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I nuovi requisiti patrimoniali ed effetti sul business

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I nuovi requisiti patrimoniali

ed effetti sul business

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Rapporto di Ricerca

Solvency II – The

implementation phase:

I nuovi requisiti patrimoniali ed

effetti sul business

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AUTORI: Chiara Frigerio

Federico Rajola

Francesca Taormina

Pubblicato nel mese di marzo 2013,

Copyright © CeTIF. Tutti i diritti riservati.

Ogni utilizzo o riproduzione anche parziale del presente documento non è

consentita senza previa autorizzazione di CeTIF.

Si ringraziano Moody’s analytics e Deloitte per la collaborazione nella conduzione dell’iniziativa di

ricerca.

DISCLAIMER: CeTIF assicura che il presente documento è stato realizzato con la massima cura e con tutta la

professionalità acquisita nel corso della sua lunga attività. Tuttavia, stante la pluralità delle fonti

d’informazione e nonostante il meticoloso impegno da parte di CeTIF affinché le informazioni

contenute siano esatte al momento della pubblicazione, né CeTIF né i suoi collaboratori possono

promettere o garantire (anche nei confronti di terzi) esplicitamente o implicitamente l'esattezza,

l'affidabilità o la completezza di tali informazioni. CeTIF, pertanto, declina qualsiasi

responsabilità per eventuali danni, di qualsiasi tipo, che possano derivare dall'uso delle

informazioni contenute nel presente rapporto.

Si evidenzia, inoltre, che il presente rapporto potrebbe contenere proiezioni future o altre

dichiarazioni in chiave prospettica, circostanza che comporta rischi e incertezze. Si avvisano

pertanto i lettori che tali affermazioni sono solamente previsioni e potrebbero quindi discostarsi in

modo considerevole dagli effettivi riscontri ed eventi futuri. CeTIF declina fin d’ora qualsiasi

responsabilità e garanzia in relazione a tali proiezioni.

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INDICE

Premessa .................................................................................................................................................... 7

1. Il contesto della ricerca .......................................................................................................................8

1.1 Le motivazioni della ricerca .................................................................................. 8

1.2 Gli obiettivi del progetto di ricerca ...............................................................................................8

2. I nuovi requisiti patrimoniali ed effetti sul business ................................................................. 10

2.1 Introduzione ..................................................................................................................................... 10

2.2 Il nuovo requisito patrimoniale di solvibilità ............................................................................ 11

2.2.1 Formula Standard......................................................................................................................... 12

2.2.2 Modello Interno ........................................................................................................................... 15

2.2.3 Applicare lo Use Test .................................................................................................................. 19

3. Approcci al calcolo del Solvency Capital Requirement ............................................................ 21

3.1 Quanto capitale dovranno avere le compagnie di assicurazione? ......................................... 21

3.2 I metodi di calcolo del Solvency Capital Requirement.......................................................... 25

4. Implicazioni organizzative e di processo ................................................................................... 28

Bibliografia ............................................................................................................................................... 30

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Solvency 2012: The implementation phase 7

Premessa

Il presente documento è una raccolta dei principali contributi condivisi

durante il quarto incontro del Competence Centre “Solvency II – The

implementation phase. Dai requisiti patrimoniali all‟informativa verso

l‟esterno: monitoraggio e analisi delle pratiche europee di adeguamento a

Solvency II”. CeTIF nel suo ruolo accademico-istituzionale ha riportato

prevalentemente contributi derivanti da fonti istituzionali (principali

Autorità nazionali e internazionali) e casi di studio appartenenti sia al

mondo assicurativo sia al modo bancario.

Il Competence Centre “Solvency II – The implementation phase” si è

sviluppato in cinque incontri, da cui verranno elaborati sei rapporti di

ricerca:

Qualità dei dati e architetture Solvency;

Rischio Operativo e altre tipologie di rischio non incluse nella

formula standard II;

II ruolo delle funzioni di controllo nel sistema Solvency II;

I nuovi requisiti patrimoniali ed effetti sul business (business use) –

oggetto del presente documento;

L‟informativa verso l‟esterno;

analisi dei risultati della Survey: Solvency II – The implementation

phase.

Le principali fonti utilizzate, di natura esclusivamente accademica e

istituzionale, sono citate in bibliografia.

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Solvency 2012: The implementation phase 8

1. Il contesto della ricerca

1.1 – Le motivazioni della ricerca

L‟adozione della direttiva di Solvency II sta richiedendo alle compagnie di

assicurazione di introdurre modalità gestionali e strategie operative diverse

dalle attuali, implicando profondi cambiamenti all‟interno di tutte le

strutture organizzative.

Tali mutamenti sono critici per le compagnie e per l‟industria assicurativa

nel suo complesso. La criticità è dovuta sia dalla portata del cambiamento,

che per molti aspetti ha dei riflessi strategici diretti, sia dalla complessità del

cambiamento, causata dalla molteplicità degli ambiti di impatto della

direttiva. È necessario che ogni compagnia abbracci il tema della normativa

nel suo complesso, effettuando opportuni adeguamenti nelle strutture

organizzative e di governance sia con riferimento ai principi contabili, sia ai

modelli di valutazione tecnico-assicurativi.

Sono queste le principali ragioni che conducono CeTIF ad effettuare questo

percorso di ricerca, in modo da accompagnare le compagnie di assicurazione

a sviluppare strategie di cambiamento adeguate sia agli standard richiesti

dalla normativa, sia al business delle imprese stesse.

