I tesori del buddismo cinese a Dunhuang -...

4
102 LE SCIENZE n. 350, ottobre 1997 I tesori del buddismo cinese a Dunhuang I templi lungo l'antica Via della seta documentano un millennio di trasformazioni culturali e religiose con il loro patrimonio di sculture e dipinti, che si sta tentando di sottrarre al deterioramento di Neville Agnew e Fan Jinshi Q uasi 2000 chilometri a ovest di Pechino, ai margini dei deserti del Gobi e del Takla Makan, si trova uno degli incroci di culture più importanti del mondo. La città di Dunhuang - nome che significa «faro scintillante» - era l'ultima oasi per i viaggiatori cinesi diretti a ovest prima della biforcazione della Via della seta nei suoi due rami settentrionale e meri- dionale. I due percorsi evitavano il pe- ricoloso attraversamento del deserto del Takla Makan, riunendosi sul lato oppo- sto di quest'ultimo, a Kashi (1600 chi- lometri più a ovest). Per coloro che si dirigevano verso est, i due forti di Dunbuang - la Porta di giada o passo Yumen e il passo Yangguan - indicava- no il termine del faticoso tragitto intor- no al deserto, dove la pista era contras- segnata dalle ossa imbiancate di cam- melli, cavalli e sfortunati viaggiatori. .i.: Questo centro fortificato costituiva il .b prolungamento più estremo della Gran- de muraglia cinese. 2' Q. Dal IV al XIV secolo la Via della se- 2 ta, lunga 7500 chilometri, collegò la Cina a Roma, e a varie destinazioni in- o termedie, fra cui il Tibet, l'India, il g Turkestan, l'Afghanistan e la Penisola 3 <ií arabica. Il percorso - il cui nome venne 2 però coniato da un esploratore ottocen- s tesco, il barone Ferdinand von Richtho- g fen - era qualcosa di più che una via ! commerciale. Fu la prima «autostrada o dell'informazione», estendendosi su un o quarto della circonferenza terrestre e 3 coprendo pressoché tutto il mondo co- nosciuto all'epoca. Da est giungevano le straordinarie ricchezze e innovazioni :,-- 3, tecnologiche della Cina: seta, cerami- 453 < che, pellicce e, più tardi, carta e polvere 0 pirica; da ovest venivano cotone, spe- zie, uva, vino e vetrerie. Opere d'arte e La più grande statua del Buddha conservata in territorio cinese è quella custodita idee si spostavano insieme con tutte nella grande pagoda delle Grotte di Mogao (pagina a fronte). Costruita intorno al queste merci lungo un percorso infesta- 695 d.C., durante la prima dinastia Tang, la statua è alta 34,5 metri.

Transcript of I tesori del buddismo cinese a Dunhuang -...

Page 1: I tesori del buddismo cinese a Dunhuang - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1997_350_15.pdf · uasi 2000 chilometri a ovest di ... originatosi in

102 LE SCIENZE n. 350, ottobre 1997

I tesori del buddismo cinesea Dunhuang

I templi lungo l'antica Via della seta documentano un millenniodi trasformazioni culturali e religiose con il loro patrimonio di

sculture e dipinti, che si sta tentando di sottrarre al deterioramento

di Neville Agnew e Fan Jinshi

Q

uasi 2000 chilometri a ovest diPechino, ai margini dei desertidel Gobi e del Takla Makan, si

trova uno degli incroci di culture piùimportanti del mondo. La città diDunhuang - nome che significa «faroscintillante» - era l'ultima oasi per iviaggiatori cinesi diretti a ovest primadella biforcazione della Via della setanei suoi due rami settentrionale e meri-dionale. I due percorsi evitavano il pe-ricoloso attraversamento del deserto delTakla Makan, riunendosi sul lato oppo-sto di quest'ultimo, a Kashi (1600 chi-lometri più a ovest). Per coloro che sidirigevano verso est, i due forti diDunbuang - la Porta di giada o passoYumen e il passo Yangguan - indicava-no il termine del faticoso tragitto intor-no al deserto, dove la pista era contras-segnata dalle ossa imbiancate di cam-melli, cavalli e sfortunati viaggiatori. .i.:Questo centro fortificato costituiva il .bprolungamento più estremo della Gran-de muraglia cinese. 2'Q.

