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TULLIO BONOMETTI e PIETRO BENINI Diario di viaggio in ALBANIA IN BICI Stazione di Ghedi Stazione di Durazzo Butrinto 1

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TULLIO BONOMETTI e PIETRO BENINI

Diario di viaggio in

ALBANIA IN BICI

Stazione di Ghedi

Stazione di Durazzo Butrinto

8 - 19 ottobre 2015

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n. day ottobre pernottamento itinerario

1 gio 8 NAVE GHEDI PARMA ANCONA

2 ven 9 FIER DURAZZO FIER

3 sab 10 VALONA FIER APOLLONIA VALONA

4 dom 11 VALONA VALONA ( per impraticabilità delle strade)

5 lun 12 SARANDA VALONA PASSO LLOGARAJA HIMARA SARANDA

6 mar 13 SARANDA SARANDA BUTRINTO SARANDA

7 mer 14 ARGIROCASTRO SARANDA MESOPOTAMI OCCHIO BLU ARGIROCASTRO

8 gio 15 FIER ARGIROCASTRO FIER

9 ven 16 FIER FIER BERAT FIER

10 sab 17 FIER FIER TIRANA FIER

11 dom 18 NAVE FIER DURAZZO

12 lun 19 ANCONA PARMA GHEDI

GIOVEDI’ 8 e VENERDI’ 9 OTTOBRE

GHEDI PARMA ANCONA DURAZZO FIER

Alle 9,15 con le bici partiamo dalla stazione di Ghedi ed a Parma prendiamo il treno per Ancona, dove arriviamo verso le 16,30.

Dopo aver verificato la situazione nel porto, ce ne andiamo un po’ per la città affrontando anche la salitella che porta alla cattedrale posta ad un centinaio di metri sul livello del mare in posizione scenografica sulla sommità del colle Guasco. E’ una chiesa medievale, in cui lo stile romanico si fonde con quello bizantino ed è dedicata a San Ciriaco, il patrono della città.

C’è gente nel centro, ma ben poca se paragonata a quella che io avevo visto durante l’estate.

Rivediamo anche la piazza del Plebiscito, conosciuta più comunemente come Piazza del Papa e poi torniamo al porto.

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La grande maggioranza dei passeggeri della nave AF Marina sono autisti albanesi, i cui autotreni riempiono metà stiva, dove vi sono anche alcune macchine, un camper, una moto e le nostre due biciclette.

Il mare è sempre molto tranquillo e la notte si può riposare bene. La nostra cabina è completa di bagno e di doccia; la colazione, il pranzo e la cena sono serviti come self service.

Sarebbe impossibile pernottare sul ponte per la temperatura un po’ bassa, ma soprattutto per il vento.

Verso le 14,00 del giorno successivo, dopo più di 19 ore di navigazione, la nave entra nel porto di Durazzo. La prima impressione dell’Albania è positiva perché il porto è pulito e ben organizzato.

Durazzo è una città piena di contrasti: il porto ed il passaggio pedonale sopra la ferrovia sono modernissimi, mentre molte case o palazzi sono stati iniziati, ma non finiti e si vedono molti rifiuti abbandonati in varie parti della città. Molti edifici non risultano finiti o per mancanza di soldi da parte dei committenti oppure per diversità di orientamento amministrativo da parte dei comuni, che prima hanno chiuso un occhio su costruzioni abusive e poi hanno seguito una una linea più rigida.

Ci incontriamo con uno zio di Claudia, una ragazza albanese che abita a Ghedi; ci aiuta a trovare una filiale della Intesa San Paolo Bank, dove preleviamo 10.000 lek dalla postazione automatica.

Vogliamo andare subito a Fier, ma il treno è già partito da un’ora; lo zio di Claudia ci accompagna per circa sette chilometri alla periferia sud della città di Durazzo, dove crediamo che ci siano degli

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autobus che possano trasportare le nostre bici, ma non ne vediamo nemmeno l’ombra; un taxista si offre di portarci con le bici al seguito per la somma di 40 €; noi accettiamo. Percorriamo un centinaio di chilometri di una nuova superstrada a due corsie, lungo i bordi vi sono grossi buchi non coperti da tombini; alcune persone vendono vari oggetti mentre pecore e capre pascolano non lontano dalla sede stradale. Sarebbe pericoloso percorrere questa superstrada in bicicletta.

