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CHELLA PIETROFORTE e TULLIO BONOMETTI VIAGGIO IN SENEGAL Avventure nel Mondo 30 novembre 15 dicembre 2019

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CHELLA PIETROFORTE e TULLIO BONOMETTI

VIAGGIO IN

SENEGAL

Avventure nel Mondo

30 novembre 15 dicembre 2019

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Viaggiatori: Matteo Tassan (Mestre), Roberto Betulli (Roma), Elena Mattii (Siena), Raffaella Randighieri (Piacenza), Roberto Papini (Firenze), Meri Gallo (Venezia), Debora Perugini (Torino), Giuliano Carraro (Mestre), Giuseppe Montedoro (Brescia) Tullio Bonometti (Ghedi BS), Chella Pietroforte (Ghedi BS)

1 sab 30/11 ITALIA -DAKAR2 dom 1/12 DAKAR: ISOLA DI GOREE E CITY TOUR3 lun 2/12 DAKAR- RISERVA DE BANDIA - JOAL FADIOUT - PALMARIN4 mar 3/12 PALMARIN - DELTA SINE SALOUN - TOUBAKOUTA - REPOISAIR DES OISEUX -

TOUBAKOUTA5 mer 4/12 TOUBAKOUTA - KAOLAK - TAMABCOUNDA6 gio 5/12 TAMABCOUNDA - VILLAGGIO TOMBOROKOUTO - KEDOUGOU7 ven 6/12 KEDOUGOU - VILLAGGI - IWOL – D<INDEFELLO - KEDOUGOU8 sab 7/12 KEDOUGOU - TAMBACOUNDA - KOLDA9 dom 8/12 KOLDA - ZIGUINCHOR - CAP SKIRRING

10 lun 9/12 CAP SKIRRING - DELTA DEL CASAMANCE - KARABANE - CAP SKIRRING11 mar 10/12 CAP SKIRRING - GAMBIA TRANSIT - KAOLACK12 mer 11/12 KAOLACK - TOUBA - SAINT LOUIS13 gio 12/12 SAINT LOUIS PARCO DJOUDJ LOMPOUL14 ven 13/12 LOMPOUL CAYAR LAC ROSE15 sab 14/12 LAC ROSE- DAKAR16 dom 15/12 DAKAR - ITALIA

sabato domenica 30 novembre 1° dicembre 2019 MILANO CASABLANCA DAKAR

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Alla stazione ferroviaria di Brescia ci troviamo con l'amico Giuseppe, a Milano Malpensa

incontriamo Giuliano e Matteo provenienti da Mestre. All’aeroporto di Casablanca incontriamo:

Elena da Siena, Raffaella da Piacenza e Roberto Betulli da Roma. Il gruppo si completa

all'aeroporto di Dakar con Meri da Venezia, Debora da Torino e Roberto Papini da Firenze; gli 11

viaggiatori sono pronti alla scoperta del Senegal.

L'aereo atterra alle 3,10 all'aeroporto di Dakar, aspettiamo parecchio tempo per il ritiro dei bagagli,

ma alla fine arrivano tutti; l'aeroporto è ad una cinquantina di chilometri dal centro; l'autostrada per

Dakar è perfetta, anche se si intravedono sacche di povertà.

Arriviamo all'hotel Coumbassou alle 5,30. L’appuntamento con il cambista, con il corrispondente e

con l’autista è alle 9,30; abbiamo quattro ore scarse per dormire.

Domenica 1° dicembre DAKAR

Il nipote del nostro corrispondente Malik ci cambia 600 euro a testa in F.CFA (1 € 655 F.CFA) e

paghiamo la cassa viaggi; saliamo sul pulmino ed attraversiamo la città per andare al porto.

L'impressione è di una città con tanto traffico; in fianco alla strada principale a due o tre corsie vi

sono assembramenti di persone e piccoli mercatini.

Comperiamo i biglietti per l’isola di Gorée e dopo l’attesa di un'oretta

saliamo sul traghetto, che si riempie totalmente. Il nostro autista ci indica

una guida per la visita dell'isola per il costo di 10.000 F.CFA

Ci fermiamo per il pranzo in un ristorantino nei pressi del porto, prendiamo

un menù a base di pesce o di carne, il tutto viene prepararato in poco

tempo. Gorée era la cittadina più importante del Senegal finché è stata

soppiantata da Dakar. Inoltre è stata per vari secoli la base di partenza dei

neri venduti come schiavi; visitiamo la Casa della Schiavitù: ospitava i neri,

che usciti dalla porticina di non ritorno venivano trasportati nelle Americhe

e venduti come schiavi.

Vi erano una cella più piccola ed oscura per i recalcitranti alla partenza e celle separate per i

bambini, per le donne e per gli uomini al di sotto dei 60 chili. Il 40% dei deportati moriva durante la

permanenza a Gorée oppure durante la traversata.

