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CHELLA PIETROFORTE e TULLIO BONOMETTI VIAGGIO IN BOLIVIA Avventure nel Mondo

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CHELLA PIETROFORTE e TULLIO BONOMETTI

VIAGGIO IN

BOLIVIA

Avventure nel Mondo

19 luglio 5 agosto 2019

Giorno Tappe

1 Milano Linate; Madrid; Santa Cruz

2 Santa Cruz; Sucre

3 Sucre; Potosì

4 Potosì; Miniera Cerro Rico; Tupiza

5 Tupiza; Tour delle Quebradas; Tupiza

6 Tour Salares; Chilcobija; Tupiza

7 Tour Salares;TUPIZA Cerrillos San Vicente Uyuni

8 Tour Salares; Uyuni; Huayllajara (Laguna Colorada)

9 Tour Salares; Hayllajara; Atullcha (Salar de Uyuni)

10 Tour Salares; Uyuni; La Paz

11 La Paz (City Tour)

12 La Paz; Copacabana; Isla del Sol

13 Isla del Sol; Isla de la Luna; Copacabana; La Paz

14 La Paz (Mallasa, Mekopaca, La Paz)

15 La Paz; Tiwanaku; Chacaltaya; La Paz

16 La Paz; Santa Cruz; Madrid

17 Madrid; Milano Malpensa

venerdì sabato 19-20 luglio 2019 GHEDI MILANO MADRID SANTA CRUZ DE LA

SIERRA SUCRE

A Milano incontriamo il gruppo al completo perché tutti provengono dal nord: la coordinatrice

Ondina con Daniela e Marina da Trieste, Gianfranca da Novara, Eva da Viareggio, Nunzia da

Savona e Giuliana da Cuneo.

Sono tutte donne e tutte sono veterane di viaggi con Avventure nel Mondo. L'imbarco non presenta

alcun problema, mentre a Madrid abbiamo una sosta di 8 ore. La temperatura è di 38 gradi, con la

metropolitana arriviamo proprio in centro e visitiamo dall’esterno il Palazzo Reale e la Cattedrale.

Quindi andiamo ad un vicino mercato molto caratteristico e molto frequentato nonostante la calura.

Assaggiano le tapas e gli altri stuzzichini spagnoli.

Il volo per Santa Cruz è regolare, ma arriviamo alle 4 della mattina, ora locale; non possiamo fare

altro che aspettare 6 ore prima di fare le operazioni di un nuovo imbarco e con un volo di 40 minuti

arriviamo a Sucre, al cui aeroporto ci aspetta un autista del corrispondente di Avventure.

Arriviamo in città dopo aver percorso una quindicina di chilometri dall'aeroporto, siamo a 2.750

metri sul livello del mare.

La periferia si presenta molto povera, mentre il centro della città è ben sistemato e pulito. Sucre è la

capitale costituzionale della Bolivia, in quanto qui avvenne la dichiarazione di indipendenza dagli

Spagnoli.

Chiamata la città bianca, è stata riconosciuta patrimonio mondiale dell'Umanità. Il monumento più

importante è la Casa della Libertà, dove avvenne la dichiarazione di indipendenza. La cattedrale ha

un importante

museo

ecclesiastico.

Nella chiesa di

San Francesco con

un bell’ altare

dorato si sta

celebrando un

matrimonio.

Per vedere il

panorama sulla

città saliamo sulla

torre della Chiesa della Mercede.

La sera mangiamo in centro, sul balconcino di un ristorante; fa un po' freddo e c'è un po’ di vento.

Nel nostro ristorante stanno preparando una sfilata di moda secondo gli schemi europei in contrasto

con l'ambiente circostante.

domenica 21 luglio SUCRE POTOSI’

Alle 9,00 partiamo alla volta di Potosì; a qualche centinaio di metri dal centro ci fermiamo a visitare

il caratteristico cimitero generale di Sucre, molto interessante perché vi sono monumenti collegati

alle battaglie della storia boliviana

I loculi che custodiscono le ossa dei defunti sono chiusi esternamente da vetrinette che conservano

fiori ed oggetti vari. Le vetrinette a loro volta sono protette da piccole tende da sole, da far

apparire l’insieme come piccoli condomini. Vi è anche una piccola sezione dedicata agli Ebrei ed

un monumento a due musicisti.

La distanza per arrivare a Potosì è di 160 chilometri e tra le due città vi è un dislivello di 1.300

metri. La strada è molto ampia ed i paesaggi sono generalmente immensi e brulli.

La periferia di Potosì è povera e si vedono case in mattoni non finite che danno un senso di

desolazione.

Le vie del centro sono strette, per fortuna il nostro pulmino è piccolo e riesce a passare.

Il nostro hotel ha un piccolo patio; quando dobbiamo salire le scale per portare le valigie, bisogna

andare piano e ci si sente affaticati perché siamo a 4.070 metri sul livello del mare ed è necessario

acclimatarsi bene.

Iniziamo la visita alla città dalla Cattedrale e dal palazzo della Moneda, la zecca di Potosì, fatta

costruire perché qui vi era la miniera di argento.

