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CHELLA PIETROFORTE, TULLIO BONOMETTI, ANNA BRONTESI, GIUSEPPE TAU, LUISA CASPANI E ANGELO COMINI Il CAMMNINO TRA PALERMO MESSINA ATTRAVERSO LE MONTAGNE 1

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CHELLA PIETROFORTE, TULLIO BONOMETTI,ANNA BRONTESI, GIUSEPPE TAU,

LUISA CASPANI E ANGELO COMINI

Il CAMMNINO TRA

PALERMO MESSINA ATTRAVERSO LE MONTAGNE

4 -20 maggio 2019

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km piedi

1 Palermo – Bagheria Aspra 4 sab 6

2 Bagheria Altavilla Milicia Eremo S.Felice 5 dom 17

3 Eremo S.Felice – Caccamo 6 lun 12

4 Caccamo – Montemaggiore Belsito 7 mar 17

5 Montemaggiore – Caltavuturo 8 mer 15

6 Caltavuturo Polizzi – Petralia Sottana 9 gio 16

7 Petralia Sottana- Gangi 10 ven 16

8 Gangi – Nicosia 11 sab 17

9 Nicosia – Troina 12 dom 22

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Troina Cesarò – Randazzo Floresta 13 lun 18

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Floresta – Montalbano 14 mar 19

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Montalbano – Novara Sicilia 15 mer 21

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Novara Sicilia – Castroreale 16 gio 0

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Castroreale – S.Lucia Mela 17 ven 13

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S.Lucia Mela – Rometta 18 sab 25

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Rometta – Villafranca Tirrena Messina Palermo 19 dom 17

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Palermo Bergamo Ghedi 20 lun

volo 251

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4 maggio 2019 GHEDI BERGAMO PALERMO BAGHERIA

Con Anna e Giuseppe partiamo da Ghedi alle 5 del mattino e prendiamo da Bergamo il volo per Palermo, dove arriviamo verso le 11.Con un taxi collettivo andiamo in centro in piazza Politeama, dove incontriamo Luigi, un amico di Giuseppe che abita a Palermo. Dopo baci ed abbracci entriamo in un bar e prendiamo delle arancine, ideali per uno spuntino rapido del pranzo. Incontriamo anche Alberto Testaverde, un palermitano conosciuto nello Sri Lanka nel mese di dicembre in un viaggio con Avventure nel Mondo.

Abbiamo così la fortuna di fare una visita guidata con uno del posto. Da piazza Politeama andiamo al teatro Massimo, il teatro più grande d’Europa. Proseguiamo con un passaggio all'interno del mercato Capo, molto interessante soprattutto per il reparto alimentari; lo street food ben esposto ci fa tirare la gola: arancine, melanzane ripiene, panelle, sfincioni … Nel centro di questo mercato c’è la chiesetta dell’Immacolata Concezione, un po' nascosta, ma molto bella e da poco riaperta al pubblico.I Quattro Canti è il nome dato alla piccola piazza Vigliena, detta anche Ottangolo o Teatro del Sole, la decorazione barocca dei quattro cantoni riproduce in

modo simbolico la ripartizione della città in quattro settori.La cattedrale di Palermo è stupenda ed imponente, e molti visitatori passeggiano sulla sua balconata. Il grande giardino davanti ne aumenta il senso di imponenza, l'interno si presenta meno ricco, ma contiene tombe imperiali e reali.Raggiungiamo il palazzo dei Normanni, sede della regione Sicilia, ma abbiamo poco tempo e dopo qualche ripresa alla parte esterna, passando per il mercato di Ballarò, ci avviamo alla stazione ferroviaria.Non ci sono mezzi pubblici che vanno direttamente ad Aspra, per cui prendiamo il treno per Bagheria. Il treno è puntuale, moderno e pulito. Alla stazione di arrivo ci riceve Ignazio che gestisce la Casa del capostazione, un BB, posto proprio sopra la biglietteria. E’ una bella ristrutturazione delle stanze che una volta erano adibite ad alloggio per la famiglia del capostazione; poi sono state affittate a privati, che le gestiscono per turismo.Raggiungiamo a piedi ad Aspra, la frazione di Bagheria proprio sul mare. Il porticciolo è pieno di barchette, però non sembra che la pesca sia una grossa attività economica della zona.Andiamo a visitare il Museo dell'Acciuga ed abbiamo l'opportunità di conoscere Michelangelo Balistreri, che ne è l’allestitore e l'anima. Il museo raccoglie le testimonianze del lavoro pesante dei pescatori e dei salatori di acciughe, ma molto più importante è il messaggio che Michelangelo vuole dare ai visitatori: gli uomini devono essere come le acciughe, devono essere in tanti a mettersi insieme e stare vicini per resistere ed opporsi ai pescecani. Per vincere contro la mafia tutti devono essere uniti nel non pagare mai il pizzo, denunciare le ingiustizie e non avere paura. Michelangelo ci illustra la storia del museo e le sue idee contro la mafia in modo molto caloroso anche cantando e suonando chitarre, da lui stesso costruite e che hanno la cassa a forma di barca o di acciuga. Colpiti ed arricchiti dalla storia di Michelangelo, ritorniamo a Bagheria e visitiamo dall’esterno la Villa Cattolica che contiene i quadri del pittore Renato Guttuso.La sera andiamo in un bel localino di recente ristrutturazione, dove gustiamo tra l'altro le panelle.

