I Segreti dell'Inconscio

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Suor Veronica Boscardin MARTA BREUNING - EKATERINA PANIKANOVA L’ARTE DI EKATERINA I SEGRETI DELL’INCONSCIO

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Catalogo/libro scritto da Marta Breuning, realizzato da Federcritici e pubblicato da Pietro Negri Editore. Marta Breuning mette a confronto le opere dell'artista Ekaterina Panikanova e quelle di Magritte con i più attuali studi di psicologia dell'inconscio. In corso di pubblicazione in Germania e Russia.

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Suor Veronica Boscardin

I SEGRETI DEL ROSARIO

MARTA BREUNING - EKATERINA PANIKANOVA

L’ARTE DI EKATERINA

I SEGRETI DELL’INCONSCIO

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1. L’inconscio psichico2. L’inconscio creativo3. L’inconscio ereditario4. L’inconscio sociale5. L’inconscio trascendente6. L’incoscio eterico7. L’inconscio archetipico8. L’inconscio universale9. La funzione trascendente10.La funzione cognitiva

“La mia tesi, dunque, è la seguente: oltre alla nostra coscienza immediata, che è di natura del tutto personale e che riteniamo essere l’unica psiche empirica (anche se vi aggiungiamo come appendice l’inconscio personale), esiste un secondo sistema psichico di natura collettiva, universale e impersonale, che è identico in tutti gli individui. Quest’inconscio collettivo non si sviluppa individualmente, ma è ereditato. Esso consiste in forme preesistenti, gli archetipi, che possono diventare coscienti solo in un secondo momento e danno una forma deter-minata a certi contenuti psichici” . (Jung, Il concetto d’inconscio collettivo, 1936)

Lo choc prodotto dall’irruzione della nozione di incon-scio ha spinto diverse scienze dell’uomo ad utilizzare questo termine variandone l’estensione.Ferdinand de Saussure fonda la linguistica strutturale e afferma che la lingua modella il discorso tramite l’inco-scio linguistico, al di fuori della coscienza del soggetto . Secondo Jean Piaget ciò che si chiama “intelligenza” è un insieme di schemi sensorio-motori e operativi, organizza-ti in strutture presenti nell’inconscio cognitivo. Per l’antropologo Claude Levi-Strauss i differenti campi della cultura obbediscono a regole strutturali assai ristrette che si impongono a ciascun individuo tramite l’inconscio ereditario.A differenza degli scienziati, gli artisti esplorano tutte le possibili estensioni dell’inconscio attraverso l’intuizione inconscia (archetipo di Afrodite)Ekaterina Panikanova, seguendo un codice simbolico non dissimile a quello di Magritte, ci restituisce una visione dell’inconscio collettivo quanto mai dinamico, articolato, proiettato a rivelare un percorso di meta-morfosi dell’ anima e trasformazione della coscienza dell’Io che affonda le sue antiche origini nella spiritua-lità del Sè.

Le differenti direzioni indicate dall’autrice possono essere esplorate a titolo di percorsi di ricerca.

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I SEGRETI DELL’INCONSCIO

EKATERINA PANIKANOVA Saggio critico di Marta Breuning

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L’INCONSCIO PSICHICO

E. Panikanova:

“Tra le esigenze della specie (Es o inconscio pulsionale) e le esigenze della società (Super-io o inconscio sociale) c’è il nostro io, la nostra parte cosciente, che raggiunge il suo equilibrio nel dare adeguata e limitata soddisfazione a queste esigenze contrastanti, la cui forza può incrinare l’equilibrio dell’io (e in questo caso abbiamo la nevrosi) o addirittura può dissolvere l’io sopprimendo ogni spazio di mediazione tra le due forze in conflitto, e allora abbiamo la psicosi o follia.”

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6. ARCHETIPO DEL CORPO DI LUCE

Il XX secolo ci ha aperto gli occhi sulla realtà psichica collettiva spa-ventosamente debole, indifesa, ingenua, facilmente manipolabile da ide-ologie, simboli, slogan e immagini che stimolano emozioni inconscie collegate all’istinto di riportare l’equilibrio psichico alterato dalla proiezio-ne di bisogni, sogni, desideri e aspirazioni non solo di natura materiale.

Nell’’inconscio collettivo germinano immagini e pensieri che di-ventano in certe circostanze il catalizzatore umido degli umori e del-le paure, delle debolezze e delle speranze della massa di poter sovver-tire l’ordine preesistente, di cambiare la condizione sociale, di modificare l’ordine legislativo e di eliminare qualsiasi privilegio di casta.

Il sentimento di precarietà, la mancanza di prospettive, lo sta-to di necessità rappresentano il sostrato ideale per sollecitare l’emo-zione di sentirsi tutti indistintamente uguali e fratelli sotto il vessil-lo di una bandiera, lo stemma di una partito, il simbolo di una ideologia.

Nonostante la tragica esperienze del fascismo, del nazismo, non siamo ancora immuni dalla forza persuasiva esercitata del “marchio” sulla psiche individuale e collettiva; lo dimostra la fascinazione che proviamo quan-do scegliamo di acquistare un “prodotto griffato”, quasi fosse la garan-zia per accedere a stadi più elevati di autostima e considerazione sociale.

Quasiasi forma di sollecitazione consapevole di emozioni inconsce, rap-presentate simbolicamente dall’elemento acqua, è un atto immorale, specie quando ha il preciso scopo di manipolare il consenso e il sistema di credenze.

Dal tempo in cui il popolo ebraico viene convinto ad adorare il “vitello d’oro”, simbolo della suggestione inconscia esercitata dalla “fertilità e dalla ricchezza”, le cose non sono mai cambiate, in quanto l’archetipo è sempre vivo e pulsante all’interno dell’inconscio psichico collettivo ed emerge ogni qualvolta si verifica un “abbassamento di livello” della coscienza morale.

Se l’immagine associata all’archetipo del “toro” (il vitello, l’oro, il denaro, la ricchezza, la“griffe”) viene ostentata all’esterno diventa oggetto di “culto” in quanto proietta le “frequenze” del benessere, della bellezza e dell’equilibrio ad esse psichicamente associate. Ma se l’immagine viene introiettata e posta all’in-terno di uno spazio chiuso, allora il simbolo della “fertilità e della ricchezza” viene associato alle potenzialità psichiche dell’individuo che possono essere influen-zate dai simboli esterni fino al punto da subire un processo di degenerazione.

Il vitello a due teste allude primariamente alla modificazione geneti-ca causata dal disastro nucleare, ma implicitamente rimanda alla scissio-ne delle potenzialità creative per effetto di una irradiazione nociva di ener-gia psichica che, non a caso, prende vita in ogni configurazione stellata.

Per prendere distacco dalle emozioni incoscie suscitate dalla proiezio-ne di bisogni e sogni di natura materiale è necessario immergersi ciclica-mente nell’acqua delle sensazioni conscie generate dall’anima che si rende cura di sè, dell’igiene del corpo, della vita emotiva e degli affetti quotidiani.

L’immersione dei piedi nell’acqua è un immagine archetipica di un pro-cesso di purificazione dell’io razionale che persegue desideri, scopi e obiet-tivi che ci allontanano dall’archetipo della realizzione spiritituale. L’anima che si immerge nell’Acqua, simbolo della “Via Umida” tracciata dagli al-chisti rinascimentali, e volge lo sguardo fuori dalla finestra, verso l’elemen-to Aria, descrive uno dei principi alchemici della trasformazione delle pul-sioni inconscie in consapevolezza delle emozioni del cuore (il tendaggio verde) che hanno il potere di dischiudere a una diversa visione del mondo.

I. L’INCONSCIO PSICHICO

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A differenza dell’istinto di sopravvivenza che permette all’uomo di agire nella realtà per risolve-re le difficoltà della vita esteriore, possiamo stabi-lire un contatto con la realtà pschica quando di-ventiamo sensibili non solo alle richieste esterne di modificare il comportamento sulla base delle leggi morali e delle regole civili, ma anche delle sollecitazioni provenienti dal mondo interno.

E’ in questo frangente che diventa attivo l’istinto di equilibrio rappresentato nella mitolo-gia da Afrodite, la funzione principale dell’anima tramite cui stabiliamo relazioni significative con il mondo esterno e un sostanziale equilibrio tra bisogni psichici individuali e richieste collettive.

Siamo tutti consapevoli di dover soddisfare i bisogni della vita esteriore (la tavola), mentre invece i bisogni della vita interiore (la mela) sono per loro natura confinati nell’inconscio collettivo, per cui si manifestano, si attuano e si soddisfano autonomamente, indipendente dal-la nostra volontà cosciente e persino dalle nostre resistenze inconscie. Ad esempio il bisogno di amore, di unione, di generazione, accudimento della prole e conoscenza dei mezzi di sopravvi-venza (cibo, sicurezza, benessere e confort) è un fattore inconscio transpersonale, e quindi collet-tivo, che trascende sia i programmi dell’Io (Ada-

mo) che i desideri dell’Anima (Eva), le due entità che formano la coscienza razionale e ci “rappre-sentano” nella vita conscia e nella vita inconscia.

L’inconscio collettivo, uno dei tre strati che Jung intravede nella struttura della psiche, è de-finito come “patrimonio ereditario di possibilità rappresentative non individuale, ma comune a tutti gli uomini e forse a tutti gli animali, e costitu-isce la vera e propria base della psiche individuale.

L’inconscio collettivo è la poderosa massa spi-rituale dello sviluppo umano, che rinasce in ogni struttura cerebrale individuale. L’inconscio con-tiene la sorgente delle forze motrici spirituali e le forme o categorie che le regolano, cioè gli archetipi.

Tutte le più forti idee e rappresentazioni dell’umanità risalgono ad archetipi. Special-mente chiaro è ciò nelle idee religiose. Ma neppure i concetti centrali della scienza, del-la filosofia e della morale fanno eccezione.”

In altre parole l’intero universo, così come viene rappresentato dall’intelletto umano, è ge-nerato dagli archetipi presenti nella psiche di ogni individuo. Possono variare le immagini, le forme, le trame, le metafore e gli stili di rappre-sentazione, ma nella sostanza ogni tentativo di tradurre la vita interiore all’esterno sotto forma creativa avviene secondo schemi, modelli e per-corsi omogenei, riconoscibili come l’arte propria di una specifica civiltà, società o periodo creativo.

E’ come se la coscienza individuale e collet-tiva fosse condizionata da millenni a decidifi-care ciclicamente le stesse immagini archetipali che emergendo dalla psiche durante periodi di difficoltà, crisi e intensa frustrazione espri-mono il bisogno di un cambiamento di valori.

Jung afferma come sia difficile accor-gersi, ammettere e riconoscere che la psi-che è qualcosa di genuino che si muove autonomamente dentro di noi verso una per-fezione che trascende la nostra comprensione.

Proprio per questo suo modo inconscio di farci evolvere verso determinate direzioni e di porci di fronte a delle strade sbarrate da difficoltà insormontabili, arriva il momento in cui dobbiamo modificare nostri progetti, rinunciare alla realizzazione di molte nostre ambizioni e orientare la percezione verso l’in-terno al fine di risvegliare gli istinti superiori codificati nell’incoscio collettivo, come quel-li di equilibrio, conoscenza e individuazione.

LE RICHIESTE DEL SE’

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Appena entra in scena l’istinto di equilibrio significa che la coscienza razio-nale, che noi definiamo il nostro Io, si sta dissolvendo. Scrive Jung a proposito del senso di disagio provocato dall’esperienza delle compensazioni inconscie messe in atto dall’istinto di equilibrio: “Ogni cosa, nella nostra coscienza, è come la si era messa, ma poi si scopre che non si è padroni in casa pro-pria, che non si vive da soli nella propria stanza e che ci sono spettri che buttano all’aria le nostre realtà, e questa è la fine della nostra monarchia.”

Di solito è il partner che funge da elemento di bilanciamento e com-pensazione dell’ego maschile (desiderio di affermarsi) o femminile (desi-derio di apparire), ma più spesso, vista la complessa dinamica dei rappor-ti economici-sentimentali, sono le difficoltà finanziarie, le crisi affettive ed esistenziali, gli ostacoli quotidiani, gli incidenti e le malattie gli even-ti ci mettono in contatto con l’inconscio collettivo e ci costringono ad aprire gli occhi sull’inconsistenza di certi rapporti affettivi e di quei con-cetti, valori e convinzioni condivisi collettivamente su cui abbiamo co-struito le molteplici maschere della nostra personalità e i diversi ruoli inter-pretati all’interno di ogni rapporto, sia esso famigliare, sociale o professionale.

All’improvviso scopriamo di non essere più “governati” dalla volontà di auto-affermazione dell’Io, e nemmeno dal desiderio di benessere proveniente dall’ani-ma, propria o del partner; improvvisamente diventiamo consapevoli, a volte con profonda amarezza, di aver vissuto una vita fondata su una coscienza effimera, dualistica, priva di contenuti autentici in grado di dare senso alle esperienze.

Emerge allora dall’inconscio collettivo un secondo istinto, l’istinto di co-noscenza, che non si riferisce più alla necessità di stabilire rapporti vantaggiosi con l’ambiente esterno, ma unicamente al bisogno di stare bene con se stessi, in armonia con i cicli biologici, i ritmi vitali, le necessità essenziali e le emozioni creative che, esprimendosi in forma di curiosità di conoscere e immaginazione, dischiudono spesso a nuove esperienze emotive e cognitive più vere e gratificanti.

E’ come se si fosse arrivati al limite di un precipizio, buio e sconosciuto come l’inconscio, e che poi, toccando anche solo per un attimo il fondo psi-chico in cui si celano gli archetipi dell’intuizione1, si avverta una inversione nella “circolazione” delle informazioni all’interno del cervello, per cui non è più necessario preoccuparsi della sopravvivenza materiale, quanto piuttosto della sopravvivenza spirituale, intesa come ricerca di nuovi significati indi-spensabili per dare un senso al flusso emozionale, rappresentata simbolica-mente dalla parte posteriore del corpo e in particolare, dalla schiena nuda.

Tutti i fenomeni di “conversione” della libido in energia psichica richiedono una grandissima fede negli esiti positivi innescati dalla dissoluzione dell’Io, definita da San Paolo come “spoliazione” e, in una fase successiva più radicale, “kenosis”.

