La Bussola n°12

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Settembre 2012 - n.12 - Periodico culturale - distribuzione gratuita Referendum sull’acqua Un compleanno senza festa pag.3 Memoria effimera Sulle corone di fiori cala il sipario pag.7 La legge 194 Osteggiata nonostante tutto pag.9 Referendum sull’acqua un compleanno senza festa

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periodico culturale

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Referendum sull’acquaUn compleanno senza festa

pag.3Memoria effimera

Sulle corone di fiori cala il sipariopag.7

La legge 194Osteggiata nonostante tutto

pag.9

Referendum sull’acqua

un compleanno senza festa

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2 La Bussola - Settembre 2012

La Bussola periodico culturale

Registrato presso il tribunale di Pesaro il 14.01.2010 registrazione n. 568

n. 12, chiuso il 25 Settembre 2012

Direttore responsabileFelice Massaro

[email protected]

Grafica e impaginazionePaola Bacchiocchi

[email protected]

StampaIdeostampa - Calcinelli

[email protected]

Gli autori si assumono la responsabilità dei propri scritti

Diritto di cronaca e diffamazione

EDITORIALE

Il diritto di cronaca si manifesta attra-verso la narrazione di fatti.Consiste nel diritto a informare la col-lettività su fatti e avvenimenti di in-teresse pubblico o che accadono in pubblico.

È un diritto riconosciuto negli ordina-menti democratici. Nell’ordinamento italiano rientra tra le libertà di manife-stazione del pensiero.

Come sancito in linea di principio dall’art. 21 Cost. (Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione) e come rego-lato dalla L. 8 febbraio 1948 n. 47, il diritto di cronaca (e di critica) consiste nella libertà di diffondere attraverso la stampa notizie e commenti, anche le-sivi della reputazione. Ovviamente ci sono dei limiti oltre i quali il diritto di cronaca sconfina nella diffamazione che, punita dal codice penale, com-porta la condanna a un risarcimento civile, viene anche presa in considera-zione come una lesione del diritto alla vita privata portando lesione all’onore di una persona.

Secondo la consolidata giurispruden-za di legittimità, il diritto di cronaca è considerato legittimamente esercitato e non vi sono le condizioni di applica-bilità dell’esimente (cioè della causa di esclusione della responsabilità pe-nale) “solo allorché siano rispettate le seguenti condizioni…: a) la verità (oggettiva o anche soltanto putativa), della notizia, purché frutto di un serio e diligente lavoro di ricerca delle no-tizie. Verità che non sussiste quando, pur essendo veri i singoli fatti riferi-ti, siano dolosamente o colposamente taciuti altri fatti, tanto strettamente ricollegabili ai primi da mutarne com-pletamente il significato; ovvero quan-do i fatti riferiti siano accompagnati da sollecitazioni emotive ovvero da sot-tintesi, accostamenti, insinuazioni o sofismi obiettivamente idonei a creare rappresentazioni della realtà oggettiva false (in tutto o in parte) nella men-te del lettore (o ascoltatore) in parte rilevante); b) la continenza e cioè il rispetto dei requisiti minimi di forma che debbono caratterizzare la cronaca

e anche la critica (e quindi tra l’altro l’assenza di termini esclusivamente insultanti)…(Cassazione civile, sez. III, 19 gennaio 2007, n. 1205).

In altra sentenza la Cassazione spiega il concetto di “continenza” che va in-teso come forma civile dell’esposizio-ne, non eccedente rispetto allo scopo informativo da perseguire, improntata a serena obiettività, almeno nel senso di escludere il preconcetto intento de-nigratorio e, comunque, in ogni caso rispettosa di quel minimo di dignità cui tutti hanno diritto (continenza). (Cassazione civile, sez. III, n. 6973 del 22 marzo 2007).

Sempre in merito alla “continenza”, in altra sentenza la Corte si sofferma sull’ uso di espedienti stilistici, che posso-no trasmettere ai lettori, anche al di là di una formale ed apparente corret-tezza espositiva, giudizi negativi sulla persona che si mira a mettere in cat-tiva luce, per cui ogni accostamento di notizie vere può considerarsi lecito se esso non produce un ulteriore si-gnificato che le trascenda e abbia au-tonoma attitudine lesiva. (Cassazione civile , sez. III, 16 maggio 2007 , n. 11259 in Giust. civ. 2007, 9 1851).

In sostanza un giornalista se si limita alla notizia del reato non ha da teme-re alcunché. Può anche esercitare il diritto di critica ma, in tal caso, deve avere completa conoscenza del fatto e deve possedere elementi valutativi che comportino necessariamente la conoscenza di postulati giuridici e giu-risprudenziali certi, completi, aggior-natissimi, incontestabili. Infatti, lo studioso, per poter svolgere una critica letteraria, deve aver svolto un complesso delle indagini volte a co-noscere e valutare, sulla base di teorie e metodologie diverse, i vari elementi che consentono la formulazione di giu-dizi su un’opera d’arte. (Enciclopedia Treccani). Parimenti il giornalista che va oltre l’esposizione dei fatti, che formula giudizi sul fatto e sul merito, che si antepone al giudice e a tutte le fasi del giudizio, che anticipa giudizi di colpevolezza sui quali non vi è ancora alcuna pronuncia, questo giornalista

di Felice Massaro

si assume una responsabilità grande quanto il danno che causa con la sua pronuncia anticipata. Da tale libertà, esercitata fino al limi-te dell’impossibile, deriva necessaria-mente una grande responsabilità poi-ché, in caso contrario, deve prepararsi lui a un duplice processo: quello pena-le per diffamazione a mezzo stampa e quello civile per il risarcimento. Si possono facilmente immaginare le conseguenze che derivano dall’uso di espedienti stilistici impropri se non addirittura volgari.