Domenica 5 maggio BAGHERIA ALTAVILLA MILICIA EREMO DI SAN FELICE

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Il mattino andiamo in centro per vedere la Villa Palagonia, famosa per le sue centinaia di statue grottesche e mostruose; la via del passeggio centrale è ben tenuta.In treno arriviamo alla stazione di Altavilla Milicia, da dove con un chilometro e mezzo di cammino raggiungiamo il centro; visitiamo il Santuario della Madonna della Milicia, la gente che incontriamo è molto simpatica e disponibile.Attraversiamo la cittadina, a poco a poco risaliamo l’ampia vallata del fiume Milicia. Vi sono parecchi rifiuti in parte alla strada. Il traffico diventa sempre più scarso, i segnavia sono molto rari e sarebbe impossibile procedere senza il navigatore e le tracce del cammino.Il panorama della vallata è stupendo e giunge fino al mare.La strada di montagna continua sempre a salire finché, ad un certo nei pressi di un laghetto, il sentiero indicato dalla traccia passa all'interno di un cascinale diroccato, ma una lunga cinta di filo spinato ci impedisce di seguirlo, per cui, attraverso una zona un po' pantanosa, in modo un po' avventuroso, riusciamo a trovare una trazzera e continuare il nostro cammino. Incontriamo molte pecore ed abbiamo proprio la dimostrazione che le trazzere erano le strade per lo spostamento delle mandrie e delle greggi. In questo posto altri viandanti si sono persi e gli amici dell'eremo di San Felice sono dovuti andare a recuperarli. Noi invece con il navigatore raggiungiamo l'eremo costruito nel 13° secolo e ristrutturato una ventina di anni fa. Salvatore ci viene ad aprire, ci porta anche la cena già preparata e ci prepara il fuoco per poter passare la notte al caldo. L’edificio è formato da una chiesa, da un locale con cucina ed al primo piano vi è un camerone con una ventina di letti a castello.Per il rifornimento dell'acqua bisogna andare a prenderla con un bidone ad una fonte a circa 200 metri.Passiamo una bella serata intorno al camino chiacchierando e centellinando qualche goccio di vino. Il tempo peggiora e durante tutta la notte tira un fortissimo vento, che sembra che debba scoperchiare il tetto.

Lunedì 6 maggio ERENMO DI SAN FELICE CACCAMO

Anche se un po' preoccupati per il forte vento, siamo riusciti a passare la notte in modo abbastanza tranquillo. Alle 8 salutiamo Salvatore dell'associazione Amici dell'Eremo di San Felice e scendiamo verso il lago artificiale di Rosa Marina senza alcuna difficoltà in quanto qui il cammino è bene segnalato. Molto interessante è il passaggio sulla diga che dal 1992 sbarra il corso del fiume San Leonardo. Ci si arriva tramite una lunga galleria, i bastioni della diga sono enormi e la loro altezza è impressionante. Non riusciamo a vedere il ponte Chiaramontano, che è stato sommerso dalle acque nel riempimento della diga.La cittadina di Caccamo si presenta molto bella e con notevoli pregi artistici. Proprio nella piazzetta antistante il castello incontriamo Giuseppe Geraci, una guida ambientale che si dedica con grande passione alla cultura ed all’ambiente della Sicilia. Rimane con noi tutto il pomeriggio, prima ci accompagna per una approfondita visita al castello di Caccamo e ci illustra la sua storia millenaria dal 1024, anno della fondazione, fino al 1963 anno della vendita da parte della contessa De Spuches alla Regione Sicilia.

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Il castello ha subito molti cambiamenti in base ai periodi storici ed alle casate che ne detenevano la proprietà. Famoso è stato il tentativo di ribellione da parte di Matteo Bonello contro il re Guglielmo I detto il Malo.Il castello, affidato ora al comune di Caccamo, è ben ristrutturato, ben tenuto ed ospita parecchie sezioni di armi e di minerali che lo arricchiscono.

All'interno vi è anche una mostra dedicata alla Castellana, la rappresentante del comune di Caccamo nel caso di cortei storici.Il campanile della chiesa parrocchiale medievale, forma con il castello un quadretto indimenticabile. La parte vecchia della città è arroccata alla dorsale di una collina con strade molto strette, mentre la parte nuova ha strade adatte alla circolazione delle macchine.La sera andiamo a mangiare al ristorante Figurinnia a San Giovanni Li Greci, dove assaggiamo pasta alla salsiccia e salsiccia con finocchietto selvatico e carciofi.Chiediamo informazioni per il guado del fiume Torto ed il gestore e suo suocero si dichiarano disponibili, in caso di necessità, ad accompagnarci con un trattore o con un fuoristrada.Il suocero è un simpatico intrattenitore ed è un simbolo della gente siciliana accogliente e disponibile.