Arriviamo a Fier, una delle più grandi città dell’Albania, il suo centro durante la sera diventa pedonalizzato e si presenta proprio bene.

Quello che ci colpisce di più però è la stazione ferroviaria che per il momento funziona da stazione terminale della ferrovia Tirana-Durazzo-Valona in quanto a Valona sono in corso lavori di ristrutturazione. Il piazzale antistante è molto ampio, ma con ampie buche profonde e piene di acqua piovana. L’edificio della stazione sembra completamente abbandonato e bloccato con lucchetti. Assistiamo all’arrivo dell’unico treno e devo dire di non aver mai visto una linea tanto degradata, nemmeno in Etiopia.

La sera mangiamo in un bel ristorante e paghiamo un terzo di quanto pagheremmo in Italia.

Alloggiamo proprio presso un dignitoso hotel accanto alla stazione ferroviaria.

SABATO 10 OTTOBRE FIER APOLLONIA FIER VALONA

La stazione ferroviaria, o meglio il punto di arrivo del treno è proprio di fronte al nostro hotel, per cui alle 6,30 scendiamo per fare qualche ripresa. Una trentina di persone vi salgono ed il treno con la velocità iniziale di un tranquillo pedone parte in direzione di Durazzo e di Tirana.

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Anche la stazione di Tirana è in ristrutturazione, per cui il treno si fermerà qualche chilometro prima nella stazione di Kashar.

Il treno è proprio mal ridotto, ma è quello che, dopo il nostro viaggio nel sud dell’Albania, ci permetterà di andare a Tirana evitando l’autostrada, che ci è sembra pericolosa.

Alle sette pioviggina un po’, ma poi smette e così prendiamo la direzione di Apollonia, per visitare i resti della città fondata dai Greci nel 588 a.C. e che divenne rapidamente una importante città stato.

Conquistata dai Romani ebbe il suo sviluppo maggiore nel I secolo dopo Cristo e nel III iniziò la sua decadenza. La zona è situata su una collina, da cui si gode un ampio panorama. Vi sono un piccolo teatro ed alcune colonne della facciata del centro amministrativo cittadino. Nell’annesso museo vi sono un monastero bizantino e la chiesa ortodossa di Santa Maria.

Non risulta esserci una strada diretta per Valona e dobbiamo quindi ritornare a Fier.

Lungo la strada ci sono parecchi bunker costruiti dal dittatore Enver Hoxja, ne vediamo da vicino la consistenza a prova di bomba con uno spessore delle pareti di circa un metro.

Ci fermiamo anche a fotografare un anziano contadino che stando su un carretto trainato da un asino trascina una mucca. Alla fine del nostro incontro però vuole essere pagato con 200 lek.

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Il primo tratto della strada per Valona è un po’ impegnativo per una sia pur breve salita, ma soprattutto per la presenza di vari camion ed autotreni.

Quando il traffico viene deviato sulla nuova autostrada, noi rimaniamo sulla vecchia statale ormai abbandonata, così la nostra pedalata risulta tranquilla e piacevole, anche se disturbata da piovaschi che si alternano a schiarite.

Dopo un’ultima salita di circa 150 metri raggiungiamo il centro di Valona, dove alloggiamo nell’hotel Alpine (3.000 lek).

Il pomeriggio visitiamo la città: il monumentale gruppo scultoreo inneggiante all’indipendenza, proclamata a Valona nel 1912, le rovine del vicino castello e il museo dell’indipendenza, che conserva i cimeli storici della prima repubblica albanese.

Dalla collina, su cui si trova un grande cimitero a ricordo delle vittime della seconda guerra mondiale, si gode un ampio panorama.

Verso sera scoppia un potente nubifragio, le strade per buona parte si allagano e vediamo scendere dai fianchi della collina impetuosi rivoli di acqua piovana, mista a fango.

Noi ci sentiamo sicuri nel nostro hotel, ma non capiamo bene la gravità del nubifragio; bisogna far passare la notte e verificare l’indomani i danni e la percorribilità delle strade.

Noi cerchiamo di trovare un bus che ci possa trasportare le bici e farci superare il passo di Llogaraja con un dislivello di più di 1.000 metri.

DOMENICA 11 OTTOBRE VALONA

Alle 6,10 del mattino siamo già fuori in strada per trovare un pullman su cui superare il passo di Llogaraja.