Questa fede non proviene dall’esterno e non è frutto di una con-vinzione intellettuale, ma è contenuta all’interno della psiche, in una zona dell’inconscio collettivo che ci impedisce di precipita-re nel vuoto di una vita priva di autentiche emozioni e scoperte.

Il problema di fondo è riuscire ad arrivare a spogliarci completamen-te dall’identificazione con le maschere della Persona al fine di immergere l’intuizione all’interno dell’inconscio psichico, immaginato come il “con-tenitore di emozioni” (la vasca) dentro cui compiere la purificazione da tutti quegli schemi inibitori (il paravento) che hanno impedito all’ener-gia sessuale (il serpente) di risvegliare l’istinto creativo2, rappresentato da Eros, il piccolo putto che non si vergogna di esprimere i bisogni corporei

I. SPOLIAZIONE DEll’ANIMA

1. archetipi dell’intuizione: Eva, Elena, Maria e Sofia

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L’INCONSCIO CREATIVO

E. Panikanova:

“L’inconscio creativo può non solo desiderare, ma anche sopprimere i propri desideri. Questa scoperta importantissima per l’integrità delal personalità rimane preclusa a chi si fermi all’idea che si tratti soltanto di infantilismo” (Jung)

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Gli archetipi svolgono un compito di regolazione dell’equilibrio psi-cosomatico. Se non vengono avvertiti dall’intuizione inconscia nemmeno quando ci accadono fenomeni di compensazione inspiegabili razionalmen-te, come la perdita di un affetto, la fine imprevista di un rapporto, la frat-tura di una parte della struttura ossea, eventi assimilabili simbolicamente alla “dissoluzione dell’Io”, possono agire nella realtà fisica corporea e tra-dursi, in determinati casi, in effettivi impedimenti (l’improvvisa cecità che caratterizza la caduta da cavallo di Saulo), oppure materializzare aspet-ti degenerativi che conducono a somatizzare malattie spesso incurabili.

Non esiste ancora oggi una tecnica psicologica che ci aiuti a sviluppare la com-prensione dei simboli con cui gi archetipi si manifestano in tutti i piani dell’esistenza, specie quelli che imperversano nei sogni o che avvertiamo quando viviamo una unica tipologia di esperienza anche se “declinata” in forme e modi sempre diversi.

L’unico modo di approcciare la realtà psichica è quella di rimanere in con-tatto con l’inconscio creativo, peculiare dell’adolescenza, da cui provengono immagini, suggestioni, trame ed esperienze che un poco alla volta ci rivelano il percorso per diventare noi stessi, ovvero individui che non si nascondono dietro le molteplici maschere create dalla Persona, ma che si sforzano di de-lineare l’identità dell’anima, genericamente definita come il Sè individuale.

Il percorso di realizzazione dell’identità dell’anima, descrit-to da Jung come “processo di individuazione”, si profila all’orizzon-te di chi compie una conversione della libido, l’energia mentale fi-nalizzata agli scopi materiali, in desiderio di equilibrio, conoscenza e individuazione, i tre piani costruiti dalla bambina con il gioco delle carte.

Non è facile spiegare come possa avvenire questo tipo di conver-sione, specie per chi non ha mai compreso il linguaggio delle emo-zioni che hanno nel cuore il centro nevralgico di manifestazione.

Dal punto di vista della neuroscienza sembra che siano le emozioni generate dall’eros, dalla bellezza estetica, dalla scoperta di cose nuove e dalla rivelazione di un significato logico da attribuire alle esperienze, ad eccitare l’energia psichica fino ad attivare gli istinti superiori che spesso rimangono invece sopiti e addomermentati.

La funzione primaria delle emozioni è di purificare i comportamen-ti, i pensieri e i desideri inconsci, la nostra pelle spirituale, dall’Om-bra, il retaggio di natura psichica ereditato dall’educazione famiglia-re, dagli schemi di pensiero sociali e dalla cultura di appartenenza.

Le emozioni erotiche, ad esempio, emergono certamente sulla spinta di un bisogno impellente, fisiologico, ma se vengono filtrate dalla proprio-cezione producono l’effetto di “accendere” il cuore di passione e l’imme-diata sospensione della pulsione a soddisfare i desideri (le biglie sospese).

La propriocezione è una funzione che emerge dall’istinto di conoscere il mondo esterno (esterocezione) come riflesso delle sensazioni, delle emo-zioni e dei sentimenti corporei generate dalle relazioni (enterocezione).

Il metabolismo psichico femminile è essenzialmente un processo di elabo-razione inconscia del flusso di informazioni al punto che ogni tipo di giudizio, valutazione e decisione utile all’azione è influenzato dal rapporto esistente tra valori dell’immagine “infrarossa e ultravioletta”2 ed eccitazione ormonale.

L’arte, la bellezza estetica, la moda, la pubblicità, il cine-ma, e tutti i fenomeni connessi alla proiezione di immagi-ni, trovano adeguato riscontro nell’inconscio psichico femminile.

L’inconscio collettivo delle donne, degli artisti e delle persone che evolvono

I. L’INCONSCIO CREATIVO

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nella propriocezione di Venere rappresenta nel suo insieme l’Anima Mundi in grado di rece-pire in forme omogenee una comune reazione emotiva e quindi decretare il successo o il falli-mento di un’opera, influenzare l’opinione pub-blica, oppure ispirare la creazione di un nuovo stile estetico e il costume morale del tempo.

Per gli artisti del rinascimento Venere rap-presenta le funzioni con cui l’anima si rappor-ta con il mondo interno, in grado di stabilire un ponte che conduce all’inconscio collettivo, per cui, come scrive Hillmann, “è mediatrice dell’ignoto, funge da psicopompo verso l’igno-to e appare essa stessa come qualcosa di ignoto”.

Sappiamo tutti come il processo di “igie-

ne mentale” delle emozioni sensoriali, (il lavaggio dei piedi), e delle emozioni esteti-che (il lavaggio dei capelli) sia importante per intuire aspetti nascosti della realtà e del-la verità, specie per chi permane rigidamente nella visione razionalizzatrice dei fenomeni.

Infatti le intuizioni, per loro natura incon-scie , ci permettono di uscire da questa “sco-nosciutezza”, di perforare le illusioni generate dalle immagini e di andare oltre “l’anima crea-trice di proiezioni, attrazioni e umori improv-visi, involontari, che arrivano senza una ragio-ne e altrettanto inesplicabilmente se ne vanno.”

E’ proprio questo aspetto frivolo, su-perficiale, incostante ed autoreferenziale dell’anima il primo ostacolo alla sua meta-morfosi, la prima parte di ombra che si deve purificare affinchè possa emergere le funzioni cinestetiche della propriocezione: l’accogli-mento, il vaglio critico, similazione ed ela-borazione intuitiva delle immagini perce-pite attraverso i sensi. (lo sgabello di legno).

Se si realizza questa prima struttura men-tale, diventa più facile “sostenere” quotidia-namente “la cura del Sè” ed espandere una più ampia consapevolezza dei bisogni, dei desideri, delle necessità e delle aspirazioni in-teriori, consci e inconsci (la mela dipinta da Magritte riempie i quattro lati della stanza).

LA CURA DEL SE’

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II. RIDUZIONE DELL’IO

L’igiene mentale quotidiana delle sensazioni conscie e inconscie rappre-senta nella struttura delle favole barocche il punto di partenza di un pro-cesso di “depersonalizzazione”dell’anima, di distacco dall’anima psichica che si compiace nel soddisfare i piaceri corporei, di “concupire” l’oggetto del desiderio e di manifestare i capricci e le idiosincrasie dell’ego femmi-nile. In ogni favola, a partire da quella più celebre di “Amore e Psiche” raccontata da Apuleio, avviene il momento in cui l’emozione suscitata da Eros, archetipo delle frequenze di luce infrarosse, stimoli le qualità del-la curiosità di rivelare, scoprire e conoscere il volto dell’amato. Spesso si rimane abbagliati dalla bellezza, invaghiti dalle parole, sedotti dalle of-ferte persuasive al punto da cedere all’impulso e all’acquisto compulsivo.

“E’ questa fondamentale inconscietà dell’archetipo (assenza di luce, di mora-lità, di significato, di conflitto, di intenzionalità, di tempo storico, di immagine culturale) che Jung mette in rilievo in certi passi sulla natura ’sconosciuta’ dell’ani-ma. Infatti, l’irruzione dell’anima nella coscienza equivale spesso a una psicosi”3

Si può allora immaginare i motivi di fondo che giustificano l’astio provato da Afrodite nei confronti di Psiche, la giovane principessa che pur sensibile alle emozioni, viene fuorviata dai cattivi consigli provenienti da “concupiscenza e egocentrismo”, le due sorelle che spingono la fanciulla a ignorare al “cura del Sè”

“L’anima inconscia - scrive Jung - è una creatura senza rapporti, un es-sere autoerotico la cui unica mira è prendere possesso di tutto l’individuo”, per cui è necessario riuscire a “domarla” orientando l’emozione all’interno delle stesse passioni, presupposto necessario per far emergere, tramite l’espe-rienza percettiva, una prima forma di “categorizzazione” delle sensazioni da cui proviene l’istinto intuitivo che invita alla prudenza, alla sensatezza di giudizio e il desiderio di conoscere il significato dei sentimenti inconsci.

L’irrequietezza psichica, il turbamento emotivo, la preoccupazione ap-parentemente priva di cause e motivazioni apparenti, lo spaesamento inte-so come perdita del senso del tempo e l’oscillazione inconscia dell’umore descrivono l’effetto dell’irruzione del demone Eros all’interno della psiche.

Eros non è solo l’arteficie dell’innamoramento a prima vista, del colpo di fulmine, ma è il piccolo demone in grado di alterare, tramite la sensibilizza-zione alle frequenze infrarosse (il vestito rosso), il sistema della percezione e di modificare l’atteggiamento estroverso in introversione psichica, fino a giungere agli aspetti patologici della depressione e delle psicosi. E’ dunque necessario operare una “riduzione” delle emozioni “egocentriche e concupiscenti” (i due topolini) e successiva integrazione delle emozioni razionali su cui possiamo fondare una concreta difesa (il cane) dei valori morali peculiari dall’inconscio ereditario, il patrimonio di immagini archetipali che proviene dalla cultura del proprio gruppo sociale e dal sistema di credenze iscritte nel dna razziale.

La cura del Sè, l’igiene mentale, il contenimento delle pulsioni visce-rali genera un cambiamento profondo, da cui non si torna più indietro .

Il rischio infatti è di cadere succubi di quell’inconscio pulsiona-le, l’Es descritto da Freud, che rappresenta la palude in cui prolifera-no i vizi più deliteri, le passioni insane e i comportamenti compulsi-vi dettati dalle esigenze della specie, come la sessualità e l’aggressività

“Queste due pulsioni, proprio perché sono al servizio della specie, l’io le subisce, le patisce, e perciò diventano le sue “passioni”, che la società, per salva-guardare se stessa, chiede di contenere, nella loro espressione, entro certi limi-ti”, prescrivendo regole educative e prescrizioni destinate ad essre disattese.

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L’INCONSCIO EREDITARIO

E. Panikanova:

“L’inconscio ereditario è correlato agli istinti mentali ereditati alla famiglia, dalla cultura della socioetà in cui si vive e si sistemi di credenza provenienti dalla tradizione, dalla reli-gione o dai ssitemi di conoscenza condivisi. Aecondo l’antropologo Claude Levi-Strauss i differenti campi della cultura (cucina, abbigliamento, matrimonio, riti, ...) obbedisco-no a regole strutturali assai ristrette che si impongono a ciascun individuo inconscia-mente , senza che la loro origine e la loro funzione reale gli siano note”.

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Non esistono specifiche tecniche per penetrare all’interno dell’in-conscio ereditario perchè ne siamo talmente permeati sin dalla na-scita e condizionati durante lo sviluppo dell’io da costituire la fon-te maggiore di turbolenza psichica, di insofferenza emotiva e di costrizione psicologica che finisce per essre convogliata nella memoria.

All’artista è sufficiente rimanere per un certo tempo assorbito nella realiz-zazione dell’immagine, della poesia o della trama per sperimentare di scendere nei recessi della memoria emotiva e percepire, appena sopra il cuore, lo “sfar-fallio” delle sensazioni animiche, sintetizzate dai greci nel concetto di Psichè.

Il disagio psichico, il conflitto emotivo, l’oscillazione dell’umore, am-plificate dall’introversione della sensibilità sensoriale (il gatto), sono il segno della turbolenza delle sensazioni inconscie (le farfalle), dovuta a problemi intimi, di relazione, spesso provocati da traumi infantili (il cavallo a don-dolo) e adolescenziali (i ballerini), complessi personali (la casetta), emozioni represse (le biglie), dalla difficoltà di andare oltre la propria storia famiglia-re (la sedia) e i retaggi dell’educazione morale, ideologica o religiosa sof-ferti come aspetti limitanti dell’autonomia istintuale (la sagoma del gatto).

L’istinto di individuazione che caratterizza gli individui creativi aiuta a liberarsi dal peso della propria ombra (il vestito scuro) permettendo di ac-quisire un grado di percezione intuitiva della natura dei conflitti ereditari (l’amica d’infanzia vestita di azzurro), indispensabile per cogliere gli ogget-ti della realtà interna inconscia più difficili da decodificare e interpretare.

L’introversione della sensibilità sensoriale (il gatto girato verso il muro) fa sì che “gli oggetti interni appaiono alla percezione intuitiva come immagini soggettive di cose che non si incontrano nell’esperienza esterna, ma che costi-tuiscono i contenuti dell’inconscio e in ultima analisi dell’inconscio collettivo.”

Se ad esempio ci sentiamo sgomenti da un certo tipo di immagine, di-scorso o situazione e proviamo un sentimento morale di rifiuto, l’intuizione non si limita, come avviene nella sensazione, a registrare l’evento, ma spin-ta dalla sensazione animica (le farfalle) cerca di vedere oltre formando una immagine interna corrispondente che ha provocato il fenomeno, come po-trebbe essere quella di “sentirsi colpiti al cuore”, “pugnalati alle spalle” op-pure “dimezzati, rifiutati o fucilati da un plotone di esecuzione”, e così via.

L’associazione dell’immagine all’emozione di natura morale diventa un fenomeno sociale in tutti quei casi in cui l’individuo si visualizza vitti-ma dell’egoismo del partner, delle circostante, della sfortuna al punto da scatenare reazioni emotive di pianto, disperazione e autocommiserazione.