Martedì 7 maggio CACCAMO MONTEMAGGIORE BELSITO

Partiamo alle 8,00, dopo aver fatto colazione al bar Royal, con il navigatore ripassiamo per il centro ed in modo un po' arzigogolato, raggiungiamo la periferia. Prendiamo una strada asfaltata senza alcun traffico e vedendo ampi paesaggi verdeggianti raggiungiamo la frazione di Giovanni Li Greci, da qui cominciamo a scendere lungo il fiume Torto e dopo qualche chilometro intravediamo il paese di Montemaggiore Belsito. Arriviamo al temuto guado del fiume Torto, ma il livello dell'acqua è basso, per cui non dobbiamo nemmeno toglierci le scarpe, basta stare attenti ed una serie di pietre ci permette di attraversarlo. Ci rimangono gli ultimi 4 chilometri di salita e con facilità arriviamo al B&B prenotato, dove la proprietaria Giusi ci aspetta. La vicepresidente del Consiglio comunale Rosa Maria Saletta ci fa visitare il museo di cultura contadina, illustrato dal suo ideatore e allestitore. Ci colpiscono in particolare i carretti siciliani, le cui parte, chiamata chiave, è anche un capolavoro artistico.Andiamo poi alla chiesa del Crocifisso per vedere il Crocifisso, trovato intatto parecchi secoli fa tra i resti di piante invase dal fuoco.La sera andiamo a mangiare al ristorante Pentagono Blue Moon spaghetti allo scoglio ed un tris di carne.

Mercoledì 8 maggio MONTEMAGGIORE BEL SITO CALTAVUTUTRO

La tappa di oggi si presenta piuttosto impegnativa per il notevole dislivello, per cui Pino il proprietario del B&B ci porta per 5 chilometri in macchina fino al Cozzo Viscardo. Scendiamo a piedi fino alla sede delle guardie forestali siciliane e continuiamo su trazzere ampie, ma poi ci troviamo immersi in una vegetazione alta senza sentieri, per cui non vediamo dove mettiamo i

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piedi. Siamo fortunati perché il navigatore funziona bene, riusciamo così a continuare ed a raggiungere un largo ponte ed a risalire attraverso una trazzera a Sclafani Bagni.

Ad un bivio prendiamo la trazzera per raggiungere una pozza di acqua sulfurea ed immergerci dentro con i piedi. La risalita a Sclafani Bagni è impegnativa per la vegetazione molto fitta, comunque il sentiero non è mai pericoloso, nonostante la vegetazione sia molto invadente e fastidiosa. Raggiungiamo il centro del piccolo paese di Sclafani Bagni, arroccato sopra la cima in un groviglio di strade strette.Chella viene invitata da una maestra a visitare la scuola: vi sono i bambini di scuola materna, una pluriclasse di scolari di 1a, 2a, 3a, 4a, e 5a della scuola primaria ed alunni della scuola media.C’è un negozietto e comperiamo una focaccia per lo spuntino del pranzo. Saliamo sulla parte più alta dove vi è la Chiesa Madre con i ruderi del castello. Dopo la discesa ci troviamo con le strade sbarrate per le prove della targa Florio e dobbiamo procedere con molta

attenzione. Raggiungiamo la cittadina di Caltavuturo, dove alloggiamo presso le Suore Collegine, la madre superiora ha 87 anni, un’altra 92 ed una terza giovane è tanzaniana. Durante la passeggiata in centro chiediamo informazioni ad un tabaccaio, il quale ci dice che Caltavuturo è rimasta ferma a 50 anni fa.Nel piazzale della chiesa del Crocefisso parecchi bambini giocano a pallone.La sera dopo aver cenato all’Alter Ego, torniamo al convento dove siamo alloggiati; il portone è ciuso, dobbiamo aspettare che arrivi la madre superiora per poter entrare.

Giovedì 9 giugno CALTAVUTURO POLIZZI GENEROSA PETRALIA SOTTANA PETRALIA SOPRANA

Il mattino alle 7 noleggiamo una macchina per saltare una tappa e con 24 chilometri arriviamo a Polizzi Generosa. Il nostro autista è un ragazzotto simpatico che ha deciso di rimanere in Sicilia anche se la ricerca di un lavoro è difficile. Arrivati a Polizzi con la macchina si intrufola in modo quasi incredibile nelle strette viuzze del centro, dove in moltissimi punti la macchina passa appena appena.Seguendo il nostro cammino, ammiriamo le bellezze di Polizzi Generosa, visitiamo la chiesa madre, costruita durante il periodo normanno ed il Palazzo Gagliardo, dove si riposò Carlo V, che nel 1535 visitò la Sicilia lungo la Palermo Messina per le montagne toccando i principali punti di sosta: Polizzi Generosa, Nicosia, Troina, Randazzo per entrare a Messina in trionfo.Il cammino ci fa scendere lungo la vallata per poi farci risalire dall'altra parte per raggiungere le Petralie.Arriviamo a Petralia Sottana, una cittadina arancione del Touring Club, all’inizio attraversiamo le viuzze della Pusterna, il quartiere arabo ed arriviamo alla Chiesa Madre ricostruita in epoca normanna ed ammiriamo la meridiana della Torre civica della Chiesa della Misericordia. La cittadina meriterebbe una visita più accurata, ma noi ci inerpichiamo aiutati dal navigatore verso l’alto per raggiungere Petralia Soprana, uno dei più bei borghi d’Italia, composto da 32 borgate.La Chiesa Madre, dedicata agli apostoli Pietro e Paolo, di epoca normanna, ha un portico esterno della metà del Settecento. In fondo alla cittadina vi è la chiesa di Santa Maria di Loreto, che ne rappresenta il punto più alto per dominare il paesaggio circostante. La cittadina, ben tenuta ha delle

