I care numero I anno 2012

12
senza però tralasciare le problematiche a noi più vicine, legate alla quotidianità e all’età adolescenziale. La redazione coglie l’occasione per augurare a tutti un sereno e produttivo 2012. Doppiamente Doppiamente Doppiamente Doppiamente Straniero Straniero Straniero Straniero Ha detto: “Mi sento come appestato, un pesce fuori dalle sue acque, straniero in un paese straniero!” Ho detto: “Tutti i mari sono uguali, basta saper nuotare, non affonderai di certo come un sasso inerte”. Ha detto: “Ma la terra che non mi ha visto nascere, non può riconoscermi figlio legittimo”. Ho detto: “Oggi i figli si adottano e le mam- mamme,con il prezzo dell’amore,si conquistano”. Ha detto: “Ma dalla mia pelle potrei mai staccarmi e come niente cambiare il mio essere?” Ho detto: “Non staccarti dalla pelle che ti appartiene. Con il suo colore colora il mondo che ti accoglie, rimani quello che sei, uomo diverso, ma unico, arricchisci gli uomini che ti circonda- no”. Ha detto: “Non voglio più consumarmi e finire straniero come la spenta cenere, residuo futile di un corpo che è esistito. Il profumo della mia terra è nell’aria che respiro,alimenta la mia passione, la rende indomabile!” (segue a pag.2) Interessati anche tu ! Interessati anche tu ! Interessati anche tu ! Interessati anche tu ! Anno X Numero I Gennaio 2012 2012 Quest’anno la redazione si interesserà ai cambiamenti di un mondo multietnico caratterizzato da un conti- nuo processo di globalizza- zione, in cui i rapporti inter- nazionali sono indispensabili e all’ordine del giorno; I Care la solidarietà I Care il progresso I Care la globalizzazione I Care la pace I Care l’apertura mentale

Transcript of I care numero I anno 2012

Page 1: I care numero I anno 2012

senza però tralasciare le problematiche a noi più vicine, legate alla quotidianità e all’età adolescenziale. La redazione coglie l’occasione per augurare a tutti un sereno e produttivo 2012.

Doppiamente Doppiamente Doppiamente Doppiamente StranieroStranieroStranieroStraniero Ha detto: “Mi sento come appestato, un pesce fuori dalle sue acque, straniero in un paese straniero!” Ho detto: “Tutti i mari sono uguali, basta saper nuotare, non affonderai di certo come un sasso inerte”. Ha detto: “Ma la terra che non mi ha visto nascere, non può riconoscermi figlio legittimo”.

Ho detto: “Oggi i figli si adottano e le mam-mamme,con il prezzo dell’amore,si conquistano”. Ha detto: “Ma dalla mia pelle potrei mai staccarmi e come niente cambiare il mio essere?” Ho detto: “Non staccarti dalla pelle che ti appartiene. Con il suo colore colora il mondo che ti accoglie, rimani quello che sei, uomo diverso, ma unico, arricchisci gli uomini che ti circonda-no”. Ha detto: “Non voglio più consumarmi e finire straniero come la spenta cenere, residuo futile di un corpo che è esistito. Il profumo della mia terra è nell’aria che respiro,alimenta la mia passione, la rende indomabile!”

(segue a pag.2)

Interessati anche tu !Interessati anche tu !Interessati anche tu !Interessati anche tu !

Anno X Numero I Gennaio 2012

2012 Quest’anno la redazione si interesserà ai cambiamenti di un mondo multietnico caratterizzato da un conti-nuo processo di globalizza-zione, in cui i rapporti inter-nazionali sono indispensabili e all’ordine del giorno;

I Care la solidarietà

I Care il progresso

I Care la globalizzazione

I Care la pace

I Care l’apertura mentale

Page 2: I care numero I anno 2012

PAGINA 2 Anno X Numero I

Doppiamente straniero 1-2

Ora siamo noi i magnifici quattro 2

L’Italia, from my point of view 3

La globalizzazione domina il mondo? 4

La società dell’apparire 4

Anoressia e bulimia 5

Fumo attivo e passivo 6

Il velo di Hafsa 6

Vegemite for breakfast 7

Aggiungi un posto a tavola... 7

Un abanico de culturas 8

Cross Cultural Boundaries 8

Lo sai fare il cappuccino? 9

Moi je parle francais... 10

Ti consiglio: Thirteen... 11

Lo sapevi che... 12

Sommar io:

La Redazione A.s. 2011/2012 Docenti: Adriana Cassone, Mariella Nardulli, Leonardo Sportelli Studenti: Daniela Ironico, Pamela Palmirotta, Alessia Gurabardhi, Greta Ciccarone, Carmela Ribecco, Giovanni Palattella,, Giovanna Franco, Gianluca Ferrulli, Angela Teodosio, Marika Nettis, Paola Nerilli, Luana Ciccarone, Federica Lisi, Noemi Carella, Alessandro Ieva, Hafida Sakini, Laura Mitaritonda,, Kate McCutcheon,Hanna Ammari, Laila Makboul , Annalisa Falcone, Annalisa Manobianca, Gabriella Lindo, Emiliana Solazzo Inoltre hanno collaborato i docenti : Grazia Damato. Lia Novielli

