Hegel-Scienza Della Logica

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Hegel: Enciclopedia delle Scienze Filosofiche (schema riassuntivo) Parte Prima: SCIENZA DELLA LOGICA (= Scienza dell’Idea in sé) La Logica è la scienza dell’idea pura, cioè dell’Idea nell’elemento astratto del pensiero. È l’insieme di tutte le determinazioni del pensiero, di tutti i “concetti” o “categorie”, che costituiscono, al tempo stesso, altrettante determinazioni della realtà, in quanto pensiero ed essere coincidono. Quindi la logica (= studio del pensiero) e la metafisica (= studio dell’essere) sono, per Hegel, la stessa cosa. 1. Dottrina dell’ESSERE : è la logica dell’immediatezza, in cui l’oggetto è colto nelle sue caratteristiche immediate senza far intervenire la struttura soggettiva. Si parte dall’essere, che è il concetto più povero ed astratto, e si procede cercando di dare delle determinazioni sempre più precise di questo concetto. A. QUALITÀ: è la determinazione indeterminata , cioè la determinazione concettuale più immediata e generica. Infatti, quando pensiamo una cosa, la cogliamo immediatamente e prima di tutto come un “quale”. a) Essere: Il concetto di essere è l’inizio della Logica. Qui si svolge la prima triade dialettica del sistema di Hegel: a) Essere: l’essere è il concetto più vuoto e astratto, assolutamente indeterminato, privo di ogni possibile contenuto. Ma il concetto di un puro essere, privo di qualsiasi caratteristica, in realtà, non è niente. Quindi il concetto di essere si ribalta nel concetto del b) Nulla: ma il nulla, in quanto appunto è nulla, è identico al concetto di essere. Per superare l’antitesi tra i due concetti (essere – nulla), il pensiero deve trovare un concetto che li ricomprenda entrambi su un piano più elevato, un concetto che costituisca cioè la sintesi di essere e nulla. Questo concetto è il c) Divenire: il divenire è l’unità di essere e nulla in quanto “divenire”, “mutare”, significa contemporaneamente essere e non essere (ciò che diviene, infatti, è sempre se stesso ma non è più ciò che era prima). b) Essere determinato: il divenire sfocia nell’essere determinato. L’essere determinato è l’essere con un determinato carattere ; non si tratta più del puro essere astratto ma dell’essere che ha una qualità che lo determina, dell’essere che è un qualcosa . (l’essere determinato è il risultato del divenire in quanto rappresenta in modo concreto l’unità di essere e non essere: ogni essere determinato infatti è qualcosa e non è qualcos’altro). c) Essere per sé: l’essere determinato, il “qualcosa”, si specifica ulteriormente come essere per sé stante, cioè come essere che è un’unità con se stesso , come essere concepito come un Uno (infatti ogni qualcosa è innanzitutto una cosa, un’unità). Da qui si passa alla B. QUANTITÀ: è la determinazione indifferente , in cui cioè la qualità dell’essere viene negata e considerata come indifferente. Infatti, avendo concepito l’essere come un’unità, come un Uno, la sua qualità (cioè la caratteristica che lo determinava) ha perso d’importanza; ciò che conta ora è che l’essere è appunto un Uno, cioè un numero, ovvero un essere che ha una determinata quantità. Ma, a sua volta, anche la quantità viene superata dalla C. MISURA: è la quantità della qualità , cioè la sintesi dei due momenti precedenti. Un essere che è misurabile, infatti, è quello in cui la sua qualità e la sua quantità sono in stretto rapporto, ovvero si determinano reciprocamente: al variare dell’una corrisponde un variare dell’altra (ad es. l’acqua, sottomessa ad un certo grado di riscaldamento [quindi a una certa variazione di quantità] mantiene la qualità di essere liquida, ma, se la quantità di calore supera un certo limite, cambia anche la qualità dell’acqua, che si trasforma in vapore). La misura è quindi quella “regola” (cioè quel “rapporto” qualità-quantità) che permette di stabilire entro quali limiti un essere può mutare la sua quantità senza che sia alterata la sua qualità. Ma anche il concetto di misura si rivela inadeguato perché viene superato dal concetto dello smisurato (quale qualità corrisponderà ad una quantità che tende all’infinito?). Con questo concetto si attua il Passaggio alla dottrina dell’Essenza : l’essere, l’oggetto, non può essere colto nelle sue caratteristiche immediate (la qualità, la quantità, la misura si sono rivelati infatti tutti concetti insoddisfacenti). Quindi l’Essere, che è immediatezza, si supera e trapassa nell’Essenza, che è il fondamento, la verità dell’Essere.