Le lotte di liberazione dall’oppressore sono state combattute in virtù della ca-pacità oratoria di condottorieri, rivoluzionari o politici di suscitare sentimenti di rabbia, indignazione e orgoglio attraverso un uso appropriato di immagini cariche di sentimenti morali in grado di agire all’interno dell’inconscio collettivo ereditario .

Gli ideali di uguaglianza, il patriottismo e l’identità nazionale emergono dall’inconscio ereditario quando le emozioni suscitate dalle immagini “eroi-che” fanno leva sull’esistenza di una comune esperienza collettiva del “Sè in-conscio” in grado di trascendere l’egoismo individuale e la difesa degli interessi e privilegi di gruppo in nome della fratellanza, dell’uguaglianza e della libertà

Questo fenomeno funziona utilizzando immagini esterne, come vuole dimostrare Lorenzo Lotto quando dipinge la giovane don-na mentre indica l’immagine di Lucrezia, archetipo di anima che sce-glie il suicidio pur di non dover sopprimere i sentimenti morali.

III. L’INCONSCIO EREDITARIO

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Per Jung la scelta di un modello di virtù, di coraggio o di realizzazione spirituale avvie-ne quando “l’intuizione introversa coglie le immagini sulla base dello spirito inconscio, esistenti a priori, e cioè per ereditaretà. Que-sti archetipi, la cui intima essenza è inacces-sibile all’esperienza, rappresentano il preci-pitato del funzionamento della psiche nella serie degli antenati, cioè dell’esperienza orga-nica in genere, accomulatesi attraverso mi-lioni di ripetizioni e condensatesi in tipi.”

Si accede all’ inconscio ereditario quando si entra nella comunità sociale, religiosa, oppure, attraverso il legame del matrimonio, si forma un nucleo famigliare a cui corrisponde un nu-cleo di responsabilità morale verso i figli e la col-lettività, specie se il gruppo di appartenenza è omogeneo condivide usi, costumi e tradizioni.

La trasformazione dei sentimenti particolari, come la rabbia, l’ira, la gelosia, l’invidia, in sen-timenti individuali capaci poi di articolarsi in sentimenti morali, etici e religiosi, avviene nei contesti in cui ci siano regole, leggi, tradizioni e un retroterra culturale condiviso da rispettare, a cui fare riferimento ogni qualvolta di verifichi un confronto di idee o un conflitto di interessi.

Un tempo, dalle società arcaiche fino alla caduta dell’impero romano, la legge morale era affidata al consiglio degli anziani, al sena-to dei saggi, al capo spirituale della comunità, ma con il progressivo emergere del conflitto causato dalle invasioni barbariche, dall’intrec-cio di culture, tradizioni e religione diverse, l’inconscio morale di riferimento si è sempre

più sfilacciato perdendo la sua originale for-za di guidare e orientare il conportamento etico dell’individuo. Il Medioevo rappresen-ta la fine di ogni retaggio morale legato alle esperienze dell’inconscio, al punto che la co-scienza viene dilaniata dallo scontro tra mo-rale civile e religiosa, tra guelfi e ghibellini.

Si può comprendere come la cultura rinasci-mentale tenti di recuperare dalla cultura mitolo-gica e da quella latina quegli archetipi in grado di rappresentare tutte le esperienze che si sono succedute dal principio dei tempi capaci di ri-velare e trasmettere il processo di trasformazione dei sentimenti del conflitto in sentimenti morali.

Ogni vicenda mitologica descrive infatti lo scontro tra l’istinto, le pulsioni e la libido de-gli uomini con la coscienza degli Dei, archetipi di processi neuropsicologici di trasformazione delle sostanze corporee di cui sono fatti i sen-timenti particolari, in “spirito di sacrificio”.

“Perchè il sacrificio, come tutti sappiamo, e come dimentichiamo sempre, significa ap-punto questo: collegare gli eventi umani per-sonificati con il loro sfondo divino impersona-le. Significa scorgere l’archetipo dell’Anima in ciò che ci succede personalmente, dovunque succeda, sia all’esterno con le persone Ani-ma, sia all’interno con immagini dell’Anima.”

La coscienza occidentale si è fi-

LA VIOLENZA DEL SE’

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nora nutrita delle gesta sovrapersonali compiuto dagli eroi e del sa-crificio dei santi, scegliendoli quali modelli da imitare, ben sapen-do che le virtù divine impersonali non sono appannaggio dell’Io razionale, ma dell’anima razionale (la Vergine) “capace di Dio”, in grado di integrare dentro se stessa gli archetipi dell’inconscio spirituale ereditario.

La metamorfosi dell’anima non avviene con il sacrificio di sè com-piuto in nome degli ideali civili o della morale religiosa, ma attraverso un percorso di trasmutazione dell’intuizione introversa (Venere) in intuizione psichica (Eva), sensoriale (Elena) e infine razionale (Maria) dei valori eredi-tati dalla madre, dalla famiglia e dai modelli di virtù, perfezione e felicità.

Le donne che evolvono nella consapevolezza dei bisogni dell’anima (i piedi nudi) e nell’analisi creativa delle emozioni inconscie (la tazza di caf-fè) giungono a realizzare una sintesi prima individuale e poi collettiva del-le emozioni conscie e inconscie (la sfera di vetro) in grado di influenza-re i valori morali, i principi etici e i canoni estetici del proprio tempo.

L’intuizione psichica (Eva) orienta le decisioni viscerali della collet-tività, mentre quella sensoriale (Elena) determina un cambiamento dei canoni della bellezza; ma è l’intuizione razionale (Maria) dei valori mo-rali emergenti dall’anima (la mela posta davanti al viso) a dover orien-tare le scelte politiche, le riforme sociali e la richiesta di equità sociale.

“La Grande Guerra” dipinta da Magritte allude a un processo deci-sionale collettivo, poichè per la prima volta nel corso della storia occi-dentale le sorti della pace sono affidate alla coscienza delle “nazioni”, enti quanto mai sovrapersonali e quindi infuenzati dall’inconscio di masse.

Tuttavia l’inconscio ereditario non è qualcosa di statico, immobile e immutabile. L’affermazione dell’ideologia nazista e comunista ci ha am-piamente dimostrato come l’inconscio possa essere modellato modifi-cando sapientemente i valori dell’individualismo a favore di quelli collet-tivi, la scelta dei miti in cui identificarsi e spostando l’attenzione del sè razionale sulla necessità di purificare la razza, di nobilitare le origini aria-ne e di prendere distacco dalle culture asservite a rigide regole morali.

Il fenomeno dell’ideologia ha fatto emergere l’estrema vulnerabilità del-la psiche alla manipolazione dei simboli presenti nell’incoscio ereditario.

Ciò avviene ciclicamente attraverso l’iconoclastia, fenomeno in cui avviene un azzeramento delle tradizioni spirituali connesse al cul-to delle immagini, ma è sufficiente attivare una qualsiasi forma di cen-sura, dogmatica, ideologica, politica e di opinione per spedire al “rogo” i “documenti” che testimoniano la possibilità di integrare l’anima ra-zionale, e la capacità di pensare, attraverso lo studio dei testi sacri.

Se si segue fino in fondo questo ragionamento e si abbandona alme-no per un momento l’idea che non si possa interpretare le sacre scrittu-re per il loro contenuto simbolico, si può comprendere il senso di stu-pore dipinto da Lorenzo Lotto nel gesto della Vergine quando si accorge di aver intuito il significato dell’inconscio ereditario di matrice ebraica.

All’apparizione di Gabriele, il messaggero dell’inconscio, un gat-to fugge spaventato, mentre la Vergine gira le spalle all’irruzione del Pa-dre Eterno, visione alquanto insolita e probabile metafora di una pre-cisa volontà dogmatica di voler influenzare la metamorfosi dell’anima razionale ad immagine e somiglianza delle esigenze collettive del momento.

III. INTEGRAZIONE DELL’ANIMA RAZIONALE

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L’INCONSCIO SOCIALE

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Il coscienza collettiva si misura dalla capacità di ogni suo appartenente di sen-tire e manifestare i valori individuali che hanno origine dai sentimenti del corpo, indipendentemente dal fatto che professi una fede religiosa, o sia di cultura laica.

Raramente i valori sono compresi e assimilati attraverso cor-si teorici di dottrina o di filosofia, poichè i sentimenti individua-li scaturiscono primariamente dalle esperienze dirette di trasfor-mazione della pulsione emotiva in consapevolezza di relazione (Animus femminile) e della libido in consapevolezza di sè (Anima maschile).

Tuttavia “i sentimenti di orientamento e le emozioni sono, per contro, in tutto e per tutto prodotto dell’apprendimento. Ognuno di essi è conseguenza e risultante della reintegrazione della cognizione e dell’agire nel sentimento”.

Ciò significa che anche in assenza di esperienze dirette, a volte difficili e rischiose da affrontare e da assimilare, è possibile maturare una profonda co-scienza di sè e del mondo attraverso la lettura di romanzi di formazione, saggi e quotidiani. Il momento della cognizione è già implicito all’interno di ogni emo-zione, specie se ci si interroga (il fogliettino appeso al muro) sul loro significato separando l’emotività connessa alle pulsioni istintive (il pube riflesso), da quelle connessa all’esercizio della percezione emotiva (il collo riflesso), ma il più delle volte è un evento estemporaneo, legato al livello di coinvolgimento personale.

Il momento della cognizione diventa invece una abitudine emozionale quando si sperimenta quotidianamente attraverso la scrittura di un diario o la lettura di un libro o di un quotidiano, il fenomeno dell’introversione mentale.

Se si persiste nell’esercizio quotidiano della lettura, possono emergere intuizioni di natura creativa e cognitiva che assumono valenza di “rivelazione divina”, la stessa che la Vergine “piena di grazia” accoglie dentro di sè il giorno dell’Annunciazione.

Poichè l’inconscio è il deposito degli archetipi che si manifestano attraverso le immagini, sogni, sensazioni e impressioni, ogni volta che vi si accede si com-pie un fenomeno di “ immacolata concenzione” (il vestito bianco) dell’anima razionale (la Vergine) che conduce a comprendere i vari livelli di realtà, a par-tire da quella sociale (la fabbrica che si intravede dalla finestra), per estendersi poi a quella intima, personale (le stanze che si susseguono una dopo l’altra).

E’ esperienza comune riconoscere nei romanzi di formazione, nel-le storie d’amore, nelle trame del cinema e nei saggi di psicologia alcu-ne “motivi” che coincidono con il nostro vissuto interiore, al punto che ne possiamo trarre spunto di riflessione e di espansione dell’intuizione.

E’ in questi brevi attimi che possiamo accogliere le “sensazioni animi-che” (le farfalle) provenienti dall’immaginario collettivo (l’uomo forma-to dalle farfalle), e attuare una reintegrazione inconscia della cognizione.

Infatti le “sensazioni cognitive” (il putto mercuriale) generate dall’immagi-nario collettivo sostengono un processo di reintegrazione delle immagini esteti-che (lo specchio ) per cui in determinati frangenti della nostra vita ci possiamo immedesimare nelle emozioni provate dal “Gladiatore” o da “Madame Bovary.”

Nessuna “percezione cognitiva” è privo di significato. Se veniamo rapi-ti dalla cultura umanistica possiamo espandere sia una nuova e feconda consapevolezza di relazione (Venere allo specchio), sia una diversa consa-pevolezza delle parole, dei gesti e del modo di comunicare le emozioni e i desideri dell’anima nel tempo presente (Marte desnudo con l’elmetto)

La percezione delle emozioni del conflitto (rabbia, delusione, sgomento, in-dignazione) fornisce dati che possono essere di straordinaria importanza per la comprensione del realtà in cui si vive e per ipotizzare lo sviluppo degli scenari futuri.

IV. L’INCONSCIO SOCIALE

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L’inconscio sociale che si propaga nell’etere attraverso la diffusione dei li-bri e della cultura antagonista, genera in-fatti fenomeni di compensazione che pos-sono diventare visibili a livello collettivo.

Quando una massa sempre più vasta di indi-vidui giunge a condividere gli stessi sentimenti di rabbia suscitati dal conflitto con l’ordine po-litico, religioso, economico, significa che le for-ze antagoniste sono sul punto di modificare gli equilibri poichè il sentimento morale, a differenza di altri, attinge alla forza dirompente dell’incon-scio sociale, da cui emergono archetipi che han-no la funzione di rivoluzionare lo stato di fatto.

Spesso spetta al un leader, come Gandhi o Martin Luther King, dare voce a sentimen-ti che non possono più essere ignorati, anche se sono rimasti repressi per lungo tempo dalla dittatura o sepolti da una coltre di silenzio dai regimi totalitari, ma più spesso è la diffusione di materiale intellettuale ad esercitare un po-tente influsso sull’inconscio sociale individua-le e collettivo, basti pensare alle opere scritte da Marx, oppure alle potenzialità di Internet.

L’individuo comune attinge all’inconscio so-ciale solo se coinvolto dalle dinamiche economi-che, sociali politiche, oppure in quei momenti

in cui viene costretto a contenere l’emozione ne-gativa, fino ad inibirla, a causa delle forti pres-sioni provenienti dal mondo esterno od interno.

La frustrazione può emergere dal sistema dei costumi sociali, dalla presenza di tabù o forme di limitazione che provengano dalla di-scriminazione razziale, sociale ed economica.

L’umanità sente ciclicamente il bisogno di ri-bellarsi a qualsiasi sovrastruttura di tipo ideologico o religioso che determini una separazione tra gli uomini e una discriminazione di valori tra i sessi.

Le trame del cinema catastrofico ci restitui-scono una visione dell’inconscio sociale capace di riportare le condizioni di pace, solidarietà e armonia solo in condizioni di grave pericolo per la sopravvivenza dell’intera specie, mentre trascura il fatto che all’interno dell’inconscio sociale è prevista una seconda modalità rara-mente presa in considerazione, rappresenta sim-bolicamente nell’immagine di “Marte desnudo”.