Sommario

ORA SIAMO NOI I MAGNIFICI QUATTRO

I rappresentanti d'istituto sono un organo impor-tante all' interno della scuola, perchè fungono da ponte tra alunni e docenti. Il loro compito è quello di collaborare per la riso-luzione dei problemi ed organizzare attività in se-de di assemblea d' istituto...ma non solo: i rappre-sentanti fanno parte del consiglio d' istituto com-posto anche da docenti, genitori e dal dirigente scolastico; ha la funzione suprema di deliberare i progetti formativi che la scuola propone: Pon, stage, viaggi d’istruzione, attività di recupero. I rappresentanti attualmente in carica sono: Laura Mitaritonda, Luana Ciccarone, Francesco Dammic-co e Giuseppe Paparella. Anche quest'anno le nostre proposte iniziali sono innumerevoli: introdurre all' interno della scuola la figura di uno psicologo che possa sostenere gli studenti in alcuni momenti di difficoltà; rendere possibile un’unica assemblea d’istituto, da sempre svoltasi in due turni per problemi di spazio, allo scopo di permettere il confronto diretto tra gli studenti dei quattro indirizzi. Aldilà di ciò che si riuscirà a realizzare, i rappre-sentanti dovranno essere sempre un punto di rife-rimento per gli alunni, nel momento in cui doves-sero presentarsi difficoltà o e per suggerimenti volti al miglioramento del funzionamento della scuola. Contattateci! Laura Mitaritonda IV BP Luana Ciccarone III BL

Lo sapevi che…

-Quando si ha un calo di pressione, offrire il classico bicchiere di acqua e zucchero non serve ad un bel niente, o zucchero raffinato viene considerato “veleno bian-co”; esso si ottiene dalla raffinazione dello sciroppo ottenuto dalle barbabietole o dalla canna da zucchero, ma attraverso questo processo vengono perdute tutte le proprietà energetiche delle quali è dotato. Noi crediamo di ricavarne energia dalla sua assunzione ma in realtà lo zucchero dà al nostro organismo essenzialmente calo-rie “vuote”.

(segue da pag.1) Con euforia ed entusiasmo, stringe strettamente la scatola che racchiude i più preziosi tesori: il denaro posseduto, un progetto scritto e…. un sogno incantato! Fa il ritorno del padrone, del nativo alla sua terra. Ma “i venti spirano dove le barche non desiderano!” Il nostro amico straniero ha concluso: “Il paese che ho lasciato non è quello ritrovato. Neanche la gente è la stessa, è veramente un incubo! Io stesso sono cambiato, nuova visione e filosofia di vita. La mia, è una premessa complicata, intoppo insuperabile, è dolore, è confusione incomparabile dovermi integrare nella mia isola nativa!” Sono, davvero,

doppiamente Straniero!doppiamente Straniero!doppiamente Straniero!doppiamente Straniero! Hafida Sakini

Page 3: I care numero I anno 2012

PAGINA 3 Anno X Numero I

''L'Italia, from my point of wiew.'' In Australia thinking of Italy I've always pictured big mountains with small villages that hold cabins which in the winter you wake to find covered in snow. Or per-haps a village with small narrow streets where you can sit outside at a table and be brought coffe. Sure, you can grab a coffee in Australia but it's at a busy cafe in the middle of town surrounded by tall office buildings and cars rushing past. In Australia the roads

are all flat and most of the sidewalks are plain concrete, opposed to Italy where there are brick paths every-where. The buildings in Australia are all modern and yes there is history but most of the old buildings have been replaced. In Italy every building is old and has it's own history and in my opinion it's fabulous. The house I am living in is very different to my house in Australia. That being said, the love I feel in both houses are the same. I don't think of the Ieva family as 'the peo-ple whose house I'm staying in' they're my family now too. I'm not treated ad a guest in this house, I'm treated as the daughter they've always wanted and now have. My italian isn't very good but if I have a problem, Alessan-dro will translate for me. I love my family and can't wait until my Australian family comes over in September and we can all be together, I also can't wait until next christ-mas when Alessandr will come and stay with me. When I go home I know will miss them but I will definitely see them again because they're a part of my life now and because of this experience they always will be.

''L'Italia, dal mio punto di vista.'' In Australia, pensando all'Italia ho sempre immaginato delle gran-di montagne e piccoli paesi dove svegliandosi si possono trovare delle case ricoperte di neve in inverso. O forse un paese con delle strade piccole e strette dove puoi sederti fuori a un tavolo

e prendere un caffè. Certamente, puoi prendere un caffè anche in Australia ma in un bar affollato nel centro della città circondato da alti palazzi com-merciali e macchine che passano velocemente. In Australia le strade sono piatte e i marciapiedi sono di cemento, al contrario in Italia dove ci sono stradine di ciottoli dappertutto. Gli edifici in Australia sono tutti moderni, c'è una storia ma la maggior parte dei vecchi palazzi sono stati ricostruiti. In Italia,invece, ogni edifi-cio è vecchio ed ha una sua storia e a mio parere questo è favo-loso. La casa in cui vivo qui è diversa da dove vivo in Australia. Bisogna dire che, l'affetto che sento in entrambe le case è lo stesso. Io non penso alla famiglia Ieva come 'la famiglia che mi ospita' ma penso che sia la mia nuova famiglia adesso. Non sono mai stata trattata come un ospite in questa casa,sono sempre stata trattata come la figlia che hanno sempre voluto e adesso hanno. Il mio italiano non è molto fluente ma se ho un problema Alessandro traduce per me. Io amo la mia famiglia e non vedo l'ora che la mia famiglia australiana a settembre venga qui e potremmo stare tutti insieme, inoltre non vedo l'ora che Alessandro venga a trovarmi il prossimo Natale. Quando ritor-nerò a casa so che mi mancheranno ma io riuscirò a vederli nuo-vamente perchè adesso sono parte della mia vita e perchè questa esperienza rimarrà per sempre.