Gli uomini più magri venivano fatti ingrassare perché non potevano essere imbarcati se al di sotto di

un certo peso.

Facciamo un giro per tutta l'isola, un insieme intricato di stradicciole, che portano su una sommità,

in cui vi è un cannone di 7 metri con una gettata di 4 chilometri. Tutta la cittadina è piena di oggetti

di artigianato, tra cui quadri di sabbie colorate o dipinti su stoffa. In una piazzetta vi è un grande

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baobab, cerchiamo di abbracciarlo e sentiamo come delle sue vibrazioni interne. Il monumento

della schiavitù ricorda i 6.000.000 di morti avvenuti durante il viaggio di trasferimento nelle

Americhe.

I visitatori sono moltissimi, ci mettiamo in coda per prendere il traghetto di ritorno, ce la facciamo

appena appena ad imbarcarci per ritornare insieme.

A Dakar ritroviamo il nostro autista Ibrahima ed andiamo con il pulmino a vedere il mercato del

pesce di Soumbedioune proprio sulla riva del mare. Uomini e donne vendono il pesce appena

pescato, esposto su pezzi di legno di fortuna, con attorno molto disordine e sporco.

Andiamo lungo la strada della costa a vedere il monumento

della Rinascita dell'Africa inaugurato nel 2012. È una

costruzione immensa che ci ricorda i monumenti del periodo

sovietico; rappresenta un padre con in braccio il proprio

figlio che indica con un dito la speranza nel futuro.

All'interno del monumento vi è un ristorante, che viene

aperto durante le festività.Andiamo a cena in un ristorante sul mare per mangiare il pesce.

Lunedì 2 dicembre DAKAR RISERVA BANDJA PALMARIN

Attraversiamo la città per spostarci verso est, le strade sono perfette e vigilate da molti poliziotti

soprattutto agli svincoli per la presenza di un corteo presidenziale di macchine.

Passiamo davanti alla sede del governo ed alla stazione ferroviaria ben sistemata, ma la ferrovia

serve solo un breve tratto perché per il resto tutti i tronchi sono stati dismessi.

Assistiamo ad un misto di sviluppo e confusione e ci rimane l'idea che il Senegal sia un Paese in via

di sviluppo forse con un livello superiore alla media degli stati africani.

Ripassiamo davanti all'aeroporto internazionale e dopo una trentina di chilometri ci fermiamo per

visitare la riserva di Bandja. Noleggiamo un camion su cui possiamo salire tutti 11; la visita si

dimostra interessante perché si entra nella brousse, la boscaglia, dove si possono vedere gli animali

allo stato libero.

Vi sono le giraffe, che vivono per una quarantina di anni e che verso i 25

cominciano ad avere problemi di artrosi. Gli struzzi riescono a correre a 70

chilometri all’ora e sono i gli animali bipedi più veloci. Ai rinoceronti è

stato tagliato il corno per evitare il pericolo che vengano uccisi dai

contrabbandieri. Vediamo inoltre le scimmie verdi e rosse, i kudu, i bufali,

gli impala, simili a gazzelle e le zebre. Le strade sterrate interne sono

abbastanza ampie, ma, a volte, invase da rami spinosi, che bisogna stare

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attenti ad evitare per non essere strappati o feriti. Ci sono altri gruppi di visitatori, che si spostano

con le jeep. Ci fermiamo intorno ad un grosso baobab sacro per una foto ricordo

Vi è un laghetto con coccodrilli, molti sono sulla riva a prendere il sole, del tutto immobili,

sembrano fatti di plastica; sono animali a sangue freddo e tengono la bocca aperta per riscaldarsi più

rapidamente.Possono campare fino a 100 anni. L'esperienza della riserva risulta piuttosto

dispendiosa, ma comunque interessante.

Ci fermiamo lungo la strada alla Maison des Enfants, una onlus di Genova che cerca di offrire cibo,

vestiti e cure mediche ai bambini di strada, dalle cui famiglie, forse impossibilitate a mantenerli,

vengono affidati ai marabut (capi religiosi). Da questi imparano il Corano e sono obbligati ad

elemosinare quotidianamente soldi e riso. Vivono in condizioni di estrema indigenza, a piedi scalzi,

sporchi e con in mano una ciotola per raccogliere l’elemosina.

La Maison è molto povera ed anche l'impegno dei volontari è messo a dura prova in questo

ambiente difficile. Lasciamo qui la metà degli indumenti che abbiamo portato per i bambini.

Riprendiamo il nostro cammino, arriviamo all'inizio della cittadina di Fadiouth, dove troviamo la

guida Emmanuel, che ci conduce attraverso un lungo ponte di legno alla città situata su un'isola di

conchiglie. La cittadina è sorta qualche millennio fa per le tante conchiglie gettate dagli abitanti;

tutte le strade sono coperte da conchiglie e, quando si cammina, si sente lo scricchiolio sotto i piedi,

anche nei mattoni delle case si vedono delle conchiglie.

Nel villaggio vi sono molti maiali grandi e piccoli. Il 90% della popolazione è cristiana, il 10%

mussulmana. Vi sono moltissimi negozietti che vendono prodotti dell’artigianato locale.

Arriviamo al cimitero misto di musulmani e cristiani; sulle tombe cristiane domina una croce e tra

quelle musulmane una mezza luna.

Ritorniamo al pulmino con una piroga che avanza con la spinta di un bastone perché l’acqua è alta

soltanto una quarantina di centimetri.

Ci fermiamo poi ad ammirare il più grande baobab di tutto il Senegal, ha una circonferenza di ben

32 metri, toccandolo con la mano sinistra dicono che porti fortuna. All’interno vi è una grande

cavità, noi abbiamo qualche timore ad entrarvi. Intorno vi sono tanti negozietti ed i venditori sono

molto insistenti.

Pernottiamo all’Ecolodge di Palmarin, una struttura sul mare con tanti bungalow ed una piscina

centrale, dove facciamo una nuotata.

La cena comprende una pasta da condire con una salsa alla bolognese e pezzi di pesce impanati.

Martedì 3 dicembre PALMARIN DELTA SINE SALOUN TOUBACOUTA

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Alle 8 della mattina partiamo per il porto di Djiffer per prendere una piroga a motore. Il porto è

molto trafficato e pieni di asinelli, che servono per il trasporto delle merci e soprattutto del sale.

C'è una grande confusione mescolata ad una altrettanto grande sporcizia. Il delta del fiume Saloum

è molto ampio e noi dedichiamo tutta la giornata per attraversarlo. Sono ampie distese di acqua,

sulle cui rive crescono le mangrovie; ci addentriamo anche nei bolong, i canali più piccoli, dove la

nostra barca passa appena appena; intravediamo qualche delfino che volteggia davanti a noi.

Dopo qualche ora di navigazione arriviamo all'isoletta di Diogane, dove tra l’altro visitiamo la

scuola, entriamo in due aule, una con circa 100 alunni, con due lavagne su due pareti diverse per

due programmazioni separate. Quando entriamo, i bambini si alzano in piedi, cantano due canzoni,

tra cui l’inno nazionale, ammiriamo il loro grande entusiasmo.

Dopo un'oretta di navigazione sbarchiamo su un'isola e i nostri accompagnatori preparano il pranzo

facendo arrostire del pesce. Mangiamo seduti su una stuoia in un posto completamente fuori dal

mondo.

Nel pomeriggio facciamo ancora due ore di navigazione ed arriviamo al porticciolo della cittadina

di Toubacouta. Dopo aver deposto le nostre valigie in hotel, ritorniamo al porticciolo per andare a

vedere il baobab sacro perché vi era stato sepolto un griot, un poeta e cantore che svolge il ruolo di

conservare la tradizione orale degli avi.

Sempre in barca raggiungiamo il Riposario degli Uccelli, un’esperienza molto bella ed

emozionante: migliaia e migliaia di aironi, garzette e cormorani arrivano da tutte le direzioni e si

posano su questo isolotto pieno di alberi e di mangrovie per passare la notte in un posto

completamente sperduto.

La sera ceniamo all’interno dall’hotel Djosfal.

Mercoledì 4 dicembre TOUBACOUTA TAMBACOUNDA

Partiamo alle 8, dobbiamo percorrere quasi 300 chilometri, attraversiamo la città di Kaolak con un

grande traffico di camion che vanno verso il Malì.

Stando sul pulmino cerco di filmare la vita della città, ma alcuni uomini si avvicinano con un

atteggiamento minaccioso perché non vogliono che io filmi; chiudo il finestrino e mi scuso

ripetutamente, continuano per un po' a minacciare, poi se ne vanno. Non avrei proprio pensato di

aver avuto un atteggiamento offensivo. Comunque per

fortuna non è successo niente.

Ci fermiamo in un villaggio indicatoci dal nostro autista

Ibrahima, è un insieme di una decina di capanne,

circondate da una siepe formata da arbusti. Ci sono solo

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bambini e donne, una ci invita a vedere le loro case, vi è una tendina che fa da porta, all'interno vi

sono un letto matrimoniale, una specie di amaca per bambini piccoli ed in un angolo un mucchio di

vestiti tutti ammassati senza alcun ordine. Ogni donna è fiera di farci vedere la propria casa, il

cortile è tutto sterrato con vari oggetti in uso o abbandonati. Vi è anche un mortaio per pestare il

sale. I bambini prendono confidenza e ci mettiamo a ballare con loro, si crea una bella atmosfera; in

accordo con il nostro autista doniamo due sacchetti di vestiti.

Ci fermiamo ancora lungo la strada per entrare nel mercato di un villaggio, la merce è posta su

banchi un po' rudimentali. Tra l'altro vi sono molte stoffe. Meri, che è un’abile sarta, ne compra

alcuni metri.

Ci colpiscono dei saponi a forma di palla ed il detersivo venduto in piccoli sacchetti. Roberto

compra il burro di carità, una crema per la pelle e da grande simpaticone, si mette a scherzare con le

venditrici permettendomi di fare delle buone riprese.

Fa molto caldo, la breve camminata sotto il sole risulta impegnativa, ma sono solo 200 metri e

ritroviamo presto il nostro pulmino all'ombra di un grosso baobab.

Ci fermiamo all'ingresso della città di Tambacounda, nell'area di servizio di un grosso distributore,

dove c’è ombra e si può mangiare in un fast food.

Dopo aver controllato le stanze ed il costo, alloggiamo all'hotel Niji.

Il pomeriggio andiamo al mercato, abbiamo parecchio tempo e lo giriamo in lungo ed in largo non

trascurando nessuna bancarella; tutte sono un po' decrepite, alcune sono vuote. Si vendono articoli

per la casa, tra cui molte fornacette. Ci sono anche gli alimentari con molta frutta e verdura.

La sera preferiamo cenare in hotel perché risulta più sicuro sotto l'aspetto igienico. Il piatto

principale è a base di tilapia con piselli.

Giovedì 5 dicembre TAMBACOUNDA MAKÒ KEDOUGOU

Partiamo sempre alle 8 del mattino, al bivio prendiamo la strada per Kedougou, distante poco meno

di 200 chilometri. La strada è tutta nuova e non ci sono problemi di polvere perché da qualche mese

è stata tutta asfaltata.

La strada conduce in Mali ed è piena di grossi camion carichi fino a 100 tonnellate. I camionisti del

Mali sono indisciplinati e fanno sorpassi azzardati in curva senza alcuna visibilità. Arriviamo al

fiume Gambia che segna il confine tra le province di Tambacounda e Kedougou. Le macchine

private sono pochissime, la maggioranza dei veicoli sono camion.

Ci fermiamo per una sosta all’ingresso del parco Niokolo Koba, ma non è visitabile in quanto l'erba

è cresciuta troppo e sarebbe difficile individuare gli animali, per questo la visita al parco non è stata

inserita nel nostro programma.

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Nella cittadina di Makò attraversiamo a piedi il ponte sul fiume Gambia anche per filmare le donne

che sono andate a lavare i panni sulle sue rive; quando ritornano, trasportano il cesto dei vestiti

lavati sulla testa, stando ben diritte ed in perfetto equilibrio.

Cerchiamo un bel posto per la pausa del pranzo lungo un’ansa del fiume, dove si spera di poter

vedere gli ippopotami. I tempi di attesa del pranzo sono di due ore, dobbiamo adattarci, staremo più

attenti la prossima volta facendo la prenotazione molto tempo prima.

Arriviamo nel centro della città di Kedougou, dove facciamo gli acquisti di alimentari per il pranzo

al sacco di domani quando andremo in un villaggio bedik e alla cascata di Dindefelo. Al mercato

con il nostro autista comperiamo gli oggetti da portare in dono nel villaggio bedik: biscotti per

bambini, sapone per le donne e dei frutti chiamati cola.

Nella zona centrale della città attraverso grandi campi e strade sterrate con buche arriviamo all'hotel

Cocotiers; al suo interno, insieme ad un po' di disordine, vi è, come in tutti gli altri hotel, una

piscina. Facciamo una nuotata e ci fermiamo un po' a riposare.

Prenotiamo la cena a base di pesce, carne o pollo con un contorno di patatine, di fagioli o verdure

crude.

Ci servono con ritardo nonostante siano stati concordati bene menù e orario.

Venerdì 6 dicembre KEDOUGOU IWOL (VILLAGGIO BEDIK) CASCATE DI

DINDEFELO

Prendiamo due fuoristrada ed andiamo nella zona di Ebin, dove con una guida locale ci

incamminiamo per una mulattiera di montagna che poi diventa sentiero. Il dislivello è appena di 300

metri e non abbiamo alcun problema a superarlo. Siamo all'interno di un bosco, il sentiero è sempre

chiaro, ogni tanto troviamo delle donne bedik, che vendono oggetti intagliati in legno. Arriviamo a

Iwol, il più importante villaggio bedik, fondato

ancora nel 1200 da un gruppo che era scappato dal

Mali perché vi era una guerra ed è sempre riuscito a

mantenere intatte la sua lingua e le sue tradizioni. Il

villaggio si sviluppa attorno all’ombra di un grande

baobab. Vediamo solo donne, gli uomini sono nei

campi, impegnati nelle coltivazioni di mais, di miglio, di arachidi e di riso.

I bambini sono a scuola ed il villaggio sembra un po' disabitato. La povertà è estrema, le capanne di

forma circolare con un diametro di tre metri circa hanno il tetto di paglia e la struttura in legno

ricoperta da argilla. L'acqua potabile viene trasportata a spalle dalla città, alla quale si è collegati

solo da sentieri.

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La nostra guida distribuisce i saponi che abbiamo comprato ieri a tutte le donne che incontriamo nel

villaggio, le più anziane hanno un bastoncino infilato tra le due narici. Una di 80 anni vuole

venderci dei prodotti di artigianato.

Scendiamo dall'altopiano per lo stesso sentiero e con una lunga e disagevole pista arriviamo a

Dindefelo, un comune formato da tanti villaggi, che ha tentato tramite una Ong uno sviluppo

economico con la creazione di una riserva. La pista è piena di polvere e di buche e risulta

abbastanza faticosa perché i nostri fuoristrada non sono molto molleggiati.

Lungo il sentiero che porta alla cascata, gruppi di donne con bambini e ragazzi lavano i panni nel

torrente e poi li stendono ad asciugare sui rami delle piante.

La cascata è alta circa 100 metri, scende lungo una parete ripida, alla cui base forma un laghetto, nel

quale qualcuno tra noi fa una nuotatina, l'acqua è fresca e la guida ci dice che forse l'anno prossimo

non vi sarà più acqua e la cascata sparirà per la scarsità delle piogge.

La strada del ritorno si dimostra lunga, la frizione di un fuori strada non funziona bene ed arriviamo

a Kedougou con il buio; lungo la pista prima e la strada dopo vi sono pedoni e ciclisti pericolosi

perché sono senza illuminazione.

All’arrivo in hotel mi sento un dolore al collo, dovuto sia alle buche del fondo stradale sia all'aria

che mi colpiva dai finestrini della jeep, che non si chiudevano.

Questa volta facendo delle ordinazioni precise, riusciamo a mangiare quello che abbiamo richiesto

senza errori. Paghiamo il conto per il pernottamento sui 18 € a testa per notte.

Sabato 7 dicembre KEDOUGOU KOLDA

Ho passato la notte con un forte torcicollo, che mi ha impedito di riposare, il mattino prendo un

Aulin sperando che tutto si risolva presto e bene.

Ripartiamo per la lunga tappa di trasferimento di oggi di circa 450 chilometri. Rivediamo sempre i

moltissimi e pesantissimi camion che partono dal porto di Dakar per arrivare nel Mali.

Ad un posto di blocco della polizia ci viene chiesto di dare un passaggio fino a Tambacounda ad un

ragazzo, noi accettiamo.

A Tamacounda ci fermiamo ancora allo stesso distributore, dove vi è un piccolo supermercato, un

bagno pulito ed il posto per mangiare all'aperto.

Sulla strada per Kolda veniamo fermati ad un posto di blocco ed un poliziotto trattiene la patente di

guida del nostro autista per parecchio tempo, sostenendo che c'è qualcosa che non va bene; non

possiamo fare altro che aspettare fino a quando gli riconsegna il documento per poter ripartire.

Passiamo vicino ai confini della Guinea, della Guinea Bissau e del Gambia.

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Arriviamo ad un mercato settimanale ad una trentina di chilometri prima di Kolda. È un mercato

molto vario e noi siamo gli unici turisti, bisogna essere molto prudenti nello scattare le fotografie

perché non sono gradite e la gente può reagire in modo pesante.

Meri è sempre interessata all’acquisto di tessuti per creare tovaglie o interni di borse.

Verso sera arriviamo al relais di Kolda, un ottimo hotel con piscina.

La sera viene ordinato un menù a base di pesce.

Domenica 8 dicembre KOLDA ZIGUINCHOR CAP SKIRRING

Anche oggi ci sono parecchi chilometri da fare; passiamo vicino al confine della Guinea e della

Guinea Bissau ed entriamo nella Casamance, una regione di confine, che nei decenni precedenti ha

visto tentativi di ribellione contro il governo, sostenuti dal Gambia.

Ci fermiamo in un villaggio per assistere ad una messa per un pellegrinaggio di varie organizzazioni

cattoliche nella cittadina di Temento. La messa è già incominciata ed è molto lunga, noi assistiamo

per due ore, fino allo scambio della pace ed alla Comunione. Sono presenti le autorità civili e

militari e, come tutte le messe africane, è ravvivata da un coro sostenuto da un gruppo di suonatori

di tamburi.

Sette preti concelebrano la messa in francese, ma nella predica viene usato anche lo wolof, il

predicatore fa battute che fanno sorridere i fedeli. La messa è molto partecipata ed anche noi ci

fermiamo per partecipare a questo clima religioso e gioioso nello stesso tempo.

La Casamance si dimostra più verde del resto del Senegal, ci fermiamo nel capoluogo Ziguinchor e,

dopo la sosta del pranzo, entriamo nel mercato artigianale, i vari artigiani lavorano il legno in modo

un po' rudimentale in una struttura degradata e povera; ci siamo soltanto noi.

Poco prima di Cap Skirring, visitiamo in una grande

capanna chiamata impluvium, all'interno di una specie di

cortile vi sono 5 stanze per permettere ai figli di poter

vivere con le proprie mogli ed avere una certa privacy. Il

tetto è a forma di imbuto in modo da convogliare la pioggia

all'interno di una piccola cisterna, che è al centro del

cortile.

Passiamo un quarto d'ora con una trentina di bambini accorsi per la nostra presenza.

A Cap Skirring andiamo a pernottare presso hotel Paradise, posto proprio sul mare. La cittadina è

molto turistica e piena di vita e noi andiamo a cenare in centro.

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Lunedì 9 dicembre CAP SKIRRING DELTA CASAMANCE: ORONG ELINKINE

CARABANE

Oggi una parte del gruppo si dedica ad una escursione sul delta del Casamance, partiamo alle 9 dal

porticciolo posto a qualche chilometro e dopo una mezz'ora siamo ad Orong, le donne del villaggio

vendono quaderni e penne ai turisti perché le offrino alla scuola, noi siamo titubanti perché i prezzi

ci sembrano piuttosto alti ed in alternativa offriremmo una somma di denaro; ma la nostra guida ci

convince che è meglio offrire quaderni piuttosto che dare soldi al maestro, che potrebbe metterli

nelle sue tasche.

La visita alla scuola è molto interessante, un maestro ha una trentina di alunni e, mentre questi

silenziosamente, scrivono e leggono, egli ci illustra la situazione della scuola e risponde alle nostre

domande. Gli alunni appaiono diligenti e responsabili. Per la scuola primaria i ragazzi restano

sull'isola, ma poi vanno a Cap Skirring ospiti di qualche parente e ritornano a casa durante le

vacanze.

Andiamo in un campo, dove una donna raccoglie il riso,

stacca il gambo e crea piccoli mazzetti che verranno portati a

casa ad essiccare, per poi essere battuti per dividere i

chicchi dalla piantina.

Con la piroga andiamo all'isola di Elinkine, dove

essiccano le razze al sole per poi insaccarle in robusti sacchi

da spedire con i camion in Ghana con un lungo viaggio di

qualche settimana.

Andiamo quindi all’isola di Carabane, il cui porto è ancora in funzione, ogni giorno arriva un

traghetto che parte da Ziguinchor e prosegue per Dakar impiegando un'intera notte. In questo porto

venivano caricati gli schiavi per Gorée, per poi essere venduti nelle Americhe.

L'ospedale ed il reparto della maternità sono aperti, ma non vi è nessuno.

Andiamo a visitare il cimitero, dove è sepolto un capitano francese ucciso da uno schiavo al tempo

della tratta dei neri.

Durante la navigazione sul delta, tra una fitta vegetazione di mangrovie, il piroghiere ci dice che

delle mangrovie non si butta via niente: le foglie tritate servono per assaporare le pietanze, il legno

per bruciare.

Il pomeriggio facciamo una passeggiata sulla spiaggia con il mare un po' mosso, alcuni suonano il

tamburo, altri danzano in modo vorticoso.

Martedì 10 dicembre CAP SKIRRING GAMBIA KAOLAK

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Partiamo sempre alle 8,00, diamo un passaggio alla figlia del nostro campeggiatore ed arriviamo a

Ziguinchor, dove la sporcizia e la confusione regnano sovrane.

Raggiungiamo la frontiera con il Gambia, che si dimostra ancora più povero. Il Gambia è uno stato

anglofono, molto piccolo di due milioni di abitanti. È completamente circondato dallo stato del

Senegal e, quando il Senegal decide di chiudere le frontiere ed anche le vie di terra e di aria, il

Gambia è costretto a cedere. In Gambia non facciamo nessuna sosta, ma solo un rapido transito.

Per il rientro in Senegal bisogna ripresentare i passaporti facendo una coda piuttosto lunga. Per

trovare un posto dove mangiare, arriviamo fino a Kaolak, dove possiamo trovare piatti locali e

panini pronti.

La città è molto grande e noi, dopo aver deposto i nostri bagagli al relais di Kaolak, andiamo a

visitare il suo grande mercato. Dedichiamo alla sua visita 2 ore e non riusciamo a vederlo tutto. E’

difficile fotografare perché molti non vogliono essere ripresi.

Ritorniamo a piedi al relais de Kaolak, dove siamo alloggiati.

Mercoledì 11 dicembre KAOLAK TOUBA SAINT LOUIS

Partiamo dal nostro relais ed andiamo in direzione ovest, arriviamo a Touba, la seconda città del

Senegal, di quasi 2.000.000 di abitanti con la più grande moschea di tutto il Senegal e di tutta

l’Africa insieme alla moschea di Casablanca.

La città si presenta caotica, disordinata e molto estesa; arriviamo alla moschea veramente enorme.

Ci sono 4 minareti alti 66 metri ed un altro di 87. La moschea, la cui costruzione è stata finanziata

dell’Arabia Saudita, inaugurata nel 1963, ospita la tomba del fondatore della confraternita, che i

fedeli vengono a toccare per purificarsi.

Prendiamo una guida che ci illustra con passione la storia

della moschea, i nomi dei vari califfi e le fasi dei vari

ampliamenti. Per accedervi le donne devono avere le

braccia e la testa coperte, non sono sufficienti i pantaloni

lunghi, vogliono che indossino un pareo, che danno anche

gratuitamente. Invece agli uomini sono richiesti i pantaloni

lunghi. Il venerdì per la preghiera vi sono normalmente

10.000 fedeli che assistono in ogni parte della moschea. La

preghiera dell’iman viene sentita tramite potenti

altoparlanti. Ormai i muezzin non devono più salire sui

minareti per gli inviti alla preghiera, perché sono stati

sostituiti da voci registrate.

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Prendiamo una lunga strada per arrivare a Saint Louis, un'importante città verso la Mauritania.

Durante una lunga attesa per riparare la frizione del nostro bus visitiamo una scuola materna,

elementare e di cucito. La direttrice ci regala una bella tovaglia.

Nella parte centrale situata su un'isola prendiamo un calesse per poterla visitare in modo sicuro. Ci

rendiamo conto subito del problema dei ragazzi e dei bambini, che non hanno né una casa, né una

famiglia, vivono di espedienti e di accattonaggio e dormono per strada.

Nel quartiere dei pescatori vi è un ammasso di

persone e soprattutto di bambini e capre. Arriviamo al

porto dove in grande confusione stazionano camion

frigoriferi per prendere il pesce.

L'albergo Diamarek è situato sulla lingua di Barbaria in

una bella posizione su una costa tenuta ben pulita. È un

villaggio turistico con gli stessi standard degli altri, in cui

abbiamo pernottato.

La sera il nostro pulmino ha ancora problemi alla frizione, per cui per il ritorno in hotel dalla cena

in centro, dobbiamo prendere dei taxi.

Domani l'agenzia dovrà prendere in affitto un altro bus, mentre il nostro dovrà essere riparato.

Domani si vedrà. La mancanza di un mezzo efficiente ha influito sulla nostra scelta di non

raggiungere Podor a causa della distanza.

Giovedì 12 dicembre SAINT LOUIS PARCO DJOUDJ LOMPOUL

Alle 9,00 un altro pulmino noleggiato dall'agenzia ci viene a prendere e ci porta al parco di Djoudj

distante poco più di 100 chilometri, gli ultimi 40 sono su strade sterrate all’interno del parco.

Prendiamo una piroga e ci inoltriamo per vari chilometri nel

delta del fiume Senegal. Quello che ci sorprende

maggiormente è una colonia costituita da una decina di

migliaia di pellicani, che si ferma su un’isoletta per la

riproduzione; normalmente vengono deposte due uova. I

genitori devono difendere i loro piccoli da varani e da aquile pescatrici e li nutrono rigurgitando nel

loro becco il cibo ingerito prima. Mangiano due chili di pesce al giorno, pesano una decina di chili.

Il volo, che i pellicani in stormo fanno ad ali spiegate radenti all'acqua, è spettacolare. Ci sono altri

uccelli come l’aquila del mare, i cormorani, gli aironi, le garzette ed i coccodrilli.

Ritorniamo verso Saint Louis e vediamo sempre una grande quantità di immondizie sparse un po'

dappertutto e tranquillamente il nostro nuovo autista getta i sacchetti fuori dal finestrino.

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Verso sera arriviamo al villaggio Lompoul, dove un camion per passeggeri con quattro ruote

motrici ci viene a prendere e ci porta nel campeggio attraverso una pista sabbiosa impossibile per i

veicoli normali. Arriviamo in un una zona boschiva su dune ondulate di sabbia, in cui ci sembra di

essere nel deserto.

Il campeggio è proprio ben sistemato, siamo alloggiati in tende ampie e confortevoli, ognuna delle

quali ha un proprio bagno a cielo aperto dalle pareti di rami e frasche. La sera, dopo aver cenato in

una grande tenda, viene acceso un fuoco sulla sabbia, i lavoratori del campeggio suonano dei

tamburi e ballano.

Vi è la luna piena, che vanifica la luce delle lanterne e delle nostre torce; tutto intorno tace e il

posto risulta molto suggestivo.

Venerdì 13 dicembre LOMPOUL CAYAR LAGO ROSA

Sempre con lo stesso camion ritorniamo nel villaggio attraverso la pista, ritroviamo il nostro autista

Ibrahima con un nuovo mezzo che è andato a prendere a Dakar, certo con un impegno piuttosto

faticoso.

Dopo una settantina di chilometri arriviamo nel porto di Cayar, dove con una guida locale ci

aggiriamo tra grandi banconi, su cui è steso il pesce

ad essiccare al sole.

Moltissime barche partono per la pesca e ritornano con le

stive piene di pesce. Il paese è molto popolato perché

l’attività della pesca è redditizia e fornisce molto

lavoro agli abitanti della zona e di altri Paesi più lontani. Anche qui vediamo molti bambini che

giocano gioiosi sulla spiaggia, pur non avendo una casa dove dormire e un pasto assicurato.

C'è anche un cantiere immerso in tanto disordine dove si costruiscono barche nuove dal valore di

2.000 €. Un pittore le dipinge ponendo anche il numero della targa e della città di immatricolazione.

Le barche più grosse sono in secca e devono aspettare l'alta marea per poter ripartire.

Proseguiamo il nostro viaggio ed arriviamo al lago Rosa, molto caratteristico per la sua colorazione

e molto importante per la estrazione di grandi quantità di sale.

Il nostro hotel è Chez Salim, con due piscine, un insieme di bungalow ed un ristorante.

Facciamo un giretto sul bordo del lago passando davanti ad una serie di negozietti per turisti; ci

fermiamo a parlare con la proprietaria di uno di essi, è stata in Italia, parla un po' italiano, ci

racconta di lei: è divorziata, ha quattro figli e deve lavorare molto per dar loro da mangiare e

mandarli a scuola. La intervistiamo, lei si sente gratificata per essere stata ascoltata ed apprezzata, si

commuove e ci regala due collane che ci pone al collo e ci saluta con un abbraccio.

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Per poter fare un bagno nell’acqua bassa salata, è opportuno prendere una barca, andare in mezzo al

lago ed immergersi proteggendo gli occhi ed eventuali ferite dall’effetto erosivo del sale.

Passiamo la serata nuotando in piscina e con una cena a buffet.

Sabato 14 domenica 15 dicembre LAGO ROSA DAKAR AEROPORTO

CASABLANCA MILANO

Alle 8,30 con un camion con le quattro ruote motrici andiamo a fare una passeggiata un

po’rocambolesca sulle dune e sulla spiaggia pensando di essere un po' sulle montagne russe a

Gardaland, dobbiamo stare bene attaccati perché il camioncino ci sballottola da ogni parte.

Arriviamo al vicino villaggio di etnia peul, molto

povero, con case costruite con bastoni e frasche,

qualcuna è fatta con mattoni di cemento.

Le piante sono pochissime, c'è tutta sabbia e

sembra difficile viverci, ma c'è molta vita e sono

stati costruiti quattro pozzi; i bambini sono tanti;

ci accoglie il capo del villaggio, che ci fa vedere la

sua casa con due stanze per le due mogli, in ciascuna c’è solo un materasso

Nel lago alcuni lavoratori con un bastone rompono il sale, lo raccolgono dal fondo e riempiono una

barca. Per evitare bruciature sulla pelle, dovute

all’acqua salata molto corrosiva, si ungono

con il burro di carità. Nel pomeriggio arrivano le

donne con le bacinelle per il trasporto del sale dalla

barca alla terraferma. Ogni 10 bacinelle

trasportate, una viene data alla donna che le

trasporta, come ricompensa.

Ripartiamo dal lago Rosa per il centro di Dakar. Prima ci fermiamo nella zona di Malika a lasciare

Elena e Raffaella che faranno una estensione della vacanza di 4 giorni. La strada per il centro è

trafficatissima ed impieghiamo un'ora per una decina di chilometri.

Il nostro autista ci lascia proprio davanti al museo Monod, che risulta composto da sole due sale e

contiene oggetti delle culture popolari del Senegal e degli altri stati vicini. In particolare ci sono

maschere cerimoniali.

Dedichiamo poi il nostro tempo ad un mercato per comperare gli ultimi oggetti da portare in Italia.

Alcuni negozianti sono molto insistenti e chiedono il prezzo della merce maggiorato di 3 o 4 volte,

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le contrattazioni diventano estenuanti, per cui non comperiamo niente perché ci sentiamo assillati e

poco sicuri. Quindi facciamo acquisti in un negozio a prezzo fisso.

Ritorniamo a Malika per l'ultima cena del gruppo. Ci si saluta, si parte per l'aeroporto e si ritorna in

Italia via Casablanca.

A Milano ci aspetta uno sciopero dei treni, ma con qualche difficoltà riusciamo finalmente a tornare

a casa prima di mezzanotte.