La Bussola n°06

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“...in questo povero paese in cui la politica, a destra e a sinistra, sembra aver perso la bussola democratica... (Gianni Barbacetto) N° 6 Febbraio 2011 Rivista mensile dell’Associazione LIberaMente Distribuzione gratuita DisUguali Donne diritti violenza negli anni zero 11 Un podere nei Laghi3 ...fortuna o sfortuna? illustrazione: Sara Ninfali 14 Perchè senza l’acqua non si può stare 4 ACB: analisi costi e benefici Intervista ai Sindaci di Montemaggiore e Saltara 13 Lezioni di democrazia la democrazia è come l’aria si avverte solo quando ti viene a mancare 3 Scacco all’atomo Le ragioni europee della sostenibilità energetica 12 Pulire in modo ecologico L’ ammorbidente 6 DisugUali donne diritti violenza negli anni zero Speciale dedicato ai diritti umani

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Titolo di copertina: DisUguali. Donne, diritti, violenza negli anni zero. Articoli: Chiamami ancora amore di Felice Massaro Scacco all’atomo di Angelo D’Agostino ACB: analisi costi e benefici (con le risposte dei sindaci Tarcisio Verdini e Fabio Cicoli) di Cristian Bellucci DisUguali. Donne, diritti, violenza negli anni zero di Gruppo di lavoro al progetto DisUguali La violenza di genere in cifre di Ilaria Biagioli Un podere nei Laghi3 … fortuna o sfortuna? di Maurizio Rondina Lezioni di Democrazia di Fernanda Marotti Perché senza l’acqua non si può stare di Comitato Accadueò di Urbino RUBRICA. Pulire in modo ecologico: l’ammorbidente di Claudia Romeo

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“...in questo povero paese in cui la politica, a destra e a sinistra, sembra aver perso la bussola democratica... (Gianni Barbacetto)

N° 6Febbraio 2011

Rivista mensile dell’Associazione LIberaMente

Distribuzione gratuita

DisUguali Donne diritti violenza negli anni zero

11 Un podere nei Laghi3...fortuna o sfortuna?

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14 Perchè senza l’acqua non si può stare

4 ACB: analisi costi e beneficiIntervista ai Sindaci di Montemaggiore e Saltara

13 Lezioni di democraziala democrazia è come l’ariasi avverte solo quando ti viene a mancare

3 Scacco all’atomo Le ragioni europee della sostenibilità energetica

12 Pulire in modo ecologicoL’ ammorbidente

6 DisugUalidonne diritti violenza negli anni zeroSpeciale dedicato ai diritti umani

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Chiamami ancora amore

La Bussola - periodico culturaleRegistrato presso il tribunale di

Pesaro il 14 - 1 - 2010 ,n° di registrazione 568

n°6 chiuso il 28 Febbraio 2011

Direttore responsabileFelice Massaro

[email protected]

RedazioneMonteMaggiore al Metauro (PU)

Via Carbonara 40 [email protected]

Grafica e impaginazionePaola Bacchiocchi

[email protected]

StampaStampa Ideostampa Calcinelli

Pubblicitàpubblicità@associazione-liberamente.it

[email protected]

Gli autori si assumo le rispettive responsabilità

La storia va avanti di Dario Fo... Allessandro Magno coi suoi eserciti

raggiunse le Indie.

Bene! Bravo! Ma chiedetevi:

“Che cosa scoprì di quei popoli?

Quanti soldati ha perduto? Quante donne violentato?

Con quanti uomini superstiti è tornato?

Che vantaggio hanno ricevuto gli artigiani del suo popolo della sua vittoria? “

Non fermatevi all’apparenza dei fatti, ma capovolgetevi, masticateli, annusateli.

Non accontentatevi mai di una sola versione.

E ancora, ricordatevi che non è nemmeno sufficiente “viverlo” un periodo storico per

poterlo decifrare con chiarezza.

No, bisogna applicarci il modulo del dubbio e della verifica ...

In tutti gli articoli di questo numero è presente un’ansia per il cambiamento perché il poeta possa ancora cantare, l’operaio possa riavere il suo lavoro, chi ha vent’anni non se ne stia a morire.Quando Vecchioni gridava a San Remo la sua invocazione, nonostante la cena, mia moglie e i miei figli, fui percorso da fortissimi fremiti poiché percepii che il suo messaggio sarebbe stato raccolto e portato nel cuore e nelle piazze.

Come, infatti, possiamo ancora tolle-rare che la nostra memoria sia gettata al vento? Come poter nascondere il cuore? Fin quando tollerare il bastar-do, signore del dolore, che se ne sta sempre al sole, dispensandoci dolori e, magari, libri ma di quelli non veri?Adesso hanno preso di mira persino gli anziani che, resi impotenti dall’età, li inseriscono in situazioni di sesso, in-trighi, amori, passioni e tradimenti che, non confacenti alla loro età, divertono il pubblico. E come ridono i presenti compresa la brava Maria!

Usando in maniera distorta il potere dell’informazione, scrivono e fan-no scrivere sui blog: “Finalmente un programma vero, con persone vere, storie vere, corteggiamenti veri e anche premiato dagli ascolti. Che belle queste due ultime puntate di Uomini e donne over 60! Gli ospiti sono delizio-si. Sanno ballare, cantare, si mettono in gioco, sono autoironici, in una parola: si divertono e fanno divertire con leggerezza e sapienza. Che dire? che la generazione che precede quella dei nostri genitori era migliore?” Capite? Li insultano, ridacchiano su di loro, infine vogliono convincerci che dovremmo vergognarci dei nostri padri poiché i nostri nonni, rappresentati

da quei poveretti buttati sul video, sarebbero più moderni. Quindi, unifor-miamoci, rendiamoci ridicoli, questa è la vita, gli altri sono benpensanti e vadano alla malora.

Quale processo formativo, poi, può es-sere scatenato in un ragazzo che vede il proprio capo di Stato baciare l’anello a un altro capo di Stato? Quest’ultimo, è vero, è uno che ama infinitamente il suo popolo e che non intende abban-donarlo. Infatti, per convincerlo del suo amore, lo mitraglia persino con aerei ed elicotteri da guerra. Sì, ha un cuore grande, ma il suo anello non andava baciato.

Quale Paese viene rappresentato da uomini che sono contrari all’unità del Paese da essi rappresentato e gover-nato? Ministri come Calderoli o Bossi che continuano a parlare a sproposito e con ignoranza come se provenissero dal paradiso terrestre? Offendono con-tinuamente il Sud, l’Africa, il musul-manesimo, tutto ciò che non è Veneto per differenziarsi e prendere voti da povera gente. Ignorando che, nella migliore delle ipotesi, i Veneti derivano da Cimbri, Teutoni, Ambroni e Visigoti e che fino a 50 anni fa il Veneto era nella miseria più estrema e lacerante.L’Africa mediterranea vanta civiltà e storia che i romani dapprima e l’Oc-cidente poi, rendendola in miseria, hanno creduto di cancellarne qualsiasi traccia. Adesso si sta risvegliando. E noi stiamo ancora qui a stimolare il vigliacco che nasconde il cuore.

Quando si scrive avendo davanti una poesia, di quelle che portano a spasso il cuore e ne stimolano i battiti gonfiandoli di impulsi e passioni, aneliti e ribellioni, si rischia di fare peggio di Peter Pan, quel bambino che vola e si rifiuta di crescere volendo

trascorrere un’avventurosa infanzia senza fine sull’isola che non c’è.

di F. Massaro

L ’ E D I T O R I A L E

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Scacco all’Atomo

Nei numeri 2 e 3 de ‘La Bussola’ (li trova-te all’indirizzo web www.associazione-liberamente.it) si è cercato di valutare, cifre e dati alla mano, le conseguenze derivanti da un ritorno alla produzione di energia nucleare nel nostro paese. L’analisi evidenziava che a fronte degli elevati costi e rischi associati alla scel-ta dei siti, alla costruzione del numero di centrali necessarie per allinearsi alla produzione media europea, alla loro manutenzione e smantellamento, con-siderando oltretutto l’irrisolto proble-ma della gestione e smaltimento delle pericolose scorie radioattive, ebbene a fronte di tutto ciò non sarebbe stato corrisposto nella realtà alcun tangibile ritorno di benefici né per la salute né per le tasche dei cittadini.

Recentemente, però, la discus-sione attorno al tema nucleare è ripre-sa con nuovo vigore dopo l’approvazio-ne, il 25/11/2009, di una risoluzione del parlamento europeo sulla strategia per la Conferenza di Copenhagen sul Cambiamento Climatico (COP 15) e la nomina dell’oncologo (sic) Umberto Veronesi, già senatore PD, a presiden-te dell’Agenzia Italiana per la Sicurezza del Nucleare.