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scritte inneggianti al re ed alla monarchia, ancora 70 anni dopo l'avvento della repubblica. Il capoluogo è proprio su una cresta e domina le vallate a 360 gradi; di domenica si riempie di turisti e di camperisti.

Venerdì 10 giugno PETRALIA SOPRANA GANGI

Oggi è il nostro ultimo giorno di cammino con Anna e Giuseppe; dopo aver comperato un panino ed esserci riforniti di acqua partiamo per Gangi.Ripassiamo di fronte alla chiesa di Santa Maria di Loreto e poi attraverso una serie infinita di stradine strette e di vicoletti in discesa, usciamo dalla città per prendere lunghe trazzere. Attraversiamo il parco delle Madonie nella sua parte più orientale, l'orientamento non ci dà mai problemi perché percorriamo sempre strade generalmente sterrate, ma grandi.Incontriamo un signore che sta preparando il pranzo per un gruppo di turisti stranieri, che è venuto in Sicilia per fare la traversata da Agrigento a Cefalù a cavallo.Prima di entrar in Gangi ci fermiamo per lo spuntino del pranzo nel cortile di un ristorante, la cui proprietaria ci accoglie con interesse e simpatia.Come tutte le altre salite ai vecchi centri storici, anche la salita alla Chiesa Madre di Gangi ci sembra impegnativa perché il percorso tra le strette viuzze e scalinate è complicato e non sempre riusciamo a seguire la strada più breve. Il centro è dato dalla piazza del Popolo con la Chiesa Madre dedicata a San Niccolò e la torre che era la dimora della famiglia dei Ventimiglia. Le strade sono pulite e Gangi si era meritata il titolo di città più bella d'Italia 2014. Abbiamo la fortuna che oggi sia la festa del patrono che è San Cataldo, per cui dopo aver preso alloggio presso il convento ormai senza frati, posto proprio nella parte più alta della città, andiamo alla chiesa di San Cataldo, da dove alle 18,30 parte la processione che porterà la statua del Santo per buona parte delle stradine del Borgo Vecchio.La processione inizia con dei suonatori di tamburi seguiti dalle tante confraternite con il loro gonfalone in testa, quasi tutti i membri hanno una pettorina con il simbolo della loro confraternita.La statua è molto pesante ed è portata a spalle da 8 portatori che si danno il cambio; seguono le autorità civili e militari e poi i fedeli, vi sono anche delle persone alle finestre, ma la maggioranza segue la processione. Il paese si dimostra molto vivo e la processione risulta molto sentita.La sera ceniamo nel ristorante Sant’Anna, dove facciamo la nostra ultima cena insieme ad Anna e Giuseppe con antipasti di prodotti locali ed una squisitissima trippa.Il convento che ci ospita non ha più frati ed è gestito da una associazione, siamo solo quattro ospiti, ma i posti sono moltissimi e dà un po' di tristezza che una struttura così ampia e con tanta storia alle spalle risulti così vuota.

Sabato 11 maggio GANCI SPERLINGA NICOSIA

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Ad un quarto alle sette siamo puntuali ad aspettare Giovanni, il responsabile dell'associazione che gestisce il convento, ci dà un passaggio, con rapidità esce dalla città vecchia prendendo una circonvallazione, che ci porta sulla strada nazionale davanti al bar Specchio dove passano gli autobus di linea. Ci salutiamo con Anna e Giuseppe, che ritornano a Ghedi e veniamo accompagnati per cinque chilometri lungo il cammino. Ci troviamo avvantaggiati perché ci rimarranno solo 17 chilometri da percorrere piedi.Dopo un lungo pezzo di strada asfaltata passiamo vicino ad un cascinale abitato, ma poi improvvisamente la strada asfaltata si interrompe; attraverso un cancelletto per gli animali proseguiamo senza alcun sentiero, lungo gli steccati di proprietà private, il sentiero è reso più complesso perché vi sono molti cardi spinosi che noi con difficoltà cerchiamo di evitare. Per fortuna non abbiamo mai alcun dubbio sulla direzione. Con una strada asfaltata raggiungiamo il paese di Sperlinga uno dei più bei borghi d'Italia soprattutto per le case trogloditiche scavate nella roccia ed utilizzate fino ad una cinquantina di anni fa; si può fare un giro all'interno protetto da ringhiere per evitare cadute. Inoltre a Sperlinga vi è un bel castello posto proprio su una cima rocciosa.Senza difficoltà continuiamo il nostro cammino e per lo spuntino del pranzo ci fermiamo sotto il lungo cavalcavia della strada statale 120.Andiamo al convento dei frati cappuccini nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, dove San Felice di Nicosia visse come questuante ed operò miracoli; qui ci accoglie frate Salvatore ed incontriamo tre pellegrini siciliani che stanno facendo il nostro stesso cammino senza l'utilizzo del navigatore.Il loggiato e la torre Campanaria della Chiesa Madre, dedicata a San Niccolò, sono molto belli, la piazza centrale è piena di gente, come pure la chiesa per la messa del sabato sera.Ceniamo al Quadrifoglio con strozzapreti ai funghi porcini.