Dal IV al XIV secolo la Via della se- 2ta, lunga 7500 chilometri, collegò laCina a Roma, e a varie destinazioni in- otermedie, fra cui il Tibet, l'India, il gTurkestan, l'Afghanistan e la Penisola 3

<iíarabica. Il percorso - il cui nome venne 2però coniato da un esploratore ottocen- stesco, il barone Ferdinand von Richtho- gfen - era qualcosa di più che una via !commerciale. Fu la prima «autostrada odell'informazione», estendendosi su un oquarto della circonferenza terrestre e 3coprendo pressoché tutto il mondo co-nosciuto all'epoca. Da est giungevanole straordinarie ricchezze e innovazioni :,--3,tecnologiche della Cina: seta, cerami- 453

<che, pellicce e, più tardi, carta e polvere 0pirica; da ovest venivano cotone, spe-zie, uva, vino e vetrerie. Opere d'arte e La più grande statua del Buddha conservata in territorio cinese è quella custoditaidee si spostavano insieme con tutte nella grande pagoda delle Grotte di Mogao (pagina a fronte). Costruita intorno alqueste merci lungo un percorso infesta- 695 d.C., durante la prima dinastia Tang, la statua è alta 34,5 metri.

Page 2: I tesori del buddismo cinese a Dunhuang - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1997_350_15.pdf · uasi 2000 chilometri a ovest di ... originatosi in

to dai predoni, inducendo trasformazio-ni in culture incredibilmente diverse.

Fu lungo la Via della seta che il bud-dhismo, originatosi in India nel VI se-colo a.C., si diffuse in Cina. La fioritu-ra di questa religione è testimoniata inmaniera evidentissima dai templi ru-pestri presso la città di Dunhuang. Ver-so il 360 d.C., pellegrini buddisti chetransitavano in questo luogo comincia-rono a ricavare piccole grotte in una ru-pe della lunghezza di 1600 metri situata

oo3

ALESSANDRIA-

8ooo

'

L'avanzare della sabbia lungo la rupe minaccia le Grotte di Mogao (qui sopra). Lafacciata di cemento armato (a destra), costruita negli anni sessanta, protegge alcunecavità, erose dal vento e indebolite dai terremoti. Come mostra la mappa dei percorsidella Via della seta (qui sotto), Dunhuang era posta ai confini occidentali dell'imperocinese, dove due bracci della pista si univano ai margini del deserto del Takla Makan.

Boddhisattva adoranti ornano la Grotta 328. Queste statue, di epoca Tang, appaio-no ricoperte di polvere finissima che il vento trasporta dalle Dune di Mingsha, of-fuscando sculture e pitture parietali. L'ambiente desertico (in basso) si estende intutte le direzioni intorno al fiume Daquan, che rifornisce d'acqua Mogao. In lonta-nanza si possono scorgere le Dune di Mingsha; direttamente di fronte a esse, pres-so il fiume, si vedono gli alberi e la facciata della rupe, crivellata di grotte.

circa 25 chilometri a sud-est della città.In queste cavità, aperte in rocce tenerequali arenaria e conglomerato, i fedelicostruirono sacelli, ricoveri e repositori

di testi sacri e opere d'arte; lasciavanoinoltre varie offerte e pregavano per ot-tenere un viaggio senza pericoli. Nelcorso dei 10 secoli successivi i monaci

Page 3: I tesori del buddismo cinese a Dunhuang - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1997_350_15.pdf · uasi 2000 chilometri a ovest di ... originatosi in

scavarono centinaia di sacelli nella roc-cia, formando un vero e proprio alvearesulla superficie della rupe.