I più recenti dati scientifici indicano che il cambiamento climatico sta, in effetti, avvenendo più velocemente e in modo più aggressivo di quanto non si fosse stimato in passato.La conseguenza è che, al fine di limi-tare a soli 2°C l’innalzamento globale della temperatura superficiale media annuale (protocollo di Kyoto), occorrerà ridurre l’emissione dei famigerati gas serra del 40% (non più del 20% dunque) entro il 2020 e dell’80% entro il 2050, ri-spetto ai livelli presenti nel 1990.Questi obiettivi erano e rimangono davvero ambiziosi, ma siamo sicuri che la produzione di energia nucleare rappresenti la soluzione più efficace e prioritaria per il nostro paese?In realtà la risoluzione del parlamen-to europeo richiama, in primis e for-temente, le nazioni più avanzate a un “nuovo patto di sostenibilità” (Sustai-nable New Deal), propagandando una crescita economica e sociale sostenibi-le e promuovendo lo sviluppo di tecno-logie favorevoli all’ambiente, l’impiego delle energie rinnovabili e una sempre maggiore efficienza energetica unita a una costante riduzione dei consumi.Ciononostante, i fautori del nucleare nostrano sostengono la necessità del ricorso all’atomo quale unico mezzo efficace per contenere l’emissione dei

Le ragioni europee della sostenibilità energetica

di Angelo Agostino

gas serra, principalmente quelli ge-nerati dagli impianti di produzione di energia elettrica di derivazione fossile (petrolio, gas, carbone).

Se è pur vero che la produzione di energia nucleare non genera emis-sioni (ma occorrerebbe tener conto anche dei processi di costruzione della centrale e di estrazione dell’uranio), e che il kilowattora così ottenuto costa meno (grazie ai contributi statali), non necessariamente ciò si tradurrebbe in una bolletta più leggera per famiglie e imprese. Bisognerebbe infatti tener conto degli ingenti investimenti (di denaro pubblico), dei tempi di costru-zione degli impianti, della prevedibile maggiore imposizione fiscale, della ef-fettiva competitività del mercato delle fonti alternative, del costo della mate-ria prima da importare (l’uranio) e dei tempi necessari per ridefinire ex-novo un sistema di regole per governare la cosiddetta ‘rinascita nucleare’ nazio-nale. Nulla appare scontato dunque.

Certo, l’energia nucleare è stata consi-derata dai parlamentari europei come una parte importante del “mix energe-tico” sul medio termine (e non poteva-no deliberare altrimenti data l’elevata diffusione di centrali nucleari tra i mag-giori paesi industrializzati), ma ha an-che e ulteriormente evidenziato che il problema della sicurezza dell’intero ci-clo di produzione dell’energia nucleare deve essere adeguatamente affronta-to a livello internazionale con la massi-ma attenzione possibile.Pertanto, diversamente da quanto propagandato dalla lobby nuclearista nostrana, appare evidente l’intenzio-ne del legislatore europeo di fornire le linee guida, nel medio periodo, per la “gestione” degli impianti esistenti. Al contrario, dati i tempi di progetta-zione, realizzazione e avvio di nuove centrali, appare altrettanto evidente la necessità per tutti paesi (in particolare per quelli come il nostro) di orientarsi sempre più verso il perseguimento di una maggiore efficienza energetica, l’incremento della quota di produzione d’energia da fonti rinnovabili e lo svi-luppo di tecnologie eco-sostenibili.Prima di riattivare l’atomo quindi, l’ef-ficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili rimangono le sole scel-te perseguibili in via prioritaria, poiché

E N E R G I A

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solo queste sono in grado di produrre le più ampie ed economiche riduzioni di gas inquinanti e, addirittura, di pro-durre risparmio. Non solo, tali scelte possono essere avviate in brevissimo tempo e, in periodi di crisi come quelli attuali, produrre benefici per l’occupa-zione maggiori di ogni altra categoria di tecnologia energetica.In pratica, con riferimento agli obblighi europei, il nucleare rappresenta una non-opzione o, se preferite, una opzio-ne diversamente-perseguibile.Certamente la storia non terminerà tra meno di dieci o quarant’anni, ma certo è che le condizioni in cui ci troveremo per allora dipenderanno in modo cru-ciale dalle scelte che faremo oggi.Non si tratta di avversione ideologica al tema nucleare, quanto piuttosto di sano realismo.Non bisogna decidere se il nucleare è, in principio, un bene o un male assoluto. Né si tratta di fare una scelta di campo, schierandosi dalla parte dei bianchi o dei neri in una surreale partita a scac-chi.Qui il punto cruciale è decidere se la scelta del nucleare rappresenta oggi, per il nostro paese, la vera e unica prio-rità o se un’altra energia è possibile.

ACB: analisi costi e benefici

Ho inviato al Sindaco di Montemaggiore al Metauro Tarcisio Verdini e al Sindaco di Saltara Fabio Cicoli la sottostante considerazione,

chiedendo loro un parere ed una risposta alle mie domande finali.Grazie ad entrambi i Sindaci per le risposte e per aver raccolto anche la mia richiesta

di urgenza, vista l’imminenza dell’uscita di questo numero de La Bussola.

Caro Sindaco,leggo nelle pagine di cronaca locale di domenica 20 febbraio sia del “Resto del Carlino” che del “Corriere Adriatico” che tu ed altri tuoi 21 colleghi avreste firmato un protocollo d’intesa per l’ipotetico ospedale unico che andrebbe a sostituire i due esistenti a Fano e Pesaro. Colleghi come i Sindaci dei Comu-ni a noi vicini così come quelli di Comuni della Valcesano e, addirittura, Serra Sant’Abbondio.Leggo anche che l’ubicazione della nuova struttura sarebbe già stata indivi-duata, che sarebbe comodamente servita da nuove opere stradali, compreso il nuovo casello autostradale e l’arretramento, verso l’interno, “della ferrovia adriatica proprio nei pressi della zona non lontana da Carignano”, per citare il Corriere Adriatico. Leggo e mi chiedo, con malizia, se questo non serva solo a spingere ancor di più il piano di forte cementificazione di quella zona.Leggo delle condizioni poste da voi Sindaci, dalla pari dignità tra l’ospedale di Fano e quello di Pesaro alla conferma dell’attuale livello di investimenti strutturali nei due ospedali, dalla conferma dell’attuale qualità del servizio in termini di personale e di professionalità alla salvaguardia e al potenziamento degli ospedali minori come Fossombrone e Pergola.Leggo della equidistanza che quella ubicazione avrebbe da Fano e da Pesaro, dalla Montelabbatese e dalla Flaminia, dal nuovo casello di Fano Nord in lo-calità Fenile. Leggo e mi chiedo con malizia se, in una passiva accettazione di un piano già scritto, la vostra unione sia solo dettata da motivi campanilistici: “visto che si deve fare, cerchiamo di averlo più possibile vicino a casa”.Non leggo nulla però su quella che dovrebbe essere la domanda più importan-te: “ma questa struttura è veramente necessaria?” Attenzione: non sto dicendo che lo è o non lo è. Non posso saperlo, né, an-che volendo, posso determinarlo. Né mi interessa parlare, in questa sede, dell’ospedale unico se non come pretesto per un ragionamento, come esem-pio.Sto dicendo che, di fronte a grossi investimenti e a grossi cambiamenti sociali, del territorio, dell’economia, non percepisco il ricorso a strumenti di indagine oggettivi come, ad esempio, l’Analisi Costi-Benefici, economica e non finanzia-ria, che costituisce l’insieme di tecniche economiche volte a misurare e com-parare anche ciò che finanziariamente non è misurabile (quanto vale la vista di un bel paesaggio? Che valore ha un servizio come la vicinanza di un ospedale?).Analisi Costi-Benefici a cui si fa ampio ricorso in paesi del Nord Europa, negli Stati Uniti e in Giappone ma che da noi sembra praticamente sconosciuta.Analisi Costi-Benefici che mai ho sentito citare negli articoli fin quì scritti an-che e soprattutto in merito al tema “ospedale unico”: segno che non se ne parla anche tra gli Amministratori, segno che i giornali non sanno riportare le notizie o, più probabilmente, segno della mia scarsa attenzione?Ti chiedo, Sindaco, di chiarire questo mio dubbio. Ti chiedo di spiegarmi quali valutazioni hai fatto prima di firmare quel protocollo di intesa e se hai visto l’ACB alla base di questo progetto faraonico.Ti chiedo di cominciare a dibattere su come vengono fatte le scelte da parte degli Amministratori nell’interesse dei cittadini.Grazie per la risposta che vorrai darmi.

