Franco Panizza Congresso PATT 11-6-2016

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1 Care amiche autonomiste e cari autonomisti, vi ringrazio di essere qui, anche se per un congresso straordinario. Fatemi subito ringraziare i nostri collaboratori, in particolare Giovanna e Lorenzo, e i tanti volontari, per la perfetta organizzazione e per aver creato una bella cornice per i nostri lavori. Ringrazio il Presidente dell'Assemblea, il sindaco di Folgaria Walter Forrer, con il quale siamo diventati protagonisti anche sull’altipiano. Con lui saluto e ringrazio anche Paola Zalla e Piera Travaglia. Voglio ringraziare anche i nostri presidenti onorari, i nuovi organi eletti dal congresso e che stanno lavorando con impegno, nonché i coordinatori d’ambito che abbiamo appena rinnovato e che rappresentano i terminali della nostra capillare organizzazione.

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Care amiche autonomiste e cari autonomisti,

vi ringrazio di essere qui, anche se per un congresso

straordinario.

Fatemi subito ringraziare i nostri collaboratori, in particolare

Giovanna e Lorenzo, e i tanti volontari, per la perfetta

organizzazione e per aver creato una bella cornice per i nostri

lavori.

Ringrazio il Presidente dell'Assemblea, il sindaco di Folgaria

Walter Forrer, con il quale siamo diventati protagonisti anche

sull’altipiano. Con lui saluto e ringrazio anche Paola Zalla e

Piera Travaglia.

Voglio ringraziare anche i nostri presidenti onorari, i nuovi

organi eletti dal congresso e che stanno lavorando con

impegno, nonché i coordinatori d’ambito che abbiamo appena

rinnovato e che rappresentano i terminali della nostra capillare

organizzazione.

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Un grazie sincero anche al presidente Rossi, all’assessore

Dallapiccola, ai consiglieri provinciali ed in particolare Chiara

Avanzo per il suo impegno come presidente del Consiglio

regionale.

Un grazie infine a tutti i nostri amministratori che sono

impegnati a livello locale.

Ma permettetemi di salutare e di ringraziare, anche a nome di

tutti, soprattutto una persona: Carlo Pedergnana.

Caro Carlo, a te va l'abbraccio grande di tutti gli autonomisti

che hai voluto proteggere da attacchi e strumentalizzazioni,

dimostrando tutte le qualità di un vero Presidente.

Care amiche e cari amici,

non voglio nascondervi nulla. Sono state settimane amare,

anche dal punto di vista personale.

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Una classe dirigente ha la responsabilità di preservare una

storia e una comunità. Poi si può anche sbagliare, ma mai, e

ripeto mai, si può mettere a repentaglio il testimone che

dobbiamo passare a chi verrà dopo di noi.

E allora mi chiedo e vi chiedo: in queste settimane lo abbiamo

fatto? Abbiamo sempre messo il Noi prima dell'Io? L'interesse

dell'Autonomia rispetto alle proprie pur legittime ambizioni? Le

ragioni della politica rispetto alle antipatie o alle simpatie

personali?

All'opinione pubblica è stata offerta l'immagine di un partito

ripiegato su se stesso e sulle proprie dinamiche. E la nostra

base, i nostri iscritti e i nostri attivisti sono stati umiliati da

quell'opinione pubblica che non capiva cosa stava

succedendo nel nostro Partito e che metteva fortemente in

dubbio le nostre capacità di governo.

Il paradosso è stato che mentre i dirigenti si dividevano, la

base era invece tutta unita. Nel chiedere di archiviare la

stagione congressuale e di concentrarci sugli obiettivi da

realizzare.

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Come segretario politico, non intendo sottrarmi al mio ruolo e

mi assumo tutta la responsabilità di quanto accaduto. Ma

avverto l'altra, ancor più forte, di riportare il nostro Partito

saldamente sui binari della politica e della responsabilità.

E allora oggi sceglieremo un Presidente non seguendo le

ambizioni dei singoli, ma i principi del nostro Statuto.

Che, come è stato ribadito anche nelle riunioni dei nostri

organi, allargate ai coordinatori d'ambito per coinvolgere

maggiormente la base, organi che hanno voluto esprimere una

candidatura unitaria, deve essere una figura che ha dimostrato

di aver messo al primo posto il Partito, la sua unità, il rispetto

delle sensibilità che lo compongono, la sua reputazione. Una

figura stimata e rispettata. Una vera figura di garanzia e di

ricomposizione.

