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I mieli del Piemonte: caratterizzazione melissopalinologica 5 I l Piemonte è una delle regioni italiane in cui l’api- coltura è più diffusa e svi luppata. Sulle produzioni di miele di questa regione sono stati pubblicati diversi contribu ti che ne hanno illustrato l’origi ne botanica e le caratteristiche melissopalinologiche. Questi studi tuttavia si riferiscono per lo più all’area alpina (Ferrazzi e Marletto, 1980, 1985; Ferrazzi et al., 1990, 1998; Ferrazzi e Gerlero, 1995, 2001; Grillenzoni et al., 2003), o risalgono ad alcuni decenni addietro Ferrazzi, 19 , 1975; Ferrazzi e Manino, 1977). Per aggiornare e completare la conoscenza dèi mieli piemontesi è stato con- dotto uno studio di caratterizzazione su campionature di recente produziòne, provenienti dall’intera regione, sulla base del protocollo messo a punto da Persano Oddo e Piana (2001). Cenni geografico-vegetazionali Il Piemonte, situato nella parte nord occidentale dell’Italia, occupa una superficie di 25.399 km2 e confina sia con altri paesi europei (Francia, ad ovest, e Svizzera, per un limita to settore, a nord), sia con alcune regioni italiane (Valle d’Aosta a nord, Lombardia ed ‘e Emilia Romagna ad est, Liguria a sud). Pur nella sua complessità geo morfologica, pedologica e bio climatica, nella regione si pos sono distinguere tre grandi ambiti: planiziale, collinare (comprensivo del sub-ambito appenninico) ed alpino. L’ambito planiziale, circa il 28% del territorio, e caratterizzato da due morfologie tipiche, la pianura principale, for .~ tu; mata da depositi di ori ~, gine alluvionale, con presenza di calcare e falda superficiale, e i ~ terrazzi alluvionali anti chi, costituiti da deposi ti di origine fluvio-gla ciale, con suoli molto evoluti, spesso ricchi di argille e limi, e falda solo temporanea. Dal Uno studio, su 263 campioni di miele di diversa origine botanica prodotti nelle 8 province del Piemonte, che, integrando precedenti pubblicazion4 consente di definire uno spettro pollinico di riferimento per le produzioni della regione e che fornisce gli elementi utili ai fini di un’eventuale procedura per il riconoscimento di denominazione d’origine. * I: ‘a. ì ‘~ ‘1

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I mieli del Piemonte:caratterizzazionemelissopalinologica

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I l Piemonte è una delleregioni italiane in cui l’api-coltura è più diffusa e svi

luppata. Sulle produzioni dimiele di questa regione sonostati pubblicati diversi contributi che ne hanno illustrato l’origine botanica e le caratteristichemelissopalinologiche. Questistudi tuttavia si riferiscono perlo più all’area alpina (Ferrazzi eMarletto, 1980, 1985; Ferrazzi etal., 1990, 1998; Ferrazzi eGerlero, 1995, 2001; Grillenzoniet al., 2003), o risalgono adalcuni decenni addietroFerrazzi, 19 , 1975; Ferrazzi e

Manino, 1977). Per aggiornaree completare la conoscenza dèimieli piemontesi è stato con-

dotto uno studio dicaratterizzazione sucampionature direcente produziòne,provenienti dall’interaregione, sulla base delprotocollo messo apunto da Persano Oddoe Piana (2001).

Cenni geografico-vegetazionaliIl Piemonte, situato nella partenord occidentale dell’Italia,occupa una superficie di25.399 km2 e confina sia conaltri paesi europei (Francia, adovest, e Svizzera, per un limitato settore, a nord), sia conalcune regioni italiane (Valled’Aosta a nord, Lombardia ed

‘e

Emilia Romagna ad est, Liguriaa sud).Pur nella sua complessità geomorfologica, pedologica e bioclimatica, nella regione si possono distinguere tre grandiambiti: planiziale, collinare(comprensivo del sub-ambitoappenninico) ed alpino.L’ambito planiziale, circa il

28% del territorio, ecaratterizzato da duemorfologie tipiche, lapianura principale, for

.~ tu; mata da depositi di ori~, gine alluvionale, con

presenza di calcare efalda superficiale, e i

~ terrazzi alluvionali antichi, costituiti da depositi di origine fluvio-glaciale, con suoli moltoevoluti, spesso ricchi diargille e limi, e faldasolo temporanea. Dal

Uno studio, su 263 campioni di mieledi diversa origine botanica prodotti nelle8 province del Piemonte, che, integrandoprecedenti pubblicazion4 consentedi definire uno spettro pollinico diriferimento per le produzioni dellaregione e chefornisce gli elementi utili aifini di un’eventuale procedura per ilriconoscimento di denominazione d’origine.