L ’ I N T E R V I S T A

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di Cristian Bellucci

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lori e questo ovviamente non è visto di buon occhio!! Ci basta e ci avanza la Centrale a biomasse di Schieppe di esempio come scelta non partecipata né condivisa e decisa sulla testa dei cittadini.É veramente necessario? Conosciamo i costi-benefici? Rispondo subito in maniera affermativa e convinta al pri-mo quesito. Abbiamo due H vecchi ed obsoleti al centro di due città. Assurdo spendere ulteriori risorse per un loro ammodernamento. I costi ipotetici si conoscono. I benefici che si potranno avere sono altrettanto certi.Con questo documento chiediamo semplicemente che qualora la Regio-ne decidesse di costruire un H unico (Spacca e Mezzolani lo hanno già detto) questo sia realizzato in posizione bari-centrica (piana di Carignano) rispetto a

Fano e Pesaro,in una zona idonea dal punto di vista del rispetto ambientale e facilmente raggiungibile rispetto ai nuovi progetti di viabilità. Non è una fuga in avanti nè tantomeno un do-cumento inopportuno! Pesaro ha già in passato avanzato diverse proposte tutte all’interno della città o fino a Pian del Bruscolo!! Nessuno ha detto nul-la! Io ritengo pertanto corretto ed inecce-pibile il protocollo firmato e proposto! Al tempo stesso mi auspico, pur non avendo la responsabilità di una decisio-ne, di poter intervenire personalmente in qualsiasi dibattito dove sono in gio-co gli interessi primari dei cittadini che sono chiamato ad amministrare!

La risposta del sindaco di Saltara Fabio Cicoli

Come potrai capire Ti rispondo in fretta ed in maniera sintetica, ma mi rendo da subito disponibile ad avere un incontro con chiunque sia interessato al tema. La prima considerazione che vorrei fare è la seguente: per la prima volta ci sono degli amministratori locali, un territorio quindi, che intende dare un contribu-to alla risoluzione di un problema,al di fuori di una fase di concertazione poli-tica e partitica. C’è qualcosa quindi che sta sfuggendo di mano ai soliti control-

fondamentalmente le stesse cose di coloro che in questi giorni hanno pole-mizzato sul documento: ovvero parte-cipazione e condivisione. Nel documento si parla di ottimizza-zione della risorse economiche, del mantenimento e potenziamento degli standards di qualità sanitaria per tut-to il territorio, solo nei due ultimi punti “si auspica” un ospedale unico visti gli orientamenti di Regione e Sato e che, se tale dovesse essere, sia collocato in una posizione strategica per viabi-lità e baricentrica rispetto al territorio provinciale e ai suoi abitanti. Si è data indicazione individuando un territorio con tali caratteristiche in quella zona di confine tra i tre Comuni di Mombaroc-cio, Pesaro e Fano.É una presa di posizione che ha una valenza politica, non è la sottoscrizione del progetto, è un marcamento del ter-

ritorio che rivendica la partecipazione a decisioni fondamentali per il nostro fu-turo.Mi sembra scontato che dovrà dimo-strarsi, come scritto tra l’altro, l’otti-mizzazione delle risorse e che dovran-no svolgersi ACB, VAS, VIA.Penso che da una lettura del testo non si evidenzi che questo. O per lo meno questa è la mia interpretazione del do-cumento.

La risposta del sindaco di Montemaggiore Tarcisio Verdini

Caro Cristian,troppa malizia evidenziano il pregiu-dizio strisciante ed una diffidenza nei confronti della politica che comprendo ma che, nelle menti che si considera-no “illuminate”, si fa disonestà intellet-tuale. Mi riferisco anche a tutti coloro che in questi giorni inopportunamente han polemizzato senza, e di questo son convinto, leggere affatto il protocollo sottoscritto dai 22 Sindaci.Quello che è stato firmato è un atto politico che, paradossalmente, chiede

L A R I S P O S T A D E I S I N D A C I

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Disuguali è un progetto cullato all’in-terno dell’associazione LiberaMente.

Disuguali è anche una sfida. Mettere assieme sette comuni e molte asso-ciazioni per provare a riflettere insie-me su tematiche di certo non semplici, non è cosa da poco.Disuguali è una proposta di viaggio. Un viaggio nel mondo femminile attra-verso conversazioni e film documen-tari, occasione per riflettere insieme, scambiarsi idee ed esperienze diverse, a volte estreme, a volte banali, ma tut-te importanti.Parola e immagine, lo sappiamo, sono

DisUguali donne diritti violenza negli anni zero

Un ciclo di conversazioni analizza il fenomeno

strumenti potenti, in grado di influire sulle opinioni e sui comportamenti so-ciali, capaci di modificare gusti e stili di vita. Questo è evidente se pensiamo, ad esempio, al cinema che troviamo nelle sale commerciali, che, sebbene con ec-cezioni, trasmette modelli e valori do-minanti, che continuano a perpetuare disuguaglianze, siano esse di genere, etniche, religiose, sessuali e culturali.

Per questo, gli argomenti scelti per ogni singola tappa, sono legati a te-matiche concrete e a esperienze che diano prospettive differenti rispetto ad aspetti tradizionalmente rappre-sentati dal discorso culturale patriar-cale, come avviene per la violenza con-tro le donne, il lavoro, la sessualità, la spiritualità, la memoria e identità.

Il Progetto

Disuguali non ha la pretesa dell’esausti-vità e della sistematicità, ma semplice-mente l’ambizione di tentare una rifles-sione a più voci, con ospiti diverse per provenienza culturale, lavorativa, sociale, testimoni, studiose, protagoniste acco-munate da una comune sensibilità per i nodi ostici che, tuttora, la nostra società fa fatica a sciogliere riguardo alla diffe-renza di genere.La disperazione delle donne che subi-scono violenza fisica e psicologica, e la capacità di rinascere è testimoniata da Beatrice Lilli (operatrice sociale), là dove Cristiano Maria Bellei (antropologo), lega fili sottili fra il mito e gli spazi odierni nei quali la violenza trova ancora giustifica-

Una mappa

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D I R I T T I U M A N I

zione. Il difficile rapporto con la spirituali-tà e la fede sono visti con gli occhi di Alina Marazzi (regista) e le parole di Emanuela Provera (scrittrice), nel seno della con-fessione cattolica, mentre Anna Vanzan (antropologa), ci apre le porte del mondo islamico, anch’esso costellato di donne che chiedono e lottano per libertà e diritti.La cinepresa di Silvia Ferreri (regista) scruta le donne che non lavorano e non fanno figli nell’Italia degli anni zero, pae-se di vecchi, a bassa natalità con il 46% di donne occupate sul totale delle donne in

Gli appuntamentiSan Giorgio di Pesaro, domenica 13 marzoore 16.30 sala conferenze museo MuSA

Prospettive di “vita bassa”Conversazione su lavoro e discrimi-nazione con Monia Andreani (Univer-sità di Perugia) e Alessandra Vincenti (Università di Bergamo) e proiezione di Uno virgola due. Viaggio nel paese delle culle vuote di Silvia Ferreri Villanova di Montemaggiore, sabato 19 marzoore 16.30 centro civico (servizio di animazione per bambini, Giochiamoci la faccia, Fano)

Lacrime e sangueConversazione su Rose rosse. Dicias-sette anni di violenza domestica con l’autrice, Beatrice Lilli (Punto d’ascolto donne, Spoleto), Simona Cardinaletti (fondatrice Casa rifugio, Ancona) e Gabriela Guerra (Centro Antiviolenza, Pesaro).

Barchi, venerdì 25 marzoore 21 museo orci e orciai, centro storico

Genealogia della violenzaConversazione con Cristiano Maria Bellei (Università di Urbino) e Giovanna Errede (Cantiere Srebrenica)

Villanova di Montemaggiore, venerdì 1 aprileore 21 centro civico

Il corpo del reatoConversazione su Femminicidio con l’autrice, Barbara Spinelli (Giuristi De-mocratici, Bologna) e Domenico Sivilli (Università di Urbino)

Orciano di Pesaro, giovedì 7 aprileore 21 auditorium santa Caterina, centro storico

Dio madreConversazione su scegliere la fede con Emanuela Provera (Dentro l’Opus Dei), Ilaria Biagioli (Università di Urbino), e proiezione di Per sempre di Alina Marazzi

Fermignano, venerdì 8 aprileore 21 sala del consiglio comunale

Ancora lacrime e sangueConversazione su Rose rosse. Dicias-sette anni di violenza domesticacon l’autrice, Beatrice Lilli (Punto d’ascolto donne, Spoleto) e Eleonora Cionna (Amministrazione peniten-ziaria, Ancona-Pesaro) e Francesca Santarelli (Centro Antiviolenza, Pesaro)

Orciano di Pesaro, domenica 10 aprileore 18 chiesa di san Silvestro, centro storico

Esposizione DisUgualidonne, diritti, violenza, per illustrazioni e parole, presentazione e inaugurazioneapertura dal 10 al 25 aprile prosegue a Saltara S.Maria del Soccorso dal 22 maggio

San Giorgio di Pesaro, venerdì 15 aprileore 21 sala polivalente, centro storico

Nuovo mondo. Nuove politicheConversazione su Riprendiamoci Pechino con l’autrice, Katia Bellillo (ex ministro pari opportunità), Patrizia Ciaroni (assessore pari opportunità, Provincia di Pesaro e Urbino), Simona Ricci (CGIL, Pesaro), Sauro Rossi (CISL, Pesaro) Isola del Piano, domenica 17 aprilemuseo trecce intrecci ex canonica Castelgagliardo

ore 11 aperitivo di genere e pranzo sul mantileore 15 La tela vissuta. Intrecci reali, intrecci simbolici. Conversazione a

passeggio con Lucia Tancredi (edizioni EV, Macerata)