Oggi si conservano quasi 500 di que-ste grotte, che ospitano circa 2000 sta-tue del Buddha in argilla e 50 000 metriquadrati di pitture murali. Queste opered'arte rispecchiano i cambiamenti av-venuti nel corso di 10 periodi e dina-stie, fra cui la dinastia Tang (618-907d.C.) che, nella sua fase intermedia, se-gnò il pieno sviluppo dell'arte e dellacultura cinesi. I dipinti del medio perio-do Tang documentano la vita quotidia-na dei molti individui di tutte le classisociali che transitavano da Dunhuang oche vi abitavano, mentre quelli di epo-ca precedente raffigurano scene sacrepiuttosto austere. Le pitture illustranoanche commerci, tecniche di manifattu-ra, usanze, leggende e sutra (preghiere).Inoltre ci mostrano la trasformazionedel buddismo indiano nella sua formacinese: miti e immagini cinesi sono in-corporati gradualmente nell'iconografiaindiana, fino a che ne emerge un'artebuddista di carattere puramente cinese.Le Grotte di Mogao, come sono chia-mate, rappresentano non solo la mag-giore raccolta di dipinti murali buddistiin Cina, ma anche uno scrigno insupe-rato di informazioni sulla vita nell'anti-ca Cina e lungo la Via della seta.

Quest'ultima cadde in disuso nel XVsecolo, quando le oasi del Takla Makansi prosciegarono, non essendo più ali-mentate dai torrenti di origine glacialedei Monti Qilian, e quando la regionevenne sopraffatta da invasori che con-vertirono la maggioranza della popola-zione all'Islam. L'eredità buddista diDunhuang rimase in gran parte intatta acausa della posizione isolata del sito,che si rivelò la sua salvezza. Durante le

due epoche in cui i buddisti furonoperseguitati dagli imperatori ci-

nesi - nel 446 dall'imperatoreWu e nell'845 dall'imperato-re Wuzong - Dunhuang ebbela fortuna di essere troppolontana dalle sedi del pote-re per venire colpita seria-mente; la stessa cosa ac-cadde alla fine degli annisessanta, nel corso della Ri-

voluzione culturale. (Sebbenei tibetani abbiano conquistato

per due volte la città, nel 781 eall'inizio del XVI secolo, il sito

fu rispettato e rimase luogo di cul-to. L'influenza stilistica tibetana è

anzi distinguibile in alcune grotte.)All'inizio di questo secolo, tuttavia, i

«diavoli stranieri», sotto forma di ar-cheologi, iniziarono l'esplora-

zione sistematica e la ri-mozione dell'eredi-

tà culturale della

Le apsara (qui a fianco), divinità fem-minili celesti, dipinte sul soffitto di unadelle grotte, risalgono all'epoca delladinastia dei Wei Occidentali (535-542d.C.). Il grande monastero sul MonteWutai, nella provincia dello Shanxi, èraffigurato (in basso) in questo dipintomurale del periodo delle Cinque Dina-stie (907-960 d.C.), nella Grotta 61. Ilsito di Mogao possiede 50 000 metriquadrati di pitture parietali.

Via della seta. Essi diedero vita a unagara frenetica per raccogliere tutti glioggetti che riuscivano a trasportare; ipiù famosi furono l'esploratore svedeseSven Hedin, il parigino Paul Pelliot,Langdon Warner della Harvard Univer-sity e Aurei Stein, un collezionista in-glese di origine ungherese. Stein giunsesulla scena nel 1907; a quanto pareaveva sentito parlare del sito dai primivisitatori occidentali che si conoscano:un altro ungherese, il conte Bela Sze-chenyi, e i suoi due compagni di viag-gio, che vi erano giunti nel 1878.

Stein è particolarmente detestato da-gli studiosi cinesi contemporanei peravere sottratto i 7000 antichi testi e di-pinti buddisti oggi conservati al BritishMuseum: fra di essi vi è il primo libro astampa che si conosca, una versione axilografia del Sutra del diamante, risa-lente all'868. Questi manoscritti furonoasportati dalla Caverna 17, una biblio-

Questa figura adorante del me-dio periodo Tang si trova nellaGrotta 384. La statuaria di Mo-gao fornisce spesso informazio-ni dettagliate sui costumi indos-sati nella Cina medievale.

Page 4: I tesori del buddismo cinese a Dunhuang - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1997_350_15.pdf · uasi 2000 chilometri a ovest di ... originatosi in

La sabbia, onnipresente, doveva essere costantemente asportata dalla zona dellegrotte (e in parte deve esserlo ancora oggi), fino a che non sono state installate so-pra Mogao barriere di contenimento della lunghezza di cinque chilometri (adestra). Come ulteriore misura stabilizzatrice, è stata piantata vegetazione adattaal deserto, fra cui Tamarix- ehinensis, Haloxylon ammodendron, Calligonum arbore-seens e Hedysarum seoparium (nel riquadro).

