Guida Sardegna

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SARDEGNA

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SARDEGNA

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Testi e disegni tratti daLE GUIDE MONDADORI

SARDEGNAMilano, 2003

INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA

3 Ritratto della Sardegna

15 Note storiche

LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

23 Cagliari e il Sud

45 La Costa orientale

59 Il Centro e la Barbagia

83 La Costa occidentale

117 Il Nord e la Costa Smeralda

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INTRODUZIONEALLA SARDEGNA

Ritrattodella Sardegna

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Ritratto dellaSardegna

Tra le tante sensazioni che si provanoquando si sbarca in Sardegna per laprima volta, forse quella che colpisce dipiù è dovuta all’unicità di quest’isola.Lontana, in mezzo al mare, la Sardegnaè stata per millenni ai margini dellastoria e dei commerci del Mediterraneo:un mondo a parte, splendido e peculia-re.

Poi, di colpo, il XXsecolo è piombatosull’isola, con il sognodell’industria, gliequivoci e a volte gliscempi provocati dalturismo, un afflussodi visitatori estivi increscita inarrestabile.

Ma confondere l’anima sarda con ilbianco candido delle spiagge e il bluprofondo del mare è un errore. Certo,le coste sono splendide, anche se atratti l’edilizia sfrenata le ha rovinate.Ma è soprattutto l’interno dell’isola,stranamente selvaggio e impervio puressendo privo di grandi montagne, ameritare una conoscenza più appro-fondita. L’ambientenaturale è ricchissimo,fatto di luoghicompletamente diversi(si alternano suolicalcarei, granitici,alluvionali), dipanorami che mutanodall’orizzontale al verticale inpochi chilometri. La presenza dell’uo-mo nell’interno ha origini millenarie:le vestigia delle antiche civiltà dei repastori costellano l’isola, a riprova delfatto che i Sardi, da sempre, hannopreferito guardare verso l’interno della

propria isola invece che scrutare ilontani orizzonti marini.

CENTRO DEL MEDITERRANEO

Dal mare, come dice un proverbiosardo, venivano ladri e predoni: “furatchie venit da-e su mare”. Sulle costesbarcarono infatti, nei secoli, i Punici, iRomani, i Genovesi in perenne lottacon i Pisani e con gli Arabi, gliSpagnoli e, infine, i Piemontesi di casaSavoia. Tutti hanno lasciato le traccearchitettoniche e culturali che fanno laricchezza della Sardegna d’arte: chiesee ipogei, statue e affreschi che oggirappresentano una delle grandiattrattive dell’isola-crocevia. Manessuno, mai, riuscì a mutare profon-damente l’anima della Sardegna, fattadi pastorizia, di pietre e di foreste doveil leccio e la sughera contendono ilpasso al cinghiale.

Società, lingua e culturaNell’interno il ciclo dell’agricoltura e itempi della pastorizia scandiscono ilritmo delle stagioni. Le antichetradizioni – in cui si fondono lareligiosità cattolica e le reminiscenze

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delle altre precedenti religioni – simanifestano in una serie di feste ecelebrazioni che si basano spesso sulrapporto strettissimo dell’uomo con lanatura.Nell’interno dell’isola si parlano unaserie di dialetti fortemente differenzia-ti, e la lingua dei sardi deve molto allatino antico. Sopravvivono peròinfluenze genovesi, spagnole e toscane,che fanno del sardo un vero e propriomosaico composto da tante tesserequanti furono gli antichi conquistatoridell’isola.Le feste, i matrimoni, la vita di tutti igiorni, soprattutto nell’interno, sonoaccompagnati da una musica moltoparticolare. Definita da studiosi emusicisti – come Peter Gabriel, che havoluto il canto dei Tenores de Bittinella sua collana di musica etnica –“unica in Europa”, la musica tradizio-nale sarda attraversa oggi un momento

di particolare sviluppo. Ricchis-simo di voci e di

strumenti, ilpanoramamusicaledell’isola ruotaattorno al suonodelle launeddas ealle quattro voci

che compongono ilCanto a tenores, che si può ascoltaredurante le feste (soprattutto nelle areecentrali dell’isola), e di cui è oramaireperibile un’ampia discografia.

LO SVILUPPO ECONOMICO

Tra passato e modernità, lavicenda economica dellaSardegna è stata complessae ricca di contraddizioni. Inprincipio furono l’agricoltu-ra e la pastorizia a reggere ilpeso principale dellosviluppo.Poi, dopo l’Unità d’Italia,geologi e ingegneri diederoil via allo sviluppo minera-rio di molte zone, tra cui il

Sulcis, ricche di carbone e di metalli.Fondamentalmente povera, l’industriamineraria isolana entrò in crisisoprattutto nel secondo dopoguerra, eoggi sembra destinata a una finedolorosa. Lo sviluppo industriale,consistito nell’apertura di alcuni “poli”di notevole importanza, non ha dato irisultati sperati e ha influito negativa-mente sull’ambiente sardo. Ma, nellostesso momento, la comparsa deipotenti insetticidi degli anni Cinquan-ta ha ottenuto un risultato eclatante. Inpochi anni le coste – evitate da sempreperché poco salubri e popolate dazanzare portatrici di malaria – sonodivenute accessibili pur rimanendoselvagge e incontaminate.

