IL CIRCOLO GREMITO DI COLLEGHI GIOVANI E MENO … · 2 ORDINE 4 2004 LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE...

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1 ORDINE 4 2004 Ordine dei giornalisti della Lombardia Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo Anno XXXIV n. 4 Aprile 2004 Direzione e redazione Via Appiani, 2 - 20121 Milano Telefono: 02 63 61 171 Telefax: 02 65 54 307 http://www.odg.mi.it e-mail:[email protected] Spedizione in a.p. (45%) Comma 20 (lettera b) dell’art. 2 della legge n. 662/96 Filiale di Milano IL CIRCOLO GREMITO DI COLLEGHI GIOVANI E MENO GIOVANI Da pagina 2 a pagina 21 “SARÀ L’ANNO DELLA SVOLTA: LAUREA TRIENNALE IL TITOLO MINIMO PER L’ACCESSO ALL’ESAME DI GIORNALISTA” Milano, 24 marzo 2004. Gli iscritti all’elen- co professionisti e a quello pubblicisti dell’Albo di Milano saranno convocati in assemblea per l’elezione dei 9 consiglieri regionali e di 25 consiglieri nazionali (14 professionisti e 11 pubblicisti) dell’Ordi- ne. Le operazioni elettorali si svolgeran- no, in seconda convocazione valida qualunque sia il numero degli intervenuti, il 23 e 24 maggio. Il ballottaggio, in- vece, si terrà il 30 e 31 maggio. Il Consi- glio regionale è formato da sei professio- nisti e tre pubblicisti. Il Collegio dei revi- sori dei conti annovera due professioni- sti e un pubblicista. Si voterà, come negli anni passati, nella Sala Orlando dell’U- nione del Commercio di corso Venezia 49. Qui saranno collocate 30 cabine, capaci di smaltire 600 persone in un’ora. La sala di 600 mq è dotata di 600 poltro- ne. Le operazioni elettorali di prima convocazione (16 maggio) si svolgeranno nella sede dell’Ordine di via Appiani 2 anche se si sa in partenza che saranno da considerare nulle, in quanto è impossibi- le ipotizzare che votino il 50%+1 dei circa 17mila giornalisti professionisti e pubblicisti iscritti negli elenchi del- l’Albo. Non è ammesso il voto per corri- spondenza o per delega. I professionisti votano soltanto per i professionisti e i pubblicisti soltanto per i pubblicisti. Il Consiglio, nella seduta del 23 febbraio, ha deciso di aprire soltanto il seggio di Mila- no: ai giornalisti, che abitano fuori della provincia di Milano e che raggiungeranno Milano per votare, verrà rimborsato il biglietto utilizzato sui mezzi pubblici. GIORNALISTI ALLE URNE per eleggere i 9 consiglieri regionali e i 25 nazionali nonché i 3 revisori dei conti Le relazioni del presidente e dei consiglieri Le tessere ai praticanti delle tre scuole lombarde Medaglia d’oro a venti colleghi per mezzo secolo di Albo Premio tesi di laurea, ecco gli otto vincitori su 255 concorrenti IL 23/24 E IL 30/31 MAGGIO La sala Bracco del Circolo della Stampa è già gremita. Salu- ti, pacche sulle spalle e strette di mano. Inizia una delle assemblee dell’Ordine più affollate degli ultimi anni, come nota con soddisfazione il presidente Franco Abruzzo. A lui tocca presiedere per la quindicesima volta l’annuale riunione degli iscritti all’Ordine dei giornalisti della Lombardia. «Un appuntamento particolarmente importante quest’anno – ha sottolineato Abruzzo nel suo intervento di apertura – in quan- to conclude un ciclo di attività, il triennio 2001-2004, e prece- de le elezioni del prossimo maggio per il rinnovo delle cari- che». La relazione del presidente ha questo titolo: “Il 2004 anno della svolta: laurea triennale titolo minimo per l’accesso all’esame di giornalista. Così vuole l’Unione Europea”. È stata un’assemblea sobria e pragmatica, con tre momenti salienti: le relazioni annuali sul bilancio, i discorsi dei vertici delle tre scuole di giornalismo milanesi, e i tradizionali rico- noscimenti dell’Ordine alle 20 penne d’oro, alle migliori tesi di laurea, e agli studenti delle scuole con la consegna dei tesserini da praticante, in un ideale abbraccio tra vecchie e nuove firme del giornalismo lombardo. Segue a pagina 2 INPGI Gabriele Cescutti è presidente Andriolo vicepresidente vicario Condivisa dal Consiglio generale dell’Istituto una dichiarazione programmatica a pagina 22 di Daniele Lorenzetti e Antonino Morici

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1ORDINE 4 2004

Ordinedeigiornalistidella Lombardia

Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al GiornalismoIstituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo

Anno XXXIVn. 4 Aprile 2004

Direzione e redazioneVia Appiani, 2 - 20121 MilanoTelefono: 02 63 61 171Telefax: 02 65 54 307

http://www.odg.mi.ite-mail:[email protected]

Spedizione in a.p. (45%)Comma 20 (lettera b)dell’art. 2 della legge n. 662/96Filiale di Milano

IL CIRCOLO GREMITO DI COLLEGHI GIOVANI E MENO GIOVANI

Da pagina 2 a pagina 21

“SARÀ L’ANNO DELLA SVOLTA:LAUREA TRIENNALE IL TITOLOMINIMO PER L’ACCESSOALL’ESAME DI GIORNALISTA”

Milano, 24 marzo 2004. Gli iscritti all’elen-co professionisti e a quello pubblicistidell’Albo di Milano saranno convocati inassemblea per l’elezione dei 9 consiglieriregionali e di 25 consiglieri nazionali (14professionisti e 11 pubblicisti) dell’Ordi-ne. Le operazioni elettorali si svolgeran-no, in secondaconvocaz ionevalida qualunquesia il numerodegli intervenuti,il 23 e 24 maggio.Il ballottaggio, in-vece, si terrà il 30 e 31 maggio. Il Consi-glio regionale è formato da sei professio-nisti e tre pubblicisti. Il Collegio dei revi-sori dei conti annovera due professioni-sti e un pubblicista. Si voterà, come neglianni passati, nella Sala Orlando dell’U-nione del Commercio di corso Venezia49. Qui saranno collocate 30 cabine,capaci di smaltire 600 persone in un’ora.

La sala di 600 mq è dotata di 600 poltro-ne. Le operazioni elettorali di primaconvocazione (16 maggio) si svolgerannonella sede dell’Ordine di via Appiani 2anche se si sa in partenza che saranno daconsiderare nulle, in quanto è impossibi-le ipotizzare che votino il 50%+1 dei circa

17mila giornalistiprofessionisti epubblicisti iscrittinegli elenchi del-l’Albo.Non è ammesso ilvoto per corri-

spondenza o per delega. I professionistivotano soltanto per i professionisti e ipubblicisti soltanto per i pubblicisti. IlConsiglio, nella seduta del 23 febbraio, hadeciso di aprire soltanto il seggio di Mila-no: ai giornalisti, che abitano fuori dellaprovincia di Milano e che raggiungerannoMilano per votare, verrà rimborsato ilbiglietto utilizzato sui mezzi pubblici.

GIORNALISTI ALLE URNEper eleggere i 9 consiglieriregionali e i 25 nazionalinonché i 3 revisori dei conti

Le relazionidel presidente e dei consiglieri

Le tessere ai praticanti delle tre scuole lombarde

Medaglia d’oro a venti colleghi permezzo secolo di Albo

Premio tesi di laurea,ecco gli otto vincitorisu 255 concorrenti

IL 23/24 E IL 30/31 MAGGIO

La sala Bracco del Circolo della Stampa è già gremita. Salu-ti, pacche sulle spalle e strette di mano. Inizia una delleassemblee dell’Ordine più affollate degli ultimi anni, comenota con soddisfazione il presidente Franco Abruzzo. A luitocca presiedere per la quindicesima volta l’annuale riunionedegli iscritti all’Ordine dei giornalisti della Lombardia. «Unappuntamento particolarmente importante quest’anno – hasottolineato Abruzzo nel suo intervento di apertura – in quan-to conclude un ciclo di attività, il triennio 2001-2004, e prece-

de le elezioni del prossimo maggio per il rinnovo delle cari-che». La relazione del presidente ha questo titolo: “Il 2004anno della svolta: laurea triennale titolo minimo per l’accessoall’esame di giornalista. Così vuole l’Unione Europea”.È stata un’assemblea sobria e pragmatica, con tre momentisalienti: le relazioni annuali sul bilancio, i discorsi dei verticidelle tre scuole di giornalismo milanesi, e i tradizionali rico-noscimenti dell’Ordine alle 20 penne d’oro, alle migliori tesidi laurea, e agli studenti delle scuole con la consegna deitesserini da praticante, in un ideale abbraccio tra vecchie enuove firme del giornalismo lombardo.

Segue a pagina 2

INPGIGabriele Cescutti è presidente

AndriolovicepresidentevicarioCondivisa dal Consigliogenerale dell’Istituto una dichiarazioneprogrammatica

a pagina 22

di Daniele Lorenzetti e Antonino Morici

2 ORDINE 4 2004

LA RELAZIONEDEL PRESIDENTE

Circolo

della Stampa

giovedì 25 marzo

Relazione

di Franco

Abruzzo

FrancoAbruzzo“Il 2004 anno della svolta: laureatriennale titolo minimo per l’accesso all’esame di giornalista.Così vuole l’Unione europea”

1. I dati statistici sulle decisioni disciplinari dal 1997 al 2003

L’assemblea è chiamata ad approvare i bilancidell’ente, che per legge sono illustrati dalconsigliere tesoriere e dai revisori dei conti. Ilmio rendiconto riguarda, invece, le decisionidisciplinari e tutte quelle pronunce rese comepareri nel corso del 2003:

2.“Professioni, decide solo lo Stato”.Giornalisti vicini alla laurea

2.1. L’Ordine di Milano bloccato dal mini-stro dell’Università mentre si accingeva adisapplicare la normativa italiana sull’ac-cesso a favore di quella comunitaria, cheprevede il possesso di una laurea minimatriennale come condizione per esercitareuna professione intellettuale regolamenta-ta. Dopo la riforma del Titolo V della Costitu-zione, si è ritenuto (erroneamente) che lo Statoavesse perso i suoi poteri regolamentari e chenon potesse, quindi, riscrivere il Dpr n.328/2001, allargandolo ai giornalisti, agli infor-matici, agli statistici e ai consulenti del lavoro. Ilministero dell’Istruzione/Università nell’ottobre2003 ha rimeditato la questione del collega-mento tra laurea universitaria, praticantatogiornalistico ed esame di Stato, dando discoverde alle modifiche del Dpr n. 328/2001 e isti-tuendo una commissione ad hoc guidata dalsottosegretario di Stato Maria Grazia Siliquini.Conseguentemente il Consiglio dell’Ordine deigiornalisti della Lombardia ha bloccato unadelibera con la quale lo stesso Consiglio, qualeautorità amministrativa, avrebbe disapplicato(in forza delle sentenze n. causa 103/1988della Corte di Giustizia Ce 22 luglio 1989 e n.389/1989 della Corte costituzionale) l’articolo33 (commi 4, 5, 6 e 7) della legge n. 69/1963,affermando la prevalenza (in base alla senten-za n. 389/1989 della Corte costituzionale) sullanorma interna della Direttiva n. 89/48/CEE.Questa direttiva, in base alla sentenza dellaquarta sezione della Corte di Giustizia euro-pea nella causa C- 285/00, si applica “alleprofessioni regolamentate, cioè a quelle per lequali l’accesso o l’esercizio sono subordinati,direttamente o indirettamente, mediantedisposizioni legislative, regolamentari o ammi-nistrative, al possesso di un diploma universi-tario della durata minima di tre anni”. In sostan-za l’Ordine di Milano, se non ci fosse stato ilripensamento del ministro, avrebbe chiesto aipraticanti il possesso di una laurea triennalequalsiasi come condizione vincolante per

sostenere l’esame di giornalista.Sono mutati i requisiti culturali per l’esercizio diuna professione nell’ambito dei Paesi Ue e,quindi, i giornalisti professionisti italiani nonpossono essere discriminati rispetto agli altriprofessionisti italiani e a quelli europei sotto ilprofilo della preparazione universitaria minimadi tre anni, principio al quale devono attenersianche alcune professioni un tempo collegatea un diploma di scuola media superiore(geometri, ragionieri, periti agrari e periti indu-striali).Con l’iniziativa del ministro Moratti e del sotto-segretario Siliquini, è prevedibile che nel girodi 4-6 mesi l’accesso al praticantato giornalisti-co e all’esame di Stato sia vincolato esclusiva-mente al possesso di una laurea (qualsiasi)conseguita al termine di un percorso minimodi tre anni. Il 2004, quindi, è l’anno della svolta.La pratica (di durata biennale) potrà esseresvolta nelle redazioni (di quotidiani, periodici,agenzie di stampa, telegiornali, radiogiornali,testate web); nelle scuole di giornalismo, neimaster universitari e nei corsi di laurea in gior-nalismo (riconosciuti dall’Ordine). La modificadel Dpr n. 328/2001 presuppone una primaapprovazione del testo da parte del Consigliodei ministri, l’acquisizione successiva di trepareri (tra i quali quello del Consiglio di Stato)e, quindi, una seconda approvazione da partedel Consiglio dei ministri. Segue la pubblica-zione del Dpr nella Gazzetta Ufficiale. Un Dpr,che, comunque, fotografa quello che avvienenelle scuole e nei master universitari di giorna-lismo: la laurea è la condizione per poter parte-cipare ai concorsi selettivi.2.2. Le Regioni non possono istituire nuoveprofessioni. Questo è l’assunto centrale dellasentenza n. 353 (depositata il 12 dicembre2003) della Corte costituzionale, che ha abro-gato (in quanto “illegittima”) una legge piemon-tese istitutiva di figure sanitarie. La sentenzachiarisce l’ambito delle competenze concor-renti tra Stato e Regioni e afferma che la mate-ria delle professioni, con i relativi profili ed ordi-namenti didattici, appartiene soltanto alloStato. L’importanza della nuova pronuncia ètutta nelle date: la sentenza del 12 dicembre2003 è la prima dopo la riforma (legge costitu-zionale 18 ottobre 2001 n. 3) del Titolo V, cheal terzo comma dell’articolo 117 afferma:

Anno 1997 Procedimenti avviati n. 32; procedimenti archiviati n. 41. Sanzioni disciplinari inflit-te: Avvertimento n. 2; Censura n. 1; Sospensione n. 1. 77 interventiAnno 1998 Procedimenti avviati n. 21; procedimenti archiviati n. 42. Sanzioni disciplinari inflit-te: Avvertimento n. 7; Censura n. 6; Sospensione n. 1. 77 interventiAnno 1999 Procedimenti avviati n. 16; procedimenti archiviati n. 57; Sanzioni disciplinari inflit-te: Censura n. 1; Sospensione n. 1. 75 interventiAnno 2000 Procedimenti avviati n. 30; procedimenti archiviati n. 71; Sanzioni disciplinari inflit-te: Avvertimento n. 2; Censura n. 2; Sospensione n. 3; Radiazione n. 2. 110 interventiAnno 2001 Procedimenti avviati n. 23; procedimenti archiviati n. 37; Sanzioni disciplinari inflit-te: avvertimento orale n. 4; censura n. 2. 66 interventiAnno 2002 Procedimenti avviati n. 24; procedimenti archiviati n. 55; Sanzioni disciplinari: avverti-mento orale n. 2; censure n. 2; sospensione n. 3. 86 interventiAnno 2003 Procedimenti avviati n. 9; procedimenti archiviati n. 44; Sanzioni disciplinari: avverti-mento orale n. 1; avvertimento scritto n. 7; censure n. 2; sospensione n. 0; radiazioni n. 3 = 66interventiAnno 2004 Procedimenti pendenti: n. 69

I lavori sono stati aperti dalle relazioni sulconsuntivo economico. «Sono date e numeriun poco noiosi, lo so – ha scherzato Abruz-zo con la platea – ma non possiamo sfuggi-re alle regole della nostra normativa».

È toccato al consigliere tesoriere DavideColombo esporre le cifre relative al bilancioconsuntivo 2003, che presenta un avanzo diesercizio pari a 32.389,74 euro, e al bilanciopreventivo 2004.

Subito dopo il presidente del Collegio deirevisori dei conti, Alberto Comuzzi, haevidenziato che dopo l’affidamento dellagestione titoli dell’Ordine alla Banca IntesaSpa, «la redditività del portafoglio nel perio-do 31/12/2002-31/12/2003 è stata del3,98%, mentre sul periodo 2 marzo 2003-2marzo 2004 il rendimento ha toccato il10,02%». Comuzzi, dopo aver consideratoquesti dati come «un segnale confortante diripresa che lascia ben sperare sul recuperodel nostro portafoglio», ha invitato l’assem-blea ad esprimere un voto favorevole sulledue relazioni, approvate all’unanimità peralzata di mano.

Qualche nota preoccupata nella relazione diLetizia Gonzales, consigliere coordinatoredell’Urp, letta da Bruno Ambrosi: «Dall’osser-vatorio dell’ufficio legale – ha sottolineato –si nota un peggioramento nel rispetto delletariffe e nei pagamenti ai collaboratori». Lalista delle doglianze è lunga: fotografi e gior-nalisti non retribuiti benché il loro lavoro siastato regolarmente pubblicato, proliferazionedei service, sfruttamento dei co.co.co,dequalificazione professionale. Un mercatosempre più aggressivo, dunque, in cui i colla-boratori vivono da eterni precari. Gonzalesha proposto di «favorire l’associazionismo digruppi che possano condividere spese,iniziative e progetti comuni per creare deiveri liberi professionisti».

«L’anno appena trascorso – ha aggiunto ilconsigliere segretario Sergio D’Asnasch –ha visto aumentare gli iscritti all’Ordine. All’i-nizio del 2004 il totale dei giornalisti nellanostra Regione è di 20.743 contro i 19.972del 2003. I professionisti sono saliti a 6410,rispetto ai 6057 dell’anno precedente».D’Asnasch ha poi ricordato come l’Ordine,dopo la creazione nell’attuale sede di viaAppiani di una biblioteca di 3.600 volumi distoria nazionale ed europea, storia e dirittodel giornalismo e dell’editoria, sia attualmen-te impegnato nella ricerca di una nuova sede(ne è stata individuata una all’angolo tra viaFabio Filzi e via Locatelli, il cui acquisto èstato proposto all’Inpgi).

Sono seguite le relazioni dei vertici delle trescuole di giornalismo di Milano. Accantoall’Ifg “De Martino”, l’istituto di più lunga tradi-

zione in Italia, e alla Cattolica, da quest’annosi è aggiunto lo Iulm. Stringato l’intervento diBruno Ambrosi, presidente dell’Afg “WalterTobagi”: «Mi esimo – ha detto – dall’infligger-vi la lettura della relazione scritta, limitando-mi all’ammonimento di un maestro del gior-nalismo come Kapuscinski, che ne conden-sa il significato: i cinici non sono adatti alnostro mestiere». Prima di lasciare la parolaagli altri relatori, Ambrosi, riferendosi alleimminenti elezioni per il rinnovo dei verticidell’Ordine, ha aggiunto: «Auguro a chi avràil privilegio di reggere le sorti dell’Afg dioperare con l’impegno che è stato profuso inquesti nove anni».

Il condirettore della Scuola di Giornalismodell’Università Cattolica del Sacro Cuore,Giorgio Simonelli, ha sottolineato come«l’aumento delle richieste di iscrizione aicorsi confermi il ruolo privilegiato per laformazione rivestito dalle università».

Per Angelo Agostini, coordinatore editoria-le del master in giornalismo dello Iulm, èstato il primo intervento all’assembleaannuale dell’Ordine lombardo.

Ma l’attesa era tutta per il momento piùemozionante: la consegna delle medaglied’oro, dei premi per le tesi di laurea e deitesserini da praticante.

Dei 20 decani con cinquant’anni di iscrizionealle spalle, tra i quali molti cronisti del vecchioe glorioso Giorno, assenti giustificati JoleGiannini e Franco Gallini (è stato il figlio a riti-rare la medaglia per lui). «Sono davveroemozionato nel premiare colleghi con cuispesso ho condiviso anni di amicizia edesperienze professionali», ha detto il presi-dente Abruzzo introducendo la consegnadelle penne d’oro.

Quanto alle tesi di laurea, il 2004 è stato unanno di grande successo con ben 255 tesisottoposte alla giuria che ha dovuto lavoraresodo per scegliere le più meritevoli. I premisono andati a Paolo Beltramin, RobertaFrau, Daniele Memola, Maria Chiara Merli,Marta Pasuch, Monica Pinna, Mattia MirkoStanzani e Massimo Veneziani. Per tutti,tanta emozione e il sorriso delle giornate daricordare.

E infine, per chiudere in bellezza, la conse-gna del tesserino azzurro da praticante: inrigoroso ordine alfabetico, i 72 allievi dellescuole milanesi hanno ricevuto l’agognatatessera, primo passo verso il traguardo delprofessionismo. Immancabile la stretta dimano di Abruzzo e Ambrosi, inevitabile laressa di amici e fotografi. Quest’anno l’affet-to e il battimano dei compagni è stato davve-ro fragoroso.Ultimi flash di un’assemblea da ricordare,prima del ricco buffet a base di vino, tartinee sorrisi nella sala adiacente.

Daniele Lorenzetti e Antonino Morici

LA CRONACADELLA GIORNATA

segue dalla prima pagina

3ORDINE 4 2004

“Nelle materie di legislazione concorrentespetta alle Regioni la potestà legislativa, salvoche per la determinazione dei princìpi fonda-mentali, riservata alla legislazione dello Stato”.Una sentenza della Corte costituzionale (la n.271 del 22 luglio 1996), in tema di principifondamentali, afferma che “nella materia dicompetenza concorrente, i principi fondamen-tali risultanti dalla legislazione statale esisten-te, assolvono alla funzione loro propria, che èquella di unificare il sistema delle autonomieai livelli più alti, solo quando hanno il caratteredi stabilità e univocità”. La sentenza n.353/2003 ribadisce sul punto che “i relativiprincipi fondamentali, non essendone stati,fino ad ora, formulati dei nuovi, sono pertantoda considerare quelli, secondo la giurispru-denza di questa Corte (cfr. sentenze n. 201del 2003 e n. 282 del 2002), risultanti dallalegislazione statale già in vigore”.2.3. L’assetto attuale delle professioni. IlDlgs n. 300/1999 affida al ministero dellaGiustizia la vigilanza sugli Ordini professionalie al ministero dell’Istruzione/Università la“missione” di formare i nuovi professionisti. Ilcomma 18 dell’articolo 1 della legge n. 4/1999conferisce al ministero dell’Istruzione/Univer-sità, di concerto con quello della Giustizia, ilcompito di “integrare e modificare” con regola-mento gli attuali ordinamenti sull’accesso allaprofessioni e di raccordarli con le lauree trien-nali e con le lauree specialistiche biennali. Ilregolamento (Dpr n. 328/2001) disciplina lamaggioranza delle professioni intellettuali(dottore agronomo e dottore forestale, agro-tecnico, architetto, assistente sociale, attuario,biologo, chimico, geologo, geometra, ingegne-re, perito agrario, perito industriale, psicologo)e trascura quelle dei giornalisti, degli informati-ci, degli statistici e dei consulenti del lavoro.Con parere 7 maggio 2002 n. 2228 il Consi-glio di Stato ha scritto che “non sussistonomotivi ostativi alla riforma dell’ordinamentoprofessionale dei giornalisti, come previstodall’articolo 1 (comma 18) della legge n.4/1999”.

3. La Corte di Strasburgoimpone l’alt alle perquisizioni negli ufficidei giornalisti e dei loroavvocati. È un grandefatto civile

L’ordinamento europeo impedisce ai giudicinazionali di ordinare perquisizioni negli uffici enelle abitazioni dei giornalisti nonché nelle“dimore” dei loro avvocati a caccia di provesulle fonti confidenziali dei cronisti: “La libertàd’espressione costituisce uno dei fondamentiessenziali di una società democratica, e legaranzie da concedere alla stampa rivestonoun’importanza particolare. La protezione dellefonti giornalistiche è uno dei pilastri dellalibertà di stampa. L’assenza di una tale prote-zione potrebbe dissuadere le fonti giornalisti-che dall’aiutare la stampa a informare il pubbli-co su questioni d’interesse generale.Di conse-guenza, la stampa potrebbe essere meno ingrado di svolgere il suo ruolo indispensabile di“cane da guardia” e il suo atteggiamento nelfornire informazioni precise e affidabili potreb-be risultare ridotto”. Questi sono i principisanciti nella sentenza 25 febbraio 2003

(Procedimento n. 51772/99) della quartasezione della Corte europea dei diritti dell’uo-mo. Va detto che gli articoli della Convenzioneoperano e incidono unitamente alle interpreta-zioni che la Corte di Strasburgo ne dà attra-verso le sentenze. Le sentenze formano queldiritto vivente al quale i giudici dei vari Staticontraenti sono chiamati ad adeguarsi sulmodello della giustizia inglese.Questa sentenza, tradotta ed asseverata intribunale nonché pubblicata nel sito webdell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, è adisposizione dei giornalisti presi di mira dai Gipe dal Pm. Il segreto professionale dei giornali-sti è tutelato solennemente dall’articolo 10della Convenzione europea dei diritti dell’uo-mo, mentre l’articolo 8 della stessa Conven-zione protegge il domicilio dei legali.Si legge nella sentenza: “Secondo l’opinionedella Corte il presente caso si distingue dalcaso Goodwin in un punto fondamentale. Inquest’ultimo caso l’ingiunzione (di un tribunaleinglese, ndr) aveva intimato al giornalista dirivelare l’identità del suo informatore, mentrenel caso in oggetto sono state effettuateperquisizioni presso il domicilio e il luogo dilavoro del giornalista. La Corte giudica chedelle perquisizioni aventi per oggetto di scopri-re la fonte di un giornalista costituiscono -anche se restano senza risultato - un’azionepiù grave dell’intimazione di divulgare l’identitàdella fonte. Infatti, gli inquirenti che, muniti diun mandato di perquisizione, sorprendono ungiornalista nel suo luogo di lavoro, detengonopoteri d’indagine estremamente ampi poiché,per definizione, possono accedere a tutta ladocumentazione in possesso del giornalista.La Corte, che non può fare altro se nonrammentare che “i limiti definiti per la riserva-tezza delle fonti giornalistiche esigono daparte [sua] (...) l’esame più scrupoloso possi-bile” (vedi sopra il provvedimento Goodwincitato, § 40), è quindi del parere che le perqui-sizioni effettuate presso il giornalista eranoancora più lesive nei confronti della protezionedelle fonti di quelle adottate nel caso Goodwin.In considerazione di quanto precede, la Cortegiunge alla conclusione che il Governo non hadimostrato che l’equilibrio degli interessi inoggetto, vale a dire, da un lato, la protezionedelle fonti e, dall’altro, la prevenzione e repres-sione dei reati, sia stato salvaguardato. A talescopo rammenta che “le considerazioni di cuidevono tenere conto le istituzioni dellaConvenzione per esercitare il loro controllonell’ambito del par. 2 dell’art.10 fanno penderela bilancia degli interessi in oggetto in favoredi quello della difesa della libertà di stampa inuna società democratica” (vedi sopra il prov-vedimento Goodwin citato, § 45)”.Le novità di Strasburgo sono un grande fattocivile, che non verrà smentito dai magistratiitaliani. Una brutta pagina (le perquisizioni)dovrebbe essere alle nostre spalle. Persempre.

4. Commistione informazione/pubblicitàquestione deontologicaprimaria

Ho richiamato l’attenzione dei direttori respon-sabili e di tutti i colleghi sul tema della commi-stione pubblicità/informazione, diffondendo dinuovo la delibera 19 novembre 1997 del

nostro Consiglio, che mantiene inalterata lasua attualità e il suo valore giuridico come attoamministrativo. Si tratta di difendere la qualitàdell’informazione oggi infiltrata in moltissimicasi dalla pubblicità. La pubblicità mascheratauccide l’informazione. L’ articolo 44 del vigenteContratto nazionale di lavoro (che ha forza dilegge con il Dpr n. 153/1961), che impone laseparazione tra informazione e pubblicità,ingloba una “delibera di indirizzo” (del 20novembre 1986) di questo Consiglio che,richiamandosi ai principi etici della professione(articoli 2 e 48 della legge 3.2.1963 n. 69), invi-ta i giornalisti a rafforzare soprattutto il rappor-to di “fiducia tra la stampa e i lettori” e a osser-vare sempre “i doveri imposti dalla lealtà edalla buona fede”.La distinzione tra messaggi pubblicitari e testigiornalistici è una regola che figura adessoanche nella Carta dei doveri del giornalista»firmata l’8 luglio 1993 dall’Ordine nazionale edalla Fnsi con la precisazione che “il pubblicodeve essere comunque posto in grado di rico-noscere il lavoro giornalistico dal messaggiopromozionale”. Anche la legge n. 223/1990 sulsistema radiotelevisivo pubblico e privato diceall’articolo 8 che “la pubblicità televisiva eradiofonica deve essere riconoscibile cometale ed essere distinta dal resto dei program-mi con mezzi ottici o acustici di evidente perce-zione”.La responsabilità del direttore emerge anchedalla legge 633/1941: il direttore è, infatti,“autore dell’opera collettiva dell’ingegno” che èil giornale o il periodico. Il Consiglio osservache un giornalista, sia redattore o direttore,non può ignorare le norme sancite dal legisla-tore a tutela dei consumatori (e dei lettori) esoprattutto il principio che “la pubblicità deveessere palese, veritiera e corretta” (articolo 1,comma 2, del Decreto legislativo 25 gennaio1992 n. 74). Il direttore è da considerareresponsabile della correttezza del messaggiopubblicitario in quanto, come ha stabilitoquesto Consiglio, “è tenuto per legge a con-trollare (anche) i testi pubblicitari” che appaio-no sul giornale al fine, come nei casi condan-nati dall’Antitrust, di evitare che i lettori sianoingannati dai messaggi pubblicitari spacciati inmaniera truffaldina per articoli. Ogni comporta-mento omissivo è un tradimento della profes-sione giornalistica.4.1. Confermata la sanzione (censura) aldirettore di Starbene: in casi di commistio-ne pubblicità-informazione il direttore ha ildovere di rendere pubblico almeno ildissenso dalle scelte dell’Ufficio marke-ting. Sanzione della censura per il direttoreresponsabile della rivista Starbene (Mondado-ri) con la sentenza n. 1827/2003 della primasezione civile della Corte d’appello di Milano,che ha confermato la sanzione inflitta il 10novembre 1996 dall’Ordine di Milano, il 20marzo 2002 dall’Ordine nazionale e poi il 24ottobre 2002 dal Tribunale civile di Milano. Insostanza la Corte d’Appello ha affermato laresponsabilità soggettiva del direttore perculpa in vigilando in merito a due casi di pubbli-cità ingannevole. “Il direttore quantomenoavrebbe potuto evidenziare – scrivono i giudici- il proprio dissenso all’ufficio marketing, già inrelazione al numero 26 ed a maggior ragioneladdove l’episodio si ripeteva con il n. 27 (dellarivista Starbene), essendo fatto grave che undirettore responsabile tolleri che nella pubbli-cazione da lui diretta siano inseriti, non solodépliants separatamente aggiunti, ma anche

pagine che vadano a formare un corpo unicocon la rivista stessa, senza esercitare in alcunmodo quel controllo che il ruolo svolto rigoro-samente impone. Il direttore avrebbe avutol’onere di intervenire presso l’editore e/o pres-so l’ufficio marketing e/o presso l’ufficio diffu-sione periodici, con un ventaglio di possibilità,che andavano dalla richiesta più drastica dibloccare la distribuzione a quella più lieve disemplice segnalazione del proprio dissenso.Al contrario non ha ritenuto di intervenire inalcun modo ed in questa inerzia non può cheravvisarsi una sua grave omissione. Né pote-va legittimamente temere di esporsi in modopericoloso nei confronti dell’editore (dato e nonconcesso che un simile timore rappresentiun’esimente o un’attenuante alla propriaresponsabilità) posto che nei suoi confrontiavrebbe avuto facile gioco limitandosi arappresentare le già ricevute proteste dellaredazione e del fiduciario sindacale”.4.2. Giornaliste “attrici pubblicitarie”. IlConsiglio ha sanzionato due giornaliste, che sisono prestate a trasformarsi in “attrici” pubblici-tarie. Gli strateghi del marketing aziendaleritengono oggi che il messaggio pubblicitariosia più incisivo e penetrante se è presentatoda un giornalista all’interno di una trasmissio-ne televisiva di cui lo stesso giornalista è unprotagonista di prestigio. Il Consiglio hacostantemente affermato che esiste una stra-tegia precisa secondo la quale la pubblicitàdeve presentarsi come informazione, cioè conil volto e la firma dei giornalisti.Si punta a collo-care il messaggio pubblicitario in manierasempre più diretta all’interno dell’informazione.Non c’è niente di meglio che far recitare lo spotpubblicitario a una giornalista, che lavora con ilsuo volto e il suo nome all’interno dellatrasmissione stessa. Questa strategia finisceper inquinare la figura del giornalista profes-sionista.La nuova frontiera della pubblicità, che stainvadendo l’informazione, mette in discussio-ne l’autonomia professionale del giornalistacon ricadute lesive sull’immagine del giornali-sta, dell’Ordine e della professione. La confu-sione dei ruoli crea quel clima negativo chelimita l’autonomia professionale, perché elimi-na il confine morale tra informazione e pubbli-cità. Confine morale che (in passato e in molticasi) è saltato quando telecronista e teleope-ratore di concerto decidono di inquadrare imessaggi pubblicitari cartellonistici posti all’in-terno di un campo di calcio, lungo il percorsodi una corsa ciclistica o di una gara automobi-listica.Le giornaliste sanzionate hanno violato l’ob-bligo di esercitare “in modo esclusivo e conti-nuativo” la professione (articolo 1, comma 3,della legge n. 69/1963 sull’ordinamento dellaprofessione giornalistica). Questo assuntopuò ammettere eccezioni nel senso di svol-gere attività gratuite volte alla promozione deidiritti umani, della solidarietà e dell’ambiente,che sono “principi fondamentali” della nostraCarta costituzionale. Prestare il nome, lavoce, l’immagine per iniziative pubblicitarierealizza di per sé una attività incompatibilecon la tutela dell’autonomia professionale,perché determina una violazione dell’obbligodi esercitare “in modo esclusivo e continuati-vo” la professione. I principi della Carta deidoveri vanno letti dentro l’articolo 1 dellalegge professionale. Chi si trova in questasituazione pone in essere comportamentiche recano una ferita alla propria dignità, alladignità della professione giornalistica edell’Ordine al quale appartiene. Nell’ordina-mento giornalistico lo spartiacque pubbli-cità/informazione è un principio morale inelu-dibile da parte degli iscritti gelosi della loroautonomia e della loro credibilità “esterna”. Ilgiornalista non solo deve essere, ma deveanche apparire corretto. L’articolo 2 dellalegge n. 69/1963 protegge il comportamento“interno” (“l’essere”) della professione, mentrel’articolo 48 tutela la proiezione “esterna”(“l’apparire”) della professione: il come gli altripercepiscono l’immagine del giornalista attra-verso i suoi comportamenti pubblici.4.3. I contenitori pubblicitari che mescola-no inserzioni e articoli funzionali alleinserzioni. La commistione pubblicità/infor-mazione appare una risposta miope esbagliata da parte degli editori, che non sipongono il problema di difendere anche l’im-magine delle testate, della professione gior-nalistica e dei loro redattori. Nessuno avver-sa la pubblicità, ma la si vuole soltanto corret-ta. Il Consiglio non può (sentenza n, 11/1968della Corte costituzionale) e non intendegiudicare gli articoli, che accompagnano

Una veduta del salone napoleonico del Circolo della Stampa durantel’assemblea del 25 marzoA fianco, il presidente Franco Abruzzo con accanto il vicepresidente Brunello Tanzi.

Tutte le immagini dedicate all’assembleasono state riprese da Walter Meloni.

4 ORDINE 4 2004

spesso le inserzioni pubblicitarie. Gli articolisono estranei al giudizio disciplinare, masono e appaiono funzionali alla pubblicitàospitata nel “contenitore” (il caso specificoriguarda il Corriere della Sera).Il Consiglio ha ritenuto che l’editore del Corrie-re della Sera abbia tenuto una condotta illecitatale da generare una responsabilità civilepoiché “la violazione delle norme interne dellacategoria professionale è sufficiente per quali-ficare il fatto compiuto come ingiusto” (in talsenso sentenza del Tribunale di Udine del 23febbraio 1998 in Resp. civ. prev., 1998, 1500).L’esistenza di un fatto ingiusto obbliga al risar-cimento del danno ex art. 2043 del CodiceCivile. Conseguentemente il Consiglio ha deli-berato di agire in sede giudiziaria civile control’editore del Corriere della Sera per le respon-sabilità emerse a suo carico nel corso dell’i-struttoria nonché di sottoporre in futuro all’esa-me del Tribunale civile di Milano eventualianaloghi comportamenti di altri gruppi editoria-li lombardi. Il Consiglio ha deliberato di agirecontro altri editori che mescolano inserzioni edarticoli, arrecando danni incalcolabili all’imma-gine della professione giornalistica.

5. Mobbing in redazione“pratica” in crescita

Mi sono occupato anche di alcune vicende,che richiamano la parola mobbing. Gli inter-venti sono avvenuti nel quadro dei poteriistruttori che mi conferisce l’articolo 6 dellalegge n. 241/1990 e a tutela della dignità deicolleghi. L’Ordine, - come afferma la senten-za n. 11/1968 della Corte costituzionale -, hail compito di “contribuire a garantire il rispettodella personalità dei giornalisti e, quindi, dellaloro libertà nei confronti del contrappostopotere economico del datori di lavoro, compi-to, questo, che supera di gran lunga la tutelasindacale dei diritti della categoria”. “Lanecessità della vigilanza dell’Ordine non èpredisposta a tutela della sola libertà deisingoli giornalisti, ma è strumento, sia purmediato, di garanzia dell’interesse generalesottostante al diritto riconosciuto dall’art. 21della Costituzione” (sentenza n. 2/1971 dellaCorte Costituzionale). Le vicende sono lega-te a episodi di dequalificazione professionalecon inviti a lasciare l’azienda dietro elargizio-ne di quattrini spesso in un contesto clinicopreoccupante. Va detto che offerte di questotipo coronano normalmente attività aziendalida mobbing. La persona prima viene portataalla disperazione e alla malattia, poi vieneespulsa dal processo produttivo oppuredemansionata radicalmente. La letteraturagiuridico-sindacale è ricca di tali … esempi.La Corte di Cassazione, con la sentenza n.515/2004, ha stabilito che le dimissioni datein un grave stato psichico sono annullabili dalgiudice.Il potere di assegnare le mansioni spetta aidirettori responsabili (art. 6 Cnlg): si tratta diuna attribuzione a “salvaguardia di un interes-se generale di rilievo costituzionale” (sentenzan. 2/1971 della Corte costituzionale), che “nonpuò essere oggetto di interferenza esterna”.L’azienda non può, quindi, impartire ai direttoridisposizioni in contrasto con la deontologiaprofessionale (articolo 6 del Cnlg), con il rispet-to delle leggi e dei diritti fondamentali dellapersona. I giornalisti, come tutti i cittadini,hanno il dovere, invece, di essere fedeli alla

Costituzione e alle leggi della Repubblica (arti-colo 54 Cost.).Secondo la sentenza n. 359/2003 della Cortecostituzionale, “la giurisprudenza ha, preva-lentemente, ricondotto le concrete fattispeciedi mobbing nella previsione dell’articolo 2087cod. civ. che, sotto la rubrica “tutela dellecondizioni di lavoro”, contiene il precettosecondo cui “l’imprenditore è tenuto ad adot-tare nell’esercizio dell’impresa le misurenecessarie a tutelare l’integrità fisica e lapersonalità morale dei prestatori di lavoro”, eche è stato inteso come fonte di responsabilitàanche contrattuale del datore di lavoro”. LaConsulta ha rilevato che, pur non essendostata mai approvata dal Parlamento italianoun’apposita e specifica legge per contrastare ilgrave fenomeno, “la disciplina del mobbing,valutata nella sua complessità e sotto il profilodella regolazione degli effetti sul rapporto dilavoro, rientra nell’ordinamento civile (vedi art.117 della Costituzione) e, comunque, non puònon mirare a salvaguardare sul luogo di lavorola dignità ed i diritti fondamentali del lavoratore(artt. 2 e 3 della Costituzione). Per quantoconcerne l’incidenza che gli atti vessatoripossono avere sulla salute fisica (malattiepsicosomatiche) e psichica del lavoratore(disturbi dell’umore, patologie gravi), la disci-plina che tali conseguenze considera rientranella tutela e sicurezza del lavoro nonché nellatutela della salute, cui la prima si ricollega,quale che sia l’ampiezza che le si debba attri-buire. Di ciò si ha conferma negli atti interni ecomunitari che finora si sono occupati delfenomeno”.L’articolo 41 della Costituzione, nel proclamareche “l’iniziativa economica privata è libera”,afferma che essa “non può svolgersi.....inmodo da recare danno...alla... dignità umana”.La Costituzione pone in sostanza e in modoesplicito un veto insuperabile a comportamen-ti aziendali improntati alla disuguaglianza e alladequalificazione dei lavoratori.I dirigenti aziendali devono pertanto rispettarele norme costituzionali (2, 3, 32 e 41 Cost.),civilistiche (artt. 2103 e 2087 Cc), contrattuali(artt. 1 e 6 del Cnlg) e deontologiche dellaprofessione giornalistica (artt. 2 e 48 dellalegge n. 69/1963). Le aziende non hanno lalibertà di agire come credono. Chi si macchiadi mobbing, come dimostra la giurisprudenza,può essere perseguito anche in sede penale(con la contestazione del reato di violenzaprivata o di maltrattamenti).Questo Consiglio conosce bene tutti gli aspettidel mobbing attraverso gli studi condotti dallacollega Paola Pastacaldi e pubblicati suTabloid (marzo 2004) e nel nostro sito.

6. Conclusioni.Le elezioni di maggio in un clima di concordiae di serenità

Questa relazione conclude l’attività del triennio2001-2004. In maggio i giornalisti lombarditorneranno alle urne per eleggere i 9 consiglie-ri regionali e i tre revisori dei conti nonché 25consiglieri nazionali (14 professionisti e 11pubblicisti). Da parte mia mi adopererò perchéattorno alla nostra massima Istituzione ci siala più ampia concordia e perché le elezioniavvengano in un clima sereno.

Franco Abruzzo

Sergio D’Asnasch“Una nuova sede e la biblioteca sul giornalismo i fatti nuovi”Cari colleghi, gli iscritti all’Ordine dei giornalistidella Lombardia sono aumentati anche nelcorso dell’ultimo anno, come era avvenuto inquelli precedenti. All’inizio del 2004 il totale deigiornalisti della nostra regione è di 20.743,contro i 19.972 del 2003. I professionisti sono6.410, i pubblicisti 10.456, i praticanti 664, gliiscritti all’elenco speciali 3.402. Vanno infineaggiunti 45 iscritti all’elenco stranieri e 13 all’e-lenco temporaneo.I professionisti sono saliti a 6.410, rispetto ai6.057 dell’anno precedente.Di questi il 58,65%sono uomini ed il 41,35% donne. Da sottoli-neare che la presenza femminile nella nostraprofessione è sempre più rilevante: nel 2003 ledonne erano il 41%. È, invece, calato, seppuredi poco, il numero dei praticanti: 664 contro669. La diminuzione delle nuove leve si sta delresto verificando da diversi anni: nel 2002 ipraticanti erano stati molti di più, 805. È ladimostrazione di come gli editori cerchino dievitare le assunzioni dei giovani con regolarecontratto di praticantato. Ricorrono invece a tipidi rapporti meno impegnativi per loro e chesoprattutto evitino gli oneri previdenziali, insitinei regolari contratti a tempo pieno. Il nostroOrdine cerca di contrastare questa tendenzadegli editori, riconoscendo il praticantato di uffi-cio a coloro che dimostrino di averlo fatto, conun rapporto costante di lavoro presso una opiù redazioni. Lo segnaliamo quindi all’Inpgiperché possa verificare, attraverso i suoi ispet-tori, se non si sia trattato di un vero e proprioabuso a carico di questi giovani, obbligandoquindi i responsabili al pagamento dei contri-buti arretrati e delle relative multe. Talvolta inostri praticanti di ufficio sono poi costretti arivolgersi al pretore del lavoro, perché il contrat-to di lavoro giornalistico sia loro riconosciuto atutti gli effetti. È nostra profonda soddisfazioneconstatare che la magistratura ha sempreconfermato nelle sue sentenze quanto l’Ordi-ne aveva già stabilito riconoscendo il pratican-tato di ufficio. L’Ordine della Lombardia è statoil primo a seguire questa strada contro il preca-riato e lo sfruttamento e continuerà a farlo.I pubblicisti sono aumentati quest’anno a10.456, dai 9.982 del 2003. Ciò è dovuto prin-cipalmente alla legge 150/2000, che ha previ-sto l’obbligatorietà di iscrizione all’Ordine percoloro che svolgono lavoro di ufficio stampapresso enti pubblici. L’iscrizione viene ottenutafrequentando gli appositi corsi organizzatidall’Ordine stesso o da altri enti autorizzati. Pernon creare discriminazioni, è stato decisodall’Ordine nazionale che simile procedurapossa essere usata anche da coloro che operi-

no in uffici stampa di organismi privati. Finora,invece, il tesserino di pubblicista poteva essereottenuto solo dimostrando la pubblicazione“non occasionale e retribuita” di articoli pressotestate giornalistiche. Gli effetti della legge150/2000 si prevede che si avranno ancora perun paio di anni almeno.L’Ordine dei giornalisti della Lombardia èattualmente impegnato nella ricerca di unanuova sede. In seguito alle fusioni bancarie,sono state messe in vendita diverse sedi diagenzia. A noi ne è stata offerta una all’angolotra via Fabio Filzi e via Locatelli 6, poco distan-te da dove ci troviamo adesso, in via Appiani.Sono 620 metri quadrati al prezzo di un milio-ne e 465 mila euro. Il prezzo al metro quadratoè di 4.800.000 vecchie lire: veramente poco sesi pensa che ci troviamo proprio in una nellezone centrali e di maggior sviluppo della città.Alla cifra richiesta va però aggiunto il 20% diIva. Dopo averci ben riflettuto, il Consigliodell’Ordine ha deciso di non procedere inproprio all’acquisto, con relativo mutuo, ma diproporlo all’Inpgi, assicurandogli un affitto parial 5-5,5% annuo. L’Inpgi fa un ottimo affare, nelquadro dei suoi investimenti immobiliari, e l’Or-dine potrà avere una sede più spaziosa erazionale, pagando lo stesso affitto dell’attualein via Appiani. Le pratiche per questa soluzio-ne sono bene avviate.Un’altra iniziativa a livello organizzativo dasegnalare è la biblioteca che l’Ordine ha crea-to, con circa 3.600 volumi relativi soprattuttoalla storia nazionale ed europea, alla storia delgiornalismo, al diritto del giornalismo e dell’edi-toria. I colleghi Paolo Pozzi e Olga Piscitellihanno provveduto a classificare i libri attra-verso un sistema computerizzato che ne rendefacilissima l’individuazione. La biblioteca si stadimostrando di grande utilità per ricerche, atti-nenti anche a tesi di laurea di argomento gior-nalistico. Le tesi in questo campo sono delresto in continuo aumento nelle Universitàitaliane, come dimostra anche il crescentenumero di neo laureati che partecipano alconcorso da noi indetto per premiare le miglio-ri tesi di argomento giornalistico. Le cerimoniedi premiazione sono ormai una tradizione diqueste nostre assemblee.Come segretario, sento il dovere – anche anome del presidente e dell’intero Consiglio - didire grazie al nostro personale, dal direttoreagli impiegati, per il grande impegno profusonell’espletamento degli incarichi non faciliquanto delicati e nell’ascolto dei nostri colleghi,che sempre più numerosi si presentano aglisportelli dell’Ordine.