I progetti di conservazione delle Grot-te di Mogao prevedono un continuocontrollo dei dipinti per accertare se ipigmenti sbiadiscano o cambino colo-re. A questo scopo, vengono tenuti sot-to controllo anche parametri atmosfe-rici quali la temperatura e l'umidità,mediante una piccola stazione meteo-rologica installata alla sommità dellarupe. Le informazioni ottenute sui mu-tamenti ambientali nelle grotte ven-gono utilizzate anche per determinarequanti visitatori possano entrarvi e perquanto tempo.

teca che era stata sigillata verso il 1000e riscoperta solo ai primi di questo se-colo da un prete taoista locale, WangYuanlu. Questi si lasciò abbindolare daStein e poi da Pelliot, e vendette segre-tamente i manoscritti per una sommamodestissima, che utilizzò per «restau-rare» i templi scavati nella roccia. (Al-tri testi meno significativi fra quelliasportati comprendono il modello diuna lettera di scuse da inviare al padro-ne di casa da parte di un ospite che ab-bia alzato un po' il gomito, nonché larisposta appropriata.)

Quando infine la Cina fu proibitaagli archeologi stranieri, a metà deglianni venti, gli esploratori europei ave-vano ormai sottratto non solo molte mi-gliaia di testi, ma anche statue e persi-no alcuni dipinti murali e formelleadornate con l'immagine del Buddha;tutto questo materiale è oggi conserva-to presso diverse importanti istituzionimuseali in Europa, India, Giappone eStati Uniti.

Oggi le minacce che incombono sul-le Grotte di Mogao sono di natura di-versa, e hanno origine nell'ambientecircostante. Nel corso degli anni, i ventiincessanti hanno eroso la roccia, e lasabbia si è riversata sulla facciata dellarupe, nascondendo gli ingressi, colman-do parzialmente le cavità e ricoprendodipinti e sculture di un velo di polvere.Nei punti in cui l'umidità portata dallapioggia e dalla neve si è infiltrata in fo-ri e fessure, i dipinti si sono deteriorati,

e l'intonaco argilloso sul quale sonostati realizzati si è staccato dalla super-ficie della roccia. La tenera arenaria siè ampiamente fratturata a causa dei ter-remoti, il più recente dei quali è del1933, e intere grotte sono crollate.

Anche i visitatori non hanno manca-to di provocare danni. Anticamente,molti viandanti accendevano fuochinelle cavità, finendo per ricoprire i di-pinti con nerofumo. Più recentemente,il continuo flusso di turisti ha aumenta-to il grado di umidità nelle grotte, ilche minaccia i pigmenti e corrode lepiastrelle del pavimento, alcune dellequali risalgono a 1000 anni fa. Mogaovenne aperta al pubblico nel 1980, el'ampliamento dell'aeroporto di Dun-huang ha prodotto un rapido aumentodel turismo nella zona. Dunhuang stes-sa si è trasformata da città antica in uncentro moderno disseminato di nuovialberghi.

Dal 1988 il Getty Conservation Insti-tute di Los Angeles collabora con l'Ac-cademia di Dunhuang e l'Ufficio stata-le per i beni culturali della Cina perconservare il celebre sito, che l'UNE-SCO ha dichiarato patrimonio mondia-le nel 1987. Insieme, scienziati e re-stauratori dell'Accademia e del GettyInstitute, con l'aiuto di membri di altriistituti di ricerca cinesi, hanno costruitobarriere frangivento della lunghezza dicinque chilometri. Realizzate sia contessuto sintetico sia con piante adattatealle condizioni desertiche, queste bar-

fiere sovrastanti le cavità hanno lo sco-po di ridurre la quantità di sabbia che ilvento trascina sulla facciata della rupe.In precedenza, ogni anno era necessariorimuovere 2000 metri cubi di sabbiadall'esterno delle grotte. Le barrierehanno ridotto questo volume del 60 percento; filtri antipolvere e guarnizioni atenuta sono stati adattati alle porte dellegrotte come protezione dalla sabbia chenon viene bloccata dalle barriere. Gliscienziati stanno tenendo sotto control-lo le fenditure - soprattutto quelle piùgrandi, che interessano la roccia di pa-recchie grotte - e hanno in programmadi bloccarle con tasselli metallici perrafforzare e stabilizzare le cavità.