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punto di vista climatico, queFigura i st’area ha un clima di tipo con

tinentale temperato, con inver

Provenienza dei campioni per provincia ni freddi e prolungati, spessonebbiosi, ed estati calde. Leprecipitazioni sono variabili,

VB VC con due minimi, uno invernale~ 2,0% ed uno estivo. Quello estivo,

TO 27,8%19,4% più influente sullo sviluppo

della vegetazione, è menomarcato nel settore padanosettentrionale (Canavese eNovarese), fattore che influenAT

NO 6,7% za notevolmente la distribuzio12,7% Bl ne e la tipologia della vegeta-CN 44%

19,4% zione planiziale. Quest’ultima,secondo i criteri della vegetazione potenziale (RegionePiemonte-IPLA, 1981), è riconducibile al climax della farnia,

Distribuzione degli alveari per Provincia del frassino e del carpino bian

co e comprende alcune specietipiche di diverse categorie

VB VC AL forestali (Regione Piemonte,6,7% 12,4%

TO AT 2004): tra queste si segnalano,16,1% 10,1% per l’interesse apistico, saliceti

e pioppeti riparali (importantiper lo sviluppo primaverile) erobinieti (fonte di uno dei piùricercati mieli uniflorali pie-

Bl47% montesi, il miele di acacia). Tra

20,5% CN le altre specie nettarifere, si23,7% segnala il Taraxacutn officina

le, specie erbacea tipica diprati stabili concimati invec

Figura 2- Origine botanica dei campioni

RobiniaRododendro 33,0%

4,9%Girasole

TIglio 2,3%4,5%

Melata Tarassaco6,1% Altro __-~~ 1,1%5,3%

—Colza 0,8%8,0%

Castagno~~ di alta \Calluna

Melatad’abete 0,8%

Millefiori montagna15,2% 0,4%23,1%

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chiati ma anche di radure edambienti ruderali, il cui nettaresi ritrova sia nel corrispondente miele uniflorale, sia nellamaggior parte dei mieli multiflorali primaverili.L’ambito collinare, circa il 31del territorio, è caratterizzatoda due distinti sub-ambiti, irilievi collinari interni(Monferrato, Roero, Langhe eColli Torinesi), che hannoavuto origine dal sollevamentoe successiva erosione di depositi marini, e i rilievi appennini-ci (porzione sud-orientale delPiemonte), formati da suoli adifferente grado evolutivo emedia fertilità. Presentanoun’accentuata aridità estiva,meno marcata nel settoreappenninico, e temperaturemedie annuali elevate (climasubmediterraneo). I fattori chemaggiormente influenzano ladistribuzione della vegetazionesono il tipo di substrato,l’esposizione e l’altitudine. Lavegetazione potenziale è quella del climax della roverella edel rovere ed è in partesovrapponibile ai tipi forestaligià descritti per l’ambito pIaniziale (in particolar modo i robinieti), con la significativa comparsa, dal punto di vista apistico, dei castagneti, la categoriaforestale più diffusa a livelloregionale con il 24% dell’interasuperficie boscata. Il castagno,molto visitato dalle api sia per ilpolline che per il nettare, devela sua importanza alla massicciasostituzione operata dall’uomofin dall’antichità a scapito deglioriginari boschi di faggio erovere. In questo ambientersulta inoltre notevole la produzione di melata di Metcalfa,ottenuta su diverse essenzearboree decidue (Quercus,Populus, Acer, vari alberi dafmtto) ed erbacee spontanee(es. ortica). L’ambito alpino,circa il 41° del territorio, è nettamente distinto in un settore

Rubus f.Castanea

HelianthemumtEricaceae

Trifolium repens gr.Labiatae £ MGraminaceae

SalixLotus corniculatus gr.

PapavertCruciferae

Pyrus f.Myosotis

OnobrychisPolygonnm bistorta

Rume,~RobiniaFragaria

CoronillalHippocrepisUmbelliferae f. A

CampanulaceaeTiia

PlantagtPrunus f.