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Referendum sull’acquaUN REFERENDUM DISATTESO

Poco più di un anno fa si festeggiava la straordinaria vittoria dei referendum del 12-13 giugno, giorni in cui 27 mi-lioni di italiani, in barba alle condizio-ni meteo, alle ferie, all’ostruzionismo mediatico, alla sfiducia nella frequen-tazione delle urne elettorali, hanno de-ciso in un moto di dignità di esercitare e credere di nuovo nel loro diritto al voto diretto.Il principale promotore dei primi due quesiti è stato il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

Chi sta seguendo da un anno a questa parte, anche nel nostro territorio, in ma-niera più assidua l’iter di applicazione dei due quesiti referendari riguardanti i servizi pubblici locali e il servizio idrico in particolare, non può che constatare: “siamo ancora in campagna referenda-ria!”

Il primo quesito prevedeva l’abolizio-ne del decreto Ronchi che imponeva la privatizzazione di tutti i servizi pub-blici locali compreso il servizio idrico.Il secondo prevedeva l’abolizione dal-la tariffa del servizio idrico della voce relativa alla ‘remunerazione del capi-tale investito’ che oscilla tra il 7% e il 20%.

di Roberta Lombardi

un compleanno senza festa

A seguito del Decreto del Presidente della Repubblica 116/2011, il refe-rendum è diventato applicabile dal 21 luglio 2011. Dalla bolletta del servizio idrico si sarebbe dovuto eliminare, a partire da quel giorno, la quota rela-tiva alla remunerazione del capitale investito, oggetto del secondo quesito referendario.Dal luglio 2011 nel nostro ATO (Am-bito Territoriale Ottimale, che nel no-stro caso corrisponde ai confini della Provincia) sono state convocate 4 as-semblee di ambito, ma non è mai stato posto all’ordine del giorno l’argomento relativo all’ applicazione dell’esito re-ferendario.Dunque i nostri Sindaci e il Presi-dente della Provincia hanno scelto di non affrontare nella sede competente dell’AATO (Autorità dell’ Ambito Terri-toriale Ottimale) di cui sono membri con diritto di voto, il ricalcolo della tariffa a seguito del referendum. Da parte degli uffici tecnici e legali del nostro ATO sono stati prodotti alcuni documenti che vorrebbero indurre am-ministratori e cittadini a pensare che i motivi di tale “inerzia” siano dovuti a impedimenti di tipo giuridico.Eppure la Corte Costituzionale, nella sentenza n. 26 del 26 gennaio 2011, pronunciandosi sul secondo quesito

referendario ne ha sancito “l’imme-diata applicabilità”. Infatti, l’elimina-zione della remunerazione del capita-le non andrebbe ad incidere in alcun modo sulla copertura dei costi di inve-stimento e di esercizio.

E’ bene ricordare che nella medesima sentenza, la Corte Costituzionale foca-lizza ulteriormente quello che è l’indi-rizzo e la finalità del referendum: “… mediante l’eliminazione del riferimento al criterio della “adeguatezza della re-munerazione del capitale investito”, si persegue chiaramente, la finalità di ren-dere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua…”

Nonostante la Corte Costituzionale abbia chiarito inequivocabilmente il senso del referendum, nonostante la stragrande maggioranza degli italiani abbiano espresso col voto come vor-rebbero venisse gestito il servizio idri-co, già dall’agosto 2011 è iniziato

IL GIOCO DEL PASSA CERINO:Agosto 2011: il governo Berlusconi, come se non ci fosse stato il referen-dum, approva un decreto liberaliz-zazioni dei servizi pubblici locali (si ricorda che il primo quesito referen-dario riguardava tutti i servizi pubblici locali). Il servizio idrico viene escluso anche grazie alle mobilitazioni solleci-tate dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua.22 Dicembre 2011: Con la L. n. 241/11 il Governo Monti trasferisce all’AEEG (Agenzia per l’energia elettri-ca ed il gas) le funzioni di regolazione e controllo in materia di servizi idrici. 1° Marzo 2012: l’AEEG avvia anche attraverso consultazioni pubbliche un procedimento volto a definire un nuo-vo metodo tariffario che tenga conto dell’esito referendario.Nella bozza del documento per la con-sultazione per l’adozione di provve-dimenti tariffari in materia di servizi idrici, viene reintrodotto, seppur con una modalità differente rispetto al pre-cedente metodo (metodo normalizza-to), un principio di remunerazione del capitale che va al di là della copertura dei costi del servizio.Ovvero: esce dalla porta la “remune-razione del capitale investito” e rien-

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I NOSTRI AMMINISTRATORI E LA VOLONTA’ POPOLARE

di Roberta Lombardi

La strada che si è aperta con la vitto-ria referendaria è paradigmatica di un nuovo modo di concepire la gestione dei servizi locali.Sarebbe necessario avviare il processo di ripubblicizzazione del servizio idri-co integrato, in quanto si tratta di un servizio fortemente legato al territorio, affidandolo a enti locali di diritto pub-blico, gli unici che possono prevedere al loro interno forme di partecipazione diretta e adeguati livelli di trasparen-za. Per far ciò si rende necessario anche rivedere il sistema di finanziamento: gli investimenti necessari sono ingen-ti e devono essere resi possibili attra-verso un intreccio tra leva tariffaria e fiscalità generale. Si può pensare, ad esempio, a tasse di scopo che conflu-iscano in un Fondo destinato ai finan-ziamenti, oppure a emissioni di obbli-gazioni a livello locale. Tra le possibilità c’è quella di far tor-nare la Cassa Depositi e Prestiti al suo ruolo originario, ovvero quello di prestare agli enti locali denaro a tassi agevolati.