1.2 – Gli obiettivi del progetto di ricerca

La scelta di condurre la ricerca in oggetto ha l‟obiettivo di offrire un tavolo di

confronto di lungo periodo che possa rappresentare un costante punto di

riferimento per gli attori coinvolti nel cambiamento. La ricerca si sviluppa

attraverso una struttura di ricerca (Competence Centre) che, attraverso il

coinvolgimento di docenti universitari, compagnie di assicurazione,

istituzioni e aziende di servizi, svolge analisi e approfondimenti sul tema

fornendo linee guida di carattere accademico e strumenti e metodi di

carattere operativo. Il coinvolgimento degli attori impiegati nel

cambiamento verso Solvency II orienta costantemente la ricerca nel

rispondere alle esigenze concrete ed effettive del mondo operativo.

Il Competence Centre “Solvency II – The implementation phase, dai requisti

patrimoniali all’informativa verso l’esterno: monitoraggio e analisi delle practice europee

di adeguamento a Solvency II” ha come principale obiettivo quello di fornire una

visione accademica sullo stato di avanzamento dei progetti di adeguamento a

Solvency II attraverso la raccolta di esperienze provenienti dal mercato

assicurativo e dalle istituzioni.

In particolare gli output previsti dal Competence Centre sono:

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Solvency 2012: The implementation phase 9

realizzare momenti di confronto tra compagnie di assicurazione

impegnate nei percorsi di avvicinamento a Solvency II, confrontando

esperienze e criticità;

individuare ipotesi di soluzione a problematiche comuni sul fronte

dell‟implementazione operativa di Solvency II;

indicare richieste di chiarimento e istanze da proporre ed inoltrare

in sede istituzionale;

sviluppare ambiti di sperimentazione relativi all‟applicazione di

alcune soluzioni identificate durante la ricerca;

proporre momenti di confronto tra funzioni e competenze aziendali

differenti che coniughino approcci di business, organizzativi e di IT.

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Solvency 2012: The implementation phase 10

2. I nuovi requisiti

patrimoniali ed effetti sul

business

2.1 Introduzione

La direttiva Solvency II sta conducendo le imprese di assicurazione a

ripensare in modo radicale ai propri modelli patrimoniali. Infatti la suddetta

normativa fornisce seri requisiti con lo scopo di ottenere un capitale di

vigilanza allineato con il profilo di rischio della compagnia. Questo viene

identificato con il capitale da accantonare a seguito dei rischi legati alle

attività e alle passività e complessivamente allo svolgimento dell‟attività

assicurativa.

Principale scopo della direttiva Solvency II in questo contesto risulta

l‟istituzione di un settore assicurativo maggiormente stabile in cui è

possibile da una parte garantire la solidità finanziaria delle imprese di

assicurazione, in particolare nei periodi soggetti a elevata volatilità dei

mercati e dall‟altra tutelare l‟assicurato e contribuire alla stabilità del sistema

finanziario nel suo complesso.

I requisiti patrimoniali, ed in particolare quello di solvibilità, implicano

molteplici impatti sui modelli di gestione dell‟impresa sia a livello

organizzativo sia a livello di business.

Un ulteriore elemento ritenuto fondamentale si rivela nella tipologia di

modelli attuariali di cui si dispone; questi infatti dovranno essere sofisticati e

ad elevate prestazioni per la gestione assicurativa in modo da garantire il

corretto adeguamento dei modelli alla normativa.

Il Ruolo principale nel contesto Solvency II viene assunto dal Risk

Management ed in particolare dal Chief Risk Officer, poiché i nuovi requisiti

hanno spostato l‟attenzione dalle logiche di business verso quelle del rischio

modificando largamente i modelli organizzativi e decisionali dell‟impresa.

Un ulteriore elemento ritenuto fondamentale si rivela nella tipologia di

modelli atturiali di cui si dispone; questi infatti dovranno essere sofisticati e

ad elevate prestazioni per la gestione assicurativa in modo da garantire il

corretto adeguamento dei modelli alla normativa.

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Solvency 2012: The implementation phase 11

2.2 Il nuovo requisito patrimoniale di solvibilità

Uno dei principali cambiamenti che sta conducendo le compagnia di

assicurazione a ripensare in modo radicale ai propri modelli risulta il calcolo

del Solvency Capital Requirement (SCR). Questo viene definito all‟articolo

101 della direttiva come:

“the value-at-risk of the basic own funds of an insurance or reinsurance undertaking

subject to a confidence level of 99,5% over a one-year period.”

Questo valore viene calcolato in base al presupposto della continuità

aziendale e considera il livello di rischio a cui la compagnia è esposta,

coprendo sia le attività esistenti sia quelle nuove.

Secondo la direttiva “il requisito patrimoniale di solvibilità copre quanto meno i

seguenti rischi:

a) il rischio di sottoscrizione per l’assicurazione non vita;

b) il rischio di sottoscrizione per l’assicurazione vita;

c) il rischio di sottoscrizione per l’assicurazione malattia;

d) il rischio di mercato;

e) il rischio di credito;

f) il rischio operativo.”

Il calcolo dell‟SCR deve essere elaborato almeno una volta all‟anno,

comunicando il risultato del calcolo all‟Autorità di Vigilanza. In particolare

risulta rilevante sottolineare che nel caso l‟impresa osservi che il suo profilo

di rischio si discosti in maniera significativa dalle ipotesi sottostanti il

requisito patrimoniale calcolato, si dovrà procedere immediatamente al

ricalcolo e alla comunicazione all‟Autorità di Vigilanza.

La direttiva lascia la scelta alla compagnia di assicurazione relativamente alla

modalità con cui calcolare il requisito di solvibilità; l‟impresa, infatti, può

scegliere se utilizzare la formula standard o istituire un modello interno.