Saliamo sulla torre della chiesa di Santa Merced attraverso una scala molto stretta e vediamo un bel

panorama su tutta la città.

Con la visita al museo delle suore carmelitane scalze di Santa Teresa veniamo a conoscenza della

storia dei conventi dal ‘600 ai nostri giorni, che offre uno spaccato della storia boliviana. Nel

convento potevano entrare solamente le ragazze di famiglie ricche; normalmente entrava la

secondogenita all'età di quindici anni; la clausura era rigida ed i contatti con i genitori ed i parenti

stretti erano difficili e rari ed avvenivano attraverso una grata. Il restauro del convento è perfetto e

la spiegazione ci introduce a realtà lontane ed a mentalità molto lontane da quelle dei nostri giorni.

La sera in un ristorantino mangiamo zuppe di quinoa e carne di lama.

Lunedì 22 luglio POTOSI TUPIZA

Verso le tre di notte Chella non si è sentita bene e ha avuto vomito e dissenteria probabilmente per

l'altitudine o per la cena di ieri sera o per il freddo, che le ha bloccato la digestione; siamo fortunati

perché nel nostro gruppo c’è Daniela, una dottoressa di Trieste, in grado di darci i giusti consigli per

affrontare la situazione.

Alle 9 un gruppo va a far visita alle miniere, mentre un altro va in centro per completare il giro alla

città. Noi rimaniamo in hotel perché Chella si possa rimettere un po'; abbiamo l'ambiente giusto

perché possa migliorare: molte coperte, il riscaldamento, il bagno in camera, per fortuna non siamo

nei Salares, ma a Potosì.

La visita alla miniera ci viene raccontata dalle nostre amiche, attualmente non vi è più nessuna

impresa che vi lavora, ma ci sono delle cooperative, i cui lavoratori cercano un filone di argento; le

condizioni sono molto dure soprattutto perché i minatori sono costretti a respirare le polveri

nocive.

Alle tredici prendiamo la strada per Tupiza di circa 250 chilometri, passiamo attraverso grandi

vallate e paesaggi montagnosi. Anche per Chella il viaggio va bene, ha tutti i posti posteriori per lei

e si può stendere per riposare. Il viaggio dura 6 ore, facciamo due soste, la seconda in un piccolo

villaggio, dove facciamo una passeggiata nel mercato, che si tiene in parte alla strada; si vendono

soprattutto cereali, frutta e verdura.

Ci avviciniamo alla cittadina di Tupiza di circa 50.000 abitanti, che negli ultimi anni sta puntando

sul turismo.

Conosciamo Fabiola la corrispondente di Avventure. Non mancano i ristoranti e noi ceniamo

all’Alamos con burritos di formaggio o di carne.

martedì 23 luglio TUPIZA TOUR DELLE QUEBRADAS

Questa notte abbiamo dormito molto bene e questo è di buon auspicio per tutta la giornata.

Due autisti con le loro fuoristrada ci portano a vedere le bellezze naturali di Tupiza, che il comune

cerca di mantenere e rendere disponibili per attrarre i turisti.

Seguendo il greto del fiume a causa di una deviazione dovuta al cedimento di una strada, arriviamo

al monte Palala, sulla strada verso l’Argentina, che dista solo una quarantina di minuti; arriviamo

alla Poronga, una colonna di argilla resa tale dalla erosione del vento e della pioggia, il paesaggio

intorno è ampio e magnifico.

Ripassiamo dal centro andino per

andare a vedere il cañon del Duende,

una porta di roccia, che apre ad

un'ampia vallata.

Nel pomeriggio andiamo alla Porta del

Diavolo, così chiamata perché si trova

in una zona di rocce tutte rosse. Qui vi

è anche la valle de los Machos, una

montagna molto bella, piena di guglie, che fanno pensare a simboli fallici.

Parliamo con una guardia forestale, la quale ci dice che i turisti sono in aumento. Proseguiamo per il

sentiero dell’Inca fino a quando lo troviamo bloccato da grossi massi.

Andiamo quindi ad un grosso monolito, chiamato la Torre, che raggiungiamo attraverso un

ponticello un po' insicuro.

La sera andiamo a cena in un ristorantino, proprio di fronte al nostro hotel.

MERCOLEDI 24 luglio TUPIZA

Oggi è stata una giornata dura perché si è messo a nevicare in alta quota ponendoci qualche

problema sulla sicurezza del viaggio, ma andiamo con ordine. Partiamo con due fuoristrada, due

autisti ed una cuoca

alle 8,00 e con facilità ripassiamo davanti al Monte Palala e continuiamo per strade strette di

montagne che si inerpicano fino a raggiungere un magnifico punto panoramico chiamato Sillar, da

dove si ha una visione splendida ed amplissima di monti spettacolari.

La strada è sempre sterrata e pulita dalla neve, continuiamo per chilometri e chilometri e

raggiungiamo l’altitudine di 4.000 metri sul livello del mare, incomincia a nevicare, prima poco, poi

abbastanza fortemente creando uno strato di 7 centimetri.