Relazione del consigliere segretario

LE RELAZIONIDEI CONSIGLIERI

Circolo

della Stampa

giovedì 25 marzo

Bilanci

esperienze

e prospettive

5ORDINE 4 2004

Letizia Gonzales“Ordine: una casa comune per i liberi professionisti”Cari colleghi, partiamo dai numeri. 600, 700giornalisti o aspiranti tali ricevuti direttamen-te in un anno nei nostri uffici. Altrettanti colle-ghi assistiti dal servizio legale gestitodall’avv. Luisella Nicosia. Un altro migliaio icolleghi ricevuti dal dott. Salvatore Gentiledello Studio Marcianesi & Partners, respon-sabile dell’ufficio fiscale, per questioni relati-ve a partita Iva, fatturazione dei compensidopo l’introduzione della cosiddetta “riformaBiagi” (ha riscritto totalmente le collaborazio-ni occasionali e quelle coordinate e continua-tive), compilazione della dichiarazione deiredditi. 120.000 euro di piccoli crediti recupe-rati in tre anni di lavoro e più di 5.000 rispo-ste evase ai quesiti posti attraverso e-mail.Queste in sintesi le cifre che rappresentanoil grande lavoro dell’ufficio relazioni con ilpubblico (le consulenze sono tutte gratuite)affidato al mio coordinamento.Problemi ricorrenti. Dall’osservatorio del-l’ufficio legale si nota un peggioramento nelrispetto delle tariffe e nei pagamenti ai colla-boratori. Troppo spesso fotografi e giornalistinon vengono retribuiti benché il lavoro com-missionatosia stato regolarmente pubblica-to. Crescono le richieste di collaborazionema anche i servizi pubblicati senza firma ointeramente copiati soprattutto su Internet. Ilproliferare poi dei service spesso improvvi-sati e scorretti contribuiscono al forte disagiodei collaboratori che sono malamente sfrut-tati e pagati poco e male.L’impressione è di un mercato sempre piùaggressivo, privo di regole dove il lavoroautonomo è sempre più a rischio. Purtroppo,segnala ancora l’avvocato Nicosia nella suarelazione sono in aumento nelle aziende icasi di dequalificazione professionale attra-verso vessazioni o aumenti esagerati delcarico di lavoro per costringere il professioni-sta a gettare la spugna o accettare trasferi-menti in altre sezioni del giornale o in altretestate.L’Ordine lombardo, come ho sottolineato giànella relazione dell’anno scorso è diventatoun solido sostegno ed un valido punto di rife-rimento per la miriade di colleghi freelance(in gran parte pubblicisti) che trovano neinostri uffici risposte ai loro quesiti professio-nali, fiscali e legali quando occorre. Si sa cheil lavoro autonomo, anche nel nostro settoreè aumentato moltissimo in questi ultimi annicreando un esercito di co.co.co. che hasuperato in larga misura i giornalisti “garanti-ti”, quelli cioè che hanno un posto fisso inredazione. La legge Biagi consente infatti ailavoratori autonomi iscritti negli albi profes-sionali che svolgono attività intellettuali diusufruire ancora di questo contratto che èstato, invece, eliminato per le altre categoriedi lavoratori.Finti co.co.co veri precari. Ho già descrittoin altre occasioni il grave disagio di questicolleghi che devono affrontare a loro spesemalattia e maternità, non possono accende-re mutui in banca né tantomeno usufruire diprestiti, non hanno ferie. Spesso lavorano ilsabato e la domenica senza retribuzionistraordinarie. Vivono in famiglia il più a lungopossibile e contano sull’aiuto dei genitori.Leggiamo quasi tutti i giorni nei giornali delladifficile posizione dei giovani in una societàche appare sempre più in difficoltà. Almenoquesta la tesi apparsa in una lunga eapprofondita inchiesta pubblicata su Repub-blica nello scorso febbraio (tema “la famigliae la crisi”) dove il sentire comune di tantiintervistati esprimeva un gran pessimismosul futuro dei loro figli. “Non sono tanto igiovani a vedere nero nel loro futuro, ma iloro genitori disorientati da questo mondoche cambia dove non riescono più a perce-pire la sicurezza di un domani sicuro e sere-

no”. Dal canto loro i giovani così impegnati anavigare nelle difficoltà del presente nonsognano alcun futuro perché devono fare iconti con la precarietà che caratterizza ilmondo del lavoro e sono consapevoli cheforse non riusciranno mai a realizzare undestino migliore dei loro genitori, anzi…Dopo queste considerazioni un po’ amarefrutto anche degli incontri bisettimanali con igiovani che ricevo personalmente,con ansiee problemi di vita quotidiana mi sono chiestaquale ruolo può svolgere un ordine profes-sionale in una situazione così difficile senzaessere uno spettatore passivo di fronte aduna realtà che muta così drammaticamentee rapidamente.Quale futuro per un’istituzione moderna.Uno dei compiti che dovrebbe assumersiun’istituzione come la nostra è quello di crea-re un osservatorio permanente sulla profes-sione per adeguare i nostri regolamenti allemutate condizioni del mercato. Una speciedi “bussola del lavoro” con dati aggiornati neidiversi settori di specializzazione per indica-re ai giovani che si avvicinano al giornalismoi percorsi migliori da seguire. A mio avvisoun istituto moderno non dovrebbe limitarsialla pura registrazione di professionisti epubblicisti negli albi, ma trovare il modo diinteragire con gli iscritti attraverso reti di infor-mazioni adeguate. Non solo codici e leggi,sicuramente utilissimi per svolgere concompetenza il mestiere, ma anche segnala-zioni puntuali sul mercato del lavoro, suitrend culturali, su forme di aggiornamentopermanente. Dovremmo in ogni modo favori-re la libera professione tutelando gli iscritticon l’osservazione efficace delle tariffe,potendo contare su strumenti adeguati disanzione nei confronti di quegli editori prividi regole e di scrupoli che oggi più che maisono totalmente inadempienti nei pagamentidelle collaborazioni. Il rispetto della dignitàdella persona è al centro dei compiti dellanostra istituzione tuttavia non sempre abbia-mo gli strumenti necessari per tutelare i free-lance troppo spesso lontani dalle redazioni econ pochi collegamenti sul territorio.Favorire veri liberi professionisti. Dovrem-mo favorire l’associazionismo di gruppi chepossano condividere spese, iniziative,progetti comuni attraverso la creazione disostegni economici e culturali. Un giovaneche non sia un co.co.co. e che non abbiaprospettive di carriera all’interno del suo gior-nale può scoprire che lavorando in autono-mia avrebbe più chance per valorizzare lasua professionalità e per guadagnare di più.Insomma se nel giornalismo il percorso dellavoro individuale fosse promosso e rispetta-to di più dagli editori potrebbe diventare lavia moderna per valorizzare il capitaleumano, favorire la crescita di veri liberiprofessionisti e creare un valido percorsoalternativo all’assunzione. Tutti i giornali siarricchiscono del contributo dei collaboratoriesterni, dello specialista, di quel giornalistache con competenza aggiunge specificiknow-how. Ma la vera figura del libero profes-sionista non si è ancora compiutamenteaffermata fra i giornalisti. Siamo ricchi dico.co.co. che non sono altro che finti lavora-tori dipendenti camuffati da autonomi,mentre l’ “autonomo” che non aspira al postofisso raramente riesce a conquistarsi unadignità adeguata.L’Ordine dunque come “una casa comune”dei liberi professionisti? È uno spunto diriflessione e comunque un tentativo per cala-re di più l’istituzione nel mondo reale, perdare maggiore dignità al giornalista freelan-ce, per evitare masse crescenti di precari inbalia degli editori da utilizzare come virtualiredattori assunti.

Signor presidente, colleghe e colleghi, sotto-pongo alla vostra attenzione i numeri chesintetizzano il conto consuntivo 2003 e ilbilancio preventivo per il 2004.

BILANCIO CONSUNTIVO 2003Per quanto riguarda il bilancio consuntivo,nell’anno appena trascorso si evidenziano iseguenti flussi:

Le entrate totali sono state pari a € 2.520.647,62

Le uscite totali sono invece state pari a € 2.488.257,88

ne consegue un avanzo di esercizio pari a € 32.389,74

ENTRATE

Le entrate sono in linea con quelle registrate nelprecedente esercizio e si sostanziano, quasi esclu-sivamente, per le quote di iscrizione, il cui importocomplessivo è stato pari a € 1.904.781,09 cosìsuddivise: € 1.542.244,36 (prof.-pubb.-prat.) e €362.536,73 (elenco speciale).I diritti di segreteria hanno fatto registrareentrate per € 103.327,09 circa, anche inquesto caso la tendenza è in linea con i flus-si registrati lo scorso esercizio.Tra le altre voci di entrata: il totale delle tesse-re Alitalia ammonta a € 10.094,70, mentre iltotale delle tessere FF.SS. è di € 12.232,31.Nel 2003, beneficiando della ripresa di valoreche si è evidenziata sulle principali borsemondiali, anche il portafoglio titoli dell’Ordinedi Milano ha recuperato un po’ di terreno finoad evidenziare, nella voce dei ricavi daplusvalenze del conto economico, interessiattivi complessivi pari a € 16.021,95 di cui €12.806,71 derivanti dalla Gestione titoli affida-to alla divisione di private banking di BancaIntesa. Al 31 dicembre scorso avevamo ingestione un quota pari a 334.878,05 euro(252.484,10 euro in gestione patrimoniale tito-li + 82.393.95 euro sul conto corrente titoli).Il confronto con gli ultimi saldi resta purtrop-po infelice: il 31/12/2002 avevamo in gestione322.105 euro, mentre alla fine dell’annoprecedente, il 2001, quando ancora avevamoil portafoglio in gestione a Bipop-Carire, ilsaldo era di 411mila euro circa. La perdita intre anni è di circa il 29%.Voglio in questa sede ricordare che l’Ordineoltre a essersi costituito come parte civile nelprocedimento penale in corso nei confronti deidirigenti di Bipop-Carire, è anche capofila di uncomitato che rappresenta 20 parti lese. LaProcura della Repubblica di Brescia, com’ènoto, contesta 30 reati diversi a 45 dirigenti efunzionari dell’istituto guidato alla fine degli anniNovanta e fino al 2001 da Bruno Sonzogni. Siva dall'aggiotaggio, al falso in bilancio, alle falsecomunicazioni sociali, fino all'infedeltà patrimo-niale. L’inchiesta scaturì dalla denuncia di unagestione privilegiata dei patrimoni di alcuniclienti speciali a danno di tutti gli altri: è un’in-chiesta delicata, resa ancor più complessa dalcambiamento della normativa sul falso in bilan-cio, avvenuto quando i magistrati stavano giàlavorando sulla vicenda. E i nostri legali,Raffaele Di Palma e Francesco Sardi de Letto,dopo un recente colloqui con uno dei pm, ladottoressa Silvia Bonardi, ci hanno annunciato

che potremmo aspettarci nei mesi autunnali lafissazione dell’udienza dibattimentale.Ma torniamo ai nostri numeri.A fine anno sui conti correnti bancari registra-vamo un attivo pari a 120.595 euro, mentrel’ultimo estratto conto datato 18 marzo 2004cifra un attivo di 553.561,45 euro. A finegennaio 2004 il conto postale dell’Ordineammontava invece a 45.071,89 euro.A febbraio abbiamo acquistato pronti controtermine a tre mesi per 400mila euro, benefi-ciando di un tasso lordo dell’1,80%. E neimesi a venire la politica di gestione della liqui-dità resterà prudentemente orientata al vinco-lo della totale garanzia sul capitale investito.I crediti (per gli anni dal 1996 al 2003) verso gliiscritti ammontano a € 428.296,60 circa. Nelcorso del 2004 le esattorie provvederanno anotificare le cartelle esattoriali agli iscritti morosie noi siamo confidenti di recuperare entro l’eser-cizio in corso una quota cospicua di quei valori.

USCITE

Le uscite sono state pari a € 2.488.257,88, ela voce più rilevante è come sempre quellarelativa alle quote di competenza Cnog, paria € 966.243,93.Consentitemi di ringraziare tutto il personaledipendente che ha contribuito, con impegnoe professionalità, al buon andamento delnostro Ordine. A tal proposito, ricordo chel’Ordine è tenuto ad applicare ai propri dipen-denti il Contratto collettivo di lavoro per ilcomparto degli enti pubblici non economici.Il rinnovo del contratto per il biennio econo-mico 2001-2002, ha comportato nel corsodel 2003 un maggiore esborso; difatti a fron-te di una previsione di spesa di € 374.000,00per i dipendenti, le spese effettive sono state€ 459.078,01.L’affitto degli uffici, comprensivo di spesecondominiali, ammonta a € 84.186,62 circa,mentre per la convocazione dell’assembleadel 27 marzo 2003 sono state spese per l’in-vio delle raccomandate € 11.183,81 circa.Le spese legali ammontano a € 26.168,65circa. L’impegno su questo fronte è correlatoalle impugnazioni delle nostre decisioni davan-ti al Tribunale e alla Corte d’Appello di Milanononché di fronte alla Corte di Cassazione.La consulenza legale, fiscale e amministrati-va a favore dei nostri iscritti ha impegnatorisorse pari a € 35.107,91.Riassumendo, i fondi ad oggi accantonatisono così composti:F.do aggiorn.to professionale € 969,65F.do attività editoriali € 2.322,07F.do arredamento uffici € 17.065,69F.do acquisto sede Ordine € 522.194,46F.do adempim.pluriennali € 77.637,38Avanzo di esercizio 2003 da destinare € 32.389,74TOTALE FONDI ACC.TO € 652.578,99

In funzione degli sviluppi relativi all’ipotesi diacquisto della sede e delle prossime elezionilo stanziamento dei fondi potrebbe esserecosì modificato:F.do adempimenti pluriennali € 210.027,12F.do agg.to professionale € 969.65F.do attività editoriali € 69.387,76F.do acquisto sede ordine € 122.194,46F.do DPR 445/00 € 200.000,00F.do iniziative culturali € 50.000,00TOTALE € 652.578,99

Relazione del consigliere coordinatore dell’Urp

Davide Colombo“Gestione tranquilla e improntataall’economicità, mentre sono attesi sviluppi per la nostra azionecontro Bipop-Carire”

Relazione del consigliere tesoriere

segue

6 ORDINE 4 2004

Alberto ComuzziIl Collegio dei revisori dei conti, - compostodai giornalisti Alberto Comuzzi, MaurizioMichelini e Giacinto Sarubbi -, in conformitàal disposto di legge, presenta la propria rela-zione sul conto consuntivo per l’esercizio2003 e sul bilancio preventivo 2004.I membri di questo Collegio hanno procedutoad una accurata analisi e verifica di tutte leposte in entrata e in uscita, controllando laveridicità delle pezze giustificative presentate.Sono state effettuate le verifiche trimestralicon estrema puntualità e sono stati ottempe-rati gli obblighi di legge relativamente all’at-tuazione di tali verifiche.Dalle verifiche di cui sopra è emerso quantosegue :

Euro• entrate per 2.520.647,62di cui :• quota di iscrizione per 1.904.781,09*• diritti di segreteria per 103.327,09• tessere viaggi Alitalia per 10.094,70• tessere viaggi ferrovie per 12.232,31• tassa iscrizione albo per 76.985,00• tessere registro praticanti per 9.940,00• inserto Tabloid 22.092,00* (al lordo di quanto di competenza

del Consiglio nazionale)

La gestione titoli dell’OgL è stata affidata nelmarzo 2002 alla Bancaintesa spa, a seguitodella delibera unanime del Consiglio dicessare ogni rapporto con la Bipop–Carire.Dalla documentazione trasmessa daBancaintesa emerge che la redditività delportafoglio nel periodo 31/12/2002-31/12/2003 è stata del 3,98% (da 322071,34euro a 334878,05 euro).Sul periodo 2 marzo 2003 –2 marzo 2004 ilrendimento tocca il 10,02 per cento. È unsegnale confortante di ripresa, che lascia bensperare sul recupero del nostro portafoglio.È da rilevare inoltre che i crediti verso gliiscritti per gli anni dal 1998 al 2003 ammon-tano a 428.296,60 euro

Il Collegio dei revisori dei conti sottolineacome nel bilancio siano stati accantonati iseguenti fondi istituzionali:

F.do aggiorn.to professionale 969,65F.do attività editoriali 2.322,07F.do arredamento uffici 17.065,69F.do acquisto sede Ordine 522.194,46F.do adempim.pluriennali 110.027,12

TOTALE FONDI ACC.TO 652.578,99

ai quali va aggiunto l’avanzo del 2003 pari a32.389,74 euro, che appare prudente accan-tonare per intero nel Fondo adempimentipluriennali, anche considerando chequest’anno si terranno le elezioni per il rinno-vo del Consiglio. Adempimento, questo,molto oneroso.

Si precisa inoltre che l’Ordine dei giornalistiper gli anni 2002 e 2003 ha certificato i bilan-ci affidando l’incarico alla società Certifida srliscritta al Registro Revisori Contabilin.119646 pubblicata in G.U. n.100 del29.12.2000, la quale ha rilasciato il seguentegiudizio:“I bilanci dell’Ordine di giornalisti (relativi aglianni sopra indicati, ndr) risultano conformialle norme che ne disciplinano i criteri diredazione; sono pertanto redatti con chiarez-za e rappresentano in modo veritiero ecorretto la situazione patrimoniale e finanzia-ria ed economica dell’Ente”. La certificazionedei nostri bilanci va vista anche come unagaranzia per gli iscritti.

Il Collegio dei revisori, inoltre, ha controllatola rispondenza dei dati di bilancio con i saldieffettivi esistenti sia in cassa che presso le

banche, riconciliandoli trimestralmente e afine anno.Il Collegio informa, inoltre, che il bilanciopreventivo 2004 è stato redatto sulla base delconsuntivo 2003, sulla scorta dei dati dispo-nibili e con il criterio di massima prudenza.

Il Collegio dei revisori dei conti pertanto

invita

l’Assemblea ad esprimere voto favorevole alconto consuntivo 2003 ed al bilancio preven-tivo 2004.

Il presidente del Collegio sindacale Alberto Comuzzi

Il revisore Maurizio MicheliniIl revisore Giacinto Sarubbi

...............................

Nota/ La relazione è stata approvata all’u-nanimità dall’Assemblea degli iscrittiall’Albo di Milano svoltasi il 25 marzo2004 al Circolo della Stampa.

Relazione del Collegio dei revisori dei conti

“La certificazione dei nostri bilanciuna garanzia per gli iscritti”

A seguito di un’accurata istruttoria condottadal presidente, il Consiglio ha deciso unani-me, con delibera, di utilizzare il nuovo stru-mento della posta prioritaria in luogo delletradizionali raccomandate per la convocazio-ne dell’assemblea dei bilanci del marzo 2003e del marzo di quest’anno, applicando l’arti-colo 3 del Dlgs n. 382/1944.Le Poste ci rilasciano distinta sull’inoltro delle16.850 lettere così come avveniva con leraccomandate. La linea di Milano è stataseguita da altri Ordini. Altre amministrazioni

pubbliche (Istruzione, Interno, Inps, Inail)utilizzano la posta prioritaria al posto delleraccomandate. Si risparmiano così almeno32mila euro per assemblea. Il Consiglio con ilconforto di un parere legale (firmato dal prof.avv. Giuseppe Minieri) intende seguirequesta linea - e così ha deciso unanime il 23febbraio 2004 - anche per l’assemblea eletto-rale del maggio prossimo. Va detto che “l’Or-dine professionale non è tenuto a munirsidella prova della ricezione degli avvisi daparte di tutti i destinatari, dovendo viceversa

provare solo che gli avvisi personali dellaconvocazione siano stati, almeno, inviati agliiscritti” (Tar Campania Napoli, Sez.I,30/11/1994, n.271-fonte Foro Amm., 1995,177) e che “in assenza di una normativaspecifica e non essendo rilevante alcunaformalità, deve ritenersi non necessaria laprova dell'avvenuta ricezione degli avvisi diconvocazione dell'assemblea elettorale invia-ti agli iscritti” (Cons. Naz. Forense,28/12/2001, n.307 - fonte Rass. Forense,2002, 317).

Il Consiglio nella seduta del 22 marzo scorsoha deliberato di sottoporre al voto di quest’as-semblea la delibera del 23 febbraio con laquale ha confermato la linea dell’utilizzazionedella posta prioritaria in luogo della racco-mandata semplice previo rilascio da parte diPoste SpA della distinta.Con la distinta abbiamo la prova che le16.850 lettere di convocazione dell’assem-blea elettorale sono partite.Procedura simile ed uguale a quella delleraccomandate.

Assemblea elettorale e assemblea dei bilanci: la convocazione degli iscritti con posta prioritaria valida soltanto se Poste SpA rilasciano la distinta Ed ecco il testo della delibera votata all’unanimità nellaseduta del 23 febbraio 2004 e riapprovata all’unanimitànella seduta del 22 marzo 2004:Delibera del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti dellaLombardia in merito al procedimento amministrativorelativo alla convocazione delle assemblee 16, 23/24 e30/31 maggio 2004 per far fronte agli adempimenti di cuiall’articolo 4 (Elezione dei Consigli dell'Ordine) dellalegge n. 69/1963.

Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia,riunito il 23 febbraio e il 22 marzo 2004 nella propria sede divia Appiani 2-Milano,ascoltata la relazione del presidente del Collegio, responsa-bile del procedimento amministrativo relativo alla convocazio-ne delle assemblee 16, 23/24 e 30/31 maggio 2004 per farfronte agli adempimenti di cui all’articolo 4 (Elezione deiConsigli dell'Ordine) della legge n. 69/1963;letto l’articolo 3 del DlgsLgt n. 382/1944 (Norme sui Consiglidegli ordini e Collegi e sulle commissioni centrali professiona-li): “L'assemblea per l'elezione del Consiglio deve essereconvocata nei quindici giorni precedenti a quello in cui essascade. La convocazione si effettua mediante avviso speditoper posta almeno dieci giorni prima a tutti gli iscritti”;letto l’articolo 4 della legge n. 69/1963 (sull’ordinamento dellaprofessione di giornalista): “L'assemblea per l'elezione deimembri del Consiglio deve essere convocata almeno ventigiorni prima della scadenza del Consiglio in carica. La convo-cazione si effettua mediante avviso spedito per posta racco-mandata almeno quindici giorni prima a tutti gli iscritti, esclu-si i sospesi dall'esercizio della professione”;osservato che nell’ordinamento giuridico delle professioniintellettuali organizzate con l’Ordine e il Collegio coesistonodue modelli di convocazione delle assemblee, il primomediante avviso spedito per posta (così il DlgsLgt n.382/1944, che è la legge generale delle professioni intellet-tuali) e il secondo mediante avviso spedito per posta racco-mandata (così l’articolo 4 della legge professionale dei gior-nalisti);tenuto conto che l’esigenza di convocare le assemblee conavviso spedito per posta (prioritaria), ma con contestuale rila-scio da parte di Poste Italiane Spa della relativa distinta, èstata prospettata dal presidente dell’OgL ai ministri dell’Eco-nomia e della Giustizia con lettera raccomandata rr 22 giugno2001 e ai presidenti delle Commissioni Giustizia della Came-ra e del Senato con raccomandata rr 6 luglio 2001;che il Ragioniere generale dello Stato in risposta, con notaprot. n. 80437/2001 (rif. Prot. Entrata n. 0071560), ha scrittoche “ogni utile iniziativa sulla proposta in parola potrà essereassunta dal Ministero della Giustizia in relazione ai compitidi vigilanza sugli Ordini professionali”;che il ministero della Giustizia non ha dato seguito all’auspi-cio del Ragioniere generale dello Stato di introdurre nellalegge professionale dei giornalisti una nuova “disposizione a

carattere ordinamentale ovvero organizzatorio non aventeimplicazioni sulla finanza pubblica (art. 11, comma 3, letterai-bis della L 468/1978 introdotta con la L. 208/1999”; e cheanche le Commissioni Giustizia di Camera e Senato hannoignorato il problema sollevato dal presidente dell’OgL comuneagli altri Ordini e Collegi professionali;tenuto conto che la presidenza del Consiglio dei ministri, concircolare 29 marzo 2002 n. 31550/III/2.16 (Enti e progetti delServizio civile nazionale. Procedure di selezione dei volonta-ri), impone ai volontari l’utilizzazione della posta prioritariaper restituire all’Ufficio nazionale per il servizio civile la copiadel provvedimento di avvio al servizio debitamente firmatadall’interessato per accettazione;tenuto conto: 1. delle circolari 30 aprile 2002 n. 48 e 28 apri-le 2003 n. 42 (Formazione commissioni esami di Stato) delministero dell’Istruzione e dell’Università che impegna leUniversità a trasmettere, con apposita distinta, le domandepresentate dai docenti, con raccomandata o posta prioritaria,all’Ufficio scolastico regionale territorialmente competente; 2.delle circolari del Ministero dell’Interno 8 aprile 2000 n. SAF9/2000 (spese postali per il referendum 2000); 2 aprile 2001 n.SAF 4/2001 (disciplina spese postali per le elezioni 13 maggio2001); 29 agosto 2001 n. SAF 13/2001 (spese postali e tele-grafiche Referendum del 7 ottobre 2001); 28 marzo 2002 n.FL 8/2002 (Elezioni amministrative del 26 maggio 2002. Disci-plina delle pese postali); 17 aprile 2003 n. FL 15/2003 (Elezio-ni amministrative del 25 maggio 2003. Disciplina delle spesepostali); 12 maggio 2003 n. FL 17/2003 (Disciplina delle spesepostali per i referendum del 15 maggio 2003), che, tutte, preve-dono la spedizione da parte dei Comuni delle “cartoline avvi-so” - con le quali si dà avviso agli elettori residenti all'esterodella data delle consultazioni - per posta prioritaria sia per ipaesi europei, che per quelli extraeuropei;tenuto conto che l’Inps (circolare 30 aprile 2002 n. 48) e l’Inail(nota 13 novembre 2002) affidano corrispondenza delicatadiretta ai loro utenti alla posta prioritaria;tenuto conto che “nulla esclude che una pubblica ammini-strazione (qual è l’Ordine dei giornalisti della Lombardia)utilizzi anche il generale parametro della convenienza econo-mica, che trova applicazione per tutta l'attività amministrativain base ai principi di economicità e buona amministrazione erisponde ad un principio generale dell'azione amministrati-va” (Tar Toscana, Sez.II, 20/05/2002, n. 1020; fonte ForoAmm. TAR, 2002) e visto l’articolo 1 della legge n. 241/1990secondo il quale “l'attività amministrativa persegue i fini deter-minati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di effi-cacia e di pubblicità secondo le modalità previste dallapresente legge e dalle altre disposizioni che disciplinanosingoli procedimenti”;tenuto conto delle leggi n. 289/2002 e n. 350/2003 (leggifinanziarie per il 2003 e per il 2004), che prevedono misure dicontenimento della spesa delle pubbliche amministrazionialle quali anche l’Ordine dei Giornalisti della Lombardiaappartiene (art. 1. comma 2, del dlgs n. 165/2001, già Dlgs n.

29/1993) e “dei canoni di buona gestione, che sono elevatia principi fondamentali cui deve uniformarsi l'azione e l'atti-vità amministrativa” (C. Conti Umbria, Sez.Giurisdiz.,31/07/2000, n.424; fonte Riv. Corte Conti, 2000, f. 4, 58);osservato che “l’Ordine professionale non è tenuto a munir-si della prova della ricezione degli avvisi da parte di tutti idestinatari, dovendo viceversa provare solo che gli avvisipersonali della convocazione siano stati, almeno, inviati agliiscritti” (Tar Campania Napoli, Sez.I, 30/11/1994, n.271-fonteForo Amm., 1995, 177) e che “in assenza di una normativaspecifica e non essendo rilevante alcuna formalità, deve rite-nersi non necessaria la prova dell'avvenuta ricezione degliavvisi di convocazione dell'assemblea elettorale inviati agliiscritti” (Cons. Naz. Forense, 28/12/2001, n.307 - fonte Rass.Forense, 2002, 317) ;

delibera

a. di affidare, come è già avvenute in occasione della convo-cazione delle assemblee del marzo 2003 e del marzo 2004,all’Ufficio delle Poste Italiane SpA di Milano 26 l’affrancatura(francobollo posta prioritaria da euro 0,60 + euro 0,025 dilavorazione a busta) delle 17mila (circa) lettere di convocazio-ne dell’assemblea degli iscritti del 16, 23/24 e 30/31 maggio2004 per far fronte agli adempimenti di cui all’articolo 4(Elezione dei Consigli dell'Ordine) della legge n. 69/1963;lettere imbustate ed etichettate (con gli indirizzi degli iscritti)dalla ditta “Indirizzi Araldo” di Milano;b. di presentare all’Ufficio delle Poste Italiane SpA di Milano26 apposita distinta con i nomi dei giornalisti professionisti epubblicisti destinatari dell’avviso di convocazione dell’assem-blea; distinta, che andrà bollata dai dipendenti dell’Ufficio dellePoste Italiane SpA di Milano 26 pagina per pagina; procedurain passato osservata per l’inoltro degli avvisi mediante racco-mandata e diretta a garantire, - con la distribuzione “veloce,economica e facile in Italia e nel mondo” assicurata dallaposta prioritaria (come recita la pubblicità delle Poste ItalianeSpA) -, le stesse certezze di recapito della corrispondenzaottenibili con la spedizione per raccomandata;c. di chiedere all’Ufficio delle Poste Italiane SpA di Milano 26la restituzione delle lettere non esitate per assenza dei desti-natari dal loro domicilio o per trasferimento degli stessi adaltro indirizzo sconosciuto all’OgL;d. di pubblicizzare, con titolazione vistosa ed efficace, l’even-to delle assemblee elettorali nella prima pagina del numero dimarzo 2004 del mensile Tabloid (organo dell’Ogl, che vienespedito a tutti gli iscritti negli elenchi dell’Albo); nella primapagina del sito web dell’OgL e con comunicati stampa diffu-si mediante fax ed email (dirette personalmente anche agliiscritti) nelle giornate prossime al 16, 23/24 e 30/31 maggio2004, giorni dello svolgimento delle assemblee elettorali. ■...............................Nota: La relazione è stata approvata all’unanimitàdall’Assemblea degli iscritti all’Albo di Milano svoltasi il25 marzo 2004 al Circolo della Stampa.

segue la relazione del tesoriere Davide Colombo

7ORDINE 4 2004

LE SCUOLEDI GIORNALISMO

Circolo

della Stampa

giovedì 25 marzo

Bilanci

esperienze

e prospettive

Bruno Ambrosi“La prestigiosa via milanese al giornalismo fabbrica oggiprofessionisti multimediali”L’occasione di un bilancio ci deve indurre nonsolo ad elencare i risultati raggiunti, le cifre,le buone intenzioni da realizzare o difficili daraggiungere: è la logica dei consuntivi, allaquale ovviamente non ci si deve sottrarre. Maè anche una buona occasione per tentare diriflettere su quali e quanti tumultuosi cambia-menti siano avvenuti nel giornalismo inquest’ultimo decennio all’insegna di unatecnologia travolgente che ha cambiato radi-calmente, senza che quasi ce ne accorges-simo, il modo stesso di fare i giornali e, diconseguenza, i giornalisti.Ed è proprio questo il compito primariodell’Associazione: “fabbricare” i giornalisti dioggi e di domani attraverso quell’Istituto“Carlo De Martino” che per primo in Italia haaffrontato con onore il difficile ed ambiziosocompito, cercando di svolgerlo al meglio perquasi un trentennio, con risultati lusinghieriche si misurano sul numero delle Direzioni,dei quadri qualificati, delle grandi firme, deiposti di lavoro ottenuti. Non è stato un compi-to facile,soprattutto in questi ultimi anni di crisidell’editoria e di sofferenza del mondo gior-nalistico,contrassegnato, soprattutto nelnostro Paese, non solo dall’inaridimento delleindispensabili fonti economiche degli investi-menti pubblicitari ma anche da una stagna-zione della diffusione che ci vede nelle posi-zioni più basse delle classifiche europee e in

quelle più imbarazzanti delle mondiali.Senza contare che i facili entusiasmi provo-cati dall’avvento dei cosiddetti “new media” sisono rapidamente sgonfiati di fronte ad un’e-conomia non ancora pronta e ad una menta-lità non sufficientemente matura, con il risul-tato che una sola testata telematica “autono-ma”, sganciata cioè da un quotidiano dicarta, ha avuto una vita stentata sino allarecente scomparsa.Ciò nonostante è indubbio che ci dovrà esse-re una ripresa, se il fosco scenario mondialelo consentirà, e che il futuro sarà scanditosempre più dagli impalpabili bit che ormai datempo hanno messo in pensione il piombotradizionale delle redazioni e che, appunto,da quasi un decennio governano ormai nellegrandi come nelle piccole realtà editoriali lafabbricazione dei giornali. Un merito dellaquasi decennale gestione della Scuolasembra proprio essere questo: aver trovatouna realtà ancorata ai vecchi criteri guten-berghiani con solo una piccola apertura ainuovi orizzonti, e averla adeguata rapida-mente alla rivoluzione in corso, introducendo

in maniera decisa quelle nuove tecnologie equegli insegnamenti che si sarebbero prestorivelati come determinanti. E così, da anni, ilpraticante giornalista che frequenta il nostroIstituto può essere considerato a tutti glieffetti un professionista multimediale capacedi muoversi in maniera competente tra tele-matica e radiofonia, tra carta stampata etelevisione, nutrito di solide basi culturali edeontologiche che dobbiamo ad un corpodirettivo e docente di prim’ordine, un profes-sionista, insomma, attrezzato culturalmentee capace di trovarsi a proprio agio in qualun-que ambiente di lavoro in maniera produttivada subito, senza incertezze.È questo il ritratto ideale che corrisponde aiquaranta neo praticanti che da oggi entranonel registro dell’Ordine lombardo con il lorobagaglio di entusiasmi e di speranze: sonole ragazze e i ragazzi del XIV° corso bienna-le dell’Ifg che vanno ad aggiungersi agli oltreseicento colleghi che li hanno preceduti neglianni in quella che è ormai considerata laprestigiosa “via milanese” al giornalismocreata nel nostro Istituto tra molte difficoltàeconomiche che non ci hanno mai impeditodi perseguire un primato che non fossesoltanto temporale. D’altronde basterebbedare un’occhiata al sito telematico dell’Ifg perpoter constatare, ogni giorno, come in viaFabio Filzi si lavori per creare un giornalistaautenticamente multimediale, capace dipassare dalla tradizionale pagina scritta peril quotidiano al giornale radio, all’agenzia,all’inchiesta, alla comunicazione on line.Difficoltà economiche, dicevamo. Lo stanzia-mento della Regione, pur decurtato e pale-semente incongruo rispetto alle esigenze diuna scuola moderna e tecnologicamenteavanzata è la base essenziale per il nostrofunzionamento, unito al contributo indispen-sabile che viene erogato dall’Ordine lombar-do: solo così, tra mille aggiustamenti alrisparmio, riusciremo a chiudere ancora unavolta il bilancio in nero e a prevedere un futu-ro possibile, non senza domandarsi perchéquesta realtà tanto importante del mondogiornalistico non attiri una concreta attenzio-ne dalle molte altre istituzioni interessatedirettamente o indirettamente, prima fra tuttela Federazione editori.Ma, nonostante queste difficoltà oggettiveche ne condizionano l’esistenza, la nostraScuola rimane un punto di riferimento eccel-lente nel panorama dei corsi di giornalismoautorizzati dall’Ordine nazionale, un arcipe-lago ormai di 13 isole prevalentementeappoggiate alle Università, sparse pratica-mente sull’intero territorio nazionale. Dovevaessere, quella universitaria, la sorte anchedel “De Martino” in base a protocolli giàavviati e di cui la relazione dell’anno scorsovi aveva già dato notizia: un percorso che siè momentaneamente interrotto anche per ledifficoltà e le incertezze che il mondo degliAtenei sta registrando, ma che rappresentacomunque, anche per il nostro Istituto, unascelta obbligata che sarà compiuta da chisarà chiamato a guidare le sorti della nostraScuola.Infatti, come ben sapete, le imminenti elezio-ni per il rinnovo dell’Ordine comporteranno ilrinnovo dei vari incarichi, Associazione perla Formazione al Giornalismo compresa:l’augurio è che chi sarà chiamato ad assu-mere questa responsabilità sappia gestire almeglio la prestigiosa creatura dell’Ordinelombardo che rappresenta un modello pertutti gli Istituti, impegnandosi a fondo permantenere ed accrescere i primati faticosa-mente raggiunti, senza mai dimenticare l’am-monimento del grande Kapuscinski : “ I cinicinon sono adatti al nostro mestiere”.

Presidente dell’Associazione “Walter Tobagi”per la Formazione al Giornalismo

8 ORDINE 4 2004

Giornalisti: un accessoprivilegiato con le scuolericonosciute dall’Ordine

Bologna, 27 febbraio2004. Le scuole di giornali-smo riconosciute dall’Ordi-ne sono l’accesso privile-giato alla professione, alpunto che la stragrandemaggioranza degli ex allie-vi lavora effettivamente co-me giornalista.Lo dice l’indagine delCentro di documentazionegiornalistica fatta su uncampione di 85, tra esami-nandi e neo professionisti, presentata alconvegno a Bologna che ha riunito tutte lescuole italiane. L’indagine ha monitorato i treattori del settore - scuole, allievi ed editori - a14 anni dalla nascita di istituti sostitutivi delpraticantato e quindi alternativi per l’accessoalla professione.Un accesso che le scuole in qualche modorendono molto probabile: l’Istituto ”Carlo DeMartino” per la Formazione al Giornalismodi Milano dal ‘77 al 2001 ha formato 596 pro-fessionisti, e oggi 563 lavorano in campogiornalistico, 18 in uffici stampa, mentre unofa l’editore.

Dei 178 allievi di Urbino,173 lavorano come giorna-listi.Anche se, sottolinea l’Ifgmilanese, “il problema or-mai è la precarietà di unmercato che utilizza lo stru-mento dei contratti a termi-ne: prima il 70% era assun-to a tempo indeterminato,ora la percentuale è inverti-ta”.Anche se appena uscito

dal corso, il 73% del campione dichiara di la-vorare già. Il 5% è stato assunto a tempo in-determinato, il 57% con contratto di collabo-razione continuata, il 19% ha un contratto atempo determinato, il 13% lavora come freelance, e il 6% ha altre forme contrattuali.La maggior parte (il 35%) lavora in quotidia-ni, il 10% in agenzie stampa, mentre il restosi ripartisce tra tv, radio, settimanali e mensi-li. Del 27% che non lavora però ben il 70%non ha ancora ricevuto offerte di lavoro. Nel74% dei casi il lavoro è una conseguenzadei periodi di stage passati nelle redazioni.

(Reuters)

Angelo Agostini“Anche i maestri giornalisti dovrebbero frequentare una scuola”E ora che le scuole di giornalismo milanesisono tre, un quarto esatto di tutte quelledisseminate sul territorio nazionale, checosa facciamo? Con la presenza del Master in giornalismodell’Università Iulm, le scuole milanesi sonodiventate tre. All’Ifg, storico predecessore,s’era affiancata da tempo la scuola dell’Uni-versità Cattolica, ora si conta anche l’Univer-sità Iulm. Tre scuole, tre strade d’accesso algiornalismo, tutte tre a Milano, ciascuna conun modello differente, un modello didattico,professionale e istituzionale. Potremmo puregoderci la supremazia della prima piazzamediatica nazionale, e raccontarci che ovvia-mente questa è Milano: la città dove la viva-cità giornalistica è prima, anche nei percorsiformativi per avviare i giovani alla professio-ne. Potremmo farlo, ma non basta.Registriamo sommovimenti profondi, daldecreto ministeriale sull’accesso alla profes-sione, fino alla realtà di dodici scuole di gior-nalismo operanti in Italia. Registriamo tuttoquesto, ma restiamo ancora balbuzienti difronte ad una realtà viva e concreta, che hagià cambiato di fatto l’accesso alla professio-ne.Di più: ha cambiato concretamente aspetta-tive, desideri, bagagli professionali, capacitàoperative dei giovani che mettiamo tutti glianni nel mondo dei giornalismi. Vent’anni fa,un ragazzo (o una ragazza) uscito dall’Ifgpensava di potere essere assunto da ungiornale e andare a fare il cronista. Oggi no.Oggi no, non perché non ci sia lavoro;perché questa è una bufala, agitata per moti-vi che a definirli contrattuali sarebbe far loroun onore. Oggi no, perché i giovani giornali-sti formati dalle scuole s’insinuano, s’affer-mano, irrompono nei mille rivoli che laprofessione ha saputo creare ben oltre lacerchia ristretta delle redazioni.Non c’è più (orrenda banalità!) solo la reda-zione d’un quotidiano di fronte al ragazzoformato dentro una scuola.Che sia un ufficio stampa, piuttosto che un’i-stituzione pubblica, un’impresa, un gruppo dipressione, piuttosto che la televisione diquartiere, o il mestiere da free lance, oggi ilgiornalismo pervade tutti gli angoli della vita

associata. E di giornalisti c’è bisogno, vitalee assoluto, ovunque. Questo è il punto: chegiornalisti formiamo? Cronisti, commentatori,specialisti, redattori, infografici, deskisti,addetti stampa?Oggi formiamo giornalisti dentro soluzioniormai quasi antiche come gli Ifg, all’internodi istituzioni nuove come le università priva-te, attraversando modelli ibridi, come lacommistione tra la sovranità dell’Ordine e lasupremazia dell’Accademia.Abbiamo modelli istituzionali differenti, manessuna base didattica comune al di làdell’apparentamento dentro il Quadro di Indi-rizzi del Consiglio nazionale dell’Ordine.Abbiamo un tale quadro confuso, propriomentre il Governo viene a dettare le nuovenorme per l’accesso alla professione.Ce n’è abbastanza, io credo, per arrivare aduna proposta semplice e concreta. Si dia vitaa una qualunque forma condivisa e unitariadi qualche cosa che possa assomigliare a unIstituto nazionale per il giornalismo. Un istitu-to, centro, osservatorio (la forma non conta),che abbia almeno due compiti: formi i forma-tori, coordini i centri di formazione.Sul primo punto non mi dilungo. Quindicianni di esperienza nella formazione al gior-nalismo sono sufficienti per autorizzarmi adire che non tutti i buoni giornalisti sonobuoni maestri di giornalismo.Quindici anni sono abbastanza per dire che imaestri giornalisti dovrebbero frequentareuna scuola che dia loro gli strumenti perpotere esercitare con decenza la funzioneche il titolo accrediterebbe. Non basta sape-re scrivere per insegnare a trovare, verificaree rendere comprensibile una notizia.I maestri di giornalismo sono una garanziaper tutta la categoria: vogliamo dare loroqualche cosa che assomigli ad una patente?Sul secondo punto sarò altrettanto breve.Dodici scuole sono molte, la riforma dell’ac-cesso ne annuncia molte di più.Se l’Ordine vuole conservare una suprema-zia che i fatti gli assegnano, l’impegno èscritto: non basta un quadro d’indirizzi,serve un coordinamento molto più stretto.Serve che le scuole facciano sistema.Almeno le buone scuole.

Relazione del coordinatore editoriale del Master in giornalismo dell’Università Iulm di Milano

LE SCUOLEDI GIORNALISMO

Circolo

della Stampa

giovedì 25 marzo

Bilanci

esperienze

e prospettive

I neo praticanti dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo, dello Iulm e dell’Università Cattolica riuniti nella foto di gruppo al Circolo della Stampa

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Giorgio Simonelli“Domande in crescita del 200 per cento”Come sembrano lontani i tempi in cui l’ipotesidi affidare all’Università la formazione dei gior-nalisti sembrava un’idea fuori dal mondo, unosfizio intellettuale, una soluzione così pocopraticabile da suscitare spesso e volentierifacili ironie. Un po’ come in quel vecchio filmcon Doris Day e Clarke Gable, intitolato initaliano 10 in amore, una commedia hollywoo-diana di George Seaton del 1957, in cui ilcapocronista dell’Evening Cronicle, accetta, inseguito alle molte insistenze del suo direttore,di portare una sua testimonianza in un corsouniversitario di giornalismo.Presentatosi all’ap-puntamento svogliato e disinteressato a quel-l’esperienza che ritiene inutile per sé e per glistudenti, per una serie di equivoci viene scam-biato per uno studente e in quella veste impar-tisce alla zelante professoressa del corso unalezione di vero giornalismo, quello che si impa-ra “consumando le suole lungo le vie della cittàe nella frenetica vita di redazione”.Ora tutto questo ci sembra appartenere a unpassato remoto e un po’ pittoresco, ma chi,tra noi, che al problema ci siamo dedicati eappassionati per anni, non ricorda quantoquella mentalità, quella che si può chiamare“sindrome di 10 in amore” fosse persistente, enon solo negli anni Cinquanta, anche in tempimolto più vicini?Ma come sono cambiate le cose al punto dafar apparire quei problemi e quelle incompren-sioni reperti archeologici? Pur restando aper-ta, la questione della formula (master di primolivello dopo la laurea triennale o triennio dibase più laurea specialistica), non è minima-mente in discussione che il luogo privilegiatodella formazione giornalistica sia l’ambitoaccademico. Dove, certo, molte cose sonocambiate, per rendere possibile questo tipo dipercorso formativo, riconosciuto approvato econdiviso dal mondo del giornalismo e daisuoi rappresentanti istituzionali.In base all’esperienza del Master in giornali-smo a stampa e radiotelevisivo dell’Alta Scuo-la in Media, Comunicazione e Spettacolodell’Università Cattolica, che insieme con altreScuole ha vissuto intensamente questa fasedi cambiamento e di crescita (le domande diammissione alla selezione per il biennio 2003-2005 hanno visto un aumento del 200%rispetto al precedente), penso si possanoraggruppare lungo tre linee le scelte chehanno reso possibile la realizzazione diquesto progetto.La prima riguarda la progettazione di piani distudio, nei quali le discipline teoriche dellacomunicazione e dell’informazione, nate esviluppatesi in ambito accademico fin daglianni settanta su una matrice fondamental-mente semiotica, hanno trovato un coerenteinserimento nei curricula e una specificità dimetodi e contenuti. L’insegnamento della“teorie” - possiamo dire le famigerate, da uncerto punto di vista, teorie - viene impartitosempre avendo di mira l’applicazione a un’e-sperienza concreta di comunicazione; lasemiotica è semiotica del testo giornalistico, oancor più specificamente semiotica del testogiornalistico audiovisivo, e mai nessun inse-gnamento, neanche il più teorico, prescindedall’elaborazione da parte degli studenti di unelaborato, dalla finalizzazione in un “compito”,in tutti sensi a cui la parola rimanda.La seconda linea di rinnovamento ha riguar-dato la didattica laboratoriale, sempre piùspesso affidata a docenti provenienti dalmondo esterno all’università, dall’ambito delleprofessioni giornalistiche, con il coinvolgimen-to anche di firme di prestigio, di personaggifamosi. Ma tutto in un’ottica ben diversa rispet-to a quella che introduceva queste figure neicorsi universitari in qualità di semplici testimo-ni - come il James Gannon -, Clarke Gable del

Condirettore della Scuola di giornalismo dell’Università cattolica del Sacro Cuore

film da cui siamo partiti -, in maniera estem-poranea, effimera, in quella forma della cosid-detta “ospitata” che si basa soprattutto alprestigio e mira alla visibilità. La presenza deiprofessionisti nei laboratori è, ora, una presen-za radicata, un coinvolgimento vero, che siesprime nella partecipazione alla programma-zione didattica, alla realizzazione di prodotti,indispensabile nella didattica di laboratorio,all’elaborazione e alla discussione dei lavori ditesi finale. Nel piano di studi progettato per ilnostro master del biennio 2004-2006 l’attivitàdidattica dei moltissimi laboratori, previstiattorno ai vari contenuti e alle varie tecnichedel giornalismo, si svolgerà in forma concen-trata e sulla base di singoli progetti definiti incondivisione e realizzati in collaborazione trail docente e gli studenti.La terza linea è quella dell’attività redazionale.Oggi le scuole di giornalismo sono più chemai luoghi di lavoro, lavoro a tempo pieno, conla vitalità, la frenesia, la durezza, anche, diuna redazione. Può apparire fastidioso e un

po’ esibizionistico portare come esempio illungo elenco delle attività prodotte dal nostroMaster. Ma è giusto correre questo rischio, senon altro per rendere il giusto merito aglistudenti, ai tutor, ai docenti che vi sono quoti-dianamente impegnati. Allora dalla “bottega”del Master escono: un magazine periodico,Presenza, che analizza i problemi di attualitànell’ambito nazionale e internazionale, sfrut-tando le molteplici competenze presenti inuna grande università diffusa su tutto il territo-rio nazionale come la “Cattolica”; un quotidia-no on line, mag, che si propone di raccontareattraverso cronache, interviste e inchieste gliaspetti meno evidenti e meno frequentati dallagrande informazione dei cambiamenti sociali;un settimanale di approfondimento radiofoni-co, registrato e montato nello studio delCentro audiovisivi dell’Università e messo inonda dall’emittente Circuito Marconi; servizitelegiornalistici, interviste, documentari, mon-taggi di materiali dell’archivio audiovisivodell’Università che vengono forniti a testate diinformazione televisiva locale e a circuitinazionali.Completano il quadro l’attività stagistica, laproduzione di un’agenzia, i cicli di lezioni affi-date a direttori di testate, rappresentanti aimassimi livelli delle istituzioni giornalistiche,docenti di altre università. Ci sarebbero poi iriconoscimenti e i premi recentemente ottenu-ti da alcuni lavori realizzati dalla redazione; maa parlare di questo, il rischio di narcisismo,poco sopra evocato, diventa troppo forte.