La formula standard viene principalmente utilizzata dalle imprese di piccola

dimensione poiché risulta di più semplice implementazione rispetto al

modello interno. Quest‟ultimo, anche se è più complesso da elaborare, è in

grado di determinare un requisito patrimoniale strettamente correlato alle

caratteristiche della compagnia e maggiormente specifico del profilo di

rischio dell‟impresa di assicurazione.

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2.2.1 Standard Formula

L‟utilizzo della formula standard per il calcolo del Solvency Capital

Requirement viene sancito dalla direttiva Solvency II negli articoli dal 103 al

111 della normativa di primo livello. Secondo questa metodologia, il seguente

requisito è composto dai seguenti moduli di rischio:

a) “il rischio di sottoscrizione per l’assicurazione non vita;

b) il rischio di sottoscrizione per l’assicurazione vita;

c) il rischio di sottoscrizione per l’assicurazione malattia;

d) il rischio di mercato;

e) il rischio di inadempimento della controparte.”

Tra questi viene anche preso in considerazione il rischio operativo, il cui

requisito viene esplicitato all‟articolo 107 della direttiva.

Per questi rischi la direttiva sottolinea che ciascun modulo è calibrato

“utilizzando una misura di rischio del tipo value at risk con un livello di confidenza del

99,5%per un periodo di un anno”.

“I parametri vengono calibrati sulla base dei dati interni dell’impresa interessata o di dati

che sono direttamente rilevanti per le operazioni di tale impresa tramite l’uso di metodi

standardizzati.” In questo contesto fondamentale risulta il concetto di Data

Quality infatti come anche sottolinea la normativa, l‟Autorità di Vigilanza ha

il compito di verificare “la completezza, l’accuratezza e l’adeguatezza dei dati

utilizzati” dalle compagnie di assicurazione.

Il requisito patrimoniale di base che è parte integrante del calcolo dell‟SCR

tramite formula standard è composto dalla sommatoria dei rischi

sopraenunciati ad esclusione del rischio operativo che viene preso in

considerazione in modo separato dalla normativa.

Per ciascun rischio la direttiva ne enuncia il significato e la modalità di

calcolo del requisito. In particolare:

“Il modulo del rischio di sottoscrizione per l’assicurazione non vita riflette il rischio

derivante da obbligazioni di assicurazione non vita, tenuto conto dei pericoli coperti e delle

procedure utilizzate nell’esercizio dell’attività.” Il rischio danni riflette sia

l‟incertezza dei risultati derivanti dalle obbligazioni di assicurazione e di

riassicurazione, sia le nuove attività che risulteranno contabilizzate nel corso

dell‟anno successivo. Parte integrante di questo requisito sono:

il rischio di tariffazione e di riservazione per il ramo danni,

riguardante il rischio di perdita o variazione sfavorevole del valore

delle passività assicurative, a causa di oscillazioni del momento di

accadimento e dell‟importo di liquidazione del sinistro;

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Solvency 2012: The implementation phase 13

il rischio di catastrofe, derivante dalla perdita o variazione

sfavorevole del valore delle passività assicurative causata da

un‟incertezza significativa delle ipotesi relative alla fissazione dei

prezzi e di costituzione delle riserve in rapporto ad eventi estremi o

eccezionali.

“Il modulo del rischio di sottoscrizione per l’assicurazione vita riflette il rischio derivante

da obbligazioni di assicurazioni vita, tenuto conto dei pericoli coperti e delle procedure

utilizzate nell’esercizio dell’attività”. Il requisito è composto da sette sottomoduli:

il rischio di mortalità, causato dalle variazioni del livello, della

volatilità dei tassi di mortalità, nel caso in cui un incremento del

tasso di mortalità dà luogo ad un aumento del livello delle passività

assicurative;

il rischio di longevità, causato dalle variazioni del livello, della

volatilità dei tassi di mortalità, nel caso in cui un calo del tasso di

mortalità dà luogo ad un incremento del livello delle passività

assicurative;

il rischio di invalidità, derivante da variazioni del livello della

tendenza o della volatilità dei tassi di invalidità, malattia e

morbilità;

il rischio di spesa per l‟assicurazione vita, derivante da variazioni del

livello, della tendenza o della volatilità delle spese incorse in

relazione ai contratti di assicurazione o di riassicurazione;

il rischio di revisione, derivante da oscillazioni del livello della

tendenza o della volatilità dei tassi di revisione delle rendite, dovute

a variazioni del quadro giuridico o dello stato di salute della persona

assicurata;

il rischio di estinzione anticipata, derivante da variazioni del livello

o della volatilità dei tassi delle estinzioni anticipate, dei recessi, dei

rinnovi e dei riscatti delle polizze;

il rischio di catastrofe per l‟assicurazione vita, derivante

dall‟incertezza significativa delle ipotesi in materia di fissazione dei

prezzi e di costituzione delle riserve in rapporto ad eventi estremi o

sporadici.

“Il modulo di rischio di sottoscrizione per l’assicurazione malattia riflette il rischio

derivante dalla sottoscrizione di obbligazioni di assicurazioni malattia, tenuto conto sia

dei pericoli coperti che dei processi utilizzati nell’esercizio dell’attività”. I sottomoduli

compresi nel calcolo del suddetto rischio sono:

il rischio di perdita delle passività assicurative, derivante da

variazioni del livello, della tendenza o della volatilità delle spese

incorse in relazione ai contratti di assicurazione o di riassicurazione;

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Solvency 2012: The implementation phase 14

il rischio di perdita del valore delle passività assicurative, derivante

da oscillazioni riguardanti il momento di accadimento, la frequenza

e la gravità degli eventi assicurati nonché il momento di

accadimento e l‟importo delle liquidazioni di sinistri al momento

della costituzione delle riserve;

il rischio di perdita del valore delle passività assicurative, derivante

dall‟incertezza significativa delle ipotesi relative alla fissazione dei

prezzi e alla costituzione delle riserve in rapporto al verificarsi di

importanti epidemie nonché all‟insolita accumulazione di rischi che

si verifica in tali circostanze estreme.