Barchi, venerdì 29 aprileore 21 museo orci e orciai

Storie e memorie di donneConversazione su Come il mercurio. Storie di femminismo con l’autrice, Carla Marcellini (ISMLI, Ancona) e Bar-bara Montesi (Università di Arezzo) Orciano, venerdì 6 maggioore 21 auditorium santa caterina, centro storico

A capo copertoConversazione su Le donne di Allah. Viaggio nei femminismi islamicicon l’autrice, Anna Vanzan (IULM, Milano) e Mounya Allali (mediatrice culturale) Villanova,venerdi 13 maggioore 21.00 centro civico

Figlie di MarteConversazione su guerra, memoria, identità con Indira Ludak Begic (Srebrenica), Azra Ibrahimovic (CESVI, Sarajevo), Daniele Onori (Sarajevo), Giovanna Errede (Cantiere Srebrenica) e Alfonso Botti (Università di Modena-Reggio Emilia); anteprima di Il tempo di guardare. Il tempo di vedere di Andrea Laquidara

Saltara, venerdi 20 maggio (da confermare)ore 21, villa del Balì, museo della scienza

Resistenza e resaConversazione su Donne e diritti Laura Boldrini (Alto commissariato ONU per i rifugiati) e Luigi Alfieri (Università di Urbino)

età attiva e Fatima Farina (sociologa) e Monia Andreani (filosofa), ne analizzano il significato sociale.Barbara Spinelli (giurista) riflette sulla na-scita di un nuovo concetto a livello plane-tario, il femminicidio, mentre Katia Bellillo (ex ministro pari opportunità) utilizza le conferenze internazionali dell’ONU sulle donne stringere sulla necessità di una nuova coscienza identitaria. Due giovani testimoni della guerra nell’ex Jugoslavia, insieme a Giovanna Errede, coordinatrice del progetto Cantiere Srebrenica, Daniele

Onofri, insegnante a Sarajevo, e Alfonso Botti (storico) annodano guerra, violenza e identità collettiva nella convivenza con l’ex nemico.Le centocinquanta candeline che spegne, quest’anno, il nostro paese, sono ricorda-te nel racconto di Carla Marcellini (stori-ca) e Barbara Montesi (storica), che non ci fanno dimenticare i complicati mondi di quante hanno partecipato al movimento delle donne.

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reotipi femminili, cioè da quegli ideali di femminilità che costituivano la società nella quale viveva. I quattro medici – uo-mini, con i quali ha a che fare, da viva e da morta, pur diversi nei comportamen-ti, sono intimamente legati da atteggia-menti mentali dettati dagli ideali di vir-tù maschile, che destinano le donne al conformismo di genere. Agli stereotipi e ai medici Emma si sottrae con una serie di comportamenti altri, con “perversioni” che le permettono di sopravvivere alla perdita originaria dettata da una cultura che piega ogni essere a un definito ruo-lo di genere. La famiglia borghese, con la sua etica del lavoro e la rigida distin-zione dei ruoli sessuali, è stata il perno della rivoluzione industriale, ma paralle-lamente al consolidarsi della sua strut-tura, ha iniziato a indebolirsi e la visione

D I R I T T I U M A N I

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A fine ottocento inizia una nuova sta-gione per le donne, che diventano meno marginali e più visibili nella società, e nel complesso processo di trasformazione, attivato da numerosi fattori, la capaci-tà di organizzazione e di lotta politica e culturale delle lavoratrici e delle emanci-pazioniste, è fondamentale.Ciò non toglie che nella storia dell’Italia unita, con un discorso a parte per gli ultimi decenni e per singole figure cele-bri, le donne siano state trasparenti, e sempre mantenute, dalle olografie delle culture ufficiali e egemoni, nello spazio e nel ruolo domestico. Eppure l’Italia è stata immaginata, per essa hanno lot-tato ed è costituita da un tessuto di vite, con le loro miserie, virtù, gioie e dolori, che sono anche vite di donne.Emma Bovary, l’eroina di Flaubert, si ac-corge di essere resa schiava dagli ste-

Un complotto al femminile?

È ai primi centocinquant’anni dell’Italia unita, che il progetto Disuguali è dedicato. A tutte le donne e gli uomini che hanno saputo im-maginare, credere e lavorare per una comu-ne idea.Per questo una mostra ricorderà i diritti del-le donne scritti nei documenti ufficiali, carte costituzionali, carte dei diritti, leggi. Diritti il-lustrati da tavole originali di illustratrici pro-fessioniste, che hanno accettato di lavorare gratuitamente a questo progetto.In particolare a una marchigiana, diventata donna all’alba del novecento, Maria Montes-sori, medico, pedagogista, scienziata, è suo merito se esiste una pedagogia italiana nel mondo, famosa per aver ideato e realizzato

Una dedica

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brillante, allegra, sana, vincente, pro-gressiva, fondata sulla divisione dei ruo-li, ha finito per andare in frantumi. Così, si è diffuso il timore che, se la famiglia borghese dovesse scomparire, le ambi-guità di genere, tenute a bada da rigidi stereotipi, potrebbero infiltrarsi nell’or-dine sociale, arrivando a distruggere ciò che ha mantenuto salde le strutture delle società civilizzate. Le “deviazioni” sessuali sono un esempio di minaccia all’ordine sociale costituito. Le osses-sioni della perversione portano a per-versioni ulteriori. Diventano strumento politico di controllo, regolazione, oppres-sione, discriminazione: dall’infibulazione, con la mutilazione degli organi genitali femminili, alla fasciatura dei piedi, allo stupro per “curare” l’omosessualità o come arma di guerra, fino alla violenza domestica generata, nelle sue diverse

un nuovo metodo educativo che mette al centro lo sviluppo della personalità e le incli-nazioni individuali, le cui scuole continuano a diffondersi soprattutto fuori dall’Italia, ma della quale meno si sa della sua vita privata, di aver avuto un figlio fuori dal matrimonio, che ha dovuto far crescere da un’altra fami-glia e sempre tenere nascosto, vittima degli stereotipi e delle prescrizioni morali.A lei, che nel 1906 ha contribuito a presen-tare la proposta di legge per il voto alle don-ne, che porterà le italiane, trent’anni dopo, il 2 giugno 1946, chiusa la stagione della ditta-tura fascista, a esercitare per la prima volta il diritto di voto politico con il referendum istituzionale e le elezioni dell’Assemblea costituente, ad essere cittadine nella neo-nata democrazia. Ma ancora lontane da un pieno riconoscimento. Insomma, disuguali, simili, non proprio diverse. Ma non uguali.

declinazioni, fisica, psicologica, morale, economica, da un primitivo concetto di gelosia e possesso, e al femminicidio, con la soppressione fisica delle donne al di fuori di una codificazione del gesto come reato.Probabilmente mai ci saremmo aspet-tati, che nell’epoca del post-femmini-smo nella quale viviamo, avremmo do-vuto risvegliarci, rompere nuovi divieti interiori, agire ancora per il pieno ricono-scimento, sul piano giuridico, economi-co, sociale e culturale di diritti che dopo essere stati diritti di cittadinanza, pen-savamo essere diritti umani, e, invece, tornano a dover essere, primariamente, diritti di donne.Quei volti di donne coi quali incrociamo gli sguardi nei musei, nelle chiese, nel-la letteratura, sono stati rappresentati spesso per istruire, a volte per ammo-nire, divertire, eccitare i sensi, e altro ancora. Mai, o quasi, sono neutri. Incar-nano, pur non essendone riproduzioni fedeli, degli assunti culturali. Se gli artisti dell’età moderna avessero dovuto defi-nire la donna, avrebbero probabilmente scelto di iniziare da quello che riteneva-no il principio, Adamo e Eva. E la caduta dell’uomo. Risultato di un complotto. Nella chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine, la diafana bellezza di Eva è sovrastata dal serpente, la causa della rovina, ma è un serpente che ha la testa di donna, i capelli biondi, gli occhi azzurri e le labbra rosso carminio. Insomma, un complotto femminile.

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DisUguali. Donne, diritti, violenza ripercorre le tappe fondamentali del cammino dei diritti di genere attraverso immagini e parole.

È realizzata da illustratrici profes-sioniste con tavole originali: Marta Anderle, Cinzia Battistel, Simona Bursi, Mara Cerri, Flavia De Carli, Noe-mi Gambini, Rebecca Lisotta, Claudia Muratori, Sara Ninfali, Barbara Orciari, Emanuela Orciari, Nadia Pacino, Mirka Perseghetti, Serena Riglietti, Alessandra Roberti, Agnese Tomasetti, Assunta Toti Buratti, Luisa Zancanella.