Filipendulat

al

endalpico o intralpino (localizzato nel Torinese, Cunese, ValliChisone, Susa e Maira), consuoli poco evoluti fortementeinfluenzati dalla passata azioneglaciale, e in un settore mesalpico (che interessa gran parte dell’arco alpino piemontese), con

pIs—

suoli che sono diretta conseguenza dell’azione erosiva e deltipo di substrato litologico. Ilsettore endalpico è climatica-mente caratterizzato da scarseprecipitazioni e forti contrastitermici tra inverno ed estate,mentre quello mesalpico ha un

‘I”-Figura 3 - Principali tipi pollinici nei mieli

di alta montagna 00~

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EricaeeaeRubus f.Robinia

CastaneaCruciferae

Helianthemum*Coronilla/HippocrepisLotus comiculatus gr.

Trifolium repens ~.

Rumex4Papaver*

Labiatae f. MPlantagitGenista E

Graminaceae*Salix

Umbeffiferae f. AMyosotis

Pyrus EJuncaceae*

AcerCampanulaceae

Polygnum bistorta

Rhodoclendron birsutum su terreni calcarei). Da segnalare inquesto ambiente le estese praterie che, con le loro ricche evarie fioriture (Leguminosae,Cam-panulaceae, Labiatae,Poly,go-nurn bistorta, Myosotis,Vaccinium, Epilobiurn, etc.)costituiscono il pascolo idealeper la raccolta del miele di millefiori di montagna. Un’ultimacitazione meritano sicuramentele estese coperture di abetineche, soprattutto nei popolamenti a prevalenza di Abies alba,forniscono limitate ma apprezzate quantità di melata di abete.Analizzando nel suo insieme ilterritorio piemontese, si puònotare come negli ultimi venticinque anni sia in atto uncostante incremento dellasuperficie forestale, passata dapoco più di 700.000 ha agliattuali 920.000 ha, con unaumento del 31% (RegionePiemonte, 2004). Benché talesensibile aumento sia avvenutosoprattutto a carico delle zonecoltivate in territorio collinare,l’importanza delle aree agricoleper il settore apistico rimaneelevata. Da un lato, infatti, estese superfici sono coltivate conspecie nettarifere (soprattuttogirasole ed erba medica, conoltre 15.000 ha), dall’altro le apirisultano sempre più indispensabili per l’impollinazione dimolti impianti di fruttiferi (meli,peschi, actinidia, con superficiche superano nel complesso20.000 ha).

clima umido a tendenza suboceanica, minori differenze termiche e distribuzione dellepiogge nel corso dell’anno.La vegetazione potenziale èriconducibile ai climax del faggio (con estese foreste solo nelsettore mesalpico), della Picea edegli arbusti contorti delle step

pe montane. Molte sono le specie, sia arboree che erbaceoarbustive, importanti dal puntodi vista apistico: oltre al già citato castagno, si segnalano i tigli(Tilia cordata e Tilia platyphyllos) e, salendo di quota, il rododendro (Rhododendronfernigineurn su suoli acidi

Aspetti dell’apicolturaNel periodo compreso tra il 1novembre e il 31 dicembre diogni anno, tutti gli apicoltori(amatoriali e professionisti) singolarmente o tramite le loroAssociazioni o Organizzazionihanno l’obbligo di presentare ladenuncia di possesso alvearipresso gli Assessorati Provincialiall’Agricoltura, utilizzando il

e modello fornito gratuitamente

P.s

Figura 4 - Principali tipi pollinici nei mielidi rododendro

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Miele

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IS—dagli stessi Uffici, che rilascianopoi il codice identificativo diogni singola azienda, da apporre in ogni apiario posseduto.Il Piemonte si colloca al secondo posto in Italia per consistenza del patrimonio apistico, conoltre 113.000 alveari censiti,secondo solo alla Lombardia(136.000 alveari), contribuendoper quasi il 10% al complessodegli alveari italiani (poco più di1.150.000 alveari). Dall’ultimocensimento disponibile, riferitoall’anno 2005, risultano i datiriportati in Tabella 1.