L’intuizione estroversa, spogliata di ogni ar-mamento ideologico, dogmatico e psicologico, ci permette di amare l’anima inconscia (la sirena, la donna nuda in riva al mare, la donna pesce) fino in fondo, accettando e comprendendo tutte le sue infinite debolezze, idiosincrasie, problematiche, ansie, angosce, preoccupazioni, disagi, aspirazio-

LE RAGIONI DEL SE’

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ni, turbamenti e aneliti verso una felicità che sembra sempre sfuggirle di mano. L’anima psichica (la sirena) può essere distruttiva quando si rivolge

a soddisfare tutte le fantasie inconscie che le passano per la mente, e non è raro recepire in certe tragedie suscitate dalla gelosia, dai sentimenti fe-riti, dal rancore verso i vicini, la sua presenza istigatrice, fautrice di ogni follia e disgrazia. Ma se la pulsione inconscia viene “domata e gettata nel fuoco della consapevolezza di sè (l’anima del guerriero), allora emer-ge sulla spiaggia l’anima razionale (la donna dell’Apocalisse) in grado di contenere gli istinti irrazionali, le pulsioni inconscie e il potere di sugge-stione (l’archetipo dello scorpione) all’interno di uno spazio mentale (il va-setto di vetro) che rappresenta il nucleo formativo della “coscienza del Sè”.

Possedere la “coscienza del sè” significa riuscire a isolare quell’aspet-to dell’inconscio sociale che imperversa in tutti gli aspetti della vita di re-lazione e persino nei rapporti d’amore. L’anima inconscia, pungente e velenosa come uno scorpione, e reagisce sempre per compensazione, per cui ogni suo gesto istintivo, ha invece come fine la necessità di ripor-tare l’equilibrio tra anima e inconscio sociale, individuale o collettivo.

Ogni forma di compensazione avviene attraverso uno scambio simboli-co per cui si offre denaro in cambio di piacere, si offre piacere, bellezza e conoscenza in cambio di denaro, sicurezza, agiatezza e benessere che garan-tiscono l’equilibrio biopsicosomatico, istaurando così una distorsione di comportamenti che legittima il potere del denaro e del sesso di stabilire re-lazioni di potere e di corcizione (il serpente) nei confronti dell’anima altrui.

Magritte dipinge invece la funzione spirituale dell’anima inconscia (l’arche-tipo dei pesci), costretta suo malgrado a sacrificare se stessa per amore dei figli e a trascendere qualsiasi pulsione, emozione e desiderio per rispetto delle leggi ci-vili e religiose, vittima designata di un sistema che mercifica persino l’inconscio.

IV. COMPENSAZIONI INCONSCIE

“Io porrò inimicizia tra te e la donna,tra la tua stirpee la sua stirpe:questa ti schiaccerà la testae tu le insidierai il calcagno.”Genesi, 3.15

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L’INCONSCIO TRASCENDENTE

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Ogni tipo catastrofe, naturale o provocata dalla stoltezza dei comporta-menti umani, genera un “terremoto psichico” che coinvolge tutti per cui i sentimenti di solidarietà, di condivisione della sofferenza e di sostegno disin-teressato tornano al centro al centro della coscienza individuale e collettiva.

Lo spirito di condivisione in grado di trascendere lo spiri-to egocentrico dell’Io, emerge nelle fasi di grande pericolo e difficol-tà, ma raramente l’individuo, pressato dai propri problemi, dalla pau-ra di perdere denaro e tempo, riesce a salire sulla scala della “coscienza del Sè” per sporgersi oltre il proprio Io razionale e guardare oltre la siepe.

Anche quando l’anima (la fanciulla) riesce a coltivare i senti-menti dell’amore disinteressato (la rosa) e riesce a salire sui pri-mi gradini della coscienza spirituale, difficilmente si libera dei pregiudizi e dalle compensazioni inconscie (l’edera), costretta così a rima-nere al di quà della possibilità di trascendere il punto di visto personale.

L’attuale società , incapace di generare modelli di illuminazione della coscienza morale a cui fare riferimento, si trova ancora ampiamente al di quà di questa siepe, concentrata unicamente nella ricerca della felicità materiale e realizzazione delle condizioni che facilitino lo sviluppo della persona rispetto ai bisogni collettivi.

Da una parte una massa sempre più consistente di individui creativi, facen-do uso strumentale dell’intuizione estroversa, “fiuta sempre nuove possibilità, le segue incurante del bene e del male proprio e altrui e procede oltre, incuran-te di considerazioni di carattere umano....”, ma anche delle leggi, delle regole e di rispetto della vita altrui. Dall’altra, invece “l’intuizione introversa procede d’immagine in immagine, inseguendo tutte le possibilità scaturite dal grembo dell’inconscio, senza mettere in relazione con se stesso le varie manifestazioni”.

Per entrambi i tipi, descritti con molto anticipo da Jung, il mondo stes-so non diviene mai un problema morale, nemmeno per l’intuitivo introver-so generalmente considerato più incline alla riflessione, poichè anche per lui le immagini che emergono dall’inconscio sembrano possedere uno ste-rile valore estetico, da contemplare, riferire e magari tradurre con arte per avvallare finalità di natura intellettuale, professionale, politica e strategica.

L’istinto trascendente rappresenta il ponte che ci può condurre verso una di-mensione morale che va oltre gli interessi personalistici speculativi, ma rappre-senta un tabù culturale, prima ancora di esserlo dal punto di vista emozionale.

Infatti non si accede all’istinto trascendente per scelta, ma attraverso un processo di amplificazione dell’introversione dell’emozione (drammatiz-zazione) da cui può scaturire l’energia psichica evolutiva necessaria alla ca-tarsi, alla purificazione dall’egoismo e dalle pretese individuali e di gruppo.

Di solito l’istinto trascendente si risveglia in seguito a una profondo trau-ma emotivo dovuto a frustrazione emotiva, delusione affettiva o perdita della persona amata, oppure, come accade più spesso agli uomini, in seguito a un fallimento professionale, alla perdita di tutti i beni materiali o alla fine del sogni di conquistare posizioni di prestigio economico, sociale, o intellettuale .

Nella maggior parte dei casi, tuttavia, “drammatizzare” al massimo una possibile tragedia, fa diventare permeabili alle frequenze ultravio-lette (il cielo blu) e rivela le potenzialità della percezione animica (la co-lomba trasparente) di collocarsi all’interno dell’inconscio trascendente (la dimensione del sacro) formato a un nucleo di immagini archetipali che ci riportano alla purezza di cuore (il nido) e dischiudono agli arche-tipi dell’intuizione, della comprensione e della conoscenza (le tre uova).

V. L’INCONSCIO TRASCENDENTE

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Per iniziare ad affondare le “mani” all’in-terno dell’inconscio trascendente l’intuizione deve potersi appoggiare su una funzione di grado più elevato, poichè la propriocezione, nata sotto l’egida di Venere in Taurus, non è più sufficiente per esplorare il significato ar-chetipale delle perturbazioni inconscie, come descritto dal fatto Afrodite costringe Psiche a portarle dagli inferi l’olio di Proserpina.

Occorre scendere fino agli inferi prendendo a modello di Proserpina, tenendo presente che il regno di Plutone, frequentato dalla fanciul-la per sei mesi all’anno, non è l’inconscio col-lettivo, ma il luogo psichico in cui è possibile sviluppare la concentrazione mentale (l’olio che brucia nella lampada) indispensabile per ac-cedere alla facoltà creativa dell’introspezione.

Proserpina è l’archetipo greco dell’intro-spezione, modello della decisione di sacrificare metà del tempo e dell’ energia ad esplorare il sostrato sotteranneo della psiche, nascosta nel-le profondità della terra, dove ogni pulsione si azzera e l’emozione non frammenta nelle im-magini, poichè in quel luogo la luce si annulla.

Nella “Descrizione generale dei tipi”, Jung afferma che “di norma l’intuitivo si limita in genere a percepire, il suo massimo problema è la percezione e - in quanto artista creatore - il plasmare la percezione. L’uomo fantasio-so si limita invece alla contemplazione e si fa egli stesso plasmare, o determinare da essa.”

La differenza sostanziale tra intuizione fanta-siosa e intuizione creativa è insita nel potere psi-chico (Amor sacro) di concentrare l’attenzione nella percezione delle immagini interne in grado di creare una realtà autonoma, distaccata dalla re-altà percepita dagli occhi, e poi nel potere men-tale (Amor profano) di riflettere sul significato delle proprie creazioni mentali (i petali di rosa).

Tiziano afferma, qualche secolo prima di Magritte, come l’artista si differenzia dall’uo-mo fantasioso poichè compie un processo di approfondimento dell’intuizione che “produce naturalmente un allontanamento spesso stra-ordinario dell’individuo dalla realtà tangibile”, sia dalla contemporaneità rappresentata dalla città edificata, sia dalla dimensione emotiva in cui siamo soliti collocare le nostre immagini interiori, rappresentata dall’ambiente naturale.

Per entrare nella dimensione del sacro, sen-za dover ricorrere alle scosse di adrenalina pro-vocate dal Sè inconscio attraverso le consuete forme di “drammatizzazione” del senso di col-pa, è dunque necessario produrre dentro noi stessi l’olio che stimola la curiosità mentale (il putto) ad indagare sul significato delle emo-zioni contenute nella memoria evolutiva, sede dell’inconscio trascendente (la vasca tombale).

Tramite la percezione animica delle immagi-ni ultraviolette, peculiari della dimensione sacra, diventiamo abili a decodificare i simboli della tra-sformazione spirituale ed emerge una conoscen-

LE TRAGEDIE DEL SE’

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za diretta, personale, della realtà interiore, prima psicologica e poi spirituale. Per gli alchimisti del rinascimento gli uomini condividono attraver-

so la propriocezione la consapevolezza di possedere una natura “anima-le” dominata dagli istinti corporei, una natura “vegetale” connessa alle pulsioni psichiche e una natura “minerale” arteficie dei processi mentali che ci conducono a realizzare desideri, speranze, aspirazioni e ambizioni .

Non tutti sono poi in grado di realizzare la facoltà creativa dell’introspezio-ne (la fonte della conoscenza del Sè) da cui sgorga il problema morale (ace-tum fortis), la crisi di coscienza (aquae vitae) e l’autocoscienza (lac virginis).

L’intuitivo “si mette in rapporto con la sua visione quando egli non s’appaga più della pura contemplazione e della sua valutazione ed elaborazione estetica, ma perviene al problema: che cosa significa questo per me e per il mondo? Che cosa ne risulta per me o per il mondo, in vista di un dovere o di un compito?”

L’essere umano possiede un corredo genetico ampio e specializzato: possiede l’istinto di azione di riflessione e di creare nuove condizioni alterati dai sentimenti corporei. Evolve attraverso l’istinto di equilibrio, di conoscenza e di individua-zione che lo rende diverso dagli uomini, conferendogli la facoltà potenziale di attuare un proprio destino individuale, libero da influssi ideologici, costrizioni sociali, civili e religiose, corcertive per la sua libertà di azione e di autoespressione.

Apparentemente è evoluto, ma è ancora oggi incapace di riconoscere con chiarezza e difendere con coraggio i sentimenti morali che rappresenta-no il patrimonio di verità codificato geneticamente nella coscienza umana.

La riflessione morale non avviene spontaneamente se l’anima non acquisi-sce, tramite l’introspezione, il senso della caducità delle cose (le foglie morte) e non impara a colorare di significati le sensazioni animiche (le farfalle) ge-nerate dalle oscillazioni inconscie indotte dalla luce (la perdita della scarpetta)

Un individuo è impostato moralmente se riesce a passare senza solu-zione di continuità dalla propriocezione all’introspezione senza perde-re il contatto con gli archetipi della comprensione dei problemi psicologi-ci, delle crisi di coscienza e del significato delle compensazioni inconscie.

“Costui si occupa del significato della sua visione, e si occupa non tanto dei suoi ulteriori sviluppi estetici quanto delle possibili conseguenze morali che derivano per lui dal significato dei contenuti della visione. Il suo giu-dizio gli consente di riconoscere, anche se spesso in maniera confusa, che egli come uomo, come essere compiuto, è coinvolto in qualche modo nella sua visione e che essa è qualche cosa che non può soltanto essere oggetto di contemplazione, ma potrebbe trasformarsi in vita del soggetto. Un tale riconoscimento lo impegna a tradurre la sua visione nella sua propria vita”

Con queste parole Jung pone l’accento sull’importanza dell’introspe-zione nei processi di trasformazione dei sentimenti morali in convin-zioni di natura filosofica e spirituale che, in quanto autogenerati e non indotti da enti esterni, svolgono un ruolo decisivo nel far emergere la con-sapevolezza di vivere un mondo permeato dall’illusione e da false identità.

L’inconscio trascendente è il nuovo mondo in cui possiamo scoprire il si-gnificato del sacro e avere l’accesso a forme di intuizione, comprensione e conoscenza superiori a quelle concesse dalla ragione. Dante lo colloca oltre la pura ragione, al di là delle mitiche colonne d’Ercole, nell’oceano più vasto, oltre le quali l’Ulisse si perde definitivamente, facendo simbolicamente morire l’anima razionale di Penelope che fino ad allora lo aveva sostenuto nel viaggio di conoscenza del Mare Nostrum, l’inconscio collettivo condiviso da tutti.

V. DRAMMA E VISIONE

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L’INCONSCIO ETERICO

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“Non c’è sapere dell’inconscio perchè ogni sapere appartiene all’ordi-ne della ragione, che può mettere in scena il suo discorso tranquillo solo quando la violenza è stata cacciata dalla scena, quando la parola è data alla soluzione del conflitto, non alla sua esplosione, alla sua minaccia.”

Tutto ciò che veicola l’adrenalina nel cervello (la follia), che sia la paura della fine del mondo, della morte o la prospettiva di scenari di penuria, violen-za e sacrificio, produce un conflitto inconscio che solo la ragione può risanare.

Freud guarda al conflitto a partire dalla sua soluzione (il ragazzo soffia sulla barchetta), Jung dal fragore della sua esplosione (la ragazza la solleva).

“In gioco non sono solo due punti di vista diversamente dislo-cati, ma da un lato c’è un sapere prodotto dall’ordine della ragio-ne, che emancipatasi dalla follia, può raccontarla come l’altra da sè (Freud), e dall’altra c’è la pratica della follia come cedimento dell’or-dine della ragione e sua esposizione a ciò che ragione non è (Jung).”

Si tratta di due percorsi diversi, diametralmente opposti che conduco-no ad analizzare le sensazioni animiche (le farfalle bianche) generate dal-le emozioni primarie (il battito cardiaco) in due modi complementari.