Disuguali nasce dalla sinergia fra forze diverse.Idea e coordinamento: LiberaMente, Villanova di Montemaggiore (PU); collaborazione: La Ginestra (Urbino), Res Publica (Fano), Accademia delle arti “G. Betti” (Orciano); adesione: Circolo Ricreativo AUSER (Or-ciano di Pesaro), Consulta per la laicità delle istituzioni di Pesaro e Urbino, MRS (Fano), Le Manine. Compagnia di Pia-cere (Isola del Piano), Harissa e Fragole (Barchi), Lutva (Orciano), Consulta per la laicità delle Istituzioni (Pesaro); patro-cinio: Istituto Storia Marche del ‘900 (Ancona), Fondazione Romolo Murri (Urbino), Provincia di Pesaro e Urbino, Regione Marche; collaborazione e contributo: ammini-strazioni comunali con gli assessorati alle politiche culturali e sociali di Barchi, Fermignano, Isola del Piano, Monte-maggiore al Metauro, Orciano di Pesaro, Saltara, San Giorgio di Pesaro; gli ambiti territoriali sociali di Fano e Fossombro-ne; CGIL (Pesaro); CISL scuola (Pesa-ro); Osteria Casa Mina (San Giorgio); maggior sponsor: Cassa di Risparmio di Fano, filiale di Calcinelli di Saltara.

Tutte le persone coinvolte nel progetto hanno partecipato gratuitamente.

Coordinate

La violenza di genere in cifre

Quantificare la violenza sulle donne è assai arduo. Le cifre che si basano sulle denunce e le richieste al pronto soccor-so non possono tenere conto, infatti, delle violenze subite, ma non denun-ciate. L’unico dato incontestabile ri-guarda le uccisioni di donne in famiglia, di cui l’Italia detiene il primato europeo.Solo tenendo conto dei dati legati alle separazioni, in Italia, nel 30% dei casi, sono accompagnate da reati intrafa-miliari, molti dei quali nel tempo sfo-ciano in gesti estremi. Uno dei motivi sembra essere che gli uomini italiani, a differenza della maggioranza degli europei, vedono nella separazione una vergogna o un affronto da ‘vendicare’. Da non sottovalutare è anche il rischio della pena, infatti, per i reati intrafa-miliari, cioè maltrattamenti e abusi, nel 60% dei casi non viene comminata alcuna pena perché cadono in prescri-zione prima di arrivare in giudizio, e quando vi è condanna la pena è spesso del tutto simbolica. E nel 65% dei casi di uccisione di donne o strage in famiglia, vi erano già stati segnali di violenza o minacce regolarmente denunciate alle autorità.La storia culturale e giuridica del nostro paese ci insegna che è assai recente il

tempo in cui le donne hanno smesso di essere sottomesse agli uomini come mogli, figlie e oggetti sessuali senza dignità propria. La potestà maritale è stata abrogata nel 1975; l’attenuan-te del delitto d’onore, in vigore fino al 1981, prevedeva la pena della reclusio-ne da tre a sette anni per chi provo-casse la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne avesse scoperto l’illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’of-fesa recata all’onor suo o della famiglia.I crimini sessuali, fino al 1996, erano trattati come reati contro la moralità pubblica e non contro la persona. Tra i delitti contro la moralità pubblica e il buon costume c’era anche il ratto a fine di matrimonio e il ratto a fine di libidi-ne. Cioè chi rapiva una donna a scopo di matrimonio veniva punito in maniera più leggera e il cosiddetto “matrimonio riparatore”, conseguente a stupro o a rapporto sessuale consenziente, co-stituiva una causa di non punibilità per l’aggressore.A ottobre 2010, secondo le notizie ap-parse sui giornali, le donne uccise “in quanto tali” in Italia, cioè per violenza di genere, ad anno non ancora concluso, erano 115. Negli ultimi 15 anni, secon-do una ricerca Eures-Ansa, il numero di donne uccise è passato dal 15 al 23%,

i dati sul fenomeno a Pesaro e nelle Marche

di Ilaria Biagioli

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con un incremento negli ultimi anni, dovuto all’incidenza dei delitti in fami-glia, dei quali le principali vittime sono le donne. Il 70 % degli omicidi delle don-ne, infatti, si è verificato all’interno delle mura domestiche: nel 2008, 147 donne uccise.Se passiamo agli atti di violenza che non hanno provocato la morte, secon-do un’indagine ISTAT del 2006, con-dotta sul territorio nazionale su un campione di 25000 donne, quindi non con la rilevazione dei dati ufficiali del-le denunce, il 31,9% ha subito violenza, nella maggior parte dei casi compiuta dai loro partner, e la violenza in famiglia resta la prima causa di morte non acci-dentale delle donne tra i 16 e i 44 anni.La media della nostra regione supera quella nazionale. Nelle Marche, infatti, il 34,4 per cento delle donne dichiara di aver subito violenza fisica o sessuale e il 16,4 % ha subito abusi all’interno delle mura domestiche.Una ricerca dell’Università di Urbino ha analizzato i casi di violenza subiti dalle donne nel comune di Pesaro nel 2007, denunciati al pronto soccorso, alle for-ze dell’ordine e al consultorio, tenendo conto che non esiste un protocollo per classificare i casi di violenza di genere.Nell’anno considerato, il pronto soccor-so dell’ospedale di Pesaro, ha registrato 170 donne che si sono rivolte al servizio per curare delle lesioni riportate a cau-sa di una violenza subita. I dati forniti dalle forze dell’ordine e dal consultorio riguardo ai maltrattamenti in famiglia riferiscono di 22 vittime di violenza in due anni.Per le violenze sessuali, nell’anno 2007 e nei primi sei mesi del 2008, le donne che hanno subito una violenza classi-ficabile tra le violenze sessuali, sono state 13. Il dato sulle lesioni personali, rilevato attraverso una ricerca a cam-pionamento, fa emergere 18 casi di le-sioni di due mesi (ottobre e novembre). Si stima dunque, che nell’anno 2007, le donne che hanno riportato lesioni personali a seguito di un atto violento, siano state 108. Nello stesso anno si stima che sia anche avvenuto un omi-cidio da parte di un uomo nei confronti di una donna.La stima del totale di ogni tipologia di violenza registrata nel comune di Pe-saro per l’anno 2007, corrisponde a 303 donne vittime di una qualche forma di violenza. Pur applicando al dato le mi-

sure restrittive, cioè ipotizzando una percentuale di riduzione riconducibile a episodi di denunce a scopo strumenta-le nelle cause di divorzio, si ottiene un risultato pari a 214 violenze. Questo significa che ipoteticamente, essendo, quelli considerati, dati “emersi”, che costituiscono quindi soltanto una par-te delle violenze realmente subite, nel territorio comunale di Pesaro si verifica un reato su una donna a giorni alterni.Se andiamo a stimare le caratteristiche delle donne che hanno subito violenza la percentuale più elevata di vittime ha un’età compresa tra i 30 e i 39 anni (circa il 40%), seguita da donne ventenni (21,5%) e quarantenni (19,2%). Il feno-meno interessa però in modo significa-tivo anche le giovanissime, di età infe-riore ai 19 anni (10,6%). Quasi due terzi delle vittime è di nazionalità italiana e subisce violenza in maniera prevalente all’interno delle mura domestiche. Per quanto riguarda gli autori delle violen-ze, i dati sono quelli forniti dalle Forze dell’Ordine e, quindi, le stime vanno considerate parziali: nella maggior par-te dei casi si tratta di un uomo trenten-ne o quarantenne (anche se i ventenni e i minori si collocano immediatamente dopo), di nazionalità italiana o stranie-ra, che ha intrecciato con la donna le-gami sentimentali (soprattutto mariti o conviventi).

BIBLIOGRAFIA E FILMOGRAFIA

K. Belillo, Riprendiamoci Pechino. La lunga marcia dell’altra metà del cielo, Milano, Albatros, 2010

C. De Gregorio, Malamore. Esercizi di resistenza al dolore, Milano, Mondadori, 2008

S. Ferreri, Uno virgola due. Viaggio nel paese delle culle vuote, Roma, Ediesse, 2007

B. Lilli, Rose rosse. 17 anni di violenza domestica, Perugia, Era nuova, 2008

A. Marazzi, Per sempre, Lugano, MIR Cinematografica e CISA Service, 2005

E. Provera, Dentro l’Opus Dei. Come funziona la milizia di Dio, Milano, Chiarelettere, 2009

B. Spinelli, Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconosci-mento giuridico internazionale, Milano, F. Angeli, 2008

A. Vanzan, Le donne di Allah. Viaggio nei femminismi islamici, Milano, B. Mondadori, 2010

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Un podere nei laghi3

Nel comune di Saltara una scelta urbanistica fatta nel 2001 ha coinvolto 14 proprietari di un terreno agricolo fra i più fertili e comodi che ci siano in tutto il territorio comunale. Senza tale scelta “politica” tali terreni oggi avrebbero avuto un valore massimo di 4-5 euro al mq, i proprietari sarebbero stati liberi di vendere il loro terreno autonomamente, di coltivarlo, di chiedere il permesso per co-struirci un fabbricato di pertinenza agricola, e soprattutto non avrebbero pagato l’ICI, ed ognuno avrebbe potuto fare autonoma-mente ciò che voleva della sua proprietà.