Domenica 12 maggio NICOSIA TROINA

Ci svegliamo presto perché ci attende una tappa un po' impegnativa.Alle 6,20 siamo in strada con i nostri zaini sulle spalle. Ripassando dalla cattedrale ci inerpichiamo per stradine e vicoletti ed arriviamo all'uscita della città.Per una dozzina di chilometri ci troviamo a camminare su stradine asfaltate con un traffico scarsissimo e con ampi panorami.Un breve acquazzone ci sorprende, ma per fortuna dura soltanto una decina di minuti.

Arriviamo al ponte normanno ad una sola campata a sesto acuto, c' è una bella strada asfaltata che va verso Cerami, ma il nostro cammino attraversa per due volte un fiumiciattolo e poi si mette a salire lungo una trazzera in ripida pendenza.Superiamo un impianto per la creazione di energia elettrica con moltissimi pannelli fotovoltaici.Negli ultimi chilometri un contadino in macchina ci offre un passaggio proprio fino al B&B, prenotato

da noi a Troina.Verso le quattro saliamo nel centro e nel palazzo del municipio incontriamo il sindaco che ci pone il timbro sulle credenziali e ci concede una piccola intervista per il nostro reportage.

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I problemi più grossi per Troina sono la mancanza di lavoro, lo spopolamento ed una grossa differenza tra la vita nel quartiere vecchio in alto e quella del quartiere nuovo basso. C'è comunque un fermento di lavori pubblici per la creazione di due piazze.Troina è stata la prima capitale del regno normanno; nella piazza superiore vi sono la cattedrale, il municipio ed il Castello del Capitano, dedicato oggi a museo.Per la cena andiamo alla Ferla, dove prendiamo ancora strozzapreti ed una grigliata di pesce.

Lunedì 13 maggio NICOSIA CESSATO BRONTE RANDAZZO FLORESTA

La giornata di oggi è particolarmente varia e dinamica. Alle 6,20 usciamo da Nicosia e prendiamo una strada secondaria che dopo 5 chilometri ci porta al ponte normanno della Failla, che è stato ben ristrutturato ed è un gioiello all’interno di una vasta landa, in cui non vediamo nessuno.Dopo 2 chilometri, arriviamo alla statale 120 proprio al ponte che segna il confine tra la provincia di Enna e quella di Messina.Vorremmo saltare una tappa e cerchiamo di fare l'autostop, ma dopo un quarto d'ora di attesa incominciamo a camminare, continuiamo a fare il segno dell'autostop, ma nessuno si ferma, percorriamo nove chilometri, quando un agricoltore si ferma e ci porta fino a Cesarò, prendiamo un cannolo e ripartiamo subito perché l'agricoltore continua il suo viaggio ed è disponibile a portarci a Bronte, una città di 20.000 abitanti alle falde dell'Etna.

Noi siamo molto interessati ad andare a vedere il monumento che ricorda la repressione da parte di Nino Bixio nel 1860 contro la rivolta dei Brontesi, che aveva provocato 17 vittime. Il monumento è mal tenuto e posto in un ambiente pieno di erba e poco curato.

La città è alquanto sporca e disordinata. Andiamo alla stazione ferroviaria circumetnea e prendiamo il treno per Randazzo, dove dovremmo fermarci per il pernottamento.

Lungo il tragitto possiamo vedere il vulcano Etna, che nella parte alta è innevato; nella parte bassa ci sono campi ben coltivati e blocchi di lava.A Randazzo ci rendiamo conto che l’unico autobus che durante il giorno va a Floresta parte alle 14,20, per cui cambiamo il programma previsto e prendiamo l'autobus per Floresta.Ci dispiace non fermarci a Randazzo che è una bella cittadina, ma d’altronde non possiamo permetterci di raggiungere domani Floresta in autostop perché qui nessuno ci prende.Floresta è il comune più alto della Sicilia e fa molto freddo, noi alloggiamo da Mamma Rosa in una casetta di legno, il riscaldamento è acceso, per cui ci troviamo bene.Il paese ha solo 300 abitanti ed ha avuto un grande spopolamento, la maggior parte delle case sono sfitte.Presso il B&B Mamma Rosa incontriamo Angelo e Luisa, una coppia di Mandello sul Lario in provincia di Lecco, la sera andiamo a cena insieme al bistrot Botticelli; noi siamo gli unici clienti.

