emilia; Rassegna

d’arte Danilo Lusvardi, Soliera (MO); Europars Atelier Tadini,

Lovere (BG); Rotonda Exop, Livorno; Elmepe Expop, Erba (CO);

Gallerie Contrast, Metz (Francia); Gallerie Arpegè (Francia);

1° premio Lissone (MI); 1995 Aspetti dell’arte italiana

contemporanea, Triennale d’arte, Ponzano Veneto (TV); L’arte

colora ogni vita, La Cittadella dell’Oasi Maria SS., Troina (EN);

Galleria Falco Arte, Martinsicuro (TE); Arte 95 “D Bonzagni”,

S.Agostino (FE); 1° premio Biennale di Soliera (MO); 1996

Vittorio De Sica: l’attore, il regista, l’uomo totale, La Cittadella

dell’Oasi, Troina (EN); 1° premio Ciardi (TV); 1997 Concerto

di colore e luce: Sicilia delle Universiadi; Sala Rotary, Catania;

1998 Arte e Solidarietà, La Cittadella dell’Oasi, Troina (EN);

1° premio Montefiore dell’Aso (AP)”; 1999 opere vincitrici

premio Forlì Galleria Vero Stoppani, Santa Sofia (FO) e Fond.

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icsART N.4 2016

Periodico di arte e cultura della icsART

Curatore e responsabile

Paolo Tomio

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Tutti i numeri

2012-2013-2014-2015 e 2016

della rivista icsART

sono scaricabili

o sfogliabili su:

http://issuu.com/tomio2013

icsART

Tito Balestra, Castello Malatestiano Longiano (FO); Arte e Vita,

Le Ciminiere, Catania; Premio Ostiglia Palazzo Foglia, Ostiglia

(MN); 2000 Gall. Duomo, Arte Contemporanea, Verona; 2001

Rassegna Nazionale d’Arte Modena, Casa Mazenta, Giussano

(MI); 1° premio XVI Biennale di Baselice (BN); 2003 Artisti

en Plein Air, Incontrano l’Etna, Linguaglossa (CT); 1° premio

Agazzi, Mapello (BG); 2004 Artisti en Plein Air, Incontrano

l’Etna, Fiumefreddo (CT); Biennale d’arte Contemporanea,

Premio città di Laives, Laives (BZ); 2005 Artisti en Plein Air,

Incontrano l’Etna, Fiumefreddo (CT); 1° premio Cupra, Cupra

Marittima (AP); 2008 1° premio Pietro Pagani, Castrezzato

(BS); Traguardo Prix Agazzi, Palais dell’Europa Strasburgo (FR);

1° premio Fighille Arte, Perugia; 2009 Dalla periferia alla città,

Civitella, Palazzo Provincia Arezzo; Piccolo Museo, Museo del

Premio di Pittura Fighille, Perugia; 1° premio Bice Bugatti XXX

Ed., Nova Milanese (MI); 7 Espressioni 7, Magie dell’arte e della

vigna, Villa Mirra, Cavriana (MN); Il colore svanito, Palazzo

della Regione, Trento; 2010 Premio Maccagno, Civico museo

Parisi Valle, Maccagno (VA); 1° premio città di Monselice,

Museo di San Paolo, Monselice (PD); Acquisizioni 2010, Civico

Museo Parisi Valle, Maccagno (VA); 2011 Approdi, Civico

Museo Parisi Valle, Maccagno (VA); Artisti Trentini per l’Unità

d’Italia, Casa Artisti G.Vittone, Tenno (TN); 2012 Il tempo e

l’arte del Natale, chiesa di S.Barnaba in Bondo, Bondo (TN);

Il miniquadro, Soliera (MO); Un lago d’arte, Loggia Barbaro,

Torre del Capitanio, Verona; Incontri, Studio d’arte Andromeda,

Trento; Ergo sum–la rappresentazione dell’Io, Casa degli

Artisti; G.Vittone, Tenno (TN); 2013 1° premio La donna musa

ispiratrice nelle arti, Giulietto Accordi, Sanguinetto (VR); Italian

artists for Kefalonia, , Theatre Argostoli, Cefalonia (Grecia);