Immaginiamo ora di avere avuto la fortuna/sfortuna di avere in tale area il nostro podere di famiglia, quello dei nostri nonni o dei nostri genitori, facciamo che questo podere sia di 5 ettari.Se la destinazione non fosse stata cambiata, se fosse ancora terreno agricolo, avremmo ricavato circa 2.000 euro all’anno di reddito dall’agricoltura e avremmo dovuto pagare da 10 anni almeno 17.000 euro l’anno di ICI al Comune di Saltara (e quindi avremmo già pagato 170.000 euro). Fine.

Immaginiamo, invece, di avere avuto la for-tuna/sfortuna di avere lo stesso podere in tale area e che a quest’area sia stata data la destinazione che è stata data. Ebbene oggi, magari anche perché abbiamo il nostro lavo-ro, la nostra famiglia, le nostre preoccupazio-ni quotidiane, come tutti hanno, vivremmo sicuramente in un incubo. Avremmo sì potenzialmente un area del valore di 40-50 euro al mq, e quindi il nostro capitale di 5 ettari, invece che 250.000 euro ne varrebbe sulla carta 2.500.000, ma solo sulla carta.

Da 10 anni avremmo dovuto pagare almeno 17.000 euro l’anno di ICI al Comune di Saltara (e quindi avremmo già pagato 170.000 euro), saremmo esasperati dalle lungaggini buro-cratiche, dalle questioni da affrontare con i tecnici, i quali ogni tanto, avendo lavorato, ci chiederebbero giustamente anche il paga-mento delle loro parcelle, che naturalmente non pagheremmo visto che non avremmo ancora monetizzato nulla.

Ci capiterebbe ogni tanto qualche industriale interessato all’acquisto del terreno per farci il suo opificio, o meglio ci sarebbe capitato fino a qualche tempo fa quando ancora non era-vamo nel pieno della crisi economica come oggi, avremmo magari anche combinato un prezzo di favore pur di uscire dall’incubo, ma non avremmo più rivisto tale compratore non appena questo si fosse accertato con una visita in Comune dell’iter urbanistico in itinere da oramai 10 anni (varianti al Piano Regolatore, Valutazione Ambientale Strate-gica al PRG stesso, Piano di Lottizzazione, Studio di Impatto Ambientale della Lottiz-zazione, comune, provincia, regione, nuove leggi, nuove incombenze, ecc.).

Ogni tanto andremmo in Comune pure noi, che ci siamo occupati di tutt’altro nella no-stra vita, e che non avremmo mai immagi-nato un simile intrico di carte, di tecnici, di procedure, di burocrazia, né tempi così biblici, e chiederemmo umilmente agli amministra-tori o ai funzionari senza sapere nemmeno di preciso la differenza fra i due:A che punto siamo? Perché chi si mostra interessato al terreno, dopo che è venu-to a chiedere in comune non si rivede più? Possiamo costruire noi? Le pratiche stanno andando avanti? Possiamo decidere come meglio crediamo autonomamente ed in-

...Fortuna o sfortuna?

dipendentemente dagli altri 13? Possiamo chiedere di riportare la destinazione a terre-no agricolo e risparmiare oltre 16.000 euro per l’ICI? Ma ci risponderebbero sempre che è solo questione di mesi, che tutti e 14 siamo soggetti ad un unico piano di lottizzazione e che non si possono fare distinguo.

Chiederemmo allora al nostro tecnico di fi-ducia, ma anche lui ci direbbe che (come tutti gli altri tecnici, degli altri 13 proprietari, tutti diversi) ha lavorato e sta lavorando senza ancora intascare il minimo compenso e che è stufo pure lui.

Minimo insomma ci sentiremmo presi in giro, e ci renderemmo conto che tutta que-sta operazione è stata congegnata solo per portare al Comune, attraverso l’ICI , un getti-to supplementare di 80-90 mila euro l’anno, provenienti solo da noi e dagli altri 13 pro-prietari coinvolti.

Ci chiederemmo se anche gli altri 13 sta-ranno perdendo la pazienza come noi, si riterranno altrettanto presi in giro come ci sentiamo noi, saranno altrettanto stanchi di pagare una ICI così pesante. Penseranno anche loro se mai riusciranno ad uscire da questa storia? Avranno idee più chiare di noi sul punto delle pratiche urbanistiche?

Sapremmo più o meno chi sono gli altri 13, a parte qualcuno che in questi anni potrebbe avere già venduto la propria quota fin anche a 80-90 euro al mq a non ben precisati indu-striali o comunque a gente non altrettanto semplice come noi. Quasi tutti insomma avrebbero potuto essere del vicinato ma forse le poche volte che li avremmo incro-ciati, certi argomenti non avremmo avuto il coraggio di toccarli. Avremmo forse potuto pensare di fare un coordinamento fra di noi e adire a vie lega-li nei confronti del Comune per averci invi-schiati in questa storia per così lungo tempo e succhiato così tanti soldi (in 10 anni, fra tutti, quasi 1.000.000 di euro) e che poi ne succhierebbe ancora perché avremmo sa-puto che pretenderebbe che noi si paghi 2/3 del nuovo svincolo della superstrada pro-messo sistematicamente in tutte le cam-pagne elettorali, di fogne per il quartiere di postavecchia, e di altre opere pubbliche per circa 9.000.000 euro in totale. Ma poi, se riuscissimo a riunirci tutti e 14, non apriremmo un’altra lunga storia di riu-nioni, di confronti e contrasti fra persone che potrebbero pensarla diversamente, come succede nelle assemblee di condominio? Avremmo forse saputo che qualcuno de-gli altri 13 ha provato a non pagare l’ICI per qualche anno, ritenendo questa situazione paradossale, ma avremmo anche saputo che nel 2010 la società esterna incaricata dal

di Maurizio Rondina

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Comune per il recupero dell’evasione ICI, gli avrebbe inviato pesanti sanzioni ed interessi da pagare. Allora quindi avremmo deciso che sarebbe stato meglio continuare a pagare.Avremmo saputo che nell’attuale zona in-dustriale li vicino ci sono tantissimi capan-noni vuoti, che la crisi economica starebbe bloccando tutta l’economia, che gli industriali non investirebbero più, tranne pochissimi. Spereremmo allora in questi pochissimi per uscire da questa situazione.I tecnici ci avrebbero detto che dopo l’appro-vazione definitiva del Piano di Lottizzazione avremmo dovuto comunque costituire un consorzio fra noi 14.

Insomma ci saremmo resi conto di essere finiti in tutta questa situazione senza volerlo e non vedremmo l’ora di uscirne, in qualsiasi modo.E cosa avremmo potuto fare? Chiedere con-sigli a qualcuno più “addentro” di noi? Qualcuno avrebbe potuto consigliarci di cre-are un coordinamento fra i 14 proprietari per richiedere tutti assieme una nuova va-riante al PRG per riportare la terra agricola e per poi eventualmente farci tanti impianti fotovoltaici (che attualmente darebbero una rendita del 13% l’anno), ognuno per le nostre proprietà, per recuperare i 10 anni di ICI pa-gati al comune. Qualcuno avrebbe potuto proporci di creare un coordinamento fra i 14 proprietari per re-alizzare noi stessi un progetto di filiera di ca-pannoni industriali ed impianti per la gestio-ne completa del ciclo dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata. Qualcuno avrebbe potuto dirci che, parten-do la zona industriale a regime, con tutti i 100.000 mq di capannoni, sui 27 ettari di terreno, la popolazione del nostro comune sarebbe aumentata di 1.000 abitanti e sa-rebbero collassati tutti i servizi comunali. Altri avrebbero potuto dirci che l’impatto degli scarichi e delle emissioni di tali attivi-tà industriali avrebbero peggiorato la qualità dell’aria e dell’acqua, la rumorosità, il traffico, l’inquinamento del fiume, il paesaggio. Alla fine avremmo pensato: non sarà forse, che quelli del Comune avevano bisogno di fare cassa per togliersi qualche bella soddi-sfazione personale, per lasciare un segno del loro passaggio, per fare qualche bella opera pubblica, per prendersi qualche voto in più, finanziando cose insostenibili ai danni di 14 privati e facendo ricadere su di loro tutte le responsabilità delle conseguenze delle loro scelte?

