"viaggio-pellegrinaggio" a Mauthausen-Harteim

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Burigo Michael, Carlet Rosita, Janotto Sara e Zille Giorgia

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L'esperienza degli allievi dell'ISIS Marchesini di Sacile (PN) che hanno partecipato al "viaggio-pellegrinaggio" a Mauthausen-Harteim

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Burigo Michael, Carlet Rosita, JanottoSara e Zille Giorgia

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Il castello, detto Schloss Hartheim, fu costruito da Jakob von Aspen nel 1600. È un castello di

dimensioni piuttosto ridotte e nelle sue vicinanze si trovano strutture simili.

Nel 1898 fu donato dal Principe Camillo all'Organizzazione di Carità dell'Austria

Superiore come centro educativo e di cura.

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Il castello di Hartheim fu uno dei sei centri per l'applicazione del programma eutanasia stabilito con decreto di Hitler in data 1°settembre 1939.

Lo stesso giorno dello scoppio della l'inizio della 2ª guerra mondiale i sostenitori del programma dichiaravano che era assurdo mantenere degli esseri inutili mentre la miglior gioventù tedesca si sacrificava sui campi di battaglia.

Il castello di Hartheim era stato fino allora un istituto per bambini handicappati gestito da una congregazione di suore. Col decreto le suore furono espulse e i bambini a poco a poco eliminati con scuse non sempre plausibili per i genitori che si vedevano recapitare l'atto di morte.

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Terminata l'eutanasia dei bambini fu la volta degli adulti handicappati. Completata l’operazione, il castello di Hartheim divenne uno pseudo istituto di ricerca ove un gruppo di medici criminali compiva i più ignobili esperimenti sul corpo dei deportati, esperimenti che si concludevano con la morte.Simon Wiesenthal lo definì l'università degli orrori, visto che in esso morirono circa 30.000 innocenti.

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Gran parte del “materiale umano” era fornito da Mauthausen: tutte le settimane, e verso la fine anche due o tre volte la settimana, la cosiddetta “corriera blu” (un pullman coi vetri azzurrati per celarne il contenuto), arrivava al portone del campo per fare il carico di materiale umano; quello era un momento di terrore. Non si è mai saputo come avveniva la “scelta”.

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Nel 1954 le stanze del castello vennero convertite in appartamenti in affitto. La camera a gas fu aperta al pubblico, per la prima volta dopo la fine della guerra, nel 1969. Il castello di Hartheim è oggi un sito commemorativo dedicato alle migliaia di persone fisicamente e mentalmente handicappate che furono assassinate in quel luogo dai nazisti.

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Durante la prima guerra mondiale (1914 -1918) gli austriaci aprirono un primo campo di concentramento per prigionieri di guerra ad est di Mauthausen per lo sfruttamento della cava di Wiener - Graben, il granito viennese usato per pavimentare le strade di Vienna.

In esso, russi, serbi e moltissimi italiani raggiunsero l’impressionante cifra di 40.000 internati e circa 9.000 di loro vi persero la vita, tra cui 1.759 prigionieri militari italiani che vi morirono di fame e stenti.

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L’8 agosto 1938, cinque mesi dopo la cosiddetta “annessione“ (“Anschluss”) dell’Austria al Reich, arrivarono a Mauthausen i primi prigionieri provenienti dal Campo di concentramento di Dachau. Inizialmente i prigionieri furono impiegati nell’edificazione stessa del Lager e nel lavoro forzato presso la „Deutsche Erd- und Steinwerke GmbH“, una ditta di proprietà delle SS che produceva materiale da impiegare per la costruzione degli edifici monumentali e di prestigio della Germania nazista.

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Fino al 1943 la funzione prevalente del Lager fu la persecuzione e la reclusione definitiva degli oppositori politici ed ideologici. Per un certo tempo Mauthausen e Gusen furono gli unici Lager classificati di Categoria III, previsti per “detenuti difficili da recuperare”, il che significava che in quei luoghi le condizioni di reclusione erano durissime e la mortalità fra le più alte tra tutti i Lager del sistema concentrazionario nazista

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Tra il 1942 e il 1943, come in tutti gli altri Campi di concentramento, i prigionieri vennero in numero sempre maggiore utilizzati nell’industria bellica, e per gestire la quantità di prigionieri che aumentò notevolmente nacque l’esigenza di fondare numerosi Campi-satellite.

Alla fine del 1942 nei Campi di Mauthausen, di Gusene nei pochi Campi-satellite si trovavano 14.000 prigionieri, mentre nel 1945 il numero dei detenuti era aumentato oltre 84.000.