Kate McCutcheon 3AS

Page 4: I care numero I anno 2012

Quest'anno, studiando la globalizzazio-ne, ci siamo accorti che è uno dei pro-blemi che affliggo-no i nostri Paesi, un fenomeno che si sta diffondendo in tutti i Paesi del mondo. Globalizzazione è l’unificazione dal punto di vista economico, socia-le e culturale. Per molti, presenta degli aspetti posi-tivi: un esempio è internet, che ci collega con qualsi-asi parte del mon-do. Anche i tra-sporti stanno pian piano suben-do una evoluzio-ne, infatti le reti di collegamento sono più ampie e ci permettono di raggiun-gere qualsiasi meta desiderata. Globalizzazione è utilizzo degli stes-si prodotti,è sufficiente andare nei su

permercati per vederne gli effetti: in bella mostra c’è la nostra amata Coca-

Cola e pare che nessuno, in nessun paese ne possa più fare a meno. Que-sto prodotto è stato diffuso in tutto il mondo attraverso i grandi commer-ci degli Stati Uniti , da cui il mon-

do ha imitato anche lo stile di vita. Ma stiamo tutti americanizzandoci! E’

veramente un bene? Globalizzazione è an-che purtroppo lavoro ''nero'' o “minorile”, dif-fuso soprattutto nelle fabbriche tessili dei paesi sotto-sviluppati, dove è possibile produrre pro-dotti in serie in breve tempo e per una manciata di riso. Noi crediamo che il processo di globalizzazione debba essere più controllato, soprattutto quando va a discapito di chi onestamente lavora, denunciando quelle multi-nazionali, ormai padroni del mondo economico e del destino degli uomini.

Gianluca Ferrulli 2AS

Giovanna Franco 2AS

La globalizzazione domina il mondo? “...stiamo tutti americanizzandoci!”

PAGINA 4 Anno X Numero I

La società dell’apparire L’abito fa il monaco?

Fino a poco tempo fa si usava dire “L’abito non fa il monaco” o “Essere e non apparire”, ma dav-vero la società di oggi la pensa in questo modo? La psicologia identifica nell’essere un IO CORPOREO e un IO IDEALE; il primo rappresenta la realtà dei fatti, quello che noi siamo realmente mentre il secondo è quello che noi vorremmo es-sere. La crisi adolescenziale nasce da un IO CORPOREO frammentato, non ci riconosciamo più da quello che eravamo e abbiamo paura per quello che saremo. Questa è l’epoca dei mass media, tutto si focalizza sull’immagine, quindi non dobbiamo tener solo conto di quello che realmente siamo e di quello che vorremmo essere ma anche di quello che la televisione ci impone di essere. Per questo motivo la società dell’immagine ci costringe a non essere noi stessi. Inoltre nella pubblicità televisiva si punta a rappresentare delle persone ideali, per questo si servono di persone privi di difetti, modelli che noi vorremmo essere, un IO ILLUSORIO. Pensiamo anche che per realizzarsi all’interno di un gruppo si cerca di piacere a più persone possibili, si cerca solo un im-patto superficiale che ci metta al centro dei buoni pensieri. E così apparire diviene fondamentale. L’apparire dovrebbe esclusivamente servire a catturare l’attenzione che poi dovreb-be rivolgersi ad un bisogno superiore quale conoscere una persona per ciò che è dentro. Il messaggio è quello di individuare pian piano il nostro IO INTERIORE, cercando sempre più di essere soltanto noi stessi.

Angela Teodosio 1BL Marika Nettis 1BL

Page 5: I care numero I anno 2012

Come tutti sappiamo, l’adolescenza è un periodo bello ma difficile. La cre-scente esigenza di sentirsi accettati dalla società che impone dei modelli sempre più assurdi e lontani, spesso spinge gli adolescenti ad assumere at-teggiamenti che danneggiano la propria identità ma anche la propria salute. L’immagine soprattutto femminile im-

posta dai mass media che esalta una magrezza quasi irreale e malata, influ-enza negativamente la mentalità facil-mente condizionabile dei giovani, che di conseguenza adottano “soluzioni” drastiche per omologarsi a tali modelli. Espressione di ciò sono ad esempio i disturbi alimentari, purtroppo in conti-nua diffusione, come l’anoressia e la bulimia. L’anoressia consiste in digiuni prolungati mirati al raggiungimento della “magrezza assoluta”; gli anoressici arrivano a considerare il cibo un vero e proprio nemico da evitare e combat-tere a tutti i costi. La bulimia, invece, prevede le cosiddette “abbuffate”; un eccessivo senso di fame assale i bulimi-ci, che in seguito sono preda di rimor-si: si sentono pieni, colpevoli di aver ceduto alla tentazione della fame, tanto da ricorrere a vari metodi per liberarsi di ciò che si è appena ingerito, per esempio auto-provocandosi il vomito o assumendo lassativi. Talvolta vi è un’alternanza di periodi di anoressia e bulimia, infatti potremmo dire che i due disturbi vanno di pari passo.