Ovviamente la prospettiva della ripub-blicizzazione prevede innanzitutto una riassunzione di responsabilità e prota-gonismo da parte degli amministratori locali (Sindaci in primis) che affidan-do il servizio a società esterne, hanno in qualche modo abdicato e si sono

ritrovati depauperati delle competenze e delle informazioni necessarie anche solo per svolgere un ruolo di controllo.Inoltre i Sindaci si trovano a dover “re-citare” due ruoli tra loro in antitesi: da una parte sono le Autorità locali in sede di AATO che devono difendere la risorsa acqua e mantenere basse le ta-riffe, dall’altra sono soci della società di gestione e, con gli utili che proven-gono dalle bollette, impostano ed inte-grano i loro bilanci comunali. Non si può che definire schizofreni-ca una situazione del genere e la sola cura che ci viene in mente è l’uscita dal modello S.P.A. e la creazione di un’ azienda speciale consortile al cui interno sia previsto una forma di par-tecipazione e controllo diretto da parte dei cittadini/associazioni.Consigli per approfondimenti:www.acquabenecomune.org(sito del Forum Nazionale dei Movi-menti per l’acqua)www.ato1acqua.marche.it(sito istituzionale dell’autorità di am-bito di cui fanno parte i nostri Sindaci)www.autorita.energia.it (sito dell’AEEG, Agenzia extragiudizia-le a cui il Governo Monti ha affidato alcune funzioni sul servizio idrico)

Per contatti con il Comitato provincia-le Acqua Bene Comune Ato 1 Marche Nord: [email protected]

Acquatra dalla finestra un impropriamente detto “onere finanziario sul capitale immobilizzato”.Oltretutto, qualora venisse approvata la bozza di cui sopra, verrebbe elimi-nato il limite massimo di aumento del 5% annuo della tariffa.

A questo punto bisogna rimboccarsi le maniche.

In questo panorama, nazionale e lo-cale, desolante, il Coordinamento Provinciale Acqua Bene Comune Ato 1 Marche Nord si è trovato costretto a riattivarsi insieme agli altri Comitati territoriali diffusi in tutta Italia perché si riconduca su un percorso democra-tico e nella sfere delle istituzioni locali (Sindaci in primis) il “cerino referen-dum” .Nel giugno scorso è stata fatta una richiesta/sollecito ai Sindaci, al Pre-sidente della Provincia (in quanto membri dell’AATO), e al presidente dell’ ATO 1 Marche Nord per chiedere spiegazioni sull’inerzia di coloro che dovrebbero essere i principali protago-nisti di quella che potremmo chiamare “la rivoluzione acqua”. Tale richiesta è stata sottoscritta da moltissime asso-ciazioni e cittadini.A breve daremo comunicazione, anche tramite la stampa locale, delle risposte dei nostri amministratori.Ad oggi, scaduti ampiamente i termini di legge, solo in pochi hanno risposto. In gran parte d’Italia e anche nella Re-gione Marche (a Senigallia, Jesi, Anco-na, Macerata etc), da parte di altri comi-tati, è stata già avviata quella che viene chiamata “Campagna di obbedienza civile” presentando reclami all’ATO di appartenenza, ai Sindaci, e ai gestori, affinché applichino immediatamente il secondo quesito referendario. Già oggi migliaia di cittadini in tutta Italia stanno pagando una bolletta de-curtata.

gestione pubblica e trasparente

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IL FIUME INSEGNA A RAGIONARE IN TERMINI SISTEMICI

Un fiume e il suo territorio

Un fiume lo si può guardare in molti modi. Il pescatore ci vede il luogo della sua azione di pesca. Il cavatore il luogo dei suoi affari. Il cacciatore il luogo della sua cruenta relazione con gli animali.Il cittadino può conoscerlo, riconoscer-lo, frequentarlo, oppure può considerar-lo solo un elemento fisico del paesaggio, un limite, un dato geografico, riscoprir-ne l’esistenza solo in caso di ondate di piena.

Il fiume è l’artefice di se stesso e di quanto lo circonda, molto al di là di quanto normalmente si possa cogliere. Molto lontano dalle sue rive si alzano le colline, ma è stato il fiume a costruire la pianura alluvionale, lambendo e de-molendo i fianchi della colline, e ritiran-dosi poi nell’attuale percorso, apparen-temente immemore della sua potenza incredibile.

Il tempo è un fattore fondamentale per capire non solo la storia dell’uomo ma soprattutto la storia naturale. Tempi e climi del passato, parliamo di secoli, millenni, centinaia di migliaia di anni. Troppo indietro per capire ed imparare a vedere. Eppure solo un’ottica temporale può farci comprendere.Quando, esplorando il fiume, si incon-trano piloni di ponti la cui base di ce-mento è ormai a mezzo metro dal letto del fiume, come possiamo interpretare questo segno, che magari sfugge anche al pescatore?Il fiume sgretola, il fiume trasporta, il fiume deposita. Ma il suo stesso deposi-to può essere riportato in movimento da acque anche non impetuose come quel-le dell’immediato post glaciale, 11000 anni fa…Le escavazioni in alveo hanno abbassato il letto del fiume, oggi non è più permesso ma lo è stato. I materiali con cui abbiamo alimentato il continuo divorare territorio coprendolo di cemento, vengono dai fiumi, dalle cave in montagna…

Al di là della facile osservazione sui ma-nufatti che si trovano a non poggiare sul solido se il fiume riporta il suo equilibrio ricominciando a spostare sedimenti per tornare al profilo d’equilibrio, esiste una questione che in questi tempi di gravis-sime siccità sia estive che invernali do-

vrebbe farci riflettere.Il fiume come lo vediamo noi è solo la par-te visibile di un sistema grande quanto il bacino idrografico, che va dalle colline laterali fino ai monti della sorgente e fino alla foce. Tutta l’acqua che vi pio-ve è il patrimonio, l’energia del bacino, l’acqua che scorre visibilmente è solo una parte, piccola, di quella che scorre invisibile. Il fiume è il punto più baso e quindi il collettore di ogni goccia di ac-qua delle colline, delle montagne, della pianura, porta via l’acqua verso il punto più basso di tutti, il livello altimetrico zero del mare. E’ Fisica, non può acca-dere diversamente.