Tabella i - Dati apistici dellaregione Piemonte (censimento ‘05)

PROV. Azien e A veariAlessandria 378 14.002Asti 226 11.471Biella 21 1 5.321Cuneo 434 26.913Novara 233 23.251Torino 1.171 18.211Verbania 333 6.527Vercelli 198 7.629Totale 3.184 113.325

Il numero medio di alveari perazienda risulta pari a 35, conuna variazione, a livello provinciale, da un minimo di 15 alveari/azienda (Torino) a un massimo di 100 alveari/azienda (provincia di Novara, dove l’apicoltura professionale è più diffusa).Il trend degli ultimi anni hageneralmente visto aumentare,soprattutto per le aziende professionali, il numero di alvearigestiti, con una produzionemedia stimata di circa 35kg/alveare, per un quantitativocomplessivo regionale di oltre4.500 tonnellate. Le principalitipologie di miele sono robinia,castagno, rododendro, melatadi Metcalfa, tiglio, millefiori emillefiori di alta montagna; piùsporadica e incostante è la produzione di altri mieli uniflorali(tarassaco, melata d’abete,lavanda, ciliegio, lupinella,colza, girasole, calluna).

Dal punto di vista economico,la sola vendita di miele (senzacontare le altre produzioni legate all’apicoltura, quali pappareale, polline, sciami artificiali,regine), stimando un prezzoall’ingrosso pari a 2.500 € t,supera dunque abbondantemente gli 11.000.000 € anno.

CastaneaRubus f.

TiliaRobinia

Trifolium repens gr.AllanthusCruciferae

Pyrus f.Graminaceae ~‘

PlantagotChamaerop s ~

EricaceaeParthenocissus

RhamnaceaeLotus corniculatus gr.

Papaver ~Eehium ______

Rosaceae altre _______

Rumex4’ _______

SedumFradnus omus _______

Helianthus

Metodologia di studioI campioni utilizzati per il presente studio sono complessivamente 263. Di questi, 61 sonostati raccolti nel biennio 19981999 dall’associazione Aspro-miele nell’ambito del ProgettoJNTERREG 11 Italia Francia1994-1999; altri 99 mieli pro-

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FIgura 5 - Principali tipi pollinici nei mielidi montagna

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Su tutti i campioni è stata eseguita l’analisi melissopalinologica qualitativa secondo il metodo proposto da Louveaux et al.(1978), successivamente riveduto e aggiornato da Von der Oheetal. (2004).Per la valutazione dell’originebotanica i risultati delle analisipolliniche sono stati integraticon l’esame organolettico(Piana, 1995; Piana etal., 2004).

vengono dalle edizioni 2003-2005 del concorso Grandiin teli d’italia — Tre gocce d’oro;i restanti 103 campioni sonostati reperiti fra il 2002 e il2005, grazie alla collaborazione di alcuni produttori, singolio associati.La provenienza dei campioni

dalle singole province è illustrata in figura 1, che riportaanche la distribuzione deglialveari nella regione: comerisulta dal confronto tra i duegrafici, la campionatura studiata può considerarsi sufficientemente rappresentativa dellaproduzione regionale.

RisultatiL’origine botanica della campionatura analizzata è riportatain figura 2: le produzioni quantitativamente più rappresentatesono risultate robinia e millefiori di alta montagna, seguite damillefiori, castagno e melata.Dai risultati delle analisi melissopalinologiche l’associazionepollinica più frequente in tuttele categorie di miele prodottenella regione è costituita daCastanea, Rubus, Graminaceae, Cruciferae, Robinia eTrzfolium repens gr.Nei mieli di alta montagna e dirododendro (figura 3, 4) ilcarattere alpino è evidenziatodalla presenza di Ericaceae,Helianthemu,n, diverse Leguminosae (Tr(folium, Lotus,Onobiychis, Coronilla/I-iyppocrepis ed altre) Labiatae (soprattutto Thyrnus), Myosotis,Polygonurn bistorta, Campanulaceae, e Umbelliferae.I mieli uniflorali di castagnomostrano, accanto all’associazione tipiche della regione, unafrequente presenza di Tilia,Pyrus e Ailanthus.Uno spettro pollinico similepresentano i mieli di tiglio,caratterizzati anche dalla presenza di Ericaceae. Nella stessafascia altitudinale, si produceun miele millefiori a base dicastagno e tiglio con caratteristiche organolettiche e melissopalinologiche intermedie rispetto ai relativi mieli uniflorali. Nelgrafico di figura 5 sono riporta

Figura 6 - Principali tipi pollinici nei mielidi roNnia

°o campioni

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I I

I I

RobiniaGraminaceae*

CruciferaeSambucus nigra*

RumextCastaneaPapavert

ChamaeropstVitis*

SalixRubus f.