Nonostante l'anoressia sia più cono-sciuta e diffusa, in realtà la bulimia ar-reca danni maggiori all'organismo in generale. Le conseguenze principali dell’anoressia sono il calo del peso (infatti gli anoressici risultano essere gravemente sottopeso) che nel peggio-re dei casi può portare alla morte, e, in particolare per le ragazze, l’amenorrea. La bulimia, invece, provoca il danneg-giamento della valvola cardiale, delle gengive e dei denti, oltre allo sconvol-gimento delle funzioni intestinali che potrebbe portare a un’ulcera a causa

del vomito autoindotto e dell'uso di diuretici e lassativi per disfarsi del cibo ingurgitato. A volte però questi malesseri non deri-vano solo dalla corsa forsennata verso la “perfezione” della propria immagine, ma da motivazioni psicologiche molto più profonde e spesso inconsce. Ca-renze d’affetto, problemi familiari, inca-pacità di relazionarsi con gli altri, timo-re di non essere all’altezza delle aspet-tative dei propri genitori e amici, o addirittura traumi infantili possono portare ad un atteggiamento di chiusu-ra e non accettazione di se stessi e del proprio corpo. È per questo che fre-

quentemente per superare tali proble mi forza di volontà e impegno non bastano: è invece necessario l’intervento di specialisti, ma in ogni caso è fondamentale rendersi conto di soffrire di un determinato disturbo e lasciarsi aiutare al fine di trovare un rimedio efficace e definitivo. Una possibile soluzione potrebbe esse-re cercare qualcosa, uno sport, un hobby, che, oltre a distrarci, colmi i vuoti psicologici e ci renda soddisfatti di noi stessi incrementando la nostra autostima, che in un’età dura come lo è l’adolescenza, è costantemente mi-nacciata dalle numerose pressioni che subiamo da parte della scuola, della famiglia e della società in generale.

Greta Ciccarone 3BL Carmela Ribecco 3BL

Anoressia e bulimia " Una adolescenza bella e possibile”

PAGINA 5 Anno X Numero I

Lo sapevi che…

Per esaltare la tua capigliatura mangia il frutto più biologico che possa esistere: la castagna, consi-derato uno dei frutti più natura-le, il suo riccio infatti lo protegge dai trattamenti chimici. Inoltre l’acqua in cui sono cotte le casta-gne può essere usata come ma-schera dopo lo shampoo per esaltare i riflessi dei capelli biondi e come emolliente

Page 6: I care numero I anno 2012

"Il fumo uccide" ecco la frase più comune ricorrente su un qualsi-asi pacco di sigarette. Ma quali sono i danni che provoca il

fumo? In primis colpisce l'apparato respiratorio, provocando ai polmoni tumori che potrebbero essere l’anticamera della morte; è infatti pro-vato che ogni sigaretta toglie 40 secon-di di vita! Il secondo danno, se così si può chiamare, è quello che si arreca alle persone che ci sono attorno. A questo punto non si parla più di fumo attivo bensì di fumo passivo che po-

trebbe avere conseguenze più gravi; infatti un "fumatore passivo" subisce più danni di un normale fumatore. Spesso nella nostra scuola, per i corri-doi o nei bagni, si sente puzza , perchè solo così possiamo chiamarla, di siga-rette che si stanno consumando. Mi chiedo perchè le persone fumano? Per rilassarsi o, nel caso dei giovani, per sentirsi "più grandi"o per nervosismo? Il messaggio che vorrei far arrivare ai miei coetanei è un piccolo ma prezioso consiglio: se proprio ci si vuole rilassa-re vediamo un film, compriamo una pallina anti-stress per scaricare le ten-sioni, sfumiamo un po' di più la matita se si vuole sembrare più grandi, iscri-viamoci ad un corso di yoga per con-trollare l’irascibilità, per non annoiarsi e non pensare al fumo: che tanto un pacchetto non si può neanche stritola-

re come una pallina e costa anche di più. Diciamo NO al fumo, diciamo SI alla vita.

Annalisa Falcone 1AL

Fumo attivo e passivo Compra una pallina antistress

PAGINA 6 Anno X Numero I

Il velo di Hafsa L’intervista Hafsa frequenta la 1^B linguistico, l’ab-biamo intervistata per conoscerla meglio. Hanna: Allora, Hafsa, spiegaci dal tuo punto di vista, che cos‘è l‘Islam! Hafsa: Prima di tutto, voglio ringraziar-vi per questa intervista che mi da l’op-portunità di parlare dell’uso del velo nell'islam. Allora, il velo proviene dalla parola "velare" che vuol dire nascondere. In arabo è chiamato "Hijab" perché vela una piccola parte del corpo. Al contra-rio del "Nikab" chiamato anche "Burka". Il velo copre solo il capo della donna, e non tutto il corpo come il Nikab. Laila: Perché tu lo porti mentre altre donne altrettanto musulmane non lo indossano? Hafsa: Prima di tutto vorrei precisare che l'Hijab é un obbligo religioso che la

donna può rispettare o meno. Quanto a me ho scelto di portarlo perché per me rappresenta un'identità e uno stile di vita che fanno parte della mia perso-nalità. Hanna: tu sei una ragazza molto cari-na, ma non pensi che il velo copra gran parte della tua bellezza?