LA SARDEGNA OGGI: IL TURISMO

Nato a piccoli passi, poi trasformatosiin una corsa senza limiti, lo sviluppoturistico dell’isola ha avuto moltidifetti, ma anche alcuni pregi. Ha fattoconoscere l’isola nel mondo, ha apertole porte della Sardegna verso l’esterno,ha fatto parlare di ambiente e havalorizzato la cultura e la storia.Dopo l’abbuffata di cemento degliscorsi decenni sono nati o stanno pervedere la luce riserve naturali, parchimarini e un grande parco nazionale, ilGennargentu. Per chi ha conosciuto lawilderness del Golfo di Orosei – e si èreso conto che in Sardegna ci sonoancora alcuni degli angoli naturali piùselvaggi d’Europa – la via da intra-prendere pare oramai chiara: coniuga-

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re turismo e ambiente, uscire dalcircolo vizioso delle case necessarie aospitare un numero di turisti estivisempre più alto, favorire l’interesse perle zone dell’interno.Dopo il momento d’oro del mare,l’intera isola merita ora di esserescoperta e valorizzata.Un viaggio in Sardegna è un’occasioneper incontrare gente forse chiusa a unprimo contatto, poi sempre più aperta,ospitale e affascinante; per conoscereuna gastronomia ricca e varia; perscegliere tra i cento prodotti di unartigianato in grande rinascita; infineper scivolare dolcemente, tra unatappa e l’altra del proprio itinerario,all’interno di un paesaggio destinato arimanere per sempre negli occhi e nelcuore.

Il paesaggio marino

Il mare dellaSardegna,secondo le analisichimicheeffettuate daambientalisti e

ASL, è tra i più puliti d’Italia. Le acquesarde sono discretamente ricche difauna, i fondali sono in genere benconservati e meta di subacquei enaturalisti. Le vertiginose scogliere apicco sul mare ospitano decine dispecie di uccelli nidificanti e di rapaci.Nel Golfo di Orosei, dopo anni diricerche, è stata nuovamente avvistatal’agile foca monaca, il favoloso “buemarino” che, un tempo ampiamente

diffuso, aveva dato nome a grotte einsenature. Nei mari di nord-ovest enell’area delle Bocche di Bonifacio –per la quale da anni si parla dellaistituzione di una riserva marinainternazionale – è frequente l’incontrocon i delfini e con gli altri grandimammiferi marini.

LE COSTE DELLA SARDEGNA

Le acque cristalline del Mar Mediter-raneo lambiscono i 1849 km di costache si rompono in una quantitàimpressionante di scogli e isolette (perla precisione 462). Piccole calettes’alternano a scogliere levigate dalvento e dalle onde; spiagge di sabbiacorallina dove il mare assume tutte letonalità del verde e del blu lasciano ilposto a dune di sabbia dorata su cuifioriscono il giglio selvatico e il cisto.Le aree più attrezzate, oltre allaceleberrima Costa Smeralda, sono lacosta a sud di Olbia e quella all’estre-mità sud-orientale, intorno aVillasimius. Solo alcuni tratti sonorimasti selvaggi: la costa Orientale, traOrosei e Arbatax, e quella sud-occidentale, tra Baia Chia e Oristano(grazie alle servitù militari e alleconcessioni minerarie).

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LA PIÙ CITTADINA.Il Poetto, laspiaggia diCagliari, è la piùgrande e vivacedell’isola. Untempo era moltofamosa per icolorati casoni.

LA PIÙ NASCOSTA

Cala Domestica,protetta da unatorre saracena, èinvisibile dal mare,tanto che durantela Seconda guerramondiale fu unabase militare deitedeschi.

LE DUNE PIÙ ALTE.Sono quelle diPiscinas, 9 km didune che arrivanofino a 50 m dialtezza (le più alted’Europa) copertedi macchiamediterranea.

LA PIÙ CARAIBICA

Is Arutas, minu-scoli “chicchi diriso” di quarzo suun mare verdesmeraldo. Manca-no solo le palmeper l’effettotropicale.

IL MARE PIÙ PULITO

Bosa Marina, daltipico aspetto unpo’ retrò, è statapremiata inpassato come unadelle spiagge più pulite d’Italia.

IL MIGLIOR WINDSURF

A Porto Pollo,Porto Puddu insardo, c’è un’inse-natura alla foce delfiume Liscia, convento semprefresco e teso.

LA PIÙ ROSATA

La spiaggiadell’isola di Budelli,formata da pezzi diconchiglia, corallie microrganismimarini ha incredi-bili riflessi rosa.

LA PIÙ GIOVANE

La Cinta, lunga 1km, tra mare elaguna, amata dagliunder 20. Idealeper windsurf eintense abbronza-ture.

LA PIÙ SOLITARIA

Berchida, conspiaggia candida erocce rosse; siraggiunge altermine di unalunga strada biancaattraverso lamacchia.

LA PIÙ INACCESSIBILE

Cala Luna, ci siarriva solo in barcao a piedi. Ricca dicolori: acqueturchesi, spiaggiacandida, lagunablu, oleandri rosa,lentisco e mirtoverdi.

Le dieci migliori spiagge della Sardegna

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Flora e faunadella Sardegna

Dalle rocce delGennargentu allepianure delCampidano, dallecolline della Nurra

alle rocce erose dalvento della Gallura,

l’isola offre grande varietàdi ambienti naturali e di presenzevegetali. Il leccio domina la foresta, lasughera è sfruttata da secoli soprattut-to nel nord, lentisco, cisto, mirto ecorbezzolo profumano la macchia.Anche dopo decenni di sfruttamentola fauna è ricca e interessante. Lamacchia mediterranea e le foresteospitano cervi e cinghiali. Sulle rocceassolate si muovono gli agili mufloni,nell’area protetta di Monte Arcosusopravvive una piccola popolazione dirari cervi sardi e all’Asinara un brancodi asinelli selvatici. Nella spettacolarecornice della Giara di Gesturi icavallini allo stato brado pascolano egaloppano ancora in libertà. Sull’isolasono presenti varie specie di rettili, maè assente la vipera.

LA MACCHIA MEDITERRANEA

È un manto verde e fitto, spessoimpenetrabile, che ricopre le regionicostiere e le montagne. Fiorisce inprimavera e riposa in estate perriprendere a vivere in autunno. Perquesto motivo, anche in inverno l’isolaè verdissima e colorata di bacche

vivaci. Negli ultimi anni le aree dimacchia mediterranea sono andateaumentando perché, dopo un incen-dio, le piante della macchia cresconopiù velocemente di quelle della foresta.