Martedì 14 maggio FLORESTA MONTEALBANO ELICONA

Facciamo colazione insieme ad Angelo e Luisa ed alle 7,15 partiamo per Montealbano Elicona. Passiamo davanti alla Chiesa Madre e seguiamo come sempre le indicazioni del libro e soprattutto le tracce del navigatore, che ci fanno fare un giro più lungo di qualche chilometro in una immersione nei boschi dei Nebrodi.In un punto la segnalazione è un po’ fuorviante, ma ci rendiamo subito conto dell'errore controllando il navigatore.

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In zona Favo Scuro attraversiamo la statale che congiunge Randazzo a Capo d'Orlando e con una lunga trazzera attraversiamo una distesa piena di impianti di pale eoliche tutte perfettamente funzionanti. Il panorama è immenso, appaiono davanti a noi le isole Eolie e la penisola di Milazzo.Dopo aver intravisto da lontano Montalbano Elicona, incominciamo a scendere lungo una trazzera che arriva ad un ponte è quindi risaliamo dalla parte opposta su una mulattiera lastricata.Proprio all'inizio del paese la strada è chiusa, non sappiamo come fare, per fortuna riusciamo a passare con qualche difficoltà tramite un passaggio laterale: arriviamo al B&B posto proprio vicino al Castello ed alla Chiesa Madre. E' una bella ristrutturazione che si trova però in mezzo a quasi tutte case vuote, le stradine strette sono ben pulite, ma l'ambiente è un po' desolato e desolante perché vi è pochissima gente.Montalbano Elicona è un paese turistico con tante manifestazioni, ma noi qui non vediamo quasi nessuno.La biblioteca comunale offre una interessante mostra fotografica sulla storia del paese. La sera a ceniamo dal Siciliano con un buon piatto di antipasti di prodotti locali.

Mercoledì 15 maggio MONTEALBANO ELICONA SAN BASILO DI NOVARA

Partiamo la mattina alle 6,30, giriamo intorno al Castello, raggiungiamo la piazza ed usciamo dalla cittadina guardando ogni tanto lo spettacolo offerto dal suo imponente e ben conservato castello.

Dopo 5 chilometri prendiamo una deviazione per vedere le rocche di Argimusco, che troneggiamo su una collina rotondeggiante.Con una strada prima asfaltata e poi sterrata scendiamo con morbidi tornanti lungo una vallata fino in fondo dove guadiamo in modo facile il fiume, passando sopra dei sassi.Sempre con una comoda mulattiera saliamo e

scolliniamo in un'altra vallata.Negli ultimi 4 chilometri incomincia a piovere con una certa insistenza, noi ci bagniamo perché non siamo ben attrezzati contro la pioggia.Finalmente arriviamo a San Basilio, frazione di Novara di Sicilia, non troviamo quasi nessuno a cui chiedere dove andare; l’ufficio postale è chiuso, come pure la scuola elementare, andiamo in un piccolo negozio, la proprietaria ci dà il numero di telefono di Daniela, una donna che collabora con don Mario.Saliamo alla chiesa e Daniela ci apre la casa del curato, ci prepara 2 camere e ci accende il fuoco nel camino che riscalda anche i caloriferi delle altre stanze. Dopo una provvidenziale doccia, ci mettiamo dei vestiti asciutti e cerchiamo di fare asciugare tutto creando con i nostri bastoncini degli stendibianchieria davanti al fuoco, sembra una situazione di

baraccati, ma le nostre cose bagnate incominciano ad asciugarsi. Verso le 18 Daniela ci porta a fare un giro a Novara di Sicilia, uno dei più bei borghi d’Italia. La cittadina si raccoglie intorno alla sua piazza ed alla sua Chiesa Madre, le viuzze sono strette, l’ambiente è pulito, ma il fenomeno dello spopolamento crea effetti devastanti, la maggior parte delle case è sfitta, per cui non sono curate ed in decadenza.

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La cittadina è dominata dalla Rocca Salvatesta, un imponente sperone di roccia, che raggiunge i 1340 metri e che assomiglia per la sua forma al Monte Cervino. Al ritorno visitiamo la piccola frazione di Badia Vecchia che fa parte della parrocchia di don Mario.La chiesa è stata completamente svuotata perché tra poco inizieranno i lavori di ristrutturazione del tetto con un contributo da parte della comunità europea tramite la Regione Sicilia. La chiesa ha un valore storico perché vi era stato Sant'Ugo, diventato patrono di Novara di Sicilia.La sera Chella e Angelo preparano una buona pastasciutta, che mangiamo vicino al camino ancora acceso.