Freud può parlare di inconscio perchè, dal suo punto di vi-sta, l’enigma è solo ciò che la coscienza (la barchetta di carta) ha ri-mosso, dunque è il risultato delle sue procedure di esclusione.

Jung invece colloca il suo punto di vista là dove la coscienza umana, nel suo emanciparsi (sollevarsi) dal fondo inconscio (il mare), esibisce i simboli del conflit-to, della follia adrenalinica che precede l’abituale distinzione tra ragione e follia.

La produzione di immagini, fantasie, trame e sogni e il processo di simboliz-zazione creativa che riscontriamo sia nell’arte inconscia che nelle vicende mito-logiche rappresentano l’immaginale generato delle funzioni equilibratrici svol-te dal Sè incoscio affinchè l’individuo , o l’intera collettività, non esca di senno.

Ciò significa che ogni tipo di paura, complesso, trauma psichcico, ca-renza psicologica, e persino il “karma” spirituale di dover subire l’azio-ne ciclica di certi archetipi dell’incoscio ereditario, può essere risolto dall’Arte, intesa come dispiegamento creativo di tutto ciò che emerge dall’interno, specie quando non si è sollecitati da fattoti esterni e interni.

Per giungere a risvegliare il talento di generare l’Arte alchemica, l’arte che cura tutti i mali, chiamata anche elixir della giovinezza, balsamo dell’im-mortalità e pietra dei filosofi, bisogna giungere “Là dove finiscono i sogni”, in un punto del cervello in cui l’immaginazione sensoriale (la ragazza con la rosa) cede il posto all’immaginazione creativa (la ragazza con le ali)

Ciò avviene quando l’ìntrospezione di Proserpina è così profon-da e silenziosa da arrestare il flusso di emozioni sensoriali provenien-te dalla mente fenomenologica, rappresentata da sua madre Demetra.

L’intuizione non ha più necesssità di attingere alle sensazioni, alle emo-zioni e ai sentimenti stimolati dalle relazioni di “superficie” per cui l’indi-viduo, artista o mistico, rinuncia a farsi infuenzare dagli stimoli esterni e realizza una condizione mentale paragonabile a uno stato di “dormizione”.

Il passaggio a questa condizione di assenza di contatti sensoriali è un aspet-to delicato perchè la rimozione della percezione dell’oggetto può provocare una perdita di contatto con l’inconscio collettivo al punto da far emergere forme di compensazione caratterizzate da estrema istintualità e smoderatezza.

“Questi caratteri compensano l’atmosfera rarefatta dell’atteggiamento co-sciente e le conferiscono una certa “pesantezza” così da impedire una “subli-

VI. L’INCONSCIO ETERICO

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mazione totale”. Il fenomeno dell’insorgenza di fattori di compensazione, come l’abuso di droghe ed altri eccessi, è peculiare degli artisti in genere che attingono ispirazione stati al-terati dell’intuizione introversa. Per evitare la compensazione occorre sviluppare sufficiente forza mentale per mantenere la concentrazio-ne sull’emozione indispensabile affinchè il le-game con l’inconscio si mantenga vivo e sim-bolicamente attivo durante le fasi di sonno.

I sogni sono una dimostrazione della pos-sibilità di stabilire una comunicazione aperta con l’inconscio collettivo eterico, conside-rato rinascimento il deposito degli archetipi dell’intuizione (la grande colomba), come te-stimoniato da Jung e Magritte in ogni mo-mento della loro feconda esperienza cognitiva.

L’evento della “dormizione” del’intuizione introversa, identificabile nella Venere dipinta da Giorgione, è descritto nella favola di Apuleio. Psiche cede alla tentazione di conoscere l’olio di Proserpina e cade in un sonno profondo che dura molto tempo, allusione al fatto che l’inconscio eterico rappresenta il nimbo in cui l’introspezio-ne può accedere in qualsiasi momento utilizzan-do tecniche di concentrazione, focalizzazione e

assorbimento profondo nelle immagini interiori.Il disegno spontaneo, la scrittura auto-

matica, la visualizzazione creativa, la contem-plazione priva di riflessioni e la meditazione passiva rappresentano tecniche di approccio all’inconscio eterico; ognuna di esse permette di sviluppare gradi diversi di “dormizione” della coscienza dell’Io, propedeutica a un processo di unificazione di contenuti consci e inconsci.

L’esperienza dimostra che se se ci addor-mentiamo con la mente assorbita nella so-luzione di un problema, emergono sogni che possono indicare un percorso di “elaborazione” dei nodi da sciogliere, oppure segnalare la pre-senza di “energie” trascurate o sottovalutate.

Lo stato mentale del sogno, corrispon-de a una determinata fase Rem di funzio-namento del cervello, può essere ripro-dotto e ripetuto durante lo stato di veglia.

L’Elixir alchemico, ovvero la capacità di orientare la mente verso l’interno e di mante-nerla focalizzata per un certo tempo, mette a fuoco ogni tipo di problema, disagio e conflitto interiore costringendo la sensazione trascen-dente (la libellula creata dalle farfalle) ad emer-gere da uno stato di coscienza simile al sonno.

LE TERAPIE DEL SE’

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La dormizione di Psiche, quella di Venere e la dormizione/morte della Ver-gine individuano una fase di transizione dal Sè inconscio al Sè conscio. E’ in questo passaggio, peculiare della terapia, che il Sè Incoscio inizia a comuni-care, a “prendere la parola” e a manifestarsi attraverso i sogni, le immagini e le parole canalizzate dall’attività artistica, o durante fasi di meditazione attiva.

Ciò che prima si manifestava come un fenomeno sconosciuto, indif-ferente alla consapevolezza dell’Io, al punto che Jung afferma che siamo “costretti a patire la violenza del Sè”, trova invece, all’interno delle sinap-si del cervello, canali segreti di comunicazione fino ad allora mai attivati.

Il fenomeno avviene a livello istintivo, creativo e cognitivo. Sul pia-no istintivo le mani sembrano muoversi da sole come se fossero possedu-te da un forza misteriosa, mentre a livello creativo iniziano a formarsi ti-pologie di immagine tra loro simili sul piano del simbolismo (la Venere di Milo), ma che alludono a un processo di rivelazione (il tendaggio aper-to) del Sè inconscio (l’oceano scuro) già in atto, o in procinto di attuarsi.

In quanto antecedente dell’Io, e quindi del dischiudersi della coscienza razionale, il Sè inconscio è l’espressione indifferenziata di tutte le possibilità umane, mitologicamente rappresentata dalle divinità che abitano nel nostro Olimpo interiore. Ma se si affrontano , come Ercole, le prove della trasfor-mazione tramite la sensazione (la farfalla), la percezione (la colomba) e l’in-tuizione trascendente (la bambina), allora il Sè diventa il riferimento per una nuova ricerca di senso e diventa il luogo (conscio) da cui si attivano la creatività simbolica e cognitiva e, più ampiamente, la visione di nuovi possibili futuri.

Questa seconda figura del Sè illumina il filo del tempo che collega il cuore al proprio archetipo di nascita, il “Sè inizia a vivere in te come Te”, entità in grado di recepire la “Mistica Musica” generata dalle sfere celesti, l’inconscio archetipico.

VI. DORMIZIONE

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L’INCONSCIO ARCHETIPICO

“Come la farfalla, la coscienza animica attraversa delle fasi, racchude un processo, una storia. E’ uovo, bruco, bozzolo, ali splendenti, e non solo in successione, ma contem-poraneamente. Il nostro modo fortemente evoluzionistico di accostarci agli eventi e alle immagini ci porta a vedere innanzi tutto lo sviluppo, facendoci dimenticare che nel regno dell’immaginale tutti i processi attinenti a un’immagine sono inerenti ad essa in ogni istante”

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L’intuizione trascendente emerge dall’inconscio archetipico (il regno di Urano) quando l’individuo sperimenta che il Sè inconscio si comporta in ma-niera complementare rispetto alla coscienza razionale (il regno di Saturno).

“Questo rapporto deriva dal fatto che: 1) la coscienza, grazie alle sue fun-zioni “direzionate”, esercita una inibizione su tutto il materiale inadatto (ini-bizione che Freud ha definito con il termine “censura”), a causa della quale questo materiale inadatto cade in preda all’inconscio; 2) la coscienza forma “il processo di adattamento momentaneo”, mentre l’inconscio contiene tutto il materiale dimenticato del passato individuale e tutte le tracce ereditarie, strut-turali di funzioni dello spirito umano in generale; 3) l’inconscio contiene tutte le combinazioni della fantasia che non hanno ancora la soglia e che con l’andar del tempo, e in circostanze adeguate, emergeranno alla luce della coscienza”.

L’esperienza della complementarietà si manifesta in modo eclatan-te quando l’alchimista giunge a percepire la “luce della coscienza” (la luna piena), fenomeno che emerge dalla progressiva dissoluzione dell’Ombra, definita da Jung la “parte negativa della personalità” (la parte scura della luna), e la conseguente “illuminazione” del sè Inconscio (l’eclissi di luna).

Tuttavia anche un lapsus, un ricordo improvviso, il deja- vù, un sogno signifi-cativo e le coincidenze apparentemente casuali, manifestazioni tangibili del fatto che l’atteggiamento inconscio compensa quello dell’Io, ci informano che abbiamo raggiunto un sostanziale equilibrio psichico (la mezza luna) che ci permette di sperimentare la permeabilità esistente tra coscienza e inconscio, tra loro comple-mentari nei processi di inibizione, adattamento e sublimazione delle emozioni.

Per il misticismo rinascimentale lo stato di massima permeabilità e comu-nicazione con l’inconscio archetipico avviene quando le emozioni più forti, come quelle che ci fanno battere il cuore per la passione, i figli, la bellezza e la speranza nel futuro, stabiliscono un contatto invisibile con il filo del tempo.

Il fenomeno equivale all’apertura di una finestra sull’istante presente, l’eterno qui e ora che dischiude all’esperienza del “divino amore” a cui corrisponde, sul piano fisiologico, la sensibilità alle frequenze medie (il colore verde) presenti nello spettro di luce. In questo stato di “apertura del cuore” alle informazioni sottili, peculiari della “gratia plena” realizzata dalla Vergine, le “sensazioni animiche” (le farfalle) e, in una seconda fase, le “intuizioni animiche” (la colomba bianca), canalizzano uno dopo l’altro l’itinerario mentis deum formato dagli archetipi della comprensione che subentrano a quelli dell’ intuizione (il libro sulla sedia).

Il concetto è stato sviluppato in particolare a Erich Neumann che indi-vidua un itinerario archetipico non dissimile da quello codificato, sul pia-no biologico, nella molecola del dna: “Gli archetipi, quali organi della struttura psichica, intervengono in maniera autonoma, esattamente come gli organi fisici, e determinano la maturazione della personalità in ma-niera analoga alle componenti biologico-ormonali della costituzione”.

Così come la doppia elica del Dna trasmette il codice genetico mater-no e paterno, così l’apertura del cuore permette all’Inconscio archetipico (lo Spirito Santo), canalizzato dalle sensazione, dall’intuizione e dall’immagina-zione animica (l’arcangelo Gabriele), di generare l’intelletto alchemico. Il processo di maturazione della personalità avviene in due fasi: una fase di costruzione dell’Io “fecondato” dagli archetipi “femminili” dell’intuizione (la casetta a sinistra) e una fase di de-costruzione dell’io (una foglia dell’al-bero) in cui diventano attivi gli archetipi “maschili” della comprensione che svolgono il compito specifico codificare la “coscienza del Sè” (il libro)

VII. L’INCONSCIO ARCHETIPICO

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In maniera analoga a quanto avviene nel-le fasi di sviluppo biologico dell’embrione, anche gli archetipi seguono un codice di svi-luppo in grado di far accadere le cose, gli incontri, le esperienze secondo una logica evolutiva e un sincronismo che tende alla per-fezione, finalizzato al completamento della coscienza del Sè (processo di individuzione).

Se si riflette sul significato delle esperienze caratterizzate da fenomeni di inibizione, adatta-mento e sublimazione, ovvero tutto ciò che vie-ne catalogato sotto la voce “compromessi con la realtà” , si può intuire il significato di ciò che Jung descrive come processo di individuazione”

Diventare se stessi, individuarsi, significa realizzate tutte le potenzialità conscie e inco-scie inscritte all’interno della nostra struttura genetica (cromosomi) e spirituale (gli archeti-pi). Le potenzialità conscie si manifestano man mano che procediamo sul percorso di indivi-duazione tracciato dagli archetipi maschili della comprensione, mentre le potenzialità inconscie dipendono dalla capacità dell’intuizione di ri-velare il significato simbolico delle esperienze.

Una esperienza acquista un valore sim-bolico quando si è in grado di collocarla all’interno di un percorso di trasformazione.

La meta del percorso rimane inconscio fino a che non si compren-de quale sia l’oggetto della trasformazione.

E anche quando si giunge a questa prima “stanza”, si capisce che la relazione con l’incon-scio sta modificando la nostra percezione della realtà, subentra una seconda “stanza” di cui non conosciamo ancora nulla. Si procede modifi-cando le cose, le situazioni conflittuali, i punti di vista e le opinioni man mano che si evolve nella comprensione del Sè, inteso da Jung come una grandezza psicologica in grado di integra-re la coscienza dell’Io all’interno di un cerchio più vasto che ci permette di contemplare le otto dimensioni dell’inconscio. E’ solo verso la fine del viaggio che si diventa consapevoli degli effetti del cambiamento: lungo il tragitto non sono solo cambiati certi parametri, ma l’intera struttura dell’Io si è gradualmente trasformata nella coscienza del Sè, in grado di contemplare ogni immagine per il suo contenuto, e viceversa.

LE INTUIZIONI DEL SE’

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Il viaggio spirituale immaginato dagli alchimisti rinascimentali non si com-pie attraverso l’azione diretta, ma sviluppando gradualmente le qualità dell’in-tuizione archetipica, rappresentata nel mito dalla nascita di Venere Urania.

Spesso ammiriamo nelle persone ritenute sagge la capacità di consi-gliare sulla base della propria esperienza. Socrate stesso afferma di avere avuto in Diotima una preziosa fonte di conoscenza degli eventi della vita.

La saggezza degli antichi consisteva nel riuscire a collocare ogni fenomeno, anche il più insignificante, all’interno di un unico disegno cosmico in grado di includere i cicli della natura e i cicli del tempo individuale e collettivo.