Hafsa: No, secondo me, non nasconde la bellezza, ma valorizza il corpo fem-minile evitando che sia esposto in mo-do eccessivo e volgare. Hanna: Anche il Burka è obbligatorio? Hafsa: Il Burka, definito con questo termine, all'origine non era una parola araba (in arabo, come dicevo prima, si dice Nikab) piuttosto legata all'Afgha-nistan e al Pakistan. Il burka, però, non è citato assolutamente nel Corano; ma è solo un'antica tradizione, che oggi esiste, nata prima dell'Islam. Laila: Non ti senti a disagio rispetto agli altri? Hafsa: Niente affatto, è questione di abitudine e di serenità interiore che subito dopo si rispecchia anche all'esterno della persona; infatti, ho delle amiche come tutti, rido, scherzo perché sto bene con gli altri ma soprattutto con me stessa, e ciò non mi rende affatto diversa dagli altri! Hanna: Hafsa, ti ringraziamo molto di averci concesso questa intervista Hanna Ammari 2AL

Laila Makboul 1AL

Page 7: I care numero I anno 2012

Fino a circa tre settimane fa l'Australia per me era sinonimo di surf e canguri, adesso invece l'Australia si identifica anche in Vegemite e Kate. La Vegemite è una crema salata fatta di estratto di lievito di birra mentre Kate, è la mia nuova sorella australiana. Kate è una ragazza con un cognome

impronunciabile, occhi azzurri, completamente devota al dio dello shopping e della pasta. E' difficile descrivere cosa è accaduto durante i primi giorni, ed è strano pensare che questa persona si stia adattando completamente a me, alla mia famiglia e ai nostri modi di fare, come se la conoscessimo da sempre. In realtà ho scoperto che Kate era stata scelta per venire presso di noi solo verso la fine di Ottobre e la prima cosa che mi ha detto è stata ''quando ho visto la tua e-mail ho urlato per l'emozione''. Sorprendente è sfogliare le sue foto e scoprire che è incredibilmente affascinata dai vecchi balconi e portoni ed è strano vedere che mostra il mio terrazzo, durante le video chiamate con il suo portatile ai suoi amici, e familiari in Australia. Certamente so che quest'esperienza finirà e mi mancherà condividere l'armadio. Mi mancheranno i suoi consigli. Mi mancherà la sua

sveglia, perchè è lei che ogni mattina mi sveglia. Mi mancherà il suo ''excuse me!'' quando la infastidisco e lascerà un vuoto incolmabile alla mia famiglia e soprattutto nel cuore di mia madre perchè, grazie a Kate, è riuscita a ''realizzare'' uno dei suoi più grandi desideri: avere una figlia! Senza dubbio mi mancherà la Vegemite a colazione, fedele ogni mattina, spalmata sulle fette biscottate. Mi mancherà Kate in maniera più assoluta perchè è molto più di una sorella, in questi due mesi sarà la mia ombra ed io la sua. "Sometimes people come into your life and you know right away that they were meant to be there, to serve some sort of purpose, teach you a lesson, or to help you figure out who you are or who you want to become." Alessandro Ieva 3AS

-

Vegemite for breakfast

Aggiungi un posto a tavola...

PAGINA 7

Nella nostra scuola ci sono ben due ragazze straniere ospitate da due famiglie acquavivesi. Sono qui grazie al progetto dell’ Intercultura, un’associazione che si occupa di scambi culturali in tutto il mondo. Così abbiamo deciso di intervistare uno dei ragazzi che ospita, Alessandro, e la sua nuova “sorella” australiana Kate. -Quando hai deciso di fare questa esperienza? KATE: Qualche mese fa, quando la mia professoressa di Italiano mi propose per la prima volta di venire in Italia e scoprire una realtà diversa. ALESSANDRO: Quando ho scoperto Intercultura proposi ai miei genitori di fare un’esperienza all’estero con questa associa-zione ma si opposero, perciò proposi di ospitare uno studente straniero ed accettarono. -E’ stato difficile attuare questo scambio? K: In Italia, per fare quest’esperienza ci sono dei test da superare, ma per me non è stato difficile perché ho dovuto fare soltan-to un colloquio con alcune persone. In realtà avrei dovuto compilare lunghi moduli, ma non l’ho fatto, dunque è stato abba-stanza semplice. A: Ho contattato i volontari dell’Intercultura circa un anno fa e nel corso di quest’anno si sono accertati che la mia famiglia fosse idonea ad affrontare questa esperienza. Inoltre abbiamo partecipato ad alcune lezioni “formative” dove ci hanno prepara-to a diventare future famiglie ospitanti. -Come vi state trovando con i rispettivi “fratelli”? K: Bene. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di avere il fratello che non ho mai avuto. Ovviamente ci sono molti più problemi tra di noi rispetto ad altri “host brothers” semplicemente perché io sono una ragazza e sono ospitata da un ragazzo. A: Very good! Ovviamente, come è normale che sia, ci sono dei fraintendimenti , dovuti anche a differenze di abitudini ,sesso . -Lo rifareste? K: Sì, certamente!Penso che tutti dovrebbero avere questa opportunità, io sono qui da quasi tre settimane ed ho capito e spe-rimentato abbastanza. Rifarei questa esperienza altre mille volte! In più adesso ho una nuova famiglia! A: Sì lo rifarei perché penso sia un’esperienza che ti faccia crescere e imparare a relazionarsi con culture diverse. Credo che la cultura australiana sia molto vicina alla nostra perciò mi piacerebbe riaffrontare questa esperienza con studenti di culture an-cora più differenti.