Giovedì 16 maggio SAN BASILIO CASTROREALE

E' piovuto tutta la notte ed anche quando ci svegliamo continua a piovere, per cui ci facciamo accompagnare da Daniela a Castroreale, meta della tappa successiva. Scendiamo in macchina fino alla statale 113 e quindi dopo qualche chilometro risaliamo per Castroreale posto un po' nell'interno.Vediamo il percorso che avremmo dovuto percorrere per vari chilometri lungo il greto del fiume.Ringraziamo sentitamente Daniela che si è prestata ad accompagnarci, troviamo subito il B&B che abbiamo prenotato Casa di Maria. Si tratta di un B&B, posto in una casa signorile dell’’800, ancora ben arredata con i mobili di allora e con tanti reperti ed oggetti riguardanti la storia e la cultura di

Castroreale. Il mattino visitiamo la chiesa madre con all'interno una meridiana, ideata nel 1854 da Basquez, un umanista castrense, che viene illuminata dalla luce che passa da un foro del soffitto; nella piazzetta vi è una bellissima fontana. Il presidente del museo della motocicletta ci illustra in modo appassionato la storia attraverso le moto dagli anni trenta agli anni settanta. In un primo tempo le moto erano

viste come aiuto per il trasporto dei materiali, vi sono molte Guzzi, Gilera, Bianchi ed in particolare vari tipi di Vespa, che ha avuto una grande fortuna anche per il famoso film Vacanze romane con Gregory Peck.Il pomeriggio visitiamo la chiesa della Candelora assistendo al Rosario, alla Messa ed ai Vespri.La sera andiamo al ristorante del Duomo, dove facciamo una cena squisita e di classe con antipasti locali, delle tagliatelle con basilico ed un secondo di vitello e verdure splendidamente presentato.

Venerdì 17 maggio CASTROREALE SANTA LUCIA DEL MELA

Alle 7,30 facciamo una colazione abbondante preparata dal proprietario del B&B; scopriamo che la casa è un vero e proprio museo e lo stesso proprietario ci illustra con orgoglio tanti particolari molto interessanti della storia della Sicilia, di Castroreale e della sua famigliaLa sua è una casa storica di persone benestanti, il nonno era il rappresentante per Castroreale del Banco di Sicilia perché allora le filiali delle banche non esistevano. Nella casa ci sono i calamai dell'’800 con le penne d'oca per scrivere ed i pennini degli anni ‘50. Ci sono i giornali degli anni trenta e le tessere per gli acquisti razionati durante il fascismo; tra gli arredi vi sono delle sputacchiere da porre nel soggiorno e il contratto riguardante la dote che era necessario per procedere al matrimonio.

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Usciamo con facilità da Castroreale, in questi due giorni è piovuto parecchio, per cui dobbiamo fare 5 guadi ponendo delle pietre per il primo, per gli altri 4 dobbiamo toglierci scarponi e calze.Comunque non ci sono pericoli, ma i tempi di percorrenza diventano un po' più lunghi. Durante tutto il tragitto vediamo sempre il mare Tirreno, abbellito dalle isole Eolie.In due punti il cammino si presenta un po’ complicato ed il navigatore risulta molto importante perché dà la sicurezza della direzione. Nel primo punto vi è un mucchio di rifiuti difficili da scavalcare, il navigatore ci indica di scavalcarli e così facendo ritroviamo il segnavia.In un secondo punto impegnativo ritroviamo un passaggio pieno di rovi, dobbiamo cercare di farci largo per passare, graffiandoci gambe e braccia.Il passaggio del fiume Mela risulta facile in quanto possiamo utilizzare un ponte utilizzato dalle macchine, che si appoggia su dei tubi attraverso i quali passa un'acqua marrognola e vorticosa per le piogge di due giorni. Attraversiamo il paese di Santa Lucia del Mela e nella parte alta arriviamo al convento dei frati cappuccini, non occupato dai frati da una quarantina di anni.Telefoniamo a Carmelina che viene insieme ad un frate ad aprirci il convento ed a darci le chiavi. La veduta dall'alto sulla penisola di Milazzo e delle vicine Eolie è stupenda.La struttura del convento è rimasta ferma a quaranta anni fa, ma abbiamo un letto, acqua calda e corrente elettrica per caricare cellulari e videocamere.Ci dedichiamo alla visita della cittadina, andiamo nella piazzetta con la Chiesa Madre, che sotto Federico II era diventata prelatura nullius ovvero dipendente solo dalla Santa Sede.Saliamo al castello che è un seminario, attualmente utilizzato per l'accoglienza dei profughi.La sera andiamo a mangiare alla Forchetta del Castello, un ampio ristorante che può ospitare tantissimi clienti.Arriviamo alle 19,30, ma dobbiamo aspettare fino alle 20,30 per mangiare: mangiamo antipasti all'italiana, un primo ed un secondo in due. Comunque c’è troppa roba e non riusciamo a mangiare tutta la carne, che ci viene data.