“Il modulo di rischio di mercato riflette il rischio derivante dal livello o dalla volatilità dei

prezzi di mercato degli strumenti finanziari che hanno un impatto sul valore delle attività e

delle passività dell’impresa. Esso riflette adeguatamente il disallineamento strutturale tra

attività e passività, in particolare rispetto alla loro durata.”. In questo contesto

vengono ricompresi nella valutazione i seguenti sottomoduli:

il rischio di tasso di interesse, rappresentato dalla sensibilità del

valore delle attività e delle passività e degli strumenti finanziari a

variazioni della struttura per scadenza dei tassi d‟interesse o della

volatilità dei tassi d‟interesse;

il rischio azionario, rappresentato dalla sensibilità del valore delle

attività, delle passività e degli strumenti finanziari a variazioni del

livello o della volatilità dei prezzi di mercato degli strumenti di

capitale;

il rischio immobiliare, rappresentato dalla sensibilità del valore delle

attività, delle passività e degli strumenti finanziari a variazioni del

livello o della volatilità dei prezzi di mercato dei beni immobili;

il rischio di spread, rappresentato dalla sensibilità del valore delle

passività e degli strumenti finanziari a variazioni del livello o della

volatilità degli spread di credito rispetto alla struttura per scadenze

dei tassi d‟interesse privi di rischio;

il rischio valutario, rappresentato dalla sensibilità del valore delle

attività, delle passività e degli strumenti finanziari a variazioni del

livello o della volatilità dei tassi di cambio delle valute;

le concentrazioni del rischio di mercato, rappresentato dai rischi

aggiuntivi per l‟impresa derivanti o dalla mancanza di

diversificazione del portafoglio delle attività o da grandi esposizioni

al rischio di inadempimento da parte di un unico emittente di titoli

o di un gruppo di emittenti collegati.

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Solvency 2012: The implementation phase 15

“Il modulo del rischio di inadempimento delle controparte riflette le possibile perdite

dovute all’inadempimento imprevisto o al deterioramento del merito di credito delle

controparti e dei debitori delle imprese di assicurazione e di riassicurazione nel corso dei

successivi dodici mesi.” Il seguente modulo comprende almeno i contratti di

attenuazione del rischio, quali gli accordi di riassicurazione, la

cartolarizzazione e i derivati, ed anche i crediti degli intermediari e qualsiasi

spread. Vengono prese in considerazione inoltre le garanzie collaterali o di

altro genere detenute dall‟impresa o per suo conto e dei rischi associati.

Infine all‟articolo 107 la direttiva esplicita il requisito patrimoniale per la

valutazione del rischio operativo che risulta parte integrante della formula

standard. Questo viene definito come “il rischio di perdite derivanti

dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure interne, risorse umane o sistemi,

oppure da eventi esogeni” riflettendo tutti i rischi che non vengono ricompresi

nei moduli di rischio all‟articolo 104 sopraenunciati. Relativamente alle

operazioni di assicurazione e di riassicurazione il calcolo del requisito

dell‟operational risk prende in considerazione il volume di tali operazioni in

termini di premi acquisiti e di riserve tecniche detenute in relazione a tali

obbligazioni di assicurazione. “In questo caso il requisito patrimoniale per il rischio

operativo non supera il 30% del requisito patrimoniale di solvibilità di base relativo a tali

operazioni di assicurazione e di riassicurazione.”

2.2.2 Modello Interno

Come precedentemente anticipato, le compagnie di assicurazione possono

decidere di implementare un modello interno per ottenere la valutazione del

Solvency Capital Requirement: “Gli Stati membri garantiscono che le imprese di

assicurazione e di riassicurazione possano calcolare il requisito patrimoniale di solvibilità

utilizzando un modello interno completo o parziale approvato dalle autorità di vigilanza.”

I modelli interni parziali possono essere usati per calcolare uno o più

elementi, quali uno più sottomoduli di rischio e il requisito patrimoniale del

rischio operativo.

Il modello interno presentato dall‟impresa necessita per poter essere

utilizzato l‟approvazione da parte dell‟Autorità di vigilanza la quale decide

in merito alla sua idoneità entro sei mesi dal ricevimento della proposta. “ Le

autorità di vigilanza approvano la domanda solo se sono convinte che i sistemi di

identificazione, misurazione, monitoraggio, gestione e segnalazione dei rischi dell’impresa

di assicurazione sono adeguati.”.

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Solvency 2012: The implementation phase 16

Una delle caratteristiche fondamentali che un modello interno parziale deve

possedere per essere approvato dall‟autorità di vigilanza riguarda la capacità

di motivazione da parte dell‟impresa relativamente al suo ambito di

applicazione ed in particolare la capacità di riflettere in modo conforme il

profilo di rischio dell‟impresa. Infine risulta soggetto all‟approvazione

dell‟autorità anche il processo e la politica per apportare modifiche al

modello interno della compagnia, in tal modo se l‟impresa ha deciso di

implementare dei cambiamenti al proprio modello, questi possono essere

elaborati solo seguendo le linee guida fornite all‟autorità e approvate dalla

stessa.