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Hegel: Enciclopedia delle Scienze Filosofiche (schema riassuntivo)

Parte Prima: SCIENZA DELLA LOGICA (= Scienza dell’Idea in sé)

La Logica è la scienza dell’idea pura, cioè dell’Idea nell’elemento astratto del pensiero. È l’insieme di tutte le determinazioni del pensiero, di tutti i “concetti” o “categorie”, che costituiscono, al tempo stesso, altrettante

determinazioni della realtà, in quanto pensiero ed essere coincidono. Quindi la logica (= studio del pensiero) e la metafisica (= studio dell’essere) sono, per Hegel, la stessa cosa.

1. Dottrina dell’ESSERE: è la logica dell’immediatezza, in cui l’oggetto è colto nelle sue caratteristiche

immediate senza far intervenire la struttura soggettiva. Si parte dall’essere, che è il concetto più povero ed astratto, e si procede cercando di dare delle determinazioni sempre più precise di questo concetto.

A. QUALITÀ: è la determinazione indeterminata, cioè la determinazione concettuale più immediata e generica. Infatti, quando pensiamo una cosa, la cogliamo immediatamente e prima di tutto come un “quale”.

a) Essere: Il concetto di essere è l’inizio della Logica. Qui si svolge la prima triade dialettica del sistema di Hegel:

a) Essere: l’essere è il concetto più vuoto e astratto, assolutamente indeterminato, privo di ogni possibile contenuto. Ma il concetto di un puro essere, privo di qualsiasi caratteristica, in realtà, non è niente. Quindi il concetto di essere si ribalta nel concetto del

b) Nulla: ma il nulla, in quanto appunto è nulla, è identico al concetto di essere. Per superare l’antitesi tra i due concetti (essere – nulla), il pensiero deve trovare un concetto che li ricomprenda entrambi su un piano più elevato, un concetto che costituisca cioè la sintesi di essere e nulla. Questo concetto è il

c) Divenire: il divenire è l’unità di essere e nulla in quanto “divenire”, “mutare”, significa contemporaneamente essere e non essere (ciò che diviene, infatti, è sempre se stesso ma non è più ciò che era prima).

b) Essere determinato: il divenire sfocia nell’essere determinato. L’essere determinato è l’essere con un determinato carattere; non si tratta più del puro essere astratto ma dell’essere che ha una qualità che lo determina, dell’essere che è un qualcosa. (l’essere determinato è il risultato del divenire in quanto rappresenta in modo concreto l’unità di essere e non essere: ogni essere determinato infatti è qualcosa e non è qualcos’altro).

c) Essere per sé: l’essere determinato, il “qualcosa”, si specifica ulteriormente come essere per sé stante, cioè come essere che è un’unità con se stesso, come essere concepito come un Uno (infatti ogni qualcosa è innanzitutto una cosa, un’unità). Da qui si passa alla

B. QUANTITÀ: è la determinazione indifferente, in cui cioè la qualità dell’essere viene negata e

considerata come indifferente. Infatti, avendo concepito l’essere come un’unità, come un Uno, la sua qualità (cioè la caratteristica che lo determinava) ha perso d’importanza; ciò che conta ora è che l’essere è appunto un Uno, cioè un numero, ovvero un essere che ha una determinata quantità. Ma, a sua volta, anche la quantità viene superata dalla

C. MISURA: è la quantità della qualità, cioè la sintesi dei due momenti precedenti. Un essere che è

misurabile, infatti, è quello in cui la sua qualità e la sua quantità sono in stretto rapporto, ovvero si determinano reciprocamente: al variare dell’una corrisponde un variare dell’altra (ad es. l’acqua, sottomessa ad un certo grado di riscaldamento [quindi a una certa variazione di quantità] mantiene la qualità di essere liquida, ma, se la quantità di calore supera un certo limite, cambia anche la qualità dell’acqua, che si trasforma in vapore). La misura è quindi quella “regola” (cioè quel “rapporto” qualità-quantità) che permette di stabilire entro quali limiti un essere può mutare la sua quantità senza che sia alterata la sua qualità. Ma anche il concetto di misura si rivela inadeguato perché viene superato dal concetto dello smisurato (quale qualità corrisponderà ad una quantità che tende all’infinito?). Con questo concetto si attua il

Passaggio alla dottrina dell’Essenza: l’essere, l’oggetto, non può essere colto nelle sue caratteristiche immediate (la qualità, la quantità, la misura si sono rivelati infatti tutti concetti insoddisfacenti). Quindi l’Essere, che è immediatezza, si supera e trapassa nell’Essenza, che è il fondamento, la verità dell’Essere.

