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I. “La Chiesa compie su questa terra il suo pellegrinaggio” (LG. 6).

Nel cammino della vita abbiamo una bussola: la REGOLA

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Le “Figlie della Chiesa”:

sono una Congregazione religiosa nata il 24 giugno 1938che intende seguire il Signore sulla via del Vangelo, seguendo le Costituzioni che sono il

“Vangelo per noi, Vangelo nostro”. (Ven. Madre, Cost. pag. 130)

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Un dono per la Chiesa e per il mondo: Maria Oliva Bonaldo (1983 – 1976)Fondatrice delle Figlie della Chiesa

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La nascita di un carisma22 maggio 1913

Capii Gesù capii il cristianesimocapii la Chiesacapii per che cosa dovevo vivere

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agosto 1934

"I 33 foglietti sono il primo Statuto della nostra piccola Opera scritto a Casa Charitas per sviluppare lo Statuto preparato sulla traccia del Questionario precedente, dai tre Sacerdoti che presero a cuore la nostra piccola Opera"

("Ecclesiae Filiae" - pro manuscripto, Roma 1968).

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Congregazione diocesana

21. 4. 1946Nella solennità di Pasqua, la Congregazione delle Figlie della Chiesa, con Decreto n. 60/40 fu eretta dall'E.mo Card. Piazza in Congregazione diocesana, in seguito al Rescritto n. 864/45 v.115 in data 18 marzo 1946 della Sacra Congregazione dei Religiosi.

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La Sacra Congregazione dei Religiosi con Decreton. 14041/57 v.115 approva definitivamente la Congregazione e le Costituzioni

8.6.1957(Vigilia di Pentecoste)

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IV. Significato e valore delle Costituzioni

Le Costituzioni sono un mezzo, un aiuto alla nostra fragilità, la segnaletica stradale per giungere all’obiettivo, allo scopo della nostra vita, Cristo, in cui si realizza la nostra felicità.

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Le Costituzioni quindi sono:- un riferimento sostanziale per puntare sull’obiettivo, sull’essenziale e per ridurre le difficoltà nel vivere il Vangelo;- una pedagogia per superare se stessi in vista del dono di sé a Dio e alla Chiesa; - uno strumento, un aiuto per superare le le esitazioni e mantenerci sempre desti e rivolti all’orizzonte; per essere perseveranti e mantenere la lampada accesa fino a quando il Signore verrà; per favorire la libertà da se stessi, dalle proprie tendenze e inclinazioni, dalle proprie opacità e debolezze;per costruire la fraternità.

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Le Costituzioni danno :

- il senso di appartenenza ad un “noi” e un supplemento di identità (non è esclusività) perché ci collocano in un sistema di credenze condivise, caratteristiche di una spiritualità che non si confonde con le altre (francescano, domenicano, gesuita, ecc. );

- solidità al progetto di vita personale e comunitario e, di conseguenza,

- disponibilità e generosità nel servizio a Dio e ai fratelli.

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L’adesione a quanto prescrivono le Costituzioni è un modo per partecipare al Mistero Pasquale del Signore.Alla sua morte:“spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil. 2, 7-8)

e alla sua Resurrezione “Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome” (Fil. 2, 9)

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Come vivere le Costituzioni:“Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero“. (Mt. 11, 30)

“Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt. 11, 30) .

Le Costituzioni:un’opportunità di libertà e avanzamento verso Dio, se vissute con cuore mite e umile, con amore e gioia…

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Le Costituzioni possano diventare un habitus, una nuova natura, che rende più spedita la vita, pur sapendo che non siamo mai “arrivati”, siamo sempre in cammino, che si ricomincia costantemente.Allora le Costituzioni diventeranno un “passaporto sicuro e … garantito” (Ven. Madre, Costit. pag. 130) di santità e fonte di vitalità.

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La loro vita è un insegnamento e una riserva di esperienze

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Afferma il Decreto conciliare Perfectae Caritatis: “Essendo norma fondamentale della vita religiosa il seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo , questa norma deve essere considerata da tutti gli

istituti come la loro regola suprema”. (PC. 2a).In particolare: “Questo è il più grande e il primo dei

comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt. 22, 38-40). Le Costituzioni, dice la nostra Ven. Madre, sono

“Vangelo per noi; Vangelo nostro” (Cost., 130), sono quindi il modo specifico e concreto di vivere

il Vangelo nella quotidianità.