Scuole e master universitari riconosciutidall’Ordine nazionale dei giornalistiISTITUTO “CARLO DE MARTINO”PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO di Milano(promosso dall’Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo,dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia e dalla Regione Lombardia)20124 Milano - Via Fabio Filzi, 17 Tel. 02.6749871 - Fax 02.67075551E-mail: [email protected]: Gigi Speroni; Vicedirettore: Adolfo Pallavisini.

MASTER BIENNALE IN GIORNALISMO(promossa dall’Università Cattolica di Milano)20123 Milano - Università Cattolica Sacro Cuore - Via S. Agnese 2, III pianoTel. 02.862205 - Fax 02.865684Sito Web: www.unicatt.it/milano - e-mail:[email protected]: Gianfranco Bettetini; condirettore Giorgio Simonelli.

MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO (promosso dall’Università IULM di Milano)Università Iulm - via Carlo Bo 1 - 20143 Milano - Tel. 02.8914121Direttore Giovanni Puglisi (Rettore)coordinatore didattico Marino Livolsi (Pro Rettore) Angelo Agostini coordinatore editoriale.

ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO di Urbino(promosso dall’Ordine dei giornalisti delle Marche, dall’Università degli Studi di Urbino e dalla Regione Marche)61029 Urbino - Via della Stazione 150/D Tel. 0722.350581 - Fax 0722.328336Sito Web: www.uniurb.it/giornalismo - E-mail: [email protected]: Lella Mazzoli - Direttore dei corsi: Silvano Rizza.

CENTRO ITALIANO DI STUDI SUPERIORI PER LA FORMAZIONE EL’AGGIORNAMENTO IN GIORNALISMO RADIOTELEVISIVO di Perugiafondato dalla Rai e dall’Università di Perugia in collaborazione con l’Ordine nazionaledei giornalisti e la Regione Umbria06077 Ponte Felcino - Villa Bonucci - Via G. Puccini, 253 Tel. 075.5918204/5/6/7 – Fax 075.5918298Sito Web: www.sgrtv.it - E-mail: [email protected]: Vittorio Fiorito.

SCUOLA SUPERIORE DI GIORNALISMO di Bolognapromossa dall’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, dall’Università degli Studi di Bologna e dall’Associazione per la Formazione al Giornalismo dell’Emilia Romagna40138 Bologna - Università degli Studi - Facoltà di Lettere e FilosofiaVilla Pallavicini Gandolfi - Via Martelli, 22/24Tel. 051.6024560 - Fax 051.6024561Sito Web: www.lettere.unibo.it/didattica/scuole/giornalismo/index1.htmlDirettore: Angelo Varni.

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN GIORNALISMO LIBERAUNIVERSITÀ INTERNAZIONALE “GUIDO CARLI” (LUISS)promossa dall’Ordine dei giornalisti del Lazio e Molise e dall’Università Luiss - Facoltà di Scienze Politiche00162 Roma - Via OresteTommasini, 1 Tel. 06-8522538; 06-85225558; fax 06-86506515Sito Web:www.luiss.itDirettore: Luciano L. Pellicani.

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN ANALISI E GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE INDIRIZZO IN GIORNALISMO -UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA “TOR VERGATA”(Facoltà Lettere e Filosofia) promossa dall’Ordine dei giornalisti del Lazio e Molise e dall’Università di “Roma - Tor Vergata”

00198 Roma - c/o Istituto San Leone Magno - Largo di S. Costanza, 1Tel. 06.84240912/3 - Fax 06.84240913 Sito Web: www.scuolacomunicazione.uniroma2.itDirettore: Franco Salvatori.

CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE INDIRIZZO INGIORNALISMO - LIBERA UNIVERSITÀMARIA SS. ASSUNTA (LUMSA) - Facoltà Lettere e Filosofia - promosso dall’Ordine dei giornalisti del Lazio e Molise e dalla Libera Università MariaSS. Assunta (Lumsa)00193 ROMA - Via della Traspontina, 21 - Tel. 06.68422200/68422292 - Fax 06.6878357 Sito Web: www.lumsa.it - E-mail: [email protected]: Claudio Vasale.

CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE INDIRIZZO IN GIORNALISMO - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO - Facoltà di Scienze della formazione - promosso dall’Ordine dei giornalisti della Sicilia e dall’Università di Palermo90139 Palermo - Piazza Ignazio Florio, 24 - Tel. 091.321536/321547 - Fax 091.321665Sito Web: www.unipa.it - E-mail: [email protected]: Antonio La Spina.

MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO UNIVERSITÀ“SUOR ORSOLA BENINCASA” di Napolipromosso dall’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli 80135 Napoli - Via Suor Orsola, 10 -Tel. 081.2522251/2 - Sito Web: www.unisob.naDirettore: Lucio D’Alessandro.

MASTER BIENNALE IN GIORNALISMO(in corso di attivazione: selezioni previste nel 2004) - 70121 Bari – Istituto “Di CagnoAbbrescia” – corso A. De Gasperi n. 320 Tel. 080.5714732.

SCUOLA DI GIORNALISMO DI TORINO in fase di allestimento.

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IulmPensare il giornalismo nella dimensione storico-comunicativa

Circolo della Stampa, 25 marzo 2004 ore16.30. Una data e un’ora che segnano unimportante traguardo nella vita di 72 giova-ni. Sono i nuovi “aspiranti professionisti”.Vengono da tre scuole diverse, Ifg “De Marti-no”, Università Cattolica e Iulm, ma condivi-dono lo stesso sogno: diventare bravi gior-nalisti.Facce tese, ma felici. Voci che tradisconouna profonda emozione. Qualche lacrima etanti sorrisi. Così si sono presentati a Fran-co Abruzzo per ritirare il tanto atteso “tesse-rino azzurro”, quello da praticante. E cosìanche i dodici del primo anno di corso del

di Valeria MorselliMaster in Giornalismo dell’Università Iulm.Dieci ragazzi e due ragazze. Pochi, è vero,ma con tanti sogni e speranze per il futuro.Studenti che, come nelle altre scuole, simettono ogni giorno a confronto con le diver-se sfaccettature del giornalismo. La loromattina è interamente dedicata alle lezioniteoriche.Storia del giornalismo, informatica, comuni-cazione e tante altre materie. Perché,raccontano i ragazzi, c’è molto da acquisirenon solo concretamente, ma anche a livelloconcettuale. “È importante imparare non solocome scrivere e adattare il proprio stile allediverse realtà, ma anche, e soprattutto,pensare il giornalismo nella sua dimensionestorico-comunicativa”, spiegano con convin-zione. Il pomeriggio, invece, è dedicato ai

lavori di testata. All’aggiornamento quotidia-no del giornale on-line con media-news ecuriosità. Alla registrazione del Gr che, dalle15.00, è disponibile in Internet. Alla confe-zione, infine, di un mensile: il Lab.Iulm (lo sipuò trovare nella sede della scuola). Ed è inavvio anche il Tg.Un sistema di insegnare a fare giornalismoche cerca di formare i giovani a tutto tondo.Un modus operandi che, i ragazzi stessi,definiscono “molto interessante” anche sefaticoso.La fatica però è una peculiarità e, nello stes-so tempo, una costante di tutte e tre le scuo-le milanesi: il famoso “sudare le sette cami-cie”. Tutti i giorni. Per portare a casa un

Università CattolicaUn giornale online “racconta”i cambiamenti della vita sociale

Un vecchio film in bianco e nero, unacommedia hollywoodiana del ’57 di GeorgeSeaton, con Doris Day e Clarke Gable. Da10 in amore è partito il condirettore dellaScuola di giornalismo dell’Università cattoli-ca del Sacro Cuore, Giorgio Simonelli, perl’intervento esposto in occasione dellaconsegna delle tessere di praticante il 25marzo scorso a Milano.Il film, che racconta di un cronista dell’Eve-ning Cronicle costretto a tenere, contro lasua volontà, un corso universitario di giorna-lismo, è stato ritenuto specchio di quellamentalità secondo cui insegnare il mestieredi cronista dietro banchi di scuola è impresaimpossibile. «Ora tutto questo ci sembraappartenere a un passato remoto e un po’pittoresco – ha dichiarato Simonelli -, ma chitra noi si è dedicato e appassionato al

di Nicola Zaccagni problema ricorda quanto quella mentalitàfosse persistente, e non solo negli AnniCinquanta, anche in tempi molto più vicini».A distanza di anni il preconcetto sembraessere stato smentito e a tutt’oggi «non èminimamente in discussione che il luogoprivilegiato della formazione giornalistica sial’ambito accademico».Tanto è cambiato dal 1961, anno in cui il filo-logo e storico del teatro Mario Apolloniofondò a Bergamo la Scuola superiore di gior-nalismo e mezzi audiovisivi. È infatti opinio-ne ormai diffusa che una professione comequella del giornalista può essere insegnata eappresa attraverso un percorso di tipouniversitario, «riconosciuto, approvato econdiviso dal mondo del giornalismo e daisuoi rappresentanti istituzionali».Nel corso degli anni l’Alta scuola in media,comunicazione e spettacolo dell’UniversitàCattolica ha variato i piani di studio al fine diconsentire l’applicazione di discipline svilup-

patesi in ambito accademico a quello chevuole essere un corso di avviamento profes-sionale. «Così – ha spiegato Simonelli – l’in-segnamento delle teorie viene impartitosempre avendo di mira l’applicazione a un’e-sperienza concreta di comunicazione; lasemiotica, ad esempio, è semiotica del testogiornalistico».Parallelamente alla rivoluzione dei piani distudio, l’esperienza ha portato a un ripen-samento delle attività laboratoriali. Perchése è vero che questo mestiere non si impa-ra solo «consumando le suole lungo le viedella città», la pratica resta una delle fasipiù importanti della formazione professiona-le. Sono stati così coinvolti nell’insegnamen-to firme di prestigio, chiamate non solo ariferire della propria esperienza, ma anchea partecipare alla programmazione didatti-ca e alla realizzazione di prodotti. «Per ilmaster del biennio 2004-2006 – ha aggiun-to Simonelli – l’attività didattica dei moltissi-

mi laboratori, previsti attorno ai vari conte-nuti e alle varie tecniche del giornalismo, sisvolgerà sulla base di singoli progetti definitie realizzati in collaborazione tra docenti estudenti».L’intento è quello di rendere la scuola di gior-nalismo il più possibile simile a una redazio-ne reale, fatta di fatica e frenesia.Perché questo sia possibile i 40 allievi dellaCattolica lavorano alla realizzazione di unmagazine, Presenza, periodico di attualità;un quotidiano on line, Mag, che attraversointerviste e inchieste «racconta i cambia-menti della vita sociale»; un settimanale diapprofondimento radiofonico e servizi tele-giornalistici.Un’offerta questa, premiata dal numero didomande di ammissione, che per il biennio2003-2005 ha visto un aumento del 200%rispetto alla precedente. Un impegno nellaformazione che è riuscito a trasformare unamentalità.

prodotto buono. Per far vedere ciò di cui si ècapaci. Per migliorarsi nel tempo. Perché,spiega Angelo Agostini responsabile delMaster, “di giornalisti c’è un bisogno, vitale eassoluto, ovunque”. E dunque “è benerimboccarsi le maniche”, aggiungono loroche di camicie ne cambiano parecchie.Tra una chiacchierata e una risata è giàpassata un’ora. Troppo. È la loro giornata.Così dopo un drink e un salatino salutano evanno, giustamente, a festeggiare. Sapendoche il giorno dopo ricomincerà il solito “trantran”. Tra notizie, Gr e giornale on-line. Conuna sola piccola differenza: un “tesserinoazzurro” che esce dal portafoglio e che valetutta la fatica fatta per averlo.

IL PRATICANTATOA SCUOLA

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Bilanci

esperienze

e prospettive

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NicolaD’AmicoDue generazioni che si confrontano, si avvi-cinano e si legano. Nel nome della passionecomune per il giornalismo.Per Nicola D’Amico, grande esperto di scuo-la, scrittore e cronista, già inviato del Corrie-re della Sera, direttore del Tempo e dell’Isti-tuto Carlo de Martino per la Formazione algiornalismo, la festa dell’Ordine per i 50 annidi iscrizione all’Albo ha un sapore speciale.Perché è riuscita a mettere insieme duemondi lontani: “È stato un incontro bellissi-mo, commovente, importante sia per noivecchietti sia per i giovani che si stannoaffacciando alla professione.In noi i nuovi giornalisti possono vedere ilsacrificio, la costanza e la pazienza nel lavo-ro, la dedizione nella professione, le forzeche abbiamo messo e speso in tutti questianni. E noi, prosegue D’Amico, attraverso ivolti di tanti giovani che credono ancora nelgiornalismo, riusciamo a capire che ne èvalsa la pena”.Un giudizio attento anche sulle votazionidell’assemblea, “segnale chiaro delle ritrova-ta serenità della categoria”, sulle scuole digiornalismo e sui loro direttori che, per D’Ami-

co, “devono avere grande capacità comunica-tiva e scegliere quei giovani che hanno lavocazione per essere giornalisti”. c.a.

PiladeDel Buono

La prima delle venti megaglie per il cinquan-tennio di iscrizione all’albo dei giornalisti diMilano è la sua. Lui è Pilade Del Buono,settantatré anni portati con leggerezza euna carriera invidiabile alle spalle.Quando il presidente Franco Abruzzopronuncia il suo nome, Pilade si alza dallaprima fila, si guarda intorno sorridendo,stringe la mano del presidente e si risiede.Ordinaria amministrazione per questo “vete-rano” della parola scritta.“Complimenti”, gli sussurra un amico avvici-natosi per le congratulazioni. “Sì, è propriouna bella medaglia alla memoria…”, glirisponde Del Buono, che alla battuta nonrinuncia mai.Una vita spesa nel mondo del giornalismo. Iprimi passi nel 1949 a Sportinformazioni, poialla redazione di Sport Giallo a fianco delgrande maestro Gianni Brera, che lo vuolecon sé anche al Giorno di Baldacci e Rozzo-ni. Nel 1969 arriva a L’Avvenire, dove rimanecome caporedattore fino al ’74, quando, cioè,un altro maestro – Montanelli – lo chiama alneonato Giornale. Sarà Pilade a convincereBrera a occuparsi delle pagine sportive dellatestata quando Montanelli deciderà di lancia-re l’edizione del lunedì. Nel 1982 accetta lavicedirezione de La Nazione di Firenze. “AFirenze ho vissuto alcuni degli anni più diver-tenti della mia vita, sarei rimasto in Toscanamolto più a lungo dei due anni effettivi chelavorai lì, tuttavia per questioni familiari decisidi tornare a Milano”. La carriera per Pilade sichiude al mitico Sole 24 Ore. a.s.

GiorgioD’Ilario«Non mi dica che è il traguardo di unacarriera, per favore. Semmai è una tappa!».Di abbandonare il mondo del giornalismo,del racconto, che sono le sue vere passioni,Giorgio D’Ilario non ne ha proprio voglia. Èfelice di poter ricevere il riconoscimentodell’Ordine dei giornalisti per i suoi 50 annidi iscrizione all’Albo, ma partecipa all’as-semblea degli iscritti con garbo e riservatez-za. Lui, uno degli ospiti d’onore della giorna-ta, si sente come tutti i colleghi presenti: ungiornalista.Con questa consapevolezza ascolta diligen-te la relazione sui conti dell’Ordine e atten-de il suo turno. L’atmosfera è distesa. Nelpubblico ci sono giovani e meno giovani,professionisti, pubblicisti, studenti e pratican-ti. D’Ilario scambia qualche battuta con chigli siede a fianco e, quando il presidenteAbruzzo inizia a consegnare le medaglied’oro, lui è uno dei primi a essere premiato.Si alza, riceve il premio, cortese ringrazia esi concede ai fotografi.Poi torna al suo posto. «Non ho ricevuto unpremio alla carriera – puntualizza – ma unriconoscimento per il mio lavoro. È come semi avessero detto: continua così».

Ci sono pagine a firma di Giorgio D’Ilario chesono ancora fresche di stampa, altre che trapoco usciranno dalle tipografie. A lui, insom-ma, non rimane che scrivere. m.v.

BrunoEnriotti

Da “cronista del porto” per l’Unità a Geno-va a caporedattore della redazione milane-se: è racchiusa tra questi due estremi lacarriera giornalistica di Bruno GiuseppeEnriotti, tutta trascorsa presso il quotidianodel Partito Comunista Italiano.Nel 1957, a ventisette anni, diventa corri-spondente dalla Romania. La permanenzaa Bucarest dura però soltanto quattromesi. I suoi articoli non risparmiano le criti-che al governo rumeno, ed è costretto alasciare il Paese. A firmare l’ordine diespulsione è il futuro despota, NicolaeCeausescu, allora sottosegretario agliInterni.Due anni dopo, la svolta professionale, conil trasferimento a Milano. Si occupa soprat-tutto di cronaca e, nel ruolo di capocroni-sta, tra il 1969 e il 1976, si trova ad affron-tare gli anni caldi del terrorismo. Un perio-do drammatico e di grande tensione, cheinfluenza profondamente la sua vita,” in unmomento eccezionale – racconta – in cui illavoro era vissuto come estremo impe-gno”.Con la pensione, si dedica agli studi storicie, dal 2003, dirige la Fondazione Memoriadella Deportazione, che raccoglie la docu-mentazione dell’Aned (Associazionenazionale ex deportati politici nei campi diannientamento nazisti). e.b.

MEZZO SECOLONELL’ORDINE

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Venti

medaglie

d’oro

PROFESSIONISTI

12 ORDINE 4 2004

EnzoFabiani

Enzo Fabiani ha ricevuto la medaglia d’orodell’Ordine dei giornalisti Lombardi consemplicità, quasi fosse un’inevitabileadempimento burocratico. Il pomeriggiodella cerimonia passeggiava avanti eindietro per le sale del Circolo della Stam-pa guardando l’orologio e ripetendo agliamici: “Ma quando finirà questa cosa?”. Aun certo punto però si è voltato verso lagrande porta d’ingresso ed è sbottato:“Strano, non sono ancora arrivati”. I duefigli che avevano promesso di passare dilà erano in ritardo, e in fin dei conti glidispiaceva.Giornalista per caso, Fabiani ha ancoranello sguardo il luccichio di chi vive leproprie giornate come un’avventura. Avent’anni, in tasca soltanto un diploma diquinta elementare e tanta curiosità, se neandò dalla piccola Fucecchio a Firenze incerca di fortuna.Subito si avvicinò a poeti, pittori, scultori,da Enzo Faraoni a Giovanni Papini. Subitodivenne loro amico. Nel 1952, con la stes-sa naturalezza, bussò alla redazione mila-nese del Popolo. Prima i giri di nera, poi laterza pagina. Sei anni più tardi EdilioRusconi lo volle nella squadra di Gente,dove è rimasto fino alla pensione.Ogni settimana firmava due rubriche, diarte e letteratura, e guidava la redazioneculturale. Fabiani non ama le celebrazioni,ma i suoi 3.990 articoli li conserva tutti.Sono una parte di sé. p.b.

CarmelaFedele“Sono contenta per te, brava. È il mestierepiù bello del mondo”. Carmela Fedele, inarte Lina Lepera, sorride al termine dellacerimonia che ha sancito, in meno di un’ora,i suoi cinquant’anni di giornalismo e la miaiscrizione al registro dei praticanti. A pensar-ci, è proprio strano.Carmela ha vissuto mezzo secolo di articoli,di telefonate, di incontri, di notti febbrili, diviaggi. Oggi ha raggiunto una pietra miliaresullo stesso sentiero che io sto iniziando apercorrere. Proprio adesso.Nessuna di noi nasconde un luccichio, untremito. In un attimo, con il tesserino azzur-ro tra le mani, penso alla vita che Carmelami ha raccontato: le prime cronache steno-grafiche nel 1950, per il quotidiano Romadi Napoli; l’avventura milanese con LaPatria, di Achille Lauro; il ritorno a Napoli.E poi, la scelta di trasferirsi per sempreall’ombra del Duomo per vivere il ritmofrenetico delle redazioni: dapprima, con ilgruppo giornalisti stenografi lombardi poi,dal 1962, nelle file della Rai, accanto aBruno Ambrosi e Pino Mezzera. “Chiama-mi quando vuoi, quando hai bisogno di unconsiglio...”.

Arrivederci, Carmela, verrò a trovarti presto.È bello avere qualcuno che ti guida. Quandonon conosci la strada. e.n.

FerdinandoMarianiGli occhi lucidi, la voce tremula, la mano chestringe forte quella della moglie. L’ostentataindifferenza per la cerimonia la lascia aigiovani praticanti. Ferdinando Mariani, clas-se 1928, penna d’oro, dopo cinquant’anni diprofessione non ha bisogno di atteggiamenticostruiti: «Sono emozionatissimo. Quandomi sono alzato per andare a ritirare la meda-glia mi tremavano le gambe». Sentimenti fortiin un luogo, il Circolo della Stampa, che«considero casa mia». Orgoglio professiona-le che vuole trasmettere alle nuove leve consemplicità, senza nessuna saccenteria:«Tenetevi stretto l’entusiasmo che ho vistooggi, è lo stesso che avevo io alla vostra età.Andate in giro, non abbandonate la strada,accontentandovi delle tecnologie».Voce di un’esperienza cominciata propriocosì, negli anni ’50, come cronista di nera incostante ricerca di notizie prima per l’Italia epoi per il Tempo di Milano. Nel’60 il passaggioalla grafica: Mariani per anni disegna le pagi-ne “rivoluzionarie” del Giorno. Nostalgie perquei tempi? La risposta sta nello sguardo cherivolge alla moglie prima che nelle parole:«Ora ho lei, i miei figli». L’entusiasmo di Maria-ni, da quando è in pensione, è tutto per loro.

da.c.

MarcoMatteucci

Piglio deciso, sguardo fermo, che celaforse un po’ di emozione. C’è tutta la sicu-rezza di chi ha svolto con dedizione eprofessionalità il proprio mestiere nei passiche accompagnano Marco Matteucciverso la sua medaglia d’oro.Cinquanta anni di ricordi si bruciano inpochi metri sulla passatoia rossa: dagliinizi alla Gazzetta del Popolo di Torino,sino al ventennio trascorso al Corriered’Informazione e all’esperienza con Auto-capital.Dall’immediato dopoguerra ad oggi: unapassione - per il giornalismo - che è rima-sta immutata: ancora adesso si diverte ascrivere – mi confessa - e a studiare gliargomenti che lo appassionano, come i“suoi” motori.Alla cerimonia, si complimenta con me esi schermisce, dice che ho fatto un buonlavoro. Gli rispondo che il buon lavoro l’hasvolto lui, in tutti questi anni. Io mi sonosolo limitato a raccontarlo.D’altronde, basta osservare la stima diquei colleghi - amici di una vita - nei suoiconfronti, le strette di mano, per capire diavere di fronte un esempio da seguire. Eda invidiare. Per quella sua voglia di fare,di svolgere con rispetto e sensibilità unmestiere che – come lui insegna - si puòsolo vivere con devozione. e.b.

VENTI MEDAGLIED’ORO

Circolo

della Stampa

giovedì 25 marzo

Ai colleghi

professionisti

e pubblicisti

MassimoFabbriLa carriera giornalistica di Massimo Fabbriinizia a 27 anni, nel 1948, quando avvia unacollaborazione con l’agenzia Scambi Inter-continentali, con Il momento, il Lavoro Illu-strato e Orizzonti. Cinque anni dopo, nel1953, è redattore de Il Sole, testata di riferi-mento per il mondo economico-finanziario.Nel 1956 approda a Il Giorno, dove apreinsieme al professor Francesco Forte la pagi-na economica, della quale è caposervizio.Dal‘70 è anche responsabile dell’ufficio stampadell’Eni per Milano e per l’Italia settentrionale.Ha collaborato anche con le riviste Espan-sione, L’Espresso, L’Europeo, Quattrosoldi,Panorama, Successo, Tempo ed è statoconsulente della Rai-Tv. s.o.

PROFESSIONISTI

13ORDINE 4 2004

GiorgioSantocanale

Quello che si alza dalla seconda fila dellosplendido salone del Circolo della Stampadi Milano è un uomo sorridente e visibilmen-te emozionato. Giorgio Santocanale ritira lasua “Penna d’oro” dalle mani di BrunoAmbrosi, presidente dell’Associazione“Walter Tobagi” per la Formazione al Gior-nalismo.“Sono molto soddisfatto di questo ricono-scimento – ha commentato. Questa meda-glia per i cinquant’anni d’iscrizione nell’e-lenco dei professionisti è un’attestazionemolto gradita. Sono stato fortunato a potervivere questa giornata. Sono sopravvissu-to a molti colleghi, forse più meritevoli dime, che purtroppo, per motivi anagrafici,non hanno potuto avere questa soddisfa-zione”.L’amore per il giornalismo è nato moltopresto nella sua vita. “È una passione cheho scoperto da bambino – dice – sui banchidi scuola”. Santocanale ha cominciato la suacarriera a Palermo, città natale, dove halavorato per il Gazzettino di Sicilia, la Siciliadel popolo, il Corriere di Catania e il Giorna-le di Sicilia.Poi il trasferimento a Milano, dove ha svoltol’incarico di capo ufficio stampa per la Phili-ps, ha collaborato con Tuttomotori e TuttoScienze e ha diretto le riviste scientificheScienza e vita nuova e Futura.Santocanale è stato anche tra i promotori efondatori dell’Ugis – Unione giornalisti scien-tifici italiani – della quale è tutt’ora vice presi-dente. d.u.

MassimoRanghieri“Indipendentemente dalla medaglia d’oro, ècomunque un bel traguardo”. Così esordisceMassimo Ranghieri quando lo incontromentre entra nell’austero palazzo che ospitail Circolo della Stampa.Un’occasione, per lui, di incontrare vecchiamici, come Pilade del Buono, e colleghidella Rai e dell’Avvenire, alcuni dei quali nonvedeva da molti anni. Anni che scorrono. Eche culminano in queste occasioni, in cuiveterani del giornalismo si raccolgono perribadire i valori della professione, più che perritirare un premio.Ma “questo 25 marzo è più importante pervoi che per noi” mi dice. E dopo aver ritiratola sua medaglia Ranghieri non va via, marimane a vedere 72 giovani praticanti chesi incamminano in un lungo percorso, chelui ha imboccato più di 50 anni fa. “La scuo-la che fate è importante, ma altrettantoimportante è l’esperienza che vi farete sullastrada”.E sottolinea la necessità che le scuole digiornalismo siano organizzate con molteore dedicate alla pratica, e che i corsi sianotenuti da docenti qualificati. “Nell’epoca

delle specializzazioni un giornalista devecomunque avere una formazione completa,ed è molto importante che la vostra scuolavi consenta di sperimentare tanti mediadiversi”. g.m.c.

MarioOriani“Una grande soddisfazione per il riconosci-mento”: si è limitato a un commento telegra-fico Mario Oriani, al momento di ricevere lamedaglia d’oro per i 50 anni di iscrizioneall’Albo dei giornalisti della Lombardia.Quasi a voler assecondare Orazio, che nelleEpistole ricordava Singula de nobis anni prae-dantur euntes (gli anni che fuggono ci portanovia una cosa dopo l’altra), si ritrae di fronteall’invito di ripercorrere le tappe principali dellasua carriera. “Non è il caso di stare a ricordarequello che ho fatto in tanti anni di lavoro - silimita a dire - godiamoci il momento”.Il percorso nel giornalismo inizia nell’adole-scenza con la palestra dei fogli scolastici eprosegue con le collaborazioni al Corriered’Informazione, al Corriere della Sera, perproseguire con le direzioni di Qui Touring,Corriere dei Piccoli e Corriere dei ragazzi.Finita l’esperienza alla Rizzoli, arriva lavoglia di provare nuove esperienze con IlGiornale della Vela e Storia Illustrata.L’attività giornalistica prosegue tutt’ora convarie collaborazioni, intervallate da numerosilibri: Arbitri Maledetti, Portofino amore mio eIl Convento dei delitti i più celebri. L. d. O.

SergioRossiGiacca blu scuro di velluto a coste, sguardoemozionato dietro agli occhiali spessi.Sergio Rossi si siede, si alza, si avvicina aicapannelli dei colleghi, saluta: non sta fermoun attimo. Non vuole darlo a vedere, mafreme nell’attesa di ricevere la sua medagliad’oro.“Me la consegna Franco Abruzzo? Dovròfare un inchino - e lo mima sorridendo - obasterà una stretta di mano? Ah, signorina,volevo ringraziarla per l’articolo. Tutti uguali,però, i giornalisti: Bernardo Valli era a L’Ita-lia, non all’Avvenire. E, poi, quella foto anti-diluviana. Dove l’avete pescata? Non sonomai stato una bellezza, ma forse sonomeglio da vecchio”.Quando è il momento della sua premiazio-ne, il presidente dell’Ordine ripete la battutache ha dato il titolo al resoconto del nostroincontro, pubblicato sullo scorso numero diOrdine Tabloid - “È il momento di SergioRossi, a L’Italia e a L’Avvenire: sempre nellastessa parrocchia”.Alla fine della cerimonia, quando gli mostroil tesserino da praticante nuovo di zecca, ilcollega Rossi non si scompone: “Lo tenga a

mente. Questo è solo l’inizio”.Sulla sua medaglia d’oro sono incise duedate: 1954-2004. Le separa solo un trattino,ma in mezzo ci sta una vita, la vita di SergioRossi, umile cronista. r.m.

AngeloSoldaniRaggiante, impeccabile in un elegante abitogrigio, Angelo Soldani è arrivato insieme alledue figlie. “È un momento importante. Ogginon ho pensato ad altro”, ha confessato. Equando ha ritirato la medaglia d’oro halasciato intravedere qualche lacrima dicommozione. Orgoglioso? “Molto, si tratta diun riconoscimento ufficiale a conclusione di50 anni di professione”.Ma le soddisfazioni più grandi le ha ricevutegiorno dopo giorno da un mestiere che hadefinito “avvincente” e a cui si è dedicato conpassione. Comasco, Soldani è legato inmodo indissolubile alla città dove è nato nel‘26 e al quotidiano L’Ordine.Qui ha cominciato come fattorino nel ‘46. Ilsuo è stato un traguardo faticosamenteconquistato: da correttore di bozze a redat-tore, poi praticante, infine professionista nel‘54. Al giornale si è sempre occupato di tutto,in modo particolare di politica e, altra suapassione, di calcio.Si è congratulato con me per il tesserino dapraticante appena ricevuto: “Quello è stato ilmomento in cui mi sono sentito davverogiornalista”, ha ricordato.

Qualche consiglio? “Mantenere serietà,impegno quotidiano e, primo fra tutti, ilgusto di fare bene la notizia”, ha rispostosenza indugio. Cercherò di tenerlo semprea mente. s.b.

AnnamariaOttolenghiCostume e società, moda e bellezza. È unpiccolo ritratto dell’Italia dagli anni Cinquan-ta agli anni Ottanta quello tracciato da Anna-maria Ottolenghi nella sua carriera di gior-nalista.E il punto di osservazione sono le pagine deigrandi periodici, femminili ma non solo, sortinel nostro Paese nel dopoguerra.Dopo la laurea in Lettere, Annamaria Otto-lenghi, nata a Milano il 10 febbraio 1921,lavora come pubblicista alla redazione diSelezione dal Reader’s Digest. Dal 1953 è acapo dell’Ufficio Ricerche e cura le “finestrel-le” non firmate a corredo degli articoli.Interrompe poi il lavoro per Selezione per

trascorrere due anni – dal settembre ’56 algiugno ’58 – allo Smith College di Northamp-ton, negli Stati Uniti, dove segue corsi di gior-nalismo, comunicazione e relazioni pubbli-che.Una volta tornata in Italia approda ad Arian-na, ai periodici Mondadori. Qui è responsa-bile delle rubriche “Arianna risponde” e “Labellezza di Maria Laura”. Nel 1962, infine,passa alla redazione di Quattrosoldi, mensi-le della Editoriale Domus.Le precarie condizioni di salute, purtroppo,non le hanno permesso di sostenere un’in-tervista, né di partecipare alla premiazioneal Circolo della Stampa. c.d’o.

PROFESSIONISTI

14 ORDINE 4 2004

Luigi VismaraItalo Pietra, Gaetano Afeltra e GuglielmoZucconi. I nomi dei direttori si inseguononella mente di Luigi Vismara. Guarda lamedaglia e pensa ai suoi grandi maestri.“Sono proprio trascorsi 50 anni di carriera,sa?” mi dice, sospirando un poco. “E questamedaglia ha un suo peso, un suo valore.Guardare voi giovani che oggi avete ricevu-to il tesserino da praticanti mi fa salire alcuore un po’ di tristezza, di malinconia. Sonofelice per voi ma invidioso (sorride) dellavostra giovinezza, del tempo che aveteancora a disposizione, dei giorni che viaspettano per esplorare questo meraviglio-so mestiere che avete scelto”.Mi stringe la mano, socchiude gli occhi perassaporare gli ultimi istanti di quella gloria incui echeggia anche il suo nome. E dice:“Buona fortuna”. Poi, se ne va, tenendo inmano il suo orgoglio dorato.Luigi Vismara, classe 1927, approdò almondo dell’informazione intorno alla metàdegli Anni’40 come cronista della Prealpinadi Varese. Vide bombardamenti, avvenimen-ti drammatici e morti. Quelli della guerra in

Algeria negli Anni ’60. Nel 1970 la corrispon-denza da Mosca per Il Giorno.Mentre scende le scale, lasciandosi alle spal-le il Circolo della Stampa e i suoi colleghi,giovani e non, Vismara non ha ancora decisodi smettere, di posare la penna. “Ci vediamotra 50 anni”. Ed esce di scena. c.m.

LucianoConsigli

“Sono rimasto commosso nel rivedere tantivecchi colleghi. È come se le lancette dell’o-rologio fossero tornate indietro, facendomiripercorrere una carriera di cui posso dire diessere soddisfatto”.Così l’architetto Luciano Consigli, “papà”della rivista Humor Graphic, commenta lacerimonia organizzata dall’Ordine dei gior-nalisti della Lombardia per celebrare i 50anni di attività professionale dei suoi iscritti.Per Consigli la medaglia giunge a corona-mento di una carriera pubblicistica costruitasempre con passione e curiosità nei variambiti del giornalismo da lui affrontati: criticadi costume, motori, nautica, letteratura, reli-gione. Cosa vorrebbe vincere ora? “Lacommessa per un grattacielo o il restaurodel grande murale che ho fatto in via Berga-mo, oggi un po’ impallidito”. b.n.

FrancoGallini

JoleGianniniUna carriera iniziata da giovanissima, negliAnni ’40, come addetta stampa presso il“British Council” di Milano, e come traduttri-ce di commedie dall’inglese per la radio. Poil’avvicinamento alla “scatola” che avrebbecambiato l’Italia.Il 3 gennaio del 1954 nasceva ufficialmentela televisione e Jole Giannini ne fu madre eistitutrice. Dopo l’esperienza al Tg unico,quello stesso anno, la grande svolta. Jolepropose all’allora direttore della Rai, SergioPugliese, una trasmissione per insegnarel’inglese.Partì così Passaporto, programma di gran-de successo, da lei interamente scritto epresentato. «Ero riuscita ad inventare un

nuovo sistema d’insegnamento semplice edefficace». “La professoressa d’Italia” divennecosì famosa in tutto il mondo. Nel ’58 il dipar-timento di Stato americano la invitò negliStati Uniti, l’anno dopo le venne assegnato ilpremio nazionale per la Tv “GuglielmoMarconi”.Un susseguirsi dunque di successi, finchéarrivò la primavera del ’61 e le lezioni d’in-glese, d’un tratto, sparirono dal palinsesto.Iniziò così la collaborazione con Grand Hotele con La Notte di Nino Nutrizio: «Un grandegiornale – ricorda Jole – per un grande diret-tore. Onesto e coerente Nutrizio rappresentòun giornalismo autentico e indipendente,come pochi oggi». d.g.

Quando il presidente Franco Abruzzo lochiama per consegnargli la medaglia d’oro,Franco Gallini, direttore d’orchestra e criticomusicale, sta dirigendo le prove per il debut-to delle “Sinfonie in Do minore” di PietroMascagni.E così al suo posto a ritirare il riconoscimen-to dell’Ordine dei giornalisti lombardo è unodei cinque figli, visibilmente emozionato.Gallini arriva trafelato a cerimonia ormaiconclusa, vorrebbe brindare al suo premiocon un bicchiere di prosecco, ma tutte lebottiglie sono già state portate via. Al giova-ne praticante che gli chiede se è contento

per il riconoscimento conferitogli risponde:“Vede, è di questo che sono contento”, edestrae da una cartellina un pacco di foglipentagrammati.E d'altronde è alla musica più che al giornali-smo che Gallini ha dedicato tutta la sua vita,preferendo la bacchetta di direttore d’orche-stra alla macchina per scrivere, il palcosce-nico alla redazione. Una professione che gliha consentito di viaggiare molto e di ottene-re consensi nei teatri di tutta Europa. L’atti-vità pubblicistica è stata una bella amante, lamusica la compagna di sempre dalla qualeancora non ha voglia di separarsi. p.m.a.

GiancarloSansoni

“Sono in partenza per Madrid, tenga questonumero, al guardaroba troverà una cosa perlei”. Il numero era il 55, un mazzolino difresie e Crescendo napoletano di DomenicoRea: casa, respiro, silenzio. Nella giornatadei lampadari scintillanti e delle foto, degliapplausi e dei brindisi, un signore in giaccachiara ha lasciato il palazzo della festa primadegli altri, con la delicatezza delle favole;schiudendo le mani, ha liberato una strisciadi lucciole.Il signore in giacca chiara è GiancarloSansoni. Avremmo dovuto intervistarlo percapire quale emozione gli procurassel’omaggio resogli dall’Ordine per i suoi primicinquant’anni di giornalismo. Emozioni epensieri che resteranno a lui.Nell’intervista pubblicata sullo scorso nume-ro di Tabloid, Giancarlo Sansoni parlavadella Milano ingoiata dal tempo, di un gior-nalismo fatto di sintesi e accuratezza, ricor-di… dolci ricordi anche per noi.Grazie professore m. s. n.

VENTI MEDAGLIED’ORO

Circolo

della Stampa

giovedì 25 marzo

Ai colleghi

professionisti

e pubblicisti

PROFESSIONISTI

PUBBLICISTI

PUBBLICISTI

Storia del giornalismo italiano, dei suoi interessi e dei suoi protagonisti, anche attraverso le vicende storiche e di costume che lo hanno impegnato

Vincitori (2.500 euro pro capite)• Maria Chiara Merli, Università degli Studi di Torino (Facoltà di Lettere e Filo-

sofia). Tesi: “Metro, Leggo e City. La free press in Italia: un fenomeno editoria-le dilagante”. Relatore: prof. Mimmo Candito.

• Massimo Veneziani, Libera Università Lumsa di Roma (Facoltà di Lettere eFilosofia). Tesi: “Il giornalismo italiano degli anni ‘70. Le ragioni di una svolta”.Relatore: prof. Francesco Malgeri.

Storia del giornalismo occidentale

(Vincitore (2.500 euro)• Marta Pasuch, Università degli Studi di Trieste (Facoltà di Scienze della

formazione).Tesi: “La retorica della fotografia giornalistica tra allegoria, simbo-lo, mito. Iraq 2003 nelle foto di El Pais, Corriere della Sera e Le Monde”. Rela-tore: prof. Luciano de Giusti.

Segnalazione• Giovanna Ragaini, Università Cattolica del Sacro Cuore (Facoltà di Lingue e

Letterature straniere. Tesi: “Istituzioni totali e informazione: il caso Magazine2”. Relatore: prof. Piermarco Aroldi.

Istituzioni della professione giornalistica. La deontologia e l’inquadramento contrattuale dei giornalisti in Italia, in Europa e nel resto del mondo occidentale

Vincitore (2.500 euro)• Daniele Memola, Libera Università Lumsa (Facoltà di Lettere e Filosofia).

Tesi: “Diritto di cronaca e falsificazione dell’informazione. Fattoidi, bufale eleggende metropolitane”. Relatore: prof. Pietro Mazzà.

Giornalismo radiotelevisivo

Vincitori ex aequo (1.250 euro pro capite)• Roberta Frau, Università degli Studi di Milano Bicocca (Facoltà di Sociolo-

gia). Tesi: “La cavalleria leggera dell’informazione. Storia, attualità e prospetti-ve dell’informazione radiofonica in Italia”. Relatore: prof. Francesco Abruzzo.

• Monica Pinna, Università degli Studi di Genova (Facoltà di Scienze dellaformazione). Tesi: “Euronews. Dieci anni tra missione pubblica e logicacommerciale. Crisi e prospettive del canale di informazione europeo”. Relato-re: prof.ssa Marina Milan.

Giornalismo telematico:nessun vincitore

Giornalismo economico e finanziario

Vincitore (2.500 euro)• Mattia Mirko Stanzani, Università degli Studi di Milano (Facoltà di Scienze

politiche). Tesi: “L’economia italiana attraverso le pagine del Corriere dellaSera dal 1963 al 1973”. Relatore: prof. Angelo Moioli.

Giornalismo culturale, sociale, scientifico, sportivo e di costume

Vincitore (2.500 euro)• Paolo Beltramin, Università degli Studi di Padova (Facoltà di Lettere e Filo-

sofia). Tesi: “La bella confusione. La critica cinematografica a Federico Fellinida Lo Sceicco bianco a 8-1/2”. Relatore: prof. Gian Piero Brunetta.

15ORDINE 4 2004

Il giornale come creatura a sé o una certa idea della professionesono i poli contrapposti attorno ai quali hanno ruotato i 255 lavori

Con il premio alle migliori tesi di laurea sul giornalismo (giunto quest’anno alla sesta edizio-ne), il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia punta a valorizzare il collegamentotra l’Università e la professione giornalistica, ma anche a rilanciare la ricerca sul mondo deimedia. La giuria (formata dai consiglieri dell’Ordine), assistita dai consulenti (giornalisti eprofessori universitari), ha individuato gli autori degni di ricevere il riconoscimento. La giuria(coordinata da Nicola D’Amico e Gianni de Felice) ha preso atto che le tesi, pur di notevolevalore, relative alla quinta sezione del premio (giornalismo telematico), non presentavanoelementi tali da costituire la base per una duratura storicizzazione del fenomeno, data anchela sua troppo recente formazione, e ha deciso di raddoppiare i riconoscimenti relativi allaprima sezione (Storia del giornalismo italiano). Ogni vincitore riceverà un assegno di 2.500euro il 25 marzo al Circolo della Stampa in occasione dell’assemblea (h. 15) degli iscrittiall’Albo di Milano. Estratti (di 400 righe) delle tesi premiate (e segnalate) verranno pubblicatisu Tabloid, organo mensile dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Hanno partecipato alconcorso 255 neolaureati, che hanno discusso le tesi nelle Università italiane (pubbliche eprivate) nel periodo gennaio-dicembre 2003. Qui accanto i nomi degli otto vincitori (due sonoex aequo) sezione per sezione e sopra la foto di gruppo durante la premiazione al Circolo.

Il comunicato ufficiale dell’Ordine riferisce inqueste stesse pagine i nomi dei candidati edei lavori premiati alla VI edizione delConcorso per la migliore tesi avente peroggetto il giornalismo nelle sue varie realtàumane, professionali in genere e tecnologi-che in particolare, con riferimento allavarietà dei media.Non ci soffermeremo qui, dunque, sulla noti-zia conclusiva. Ci preoccuperemo, piuttosto,

sforzandoci di essere il più possibile esau-stivi, su come ad essa si sia arrivati.

Esaminare le tesi di laurea che annual-mente partecipano al concorso dell’Or-dine dei giornalisti della Lombardia e

partecipare alla seduta plenaria nel corsodella quale oltre cinquanta giurati, tra profes-sionisti e pubblicisti, assegnano collegial-mente i premi ai migliori lavori, costituisceuna intrigante occasione per apprendere, dianno in anno, come il nostro mestiere siavissuto nell’immaginario accademico.