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2. Dottrina dell’ESSENZA: è la logica della riflessione, cioè quella parte della logica in cui il pensiero riflette sull’Essere allo scopo di trovare la verità, il fondamento, le radici, l’Essenza stessa dell’Essere. Più precisamente è l’Essere stesso che si ripiega e si approfondisce riflettendo su se stesso. Tutta questa parte è caratterizzata dallo sdoppiamento tra Soggetto (=il pensiero che riflette) e Oggetto (=l’Essere su cui si riflette).

A. L’ESSENZA COME RAGIONE DELL’ESISTENZA: è l’essenza concepita come ragion

d’essere, come fondamento dell’esistenza. Abbiamo infatti visto come l’essere non si possa spiegare da sé ma abbia appunto bisogno di un suo fondamento, di una sua ragion d’essere che è l’essenza. L’oggetto è quindi sdoppiato in essenza ed essere. Il riferimento di Hegel è al pensiero di Aristotele e di tutta la metafisica classica che concepisce la sostanza come essenza dell’essere (da questo sdoppiamento fondamentale derivano poi gli altri sdoppiamenti dell’oggetto, secondo la metafisica classica, in sostanza e accidenti e in forma e materia). Ma questa essenza dell’essere ci sfugge, come ha dimostrato Kant; si tratta infatti di una cosa in sé, di un noumeno, inconoscibile. Per superare lo sdoppiamento si trapassa nel momento successivo:

B. IL FENOMENO (= l’Esistenza): è l’essenza concepita come puro fenomeno, come puro apparire,

come immediata esistenza. In altre parole, si afferma che l’essenza non sta “dietro” l’esistenza, “dietro” il fenomeno, ma è semplicemente ciò che esiste, è lo stesso fenomeno. Qui Hegel si riferisce al pensiero di Kant che concepisce il mondo come puro fenomeno (il noumeno è infatti inconoscibile). Ma anche così si ricade in uno sdoppiamento tra contenuto (= i fenomeni stessi come oggetto della conoscenza) e forma (= le leggi in base alle quali l’intelletto ordina i fenomeni, cioè le forme a priori di Kant). Per superare lo sdoppiamento si trapassa quindi nell’ultimo momento:

C. LA REALTÀ IN ATTO: è la sintesi, l’unità di essenza ed esistenza, cioè dell’essenza in sé e

dell’essenza che appare (= il fenomeno), è l’esistenza essenziale. In altre parole, per superare ogni sdoppiamento, la realtà viene qui concepita come totalità, come unità di essenza ed esistenza, come Sostanza unica che ha in sé il suo fondamento (quindi è tutt’uno con la sua essenza). Qui Hegel si riferisce al pensiero di Spinoza che concepisce la realtà come una Sostanza unica la quale, avendo in sé il suo fondamento, è assolutamente necessaria, ed è causa sui (causa di sé stessa). Ma concepire la realtà in questo modo vuol dire, in primo luogo, concepirla come pura attività che si autoproduce (e non come una Sostanza rigida, statica) e, soprattutto, vuol dire concepirla come pura libertà (infatti, in quanto causa di se stessa, è libera). Quindi la realtà, ovvero l’Oggetto, da semplice cosa, da semplice Essere statico (che era il punto di partenza della logica), si è trasformato in attività libera, cioè in pensiero, in Soggetto; abbiamo quindi attuato il:

Passaggio alla Dottrina del Concetto: l’Oggetto, l’Essere, inizialmente inerte, riflettendosi in sé nell’Essenza, si è trasformato in un’entità sempre più determinata dal pensiero, cioè dal Soggetto, fino a coincidere col Soggetto stesso. L’Essere che si pone come Soggetto, cioè come “spirito vivente della realtà”, è il Concetto.