Il nuraghe

Con la loro forma a tronco di cono,7000 nuraghi costituiscono parteintegrante del paesaggio sardo.Simbolo della civiltà fiorita tra il 1800e il 500 a.C. (anche se sacche diresistenza continuarono a esisteredopo la conquista romana), sono

situati in posizione strategica perscopi difensivi.All’inizio eranocostituiti dauna sola torredi grossi

blocchi dipietra

sovrapposti asecco. Con il tempo, ad essa siaggiunsero altre torri collegate da unacinta muraria fino a formare struttureimponenti come il nuraghe Losa diAbbasanta (OR), il Santu Antine diTorralba (SS), su Nuraxi di Barumini(CA) e il nuraghe Orrubiu a Orroli(NU). La loro funzione era quella dicase-fortezza ai cui piedi si stendevanovillaggi di capanne circolari, circonda-te da un muro di difesa. Oltre all’archi-tettura, la civiltà nuragica ha lasciatopiù di 500 bronzetti, ritrovati nelletombe e presso i pozzi sacri.

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IL CULTO DEI MORTI

Per seppellire i morti il popolo deinuraghi costruì le imponenti Tombe diGiganti. Si tratta di costruzioniformate da un lungo corridoio copertocon grandi massi. Una stele monoliticadi forma ovale, con apertura alla baseinferiore, forma il fronte della tomba,che continua su entrambi i lati con duefilari di pietre disposte ad arco. La stelecentrale, centinata, poteva essere altaanche oltre tre metri. La piantariproduce la linea delle corna del DioToro. Spesso l’area della tomba ècircondata da lunghe file di menhirantropomorfi.

La musica e il ballo

La musica della sardegna è una dellepiù antiche del Mediterraneo: lotestimonia il bronzetto nuragicodell’VIII-VII secolo a.C. di Ittiri,conservato al Museo archeologico diCagliari, che raffigura un suonatore dilauneddas, strumento polifonico a trecanne tipico dell’isola, utiizzato ancoraoggi in processioni e balli. Difficile dasuonare – richiede una tecnica direspirazione circolare – è formato datre canne di diversa lunghezza: sutumbu (la più lunga), sa mancosa e samancosedda. Senza accompagnamentoè invece il canto a Tenores, unapolifonica a quattro voci maschili: saboghe (voce solista, dirige il canto); sacontra e su basso (voci d’accompagna-mento, scandiscono le sillabe consuono gutturale), samesa boghe (mezzavoce, ha il compitodi amalgamare ilcoro). Il ballo èmomentointegrante difeste religiose esagre legateall’agricoltura ealla pastorizia. Atesta alta, con il

corpo rigido, i ballerini si muovono apiccoli passi tenendo immobile ilcorpo.

IL MUSEO DELLA MUSICA

A Tadasuni, un piccolo paese sulle rivedel lago Omodeo, si nasconde un verogioiello: il Museo degli strumenti dellamusica popolare della Sardegna, cheraccoglie più di trecento strumentimusicali. Il merito è di Don GiovanniDore, parroco del paese, che da annisetaccia l’isola alla ricerca di strumen-ti. I più numerosi sono i caratteristicistrumenti sardi, a fiato o ad aria, chevanno dallo zufolo alle launeddas,costruiti in genere in canna palustre.

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Sono conservati anche numerositamburi, realizzati con membranedi pelle di cane, d’asino o di capra.Il trimpanu veniva utilizzato perspaventare i cavalli e disarcionare icarabinieri. Non manca natural-mente anche l’organetto, introdottoin Sardegna intorno alla metàdell’Ottocento e costituito da cassadel canto, mantice e cassa dei bassi.

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Note

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INTRODUZIONEALLA SARDEGNA

Note storiche

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Note storiche

Antiche, molto antiche sono le originidella civiltà della Sardegna.I primi uomini la raggiunsero attraver-sando un ponte di terre emerseprobabilmente fra 450 e 150.000 annifa, poi una serie di culture diversedominò l’isola fino all’avvento dellaciviltà nuragica dei re pastori, che halasciato eccezionali testimonianze.

Tra i circa 7.000 nuraghi costruiti interra sarda, alcuni sono giunti fino anoi in ottime condizioni, come icomplessi di Barumini e di SantuAntine e il nuraghe Losa. I Feniciraggiunsero la Sardegna 1.000 anniprima di Cristo e si stabilirono sullecoste (Tharros, Nora, Bithia e Cagliari)e i Romani, al termine delle guerrepuniche, si insediarono sull’isola. Ilcontrollo romano durò 700 anni e

lasciò una serie ditestimonianze

importanti, maalla cadutadell’Imperol’isola divennenuovamenteterra diconquista.Vandali,Bizantini,

Arabi si disputarono a lungo i favore-voli approdi sardi, fino a che lerepubbliche marinare di Pisa e diGenova fecero la loro comparsa sugliagitati mari della Sardegna. A questoperiodo risale la fioritura dello stileromanico sardo, poi tramutato, dopola conquista aragonese, in gotico.Dopo 400 anni di dominio spagnolo, laSardegna venne assegnata all’Austriache la cederà, nel 1718, alla casaSavoia. Il regno di Sardegnasopravviverà fino all’Unità italiana.Dopo un lento sviluppo economico,

solo al termine della Seconda guerramondiale verranno bonificate le paludie gli stagni costieri: questo segneràl’inizio del turismo e della storia dellaSardegna di oggi.

La preistoria

Anche se il ritrovamento di alcuniutensili litici a Perfugas attesta lapresenza dell’uomo sin dal Paleolitico(150 mila anni fa), è solo intorno al9000 a.C. che la Sardegna inizia aessere popolata da popolazioniprovenienti dall’Asia Minore, dallecoste africane, dalla Penisola iberica edalla Liguria. La ricchezza dei prodottidella terra e le miniere di ossidiana diMonte Arci assicurarono contatti esviluppo. Intorno al 3000 a.C. i Sardi

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eranodivisi intribù,vivevano invillaggi dicapannedal tetto dipaglia e

seppellivano i morti nelle domus dejanas. Intorno al 1800 a.C. si verifica ilpassaggio da una società agricola a unapastorale e guerriera: la civiltànuragica. Le capanne vengonocostruite a ridosso della strutturadifensiva del nuraghe. Al primoperiodo (1500-1000 a. C.) risalgono leTombe di Giganti, per il culto deimorti.