Le macchine sono in difficoltà e

slittano, una ha le gomme consumate,

l’altra non ha le quattro ruote motrici.

La situazione risulta un po’ difficile; ci

sono vari tentativi da parte degli autisti,

che vorrebbero continuare, ma per noi

non è possibile; dopo aver verificato

che la soluzione più sicura è quella di

ritornare, richiamiamo l'agenzia e comunichiamo la nostra decisione di ritornare a Tupiza. Mentre

avvenivano queste riflessioni e decisioni, intorno a noi nevicava e tirava un forte vento.

Le lunghe manovre per l'inversione denotano la difficoltà dei mezzi e la impossibilità di continuare.

Il ritorno nella parte con neve viene effettuato con grande prudenza, sui 3.900 la neve diminuisce ed

il ritorno poi si è dimostrato abbastanza sicuro.

Nell'albergo la nostra cuoca Benita ci porta in tavola quello che avremmo dovuto mangiare a

mezzogiorno: pollo impanato, patate, pomodori e riso.

Dopo il pranzo, la coordinatrice Ondina, Daniela andiamo a parlare con Fabiola, la quale ci assicura

che per domani avremo macchine con le quattro ruote motrici e gomme con un buon battistrada.

Abbiamo buona parte del pomeriggio libero, per cui andiamo alla festa di Sant'Anna, organizzata

dalla scuola di Sant'Anna. E’ situata proprio nella via della scuola ed è organizzata da parte dei

genitori degli alunni, ciascuna classe monta uno stand per raccogliere fondi per la scuola.

Si vendono stuzzichini, dolci, tortine e vi è una pesca. La strada è molto piena di gente, si ha la

sensazione di una grande vivacità e di una coesione sociale intorno alla propria scuola. Passiamo

nella piazza centrale con la sede del municipio e la cattedrale della chiesa cattolica; come in tutte le

altre piazze sudamericane, vi è un grande giardino pieno di verde con le statue degli eroi nazionali.

giovedì 25 luglio TUPIZA MINIERA DI SAN VICENTE UYUNI

Il programma è quello andare alla seconda tappa prevista dal programma: quella di Catena Chico.

Siamo un po' preoccupati per le condizioni della strada, di cui siamo stati ieri testimoni diretti. Sia

Fabiola che i due autisti ci assicurano che tutto andrà bene. Siamo nelle loro mani e partiamo.

Rifacciamo la stessa strada di ieri fino allo Sillar ed al villaggio Nazarenito, ci troviamo bene

perché le strade sono quasi pulite. Le nostre due macchine hanno ambedue le quattro ruote motrici e

anche le gomme sono larghe e buone.

La giornata è splendida; il sole domina un cielo senza nuvole; ma sui 4.100 incominciano i

problemi per la neve, caduta ieri, dove si è ammucchiata specialmente in qualche abbassamento

della strada oppure dove è stata fermata da un cespuglio o da qualche gobbetta; i nostri autisti fanno

gruppo insieme ad altri colleghi, per cui procediamo in una carovana di sei fuoristrada.

Quando la neve sulla strada

supera la coppia dell'olio dei

fuoristrada, bisogna prendere la

pala e spalare la neve per creare

un passaggio; ci sono tre pale e

tutti si danno da fare. E’ un

lavoro estenuante e soprattutto

non si intravede la fine, qualche

volta gli autisti decidono di

uscire dalla strada ed andare in mezzo ai prati con cespugli pieni di neve, ma non sempre va bene ed

anche fuoristrada bisogna fare continue manovre ed usare la pala.

Ripassiamo per il villaggio di Chilcobija, formato da contadini che coltivano la quinoa ed allevano i

lama.

Il paesaggio è molto bello con panorami ampi tutti imbiancati, ci incuriosisce una coppia di anziani,

che cammina a piedi nella neve probabilmente per andare a verificare in un gregge di lama se

qualche piccolo è in difficoltà per il grande freddo.

Abbiamo il tempo di guardare e di filmare perché gli autisti ogni 10 minuti devono fermarsi per

spalare e creare un varco.

Ci troviamo davanti ad una grossa massa di neve ed alla impossibilità di superarla con una

deviazione attraverso i campi di arbusti e di neve e soprattutto, mancano ancora 150 chilometri alla

meta, correremmo il rischio di passare la notte nei fuoristrada e di congelare dal freddo. Gli autisti

decidono di rinunciare ad arrivare a Catena Chico, ma di raggiungere la miniera di San Vicente a

4.500 m., da dove poi scendere attraverso una stretta valle, raggiungere la strada statale ed arrivare

alla città di Uyuni.

Siamo a 4.800 ed iniziamo la discesa per la miniera, dobbiamo spalare ancora 5 volte o scegliere vie

alternative un po' rocambolesche sui crinali, ma alla fine arriviamo alla miniera a 4.500 m. sul

livello del mare, un grosso complesso minerario con le casette per i minatori, una scuola per

bambini ed un parco ecologico. E’comunque tutto pieno di neve, andiamo a mangiare quanto ha

preparato la nostra cuoca in una specie di salone piuttosto freddo, anche perché la temperatura

esterna è di meno 10 gradi.