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3 3. Dottrina del CONCETTO: è la logica del Soggetto, dell’Io che autocreandosi crea tutte le determinazioni

logiche. Il Concetto è il pensiero stesso che produce i suoi contenuti, che si scopre essere tutta la realtà. In questa parte della logica, diversamente da come è avvenuto nelle prime due sezioni, ciascun momento non rappresenta più un superamento che annulla il momento precedente ma uno sviluppo; non si tratta più di un superare, di un annullare, ma di un costruire, di uno svolgersi. Se nella Dottrina dell’Essere e dell’Essenza si pensava l’Oggetto per superarlo e risolverlo in pensiero, in Soggetto, ora, nella Dottrina del Concetto, si sviluppa il pensiero in tutte le sue determinazioni logiche per giungere a far nascere da esso la realtà.

A. IL CONCETTO SOGGETTIVO: è il concetto puramente formale.

a) Concetto come tale: contiene in sé i tre momenti: a) Universalità (concetto universale: “Tutti gli S”) b) Particolarità (concetto particolare: “Qualche S”) c) Individualità (concetto individuale: “S”)

b) Giudizio: è il concetto come relazione di soggetto e predicato. Il Giudizio esprime l’individuale nel suo farsi universale (infatti, nel Giudizio attribuisco sempre un soggetto a un predicato, cioè un termine individuale [poco esteso] viene fatto rientrare in un termine universale [più esteso]. Es. “Socrate [individuale] è uomo [universale]”): “S è P”.

c) Sillogismo: è l’unità del concetto e del giudizio (formato infatti da 3 concetti [estremo maggiore – termine medio – estremo minore] e da 3 giudizi [2 premesse e una conclusione]). Esprime l’universale che, tramite il particolare (termine medio), si individualizza e l’individuo che, tramite il particolare (termine medio), si universalizza. Schema del Sillogismo:

M è P particolare è universale S è M individuale è particolare -------- = ----------------------------------- S è P individuale è universale

B. L’OGGETTO (= Il Concetto Oggettivo): è il Concetto della Realtà, cioè il Concetto filosofico di

Mondo (= della struttura del Mondo). Si articola nelle categorie fondamentali del sistema del Mondo: a) Meccanismo: è il concetto di rapporto meccanico (= meccanicismo) b) Chimismo: è il concetto di polarità c) Teleologia: è il concetto di finalità

C. L’IDEA: è l’Unità del Concetto Soggettivo e del Concetto Oggettivo, cioè la verità in sé e per sé, il

Soggetto-Oggetto. In altre parole, è la totalità della realtà in tutte le sue determinazioni ed è lo stesso sapere che l’Assoluto ha di sé (è la definizione più ricca per esprimere l’Assoluto, infatti Hegel si riferisce sempre all’Assoluto con il termine “Idea”). Si articola tre momenti:

a) Vita: è l’Idea nella sua immediatezza, come Anima che dà la vita al corpo. Ma, con la morte, la vita del singolo si nega, cioè il singolo individuo muore per universalizzarsi nel genere al quale appartiene; in questo modo il singolo individuo conquista l’immortalità che non è più vita del corpo ma vita dello spirito, ovvero:

b) Conoscere: è l’Idea nella sua riflessione in sé, come Vita dello Spirito. È l’attività del pensiero, divisa in attività teoretica (volta alla ricerca della verità) e pratica (volta ad agire per il bene). E qui si manifesta l’ultimo sdoppiamento, l’ultimo dualismo: quello tra Idea come Soggetto che conosce (Idea soggettiva) e Idea come Oggetto conosciuto (Idea Oggettiva). Questo dualismo viene superato nell’ultimo momento:

c) Idea Assoluta: è l’unità di Idea Soggettiva e Oggettiva, di attività teoretica e pratica (quindi è unità di Verità e Bene). È l’Idea che si riconosce nel sistema totale dell’intera Logica, è l’autocoscienza sviluppata dell’Assoluto, è razionalità assoluta e reale. In una parola è la Logica stessa di Hegel nella totalità e nell’unità di tutte le sue determinazioni.

Passaggio alla Filosofia della Natura: Ora l’Idea è compiuta, realizzata pienamente, non muta più in sé. Ma, in quanto realizzata, l’Idea non è più solo nell’elemento astratto del pensiero ma è ESISTENTE e l’Idea esistente è immediatamente Natura. L’Idea esce quindi da sé liberamente, si aliena da sé ed esiste in concreto come NATURA..