Sulle strade in pieno centro c’è ancora un po’ di fango, ma non sta più piovendo. Arriva il pulmino, non ci sono molti passeggeri e quindi l’autista mette le nostre bici nel baule posteriore e partiamo.

La situazione nella città di Valona si presenta piuttosto difficile: gli incroci sono allagati ed in altre parti vi è parecchio fango o terriccio caduto dalla collina.

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Dopo una decina di chilometri, vediamo una coda, non si può più continuare perché la strada è ostruita da tre frane; arriva la polizia, ma occorre l’intervento delle ruspe; dopo un’oretta l’autista ci riporta indietro e ci garantisce che il giorno dopo la strada sarà agibile e ci riprenderà con le nostre biciclette al seguito.

Rioccupiamo la stessa stanza dello stesso hotel e passiamo il tempo a bighellonare per la città.

Verso mezzogiorno incontriamo una coppia di Astigiani venuti a Valona per farsi sistemare i denti perché qui il lavoro è molto più economico che in Italia ed è garantito.

Il tempo continua ad essere vario, ogni tanto la pioggia a scrosci non ci fa presagire niente di buono.

Verso sera vediamo molti Albanesi che guardano la partita di calcio dell’Albania contro l’Armenia per le qualificazioni ai campionati europei. Alla fine un secco 2-0 decreta che l’Albania entrerà tra le 16 squadre che si contenderanno il titolo. Non succedeva da 80 anni, per cui le strade del centro si riempiono di macchine strombazzanti con giovani che sventolano le bandiere nazionali rosse con l’aquila bicipite nera. E’ la stessa scena che si ripete in tutti gli stati del mondo e l’Albania non fa eccezione.

La sera al nostro ritorno in albergo la pioggia è scrosciante; chissà se dovremo fermarci qui a Valona ancora per una settimana perché il tempo torni al bello e le strade siano libere da acqua, fango e frane; vedremo domani.

LUNEDI’ 12 OTTOBRE VALONA SARANDA

Alle 6,30 rimettiamo le bici nel garage del pulmino e partiamo non sapendo bene se arriveremo a destinazione.

Le strade sono ancora un po’ invase da acqua e fango; all’uscita dal centro di Valona facciamo una coda di un quarto d’ora perché una ruspa sta lavorando per liberare la strada dai detriti.

Superiamo il punto dove ci eravamo fermati ieri per le tre frane.

Fino ad Orikum la viabilità è un po’ problematica, ma si riesce comunque a passare.

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Tutta la costa è disseminata di alberghi, le spiagge sono belle, ma il clima brutto non ce le fa apprezzare pienamente.

Dopo Orikum la strada comincia da inerpicarsi prima in modo dolce, poi con pendenze del 10%.

Il cielo rimane nuvoloso, anzi possiamo dire di viaggiare immersi nelle nuvole.

Al passo di Llogaraja le nuvole spariscono e nel versante opposto si vedono chiaramente il mare in basso e la strada a tornanti che scende ripidamente, la vista è amplissima e sterminata ed il nostro autista scende con decisione e rapidità.

Di fatto non c’è una strada costiera perché la statale si mantiene sui 300 metri sul livello del mare, con molti saliscendi che la rendono comunque impegnativa per quanti la vogliono percorrere in bicicletta. Per andare alle spiagge ci sono delle deviazioni.

Attraversiamo le cittadine di Dhermi ed Himara, che noi avevamo immaginato più turistiche.

Verso le 11 arriviamo nel centro di Saranda, dove prenotiamo per due notti nell’hotel Aulon nel centro della città. La cittadina è ben tenuta con un bel lungomare pulito. Gli hotel sono moltissimi e quasi tutti vuoti, per cui è facile trovarne uno a basso prezzo. In estate tutti gli hotel sono pieni e si dice che qualcuno dorma perfino in macchina perché non trova un posto.

Davanti a Saranda c’è l’isola di Corfù, ma non riusciamo ad organizzare nessuna escursione in giornata perché i traghetti in questa stagione effettuano poche corse.

Nel centro vi sono i resti di una vecchia sinagoga, di un piccolo museo archeologico e di un museo delle tradizioni locali.

La sera mangiamo calamari ed un’insalata greca sul lungomare.

MARTEDI’ 13 OTTOBRE SARANDA BUTRINTO SARANDA

Alle 8,00 costeggiamo il lungomare verso sud e vediamo una serie infinita di hotel moderni, ben tenuti e lucidati, anche se in questo periodo i clienti sono pochi.