Il dono di conoscere l’armonia nascosta, ormai definitivamente celato nell’inconscio sin dai tempi mitologici in cui Saturno, archetipo dei prin-cipi di razionalizzazione, castra il padre Urano, rimane tuttavia una possi-bilità latente che si manifesta durante lo sviluppo dell’intuizione introversa.

Venere Urania nasce infatti dalla spuma del mare generata dai testicoli di Urano, a significare la possibilità di far emergere gli archetipi attraverso un processo creativo (la conchiglia) in grado di “confezionare” la trama delle intuizioni (il mantello) secondo un preciso itinerario di trasformazione de-lal cpscienza razionale in consapevolezza, comprensione e conoscenza del Sè.

La lunga treccia di capelli che parte dal pube fino a raccogliersi nela nuca descrive metaforicamente un processo di sublimazione dell’ener-gia sessuale in energia creativa e cognitiva nevessaria per scoprire le corri-spondenza tra sensazioni e immagini tra loro omogenee sulla base di coin-cidenze significative basate sulla presenza dello stessa matrice simbolica.

Se si apprende l’arte uranica di riconoscere il legame esistente tra due av-venimenti susseguenti, si avverte che tutti i fenomeni “presentano un paralle-lismo temporale significante di eventi psichici e psicofisici che le nostre cono-scenze fino ad oggi non sono state in grado di ridurre a principio comune” .

Jung ha definito “sincronicità” il ponte in grado di unire il pralleli-smo temporale rimarcando il fatto che il concetto si limita “a formula-re il verificarsi di coincidenze significative che in sè sono certo dei casi, ma che posseggono un tal grado d’improbabilità da doversi supporre che esse si basino su un principio o su una proprietà dell’oggetto empirico.”

Venere Urania, descrive una potenzialità dell’intuizione archetipica di tra-scendere il concetto di tempo lineare progressivo imposto da Saturno, ba-sato sulle leggi deterministiche di causa-effetto, specie quando, emergendo dall’inconscio in tutta la sua nuda bellezza introspettiva, viene ammantata da una delle “Ore” e rivestita di “sensazioni sincroniche” (le farfalle) metafora di un fenomeno di totale “magnetisno” dell’intuizione nel tempo presente.

In genere gli eventi che accadono sul piano della realtà si svolgono paralle-lamente alla nostra vita interiore secondo un ordine logico determinato dalla razionalità dei comportamenti umani finalizzati a uno scopo, ma il saggio, il santo, il mistico e l’artista agiscono senza avere una meta o uno scopo preciso e sperimentano nello stato di assenza di desiderio, di amore incondizionato, di apertura del cuore e di movimento estroverso, la possibilità di recepire le leggi di corrispondenza, simpatia e armonia esistente tra elementi che condividono la stessa origine: l’emozione di condividere le leggi universali nel tempo pre-sente. In questa condizione, sinteticamente rappresentata da Magritte, l’indi-viduo non si identifica più con la Persona (l’uomo non mostra il suo volto) e nemmeno con le emozioni dell’anima (la luna è prossima all’eclissi), ma con “forme” di comprensione (la bombetta) generate dall’intuizione archetipica.

VII. ITINERARIO SIMBOLICO

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L’INCONSCIO UNIVERSALE

“Tutti gli eventi nel regno dell’anima, cioè tutti gli eventi e i comportamenti psi-cologici, hanno una somiglianza una corrispondenza, una analogia con un model-lo archetipico. Le nostre vite seguono figure mitiche; noi agiamo, pensiamo, sentiamo soltanto come ce lo consentono i modelli primari stabiliti nel mondo immaginale.”(James Hillman)

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Quando lo scienziato, l’artista, l’inventore, il politico, o semplicemente l’in-dividuo creativo, coltivano dentro se stessi un’idea, una convizione, una fede, una certa visione delle cose terrene e spirituali, oppure la semplice intuizione di come le cose potrebbero funzionare, accadono fenomeni di sincronicità, si-multaneità e reintegrazione che vanno oltre l’esperienza intuitiva individuale.

Non è raro che le stesse idee passino da un individuo altro senza che se ne abbia una effettiva volontà di plagio. Oppure ciò che passa per la mente di un certo gruppo di individui venga poi recepito e sviluppato da altri con esiti formali diversi, anche se nella sostanza la fonte di ispirazione resta comune.

L’esperienza comune è quella di avere accesso improvvisamente, in for-ma inconscia (la donna in bianco), a una “porta segreta” e di essere investiti da un flusso di informazioni simboliche, contenuti di coscienza e conoscen-ze esoteriche che non provengono dall’inconscio sociale di appartenenza, a volte così difformi dalle proprie concezioni da far crollare la sicurezza (la sedia vacilla) che riponiamo nei paradigni di fondo della nostra cultura.

In certi casi i contenuti emergano da un passato remoto, filtrato attra-verso esperienze di conoscenza precipitate nel “limbo”, dimenticate da secoli, come se fossere state inibite o represse dalla coscienza collettiva.

Il “limbo universale ” rappresentava nel Rinascimento quella parte di in-conscio in cui la coscienza collettiva rigettava modelli di sacrificio (martiri), di illuminazione (santi) e di trasformazione (alchimisti) rifiutati dalla morale, igno-rati dalle istituzioni religiose, scherniti dalla cultura del tempo e “bollati” come inadeguati, inadatti e controproducenti per lo sviluppo razionale del pensiero.

Il “Cristo del Giudizio” discende nel limbo per tre giorni prima di ri-sorgere per compiere un decisivo atto di discriminazione: far rimerge-re dall’oblio i “giusti” che hanno realizzato il processo di individuazio-ne, ma sono sono stati rimossi dalla, e rigettare nell’inferno gli “ignavi”.

Per le persone creative il rapporto con l’inconscio universa-le è mediato dalla lettura dei testi antichi che rappresentano il nu-cleo formativo di una peculiare scuola di pensiero, mistica o filosofica.

Jung ha dichiarato di essere stato infuenzato dai testi antichi dell’alchimia, come il Corpus Hermeticum, tradotto per la prima volta da Ficino per Lorenzo De’Medici, oppure il Rosarium Philosophorum, un trattato molto diffuso nel XVI secolo, anche se più volte rivisitato e ampliato nel corso dei secoli precedenti.

Ogni qualvolta un ricercatore, laico o mistico, si “rifà” alla Tradizione, significa che le sensazioni animiche (le farfalle), oppure, su un piano più consapevole, la percezione e l’intuizione animica (la Vergine incrocia i piedi e le braccia), sono riuscite a penetrare nell’Unus Mundus, l’universo spiri-tuale in cui vengono riposti e serbati, anche per secoli, i Segreti dell’Arte.

Si accede all’Unus Mundus per iniziazione. Attraverso un Bat-tesimo simbolico ai “Misteri dell’Arte” (la funzione trascendente), si entra a far parte della “comunità” dei cercatori di verità che pos-sono entrare in contatto con l’ospite “inquietante”, il Sè inconscio.

Invisibile alla coscienza dell’Io, il Sè inconscio “insiste nel dire che nell’età della tecnica la domanda di senso è radicalmente diversa, perchè non è più provocata dal prevalere del dolore sulle gioie della vita, ma dal fatto che la tecnica rimuove ogni senso che non si risolva nella pura funzionalità ed efficienza dei suoi apparati.”

L’ospite ci avverte che siamo in balia di una “tempesta difficile”, naufra-ghi dell’inconscio ereditario collettivo, perchè i sistemi di razionalizzazione delle problematiche inconscie, e le pratiche terapeutiche, filosofiche e reli-

VIII. L’INCONSCIO UNIVERSALE 32

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LA GNOSI DEL SE’

giose che da esso provengono, non sono mai state in grado di risvegliare nel “cliente” il desiderio di conoscere il senso del dolore, il si-gnificato delle prove, delle malattie e il non- senso di certi incontri, rapporti e conflitti.

L’uomo contemporaneo, ricorrendo all’effi-cienza tecnica e funzionale di guaritori, esperti, specialisti, consulenti, teologi e guru, si autoeso-nera da qualsiasi ricerca della verità e sprofonda nell’insensatezza delle risposte generate dall’in-conscio ereditario collettivo (sistemi di credenza, modelli di successo e precetti religiosi), arteficie di ogni forma di illusione individuale e collettiva.

L’incessante proliferazione di tecniche di guarigione e di emancipazione dalla psiche in-conscia, ci dimostra infatti i crescente potere degli apparati tecnici di manipolare la percezio-ne individuale (La mano e la colomba rossa) e la parallela incapacità dell’individuo di intrapren-dere il possibile viaggio della gnosi intuiva all’in-terno dell’ Inconscio Universale (il naufragio).

L’inconscio universale rappresenta il punto più difficile da attraversare durante processo di metamorfosi dell’intuizione introversa poichè

nell’Unus Mundus dell’Alchimia, sono conte-nute le formule “chemiche” della purificazione dell’ombra, di trasmutazione della mente e di trasformazione della coscienza dell’Io nell’espe-rienza, coscienza e conoscenza del Sè incoscio.

All’inconscio universale, fonte di ispi-razione della mitologia e di leggende, racconti epici e non ultimo della saga Hanry Potter, si giunge per tre vie:

1. L’intuizione istintiva di Clori, a stento trattenuta da Vento Zefiro, il vento del Nord, simbolo dell’introversione dell’emozione in grado di far uscire dalla bocca della ninfa un filo ininterrotto di favole, novelle e racconti fantastici che si ispirano a processi neuropsi-cologici di metamorfosi della psiche in con-sapevolezza di relazione (Animus Mercurius)

2. L’intuizione creativa di Flora intenta a co-spargere il terreno i petali di tutti i tipi fiori, metafora del compimento di un primo grado di consapevolezza simbolica che dischiude alla scoperta dell’inconscio universale (Spiritus Mercurius) cararetteritico dei racconti di inizia-zione , come il Parsifall e le opere di Goethe.

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3. L’intuizione cognitiva rappresentata dalla danza delle tre Muse in grado di ispirare gli artisti (la freccia di Eros) durante fasi di introversio-ne e cortocircuitazione delle emozioni suscitate dalla bellezza, alimenta-te dal piacere e intensificate dalla castità sessuale, ovvero dalla sublimazio-ne dell’energia sessuale in amore, creatività e consapevolezza emozionale.

Botticelli sembra indicarci la via della graduale trasformazione dell’intuizio-ne introversa in uno straordinario strumento di conoscenza (Intellectus Mer-curius) dell’Inconscio universale, il ricchissimo deposito di immagini archeti-pali che da millenni orienta, guida e ispira il destino spirituale dell’umanità.

La mitologia greca e i testi sacri del buddhismo e del cristianesimo, così come tutti i “frutti dorati” della conoscenza simbolica cresciuti in ambito ar-tistico (il giardino delle Esperidi), sono stati generati dal potere della Gnosi intuitiva (Venere Humanitas) di comprendere il potere occulto dell’incon-scio ereditario, rappresentato dall’albero di mirto che si staglia alle sue spalle.

“Qualunque possa essere la struttura dell’inconscio, una cosa è certa: esso contiene un numero indeterminato di motivi o forme di carattere ar-caico che di massima sono identici alle idee fondamentali della mitologia e a simili forme di pensiero. L’inconscio, in quanto è la matrice spirituale, è dotato di qualità creative, ed è il luogo di nascita delle forme pensiero.”

Esiste un legame significativo tra sviluppo della Gnosi intuitiva e la prudenza nell’accogliere i frutti della conoscenza, rappresentato dall’im-magine di Mercurio intento a dissippare le nubi create dall’incertezza.

Lo sviluppo dell’intuizione istintiva (Clori), creativa (Flora) e cognitiva (Le Muse) richiede un atteggiamento mentale introverso (Mercurio) in cui l’accento non cada sul mondo esterno (il mondo della coscienza), ma sul fat-tore soggettivo (i recessi della coscienza). Ciò procura necessariamente le ca-ratteristiche manifestazioni dell’inconscio, cioè arcaiche immagini di pensiero frammiste a sentimenti “ancestrali” o “storici”, così pure il sentimento di inde-terminatezza, atemporalità e unità peculiari dell esperienza artistica e mistica.

“Per questo è necessario “spodestare l’Io che , con la sua armatura concet-tuale, è sempre vigile sui processi psichici che distorce con la sua nomencla-tura, per aprirsi all’anima, intesa come una “messa in scena di archetipi”, che i miti descrivono con quel linguaggio immaginale che è proprio dell’anima.”

L’apertura all’intuizione creativa dell’anima (Flora dipinta sulle spal-le), concepita da Jung come funzione di collegamento con l’inconscio e personificazione dell’inconscio stesso, permette di sviluppare le “ali” del-la intuizione sensoriale (ali di farfalla) con cui diventa possibile esplora-re il territorio delle fantasie ancestrali (le farfalle colorate) generate dal Sé

“Se uno ha toccato l’essere (il Sè inconscio) anche una volta soltanto, ha var-cato il margine lungo il quale hanno ancora peso le parole, le nozioni, le scuole, le confessioni. Ma in compenso ha imparato a venerare ciò da cui esse traggono vita. In questo senso, anche il termine bosco ha particolare importanza. Natu-ralmente, non è un caso che non appena i nostro sguardo si posa commosso e affascinato su fiori e alberi, subito cominciamo a liberarci da tutto quanto ci tiene avvinti alle cure del tempo. Qui troviamo il giardino dell’Eden, i vigneti, i gigli, il granello di sabbia delle parabole cristiane. Troviamo il bosco incantato delle favole con i lupi che divorano gli uomini, le streghe e i giganti; ma anche il buon cacciatore e la siepe di rose della Bella Addormentata, alla cui ombra il tempo si è fermato. E poi le foreste dei Germani e dei Celti, e il boschetto di Gla-sur dove gli eroi hanno sconfitto la morte e, ancora, il Getsemani e i suoi ulivi.”

(Ernst Jünger, Trattato del ribelle)

VIII. L’UNUS MUNDUS 32

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LA FUNZIONE TRASCENDENTE

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La formazione fisica, psichica e mentale dell’uomo dipende dal-la sviluppo biogenetico dei cromosomi materni e paterni disposti lun-go il filamento elicoidale del Dna. Diventiamo poi una persona e acqui-stiamo certe abitudini, comportamenti e convinzioni sulla base di una disposizione geometrica degli archetipi di nascita che, non diversamen-te dalla funzione dei cromosomi, agiscono secondo una logica progres-siva definita da un preciso modello archetipico, il nostro Dna spirituale.