La strada della discesa dalla miniera è un po' coperta da neve in una stretta valle, ma non abbiamo

nessun problema perché è stata ben battuta dai mezzi dei minatori.

Il tragitto è comunque lungo, con il cellulare riesco a seguirlo e, quando incomincia ad imbrunire,

siamo sulla strada asfaltata tra Tupiza ed Uyuni.

La città di Uyuni ci appare un po’ spettrale, con poca gente in giro e un po' di sporco soprattutto

intorno alle rotonde. Arriviamo alla casa della signora Norina, fa freddo, penso che ci siano 2 gradi,

siamo in tre stanze e dobbiamo condividere un ambiente ed un tavolo già stretto con un gruppo di

Francesi. La cena preparata dalla cuoca Benita è sempre ottima anche se è ormai tardi. Non

rinunciamo a prendere cioccolatini e rum. Fuori la temperatura è meno 2, mentre in camera ci sono

0 gradi. Comunque con molti vestiti addosso, inseriti come mummie nel sacco a pelo e ricoperti da

varie coperte, ci addormentano belli caldi.

venerdì 26 luglio UYUNI HUAYLLAJARA

La notte è passata bene e alle 6,00 facciamo la colazione cercando di non disturbare i Francesi, che

partono più tardi; i nostri fuoristrada hanno il ghiaccio che pende sotto.

Raul ed Hector, i nostri autisti, ci illustrano le proposte per i giorni che rimangono del viaggio. Se la

strada è libera raggiungeremo Huayllajara, dove dovremmo dormire secondo il programma.

Non conosciamo le distanze, il tipo e l'agibilità delle strade, per cui bisogna fidarsi di loro.

Prendiamo la strada per la frontiera cilena, la strada è bella, per cui continuiamo. Ci fermiamo al

villaggio minerario di San Cristobal, che è stato spostato insieme alla chiesa per essere più vicino

alla miniera. Visitiamo il centro cittadino, con un buon traffico di persone, ci sono varie bancarelle

che offrono zuppe, carne e patate cucinate al momento; sarebbe bello mangiar qualcosa di caldo

perché ci scalderemmo un po’.

Molte persone sono vestite in modo

tradizionale ed in particolare le donne

hanno pesanti calzettoni e gonne larghe,

che le fanno apparire ancora più grosse.

Dopo la cittadina di Alota,

abbandoniamo la strada per il Cile in

direzione di Villa Mar.

Ci fermiamo a visitare una valletta con

la forma di un anaconda, contornata da

bellissime rocce. La visione da un

punto panoramico è

spettacolare. Dopo una mezz'oretta facciamo una

sosta per visitare la Laguna

Negra; attraverso dei sentieri

leggermente impegnativi

entriamo in un ambiente

roccioso fantastico ed in una

zona prativa, dove pascolano molti di lama.

Ci fermiamo per il pranzo a Mallku

Villamar, un villaggetto turistico

che sta festeggiando il Santo

patrono San Giacomo. In un cortile

la banda comunale, composta da un

gruppo di ottoni e da un gruppo di

ocarine sta suonando ed una coppia

con vestiti tradizionali sta ballando.

Siamo ben accetti e possiamo

fotografare liberamente.

Come al solito, la cuoca Benita ci ha preparato un buon pranzo, cucinato con tanta passione, che

consumiamo in un locale predisposto.

Nel pomeriggio, attraverso strade impossibili ad un'altitudine compresa tra 4.000 ed i 5.000 metri,

raggiungiamo il deserto di Dalì, chiamato così in onore dell’artista catalano, di cui richiama le

opere.

Risaliamo alle terme; io, i due autisti,

Ondina, Daniela e la cuoca Benita ci

immergiamo nella vasca circolare di

circa 7 metri e rimaniamo per una

ventina di minuti a goderci la

temperatura costante di 32 gradi

dell’acqua.

Raggiungiamo i geyser del Sol della

Mañana. I nostri autisti ci spiegano che vi è una falda sotterranea di zolfo, che quando viene a

contatto con l'acqua, sprigiona

dei gas, che escono emettendo

esalazioni. Nel complesso ci

sono una sessantina di

fumarole grandi e piccole e

pozze che ribollono. Ci sono

degli studi per il loro

sfruttamento, nonostante non ci

siano città grandi vicine.

Siamo sui 5.000 metri ed attraverso le solite strade quasi impossibili raggiungiamo quando ormai

sta per imbrunire l'hospedaje di Huayllajara.

Il posto è accogliente perché nel salone centrale vi è una stufa a gas che emana un calore piacevole,

la nostra camera dà proprio sulla sala centrale, per cui lasciamo la porta aperta per far entrare un po’

di calore.

Alcune amiche vanno a vedere il cielo stellato, che si dimostra come una grande cupola dominata

dalla Via Lattea.