Comus sanguineaFraxinus omus *

GleditsiaTrifolium repens gr.

AesculusPlantago*Prunus f.

Quercus robur gr.Lotus corniculatus

Pyrus f.Rhamnaceae

Rosaceae altre

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Miele

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s—ti i principali tipi polliniciriscontrabili nei mieli di questafascia altitudinale.I mieli di robinia del Piemonte(figura 6) giungono frequentemente a livelli di particolarepurezza, rispetto a quelli prodotti in altre regioni, e sonocaratterizzati da percentuali dipolline di Robinia molto elevati: escludendo dal conteggio ipollini di castagno (iperrappresentato) e quelli delle specienon nettarifere, che spessocostituiscono la parte prevalente dello spettro pollinico(Sambucus nigra, Rumex,Papaver, Chamaerops, Vitis,Fraxinus ornus, Plantago,Quercus robur gr.) si raggiungono percentuali quasi sempresuperiori al 50 %.

Il sedimento dei mieli di melatadi Metcalfa pruinosa (figura 7)si caratterizza per una elevatapresenza di indicatori di melatae di materiale indisciolto finemente cristallino; sono frequenti, oltre ai tipi pollinici già citati,varie specie a fioritura tardivasia nettarifere (Compositaeforma H, Centaurea forma J eUmbelliferae) che non nettarifere (A,nbrosia, Artemisia,Chenopodiaceae), e specie tipiche delle zone intensamentecoltivate dalle quali provengono (Helianthus e Zea).Un analogo spettro pollinicocaratterizza i mieli millefioriprodotti nella parte padanadella regione.

ConclusioniI risultati delle analisi condottesu 263 campioni di miele didiversa origine botanica prodotti nelle 8 province delPiemonte, mostrano che nellaregione il maggiore apportoalla produzione in terminiquantitativi è assicurato darobinia e castagno, seguiti darovo, crocifere e, limitatamentealle rispettive zone di diffusione, ericacee e tiglio. Un ruolo

CastaneaPlantago*

Rubus ECompositae £ FI

Graminaceae*Trifolium repens ~.

ZeatLotus comiculatus gr.

Ambrosia*Chenopod. Amarant.

HelianthusArtemisia*Cruciferae

RobiniaAilanthus

ParthenocjssusRumex*

GalegaTrifoliuni pratense gr.

Centaurea f. 3.Compositae f. TFraxinus ornus *

Labiatae f. MUmbelliferae f. A

Echium

di un certo rilievo riveste lamelata di Metcalfa, tuttavianegli ultimi anni le popolazioni della cicalina si stanno contraendo (e con esse la produzione di melata e del relativomiele) a causa della lotta condotta contro di essa mediante

flgura 7-Principali tipi pollinici nei mielidi melata

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agenti chimici o biologici.Per quanto riguarda la caratterizzazione geografica, i datiottenuti completano quantoriportato nelle precedenti pubblicazioni, relative principalmente ai mieli di montagna ealta montagna, (Ferrazzi e

Miele

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— p,sMarletto, 1980, 1985; Ferrazzici al., 1990, 1998; Ferrazzi eGenero, 1995, 2001; Grulenzoni et al., 2003) e consentono di definire uno spettropollinico di riferimento per leproduzioni di questa regione.Oltre a contribuire alla conoscenza e alla caratterizzazionedei mieli italiani, il presentestudio fornisce gli elementiutili ai fini di un’eventualedenominazione geograficaprotetta.

M. Lucia Piana°~,Paola BeffigolP,

Giancarlo RicclardeffiD’Albore”,

Livia Persano Oddo~,Andrea Flssore<4~

(I) APJSHARE, Laboratori e serviziper l’apicoltura, Monterenzio (BO)

(2) C.R.14. - Istituto Sperimentale perla Zoologia Agraria, Sezione cli

Apicoltura, Roma(3) Dipartimento di Arboricoltura eProtezione delle Piante, Università

degli Studi di Perugia(4) Aspromiele, Alessandria

A TREZZA RE APIS IC •Ewww.ceniroa picoltu ra .11

e tro apicoltura e-mail: [email protected]

CENTRO APICOLTURA s.rJ.Stabilimento. Zona Industriale - Strada B2

09039 VILLACIDRO (CA)- ITALYTel - Fax 0709313010-33384619 2

P O UZIO E FOGLI CE EI FUSI ST R IZZATI

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