Biennale di Soliera (MO); Collettiva 20 pittori, Sala Forum,

Faenza; Và Pensiero, Casa degli Artisti G. Vittone, Tenno (TN);

La Bibbia, IV Rassegna d’arte sacra, Gall. L.Sturzo; Mestre (VE);

Solo biancoenero, Gall. Craffonara, Riva del Garda (TN); L’Ora

dell’arte, Sala Iras Baldessari, Rovereto (TN); La fascinazione–

irresistibile tentazione, Gall. Craffonara, Riva del Garda (TN);

2014 Vent’anni di Biennale San Valentino 1994-2014, Limana

(BL); I segreti del bosco, Gall. Craffonara, Riva del Garda; Arte

e Creato, sala Don Bosco, Bezzecca (TN); Lo sguardo di oggi

si posa sul passato – Centenario della Grande Guerra, Gall.

Craffonara, Riva del Garda (TN); 30 Pittori per un poeta, Gall.

Craffonara, Riva del Garda, (TN) e Levico (TN) e Trento; 2015

L’attualità di San Francesco – Biennale d’arte sacra, Gall.

Luigi Sturzo, Mestre (VE); Il tesoro d’Italia a cura di Vittorio

Sgarbi, Padiglione Eataly, Expo 2015, Milano; L’umanità

violata – la Grande Guerra nell’arte contemporanea, Bezzecca

(TN) e Recoaro (VI); 2016 Set up arte fair, Bologna; Giubileo

straordinario della Misericordia, Cà La Ghironda, Bologna e

Refettorio monastico San Bendetto Po (MN)

icsART

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AMEDEO MODIGLIANI, Portrait du sculpteur Oscar Miestchaninoff, 1916, olio su tela, 81x65 cm, Christie's New York 2007, venduto a $ 30.841.000

MERCATO DELL’ARTE ?

AMEDEO MODIGLIANI (1884-1920), Nu couché, 1917-1918, olio su tela, 60x92 cm, Christie’s New York 2015, venduto a $ 170.405.000 (€ 149.666.000) Vedi a pag. 30. Il prezzo battuto certifica come Modigliani sia ormai considerato uno dei più grandi artisti del XX secolo portan-dolo ai livelli del suo amico-nemico Picasso. I nudi sono i soggetti più rari, più ambiti e i più costosi di tutta la sua produzione pittorica forse perché esprimono bene quel che disse Modì: "Quando una donna posa per un pittore, si dà a lui". Negli ultimi 12 anni, solo due nudi sono apparsi in asta: nel 2003, Nu couché (sur le côté gauche) e, nel 2010, Nu assis sur un divano (vedi a pag.21). Nu couché, uno dei suoi nudi più famosi, è il ritratto di una modella dalle for-me scultoree, la pelle tonalità albicocca e di una bellezza assolutamente moderna, distesa in un atteggiamento sensuale privo di inibizioni: una fusione perfetta di idealismo classico, realismo erotico e invenzione modernista.Amedeo Modigliani è il pittore entrato nell'im-maginario collettivo come archetipo del genio

incompreso, colto e sensibile, bello ed elegante nonostante gli abiti modesti che indossava con aristocratica naturalezza, morto tragicamente in miseria a soli 35 anni. La sua è stata un'esi-stenza breve ma intensa, sfortunata e difficile economicamente eppure ricca di passioni, cul-tura, poesia, amici e tante donne. Una vita di stenti che unita alla salute precaria e al suo stile bohémien, l'abuso di vino, assenzio e anche di hashish, lo ha ucciso lentamente contribuendo a creare la sua leggenda di maudit artiste (arti-sta maledetto). Nato a Livorno, quarto figlio di una famiglia ebraica sefardita, padre romano, imprenditore con grossi problemi economici, madre france-se, di famiglia colta e intellettuale, fin da gio-vanissimo Amedeo mostra una predisposizio-ne per l'arte che si trasforma in una profonda passione. Dopo aver studiato nudo a Firenze e frequentato la Scuola d'arte a Venezia, a soli 22 anni, si trasferisce a Parigi nel quartiere degli

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AMEDEO MODIGLIANI, Nu assis sur un divano (La Belle Romaine), 1917, olio su tela, 100x65 cm, Sotheby's New York 2010 venduto a $ 68.962.000