Siamo a 4.350 metri, la zona più alta in cui dormiamo, io dormo proprio bene, Chella ha qualche

palpitazione, ma poi si addormenta.

sabato 27 luglio HAYLLAJARA SALAR DE UYUNI

Nell'hospedaje siamo stati bene, ma l'altitudine ha colpito un po' tutti tranne me che ero stato

colpito con l'insonnia a Sucre all'altitudine di 2.750.

Alle 6,00 siamo sempre

puntuali e come al solito

carichiamo i bagagli ed il

pranzo, preparato dalla

Benita che si è alzata alle

3,30. Siamo proprio alla

laguna Colorada ed

andiamo subito al punto

panoramico per vederla nel

modo migliore. Non ha il

colore rossastro perché la temperatura è ancora troppo bassa e le alghe, che le fanno cambiare il

colore, non sono attive.

Arriviamo nel deserto di Sillioli e non vi è la presenza di alcun albero e di vita umana. Qui vi sono

rocce molto belle e l’Albero di Pietra, una roccia di pietra scolpita dal vento, dall'acqua e dal gelo,

che sembra un'opera d'arte moderna, finemente lavorata.

Proprio nei pressi dell'albero di Pietra un po' riparata dalle rocce c’è una piccola tendina con due

biciclette. Vi è una coppia francese che

sta compiendo un viaggio da Lima in Perù

ad Ushuaia in Argentina in un anno.

Questa notte hanno dormito nella loro

tendina a meno 15 gradi. La loro difficoltà

maggiore è il trasporto dell'acqua perché

non è sempre facile trovarla. Hanno scorte

alimentari per 15 giorni, non hanno alcun

problema per l'orientamento perché hanno cellulari con il gps; quando possono, mangiano in

qualche ristorantino, ma raramente.

Inizia poi una parte molto

bella, passiamo attraverso

parecchie lagune, una più

bella dell'altra: la laguna

Honda, la laguna Charcota, la

laguna Canapa, che ci

rimarranno nella mente.

Ma la migliore è senz'altro la

laguna Hedionda con un

grande numero di fenicotteri,

di gabbiani ed anche di lama; facciamo una breve passeggiata lungo il bordo insieme a tantissimi

altri turisti, i fuoristrada sono tanti e fanno parte anche loro ormai del paesaggio.

Attraverso il pasito Tun Tun raggiungiamo la statale per il Cile; dopo una decina di chilometri

arriviamo in un posto dove mangiare

quanto ha preparato la Benita. Siamo

in un punto panoramico per ammirare

la fumarola del vulcano Ollague, che

non riesco a filmare, ma Chella con la

sua macchina fotografica riesce. Un

gruppo di studiosi sta analizzando il

vulcano per prevederne l'attività ed

evitare eventuali catastrofi.

Attraversiamo il salar di

Chiguana, un'amplissima

distesa senza alcuna

vegetazione, il sale non è

allo stato puro, ma la

vegetazione è nulla. Qui

nel nulla passa una

ferrovia che porta i

minerali in Cile.

All’uscita del salar

andiamo a San Juan per visitare il museo della civiltà contadina dedita alla coltivazione della quinoa

ed all'allevamento dei lama. La vendita della quinoa è maggiore all'estero ed in particolare in

Europa perché viene pagata maggiormente.

Siamo a poche decine di chilometri dal Salar de Uyuni, vi è un posto di ingresso e bisogna pagare

una tassa per entrare. Il Salar de Uyuni ha una estensione corrispondente alla metà della Lombardia,

entriamo nel mezzo ed aspettiamo il tramonto. Lo spazio bianco è immenso e crea una certa sorte di

timore reverenziale.

Dopo il tramonto arriviamo ad Atullcha, dove c'è il nostro hotel costruito con mattoni di sale; di

lastroni di sale sono fatti anche i tavoli e gli sgabelli.

Dopo la cena dobbiamo andare a letto presto perché domani ci alzeremo alle 5,30 per andare a

vedere il sorgere del sole sull’Isola di Incahuasi al centro del Salar de Uyuni.

domenica 28 luglio SALAR DE UYUNI UYUNI LA PAZ

Ci alziamo il mattino alle 4,35, alle 5,00 siamo pronti a partire per andare all'isola di Incahuasi,

posta al centro del Salar di Uyuni. E’ancora tutto buio, ma i

nostri autisti riescono lo stesso ad orientarsi per raggiungere

l'isola al centro del Salar.

Siamo i primi ad arrivare, prendiamo un sentiero largo e

roccioso ed in una ventina di minuti raggiungiamo la vetta. In

breve tempo arrivano altri turisti e la cimetta si riempie. Il sole

riesce a spuntare ed illumina la collinetta e tutto il salar che si

presenta nella sua immensità.

Dopo

una buona colazione a base di due torte

preparate dalla cuoca Benita,

andiamo in un luogo isolato ed i nostri

autisti ci propongono di fare foto pazze

con effetti ottici particolari. Benita

rimane avanti con le trecce tirate e noi

posti dietro ad una certa distanza, la

foto dà l'impressione che tutti noi siamo in piedi sulle trecce di Benita.