Per controllare le condizioni ambien-tali e il loro impatto sul sito, è stata in-stallata una stazione meteorologica ali-mentata a energia solare sulla facciatadella rupe. La strumentazione registradati basilari come la velocità e la dire-zione del vento, la radiazione solare,l'umidità e le precipitazioni. Varie sot-tostazioni poste in particolari cavità re-gistrano l'umidità relativa, il livello dianidride carbonica, la temperatura e ilnumero di visitatori. I dati relativi almicroclima interno sono confrontaticon quelli ottenuti all'esterno o in grot-te chiuse al pubblico. Nel loro insieme,queste informazioni servono per mette-re a punto una programmazione dellevisite turistiche.

Nonostante lo scrupoloso controlloesercitato sulle cavità, è stato ben pre-

sto evidente che l'afflusso delle massedi visitatori doveva essere limitato, so-prattutto nelle grotte più famose, cheraffigurano celebri parabole della vitadel Buddha. A questo scopo l'Accade-mia di Dunhuang ha costruito nei pressiun ampio museo nel quale sono ospita-te le riproduzioni di 10 cavità. Questifacsimile a grandezza naturale sonoben illuminati, contrariamente allegrotte originali, e i visitatori possonotrascorrervi più tempo di quanto siaconsentito fare nel sito vero e proprio.

Come è accaduto per molti settoridella scienza, l'archeologia ha cono-sciuto una vera rinascita in Cina negliultimi 10-20 anni; in alcuni casi vi sonostati programmi congiunti fra gruppiarcheologici cinesi e stranieri, ma perla maggior parte gli scavi sono stati ef-fettuati sfruttando esclusivamente risor-se professionali e scientifiche cinesi.Fra le più importanti scoperte recenti visono: la tomba del primo imperatoredella Cina, Qin Shihuang - che conte-neva il famoso esercito di soldati e ca-

valli in terracotta - rinvenuta nel 1974nelle vicinanze di Xi'an, l'antica capi-tale imperiale; le mummie caucasichedi 4000 anni fa trovate nella zona meri-dionale del deserto del Takla Makan; ela tomba del XIII secolo a.C. portata inluce nella provincia dello Jiangxi, conun corredo di vasellame in ceramica ebronzo, campane e armi le cui decora-zioni presentano motivi iconograficidel tutto inediti.

È fondamentale sottolineare l'impor-tanza di salvare Mogao e gli altri siti;anche la loro collocazione remota non èdi per sé una garanzia di protezione. Lacollaborazione fra il Getty Institute el'Accademia di Dunhuang rappresentauna nuova fase nella conservazione delpatrimonio culturale cinese. È necessa-rio trovare modi efficaci per preservarequesti monumenti, in modo che anche iviaggiatori di oggi, che percorrono stra-de meno ardue di quelle che circondanoil Takla Makan, possano continuare adammirare testimonianze fondamentalidella storia del mondo.

NEVILLE AGNEW e FAN JINSHI collaborano nella conservazione delle grottedi Mogao a Dunhuang. Agnew, laureato in chimica, è direttore associato per i pro-grammi presso il Getty Conservation Institute di Los Angeles. Fan è vicedirettricedell'Accademia di Dunhuang; è autrice di numerose pubblicazioni su vari aspettistorici, artistici e archeologici delle Grotte di Mogao.

HOPKIRK PETER, Foreign Devils on the Silk Road.. The Search for the Lost Ci-ties and Treasures of Chinese Central Asia, University of Massachusetts Press,1980.

WHITFIELD RODERICK, Dunhuang, Caves of the Singing Sands: Buddhist Art fromthe Silk Road, Textile and Art Publications, Londra, 1995.

AGNEW NEVILLE (a cura), Conservation of Ancient Sites on the Silk Road, Attidella Conferenza internazionale, Getty Conservation Institute, 1997.

108 LE SCIENZE n. 350,ottobre 1997

LE SCIENZE n. 350, ottobre 1997 109