AMEDEO MODIGLIANI

artisti di Montmartre; qui, anche se non ade-risce ad alcuna corrente, conosce e frequenta Picasso, Soutine, Derain, Brancusi, Picabia, Gris, Apollinaire, Utrillo, Max Jacob.Quando scopre "l'Arte negra" di Brancusi si de-dica quasi completamente alla scultura produ-cendo una serie di significative opere caratteriz-zate da una stilizzazione geometrica, fisionomie semplificate e ieratiche come nella "Tête" del 1911-12 (vedi a pag.28), una "maschera" con la fissità da idolo pagano e il sorriso enigmatico da cui promana un'aria di mistero e spiritualità.Nel 1914 deve abbandonare la scultura perché gli sforzi per lavorare il materiale e il contatto con la polvere peggiorano la tubercolosi che lo affligge fin dall'infanzia. Ritorna alla pittura la-vorando solitario e individualista, tentando di vendere qualche tela: nel corso dei pochi anni che gli rimangono produce un'enorme quantità di ritratti, figure e nudi in cui, anche se sembra seguire la nuova pittura, si riconoscono le radici dell’arte del Trecento toscano e del classicismo rinascimentale, reinterpretate dalla sua capaci-tà di rappresentare ciò che vede e che sente in un modo del tutto intimista. In tutti i dipinti è riconoscibile quello che sarà definito lo "stile Modigliani": volti allungati e stilizzati, linee tonde, occhi a mandorla spesso vuoti, bocche piccole e colli lunghi. Alla sua pri-ma mostra personale tenuta nel 1917 alla Ga-lerie Berthe Weill a Parigi, non vende nulla per-ché viene chiusa dalla polizia dopo poche ore a causa delle reazioni del pubblico scandalizzato di fronte all'immoralità dei nudi esposti. Arte, amore, dramma e tragedia sono sempre indissolubilmente intrecciati nella vita di Ame-deo: l'amicizia fraterna con Anna Achmatova, la poetessa ventenne russa in viaggio di noz-ze a Parigi; i due anni di relazione passionale

e intellettuale con la scrittrice inglese Beatrice Hastings; il rifiuto di riconoscere il figlio avuto dall'ex-amante Simone Thiroux; la morte della compagna la timida Jeanne Hébuterne, di fami-glia cattolica, la quale gli aveva già dato la figlia Jeanne e che, il giorno dopo la morte del pittore ricoverato delirante all'ospedale, si getta dalla finestra, incinta di nove mesi.

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L'ORIGINE DE LA NATURE

Storicamente l'arte è sempre stata concepita come una disciplina che trovasse la sua vera ispirazione nella natura, così intendendo, che l'infinita e inarrivabile bellezza di quest'ulti-ma, fosse il modello a cui dovessero tendere pittori e scultori. E gli stessi uomini altro non erano che una minima parte del grande ciclo naturale. Con l'avvento dell'epoca moderna e della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte, l'interesse degli artisti è andato progressiva-mente spostandosi dal mondo visibile a quello invisibile, allontanandosi sempre più dal natura le a favore dell'artificiale o dell'antinaturale. La natura, diventata indifferente, è stata sostituita dai nuovi miti sulle sorti magnifiche e progressi-ve della modernità e lo sviluppo senza fine. Gli effetti disastrosi e forse irreversibili di questa vi-sione suicida sono ulteriormente aggravati dal-la crescita esponenziale di 7,4 miliardi persone che si riproducono, vivono e consumano risorse del pianeta, incapaci di trovare una qualche so-luzione equa e condivisa.L'acronimo "ODLAN, L'origine de la Nature", è il nome di una mostra francese di "Arte Ecolo-gica" che si propone di far riflettere sulle origi-

1) In alto: Pesce fossile Lepidotus Maximus, Alto Giurassico (180 milioni di anni)2) Foglie di palma fossili, Eocene (52 milioni di anni)