Linda Tamanini ha sempre dato prova di possedere queste

caratteristiche. E non a caso, attorno al suo nome, si sono

ritrovate tutte le sensibilità e le componenti del PATT.

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Cara Linda, in queste settimane hai dimostrato grande serenità

d'animo, equilibrio e spirito tenace. Ti ringrazio, a nome di tutti,

per aver accettato la candidatura. Sono certo che saprai

interpretare questo ruolo al meglio, come garante di una

comunità politica che da oggi, spero, potrà vantarsi per la

prima volta di avere una donna come Presidente.

È un messaggio politico significativo. Così come lo è avere per

vicesegretario un giovane capace e brillante come Simone

Marchiori.

E sono felice che come Vicepresidente sia stato proposto

Federico Masera, una figura storica del nostro partito, più volte

impegnato nell’amministrazione di Rovereto, ma soprattutto un

vero autonomista, da sempre legato alla nostra storia e alle

nostre tradizioni, apprezzato da tutti per la sua coerenza

politica e per il suo impegno serio e appassionato nel mondo

degli Schützen. Anche a te, caro Federico, grazie per aver

accettato la richiesta unanime, partita dalla Vallagarina, di

essere di nuovo in prima fila nella nostra squadra.

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Questa, cari amici, è la riprova di un Partito che sa valorizzare

le sue risorse. Un Partito che deve avere più fiducia in se

stesso, nei risultati che abbiamo raggiunto nella fase

difficilissima che abbiamo alle spalle.

Il Governo Monti, la crisi economica, il vento del populismo e

dell'antipolitica, l'idea che la semplificazione dei processi

decisionali passi solo per politiche neocentraliste.

La nostra Autonomia ha subito attacchi senza precedenti. Guai

se non avessimo sollecitato, proprio noi a Trento, l'unità delle

forze autonomiste dell'arco alpino. Guai se anche noi

avessimo prestato il fianco alle sirene del tanto peggio tanto

meglio, magari con l'obiettivo di un piccolo tornaconto in

termini di voti.

Oggi ci troveremmo con il compimento di un disegno che

aleggia ancora pericoloso: lo svuotamento della nostra

specialità. Ci siamo presi le nostre responsabilità e lo abbiamo

fatto attraverso un accordo programmatico con la SVP e il PD

nazionale prima delle elezioni.

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L'intesa finanziaria e il riconoscimento della nostra Autonomia

nella nuova Carta Costituzionale sono due risultati che ci

appartengono.

Non erano affatto scontati. Fa un errore clamoroso chi pensa

che tutto questo ci era dovuto. E ne fa uno altrettanto grande

chi crede che l'Autonomia si possa difendere solo

sventolando, magari con più forza, le nostre bandiere.

La crisi, purtroppo, non è una parentesi, una tempesta, una

contrazione del cammino. Questa crisi è uno spartiacque tra

un prima e un dopo. Nulla sarà più come prima. Il mondo lo

guarderemo con occhi diversi.

La prima conseguenza è che nulla è più dovuto, nulla è più

scontato. Ad iniziare dalla nostra autonomia. Ce la dobbiamo

riguadagnare. Giorno dopo giorno. Dimostrando di essere i più

bravi di tutti nel governare. Che spendiamo meno e meglio.

Che lo facciamo in maniera onesta. Senza sprechi e

corruzione, ma dicendo sempre la verità e non alimentando

facili illusioni, poi destinate a crollare, come troppe volte è

accaduto.

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Costruendo migliori condizioni di vita per la nostra gente, ma

consapevoli che dobbiamo sempre tener conto delle risorse

disponibili.

Per dimostrare a tutti - come ci ricorda sempre il Presidente

Rossi - che l'autonomia non è il problema, bensì la soluzione.

Dobbiamo allora ingaggiare una grande battaglia culturale.

L'autonomia del Trentino non può vivere di luce riflessa della

questione tirolese.

Qui esiste da sempre una tradizione di autogoverno. Dobbiamo

ritrovare lo spirito dell'ASAR. Spiegare la specificità della

questione trentina. Per raggiungere - e questa volta ci siamo

davvero vicini - una vera Autonomia Integrale.