Per arrivare a Butrinto non vi sono particolari salite, ma solo salitelle divertenti; la costa è spettacolare e si può vedere da vicino l’isola di Corfù; in una laguna interna vi sono molte coltivazioni di mitili.

Dopo la cittadina di Ksamil con altri tre chilometri arriviamo ai resti di Butrinto , che si trovano inseriti in un bellissimo parco naturale.

Butrinto, posto in un punto strategico lungo lo stretto che lo separa da Corfù, ha visto varie civiltà: la greca, la romana, la veneziana ... Fu riscoperto nel 1977 da un gruppo di archeologi italiani.

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Noi ammiriamo il teatro, il battistero, la basilica e le mura ciclopiche risalenti al IV secolo a. C.; su una porta spicca un leone che uccide un toro simbolo della città e della forza che sconfigge gli assalitori.

Da Butrinto un piccolo traghetto un po’ primordiale trasporta macchine e pedoni facendo superare il canale Vivari e quindi permettendo un collegamento con la città di Igoumenitsa in Grecia, che si trova ad una trentina di chilometri.

La sera prima della cena passeggiamo sul lungomare, che pur non essendo in piena stagione è abbastanza affollato. Per la cena prendiamo risotto ai frutti di mare e calamaretti.

MERCOLEDI’ 14 OTTOBRE SARANDA ARGIROCASTRO

Alle 7,30 siamo in sella ed affrontiamo subito i 100 metri di dislivello per uscire dalla città perché Saranda è circondata da una collina.

Il traffico è tranquillo e per niente pericoloso e dopo una quindicina di chilometri facciamo una piccola deviazione per visitare il monastero ortodosso di Mesopotami posto su una collinetta suggestiva. In giro non sembra che ci sia nessuno, ma poi esce un uomo con un blocchetto per farci pagare l’ingresso.

Con qualche saliscendi arriviamo alla deviazione, che dopo altri due chilometri ci porta alla sorgente dell’Occhio Blu. Si tratta di una vigorosa sorgente carsica, che vista dall’alto sembra l’iride di un occhio. Siamo gli unici turisti, ma probabilmente in estate ce ne sono molti di più.

Dopo il bivio inizia la salita che sale al passo che divide le prefetture di Saranda e di Argirocastro.

Piero riesce sempre a stare in sella a pedalare, mentre io per buona parte devo scendere e spingere la bici. Comunque la strada è larga e non vi sono pericoli.

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Al passo ci fermiamo in un buon ristorante: io prendo una zuppa e Piero carne di mucca allevata allo stato brado; la trova saporita, ma un po’ dura.

La discesa è del 10%, ma il fondo stradale è buono e si scende bene fino alla pianura, dove troviamo una bella strada larga e dritta che con una ventina di chilometri ci porta alla cittadina di Argirocastro, patrimonio mondiale dell’Umanità.

Lungo la strada vi sono cartelli stradali anche in lingua ed alfabeto greco perché qui vi è una forte minoranza greca.

La parte monumentale di Argirocastro è posta sul pendio della montagna appena sotto un poderoso castello. Colpiscono i tetti di ardesia e le stradine acciottolate con marmi bianchi, rosa e neri.

Alloggiamo presso l’hotel Relax proprio nella piazza grande del bazar, dove vi è il centro della città vecchia.

Saliamo per una visita al castello, una fortezza che ospita un museo di cannoni e di piccoli carri armati utilizzati durante la seconda guerra mondale. Il castello è usato anche per un festival folcloristico che si tiene ogni 5 anni.

La parte moderna della città si trova nella zona bassa e noi vi andiamo per fare un prelievo alla Intesa San Paolo Bank.

La sera dalle parti del bazar facciamo conoscenza con un professore di russo in pensione, che parla anche italiano e che ci racconta la storia dell’Albania e quella sua personale. Durante il periodo comunista era stato in prigione perché scoperto a vedere la televisione italiana.

Ora c’è la libertà di espressione, il problema più grosso è la mancanza di lavoro per i giovani.

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Ci consiglia di andare a cenare al ristorante Kujtimi, ceniamo all’interno perché fuori fa un po’ freddo, mentre dentro le braci per preparare verdure e carni arrostite rendono un po’caldo l’ambiente.