La “controparte”, infatti, che i commissari sitrovano di fronte sfogliando a turno la moledei lavori di dottorato (250 concorrenti,quest’anno), non sono soltanto i giovani chequesti lavori hanno redatto, ma anche – senon soprattutto – i docenti che li hanno asse-gnati. E la prima considerazione chequest’anno si è ricavata è stata quella chepotremmo chiamare la “spersonalizzazione”degli interessi. Mentre alla tenzone dello scor-so anno abbondavano le biografie (e le corri-spondenti tecniche di lavoro) di giornalisti-scrittori, di inviati speciali e direttori-manager,

quest’anno i protagonisti del giornalismoaffioravano da un contesto più largo, in cui ilvero centro dell’interesse erano ora il giorna-le come creatura a sé, ora la professione inquella che potremmo chiamare la sua “astrat-ta concretezza”, cioè la capacità di tradurre inun “pezzo” un modello irriproducibile di ideadella professione che il giornalista portadentro di sé e realizza sul campo.Se volessimo portare alle estreme conse-guenze questa osservazione, potremmoimboccare molteplici strade:- assenza di grandi nuove figure (con confer-

ma di interesse ineguagliabile per il “feno-meno” Montanelli, mai abbastanza sonda-to e, perché no?, idealizzato; insieme al“riservato” Buzzati e a “monumenti” storicicome Pietro Verri e il suo leggendarioCaffè e a personaggi intriganti come ilcronista D’Annunzio o inquietanti comeOriana Fallaci),

- razionalizzazione del mestiere in conse-guenza del “mezzo tecnico che modifica ilmessaggio”,

- urgere di temi “drammatici” (mercificazionedella notizia e dell’immagine, trasformazio-ne delle proprietà, concentrazioni, ingab-biamento degl’inviati, lotta o simbiosi tra tve carta stampata, ecc.), di temi che non

segue

I PREMI ALLE 8TESI DI LAUREA

Circolo

della Stampa

giovedì 25 marzo

255

elaborati

per 7 categorie

Partecipare alla seduta plenaria nel corso della quale oltre cinquanta giurati assegnano collegialmente i premi costituisce una intriganteoccasione per apprendere, di anno in anno, come il nostro mestiere sia vissuto nell’immaginario accademico

di Nicola D’Amico

I

II

III

IV

VVI

VII

16 ORDINE 4 2004

Studente Università Titolo tesi Relatore prof.Abiuso Francesco Un. studi Milano Bicocca - facoltà sociologia Il giornalismo investigativo in Italia: il caso Lockheed Francesco AbruzzoAbrami Giovanna Un. studi Bologna - facoltà scienze della comunicazione La gestione delle informazioni e il rapporto tra mass media e istituzioni (politiche e militari) in tempo di guerra,

dal Vietnam alla guerra del Golfo del 2003 Roberto GrandiAgostinacchio Marianna Un. studi Bari - facoltà lettere e filosofia Alessandro Verri e gli anni del Caffè R. CotroneAgostini Monica Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia Glamour 1922 - 2002: texture di una rivista di moda Anna Lisa CarlottiAlessandrini Monia Un. studi Teramo - facoltà scienze della comunicazione Network writing. Passione e professione di scrivere in rete” Pierfranco MaliziaAlessi Caterina Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà scienze politiche Libertà di informare e di essere informati e tutela della riservatezza a mezzo Internet Nicoletta ParisiAlfieri Paolo Maria Un. studi Perugia - facoltà lettere e filosofia Informazione e guerra. Politica media, opinione pubblica, verità, inganni: golfo, Kosovo, Afghanistan, Iraq e altre storie Stefano BalassoneAllegra Valentina Un. studi Catania - facoltà lettere e filosofia Il “parlato serio e semplice”: lingua e stile di Enzo Biagi Gabriella AlfieriAlonzi Donatella Un. studi Salerno - facoltà lettere e filosofia Dalle riproduzioni tipografiche al prodotto editoriale: il giornalismo nell’era delle reti digitali Salvatore SicaAnconitano Veruska Un. studi Siena - facoltà lettere e filosofia Il Corriere della sera e Mani pulite: la difficile strada verso l’obiettività Maurizio BoldriniAngiulli Carmen Un. studi Bari - facoltà economia e commercio Mass media e problemi di informazione Giuseppe ScarciaAntonelli Alessandro Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze politiche La questione di Trieste nella stampa comunista del secondo dopoguerra (1945 - 1947) Giovanni AlibertiAristone Attilio Un. studi di Teramo - facoltà scienze della comunicazione Un giornale per emigranti: La voce di Fossacesia Nadia TarantiniArlati Roberto G. Un. studi Milano - facoltà scienze politiche Il Partito d’Azione e la sua stampa Ada Gigli MarchettiBaldini Sergio Un. studi Pisa - facoltà lettere e filosofia Mario Borsa, un giornalista coerente, alla guida del Corriere della sera dalla liberazione all’indomani della repubblica Bruno Di PortoBallone Andrea Un. studi Milano Bicocca - facoltà sociologia La stampa della Lomellina dal 1950 al 2002: il giornalismo locale dagli anni della ricostruzione alla stagione della globalizzazione Franco AbruzzoBarbi Roberta Libera Un. Maria SS. Assunta - facoltà lettere e filosofia La comunicazione in allarme. La presentazione giornalistica dell’ 11 settembre

e gli effetti sulla percezione della personalità dei personaggi coinvolti Giuseppe PisicchioBarraco Fabio Un. studi Siena - facoltà scienze politiche Il crack della Rizzoli nelle cronache e nei commenti del Corriere della sera (1870 - ‘83) Donatella CherubiniBarzaghi Marco Un. studi Milano - facoltà scienze politiche Mtv, il fenomeno che ha cambiato il mondo della televisione Ada Gigli MarchettiBattifoglia Enrica Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà di filosofia Linguaggi scientifici e riviste di divulgazione in Italia (1788 - 2002) Tullio De MauroBeconi Silvia Un. studi Firenze - facoltà lettere e filosofia Stelle! (1933 - 1938): cinema, divismo e modelli femminili in un rotocalco cinematografico degli anni trenta. Silvia FranchiniBeltrame Lorenzo Un. studi Trento - facoltà sociologia L’immagine del premio Nobel nella stampa quotidiana. Un confronto internazionale Massimiliano BucchiBeltramin Paolo Un. studi Padova - facoltà lettere filosofia La bella confusione. La critica cinematografica a Federico Fellini da “Lo sceicco bianco” a “8 e 1/2” Gian Piero BrunettaBerardi Anna Un. per stranieri di Perugia - facoltà lingua e cultura italiana Diversità culturale e realtà mediatica Emidio DiodatoBerbenni Maddalena Un. studi Bergamo - facoltà lingue e letterature straniere Our special corrispondent: la produzione giornalistica di Virginia Woolf, 1904 - 1912 Flaminia NicoraBernardelli Elisabetta Un. studi Parma - facoltà lettere e filosofia Archivio Publifoto: immagini di conferenze ed avvenimenti politici italiani ed internazionali Gloria BianchinoBernasconi Silvia Un. studi Milano - facoltà lettere e filosofia Inediti dell’archivio libico Maraja di Como: grafica pubblicitaria e cinema d’animazione, 1933 - 1949 Antonello NegriBertolotti Francesca Un. Catt. Sacro Cuore Brescia - facoltà scienze linguistiche e lett. straniere La comunicazione scientifica in Italia e in Francia: il caso dell’oceanografica Maria Teresa ZanolaBevilacqua Elisa Un. studi Torino - facoltà scienze politiche Un modello di informazione locale il caso di Luna nuova Carlo MarlettiBevilacqua Michele Un. studi Parma - facoltà lettere e filosofia Metafore di Internet. un’indagine sul Corriere della sera Sergio ManghiBianchi Francesco F. Un. Iulm - facoltà scienze della comunicazione e dello spettacolo Giornalismo e letteratura. l’evoluzione della terza pagina nella storia del Corriere della sera Angelo Agostini

LE 255 TESI

La giuria tecnica che ha aiutato il ConsiglioCamillo Albanese, Andrea Baiocco,Gino Banterla, Aldo Bernacchi, AndreaBiglia, Rita Bisestile, Gianfranco Bonan-no, Andrea Bosco, Gianfranco Buosi,Giovanna Calvenzi, Claudia Cassino,Daniela Castelli, Vincenzo Ceppellini,Ezio Chiodini, Leonardo Coen, MatteoCollura, Arturo Colombo, Sara Cristaldi,Vittorio Da Rold, Nicola D’Amico (coor-dinatore scientifico), Giacomo de Anto-nellis, Gianni de Felice (coordinatorescientifico), Marzio De Marchi, FabrizioDe Marinis, Carmen Del Vecchio, Gian-luigi Falabrino, Enrico Fedocci, Giaco-mo Ferrari, Dario Fertilio, AntonellaFiori, Franz Foti, Emma Franceschini,Mario Furlan, Marco Garzonio, Roberti-no Ghiringhelli, Michele Giordano, Elisa-betta Invernici, Lorenzo Leonarduzzi,Patrizia Lorenzini, Alberto Mazzuca,David Messina, Alfredo Pallavisini,Mario Pancera, Paola Pastacaldi, Stefa-no Porro, Emilio Pozzi, Ruben Razzante,Guido Re,Tiziano Resca, Rodrigo Rivas,Gianni Rizzoni, Francesca Romanelli,Ottavio Rossani, Giovanni Santambro-gio, Pietro Scardillo, Gigi Speroni, LivioSposito, Gregorio Terreno, Lucia Vasta-no, Roberto Zoldan.

lasciano spazio agl’interessi “romantici” peri protagonisti. Ma è probabile che tuttiquesti fattori si combinino tra loro.

Una seconda considerazione che cisentiamo in coscienza di poter fare è ilforte miglioramento delle capacità di

scrittura constatato nelle tesi di questasessione nei confronti delle tesi presentatenello scorso anno, quando la commissionedovette, senza spirito di parte e senzaiattanza, invitare l’accademia ad essere piùaccorta nella concessione di lauree apersone affette da gravi sintomi di carenzadi sintassi quando non di ortografia.Nessun commissario ha elevato quest’annolamentele del genere. Molto dignitosa lamedia qualitativa delle tesi, con picchi dieccellenza non solo nei lavori premiati, maanche nelle tesi che hanno raggiunto ilmassimo dei voti per poi cedere davanti ai“primi inter pares”.

La Commissione ha lavorato nel quadrodi non poche difficoltà. Innanzi tutto, le“gabbie” (sette) nelle quali si dovevano

costringere i lavori, spesso trasversali a piùdi una sezione. È stato difficile stabilire, peresempio, se una tesi dovesse essere asse-gnata a “Storia del giornalismo italiano, deisuoi interessi, dei suoi protagonisti, ecc.”anziché al “Giornalismo culturale, sociale, dicostume, ecc.” Una tesi che parlasse dell’or-ganizzazione di un giornale sportivo andavacollocata tra le tesi “sportive” o tra quelle“economico-finanziarie”?

Le “batterie”, come si diceva, erano sette.Oltre quelle citate sommariamente, figurava-no quella istituzional-sindacal-deontologica,quella radiotelevisiva, quella telematica, lastoria del giornalismo occidentale in sensolargo.Una scelta delicata, dunque. Che è statarisolta con la flessibilità, intendendosi per talei casi – non numerosi, tuttavia – in cui lacommissione, in corso d’opera, ha deciso dimutare “serie” a un lavoro che in precedenzaera stato altrimenti “etichettato”.

Molti gli argomenti “new entry” nellavasta gamma delle proposte. Segna-liamo, tra gli altri (sempre in riferimen-

to alla presenza qualitativa e quantitativa neigiornali), quello della clonazione, degli OGM,il “radiotiving – interazione tra radio e televi-sione –, il giornalismo ”all news”, la “freepress”, mtv, giornalismo/intrattenimento traibrido e innovazione professionale, weblog,handicap e stampa, stampa e pena di morte,“giornali verdi” (ambientalisti).Quali gli atteggiamenti della commissionenel loro complesso? A filo di statuto, icommissari hanno innanzi tutto preso attodel tasso di interesse e di originalità presen-tato dal singolo lavoro. Ma cum grano salis.Infatti, questo fattore è accreditabile o adde-bitabile solo qualche volta all’estensore dellatesi, ma quasi sempre, al contrario, al docen-te che assegna il titolo. Il problema eradunque solo quello di verificare se il conte-nuto cui il lavoro doveva dedicarsi era tale dapresentare quelle caratteristiche statutarie di

potenziale stimolo alla conoscenza, pressola pubblica opinione, e al progresso oggetti-vo della professione, anche sotto il profilodella sua storicizzazione, prima soggettiva-mente e poi nella difficile comparazioneoggettiva tra i lavori concorrenti.Dello stile di scrittura, altro elemento impor-tante, si è detto prima. È stato un elementodi giudizio discriminante per gli stessi motivisopra elencati: capacità del lavoro di pene-trare nel grande pubblico e di apportare unaconoscenza fruibile dell’argomento trattato.Sotto questa luce, persino lavori eccellenti,ma elucubrati in maniera criptica e astrusa,hanno ceduto il posto a tesi piane, chiare,altamente e concretamente documentate,come lo statuto del concorso prevede.Le singole angolature di giudizio, tuttavia,nel ricomporsi hanno potuto modificarequella che potremmo chiamare la cruda“somma algebrica” dei giudizi settoriali. Losi è constatato nella riunione plenaria fina-le, dove sono prevalse le perorazioni disintesi, spesso altrettante occasioni, perl’assemblea, di interessanti momenti dicoinvolgimento culturale.

Il sale della riunione plenaria, tuttavia, èstato costituito dallo scontro-incontro tra levarie angolature di giudizio. Uno scontro

culturale e tecnico-professionale conclusosisempre in un incontro. Quasi tutte le tesipremiate, infatti, con una o due eccezioni “dibandiera” (il commissario che difende finoall’ultimo la tesi da lui proposta per il premio),sono state laureate con il consenso unanime

GLI 8 VINCITORITRA LE 255 TESI

Circolo

della Stampa

giovedì 25 marzo

Il profilo

degli studenti

premiati

dei membri della commissione, una commis-sione. Lo spirito di grande serenità di giudi-zio che ha contraddistinto la riunione plena-ria è stato consolidato dai numerosi casi incui, davanti alla provata primazìa assoluta diun certo lavoro, presentato da altro commis-sario, alcuni membri della commissionehanno rinunziato a far correre il proprio“cavallo”, ancorché giunto gloriosamente finoalle soglie del traguardo.Quali sono stati gli scogli da superare nelcorso della discussione finale tenutasi a viaAppiani dal primo pomeriggio alla tardissimaserata del 15 marzo scorso? Innanzituttoquello di dover dare un valore condiviso alconcetto di spirito critico, in contrapposizionealla norma statutaria di “esaltazione dellaprofessione”. Se si fosse presa alla letteraquest’ultima espressione, infatti, si sarebbepotuti incorrere in una sorta di castrazionedello spirito critico del candidato. Al contra-rio, la commissione, ha saputo vincere lospirito corporativo e ha considerato in tutto ilproprio peso le reali capacità del concorren-te (e si sono fatte delle verifiche in corporevili anche in corso di assemblea), di apporta-re un reale stimolo all’esame di coscienzacollettivo della categoria. Non sono stateinvece premiate le agiografie di persone – inmancanza di “storie” singole eccellenti – e diistituzioni.Sintomatico di questo atteggiamento è ilpremio che è stato assegnato alla tesi “Dirit-to di cronaca e falsificazione dell’informazio-ne: fattoidi, ‘bufale’ e leggende metropolita-ne” del candidato Daniele Memola dell’uni-versità Lumsa di Roma (relatore prof. P.Mazzà).Vivace, nella più assoluta moderazione edeleganza, la discussione che ha portato allanon assegnazione del premio sul giornali-smo telematico, per il quale concorrevanosoltanto due tesi. La discussione è stataincentrata sulla possibilità di storicizzare conmetri ancora non definibili una materia tantonuova e la capacità dei candidati, sebbeneautori ambedue di ottimi lavori, di apportarea filo di statuto quel contributo essenziale dichiarezza all’argomento che il concorsorichiedeva.Elegante, inoltre, il dibattito su pagine econo-miche ed economia finanziaria dei giornali alfine di stabilire la pregnanza dei lavoripresentati, come, anche, quello accesosi incommissione plenaria, in presenza di lavoridi comparazione: si trattava di stabilire quan-to potesse costituire un handicap alla qualitàdel lavoro una sproporzione di peso tra imedia presi in considerazione. Interesseplebiscitario hanno suscitato, ancora, le illu-strazioni e le perorazioni relative alle tesi,tutte eccellenti, aventi per oggetto la fotogra-fia giornalistica.È stata unanime la considerazione dell’altolivello dei lavori presentati, tale da costituireun vero e proprio passo in avanti nella stori-cizzazione di questo importante aspettodella professione. Un interessante dibattitoha, infine, suscitato la tesi su Fellini e critica,rievocatrice di clamorose cecità, di oscure emeno oscure pavidità, di clamorosi penti-menti.

Nicola D’Amico

17ORDINE 4 2004

Studente Università Titolo tesi Relatore prof.Bianchi Grazia Un. Cattolica del Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia La cronaca in quotidiani italiani attraverso il tempo Celestina MilaniBilliani Sonia Un. studi Udine - facoltà lingue e letterature straniere “Crisi del giornalista o nuovo giornalista?” Com’è cambiata la figura del giornalista con i nuovi media. caso studio: Messaggero Veneto Antonella VaresanoBiondani Paolo Un. studi Padova - facoltà giurisprudenza La responsabilità penale del direttore di un periodico: il reato proprio di omesso controllo (art. 57 cod. pen.) Alessandro Alberto CalviBombino Silvia Un. studi Bologna - facoltà lettere e filosofia Dalla carta al Web: la ri - mediazione di una rivista tra i problemi di semiotica e mercato Giulio BlasiBorghi Luigi Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia I weblog: dai diari di rete a una nuova frontiera del giornalismo on line Emilio CarelliBottai Elisa Un. Iulm - facoltà scienze della comunicazione e dello spettacolo Il messaggio nel sonoro televisivo. analisi comparativa di notizie di cronaca Gaia VaronBotton Mara Libera Un. di lingue e comun. Iulm - facoltà scienze della comunicazione Il cittadino. Un esempio di giornalismo locale Angelo AgostiniBrancatisano Manuela Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere filosofia L’identità di testata nell’informazione locale. Analisi comparata di due esempi: Tg3 Lombardia ed Etg Giorgio SimonelliBroccardo Arianna Un. studi Milano Bicocca - facoltà sociologia Dario Papa dal modello «penny press» al rinnovamento della stampa italiana di fine Ottocento Francesco AbruzzoBuzzetti Eugenio Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia Gli stili del reportage: la professione del reporter tra giornalismo e narrazione Walter PasseriniCallegari Massimo Un. studi Ferrara - facoltà lettere e filosofia “Prima pagina”: il linguaggio della rassegna stampa tra radio e televisione Sabatina MatarreseCampus Simone Un. studi Sassari - facoltà scienze politiche Guerra e informazione nell’epoca del digitale Vincenzo VitaCanazza Nicoletta Un. studi Padova - facoltà scienze politiche Carlo Monticelli, tra giornalismo e impegno civile (1857 - 1913) Filiberto AgostiniCanova Laura gina Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere filosofia L’immagine dell’uomo e della donna nella pubblicità di Amica dal 1962 ad oggi Anna Lisa CarlottiCappuccio Armando Un. studi Napoli Parthenope - facoltà di economia Processi di gestione e fattori critici di successo nelle agenzie di stampa. Il caso Radiocor Daniela ManciniCaratti di valfrei Chiara Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia La fotografia nell’informazione. La professionalità del photo editor nel panorama dei periodici italiani Giorgio SimonelliCarboni Alessia Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà sociologia Comunicazione sociale: il ruolo dell’ufficio stampa. Il caso del forum permanente del terzo settore Alberto AbruzzeseCarletti Francesca Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà sociologia L’agenzia multimediale. L’Ansa dall’inchiostro alla rete Aldo FontanarosaCarletti Raffaela Un. studi Macerata - facoltà scienze della comunicazione Informazione di guerra e guerra dell’informazione. Come i quotidiani hanno raccontato il Kosovo Marco DeriuCarta Giuseppina Un. studi Cagliari - facoltà lettera e filosofia Le inchieste giornalistico - televisive sulla Sardegna del piano di rinascita dal 1967 al 1970 Francesco AtzeniCarulli Annarita Un. Luiss - facoltà scienze politiche I sottocodici del linguaggio giornalistico Massimo BaldiniCasiraghi Silvia Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà scienze politiche Giornalismo sportivo e opinione pubblica. Elementi per un’analisi storica Paolo ColomboCastagna Stefano Un. studi Padova - facoltà lettere e filosofia La stampa spagnola e il trapasso dalla dittatura franchista alla democrazia (1973 - 1977) Carlo FiumanCatelani Borys Un. studi Firenze - facoltà scienze della formazione Il mercato della notizia: aspetti e problematiche di sociologia del giornalismo alla luce degli studi recenti De Marco PietroCavagnola Roberto Un. Studi Genova - facoltà scienze politiche La stampa italiana e la guerra del Vietnam Adele MaielloCerbone Davide Un. studi Napoli “Federico II” - facoltà scienze politiche Quotidiano politico e quotidiano sportivo, mondi di carta che s’incrociano. Il caso Gazzetta Mirella Giovene Ceriotti Simone Libera Un. Lingue e comunicazione - facoltà scienze della comunicazione Carta stampata e Internet: un binomio possibile? Angelo AgostiniCervi Alessandro Libera Un. Lingue e comun. Iulm - facoltà scienze comun. e spettacolo Le voci del Medio Oriente: un’analisi dei mass media arabi per un confronto con l’occidente. Il caso Al - Jazeera Angelo AgostiniCiccolo Sabrina Un. Cattolica del Sacro Cuore Milano - facoltà giurisprudenza Diritti e doveri dei giornalisti in situazione di conflitto Michele De SalviaCioffi Arianna Un. studi Roma Tre - facoltà discipline dell’arte musica e spettacolo Le donne della “repubblica”. Immagine femminile e giornaliste nel quotidiano La repubblica dal 1976 al 1980 Giancarlo BosettiCollazzo Manuela Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Tutto lo sport colore per colore nei microfoni della radio. Il linguaggio delle radiocronache calcistiche Giuseppe MazzeiCondito Maria G. Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione L’intervista televisiva tra informazione ed intrattenimento Michele Sorice

La free press? Un “passaggio”verso il giornale tradizionale

Come cambiò il giornalismo nei cruciali Anni ’70

Non sempre il destino della “free press” èquello di essere abbandonata in un cestinoall'uscita della metropolitana. C'è chi la pieganella borsa, se la porta a casa, la studia conattenzione e sceglie di dedicarle la tesi dilaurea. È quanto ha fatto Maria Chiara Merli,in un pregevole lavoro dal titolo “Metro, Leggoe City. La free press in Italia: un fenomenodilagante”. L'idea della tesi, discussa allafacoltà di Lettere e Filosofia di Torino sottol'egida del prof. Mimmo Candito, è nata dallacuriosità di capire i motivi di un successo cheha portato i tre quotidiani gratuiti a triplicare, indue soli anni, fatturato pubblicitario e copiedistribuite. Tutto questo mentre, sull'altroversante, le grandi testate nazionali lottavanoper difendere le proprie quote di lettori e inser-zionisti dall'attacco della televisione.“I lettori dei quotidiani forse non necessitanodi un giornalismo snaturato nei suoi caratteripeculiari, ma di un giornalismo che aderisca

Tre anni trascorsi negli archivi della città diRoma con le mani tra atti e scartoffie ditempi passati, ricercando nella polvere cheinesorabilmente tutto ricopre. MassimoVeneziani, dottore in Scienze della comuni-cazione, sotto quella polvere ha rinvenutocarte storiche che gli sono servite per capirecom’era il mondo della stampa italiana negliAnni Settanta.Impiegato come ausiliario del consulentetecnico d’ufficio della Procura di Brescia dal1999, ha potuto consultare le relazioni deiperiti della Commissione parlamentare d’in-chiesta sul terrorismo in Italia e, senza viola-re il segreto d’ufficio, anche i documenti sullestragi di quegli anni. Ne ha tratto una tesi dilaurea dal titolo “Il giornalismo italiano degli

Anni ’70. Le ragioni di una svolta”. Studentedell’università Lumsa di Roma ha così conci-liato studio e lavoro, realizzando con il rela-tore prof. Francesco Malgeri un corposoelaborato di 400 pagine.Una tesi di laurea per far luce su un periodostorico cruciale, quello che va dalla fine degliAnni ’60 all’inizio degli ’80: la stagione dellacontestazione studentesca, del terrorismo didestra e di sinistra, gli anni bui della Repub-blica, delle agitazioni dei lavoratori. Unacomplessità dalla quale anche il giornalismoitaliano è uscito rinnovato. «Basta elencarealcuni quotidiani che nascono in quegli anni– spiega Massimo – per capire il cambia-mento che subisce la stampa: 21 aprile1971 Il Manifesto, 11 aprile 1972 LottaContinua, 25 giugno 1974 Il Giornale, 14gennaio 1976 La Repubblica». Nuovi gior-nali che esprimono, assieme ad altri “fogli”

di movimento, una vivacità nuova. Non soloviene meno la fiducia nei confronti delle noti-zie “stile velina” delle fonti istituzionali, mafare giornalismo d’inchiesta diventa un dove-re: la parola d’ordine è controinformare.«Cambia il modo di fare informazione nelmomento in cui tutto sta cambiando – chia-risce Massimo. Alcuni degli atti che hoconsultato mi hanno fatto capire le ragionidella svolta degli Anni ’70 e del fenomenoControinformazione. Per esempio ho trovatoun documento sulla fondazione di una Spa

alla quale parteciparono Sofri e altri, macuriosamente anche il figlio di un senatorerepubblicano. Oppure testimonianze suifinanziamenti a Lotta Continua da parte diindustrie italiane come la Ferrero, la Fiat ealtre».Negli anni Settanta il rapporto della stampacon i Servizi segreti diventa più stretto. Lodimostrano alcuni documenti dellaControinformazione contenenti notizie chesolo i Servizi segreti avrebbero potuto dare,raccolti nella tesi di laurea.Per far luce sul mondo della stampa di queglianni, Massimo Veneziani ha intervistatoanche alcuni protagonisti, giornalisti checredettero nel cambiamento come GiorgioBocca, Nello Ajello, Federico Orlando, PinoAdriano e Aldo Giannuli. «Ho trovato grandedisponibilità – ha commentato Massimo.Davanti ad alcuni giornalisti avevo una sortadi timore reverenziale, ma sono soddisfatto diquello che mi hanno trasmesso».Anche se Massimo ha solo 26 anni e ilperiodo storico degli Anni ’70 non lo havissuto in prima persona, si è appassionatoa quel modo di fare informazione. «Certo -ha spiegato – ho sempre avuto il pallino difare il giornalista, ma con questa tesi dilaurea ho scoperto quel bel giornalismo,quella passione civile della professione cheoggi sembra non esistere più».

di più alle esigenze del pubblico della societàdigitale”, sostiene Maria Chiara, e mostracome la “free press” in questo abbia giocofacile, essendo nata proprio per soddisfaretale richiesta: “La prima pagina di Metro asso-miglia alla homepage di un sito Internet”.La brevità dei pezzi, tutti neutri e facili daleggere, l'uso del colore e della fotografia,fondamentali per l'aspetto “brioso ed esube-rante” delle testate, i titoli che sembranoslogan pubblicitari; tutto questo fa della “freepress” un'arma vincente, dati alla mano, in unpanorama editoriale caratterizzato dallacrescente disaffezione dei lettori più giovani.“Il tempo medio di lettura è di non più di 10-15minuti e termini come ‘sfogliare’ e ‘approfondi-mento’ non sono, di norma, in sintonia”. Lascommessa, come è ovvio, si gioca sulcampo dei numeri più che su quello dell'auto-revolezza. Avvicinare alla lettura i giovani tra i13 e i 24 anni, che non riescono a essereconquistati dai quotidiani a pagamento, taglia-re a misura loro le notizie. Come? Dandoampio spazio allo sport e allo showbusiness e

puntando sulla carta dell'informazione diservizio. Con importanti differenze, però, tral'uno e l'altro dei “free papers”. Nello sport èspecializzato Metro, la cui appendice “Metro-stadio” viene distribuita anche davanti agliimpianti sportivi, mentre veline e attori trovanospazio soprattutto su Leggo. Diversa la sceltadi City, di proprietà dello stesso gruppo edito-riale del Corriere, che riserva un maggiornumero di colonne alla cronaca locale eall'informazione di servizio.E proprio da via Solferino arriva il suo diretto-re, Lanfranco Vaccari, che individua neglistudenti universitari il target del giornale.Quegli stessi che, secondo le interviste fatteda Maria Chiara, tacciano l'informazione apagamento di essere “troppo politicizzata,provinciale e schierata”. “Per questo”, scriveChiara, “Vaccari parla della necessità di unariqualificazione verso l'alto di alcuni grandiquotidiani a pagamento, sull'esempio dei“quality papers”, e del ridimensionamento diacuni altri da nazionali a regionali. La “freepress” invece deve restare stampa metropoli-

tana”. Una più ferrea divisione dei ruoli? Cosìsembrerebbe. Difficile per un giornale “omni-bus”, i cui punti di riferimento debbano restareautorevolezza ed esaustività, battere la stam-pa gratuita sul suo stesso campo. Ancheperché, come sottolinea Maria Chiara parlan-do di Metro, questi “sono progetti di marketingche possono essere ritirati quasi senzaconseguenze”. Dunque niente da perdere,tutto da guadagnare, nonostante siano gratui-ti.Ma una speranza c'è, chiosa la Merli citandol'analisi di due ricercatori: la lettura della “freepress” può invogliare all'approfondimento sulquotidiano a pagamento, “può diventare la‘piccola sorella’ che accompagna il lettoreverso i media tradizionali della stampa e ilmondo dei libri”.

di Andrea Celauro

di Elena Seno

Maria Chiara Merli

Massimo Veneziani

18 ORDINE 4 2004

Studente Università Titolo tesi Relatore prof.Cordua Davide Un. Cattolica Sacro Cuore Brescia - facoltà lettere e filosofia “Il luogo che più non è”. 11 settembre 2001: stampa e televisione che cosa ci raccontano? Massimo FerrariCori Alessandro Un. studi “Roma Tre” - facoltà scienze politiche L’Italia verso la prima legislatura: comunicazione e conflitto politico nelle pagine della stampa Enrica TedeschiCorti Elisabetta Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere filosofia Tra varietà e informazione: il caso Chiambretti c’è Giorgio SimonelliCorti Novella Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà giurisprudenza La libertà di stampa nella presente congiuntura dell’ordinamento costituzionale Angelo MattioniCostantini Cristiana Un. studi Siena - facoltà lettere e filosofia La disfida del libro. A confronto le strategia di marketing dei due principali quotidiani italiani Maurizio BoldriniCovini Alessandra Un. studi Milano - facoltà lettere e filosofia La scena teatrale milanese dalle pagine del Monitore dei teatri (1861 - 1880) Paolo BosisioCozzi Federico G. Un. studi Milano - facoltà giurisprudenza Il segreto professionale del giornalista Ennio AmodioCristello Assunta Un. studi Salerno - facoltà lettere filosofia Il falso giornalistico. Da insinuazioni e accostamenti suggestionanti Salvatore SicaCrosta Francesca Un. studi Milano Bicocca - facoltà sociologia Donne e giornalismo tra opportunità e discriminazioni. Il caso dell’editoria a Milano Francesca ZajczykDaghetta Aldo P. Un. Iulm - facoltà scienze comunicazione L’inchiesta giornalistica. Tecniche d’indagine e strutture narrative nel giornalismo investigativo Angelo AgostiniD’alessandro Davide Un. studi Teramo - facoltà scienze della comunicazione Cronache dalla mafia. Il maxiprocesso di Palermo attraverso la stampa italiana Piero Nicola Di GirolamoD’amelio Mariafrancesca D. Un. studi Milano - facoltà scienze politiche I giornali studenteschi milanesi (1945 - 1968) Ada Gigli MarchettiD’antoni Davide Un. Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Il corpo dei telegiornali. Riti e seduzioni dei corpi nella conduzione dei tg Giuseppe MazzeiDe chiara Arianna F. Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Leggo, City, Metro. Viaggio nel fenomeno della free press Mario MorcelliniDe felice Chiara Un. studi Roma Tre - facoltà lettere e filosofia Nuovo cinema: paradiso e inferno. Il cinema italiano tra giornalismo, critica e pubblico (1989 - 2001) Giancarlo BosettiDe leonardis Matteo Un. studi Teramo - facoltà scienze della comunicazione La “notizia politica” Nadia TarantiniDe luca Anna Maria Libera Un. Maria ss. Assunta di Roma - facoltà scienze della comunicazione “Il decentramento televisivo: le tv regionali in Europa” Andrea MelodiaDe meo Iranna Un. studi Basilicata - facoltà lettere e filosofia D’Annunzio giornalista sportivo Annamaria AndreoliDe nicolao Barbara Un. studi Padova - facoltà scienze della comunicazione Fra serial killer e delitti misteriosi. Struttura e linguaggio della “nera” nei quotidiani Ivana PaccagnellaDe nisi Veronica Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà sociologia Una squadra chiamata radio. Le emittenti radiofoniche del gruppo l’Espresso Giuseppe MazzeiDe riccardis Sandro Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà giurisprudenza Il caso Enron: profili criminologici Gabrio FortiDe rossi Federico Un. studi Genova - facoltà scienze politiche La comunicazione e l’informazione nei processi culturali, tra teoria e indagine empirica. (La costruzione mediata della realtà) Giuliano CarliniDe trucco Michele Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione La nuova comunicazione di guerra: censura e disinformazione da Desert Storm a Iraqui Freedom Umberto DanteDel fabro Alessia Un. studi Trieste - scuola superiore lingue moderne Ginnastica a tempo di bit: analisi delle cronache sportive italiane e russe in rete Francesco Straniero SergioDel ninno Loredana Un. studi Bologna - facoltà lettere e filosofia Immagini pubbliche della clonazione Giuliano PancaldiDell’elce Francesca Un. studi Teramo - facoltà scienze della comunicazione In marcia per la pace. Il movimento pacifista nell’Italia degli anni ‘80 attraverso la stampa Piero Nicola De GirolamoDi centa le van kim Anton Un. commerciale “Luigi Bocconi” Milano - facoltà economia Vietnam 1975 - 2000: una tigre in bicicletta Franco AmatoriDi nanni Francesca Un. studi Federico II Napoli - facoltà lettere e filosofia Giulio Massimo Scalinger (1857 - 1907) Raffaele GiglioDiana Leandro Un. studi Milano - facoltà scienze politiche L’Ordine dei giornalisti: necessaria sentinella alla libera e corretta informazione o modello inadeguato e superato? Ada Gigli MarchettiDiliberti Monica Un. studi Palermo - facoltà scienze della formazione La mafia svelata. Il giornalismo d’inchiesta di Mario Francese Franco NicastroDimola Eleonora Un. studi di Bari - facoltà giurisprudenza Il rapporto di lavoro dei giornalisti. Tra autonomia e subordinazione Tommaso GermanoDoneda Elena Un. Cattolica del Sacro Cuore di Brescia - facoltà lettere e filosofia Tra informazione e satira: il giornalismo di denuncia di Striscia la notizia Marina Villa

LE 255 TESI

“Osservando alcuni quotidiani italiani edeuropei, ho notato che, rispetto ad alcunianni addietro, si concentrano molto di piùsulla comunicazione visiva delle notizie. Se,dunque, anche i quotidiani appartengonoall’insieme dei cosiddetti manufatti comuni-cativi, possiamo affermare che la comunica-zione cui danno vita è in buona parte unacomunicazione visiva. Oggi, in quasi tutte lepagine di cui è composto un quotidiano,troviamo pubblicata almeno una fotografia”.Con queste parole Marta Pasuch apre lasua tesi di laurea in comunicazione visiva,discussa all’Università di Trieste: “La retoricadella fotografia giornalistica tra allegoria,simbolo, mito. Iraq 2003 nelle foto di El Paìs,Il Corriere della Sera, Le Monde”.Sfogliando (e osservando) i tre quotidiani, laPasuch si è posta una serie di interrogativi:perché si pubblicano le immagini fotografi-che sui quotidiani d’informazione adesso

che possiamo vedere tutto alla televisione?Perché vengono pubblicate alcune fotogra-fie e non altre? Le fotografie possono crearedisinformazione? Perché alcune foto dieventi passati sono rimaste così fortementeimpresse nella memoria collettiva?L’ipotesi centrale del lavoro è che esiste una“retorica della fotografia giornalistica”, costi-tuita dai modi con cui si attribuisce un sensoalle immagini che troviamo nei quotidiani,dovuta sia alle scelte di chi pubblica le foto,sia al tipo di fruizione di chi sfoglia un gior-nale così confezionato. Una complessitàsemantica dell’immagine che dovrebbeindurre ad un uso più consapevole dellacomunicazione visiva. Esisterebbero tremodi principali attraverso cui viene elabora-to il senso delle immagini fotografiche: l’alle-goria, che stimola l’interpretazione del letto-re, al quale vengono in mente frames visiviper analogia o per contrasto, ironicamente oparadossalmente; il simbolo, che semplificala percezione dell’immagine, e la deconte-stualizza. Un esempio è la celebre foto di

di Enrico Lagattolla

Venticinquenne, giornalista professionista,laureato alla Libera Università Maria Santissi-ma Assunta di Roma: Daniele Memola è statopremiato con la tesi “Diritto di cronaca e falsifi-cazione dell’informazione. Fattoidi, bufale eleggende metropolitane”, nella quale ponel’accento su un problema più che mai attuale,ovvero il rapporto tra la verità sostanziale deifatti e la falsificazione delle notizie per esigen-ze che poco hanno a che fare con la profes-sione.“L’inseguimento dell’audience e dei gusti delpubblico, la comunicazione sempre più urlata,l’omogeneizzazione dello stile del messaggiogiornalistico con quello televisivo si accompa-gnano con la deformazione dei fatti e la crea-zione di eventi che alla fine non esistono,oppure fatti deformati in quanto espressi in

modo del tutto non corrispondente al vero. Sipuò affermare che oggi sono le notizie che sidirigono verso i giornali, non il contrario, ed èsempre più ridotta la possibilità per i giornalistidi verificare la loro origine, le finalità per lequali sono state diffuse e la loro veridicità. Alcontempo migliaia di eventi che realmenteaccadono, talvolta anche importanti, nondiventano notizie perché non trovano spaziosui quotidiani”.Ma come nasce l’idea di approfondire un temacosì controverso? “Sulla deontologia sonostati scritti manuali e manuali – dice Daniele –ma le regole sono spesso disattese, e mi incu-riosiva capire come.Per questo ho iniziato unaricerca che mi ha portato a scoprire casiclamorosi di bufale e false notizie, che puntual-mente sono state pubblicate sui maggioriquotidiani nazionali”. Un lavoro che si èprotratto per quasi un anno, spulciando tra lepagine dei giornali, ma anche attingendo a

di Palmira Mancuso

Marta Pasuch

Daniele Memola

epica, solo l’accadere delle cose colto dallaprospettiva individuale del fotogiornalista.Perciò, cosa abbiamo visto della guerra inIraq? E cosa non abbiamo visto, che siasfuggito ad un’istantanea, o che non sia maistato reso pubblico?La complessità propria della comunicazioneper immagini e le modalità cognitive dellafruizione sono le ragioni per cui ogni quoti-diano dovrebbe valutare più attentamente leproprie scelte visive. “A questo proposito -conclude Marta - si è cercato di suggerirealcune soluzioni: far sì che i giornalisti abbia-no una cultura dell’immagine di base e chequesta cultura si trasformi in una deontolo-gia; aprire il dialogo tra la redazione e i letto-ri sul proprio modo di lavorare; inserirenell’organigramma redazionale delle figuread hoc che si occupino della linea visiva delgiornale”.

Robert Capa che ritrae un miliziano spagno-lo colpito a morte. “La foto di Capa - scriveMarta - diventa l’equivalente fotografico dellaGuernica di Picasso, e continua ad esserevista come la sintesi simbolica non solo delpopolo spagnolo durante la guerra civile, madel sacrificio di tutti i popoli in guerra. L’usosimbolico che viene fatto di questa foto costi-tuisce il suo stesso contenuto documentale.Pertanto diventa irrilevante, nella maggiorparte dei suoi utilizzi, porre la questione delrapporto tra l’evento e la fotografia”. Infine ilmito, che traduce la foto giornalistica inun’immagine portatrice di fattori metalogici,quella doppia dimensione di presente e dipassato, di razionale e di irrazionale: impres-sione, rappresentazione, un significato cheaffiora non ragionato, e abolisce la comples-sità degli atti umani.Descrivere gli eventi per mezzo di allegorie,simboli o miti significa estetizzare la realtà etravisarla, perché si narrano dei fatti dram-matizzandoli o spettacolarizzandoli, in tonoepico o lirico. Ma non c’è spettacolo né

dopo aver avuto diffusione nel corpo sociale,si spostano sulle pagine degli organi di stam-pa trasformandosi così in false notizie di even-ti mai avvenuti); le notizie prive di fondamentogià pubblicate, ma mai smentite; le trasposi-zioni dei tanti stuzzicanti… “si dice che” inabbondante circolazione in vari tipi di comu-nità e che si traducono in eventi reali; le infor-mazioni equivoche o interpretazioni fuorviantidi documenti.Dalla ricerca di Daniele Memola riaffioranoalla memoria eventi clamorosi che hanno fattodiscutere, a partire dai numerosi casi di pubbli-cazione di coccodrilli. Ecco alcuni esempi: ilsuicidio di Monica Vitti il 4 maggio 1988, o ilcoccodrillo firmato da Eugenio Montale, il 25gennaio del 1954, su Ernest Hemingway.Tutte occasioni di riflessione. “Anche se laprofessione è mutata – conclude Daniele – èvero però che non sono cambiate le regoledeontologiche, per prima quella che imponeal giornalista l’obbligo e il dovere, nell’interes-se dei lettori, di dare un’informazione il piùpossibile veritiera e completa. La stessa leggedell’Ordine aggiunge poi che è obbligo indero-gabile del giornalista il rispetto della veritàsostanziale dei fatti, osservati sempre i doveriimposti dalla lealtà e buona fede. La deontolo-gia professionale è in gran parte, se non perintero, racchiusa in queste semplici ma difficiliparole: onestà, verità, libertà.”

dossier stranieri, che in Italia non hanno avutol’eco che meritavano.“Circoscrivendo la riflessione all’ambitodell’informazione fornita dagli organi di stam-pa, la falsificazione può consistere o nellamancata pubblicazione di eventi avvenuti(occultamento-mimetizzazione),o nella pubbli-cazione di notizie di eventi non accaduti –sostiene la tesi. In questo caso possiamodistinguere tre categorie: dei fattoidi, dellebufale, dei falsi giornalistici veri e propri”.I cosiddetti fattoidi sono eventi mai avvenuti,dotati di peculiarità e caratteristiche anomalema plausibili e verosimili, che possono farsupporre una loro reale esistenza. Nella cate-goria rientrano: le leggende metropolitane(storie improbabili raccontate come vere che,

Un “fattoide” per i gusti del pubblico

E il quotidiano divennecomunicazione visiva

19 (23)ORDINE 4 2004

Studente Università Titolo tesi Relatore prof.Fecchio Sara Un. studi Urbino - facoltà sociologia Arcangelo Ghisleri e la Rivista Repubblicana Vittorio PaolucciFeliziani Gioia Un. studi Macerata - scienze della comunicazione La rappresentazione della disabilità psichica nel linguaggio giornalistico Barbara PojaghiFialdini Francesca Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Comunicazione e giornali di strada: strumenti di rappresentazione sociale alternativa Rita Di LeoFinotello Marco Un. studi Torino - facoltà scienze strategiche Contributo alla storia dell’autonomismo valdostano. Il dibattito sui giornali locali dal 1943 al 1947 Gianni MombelloFiore Francesco Un. studi Siena - facoltà scienze servizio sociale L’assistente sociale tra ruolo e immagine: interrogativi, considerazioni e prospettive per una rappresentazione ed identificazione

della professione nel rapporto con i mass media e la comunità Anna Maria ZiliantiFiore Massimiliano Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze politiche Il codice deontologico dei giornalisti e la riservatezza e il trattamento dei dati personali Diana Vincenti AmatoFogu Fabio Un. studi di Sassari - facoltà scienze politiche Corrispondenti di guerra: un mestiere difficile Rosario CecaroFranco Silvia Un. studi Ferrara - facoltà di economia The New York Times e l’11 settembre: analisi teorica ed empirica dello shock organizzativo Giovanni MasinoFrau Roberta Un. studi Milano Bicocca - facoltà sociologia La cavalleria leggera dell’informazione. Storia, attualità e prospettive dell’informazione radiofonica in Italia Francesco AbruzzoFrogheri Carla Libera Un. Lumsa - facoltà lettere e filosofia La Vanguardia democratica. Dal franchismo allo stato delle autonomie Francesco MalgeriFusari Silvia Un. studi Padova - facoltà lettere e filosofia Editoria e cultura a metà Ottocento: le “gemme d’arti italiane” (1845 - 1861) Franco BernabeiGambera Lucio Un. studi Catania facoltà giurisprudenza Il finanziamento della stampa periodica Agatino CariolaGazzola Giuseppe Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere filosofia “Nostro handicap quotidiano”. L’immagine dell’handicap in alcuni quotidiani italiani (1978/1999) Anna Lisa CarlottiGenerali Valentina Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia Giornaliste e giornalisti sul fronte dell’informazione: i linguaggi e gli stili di lavoro nell’esperienza delle inviate e degli inviati di guerra Walter PasseriniGhioni Rubina Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia Storia ed evoluzione del giornalismo nelle carceri italiane: dai periodici su carta all’on-line. Il caso San Vittore Giovanni SantambrogioGiacomarra Paola Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà di sociologia Una notizia lunga ventiquattro ore. Radio all news italiane a confronto: Radio 24 - Il Sole 24 ore e Rai radiouno Giuseppe MazzeiGigante Gaia Un. studi Urbino -facoltà sociologia Raccontare la guerra: il reportage di guerra come esperienza umana Luigi AlfieriGiorgetti Chiara Un. studi Macerata - facoltà scienze della comunicazione Il giornale locale: Italia e Gran Bretagna a confronto Sandro PetroneGiovanetti Silvia Un. studi Trento - facoltà sociologia Media democrazia e conflitto di interessi. Il sistema dell’informazione nell’Italia dopo il 1993 Sergio FabbriniGiuffrida Diletta Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Gpm. Giornalisti professionalmente modificati. Dalla contaminazione dei generi alla contaminazione dei ruoli Giuseppe MazzeiGiuliano Antonio Un. studi Salerno - facoltà lettere e filosofia Il corrispondente dall’estero: storia di una figura professionale Guido PanicoGizzi Alessia Un. studi Roma “La Sapienza” facoltà scienze della comunicazione Islam: il sorvegliato speciale. Stampa italiana e mondoislamico prima e dopo l’11 settembre Roberto GrittiGollino Denisa Un. studi Siena - facoltà lettere e filosofia Germania - Germania: la DDR e il dilemma nazionale sulle pagine del Neues Deutschland. Dalla Ostpolitik di Brandt all’unificazione Giovanni GozziniGonnella Matilde Un. studi “Roma Tre” - facoltà giurisprudenza La figura del direttore responsabile nei reati di stampa Antonio FiorellaIacoviello Irma I. Un. studi Bologna - facoltà giurisprudenza La responsabilità civile da cronaca giudiziaria Ugo RuffoloImperiali Matteo Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà lettere e filosofia La guerra in Jugoslavia nella stampa italiana e francese. 1991 - 1995 R. GualtieriIzzo Gian nicola Un. studi Siena - facoltà scienze politiche Oriana Fallaci: le corrispondenze di guerra e le interviste (L’Europeo 1950 - 1980) Donatella CherubiniJeraci Giuseppe Un. Commerciale “Luigi Bocconi” - facoltà di economia Il settore editoriale: l’operazione “Il Giorno s.p.a.” - “Poligrafici editoriale s.p.a.” Giuseppe AiroldiLa rocca Elisa M. Un. studi Bergamo - facoltà lingue e letterature straniere “Il potere è nei media “. La P2 e l’editoria nella stampa italiana e inglese Oliviero BergaminiLa valva Marco Un. studi Salerno - facoltà lettere e filosofia La cronaca nera nel secondo dopoguerra. Cinque casi emblematici (1946 - 53) Pietro CavalloLaudati Anna Istit. univers. “suor Orsola Benincasa” Napoli - facoltà scienze della formazione Edoardo Scarfoglio polemista politico Carmine Di Biase