Dobbiamo ambire a un riconoscimento europeo del nostro

Statuto d'Autonomia, anche inserendo l'Euregio e l’Accordo De

Gasperi-Gruber nel nuovo testo dello Statuto.

E dobbiamo capire che il clima di antipolitica altro non è che la

domanda di una politica più coraggiosa, aperta e in sintonia

con i bisogni delle persone.

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Per questo, abbiamo bisogno di un Partito certamente

popolare, ma anche maturo, aperto, responsabile. Che in una

mano ha il cacciavite e nell'altra il cannocchiale. Per risolvere i

più piccoli problemi delle persone e del territorio, ma anche

per avere sempre sguardo e visione d'insieme. Un partito

punto di riferimento di tutti i Trentini.

Un partito che sia guidato dall'ottimismo della volontà. Quello

di chi crede nella politica come strumento per migliorare la

società.

E allora dobbiamo far crescere una nuova classe dirigente, in

grado di raccogliere presto il testimone.

Nelle prossime settimane, con i Movimenti femminile e

giovanile, proporremo il nostro programma di formazione

politica e amministrativa.

Per valorizzare la nostra comunità di uomini e di donne, che

rappresenta un patrimonio prezioso non solo per il nostro

Partito, ma per tutto il Trentino.

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Ad iniziare dai giovani, con la loro domanda di futuro. E dalle

donne, per una politica che abbia uno sguardo più profondo e

una nuova sensibilità su tutto ciò che ci circonda.

Aprendoci, con maggior convinzione, agli attestati di stima che

ci vengono dalla società trentina. Ai contributi delle esperienze

civiche, tante volte serbatoio di buona politica. A quelli di chi

vuole mettere a disposizione della cosa pubblica energie e

competenze.

Perché c'è da giocare il secondo tempo della partita, a Roma

come a Trento, ma anche a Bruxelles e perfino a Vienna.

E sul primo tempo dobbiamo essere bravi nel comunicare

quello che è stato fatto.

In questi tre anni, a Roma, non abbiamo mai mancato di far

sentire la nostra voce.

Abbiamo anche portato in Parlamento le nostre preoccupazioni

sulla chiusura del Brennero. Spiegando al Governo che il

Brennero non è un confine come gli altri. Che non si riaprono

le ferite. Che non si riportano indietro le lancette della storia,

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proprio come ho detto anche al congresso della Südtiroler

Volkspartei, rivolgendomi al Ministro austriaco Sobotka.

Adesso ci aspetta la seconda parte della legislatura, dove non

mancheremo di far sentire le nostre proposte per la ripresa

economica, il sostegno alle imprese e alle famiglie, la

semplificazione burocratica, il mondo della cooperazione e del

volontariato, la montagna e la sostenibilità dello sviluppo.

Martedì sarò a Bruxelles per incontrare i vertici del Partito

Popolare Europeo. Perché abbiamo bisogno di una casa

europea dove vivono valori come i nostri e dove esprimere la

nostra idea di un'Europa dei popoli, che crede nei valori del

cristianesimo sociale.

Ma vogliamo e dobbiamo, più di ogni altra cosa, mettere al

riparo la nostra Autonomia dalle minacce che ancora

incombono. Rispedendo al mittente la menzogna del privilegio,

per dire, una volta per tutte, che se il Trentino ha così elevati

standard di vita è perché da noi l'evasione fiscale e i livelli di

corruzione nella pubblica amministrazione sono i più bassi di

tutta Italia.

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Sono state positive le parole che il Ministro Boschi ha speso

sulla nostra Autonomia proprio qui a Trento, in un festival che

finalmente ha parlato dei luoghi della crescita.

Non abbiamo volutamente partecipato all'incontro organizzato

dal PD, ma abbiamo messo in campo una strada diversa, dove

poi ci hanno raggiunto anche altri partiti della coalizione.

Noi, attraverso il Presidente Rossi, abbiamo sottoposto al

Governo e al Ministro Boschi un disegno che con questa

riforma costituzionale consenta alla nostra Autonomia di

essere un'autonomia compiuta e riconosciuta a tutti i livelli.

Aspettiamo di conoscere la risposta del Governo e, se andrà in

questa direzione, saremo in prima linea, assieme alla

Südtiroler Volkspartei e all'Union Valdotâine, per fare

campagna per una riforma che, accanto al superamento del

bicameralismo perfetto e alla riduzione dei costi della politica,

garantisca il pieno riconoscimento e la valorizzazione delle

nostre specificità storiche e culturali, economiche e sociali.