Cosa significa abbassare il livello del drenaggio se non svuotare il sistema? Aprire un buco in una botte a venti cm dal fondo oppure proprio sul fondo cosa significa per la capienza? Le piogge non riescono più a ripristinare la quantità di acqua invisibile che dal-le falde scivola verso il collettore fiume, ormai abbiamo un deficit permanente, ogni estate ma ormai anche d’inverno si rischia la chiusura dei rubinetti, eppure dal fiume si preleva ancora una enorme quantità di acqua per irrigare il mais… Possiamo ancora permetterci di dare un contributo alle coltivazioni assorbi-acqua quando poi si devono mandare autobotti nei comuni che non hanno autonomia per gli usi potabili? Il fiume insegna a ragionare in termini sistemici, perché mai invece la gestione delle produzioni industriali e agricole, che assorbono la stragrande maggio-ranza dell’acqua utilizzata, non deve integrarsi con gli andamenti climatici,

i consumi domestici, la scienza, la in-telligente e onesta politica che è come si sa la pratica della gestione della cosa pubblica…

Una corretta gestione delle risorse fon-damentali, e l’acqua è tra le più fonda-mentali in assoluto, richiederebbe com-petenza. Non è necessario essere un geologo ma è importante sapere cosa i geologi dicono del bacino e del suo fun-zionamento. Nessuna società o civiltà può alterare le basi stesse della capa-cità dei sistemi di sostenere popolazioni umane…Passeggiando lungo il fiume si capisco-no queste cose, e ci si regala al contem-po qualcosa che non richiede consumi, che lascia i sistemi così come si sono trovati, anzi, passeggiando lungo i fiumi è possibile portar via carriolate di rifiuti, ci si regala un piacere non consumista, non esclusivo come non lo è guardare un tramonto, tutti lo possono vedere e rimane intatto…L’atmosfera del fiume, le sue caratte-ristiche, la storia che racconta con le alberature di Pino domestico un tempo diverso, un andare per la “possessione” (proprietà) sotto l’ombra di grandi chio-me ad ombrello, inusuale nella nostra campagna…Ultimamente si è spesso in emergenza e solo allora ci si preoccupa di prendere provvedimenti. Non riusciamo ad impa-rarla questa lezione, aspettiamo le piene per capire che una golena non si deve occupare né restringere, aspettiamo un terremoto per capire che una briciola del pianeta come l’Italia non può credere di non essere sotto spinta in ogni sua parte, di poter fare a meno delle misure precauzionali, delle norme che ogni vol-ta vengono viste come impedimenti alla libertà di fare come si vuole o come si crede, per ignoranza, miopia, interesse suicida, pressapochismo…Un paese bellissimo il nostro, con una capacità di gestirlo incredibilmente mi-sera.

di Andrea Fazi

un patrimonio da tutelare

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COME ASCOLTARE L’AGRICOLTURA

di Vittorio Beltrami

Agricoltura è una parola che racchiu-de in sé una miriade di situazioni in ognuna delle quali si sviluppano pro-fessionalità diverse nel contesto agri-colo.Dentro questo enorme contenitore che per brevità chiamiamo “Agricoltura” vi sono imprese e attività che si occupa-no di allevamento, altre che coltivano cereali, altre che si definiscono floro-vivaistiche, agroalimentari, lattiero-ca-searie, e per scendere nello specifico possono avere diverse declinazioni di indirizzo: industriale, biologico, biodi-namico. Insomma, tanta diversità che è bagaglio di ricchezza colturale e cul-turale.

Nella storia e nei fatti l’uomo agri-coltore era colui che si formava pro-fessionalmente lavorando la terra di proprietà o in mezzadria, grazie agli insegnamenti dei genitori anch’essi contadini; un sapere che si traman-dava oralmente alimentato anche dai racconti, dai detti, dai proverbi. Uno scambio che avveniva anche e soprat-tutto durante le fiere zonali che divul-gavano la memoria e lo scambio di informazioni.Sebbene la scarsa scolarizzazione fos-se un denominatore comune a molti uomini in agricoltura, questi contadi-ni erano in grado di saper svolgere la propria attività con estrema capacità spesso ignorando il significato e le leggi fisiche del loro operato. Questa categoria ha poi rappresentato il via-tico di quella ascesa del settore agro-meccanico che nella nostra regione è stato il volano dell’industria meccani-ca stessa.

Non basterebbe una vita intera per rac-contare questo mondo, il mio mondo, oggi tanto invidiato e ambito perché sembra rappresentare un lavoro di liber-tà, di guadagni facili, un lavoro accessi-bile e semplice da fare, dove si impara subito.

Questo è un mestiere, quello del fare in agricoltura, fatto di tanti tasselli: immaginate cosa significa potare una pianta, cosa vuol dire far nascere una bestia dentro una stalla, capire una semina o preparare il raccolto.Quanto c’è dietro il lavoro di un agri-coltore a molti è ignoto: conservare e presidiare un territorio con le peculia-rità che esso rappresenta come tutela-

re un paesaggio, mettere in sicurezza i cigli stradali, saper tagliare un bosco.

Oggi quanti di noi, facendo una pas-seggiata, si soffermano su una farfalla che vola o una libellula che danza nel fosso? La bellezza di quel momento è dovuta anche in parte a quell’agri-coltore che ha consentito all’acqua di scorrere libera in quel fosso pulito. Spesso rileggo quel passo del poeta urbinate Umberto Piersanti, nel suo li-bro Nel tempo che precede dove parla del fosso come anch’esso uomo fra gli uomini tanta è la simbiosi nelle comu-nità contadine con l’acqua.Rifletto quindi sul vero significato di una produzione biologica o su un pro-dotto certificato tale e mi aspetto che esso sia nato da quella simbiosi con la natura, dal suo rispetto, dal presidio del territorio e non solo da un muto attestato cartaceo.

Sono molti i confini dell’agricoltura, coinvolgono le persone, il paesaggio, la sicurezza alimentare, l’igiene alimen-tare, il patrimonio delle bio-diversità, il patrimonio vegetale e faunistico.

Le produzioni a filiera corta o facil-mente tracciabili sono quelle che

oggi di più tentano di tutelare il con-sumatore. La mia raccomandazione è sincera quando invito a tornare nelle aziende agricole, a parlare di agricol-tura, a viverla e a consumare i prodotti agricoli, a vistare le fattorie didattiche intese anche come nuovi centri di ag-gregazione della famiglia.Da sempre l’agricoltura ha rappresen-tato un confine sociale ed oggi torna a giocare da protagonista a livello edu-cativo-didattico sia per i bambini con l’esperienza degli agro-asili, ma anche per le persone della così detta “terza età” che vogliono ancora lavorare im-piegando il tempo in attività agricole-ricreative.