La radio come fonte d’informazione rapidaLeggerezza percettiva, tecnologica e produt-tiva. Tre attributi che fanno dell’informazioneradiofonica lo strumento più tempestivo, rapi-do e immediato al servizio degli utenti. “Colcuore oltre l’ostacolo”, motto buono ancheper un esercito al servizio delle notizie, “ilmezzo radiofonico si distingue come la caval-leria leggera dell’informazione, capace diimmediatezza e approfondimento”, chesmonta il paradigma per cui “la radio dà lenotizie, la tv le illustra, il giornale le approfon-disce”.Roberta Frau, laureatasi alla facoltà diSociologia dell’Università degli Studi di Mila-no Bicocca, in “Teoria e tecnica della comu-nicazione di massa”, parte da qui, dall’anali-si delle qualità prime dello strumentoradiofonico, per un’indagine su come si fainformazione, sul ruolo e l’importanza cheriveste in alcune emittenti italiane. La tesi,“La cavalleria leggera dell’informazione.Storia, attualità e prospettive dell’informazio-ne radiofonica in Italia” (relatore il prof. Fran-cesco Abruzzo, correlatore il prof. GiorgioGrossi) abbraccia un settore che, sostieneRoberta Frau, “negli ultimi anni sembra averconosciuto una nuova età, una vera epropria seconda giovinezza”. Dal colpo di

fucile che permise a Marconi di sperimenta-re la telegrafia senza fili è passato più di unsecolo: la storia della radiofonia è cresciutaattraverso acronimi di volta in volta più fami-liari, Uri, Eiar e Rai, fino alla diffusione disyndication e radio private. Oggi parla tutti igiorni a più di 35 milioni di persone. E,soprattutto, informa.Tutti la ascoltano, quasi nessuno la prendesul serio: errore imperdonabile. “Ho scelto laradio perché in facoltà non la studia nessu-no, tutti preferiscono tivù e Internet – affer-ma Roberta. Ma la radio non ha menodignità. È viva, è il luogo delle sperimenta-zioni. E poi non è invadente, non ti costrin-ge, è pluralista”. Il mito romantico dellacolonna sonora musicale non le fa giustizia:“La radio è capace di trasformarsi in un atti-mo, arriva sulle notizie, ne fa partecipi i suoiascoltatori, diventa una fonte di informazio-ne costante”. Le dirette sulla strage dell’11settembre, sulla guerra in Iraq e sul G8 diGenova sono lì a dimostrarlo (ripensandoalle trasmissioni su Genova, i giornalisti diRadio Popolare sottolineano: “Quello è ilmodo in cui andrebbe fatta la radio”). Pernon parlare del black out del 28 agosto scor-so: in mezzo a tutti gli elettrodomestici silen-ti, la vecchia radiolina a pile era l’unica afarsi sentire. Si diceva, un tempo: “È vero. Loha detto la radio”. Si dice ancora.Con una lente di ingrandimento su RadioUnoRai (pubblica), Rtl 102.5 (nazionale commer-ciale), Radio Popolare (particolare), CircuitoMarconi (locale) e InBlu/BluSat 2000 (syndi-cation), Roberta mette a confronto le diversefacce dell’informazione alla radio e ne cogliegli elementi caratterizzanti: l’ufficialità diRadioUno, la continuità di Rtl, la flessibilità diRadio Popolare, il legame con il territorio diCircuito Marconi, l’attenzione alle realtàdimenticate di InBlu. Poi si concentra sull’a-nalisi del fenomeno Radio 24, emittente tuttaparlata e generalista. Per finire con le intervi-ste a esperti e addetti ai lavori: Marino Sini-baldi, vice-direttore dei programmi di Radio-Rai, il prof. Franco Monteleone, SergioFermentino, conduttore di RadioDue, Gusta-vo Rosenfeld, giornalista del Gr Rai. Analisi atutto tondo sulla radio di oggi, per pensare aquella di domani.“L’informazione radiofonica conoscerà presu-mibilmente una crescita consistente – sostie-ne Roberta. Sono destinate a crescere rubri-che e approfondimenti giornalistici affidati agrandi firme, insieme alla classica funzione diservizio”. Una certezza: il caso di Radio 24ha dimostrato che c’è spazio per l’informazio-ne radiofonica. Ma per avere una radio allnews “ci sarà ancora molto da aspettare”.

di Armando Stella

EuroNews, tv conmeno soldi di altre“La giornata di EuroNews non inizia e nonfinisce mai: si va in onda 24 ore su 24. Silavora a Natale, Capodanno, di giorno e dinotte. Le pause non esistono in un canaleall news di informazione continua”. E a tuttotondo è anche l’analisi dell’emittente cheMonica Pinna, genovese nata in Sardegnae trapiantata a Lione, affronta nella tesi dilaurea “EuroNews. Dieci anni tra missionepubblica e logica commerciale. Crisi eprospettive del canale di informazione euro-peo”.Redattrice bilingue per EuroNews dal 5giugno 2001, Pinna ha scelto di raccontareEuroNews tracciando “uno spaccato a 360°della storia, della vita redazionale, della crisie delle prospettive future”. E articola la tesi,discussa all’Università degli Studi di Geno-va, in due parti. La prima (relatore MarinaMilan) ripercorre la storia del Canale, daquando è stato concepito come personalitàgiuridica nel ‘91 e dalle prime trasmissionidalla cittadina francese nel ‘93, all’ingressodi Alcatel Altshom nel ‘95, alla crisi generatadal disimpegno del partner britannico Indi-pendent Television News nel 2002 e all’at-tuale condizione di emittente interamentepubblica. La seconda parte (relatore MarioBottaro) racconta come funziona la televisio-ne, seguendo idealmente la giornata di un“giornalista europeo”.“Noi informiamo gli italiani di quello chesuccede in Francia, gli spagnoli di quello cheaccade in Italia, i polacchi di quello cheavviene in Germania, i tedeschi di quelloche succede in Belgio; il tutto in sette lingue,secondo una prospettiva europea”. Pinnacita Luis Rivar, direttore editoriale dell’emit-tente, per condensare nell’introduzione alsuo lavoro l’obiettivo dell’emittente. Ma cos’èEuroNews? Un canale di informazione aflusso continuo, “una sorta di radio conimmagini organizzata in due telegiornaliprincipali e in una serie di blocchi informativida trenta minuti”. E anche “una televisioneindipendente, che riesce a coprire 24 ore diemissione al giorno con 10 giornalisti perogni lingua e un budget ampiamente inferio-re a quello delle dirette concorrenti”. Perché“non esistono televisioni migliori di altre, cisono solo televisioni con più soldi di altre”, èil motto del suo direttore editoriale.Per abbattere i costi di un canale che “haavuto sempre abbastanza per sopravviveree mai abbastanza per svilupparsi”, il lavorodei redattori è basato sulla post-produzionedelle notizie. Secondo Pinna, è indubbio che

l’aumento delle inchieste e delle direttemigliorerebbe il canale, ma di norma la vitadel giornalista “EuroNewsiano” (come idipendenti dell’emittente si definisconoscherzosamente) si svolge tutta in redazio-ne. Il giornalista, infatti, “timbra il cartellino.Entra e si siede, guarda la televisione easpetta. Sa che per tutta la giornata resteràin redazione”. Lavora in squadre composteda redattori di sette diverse nazioni. Lariunione di redazione altro non è che unincontro con il caposervizio, o Chef d’éd, chepresenta alla squadra un montaggio diimmagini d’agenzia. Su queste, ogni giorna-lista scrive un testo. Così, lo spettatore puòscegliere in quale lingua ascoltare i servizitrasmessi da EuroNews.“Non si tratta di traduzioni” sottolinea Pinna.E proprio questa particolarità fa di Euro-News un canale davvero europeo. Infatti,comparando i diversi testi, si scopre che “seè vero che ogni redattore ha un modo diraccontare che riflette la propria cultura, èvero anche che lavorando gomito a gomitocon giornalisti di altri Paesi, il suo linguaggiosi spoglia dalle faziosità della propria linguae si fa “glocale”. Lo stesso vale per lo stilegiornalistico, che si libera dei cliché deidiversi tipi di giornalismo europei e si inter-nazionalizza”.Ricapitolando, giornalisti cittadini d’Europa,notizie in chiave europea per una televisio-ne davvero transnazionale.

di Anna Bernasconi De Luca

Roberta Frau Monica Pinna

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Studente Università Titolo tesi Relatore prof.Licandro Simona Un. studi Palermo - facoltà scienze della formazione “Web literature”: riviste di scrittura on line Roberto DeidierLinetti Ilaria micaela Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia La figura di Hitler in alcuni quotidiani tedeschi (1923 - 1933) Anna Lisa CarlottiLodevole Matteo Un. Roma “La Sapienza” - facoltà scienze umanistiche Il mulino dalle origini al centro sinistra. Un gruppo bolognese al centro della sinistra non comunista internazionale Francesco GuiLombardo Antonino Un. studi Messina - facoltà scienze politiche La pena di morte: giornalismo e opinione pubblica in Italia Domenico CarzoLongo Veronica Un. studi Calabria - facoltà lettere e filosofia L’Ordine dei giornalisti della Calabria Pantaleone SergiLongu Davide Un. studi Cagliari - facoltà scienze politiche Cattolici e post comunisti, le due vie dell’informazione televisiva in Sardegna negli ultimi dieci anni Domenico SelisLopez Rosella Un. studi Calabria - facoltà economia La libertà di manifestazione di pensiero con particolare riguardo alle problematiche dell’informazione giornalistica Paolo StancatiLops Vito Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Le illusioni della new economy. colpe e meriti della stampa italiana: i casi de Il sole 24 ore e del Corriere della sera Rinaldo FontanarosaLosio Giorgia Un. studi Milano - facoltà lettere e filosofia Due riviste d’arte a Parigi: l’Art vivant e Formes 1928 - 1933 Antonello NegriMaffeis Raffaella Un. studi Bergamo - facoltà lingue e letterature straniere «Cursed is he that delighteth in war»: William H. Russel e il giornalismo di guerra Alessandra VioliMamprin Sara Un. studi Padova - facoltà lettere e filosofia Reiseberichte dall’Unione Sovietica negli anni ‘20 Emilio BonfattiMancuso Palmira Un. studi Messina - facoltà lettere e filosofia Leonardo Sciascia “uno scrittore in redazione” Lucrezia LorenziniMarelli Giovanni Un. studi Milano - facoltà scienze politiche Offerta e consumo tra Tele+ e Sky Italia: le trasformazioni dell’offerta televisiva nel passaggio tra la vecchia e la nuova pay - tv in Italia Giampietro MazzoleniMariani Nicoletta Un. studi di Macerata - facoltà scienze della comunicazione I telegiornali italiani del terzo millennio: limiti e prospettive S. PetroneMariotti Alessandra Un. Bologna - facoltà lettere e filosofia Le arene pubbliche in rete. Il giornalismo civico su Internet e oltre Pina LalliMariutto Alberto Un. studi di Padova - facoltà scienze della comunicazione La cronaca calcistica nei giornali d’oggi: analisi linguistica Michele CortelazzoMarozzi Luca Un. studi Bologna - facoltà giurisprudenza Editoria on-line Giovanni SartorMarras Gisella Un. studi Cagliari - facoltà lingue e letterature straniere Il reportage di guerra: affermazione e crisi di un genere giornalistico Laura PisanoMasciantonio Manuela Un. studi Genova - facoltà lingue e letterature straniere Scenari del giornalismo on-line in Germania Marina MilanMassarelli Virginia Un. studi Siena - facoltà lettere e filosofia “Radio news is good news”. Il caso Radio Capital Enrico MenduniMassaro Margherita Un. studi Padova - facoltà lettere e filosofia Radio e territorio. Le emittenti radiofoniche locali del triveneto Prof. Bruno VoglinoMassone Miriam M. Un. studi Torino - facoltà scienze politiche Giornali verdi. La comunicazione a mezzo stampa nei parchi naturali Prof. Carlo MarlettiMatarazzo Giuseppe Un. studi di Urbino - facoltà scienze politiche Elezioni politiche 1948. La voce dei cattolici attraverso le pagine de l’Osservatore romano e de la Civiltà cattolica

(con una intervista al presidente Oscar Luigi Scalfaro) Anna TonelliMattoni Alice Un. studi Padova - facoltà lettere e filosofia Dietro lo schermo. Vita quotidiana in redazione. L’esperienza dei giornalisti in una televisione locale Salvatore La MendolaMemola Daniele Libera Un. Lumsa - facoltà lettere e filosofia Diritto di cronaca e falsificazione dell’informazione. “Fattoidi, bufale, leggende metropolitane” Pietro MazzàMenaldo Paola anna M. Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia Il dibattito sulla stampa intorno al caso “Oriana Fallaci” Marco LombardiMerli Maria chiara Un. studi Torino - facoltà lettere e filosofia Metro, Leggo, City. La free press in Italia: un fenomeno editoriale dilagante Mimmo CanditoMessina Dino Un. studi Milano - facoltà lettere e filosofia Il Corriere della sera e il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 Giorgio RumiMessina Rita S. Un. studi Catania - facoltà lettere e filosofia Il giornalismo siciliano ottocentesco: aspetti linguistici Rosaria SardoMilesi Sanzia Un. studi Bologna - facoltà lettere e filosofia Report. L’esperienza italiana del videogiornalismo freelance Angelo AgostiniMini Silvio Un. studi Bologna - facoltà lettere e filosofia Organismi giornalisticamente modificati. La rappresentazione della scienza nei mass media italiani Fabrizio Tonello

LE 255 TESI

Dieci anni di storia filtrati attraverso le paginedel quotidiano più autorevole d’Italia. Perché ilCorriere della Sera, non esita a dichiarare, «èil giornale che meglio rappresenta l’estabilish-ment milanese»; a buon diritto, dunque, depu-tato a rappresentare l’economia e la finanzanazionale, che nel capoluogo lombardo hannoil cuore, e i riflessi sociali e sociologici sullarealtà contemporanea.Un lavoro certosino, quello di Mattia MirkoStanzani, 29 anni e una laurea in Scienze poli-tiche alle spalle. Per mesi ha visitato gli archividelle biblioteche milanesi, in primis quelladell’Università Statale dov’era iscritto, alloscopo di esplorare il decennio 1963-1973 congli occhi dei più quotati giornalisti dell’epoca.Alcuni, superflua ogni presentazione, del cali-bro di Indro Montanelli, Piero Ottone, AlbertoCavallari; altri meno noti al pubblico, eppureugualmente preziosi per chi, come lui, volessepenetrare quegli anni.Pur privi di quel “senno di poi” che consente dimeglio collocare i fatti in una prospettiva stori-cistica e di ricostruire un quadro più obiettivo osapiente, alle loro penne spetta il merito di avertramandato resoconto e osservazioni sui fattidi rilievo intercorsi negli Anni Sessanta e inizioSettanta. Quelli che Stanzani rilegge nella tesi“L’economia italiana attraverso le pagine delCorriere della Sera dal 1963 al 1973”, relatoreil docente ordinario di storia economica Ange-lo Moioli e assistente il dottor Giorgio Pizzorni,discussa lo scorso anno e giudicata dallagiuria dell’Ordine dei giornalisti della Lombar-dia come la migliore fra il lavori in concorsonella sezione dedicata al giornalismo econo-mico e finanziario.Economia come punto di partenza di un’anali-si che sconfina nel sociologico; né sorprende,

dato l’inevitabile intrecciarsi di sistema produt-tivo, disponibilità di risorse e vita quotidiana.Boom economico e sviluppo infrastrutturale silegano così al fenomeno del pendolarismo; lascadenza dei contratti di lavoro con lo sviluppodi una coscienza di classe e l’individuazione dinuove forme di opposizione e protesta, qualil’arma dello sciopero solidale e rivendicativoutilizzata dagli operai di fabbrica; la crisi petro-lifera e la svalutazione della lira con il drasticoridimensionamento dei consumi che, senzaalternative, la popolazione fu obbligata a fron-teggiare. Fasi successive di un periodo di cuil’Italia attuale reca imprescindibile traccia e cheil Corriere della Sera descrive, con i limiti intrin-seci dell’emozione del momento, attraversocronache degli eventi e inchieste, articoli difondo e editoriali. Manchevoli di quella cheStanzani, nel presentare il risultato del suostudio, chiama la «riflessione sedimentata»,eppure intrise di una «visione vivace» e frescache uno sguardo contemporaneo sa offrire.Raccontare la storia attraverso i giornali.Raccontare, soprattutto, come i giornali hannoraccontato la storia mentre la osservavanoscorrere. Le firme passate, nel decennio inesame, sotto la direzione di Alfio Russo prima,Giovanni Spadolini poi, Piero Ottone infinecostituiscono così l’ossatura di un lavoro, 150pagine circa, che nella carta stampata hatrovato il suo privilegiato punto di riferimento.Che la scelta della fonte non sia caduta sulsaggio, più scontato, trova ragione nel rappor-to personale di Stanzani con il quotidiano:un’abitudine irrinunciabile, per lui, la letturacostante di un giornale, da sempre. Il resto, l’hafatto la tradizione: a guadagnare l’esclusiva alCorriere della Sera, la reputazione che latestata porta con sé, specie a f88.6445 0 *1aLppo

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Studente Università Titolo tesi Relatore prof.Monaco Matteo Un. studi Torino - facoltà economia Il marketing editoriale e lo sviluppo del fenomeno “free press”: il caso “al” Anna Claudia PellicelliMontinari Angela D. Un. studi Bari - facoltà di giurisprudenza Diritto di cronaca e dignità della persona Andrea ViolanteMorando Paolo Un. studi Trento - facoltà sociologia L’Alto Adige diventa Trentino. Strategie di marketing editoriale in una regione di confine Attilio BaldanMoretti Alessandro Un. studi Milano - facoltà scienze politiche Sport e giornalismo on-line. Esperimenti, scelte editoriali e obiettivi di un settore ancora in fase di sviluppo John AndersonMosna Alessandro Un. studi Trento - facoltà lettere e filosofia Englishness e i giornali inglesi Oriana PalusciMotta Veruska Un. studi Padova - facoltà scienze politiche Libertà di stampa e diffamazione nell’ordinamento statunitense Sara VolterraMottes Evelin Un. studi Bologna - facoltà scienze politiche La questione dell’identità nazionale allo specchio d’un settimanale d’opinione: il caso di Der Spiegel dal 1945 al 1960 Paolo PombeniNani Francesca Un. studi di Torino - facoltà lettere e filosofia I discorsi sulla guerra. I meccanismi dell’informazione Nicoletta BoscoNeri Vittoria Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Versace dopo Versace. La stampa e la successione al trono in una dinastia della moda Rinaldo FontanarosaNespoli Laura Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia Il giornalismo all news in Italia: da Internet alla televisione Emilio CarelliNobile Taisia I. Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia Storia del giornalismo ungherese fino alla rivoluzione del 1956 Anna Lisa CarlottiOrizi Serena Un. studi Siena - facoltà lettere filosofia Da fonte a filtro? Un’osservazione partecipante all’Ansa sulle routines produttive e il newsmaking Maurizio BoldriniOstoni Federica Un. Iulm - facoltà scienze della comunicazione e dello spettacolo Le funzioni sociali della stampa locale: il caso Sesto San Giovanni Marino LivolsiOttina Claudia Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà scienze della formazione G8 di carta: analisi del contenuto del Corriere della sera sui fatti di Genova Nicoletta PavesiPace Mara Un. studi Padova - facoltà lettere e filosofia Indro Montanelli, 1936 - 1939: l’esordio di un giornalista Carlo FumianPadovani Silvia Un. Catt. Sacro Cuore Milano - facoltà scienze linguistiche e lett. straniere Cinquant’anni di vita italiana vista da The Economist Anna Lisa CarlottiPaganini Chiara M. Un. studi Milano - facoltà lettere filosofia “Poetry is all I write”: Tony Harrison e il mestiere del poeta Nicoletta ValloraniPalombo Sara Un. studi Bologna - facoltà lettere e filosofia Terza pagina: la cultura nella rappresentazione dei quotidiani. Il caso del Corriere della sera Pina LalliPaluzzi Cristina Un. studi Firenze - facoltà scienze politiche Storia e sociologia di un settimanale locale. Il caso di Metropoli in toscana Giovanni BechelloniPaolini Rita Un. studi Urbino - facoltà sociologia Sulla via del socialismo: mazziniani e repubblicani collettivisti nelle Marche (1876 - 1892) Vittorio PaolucciPaolucci Laura Un. studi Perugia - facoltà lettere e filosofia Una ricerca sul lessico dell’economia in italiano e in inglese Franco LorenziPasuch Marta Un. studi Trieste - facoltà scienze della formazione La retorica della fotografia giornalistica tra allegoria, simbolo, mito. Iraq 2003 nelle foto di El paìs, Corriere della sera, Le monde Luciano De GiustiPavani Maurizio Un. studi Urbino - facoltà sociologia Giovanni Conti nella storia del repubblicanesimo italiano (1946 - 1957) Vittorio PaolucciPedde Maria ster Un. studi di Sassari - facoltà scienze politiche I mass media e il “mito” della Costa Smeralda Rosario CecaroPedone Michelangelo Un. studi Urbino “Carlo Bo” - facoltà sociologia La crisi e la fine della Dc. La nascita del Ppi Vittorio PaolucciPedretti Serena Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia Il circuito informativo tra telegiornale e talk show Giorgio SimonelliPelizza Annalisa Un. studi Bologna - facoltà lettere e filosofia Semiactivism. Analisi di due giornate cruciali dei movimenti per un nuovo umanesimo Pia PozzatoPelle Leandra Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Immagini bugiarde, come e perché i giornali manipolano le foto Aldo FontanarosaPellegrini Gabriella Un. studi Bergamo - facoltà lingue letterature straniere Radio b92 di Belgrado: una voce indipendente in Internet Francesca PasqualiPelosi Federica Un. studi Genova - facoltà scienze politiche La stampa e l’europa: l’Association des journalistes européens (Aje) Daniela PredaPerazzi Francesca Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia I linguaggi dello sport. Le evoluzioni e le innovazioni del linguaggio del giornalismo sportivo Walter PasseriniPerfetti Silvia Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere filosofia Il Nicaragua nella stampa statunitense (1979 - 2001) Anna Lisa CarlottiPica Ersilia Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione La sostenibile leggerezza della notizia Giuseppe MazzeiPinello Giovanna V. Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà lettere e filosofia L’ora di Sciascia. La rubrica “Quaderno” (1964/67) Mirella SerriPinna Monica Un. studi Genova - facoltà scienze della formazione Euronews. Dieci anni tra missione pubblica e logica commerciale. Crisi e prospettive del canale di informazione europeo Marina Milan - Mario BotteroPitton Alberto Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà scienze politiche I quotidiani gratuiti: verso nuove forme di comunicazione Vincenzo CesareoPizzi Alessandra Un. studi Firenze - facoltà lettere e filosofia “Io sono un cinico che ha fede in quel che fa”. Ennio Flaiano recensione: Oggi (1939 - 1942) Parnaldo BruniPizzolante Roberta Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà sociologia “Scatti negati”. Il fotogiornalismo in Italia tra libertà e censura Aldo FontanarosaPoloni Fabio Un. studi Bologna - facoltà lettere filosofia 1982 - 2002: nuova centralità, nuove forme e teledipendenza. Come cambia in italia l’informazione sportiva

sulla carta stampata in relazione ai mutamenti strutturali del settore Angelo AgostiniPongiluppi Cristina Un. studi Genova - facoltà lingue letterature straniere moderne Media e linguaggio. The New York Times e The Times. A confronto sull’11 settembre Prof. Gabriele AzzaroPortanti Rossana Un. studi Milano Bicocca - facoltà sociologia La costruzione giornalistica del nemico in situazioni belliche: i casi della guerra in Kosovo e in Afghanistan Prof. Giorgio GrossiPratico’ Rosa Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà sociologia Le notizie in poltrona. L’infotainment televisivo. I casi di “Porta a Porta” e “Sciuscià - edizione straordinaria” Giuseppe MazzeiPratico’ Sara Un. studi Siena - facoltà scienze politiche Tra giornalismo e burocrazia: l’applicazione della legge 150/2000 nell’amministrazione provinciale di Siena Donatella CherubiniPrincipi Chiara Un. studi Macerata - facoltà scienze della comunicazione L’informazione radiofonica nell’era multimediale Sandro PetroneProcopio Valentina Un. studi Teramo - facoltà scienze della comunicazione La fotografia e la storia. Le immagini del regime fascista fra realtà e mistificazione Pasquale IusoProietti Laura Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà sociologia Una barriera e due ruote. Il ciclismo nei media. Rappresentazione e costruzione dell’identità culturale Giuseppe MazzeiPugliese Alessandro Un. Lumsa - facoltà lettere e filosofia La repubblica di Eugenio Scalfari Francesco MalgeriQuadri Claudia Un. studi Bergamo - facoltà lingue e letterature straniere Bobby Sands e gli hunger striskers nella stampa dell’Ulster Oliviero BergaminiQuartino Davide Un. studi Genova - facoltà lingue e letterature straniere New statesman e l’universo giovanile negli anni ’60 Marina VillaQuilici Francesco Un. studi Firenze - facoltà scienze politiche Indro Montanelli: gli anni della formazione (1930 - 39) Cosimo CeccutiQuintavalle Marco Un. studi Milano - facoltà scienze politiche Natura e carta stampata: Airone, il primo mensile naturalistico italiano Ada Gigli MarchettiRaciti Daniela Un. Iulm - facoltà scienze della comunicazione e dello spettacolo Un anno dopo l’11 settembre il terrorismo nella stampa italiana, francese e inglese Marina VillaRagaini Giovanna Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lingue e letterature straniere Istituzioni totali e informazione: il caso magazine 2 Piermarco AroldiRedaelli Valentina Un. studi Bergamo - facoltà lingue e letterature straniere “Kpfa: the voice of the voiceless.” Storia della prima free speech radio americana Oliviero BergaminiRiitano Agostino Un. Iulm - facoltà scienze della comunicazione e dello spettacolo C’era una volta l’Argentina. La crisi argentina nei giornali italiani Angelo AgostiniRio Laura Un. studi Milano - facoltà scienze politiche Botte e risposte. Brunella Gasperini e la condizione femminile negli anni sessanta e settanta Ada Gigli MarchettiRispoli Carmela Un. Maria ss. Assunta - facoltà lettere e filosofia “I quotidiani gratuiti”. Analisi dei contenuti, del marketing, della struttura editoriale della nuova tipologia “leggi e getta”

e confronto diretto con i quotidiani tradizionali Francesco BianchiniRiva Manuela Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà lettere e filosofia Omnibus di Leo Longanesi (1937 - 1939) Vittorio VidottoRomano Milena Un. studi Catania - facoltà lettere e filosofia La scrittura giornalistica dal testo cartaceo al web. Sondaggi su Repubblica e Corriere della sera Gabriella AlfieriRossetti Simona Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà lettere e filosofia Uno studio sul lessico di origine spagnola nei giornali italiani Francisco Lobera SerranoRovagna Marta Un. studi Roma Tre - facoltà lettere e filosofia Budapest ’56 nella stampa italiana Giancarlo BosettiRovati Paola Un. studi Pavia - facoltà scienze della comunicazione La costruzione mediale della notizia. Un confronto tra i telegiornali e i quotidiani Anna Lisa TotaSalvi Samuele Un. di Bologna - facoltà scienze della formazione Il 1898, l’anno del “desastre”, nella stampa satirico - umoristica Fiorenza TarozziSartea Anna Un. studi Padova - facoltà lettere e filosofia Elogio della riservatezza: gli esordi giornalistici di Dino Buzzati (1928 - 1935) Carlo FiumanSavi Silvia Un. studi Parma - facoltà giurisprudenza Diritto di cronaca e diritto alla riservatezza: profili costituzionali del bilanciamento Antonio D’aloiaScanu Stefano Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà lettere e filosofia Una stagione letteraria: Paese Sera libri 1963 - 1969 Mirella SerriScarinzi Claudio Un. studi Milano - facoltà scienze politiche L’informazione può essere neutrale? L’Ansa di Milano Ada Gigli MarchettiSchiavetto Serena Un. Iulm - facoltà scienze della comunicazione e dello spettacolo Web - giornalismo: l’evoluzione della figura del giornalista web in rete Susanna SancassaniScorsetti Annalisa Un. studi Bergamo - facoltà lingue e letterature straniere La fine della DDR nella stampa governativa: il caso del quotidiano Neues Deutschland Oliviero BergaminiSelvarolo Antonio Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione La trasparenza opaca. Propaganda, informazione, opinione pubblica nelle guerre mediatiche Mario MorcelliniSeno Elena Un. studi di Padova - facoltà scienze politiche Il mattino di Padova (1978 - 2003). Le origini e la diffusione Filiberto AgostiniSgarbi Alessia Un. studi Ferrara - facoltà giurisprudenza Diffamazione a mezzo stampa e tutela penale dell’onore nelle comunicazioni telematiche Gianluigi CarpeggianiSignorelli Marco Un. Iulm - facoltà scienze della comunicazione e dello spettacolo Raccontare il golpe: Cile 1973 - Urss 1991 PAngelo AgostiniSilvestri Alessandro Un. studi Palermo - facoltà lettere e filosofia Radio Palermo1943 - 1944: ordinamento e inventariazione delle veline di guerra utilizzate per i commenti Fiuseppe Carlo MarinoSorci Vincenza Un. studi Palermo - facoltà scienze della formazione Una partecipata “obiettività”. Valori e problematiche del fotogiornalismo Antonio La SpinaSorge Stefania Un. studi Siena - facoltà lettere e filosofia Russia, il difficile mestiere del giornalista. Dal crollo dell’Urss al nuovo sistema dei media Maurizio BoldriniSottile Silvia Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Una passione mondiale. dimensione narrativa e passionale nei servizi sui mondiali di calcio 2002 Isabella PezziniSpicuglia Matteo Un. studi Siena - scienze della comunicazione Vita reale e vita televisiva: “la vita in diretta” Enrico MenduniStanzani Mattia M. Un. studi Milano - facoltà scienze politiche L’economia italiana attraverso le pagine del Corriere della sera dal 1963 al 1973 Angelo MoioliTontini Valerio Un. studi Roma “La Sapienza” - facoltà scienze della comunicazione Quando la scienza fa spettacolo. La divulgazione scientifica in tv Giuseppe MazzeiTortelli Sara Un. studi Udine - facoltà lingue e letterature straniere Foto - notiziario il settimanale specializzato per il trade della fotografia, un’analisi swot Alessandro MorelloTorzini Gaia Un. studi Bologna - facoltà lettere e filosofia Quali identità europee nella stampa di informazione? Pina LalliTosello Vincenzo Un. studi di Padova - facoltà lettere e filosofia Vent’anni di storia nelle pagine del settimanale della diocesi di Chioggia Nuova Scintilla (1945 - 1965) Angelo VenturaTotoro Stefano Un. studi Firenze - facoltà scienze politiche Telegiornale nel microfono della radio. Quando le news tv diventano giornalismo radiofonico: il radiotving Giovanni BechelloniTramontana Andrea Un. studi Bologna - facoltà lettere e filosofia L’ombra delle torri. Analisi semiotica della copertura informativa di due magazine statunitensi dall’11 settembre al 31 dicembre 2001 Patrizia VioliTrevisan Giulia Un. studi Trieste - facoltà scienze della formazione Il quotidiano di informazione alle Olimpiadi. Il caso del Corriere della sera a Roma 1960 e a Sidney 2000 Fabio FinottiTrifilio Anna C. Un. studi Siena - facoltà lettere e filosofia Giornalismo embedded. I corrispondenti al fronte nella seconda guerra del golfo Giovanni GozziniTuccino Erica Un. studi Siena - facoltà lettere e filosofia Uno spettacolo chiamato tg. Tra logica informativa e logica di mercato: tecniche e compromessi nei principali telegiornali italiani Enrico MenduniUcci Nicoletta Un. studi Milano Bicocca - facoltà sociologia Il giornale nella rete: l’informazione on-line e il caso de ilsole24ore.com Roberto MarchisioUva Daniela Un. studi Bari - facoltà scienze politiche Istituzioni della professione giornalistica. La deontologia e l’inquadramento contrattuale dei giornalisti in Italia,

in Europa e nel resto del mondo occidentale Ruben RazzanteValentini Gabriella Un. studi Bologna - facoltà lettere e filosofia La terza pagina dalla critica alla cronaca. La selezione dell’informazione letteraria nelle pagine culturali dei quotidiani Mauro SartiValsecchi Alessandra Un. Iulm - facoltà scienze della comunicazione e dello spettacolo Le monde. Tradizione e innovazione in un giornale di qualità Angelo AgostiniVeneziani Massimo Libera un. Lumsa - facoltà lettere e filosofia Il giornalismo italiano negli anni ’70. Le ragioni di una svolta Francesco MalgeriVicari Stefania Un. degli studi Torino - facoltà lettere e filosofia La campagna d’Etiopia attraverso La Stampa e il Lavoro Nicola TranfagliaViggiano Maria E. Un. studi Napoli “L’Orientale” - facoltà lettere e filosofia Luigi Barzini inviato speciale in Estremo Oriente Adolfo TamburelloViotto Elena Un. studi Udine facoltà giurisprudenza Federalismo e sistema dell’informazione e della comunicazione Luca MezzettiVitali Matteo Un. Cattolica Sacro Cuore Milano - facoltà lettere e filosofia Processi di veridizione attraverso l’immagine: il caso del G8 di Genova Alberto BourlotZerba Giovanni Un. studi Urbino - facoltà sociologia La stampa italiana nella guerra all’Iraq Vittorio Roidi

LE 255 TESI

22 (26) ORDINE 4 2004

Roma, 19 marzo 2004. Il nuovo Consiglio diamministrazione dell’Inpgi ha proceduto oggiall’elezione del presidente dell’Istituto, delvicepresidente vicario e del vicepresidentein rappresentanza della Fieg. Alla votazionehanno partecipato tutti i 16 componenti delConsiglio. Presidente è stato confermato con14 voti Gabriele Cescutti. Vicepresidentevicario è stato eletto con 15 voti MaurizioAndriolo, già componente del precedenteConsiglio di amministrazione, mentre l’avv.Giancarlo Zingoni è stato confermato con 9voti vicepresidente in rappresentanza dellaFederazione italiana editori giornali (Fieg).Nella notte tra il 10 e l’11 marzo, il Consigliogenerale dell’Istituto aveva eletto i diecicomponenti giornalisti del nuovo Consiglio diamministrazione.

Erano risultati eletti Gabriele Cescutti eSilvia Garambois, voti 31; Roberto Carel-la, voti 30; Riccardo Venchiarutti e Gior-gio Di Nuovo, voti 29; Maurizio Andriolo,Francesco Gerace, Silvana Mazzocchi ePierluigi Roesler Franz, voti 21; LinoZaccaria, voti 19.

Cinque consiglieri appartengono allamaggioranza che governa la Fnsi e cinqueal cartello di Inpi.sicambia. Questa intesarispecchia i risultati veri delle elezioni dell’ot-tobre/novembre 2003. I due schieramentihanno accumulato consensi pressoché equi-valenti. Il fatto nuovo è che dentro il Consi-glio d’amministrazione non c’è una maggio-ranza precostituita. Il presidente, per la primavolta, non è sorretto da una maggioranza. Lostesso Consiglio è chiamato a funzionarecome organo di garanzia, cercando soluzio-ni condivise. Gli altri sei membri del Consi-glio sono: Paolo Serventi Longhi, Massi-mo Marciano; Mauro Masi e MaurizioBernaconi (rappresentanti rispettiva-mente di Palazzo Chigi e del ministerodel Lavoro); Giancarlo Zingoni e Rober-to Cilenti (rappresentanti della Fieg).Il Collegio sindacale, presieduto dalladott.ssa Stefania Cresti (ministero delLavoro), è formato da Guido Bossa,Virgilio Povia (Palazzo Chigi), AttilioRaimondi, Michele Romano (ministerodell’Economia), Riccardo Sabbatini eAdriano Velli.

Il Consiglio generale dell’Inpgi ha condivisoun documento programmatico frutto dell’ac-cordo che ha portato all’elezione dei 10consiglieri d’amministrazione. Il documentoimpegna gli organismi decisionali dell’Istitutoa discutere modifiche statutarie sui seguentipunti:

1) limite di mandato a presidente e vicepre-sidente;

2) collegialità ed eventuali deleghe operative;

3) voto riservato esclusivamente agli elettiper la rappresentanza nell’Inpgi2;

4) incompatibilità delle cariche in armoniacon gli altri Enti della categoria.

In particolare, per quanto riguarda la colle-gialità, fermo restando il compito di valuta-zione ed elaborazione preventiva che, a tito-

lo consultivo, le Commissioni di cui all’art. 13,comma 5, devono esplicare nell’ambito dellapropria competenza per conto del Consigliod’amministrazione, il presidente dell’Istitutosarà impegnato a discutere preventivamen-te, assieme ai componenti giornalisti del Cdastesso, argomenti di specifica importanza odelicatezza, con particolare riguardo aproposte di modifica relative alle prestazioniprevidenziali o alla contribuzione.In materia elettorale, il Consiglio di ammini-strazione dell’Inpgi è inoltre impegnato arealizzare la riforma del voto ed a limitarloalla presenza fisica nel seggio elettoraleoppure all’espressione del voto stesso pervia telematica.Il Cda dell’Inpgi è impegnato anche a discu-tere il voto con il sistema delle liste aperteper il Consiglio generale ed il Comitatoamministratore dell’Inpgi2 e ad introdurre ilsistema proporzionale per l’elezione del Cdada parte del Consiglio generale. Il quorum

Gabriele Cescutti è presidenteAndriolo vicepresidente vicario

Condivisa dal Consiglio generale dell’Istituto una dichiarazione programmatica

INPGI

Il documento programmatico è esaustivo anche se nonassicura (per ora) agli iscritti all’Inpgi la pari dignità con gliiscritti all’Inps in tema di libertà totale di cumulo, di cessio-ne dei diritti d’autore e di lavoro occasionale (“è lavorooccasionale – secondo una legge dello Stato – quello cheha introiti annui per 5mila euro”).Anche gli iscritti alle casse degli avvocati e dei ragionierihanno, in base a due sentenze della Corte costituzionale,la più ampia libertà di cumulo tra pensione e redditi da lavo-ro dipendente o autonomo. Perché i giornalisti devonoessere discriminati? Chi stipula contratti vincolati allacessione dei diritti d’autore o svolge prestazioni occasiona-li (sino a 5mila euro) non ha l’obbligo di iscrizione allagestione separata deell’Inps. Perchè l’Inpgi2 ignora le rego-le Inps? L’Inpgi non è un ente sostitutivo dell’Inps (art. 76della l. n. 388/2000)? C’è da augurarsi, infine, che il Consi-glio d’amministrazione, imitato dalle parti estranee alConsiglio stesso, ritiri querele e iniziative civilistiche presen-tate contro giornalisti colpevoli di aver esercitato il diritto dicritica (garantito dalla Costituzione e dalla legge professio-nale). Sarebbe un buon segno di ritrovata armonia nellacategoria. L’accordo 5+5 è, comunque, un segnale, chelascia spazio alle speranze di… un effettivo disarmo.

(Franco Abruzzo)

Ed ora scatti

il momentodi un

effettivo...disarmo

LETTERA IN REDAZIONE

Egregio dottor Abruzzo, mi chiamo Alessandro Giuliani, sonoun insegnante di scuola media superiore e pubblicista pressol’Ordine nazionale dei giornalisti del Lazio e del Molise daoltre dieci anni. Scrivo principalmente di scienza (sono iscrittoall’Ugis), in particolare di nuove tecnologie, e di tutto ciò cheriguarda il comparto scuola, università e ricerca.Ho avuto il piacere di conoscerla di persona nel ‘99 al Circo-lo della Stampa di Milano perché ho fatto parte del gruppodi vincitori del primo concorso per le migliori tesi di laureasul giornalismo (argomento: editoria elettronica on line).Arrivo al punto per cui le sto scrivendo. Si tratta dell’obbligo,a detta dell’Inpgi, dell’iscrizione alla Gestione separata.Quando alla fine del 2002 l’Inpgi comunicò per lettera lanovità del condono relativo al periodo 1997–2001 mi recaidi persona alla sede nazionale qui a Roma, in via Nizza,per avere spiegazioni: gli impiegati dell’Inpgi mi spiegaronoche l’obbligo di iscrizione era assoluto per tutti i giornalistiiscritti all’Ordine e che in ogni caso i miei compensi eranotalmente bassi che si sarebbe trattato di un esborso minimo(di poco superiore al 10% di quanto percepito più degli

esigui tassi di mora). Pur non convinto della correttezza ditutto ciò mi iscrissi per essere in regola.Purtroppo credo di aver commesso un errore. Infatti, dopoaver appreso con meraviglia che a tutt’oggi quasi il 90% deipubblicisti iscritti all’Ordine dei pubblicisti del Lazio non haaderito all’Inpgi2, nei giorni scorsi ho ricevuto il prospetto dipagamento da parte dell’Inpgi relativo agli anni che vannodal 1997 al 2001: ebbene, a fronte delle cifre irrisorie da mepercepite in quegli anni, mi viene oggi chiesto di versarenelle casse dell’Inpgi non il 10% dei compensi (come previ-sto dalla normativa) ma in alcuni casi oltre il 170% (cento-settanta!).Le faccio l’esempio proprio del 1997: il reddito derivante dacollaborazioni giornalistiche da me dichiarato per quell’an-no era di soli 249 euro; oggi l’Inpgi per il 1997 mi chiede335,70 euro di “contributi dovuti” a cui vanno sommate73,77 euro di “rivalutazione”, 14,66 euro di “sanzione artico-lo 9” (1% del contributo soggettivo) e altri 5,16 euro per la“sanzione contenuta nell’articolo 10” del regolamento dell’I-stituto di previdenza. In conclusione, a fronte dei 249 euro

di compensi giornalisti complessivi percepiti nel ‘97 io oggidevo versare per fini pensionistici la bellezza di 429,29 euro,cioè appunto oltre il 170%.Conoscendo, dalle righe di Tabloid, la sua posizione sullaspinosa questione cosa mi consiglia di fare? Versare all’Inp-gi i complessivi 1.355,16 euro di arretrati relativi al periodo1997-2001 oppure percorrere altre strade (anche di tipolegale), visto che l’Istituto a tutt’oggi sembra volere imporreuna normativa previdenziale con dei tetti ben al di sotto delDlgs n. 276/2003, meglio conosciuta come “Riforma Biagi”? Rimango in attesa di una sua risposta sollecita: l’Inpgi infat-ti impone di versare i contributi entro il 15 marzo 2004. Incaso contrario scatterebbero ulteriori tasse. Cordiali saluti.

Alessandro Giuliani-----Bisogna far rispettare l’articolo 3 (uguaglianza) della Costi-tuzione. I cittadini iscritti all’Inpg/2 non possono essere trat-tati diversamente dai cittadini iscritti all’Inps/2. C’è da spera-re che il nuovo gruppo dirigente dell’Istituto voglia cambiarstrada rispetto al passato. (f. ab.)

Inpgi/2 Lei cosa mi consiglia di fare?

dei due terzi per l’elezione delle cariche (art.16, comma 7) sarà, a partire dalla terza vota-zione, quello della metà più uno degli aventidiritto al voto.Per quanto riguarda le rappre-sentanze circoscrizionali dei consiglierigenerali, il Cda è impegnato a valutare ilriequilibrio delle grandi Associazioni tenendocomunque conto, in modo adeguato, delleesigenze di rappresentatività delle piccole emedie Associazioni regionali.

Riforma previdenziale

La riforma previdenziale approvata dalConsiglio generale il 26 settembre 2002 nonè stata ancora oggetto d’esame congiuntodelle parti sociali (Fnsi e Fieg). Nel frattempoil Cda dell’Inpgi lo scorso 3 marzo ha affida-to ad un attuario – così come prevede il Dlgs509/94 – il compito di redigere il bilanciotecnico attuariale per il prossimo triennio, dalquale risulti la stabilità della gestione previ-denziale Inpgi, con proiezione nei prossimi40 anni. Poiché i risultati saranno noti entrodue mesi al più tardi, si concorda di accanto-narla in attesa di una definitiva decisione nelmerito della riforma al momento in cui ilbilancio attuariale sarà noto. In quel momen-to il Cda avrà la possibilità di esprimersi sulle

misure da adottare alla luce di dati tecniciaggiornati, nonché tenendo conto delle indi-cazioni dei ministeri vigilanti. In attesa diqueste conclusioni, si chiede alle parti socia-li di sospendere il negoziato.

Perequazione delle pensioni

Abbiamo manifestato la ferma convinzioneche debba essere subito ripreso il tentativodi modificare l’art. 7 del Regolamento Inpgi,affinché ogni anno dopo l’approvazione delbilancio consuntivo il Consiglio di ammini-strazione sia impegnato a valutare – sullabase dei risultati economici – la possibilità diuna integrazione al sistema generale di pere-quazione delle pensioni.

Cumulo pensione/redditi

Ribadito che la legge 289/02 (Finanziaria2003) ha affermato l’autonomia dell’Inpgi arecepire o meno la norma generale, abbia-mo convenuto che il massimo sforzo debbaessere compiuto al fine di innalzare perquanto possibile la quota esente dal cumuloavendo presenti oltre alle compatibilità indi-cate dai ministeri vigilanti, i diritti degli iscrittiin quiescenza.

Impegno a discuterele modifiche statutarie

23 (27)ORDINE 4 2004

Nicola MagroneCodice breve del razzismo fascista

di Vito Soavi

Il 17 novembre 1938 VittorioEmanuele III, tra i provvedi-menti intrapresi per difende-re la razza italiana, sanziona-va e promulgava una leggespeciale (varata dal GovernoMussolini) che stabiliva le li-mitazioni di capacità dei cit-tadini appartenenti alla razzaebraica residenti in Libia.L’articolo 7 di tale legge cosìrecitava: “Gli ebrei in Libianon possono avere alle pro-prie dipendenze domesticiprofessanti la religione mu-sulmana. I contravventori so-no puniti con l’ammenda dalire 1000 a lire 5000”.Questa anticipatrice e vergo-gnosa testimonianza di untriste periodo della nostrastoria è raccontata, con mol-tissime analoghe perle, daNicola Magrone nel libro Ilcodice del razzismo fascista,che è il risultato di una pode-rosa e documentata ricercatra leggi, decreti, regolamentie sentenze, per comprende-re come sia stato possibileavviare la campagna razzia-le in Italia.È un delirio che nasce dalontano ed i cui segni premo-nitori si possono già coglieredal progetto presentato daiFasci di Combattimento perle elezioni del novembre1919; in coerenza col pen-siero mussoliniano esso tral’altro affermava: “il fascismorappresenta una tipicaespressione della razza ita-liana”.Così si spiega la preoccupa-zione di differenziare il razzi-smo fascista da quello tede-sco. Il primo da considerarecome dovere nazionale diprotezione e di sostegno peruna stirpe, come la nostra,esposta a contaminazioniconseguenti all’espansioneimperialista del Paese, men-tre quello nazista inteso co-

me identificazione ed esalta-zione della razza germanica,tra i tedeschi stessi.Nicola Magrone, che è magi-strato, costruisce il percorsoparallelo di ascesa al poteredel fascismo e contempora-neamente di difesa della raz-za italiana, esaminando leleggi ed i provvedimenti cheabbracciano il periodo cheva dalla marcia su Roma al25 luglio 1938, data dellapubblicazione del fondamen-tale manifesto degli scienziatifascisti in cui si afferma chele razze umane esistono.Ciano annotava in quei giornisul suo diario: “abbiamo par-lato (con Mussolini) anchedel problema ebraico. Mi so-no mostrato incline ad unasoluzione che non sollevi unproblema che fortunatamen-te da noi non esiste. Il Duce èdel medesimo avviso. Met-terà acqua sul fuoco, pursempre senza soffocare lacosa”.Evidentemente, dopo quantosuccesso, la sua acqua erapericolosamente infiammabi-le...La ricerca di Magrone sull’i-ter della campagna razzialeè vastissima ed approfonditaper evidenziare le folli ester-nazioni con le quali il regimeprendeva forza per giustifica-re a se stesso la necessità disterminare gli ebrei italiani.Scriveva il Piccolo di Roma:”il sentimentalismo non esistein politica e fra i primi postu-lati dell’uomo moderno c’èquello di non essere idiota;l’individuo che piagnucolasulla dolorosa istoria dei giu-dei è un antifascista”.Ed incalzava La Scure diPiacenza:” ma dove andran-no a finire i poveri ebrei?All’inferno, e voi cameratisentimentali della moneta edel livore all’inferno insiemea loro, e che un poco di oliodi ricino, di quello antico, viaiuti a scivolarvi più in fretta”.