Fenici, Cartaginesie Romani

Intorno al 1000 a.C. i Fenici iniziaronoa sfruttare i ripari delle coste sarde.Con l’ntensificarsi degli scambicommerciali, circa 200 anni dopo,fondarono le città di Nora, Sulcis,Tharros, Olbia e, più tardi, quelle diBithia e Karalis, attuale Cagliari. Ibuoni rapporti con i capi tribù

durarono poco. I popoli nuragici, dopoun periodo di pace, attaccarono lecolonie fenicie che, nel 509 a.C.,chiesero aiuto a Cartagine. Nel 238a.C. i Cartaginesi, sconfitti nella primaguerra punica, cedettero la Sardegna aiRomani, che ne fecero una loroprovincia. Per oltre un secolo lepopolazioni locali opposero unastrenua resistenza, che si concluse solonel 215 a.C. con la battaglia di Cornus(p 129). Ma i Romani non sottomiseromai l’intera isola: nell’interno laresistenza dei popoli nuragici continuòa lungo. Grazie ai Romani, tuttavia,l’isola ebbe una sua rete viaria, templi,terme, acquedotti e anfiteatri.

Il Medioevo dai Vandaliagli Aragonesi

Anno domini 456: i Vandali occupanola Sardegna. Pochi anni dopo l’isola,occupata da Bisanzio, diviene unadelle sette province africane dell’Impe-ro romano d’Oriente. Nel vuoto dipotere che segue, accentuato dalleinvasioni arabe, nascono quattroprincipati autonomi: i “giudicati” diTorres, di Gallura, d’Arborea e di

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Cagliari. Intorno al 1000 Pisani eGenovesi, dopo aspre battaglie controgli Arabi, occupano porzioni dell’isola.Dopo un lungo periodo di contatti conl’Aragona, nel 1295 papa BonifacioVIII firma la bolla che nominaGiacomo II d’Aragona “Re di Corsica eSardegna”. Il 12 giugno del 1323l’infante Alfonso sbarca con il suoesercito in Sardegna.

La dominazione spagnola

Non è facile laconquistaspagnola dellaSardegna: igiudicid’Arboreaintraprendo-

no una lungaguerra contro

gli invasori, Alghero si ribella varievolte e la corona è costretta a dar vita,nel 1355, alle “costituzioni”, sorta diparlamento in cui sono rappresentatele sei maggiori città dell’isola. Il poterepassa definitivamente nelle mani degliAragonesi solo nel 1409 quando, dopola sanguinosa battaglia di Sanluri, ilgiudicato di Arborea viene cancellato e

sostituito dal marchesato di Oristano.Con le nozze tra Ferdinando d’Aragonae Isabella di Castiglia ha inizio, nel1479, il periodo spagnolo dell’isola.Nascono le università sarde (1562Sassari, 1620 Cagliari) e la peste siabbatte a varie riprese sulla Sardegna.Nel 1714 l’isola, in seguito al trattato diUtrecht, viene ceduta all’Austria che,con il trattato di Londra, la lascerà aVittorio Amedeo II di Savoia.

Il Regno di Sardegna(1718-1860)

Tra i primi atti delgoverno sabaudoc’è un piano perla rinascitadelle universi-tà sarde. Acausa di unaprofondacrisi econo-mica esociale,nell’isola si diffonde il banditismo.Dopo la Rivoluzione del 1789 fallisco-no gli attacchi all’isola da parte dellaFrancia rivoluzionaria, ma nel 1795 la

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Sardegna viene percorsa da fermenti: aCagliari scoppia la “sarda rivoluzione”poi, nel 1799, la famiglia regnante sirifugia in Sardegna dopo l’invasionefrancese della Savoia. A Cagliari e aSassari, una grande folla chiede aiSavoia la “fusione perfetta” con ilregno. Nel 1849 Garibaldi approda aCaprera e acquista una parte dell’isola.Dodici anni dopo la Sardegna entra afar parte del Regno d’Italia.

La Sardegna dell’Unità(1861-1948)

L’industrializzazione della Sardegnaavanza: nel 1871 entra in funzione ilprimo tronco della ferrovia sarda eferve il lavoro nelle miniere del Sulcis edell’Iglesiente. Nascono i primiquotidiani, e a fine secolo Nuorodiviene la culla di un movimentoculturale che darà i suoi frutti conGrazia Deledda. Nella Prima guerramondiale, l’eroismo della BrigataSassari diviene il simbolo dellarinascita sarda che, nel 1921, porteràalla nascita del Partito Sardo d’Azione.

Fra le due guerre si sviluppa l’industriamineraria, nasce Carbonia (1938), eviene portato avanti un complessopiano di bonifica e di realizzazione diinvasi artificiali importanti, come illago Omodeo, creato da una diga sulfiume Tirso. Durante il conflitto lecittà costiere sono devastate daibombardamenti. Il 31 gennaio del1948 l’Assemblea Costituente approvalo Statuto della Regione Autonomadella Sardegna.

La Sardegna oggi

Se la Sardegna odierna ha una data dinascita, probabilmente è il 12 aprile1946, quando fu fondato l’EnteRegionale per la Lotta Antianofelica,che porterà, nel 1950, alla bonificadelle paludi costiere. Le coste, rifuggiteper millenni, divengono accessibili, enasce la Sardegna del mare: la CostaSmeralda, invenzione dell’Aga Khandegli Ismailiti, diviene un nomefamoso in tutto il mondo. Nel frattem-po, la vita dei sardi cambia, diminui-scono pastori ed agricoltori, sisviluppano l’industria e il terziariocausando però danni ingenti all’am-biente naturale. Oggi la Sardegna è aun bivio. Da un lato, il proseguimentodello “sviluppo” senza freni, dall’altro,una nuova, costante attenzione allavera ricchezza dell’isola: la naturaincontaminata e la diversità degliambienti.