Gli agriturismi devono essere tali, nel senso etimologico delle parole agro+turismo, senza prestare il fianco a quell’industria turistica full-optio-nals. Essi sono lo specchio di una pro-duzione tipica locale, di una coltura recuperata, di una cultura agricola e devono giocare principalmente in que-sto ruolo.Ascoltare la voce dell’agricoltura signi-fica ascoltare piccole pillole di saggez-za che possono aiutarci a stare meglio con noi stessi e gli altri.

L’agricoltura oggiun lavoro accessibile, semplice, remunerativo

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SULLE CORONE DI FIORI CALA IL SIPARIO

di Cristian Bellucci

Anche quest’anno è andata: discorsi, corone di fiori, targhe, momenti solen-ni e ufficiali si sono succeduti per ri-cordare le stragi di Capaci, via D’Ame-lio, Dalla Chiesa, Montana e di tutti gli altri. Il presidente della Camera Fini si è recato nuovamente a Parlermo il 19 luglio, il presidente del Senato Schifa-ni è intervenuto in Parlamento, il pre-sidente della Repubblica Napolitano ha lanciato moniti, “alti” moniti.

Dopo poco, come sempre, cala il sipa-rio: le luci si spengono, torna il silen-zio sulle stragi.D’altronde cosa vogliamo: in un paese senza memoria e senza orgoglio ba-stano le fiction per onorare Falcone, Borsellino e tutti i morti delle stragi di stato e mafia.Tanto più che dopo tanti processi (e false testimonianze, omissioni, cam-pagne mediatiche impressionanti tese a perpetuare la favola delle stragi di sola mafia, ricordi improvvisi di chi, facente parte allora ed oggi delle Isti-tuzioni, smemorato a tempo e per con-venienza, ha poi ricordato elementi, attimi, avvenimenti) molti mafiosi sono stati condannati, alcuni sono in carce-re, altri non ci andranno mai. Ma li cer-cheremo. E li troveremo! I mafiosi.

Esatto: i mafiosi. Perché se qualche magistrato indaga sulla trattativa or-mai certa tra Stato e mafia, perché questa fermasse le stragi che stavano insanguinando quegli anni, allora è un pazzo (cit. Dell’Utri sul Procuratore Ingroia). Un pazzo che spende soldi pubblici inutilmente e rivanga “vec-chie storie” (cit. Berlusconi).Per non parlare poi di chi cerca l’agen-da rossa di Borsellino: sta male, come ha affermato più volte l’ex ministro Mancino, ora rinviato a giudizio per falsa testimonianza, su Salvatore Bor-sellino. Quel Mancino del quale cono-sciamo le paure (fermare i magistra-ti di Palermo) date le intercettazioni telefoniche tra lui e D’Ambrosio, lo scomparso consulente giuridico di Na-politano, il Presidente della Repubbli-ca che è arrivato (azione senza prece-denti) perfino a sollevare il conflitto di attribuzione contro la Procura di Paler-mo davanti alla Corte Costituzionale, che lo ha accolto.

Non sappiamo cosa abbia spinto il Presidente ad un’azione del genere ma sappiamo che a fronte di pochi e qualificatissimi giuristi come Zagre-belsky, Cordero, Carlassare, Rodotà che affermano che i Magistrati della procura di Palermo si sono comporta-ti in maniera ineccepibile, abbiamo molti, moltissimi componenti delle Istituzioni, giornalisti e persino magi-strati stessi che plaudono all’azione di Napolitano (ignoranza? - servilismo?) contribuendo solamente ad indebolire i Magistrati di Palermo, fottuti per il becero Giuliano Ferrara. Come fu per Falcone e Borsellino.

L’ipocrisia e lo squallore (solo questo?) di tali atteggiamenti contrastano con le belle parole di Agnese Piraino Leto in ri-cordo del marito Paolo Borsellino: “Era così rigoroso e attento al senso del do-vere che alla fine della giornata si chie-deva: ho meritato oggi lo stipendio dello Stato?”

Sicuro che queste parole del magistra-to fossero condivise anche da Falcone e dai tanti magistrati, poliziotti, cara-binieri, giornalisti, sindacalisti uccisi mi chiedo come la nostra società (in)civile, quella di cui ognuno di noi fa parte, possa onorare al meglio la me-moria di queste persone: continuando a scrivere belle frasi sulle bacheche di Facebook, facendo circolare bei messaggi e-mail solo in concomitanza dell’anniversario della strage mentre tutto il resto dell’anno si parla di far-falline all’inguine, stipendi milionari di calciatori e del nuovo modello di telefonino? Non credo.Da parte di chi sembra più attento, basta l’impegno a far circolare l’infor-mazione e proporre momenti di rifles-sione? Nemmeno, penso.Partendo dall’assunto che ogni mani-festazione della società (la classe po-litica, amministrativa, dirigenziale ma anche i fenomeni sociali, di costume e perfino criminali) è frutto delle azioni e del pensiero della massa, di tutti noi, penso sia necessario ed indispensabi-le che ognuno faccia la propria parte e dia l’esempio. Pertanto è necessario comportarsi legalmente anche a costo di rinunciare a qualcosa di cui si ha bisogno o a fronte di maggiori spese

Quale memoria?una riflessione su come ricordare chi di lotta all’illegalità è morto

e/o minori guadagni. C’è bisogno di legalità. Legalità che va pretesa da tutti ma anche da noi stessi. L’illegalità non è solo quella dei grandi nomi, dei giri milionari di soldi, della grande criminalità organizzata. Quella è la grande illegalità che poggia le basi sulla piccola, che si nutre di essa, che è giustificata da essa. Come può chiedere legalità chi a piccoli li-velli, se può, si muove illegalmente?

Non credo sia legale farsi tettoia e ca-panno abusivi. O la casa abusiva con tanto di inferriate alle finestre lungo il fiume Metauro!