Non ci si poteva aspettare dimeno di quanto scrivevano igiornali del tempo, ricordan-do che il 31 dicembre 1925vennero disciplinate le fun-zioni e le responsabilità, an-che civili, degli editori e deidirettori dei periodici con lacostituzione dell’Ordine deigiornalisti (mai entrato in atti-vità), non al fine di garantirela qualità e l’indipendenzadella professione, bensì perassicurare al regime la fe-deltà della stampa, secondol’assioma che il regime fasci-sta doveva identificarsi nelregime dei giornalisti. Obiet-tivo raggiunto con una leggedel 1928 che creò l’Alboaperto ai “fedeli” del Duce.Mussolini era giornalista!La parte conclusiva del Co-dice è riservata alla cronacadel dopoguerra, allorchè ilnostro Paese ritenne di do-ver provvedere al risarcimen-to dei danni subiti dalle vitti-me delle persecuzioni raz-ziali. E qui l’Autore fa emer-gere i limiti di insensibilitàdelle autorità costituite, deilegislatori e dei giudici che,dopo mezzo secolo, non so-no ancora riusciti a mettere ilpunto finale a questa trage-dia. Ma in Europa non siamoi soli.Anche questo capitolo meritala citazione di un ultima per-la: “il prof. Tullio Terni, che aPadova dirigeva l’Istituto diistologia, era ebreo. Nel ‘38,con le leggi razziali fu radiatodall’Accademia dei Lincei eprivato della cattedra. Finitala guerra avrebbe potuto ria-verla. Senonché il prof.Egidio Meneghetti gli fecepressapoco questo discorso:‘come rettore ti dico che haidiritto a rientrare all’Uni-

versità, ma come uomo mi faschifo pensarci ‘. Terni tornòa casa e si uccise con unafiala di cianuro”.Nicola Magrone, che è capodella Procura molisana diLarino ha pubblicato il suoCodice per le edizioni “dal-l’Interno-Sudcritica” di Mo-dugno, Bari, con questa pre-messa: “l’attività di ricerca, diredazione e ogni altra formadi collaborazione per la rea-lizzazione di questo volumeè resa del tutto volontaristi-camente, gratuitamente esenza alcun rimborso di spe-sa. Il contributo volontario perogni copia di questo volume,che si auspica in almeno 10euro, è dato alla FondazionePopoli & Costituzioni per leiniziative in difesa dellaCostituzione italiana. Ognieuro di contributo in più perquesto volume consente diinviare una copia gratis aduna scuola, ad una bibliote-ca, ad un carcere, ad una co-munità terapeutica, ad un cir-colo culturale, ad una asso-ciazione di volontariato.Nessun soggetto economicopubblico o privato sostieneapertamente o segretamen-te l’iniziativa. Semmai la sco-raggia”. Ritengo, con questefinalità, sia giusto aderire allacrociata.

Nicola Magrone,Codice breve

del razzismo fascista,edizioni

“dall’interno-Sudcritica”2004,

pagine 429, euro 10 (offerta minima).

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L A L I B R E R I A D I T A B L O I D

Davide Giacalone DigiRadio

di Emilio Pozzi

I pregi della radio digitale so-no illustrati con agile scrittu-ra, con sapore di pamphlet,da Davide Giacalone, autoredel quale il risvolto di coperti-na non dà alcuna notizia.Una dimenticanza? Chissà!Colmiamo la lacuna per col-legare questo nome all’auto-re di altri testi sul mondo ra-dioelevisivo, pubblicati quan-do ministro delle Poste eraOscar Mammì: come Ga-sparri oggi lega il suo nomead una legge molto discus-sa, a quei tempi si parlò alungo di legge Mammì, chenel 1990 modificò sostan-zialmente le norme sull’emit-tenza radiotelevisiva fissatedalla precedente legge diriforma del 1975. DavideGiacalone, che era stato se-gretario della Federazionegiovanile del Partito repub-blicano e che dal 1987 al1991 fu consulente del mini-stro pubblicò nel 1990 un vo-lume, con Edizioni Comunitàdal titolo Antenna libera, laRai, i privati, i partiti e dueanni dopo, nel 1992 un altrolibro dal titolo La guerra delleantenne con un polemicosottotitolo Televisione poteree politica: i frutti del non go-verno.Il testo attuale, ricordandoche il DAB (acronimo diDigital Audio Brodcasting)sarà operativo in tutto ilPaese entro il giugno 2005,illustra i pregi del sistemache si possono riassumere,secondo i sostenitori così:migliore qualità dell’audio,stabilità del segnale, invio dimessaggi testuali e perfinodiminuzione dell’inquina-mento. In Italia sei emittenti,tra cui RTI, 102,5, hanno co-minciato a trasmettere oltreche in analogico anche in di-gitale. Le riflessioni di Gia-calone arrivano quindi pun-

tuali a sostegno del nuovosistema.Il volumetto (il diminutivo è inrapporto al numero delle pa-gine, 84 e non per la qualitàdella scrittura che è invece difacile lettura anche per i nonaddetti ai lavori) si articola incinque capitoli: si cominciacon il black-out del 28 set-tembre che lasciò quasi tuttal’Italia al buio per molte ore,e che consentì alle radiolinea batteria di parlare ai cittadi-ni dalle stazioni alimentateda gruppi elettrogeni e siprosegue addentrandosi, fraluci ed ombre, nei problemiche sono impliciti nelle fortu-ne di quel mezzo di comuni-cazione che Marshall McLuhan definì caldo, proprioper il rapporto emotivo e difantasia con l’ascoltatore.Dalle rievocazioni storiche egiuridiche, di uno che la salunga, alle prospettive per ilfuturo che potrebbero con-sentire all’Italia nel campodel digitale, di riguadagnaretempi perduti, con l’augurioche non si sprechino occa-sioni. Sul come l’autore haidee precise che lasciamo allettore il piacere di scoprire,condividere o controbattere.

Davide Giacalone,DigiRadio,

Rubbettino, SoveriaMannelli 2003,

pagine 84, s.i.p.

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24 (28) ORDINE 4 2004

“Desmentegass”, il ricordosessant’anni dopo le bombe

Le bombe arrivavano improvvise. Prima ilsibilo lancinante, poi l’impatto sordo e subitodeflagrante: le urla, la paura, le macerie.Case sbriciolate come per il calcio di unbambino annoiato sulla battigia. Uominiinghiottiti dai mattoni. Arti sparsi sulle strade,corpi squartati dalla violenza dello scoppio, astento ricomposti dalla pietà dei superstiti. Lamorte e il dolore abbracciati. Milano, agosto1943: gli aerei della Royal Air Force spazza-no via mezza Milano.

Un uomo esce di casa, attonito, con l’ango-scia nel cuore, ma con la volontà di far vede-re cosa è successo. Si chiama Franco Rizzi ein mano ha una macchina fotografica. La cittàche vede è un girone dantesco: palazzi crol-lati, gente in fuga, masserizie in strada. È unacittà ferita ma non piegata. Qui la gente neha viste di tutti i colori, è sopravissuta aicannoni di Bava Beccaris. Milano, quando labastoni si rimbocca le maniche. È la solida-rietà, Milan col coeur in man. Nessuno vienelasciato indietro. E se ogni notte la morte arri-va dal cielo, puntuale e devastante, ogni nottela gente riprende a scavare. Riprende adaiutare i suoi feriti, a dividere il poco cheancora si trova. Franco Rizzi, scatta, docu-menta: la fame, la morte, la devastazione, maanche l’umanità di un gesto, la tenerezza diuna carezza.Desmentegass in milanese significa, dimenti-care il passato, limitare la memoria al puro esemplice ricordo. Affinché quei giorni terribili,il dramma di Milano, non fossero consegnatiall’oblio, Lamberto Caimi ha realizzato unfilm. E le fotografie di Franco Rizzi sono di-ventate un libro. Bellissimo e struggente.(Desmentegass, molti non ricordano - Milanoagosto 1943, fotografie di Franco Rizzi, L’ip-pocampo 2003).Quello che molti non sanno o non ricordano,questo libro impone. Racconta Sandro Rizzinella prefazione: “Un pacchetto di fotografiestampate su carta camoscio, formato 9x14,rimaste per anni in un cassetto, tra le cosepreziose di famiglia”.In quelle foto si vedono case sventrate,macerie, fumo di incendi, fabbriche scoper-chiate con i macchinari anneriti, gente inebe-

tita accanto alle cose di una vita, recuperate.Franco Rizzi non era un professionista. Ognigiorno andava a Sesto Calende alla Siai-Marchetti, la grande fabbbrica di aeroplanidove lavorava. Non era un professionista, mala fotografia e la radio erano le sue passioni.Rizzi, scatta cinque rullini. Muore due annidopo. Le foto restano nei cassetti di casa, finoa quando non le trovano e capiscono chedevono essere mostrate. Parte di quanto haritratto Rizzi, non c’è più. Milano è cambiata,dentro e fuori. Nelle strade e nel cuore degliuomini. Ma non ha ancora smesso, archiviatola volontà di ricordare.In quelle notti i bombardieri Lancaster e Hali-fax sganciano sul Duomo, sulla Scala, sulPalazzo Reale, su San Babila, su SantaMaria delle Grazie 2600 tonnellate di bombe.Mille, morti, altrettanti feriti, 250.000 senzatetto. Solo Federico Barbarossa nel XII seco-lo aveva fatto tanti danni. Le settimane, i mesisuccessivi ai bombardamenti sono, per certiversi anche peggiori. C’è una guerra terribile,una guerra che è diventata fratricida, italianicontro italiani, fratelli, amici di un tempo chesi sparano, si scannano. Nell’ottobre del 1944le bombe alleate distruggono anche il pontedi ferro sul Ticino. E ancora una volta la gentetorna a scavare con vanghe e badili.

E si rimette in strada con borse, fagotti, vali-ge, camioncini con materassi, carrette, tricicli,biciclette. Auto a carbonella o con le bomboledi gas. Si fugge dalla morte, dalla guerra chespiana ogni cosa. A Milano in piazza Cador-na della Stazione Nord è rimasta in piedi solola facciata. Spazzata la via Principe Umbertoche oggi si chiama via Turati. Il lavoro di Rizziè un’immersione nel passato e nei ricordi.Preziosi e ancora così attuali, per come, nelbene e nel male, Milano dopo quei giorni si ètrasformata. E vedere il tetto sfondato dellaScala, le volte senza vetri della Galleria, gliidranti in via Torino, anziani milanesi, incurva-ti, ma non battuti, ti spiega cosa, quegli uomi-ni, i loro figli hanno dovuto affrontare. Emagari ti chiedi come sia stato possibile ilfarlo. Ma poi ti dici che questa probabilmentece l’ha nel dna. Questa è la città di Ambrogio,uno, raccontano, con un brutto carattere, unagran voglia di fare. E soprattutto una volontàdi ferro. Imbattibile.

M E M O R I ALe fotografie di Franco Rizzi sono diventate un volume. Bellissimo e struggente

Si fugge dalla morte mentre crollano i palazzi

Gesti di solidarietà nella città ferita

di Andrea Bosco

Franco Rizzi fotografò la cittàdevastata dalle bombe degli aerei alleati. Da una mostra a Cremona l’idea di ricavare un film e un volume con una raccolta delle immagini

Milano agosto ’43

Teatro alla Scala. Porta Ticinese.Piazza Duomo. Sopra il titolo: piazza Fidia.

Luogo non identificato.

Via Torino. Sotto: piazza San Babila.

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Grandi con stile

Mondadori editori,un romanzo di famiglia

Cristina Mondadori Formenton, figlia del grande editore, racconta le vicende intime di una saga a cavallo di due secoli, restituendoci un grande affresco d’epoca

Grandi editori con stile pervasi da quell’ele-ganza sentimentale che ha segnato un lungoperiodo della cultura italiana. Un affrescod’epoca tra pubblico e privato di una dinastiain grado di suscitare profonde emozioninell’intenso e variegato romanzo di casataraccontato da Cristina Mondadori nel suolibro Le mie famiglie, edito da Bompiani,presentato alla Meliorbanca in via Borromei,il 5 febbraio scorso, a Milano.Un parterre des roix di un’intellighenziameneghina e romana dai toni pacati e d’altritempi, per rendere omaggio alla “piccola” dicasa, che ha ripercorso con aneddoti, ricor-di, intimità, affetti, il complesso mosaico deidiversi rami della famiglia Mondadori, dallastirpe di editori fondata dal padre Arnoldo, aiMonicelli, nella cui stravagante e creativafamiglia della madre Andreina, ci sarannoregisti, romanzieri e giornalisti, a quella delmarito Mario Formenton Macola, altra dina-stia di imprenditori e industriali tra l’Italia e laPersia.Dall’infanzia circondata da grandi scrittori,balie e parenti, fino alle scelte anticonformi-ste della vita adulta quando, già sposata emadre di quattro figli, decide di diventaremedico e realizza un obiettivo generoso: darvita ad un centro che si occupa di disagioinfantile, oggi Centro Benedetta D’Intino, innome della nipotina, figlia di Silvia, mortapiccolissima, al quale verranno devoluti iproventi derivati dalla vendita del libro. Ungrande affresco di stile di vita, dai tonisommessi e ricchi di significati di quella cheprima di ogni altra cosa fu una dinastia digrandi intellettuali e poi di imprenditori.

“Di solito è un editore che fa grande un auto-re. Se Lei accettasse di scrivere per meaccadrebbe il contrario”. Era la frase a effet-to con la quale il saggio Arnoldo seduceva igrandi della letteratura e della poesia italianae mondiale, spesso ospiti nella villa a Meinasul lago Maggiore, dove un giorno il famosofotografo Federico Patellani sussultò di fron-te al suo obiettivo puntato in un angolo delgiardino, raccontando poi nei suoi aneddoti,di essersi accorto di aver inquadrato in unsolo istante tre geni in meno di un metroquadrato, Musil, Gadda e Thomas Mann.Accadeva questo in casa Mondatori, dove,come ha raccontato la curatrice del libroLaura Lepri, il caminetto della villa a Meina,è un grande romanzo di firme e aneddotilasciato a ricordo dagli autori della casaeditrice da Hemingway, a Quasimodo, aUngaretti, Buzzati, Soldati, Palazzeschi, iBellonci. Significativo di uno stile e di unmodo di essere il modo in cui Arnoldo ruppeil ghiaccio la prima volta proprio con Unga-retti: gli andò incontro e gli disse “poeta emaestro, mi illumini d’immenso”:Del grande impero editoriale costruito dalpadre, Cristina traccia la storia fin dall’inizioriuscendo nell’intento di riunire insieme ilracconto di una saga familiare con la narra-zione delle vicende editoriali dell’azienda difamiglia, creata su dal niente, con sudore,sacrifici e quello spirito d’avventura proprio diuomini d’atri tempi. Ne deriva un libro ricco di

emozioni e molto bello e bene hanno fatto ifamiliari e gli amici di Cristina FormentonMondadori a incoraggiarla a raccontare lememorie di famiglia. “ Un gesto d’amore versol’editoria” ha detto Ferruccio de Bortoli, che hacoordinato la presentazione, ricostruendo irapporti di grande amicizia tra Mondadori e ilconte Valentino Bompiani, per un po’ segreta-rio generale della Mondadori e poi editoreindipendente. “Un’amicizia tra concorrenti chela dice lunga su uno stile imprenditoriale e diconcepire una sana competizione all’insegnadell’eleganza e del rispetto”.

Già, uno stile che contraddistinguerà laMondadori fin dagli esordi. Siamo negli anniVenti e Arnoldo è alle prime armi editoriali ededitori ben più consolidati dominavano ilmercato, come Treves, che pubblicava D’An-nunzio, Deledda, Borghese. Arnoldo, raccon-ta Cristina, “ fu cauto e rispettoso, proponen-do, per esempio, a molti di loro di pubblicarecon lui le opere minori e continuando a darea Treves le opere maggiori”. L’autrice ciracconta della frequentazione dei genitori deisalotti letterati di Margherita Sarfatti e di AdaNegri, frequentati da Mussolini e Martinetti.Il libro dedicato a mamma Andreina iniziacon il capitolo quattro generazioni fa. “Perparlare di mio padre, sorridente, solare, chequando poteva, sdrammatizzava, dovreiparlare della sua infanzia povera e del suoprimo lavoro di garzone di una drogheriadella borgata Naviglio, vicino a Ostiglia, nellaBassa mantovana. Quattro generazionifa…”.Le radici contadine e la zia Thea, uno deipilastri affettivi della famiglia protagonistacon altre donne delle prime lotte di rivendi-cazione dopo la fine della Grande guerra, inlinea con le idee socialiste della famigliaMondadori. Grazie alle candele comperateda mamma Gilda, Arnoldo, nonostante lapovertà, riuscì a leggere molto fino a tardasera: “Lo faceva ogni volta che poteva, quan-do andava a rinchiudersi nella biblioteca diun conte presso il quale andava a fare deilavoretti, dopo la scuola”.Una narrazione profonda, “fili di di una memo-ria che è nel contempo storia del paese e dellacultura italiana”, ha ricordato Carla Vanni, diret-trice di Grazia, nonché amica di famiglia dalungo tempo, “una storia che è nel contemposcrigno di memorie e segno di speranza di unritorno di un’eleganza non formale nella cultu-ra italiana”. Insieme a Carla Vanni gli amiciPiero Ostellino e il cugino Mario Monicelli cheha ricordato come dietro questa dinastiaimprenditoriale lombarda ci fosse “un’educa-zione sentimentale” cardine di una visionedella vita e dell’impresa. “L’azienda, l’azienda,mio padre non parlava che dell’azienda: dabambina pensavo che fosse una persona difamiglia, tanto era importante”, ricorda CristinaMondadori che scrive: “ Essendo io la piccoladi casa, avevo con lui un legame speciale, alquale i miei fratelli guardavano increduli. Soloa me piccolissima, per esempio, era concessodi entrare nel suo studio…Papà telefonava,scriveva, leggeva dattiloscritti e io, là sotto,rimanevo a guardarlo estasiata. Ogni tanto,invece, mi piaceva sedere sui braccioli dellasua poltrona e pettinarlo. Lo chiamavo Pippo elui ne rideva da matti”.

Ricordi, delicatezze dell’anima e dello spirito.“ I Monicelli – il regista Mario e i suoi fratelliFranco, Mino e Furio, che buttò alle ortichela tonaca di gesuita – sono cugini da parte dimia madre Andreina. La quale pur nata inuna famiglia anticonformista, mi ammaestra-va col precetto che le donne colte rendonogli uomini infelici”.Ma poi aggiunge in un altro capitolo: “Crede-va fermamente che una donna si realizza nelmatrimonio. La mamma diceva che persposarsi non c’era bisogno di provare chi saquali sentimenti… L’amore viene dopo –ripeteva sempre. Ricordatevi, ci dicevapensando a se stessa, che dietro a ognigrande uomo c’è sempre una grande donna”Cristina con una prosa vivace e compassa-ta, senza mai eccedere nell’oleografia,racconta anche i momenti di tensione, i varidivorzi dei suoi fratelli e dei suoi parenti, irapporti con i fratelli Giorgio e Alberto, la“faida” interna scoppiata tra lei, la sorellaMimma e il di lei figlio Leonardo, primadell’avvento di Berlusconi nell’azienda difamiglia.Ricche di aneddoti le pagine in cui descrive idue fratelli più grandi Giorgio e Alberto: “Seper mio padre ho avuto un grande e infinitoamore, per mio fratello ho nutrito una vera epropria venerazione. Alberto fu il meraviglio-so eroe della mia infanzia”. Ricordi e ancoraricordi, come le stanze di Meina e delladimora paterna risuonavano delle risate edelle conversazioni di Thomas Mann, dellesbronze notturne di Hemingway, di Quasimo-do, Ungaretti, Buzzati, Soldati, Palazzeschi, iBellonci. Un universo di letterati e geni cheviaggiavano per casa, come parenti e fami-liari, amici di sempre. Ecco allora l’anno incui il vate D’Annunzio entrò nella scuderiaMondadori, dal poeta ribattezzato “Montedo-ro”: termine che si riferiva nella fantasia del-l’ “Immaginifico” alla montagna d’oro con cuil’editore doveva ricoprirlo.

L’aneddotica dannunziana rivelata da Cristi-na Mondadori è ricca e divertente comequella sui successi della Sarfatti con labiografia di Mussolini, “Dux”, e gli altri appun-tamenti editoriali della casa editrice, soprat-tutto quando entrò a far parte della scuderiaLuigi Pirandello, Nobel nel ‘34, poi seguito daBontempelli, Bacchelli e Vergani. E ancora letappe degli Oscar, dei Gialli, la nascita diUrania, la popolare collana di fantascienzafondata dal fratello Alberto, la fondazione dicollane e giornali, il rapporto con i direttori e igiornalisti, sempre all’insegna dell’eleganza,del rispetto intellettuale che spesso si trasfor-mava in adorazione della mente e dello stiledell’autore.”Un’Italia alla quale bisognerebbe tornare aguardare per prendere esempio con orgo-glio” ha ricordato il regista Mario Monicelli.C’e poi il capitolo su quella che passò allecronache come la “Guerra di Segrate”, traDe Benedetti e Caracciolo da una parte eBerlusconi e Leonardo Mondadori dall’altra,conclusasi nel 1991, con la cessione dell’a-zienda al Cavaliere. Epoche che passano,personaggi che vanno e che vengono e l’Ita-lia che cambia, ma Arnoldo è ancora lì aricordare che cosa significa fare i grandieditori con stile.

M E M O R I A

di Fabrizio de Marinis

In un libro presentato a Milano, pubblico e privato di una dinastia

I grandi della letteratura ospiti nella villa a Meina

All’insegna dell’eleganza e del rispetto intellettuale

Educazione ai valori della vita e dell’impresa

Dal volumedi Cristina:“io, il papàe il bastonedelPresidente”e “una delleultime fotoinsieme di papà conla mamma”.

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M E M O R I AA CENT’ANNI DALLA NASCITA

«Lan», la passione per il cinema e per la politica.Quarant’anni al Corriere della Serada cronista a capo redattore.Fra i primi autori italiani di gialli

ArturoLanocita

di Renata Broggini

Infine, ecco la rete. Nell’ombra, vidi come una parete, alta unpaio di metri. Scavato nella parete era un sottopassaggio, incui non si poteva entrare che uno per volta, e a testa bassa:fummo spinti là dentro, sentii che si guazzava nell’acqua,non vidi più nulla. Qualcuno davanti a me imprecava: «Nonc’è il buco, il buco non c’è» diceva; era l’uomo grasso ches’era appena unito a noi. E la donna che lo accompagnava:«È cieco, perché hanno fatto passare lui per primo? Non civede, è cieco!» Cercai allora, di spingermi innanzi, urtai e pestai gambe epiedi, spinsi lo schermo metallico che era davanti a me eall’uomo grasso: era la rete, occorreva premere e la si sposta-va tanto quanto bastava perché, uno alla volta, si passassedall’altra parte. Mi districai dal viluppo di braccia e di gambe,premetti la rete metallica, uscii dalla parte opposta, porsi lamano al cieco, aiutai anche lui a venirne fuori; e fu un affarac-cio, grasso com’era. In quel momento, il raggio di una lampa-dina si piantò contro di noi: mi volsi, vidi la canna di un fucile.Una voce secca, gutturale, ordinò. – Alt!

Amava i romanzi gialli, Arturo Lanocita. Neha anche scritti. Ma questa non è la paginadi un giallo. È quella di un suo libro di memo-rie, Croce a sinistra. Scrive di quando nell’au-tunno 1943 fugge in Svizzera inseguito daimandati di cattura dei fascisti e dei tedeschi:«Antifascista. Monarchico», l’ha rispostochiaro a chi gli ha chiesto di aderire allarepubblica di Salò. Scrive di quando, in salvo,è finito con altri profughi al «castello diUnterwalden» e nella «tetra foresta di Plen-terplaz». Sembra davvero un «noir», inveceè vita vissuta. Un intermezzo di avventura inuna biografia senza grandi colpi di scena.

Calabrese, nato cent’anni fa il 4 giugno 1904a Limbadi, Arturo Lanocita emigra a Milanoe a diciott’anni, ancora studente, entraall’Ambrosiano, il quotidiano del pomeriggiodi Umberto Notari e Gastone Gorrieri, appe-na fondato con un orientamento «filofasci-sta», dove si formano diverse firme dellacarta stampata. Dopo il praticantato, dal1923 al 1930 per alcuni mesi è reporter, poiredattore di cronaca bianca e di terza pagi-na: si occupa anche di critica teatrale,formandosi il gusto per la critica, il cinema eil mondo dello spettacolo. Articolista divarietà, critico letterario, tiene anche la rubri-ca Libri del giorno. Sono di quel periodo i libriAttrici e attori in pigiama (1926) e Scrittoridel nostro tempo (1928), Quaranta milioni(1930), interviste con attori e scrittori.Dopo sette anni all’Ambrosiano, quando latestata passa sotto la gestione di ArnaldoMussolini – fratello minore del «duce» –,Lanocita si trasferisce per un breve periodoalla Stampa, diretta da Curzio Malaparte.Ma, subito dopo, su segnalazione di RenatoSimoni entra al Corriere della Sera: dal 1930al 1969, al Corriere resta per quasiquarant’anni. Redattore, dal 1933 capocroni-sta, è il più giovane dei venticinque cronistiche organizza e dirige per un decennio,anche se – si è scritto – «tutti, reportercompreso, hanno più esperienza di lui». Lacronaca del Corriere conosce innovazioni«rivoluzionarie», e vi appaiono fra l’altro leprime foto. È allora che Lanocita, come

«vice» di Filippo Sacchi, inizia a occuparsi dicritica cinematografica e politica. Sono glianni della notorietà, come «giallista»: conAlessandro Varaldo e Alessandro De Stefaniè fra i primi autori dei polizieschi della colla-na Gialli Mondadori, con Quella maledettis-sima sera (1939) e Salvateli dalla ghigliotti-na (1943).Una carriera, sino a questo momento, privadi scossoni: l’avventura comincia il 25 luglio1943. Caduto il regime, sparito Mussolinidalla scena, Lanocita – vicino al Partitod’azione – si impegna nel giornalismo antifa-scista militante. È presente con altri protago-nisti di quelle giornate all’estromissione deldirettore in carica, Aldo Borelli, e alla sostitu-zione con Filippo Sacchi e poi con EttoreJanni. Metterà a verbale, espatriato in Sviz-zera: «Esplicavo da vari mesi un’attivitànettamente antifascista collaborando a gior-nali clandestini (L’Italia Libera). Dal 27.7.43,feci pubblicare dai miei cronisti nel Corrieredella Sera articoli contro gli abusi delle Orga-nizzazioni del regime fascista». Fin dal 1942del resto aveva disertato le riunioni al grup-po rionale fascista «Oberdan» e le adunate«spontanee», non s’era messo l’uniformenera di prammatica (l’«orbace») né ostenta-to all’occhiello il distintivo del Partito fascista(la «cimice»). Poi, arriva l’8 settembre. I tede-schi occupano Milano, i fascisti tornano. Fareil Corriere, perlomeno quello libero, diventaimpresa impossibile. Scrive:

Certo, l’entrata non era stata priva di suspen-ce – come avrebbe poi raccontato in Crocea sinistra. Torniamo allora a quel momento, ea quella «voce secca, gutturale» che gli ordi-na: «Alt!»:

Fu il Corriere di quel settembre, un giornale distratto, svoglia-to, messo assieme con dispettosa malavoglia. Obbedendoall’ingiunzione ed eludendo le raccomandazioni, sì da mostrarchiaro che ci si acconciava solo all’imperio, quando altrimentinon si poteva, il giornale procedeva con l’entusiasmo delcondannato sospinto dalla canna d’una rivoltella puntata allaschiena, ma doveva venire il tempo in cui si sarebbe chiestaal Corriere una partecipazione a quella danza dei fantasmiche, sotto il segno della svàstica tedesca, i mussoliniani incan-creniti stavano preparando… Il sistema più ovvio, diciamo piùlegale, era per me quello di provocare, da parte del Corrieredella Sera, di cui ero il capo cronista, un licenziamento cheimplicasse anche la liquidazione.Quando, nei primi mesi di ottobre, fu nominato un direttorefascista, Ermanno Amicucci, e un vice direttore squadrista,Ugo Manunta, e si vide che il giornale, irreparabilmente,stava per gonfiare le gote ed intonare gli inni marziali tede-sco-fascisti, abbandonando la glaciale obiettività dei giorniprecedenti, io mi presentai ai due turiferari ufficiali, pocheore dopo il loro arrivo in redazione, chiedendo di esserelicenziato. – Perché – Perché non sono dei vostri. – Antifa-scista? Monarchico? – Appunto. Antifascista. Monarchico… -«Vedrete – mi si disse, naturalmente nel rigido ossequio delvoi di prescrizione – vedrete che nonostante tutto, ci si inten-derà, e lavoreremo assieme da buoni camerati».

Studente, a 18 anni entra all’“Ambrosiano”

“Alt, Guardia svizzera”“Abbasso Mussolini!”

La vita da rifugiato tra sgomento e disciplina

«Ci siamo, Arturo», pensai. La pronuncia era dura, nessundubbio, una pronuncia tedesca. «Siamo caduti, certo, nellemani dei tedeschi». Passò qualche secondo; tutti fermi e insilenzio. Infine la vice si udì ancora: – Guardia svizzera –disse. Ribattei, tornato calmo, qualcosa che certo l’altro nonsi aspettava.E neanch’io m’aspettavo che mi venisse fatto di replicare aquel modo: chissà, poi, da qual gioco del subcosciente ledue parole mi furono suggerite. Stupide parole, in quelmomento e niente affatto eroiche. – Abbasso Mussolini –risposi. E mi feci incontro a quel raggio di luce, che era laSvizzera, la libertà.

Accompagnato al posto guardie svizzere,trasferito come di norma alla centrale diraccolta di Bellinzona, smistato lì presso, alcampo «Francesco Soave», passa la«quarantena» al «castello di Unterwalden»– un vecchio maniero che domina la città–, campo per soli uomini dove si trova aconvivere con altri rifugiati, tra i quali moltiebrei: «l’isolamento più vero e desolato»,scrive, «è quello di chi vive nella moltitudi-ne».Poi inizia la trafila del «rifugiato Lanocita»,nella norma dei profughi senza mezzi esenza conoscenze, destinati in campi diinternamento con gente di tutta Europa.

Il suo si chiama Plenterplatz, un insieme dibaracche nella foresta nei dintorni di Zurigo,dove arriva nel gennaio 1944.Mesi difficili: lo «sgomento» dell’arrivo alcampo, la puntigliosa «disciplina militare», lamarcia quindicinale alla città a fare la docciainquadrati «tre per tre agli ordini dei militariin armi», le disposizioni ossessive – piegarela coperta militare con rigorosa uniformità,«croce a sinistra» – il titolo del libro, pubbli-cato nel 1946 dall’editore milanese Enricodall’Oglio che condivide con lui quell’invernodi convivenze forzate. E che, previdente, poisi assicura vari resoconti d’internamento diitaliani (il Diario di un deputato di LuigiGasparotto, ad esempio).L’isolamento è totale salvo i contatti con i suoidirettori del periodo badogliano, Sacchi eJanni esuli a Locarno: «Le loro prime lettere,solidali e fraterne, m’hanno dato profondagioia: dunque, non sono solo, in esilio, nonsono solo. Qualcuno, dal Ticino, mi dice“soffriamo con te, facciamoci coraggio eavanti”; e si tratta di qualcuno che appartie-ne alla mia stessa casa di via Solferino, lacasa del Corriere in cui ho vissuto tantaparte della mia vita».Con l’appoggio di Janni, l’internamento hafine:

Invece, inseguito da due mandati di cattura,l’uno italiano e l’altro tedesco, da Milanoraggiunge Luino sul lago Maggiore e sinasconde a casa della madre, Teresa Biso-gni. «Sulla scorta di informazioni ricevute dacontrabbandieri» si dirige poi a Valdomino eda lì a Cremenaga» e il 29 novembre passail confine in località Fornasette e si rifugia inSvizzera, dove viene accolto come «rifugiatopolitico» dopo che la polizia elvetica hamesso a verbale: «Il segretario del neo-costi-tuito Partito fascista repubblicano, Pavolini,ordinava telegraficamente al Prefetto di Mila-no la mia cattura».

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Il giornalismo come un romanzo giallo

Aprile 1944, Lanocita è a Locarno e ci restatutta l’estate con grande sollievo. Ma inautunno, dopo i fatti dell’Ossola, il Locarne-se si riempie di centinaia di nuovi profughi el’ospitalità in privato si fa precaria. Il giornali-sta dovrebbe rientrare in campo. Gli amici siinteressano e, colpo di scena, compare un«fantasma» del Corriere: Eugenio Balzan,vecchio amministratore dei tempi di Alberti-ni, che dal 1933 vive isolato in un albergo diZurigo.«Sono Lanocita», si appella, «che Lei assun-se al Corriere contro il parere di Borelli, nel1930, per suggerimento di Simoni… hosempre tenuto buona e grata memoria diquel Suo gesto di fiducia… Può Lei, che haaiutato tanto i rifugiati, e specie quelli delCorriere, prestarmi, dal 1° ottobre, la sommadi 200 franchi al mese, per un massimo dicinque mesi…?». Il periodo più duro dell’in-verno: «Nella stagione fredda, con lemembra aggranchite dall’artrite, significhe-rebbe compromettere gravemente, per l’av-venire, la mia salute». Puntuale, da Zurigogli arriva l’assegno mensile. «Con questoprestito lei mi restituisce la fierezza d’essereun uomo, padrone di sé e del suo destino.Saprò ricordare… Appena potrò, pagherò ilmio debito in denaro. Il debito morale non lopagherò mai, se non con la devozione».

Per arrotondare il soccorso, alla prima occa-sione riesce a riprendere l’attività di giornali-sta: a Locarno prepara una «guida sentimen-tale della città» e sotto lo pseudonimo «Artu-ro Marlengo» avvia una serie sul settimana-le Illustrazione Ticinese, diretto dell’artistaAldo Patocchi. Pieni di humor e di trovate, Iracconti del sorriso e I racconti dell’incubosono seguiti e «Marlengo»-Lanocita siconquista un pubblico. Con lo stesso pseu-donimo pubblica in appendice al Corriere delTicino un romanzo sulla Rivoluzione france-se, Voglio vivere ancora, 105 puntate dall’a-gosto 1944 al gennaio 1945.Dal settembre 1944 collabora a Libertà!, ilfoglio dei democristiani milanesi in esilio, nonquale «cattolico», qualifica che Lanocita nonaccetta del tutto, perché liberale, ma – miaveva detto in un colloquio negli anni ‘70,quando preparavo il libro I rifugiati italiani inSvizzera e il foglio Libertà!. Antologia di scrit-ti 1944-1945 - come amico del redattoreFerruccio Lanfranchi, collega di Corriere,anche lui rifugiato in Svizzera. È l’occasione

per riprendere contatto con la politica italia-na attraverso gli avvenimenti e i drammi delladifficile transizione dal fascismo alla demo-crazia, ancora là da venire.L’esordio è un commento su un fatto dicronaca che turba l’inizio del processo alquestore repubblichino di Roma, MarioCaruso: il linciaggio del direttore del carcere«Regina Cœli», Donato Carretta, strumenta-lizzato a nord dalla stampa neofascista.

Interviene poi nel dibattito sulla scuola in Italiae sulle difficoltà di riforma dell’istruzione neldopoguerra, questione sentita in modo parti-colare in quanto figlio di un insegnante. Attiracosì l’attenzione delle autorità ticinesi chesollecitano informazioni sull’occupazionetedesca e sull’antifascismo a Milano, raccoltenel suo dossier a Bellinzona:

Rimane a Locarno sino alla Liberazione, poi– giunta notizia dell’insurrezione di Milano(25 aprile 1945) – fa domanda di rimpatrioimmediato:Un romanzo in 105 puntate

sulla Rivoluzione francese

Raccolte in un dossier informazioni sull’antifascismo

Nel 1963 è presidente della Mostra di Venezia

Da stamane la lettera di Ettore Janni, m’ha offerto uno spira-glio di luce. Dopo aver tentato, senza fortuna – e senza ch’ioglielo avessi chiesto, qui è il suo maggior merito – questa equella via, per ottenere la mia liberazione, ora ha trovato,come mi scrive, la «via regia». Un professionista di Locarno,l’avvocato Camillo Beretta – uomo politico noto nel Ticino,consigliere cantonale e presidente dell’Associazione per ilcostruendo canale Locarno-Venezia; si tratta di un provatoamico della vera Italia e dei migliori Italiani, che ha già aiuta-to in cento modi i rifugiati – ha accettato di ospitarmi pressodi sé. Dunque, il prodigio è avvenuto. Andrò a vivere in unacasa dove si respira aria italiana: la casa di un uomo, mi sidice, dove i profughi del mio Paese hanno accoglienza affet-tuosa e proprio perché sono profughi; e ansiosi di libertà.

Il sottoscritto, Lanocita Arturo, 1904, rifugiato politico italiano,in Svizzera dal novembre 1943 e liberato dal febbraio 1944presso l’avv. Camillo Beretta in Locarno, chiede il permessodi rientrare in Italia, nella zona ora libera, attraverso il postodi confine di Dirinella, per ricongiungersi alla famiglia, che sitrova a Luino. Se il passaggio per tale posto non è possibile,chiede di transitare per la via di Brissago. L’urgenza del suoritorno in Patria, sollecitato dall’Italia, è in rapporto con lefunzioni del sottoscritto, giornalista professionista, chiamatoa riprendere al più presto il suo posto di lavoro al Corrieredella Sera. Grato alla Svizzera per l’asilo generoso accorda-togli, che non dimenticherà, ossequia.

Il giornale clandestino più diffuso è l’Avanti! che ha raggiuntola tiratura di 50.000 copie. Uno degli uomini che curava lastampa dell’Avanti! è Aldo Rapetti. Con lo stesso il Lanocitaha parlato due giorni prima di partire da Milano, 10 o 11novembre, il quale ebbe a riferirgli che la diffusione dell’Avanti!aveva finito per costituire un pericolo perché andava a finirenelle mani di elementi infidi che mostravano tali copie allaquestura. Moltissimi redattori e stampatori dell’Avanti! venneroarrestati. Altro giornale clandestino è L’Italia libera, organo delpartito dello stesso nome al quale il Lanocita ha collaborato.Redattori che il Lanocita conosce sono: Indro Montanelli,Giulio Alonzi, Deluca, e un certo tempo ha collaborato Damia-no Andrea. Ha collaborato con L’Italia libera col periodo post-badogliano, dopo l’8 settembre. Capo morale del movimentoItalia libera era Borsa Mario. Il giornale L’Italia libera si compo-neva nella tipografia del Corriere della Sera per l’opera di unlimitatissimo numero di tipografi antifascisti che facevano capoal proto Ghisalberti il quale riceveva i manoscritti dalla redazio-ne per tramite del Lanocita.

Rientra dalla frontiera di Brissago e torna aMilano, al Corriere, vice redattore capo finoal 1950. Gli è affidato il Corriere d’Informa-zione, che porta a una tiratura mai piùraggiunta: «Un uomo meticoloso, capaced’irritarsi di fronte allo scarso impegno dialcuni colleghi», sottolinea Giulio Nascimbe-ni. Risale a questo periodo il romanzo Ilragazzo che doveva mentire (1949). Cessatoil Corriere d’Informazione nel 1950, torna al

Corriere dove riprende il suo «mestiere»congeniale di critico cinematografico.Si tratta, va ricordato, dell’epoca pre-televisi-va, in cui il cinema è uno dei pochi luoghi diintrattenimento di massa. Quando pubblicaCinema, fabbrica dei sogni (1950) centra lospirito del periodo dei «telefoni bianchi»; ilNeorealismo invece non lo tocca, se defini-sce «deprimente, rissoso e falso» La terratrema di Luchino Visconti (1948). «Per rende-re il giusto omaggio all’itinerario critico diLanocita», ha scritto in proposito Tullio Kezi-ch, bisogna appunto ritrovarsi «dalle parti diuna serena comprensione della realtà»:

Quando avevo vent’anni odiavo Arturo Lanocita. Prima ditutto perché era il critico del Corriere della Sera, un giornaleche consideravo la quintessenza del «quotidianismo dipapà»; tanto che non avrei mai pensato di diventare quelloche sono, cioè il Lanocita degli anni ‘90… Certo le sue recen-sioni «americane» non rispecchiano il palpito del nostroamericanismo immaginario di allora; e certo i pezzi sui filmitaliani li scrive dalle retrovie, ben lontano dalle nostre posta-zioni di trincea.

«Se le sue cronache venissero raccolte… simisurerebbe l’incidenza che la critica militan-te esercitata da scrittori vivaci e garbati sulmaggiore quotidiano italiano ha avuto sullaformazione del gusto del pubblico, come l’haindirizzato verso il piacere dell’immaginariosalvando le ragioni del buon gusto e dell’im-pertinenza sfavillante», ha scritto GiovanniGrazzini, che aveva valorizzato questaabilità: «L’arguzia sua crea l’arguzia deglialtri», aveva notato già nel 1926 Vera Verga-ni per Attori e attrici in pigiama.

Lanocita difatti nel 1962 diventa redattorecapo del Corriere e inizia a seguire i maggio-ri festival – è presidente della giuria dellaMostra di Venezia nel 1963 –; e Grazzini, chedirige la collana «Chi è?-Gente famosa» diLonganesi, gli affida il lancio con Sofia Loren(1966), recensito da Montanelli sul Corriere.Profilo che per Grazzini «sposava le notiziealla valutazione critica con grande equilibrio,e nel quale si potevano cogliere le virtù diuno stile che, per immediatezza e per brio,ha avuto soltanto imitatori».Nel 1966 Lanocita riceve il premio giornalisti-co «Lancillotto d’oro», è eletto nel 1968presidente dell’Associazione lombarda deigiornalisti e rieletto nel 1970. In pensione dal1969, tiene la critica televisiva sul Giornalenuovo e collabora alla Grande storia illustra-ta - Il Cinema della De Agostini. Arturo Lano-cita muore a Milano il 23 aprile 1983. Con lui,scrive Giulio Nascimbeni, se ne va una figu-ra «caratteristica» di via Solferino:

Chi lavora da molti anni al Corriere ed ha ben presente l’esilefigura di Lanocita che attraversa i corridoi tenendo in manofasci di bozze, riascolta adesso nella memoria appunto il suo«caro urlare». Come tutte le persone miti ma rigorose, dediteagli impegni della professione con una passione quasi mania-cale, Lanocita aveva ogni tanto queste accensioni che mette-vano, specialmente nei redattori da poco assunti, un sensod’imbarazzo e di timore. Non era un iroso, un collerico, nelsenso che si è soliti dare a queste parole. Il «caro urlare» avevasempre delle precise motivazioni: una bozza mal corretta, unadata inesatta, un termine straniero scritto in modo sbagliato,tutto ciò, insomma, che lasciava trasparire faciloneria e scarsoimpegno. Le rabbie erano brevi. Dietro gli occhiali cerchiatid’oro, rispuntava il solito sguardo attento e comprensivo.

Cinema ‘50. Pagine scelte di un critico mili-tante, l’antologia attesa da Grazzini, esce acura di Andrea Napoli nel 1991, omaggiopostumo – titola la recensione di Kezich – aun «critico burbero e coscienzioso». ■

Qui sopra, Arturo Lanocita con Jean Renoir (inverno 1951-52); nella pagina accanto con Ferruccio Lanfranchi (a sinistra). Presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti, riceve l’Ambrogino d’oro dal sindaco di Milano,Aldo Aniasi (1970). Qui a destra, Arturo Lanocita assieme a Gina Lollobrigida nel 1954.

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Il tariffario per il 2004 approvato dal Consiglio nazionale

A) Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura oltre250.000 copie - Agenzie di stampa a diffusione nazionale -Periodici stranieri - Emittenti radiotelevisive a diffusione naziona-le e network 1) Notizia € 30,002) Articolo € 162,003) Servizio € 323,00

B) Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura fino a 250.000 copie1) Notizia € 27,002) Articolo € 150,003) Servizio € 300,00

C) Quotidiani e periodici a diffusione regionale o locale con tiraturaoltre 40.000 copie - Agenzie di stampa a diffusione regionale olocale - Emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale,con potenziale bacino di utenza superiore a 400.000 destinatari 1) Notizia € 26,002) Articolo € 139,003) Servizio € 202,00

D) Quotidiani a diffusione regionale o locale, con tiratura fino a40.000 copie - Periodici a diffusione regionale o locale con tiratu-ra da 10.000 a 40.000 copie - Emittenti radiotelevisive a diffusio-ne regionale o locale con potenziale bacino di utenza da100.000 fino a 400.000 destinatari 1) Notizia € 25,002) Articolo € 87,003) Servizio € 116,00

E) Periodici a diffusione regionale o locale con tiratura fino a 10.000copie - Emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o localecon potenziale bacino di utenza fino a 100.000 destinatari 1) Notizia € 23,002) Articolo € 57,003) Servizio € 87,00

F) Quotidiani e periodici telematici e agenzie collegati a quotidiani,periodici e agenzie a diffusione nazionale o con visite mensilisuperiori a 150.0001) Notizia € 25,002) Articolo € 87,00

G) Quotidiani e periodici telematici e agenzie collegati con visitemensili inferiori a 150.0001) Notizia € 23,002) Articolo € 57,00

Titolo II Collaborazioni coordinate e continuative

Quotidiani e periodici, anche telematici, agenzie di stampa, emitten-ti radiotelevisive e network (su base annuale da corrispondere perfrazioni mensili)

1) Per almeno 2 collaborazioni al mese € 1.995,002) Per almeno 4 collaborazioni al mese € 3.991,003) Per almeno 8 collaborazioni al mese € 7.978,004) Per almeno 14 collaborazioni al mese € 10.773,00

Titolo III Servizi fotogiornalistici

A) Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura oltre250.000 copie - Periodici stranieri - Emittenti radiotelevisive adiffusione nazionale e network 1) Fotografia singola bianco e nero € 128,002) Fotografia singola colore € 144,003) Foto in copertina bianco e nero € 403,004) Foto in copertina colore € 433,005) Ripubblicazione € 95,00

B) Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura fino a250.000 copie1) Fotografia singola bianco e nero € 116,002) Fotografia singola colore € 128,003) Foto in copertina bianco e nero € 334,004) Foto in copertina colore € 376,005) Ripubblicazione € 81,00

C) Quotidiani e periodici a diffusione regionale o locale con tiraturaoltre 40.000 copie - Emittenti radiotelevisive a diffusione regiona-le o locale con potenziale bacino di utenza superiore a 400.000destinatari1) Fotografia singola bianco e nero € 87,002) Fotografia singola colore € 102,003) Foto in copertina bianco e nero € 116,004) Foto in copertina colore € 144,005) Ripubblicazione € 49,00

D) Quotidiani a diffusione regionale o locale con tiratura fino a40.000 copie - Periodici a diffusione regionale o locale contiratura da 10.000 a 40.000 copie Emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale conpotenziale bacino di utenza da 100.000 fino a 400.000 desti-natari1) Fotografia singola bianco e nero € 75,002) Fotografia singola colore € 86,003) Foto in copertina bianco e nero € 104,004) Foto in copertina colore € 116,005) Ripubblicazione € 35,00

E) Periodici a diffusione regionale o locale con tiratura fino a10.000 - Emittenti radiotelevisive a diffusione regionale olocale con potenziale bacino di utenza fino a 100.000 desti-natari1) Fotografia singola bianco e nero € 46,002) Fotografia singola colore € 57,003) Foto in copertina bianco e nero € 69,004) Foto in copertina colore € 87,005) Ripubblicazione € 22,00

F) Quotidiani e periodici telematici con visite mensili superiore a150.0001) Fotografia singola bianco e nero € 116,002) Fotografia singola colore € 128,003) Foto in copertina bianco e nero € 334,004) Foto in copertina colore € 376,005) Ripubblicazione € 81,00

G) Quotidiani e periodici telematici con visite mensili inferiori a150.0001) Fotografia singola bianco e nero € 87,002) Fotografia singola colore € 102,003) Foto in copertina bianco e nero € 116,004) Foto in copertina colore € 144,005) Ripubblicazione € 49,00

NOTA I - I compensi indicati si riferiscono a servizi giornalisticicompleti di tutte le indicazioni essenziali per la corretta pubblicazionein rapporto alla identità dei personaggi che appaiono nelle immagini,al luogo, alla data e ad una cronaca giornalistica dell’avvenimentocui le fotografie si riferiscono, escluso naturalmente l’eventuale testo,che va compensato a parte.