Ulteriore elemento ritenuto fondamentale per istituire un modello interno

adeguato è rappresentato dalle prove di utilizzo (use test). Queste vengono

prese in considerazione dalla direttiva di primo livello e dall‟Eiopa mediante

il CP 56 “Articles 120 to 126 – Tests and Standards for Internal Model

Approval” .

L‟articolo 120 enuncia: “le imprese di assicurazione e di riassicurazione dimostrano che

il modello interno è ampiamente utilizzato e svolge un ruolo importante nel loro sistema di

governance di cui agli articoli da 41 a 50, in particolare:

a) nel loro sistema di gestione dei rischi di cui all’articolo 44 nei loro processi

decisionali;

b) nei loro processi di valutazione e di allocazione del capitale economico e di

solvibilità, compresa la valutazione di cui all’articolo 45.”

Le compagnie devono dimostrare che la frequenza del calcolo dell‟SCR

mediante il modello interno risulta coerente con la frequenza con la quale

utilizzano il loro modello per altre finalità. La responsabilità del processo

viene affidata all‟organo amministrativo il quale ha il compito di garantirne

l‟adeguatezza della struttura e del funzionamento ed inoltre di assicurare la

completa coerenza del modello stesso con il profilo di rischio dell‟impresa.

Ruolo chiave però viene assunto dalla funzione di Risk Management in

quanto ha il compito di:

a) “costruire e applicare il modello interno;

b) testare e convalidare il modello interno;

c) documentare il modello interno ed eventuali modifiche successive ad esso

apportate;

d) analizzare il funzionamento del modello interno e produrre relazioni sintetiche

in materia;

e) informare l’organo amministrativo, direttivo o di vigilanza in merito ai risultati

del funzionamento del modello interno, proponendo i settori passibili di

miglioramenti e aggiornando tale organo in merito agli sforzi fatti per

migliorare le carenze individuate in precedenza.”

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Solvency 2012: The implementation phase 17

L‟Eiopa mediante il CP 56 fornisce nove principi generali che le compagnie

devono seguire relativamente all‟implementazione del modello interno e alle

prove di utilizzo:

1. “Senior management and the administrative management or supervisory body

shall be able to demonstrate understanding of the internal model”.

In questo caso risulta fondamentale che l‟organo amministrativo dimostri di

aver profondamente compreso la struttura; e come questa sia coerente con il

modello di business e la struttura di risk management e i limiti del modello

interno per il processo di decision-making.

2. “The internal model shall fit the business model”

In questo contesto, elemento di grande rilievo viene assunto dalla capacità da

parte del modello interno implementato di essere adatto al modello di

business dell‟impresa in particolare relativamente agli aspetti core quali

obiettivi, strategie, struttura organizzativa e così via. L‟Eiopa ha identificato

alcune aree chiave in cui l‟impresa dovrebbe focalizzarsi in modo da allineare

il modello interno a quello di business. Le suddette aree sono:

a) la coerenza e la consistenza tra le metodologie utilizzate nel calcolo

delle previsioni per la distribuzione della probabilità e le

metodologie usate nel calcolo delle riserve tecniche;

b) la reportistica che viene attivata e assistita dal modello interno, in

termini di riconciliazione delle informazioni;

c) l‟allineamento con la natura e la complessità dei rischi della

compagnia e il modello interno implementato;

d) l‟allineamento tra i cambiamenti che avvengono a livello di business

e le modifiche nel modello interno;

e) la coerenza tra l‟allocazione del capitale all‟interno della compagnia,

il sistema di gestione dei rischi e il modello di business, in questo

senso tutte le imprese hanno un sistema di risk management

efficace che risulta continuamente allineato con il modello interno;

3. “The internal model shall be used to support and verify decision-making in the

undertaking”.

Il processo di decision-making deve essere largamente influenzato dal

modello interno implementato all‟interno della compagnia, inclusi obiettivi e

strategia. Infatti esso risulta in grado di fornire alle compagnie informazioni

rilevanti a livello di processo per la presa di decisioni relative all‟allocazione

del capitale valutando allo stesso tempo le eventuali implicazioni delle

suddette prese di decisione.

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Solvency 2012: The implementation phase 18

4. “The internal model shall cover sufficient risks to make it useful for risk

management and decision-making.”

Una delle principali caratteristiche che il modello interno deve possedere si

riferisce alla capacità di mostrare in modo coerente il profilo di rischio della

compagnia, infatti esso deve coprire tutti i rischi materiali evidenziati

all‟interno dell‟impresa.

5. “Undertakings should design the internal model in such a way that it facilitates

analysis of business decisions.”

La compagnia dovrebbe utilizzare i risultati ottenuti mediante il modello

interno per lo sviluppo di piani relativi a progetti, strategie, governance e

possibili cambiamenti all‟interno dell‟impresa.

6. “The internal model shall be widely integrated with the risk management system”

In riferimento a questo punto, la compagnia dovrà essere in grado di

dimostrare che il modello interno è ampiamente utilizzato nel sistema di

gestione dei rischi, garantendo che tutti i material risks sono accuratamente

valutati nel modello.

7. “The internal model shall be used to improve the undertaking’s risk management

system.”

L‟Eiopa sottolinea mediante questo principio l‟importanza di avere un

modello interno, in quanto questo permette di osservare e valutare i rischi in

modo adeguato e di conseguenza migliorare il sistema di gestione degli

stessi.

8. “The integration into the risk – management system shall be on a consistent basis

for all uses”

In questo punto la normativa intende sottolineare che il sistema di gestione

dei rischi deve essere in grado di riflettere la visione del rischio e la

valutazione degli assets e liabilities dell‟impresa.