Non credo sia legale abbandonare ri-fiuti speciali lungo il fiume per non sostenere i costi di smaltimento. O prelevare acqua abusivamente, o an-naffiare il giardino anche quando or-dinanze del Sindaco ne impediscono l’uso anche per la coltivazione nel pro-prio orto.

Non credo sia legale evadere le tasse, pagare per vincere un concorso o per vincere un appalto. Eppure molti di noi lo fanno, chi una cosa e chi l’altra, chi senza alcuna giustificazione e chi per necessità.

Non credo sia legale, anche da parte di chi amministra, chiudere sovente gli occhi di fronte a queste illegalità a volte eclatanti.Ma la sera ce lo domandiamo mai se meritiamo di essere considerati bravi cittadini?

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IGNORANZA E DEMOCRAZIA

di Rodolfo Santini

La stragrande maggioranza degli Ita-liani non sa leggere (analfabetismo), oppure legge ma non riesce a com-prendere il significato dei suoni che riproduce (analfabetismo funzionale). Soltanto il 20% (12.000.000) della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura, calcolo, necessari per orientarsi in una società contem-poranea.Il 5% della popolazione, fra 14 e 65 anni, (3.000.000) non sa distingue-re una lettera dall’altra, o una cifra da un’altra; il 38% (22.000.000) lo sa fare, ma riesce a leggere con dif-ficoltà una scrittura semplice; il 33% (19.000.000) supera questa condizio-ne, ma qui si ferma e non compren-de un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo, che riguardino la vita quotidiana o un grafico con qual-che percentuale; tra questi il 12% è laureato. (Fonte: Tullio De Mauro, lin-guista).

In tutto il mondo industrializzato solo lo stato del Nuevo Leon, in Messico, riesce a fare peggio di noi.

E’ un dato da paura, a tratti sconvol-gente, che emerge dall’indagine con-dotta da specialisti internazionali, (Indagine IALS, -International Adult Literacy Survey- condotta tra governi, agenzie nazionali di statistica, OCSE, ecc.) la quale è ben conosciuta da chi fa televisione (ecco la ragione per la quale i partiti hanno occupato mili-tarmente la RAI) e soprattutto da un certo potere politico, che ha tutto l’in-teresse a mantenere un “popolo bue”.

E’ un fatto acclarato che l’homo videns, così definito da Giovanni Sartori, è assai più suggestionabile dalla propaganda e dalla demagogia, rispetto alla minoran-za ancora affezionata alla parola scrit-ta. Ciò che la televisione non dice, non esiste.

Sia chiaro, la tendenza al declino delle competenze e all’analfabetismo di ritor-no, riguarda tutte le società occidentali; ma in Italia il fenomeno ha un impatto maggiore, tant’è vero che siamo in coda all’Europa per lettura di libri e giornali; secondo i dati ISTAT più della metà de-

gli italiani non legge nemmeno un libro all’anno, mentre la TV generalista, pur in declino, rimane il mezzo di comuni-cazione dominante.L’unica forma per contenere questo fenomeno negativo è costituito dalla scuola ma, come noto, la stessa è già stata distrutta a picconate, con il corpo docente precario, la sottra-zione continua di fondi, l’istituzione del maestro unico di “gelminiana” memoria con tanto di grembiulini, la forte limi-tazione del tempo pieno, l’aumento del numero degli alunni nelle classi, misure che nonostante la propaganda di gover-no, vanno avanti a vele spiegate. Unica eccezione è costituita dalla scuola pri-vata, che pur fruendo di fondi statali, è estremamente classista, cioè riservata ai figli della ricca borghesia. I dati della commissione europea sono eloquenti per stabilire il fallimento dell’attuale sistema educativo, con un tasso di abbandono del 19,7%, che è il doppio della media europea, oppure del fatto che il 59,09% degli alunni sono fuori dal “Letterati-smo”, cioè legge ma non comprende ciò che sta leggendo, quindi è privo degli strumenti fondamentali per sopravvivere nella società della conoscenza.

Nella nostra realtà locale, come in tut-ta la nazione, vengono celebrati diver-si processi penali a genitori che non provvedono a mandare i figli alla scuola dell’obbligo, e sono genitori italiani, che rischiano una condanna fino a 30,00 euro di multa!

Gli Italianiquesti ignoranti analfabeti

Da ciò emerge un dato inconfutabile: una buona parte della nuova genera-zione è stata “castrata” nella sua esi-stenza, nella conoscenza, nel sapere, nell’emancipazione; tutti destinati alla grande operazione di “cinesizzazione” della società italiana, caratterizzata da bassi salari e nessun diritto.Concludendo, non si può fare a meno di evidenziare che la grave questione dell’analfabetismo, sia esso funziona-le quindi di ritorno o strutturale, mina i principi di democrazia dalle fonda-menta; una delle prime battaglie del movimento operaio fu proprio quella per l’alfabetizzazione di massa; chi non sapeva leggere e scrivere, non po-teva votare e soprattutto, non era una persona libera. Oggi, l’analfabeta fun-zionale può votare e partecipare alla vita sociale ma è lecito dubitare della sua effettiva libertà.E se fosse l’ignoranza il primo proble-ma della democrazia in Italia?

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UN DIRITTO DA DISCIPLINARE

Applicazione della L. 194 a Fano

Il 25 maggio scorso l’ospedale di Fano è stato citato in un articolo di Adria-no Sofri su Repubblica. Il motivo di questo interesse a livello nazionale ri-guarda un’amara verità, cioè che nella struttura sanitaria a noi così vicina i ginecologi sono tutti obiettori.

Nessuno nega il diritto all’obiezione di coscienza in campo medico e parame-dico, ma i dati locali sono decisamen-te peggiori rispetto ai già discutibili dati nazionali. In Italia oltre il 70% dei ginecologi si dichiara obiettore, da noi il 100%. È giusto che il dirit-to all’obiezione di coscienza si scontri così apertamente con il dovere di dare applicazione ad una legge dello Sta-to, con la garanzia di funzionamento di un servizio pubblico e con i diritti delle donne? Può un’intera struttura obiettare?