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L'ORIGINE DE LA NATURE ODLAN

ni del nostro mondo, di tutti gli esseri viventi - non solo l'uomo, animale tra gli animali - e sulla precarietà di una società ottusamente indiffe-rente ai segnali di una crisi catastrofica poiché interessata solo al presente. Le copie di antichi reperti archeologici esposti nella mostra, sono state manipolate artisticamente con pigmenti sia per sottolineare il loro elevatissimo livello estetico sia per rappresentare la drammatica storia di intere specie scomparse, travolte da cataclismi naturali o dal trascorrere del tempo. Questo concetto di tempo storico, sempre più distante da una società che ragiona nei termini di 'hic et nunc', è reso plasticamente dai ma-gnifici fossili esposti come vere e proprie opere d'arte, istanti di vita solidificati nella pietra, qua-si un 'memento mori'. L'intento perseguito da-gli allestitori, però, non è quello di contribuire a diffondere la paura millenaristica della morte e della vita sulla Terra, quanto di mostrare l'unità di tutto il mondo vivente grazie all'inimitabile bellezza della natura e alla perfezione e unicità di tutte le sue infinite forme. Un sistema delica-to, infinitamente complesso, dall'equilibrio pre-cario e in divenire che l'uomo può intuire solo avvicinandolo con umiltà e saggezza.Esattamente come i fossili raccontano la gene-si e la fine di pesci, piante di loto o di palma, animali e vegetali apparsi sulla Terra centinaia di milioni di anni fa e finiti sul fondo marino, così la storia dell'uomo e della sua brevissima presenza, non sono altro che l'equivalente di un granello di sabbia di quel mare. La magnificenza della natura è un'unica grande opera d'arte creata dall'evento che, 13,7 miliar-di di anni fa, ha dato origine all'universo. Dipin-ti, disegni, sculture, sono solo l'attimo fuggente che l'ego smisurato dell'uomo ha elevato a un risibile "ruolo eterno".

3) Placca di pesci fossili, Eocene (50 milioni di anni) 4) In basso: Pannello di Lys di mare Seirocrinus, Lias (180 millioni di anni)

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STORIA DELL’ARTE IL MICROCOSMO DI BARBIE - 1

Per ragioni imprevedibili e misteriose, nella co-siddetta cultura di massa, in particolari momen-ti storici appaiono certi oggetti che sortiscono un impatto antropologico dagli effetti rilevanti, seppure difficilmente quantificabili, sui com-portamenti sociali influenzando la visione della vita di centinaia di milioni di persone. Non sem-bri apocalittica una simile premessa se riferita a una bambola di plastica, la Barbie Doll, ma i numeri confermano quanto ipotizzato. Si stima che della Barbie, nata ufficialmente quando de-

butta alla fiera del giocattolo di New York nel 1959, esattamente 57 anni fa, siano state ven-dute oltre un miliardo di pezzi in più di 150 na-zioni diventando così il giocattolo più venduto al mondo. Già questo dato fa comprendere che si tratti di un fenomeno di immense dimensioni perché è riuscito a coinvolgere oltre alle femmi-nucce (ma non solo) che giocano con le Barbie, anche tutte le persone che hanno contribuito alla sua diffusione: genitori, parenti e amici, e anche chi ha lavorato alla sua realizzazione in tutti questi 57 anni: creativi, produttori, fornito-ri, distributori, venditori, pubblicitari ecc.Un miliardo di Barbie equivale a 17,5 milioni di bamboline esportate ogni anno in tutto il mondo, un giocattolo da vestire, truccare, ac-cessoriare, accompagnare con fidanzati, pa-renti, amici e animali, dotare di abitazioni, ar-redamenti, ambienti di lavoro, sportivi e per il tempo libero, attrezzare con veicoli di tutti i tipi, ecc.. La Barbie, infatti, non è una sempli-ce bambola, ma è un personaggio pubblico che "vive" in un mondo parallelo al nostro, regolato da complessi rapporti con usi e costumi uguali ai nostri (o meglio, a quelli americani), abitato da una comunità estremamente articolata, ma non per questo meno reale.La cosa buffa è che la progenitrice storica del-la Barbie è la Grödner Gliederpuppe (vedi a si-nistra), detta anche Peg Wooden o Dutch doll (bambola olandese), costruita interamente in legno e fornita di arti superiori e inferiori sno-dati alle articolazioni, realizzata più di un secolo prima in Val Gardena. Corpo e testa erano in un pezzo unico mentre solo alcune parti come il viso, i capelli, la scollatura e le estremità di braccia e gambe venivano dipinte dato che il resto sarebbe stato coperto dagli abiti. Queste bambole molto simili alle marionette, infatti,