Annalisa Manobianca 2BL Paola Nerilli 2BL

Anno X Numero I

Vegemite for breakfast

Page 8: I care numero I anno 2012

Ma la nostra

vita era frenetica: ogni giorno lezioni di preparazione all'esame IELTS e visite guidate in giro per Londra, Cambridge, Oxford, Bath... In college cena e studio individuale: una vera full immersion nella patria del thé! Inizialmente fossimo tutti un pò

timidi ,subito abbiamo stretto un'amicizia così solida che tutt'ora non è ancora svanita. Aspetto negativo? Sono tornata in Italia ingrassata di 5 kg: chi poteva resistere a ciambelline, waffles e dolci vari? Nonostante ciò rifarei questa vacanza-studio altre cento volte

perchè ho avuto l'occasione di migliorare le mie competenze linguistiche e approfondire la cultura inglese da cui sono sempre stata e resterò sempre stregata e affascinata! Alessia Gurabardhi IV BL

Dal 6 settembre al 3 ottobre, con altri quattordici ragazzi della mia scuola ho avuto la possibilità di trascorrere esattamente un mese in Inghilterra grazie al PON C1 finanziato dalla Comunità Europea. Abbiamo alloggiato in un college a Slough, un paesino non lontano da

Londra.Esperienza fantastica e indimenticabile.

Questa estate grazie al fondo sociale europeo per lo sviluppo delle compe-tenze, la scuola ha organizzato il pro-getto C1 “Un abanico de culturas: el español lengua clave en la comunica-cion mundial”. Il viaggio-studio di quat-tro settimane che ha coinvolto quindici studenti dell’indirizzo linguistico dell’Istituto e due docenti tutor ac-compagnatori, si è svolto a Malaga dal 10 agosto all’8 settembre. Sono partita un po’ timorosa perché non avevo mai trascorso un mese lontano da casa e non avevo mai vissuto l’esperienza di essere ospite in “famiglia”. E poi c’era la questione della lingua, la gestione del denaro, i farmaci. In Spagna ci sentiva-mo tutti un po’ “spaesati”, ma ci siamo ambientati presto in una città piuttosto grande come Malaga. Ognuno di noi aveva la propria famiglia ospitante e la mattina ci recavamo all’università di Malaga dove i docenti madrelingua, molto competenti e disponibili, ci han-no preparato per la certificazione “DELE” B2 e C1. Sebbene io e altre

due compagne avessimo alle spalle solo un anno di studio della lingua spagnola, la scuola ha ritenuto op-portuno proporci questa attività estiva. Con un bagaglio linguistico di livello iniziale siamo state in grado di seguire e trarre profitto arricchendo le nostre competenze linguistiche

dal corso universitario fatto su misu-ra per noi. È stata una vacanza stu-dio ben organizzata che ci ha per-messo non solo di approfondire lo studio della lingua spagnola, ma an-

che di acquisire una maggiore cono-scenza della cultura dei nostri cugini andalusi. Infatti le uscite del week-end a Cordoba, Siviglia e Granada, ci han-no permesso di vedere importanti monumenti e di apprendere la storia locale che in questi giorni mi ritorna utile nello studio della letteratura spa-gnola. Questa esperienza mi ha per-messo di fare molte amicizie e di con-solidare il rapporto con le compagne di classe e le professoresse che sono state davvero disponibili. Ho assistito alla corrida, partecipato ad un corso di sevillana, assaggiato specialità tipiche gustosissime che ho riproposto a casa per i miei genitori, ma soprattutto ho potenziato la conoscenza delle lingua spagnola. Mi auguro che queste pre-ziose iniziative siano riproposte in futuro perché ci aiutano non solo ad approfondire i nostri studi, ma ci ren-dono più responsabili e ci aiutano a crescere.

Pamela Palmirotta

Classe IV BL

Cross Cultural Boundaries una full immersion nella patria del the

UN ABANICO DE CULTURAS

PAGINA 8 Anno X Numero I

Lo sapevi che…

Le alghe sono purificanti e dima-granti. In Giappone sono state somministrate ai ratti è si è no-tato che gli animali sottoposti all’esperimento hanno perso circa il 10% del peso. Non sof-fermatevi sul loro aspetto disgu-stoso ma provate ad assaggiarle, cotte divengono croccanti e saporite.

Page 9: I care numero I anno 2012

In primis una breve premessa: non pensavo avrei scritto un'altra volta su queste pagine. Pensavo che una volta ottenuto quell'ambita votazione x su 100 non avrei più raccontato vicende, questioni o riflessioni che accompagnano più o meno tutti i liceali nel corso dei 5 anni. Non è causale questa premessa, in quanto sto per parlarvi di un'esperienza che ha coinvolto un contenuto numero di neodiplomati licenziati dal nostro liceo, tra cui per l'appunto il sottoscritto. Il pon “nome in codice” C5,che il don