Per gli antichi greci l’archetipo di nascita, studiato a fondo dall’astro-logia e dalla iatromatematica rinascimentale, la scienza delle corrispon-denze in cui eccelleva Giordano Bruno, descrive sia il processo di struttu-razione della coscienza razionale dell’Io (archetipo di Saturno), sia un processo di de-strutturazione della persona sociale, intellettuale e spiri-tuale in cui ci identifichiamo (archetipo di Zeus), finalizzato a riportarci nel mondo della natura divinizzata, nell’Olimpo dell’inconscio universale.

Se si procede nell’analogia si può intuire uno dei passaggi chiave del sim-bolismo alchemico: così come il genoma biologico informa la struttura fisi-ca, psichica e mentale (i tre modelli) dell’uomo, così il genoma cognitivo (il volto di Gabriele composto dalle farfalle) “annuncia” la nascita dell’istinto cognitivo (il bambino) in grado poi di modellare l’identità umana e spiri-tuale attraverso la conoscenza dei dodici archetipi del Sè (le dodici pagi-ne) che si possono “estrapolare” dal Sè universale (l’enciclopedia botanica)

L’istinto cognitivo rimane latente.come addormentato, durante il processo di strutturazione dell’Io e la formazione dell’identità sociale. In questa prima fase la funzione trascendente (sensazione, percezione, intuizione, immagina-zione e ispirazione) è completamente asservita ad assimilare e fare propri i mo-delli archetipali dell’adattamento e del successo presenti nell’inconscio sociale.

Solo in una condizione di sofferenza psichica, man mano che le sensa-zioni animiche (le farfalle) ci permettono di prendere coscienza dell’in-conscio ereditario, il demone che genera il fenomeno delle compen-sazioni, le malattie psicosomatiche, la libido compulsiva e il senso di frustrazione, diventa possibile sperimentare il poteredell’introversione psichica (la donna raggomitolata nel sistema limbico del cervello) di ri-svegliare l’energia spiriruale1 in grado di riattivare il genoma cognitivo.

I processi cognitivi quotidiani sono caratterizzati dall’inerzia e dalla stati-cità, salvo in quei casi in cui la funzione trascendente sia così sovraccaricata di stimoli da provocare quelle forme di psicopatologia che hanno il loro sostrato nell’universo mitologico, per cui si possono verificare varie forme di sindromi, disturbi o eccessi della personalità e coincidenze sincoroniche che possono far precipitare la coscienza razionale in una condizione di eccitazione psichica in grado di aprire rapidamente i cancelli di accesso all’inconscio universale.

E’ in condizioni di intenso stress fisico, psichico e mentale che l’individuo può invocare il potere del genoma spirituale (Dio) e sperimentare di poter con-fidare nella specializzazione biopsicosomatica del Sè individuale (la fortezza) di attivare processi di guarigione delle psicopatolologie del corpo (San Raffae-le) e della mente (l’arcangelo Uriele) e di innescare quei meccanismi di difesa (i 72 galli) non solo dalle infezioni, dalla follia e dall’irrazionalità dei com-portamenti umani, ma soprattutto dall’intrusione della libido autoaffermativa (satana) che è la causa prima dell’alterazione dell’equilibrio (san Michele).

Così come a psicopatologia è essa stessa un mezzo per essere influenza-ti dal mito e o per entrare nel mito, così la conoscenza dei miti, lo studio

1. Per il tantrisno la colonna vertebrale contiene al suo interno il canale sottile della sushumma, il canale che conduce l’energia mentale kundalini (lo spirito santo dell’alchimia cristiana) fino al cervello

LA FUNZIONE TRASCENDENTE

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immagini simboliche e il fascino trasmesso dei “ruderi” della memoria collettiva posso-no risvegliare il genoma cognivo (Gabriele) che stimola il desiderio di esplorare l’Ani-matomia, lo studio della metamorfosi dell’ani-ma attraverso gli otto regni dell’Inconscio.

L’artista descrive in questo senso un modello di guarigione dalle psicopatologie dell’anima in quanto traduce in immagini e parole i contenuti rimossi dalla coscienza collettiva . Lo può fare tramite lo sviluppo della funzione trascendente che ”può essere paragonata a una funzione ma-tematica che ha lo stesso nome, ed è una funzio-ne di numeri immaginari e reali. La ‘funzione trascendente’ psicologica risulta dall’unificazio-ne di contenuti ‘cosci’ e contenuti ‘incosci’.” 2

La neuroscienza afferma che il sistema senso-riale specializzato a recepire le vibrazioni acusti-le sottili e le frequenze di luce poste all’estremità della banda delle frequenze decodificate dall’oc-chio (il regno vegetale) invia al cervello ogni tipo di informazione, visibile o invisibile, conscia o inconscia, per essere decodificate e interpretate.

Il processo di sintesi dei due tipi di im-put avviene primariamente attraverso le sen-

sazioni corporee (la prima donna a sinistra) che si manifestano a fior di pelle, ma poi evolve, con l’esperienza della visione (Psi-che vuole vedere il volto di Eros), nella per-cezione sensoriale che coinvolge sia gli or-gani del corpo che le ghiandole endocrine.

E’ al termine di uno preciso programma di addestramento all’arte di Afrodite (Psiche deve superare le quattro prove di Afrodite), che spun-tano le “ali” dell’intuizione sensoriali per cui di-ventiamo abili a selezionare e catalogare e emo-zioni ed ad intraverdere in esse la presenza di un programma archetipico di natura spirituale (le otto pagine) che ci costringono ad aprire gli occhi sulle conseguenze derivate dal fatto che sottovalutiamo il profondo inpatto che i pri-mi tre livelli del’inconscio collettivo (psichico, creativo ed ereditario) hanno sui nostri sensi e quindi sui processi cognitivi connessi all’ imma-ginazione e alle dinamiche del ragionamento.

L’arte di collegare nel cervello le sensazioni, le percezioni e le intuizioni conscie e incoscie con le immagini archetipali non avviene pra-ticando la terapia psicoanalitico, il counsuling filolofico o qualche tecnica di programmazio-

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ne neuro linguistica. Il processo di categorizzazione delle sensazioni, delle percezioni e delle intuizioni incoscie (la tripla fila di farfalle) emerge sponta-neamente quando l’istinto intuitivo (la bambina) realizza l’amalgama tra le intuizioni infrapersonali e le intuizioni interpersonali per cui, ad esempio, la vibrazione trasmessa dalla natura verdeggiante si traduce in sentimenti di amore, pace, armonia e desiderio di giustizia in quanto il codice spiritua-le sembra essere sincronizzato con le frequenze universali dell’arcobaleno.

Ciò significa che possiamo chiudere gli occhi (la quarta ragazza a destra) e im-maginare un certo valore di vibrazione per sperimentare un flusso di immagini archetipali collegate alle emozioni corrispondenti, oppure sperimentare, come spesso avviene ela mente degli artisti, l’operazione contraria, ovevro la trasposi-zione di ogni emozione in colore, vibrazione di luce, increspatura della luce .

La funzione trascendente ci permette dunque di andare oltre le cose percepite dai sensi e di sperimentare i poteri dell’ispirazione di im-maginare nuove realtà anche in assenza di sollecitazioni esterne .

Su un gradino appena superiore la funzione trascenden-te evolve nei poteri dell’immaginazione di creare dal nul-la nuove realtà praticando il completo distacco dal mondo sensoria-le e quindi dall’incoscio ereditario (famigliare, culturale e religioso).

Se si riesce a dispiegare completamente la funzione trascende-te, rappresentato simbbilicamente da Magritte nelle cinque sezio-ni del corpo femminile (sensazione, percezione, intuizione, ispira-zione e immaginazione), è possibile discendere in uno stato di totale assorbimento nelle sensazioni arcaiche (il volo degli uccelli) o nei sentimenti ancestrali (le sirene) che permettono di attingere al materiale inconscio.

Tale discesa richiede un abbassamento del livello mentale in cui domina la coscienza dell’Io (il regno di Saturno) al fine di rea-lizzare l’immersione nel mondo mitologico (il regno di Zeus) do-minato dalla percesione cognitiva degli archetipi (l’aquila di Zeus)

Superata la sfera dell’inconscio di “mezzo”, costituito dall’incon-scio psichico, creativo, ereditario e sociale, l’anima che sceglie di segui-re le istruzioni di Afrodite, può gettare il filo dell’immaginazione crea-tiva fino a collegarsi con l’inconscio archetipale (il regno di Nettuno).

E’ in questa fase che emergono dalla memoria evolutiva, quella parte di cervel-lo in cui sono riposte tutte le esperienze collettive dell’umanità dai suoi primordi, i simboli in grado di agire sul ricordo delle esperienze emotive (la tartaruga), cre-ative (il leoe marino) e cognitive (la balena). Gettare il filo dell’immaginazione è il metodo degli artisti che operano a livello incoscio, ma l’alchimista dell’in-conscio utilizza una specifica tecnica (la canna da pesca) per prendere all’amo quei contenuti di memoria emotiva che affiorano per primi alla coscienza.

Scrive Jung: “L’allenamento consiste innanzitutto in un addestramen-to sistematico ad escludere l’attenzione critica, producendo così un vuo-to della coscienza che favorisce l’emergere delle fantasie latenti. Le fansta-sie spontanee emergono per lo più in forma relativamente composta e interdipendente e contengono spesso indicazioni visibilmente preziose.”

L’Arte di Afrodite è sia un metodo (il filo) che una tecnica (l’amo) fi-nalizzato a trarre il massimo consiglio dal materiale inconscio. “Ciò che si cerca è la presa di coscienza dei contenuti inconsci che sono in pro-cinto di influire sul nostro agire; questo evita appunto l’intromissio-ne segreta dell’inconscio e le sgradevoli conseguenze che ne derivano.

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ANIMATOMIA

“La facoltà immaginativa inizia in un cuore consapevole che esistono immagi-ni veritiere e immagini false e che esse non sono in contraddizione, semmai sono in correlazione, addirittura sono contigue. Non si può avere senza il falso. Riconosciamo che stiamo immaginando secondo verità grazie a una sottile sensibilità per le illusioni, per cui avvertiamo quando partiamo per la direzione sbagliata. La finezza del cuore sta nel suo ritmo doppio, come un’eco sincopata; ovvero nell’avere quella parete in-terna, uno specchio a due facce grazie al quale le speculazioni riflessive possono essere prese a cuore e immaginate ulteriormente. E’ solo questo riverbero interiore che per-mette al cuore di contemplare le immagini nei propri sentimenti invece di identificar-si con questi in quel soggettivismo che sta alla base di ogni falso atto immaginativo.”

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Ogni emozione generata da una sensazione, percezione o intuizio-ne inconscia ha il proprio fondamento sul “riverbero interiore” che per-mette al cuore di contemplare le immagini dei propri sentimenti, e, in una fase più evoluta, le immagini dell’Anima collettiva, l’Anima Mundi.

Riferendosi a questa facoltà ‘estetica’ delle valvole venose (Castore) e arteriose (Polluce) di riverberare per l’emozione e di far vibrare la ghian-dola del timo (Leda) al cospetto delle luce emanata dalla bellezza, Leo-nardo/Hillmann aggiunge: “E’ questo cuore che voglio ridestate a una risposta estetica al mondo. Non sarà mai possibile percepire l’Anima Mundi, se l’organo di questa percezione rimane inconscio perchè è con-cepito solo come pompa fisica o come personale scrigno dei sentimenti.

Con il cuore si entra subito nell’immaginazione:infatti, quando si conside-ra il cervello come sede della coscienza, si cercano localizzazioni letterali, men-tre ...il passaggio al cuore è già una mossa di poiesis: metaforica, psicologica.”

E’ la percezione di questo riverbero interiore che ci può dare la conferma aver realizzato la metamorfosi (il cigno) dell’anima inconscia (Dea Nemèsi) nell’ani-ma consapevole delle emozioni (la ninfa Leda) e del loro potenziale creativo e spirituale. La consapevolezza delle emozioni recepite come risposta estetica alla luce riflessa dalla bellezza e dall’innocenza (Elena), dall’amore per i figli e la libertà (Cliennestra), trasforma l’organo del cuore nella sede della coscienza animica

Appena il cuore, tramite lo scambio di sangue venoso e arterioso, inizia a recepire l’etere, il veicolo dell’Anima Mundi, il timo inizia a vibrare come una farfalla e a trasmettere le sensazioni animiche connesse all’inconscio.

Il fenomeno dà origine a un processo mentale di distillazione dell’ec-citazione psichica (la macchina del vapore), di separazione e catego-rizzazione degli stimoli (la casetta di legno), di differenziazione cere-brale di ciò che ha un significato psicologico, oppure metaforico (i due emisferi cerebrali) e infine di prelievo (idrualico) delle informazioni uti-li per incrementare (nella nuca) una ulteriore consapevolezza di sè (la fan-ciulla/anima) e consapevolezza di relazione (la testa di donna/animus)

La coscienza del cuore si differenzia dalla coscienza razionale dell’Io percepita nel cervello, perchè non esclude a priori nessun pro-cesso di manipolazione delle immagini inconscie dovuto a fenome-ni di tipo molecolare, biologico, psichico e sensoriale (le quattro mani).

La coscienza del cuore ci permette di assistere da testimoni silenziosi ai fenomeni inconsci, impedendoci così di identificarci nelle emozioni di rabbia, collera, gelosia, invidia, gelosia, avidità, concupiscenza e libidine che apparten-gono al quel “soggettivismo che sta alla base di ogni falso atto immaginativo”.

Se riusciamo a osservare con distacco l’intero processo di distillazio-ne, categorizzazione, differenziazione e selezione delle immagini, signifi-ca che abbiamo innescato il processo di trasformazione del Sè inconscio nel Sè Testimone (le tredici mani). Il passaggio alla coscienza del cuore, di per sè una esperienza mistica che trascende la mente operazionale raziona-lizzatrice, opera anche in senso inverso: così come l’immagine, anche sem-plicemente visualizzata dalla mente, suscita un’emozione, anche l’emo-zione interna che “transita” nella mente “residente nel cuore”, secondo una definizione cara ai buddhisti, si frantuma in miriadi di immagini che aspettano di essere ricomposte all’interno di uno specifico percorso di illu-minazione della mente translogica (i quindici fogli di carta/ i quindici gra-dino che Maria deve salire per poter accedere al Tempio della conoscenza).