Probabilmente se al posto di dirit-to all’aborto parlassimo di diritto ad una qualsiasi altra prestazione sani-taria, avendo personale qualificato e mezzi, la questione non si porrebbe nemmeno. Ma l’aborto divide perché da sempre è qualcosa di diverso da un aspetto riguardante la salute fisica e psichica della donna, l’aborto è un problema personale, ma anche sociale e culturale.

La 194 è una legge dello Stato ap-provata nel 1978 e confermata dal referendum popolare del 1981 in cui l’88% dei votanti si dichiarò contra-rio alla sua abrogazione. È una legge giusta che ha posto fine ad una vera e propria mattanza di donne che si rivol-gevano alle “mammane” o a gineco-logi che operavano clandestinamente nell’ambito dei loro ambulatori privati chiedendo compensi onerosi.

Secondo le stime effettuate prima del-la legalizzazione, gli aborti clandestini oscillavano tra i 220 mila e i 600 mila per anno. Dopo l’introduzione della legge si è registrato, come atteso, un incremento delle interruzioni volon-tarie di gravidanza (Ivg) fino al picco del 1982 con 234 mila Ivg, pari a un tasso di abortività di 17,2 per 1000 donne in età compresa fra i 15 e i 49 anni.

Da allora il numero di Ivg è costante-mente diminuito. I dati relativi al 2006 ne indicano un totale di 131.018, con un tasso di abortività pari a 9,4 per 1000. Rispetto al 1982, il tasso di abortività si è ridotto del 47,1%.

Nonostante i numeri ed i successi incon-futabili, si continua a lottare contro la 194 anche con una percentuale di medi-ci obiettori così alta.

In questa sede non si farà alcun gene-re di considerazione sulla scelta non sempre coerente di quel 70% di gine-cologi a livello nazionale, ma si vuole parlare della situazione di Fano.Una struttura sanitaria deve garantire il servizio pubblico e dare applicazione alle leggi dello Stato, quindi, anche a Fano si devono trovare delle soluzioni.

La più semplice, e di facile realizza-zione, è quella di una convenzione con un medico esterno che garantisca il servizio e venga pagato a gettone: si tratta di una pratica diffusa, facile da organizzare e gestire. Non è giusto che le donne che decidono di avvalersi della 194 debbano recarsi a Pesaro, Urbino o Senigallia per esercitare un loro diritto perché a Fano ci sarebbero mezzi e disponibilità.Nel frattempo, visto che c’è una ca-renza, si potrebbe tentare di fare il massimo per un altro aspetto previsto dalla legge e trascurato, cioè molto si potrebbe fare per la prevenzione valo-rizzando le attività dei consultori.

I consultori, che sono strutture speci-ficamente deputate alla promozione della salute riproduttiva, hanno infatti tra i loro compiti:-informare la donna sui propri diritti e sui servizi sociali, sanitari e assisten-ziali offerti dalle strutture che operano sul territorio-informare la donna sulle norme che tutelano le gestanti nel luogo di lavoro-attuare direttamente, o proporre agli enti locali competenti, interventi spe-ciali di assistenza quando la gravidan-za o la maternità creino problemi che non possano essere risolti dai normali servizi territoriali-contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna a

di Claudia Romeo

interrompere la gravidanza.

Nonostante la specifica indicazione del-la legge, poche donne si rivolgono ai consultori per ottenere la certificazione per l’Ivg. In questi anni, infatti, soltanto il 25-33% dei certificati è stato rilascia-to dai medici consultoriali, forse perché i consultori sono in genere scarsamente integrati con le altre strutture sanitarie. In quelle Regioni dove invece la po-litica sanitaria ha favorito il ruolo dei consultori per la prenotazione delle analisi pre-Ivg e per l’intervento, il ri-corso a queste strutture per la certi-ficazione è salito addirittura all’85%. In questo modo è stata favorita anche l’attuazione dei programmi di preven-zione e il tasso di abortività è diminui-to più rapidamente.Si può pensare anche ad un program-ma di educazione sessuale nelle scuo-le (altra grande opera di prevenzione) che dia spazio a soluzioni culturali e spieghi in cosa consiste l’attività dei consultori.Ed, infine, c’è la necessità di media-trici culturali all’interno dei consultori perché viviamo in una società mul-tietnica e gli aborti praticati a donne migranti sono sempre più numerosi.Più o meno tutti nel nostro intimo possiamo essere contrari alle interru-zioni di gravidanza, ma la soluzione non sta nell’abrogazione di una legge o nel renderla di sempre più difficile esecuzione, al contrario, passa per un cambiamento sociale e culturale che la stessa legge sta attuando.

tanti nemici nonostante i risultati conseguiti

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Il film di Walter Bisello

Uscita da un istituto psichiatrico nel quale è stata giudicata idonea al rein-serimento nella società, la giovane Lee Holloway, affetta da manie autolesioni-ste, risponde all’annuncio di un avvoca-to alla ricerca di una segretaria.Ottenuto il lavoro, si rende conto di

Secretary regia Thomas Vinterberg

aver trovato nel suo datore di lavoro E. Edward Grey l’uomo ideale, con cui po-trà condividere la parte più recondita e vera della sua personalità, non senza complicazioni.Piccolo gioiellino della sottoselva delle produzioni indipendenti statunitensi, vera rivelazione e meritatamente pre-miato al Sundance Festival 2002.La regia mai invadente ed intenzional-mente scevra di ogni inutile manierismo con sottile ed evidente ironia, ma non per questo peccando di superficialità, tratteggia con notevole sensibilità l’uni-verso della“sofferenza inascoltata”, sof-ferenza che conduce la protagonista in sentieri di elaborazione per cui il cerotto psicologico è la ritualità del dolore, vis-suta in solitudine, intesa come ottundi-mento dell’ anima. La sordità altrui decontestualizza la pro-tagonista dal mondo, allontanandola da ogni rumore, da ogni colore ed infine da se stessa, finchè troverà chi saprà ascol-tarla, decriptare la verità del suo universo in ogni sua piega, vedere colori che altri non potranno vedere, parlare linguaggi che altri non potranno interpretare in un climax di superba e sagace ironia, con il superamento del martirio della cosiddet-ta normalità, riconoscendosi, la coppia protagonista, vicendevolmente e rivalu-tandosi ai propri occhi.L’attrice Maggie Gyllenhall ha il giusto talento ed una irresistibile ammiccante