Andiamo quindi a vedere un ex albergo, fatto totalmente di sale, che è stato chiuso per motivi di

inquinamento, ora vi è un piccolo museo e vari gruppi si possono fermare per mangiare quanto

hanno preparato.

Usciamo dal salar e ci fermiamo nel mercato di Colchani, dove si vendono molti oggetti ricordo che

riguardano il Salar de Uyuni.

Nel centro di Uyuni scarichiamo le nostre valigie dai fuoristrada e le carichiamo su un pulmino che

ci porterà a La Paz.

Il tragitto è impegnativo perché sono 500 chilometri, l'autista non conosce l'indirizzo del nostro

hotel e durante il viaggio sembra che abbia sonno.

Mi metto vicino a lui, cerco di tenerlo sveglio e riesco anche a fargli fare una sosta; comunque, con

qualche trepidazione, arriviamo nella periferia di La Paz; mi dice di aiutarlo con il gps, che ci fa

inoltrare nella zona di El Alto, dove le strade sono strette e sembra complicato continuare, quindi

ritorniamo sulla strada nazionale, scendiamo da El Alto a La Paz e con il mio cellulare riusciamo a

trovare l'hotel Milton.

Sono le 11 di sera e, dopo l'assegnazione delle camere, andiamo subito a letto.

Lunedì 29 luglio LA PAZ

Il nostro hotel si trova in una posizione centrale, per cui ci troveremo bene per la visita alla città.

Alle 10,00 arriva la guida Mirko che rimarrà con noi per tutto il tempo della permanenza a La Paz e

nelle varie escursioni che faremo.

Con un pulmino ci porta alla vecchia stazione dei treni, ora non più in funzione; qui vi è la partenza

della linea rossa della teleferica che raggiunge la città di El Alto. La funicolare di La Paz ha 9 linee

di teleferiche e congiunge tra di loro le varie parti della città. Per noi è una novità, gli impianti che

da noi funzionano per gli sciatori, qui sono utilizzati al posto della metropolitana.

Mirko ci fa fare una passeggiata per la città di El Alto e ci spiega le bibite e gli spuntini che i paceñi

sono abituati a mangiare ed a bere.

Con il pulmino andiamo a visitare la Valle della Luna, un bizzarro labirinto di canyon e di

pinnacoli, che sono calanchi formati dall’erosione degli agenti atmosferici sul fianco della collina;

il paesaggio è desertico con qualche cactus.

Ritorniamo nel centro ed andiamo nella Piazza San Francisco, dove c’è la Basilica di San Francisco,

in pietra tagliata in stile spagnolo e mestizo. La facciata è decorata con sculture rappresentanti

soggetti naturali come pigne e uccelli tropicali.

Raggiungiamo piazza Murillo, piena di piccioni e di gente, su di essa si affacciano la cattedrale

posizionata su un ripido pendio ed il palazzo presidenziale.

Andiamo quindi nell’unica via con un impianto coloniale; qui vi è la casa di Murillo, l'eroe

dell'indipendenza boliviana.

Poi visitiamo il mercato della stregoneria, dove si vendono erbe, rimedi curativi popolari e feti di

lama che vengono posti sotto la prima pietra nella costruzione della casa come offerta a Pacha

Mama, la Madre Terra, affinché renda fortunato il luogo. Questa pratica è riservata ai poveri

campesinos perché i Boliviani più ricchi sono tenuti a sacrificare un lama vero e proprio.

Ci sono tanti altri mercati diffusi in ogni parte della città: il mercato dell’artigianato, dei fiori ed il

mercato negro nella zona alta. Si vendono indumenti in lana di alpaca, tessuti dai mille colori,

berretti di lana e cappelli a bombetta usati dalla quasi totalità delle donne boliviane, soprattutto nelle

zone rurali.

Lasciamo la nostra guida Mirko e giriamo per negozi ed alla fine comperiamo 8 maglioni per figlie,

generi e nipoti.

La sera andiamo a mangiare in un locale chiamato 1700, una vecchia casa coloniale con opere d'arte

in legno ed oggetti vecchi ed antichi. La cena è un po' troppo ricercata e veniamo serviti in modo

molto lento.

martedì 30 luglio LA PAZ, COPACABANA ISOLA DELLA LUNA ISOLA DEL SOLE

Alle ore 8,00 un pullman ci viene a prendere per portarci a Copacabana. Lungo la strada la

situazione diventa sempre più desolante, le case sono molto povere e costruite in mattoni di argilla

essiccati al sole; arriviamo quindi sulle sponde del lago Titicaca, che appare nel suo colore azzurro

intenso.

La strada arriva al villaggio di San Paolo, qui scendiamo dall'autobus per attraversare uno stretto. Il

pullman viene traghettato, mentre i passeggeri passano dall'altra parte dello stretto su un piccolo

motoscafo. Risaliti sul pullman, dopo una mezz'oretta, arriviamo a Copacabana che è una bella

cittadina turistica in riva al lago Titicaca. C'è un grande viavai di turisti che devono partire per Puno

o per Cuzco oppure imbarcarsi per le isole del Sole e della Luna.

Prendiamo un pulmino proprio per noi, con una decina di chilometri di una strada sterrata stretta e

panoramica, raggiungiamo un porticciolo, dal quale un motoscafo in quaranta minuti ci porta

all'isola della Luna.

Attracchiamo ad un porticciolo posto vicino ai resti di un tempio Inca, che era stato costruito su

templi delle civiltà precedenti. Lungo le mura che racchiudono un’ampia zona pianeggiante, vi sono

delle nicchie, che ospitavano le divinità del Sole e della Luna.

Una famiglia ci prepara il pranzo in un ambiente

spettacolare a base di pesciolini del lago, fave, pomodori e

tuberi; come bevanda prendiamo un distillato di mais un

po' dolce, contenuto in un recipiente di argilla a forma di

piccolo otre. Siamo 50 metri sul livello del lago con un

panorama eccezionale sul Titicaca e sul monte Illumani.

Nell'isola della Luna vivono 27 famiglie e 82 abitanti e ci

sono due chiese una cattolica ed una evangelica. Passando

dalla zona archeologica saliamo al punto più alto dell'isola

per scendere dalla parte opposta, dove troviamo il

motoscafo per continuare il nostro giro ed arrivare

all’Isola del Sol.

In una quarantina di minuti raggiungiamo il porto

principale dell'isola del Sol, vi sono molti alberghi, noi

saliamo attraverso una scalinata verso la fontana della

Giovinezza e quindi verso il centro del villaggio,

raggiungiamo poi la cima per ammirare il tramonto. Il

dislivello è di 250 metri, ma l'altitudine di 3.900 metri sul livello del mare ci fa procedere

ansimando e ci costringe spesso a fermarci.

Dopo aver ammirato il tramonto e la parte peruviana del lago Titicaca, prima con un po' di luce e

poi con il buio attraverso un sentiero in 45 minuti raggiungiamo il nostro albergo un po' fuori dal

mondo.

Fa freddo, per fortuna siamo riusciti a raggiungere l'hotel; la cena è squisita ed il piatto forte è la

trota del lago Titicaca. Siamo comunque molto contenti, immersi in una natura bellissima.

mercoledì 31 luglio ISOLA DEL SOL COPACABANA LA PAZ

L’esperienza del pernottamento all'isola del Sol è stata molto bella, ci siamo sentiti di vivere una

esperienza appagante.

Mirko la nostra guida ci porta a visitare il tempio del Sole, ricostruito da parte degli Inca e

depredato poi dagli Spagnoli dell’oro e dell’argento in esso contenuto. L'isola del Sol era un luogo

di pellegrinaggio da parte degli Inca che portavano le offerte al Sole, alla Luna ed alla Madre Terra.

Ritorniamo nella città di Copacabana, altamente turistica. Qui vi è il Santuario della Madonna di

Copacabana, dove arrivano anche fedeli da parte di tutto il Perù. La Chiesa ha un grande cortile, è

tutta pitturata di bianco, all'interno vi è la statua della Madonna, modellata successivamente alla

costruzione dell’edificio. Il Santuario è la metà dei fedeli boliviani e peruviani.

Ogni giorno vi è la

benedizione delle macchine, in

questo periodo sono tutte

macchine che provengono dal

Perù. Un frate francescano ha

un bastoncino terminante con

un palloncino bucherellato, lo

immerge in un secchio di

acqua e benedice in modo

abbondante la macchina ed i passeggeri e si presta inoltre ad una fotografia con i proprietari. Le

macchine sono tutte abbellite con fiori ed amuleti e dopo la benedizione vengono cosparse di coca

cola o birra.

Dopo il pranzo con un pulmino privato in 3,30 ore ritorniamo a La Paz, gli ultimi 10 chilometri

sono molto duri per il traffico intensissimo e caotico.

La sera andiamo a mangiare in un posto molto particolare chiamato l’Angel colonial, sembra un

piccolo museo di oggetti dei secoli scorsi.

Giovedì 1° agosto LA PAZ MALLASA MACOPAKA

Sei amiche sono andati presto per il giro in bicicletta sulla carretera della muerte, una strada tutta in

discesa per circa 2.500 metri.

Noi con Gianfranca abbiano pensato ad un itinerario alternativo perché la carrettera ci sembrava

pericolosa per il grande dislivello.

Alle 8,00 prendiamo un collettivo e con facilità raggiungiamo la periferia di Mallasa perché qui vi

sono un parco naturale e uno zoo. La cittadina non offre niente di particolare, è soltanto una grande

strada, il parco è chiuso ed alle 10 andiamo a visitare lo zoo. Non è ben tenuto, la Bolivia è lo stato

più povero dell'America Latina, comunque vi sono parecchi uomini che qui lavorano e noi con

interesse guardiamo alcuni esemplari di lama, di vigogna, di condor, di volpi e di conigli delle

Ande.