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Farisei e scribi osservano la legge e la tradizione:…“quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?". Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. (Mc. 7, 5-9).

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La legge non è fine a se stessa

“Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”.

(Eb. 12, 1-2)

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Per giungere alla meta della corsa, occorre addestrarsi attraverso

l’ascesi nell’osservanza delle leggi

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Al di là della legge…

CRISTO morto per me,CRISTO risorto per me:

È LUI che cerco e desidero. (s. Ignazio d Antiochia)

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Legge e fede in Cristo nell’esperienza di Paolo di Tarso

“Quando Paolo incontrò il Risorto sulla strada di Damasco era un uomo realizzato: irreprensibile quanto alla giustizia derivante dalla Legge (cfr. Fil.3,6), superava molti suoi coetanei nell’osservanza delle prescrizioni mosaiche ed era zelante nel sostenere le tradizioni dei padri (cfr. Gal. 1,14). L’illuminazione di Damasco gli cambiò radicalmente l'esistenza: cominciò a considerare tutti i meriti, acquisiti in una carriera religiosa integerrima, come “spazzatura” di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo (cfr. Fil. 3,8). La Lettera ai Filippesi ci offre una toccante testimonianza del passaggio di Paolo da una giustizia fondata sulla Legge e acquisita con l'osservanza delle opere prescritte, ad una giustizia basata sulla fede in Cristo: egli aveva compreso che quanto fino ad allora gli era parso un guadagno in realtà di fronte a Dio era una perdita e aveva deciso perciò di scommettere tutta la sua esistenza su Gesù Cristo (cfr. Fil. 3,7). Il tesoro nascosto nel campo e la perla preziosa nel cui acquisto investire tutto il resto non erano più le opere della Legge, ma Gesù Cristo, il suo Signore…

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Aveva compreso che per lui il vivere non aveva ormai altro scopo e non nutriva perciò altro desiderio che di raggiungere Cristo, come in una gara di atletica, per restare sempre con Lui: il Risorto era diventato l’inizio e il fine della sua esistenza, il motivo e la mèta della sua corsa… Se nella precedente osservanza della Legge non aveva nulla da rimproverarsi dal punto di vista dell’integrità morale, una volta raggiunto da Cristo preferiva non pronunciare giudizi su se stesso (cfr.1Cor. 4,3-4), ma si limitava a proporsi di correre per conquistare Colui dal quale era stato conquistato (cfr.Fil.3,12).

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È proprio per questa personale esperienza del rapporto con Gesù Cristo che Paolo colloca ormai al centro del suo Vangelo un’irriducibile opposizione tra due percorsi alternativi verso la giustizia: uno costruito sulle opere della Legge, l’altro fondato sulla grazia della fede in Cristo.La fede è guardare Cristo, affidarsi a Cristo, attaccarsi a Cristo, conformarsi a Cristo, alla sua vita. E la forma, la vita di Cristo è l’amore; quindi credere è conformarsi a Cristo ed entrare nel suo amore. Perciò san Paolo nella Lettera ai Galati, nella quale soprattutto ha sviluppato la sua dottrina sulla giustificazione, parla della fede che opera per mezzo della carità (cfr. Gal.5,14).

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Paolo sa che nel duplice amore di Dio e del prossimo è presente e adempiuta tutta la Legge. Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata.

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Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore... Ciò che domanda è solo questo: Tu mi hai visitato quando ero ammalato? Quando ero in carcere? Tu mi hai dato da mangiare quando ho avuto fame, tu mi hai vestito quando ero nudo?

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E così la giustizia si decide nella carità... Ma non c'è contraddizione tra questo Vangelo e San Paolo. È la medesima visione, quella secondo cui la comunione con Cristo, la fede in Cristo crea la carità. E la carità è realizzazione della comunione con Cristo. Così, essendo uniti a Lui siamo giusti e in nessun altro modo. Alla fine, possiamo solo pregare il Signore che ci aiuti a credere. Credere realmente; credere diventa così vita, unità con Cristo, trasformazione della nostra vita.