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Note

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LA SARDEGNAZONA PER ZONA

Cagliari e il Sud

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Cagliari e il Sud

Dune costiere alte fino a 50 metri,stagni salmastri dove nidificano coloniedi fenicotteri rosa, foreste di macchiamediterranea in cui sopravvivono gliultimi esemplari di cervo sardo. Ma inquesta zona dell’isola ci sono anche i piùinteressanti siti archeologici dellaregione, come quelli di Nora eBarumini.

Per non parlare dell’archeologiaindustriale dell’area minerariadell’Iglesiente che dopo anni di crisidovrebbe essere riconvertita alturismo. Nel Sulcis e nell’Iglesiente lebellezze naturali si sposanosapientemente con gli edifici mineraridel secolo scorso, simili a castellettigotici ora invasi dalla macchiamediterranea. La storia mineraria dellaregione è antica e risale a 7000 anni fa,quando l’isola era abitata da un popoloche aveva scoperto come estrarre efondere rame e argento. Poi arrivaronoi Fenici che trasportarono in tutto ilMediterraneo le ricchezze delsottosuolo sardo. Nel Medioevo furonoi Pisani a dare nuova linfa alle miniered’argento, mentre il fascismo puntòtutto sul carbone, in nome dell’autono-mia energetica. Poco distanti dallacosta, San Pietro e Sant’Antioco, isolenon solo in senso geografico.I centri di Calasetta e Carloforte sonoabitati dai discendenti di quei pescato-ri liguri che furono costretti a lasciarel’Africa del Nord dove erano tenuti inostaggio dai corsari barbareschi e che,della lontana Liguria, hanno mantenu-to parlata, tradizioni culinarie earchitettura delle case. Alle spalle dellemontagne del Sud si apre la pianuradel Campidano bordata da siepi difichi d’India e da filari di eucalipti.Questa zona da sempre è stata il

“granaio” dell’isola, anche se oggi allavoro dei campi si unisce quello dellefabbriche, che sono concentrateprincipalmente nell’area di Cagliari. Ilcapoluogo della regione deve la suaorigine sempre ai navigatori fenici. Mal’impronta più indelebile in questacittà l’hanno lasciata i dominatoriaragonesi che hanno costruito ilquartiere fortificato in cima alla rupe,tuttora chiamato Castello.

CAGLIARI

Capoluogo della regione e importanteporto al centro del Golfo degli Angeli,Cagliari si è sviluppataai piedi della collina di Castello, ilquartiere pisano-aragonese. Furono iFenici, nell’VIII-VI secolo a.C., ascegliere la riva orientale della lagunadi Santa Gilla come approdo perrifornire le navi nelle rotte tra Libano ePenisola iberica. Kàralis, che significacittà rocciosa, diventò presto uno deicentri commerciali più importanti delMediterraneo. A dare a Cagliaril’aspetto attuale furono i Pisani, cherisiedevano in Castello. Ai Sardi, cuiera consentito l’ingresso solo durante ilgiorno, erano riservati i borghi muratidi Stampace e Villanova, oggi quartiericentrali. Nel 1862 le fortificazionivennero abbattute. La città moderna,circondata su tre lati dal mare e daglistagni, si è espansa solo verso nord.

VISITANDO CAGLIARI

Via Roma è il primo impatto con laSardegna per chi arriva dal mare. Ilviale corre parallelo alla banchina delporto, con palazzi signorili costruiti

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nel secolo scorso elunghi portici d’im-pronta sabauda.Durante il giorno il

viavai ècontinuodavanti ainegozi o nei

caffè dove lagente sosta per chiacchie-

re rilassate. Alle spalle i vicoli diMarina, il vecchio quartiere abitato untempo da mercanti e pescatori, contrattorie tradizionali, bottegheartigianali e negozi d’antiquariato. Maanche vicoli fatiscenti e osterie daangiporto. Largo Carlo Felice è unampio viale alberato, realizzato nellaseconda metà del secolo scorso, cheprende il nome dal re di Sardegna,immortalato da una statua. All’angolocon via Roma sorge il Palazzo Comu-nale, una costruzione di inizio secoloin stile neogotico, con bifore e torrette.È stato ricostruito dopo l’ultimaguerra.Nelle sale di rappresentanza si trovanodipinti di Giovanni Marghinotti eFilippo Figari. Nella sala della Giuntainteressante il Trittico dei Consiglieri.Si può visitare rivolgendosi al custode.

BASTIONI DI SAINT REMY

Costruiti alla fine dell’800 sui bastionispagnoli della Zecca e dello Sperone, siraggiungono da piazza Costituzionecon una scala a tenaglia che porta allaTerrazza Umberto I. La vista spazia daiquartieri lungo il mare fino agli stagnie alla Sella del Diavolo; in lontananzale cime dei Sette Fratelli e di MonteArcosu. Tutte le domeniche mattinala spianata si riempie dei banchetti diun colorato mercatino delle pulci. Alpiano intermedio la passeggiatacoperta utilizzata per mostree manifestazioni.

ANFITEATRO ROMANO

Viale Fra Ignazio. # estate 9-13, 15.30-19; inverno 9-17. La più importantetestimonianza della Cagliari romana

risale al II secolo d.C. L’anfiteatro èstato interamente scavato nella roccia,alla maniera dei teatri greci.Era utilizzato come circo per le belveferoci e per le naumachie (gli spettaco-li che riproducevano le battaglienavali,

invoga nell’antica

Roma). Un sistema dicanalizzazioni permetteva di riempirela fossa di acqua. Durante il Medioevocrollarono le parti in muratura e legradinate vennero utilizzate come cavadi pietra per la costruzione di Castello.Sono arrivati fino a oggi la cavea, lafossa per le belve, i sottopassaggi, isotterranei e le gradinate.