Milani ha realizzato con i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea e la progettualità di alcune aziende locali, ci ha visti partecipare dapprima alla fiera

internazionale del turismo di Rimini, denominata TTG e, successivamente impegnati in stage formativi presso aziende del settore turistico alberghiero e anche, qui parlo in prima persona, in aziende riguardanti il mondo dell'advertising, del marketing e del web. Ma procediamo con ordine. Dapprima Rimini. Gli enormi

padiglioni della fiera del turismo di Rimini hanno ospitato per cinque giorni una delle manifestazioni di settore più importanti del panorama mondiale, in cui addetti ai lavori (sì, non era aperta al pubblico) di un po' tutte le zone del mondo, pubblicizzavano e facevano conoscere il proprio prodotto a operatori turistici, o viceversa, o in cui i vari Ministeri del Turismo di molti paesi del mondo mettevano in vetrina le bellezze dei rispettivi paesi di appartenenza, con gadget più o meno curiosi o, soprattutto,con vivande e bevande caratteristiche del

paese o di una determinata zona di esso. E qui non posso fare a meno di citare una bevanda provata allo stand del Venezuela, estratta dal processo di raffinazione dello zucchero, un qualcosa che personalmente ritengo irripetibile qui da noi. O dolci tipici della Turchia così come dell'Azerbaijan, così come dell'Indonesia, ove abbiamo appreso alcune colorite espressioni in lingua locale, o i vari cappelli e sombrero dei

paesi più esotici. Curiosando tra uno stand e l'altro, il nostro compito era quello di far conoscere l'azienda presso la quale avremmo fatto lo

stage, l'Accademia del Turismo, nome che, associato ai nostri volti tutti più o meno giovani, hanno incuriosito parecchi passanti. Subito dopo il rientro “in madre patria” siamo stati impegnati nello stage vero e proprio in azienda, suddivisi nelle due prestigiose strutture della società, rispettivamente a Noci e a Monopoli, oltre alla possibilità di poter praticare lo stage presso l'agenzia pubblicitaria suddetta, il Push Studio di Noci, dove io ho speso praticamente tutto il mio tempo da stagista. Quindi posso parlare in modo piuttosto riduttivo della vita alberghiera vista dal punto di vista di chi ci lavora, posso solo dire che dietro l'apparenza di ogni albergo, soprattutto dei più quotati, c'è un lavoro soprattutto di organizzazione enorme, anche dietro ogni singolo asciugamano o ogni bevanda del frigo bar. Per quanto riguarda il “mio” settore, quello pubblicitario, posso descriverlo e parlarne come di un ambiente estremamente creativo e ispiratore allo stesso tempo, in cui i meccanismi e i processi dietro ogni pubblicità o sito internet venivano meticolosamente messi al proprio posto in modo tale da attirare il più possibile il cliente o il cittadino, come ho avuto di provare di persona nella campagna di guerrilla marketing nelle strade di Noci per i Contratti di Quartiere. Tutta esperienza, alla fine, che noi partecipanti ci ritroveremo più o meno a seconda dei nostri studi, delle nostre inclinazioni e di ciò che (si spera) andremo a fare della nostra vita. Sempre con l'ambizione di fare magari qualcosa che ci piaccia, che ci gratifichi, cosa sempre più difficile considerata la caduta economica globale degli ultimi 3 anni; ma è un obiettivo per cui vale la pena almeno provarci, affrontando il mondo lavorativo con la consapevolezza di saper, quanto meno, fare il caffè e il cappuccino con la macchina del bar, e di conoscere il programma Indesign di Adobe.

Lo sai fare il cappuccino? Il mio tempo da stagista

PAGINA 9 Anno X Numero I

Page 10: I care numero I anno 2012

Era una giornata di fine agosto, una di quelle in cui si ha voglia di andare al mare ma per noi, quattordici ragazzi pugliesi, una di quelle che avrebbe cam-biato la nostra vita di lì a tre settimane. Armati di valigie e di trolley di ogni dimensione e salutati familiari e fidan-zati, ci siamo imbarcati su un aereo. Destinazione: Parigi. Era un aereo pie-no di speranze, di voglia di vivere tutto a 360°, e di paure: tre settimane lonta-no da casa, da tutto quello che ci cir-conda, sono tante e adattarsi non è sempre facile. Eppure, un po’ grazie all’affetto delle mamme-prof (Prof. Paccione, Prof. Cassone e Prof. Tripar-tito), un po’ per la nostra intrapren-denza, abbiamo messo da parte “tutto il resto” per ventuno giorni., quasi co-me se stessimo vivendo un sogno. Riassumere in poche righe un’esperienza del genere mi risulta difficilissimo e lo è ancor più trasmet-tere le mie emozioni quando ne parlo, quando mi chiedono di raccontare,

quando mi fanno la tipica domanda: “Beh cos’hai fatto? E cos’hai visto?” Sarebbe più giusto dire cosa non ho fatto e cosa non ho visto. Sono stati ventuno giorni “pieni” dal mattino pre-sto alla sera tardi: lezioni pesanti di cinque ore al giorno, pranzi alla “prendo questo anche se non so cosa sia ma ho fame”, viaggi stressanti in metro, artisti e musicisti di strada, mu-sei da lasciare a bocca aperta, centri commerciali che ti facevano venir vo-glia di accamparti lì per il resto della tua vita. E poi le uscite a Mont Saint Michel e ai Castelli della Loira e il ri-tornare bambini a Disneyland. L’obiettivo? L’esame DALF C1, un li-vello universitario del DELF, una gran-de sfida per tutti noi. Per questo abbia-mo unito al divertimento e alla spen-sieratezza tanto duro lavoro e tanto studio. Ho sempre avuto dei pregiudizi riguar-do la Francia, i suoi costumi e il modo di vivere dei suoi francesi ma dopo

questa esperienza ho capito che non si tratta solo di crêpes e Tour Eiffel, c’è una cultura profonda dietro da esplo-rare e da vivere. Ciò che resta sono quelle foto, quelle atmosfere, quegli odori, quei sapori, quegli sguardi di una città che resta incantata sfidando il tempo che passa.

Gabriella Lindo, 4 C L.

.

PAGINA 10 Anno X Numero I

“Moi, je parle français…le français dans tous ses états.”

Page 11: I care numero I anno 2012

PAGINA 11 Anno X Numero I

Ti consiglio: Thirteen-13 anni Problemi adolescenziali: quando si ricorre ai mezzi più estremi pur di essere accettati dal resto del gruppo

Chi di voi non si è mai sentito nel cen-tro del mirino per via del suo abbiglia-mento “bambinesco”, dei suoi modi di fare da bravo ragazzo e per la sua otti-ma condotta scolastica? È una nuova moda diffusissima tra gli adolescenti: denigrare un coetaneo esclusivamente perché non si aggrega al resto della massa e/o non si lascia influenzare.. Le continue prese in giro da parte di individui relativamente più forti dal punto di vista fisico e caratteriale, por-tano i ragazzi più insicuri a compiere, inconsciamente, azioni spiacevoli al solo scopo di essere accettati e riveriti dal resto del gruppo. Per farvi immedesimare, vorrei pro-porvi la recensione di un film, intitolato “Thirteen - 13 anni“, che rispecchia questa dura realtà. Tracy è una ragazzina di tredici anni,

abituata a vivere in un ambiente sano e perbene anche se si trova in un momento di difficoltà per via della separazione dei genitori. All’inizio dell’anno scola-stico, il contatto con una nuova compagna di clas-se, Evie Zamora, la con-durrà in un mondo di furti, droga, sesso e di violenze condotte con-tro se stessa. Evie è una ragazza ultragettonata dai ragazzi, che ama tra-sgredire ed indossare abiti sexy. Tracy comin-cia a comportarsi gra-dualmente come la nuo-va arrivata, e così si tra-sforma anche lei in una ribelle, avversa allo stu-dio, ma molto propensa ad indossare abiti succin-ti, ad insultare la gente e a trasgredire. Nel giro di

quattro mesi, l'amicizia tra le due assume sfumature sempre più peri-colose, tra piccoli furti, droga, fu-mo, alcol, sesso promiscuo, bugie, piercing, parolacce, botte ed auto-lesionismo. Quando la madre di Tracy com-prende la gravità della situazione, costringe la figlia ad allontanarsi da Evie, con la quale, per giunta, sor-gerà un odio feroce. Alla fine Tracy si ritroverà da sola con sua madre, dinanzi all'impossibilità di ritornare quella di prima. Un lungometraggio drammatico, magari un po’ esagerato sotto certi aspetti, ma allo stesso tempo vero-simile, che rispecchia un aspetto triste della società di oggi. Una so-cietà in cui gli adolescenti perdono la fiducia in se stessi e di seguito la

propria identità personale diventando "pecore" capaci solo di seguire gli ami-ci. La regista statunitense Catherine Har-dwicke è riuscita a trasmettere agli spettatori la disperazione di una ragaz-zina, ancora fragile psicologicamente, che deve per forza adeguarsi al grup-po. Se la protagonista del film è riuscita a salvarsi in tempo, altri non sono stati in grado di reagire e hanno fatto si che le cattive amicizie prendessero il soprav-vento su di loro. La visione di “Thirteen-13 anni”, la propongo ai rappresentanti d’Istituto per proiettarlo nel corso di un assem-blea d’istituto del don Milani.

Ironico Daniela IAL

Lo sapevi che…

Mangiare cioccolata fa bene alla salute Il cioccolato, ricco di po-tassio, calcio e magnesio, oltre ad avere un’ottima influenza sull’umore, possiede anche note-voli proprietà antiossidanti. Esso contrasta i livelli elevati di coleste-rolo e anche l’ipertensione. Venne denominato da Linneo “Theobroma” ovvero “il cibo degli dei”. Sono state rinvenute testi-monianze di molti personaggi illu-stri che facevano uso di cioccola-to, Cavalcanti disse che era buona abitudine in Europa bere una tazza di buon cioccolato dopo ogni pranzo ufficiale; altri personaggi ne fecero volentieri uso per concen-trarsi: Voltaire, Dalì, D’Annunzio, Manzoni.

Page 12: I care numero I anno 2012

PAGINA 12 Anno X Numero I

ISTITUTO DON MILANI LI CEO LINGUISTI CO, MUSICALE, DELLE SCIENZE UMANE E DELLE SCIENZE UMANE CON OPZIONE ECONOMICO-SOCIALE

Via Roma, 193 70021 - Acquaviva delle Fonti (BA)

Tel.: 080 759347 Fax: 080 761021 E-mail: [email protected] [email protected]

Visita il sito dell’Istituto Don Milani

www.liceodonmilaniacquaviva.it

Fumetto di Hanna Ammari e Emiliana Solazzo 2AL

Partecipanti a Stage di lingua Francese a Parigi con docenti -tutor (Agosto Settembre 2011)

Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre

lontane