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E così, trasformati dal suo amore, dall’amore di Dio e del prossimo, possiamo essere realmente giusti agli occhi di Dio.” (BENEDETTO XVI UDIENZA GENERALE 19 novembre 2008)

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Oltre la legge c’è quindi Cristo Gesù

il quale incarnandosi “si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di

croce”:

“Non sono venuto ad abolire ma a dare pieno compimento alla legge”

con il comandamento dell’amore. (Mt. 5, 17).

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La vita consacrata trova nel Signore Gesù il fine ultimo e l’unità di vita

“Dal momento che il fine della vita consacrata

consiste nella configurazione al Signore Gesù e alla sua totale oblazione, è soprattutto a questo che deve mirare la formazione. Si tratta di un itinerario di progressiva assimilazione dei sentimenti di Cristo verso il Padre.” (VC. 65)

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In sintesi…

- Le Costituzioni sono il mezzo necessario per giungere a Dio, per diventare “giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore” (BENEDETTO XVI )

- Cristo Gesù è il fine ultimo della vita e della vita consacrata in particolare.

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Dal fatto che le Costituzioni sono uno strumento finalizzato alla conformazione e comunione con Cristo Gesù, possiamo dedurre che esse presentano due caratteristiche fondamentali:

A. Sono riferimento stabile e solido di vita perché:- incarnano il carisma dato dallo Spirito al Fondatore (o Fondatrice);- hanno il sigillo della Chiesa che le approva “con l’infallibilità che canonizza i Santi” (Ven. Madre, Cost. pag. 130);

B. Possono essere convenientemente rinnovate :“siano convenientemente riesaminate e, soppresse le prescrizioni che non sono più attuali, vengano modificati in base ai documenti emanati da questo sacro Concilio.” (PC. 3).

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Le Costituzioni non sono un libro qualsiasi, sono un libro da leggere sempre, da amare, su cui pregare e meditare, da vivere con amore e gioia come opportunità che facilita il cammino verso Dio, “santificanti più di tutto e sopra tutto”; in esse infatti si trova il progetto di vita secondo il carisma delle Figlie della Chiesa, il nostro modo specifico di essere e operare nella Chiesa,…

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Poiché la vita precede la legge, ogni rinnovamento e adattamento dei testi dovrebbe scaturire dall’esperienza, dall’esigenza, maturata nella concretezza della vita vissuta, di dare risposta adeguata ai segni dei tempi.

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“Dalla corretta interpretazione storica dei documenti e delle testimonianze può

scaturire una migliore consapevolezza della diversità tra passato e presente, come pure delle costanti che rendono riconoscibile il

volto di un religioso di una congregazione, a qualunque tempo e luogo appartenga.”

(L’identità degli Istituti religiosi Pag.1)

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Per un sano rinnovamento delle Costituzioni, perché il rinnovamento non

sia un’avventura senza radici, occorre saper individuare le

“costanti che rendono riconoscibile il volto”

delle Figlie della Chiesa.

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Allo stesso tempo occorre saper individuare gli aspetti che invece potrebbero cambiare. Occorre “cercare in tutto la volontà di Dio e tradurla coraggiosamente in scelte coerenti sia col carisma originario che con le esigenze della situazione storica concreta. (VC. 73).

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E’ importante quindi individuare: - in che consiste un sano rinnovamento aperto ai “segni dei tempi”, non “recidendo il rapporto vitale con la linfa delle radici” per non diventare “profeti dei tempi nuovi senza radici”;

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- in quali aspetti della nostra vita dobbiamo rinnovarci per essere sempre più conformi allo spirito del Vangelo e del nostro carisma di Figlie della Chiesa;

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“Il riconoscimento dei valori costanti nella storia di un Istituto, che permangono al di là delle forme storiche mutevoli; l’attenzione alle strategie che hanno avuto successo e insuccesso, arricchiscono la consapevolezza personale e istituzionale, affinano la capacità di discernimento per orientarsi nel presente con una bussola, senza improvvisazione o scelte arbitrarie, che difficilmente sviluppano la continuità e la comunione, ma con la creatività richiesta dalle situazioni inedite. Una creatività che sgorga da una identità situata e condivisa da una compagine”. (L’identità degli Istituti religiosi Pag.3).

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“guarda la Stella, invoca Maria” (S. Bernardo)

Affidiamo a Maria il nostro cammino

quotidiano di fedeltà creativa

a Dio e agli uomini: