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TULLIO BONOMETTI e CHELLA PIETROFORTE con FABIO MARTELLI VENTURI, MARIA ELVIRA TEMPESTA, SALVATORE DI SILVESTRO, PATRIZIA ARRIGONI, TOZZI RENATO, FERRARI VILLIAM, CLAUDIO IANELLI, MALIZIA LUIGI E GABRIELE TONINI Diario di viaggio in ECUADOR E GALAPAGOS Rifugio Whimper 5.041 m. Galapagos isola di Bartolomé 1

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TULLIO BONOMETTI e CHELLA PIETROFORTE con FABIO MARTELLI VENTURI, MARIA ELVIRA TEMPESTA, SALVATORE DI SILVESTRO, PATRIZIA ARRIGONI, TOZZI RENATO, FERRARI VILLIAM, CLAUDIO IANELLI, MALIZIA LUIGI E GABRIELE TONINI

Diario di viaggio in

ECUADOR E GALAPAGOS

Rifugio Whimper 5.041 m. Galapagos isola di Bartolomé

Mitad del Mundo

CON AVVENTURE NEL MONDO

4-26 MARZO 2016

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giorno itinerario pernottamento alloggio

ven 4 Italia Quito QuitoHotel San Francesco

sab 5 Quito (visita a piedi della città) QuitoHotel San Francesco

dom 6Via dei Vulcani, visione del Cotopaxi, Pujili: mercato indigeno,

laguna di Quilotoa, trekking con muliLacatunga

Hotel Rodelu

lun 7Puyo: Manto della Novia, teleferica, Ripo Pestaza, Paillon del

Diablo, BañosBaños

Hotel Isla de Baños

mar 8Con pulmino verso il Chimborazo a 4.800 m., escursione rifugio

Wimper, AlausiAlausi

Hotel Ventura

mer 9 h. 8 trenino della Nariz del Diablo, Ingapirca, Cuenca CuencaHotel

Orquidea

gio 10 Visita di Cuenca, parco Nacional del Cajas Guayaquil Hotel Park

ven 11Guayaquil - volo Tame 193 Guayaquil-Baltra

Isla Santa Cruz : Las BachasGalapagos

Yate Golombrina

sab 12 Isla Genovesa : Barranco - Darwin Bay GalapagosYate

Golombrina

dom 13

Isla Bartolomè Isla Santiago : Sullivan Bay

GalapagosYate

Golombrina

lun 14 Isla Plazas Sur e Isla Santa Fe GalapagosYate

Golombrina

mar 15

Isla San Cristobal : Léon Dormido - Cerro Brujo - Islas Lobos - Puerto Barquerizo Moreno

GalapagosYate

Golombrina

mer 16

Isla Española : Punta Suarez - Gardner Bay - Islote Gardner

GalapagosYate

Golombrina

gio 17Isla Floreana : Punta Cormorant - Corona del Diablo

Isla Santa Cruz : Puerto Ayora - Estacion Charles DarwinGalapagos

Yate Golombrina

ven 18Isla Seymour Norte - Baltra (aeroporto)

volo Baltra-Quito - OtavaloOtavalo

Hotel Coraza

sab 19 Otavalo (mercato) – Plaza de los Ponchos –cascata di Peguche, Otavalo Hotel

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paese di Cotacachi, Laguna Cuicocha Coraza

dom 20

Parco de el Angel 3.700 m., laguna de las Voladeras QuitoHotel San Francesco

lun 21 Terme di Papallata, Archidona Tena MisahuallìAlbergue Español

mar 22

Pununi: ceibo, cascadas las Latas, visita a famiglia e comunità nativos

Misahuallì Albergue Español

mer23 Ahuano Arrivo al Liana hotel: tour del ceibo e Amazoonico Ahuano Liana hotel

gio 24Tour del Mirador, discesa sul fiume con le balsas, visita a una

famiglia nativaAhuano

Liana hotel

ven 25 Mitad del Mundo, volo Quito - Madrid aereo aereo

sab 26 Madrid - Italia aereo

VENERDI’ 4 MARZO

GHEDI MILANO LINATE MADRID PANANMA QUITO

Angelo ci porta con la nostra Yaris all’aeroporto di Linate percorrendo la nuova autostrada Brebemi.

Con la Iberia arriviamo a Madrid, dove incontriamo gli altri viaggiatori: 7 provengono da Roma e 2 da Bologna.

Il volo per Panama dura più di 10 ore e poi prendiamo il volo per Quito, dove arriviamo dopo le 11 di sera.

Ivan Collantes, il proprietario della ditta di trasporti, presso cui abbiamo noleggiato un pullman con autista, ci aspetta all’aeroporto e quindi ci porta all’hotel San Francisco di Quito, proprio nel centro della città vecchia con strade strette di impronta coloniale. E’ ormai l’una di notte per le strade non c’è più nessuno e la città ci appare affascinante, pulita, ordinata e ben squadrata.

E’ tardi, non vediamo tutti i particolari, ma ci rendiamo subito conto che il nostro hotel è un’ottima ristrutturazione di una antica e bella casa coloniale con mura massicce; il un bel patio all’interno, coperto da una grande tettoia in plexiglas, ha una bella fontana nel mezzo ed è arredato in modo originale con fiori, cassettoni, tavolini e poltroncine.

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SABATO 5 MARZO

QUITO

La città di Quito è tranquilla e si può effettuare la visita in modo rilassato. Nella Piazza Grande vi sono il Palazzo Presidenzial, la Cattedrale ed un verdeggiante giardino.

Il palazzo può essere visitato gratuitamente con un guida. Il presidente della Repubblica non è presente perché impegnato in una missione all’estero. Normalmente la moglie non lo accompagna (Chella fa notare che Tullio l’avrebbe portata sempre con sé). Vi sono sale presidenziali private per la residenza del presidente, che però preferisce vivere nella sua casa privata.

Un grande mosaico racconta la discesa di Francisco de Orellana lungo il rio delle Amazzoni per la sua scoperta.

La cattedrale è proprio vicina, ma non riusciamo ad entrare perché stanno celebrando la messa.

Andiamo a visitare la Chiesa della Compagnia di Gesù di stile barocco, che è la più bella e sfarzosa chiesa della città; colpisce molto perché è tutta decorata in oro e dimostra l’importanza e la ricchezza della Compagnia di Gesù. E’ un fulgido esempio di edificio barocco; iniziata nel 1605 e terminata dopo 160 anni, è sormontata da cupole verde oro.

Poco lontano vi è la piazza di San Francisco con la chiesa di San Francisco, una delle più belle di tutto l’Ecuador, il cui altare maggiore è un capolavoro della scultura barocca.

Andiamo nel quartiere della Ronda, una delle zone della città vecchia sottoposta a lavori di ristrutturazione, in cui vi sono parecchi edifici del ‘700, è pieno di vita e noi prenotiamo la nostra cena alla Negra Mala, un localino bel ristrutturato e arredato in modo originale con oggetti del passato.

Ritorniamo in albergo per controllare le prenotazioni dell’aereo per le Galapagos e stampiamo i biglietti, ne manca uno, così facciamo la segnalazione all’agenzia Ganapar di Fabio Tonelli.

Il pomeriggio andiamo alla chiesa del Voto Nazionale, che ci appare imponente sulla cima di una collina. La sua costruzione iniziò nel 1926 in stile goticheggiante, le caratteristiche dominanti sono i due grandi campanili ed i doccioni a forma di tartarughe e di iguane.

Con un taxi andiamo a visitare la Capilla del Hombre, un imponente e toccante monumento- museo, tributo al genere umano, alle sofferenze patite dai nativi ed alla irriducibile speranza in un’esistenza migliore. La Capilla è stata progettata dall’artista Guayasmin, di cui vi è accanto un

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interessante museo illustrato in modo appassionato da una rappresentante della Fondazione a lui dedicata.

La sera andiamo nel quartiere Ronda, è sabato sera e vi è una grande animazione, moltissimi sono i locali aperti; si beve e si balla, noi però non rimaniamo del tutto entusiasti della cena prenotata alla Negra Mala.

DOMENICA 6 MARZO

QUITO PARCO COTOPAXI STRADA DEI VULCANI LAGUNA DI QUILOTOA LATACUNGA

Alle 8 il nostro autista Henri, con un comodo autobus, ci viene a prendere ed usciamo dalla città diretti al parco del vulcano Cotopaxi; all’ingresso del parco troviamo la nostra guida, che è obbligatoria per i gruppi.

Raggiungiamo i 3.900 di altitudine e facciamo una passeggiata di un’ora e mezza senza alcun dislivello intorno ad una laguna. L’ambiente è quello del paramo, caratterizzato da fiori ed erbe e dalla presenza di un solo albero, il polilepis, con una corteccia molto rugosa e scorticata, che si trova tra i 3.000 ed i 4.500 metri di altitudine.

Per qualche minuto abbiamo la fortuna di vedere la imponente cima del Cotopaxi coperta di neve, che si libera delle nuvole. Attualmente non è possibile scalarlo in quanto è attivo ed il grado di allarme è quello giallo; per qualche mese il parco era stato chiuso per motivi di sicurezza creando qualche problema economico alla popolazione locale per la mancanza dei turisti.

La guida ci illustra la fauna e la flora sia durante l’escursione che durante la visita al centro di interpretazione. Ci colpisce la varietà dei fiori e delle erbe presenti, tra cui il fiore del colibrì e la genziana ...

Ritorniamo sulla strada panamericana ed arriviamo nella cittadina di Pujili, dove ci immergiamo in un colorato e piacevolissimo mercato di frutta, verdura e di articoli artigianali. Vi è anche il settore dei ristorantini con tanti tipi di zuppe, carni alla brace, uova strapazzate, zampe di gallina arrostite, carne di maiale e di pollo ... La frutta è abbondantissima e fresca; la gente è vestita in modo tradizionale: gli uomini con un poncho colorato ed un cappello a forma di bombetta e le donne con una gonna colorata ampia che arriva quasi fino alle caviglie.

Prendiamo la strada per Tigua per raggiungere la laguna di Quilotoa; è una bella strada ampia con un fondo ben tenuto, le pareti della montagna sono spesso ripide e non è raro trovare sassi e terriccio in mezzo alla carreggiata.

Passiamo per il paese di Tigua, famoso per lo stile pittorico tigua, creato da una comunità che da secoli decora i suoi tamburi. Un giovane di nome Julio Taquiza dipingeva rappresentando le leggende del suo villaggio sullo sfondo dello splendido scenario andino nel quale viveva. Ora vi sono circa 300 pittori con una ventina di laboratori nella sola Tigua.

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Raggiungiamo il bordo del famoso cratere di Quilotoa e dall’alto vediamo uno spettacolo mozzafiato, una larga mulattiera scende fino alla laguna dalle acque cristalline, che si trova 400 metri più in basso.

Per risalire montiamo sul dorso di muli perché all’altitudine di circa 4.000 metri sul livello del mare, si fa molto fatica a superare i 400 metri di dislivello se non si è ben acclimatati.

Verso le 19,30 arriviamo alla Posada di Tigua, una fattoria con un agriturismo tra pascoli di lama e mucche, ma purtroppo vi è già un altro gruppo di Avventure nel Mondo, Maria la segretaria dell’agenzia Ganapar aveva cambiato la nostra prenotazione senza mandarmi alcuna comunicazione.

Percorriamo altri cinquanta chilometri di montagna ed arriviamo a Latacunga e con qualche difficoltà troviamo l’hotel Rodelu, dove Maria aveva prenotato per noi.

LUNEDI’ 7 MARZO

LATACUNGA PUYO PAILON DEL DIABLO MANTO DELLA NOVIA BAÑOS

Prendiamo la direzione di Baños e quindi quella di Puyo, che si trova in Amazzonia, che qui viene chiamata Oriente.

La strada è tutta di montagna, sempre bella e larga, ogni tanto però vi sono alcune rocce in mezzo alla strada, ma, stando attenti, si può transitare.

Nei pressi di Baños intravediamo il Tungurahua, un vulcano attivo con un cappello di cenere e vapore intorno al cratere.

Lungo la strada vediamo i danni provocati dalla discesa della lava ormai solidificata, che ha riempito parti della vallata e rovinato alcune strade.

Dopo Baños l’ambiente cambia totalmente perché si entra nella foresta pluviale dell’Amazzonia; è molto umida e sperimentiamo di persona un fortissimo acquazzone che ci costringe a rimanere a lungo all’interno di un grande negozio di artigianato, perché con la pioggia scrosciante non è possibile fare altro.

Prendiamo la stessa strada per il ritorno, ci fermiamo in un ristorantino dove un pasto completo: una buona zuppa, pollo, verdura e bevanda, costa solo tre dollari e mezzo.

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Ci fermiamo a vedere il Pailon del Diablo, una stupenda cascata che si incunea in una strettoia con un salto di un centinaio di metri. Andiamo anche al Manto della Novia, un’altra famosa cascata, dove si può prendere il canopy una teleferica emozionante che attraversa la larga vallata del fiume Pastaza.

A Baños siamo alloggiati in un hotel gestito da un tedesco, immerso nel verde con ampie vetrate. La passeggiata nella cittadina è molto rilassante, vi sono molte agenzie di viaggi che noleggiano anche biciclette che possono essere utilizzate fino al Pailon del Diablo. A Baños si può anche fare il bagno nelle acque termali per pochi dollari.

La sera la cittadina è piuttosto animata e nel ristorantino, dove ceniamo con Fabio ed Elvira, possiamo ascoltare musica locale.

MARTEDI’ 8 MARZO

BAÑOS MONTE CHIMBORAZO RIFUGIO WHIMPER ALAUSI

Partiamo alle 7,30 verso il rifugio Whimper, il rifugio base per salire sulla cima del Monte Chimborazo, la montagna più alta dell’Ecuador e quella più vicina al sole tra tutte le cime del mondo.

Ci fermiamo più volte per filmare e fotografare il vulcano Tungurahua che è attivo e che ogni tanto fa delle esplosioni creando una nube nera che si espande in pochissimo tempo sovrapponendosi alla precedente grande nube di vapore e cenere.

Arriviamo alla grande città di Riobamba, da dove inizia la salita di una trentina di chilometri verso il Chimborazo. Partendo dai 2.750 metri di Riobamba dobbiamo prima raggiungere l’entrata del parco, dove incontriamo la guida che abbiamo prenotato.

La strada fino all’ingresso è sempre molto ampia ed asfaltata, il paesaggio si fa immenso.

Con la guida sempre in autobus raggiungiamo con una strada larga, ma diventata poi sterrata, il rifugio dedicato ai fratelli Carrell, le guide dell’alpinista inglese Whimper, che per primo aveva conquistato la cima del monte Chimborazo.

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Dopo un quarto d’ora di sosta 9 su 11 proseguiamo per il rifugio Whimper, che si trova a 5.041 metri sul livello del mare, dobbiamo procedere con molta calma ed ogni tanto fermarci perché ci sentiamo spossati a causa dell’altitudine. Durante gli ultimi 10 minuti di salita scoppia una violenta grandinata e tre fulmini accompagnati da roboanti tuoni si scaricano non lontano da noi.

Al rifugio Whimper prendiamo una tazza di mate di coca ed intanto il Chimborazo incappucciato di bianco si manifesta in tutta la sua grandezza e maestosità; il sentiero largo ed agevole è ormai tutto imbiancato; la discesa risulta molto facile perché non si fa più nessun sforzo.

Lungo il percorso di discesa vediamo vigogne, lama ed alpaca, sia lungo i fianchi della montagna che sulla strada.

Ci fermiamo a visitare la più piccola chiesa dell’Ecuador: la chiesetta di Balbanera.

Continuando per lunghe discese anche abbastanza ripide arriviamo alla cittadina di Alausi per prendere l’indomani il famoso treno, ormai per soli turisti, della Nariz (orecchio) del Diablo.

La cittadina è piccola e tranquilla ed anche il nostro hotel Ventura è semplice.

La sera mangiamo del pollo alla griglia ed andiamo a vedere la stazione ferroviaria, che è proprio in pieno centro.

MERCOLEDI’ 9 MARZO

ALAUSI INGAPIRCA CUENCA

Alle 7,30 siamo nella sala di attesa della stazione ferroviaria per salire sul treno che parte puntuale alle 8,00. Siamo tutti turisti, la tratta è spettacolare, ma lunga pochi chilometri.

Scendiamo per una valle impervia lungo i ripidi fianchi della montagna con un percorso mozzafiato a zig-zag.

Per superare alcune curve molto strette, il treno inverte la direzione di marcia; la motrice smette di tirare ed incomincia a spingere, dopo essere entrata in un binario morto.

All’arrivo alla piccola stazione di Sibambe siamo accolti dagli abitanti del posto che ballano danze popolari indossando i loro costumi tradizionali bianchi con un poncho rosso.

Un piccolo museo illustra la storia della ferrovia che partiva da Guayaquil ed arrivava a Quito e narra le grandi fatiche ed i duri lavori di quanti l’hanno costruita. Ormai la ferrovia nel suo complesso non funziona più in quanto era impossibile lottare contro continue frane ed improvvisi allagamenti.

Per la costruzione di questa tratta della ferrovia sono morte più di 2.000 persone e vicino a Sibambe vi è ancora un cimitero, dove sono state sepolte.

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Comunque fa impressione vedere le rotaie del treno poste su delle cenge sotto una ripida montagna che si alza per più di 700 metri di dislivello e che in qualsiasi momento può scaricare rocce e detriti dall’alto.

Prendiamo la direzione di Ingapirca, la località archeologica meglio conservata di tutto l’Ecuador. In origine il sito veniva utilizzato dai nativi Cañari come osservatorio astronomico; nel XV secolo venne occupato dagli Incas che lo utilizzarono come base militare.

Il fiore all’occhiello del sito è il Tempio del Sole, una grande struttura che veniva utilizzata dagli Incas per cerimonie e come osservatorio astronomico. Il Tempio della Luna era invece il tempio più importante dei Cañari.

Prendiamo quindi la strada per la città di Cuenca, dove arriviamo verso le 18,00. La sera decidiamo di uscire presto per dare una prima occhiata alla città. La piazza centrale è il Parque Calderon con la Cattedrale dell’Immacolata Concezione, la cui costruzione iniziò nel 1885. I campanili sono bassi per un errore di progettazione, ma le sue grandi cupole ricoperte di maioliche sono ben visibili in tutta la città.

La pioggia non ci permette di godere la visita serale della città, così ceniamo presto proprio vicino alla cattedrale, in un locale chiamato Raimipampa.

GIOVEDI’ 10 MARZO

CUENCA PARCO CAJAS GUAYAQUIL

Oggi non piove ed alle 8,00 siamo pronti per la visita della città, che effettueremo fino alle 11,30, l’ora in cui siamo d’accordo di partire con il nostro autobus alla volta di Guayaquil.

Rivediamo la cattedrale e quindi la chiesetta del Carmen de la Asuncion, che si affaccia sula piazza del colorato mercato dei fiori.

Diamo un’occhiata alla chiesa di San Francisco, posta nella piazza omonima. Ci dirigiamo quindi alla piazza di San Sebastian che non ci colpisce in modo particolare anche se tanto declamata dalla guida Lonely Planet.

Nella via Larga ci fermiamo a visitare una fabbrica di cappelli panama e quindi arriviamo al ponte posto sul fiume Tomebamba; da qui con una scalinata andiamo a visitare per ultimo il Sacrario, una chiesa edificata a partire dal 1557, utilizzata ora per concerti e manifestazioni culturali.

Vorremmo saltare la visita al parco Cajas per dedicare più tempo a Guayaquil, ma la guida che avevamo prenotato, si fa sentire, per cui decidiamo di ritrovarci con lui e fare una visita ridotta.

Saliamo con il bus fino a 4.000 metri sul livello del mare e visitiamo la laguna Toreadora, dove c’è un centro visitatori. L’ambiente è quello del paramo, dove l’unica pianta esistente è il polilepis. Vi sono inoltre solo erbe e tanti fiori.

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Dopo la visita al parco iniziamo la lunga discesa, dai 4.000 metri dobbiamo scendere a livello del mare.

Ad un certo momento inizia a piovere parecchio ed ogni tanto vediamo sulla strada massi e detriti.

Sui 1.000 metri siamo costretti a fermarci perché la strada è interrotta da un mucchio di detriti e di fango, scesi dalla montagna. Nessuno più riesce a passare e si forma da ambedue i lati della strada una lunga coda di veicoli.

Ce la vediamo un po’ brutta, chissà se arriveremo a Guayaquil e riusciremo a prendere domani mattina l’aereo per le Galapagos.

Dopo una ventina di minuti, la pioggia smette e dei camion con ruote molto alte fanno diversi tentativi per aprire un varco; a noi sembrano molto pericolosi. Finalmente il primo camion riesce a passare e quindi anche altri camion e poi anche la nostra corriera. Siamo salvi, il nostro viaggio potrà continuare regolarmente.

Arriviamo verso le 19,00 a Guayaquil, la città più popolata e più importante dal punto di vista economico di tutto l’Ecuador.

Il nostro hotel è proprio nel centro della città vicino alla cattedrale e nel giardino antistante vi sono alberi, sui cui rami dormono una cinquantina di iguane.

Andiamo a cena invitando il nostro autista, domani ci porterà all’aeroporto per volare alle Galapagos.

VENERDI’ 11 MARZO

GUAYAQUIL GALAPAGOS ISOLA SANTA CRUZ BACHAS

Alle 7,00 siamo puntuali, l’aeroporto non è lontano ed in poco tempo lo raggiungiamo.

Salutiamo Henry il nostro autista, che se ne ritorna a Quito.

Prima del check-in bisogna pagare una tassa di imbarco di 20 $.

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Arrivati sulla piccola isola di Baltra, paghiamo 100 $ a testa come tassa per l’ingresso nel parco delle Galapagos e poi altri 10 $ per l’utilizzo del pulmino per raggiungere il porto.

Incontriamo Julio, la nostra guida, che ci assegna le camere a bordo del nostro yacht Golondrina, noi siamo posizionati sul ponte con la diretta visione del mare, in compenso durante i viaggi di notte sentiremo maggiormente gli sballottamenti delle onde.

Siamo proprio ben alloggiati, una cabina con due letti a castello, un bagno ed una doccia e parecchi comodi cassetti. Vi è un ponte per prendere il sole ed anche per stare all’ombra perché quando il sole è forte, i marinai stendono un telo per copertura.

La guida Julio preferisce fare il briefing solo con me perché vuole che le istruzioni vengano date da me in italiano in modo che tutti capiscano bene. Lui comunque rimane presente e risponde ad eventuali domande di chiarimento.

Dopo un buon pranzo a bordo con verdure e carne, verso le 16,00 andiamo sulla spiaggia di Bachas, dove facciamo una breve passeggiata, durante la quale vediamo delle iguane, diversi granchi rossi e parecchi tipi di sule.

Alla fine indossiamo l’attrezzatura per lo snorkeling ed esploriamo la zona anche sott’acqua; l’acqua è un po’ torbida e quindi non riusciamo a vedere i pesci, comunque è calda ed il bagno risulta piacevole.

La sera alle 18,45 c’è il cocktail con il comandante e con l’equipaggio ed avvengono le presentazioni. Vi sono un capitano, un vicecapitano, uno chef, un suo aiutante, un addetto alle macchine e due marinai.

La cena è ricca e varia con riso, verdure e carne e termina con un dolce.

Verso le 23,00 il nostro yacht parte e continuerà il viaggio fino alle 6,00 del mattino.

SABATO 12 MARZO

ISOLA GENOVESA BARRANCO DARWIN BAY

La traversata per l’isola Genovesa è andata abbastanza bene, il mare era un po’ mosso, ma siamo riusciti comunque a riposare e quasi anche a dormire.

Ci troviamo nella baia di Darwin e con il gommone andiamo nella zona del Barranco che saliamo attraverso una scala scavata in una roccia di origine lavica.

Siamo a contatto con tanti uccelli che se ne stanno indisturbati nei loro nidi o lungo il nostro sentiero. Vediamo le belle sule dalle zampe rosse con i loro piccoli bianchi e pelosi, le sule di Nazca dalle zampe azzurre, le fregate ed un gufo delle Galapagos che mangia durante il giorno.

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La mattinata si conclude con uno snorkeling alla ricerca di squali martello che nuotano insieme a molti pesci tropicali colorati.

Il pomeriggio andiamo ad una spiaggia dove vediamo fregate femmine che volano in cerca del loro maschio, mentre i maschi in attesa di essere notati e scelti dalle femmine, gonfiano di aria il loro gozzo rosso e fremono appollaiati sui cespugli.

Ci sono leoni marini, moltissimi granchi e le vertebre di un balenottero spiaggiato.

La sera c’è la cena a buffet e la partenza immediata per l’isola di Bartolomé, dove giungeremo verso le tre di notte con un viaggio molto tranquillo.

DOMENICA 13 MARZO

ISOLA DI BARTOLOME’ ISOLA DI SANTIAGO SULLIVAN BAY

Saliamo lungo una scalinata in legno per raggiungere il faro dell’isola di Bartolomé, un cono vulcanico, poco distante dalla più grande isola di Santiago.

Arrivati al punto più alto dell’isola, si ammira uno dei panorami più caratteristici e più fotografati delle Galapagos: una stretta lingua di terra fiancheggiata da due baie con delle belle spiagge bianche ed un pinnacolo di roccia che si erge all’estremità di una delle due.

Siamo fortunati anche nello snorkeling successivo perché vediamo squali martello, squali dalla pinna bianca e molti pesci tropicali colorati.

Il pomeriggio andiamo alla Sullivan Bay per una passeggiata su una enorme distesa di lava di una eruzione avvenuta 135 anni fa, ora vi crescono soltanto dei licheni e vivono delle lucertole e dei serpenti che però non riusciamo a vedere.

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Facciamo snorkeling sulla spiaggia vicina ed incontriamo ancora squali dalla pinna bianca, qualche pinguino delle Galapagos piuttosto piccolo ed ovviamente tanti pesci tropicali.

LUNEDI’ 14 MARZO

ISOLA PLAZAS E ISOLA SANTA FE’

Andiamo all’isola di Plazas Sur, dove c’è una colonia di leoni marini che vengono allattati dalle madri.

Vediamo molte iguane di colore giallo, i maschi sono un po’ più grandi delle femmine.

Vi sono vari cactus e vi è un tentativo di ripopolamento di cactus perché da quando i falchi vanno a sfamarsi negli allevamenti delle zone popolate dall’uomo, cacciano meno iguane, vi è stato così un aumento delle iguane; queste a loro volta si nutrono di cactus e quindi i cactus sono in diminuzione con grave pericolo per la sopravvivenza delle stesse iguane che si ritrovano con poco cibo.

Vediamo anche parecchie sule dalla zampa azzurra.

Andiamo in direzione dell’isola di Santa Fé, dove ci fermiamo in una bella baia; prima scendiamo direttamente dallo yacht per fare lo snorkeling intorno alla baia di forma circolare perché era la bocca di un vulcano. Nuotiamo insieme ad una grande quantità di leoni marini che guizzano e giocano davanti a noi. Ci sono anche degli squali e moltissimi pesci colorati.

Il pomeriggio andiamo sulla spiaggia e facciamo incontri ravvicinati con un centinaio di leoni marini che sono fuori dall’acqua a prendere il sole. Ce ne sono di tutte le dimensioni, i piccoli sono più pelosi e spesso si attaccano alle mammelle della mamma.

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Facciamo una camminata nel boschetto e vediamo moltissimi cactus alti 8 metri.

Vediamo anche dei falchi che si cibano di iguane, queste si trovano anche sul sentiero e non si spostano neanche quando passiamo noi.

Dopo la cena partiamo per l’isola del Cerro Bruco. Il comandante va un po’ veloce, lo yacht comincia a traballare un po’ e Chella si sente male e vomita per una ventina di volte; finalmente riesce a mettersi a letto ed a riposare.

MARTEDI’ 15 MARZO

ISOLA DI SAN CRISTOBAL LEON DORMIDO CERRO BRUCO ISLA LOBOS PUERTO BARQUERIZO MORENO

Chella si è risvegliata abbastanza bene e possiamo goderci della bella visione del Leon Dormido.

Alle 6,00 puntuali andiamo in barca per fare lo snorkeling intorno al Leone Addormentato, un grande roccione isolato molto suggestivo; i fondali sono a strapiombo, ma la visibilità nell’acqua non è tra le migliori, per cui tentiamo di fare lo snorkeling da un’altra parte, ma l’acqua è sempre poco chiara e quindi ritorniamo allo yacht per la solita colazione abbondante.

Alle 8,45 approdiamo ad una bella spiaggia e facciamo una passeggiata di incontri ravvicinati con leoni marini, iguane nere di mare, fregate e sule. Ci sono vari gruppi di turisti e c’è quasi un po’ di confusione.

Il pomeriggio facciamo, tramite un approdo asciutto, una passeggiata lungo i sentieri tra blocchi di lava, dove vediamo soprattutto sule dalle zampe azzurre e iguane marine.

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I sentieri sono sempre indicati con paletti di legno bianco e neri e bisogna prestare attenzione a dove mettere i piedi perché spesso si salta da un pietrone all’altro.

Verso le 15,30 arriviamo nel centro di Puerto Barquerizo Moreno, la capitale amministrativa delle isole Galapagos. E’ una cittadina modesta dove lungo la costa in ogni posto vediamo leoni marini dalla spiaggia al canale e dalle panchine al porto. Anche i monumenti presenti sono tutti riguardanti la fauna delle Galapagos: leoni marini, tartarughe marine, iguane.

Nella chiesa parrocchiale molto luminosa vi è un presepio, la cui ambientazione è quella delle Galapagos e della sua fauna.

Entriamo in un bar e con un collegamento ad internet riusciamo a parlare con Silvia ed a spedire con whatsapp messaggi e fotografie ai nostri amici e parenti.

MERCOLEDI’ 16 MARZO

ISOLA ESPANOLA PUNTA SUAREZ GARDNER BAY ISOLOTTO GARDNER

Alle 8,00 scendiamo con uno sbarco asciutto a Punta Suarez dell’isola Española e vediamo migliaia di iguane nere e rosse dappertutto ed anche sul sentiero, incuranti di noi. Ci sembra di essere tornati indietro di migliaia di anni nelle ere della preistoria.

Vediamo anche molte sule in un ambiente roccioso molto spettacolare, purtroppo non possiamo vedere gli albatros perché ritornano alle Galapagos nel mese di aprile.

Lungo la costa selvaggia vi è un buco nella roccia attraverso cui l’acqua delle onde dà origine ad uno spruzzo esplosivo alto una decina di metri simile ad un geyser.

Il pomeriggio facciamo una lunga passeggiata lungo la Baia Gardner e raggiungiamo a nuoto l’isolotto Gardner, pieno di razze e di pesci tropicali.

Sulla spiaggia troviamo parti dello scheletro di una balena; nel nostro gruppo ci sono tre medici e due veterinari, per cui mettere quelle vertebre e le ossa della testa in ordine è quasi un gioco e davanti al bel lavoro compiuto facciamo una foto di gruppo. E’ la nostra ultima nuotata in spiaggia

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e gustiamo sia i fondali che il paesaggio. L’acqua è calda e, quando vi entriamo, ci sentiamo subito a nostro agio.

Dopo la cena la Golondrina parte per raggiungere l’isola Floreana. Chella e Patrizia prendono per prudenza una pastiglia contro il mal di mare.

GIOVEDI’ 17 MARZO

ISOLA FLOREANA PUNTA CORMORANT CORONA DEL DIABLO ISOLA DI SANTA CRUZ PUERTO AYORA ESTACION CHARLES DARWIN

Durante la notte il nostro yacht arriva alla punta Cormorant, dove il capitano getta l’ancora.

Alle 6.00 come da programma, con la barca andiamo a visitare una laguna con acqua bassa e fango, dove vi sono parecchi fenicotteri rosa. A dire la verità non sono molti, ma sono inseriti in un bel paesaggio.

Ritorniamo allo yacht, calziamo maschera e pinne ed andiamo alla Corona del Diablo, un insieme di scogli rocciosi nel mezzo dell’Oceano. Questa esperienza di snorkeling è la più bella tra tutte quelle effettuate; l’acqua è molto limpida e la visibilità perfetta; vediamo uno squalo dalla pinna bianca, due squali martello piccoli, qualche razza ed una tartaruga gigante. Passiamo attraverso vari roccioni e qualche volta dobbiamo nuotare con un po’ di forza perché vi è una corrente contraria. Anche Chella si trova molto bene, però mi tiene sempre la mano stretta perché ha un po’ paura.

Ritorniamo allo yacht e partiamo per l’isola di Santa Cruz; alle 12,00 facciamo il pranzo a bordo ed alle 13,30 sbarchiamo a Puerto Ayora, il porto più importante delle isole Galapagos; nella rada sono parcheggiati molti yacht e con piccoli motoscafi si sbarca nella cittadina, accolti da leoni marini, che riposano sulla passerella dell’imbarco e sulle panchine.

La cittadina è piena di turisti e vi sono molti centri per il diving, agenzie per la visita alle isole e ristorantini, pieni a qualsiasi ora del giorno.

Andiamo a vedere la stazione di ricerca Charles Darwin, che è in fase di ristrutturazione. Stanno allestendo un centro per visitatori, ma per ora si può visitare solo il posto dove vengono fatti nascere i piccoli di animali che sono in difficoltà, soprattutto le tartarughe di terra; è un luogo triste e deludente perché c’è molto caldo e sole dappertutto, non c’è un goccio d’acqua e le tartarughe sembrano sofferenti.

Su proposta della nostra guida pagando 20 $ a testa con un autobus andiamo a visitare il Chato Ranch, dove i proprietari hanno istituito una riserva per le tartarughe giganti di terra: ce ne sono moltissime e le vediamo brucare l’erba fresca, che qui cresce abbondante o riposare all’interno di pozze di fango per rinfrescarsi un po’ e per difendersi dalle mosche e da altri insetti noiosi.

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Passiamo attraverso un tunnel di lava creatosi naturalmente durante la fase di raffreddamento di un’eruzione vulcanica: la parte esterna si era già raffreddata mentre quella interna incandescente era scivolata via. Il tunnel è lungo mezzo chilometro ed è fatto interamente di lava. Ci fermiamo ad ammirare a lungo le tartarughe di terra delle Galapagos con il loro enorme carapace ed un corpo tozzo, che si muove al suo interno con estrema difficoltà.

Molti fanno delle foto mettendosi all’interno di enormi carapaci vuoti e pesanti.

Ritorniamo nel centro e passeggiamo per le sue vie, apprezziamo la chiesa dei francescani dedicata a San Francesco di Assisi.

Alle 18,00 sulla Golondrina vi è il cocktail di saluto con il comandante. Ringrazio tutto l’equipaggio a nome del gruppo ed il cassiere consegna le due buste per le mance: una per la guida ed una per l’equipaggio.

Dopo cena facciamo una passeggiata nel centro e vediamo tanti negozietti con souvenir, tutti però molto cari.

VENERDI’ 18 MARZO

PUNTA SEYMOUR ISOLA DI BALTRAS VOLO PER QUITO OTAVALO

Alle 6,00 con un approdo asciutto sbarchiamo sull’isolotto di Seymour Norte, dove vediamo una grossa colonia di fregate: i maschi con il collo rosso rigonfio corteggiano le femmine ed in questa isola pare che le fregate siano sempre in amore. Filmiamo un lungo corteggiamento di un maschio che raccoglie pezzetti di legno e fa un giro intorno alla femmina, sembra quasi dirle che intende costruire un nido per lei e quindi le salta sulla schiena.

Ci sono anche moltissime sule e qualche leone marino.

Alle 7,00 facciamo colazione ed alle 8,00 sbarchiamo e con un autobus andiamo all’aeroporto, dove ci aspetta una lunga attesa. Il volo per Quito parte alle 12,30, fa scalo a Guayaquil e dopo una

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quarantina di minuti riparte per Quito; qui all’aeroporto ci aspetta Ivan Collantes, che ci affida ad un suo nuovo autista di nome Guillermo.

In due orette arriviamo nella cittadina di Otavalo, che ci colpisce subito per la sua vivacità.

Quando cammino in camera da letto al secondo piano del nostro hotel, ho l’impressione che il pavimento traballi, non capisco il perché, penso che il pavimento non sia sicuro, ma l’hotel ha strutture solide in cemento. Il giorno dopo capirò che è l’effetto del mal di terra, una sensazione che si ha dopo essere stati in mare per lungo tempo.

Si vedono molti giovani in giro per la città, noi andiamo in un ristorantino chiamato Otavalito, dove tre suonatori suonano e cantano motivi andini.

Dopo cena diamo un’occhiata alle due piazze caratteristiche: quella del municipio e della Cattedrale con un giardino nel centro e la Plaza de Ponchos, semideserta di sera, ma con varie strutture per il mercato artigianale dell’indomani.

SABATO 19 MARZO

OTAVALO CASCATA DI PEGUCHE COTAPACHI LAGUNA DI QUICOCHA

Già alle 6,00 dalla nostra camera si sentono i vivaci rumori di molta gente che si muove e va nei tre mercati, che sono presenti nella città.

Alle 7,00 siamo già tutti in marcia per andare al mercato degli animali; la strada per arrivarci è lunga circa 500 metri ed è affollata da venditori che vendono ogni tipo di prodotto lungo il marciapiede; si supera con attenzione la strada panamericana di grande traffico e dall’altra parte già a partire dall’angolo della panamericana ammiriamo un piccolo spettacolo mai visto: un centinaio di venditori di polli, galline, conigli, maiali di diversa grandezza e molti porcellini d’India. Alcuni maialini recalcitrano, si ribellano e grugniscono in modo furioso.

Si arriva quindi ad un grande recinto, dove vi è un centinaio di mucche con il loro venditore a fianco che aspetta di trovare un compratore. C’è una grande animazione nella contrattazione.

Andiamo quindi alla Plaza de Ponchos, caratterizzata da un mercato riguardante soprattutto l’artigianato locale. Noi comperiamo delle magliette per i nipotini e per i generi con animali o

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scritte sulle Galapagos o sull’Ecuador, due sule in legno dalle zampe azzurre e un piccolo presepio anch’esso in legno.

Andiamo anche al terzo mercato, ma risulta molto simile ai nostri e non comperiamo niente.

Alle 11,30 andiamo alla cascata di Peguche, una camminata di venti minuti per vedere una bella cascata, a cui si arriva con un sentiero largo, passando per posti ispirati alla cultura Incas.

Proseguiamo per la cittadina di Cotopachi, distante soltanto una ventina di minuti; è nota anche come città della pace e gode di una grande quiete. E’ una cittadina moderna ed occidentalizzata anche per la presenza di parecchi pensionati statunitensi che sono venuti ad abitare qui perché il posto è fresco e soprattutto perché per loro è molto economico. La via principale è stata pedonalizzata ed è piena di negozi che vendono articoli fatti con il cuoio. Chella compra una borsetta rossa e pensa di aver fatto un buon acquisto.

Verso le 13,30 prendiamo la strada per la laguna di Cuicocha, che si trova all’interno di un vasto cratere vulcanico attivo con emissioni di gas. Vi è un sentiero che fa tutto il giro della laguna e dura 6 ore. Noi ne facciamo soltanto un pezzo e vediamo calendari solari dell’epoca inca. Facciamo anche un giro all’interno del lago con un motoscafo attorno a due isolotti. Vediamo dal vivo la grande quantità di uccelli che si nutrono dal lago.

La sera ritorniamo allo stesso hotel e la camera questa volta mi sembra stabile, il mio mar di terra sembra ormai sparito.

DOMENICA DELLE PALME 20 MARZO

OTAVALO ANGEL PARCO ANGEL LAGUNA DE LAS VOLADORAS QUITO

Partiamo la mattina alle 7,00 e prendiamo la panamericana verso Nord; attraversiamo prima Ibarra, il capoluogo della provincia di Imbarura e proseguiamo sempre nella direzione Nord verso la Colombia.

Entriamo nel paesino di Angel, dove ci fermiamo per una visita al centro, oggi è la festa delle Palme, la messa è appena finita , parecchie donne vendono ramoscelli o fiori.

Il paesino sembra un po’ perso all’interno delle montagne, ma la piazza è grande con un bel giardino al centro.

Proseguendo per il parco, ci fermiamo alla comunidad la Libertad perché ci sono i preparativi per la processione della Domenica delle Palme. I membri di una confraternita vestiti con una tunica bianca aprono il corteo, vi è poi il parroco con tanti chierichetti ed un piccolo coro, seguiti da uomini e donne, divisi in due file separate.

Tutta la comunidad è presente e quando il corteo arriva alla chiesa, questa diventa piena zeppa; è una processione molto sentita e molto emozionante anche per tutti noi.

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Proseguiamo il nostro viaggio per il parco Angel nella zona della laguna de las Voladeras; il nostro autobus è sottoposto a dura prova perché dobbiamo percorrere undici chilometri di strada sterrata, stretta e qualche volta anche dissestata.

Arriviamo all’interno della riserva naturale dominata dai frailehones, una pianta che assomiglia ai cactus e che da lontano può sembrare un frate.

Il panorama è sconfinato ed è dominato da questa pianta, che ha la capacità attraverso le foglie e le radici di assorbire la pioggia e l’umidità e di trasmetterla direttamente al terreno.

Alla fine della strada vi è una casa della riserva, dove ci si può riparare e mangiare. In questo posto fuori dal mondo incontriamo Marco Borgonovo, un ragazzo italiano di 29 anni, di Crema, che in bici dall’Argentina sta andando in Colombia, è molto tranquillo, si dimostra soddisfatto del suo viaggio e dice che per lui non è faticoso.

Con una mezzoretta a piedi raggiungiamo la bella laguna de las Voladeras con molte istruzioni sulla riserva lungo il sentiero. I più allenati scendono alla laguna e continuano il sentiero salendo al Mirador de los Corazones Sanos effettuando un giro circolare. Bisogna procedere con molta calma perché si supera un dislivello di 200 metri e si arriva ad una altitudine di 3.860 sul livello del mare.

Durante il nostro ritorno a Quito ci fermiamo ancora nella cittadina di Angel per mangiare uno spuntino.

Alla periferia di Ibarra il nostro autobus ha problemi al radiatore, per cui aspettiamo che Ivan ce ne mandi un altro per portarci a Quito.

Andiamo nello stesso hotel San Francisco di Quito, posto nel centro storico e ne gustiamo di nuovo lo stile coloniale e la sua atmosfera tipica con un arredamento adeguato e ricercato soprattutto nella zona del patio.

LUNEDI’ 21 MARZO

QUITO PAPALLACVTA TENA MISAHUALLI

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Alle 8,00 il nostro autista è puntuale e ci racconta di aver lavorato tre ore durante la notte per smontare, pulire e riparare il radiatore del pullman.

Prendiamo la direzione per l’Oriente, il traffico è intenso e la strada è per gran parte a tre corsie per ogni carreggiata; dai 2.850 metri di Quito si sale al passo della Virgen che si trova sui 4.000 metri e quindi si scende nella parte amazzonica che in Ecuador viene chiamata Oriente.

Quando lungo la discesa arriviamo sui tremila, ci fermiamo nella cittadina di Papallacta, piuttosto modesta, ma con le famose acque termali, poste in un ambiente straordinario.

Ci fermiamo più di due orette immergendoci in varie piscine con temperature diverse; vicino scorre un torrente un po’ impetuoso e ci si può rinfrescare in una piscina, la cui acqua gelida viene direttamente alimentata dal torrente.

Le proprietà decantate dalle terme sono infinite: servono per togliere i dolori delle ossa, per curare la prostata, le infiammazioni alla gola, i problemi di circolazione e di cuore e tanti altri ancora.

Dopo una decina di chilometri da Baeza, dobbiamo fermarci perché c’è una frana con dei grossi massi nel mezzo della strada; c’è già una ruspa grossa in parte, stava lavorando ed ha dovuto smettere perché un altro grosso masso le è quasi caduto addosso. L’autista della ruspa ha paura della caduta di nuovi massi, non riesce a valutare esattamente la pericolosità perché non si vede il fianco della montagna a causa di una fitta nebbia, così aspetta che arrivi un po’ di sole per capire quale è la effettiva pericolosità delle rocce soprastanti.

Finalmente l’autista della ruspa la mette in moto ed abilmente fa precipitare i massi lungo il dirupo laterale sottostante provocando grandi frastuoni.

Ripartiamo e possiamo ammirare lungo la nostra discesa il vasto panorama della foresta pluviale amazzonica verdeggiante e gigantesca.

Facciamo prima una breve sosta ad Archidona e quindi una più lunga a Tena, il capoluogo dell’Oriente. E’ una grande città moderna con tanti negozi e traffico alla confluenza dei fiumi Tena e Pano; si dovrebbe visitare il Parque Amazonico, ma non ne abbiamo il tempo.

Quando raggiungiamo il fiume Napo, prendiamo una strada che lo costeggia sulla riva sinistra per raggiungere il porto di Misahualli, proprio sul fiume Napo. E’ un villaggio con una grande piazza e tanti negozi ed un’area con una giostra per bambini e banchetti per i dolci.

Ceniamo presso il nostro stesso hotel mangiando la tilapia, il tipico pesce locale.

MARTEDI’ 22 MARZO

MISAHUALLI

Alle 8,00 andiamo in centro a prendere in affitto gli stivali per poter effettuare le nostre escursioni. Accompagnati dal signore che ce li ha affittati, andiamo a Pununo, un villaggetto di quattro case per

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vedere un ceibo enorme, alto un centinaio di metri, di mille anni, con una chioma gigantesca e radici con la parte sottoterra di un metro e la parte aerea di una decina di metri in orizzontale. Ci arriviamo tramite una strada e poi uno stretto sentiero; il ceibo è pieno di tante altre piante parassite che crescono sopra di lui. Facciamo una fotografia di gruppo e ci sentiamo tanto piccoli davanti a questo albero immenso.

Andiamo alla cascata las Latas e paghiamo 2 dollari per l’ingresso. Una guida con il machete ci accompagna per un percorso molto bello, per fortuna abbiamo gli stivali perché c’è molto fango; il sentiero è impegnativo anche perché bisogna guadare il rio Latas poco prima di raggiungere la cascata. Mentre la ammiriamo, vediamo un gruppo di torrentisti che scendono in corda doppia lungo la parete della cascata.

La guida ci illustra la proprietà delle varie piante che incontriamo con le loro caratteristiche medicinali e ci fa vedere il frutto del cacao, ce lo apre e ce lo fa assaggiare, la parte interna del frutto è bianca e dolciastra.

Il pomeriggio con una barca andiamo a visitare la casa di una famiglia quichwa e una signora ci accoglie in una capanna con il tetto di pagli; al suo interno c’è un fuoco acceso, il fumo rende il tetto immune dall’attacco degli insetti. La sua casa è a forma di palafitta, nella parte sottostante, tutta aperta, vi sono vari attrezzi, mentre la parte sopra è quella abitata.

La signora ci fa vedere la costruzione manuale di vasi di ceramica partendo dalla manipolazione di un blocco di argilla. Dopo il processo di essicazione, i vasi vengono colorati con coloranti naturali.

La stessa signora ci spiega inoltre la creazione della chicha, una bevanda un po’ alcolica, che una volta per farla fermentare veniva masticata dalle donne. E’ di colore bianco e sente un po’ di acido e di alcol.

Ci fa vedere inoltre la formazione di corde con la utilizzazione delle fibre contenute nei fusti di alcune piante.

Verso le 16,00 andiamo a visitare un villaggio, dove si arriva soltanto via fiume, senza un porto, ma soltanto accostandosi alla spiaggia sabbiosa.

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L’organizzazione è per turisti, assistiamo ad una seconda spiegazione della chicha e poi un gruppo di donne con un costume tipico: un corto gonnellino di fibre e due conchiglie marroni ai seni, si esibisce in una danza accompagnata da tre suonatori di cui uno con un tamburo.

Al ritorno ci fermiamo a lungo nella piazza di Misahualli per vedere lo spettacolo della colonia di scimmie che con una agilità incredibile saltano da un ramo all’altro delle varie piante. A Elvira cercano di strappare un sacchetto della frutta, mentre a Renato tolgono la bottiglietta della coca cola.

MERCOLEDI’ 23 MARZO

MISAHUALLI PUERTO BARENTILLA LIANA LODGE

Alle 8,00 partiamo per la nostra avventura finale. Per andare al Liana Lodge con l’autobus bisogna ritornare da Misahualli sulla strada principale e quindi tramite un ponte anche per mezzi pesanti seguire la sponda di destra del fiume Napo.

Dopo una ventina di chilometri, poco dopo il bivio dell’aeroporto, ora non più in funzione, la strada diventa sterrata e quindi raggiungiamo Puerto Barentilla, un piccolo punto di attracco per arrivare al Liana Lodge. Una barca grande è già pronta e riusciamo a trasportare tutti i nostri bagagli.

Il Liana Lodge rientra all’interno del progetto Selva Viva per il recupero della fauna, della flora e della cultura quichwa. Era stato fondato da una signora svizzera che aveva sposato un quichwa. Vi è una costruzione centrale tutta in legno con il tetto di paglia, i tavoli sono in legno massiccio e le panchine di legno intorno ad un camino sono ornate con i musi degli animali della foresta. Il fuoco che viene acceso tutte le sere sta all’interno di un grande contenitore con il basamento ed i bordi in legno, che non prende fuoco perché è grande e vi è molta cenere sopra di esso.

Il Liana Lodge si trova proprio sul fiume e c’è un punto panoramico dove si può stare comodamente ad ammirare le acque che scorrono lentamente.

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Le abitazioni per i turisti sono una settantina disposte in due appartamenti con il tetto di paglia per ogni capanna. Sono molto spaziose ed hanno ognuno una bella terrazza con amaca e tavolo in legno massello. Le capanne sono dislocate un po’ nella foresta e ci si arriva con sentieri ben tenuti. C’è una casetta dove ognuno può prendere un paio di stivali per fare le escursioni.

Alle 14,30 con una guida facciamo una escursione nella foresta, la nostra meta è un ceibo, la pianta enorme e secolare come quella che abbiamo visto a Pununo. La nostra giuda ci illustra con passione tutta la flora e la fauna. Ci illustra i funghi commestibili e quelli allucinogeni. Ci fa notare anche delle formiche molto piccole che Salvatore assaggia e dice che hanno il sapore del limone. Ci sono anche altre formiche intente a trasportare dall’albero pezzi di foglie ritagliate con la loro bocca che funziona un po’ da forbice. Vanno avanti ed indietro a depositare i pezzi di foglie all’interno del loro nido perché possano creare dei funghi, di cui poi potranno alimentarsi.

Troviamo dei ceibo ed altre piante che vengono utilizzate per il legno oppure per la creazione di barche. Naturalmente essendo questa una riserva, non si possono tagliare alberi se non quando ostruiscono il passaggio del sentiero.

Notiamo anche delle tubazioni che portano acqua dalla sorgente, che viene utilizzata dal Lodge.

L’escursione è piuttosto impervia, per fortuna abbiamo gli stivali, altrimenti ci infangheremmo molto.

Alla fine dell’escursione visitiamo il Centro Amazoonico, un centro di recupero di animali feriti, oppure recuperati da bracconieri o commercianti illegali; ci sono tigrilli, linci, tartarughe di acqua e di terra, dei tapiri, molti pappagalli, delle scimmie agilissime negli spostamenti grazie anche ai loro piedi e alla loro coda prensili.

Nel Centro lavorano ragazze e ragazzi volontari che provengono dall’Europa e che pagano 200 $ al mese per il vitto e l’alloggio e provvedono a preparare ed a dare il cibo agli animali chiusi nei diversi recinti; l’obiettivo è quello di renderli autonomi e dare loro la libertà.

La barca ci viene a prendere e ritorniamo in pochi minuti al Lodge.

Alle 18,00 comincia a farsi buio, nelle camere vi sono delle candele, noi preferiamo andare nel salone comune per vivere insieme il tramonto sul fiume Napo.

La sera viene servita la cena e l’atmosfera della luce fioca è molto romantica e ben si adatta alla nostra esperienza per una immersione nella natura della foresta pluviale.

La cena è a base di pollo con contorno di verdure e riso; è preceduta da una crema di spinaci ed è seguita da un dolce.

E’ anche molto bello scendere al Mirador davanti al Rio Napo proprio sotto un albero dove vivono molte scimmie piccole, che però con il buio si mettono a riposare.

Verso le 22,00 ci ritiriamo nel nostro appartamento e dopo aver spento la candela ci addormentiamo cullati dai canti e dai suoni intensi degli animali della foresta.

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GIOVEDI’ 24 MARZO

LIANA LODGE

Il mattino, dopo una abbondante colazione, partecipiamo insieme a Villiam e Gabriele ad una escursione al mirador con la guida Angel; non ci sono difficoltà, ma sudiamo parecchio per il clima umido ed afoso. L’illustrazione della flora e della fauna è sempre molto precisa ed interessante, ma non è facile ricordare tutto quello che la guida ci spiega.

Ci indica inoltre le tante piante medicinali utili a curare diverse malattie.

Dal mirador ammiriamo il panorama sul fiume Napo e sul villaggio Ahuano; la più grande costruzione moderna che si vede è la Casa del Suizo, un grosso lodge immerso nella foresta, ma con tutti i confort della società occidentale: tanta luce, musica e balli occidentali, con costi molto superiori a quelli del Liana Lodge.

Scendendo troviamo una scuola per bambini dai 5 agli 11 anni, che è un progetto di una associazione svizzera con la partecipazione del governo ecuadoriano, ci sono due insegnanti locali e tre professori svizzeri. Oggi è il giovedì santo ed i 47 bambini sono in vacanza.

I libri ed i quaderni sono posti sotto i banchi all’interno delle aule.

Il pomeriggio dal lodge attraversiamo con una barca il fiume per raggiungere l’altra sponda dove andiamo a visitare una famiglia quichwa; una signora ci accoglie al primo piano della sua capanna costruita su palafitta perché resti all’asciutto nel periodo delle piogge. La parte sottostante può essere allagata, allora bisogna pensare a proteggere gli animali.

Nel cortile vi sono dei semi di cacao esposti al sole ad essiccare e tre bambini dell’età dei 4-6 anni che autonomamente vanno da soli a fare il bagno al fiume.

La signora ci saluta in quichwa e ci fa vedere il processo di formazione della chicha, la cui fermentazione deve durare almeno cinque giorni. I Quichwa la utilizzano come bevanda normale durante tutti i pasti; se ne bevessero tre o quattro ciotole, potrebbero ubriacarsi.

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Nell’Isola di Anaconda ci sono una quarantina di famiglie che si dedicano all’agricoltura con appezzamenti di vari ettari. La nostra guida ci porta a fare un giro per vedere le coltivazioni della yuca, di cui si mangia il tubero e delle piante di cacao; in un piccolo fiumiciattolo vediamo un caimano lungo un metro con i suoi piccoli.

Vicino al fiume alcuni uomini con una sega ed una pialla stanno costruendo con assi una barca lunga una ventina di metri.

Il mattino, mentre noi salivamo al mirador, alcuni nostri amici con una guida hanno costruito una zattera con dei tronchi legandola con delle corde e sono scesi lungo il fiume in alcune parti anche con piccole rapide.

Verso sera alcuni fanno una escursione extra e vanno a vedere degli uccelli, ma di uccelli ne vedono molto pochi.

Con Salvatore andiamo a fare un’intervista al cuoco, che è molto contento ed orgoglioso del suo lavoro e ci dice che cerca di preparare piatti di cucina quichwa e ecuadoriana ed alcuni piatti di cucina internazionale. Il suo piatto forte è la tilapia, il pesce locale, preparato con una salsa a base di vino bianco ed erbe fini.

E’ l’ultima serata del nostro viaggio e la passiamo intorno al fuoco contenti di aver effettuato insieme stupende esperienze.

VENERDI’ 25 SABATO 26 MARZO

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LIANA LODGE PAPALLACTA MITAD DEL MUNDO AEROPORTO

VOLO QUITO MADRID ITALIA

La colazione è alle 7,00 e la partenza dal lodge con la barca alle 7,45 per ritornare sulla terra ferma a Puerto Barentilla, dove ritroviamo il nostro autista Guillermo.

Il viaggio di ritorno a Quito dura sei ore, durante il percorso rivediamo il fiume Napo, ripassiamo per Tena e per Archidona facendone le circonvallazioni, ci fermiamo ancora per una sosta tecnica a Baeza, dove c’è la deviazione per Lago Agrio, una città importante per i pozzi petroliferi.

Il tempo è bello e quando ripassiamo nel punto in cui vi era stata la frana, sembra tutto molto semplice; la foresta non nascosta dalla nebbia ci appare in tutta la sua imponenza; ripassiamo da Papallacta, dove avevamo fatto la straordinaria esperienza delle terme in uno scenario di foresta pluviale.

Alcuni chilometri dopo Papallacta entriamo nel paramo e rifacciamo il passo della Virgen di 4.000 metri.

Passando davanti all’aeroporto ed utilizzando una nuovissima circonvallazione, arriviamo alla Mitad del Mundo, un luogo in cui nel 1736 Charles de La Condamine aveva condotto le misurazioni che dimostravano che la linea equatoriale passava in quel punto della terra. Sulla base di quelle misurazioni venne messo a punto il sistema metrico decimale.

Al centro della Mitad del Mundo sorge un monumento trapezioidale alto una trentina di metri e sormontato da un globo di ottone. Tutti siamo interessati a scattare una fotografia a cavalcioni della linea gialla stando tra l’emisfero boreale e quello australe.

Alle 16,45 siamo puntuali a prendere il nostro bus per l’aeroporto; salutiamo e ringraziamo il nostro autista Guillermo.

All’aeroporto facciamo il check in e prendiamo tutti il volo per Madrid, qui ci salutiamo: c’è chi partirà per Roma chi per Bologna, noi per Milano.

Io e Chella dobbiamo aspettare 7 ore, ne approfittiamo per visitare la capitale spagnola: piazza Celebes, il museo del Prado dall’esterno, la centrale Plaza del Sol e la stazione ferroviaria di Atocha.

Ritornati in aeroporto prendiamo il volo per Milano Linate. Dalla stazione ferroviaria di Lambrate partiamo per Brescia, dove ritroviamo la nostra Yaris, che ci riporta a casa.

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