ANIMATOMIA

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E’ ovvio che ci stiamo addentrando in quel-la dimensione mistica che sfugge all’intelletto razionale, ma che rappresenta il fulcro di ogni spiritualità che si affida all’arte, alla meditazio-ne e alla contemplazione simbolica per stimo-lare nell’iniziato una più ampia coscienza di sè (Anima) e coscienza di relazione (Animus).

Per il Tantra la “mente residente” rappre-senta il fulcro dell’esperienza del Sè testimo-ne che dischiude alla percezione equanime, passaggio obbligato per sviluppare la compas-sione del cuore e la comprensione universale.

In occidente Sant’agostino definisce lo stesso concetto come “Mens”, il principio attivo del-le operazioni spirituali, la potenza generale che comprende sotto di sè la volontà, la memoria e l’intelletto dell’anima, la triade che struttu-ra l’Identità dell’anima, il primo grado del Sè.

Per Sant’Agostino, erede della gnosi paoli-na, la creazione dell’uomo spirituale, il secondo Adamo non più plasmato dall’argilla (archetipo dell’Io) ma dallo spirito vivificante (l’archetipo del Sè) contenuto nell’etere (la luce), coincide

con la realizzazione della Mens, ovvero con il potere della mente di assorbire l’Anima Mundi (il mondo sensibile di Afrodite)1, di rimuovere l’identificazione con la Persona (la donna con i vestiti sulla spalla) e indagare nella memoria emotiva (la donna china fruga nel baule) attra-verso la modulazione intuitiva (il lenzuolo bian-co) delle frequenze infrarosse (il tessuto rosso).

Secondo una definizione presa in prestito dal-la spiritualità tantrica, la Mens è il “sedicesimo senso interno” e serve da centro di collegamen-to tra l’attività percettiva e l’attività bimotrice del cervello (interpretazione e decodificazione); base e centro di raccolta di tutte le impressio-ni, esso coordina tutte le attività biologiche e psichiche, in particolare quelle dell’inconscio (il vaso di mirto alla finestra), ma tramite le funzio-ni superiori è in grado di coordinare le attività mentali e spirituali indispensabili per compren-dere il significato delle immagini sul piano del-la realtà (Sat), il significato dei sentimenti sul piano della coscienza (Chit) e il significato dei simboli sul piano della conoscenza (Ananda)

IL CUORE ALCHEMICO

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L’Animatomia generata dalla Mens è un’arte complessa perchè richiede una raffinata abilità bimotrice del cervello di procedere razionalmente a tra-durre le emozioni inconscie in contenuti espressivi e di disporre i contenu-ti secondo una logica che trascende la razionalità dei codici interpretativi.

Si tratta essenzialmente di una logica che dal tempo dei graffi-ti disegnati nelle caverne ha dato vita in occidente ai miti, ai culti sa-cri e alle iniziazioni spirituali (i riti) si ricollegano per analogia al percor-so stagionalecompiuto dal sole all’interno delle costellazioni zodiacali

Si perviene tale logica sviluppando l’istinto intuitivo (la bambina) in grado di fungere da medium con l’inconscio (il vaso di mirto dipinto al centro del vestito) e di tradurre le informazioni che provengono dall’etere del cuore (le pagine di botanica associate alle vibrazioni del verde) in “messaggi cifrati”.

Mentre Magritte sperimenta le facoltà della Mens di canalizzare un percor-so di trasformazione dell’intuizione razionale (l’angelo nero) in consapevolezza simbolica (il leone rosso) in grado di stabilire un ponte tra conscio e inconscio, Panikova fa riemergere dall’inconscio alchemico le immagini, le cifre e i sim-boli che descrivono la metamorfosi dell’anima nelle otto stanze dell’inconscio.

La ricerca dell’artista russa sembra seguire la logica dei multipli dell’otto che richiama alla memoria l’Ottuplice sentiero descritto dalla spiritualità buddhista.

La serie delle otto pagine lette in verticale si arresta dopo sei ci-cli di tempo (8x6=48), a rimarcare il fatto che la Mens, il sedicesimo sen-so interno, è stata in grado di canalizzare i primi tre gradi del Sè intui-tivo (16x3=48), chiamati sintecamente Sat-chit-ananda dal tantrayoga.

Anche Magritte sembra suggerire un medesimo modello di sviluppo disponen-do tre oggetti diversi nelle prime “stanze” definite dall’archetipo della croce, aste-nendosi di rivelare che cosa si celi nell’ultimo stadio di metamorfosi dell’intuizione.

Entrambi gli artisti incarnano il modello di Afrodite e, mantenendosi stabili nella “coscienza del testimone” tracciano la “Via femminile” all’in-dividuazione: dapprima si sperimenta la forza performativa delle immagini archetipali (la sagoma per modellare) sul piano della realtà; poi si verifica la forza delle immagini di manipolare (la mano) il senso delle cose (Ceci n’est pas une pipe), e infine una logica disposizione di simboli cognitivi (la mela) capaci di offrire un contributo di conoscenza alla coscienza collettiva.

Il Medium può giungere a trasmettere in codice le 48 pagine del-la coscienza universale (l’enciclopedia botanica) in grado di illumina-re i primi tre gradi del percorso di individuazione creativa, ma non di accedere ai processi alchemici di trasmutazione della mente logica-intu-itiva (la Vergine) in mente translogica iperconscia (la Regina del cielo)

Questo ultimo stadio del percorso di metamorfosi si rivela ai mistici, ai filosofi e ai ricercatori che sperimentano, più per destino che per vo-lontà personale, la forza di equilibrio e di compensazione universale e comprendono, per esperienza diretta, il potere del Sè universale di de-strut-turare la persona e cancellare l’Io al fine di far emergere il Sè individuale.

Probabilmente Magritte cela dietro una “maschera traforata” il sim-bolo della comprensione del significato simbolico della “passione, morte e resurrezione” della libido affermativa che fa di Cristo (il Sè individua-le) l’incarnazione del Sè Universale (Dio), modello di redenzione dell’Io e di salvezza dell’anima, in grado di risorgere nella carne (desiderio), vin-cere sull’ignoranza, opporsi al decadimento dello spirito e realizzare sta-di superiori di compassione, comprensione e discriminazione spirituale.

ANIMATOMIA

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LA FUNZIONE COGNITIVA

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L’etere (il cielo azzurro) è il veicolo della luce riflessa dalle cose, dai corpi, dalle situazioni e dalle immagini che provengono dal mon-do esterno. E’ una esperienza comune a molte persone in partico-lare di quelle creative e intuitive, riuscire a vedere oltre le apparen-ze e percepire nell’etere aspetti nascosti della realtà o della psiche altrui.

Lo sviluppo dell’intuizione introversa è così diffusa e generalizzata in tutti i campi del sapere e delle attività umane che alcuni ne hanno fat-to uno strumento per incrementare i profitti, mentre altri una professione, divendendo così abili nell’indagare gli aspetti inconsci della psiche (la fo-resta) da proporsi in veste di guaritori, consulenti e terapeuti dell’anima.

L’occidente possiede da almeno duemila anni una intuizione religiosa del Sè cognitivo anche se la venerazione che abbiamo per il Gesù Rabbi, arche-tipo dell’individuo modellato dall’inconscio archetipale in grado di insegna-re attraverso parabole e miracoli, si scontra con una inibizione inconscia di comprendere il significato della passione di Cristo, archetipo invece di un processo di liberazione dalle maschere della persona (le 14 stanze della salita del Calvario), di dissoluzione dell’Ombra inconscia (la crocifissione) e de-costruzione degli schemi di comportamento, di pensiero e di conoscenza (le tre file di case incendiate dal fuoco) che caratterizzano la fase di discri-minazione conscia tra i diversi modelli di coscienza (la discesa nel Limbo) .

Jung più volte afferma che l’archetipo del sacrificio di sè (istinti, pulsioni e libido), la condizione inconscia del cristiano che determina l’assenza di ego, di Non-Io che dischiude alla comunicazione con l’etere spirituale, sia giunto in largo anticipo sulle effettive capacità di comprensione della coscienza collettiva.

Non si può infatti nemmeno ipotizzare che l’individuo possa decidere in modo conscio, e quindi dogmatico o ideologico, di perseguire il sacrificio di sè per amore degli altri, ma nemmeno trascurare il fatto che la realizzazione dei processi di metamorfosi della percezione (le otto finestre) in consapevolezza di sè (funzione Anima) e consapevolezza di relazione (funzione Animus) sono di per sè condizione sufficiente per stanare (il cacciatore) l’egocentrismo con-nesso ai sentimenti di avidità, concupiscenza, invidia sociale e sete di successo.

Il “cacciatore di ego” è una delle immagini archetipali più eloquenti per descrivere l’istinto cognitivo del cuore in cui sono attive entrambe le fun-zioni, per cui si è contemporaneamente consapevoli di sè (funzione Ani-ma) in rapporto alle richieste del mondo esterno (falce di luna calante) e consapevoli della realtà in cui si vive (funzione Animus) in rapporto ai sentimenti morali, ai valori etici e ai principi spirituali illuminati dall’ani-ma che evolve dalla funzione trascendente (la falce di luna crescente).

Ogni immagine che scaturisce dal “cuore alchemico” degli artisti contie-ne entrambe le funzioni, poichè il cuore parla sia linguaggio dell’Anima che avanza richieste di amore, giustizia, solidarietà, pace, armonia e conoscenza, sia quello dell’Animus che ci avverte della degenerazione della coscienza collettiva.

L’arte insegna a percepire l’esistenza di diversi piani di realtà e quindi di punti di vista difformi dai nostri, ma lo fa in modo sottile, inconscio, fa-cendo agire i simboli su un piano adiacente a quello intimo e personale.

“Non si deve chiedere che cosa significano i simboli, perchè i simboli non significano, i simboli operano. Quando, a distanza, ne avvertiamo il senso, i simboli si sono già allontanati e il loro posto è già stato occupato dai codici che di volta in volta ordinano il nostro modo di vivere e parlare. Ma già si preparano altre inconsapute verità, a cui è affidata ogni cadenza inconsueta della nostravita.”

IL CACCIATORE DI EGO

LA FUNZIONE COGNITIVA

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L’ARTE DI EKATERNA PANIKANOVA

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Ekaterina Panikanova, nata a San Pietroburgo nel 1975 vive e lavora tra Roma e San Pietroburgo. All’età’ di soli 5 anni partecipa alla prima mostra nel Museo Ermitage di San Pietroburgo. Ha compiuto gli studi presso la Scuola dell’Arte del Museo dell’Hermitage in San Pietroburgo (RU) e effet-tuato un corso di pittura antica al Museo dell’Hermita-ge di San Pietroburgo.Nel 2001 ha Conseguito la Laurea in Pittura Monume-tale presso lo studio del professore Andrey Milnikov.

Nel 2003 è accolta nel Circolo degli Artisti di San Pietroburgo. Nel 2006 ha fondato insieme ad altri artisti il gruppo di giovani artisti Russi “POLYREALISM”. Nel corso della sua formazione ha conseguito alcuni ricono-scimenti tra i quali ricordiamo:1997 Vincitrice della borsa di studio sulle Arti del Presidente Putin 1999 Vincitrice del concorso di pittura dedicata al poeta russo Pushkin.1999 Vincitrice di concorso di pittura per la realizzazione degli affreschi nella Cattedrale di San Salvatore a Mosca. 2001 Vincitrice del concorso come migliore laureata nell’arte con invito da parte della Cooperativa Ceramica di Imola (IT) per un il corso di pittura antica al Palazzo Pitti in Firenze2001 Vincitrice della borsa di studio dell’Accademia d’Arte Russa2003 Vincitrice della borsa di studio dell’Unione degli Artisti della Russia 2001 Come migliore laureata nell’anno 2001 presso dell’Accademia di San Pietro-burgo mi e’ stato assegnato uno studio personale per 5 anni all’interno dell’Acca-demia di Belli Arti a San Pietroburgo PRINCIPALI MOSTRE: 2010 ADRENALINA 1,2 Musei Capitolini .Centrale Mntemartini. ROMA 2010 Selezionat Premio Pittura .PREMIO CELESTE 20102010 Mostra personale Banca Carige Roma 2010 mostra collettiva dei giovani artisti Russi. MOSCA2010 IMAGO AMORIS Giffoni Film Festival .Giffoni 2009 Selezionata Premio Pittura(Premio Celeste)2009 “Artabu` icone della trasgressione” Giffoni film festival Giffoni Salerno2009 Aqua .Metamorfosi di Luce e Forme della Conoscenza.Banca Carige,Roma2008 Calendario 2009 .Galleria Il Polittico. Roma 2008 Per amore .La raccilta Caggiano.Roma ,Palazzo Incontro.2008 Cantico dei Cantici .Chiesa St.Lucia in Canfalone.Roma 2008 75 anni di Circolo degli Artisti di San Pietroburgo. RU2008 Miti e Maestri .Giffoni Film Festival. Giffoni Valle Piana ,(SA)2008 IV Polirealizm Art Show. San Pietroburgo RU2008 Filosofia dei fiori , Galleria Il Polittico, Roma2007 Jubileo di Scuola dell’Arte del Museo dell’ Hermitage San Pietroburgo2007 Jubileo di citta’ Pushkin.”I Sogni Rosa”RU2007 III Polirealism Art Show San Pietroburgo (RU)2007 Calendario, Galleria Il Polittico Roma 2007 Premio Michetti, Francavilla al Mare2007 Mostra collettiva “Gioventu’ Russa” , Mosca2006 Mostra Collettiva nel museo Brodsky di San Pietroburgo (RU) 2005 Mostra Collettiva di giovani artisti russi a Tretyakov Galleria in Mosca2004 Vacanca Romana , Accademia dell’Arte di San Pietroburgo2003 Mostra personale alla Galleria “Delta” di San Pietroburgo 2003-2007 Partecipazione al Festival annuale “d’Avant Garde a Oggi”2001 Mostra dei giovani artisti russi in Mosca1999-2007 Mostra collettiva annuale nel circolo degli artisti di San Pietroburgo

www.ekaterinapanikonova.com [email protected]

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