ORTO BOTANICO

Viale Fra Ignazio 13. § 070 67 53 501.# 8-13.30, 15-19 apr-ott. ¢ pomeriggionov-mar. & 7Si estende alle spalle dell’Ospedale suuna superficie di circa 5

ettari. Fondatonel 1865, raccoglie oltre 500 specie dipiante tropicali provenienti daAmerica, Africa, Asia, Oceania e le piùcaratteristiche piante mediterranee.L’area è piena di piccole cavità come laGrotta Gennari che nel secolo scorsofu attrezzata per la coltivazione dellefelci grazie alla temperatura e all’umi-dità presenti al suo interno. L’Orto

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Botanico conserva anche alcunetestimonianze di epoca punico-romana: cisterne e gallerie realizzateper rendere più flessibile il sistema diapprovvigionamento idrico, chepossono essere visitate. Come lagalleria romana o la cisterna aforma di damigiana.

CATTEDRALE

Piazza Palazzo. # 8.30-12.30lun-ven; 8.30-13, 16.30-20sab, dom e fest.Museo Capitolare § 070 6638 37. Visita su appunta-mento.Dedicata a Santa Maria, vennecostruita dai Pisani tra il XII e il XIIIsecolo e trasformata nel corso deisecoli. Nel 1930 la facciata fu rifatta neltentativo di ridare alla chiesa l’originalestile romanico toscano, perdutodurante una ristrutturazione nel XVIIsecolo. L’interno, a tre navate, conservail pulpito che Mastro Guglielmo scolpìfra il 1159 e il 1162 per la cattedrale diPisa e che la città toscana donò aCagliari. Sotto l’altare maggiore èscavata una cripta con le tombe diprincipi di Casa Savoia. Nell’AulaCapitolare è conservata una raccolta didipinti con un Cristo Flagellatoattribuito a Guido Reni. Il MuseoCapitolare conserva le più importantiopere del Tesoro della Cattedralecomposto da anfore, calici, piatticesellati. Al centro una grande Crocein argento dorato.

IL QUARTIERE CASTELLO

La parte più antica dellacittà, fucostruitoin granparte daPisani eAragonesisulla sommità del colle. Protetto damura, racchiudeva i palazzi dellaaristocrazia e la Cattedrale. Col tempoha perso la sua funzione di centro di

potere e i palazzi nobiliari hannosubito un progressivoi degrado. Ilquartiere ha un andamento a fuso, contre strade parallele che lo attraversanoda sud-est a nord-ovest. Al centropiazza Palazzo su cui affacciano la

Cattedrale, il PalazzoArcivescovile, l’ex Palazzodi Città e l’ex PalazzoReale, sede dellaPrefettura. A fiancodella Cattedrale, laChiesa della Speran-za, cappella dellafamiglia Aymerich.

STAGNI

Attorno a Cagliari si sviluppa una retedi stagni e paludi che ospita una riccafauna. Sul lato occidentale del Golfodegli Angeli si incontra lo stagno diSanta Gilla, con le antiche saline diMacchiareddu. A oriente della città, inpiena periferia, lo stagno diMolentargius è un ottimo rifugio pergli uccelli migratori: il naturalistaHelmar Schenk vi ha osservato 170specie, numero pari a un terzodell’intera avifauna europea. Pocooltre, lungo la costa, si trovano glispecchi d’acqua di Simbirizzi e diQuartu. Dopo anni di degrado, oggi lezone umide che circondano Cagliarisono diventate aree protette. Attive inpassato, le saline lavorano adesso solonella zona di Santa Gilla; tra agosto emarzo i fenicotteri rosa che plananosulle acque attirano decine di naturali-sti. Dal 1993 i fenicotteri hanno ancheiniziato a nidificare sugli argini delMolentargius.

LA VITA NEGLI STAGNI

Studiata da decenni, l’area degli stagniè ufficialmente protetta dal 1985.Grande interesse viene, a partire dal1993, grazie alla nidificazione deifenicotteri rosa. Oltre ai fenicotteri (ilcui numero supera in alcune stagionile 10.000 unità), si possono osservare ilcavaliere d’Italia, l’avocetta, la pernice

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di mare, il cormoranoe l’alzavola. Sulle acque diMacchiareddu, invece, germani,folaghe e codoni.

UTA

Posta tra il campidano e le montagnedel Sulcis, Uta è un fiorente centroagricolo. Ai margini dell’abitato sorgela chiesa di Santa Maria, costruita nel1140 dai Vittorini di Marsiglia. Lafacciata, in pietra chiara con qualcheconcio di colore più scuro, è decoratacon cornici ad archetti pensili e

sormontata da un piccolo campanile avela. Di grande interesse le figure allabase degli archetti: teste umane, cervi,vitelli, disegni geometrici. Per SantaLucia è meta di una processione dicarri (traccas).Dintorni: il paese-museo di SanSperate famoso per i murales di variautori e per le sculture di PinuccioSciola.

SANLURIImportante paese ai bordi delCampidano, si è sviluppato intorno alCastello di Eleonora d’Arborea.L’edificio, costruito nel XIV secolo,passò di mano diverse volte prima dientrare in possesso degli Aragona.Oggi è proprietà dei conti Villasantache lo hanno restaurato ospitando unMuseo del Risorgimento. La struttura

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è massiccia, a base quadrata, conquattro torri angolari. All’interno sonoconservati pregevoli mobili, dal lettocinquecentesco a sculture d’epocacome San Michele nell’atrio. Al pianosuperiore il Museo della Ceroplasticacon miniature del Cinquecento. Su undosso sorge il Convento dei Cappucci-ni. All’interno vi è un Museo StoricoEtnografico con una raccolta di oggettidi lavoro, paramenti sacri e repertiarcheologici.