Nel cortile chiacchieriamo con una coppia di Olandesi di Utrecht sui trent’anni, che più o meno stanno provando in bicicletta la nostra stessa esperienza utilizzando parecchio i mezzi pubblici.

GIOVEDI’ 15 OTTOBRE ARGIROCASTRO FIER

L’esperienza di ieri in bici è stata un po’ dura, per domani è prevista pioggia, quindi preferiamo mettere le nostre bici in un pulmino e percorrere i 130 chilometri per Fier senza incorrere in spiacevoli sorprese.

La strada risulta quasi tutta pianeggiante e larga e con uno spazio laterale, che può essere utilizzato da chi va in bicicletta. La strada risulterebbe un po’ monotona perché il paesaggio è sempre più o meno lo stesso.

A Fier ritorniamo nello stesso hotel, in cui avevamo alloggiato il giorno del nostro arrivo in Albania.

Il pomeriggio e la sera ci immergiamo in una festa proprio nel centro della città, dove si esibiscono dei gruppi folcloristici, che ballano su motivi albanesi. Gli uomini indossano dei gonnellini bianchi.

Assaggiamo pezzetti di formaggio, offerti gratuitamente, comperiamo dei dolci locali e ceniamo con panino e wurstel.

Vi è molta gente, la festa potrebbe essere come una qualsiasi festa in Italia.

VENERDI’ 16 OTTOBRE FIER BERAT FIER

Lasciamo le bici in hotel, con una lunga camminata di una quarantina di minuti andiamo alla periferia di Fier e prendiamo un furgon per la città di Berat, riconosciuta patrimonio mondiale dell’Umanità. La distanza tra le due città è di una sessantina di chilometri più o meno pianeggianti.

La città moderna è dominata dalla gigantesca cupola della nuovissima Università; ma Berat è conosciuta come la città dalle mille finestre; da vari punti ammiriamo le numerose ed ampie finestre, che ben contrastano con il colore bianco degli edifici. I vecchi quartieri presentano un insieme incantevole di muri imbiancati, di tetti di tegole e di vie acciottolate di marmo bianco.

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Visitiamo la Moschea di Piombo, posta proprio nella piazza centrale e quindi ci spostiamo nel quartiere di Mangalem, dove vicino alla moschea del Sultano visitiamo l’Helveti Teke, un salone di preghiera di un vecchio monastero di monaci dervisci che erano autorizzati a bere liquori per riuscire ad effettuare le loro danze roteanti. Le celle del monastero utilizzate fino a non molto tempo fa sono ben conservate.

Prendiamo la strada ben lastricata che sale al castello e ci fermiamo per la visita al museo etnografico, ricavato in una dimora ottomana del XVIII secolo con un bel cortile interno.

Incomincia a piovigginare, ma noi continuiamo a salire per il castello, che è ancora abitato soprattutto da signore anziane e sole. Le viuzze sono strette e le macchine possono arrivare solo negli spazi più ampi.

All’interno del museo Onufri vi è la bella chiesa ortodossa della Dormizione di Maria, dove una splendida iconostasi separa la parte della chiesa dedicata ai fedeli da quella riservata ai sacerdoti. Vi sono conservate anche molte icone del XVI secolo dell’artista Onufri, che ha dato il nome al museo.

Concludiamo la visita di Berat andando alla moschea degli Scapoli ed al vicino ponte degli Scapoli, così chiamato perché qualche secolo fa era difeso durante la notte dagli scapoli della città.

Ritornati a Fier, la sera andiamo a cenare al solito ristorante con una bella visione sulla cittadina e gustiamo un piatto di aragoste.

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SABATO 17 OTTOBRE FIER TIRANA FIER

Partiamo proprio dal nostro hotel presso la stazione ferroviaria di Fier e con un autobus raggiungiamo in due orette la capitale dell’Albania.

Il pullman si ferma parecchie volte a prendere o lasciare passeggeri. La zona lungo l’autostrada nella sua ultima parte tra Durazzo e Tirana è molto più abitata e si vedono anche piccole aziende.

Arriviamo nel centro della città nella famosa piazza Skanderbeg, dove vi è la statua di Giorgio Castriota, considerato dagli Albanesi il loro patriota nazionale perché nel XV secolo si era battuto contro gli Ottomani per l’indipendenza dell’Albania.

Visitiamo l’edificio più vecchio della città che è la moschea di Et’hem Bey, piena di dipinti sia nella parte interna che in quella esterna.