9. “The SCR shall be calculated at least annually from a full run of the internal

model, also when there is a significant change to the undertaking’s risk profile,

assumptions underlying the model and/or the methodology arising from

decisions or business model changes, and whenever a recalculation is necessary to

provide up-to-date information for decision making or any other use of the

model, or to fulfill supervisory reporting requirements.”

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Solvency 2012: The implementation phase 19

Infine secondo l‟Eiopa il calcolo del Solvency Capital Requirement deve

avvenire almeno una volta all‟anno, considerando gli eventuali cambiamenti a

livello del modello interno o del business model.

T

2.2.3 Applicare lo Use Test

Analizzando le linee guida fornite dall‟Eiopa nel CP 56 ed in particolare i

principi relativi alle prove di utilizzo, si osserva che emergono quattro temi

principali che riassumono l‟orientamento fornito dal legislatore:

1. fit to business;

2. la comprensione delle logiche del modello interno;

3. l‟integrazione con il risk management;

4. il supporto al decision-making.

Relativamente al primo punto la bontà di adattamento del modello interno a

quello di business può essere valutata mediante il confronto tra i risultati del

modello stesso e i risultati derivanti dai processi aziendali, dal contesto di

mercato e dalle ipotesi tecniche. Altro elemento fondamentale da ricordare è

che la granularità e la frequenza degli output del modello interno devono

risultare coerenti con la granularità e la periodicità dei processi decisionali. Il

Risk Management ha la responsabilità in questo contesto di mantenere il

modello costantemente aggiornato a seguito di operazioni implementate

nella compagnia, quali acquisizioni, riorganizzazioni, sviluppo di nuove linee

di business, e così via.

In riferimento al secondo punto, fondamentale nell‟implementazione del

modello interno risulta la comprensione dello stesso in particolare da parte

dell‟organo amministrativo e del Top Management. Questo risulta

particolarmente critico in quanto nella maggior parte delle compagnie si

osserva un minor commitment da parte dell‟alta direzione nei confronti di

questi temi, essendo più coinvolta nelle decisioni di business. Elementi

chiave per rispettare questo principio più volte sottolineato dalla normativa

possono essere:

i processi di formazione sugli aspetti tecnici e l‟organizzazione di

tavoli di lavoro con il consiglio di amministrazione e l‟alta direzione

per sensibilizzare il management sui temi legati al rischio;

la documentazione del sistema, fornendo un supporto per

comprendere gli aspetti del modello e per creare un linguaggio

aziendale sui rischi;

la comunicazione dei risultati mediante un sistema di reportistica

interno in particolare rivolto verso il vertice della compagnia.

Prendendo in considerazione il terzo punto, elemento chiave all‟interno

dell‟implementazione del modello interno risulta l‟integrazione dello stesso

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Solvency 2012: The implementation phase 20

con il sistema di gestione dei rischi. In quest‟ambito rilevante innanzitutto

risulta la definizione di una mappa dei rischi aziendali in modo coerente con

le direttive fornite dalla normativa per poi procedere con la valutazione dei

due requisiti patrimoniali (il Solvency Capital Requirement e il Minimum

Capital Requirement). Questi temi risultano essenziali per alcuni elementi

della strategia aziendale e della risk strategy, quali il risk appetite, la risk

capacity, la risk tolerance e i risk limits. Altro elemento significativo è

rappresentato dall‟utilizzo del modello per il calcolo della solvibilità

prospettica sull‟orizzonte temporale del piano strategico, fondamentale per

implementare il processo ORSA. Infine sempre in tema di gestione del

rischio, il modello interno si rivela essenziale nell‟ambito dei processi di

gestione e di allocazione del capitale e nell‟ambito dei processi decisionali

nel contesto strategico.

Da ultimo, il supporto al decision-making rappresenta un tema di rilievo

nell‟ambito dello use test, in quanto è in grado di supportare il processo

decisionale considerando il modello di business in un‟ottica risk-based.

Infatti a seconda degli ambiti il modello interno viene utilizzato in modo

diverso per supportare il decision-making:

nell‟area investimenti, il modello interno viene utilizzato per

verificare l‟impatto complessivo delle operazioni strategiche in

termini di sostenibilità e per valutare la coerenza del profilo di

rischio e del valore economico con i rischi correlati all‟operazione

strategica;

nell‟area del business sia danni che vita, il modello interno viene

utilizzato sopratutto nelle logiche di sviluppo e pricing dei prodotti.

In particolare, grazie allo use test è possibile verificare la

sostenibilità delle nuove tariffe, dei nuovi prodotti e la coerenza del

profilo di rischio dell‟impresa. Rilevanti risultano anche la

riconciliazione tra le migliori stime (BE) e la riserva di bilancio e la

gestione dell‟ALM di attivi e passivi.

nel confronto con le società di rating, il modello interno viene

utilizzato nell'ambito del confronto con la società in termini di

profilo di rischio, assorbimento di capitale e posizione complessiva

di solvibilità;

nell‟area bilancio, il modello interno viene utilizzato relativamente

all‟informativa sui rischi, LAT e shadow accounting, rendimenti

prevedibili, riserve aggiuntive e analisi riserva spese.

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Solvency 2012: The implementation phase 21

3. Approcci al calcolo del

Solvency Capital

Requirement

3.1 Quanto capitale dovranno avere le compagnie di

assicurazione?

La direttiva Solvency II richiede di porre estrema attenzione sulla gestione

dei rischi dell‟impresa di assicurazione, infatti le stesse sono tenute a

determinare l‟ammontare di capitale da accantonare a fronte dei rischi legati

al proprio portafoglio di attività e passività e in più in generale allo

svolgimento dell‟attività assicurativa.