SERRICentro agricolo-pastorale, sorge sulbordo di un tavolato roccioso, chedomina le colline della Trexenta.Proprio sulla punta del promontorio, ilSantuario nuragico di Santa Vittoria,una delle rovine più affascinantidell’isola. Nella zona archeologica sonostati portati alla luce i bronzetti votivi(esposti al Museo Archeologico diCagliari). Dall’ingresso si raggiunge ilgrande Recinto delle feste, un remotopredecessore dei santuari campestri(cumbessias o muristeni), presentenelle principali chiese di campagnadella Sardegna per offrire ospitalità ainovenanti. A pianta ellittica, è formatoda un’ampia corte centrale su cui siaffacciano vani porticati destinati adaccogliere i pellegrini convenuti altempio del dio delle acque. Sulpromontorio, il Pozzo a Tempio, in

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ottimo stato di conservazione, èformato da una scala di 13 gradini inbasalto, di sorprendente regolarità.

SÀRDARAAi margini del Campidano,Sàrdara è un borgo cheha avuto una storiamovimentata,vista la suaposizione alconfinetra ilGiudica-to diArboreae quellodi Cagliari. Dell’epoca medievalerimangono i ruderi del Castello diMonreale, in cima a un dosso chedomina la pianura. Il paese ha unapianta irregolare, dovuta alle successi-ve fasi di espansione, ma conservagrandi case in pietra con portale adarco nella zona intorno alla chiesaromanico-gotica di San Gregorio, dallafacciata alta e stretta, con un belrosone scolpito. Nella parte alta, postoa pochi vicoli di distanza dallacinquecentesca parrocchiale dellaBeata Vergine Assunta sorge il Tempionuragico a pozzo di Sant’Anastasia.Risale al IX-X secolo a.C. ed è formatoda blocchi di basalto e calcare nonsquadrati. Una sorgente di acquecurative che sgorga vicino gli valsenell’antichità il nome di “Fontana deidolori”: un canaletto in pietra portavaal tempio l’acqua della sorgente sacra.Nei locali del vecchio municipio,infine, il Museo Archeologico VillaAbbas espone una serie di oggettiprovenienti dall’area di Sant’Anastasia,da tombe nuragiche, fenicie e romanedella zona. Interessanti anche lemostre di reperti medioevali.Dintorni: a 2 km i resti del complessotermale romano Aquae Neapolitanae.Sono visibili una vasca quadrata, lefondamenta degli edifici vicini e la

chiesetta gotica di Santa Maria isAcquas.

VILLANOVAFORRU

Centro agricolo ai piedi dellaMarmilla, ha la topografia tipica delSeicento, quando venne fondato sottogli Spagnoli. La struttura delleabitazioni ha conservato i trattitradizionali e nel palazzetto del MonteGranatico (una specie di banca delgrano) è allestito un piccolo ma curatoMuseo Archeologico. Da vedere, alsecondo piano, gli oggetti votividedicati al culto di Demetra e Core(epoca punico-romana). Sulla stessapiazza, in due tradizionali abitazioniristrutturate dal Comune, si organizza-no mostre temporanee. Nei dintorni,ben segnalato sulla strada versoCollinas, il complesso nuragico diGenna Maria. Il nuraghe, riportato allaluce solo nel 1977 e ancora oggetto discavo, sorge in posizione dominantesulla cima di una collina. A piantatrilobata, ha un torrione centrale,circondato da tre grandi torri unite traloro da spesse mura che racchiudonoall’interno un cortile con pozzo athòlos. All’esterno dell’area delvillaggio corre un’altra cinta di muracon sei torri angolari.

GÙSPINICentro del Campidano, nel cuore dellaregione mineraria, ha una bella chiesadel XV secolo, San Nicola di Mira, chene costituisce il fulcro. Il borgo è

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interessante perchénei suoi pressi sitrova la minieradi Montevecchio,negli anni ’50 unadelle più grandid’Europa. Nono-

stante il progressivo abbandono, ilvillaggio minerario è da visitare pervedere l’architettura delle case, ilpalazzo della direzione, la chiesa, lecase dei dirigenti, la scuola, l’ospedale.In estate vengono organizzate visiteguidate alla miniera, alla palazzinadella direzione e alla mostra sulla vitadei minatori. Vicino a Montevecchio sistaglia il massiccio di Monte Arcuentucon resti di un antico castello. Per lafesta di Santa Maria si svolgono unaprocessione di cavalli bardati e unconcorso ippico.

ARBUSPiacevole paese dalle case in granitoposto alle pendici del Monte Linas. Èfamoso per la lavorazione dei coltelli, alama ricurva, arrasoias, che vengonoprodotti da artigiani locali. Neidintorni il borgo minerario abbando-nato di Ingurtosu, costruito dalla

società francese Pertusola, ex proprie-taria delle miniere. Le case, la chiesa ela palazzina della direzione sonocircondate dal verde della macchiamediterranea e della pineta. Unastrada sterrata scende tra miniere,edifici abbandonati e giganteschediscariche fino a Narcauli con le rovinedella caveria costruita nel primodopoguerra. Un tempo un treninodecauville portava il materiale estrattofino al mare dove veniva caricato sullenavi. Alcuni tratti delle vecchie rotaiecon i carrelli si possono vedere sullaspiaggia di Piscinas nei pressi dell’al-bergo Le Dune, ricavato da un vecchioedificio minerario. Alle spalle unacatena di bianche dune, formate dalvento, ma ricoperte dal verde dellamacchia mediterranea. La spiaggia siestende per 9 km verso sud fino aCapo Pecora, mentre a nord lasciaposto a una costa rocciosa che prendeil nome di Costa Verde.

FLUMINIMAGGIORENella valle del rio Mannu,Fluminimaggiore è una borgataagricola che risale al Settecento. Neidintorni, a 9 km sulla statale per

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Iglesias, un cartello turistico benvisibile porta alle rovine del Tempioromano di Antas. Dedicato al SardusPater, considerato dai Romani dio eprogenitore del popolo sardo, vennescoperto nel secolo scorso, ma gli scaviiniziarono solo nel 1966. Il tempio fucostruito nel III secolo d.C. sul luogodi un preesistente tempio punico.Anche se della struttura restano solosei colonne, il luogo è pieno di fascinoper la posizione isolata nella macchiamediterranea. La strada che si dirigeverso il mare tocca la bella spiaggia diPortixeddu, protetta da dune ricoperteda una pineta, e sale poi verso CapoPecora, da dove si gode un ampiopanorama della costa.