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Ci è voluta la determinazione del Presidente Rossi, ma è una

vittoria di tutto il Partito. Che si è assunto un rischio e che ha

affrontato anche la strettoia della riforma costituzionale,

consapevole che, per usare le parole di Don Lorenzo Milani, le

mani pulite, se restano in tasca, non servono a nulla.

E c'è poi il governo provinciale.

Anche qui dobbiamo fare un discorso di verità. Abbiamo

vissuto il Governo più come un peso che come un'opportunità.

Abbiamo avuto l'ansia dei risultati, non capendo che governare

è una gara di fondo ed è visione strategica, è progettualità sul

lungo termine.

Ed è qui che si è creata una forbice tra il partito e il gruppo

consiliare da una parte, e la giunta con la sua iniziativa

amministrativa e il presidente Rossi dall'altra.

Per restare nella metafora sportiva, abbiamo sentito troppo

l'importanza della partita.

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Eppure la giunta provinciale ha portato a casa risultati

importanti. Dal trilinguismo, al rapporto sinergico con Bolzano

per la tutela della nostra Autonomia, alla semplificazione

urbanistica, a una coraggiosa riforma istituzionale, alla riforma

degli appalti in favore delle nostre imprese, agli sgravi fiscali

per le aziende che investono, al rinnovo della concessione

dell'Autobrennero, all'eliminazione di tanti sprechi e delle

società in esubero, alla contrazione del peso del pubblico, alla

valutazione dei dirigenti, a una scuola più competitiva e ad una

formazione maggiormente connessa con il mondo del lavoro.

E stiamo dando troppo poco peso alla straordinaria occasione

rappresentata da un'Euregio a guida autonomista,

all'università euro-regionale di San Michele, alla scuola per la

formazione dei quadri europei, agli oltre 50 progetti messi in

campo e che daranno nuove opportunità per tutti.

E siamo orgogliosi di aver potenziato l'ufficio comune di

Bruxelles e che sia stato scelto come perno nella strategia

della Macroregione Alpina. Ce lo ha riconosciuto perfino il

governatore della Lombardia.

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Troppe volte, però, abbiamo lasciato solo il nostro Presidente,

tanto da rendergli il partito più come un problema che come

una risorsa.

Anche Ugo a volte sbaglia, è una persona come tutti. Ma ha

una grande responsabilità addosso. Ed ha saputo portare il

nostro Partito al centro della scena politica. Non dobbiamo mai

dimenticarlo e dobbiamo sempre essere al suo fianco, perché

è il nostro punto di forza più importante.

Dobbiamo dare a lui e a tutta la coalizione il nostro contributo,

che vuol dire avere un atteggiamento non conflittuale ma

costruttivo, in grado cioè di rendere ancor più qualificata

l'azione di governo.

Dobbiamo essere una forza leale e affidabile, perché ogni volta

che le nostre vicende interne esondano nel campo provinciale

e regionale, mettiamo in difficoltà il nostro Presidente e la

governabilità delle Istituzioni. Il destino del nostro Partito

coincide oggi con il destino della nostra Autonomia e della

nostra comunità.

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E sono certo che i nostri consiglieri regionali, la settimana

prossima in aula, capiranno che hanno avuto un'enorme

responsabilità e che adesso devono evitare che il gruppo si

spacchi nuovamente. È giusto pretendere rispetto dagli alleati,

ma non possiamo sottomettere le istituzioni alle logiche di

partito.

Le recenti elezioni amministrative ci hanno detto che i cittadini

sono alla ricerca di forze affidabili, in grado di ascoltare e di

lavorare per il cambiamento. C'è un grande spazio davanti a

noi. Diventare un punto di riferimento per tutti i moderati, in

una fase in cui l'offerta politica è confusa e frammentata.

Una forza, la nostra, che ha come alleato privilegiato la SVP e

che sostiene l'asse istituzionale con Bolzano. È una scelta

frutto di una valutazione politica che fino ad ora si è rivelata

vincente e lo è anche in una prospettiva di un maggior peso

politico della nuova Regione.