L‟assunzione di rischi assicurativi o di mercato determina un incremento

dell‟SCR ma anche un aumento della variabilità futura dei fondi propri che

aumenta a sua volta la probabilità di non soddisfare le condizioni di

solvibilità in futuro.

I requisiti di solvibilità sono legati ai rischi dell‟impresa di assicurazione e

non direttamente ai volumi, quindi con un‟attenta politica di risk

management risulta possibile fare business (volumi) senza registrare effetti

negativi sull‟SCR.

A seguito di queste premesse risulta agevole comprendere la necessità da

parte delle compagnie di detenere un requisito di solvibilità più elevato in

modo da essere certi di soddisfare la probabilità di soddisfare il requisito

richiesto dalla direttiva nell‟anno successivo.

Si consideri, come esempio, la figura numero 1 nel quale viene rappresentata

una situazione di solvibilità iniziale con attività e passività a copertura delle

riserve tecniche, i fondi propri disponibili e l‟ammontare del Solvency

Capital Requirement, che in questo caso è del 120%.

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Solvency 2012: The implementation phase 22

Fig. n. 1: Situazione di solvibilità iniziale

Fonte: Prof.re Alberto Floreani – Università Cattolica del Sacro Cuore

A distanza di un anno, mantenendo costante il livello di rischiosità della

compagnia, la situazione di solvibilità potrebbe modificarsi come si

evidenzia nella figura numero 2.

Fig. n. 2: Situazione di solvibilità a 1 anno

Fonte: Prof.re Alberto Floreani – Università Cattolica del Sacro Cuore

I cambiamenti emersi a livello di mercato comportano diverse problematiche

relativamente alla probabilità di rispettare il requisito di solvibilità. Infatti

come si evidenzia nella figura numero 3, la probabilità che il Solvency

100 100 83,43

1000 1000

0

200

400

600

800

1000

1200

Attivi Passivi SCR

94,8 94,8 86

1038,1 1038,1

0

200

400

600

800

1000

1200

Attivi Passivi SCR

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Solvency 2012: The implementation phase 23

Capital Requirement non sia sufficiente fra un anno è del 20%.

Fig. n. 3: Indice di solvibilità a 1 anno

Fonte: Prof.re Alberto Floreani – Università Cattolica del Sacro Cuore

Proseguendo con l‟analisi, si evidenzia che mediante una gestione accurata

del rischio si potrà ottenere un indice di solvibilità del 105%, come si evince

dalla figura numero 4.

Fig. n. 4: Situazione di solvibilità iniziale

Fonte: Prof.re Alberto Floreani – Università Cattolica del Sacro Cuore

Mediante un indice di solvibilità di questo tipo, come si osserva nella figura

numero 5, la probabilità che il Solvency Capital Requirement non sia

43,10%

20,20%

6,20%

1,40% 0,20% 0,00%0,00%

5,00%

10,00%

15,00%

20,00%

25,00%

30,00%

35,00%

40,00%

45,00%

100 100 95,21

1000 1000

0

200

400

600

800

1000

1200

Attivi Passivi SCR

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Solvency 2012: The implementation phase 24

sufficiente nell‟anno successivo risulta parti al 33%.

Fig. n. 5: Indice di solvibilità a 1 anno

Fonte: Prof.re Alberto Floreani – Università Cattolica del Sacro Cuore

Attraverso queste valutazioni, risulta chiaro che una gestione oculata ed

attenta dei rischi in modo da ridurli in maniera significativa, comporta la

possibilità di poter soddisfare i requisiti di solvibilità della normativa senza

incorrere in eventuali criticità. Infatti come si osserva dalla figura numero 6,

in questo caso l‟SCR risulta pari al 140%.

Fig. n. 6: Situazione di solvibilità iniziale

Fonte: Prof.re Alberto Floreani – Università Cattolica del Sacro Cuore

60,10%

33,70%

12,60%

3,20% 0,50% 0,00%0,00%

10,00%

20,00%

30,00%

40,00%

50,00%

60,00%

70,00%

100 100 69,59

1000 1000

0

200

400

600

800

1000

1200

Attivi Passivi SCR

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Solvency 2012: The implementation phase 25

Un ammontare dell‟indice di solvibilità di questa tipologia comporta una

probabilità notevolmente minore (5%) in riferimento alla possibilità che

questo non risulti sufficiente nell‟anno successivo (figura numero 7).

Fig. n. 7: Indice di solvibilità a 1 anno

Fonte: Prof.re Alberto Floreani – Università Cattolica del Sacro Cuore

E „ possibile concludere affermando che le compagnie per essere in grado di

soddisfare in modo agevole i requisiti di solvibilità previsti, necessitano di

detenere un requisito di solvibilità più elevato, pari al 180%, in modo da

portare la probabilità al minimo. Per conseguire un obiettivo di questa

tipologia, fondamentale risulta il ruolo del Risk Management, il quale deve

condurre delle politiche in modo da ridurre al minimo i rischi e di

conseguenza diminuire la volatilità.

3.2 I metodi di calcolo del Solvency Capital Requirement

La direttiva Solvency II fornisce alle compagnie di assicurazione la

possibilità di scegliere la modalità con la quale valutare il requisito di

solvibilità, cioè mediante la standard formula o attraverso l‟utilizzo di un

modello interno.

Indipendentemente dalla modalità di valutazione adottata (formula

standard o modello interno), il calcolo del requisito di capitale è determinato

sulla base di un factor-based/scenario formula, prefissato un opportuno

orizzonte temporale (1 anno), una appropriata misura di rischio(VaR) ed un

determinato livello di confidenza (99.5%).