Pulire in modo ecologico

Quando si lava, a mano o in lavatrice, di solito succede questo:se l’acqua di casa è dura, come nelle no-stre zone, rimane una pellicola di calcare che indurisce le fibre.le fibre rimangono caricate negativa-mente per opera dei detersivi e questo effetto, unito alla durezza dell’acqua, rende i panni tutt’altro che morbidi.. Un ammorbidente convenzionale è composto principalmente da:esterquat, molecola ammorbidente che può essere di origine vegetale o ani-male. una serie di ingredienti di origine petrolchimica scarsamente o per nulla biodegradabili (additivi che amplificano l’efficacia dell’esterquat, profumi di sin-tesi, perlanti, addensanti, antischiuma, coloranti, conservanti). Si forma quindi una “pellicola” che si fis-sa nelle trame dei tessuti e che spesso è causa di dermatiti e allergie.Un ammorbidente ecologico, compo-sto solo da esterquat, profumo e acido citrico, non forma nessuna “pellicola” in quanto, con la sua carica positiva, neu-tralizza le cariche negative a cui i tessuti sono stati esposti durante il lavaggio con tensioattivi anionici (i normali de-tersivi per bucato hanno un pH molto elevato, oltre 9 ma più spesso 10 – 11). Tra le molecole utilizzate negli ammor-bidenti convenzionali vi sono poi i sali quaternari che sono forti antibatterici, ma sono anche scarsamente biodegra-dabili, come la maggior parte degli ingre-

l’ammorbidente

dienti che li compongono.Viceversa gli Esterquat di origine vege-tale, usati per fabbricare gli ammorbi-denti da alcune aziende bio, non sono battericidi o pochissimo e sono alta-mente biodegradabili.Ricette e metodi ecologici:L’aceto usato come ammorbidente è efficacissimo perchè ha carica negativa.Basta porre 100 ml di aceto bianco nell’apposita vaschetta. I panni non prenderanno l’odore di aceto, quel mi-nimo che rimarrà alla fine del lavaggio evaporerà in pochi minuti. Quindi, utilizzando questo pratico rime-dio delle nostre dispense, non avremo nessun residuo nell’ambiente, nei panni e ci sarà anche una certa convenienza economica.Un’altra soluzione, la mia preferita, con-siste nel fare una soluzione di acido ci-trico in acqua, sciogliendo 150-180 mg di acido citrico in acqua e mescolando fino ad ottenere una soluzione limpida o poco satura.Anche in questo caso si usano 100 ml di soluzione direttamente nella vaschetta dell’ammorbidente.L’acido citrico in polvere si trova sia nel listino di Officina Naturae ( un’azienda di Rimini, conosciuta e apprezzata a li-vello nazionale), reperibile anche in al-cune ferramenta. Come molti sanno già, è una sostanza presente nel succo del limone.Questa seconda soluzione, altrettanto naturale, permette di avere panni più morbidi e facili da stirare.

di Claudia Romeo

Aceto e acido citrico, usati da soli come ammorbidenti, favoriscono la de-gradazione di enzimi e residui dei detersivi, contribuendo a eliminare il loro

potere allergenico, e aiutano l’ambiente.

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Lezioni di democrazia

Proporre azioni concrete per proteggere la democrazia dei cittadini e per diffon-dere un rinnovato senso civico e di citta-dinanza democratica inclusiva è quanto si propongono le Lezioni di Democrazia, un ciclo di sei incontri pubblici organiz-zato dal Movimento Radicalsocialista in collaborazione con molte Associazioni attive sul nostro territorio. L’obiettivo è quello di prepararsi a una nuova stagione politica, culturale e civi-le, provando a ripensare insieme l’espe-rienza della Democrazia, affinché ciascu-no esca dall’immobilismo, esprima il suo dissenso in forma civile, e sopratutto torni a essere forza attiva di diffusione delle idee.

I tempi sembrano ormai maturi per un risveglio civile del paese ed è crescente il movimento spontaneo di coloro che, sentendo il bisogno di essere ascoltati, si organizzano in nuove forme di par-tecipazione su tanti fronti: dalla difesa dei servizi (vedi il movimento per l’acqua pubblica) e dell’ambiente, alla lotta per la legalità, alla difesa della scuola e dei diritti dei lavoratori, fino alla bellissima manifestazione in difesa della dignità delle donne del 13 febbraio scorso. In breve: forse l’Italia s’è desta?

Vi sono molti segnali che incoraggiano a ritenere che i tempi sembrano maturi per un risveglio civile. Una possibile con-ferma la offre Homo civicus - La ragio-nevole follia dei beni comuni scritto dal prof. Franco Cassano, sociologo dei pro-cessi culturali e comunicativi dell’Uni-versità di Bari, intervenuto il 10 febbraio a Fano alla prima Lezione di Democrazia per raccontare la sua esperienza teorica e pratica di mobilitazione popolare vis-suta a Bari con Città Plurale, un’Asso-ciazione per la cittadinanza attiva impe-gnata nella difesa dell’ambiente e nella lotta all´abusivismo edilizio.

La cittadinanza attiva è quella che Cas-sano definisce “l’invenzione più interes-sante dell’Occidente: essa ha degli uo-mini un’idea altissima, dal momento che chiede loro di saper governare se stessi”, è l’impegno di chi desidera proteggere i beni pubblici per sottrarli agli accapar-ramenti privati, è quella condizione in grado di “ superare la dispersione indivi-dualistica e costruire l’azione collettiva”.

Una sorta di ragionevole follia di quanti hanno ancora a cuore il destino del no-stro paese e decidono di associarsi per rendersi utili alla comunità e per reagire alle ingiustizie. Una grande opportunità di rinnovamento anche per la politica

la democrazia è come l’aria si avverte solo quando ti viene a mancare

di Fernanda Marotti

che tuttavia non sembra ancora pronta per cogliere questo cambiamento.La seconda Lezione di democrazia del 23 febbraio era intitolata I fondamentali. Luciano Capitini, che ne è stato il curato-re, l’ha presentata con queste parole: “ E’ vero che l’atteggiamento democratico ri-guarda tutti i campi del vivere quotidiano, soprattutto il sociale, ma in alcuni ambiti le pratiche democratiche sono più neces-sarie e più dettagliatamente scandite. Sono i momenti in cui i rapporti sociali si fanno densi di comunicazione, di con-certazione, di decisioni che riguardano il futuro di tutti: le assemblee, gli incontri di Partito, i consessi politici.....In tali momenti si applicano delle regole, che sono prive di un padre che le abbia dettate, e che sono, invece, figlie di espe-rienze collettive, limate dagli insuccessi, rinforzate dai propositi raggiunti. Tali regole debbono essere il patrimonio di ogni democratico, pena, in caso contra-rio, il trovarsi a discutere senza regole, o, peggio con regole fantasiose appena sfornate”.Ci é parso utilissimo ripercorrere insie-me tutta una serie di concetti, per ca-pirne i motivi, e la funzionalità: si tratta di espressioni come ordine del giorno, o Maggioranza o Presidente di assemblea e così via.

Sei lezioni per chi ama la democrazia e per chi la sente necessaria perchè, come dice lo stesso Luciano Capitini, “la de-mocrazia è come l’aria: si avverte sol-tanto quando viene a mancare”.

Le prossime Lezioni di democrazia si terranno secondo il seguente calendario: - venerdì 18 marzo a Pesaro, Francesco Postiglione (filosofo): “Teoria e pratica della democrazia in Karl Popper” - giovedì 31 marzo a Fano, Silvia Cecchi (magistrato): “Democrazia e diritto” - giovedì 7 aprile a Pesaro, Milena Carone (avvocato): “Donne e diritti” - giovedì 21 aprile a Fano, Rocco Donnici (filosofo): “Democrazia e conflitto”

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E C O L O G I A

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Chiudete gli occhi e immaginate un bic-chiere pieno d’acqua fresca in una torri-da giornata estiva. Immaginate di berlo. Immaginate il benessere che suscita quel bisogno soddisfatto.Ecco, oggi persino quel bisogno primario è soggetto alle regole del mercato, come un qualsiasi bene di consumo, ad esem-pio una telefonata. In entrambi i casi state pagando un servizio, solo che del telefono potete fare a meno, dell’acqua no.Grazie all’opera dei nostri governi, De-stra e Sinistra hanno efficacemente col-laborato per dare “l’oro blu” in gestione ai privati. Oggi questo bisogno è diven-tato merce.I cittadini che fino a pochi anni fa era-no considerati tali, nel corso del tempo sono diventati utenti e infine consuma-tori.Con l’ultimo colpo d’ascia, art.23 bis L. 133/08 “Ronchi” gov. Berlusconi, su questo diritto inalienabile per l’uomo e per la vita, il nostro governo ha definiti-vamente concluso il processo di priva-tizzazione iniziato 15 anni fa, che entro 31/12/20011 obbliga i Comuni a cedere a soci privati almeno il 40% della propria azienda gestrice del servizio.Per ogni sorso d’acqua non paghiamo più un servizio alla comunità, che ne-cessita di infrastrutture per funzionare e che reinvestirebbe le entrate nel suo stesso territorio (ad esempio con una società speciale consortile tra comuni limitrofi, con la partecipazione diretta dei cittadini che avrebbero dunque voce in capitolo su un bene così importante),

ma finanziamo ulteriormente le tasche di banche e soci privati.Dati alla mano si può vedere che dov’è arrivato, il privato ha dettato legge im-ponendo la sua logica basata sul busi-ness: tagli di investimenti sulle infra-strutture con richiesta di fondi pubblici per gli stessi (oltre al danno la beffa!), aumenti tariffari che hanno toccato punte del 400% in poco più di cinque anni, distacchi forzati delle utenze a chi non può pagare le bollette.