Grödner Gliederpuppe (Bambola snodata della Val Gardena) 1850 circa, legno dipinto

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STORIA DELL’ARTE

erano vendute spogliate in modo che le ragaz-zine potessero cucirsi da sole i vestiti con i tes-suti in casa. A parte il viso essenziale e pulito e lo stile severo della pettinatura, queste bambo-lette dimostrano come i concetti base di quella che sarebbe diventata la loro sorella più famo-sa, fossero già presenti nelle 'puppen' realizzate in piccola serie durante l'inverno dai contadini altoatesini per essere vendute ai mercati.Pochi sanno, invece, che la vera predecessora della Barbie è la "Bild Lilli" (vedi a destra), una bambola di plastica dura dalle fattezze mol-to femminili prodotta in Germania dal 1955 al 1964. Il personaggio nasce nel 1952 quando la Bild-Zeitburg di Amburgo inizia la pubblicazione di una vignetta giornaliera creata da Reinhard Beuthien in cui una sinuosa segretaria di nome Lilli parla disinvoltamente di argomenti piccan-ti. Visto il successo riscosso dal fumetto, nel 1953 il giornale decide di produrre una bambo-la "sexi", la Bild Lilli, da mettere in commercio nelle tabaccherie come gadget malizioso per uomini. Concepita originariamente solo per gli adulti, la bambola diventa popolare anche tra i bambini quando viene distribuita come giocat-tolo accessoriato da un ricco guardaroba, casa e mobili in scala, arrivando a vendere 130mila pezzi in Europa.La sua storia è interessante perché dimostra come le buone idee possano nascere casual-mente ovunque, ma anche che una buona idea è condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere il successo negli affari se non entrano in gioco altri elementi altrettanto indispensa-bili. Ad esempio, l'esistenza di Bild Lilli cambia quando Ruth Mosko, un'americana figlia di im-migrati ebrei polacchi, durante una vacanza in Svizzera acquista tre bambole e le porta a Los Angeles. Ruth è la moglie di Elliot Handler, socio

di Harold "Matt" Matson dal 1945 in una pic-cola azienda che riutilizza gli scarti della fabbri-cazione della plastica per costruire mobili per bambole e giocattoli: la sconosciuta società si chiama "Mattel", dalla combinazione dei loro nomi Matt ed Elliot. Ruth, che è più lungimiran-te (e sveglia) del marito, sta pensando da tem-po a una nuova bambola con un corpo adulto e un guardaroba di vestiti in tessuto, e Bild Lilli è esattamente come ciò che lei si immagina.

Continua

Blonde Bild Lilli, 1955, Neustadt (GE), plastica dura, capelli sintetici, tessuti, altezza 19 cm (7,5 pollici)

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News dal mondo

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pag. 28

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pag. 30-31Nu couché, 1917-1918

Il sorriso di Monna Lisa, 2016

Paulette Jourdain, 1919

Tête, 1911-1912

Aprile 2016, Anno 5 - N.4

AMEDEO MODIGLIANI

AMEDEO MODIGLIANI

AMEDEO MODIGLIANI

Omaggio ad AMEDEO MODIGLIANI

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AMEDEO MODIGLIANI, Tête, 1911-1912, pietra calcarea, altezza 73 cm, Sotheby’s New York 2015, venduto a $ 70.725.000 (€ 56.323.000)

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AMEDEO MODIGLIANI, Paulette Jourdain, 1919 circa, olio su tela 100x65,4 cm, venduto da Sotheby's New

York 2015 a $ 42.810.000 (€ 14.)

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AMEDEO MODIGLIANI, Nu couché, 1917-1918olio su tela, 60×92 cm, Christie’s New York 2015

venduto a $ 170.405.000 (€ 149.666.000)

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PAOLO TOMIO, Omaggio ad AMEDEO MODIGLIANI Il sorriso di Monna Lisa, 2016fine art su tela, 90x63 cm

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