sensualità per interpretare un difficile personaggio sempre in bilico dal cadere facilmente nel grottesco o nel caricatu-rale, ma il risultato finale della rappre-sentazione, mai sopra le righe, rasenta la perfezione. James Spader, finalmente sdoganato da una monoespressività recitativa con cui ha caratterizzato la sua precedente fil-mografia, seguendo la saggia direzione del regista Steven Shainberg, è l’ideale comprimario in questa splendida com-media dark in cui la dinamica d’incontri avviene secondo felici fraseggi erotici del corpo secondo un pentagramma di ardito romanticismo, che seppur scom-pagini gli aspetti convenzionali della love story tout court, sia la sfera della tenerezza che del desiderio restano in-variati, lontani dalla morbosa aberrazio-ne che il comune giudicare al riguardo sentenzia.

La coinvolgente colonna sonora firmata dal virtuoso compositore Angelo Badala-menti (autore di fiducia di David Lynch) impreziosisce questa piccola opera cine-matografica che non smetterà di germo-gliarvi dentro, una volta che voi abbiate assistito alla visione,con l’affiorante con-sapevolezza che la risoluzione finale, quella vera, delle proprie problematiche è da ricercare nel viaggio dei propri sen-tieri da sempre e per sempre agitato da contraddizioni, desideri e pulsioni.

genere: drammatico durata: 118 min.

LA RECENSIONE

Paolo ErcolaniEdizioni Dedalo, pp. 240 – febbraio 2012 – 16,00 €

L’operaPerché si è arrivati all’11 settembre? Qual è l’origine del crollo improvviso dell’economia internazionale? In cosa consiste oggi il ruolo delle religioni? Internet è un mezzo, oppure noi ne siamo gli schiavi inconsapevoli? La nostra è l’epoca in cui siamo infor-mati su tutto ma non sappiamo nulla, incontriamo virtualmente milioni di persone ma siamo chiusi nella realtà di uno schermo piatto, ci crediamo onnipotenti proprio mentre cerchiamo disperatamente un nuovo Dio. Forse l’ultimo, prima che accada «il Terri-

L’ultimo Dio Internet, il mercato e la religione stanno costruendo una società post-umana

Il libro di Cristian Bellucci

bile», l’eclissi totale della dimensione umana del vivere.

I lettoriIl libro si rivolge agli appassionati di filosofia, religione, nuovi media ed economia, e a chiunque voglia com-prendere le ragioni storiche e culturali all’origine di un certo tipo di società, quella in Rete.

Paolo Ercolani insegna Filosofia e Te-oria e tecnica dei nuovi media pres-so l’Università di Urbino «Carlo Bo». E’ autore di numerosi saggi e volumi sulle società liberali e sull’epoca dei nuovi media, che hanno più volte ac-ceso il dibattito in ambito nazionale e internazionale.

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Dalla terra alla tavola di Paola Bacchiocchi

Settembre e Ottobre sono due mesi che ci regalano frutti contenenti sostanze tali da poter da sole garantire la sopravvivenza di una persona. Ringraziamo quindi gli alberi da frutta secca, frutta dotata di una grande concentrazione di preziosi elementi nutrizionali come le vitamine A, B1, B2, PP, B5, B6 e ricchi di proteine, zuccheri, grassi, ferro, calcio e fosforo.

Nella nostra vallata possiamo trovare la noce che ha ottime proprietà digestive, antinfiammatorie e depurative.L’olio delle noci è un ottimo rinforzante per il cuoio capelluto e della pelle: é infatti utile nella cura di eczemi, piccole ulcere della pelle e arrossamenti, quindi per le dermatosi in generale.Aiuta inoltre ad abbassare la temperatura corporea, la pressione ed il colesterolo LDL.Un rimedio ereditato dai nonni consiste nel bagno con le foglie e il mallo, cioè la parte carnosa che tiene dentro di se il frutto, e serve per rinforzare la costituzione dei bambini e combatte il rachitismo e le infezioni ossee.Infine l’infuso di foglie aiuta a combattere la dissenteria, la diarrea, inappetenza e vomito, la febbre e le infezioni alla gola.La mandorla è il frutto più completo per le sue proprietà nutritive ma un po’ indigesto e quindi va mangiato con moderazione. Il frutto, e in particolare l’olio al suo interno, ha un’azione emolliente, nutriente, rinfrescante e lassativa.Aiuta a combattere i bruciori di stomaco, le infezioni dell’apparato digerente, a regolarizzare l’intestino ed è di grande ausilio nel combattere l’anemia. I gusci e le foglie usati in infusione curano le faringiti, il mal di gola e la osse.La nocciola è più digeribile della mandorla e una dieta ricca di nocciole è utile a combattere l’anemia e ad aumentare l’appetito. Ricca di vitamina E, aiuta ad abbassare il livello di colesterolo LDL e i trigliceridi.

Questi frutti sono particolarmente indicati per:dolci, insalate, primi e, se ridotti in polvere come farina, per preparare ottime frolle. BUONA RACCOLTA!

Cucinare con noci, mandorle e nocciole

LA RUBRICA

4° edizioneLibri in … ComuneVillanova di Montemaggiore al Metauro, via Pontemetauro, biblioteca comunale

Venerdì 5 Ottobre, ore 21.00presentazione di “Il capo dei briganti si chiamava Tomaso Rinaldini - vita e imprese del bandito Masón D’la B’lóna da Montemaggiore”con l’autore Mirco Giulietti

Sabato 6 Ottobre, ore 18.00presentazione di “L’ultimo Dio - Inter-net, il mercato e la religione stanno costruendo una società post-umana”con l’autore Paolo Ercolani

IL PAPA HA CHIESTO AI

POLITICI CATTOLICI DI DIFENDERE

IL MATRIMONIO UNO

E INDISSOLUBILE.

QUALE:IL PRIMO

O IL SECONDODI CASINI?

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