NOTA II - Tutti i compensi si riferiscono a fotografia singola e, quandoil servizio comprende più fotografie diverse fra loro, il minimale dicessione si intende triplicato.

Titolo IVServizi cine-videogiornalistici

A) Emittenti radiotelevisive a diffusione nazionale e network Servizio non superiore a 180” € 1.258,00

B) Emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale Servizio non superiore a 180” € 747,00

C) Attività cinevideogiornalistica di collaborazione pro-tempore Al giorno € 404,00

D) Collaborazioni coordinate e continuative (su base annuale dacorrispondere per frazioni mensili)1) Per almeno 2 collaborazioni al mese € 1.995,002) Per almeno 4 collaborazioni al mese € 3.990,003) Per almeno 8 collaborazioni al mese € 7.978,004) Per almeno 14 collaborazioni al mese € 10.773,00

NOTA I - Il compenso indicato per la cessione e la distribuzione delservizio si intende per una ripresa su nastro o su pellicola cinematogra-fica realizzata con materiale tecnico proprio comprensivo di eventualeutilizzo di personale tecnico ausiliario completo di montaggio e con indi-cazioni tecnico-giornalistiche necessarie per la stesura del testo.

NOTA II - Tutto il materiale videocinematografico girato per la realiz-zazione del servizio e non utilizzato rimane di proprietà dell’autore.NOTA III - Il servizio ceduto rimane in esclusiva dell’emittente per 48ore se utilizzato per un telegiornale quotidiano, per 15 giorni se inve-ce utilizzato per rubriche o speciali settimanali.NOTA IV - Nel caso di servizio di durata superiore a 180’’ o di esclu-siva, il prezzo di cessione è lasciato alla libera contrattazione ecomunque superiore a quanto stabilito nelle lettere A) e B).NOTA V - La tariffa indicata alla lettera C) è intesa per l’utilizzo diuna collaborazione di carattere esclusivamente professionale consupporti tecnici messi a disposizione dal richiedente.

Titolo VPrestazioni per uffici stampa

A) Prestazioni fisse continuative da addetto stampa, portavoce ecollaboratore professionale di uffici stampa pubblici e privatisenza vincolo di orario e di presenza1) Su base annuale € 32.588,002) Su base semestrale € 16.294,00

Per prestazioni saltuarie i compensi sono rapportati ad ogni singolaprestazione secondo le tariffe sottoesposteB) Organizzazione di una conferenza stampa

1) Per una manifestazione a carattere regionale € 4.709,002) Per una manifestazione a carattere nazionale € 6.870,00

C) Responsabilità di ufficio stampa per manifestazione di brevedurata con adeguato lavoro preparatorio redazionale, contatticon la stampa, redazione comunicati, organizzazione conferenzastampa e incontri di lavoro1) Per manifestazione della durata sino a 5 giorni € 8.172,002) Per manifestazioni della durata sino a 10 giorni € 10.804,00

D) Attività giornalistica di collaborazione pro-tempore1) Al giorno € 403,00

E) Stesura di testi per conto di un ufficio stampa1) Fino a due cartelle (25 righe a 60 battute l’una) € 144,002) Oltre le due cartelle e fino a cinque € 232,00

Titolo VIImpostazione grafica di pubblicazioni quotidiane o periodiche

1) Impostazione di base della pubblicazioneA carattere nazionale € 2.852,00A carattere regionale o locale € 462,00

2) Impostazione di una paginaPer una pubblicazione a carattere nazionale € 115,00Per una pubblicazione a carattere regionale o locale € 44,00

Titolo VII Direttore responsabile che esplica in maniera saltuaria prestazioni giornalistiche autonome (locatio operis) non comportanti cioè subordinazione

1) Di periodici a diffusione regionale o locale e/o specializzati(aziendali, sindacali, associativi, di categoria o editati da entipubblici e privati)a) Con tiratura oltre 400.000 copie a numero € 1.274,00b) Con tiratura da 10.000 a 400.000 copie a numero € 665,00c) Con tiratura fino a 10.000 copie a numero € 346,00

2) Di emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o localea) Con potenziale bacino di utenza superiore a 400.000 destinatari, al mese € 1.856,00b) Con potenziale bacino di utenza da 100.000 a 400.000 destinatari, al mese € 1.274,00c) Con potenziale bacino di utenza fino a 100.000 destinatari, al mese € 849,00

3) Di quotidiani e periodici telematici e agenzie collegati a quotidiani, periodici e agenzieA diffusione nazionale o con visite mensili superiori a 150.000 € 665,00

4) Di quotidiani e periodici telematici e agenzieCon visite mensili inferiori a 150.000 € 346,00

Titolo I Notizie articoli e servizi

Titolo VIII - Norme per l’applicazione del tariffario

A) Il presente tariffario indica cifre minime, al lordodelle ritenute fiscali di legge, al di sotto delle qualil’Ordine dei Giornalisti ritiene che non sia possibi-le andare, stabilendo in tal caso la incongruità delcompenso. Tuttavia la determinazione dell’effettivoammontare dei corrispettivi deve tenere contodella qualità del committente, dei compiti inconcreto demandati al giornalista, dell’impegnonecessario del tempo richiesto.B) Le spese sostenute dal collaboratore e diretta-mente inerenti le prestazioni sono rimborsate a pièdi lista, su presentazione di idonea documentazio-ne, salvo patto contrario scritto.C) I compensi di cui sopra sono dovuti anche incaso di mancata pubblicazione del materiale gior-nalistico commissionato oppure inviato nel quadrodella collaborazione concordata, a meno che ilmateriale stesso non venga tempestivamente resti-tuito all’autore con espressa motivazione entro tregiorni per quotidiani, agenzie di stampa, settimanalie bisettimanali, ed entro dieci giorni per i mensili.

D) Ai fini del presente tariffario si adottano leseguenti definizioni:a) Notizia: è una concisa informazione fornita dal

giornalista su fatti o situazionib) Articolo: è un testo in chiave di resoconto o di

analisi su fatti o temi diversi fino a due cartelleda 25 righe di 60 battute l’una (esempio: politici,economici, sociali, morali, religiosi, culturali,sportivi, etc.)

c) Servizio: è un elaborato oltre le due cartelle piùcomplesso e articolato che presuppone unapprofondito lavoro di indagine o di ricerca.

E) L’applicazione delle presenti tariffe e la liquida-zione del compenso sono soggette alla vigilanzae alla disciplina del Consiglio regionale o interre-gionale dell’Ordine al quale il giornalista è iscritto.F) In caso di contestazione giudiziale o extra-giudi-ziale, il giornalista può rivolgersi al competenteConsiglio regionale o interregionale dell’Ordine perottenere il parere sulla congruità del compenso, aisensi degli artt. 633 e 636 cpc.G) In armonia con le norme concordate in sede diCCNL giornalistico, modifiche ed integrazionisostanziali ad ogni articolo o servizio firmato devo-no essere apportate con il consenso dell’autore,

sempre che sia reperibile. L’articolo non dovràcomparire firmato nel caso in cui le modifichesiano apportate senza l’assenso del giornalista.Gli articolisti non possono cedere prima di 10 gior-ni articoli se inviati ai quotidiani o di 30 giorni seinviati ai periodici senza previo consenso del diret-tore.H) L’articolista può pubblicare in volume gli articoliinviati, siano o non siano stati retribuiti, tre mesidopo la consegna dell’ultimo della serie, anche senon pubblicati dal giornale al quale erano destina-ti. Per gli addetti ai periodici, il termine indicato nelcomma che precede è di un anno, salvo diversoaccordo scritto tra le parti.I) L’utilizzazione della prestazione giornalisticaregolata dal tariffario è limitata ai media per i qualila collaborazione è stata richiesta. Le eventualiulteriori utilizzazioni, anche parziali, nell’ambitodelle attività dello stesso editore o presso altrieditori, debbono essere autorizzate dall’autore,concordando il relativo compenso, che per ognisuccessiva utilizzazione non potrà comunqueessere inferiore al 30% del corrispettivo iniziale.L) Il compenso di un elaborato oltre le cinquecartelle è maggiorato del 20%.

M) Si riconosce al collaboratore inviato fuori sedeper un servizio l’indennità (il 30% del compensotabellare) che il contratto nazionale di lavoro(art..7) accorda ai giornalisti chiamati occasional-mente a prestare la propria opera in funzione diinviati.

Titolo IX

I compensi erogati sono al netto delle contribuzio-ni previdenziali e, pertanto, non ricomprendono ilcontributo del 12%, ai sensi del D. Lgs n.103/96,da versare alla “Gestione separata lavoro autono-mo INPGI”. Detto contributo è così ripartito:- 10% del reddito imponibile a totale carico dell’i-

scritto;- 2% a titolo di contributo integrativo, a carico di

coloro (aziende, etc.) che si avvalgono dell’attivitàprofessionale, calcolato sul reddito lordo e addebi-tato dall’iscritto all’azienda, con indicazione nellarelativa fattura, all’atto di ogni pagamento.

Il versamento alla gestione separata Inpgi dell’in-tero contributo dovuto (12%) è a carico del giorna-lista.

Roma, 18 febbraio 2004. IlConsiglio Nazionale dell’Ordinedei Giornalisti ha approvato iltariffario per l’anno 2004. Su invi-to della commissione giuridica, lostesso Consiglio ha approvatoun documento in cui, a propositodel tariffario si afferma: “Alla lucedell’esigenza largamente avver-tita dalla categoria di dare piùforza alla sua applicazione, ilCNOG impegna l’Esecutivo adun'opera di sensibilizzazione suvari fronti e di supporto legale aicolleghi che lo necessitano. Inparticolare il Cnog invita gli Ordi-ni regionali a mettersi in contattocon direttori ed editori dei vari

mass media affinché sianosensibilizzati sull’esigenza diapplicare il Tariffario specialmen-te in considerazione del fato chele varie testate utilizzano larga-mente il lavoro professionalelibero.A sua volta l’Esecutivo prenderàcontato con la Fieg e affronteràla materia con i competenti ufficidel Ministero di Grazie Giustizianel contesto della riforma degliordini professionali. Il Consiglionazionale dell’Ordine appronteràun manuale di informazione giuri-dica ai fini dell’assistenza legale,che verrà accluso al Tariffariodell’anno in corso”.

TARIFFARIO 2004 COMPENSI MINIMI PER LE PRESTAZIONI PROFESSIONALI GIORNALISTICHE NEI QUOTIDIANI, NEI PERIODICI,ANCHE TELEMATICI, NELLE AGENZIE, NELLE EMITTENTI RADIOTELEVISIVE E NEGLI UFFICI STAMPA(Consiglio Nazionale – Riunione del 16, 17 e 18 Febbraio 2004). Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti nella seduta del 16, 17 e 18Febbraio 2004 visti gli artt. 2, 11 e 35 della legge 3.2.1963 n.69; visto l’art.20 ter lettera a) del D.P.R. 3.5.1972 n. 212; visti gli artt. 2230, 2231e 2233 del codice civile D E L I B E R AÈ approvata la seguente tabella dei compensi minimi inderogabili, al netto delle contribuzioni previdenziali, per le prestazioni professionaliautonome dei giornalisti (locatio operis) non regolate dal contratto collettivo di lavoro perché non comportanti subordinazione anche se costi-tuenti cessioni di diritto d’autore.

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Al via la terza edizione del “Premio nazionale giornalisticoMauro Gavinelli”. Il premio, organizzato dal Gruppo altomila-nese giornalisti, è riservato ai giovani giornalisti (fino a 35anni d’età). Al vincitore andranno 2500 euro. L’iscrizione ècompletamente gratuita.Per partecipare, c’è tempo fino al prossimo 30 aprile. Ecco ilbando completo.Il Gruppo altomilanese giornalisti (Gag), isti-tuito nel 1993, con sede in Legnano, intendericordare la figura di Mauro Gavinelli, che futra i soci fondatori e il primo presidente delGag. A tale scopo, bandisce la terza edizionedel “Premio nazionale giornalistico MauroGavinelli”.REGOLAMENTOart. 1 - Il concorso premia il miglior articolo giornalistico,pubblicato su un quotidiano o un periodico italiano, cheaffronti un tema inerente l’attualità politica, economica, socia-le, sportiva della Lombardia.art. 2 - Il premio è riservato ad autori fino a 35 anni d’età(compiuti entro il 31 marzo 2004), non necessariamenteiscritti all’Ordine dei giornalisti, nell’intento di valorizzare leintuizioni e l’impegno di Mauro Gavinelli sulla formazioneprofessionale dei giovani colleghi e degli aspiranti giornalisti.art. 3 - Il vincitore del premio riceverà la somma di euro 2.500(duemilacinquecento).art. 4 - L’iscrizione al concorso è gratuita.art. 5 - Ogni concorrente può partecipare presentando unsolo articolo che sia stato pubblicato tra il 1° marzo 2003 e il20 aprile 2004.art. 6 - Non sono ammessi articoli già premiati in altri concor-si giornalistici.art. 7 - Entro il 30 aprile 2004 ogni concorrente dovrà farpervenire alla segreteria del premio – recapito a mano oservendosi del servizio postale – una copia originale del gior-nale sul quale è stato pubblicato l’articolo firmato o siglato,

accompagnata da: a) una breve domanda d’iscrizione alconcorso redatta in carta semplice, corredata dai datianagrafici, dal curriculum vitae e dal recapito del concorren-te; b) cinque fotocopie dello stesso articolo con cui si intendeconcorrere al premio. Copie originali dei giornali e fotocopieinviati non saranno restituite.

art. 8 - La segreteria del premio, alla qualeindirizzare domanda d’iscrizione, articoli inconcorso e relative fotocopie è fissata nellasede legale del Gag: presso studio avvocatoFabrizio Conti, via della Liberazione 13,20025 Legnano (MI).art. 9 - Ogni concorrente conserva laproprietà letteraria dell’articolo in concorso.art. 10 - La giuria del concorso, che valuterà

gli articoli giunti alla segreteria stabilendo il vincitore delpremio, è composta da tre membri del Consiglio direttivo delGag, fra cui il presidente in carica, da un membro della fami-glia Gavinelli – che finanzia l’iniziativa – e dal presidentedell’Ordine dei giornalisti di Milano o da giornalista da questiindicato. Il giudizio della giuria è insindacabile e inappellabile.art. 11 - La presidenza della giuria è affidata al presidentedel Gag. La vice presidenza è ricoperta dal membro desi-gnato dalla famiglia Gavinelli.art. 12 - Tutti i partecipanti al concorso riceveranno l’invitoalla cerimonia di premiazione che si terrà entro la fine digiugno 2004.art. 13 - La partecipazione al premio implica la piena accet-tazione delle norme contenute nel presente regolamento. Lanon osservanza di quanto richiesto comporterà l’esclusionedal concorso, senza che sia dovuta comunicazione alconcorrente.Ulteriori informazioni sul concorso sono reperibili sul sito inter-net del Gruppo altomilanese giornalisti: www.giornalistialtomila-nese.it o possono essere richieste via e-mail: [email protected] o telefonicamente allo 02.93261928 (Mauro Tosi)

“Premio Gavinelli”per giovani giornalisti alla terza edizione

Ercole e GiancarloColombo “Fotocronistisportivi dell’anno”

Milano, 16 febbraio 2004. È giunto alla sua quarta edizioneil premio Omega Fotocronache - “Fotocronista Sportivodell’anno”. Lo scopo del premio, nato da un’idea di Vito Live-rani, è quello di onorare quei professionisti del fotogiornali-smo sportivo italiano che ogni anno contribuiscono a diffon-dere l’arte della fotografia sportiva in Europa e nel mondo.Alla ribalta quest’anno due noti fotocronistidallo stesso cognome; due Colombo, cherispondono al nome di Ercole, il primo, e diGiancarlo, il secondo.Ercole Colombo, nato a pochi passi dall’auto-dromo di Monza, non ha avuto difficoltà adabbinare la “passionaccia” ai bolidi di F1. Isuoi “scatti da pool position” - così Liveranidefinisce le sue opere - gli hanno fatto taglia-re il traguardo (primo fotografo al mondo!) del 500° GranPremio in F1. Colombo, nel corso della sua lunga carriera hafirmato, per la parte fotografica, numerosi libri sul fantasticomondo delle “quattro ruote”, partecipando a mostre naziona-li e internazionali e ricevendo importanti riconoscimenti. Traun impegno e l’altro ha trovato anche il tempo di puntarel’obiettivo sullo sci alpino, altra sua grande passione, parteci-pando con la macchina a tracolla, dal 1980 al 1991, a tutte legare della Coppa del mondo e dei Campionati mondiali.Giancarlo Colombo, comasco, classe 1959, ha iniziato laprofessione negli anni ‘80 occupandosi di calcio minore,

prima di passare all’Omega di Vito Liverani. È appunto ilsanguigno romagnolo – fondatore della storica agenziaOlympia e primo vero fotografo sportivo negli anni ‘50 – a“lanciarlo” nel mondo della foto sportiva, dove il giovane si fasubito notare, impegnandosi oltre che nel calcio (4 Mondialial suo attivo) nell’atletica leggera e negli sport della neve.

Senza tralasciare il ciclismo, il nuoto e altrediscipline (ha partecipato a 3 Olimpiadi esti-ve e a 4 invernali) dove il sacrificio e la faticadegli atleti hanno trovato plasticità e vita neisuoi scatti. Nel 1996, una sua immagine scat-tata nel corso delle Olimpiadi di Atlanta èstata eletta dalla rivista Runners World comeuna delle 10 foto migliori dell’anno. Definitodal suo maestro uno “stacanovista idealista”,

ha un sogno nel cassetto: creare una scuola di fotografia inKenia, paese che ha iniziato ad amare dopo un viaggio dilavoro.La storia del premio, ideato ed organizzato da Vito Liverani,inizia nel 2000. La prima edizione riconobbe in CesareGalimberti, attento professionista di ogni scenario agonistico,il “fotocronista sportivo dell’anno”. Nel 2001 a ricevere ilpremio fu invece Luca Bruno, reporter giramondo dell’Asso-ciated Press, “nato per fotografare”; mentre nel 2002 il premioOmega Fotocronache andò a Carlo Borlenghi, straordinario“fotografo del mare”.

ORDINE - TABLOID periodico ufficiale del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia

Mensile / Spedizione in a. p. (45%)Comma 20 (lettera B) art. 2 legge n. 662/96 - Filiale di Milano

Anno XXXIV - Numero 4, aprile 2004

Direttore responsabile FRANCO ABRUZZOCondirettore BRUNO AMBROSI

Direzione, redazione, amministrazioneVia Appiani, 2 - 20121 MilanoTel. 02/ 63.61.171 - Telefax 02/ 65.54.307

Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della LombardiaFranco Abruzzo presidente;Brunello Tanzi vicepresidente;Sergio D’Asnasch consigliere segretario;Davide Colombo consigliere tesoriere.

Consiglieri:Bruno Ambrosi,Letizia Gonzales, Liviana Nemes Fezzi,Cosma Damiano Nigro, Paola Pastacaldi

Collegio dei revisori dei conti Alberto Comuzzi (presidente),Maurizio Michelini e Giacinto Sarubbi

Direttore dell’OgL Elisabetta GrazianiSegretaria di redazione Teresa Risé

Realizzazione grafica: Grafica Torri Srl (coordinamento Franco Malaguti, Marco Micci)

Stampa Stem Editoriale S.p.A.Via Brescia, 22 - 20063 Cernusco sul Naviglio (Mi)

Registrazione n. 213 del 26 maggio 1970 presso il Tribunale di Milano.Testata iscritta al n. 6197 del Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC)

Comunicazione e PubblicitàComunicazioni giornalistiche AdvercoopVia G.C.Venini, 46 - 20127 MilanoTel. 02/ 261.49.005 - Fax 02/ 289.34.08

La tiratura di questo numero è di 23.296 copie

Chiuso in redazione il 28 marzo 2004

Ordine/Tabloid

Quarta edizionedel Premio

Omega creato da Vito Liverani

È riservato ai colleghi

fino a 35 anni di età

In occasione della fusione fra Società del Quartetto con iConcerti del Quartetto per costituire un’unica istituzioneagile e snella, aperta alla vasta platea dei cittadini milanesi(il “Quartetto” è stato considerato a lungo una società musi-cale molto elitaria ed appartata) è stato nominato il nuovoConsiglio presieduto dal prof. Guido Rossi. Fra i consiglieri diquesto storico ed importante ente milanese nato nel 1864, -che ha ospitato i più grandi direttori d’orchestra del mondo,da Toscanini ad Abbado a Lorin Maazel, celebri solisti comeIsaac Stern, Horowitz, Rotropovich nonché famosissimi quar-tetti e grandi cantanti -, figura Letizia Gonzales, consiglieredell’Ordine dei giornalisti della Lombardia.

Letizia Gonzalesnel Consiglio del “Quartetto”

Roma, 11 marzo 2004. I giornalisti alle dipendenze dellaPubblica Amministrazione devono essere obbligatoriamenteiscritti, ai fini pensionistici, all’Inpgi (l’Istituto di previdenza deigiornalisti italiani). È il contenuto di una recente circolareemanata dall’Inpdap a tutte le sue strutture periferiche, nellaquale si precisa che l’obbligo di iscrizione all’Inpgi , condecorrenza dal 1B0 gennaio 2001, vale per tutti i giornalistiassunti alle dipendenze della Pubblica Amministrazione, atempo determinato o indeterminato, pubblicisti o professioni-sti, in presenza di un duplice requisito:- affidamento di incarico di natura giornalistica o svolgimentodi attività riconducibile alla professione giornalistica;- iscrizione all’albo di categoria.I praticanti giornalisti sono obbligatoriamente iscritti, ai finipensionistici, presso l’Inpgi , purché l’assunzione sia avvenu-ta direttamente con affidamento di incarico di natura giornali-stica. Ovviamente, al venir meno del requisito dello svolgi-mento dell’attività giornalistica, rivivrà l’obbligo di iscrizioneall’Istituto di previdenza di appartenenza. Queste normesono state riepilogate dall’Inpdap nella sua nota, a seguito dialcuni chiarimenti emanati dal ministero del Lavoro il qualeha affermato, su precisa richiesta di parare, chel’obbligo di iscrizione all’Inpgi ricorre non solo per i giornalistipubblicisti, come sembrava all’inizio,ma anche per i profes-sionisti: non conta infatti, in questo senso, la contrattazionecollettiva applicabile ai singoli soggetti.Unico requisito richiesto è dato dalla natura dell’attività esple-tata, che deve essere giornalistica. L’Inpdap si sta ora attrez-zando per definire,con la maggiore tempestività possibile, itermini e le modalità per il trasferimento all’Inpgi dei contribu-ti pensionistici dei giornalisti delle amministrazioni pubbliche,che finora sono confluiti presso di lui. Al periodo oggetto ditrasferimento (10 gennaio 2001 - 31/12/2003) non sono appli-cate le sanzioni civili considerato che, in assenza di diversaindicazione sull’esatto titolare della contribuzione fino alladata di emanazione del chiarimento ministeriale, le ammini-strazioni pubbliche hanno provveduto in buona fede all’a-dempimento presso l’Inpdap. (AGI)

Circolare Inpdap:“Per i giornalistidegli Uffici stampa pubblici obbligatorio il versamentoall’Inpgi”

Per i colleghi con partita Iva, dal primo gennaio di quest’an-no è in vigore un nuovo codice d’attività. È il 92.40.0. desti-nato - secondo la definizione data dal ministero delle entrate- a “attività di agenzia di stampa”. Il nuovo codice raggruppaindistintamente figure che sino al 31 dicembre scorso eranoclassificate separatamente: i giornalisti (92.40.A), i pubblici-sti e assimilati ( 92.40.B) e “altre attività di agenzie di stam-pa” (92.40.C ).L’unificazione di questi tre distinti soggetti nello stesso codi-ce è specificata nelle note esplicative della classificazionedelle attività economiche Atecofin 2004. Nel documento siprecisa che il 92.40.0 è il codice che raccoglie “attività di gior-nalisti e fotoreporter” e “attività delle agenzie di stampa edelle agenzie di informazione consistenti nel fornire informa-zioni, immagini e servizi speciali ai mezzi di comunicazione”.Questa riunione di attività - così diverse tra loro - sotto ununico codice, ha già sollevato dubbi e preoccupazioni per irischi che questa “coabitazione” andrà ad innescare nelmomento in cui su queste variegate realtà venga svolto,senza fare i debiti distinguo, uno studio di settore atto a indi-viduare i parametri di tassazione. (Amedeo Vergani)

Un nuovo codice di attività per chi ha partita Iva

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Milano, cittàdi mezzo

Megalopoli del pensieroOltre i confini delle identità

Città infinita dai grandi spaesamenti,crogiolo di razze e civiltà, di arti e

mestieri, d’industria e d’ingegno, l’anticaMediolanum, “terra di mezzo”,

s’interroga sui destini di oggi e sullerotte di domani, sulla morte e la nascitadelle élite, sulla sua capacità di reagire

alle nuove sfide mondiali

Milano città di mezzo. Mediolanum, appun-to, come gli antichi romani l’avevano chia-mata, perché al centro di mille culture, traf-fici, commerci, idee e cambiamenti. Vene-zia di terra, come amava chiamarla, aragione, Stendhal, quando era attraversatadai suoi tanti navigli. Città infinita, cittascomposta, città regione, città metropolita-na, città stato, città policentrica. Qualeidentità? Milano si è interrogata, il 3 marzoscorso, alla Triennale di Milano, nel conve-gno a cura di Aldo Bonomi e Luca Molinari,con la collaborazione della FondazioneCorriere Della Sera, nell’ambito dellaMostra, La città infinita, a cura, sempre, diAldo Bonomi e di Alberto Abruzzese.Rinterpretare la città e le sue mille identità,leggere attraverso il grande labirinto metro-politano che, oramai, si estende fino aVarese, a Pavia, a Bergamo e a Brescia.Milano sta cambiando eppure in pochisembrano accorgersene. Grandi cantiericingono la cintura esterna della città.

Nuove, importanti opere stanno prendendovita, altri concorsi per altre opere importan-ti si stanno svolgendo in questi mesi. Nuoviquartieri residenziali, la più grande Fieraespositiva del mondo, parchi, musei, infra-strutture, nuove sedi istituzionali stannosorgendo o sono in fase di progettazione econdizioneranno sensibilmente il nuovovolto della città. Una lenta, confusa meta-morfosi è in corso, di cui è ancora difficilecogliere i confini, ma di cui è fondamenta-le, oggi, parlare.E così Aldo Bonomi, sociologo valtellinese,ha descritto i territori oltre i confini dellamegalopoli, “Nei quali – ha detto – non sipuò più parlare di Grande Milano per un’a-rea che va fino a Bergamo, Brescia e Vare-se”. “Oggi città come Lecco, Como, Monzasono mangiate dalla metropoli e a lorovolta la mangiano”. Un’area a nord e anord-est di Milano popolata da oltre 4 milio-ni di persone colpita dai mali della moder-nità e della crescita disordinata: perdita ditradizioni, alienazione, spaesamento. “Unacittà infinita che va da Varese a Bergamo –continua Bonomi – dove ci si inoltra in quelgroviglio di paesi, capannoni, villette,palazzi, strade e automobili senza soluzio-ne di continuità.Luoghi delimitati da cartelli stradali inazzurro o in lumbard. Qui, ed è il nocciolodella questione, l’uomo si perde man manoche la metropoli avanza di comune incomune, producendo un effetto di spaesa-mento: gli abitanti rimangono senza paese,senza identità”. Di città che dorme haparlato Gillo Dorfles, professore emerito,città ferita nella sua identità da un’ignaviapericolosa mentre le altre grandi capitalieuropee crescono, si ramificano razional-mente. “È colpa delle amministrazioni o diuna crisi di identità epocale?”.Diversi i tempi quando il suo assessore alterritorio e alle acque era Leonardo daVinci. La Milano rinascimentale e quella delgrande coraggio della borghesia imprendi-toriale dell’Ottocento e dei primi del Nove-

cento, dove è finita? “Milano soffre di unapericolosa involuzione culturale – rifletteDorfles – ed è tempo di svegliarsi, primache sia troppo tardi. Lo deve fare innanzi-tutto il governo, con progetti coraggiosi,come accade in Francia e in Spagna. Poil’amministrazione comunale e regionale.Ma bisogna sbrigarsi, prima che i grandiflussi culturali che la nuova Europa hamesso in moto, vadano altrove.

Composite le cifre della città che comun-que vanta all’appello le sedi di oltre 500multinazionali, composita piattaforma acavallo dell’Europa e del Mediterraneo. Ne

ha parlato Bruno Ermolli insieme alle gran-di politiche di rilancio della piccola e mediaindustria di cui questo nuovo tessutometropolitano è composta, “dei compitiimprescindibili dai quali i soggetti politici eamministrativi non possono sottrarsi aven-do l’obbligo di trasformarsi in realtà distimolo e di coinvolgimento dei grandi flus-si d’integrazione”.Già, perché il 20% dei cittadini residenti aMilano è composto da stranieri, quindiquasi un milione di persone, parla un’altralingua, ha altre sensibilità, cerca di inte-grarsi e forse è respinta. Della Milano capi-tale della moda e del design, ma anchedell’industria diffusa ha parlato il sindacoGabriele Alberini, sottolineando le grandidinamiche globalizzanti che interessano lacittà inserita nei grandi flussi internazionali,sia nella produzione che nell’innovazione.C’è poi la Città degli Studi, dove convivono7 università e oltre 200 mila studenti prove-nienti da 12 regioni, un universo in movi-mento ed in crescita costante, che interagi-sce con gli atenei di tutto il mondo, e alquale occorre prestare grande attenzione.Di governance dei grandi flussi culturali,inclusi quindi i grandi contenitori museali, icentri di ricerca, le università, i centri studi,i teatri e le fiere hanno parlato in vari, daAntonio Calabrò a Carlo Tognoli.Dove sono i nuovi principi nella città checambia? Se lo è chiesto Davide Rampellopresidente della Triennale di Milano epadrone di casa, sottolineando la centralitàdi Milano quale capitale culturale europea,in grado di rappresentare tradizionalmenteuno dei grandi centri d’innovazione, dasempre al centro dei flussi culturali d’avan-guardia.

Milano città storica delle èlite, fucina di ideee di nuove identità politiche ed epocali. Neha parlato Stefano Folli, direttore delCorriere della Sera, che ha ricordato comeMilano fin dalla fase preunitaria ha rappre-sentato un polo importantissimo per lastoria del pensiero nazionale. Non si puòignorare Cattaneo, i grandi moti risorgi-mentali, la fase postunitaria, il fascismo, laresistenza, fino alla recente nascita dellaLega e del nuovo pensiero federalista.Non potevano mancare i grandi architetticome Vittorio Gregotti e David Chiperfieldche hanno esposto le grandi contraddizio-ni di una città che non è metropoli mentrein molti casi si avvia a diventare megalo-poli. “Si tratta di una città stato, regioneampia e articolata – ha detto AlbertoAbruzzese, sociologo e, come accennatocuratore e ideatore della mostra insiemead Aldo Bonomi – tradizionalmente legataalla cultura del pensare, del fare e delprodurre.Nella mostra abbiamo voluto trasformarele immagini classiche dell’architettura edell’urbanistica in vere e proprie fotografie,leggibili perciò da chiunque, senza lanecessità di aver studiato sociologia oarchitettura”. Spunto di partenza di ogniriflessione è stato Italo Calvino con le sue“Città invisibili”. In particolare Zemrudedove “è l’umore di chi la guarda che dà aquesta città la sua forma”.

M O S T R E

di Fabrizio de Marinis

UNA MOSTRA E UN CONVEGNO ALLA TRIENNALE

Una lenta, confusa metamorfosi è in corso

Spunto di partenza Italo Calvino con le sue “Città invisibili”

l 20% dei cittadini residenti a Milano è composto da stranieri

Le immaginidellamostra,nellefotografie di UlianoLucas,sonoriprese dal catalogoedito dalla BrunoMondadori.

31 (35)ORDINE 4 2004

L’avventura di “ilNuovo.it”da Micheli-Scaglia a Crespi

Il 2001 è l’anno del suo maggior splendore.In occasione degli avvenimenti concitati econfusi legati al G8 di Genova mostra tuttele proprie potenzialità: aggiorna in temporeale come una trasmissione televisiva indiretta, ma nello stesso tempo forniscecommenti, approfondimenti, e chiavi inter-pretative della cronaca. È il primo a dare ladrammatica notizia della morte di CarloGiuliani. La performance farà scuola: da allo-ra, tutti i principali avvenimenti di cronacaverranno seguiti in Rete allo stesso modo. Ilettori, con un altissimo numero di page viewrealizzato, mostreranno di gradire la novità.Nel frattempo, però, mentre il giornale regi-stra successi editoriali, il mondo della neweconomy che lo sostiene segna il passo: laraccolta pubblicitaria è decisamente inferiorealle necessità, e la bolla speculativa è ormaiagli sgoccioli. Il quotidiano paga una gestio-ne imprenditoriale forse discutibile, nellaquale gli sforzi per sostenerlo finanziaria-mente mostrano la corda: manca un’adegua-ta struttura di marketing, così come una reteefficace per la raccolta pubblicitaria. Perraccogliere liquidità il direttore-editore tentala strada della fornitura di contenuti a terzi.L’effetto, tra i giornalisti, è dirompente. Ilcorpo redazionale si disgrega, e il giornaleperde mordente.

La congiuntura economica, intanto, complicel’11 settembre, precipita. Agli inizi del 2002 ègià chiaro che per gli imprenditori di riferi-mento, Silvio Scaglia e Enrico Micheli, ilNuovo rappresenta ormai un problema. Dauna parte una certa miopia imprenditorialeche ne impedisce di sfruttare a pieno lepotenzialità, dall’altra la continua carenza dientrate dovute alla scarsa raccolta pubblici-taria, ne hanno resa problematica la gestio-ne. Cominciano le trattative per una cessio-ne, e, proprio in quest’ottica, la redazionesubisce il primo “dimagrimento”. Otto redat-tori, l’intera area video, certamente la piùspecializzata ma anche quella che paga dipiù lo scotto di essere in anticipo sui tempi,abbandona il giornale con un incentivoeconomico. È il giugno del 2002.Poco dopo, nel settembre di quell’anno,viene alla luce il nome del nuovo acquiren-te: è Luigi Crespi, patron di Hdc, la holdingdella comunicazione che negli ultimi anniha messo a segno diverse acquisizioni stra-tegiche realizzando il più grande polo italia-no legato ai sondaggi d’opinione. Hdc haobiettivi ambiziosi: dovrà andare a quotarsiin Borsa entro il 2003, e tende ad allargareil proprio portafoglio di aziende aprendosialle diverse branche della comunicazione. Itimori dei giornalisti, che la cessione possarisultare solo una “liquidazione mascheratada vendita” vengono fugati dalle affermazio-ni pubbliche del direttore e del nuovo acqui-rente secondo i quali il Nuovo verrà cedutocon una sostanziosa dote economica: tremilioni di euro, che dovranno servire asostenerne il rilancio. Inoltre vecchio e

nuovo editore, sottoscrivono davanti airappresentanti sindacali di categoria unpatto “blindato”, in cui si assicura il turn-over, si garantisce l’assunzione a tempoindeterminato delle molte figure che il gior-nale aveva inopinatamente assunto conforme contrattuali inadeguate alle mansionieffettivamente svolte.

Il passaggio avviene il primo gennaio del2003, il nuovo direttore è Andrea Marini, gior-nalista e manager di Hdc. Il vicedirettorePierluigi Vercesi abbandona il giornale purrestando come consulente editoriale. Il diret-tore Sergio Luciano entrerà a far parte delconsiglio di amministrazione della societàche lo edita, Hdc Multimedia. La redazioneha ormai alle spalle due anni di faticoso “startup”, che non ha mai trovato un vero assesta-mento “a regime”.Reggere l’aggiornamento continuo e freneti-co delle news, dalle sei del mattino fino all’u-na della notte, è un impegno che contribui-sce a sfiancare le risorse umane, costretteanche a onorare i contratti di fornitura a terzistipulati sull’onda della necessità di liquidità.La “nuova stagione” promessa da Crespi nonarriverà mai.Le finanze di Hdc mostrano subito la corda:nei primi tre mesi vengono arbitrariamenteridotti i ticket pasto ai dipendenti, chiestinuovi sacrifici alla redazione. Nel marzo diquell’anno l’editore straccia il patto sindacalesiglato solo tre mesi prima: chi va via nonviene sostituito, i contratti a termine e dicollaborazione coordinata restano comeunico inquadramento possibile, pur inpresenza di un rischio concreto di violazionidelle norme contrattuali. La redazione si ridu-ce nel numero e nella capacità di azione e ilgiornale ne risente. Nonostante questo, nonperde lettori, a dimostrazione che il Nuovo èstata e può essere una reale risposta allenuove necessità del mercato e degli utentidell’informazione. Ma le sorti del quotidianonon saranno di fatto decise da problemati-che legate al mondo delle news.Per il gruppo di Luigi Crespi, infatti, la deba-cle è ormai vicina. A giugno di quell’anno laPopolare di Lodi, principale finanziatore chedetiene in pegno le quote azionarie dell’inte-ra holding, chiede il rientro delle esposizioni.Crespi tenta una mediazione, coinvolgendola redazione in una trattativa della qualemeccanismi e modalità resteranno in granparte oscuri e ambigui.Sull’onda delle difficoltà finanziarie dell’interogruppo, anche il giornale segna il passo.Marini abbandona la direzione ad agosto, enel settembre di quell’anno Pierluigi Vercesi,l’ex vicedirettore, diventa presidente di HdcMultimedia promettendo un nuovo rilancioche passa attraverso un progetto di portaleon-line.Luca Ferraiolo e Paolo Pagani, tra i fondatoridel quotidiano, ne diventano direttori. Dure-ranno pochissimo. A ottobre di quell’anno,infatti, Vercesi abbandona il proprio postomancando alle promesse di rilancio fatte allaredazione solo qualche mese prima. I duenuovi direttori verranno licenziati in troncodall’editore senza sostanziali spiegazionisulle cause che lo hanno condotto a ungesto così estremo.

Il nuovo direttore, Marco Del Freo, amicopersonale di Luigi Crespi, gestirà l’ultima e piùconcitata fase del giornale, che segue le sortidell’intero gruppo. A fine novembre, infatti,Luigi Crespi chiede di incontrare ufficialmentel’assemblea di redazione per annunciare ilproprio ritiro. Secondo le sue stesse afferma-zioni la Banca avrebbe siglato un patto perassumersi l’onere della gestione delle sueaziende, e quello del ripianamento dei debitidel gruppo.L’intera holding, e il Nuovo con lei, diventaproprietà di una società creata ad hoc, deno-minata Alfa-Jota. Si attende un azzeramentodei debiti che non arriverà mai. Inizia il perio-do più oscuro della storia del giornale:Fastweb, responsabile della messa in Rete,che reclama crediti per milioni di euro, staccala spina. I giornalisti perdono in questo modoil proprio sistema editoriale, l’intero archivio ditre anni di attività, e la possibilità di accederealle mail, principale strumento di lavoro. Sonocostretti a ripiegare su un sistema di fortuna,realizzato in pochi giorni, del tutto inadeguatoper esprimere le potenzialità della redazione,e graficamente povero. E iniziano anche gliscontri legali. Crespi accusa Fastweb, e diriflesso e.biscom, di avergli ceduto il giornalecostringendolo ad accettare norme contrat-tuali vessatorie. Del Freo abbandona la dire-zione il 22 dicembre, e il quotidiano restasostanzialmente decapitato.

Per oltre un mese andrà on-line in paleseviolazione delle norme sulla stampa, senza lafirma di un direttore responsabile. Nel frattem-po, a gennaio del 2004, anche l’Ansa, maipagata durante la gestione Crespi per la forni-tura delle news, stacca il servizio. I debiti maionorati dall’editore, si scoprirà in quei giorni,sono tanti, tantissimi. La situazione precipitaseguendo le sorti dell’intera holding. I giornali-sti con contratto a termine vedono scadere ipropri contratti senza un direttore del perso-nale che ne gestisca le esigenze. Lo stessoCrespi, addirittura il primo gennaio del 2004,si presenterà in redazione per “licenziare”personalmente giornalisti che lavoravano alquotidiano fin dalle sue origini. Solo un mesedopo, ai primi di febbraio, viene regolarmentenominato un nuovo amministratore di HdcMultimedia (al posto del dimissionario fratellodi Luigi, Ambrogio Crespi).È Roberto Antonelli, commercialista milane-se. Le trattative per un tentativo di vendita nonvanno in porto: da una parte il legame econo-mico con la holding impongono liason conta-bili che ne rendono complicata la separazio-ne. Dall’altra chi si propone come acquirentenon sembra, a giudizio dei nuovi editori,possedere la necessaria solidità finanziariaper gestire attività e dipendenti. A fine febbraioAntonelli viene nominato liquidatore e annun-cia l’intenzione di avviare le istanze di falli-mento. Della dote di tre milioni di euro cheavrebbe dovuto accompagnare un giornaleche, invece, viene costretto alla chiusura inappena dieci mesi, non si sa nulla. Altrettantovale per il patto che Crespi annuncia di averfirmato con la Popolare di Lodi e che dovevaportare al ripianamento dei debiti. L’interavicenda si avvia a cercare una soluzione trale aule dei tribunali. Il 29 febbraio 2004 è l’ulti-mo giorno di vita di www.ilnuovo.it.

IL PIÙ BEL QUOTIDIANO ONLINE DELL’EDITORIA ITALIANA ALL’OTTOBRE 2000 AL FEBBRAIO 2004

La cronaca in tempo reale: il G8

La crisi dopo l’11 settembre 2002

Il passaggio ad Hdc, la holdingdella comunicazione di Luigi Crespi

L’ultima battaglia in nome della libertà di stampa

24 ottobre 2000, nasce il Nuovo.it. Il Nuovo.itnasce nel Duemila, sull’onda di una “bolla”internettiana che molti, all’epoca, credonodestinata a durare e a modificare l’interaeconomia globale. Sergio Luciano, primodirettore e, in parte, editore del quotidiano online, manda in rete il giornale, con un click, lasera del 24 ottobre. A finanziarlo c’è un grup-po emergente dell’imprenditoria italiana, quel-lo di e.biscom gestito da Enrico Micheli eSilvio Scaglia. L’azienda da poco si è assuntal’impegno di cablare le principali città italianeper portare nelle case, e soprattutto nelleaziende, un collegamento internet e telefonico

veloce e stabile. L’idea base è semplice:e.biscom porta il collegamento di rete, e aquello intende aggiungere “contenuti qualifica-ti”. Il giornale dovrà essere, nelle intenzioni deisuoi finanziatori, l’apripista di un intero mondovirtuale targato Fastweb.Non a caso precorre in parte i tempi: sviluppaun settore di video-informazione quanto maiambizioso, per un target che, in attesa dellaRete veloce, ancora fatica a scaricare i conte-nuti in tempi ragionevoli. L’essere in anticiposui tempi sarà in parte una delle ragioni delsuo declino, ma anche uno dei punti di forzadel suo iniziale successo.Il Nuovo, infatti, primo e unico esperimento diquotidiano on-line indipendente nei contenutie nella forma (non è espressione di alcun

foglio “cartaceo” come i suoi principali concor-renti), rappresenta da subito un’innovazioneghiotta sia per gli amanti della Grande Reteche per quelli dell’informazione “all news”. Ilsuccesso, nei primi mesi di vita, supera leaspettative.La soglia di “page wiew”, ovvero di pagineviste da ciascun lettore, e di singoli utenti, chei fondatori si erano prefissi, viene superataquasi subito.Il Nuovo registra circa un milione di “pagineviste” al giorno con punte che supereranno idue milioni di fronte ai principali avvenimentidi cronaca. La formula, d’altronde, apparesubito vincente: il Nuovo si presenta con stile-mi grafici e contenutistici del tutto simili a quel-li di un quotidiano cartaceo, evitando al lettore

la fatica di imparare un “nuovo linguaggio”, efacendo leva su modalità familiari al pubblicodell’informazione. Ma le modalità di gestionedelle news sono del tutto innovative: il quoti-diano aggiorna in tempi reali, permetteapprofondimenti su ogni singolo contenutoriportato, offre un panorama di notizie chevanno dalla cronaca agli spettacoli. Ammiccaa contenuti più “leggeri” come la cronacarosa, ma senza dimenticare l’informazione piùstringente.E offre un cahier di grandi firme per commen-tare i fatti del giorno. È semplice da consulta-re, pratico da gestire sul monitor, velocenell’interpretare i desideri dei lettori. In reda-zione lavorano almeno 40 giornalisti, oltre agrafici e tecnici.

di Olga Piscitelli

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Come voi ben sapete, amici lettori, per legge-re tutto ciò che noi vorremmo finisce permancarci il tempo. Di conseguenza, quandoho avuto tra le mani il libro di padre PieroGheddo Missionario – Un pensiero al giorno(ed. Piemme), con 621 pagine di testo, misono chiesto come avrei fatto a leggerlo, quelvolumone. Invece, ha vinto lui, almeno percinque ragioni. Prima: perché ci dona l’ubi-quità. Seconda: perché “un pensiero al gior-no” significa proprio un capitoletto per ognigiorno dell’anno, dunque 365 capitoletti: unabrevità che aumenta la leggibilità. Terza:perché racconta numerose vicende personali,non di rado allucinanti. Quarta: perché vicen-de, ambienti, personaggi vengono semprecollegati al cattolicesimo, stimolando il lettoresu quella via. Quinta ragione: la prefazionel’aveva scritta nientemeno che Indro Monta-nelli: vuol dire che dall’opera di padre Gheddoera stato “sedotto” anche lui.