Vi sono anche un orso, serpenti e scimmie.

Riprendiamo il pulmino ed arriviamo nella cittadina di Mecopaca, con una bella piazzetta, una

chiesa cattolica e cinque ristoranti. Ci fermiamo a mangiare in uno di essi, il costo è di 10 boliviani

(un euro e mezzo) per zuppa, carne, riso e verdura. L’atmosfera è molto tranquilla e noi ce la

godiamo, ci sono parecchi clienti soprattutto locali; in un cortiletto vi sono i servizi molto basici.

Per vedere la chiesetta si potrebbe chiedere della signora Ninfa, ma potrebbe occorrere molto

tempo.

Una signora boliviana che lavora come cuoca di strada, ha messo tutta la sua attrezzatura per terra

davanti al pulmino che partirà tra poco. Si è alzata alle 4 della mattina ed ha preparato tutti i cibi da

vendere nella piazzetta dalle 9. Adesso sta ritornando a casa sua a Valencia a qualche chilometro di

distanza. Con disinvoltura carica tutto e sale sul pulmino insieme a noi.

Ritorniamo in centro ed arriviamo a San Pedro, una signora ci dà una mano a trovare in pulmino per

andare in piazza Murillo per vederla in modo più approfondito. La piazza è pienissima di colombi e

di gente. Possiamo entrare nella cattedrale costruita nel 1800.

Andiamo nella piazza San Francesco e quindi ci dedichiamo agli ultimi acquisti dei regali da

portare in Italia.

La sera prendiamo una zuppa ed una pizza non lontano dal nostro albergo.

venerdì 2 agosto LA PAZ CHACALTAYA TIWANAKU LA PAZ

Partiamo alle 8,00 della mattina e ci dirigiamo alla cima Chacaltaya. Passiamo per la città di El

Alto; dopo una quindicina di chilometri in leggera salita, la strada si innalza sterrata e larga e ci

fermiamo per ammirare una bella laguna; proprio di fronte vediamo lo Wayna Potosì, che raggiune i

6.088 metri di altitudine.

In questa zona vengono molti boliviani per fare offerte a Pacha Mama, portano fiori e bruciano

anche oggetti di plastica, senza rendersi conto dei problemi dell'inquinamento.

La strada quindi si inerpica stretta ed a tornanti, sterrata e strapiombante su per la montagna

offrendo scorci bellissimi sul paesaggio circostante, ma creando una certa ansia.

Circa a 4.850 metri di altitudine il nostro pulmino non riesce più a salire per la neve, ci

incamminiamo così a piedi verso il rifugio situato a 5.200 metri. La salita è dolce, ma la fatica è

tanta per l’altitudine, è necessario procedere molto lentamente e riposare spesso per riprendere il

fiato. Non riusciamo a raggiungere nè il rifugio e tanto meno la cima.

Ci fermiamo al passo sui 5.150 metri,

dove vi è una croce di pietra e si vede

proprio di fronte lo Wayna Potosì.

Sarebbe possibile continuare, ma

ritorniamo indiertro, perché dobbiamo

andare a visitare il il sito archeologico di

Tiwanaku. Il panorama è stupendo, siamo

tra le cime innevate della Cordillera Real,

la giornata è splendida, il sole quassù è

ancora più luminoso, i laghetti circostanti

sembrano essere pezzi di cielo, caduti nel bianco delle nevi.

Raggiungiamo il pulmino che si era fermato in basso e prendiamo la strada per Tiwanaku verso il

Perù ed in un'oretta, attraversando l'altopiano, raggiungianmo il sito archeologico, che è molto

grande.

All'ingresso vi sono due megafoni in pietra perfettamente funzionanti, Chella fa la prova e la sua

voce si sente ben amplificata.

La piramide di Akapana, ricostruita con il contributo dellUnesco, potrebbe essere stata un impianto

per la conservazione dell'acqua.

La zona di Lalapasaya è

racchiusa da mura con la

presenza di 52 monoliti

corrispondenti alle 52 settimane

del calendario solare.

All’interno vi è il monolite

Ponce, il cui nome è dovuto

all'archelogo che ne ha spiegato

le scritte ed i disegni, il bastone

ed il vaso sono i simboli del

potere politico e religioso.

Dopo un migliaio di anni di

esistenza, la cultura tiwanaku si è un po' persa probabilmente per motivi climatici e quindi assorbita

dalla civiltà

Inca.

In un angolo del recinto di Kaalapasaya vi è la Puerta del Sol, dedicata al dio Sole. Sono incise le

raffigurazioni del calendario solare. Un altro monolito importante è chiamato il Fraile.

sabato 3 e domenica 4 agosto LA PAZ SANTA CRUZ DE LA SIERRA MADRID

MILANO

Il mattino alle 8,30 partiamo presto per il nostro viaggio di ritorno, all’aeroporto il nostro volo parte

con 2 ore di ritardo, raggiungiamo in aereo Santa Cruz de la Sierra e da qui voliamo per Madrid e

quindi per Milano.