Il museo nazionale è molto interessante e dà una lettura della storia centrata sulla formazione della nazione albanese. Nella parte finale sono descritti i crimini compiuti durante la dittatura comunista dal dittatore Enver Hoxja.

Andiamo anche a vedere la Piramide, un edificio che era stato costruito per ospitare un museo da dedicare a Enver Hoxja; di fatto è ormai fatiscente ed utilizzato dai bambini e dai giovani che si divertono a salire sulle sue pareti esterne inclinate. Anche la vecchia residenza di Enver Hoxja non è altro che una normale villa borghese.

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Andiamo a cercare la stazione ferroviaria, che secondo le nostre informazioni dovrebbe essere in ristrutturazione, noi cerchiamo e chiediamo, ma non si trova più niente, vi è solo un bar che porta il nome di Treni. Al suo posto stanno costruendo un grande parco.

Comunque Tirana si dimostra molto viva e dinamica e può ben aspirare ad essere la capitale di uno stato che prima o poi entrerà nella Comunità Europea.

DOMENICA18 E LUNEDI’ 19 OTTOBRE

FIER DURAZZO ANCONA PARMA GHEDI

Alle 6,00 siamo nel grande piazzale della stazione ed andiamo a comperare il biglietto alla biglietteria, che noi credevamo che non ci fosse perché dall’esterno si vedeva solo un vasto ambiente inagibile.

C’è una lampadina fioca ed in un angolo remoto un’impiegata emette i biglietti. Alle 6,30 arriva il treno e noi carichiamo le nostre bici sull’ultima carrozza; due vetri sono scheggiati, manca un’altra finestra ed un’altra non si riesce a chiudere, per cui i sedili accanto sono bagnati.

Salgono una quindicina di persone. Il controllore ci fa un biglietto supplementare per le mostre biciclette. La velocità del treno è varia e dipende dalla robustezza della linea ferroviaria, comunque non supera mai i settanta all’ora.

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Attraversiamo molte zone povere e quasi degradate e si percepisce un distacco molto forte dalla realtà sviluppata e dinamica delle città come Tirana, Valona, Saranda e Fier.

In molte case si allevano qualche gallina e qualche tacchino per uso familiare o per la vendita a qualche vicino. Ci sembra la situazione che c’era in Italia una ottantina di anni fa. Nelle città anche se piccole, la situazione appare migliore.

Qualche chilometro prima di Durazzo alcuni ragazzini si divertono a rimanere attaccati al treno che va, stando sul predellino delle porte ed attaccandosi alle maniglie dall’esterno.

La stazione di Durazzo appare una stazione vera e propria, con una bella scritta esterna, un treno parcheggiato nuovo fiammante, un tabellone con gli orari ed una sala di attesa ben pulita con posti a sedere.

Dopo aver cambiato i miei lek avanzati, visitiamo la città di Durazzo, che si presenta ampia, pulita, moderna e piena di vita.

Un ampio viale conduce al centro dominato dal Municipio, da una moschea e dal teatro moderno. Ci sono anche i resti di mura bizantine e veneziane e poco lontano vi è un ampio anfiteatro, che un tempo era in grado di ospitare 15.000 spettatori. Non può essere utilizzato per spettacoli perché non vi sono posti disponibili a sedere. Occorrerebbe un grosso e dispendioso lavoro di restauro e di adattamento per una sua utilizzazione scenica.

Oggi è domenica e molta gente passeggia sul lungomare che è stato ben sistemato.

Una moderna passerella di un centinaio di metri in cemento armato ed acciaio collega un centro fitness ad un ristorante di lusso costruito proprio sul mare. Nella parte finale del lungomare è stata costruita una simpatica collinetta a gradoni che rappresenta la meta di molti turisti.

Verso le 16,00 andiamo al porto per le operazioni di imbarco.

Dobbiamo aspettare un po’ di più del previsto perché il sistema informatico della polizia albanese è andato in tilt e tutto deve essere annotato a mano.

La nave AF Marina è la stessa usata all’andata, per cui ne conosciamo i posti, gli orari, le abitudini ed i menù e ci risulta familiare anche perché il personale di bordo è più o meno lo stesso.

Con il treno da Ancona arriviamo a Parma, dove sono ad attenderci le nostre mogli: Pinuccia e Chella con baci ed abbracci.

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