Padre Gheddo, vercellese, nato nel 1929, èsacerdote del Pontificio istituto missioni estere(Pime) sin dal 1953. Ha diretto importanti rivi-ste e scritto decine di libri, ciò che conferiscealla sua prosa uno stile giornalistico. Ad esem-pio, ecco padre Gheddo dormire in unamissione dell’Amazzonia, creata su palafitte.D’improvviso ode un rumore, un respirare, unraspare, prodotti certo da un animale nonpiccolo. Padre Gheddo non vede, si allarma,urla. Arriva subito un altro missionario, il qualegli spiega che si tratta di un serpente. Tutti cel’hanno, quel rettile, sul tetto della casa. Ed èutile, anzi prezioso, perché di notte va acaccia di topi… Commenta padre Gheddo:“Non sempre nella vita i pericoli che affrontia-mo sono sempre così fasulli, ma, in tutte lesituazioni difficili, due le cose da fare: mante-nere la calma, e raccomandarsi a Dio con lapreghiera”.Quanti sono i missionari italiani nel mondo?Sui 16.000, donne e uomini, distribuiti tra Afri-ca, Americhe, Asia, Oceania. Infatti, nel corsodei miei viaggi ne ho incontrati un po’ dapper-tutto e ne ho ricevuto consigli e aiuti preziosi.Fra l’altro conobbi, in Uganda, don VittorioPastori, varesotto, il quale faceva, per gli indi-geni affamati, assai più di quanto facesse persé; ma al momento del nostro incontro, a donVittorio non era ancora capitato quanto segue.“Una volta, in una imboscata di banditi, ècolpito da una sventagliata di mitra che losforacchia e gli lascia schegge in tutto il corpo;negli aeroporti, il “metal detector” rivelava inlui la presenza di metalli che i poliziotti nonriuscivano a scoprire!” (Io, qui, di punti escla-mativi ne avrei messi tre…).

Il volume di padre Gheddo si caratterizzaanche per la sua obiettività. Chi non conoscal’Africa, scivola facilmente nel luogo comunedel colonialismo uguale a feroce tirannide.Chi, invece, come padre Gheddo, la conoscaa fondo, ecco come si esprime: “Non demo-nizziamo la colonizzazione europea dell’Afri-ca. Noi europei abbiamo senza dubbiocommesso molti crimini nei confronti deipopoli africani, ma con la conquista europea,l’Africa ha fatto un salto di secoli, passandodall’età della pietra e del ferro all’epocamoderna. Il colonialismo ha portato in Africala scuola, la medicina moderna, i diritti dell’uo-mo e della donna, le strade, l’industria, l’auto,l’aereo, eccetera”. E, quanto all’apartheid,anche qui niente luoghi comuni. “Non sono fra

quelli – scrive padre Gheddo – che demoniz-zano i bianchi sudafricani, anzi mi sono sfor-zato di capirli: l’apartheid è frutto della storia edella cultura dei boeri, che dovevano difender-si dai colonizzatori inglesi da un lato e dalletribù guerriere africane dall’altro… [il Sud Afri-ca] è l’unico o uno dei pochi Paesi africani incui i neri sono istruiti, ci sono più laureati neriin Sud Africa che in tutto il resto dell’Africanera”. A mia volta, aggiungo. Di recente, all’A-smara, un eritreo purissimo mi ha detto:“Quando sento parlare italiano, sto bene pertutto il giorno”. E, quanto a rifiuto del confor-mismo, padre Gheddo non scherza nemme-no con Cuba. Lo dimostra il capitolo intitolatocosì: “A Cuba ho capito perché il comunismorende l’uomo meno uomo”.Opera missionaria: come dire, dedizione,altruismo, pietà, sacrificio di sé medesimi peril bene altrui e, non di rado, autentico eroismo.Suore talmente generose che un sindacopakistano, ovviamente islamico, le vorrebbepresso di sé. Il celeberrimo Marcello Candia,che rinuncia alla ricchezza in Italia per dedi-carsi agli affamati e ai lebbrosi dell’Amazzo-nia, dove morirà. Missionari nostri che finisco-no ammazzati: vedi il recente assassiniodell’ambasciatore del Papa in Burundi. EMadre Teresa di Calcutta, che, nella sua“Casa per i morenti abbandonati”, dice: “Quipossono fare una morte da uomini sentirsiamati da qualcuno”. Com’è noto, lei medesi-ma, a Calcutta, spirò.In un altro volume di don Piero Gheddo, Dioviene sul fiume (Ed. Emi), ecco l’incontro conun missionario di Laorca, paese lariano pocolontano da Lecco. Si chiama Augusto Giano-la. È nato il 5 novembre 1930. Sin da ragazzosi dimostra vivace, intraprendente. Mangiarane crude. Suona la fisarmonica. Grandicel-lo, scala sia la Grigna sia le Dolomiti. Ha duesorelle suore. E desidera comunicare a tuttil’amore di Dio. Don Giovanni Colombo, futurocardinale, gli dice: “Vai missionario, perché indiocesi sei troppo fuori dagli schemi”. Partiràpar l’Amazzonia brasiliana, via mare, daGenova, il 5 novembre 1963.

In Amazzonia ci sono stato due volte, e vi hoconosciuto indios un tempo avezzi a tagliar latesta ai nemici, e abilissimi nel mummificarle.La personalità di padre Augusto vi si scatena.Perché Dio esiste nella natura vergine:dunque, nell’Amazzonia. Dove, lungo il colos-sale Rio delle Amazzoni, nonostante il caldobestia padre Augusto si ambienta subito. Peresempio, se la fa con un serpente boa. Ucci-de un tapiro; ma la carcassa gli si putrefà subi-to ma lui la bolle e la mangia ugualmente.Definisce “semoventi” i macachi morti, causale migliaia di vermi che vi pullulano; ma aquanto pare, quei vermi non lo nauseanoaffatto. Se i bimbi caboclos (i meticci dellaforesta) gli sputano nel piatto, lui non se ne haa male. Invece, deve talvolta combatterecontro gli scorpioni con la coda avvelenata,contro interi popoli di feroci formiche, e, quan-do nuota, contro le sanguisughe, numerosis-sime, insaziabili. Peggio, mentre provvede allesue necessità fisiologiche, non può non subi-re l’attacco diabolico di stormi di zanzare e dimiriadi di insettacci. Intanto si becca la mala-ria, febbre a 40 gradi. Di quando in quando,negli eremitaggi, deve soffrire la fame. Lui, altoun metro e 90, finisce per pesare 74 chili!Ma la fama del missionario che, per diffonde-re il verbo di Dio, aveva scelto la via del disa-gio sino al limite della sopravvivenza, si erasparsa ampiamente. Gruppi di indigeni anda-vano a visitarlo, via fiume. E venne gentedall’Europa, ad esempio il famoso scalatoreCarlo Mauri, suo vecchio amico e compagnodi Grigna; nonché - quasi incredibile a dirsi ilpiù celebre violinista del mondo, Ugo Ughi!Padre Angusto cerca dovunque, Dio. E cerca

di diffondere il concetto di Dio fra i suoi cabo-clos. Concetto non facile, se si pensa che icaboclos di quella “parrocchia senza confini”vivono soltanto di pesca, non coltivano, igno-rano la scrittura e vanno pressoché nudi.Eppure il missionario lariano riesce ugual-mente nel suo intento. E crea altari accumu-lando qualche cassetta. La sua prima chiesasarà di paglia; più tardi si arriverà alla chieset-ta in muratura. E i caboclos affluiscono, parte-cipano. Partecipano, anche perché padreAugusto concede che, durante la celebrazio-ne della Messa, i caboclos eseguano le lorodanze tradizionali. Né il missionario lariano sitiene lontano dai lebbrosi, anzi li abbraccia! Eviceversa, in comunità dove una donna haquindici figli e, un’altra ventisei, respinge conviolenza una ragazza che vorrebbe diventarsua moglie. Poi, su e giù fra Brasile e Italia.Qui, medici specialisti gli diagnosticano... lalebbra. Segue una forma di cancro al cervello.All’ospedale San Raffaele di Milano lo opera-no tre volte. Lebbroso, morrà di cancro il 24luglio 1990, nella casa di un fratello, a Laorca.Al corteo funebre, la bara verrà portata daglialpinisti della Grigna.Commenti? Scrive padre Gheddo anche luisuperamazzonico: “Caratteristica sua fonda-mentale era la ricerca di Dio e l’amore allagente. Per i caboclos era straordinario.Vengo-no a dirmi: “Noi vogliamo uno come padreAugusto”. Quell’amore e attenzione alla gentece li aveva solo lui. Anche dopo aver trascor-so, in Amazzonia, ventisette anni.Padre Gheddo? Eccolo di nuovo alla ribalta,col volume Davide e Golia (ed. San Paolo).Tema fondamentale: la globalizzazione.Caspita, solo a citarla c’è da sudar freddo. Einvece, leggendo Davide e Golia riusciamo ainterpretarla come una prospettiva umana.Buona? Cattiva? “Se il Papa continua a ripe-tere che, in sé la globalizzazione non è nébuona né cattiva ma dipende dall’uso che sene fa, perché mai i cattolici devono insistere avederne sempre e soltanto il male?”Padre Gheddo marcia, dunque controcorren-te. A suo avviso, infatti la globalizzazione nonè un semplice fenomeno economico-commer-ciale, ma qualcosa che “riguarda tutti gliaspetti della vita umana: economia, cultura,turismo, informazione, politica, diritto, lavoro,produzione industriale e agricola, divertimen-to, sport, persino la religione”. Dunque, tuttobene? Nossignore: e qui padre Gheddoaccetta alcune critiche, dimostrandosi superpartes. In altre parole, la globalizzazione nondeve limitarsi a proclamare la distribuzione delbenessere, ma “deve educare i popoli aprodurre il proprio benessere”. Un’affermazio-ne che si identifica col Cristianesimo.

Quale missionario mondiale, padre Gheddoha infatti le idee ben chiare. Una volta, aNuova Delhi, il pandit Nehru gli disse: “Perchémai l’India ha ricevuto tutto il suo progressodall’Occidente, dopo esser stata bloccata permigliaia d’anni?” La risposta fa la seguente:“Tutto il mondo moderno è stato portato inAsia, Africa, Americhe, Oceania, da popoli dicultura e di tradizioni cristiane”. Dunque,anche questa una forma di globalizzazione;l’unificazione dell’umanità equivale al diffon-dersi dei valori evangelici. Esistono movimentiche puntano all’integrazione dei popoli. IlPapa parla di “comunità mondiale” e di“mondo più unito” Forseché l’avvento dell’eu-ro non gli dà vigorosamente ragione?Ma, non sempre Il Cristianesimo e l’occiden-talizzazione hanno raggiunto adeguatamentedeterminate zone. Vedansi, ad esempio, alcu-ni Paesi sottosviluppati. Qui, l’analfabetismodomina. E la mancanza di cultura impedisce ilprogresso. In Italia, si producono dai 70 agli85 quintali di riso all’ettaro; nell’Africa tradizio-nale, dai 4 ai 5 quintali.

Vercellese, nato nel 1929, è sacerdote del Ponti-ficio istituto missioni estere del 1953.È uno dei 16.000 italiani, tra uomini e donne,impegnati tra Africa, Americhe, Asia e Oceaniaper aiutare i disperati della Terra.Ha scritto decine di libri sui problemi del TerzoMondo e sulle opere missionarie.

Padre Piero Gheddo

Un missionariocontrocorrente

M E M O R I A

di Lino Pellegrini

Raccomandarsi a Dio nelle situazioni di pericolo

“Non criminalizziamo la colonizzazione europea”

Un disagio al limite della sopravvivenza

Tutto il mondo occidentale ha matrice cristiana

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L’ignoranza fa pensare a non pochi contadiniche l’aratro danneggia la terra!Fra i popoli sottosviluppati, la globalizzazionedel Cristianesimo deve operare anche sotto ilprofilo morale, ad esempio puntando controla corruzione. Esempio tipico, nella Guinea(Africa occidentale). Gli svedesi vi costruisco-no una strada lastricata; poi, decenni dopo, lastrada va a pezzi. Gli svedesi dicono: “Venia-mo noi a ripararvela, paghiamo tutto noi”. Iguineani rispondono: “Dateci i soldi, e la ripa-reremo noi”. Oppure, noi pensiamo che certestragi erano state favorite dalle armi venduteda noi, ma dimentichiamo che fior d’armimoderne sono state vendute dal Sud Africa diNelson Mandela e che, in Ruanda, Burundi,Congo (ex Zaire), gli eccidi sono stati perpe-trati semplicemente con armi bianche, comese la preistoria sopravvivesse.Demonizzare la globalizzazione significadunque esser fuori della storia. Occorre scon-figgere l’egoismo, questo sì, ma contempora-neamente educare i popoli a “produrre ilproprio benessere”. “Educare” significa anche“persuadere”. Ad esempio, la popolazioneafricana è salita, dal 1960 ad oggi, da 250 ad800 milioni di abitanti, sicuro, si è più che tripli-cata, nonostante siccità, guerre, carestie,epidemie; ebbene, l’”educazione” dovrebbeanche “persuadere” a limitare i rapportisessuali. Ciò che è difficile, perché un pove-raccio altri piaceri che quelli del sesso, nonha.La cristianizzazione di buona parte del mondodeve quindi mirare al progresso dell’umanità,anche facendo conoscere al grande pubblicole lacune, i difetti, le ferite dei sottosviluppati.Ovvio? Nossignore: padre Gheddo non riuscì

a farsi pubblicare dal quotidiano cattolicoAvvenire i suoi servizi sui massacri perpetratila Cambogia dagli khmer rossi; dovette sinte-tizzare il tutto - la dico grossa - in una “letteraal Direttore”! Un motivo, questo, per cui apadre Gheddo “fa male” quando vede cheanche una parte della stampa cattolica nonha il coraggio di andare controcorrente. E,invece, Giovanni Paolo II dice: “La crescitaeconomica dev’essere un’equa collaborazio-ne fra politica ed economia”.Si può parlare col papà, svanito nell’Urss unasessantina d’anni or sono? Si può, stavoltacon la magia (volume Il testamento del capi-tano (ed. San Paolo). Appunto, padre Gheddoriesce a parlare col padre, e ci riesce cosìbene che va a finire che con quel padre ciconversiamo anche noi.

Don Piero è figlio di un geometra, Giovanni,cattolicissimo. Giovanni si sposò, nel 1928,con Rosetta Franzoni, la quale gli diede trefigli, ma morì ancor giovane. La scomparsa diRosetta costituì, per Giovanni, una torturaperenne. Lo dimostra, fra l’altro, attraverso lesue lettere. Nel volume Il testamento del capi-tano padre Gheddo comincia con lettere delpadre, che con la guerra e con I’Urss nullahanno a che vedere, ma che dimostrano ilcarattere del mittente. A questo punto, lamagia.Dopo ciascuna lettera di suo padre allafamiglia, padre Gheddo fa seguire - da gran-de scrittore – un suo commento personale,commento che a noi lettori appare come unarisposta, come se lui col padre conversasse.Va a finire che con quel padre conversiamoanche noi.Con ciò siamo arrivati al punto, ossia al penul-timo volume di padre Gheddo, La missione

continua (ed. San Paolo). Sua caratteristicafondamentale è quella non soltanto di infor-mare il lettore, ma anche di evidenziare deter-minati aspetti negativi dell’attività missionariain generale. Un esempio: in Birmania (oggiMyanmar) i militari arrestano un catechistaindigeno; gli dicono che, se lui è cattolico,deve morire in croce, come Cristo; grazieall’intervento di un’autorità superiore, cheteme una denuncia pubblica, il catechista sela cava, non senza però pagare una multa.Nelle Filippine nasce il movimento Silsilah(catena), che accomuna cristiani e musulma-ni; nel 1992 il missionario padre SalvatoreCareddo viene trucidato perché torna da unariunione dei Silsilah.Ma ai fatti estremi se ne aggiungono moltissi-mi altri, i quali hanno, a loro volta, un’impor-tanza fondamentale. Punto chiave: per svol-gere l’attività missionaria, cioè per diffondereil Cristianesimo, bisogna anzitutto conosceree capire la mentalità, gli usi, le tradizioni, dellagente locale. Esempi. In Giappone, la vendet-ta è obbligatoria; quindi, è difficile persuadereal perdono. All’estremo opposto, sempre inGiappone, i cristiani sono meno dell’uno percento ma, in funzione dell’insaziabile famenipponica di cultura, qual è il libro più letto? ilVangelo; se ne vende ogni anno sul milione emezzo di copie. In Tanzania,non manca chiattribuisce le malattie alla potenza di esserisoprannaturali. Dolori? Si va dallo stregone; siricorre al medico soltanto se lo stregone falli-sce ossia in extremis. Dunque il missionariodeve comprendere a fondo le culture locali.Ciò che equivale a morire per saper rinasce-re.L’attività missionaria ebbe inizio, In India, nel1831; in Cina, nel 1850; in Birmania, nel 1866;in Vietnam, nel 1868; in Giappone, nel 1891;a sud del Sahara, tra la fine del XIX secolo el’inizio del XX. E in Corea del Sud? Oggigior-no vi si registrano circa 150.000 conversionil’anno; anche dalle conversioni, cioè dalcambio di mentalità, deriva il prodigiososviluppo economico e tecnico di quel Paese.Ma il volume di padre Gheddo è importanteanche per i suoi spunti negativi (come dicevopoc’anzi). Missione in Angola? Sì, fra le guer-re tribali. Padre Gheddo in Cina? Dice Messain camera d’albergo. Padre Gheddo a Cuba?“Nel 1970 ho sperimentato sei giorni di fermoin un albergo cittadino perché ero entrato nelPaese senza il permesso, quando l’accordofra Italia e Cuba era il libero scambio di perso-ne e di merci”. Perché mai padre Gheddo hascritto il suo ultimo volume e perché ha visita-to diciassette Paesi in guerra? “Perché tutti gliuomini hanno bisogno di Gesù Cristo”. PadreGheddo precisa: “Il mio compito è quello disalvare le anime”. Salvarle, a prescindere daipericoli che quasi sempre incombono suimissionari. Indro Montanelli disse infatti: “Voisiete eroi”. E solo pochi di noi sanno che ognimese vengono assassinati dai due ai tremissionari! Già, noi non sappiamo; né sappia-mo che nessun altro popolo ha dato tantimartiri cristiani come cinesi e vietnamiti.Chiudo con due episodi imprevedibili. Al ritor-no da un viaggio in Vietnam, nel corso di uncongresso padre Gheddo riferisce quanto diorribile ha visto. Qualcuno lo fischia; il sacer-dote “sbandato” David Turoldo gli dice: “…tusei fuori strada.Anche se quello che dici è vero, non ti rendiconto che danneggi la causa socialista. Ma ilsocialismo trionferà, perché è l’unica speran-za dei poveri”. Quindi, sulle atrocità anticristia-ne, padre Gheddo avrebbe dovuto tacere.Peggio ancora, il secondo episodio.Quando al condottiero cambogiano Pol Potvenne chiesto durante una conferenza inter-nazionale nello Sri Lanka, perché maimancassero circa due milioni di cambogianicivili (morti di fame, o ammazzati quali suppo-sti oppositori degli khmer rossi), lui rispose:“Non erano necessari alla costruzione delsocialismo”.Ma padre Gheddo continua. Una vocazione,dunque, sublime. ■

Giovanni è alla Scuola centrale di Artiglie-ria, a Civitavecchia, nonché a Bordighera.Sarà anche sul fronte francese, nel 1940.L’ultima licenza militare, Giovanni l’ebbe nelgiugno 1942. Poi, dovrà partire per l’Urss.Sarà capitano di Artiglieria nella DivisioneCosseria.La posta, nonostante guerra e distanze,funziona. Dunque, le lettere continuano. Sidirebbe che, una volta raggiunto il frontesovietico - siamo sul 50° parallelo, presso ilfiume Don -, le lettere di Giovanni dovreb-bero raccontare soprattutto la guerra. Einvece no, forse per il motivo della censura.Giovanni descrive l’Urss come tale. Stradeimpraticabili (la gente ci dice: “Possibile chevoi abbiate strade asfaltate?”), case mise-rabili, col tetto di paglia. Una di queste caseha una sola entrata: a destra vanno lemucche, a sinistra va il genere umano.Abiti? Non ha visto nessuna donna vestitacome l’ultima - l’ultima! - contadina piemon-tese. E i bimbi vanno nudi. L’acqua non èpotabile, bisogna sterilizzarla, dopo di chepuzza di naftalina; i russi, invece, la bevonocome tale.Purtroppo, dall’estate si passa all’autunno.La temperatura crolla. I sovietici cannoneg-giano. Giovanni scrive alla famiglia: “PregoIddio perché mi faccia ritornare sano esalvo per voi; ci rivedremo nell’autunno1943, dopo la vittoria”. Ahimè!“Questa - dice padre Gheddo -, l’ultimalettera di papà, del 4 dicembre 1942.Conteneva anche gli auguri per Natale eper Capodanno”. Il 14, comincia I’offensivasovietica. Una testimonianza sola, mafolgorante, quella del militare Mino Pretti,

anche lui della Divisione Cosseria: “Prettiha raccontato che, il 17 dicembre 1942,papà, che era il suo capitano, non volleandare in ritirata.Al contrario, volle restare con i cannoni econ i feriti intrasportabili; mandò in ritiratalui, Pretti, con i militari sani. Fu in quellacircostanza che papà cadde prigioniero dei

russi o venne ucciso. Il 17 dicembre, infatti,i russi erano ormai, vicinissimi alle nostrepostazioni d’artiglieria. Per la sua decisione- pressoché un suicidio! - di non abbando-nare i feriti, papà venne decorato al valore.Ma, proprio da quel giorno, è svanito”.Per meglio inquadrare le lettere del padrenell’atmosfera di guerra, don Piero Gheddoha arricchito il libro con le testimonianzebelliche di scrittori celebri, quali GiulioBedeschi, Egisto Corradi, Renato Pera,Mario Rigoni Stern ed altri. Inoltre, il volu-me contiene la prefazione del collega Gior-gio Torelli, il quale alle vicende di GiovanniGheddo si era entusiasmato al punto daesser stato lui a persuadere don Piero avarare il libro, del tutto estraneo al temamissionario. Dimenticata, con ciò la magia?Niente affatto. Ecco qui.Mario, fratello di don Piero, racconta: “Nellanotte del 17 dicembre 1942 la nonna Annaha sentito chiaramente la voce di papà chela chiamava... Papà le diceva in piemonte-se: Mama, mi möiru, mi möiru”. E donPiero: “Nell’estate 1943 ero nella stanzaaccanto all’ufficio di papà… Nulla, in quel momento mi richiamavapapà, ma, improvvisamente, nel silenzio,sento forte e chiara la sua voce: Piero,Piero! Mi pareva che papà fosse dietro di me,nella stessa stanza dove mi trovavo io”.Ti capisco, don Piero, vi capisco tutti, ancheperché nei campi di battaglia dell’Urss mi citrovavo, assieme a Curzio Malaparte quan-do vi giunsero i primi soldati nostri. E poi vicapisco anche perché la Russia non dirado è magia.

Sconfiggere gli egoismi e produrre il benessere

“Il testamento del capitano”e “La missione continua”

L’ultima lettera del padre dalla Russia

Il capitano Giovanni Gheddo.

Papà GiovanniGheddo con mamma Rosetta ei figli Franco,Mario e Piero(quest’ultimosarebbe divenuto il famoso missionario -scrittore).

Padre AugustoGianolabenedice un bimbo amazzonico.L’altare è statocreato sovrapponendoalcuni recipientidi latta.

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TV/Da Milano un segnaleforte e chiaro: il sindacato lombardo contro la “lex Gasparri”

“Il progetto gravementedannoso per il pluralismo ela libertà di informazione,giacché mantiene intatto il

duopolio Rai-Mediaset”

PROFESS IONEDOCUMENTO APPROVATO ALL’UNANIMITÀ

Il Consiglio direttivo dell’Associazione lom-barda dei giornalisti, riunito nella sua sededi Milano il 23 febbraio 2004,

GUARDA con grande apprensione il proget-to di legge sul riassetto radiotelevisivo (lacosiddetta legge Gasparri) in discussionenelle commissioni parlamentari, ancora dipiù oggi, dopo l’approvazione di un decretolegge (il cosiddetto “decreto salvareti”) cheanticipa la filosofia della Gasparri stessa.

GIUDICA il progetto gravemente dannosoper il pluralismo e la libertà di informazione,giacché mantiene intatto il duopolio Rai-Mediaset. In particolare è grave l’insistenzadei promotori della legge di ampliare il peri-metro del Sic, il Sistema Integrato dellecomunicazioni, comprendendo al suo inter-no servizi di ogni genere. È bene ricordareche più il numeratore sale e più il limite anti-trust è aggirabile. Il mercato italiano, ègravato da un anomalo conflitto di interessi,che verrebbe ancor più esasperato dallapossibilità concessa a Mediaset di fareshopping pubblicitario in Italia, magariannettendosi la raccolta pubblicitaria di Skyo addirittura comprando un gruppo dellacarta stampata.È grave che le telepromozioni - per qual cheriguarda l’affollamento orario - non venganoconsiderate pubblicità. Per attirare nuoviclienti le telepromozioni hanno un ruolochiave. Sono infatti le medie aziende quelleattirate da questa forma di pubblicità. Duran-te il complesso iter della legge Gasparri èstato un emendamento a scorporare le tele-promozioni dal tetto dell’affollamento pubbli-citario orario, mettendo così fuorigioco unvecchio parere (contrario) del Consiglio diStato. Già oggi sulle reti Mediaset nelle ore

di punta, sommando telepromozioni e spot,l’affollamento è stabilmente superiore al25%. Le televendite, poi, non rientrano inquesto conteggio.

Il Consiglio direttivo della Alg

SEGNALA una singolare coincidenzaevidenziata dai dati Nielsen. Nel periodogennaio-settembre 2003, la raccolta diPublitalia è salita del 2,2%, mentre la raccol-ta dell’intera carta stampata è calata del2,2%. L’autorità antitrust presieduta daGiuseppe Tesauro ha annunciato l’estatescorsa un’indagine sulla pubblicità tv chedovrebbe essere in dirittura d’arrivo. Nessunsoggetto dovrebbe raccogliere più del 30%,ma Mediaset è già oggi attorno a valori del35%. Anche l’Authority guidata da EnzoCheli ha accertato l’esistenza di posizionedominante e ha chiesto misure che riduces-sero il grado di concentrazione del mercatopubblicitario.In spregio di questi pareri il Parlamentointende varare una legge che minaccia lalibertà di stampa e attraverso la concentra-zione della pubblicità mette a rischio decinedi posti li lavoro.Occorre poi osservare che il piano per il digi-tale terrestre presenta un effetto collaterale.Fra due anni sono prevedibili otto canali Rai,tre Mediaset, due La 7 e due “ballerini” nelsenso che gli investimenti della Tv di Statopermetteranno la trasmissione di altre duereti. La Gasparri però prevede che questeultime due vengano cedute anche se nonsono chiari i parametri di vendita. In sostan-za ci troveremo con 11 canali su 15 in manoal duopolio. Va rilevato che l’autorità antitru-st ha aperto un’istruttoria sulla Rai per valu-tare la possibile posizione dominante sui

mercati nazionali delle reti e delle infrastrut-ture per le trasmissioni del segnale televisi-vo terrestre.Il passaggio forzato al digitale, previsto dallanuova legge, dunque, non sembra risolverei problemi di pluralismo presenti nell’indu-stria dell’informazione. Anzi, rischia diaggravarli. La scelta del digitale terrestre – esoprattutto la tempistica – prevista dallalegge non rappresenta solo un’opzionetecnologico-culturale sulla modernizzazionedel Paese, da accostare alle scelte deigoverni francese e tedesco come ha spie-gato il ministro delle Telecomunicazioni cheha dato il suo nome alla legge, ma unaprecisa condizione per salvare Rete4 edevitare che diventi esecutiva la sentenzadella Corte costituzionale.Lo stesso Cheli si è fatto di recente interpre-te delle remore esistenti sottolineando la“corsa contro il tempo” che sta caratteriz-zando la via italiana al digitale. Cheli hasottolineato che l’arricchimento del plurali-smo sarà reale a due condizioni:a) che nuovi operatori siano in grado di offri-re programmi;b) che i programmi siano effettivamenteaccessibili a una larga fascia di utenti.

Entrambe le condizioni non sembrano esse-re garantite dal nuovo impianto della legge.Il documento con il quale il Quirinale si èrifiutato di promulgare in dicembre lavecchia legge lo ha segnalato esplicitamen-te, chiedendo che venisse indicato il termi-ne della fase di attuazione e che l’Authorityvenisse dotata di poteri sanzionatori.Secondo gli esperti la velocità con la quale iconsumatori italiani decideranno di cambia-re il loro televisore o comprare il nuovodecoder è stimabile in otto-nove anni. Ma

una scelta di questo tipo si giustifica solocon la voglia di guardare nuovi programmi,magari interattivi. La loro produzione però èquanto mai costosa: per un palinsesto chepunti a realizzare il 2-3% di audience servo-no dai 150 ai 200 milioni di euro.Un eventuale nuovo editore digitale dovreb-be mettere in conto dai 50 ai 100 milioni dieuro di perdite l’anno da moltiplicare forseanche per un lustro. La tv digitale restereb-be quindi terreno di caccia dei due maggiorioperatori, Rai e Mediaset. Esiste lo spazioper emittenti di nicchia - il palinsesto di unatv musicale costa 20 milioni di euro circa -ma sarebbe altra cosa rispetto al rafforza-mento del pluralismo informativo.

In base a queste considerazioni il Consigliodirettivo dell’Associazione lombarda deigiornalisti

RITIENE che il progetto di legge picconipesantemente la libertà di stampa e nellungo periodo faccia ridurre drasticamente iposti di lavoro nel settore dell’informazione.Molte aziende editoriali, asfissiate dallamancanza di pubblicità, saranno costrette achiudere.

INVITA la Fnsi a prendere tutte le iniziativeche riterrà necessarie perché la nuovalegge, invece di favorire la concentrazione eil rafforzamento dei grandi gruppi televisivi,incoraggi il pluralismo e la molteplicità deimedia. Nell’attuale stesura, infatti, la leggeGasparri, non solo è fortemente illiberale maavrà anche effetti sociali negativi.

Approvato all’unanimità.

Milano, 24 febbraio 2004

Le giornaliste per il riequilibrio delle rappresentanze negli organismi della categoria

Roma, 2 marzo 2004. Sindacato, Ordine,Inpgi, Casagit. Tante iscritte, poche candi-date, ancor meno elette. Perché le oppor-tunità siano davvero pari occorre almenopartire alla pari, sulla base di un criterio dainserire in statuti e regolamenti delle istitu-zioni di categoria. Nel frattempo le diversecomponenti della categoria si impegnino avarare subito un “patto di rappresentanza”che veda candidato un numero di donneproporzionale al numero delle iscritte – ecomunque non inferiore al 30 per cento deltotale – e che presenti nelle liste elettoralinomi alternati di donne e uomini.Il soffitto di cristallo oltre il quale le colle-ghe non riescono a salire, esiste non solonella carriera professionale, ma anchenegli organismi di categoria. Per oltrepas-sarlo occorre, almeno inizialmente, unaforzatura. La Cpo (Commissione pariopportunità) della Fnsi se n’è convinta,dopo anni di analisi sulle cause del discri-mine e di scetticismo nei confronti dellequote. Per sbloccare l’immobilismo, coin-volgere tutte le energie, migliorare gli orga-nismi della categoria non esiste altra stra-da se non quella delle “regole per la paritàd’accesso”. L’hanno già percorsa altrisindacati e partiti ed ora è anche inseritanella Costituzione italiana, con la modificadell’articolo 51 che garantisce “con appo-siti provvedimenti” strumenti paritari perl’ingresso di uomini e donne agli ufficipubblici e alle cariche elettive. Ovvero:“tante” quanti. Già a giugno, nelle elezioniper il Parlamento europeo, la normatroverà applicazione con la legge chestabilisce una soglia minima di candidatu-re femminili pari al 30%.Davanti al deficit democratico che collocal’Italia al 65° (sessantacinquesimo!, fraPanama e Nicaragua) posto nel mondo ed

all’ultimo posto d’Europa, per presenza didonne in Parlamento, non c’è spazio persnobistiche insofferenze alla cosiddetta“tutela dei panda”. Lo statuto della Cisl asse-gna alle donne non meno del 30% dellecandidature nelle liste congressuali; la Cgil

riserva ai due sessi – si noti la formula – nonmeno del 40% e non oltre il 60% dei posti didirezione (analoga indicazione fra i Demo-cratici di sinistra); la Federazione dei Verdiprevede che nessuna lista possa esserecomposta da oltre il 50% di persone dello

stesso genere e impone sempre la doppiapreferenza. In attesa di modificare lo statu-to, lo Sdi già dalle prossime europee edamministrative inserirà in lista fino al 50%di donne.È quello che chiediamo alle Associazioniregionali che hanno in corso la revisionedello statuto e a tutte le forze che si stannoorganizzando per rinnovare a maggio lecariche dell’Ordine dei giornalisti. LaCpo/Fnsi si appella a tutte le colleghe ed icolleghi dentro e fuori le redazioni perchésostengano questa battaglia di democra-zia, di svecchiamento e di speranza.Dichiarazione della presidente dellaCpo/Fnsi, Marina Cosi: “Sin dalle prossimeelezioni, quelle per il rinnovo dell’Ordinedei giornalisti, la Commissione pari oppor-tunità della Fnsi chiede che le liste eletto-rali rappresentino percentualmente ledonne iscritte e comunque non le vedanoscendere al di sotto del 30 per cento. In talmodo anticipando l’indispensabile riformadegli statuti di sindacato, Ordine, Inpgi,Casagit. Appellandosi all’articolo 51 dellaCostituzione, di recente emendato, e sulletracce positive di statuti di altri sindacati epartiti, la Cpo/Fnsi ha approvato all’unani-mità una richiesta formale di modifica deglistatuti e dei regolamenti. Tale proposta eragià stata avanzata in Consiglio nazionaleFnsi, ma proprio la scarsa rispondenzadell’organismo ha convinto la Commissio-ne ad appellarsi alle forze che stanno orga-nizzando le prime elezioni raggiungibili,quelle dell’Ordine, perché diano un segna-le concreto della volontà di riequilibrare lerappresentanze di genere. L’8 marzo è alleporte, ma ogni giorno deve essere l’8marzo. Come dire: tenetevi le mimose eridateci quel che ci è dovuto”.

(da www.fnsi.it)

Tante quanti“ ”

35 (39)ORDINE 4 2004

L’assemblea dei giornalisti Domus dice no a un contratto “diverso”per la stampa tecnica e specializzata

“La specializzazione deveessere pagata di più,

non di meno, e necessita sempre

di investimenti adeguati”

PROFESS IONECHIESTA LA VERIFICA DELLA QUALITÀ NELLE TESTATE ANES

Milano, 4 febbraio 2004. L’ipotesi di un contrat-to “diverso” da quello in vigore (Fnsi-Fieg) per igiornalisti che lavorano nelle case editriciaderenti all’Anes ha sollevato parecchio stupo-re tra i nostri colleghi che, tra l’editoria specia-lizzata e non, non avvertono differenze tali dagiustificare un contratto distinto. Soprattuttotenendo conto della tendenza a specializzarsida parte di tutti i giornalisti, anche all’internodella cosiddetta stampa di informazione odopinione. Pensiamo ai colleghi specializzati ineconomia, critica televisiva, sport o gastrono-mia in pagine appositamente dedicate neiquotidiani o nei periodici più noti e che non sicapirebbe perché dovrebbero avere un contrat-to diverso da chi, la stessa competenza, lamette al servizio di testate cosiddette specializ-zate negli stessi argomenti.In sostanza che differenza dovrebbe esserci trail giornalista che scrive di automobili sulle pagi-ne del Corriere della Sera (Rcs; Fieg) e quelloche lo fa su Quattroruote (Domus; Anes)? Chiscrive di cucina etnica magari sull’Espresso(Repubblica; Fieg) e chi lo fa su Viaggi delGusto (ancora Domus; Anes)? Chi scrive diturismo su Panorama Travel (Mondadori; Fieg)e chi lo fa su Tuttoturismo (di nuovo Domus;Anes)? È questo insieme di considerazioni che haspinto i giornalisti della Domus, riuniti in assem-blea il 19 febbraio 2004, a dichiarare il propriono, forte e chiaro, a un contratto “diverso” perchi lavora nella stampa tecnica e specializzata,certi come sono che gli editori dell’Anes mira-no a spendere meno e a strappare regolediverse a loro esclusivo vantaggio.Siamo peraltro convinti che, come in tutti isegmenti di attività, la specializzazione debbaessere pagata di più, non di meno, e chenecessiti di investimenti adeguati per esserecontinuamente aggiornata.

Di esempi come quelli esposti sopra ce nesarebbero a decine e potrebbero riguardare lafolta platea degli editori Anes, associazionedella quale il nostro editore è autorevolemembro accanto a imprese di piccole dimen-sioni che distribuiscono spesso i loro prodotti inabbonamento gratuito, senza un riscontro effi-cace del gradimento da parte del lettore la cuimisura è data, soprattutto, dalla sua disponibi-lità ad acquistare le pubblicazioni, in edicola oin abbonamento.Ciò non significa delegittimare la stampa piùorientata al prodotto, che spesso è veicolata aspese dell’inserzionista. In questi casi, tuttavia,l’Ordine dei giornalisti deve tutelare il rispettodella deontologia professionale. In assenza delrispetto di quel requisito fondamentale quelletestate devono essere considerate commercia-li ed escluse da ogni agevolazione pubblica,addebitando agli editori e non ai giornalisti laresponsabilità della commistione informazione-pubblicità.Insomma, sarebbe assurdo concedere tariffepostali di favore, sconti sulle linee telefoniche eagevolazioni sull’acquisto della carta all’editoriapuramente commerciale. Questo infatti aggra-verebbe il debito pubblico con evidente svan-taggio per il cittadino contribuente. Crediamoinvece che proprio questa logica non condivisi-bile stia tentando di imporre l’Anes chiedendoun contratto “diverso” per i giornalisti che lavo-rano nelle case editrici aderenti. Ma diciamo lecose come stanno: a che genere di contrattodiverso potrà mai puntare se non a un contrat-to scontato per quanto riguarda stipendi e rego-le? Per tutelare i due valori, stipendi e regole, rite-niamo sia nostro compito favorire lo sviluppodelle competenze giornalistiche, affinché laqualità dei colleghi che rappresentiamo possaessere apprezzata e pagata adeguatamente.

E dobbiamo allo stesso tempo invitare certieditori ad andare in edicola a far comprare i lorogiornali; o a convincere il loro target di lettori asottoscrivere abbonamenti. Insomma, faccianomeglio i loro giornali puntando sulla competen-za dei giornalisti, in modo da evitare di regalareil prodotto ai lettori a spese dell’inserzionista,con gravi rischi di commistione tra informazio-ne e pubblicità.Sul campo della qualità dobbiamo riconoscereal nostro editore la capacità di aver saputo trac-ciare un solco profondo tra sé e tanti altriaderenti all’Anes. Le nostre preoccupazionisono tuttavia alimentate dal constatare ungrave deterioramento del livello generale dellaproduzione editoriale italiana. L’Ordine dei Gior-nalisti è intervenuto con autorevolezza invitan-do giornalisti e imprese a contrastare l’invaden-za della pubblicità nell’informazione, ma temia-mo che molti editori cedano al richiamo dicompromessi sempre meno dignitosi sullaqualità del prodotto.Ma torniamo a riflettere sull’ambiguità delconcetto espresso dai termini “stampa tecnicae specializzata”. Non vi rientrano anche, addi-rittura, dei quotidiani? Pensiamo al Sole 24Ore, Italia Oggi, La Gazzetta dello Sport… oa periodici come Sorrisi e Canzoni per tv espettacolo, Il Mondo per l’economia, Astra pergli oroscopi, Quattrozampe per gli amanti deglianimali… senza dimenticare l’universo deiperiodici femminili e maschili. Non è tutta stam-pa specializzata? E non è evidente che uneditore aderente oggi alla Fieg aderirà domaniall’Anes se gli converrà di più dal punto di vistaeconomico e da quello normativo con l’appro-vazione di un contratto giornalistico diverso dalvigente Ccnlg?

Noi inoltre non concordiamo con chi sostieneche il contratto Fnsi-Fieg è ritagliato su misura

per i quotidiani. Nel corso dei vari rinnovi sisono aggiunte numerose modifiche che hannoseguito l’evoluzione della stampa periodica eanche dell’informazione on-line. Se qualcosapuò essere ulteriormente migliorato lo si potràfare benissimo sedendosi attorno a un tavolo,per discutere anche quelli che secondo noisono degli utili cambiamenti da apportare alcontratto già esistente.Non vorremmo che, inseguendo il mandatodell’ultimo congresso della Fnsi, che consistenel contrattualizzare chiunque tratta informa-zione nelle case editrici, si finisse per appiattirsisugli obiettivi e sui desideri di editori che punta-no a trarre vantaggio dalle regole sulla libertàdi stampa per arricchirsi con la scusa di esserepiccoli. Ma quali piccoli! Nel nostro caso alme-no, ma anche in altri se scorriamo l’elenco degliassociati all’Anes, si tratta di imprese di notevo-li dimensioni, talvolta di multinazionali.L’obiettivo dichiarato degli incontri Fnsi-Anesben si inquadra nei tentativi, già portati avantidalla Domus, di limitare i diritti dei giornalistinegando ad alcuni di loro una testata e un diret-tore di riferimento. È per questo che consiglia-mo al sindacato sia di muoversi con grandecautela su questo fronte, sia di pretenderedall’Anes, prima ancora di cominciare a discu-tere, il pieno rispetto dei diritti dei giornalisti giàal lavoro.Affermiamo la necessità di verificare la qualitàdel lavoro giornalistico nelle testate Anes appli-cando il Ccnlg Fnsi-Fieg là dove ciò va fatto,senza partire subito immaginando sconti. Altri-menti daremmo l’impressione di volere farcassa con le quote d’iscrizione, o di voler cerca-re contributi pensionistici temendo difficoltàfuture dell’Inpgi.

Il CdR Domus(Cristina Zerbi, Marco Ghezzi, Antonio

Massa)

Sequestro per una parte del portale Destranazionale.org

Il tribunale fermauna sezione di un sito razzista

Milano, 1 marzo 2004. “Le razze hanno diver-si sviluppi culturali e alcune sono inferiori allealtre”. Frasi come questa, con i disegni, peresempio, di un neonato con i baffetti alla Hitlere una svastica sul braccio “il quale con ariaserena schiaccia la mano a un altro neonatocon la stella di David marchiata sul braccio”,hanno indotto i giudici del Tribunale del riesa-me di Milano a ordinare il sequestro della‘Finestra propaganda’ del sito www.destrana-zionale.org (nuovo Movimento sociale italiano)che, secondo l’accusa, diffondeva “idee fonda-te sulla superiorità e sull’odio razziale”.Nell’inchiesta, in cui risulta indagato il presi-dente dell’organizzazione di estrema destra,Gaetano Saya, 48 anni, la Procura di Milanoaveva chiesto il sequestro del sito, ma il Gipaveva respinto la richiesta con la motivazioneche, salvo due fotografie, le immagini nonraggiungevano “una situazione di offensivitàtale da generare un pericolo per l’interessetutelato dalla legge 654/75” (sull’eliminazionedelle forme di discriminazione razziale).Secondo il Gip, inoltre, il sequestro del sitoavrebbe “radicalmente inibito l’esercizio di atti-vità che è estrinsecazione di valori fondamen-

tali quali la libera manifestazione del pensieroe la libertà di associazione”.Di diverso parere i giudici del riesame a cui laProcura aveva presentato ricorso. Per loro “ilmantenimento del sito con le caratteristicheindicate è idoneo ad aggravare le conseguen-ze dannose del reato, poiché con il suo mante-nimento si perpetua la condotta lesiva”.Da qui l’ordine di sequestro preventivo della‘Finestra propaganda’ del sito, che risulta effet-tivamente modificato. Contro il provvedimentol’associazione potrà presentare ricorso inCassazione.Tra le immagini erano anche rappresentati“due giocattoli”, come è scritto nel provvedi-mento di sequestro.Uno era “rappresentato da un bambino di pellebianca, con in mano un bastone, e l’altro daun bambino di pelle nera, piegato, posto sottoil livello del bastone del primo”. Il titolo dell’im-magine era ‘la giornata del giocattolo italiano’.Quando venne chiesto il primo sequestro,rigettato dal Gip, nell’ottobre dell’anno scor-so, il sito era stato visitato da circa 200milapersone.

(da www.ilte.net)

Dopo una sentenza del Tribunale di Trieste

Diffamazione,protesta Oscecontro l’Italia

Roma, 3 marzo 2004. Protesta ufficialedell’Ufficio del rappresentante dell’Organiz-zazione per la sicurezza e la cooperazionein Europa presso il Governo italiano per unarecente sentenza del Tribunale di Trieste:una nota che lo rende noto è stata diffusa aVienna il 2 marzo per il caso di Massimilia-no Melilli, ex giornalista del settimanale IlMeridiano condannato il 24 febbraio scorsoa 18 mesi di carcere per aver scritto nel1996 alcuni articoli in cui si riferivano vocisu serate a luci rosse a cui avrebbe parteci-pato l’alta società triestina.Per il rappresentante il fatto stesso cheesistano ancora delle leggi contro la diffama-zione è segno di un malessere e il prece-dente italiano è preoccupante perché potreb-be essere un esempio seguito a livello euro-peo. “Vorrei esprimere ancora una volta laferma posizione del nostro Ufficio che tuttele leggi penali di diffamazione a mezzo stam-pa dovrebbero essere abrogate e sostituite,se necessario, con appropriate leggi civili” hadetto il portavoce dell’ufficio del rappresen-tante Osce per la libertà di stampa Alexan-der Ivanko. “Nessun giornalista dovrebbe

essere condannato alla prigione per averfatto il proprio mestiere”.La legislazione penale contro la diffamazio-ne spesso impedisce ai giornalisti di inve-stigare contro la corruzione e certe praticheaffaristiche e ha un effetto devastante sullavoro dei giornalisti. La diffamazione èancora un reato penale nella maggior partedei Paesi dell’Osce sebbene in molti Paesiqueste leggi non siano quasi mai applicate.Questo è il motivo per cui questo recentecaso in Italia è così preoccupante.Stabilisce un precedente che può essereseguito altrove nell’area dell’Osce” ha dettoIvanko.Il portavoce Osce ha anche dettoche l’esistenza di una legislazione contro ladiffamazione e delle cosiddette leggi controle ingiurie in diversi Stati partecipanti dell’O-sce hanno contenuto nel corso degli anni illavoro dei media.Egli ha ricordato che il rappresentante perla libertà dei media aveva organizzato unaconferenza sull’argomento a Parigi nelnovembre 2003 dal titolo “Che cosa puòessere fatto di più per depenalizzare leleggi contro la diffamazione”.

Pagamento quota iscrizioneAlbo anche con cc postale

Chi ha smarrito la documentazione dell’esattoria Esatri SpA può pagare la quota

utilizzando il conto corrente postale n. 36470201 intestato a Ordine giornalisti

Lombardia, via Appiani 2 – 20121 Milano

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