Sabato 18 maggio SANTA LUCIA DEL MELA ROMETTA

Oggi è una lunga tappa per cui alle 6,00 siamo già pronti a partire. Utilizzando il navigatore usciamo velocemente dalla cittadina ed attraversiamo un ponte.Raggiungiamo la cittadina di Gualtieri, dove facciamo una sosta caffè nel paesino quasi semideserto.Poco dopo ci troviamo in un sentiero impossibile pieno di rovi, non riusciamo a continuare, con la traccia del navigatore cerchiamo di aggirare gli ostacoli sapendo la direzione in cui dobbiamo andare. Ci graffiamo un po', ma alla fine riusciamo a raggiungere una strada ampia, pulita e posta sul nostro cammino.Verso le dodici e mezza raggiungiamo la piazza centrale di San Pier Niceto, molte case sono abbandonate, i pochi giovani rimasti sembrano vivere un'esperienza fuori dal mondo senza futuro. Lo spopolamento è ben visibile e sembra che la situazione sia irreversibile. Scendiamo in fondo alla valle dove attraversiamo il torrente Niceto che guadiamo, ponendo dei grossi massi su cui passare.Risaliamo al paese di Monforte San Giorgio; riscendiamo al greto della fiumara Bagheria e qui ci dobbiamo togliere scarpe e calze per poter attraversare e raggiungere la sponda opposta; una trazzera con una pendenza costante ci porta nel comune di Rometta. Prima raggiungiamo la frazione di San Cono e quindi arriviamo a Rometta. Siamo sempre immersi in panorami amplissimi. Le strade principali scendono verso la litoranea Palermo Messina, ma non vi sono comunicazione tra i vari paesi dell’interno.Raggiungiamo il B&B Casa Mento e poi visitiamo la cittadina con una storia interessante. Vi sono una chiesa bizantina ed i resti del palazzo, dove aveva soggiornato Federico III d’Aragona.

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Da qualche anno è sorta una comunità di suore e di frati francescani che vivono vicino, collaborano ed hanno lo stesso abito anche se con taglio da frate o da suora. Anche qui manca il lavoro, ma vi è una maggiore vivacità e si vedono parecchi giovani. La sera il proprietario del B&B ci porta ad un suo ristorante, dove prendiamo assaggi di prodotti locali e una pastasciutta …

Domenica 19 maggio ROMETTA VILLAFRANCA TIRRENA MESSINA PALERMO

Alle 6,30 lasciamo il nostro B&B e prendiamo direttamente la strada provinciale che scende per evitare la salita al centro della cittadina. Dopo un chilometro e mezzo nella zona Sottocastello, ritroviamo i segnavia che per qualche chilometro seguono la strada provinciale. Poi entriamo nella fiumara che è senza acqua e percorriamo circa cinque chilometri lungo il greto del fiume facendo un'esperienza unica. Non vi sono pericoli perché il tempo è bello e non ci possono essere piene. La fiumara è protetta da mura e quindi per uscire dal greto bisogna aspettare che ci sia un varco; comunque la traccia è sempre chiara e non abbiamo mai alcuna difficoltà. Usciti dal greto l'itinerario ci fa salire in un percorso collinare spettacolare, dove il navigatore ci aiuta a non andare fuori rotta.Stranamente all'interno del bosco vediamo delle fiamme, un uomo del posto ha incendiato mobili e materassi in quella zona perché il posto era più vicino a casa sua rispetto all'isola ecologica. Comunque anche se le fiamme erano alte più di 3 metri, non essendoci vento, non si saranno propagate, noi passiamo vicino e non possiamo fare altro che continuare.All'altezza del Castello di Bauso ci salutiamo con Angelo e Luisa perché loro continuano a Calvaruso, mentre noi proseguiamo per Messina saltando l'ultima tappa.Pensavo che fosse molto facile arrivare a Messina con un mezzo pubblico, a Villafranca Tirrena vi è una stazione ferroviaria importante, invece dovremmo aspettare 7 ore perché la stragrande maggioranza dei treni è soppressa di domenica.Percorriamo allora due chilometri a piedi andando alla periferia della città vicino all'ingresso dell'autostrada, dove dovrebbero passare degli autobus di città, oppure dovrebbe esserci un pullman che viene da Milazzo, ma non vi sono certezze; facciamo per 3 ore l'autostop come ai vecchi tempi, finalmente un signore ci prende e ci porta proprio alla stazione ferroviaria di Messina.Riflettiamo su cosa fare e decidiamo di fare una breve visita alla città e quindi di andare subito a Palermo per prendere l'aereo domani.

La città di Messina è grande, le strade sono ampie, ma non si vede molta gente in giro forse perché l è in casa. Andiamo in centro a vedere la Cattedrale con un caratteristico campanile arricchito dalla statua dorata di un leone e da personaggi che si muovono per indicare le ore.Passeggiamo quindi lungo il porto e vediamo la stele della Madonna della Lettera con la scritta Vos et ipsam civitatem

benedicimus, simbolo di Messina.Nel porto vi sono una enorme nave da crociera a moltissimi piani ed i traghetti per il collegamento con la Calabria, di cui si vedono monti e città.

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Alle 17,14 prendiamo il treno per Palermo, dove salgono molti giovani, probabilmente per andare all’università. Il treno regionale superveloce è pulito ordinato e mi sembra che il livello sia migliore di quelli lombardi.Cerchiamo un B&B a Palermo da dove prendere domani l'aereo per tornare a casa.Siamo stati molto soddisfatti del viaggio, nonostante sia risultato un po’ difficile ed impegnativo, ma reso più facile e piacevole dalla compagnia prima di Anna e Giuseppe e poi di Luisa e Angelo.

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