In questo caso, il requisito viene identificato come la differenza del Net Asset

Value (NAV) degli attivi e delle passività secondo un approccio Total

17,10%

5,00%

0,90%0,10% 0,00% 0,00%

0,00%

2,00%

4,00%

6,00%

8,00%

10,00%

12,00%

14,00%

16,00%

18,00%

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Solvency 2012: The implementation phase 26

Balance Sheet. Il differenziale viene calcolato sulla base di shock predefiniti

per ciascun fattore di rischio e successivamente aggregati attraverso matrici

di correlazione fornite dall‟EIOPA. La valutazione finale può risentire anche

degli effetti di diversificazione dovuti alla correlazione dei diversi fattori di

rischio.

Il differenziale del NAV tra attività e passività può essere valutato mediante

un modello di valutazione attuariale in grado di:

utilizzare scenari economici che riflettano le aspettative economiche

future per singole categorie di attività;

fornire una proiezione realistica asset-liability sulla base degli

scenari economici definiti;

riflettere i prezzi degli asset alla data di valutazione secondo una

logica market-consistent;

disporre di risultati accurati, completi e adeguati nei tempi stabiliti.

Una delle principali criticità evidenziate in questa fase risulta la lunghezza

dei tempi di elaborazione a causa dei molteplici scenari da considerare e

della lunghezza delle proiezioni attuariali asset-liability.

In questo contesto attività di ottimizzazione delle informazioni di input

(generalmente la numerosità delle polizze assicurate) contenute nelle

elaborazioni attuariali consentono di limitare i tempi di calcolo e del

reporting.

Analogamente a tecniche di ottimizzazione dei dati di input delle passività

sono state sviluppate tecniche più o meno complesse che non agiscono

direttamente sulla numerosità delle polizze ma che sono volte comunque

alla riduzione dei tempi di calcolo. Tra queste metodologie le maggiormente

utilizzate nel mercato europeo sono:

variance reduction tecnique;

replicating portfolio tecnique;

formula fitting;

Least Squares Montecarlo.

Una compagnia che decide di implementare un modello interno dovrà

affrontare ulteriori complessità nell‟istituzione dello stesso. I costi di

avviamento legati a questa scelta potrebbero risultare notevolmente più

elevati rispetto a quelli che si sosterrebbero adottando l‟approccio della

formula standard. Nonostante tali criticità, molteplici motivazioni sono alla

base della scelta di un modello interno per la valutazione dell‟indice di

solvibilità, in particolare:

una gestione più idonea dei rischi, dato che l‟impresa è in grado di

quantificare in maniera più accurata l‟impatto degli stessi;

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Solvency 2012: The implementation phase 27

una calibrazione più adeguata dei modelli di calcolo attuariali, sulla

base dell‟esperienza diretta osservata per i diversi fattori di rischio.

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Solvency 2012: The implementation phase 28

4. Implicazioni organizzative e

di processo

La valutazione del nuovo requisito di solvibilità sta implicando all‟interno

delle compagnie la necessità di implementare diversi cambiamenti in

particolare a livello organizzativo e tecnologico. Osservando in maniera

approfondita questi aspetti si rilevano soprattutto tre caratteristiche

essenziali che influenzano in larga parte il corretto funzionamento di un

modello interno:

l‟infrastruttura IT ;

la governance del modello ;

la reportistica del modello.

Relativamente al primo punto si evince che caratteristiche essenziali

dell‟architettura IT a supporto del modello interno sono:

disporre di un‟interfaccia in grado di raccogliere ed integrare tra

loro i dati provenienti dai diversi sistemi gestionali;

disporre di software in grado di trasmettere, calcolare,

storicizzare e analizzare in modo veloce i flussi di dati.

In riferimento alla governance del modello, questa si rivela punto chiave per

garantire la bontà del processo e la valutazione di un requisito di capitale

conforme alle richieste della normativa. In particolare, temi basilari sono:

definire una chiara struttura di governance del processo di

fissazione e approvazione delle ipotesi prevedendo sistemi di

storicizzazione;

assicurare che il processo di fissazione delle ipotesi sia definito

da strutture finalizzate alla misurazione del business;

elaborare degli accurati sistemi di storicizzazione del modello e

delle procedure di aggiornamento e modifica dello stesso.

Ultimo aspetto che assume un significato rilevante viene identificato nel

processo di reportistica e documentazione che si rivela come punto chiave

per la comprensione del modello. In particolare i principi di base sottostanti

sono rappresentati da:

definizione di una chiara e comprensibile documentazione a

supporto del modello identificando e dettagliando le interazioni

tra i dati di input e le ipotesi sottostanti il modello;

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Solvency 2012: The implementation phase 29

definizione in modo accurato del perimetro di copertura del

business modellato evidenziando possibili approssimazioni.

Infine necessario per l‟implementazione di un modello interno efficace

risulta la struttura dei controlli, da implementare in particolare nella

piattaforma IT sia a livello dei dati in input sia in output.

Le compagnie, perciò, dovranno prevedere dei processi e controlli

innanzitutto per garantire un determinato livello di qualità dei dati,

prevedendo delle apposite strutture con lo scopo di verificare la correttezza

dei flussi di dati provenienti dalle diverse aree e business unit in modo da

minimizzare la perdita di dati nei passaggi tra i diversi sistemi. Inoltre si

dovranno istituire dei sistemi e degli indici di controllo in grado di certificare

la consistenza, la completezza e la correttezza delle proiezioni anche

mediante attività di confronto tra i dati proiettati e quelli a consuntivo.

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Solvency 2012: The implementation phase 30

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