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Una Regione più leggera dal punto di vista amministrativo e

burocratico e più pesante dal punto di vista politico. Che non

sia più sentita come un limite dai nostri amici e alleati

sudtirolesi. Una Regione indispensabile, per tutte e due le

province, per valorizzare la nostra Autonomia, soprattutto in

chiave europea.

Tutto questo però dobbiamo farlo subito. I cittadini non

staranno ad aspettarci. O saremo in grado di costruire giorno

dopo giorno il futuro, o lo farà qualcun altro al posto nostro.

Oggi presenteremo le conclusioni di cinque tavoli tematici, un

lungo lavoro di confronto e approfondimento che ha

conosciuto il contributo di tanti esperti qualificati, di attivisti

del nostro partito, e che ha dato vita a proposte serie,

concrete, articolate.

Abbiamo portato avanti un confronto aperto a 360 gradi e non

autoreferenziale, per far emergere idee e soluzioni capaci di

rispondere alle sfide del futuro.

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Ringrazio i coordinatori e tutti coloro che si sono impegnati a

fondo, in particolare Eleonora Angelini per aver curato tutta la

stesura dei testi.

Anche qui, dobbiamo essere più orgogliosi di noi stessi. Siamo

l'unico Partito ad essersi cimentato con uno sforzo di

elaborazione programmatica così strutturato ed autorevole.

È un lavoro che ha tenuto conto anche della discussione pre-

congressuale e delle proposte scaturite dalle tesi. Oggi, lo

consegniamo al governo provinciale, alle forze politiche e

sociali, all'intera comunità trentina, in cinque pregevoli

documenti. Il primo - quello sull’autonomia - lo abbiamo

distribuito già oggi a tutti.

È stata un'esperienza molto positiva che dobbiamo tenere

sempre viva e rendere un punto qualificante del nostro modo

di fare politica.

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Così come dobbiamo impegnarci sulla revisione dello Statuto

di Autonomia ed esserne i protagonisti. Tutti gli autonomisti si

devono sentire coinvolti e in prima linea. E' stato costituito un

apposito gruppo di lavoro che, adesso, dovrà impegnarsi a

fondo.

In conclusione, voglio rivolgere a tutti un appello.

Carissime amiche e amici autonomisti, la nostra storia ci

insegna che dobbiamo essere uniti. Perché uniti si conta,

divisi si perde.

Lo dico a chi ci rimprovera di aver smarrito la nostra identità.

Enea non avrebbe potuto fondare il mondo nuovo se non si

fosse messo sulle spalle il vecchio padre Anchise per salvarlo

dalla città in fiamme. Chi vuole parlare di futuro deve avere

cura del suo passato. E non potremmo farlo se, come Enea,

non tenessimo sulle nostre spalle il vecchio padre.

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Perché l'identità non la si coltiva mettendola sotto una

campana di vetro. L'identità la si difende se diventa la strada

che ci permette di andare incontro al futuro.

Vorrei anche rivolgere alcune parole a Mauro Ottobre.

E qui non parlo da segretario politico, ma da autonomista che,

come lui, siede in Parlamento. Ti auguro ogni bene, Mauro, ma

non può essere una carica a condizionare l'impegno in politica.

Io e te saremo sempre in debito verso il PATT. Perché ci ha

concesso un onore e un privilegio che pochissimi hanno

avuto.

Perché io me lo ricordo il giorno di tanti anni fa, era l'autunno

dell'83, in cui mi sono iscritto al partito autonomista.

E molti di voi ricorderanno ancora quel giorno e soprattutto lo

ricorderanno come uno dei momenti che in qualche modo

hanno segnato, per non dire cambiato, il corso delle nostre

vite.

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Per questo oggi mi pare il momento giusto per dire, ancora una

volta, “Grazie!” a tutti quelli che ci hanno portati fin qui. Vedo

con piacere, nelle prime file, alcuni dei primi, ormai

ultraottantenni e sempre presneti, come Luigi Penner e Carlo

Devigili.

Settant'anni di lotte, di battaglie, di entusiasmo, di passione,

ma soprattutto di responsabilità.

Sempre e per sempre dalla stessa parte.

Ecco, anche noi, dalla stessa parte.

Con le Stelle Alpine, per la nostra Autonomia, per il Trentino,

per l’Euregio.

Viva il Partito Autonomista Trentino Tirolese.

Grazie e buon lavoro a tutti!