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Dopo la seconda metà del 1944, arrivarono a Mauthausen trasporti di migliaia di deportati, provenienti soprattutto dai campi di concentramento ubicati più a est che venivano evacuati. Nella primavera del 1945 furono smantellati i campi-satellite situati ad est di Mauthausen. Tutti i prigionieri furono convogliati verso Mauthausen/Gusen per mezzo di vere e proprie marce della morte, finendo per provocare uno spaventoso sovraffollamento, nel campo principale come anche negli altri sotto-campi ancora esistenti: Ebensee, Steyr e Gunskirchen. A seguito del sovraffollamento la fame e le malattie fecero aumentare di colpo la mortalità.

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La maggior parte dei deportati presenti a Mauthausen proveniva dalla Polonia, seguiti dai cittadini sovietici e ungheresi, ma c’erano anche numerosi gruppi di tedeschi, austriaci, francesi, italiani, jugoslavi e spagnoli.

In totale, l’amministrazione delle SS del Lager registrò uomini, donne e bambini provenienti da più di 40 Nazioni.

In totale, durante il periodo tra la costruzione del Lager nell’agosto del 1938 e la sua liberazione da parte dell’Esercito americano nel maggio del 1945, a Mauthausen furono deportate quasi 200.000 persone.

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Migliaia di prigionieri furono fucilati, o assassinati con iniezioni letali, altri fatti morire di botte, altri ancora di freddo durante i cosiddetti “Totbadeaktionen” (i prigionieri venivano sottoposti a docce gelide finché morivano di freddo e sfinimento o affogavano cadendo).

Almeno 10.200 prigionieri furono assassinati per asfissia, una parte nella Camera a gas nel Campo centrale, altri nel castello di Hartheim, uno dei centri di sterminio del ”Progetto eutanasia”, oppure nel Campo di Gusen, rinchiusi in baracche sigillate o in un autobus che faceva la spola fra Mauthausene Gusen nel quale veniva immesso gas velenoso.

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La maggioranza dei prigionieri dei Lager però, non sopravvisse allo sfruttamento spietato della manodopera, accompagnato da maltrattamenti, denutrizione, mancanza di vestiti adeguati e di cure mediche. In totale, a Mauthausen, Gusen e negli altri campi-satellite, morirono circa 100.000 prigionieri, dei quali quasi la metà perì durante i sei mesi precedenti la liberazione

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La scala della morte Il sistematico e deliberato sterminio attraverso la fame, le malattie, l’assassinio di massa tipico di tutti i campi, si accompagna a Mauthausen alla brutalità delle condizioni in cui i deportati sono costretti a lavorare nella cava. Le pietre estratte e squadrate devono essere portate a spalle, dalle squadre di punizione, lungo 186 ripidi gradini.

A lato e in cima attendono le SS che pungolano, spingono e torturano gli uomini che si muovono faticosamente. La chiamano la “scala della morte”, mentre il dirupo della cava prende il nome di “muro dei paracadutisti”, poiché gli aguzzini, come supremo divertimento, a volte spingono i primi della fila che, cadendo, trascinano con loro decine di altri uomini causando continue stragi.

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“Muro dei paracadutisti”Molte centinaia di detenuti perdevano la vita perché venivano lanciati verso il fondo della ripida scalinata in pietra o affogati nel profondo laghetto circostante. Spesso i detenuti si gettavano poiché non potevano più sopportare i tormenti e le torture della discesa. La SS chiamava in modo scherzoso e macabro queste morti con il nome “ paracadutismo dal dirupo”. Il primo gruppo ebreo olandese fu lanciato giù dal dirupo nell’estate del 1942 presso il campo di concentramento di Mauthausendalle SS.

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La liberazioneA mezzogiorno del 5 maggio 1945 il comandante americano Albert J. Koziek, della Terza\Armata americana, si dirige con due autoblinde verso il Lager.Le SS sono fuggite; il

comandante Franz Ziereis si è nascosto nella campagna dove sarà scoperto e ferito a morte venti giorni dopo; la maggior parte della documentazione del campo è stata bruciata. È il delegato della Croce rossa internazionale ad andare incontro all’ufficiale alleato. Gli spagnoli issano sul portone prima una bandiera rossa, poi una della Spagna repubblicana.

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Migliaia di persone provenienti da 50 Paesi hanno partecipato anche quest’anno alla Giornata della memoria a Mauthausen. C’erano anche diverse delegazioni italiane alla commemorazione per il 69esimo anniversario della liberazione del campo da parte dell’esercito americano, avvenuta il 5 maggio 1945.Come ogni anno la commemorazione è andata in successione dalla prima all’ultima lettera dell’alfabeto e ogni Paese è stato rappresentato dal proprio gonfalone.

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I partecipanti al viaggio-pellegrinaggio in compagnia del signor Antonio De Nardi, di Camolli, che ci ha narrato la sua esperienza di deportato politico. Siamo stati accompagnati anche dalla professoressa Gianelli, che ringraziamo, per esserci stata vicino in questo percorso nella memoria. Ringraziamo inoltre la professoressa Protti per averci preparato per quest’esperienza e l’associazione A.N.E.D. per averci dato questa grande opportunità.