Il forum nazionale dei movimenti per l’acqua ha promosso una campagna referendaria che vanta 1.400.000 firme raccolte per riportare, attraverso il refe-rendum, la gestione dell’acqua in mano ai cittadini. Salvo imprevisti, la prossima estate voteremo. Come cittadini abbia-mo il DOVERE di difendere i nostri DI-RITTI, come consumatori i nostri diritti esistono soltanto se possiamo permet-terci di “comprarli”.Quindi fate sentire la vostra voce di cit-tadini e andate a votare.

Perché senza l’acqua non si può stare Comitato ACCADUEO’ Urbino L’Associazione Culturale LiberaMen-

te ha aderito al Comitato Provinciale Referendario 2 Sì per l’Acqua Bene Comune, comitato nato per promuo-vere i due referendum ammessi dalla Corte Costituzionale (sentenze n° 25 e 26, anno 2011, pubblicate in G. U. del 28/01/2011) dopo la strepitosa cam-pagna di raccolta firme conclusasi con oltre 1.400.000 firme raccolte.

I due referendum sono per l’abro-gazione dell’ art. 23 bis del D.Lgs. 133/08 e l’art 154 del D Lgs. 152/08, per riaprire la possibilità di una gestio-ne pubblica PARTECIPATA del Servizio Idrico Integrato.

Gli aderenti al comitato si impegne-ranno perché i Comuni, le Province e le Regioni modifichino i propri Statuti inserendo il principio che “Il servizio idrico integrato è un serviio pubbli-co locale di interesse generale” e di-chiarino che “… in attuazione della Costituzione e in armonia con i prin-cipi comunitari, al fine di realizzare le coesione economica-sociale e terri-toriale, promuovere la solidarietà, ga-rantire la protezione dell’ambiente e della salute, anche in considerazione delle peculiarità locali, ritiene di non poter realizzare nel proprio territo-rio tale specifica missione attraverso il mercato e secondo le regole della concorrenza. Il Comune ( La Provincia) realizza tale missione attraverso la gestione del servizio idrico integrato effettuata da un soggetto di diritto pubblico;…”.

con l’autore Nando Dalla ChiesaLibrerie Coop, Pesaro - ore 21.00

14 marzoPresentazione del libro “Santa Mafia” con l’autrice Petra ReskiLibrerie Coop, Pesaro - ore 18.00Proiezione del film “I Magliari” di F. RosiCinema Astra, Pesaro - ore 21.00

21 marzoPresentazione del libro “L’agenda rossa di Paolo Borsellino”con il co-autore Giuseppe Lo BiancoLibrerie Coop, Pesaro - ore 18.00Proiezione del film “Il caso Mattei” di F. RosiCinema Astra, Pesaro - ore 21.00

04 aprilePresentazione del libro “Carlo Rosselli e il sogno di unaDemocrazia sociale moderna” con l’autore NicolaTranfagliaLibrerie Coop, Pesaro - ore 18.00Proiezione del film “Segreti di Stato” di P. BenvenutiCinema Astra, Pesaro - ore 21.00

11 aprilePresentazione del libro “Malacarne” con l’autore Alberto GiulianiLibrerie Coop, Pesaro - ore 18.00Proiezione del film “Dimenticare Palermo” di F. RosiCinema Astra, Pesaro - ore 21.00

07 marzoPresentazione del libro “La Colata” con il co-autore Antonio MassariLibrerie Coop, Pesaro - ore 18.00Proiezione del film “Le mani sulla città” di F. RosiCinema Astra - Pesaro - ore 21.00

11 marzoPresentazione del libro “La Convergenza”

APPUNTAMENTI ORGANIZZATI DALMOVIMENTO AGENDE ROSSEDELLA PROVINCIA DI PESARO-URBINO

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I L I B R I

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SALVARE L’ACQUAContro la privatizzazione dell’acqua in Italia

Emilio MolinariFeltrinelli, Serie Bianca Feltrinelli, pp 220, 15 euro.

Emilio Molinari è una figura storica dell’ambientalismo italiano, oltre che animatore del gruppo lombardo che portò alla chiusura della centrale elettronucleare di Caorso. Già consigliere regionale e Senatore, è autore del libro “Acqua: argomenti per una battaglia” (Puntorosso Edizioni), premio Elsa Morante 2009. E’ stato Presidente del Comitato ita-liano per un Contratto mondiale sull’acqua.

Claudio Jampaglia, già caporedattore di “Diario” e “Liberazione”. Ha scritto diversi libri tra cui “Porto Alegre, il Forum sociale mondiale” (Feltrinelli 2002). Prima di dedicarsi al giornalismo, ha lavorato nel settore dell’ingegneria idraulica.

Anche in Italia c’è un’emergenza che riguarda l’acqua, ormai al centro di precise strate-gie volte a privatizzarla, sia da parte di regioni “rosse” come la Toscana sia dal governo, come testimonia il recente “decreto Ronchi”. Contro questa situazione che vuole trarre profitto da una risorsa vitale, in Italia da molti anni si sono mobilitati movimenti e as-sociazioni che, nate nel solco dell’ambientalismo, fanno politica dal basso. Negli ultimi anni hanno continuato a incalzare le istituzioni sul territorio per inserire negli statuti comunali la definizione dell’acqua come bene comune. Ora, l’ultima sfida, si chiama referendum abrogativo. Le mobilitazioni popolari emerse in questi anni attraversano gli schieramenti politici consolidati: dalla Sicilia dove centinaia di amministratori locali si alleano per “salvare l’acqua” ai parroci del Sud che aprono le parrocchie ai movimenti, alla Pianura padana dove alleanze inedite di comuni leghisti e di centrosinistra com-battono insieme le decisioni varate dal governo di centrodestra. Gli autori hanno girato l’Italia in questi anni raccogliendo storie e interviste, spulciando i bilanci delle “aziende idriche”, per infine scoprire che la “liberalizzazione dell’acqua” è solamente un grandis-simo inganno che si tradurrà in un esborso ai danni dei cittadini.

UNO VIRGOLA DUEIl libro-documentario

Silvia FerreriEdiesse, pp 152, 16 euro (cofanetto con libro e documentario).

Dalla prefazione di Miriam Maffei.

Il libro. Il racconto delle vicende che hanno accompagnato la realizzazione del film, un’inchie-sta sulla fatica di essere madri e sul mondo del lavoro al femminile, ma soprattutto l’incontro sgomento tra la giovane autrice e un universo in cui svaniscono le immagini di neomamme serene e sorridenti, sostituite da donne che dopo aver avuto un figlio si ritrovano con il coltello tra i denti a difendere il loro lavoro da una cultura che predilige il profitto a una vita umana. Una sorta di backstage in forma narrativa, la cronaca di un viaggio a tratti molto amaro che parte come una ricerca e diventa dopo un anno un film documentario.

Il documentario. L’Italia da anni è il paese con la più bassa natalità al mondo, un paese in via d’estinzio-ne. Una specie in via d’estinzione. Le donne italiane hanno di media poco più di un figlio a testa, per la precisione uno virgola due. Quali sono le ragioni? Parlando con le donne, l’autrice ne scopre molte, ma la ragione principale è che l’Italia non è un paese pronto a sostituire la figura della madre con quella della madre lavoratrice. L’ Istat ce lo aveva già detto attraverso le cifre. Ora, un documentario firmato da Silvia Ferreri dà a quei nume-ri volti, nomi, suoni, colori. E ci lascia increduli. Ci spiazza. (M.S. Conte, “La Repubblica”) Quello che è certo è che dopo questa visione, e ci dispiace per i nostri datori di lavoro, la voglia di fare un figlio non passa, ma anzi diventa un pochino più forte, convinte dal fatto che la ragione è quella umana. (A. Salvatori, “Filmmaker Magazine”).

Sabato 12 Marzo, alle ore 18,00

presso i locali della delegazione comunale di Calcinelli, verrà presentato il libro “Salvare l’acqua: contro la privatizza-zione dell’acqua in Italia”interverrà il co-autore Emilio Molinari.A cura di Ass. cult. LiberaMente, Movim. civico La Terza Via, Ass. Metauro Nostro, Fare Comune Cartoceto.

Giovedì 24 Marzo, alle ore 21,00

presso la sala conferenze del Centro Civico di Villanova di Montemaggiore al Metauro,si terrà una serata informativa sui sistemi di raccolta differenziata e costi per i cittadini.A cura di Ass. cult. LiberaMente.

A P P U N T A M E N T I :

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