BUGGERRU

Ex villaggio minerario che si concentrasul fondo di una valletta affacciata sulmare, si è da poco riconvertito alturismo con l’apertura di un comodoporto turistico (l’unico tra Carloforte eOristano). Fondato nel secolo scorso inuna zona ricca di giacimenti, divennein pochi anni un fiorente borgominerario, centro direzionale dellafrancese Société Anonyme des Minesdes Malfidano. Nel paese, circondatooggi da cumuli di detriti, c’erano allorala corrente elettrica, un ospedale,scuole, librerie, una società di MutuoSoccorso e un piccolo teatro dove siesibivano cantanti d’opera lirica. Nellaparte bassa del paese sono esposte lesculture che Pinuccio Sciola hadedicato ai minatori morti nel 1904, in

occasione dei primi moti operai.Nei dintorni si trova la costa piùselvaggia dell’isola. Alta e dirupata, asud si apre sulla baia di Cala Domesti-ca, una delle più belle della Sardegna,ben protetta in fondo a un fiordoroccioso sorvegliato da una torrespagnola. Sulla piccola spiaggia untempo venivano imbarcati i mineraliestratti a Montecani, sopra Masua. Lacosta fino a Capo Pecora è bassa esabbiosa, protetta da alte dune.

IGLESIAS

Iglesias, Villa di Chiesa, venne fondatanel XIII secolo dal conte Ugolino dellaGherardesca, quando i Pisaniriattivarono le miniere abbandonate altempo dei Romani. La produzione diargento era allora molto alta, e la cittàaveva il diritto di coniare le suemonete. A metà del secolo scorsoIglesias attraversò un altro periodo displendore grazie alla MinieraMonteponi. Oggi le discariche didetriti e i ruderi degli edifici minerariin gran parte abbandonati circondanoun centro storico ben conservato, conla centrale via Matteotti, pedonale, cheporta verso piazza del Municipio, unadelle più belle dell’isola. Su di essa siaffacciano il Vescovado, il Palazzo delComune e la Cattedrale di SantaChiara. Terminata alla fine del XVIIsecolo, ha una bella facciata romanico-gotica con un rosone fiancheggiato dadue finestre chiuse e una serie diarchetti. Intorno si dipartono le vietortuose con palazzetti a due piani dai

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balconi di ferro battuto.Si arriva così a San Francesco, costrui-ta a varie riprese tra il ’300 e il ’500, anavata unica con cappelle nobiliarilaterali. Da Piazza Sella, una passeggia-ta di mezz’ora conduce alle murapisane e al Castello di Salvaterra, incima alla collina.

Dintorni: in località Case Marganai sitrova il Giardino Botanico Linasia,novemila metri quadrati dove ammira-re tutti gli esemplari della macchiamediterranea. Il Museo Casa Naturacustodisce reperti naturali e dell’attivi-tà mineraria. Per scoprire le vestigiadel passato minerario sono organizzatevisite guidate da cooperative turistichein collaborazione con l’AssociazioneMinatori.Tra le più interessanti la via dell’argen-to lungo un percorso che dalle minieredi San Giovanni conduce al villaggioabbandonato di Seddas Moddizzis.Lungo il tragitto s’incontra il pozzoSanta Barbara che con le sue muramerlate sembra un castello medievale.In alternativa la visita all’insediamentominerario di Monteponi, dall’elegantepalazzina di Bellavista alla strutturaslanciata del pozzo Sella.

MINIERA MONTEPONILa costa che dalla spiaggia diFontanamare porta a Masua è selvag-gia e molto panoramica grazie aifaraglioni di Masua e al Pan diZucchero, uno scoglio bianco cheraggiunge l’altezza di 132 m. Acompletare il quadro le rovine diarcheologia industriale intorno aNebida, piccolo centro minerario con isuggestivi resti della Caveria LaMarmora, in bilico tra terra e mare,che può essere raggiunta con unapanoramica passeggiata. Oltre Nebidasi giunge a Masua, con una spiaggiadominata dalla falesia calcarea diMonte Nai.

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CARBONIAAl centro della regione carbonifera delSulcis, Carbonia è una città recente: ilavori, durati due anni, iniziarono nel1936. Dell’epoca è rimasto l’impiantourbanistico-architettonico fascista constrade ampie e regolari che convergonoverso la centrale piazza Roma, con ilMunicipio, la Torre civica e la Chiesaparrocchiale di San Ponziano con uncampanile in trachite, copia dellacattedrale di Aquileia. L’ex residenzadel direttore delle miniere, Villa Sulcis,è stata trasformata in Museo archeolo-gico dove ammirare gioielli, ceramichee bronzetti provenienti da domus dejanas e dagli scavi archeologici diMonte Sirai. Fossili, minerali rari e laricostruzione di una grotta naturalesono invece i pezzi forti del Museo diPaleontologia e Speleologia Martel.Nei dintorni di Carbonia una stradaben segnalata porta alla collina sullacui cima si estende il complessoarcheologico di Monte Sirai. La visitavale anche solo per il panorama chespazia fino alle isole di Sant’Antioco edi San Pietro. Interessanti le rovine,ancora oggetto di scavi. L’acropolifortificata di Monte Sirai vennecostruita dai Fenici nel IV secolo a.C.come difesa di Sulki (l’odiernaSant’Antioco). La cinta muraria, spessafino a 4 m, proteggeva l’acropoli e glialloggi della guarnigione.

Lo sviluppo urbanistico segue leasperità del terreno con tre vieparallele che dividono cinque isolati.Interessante l’area della necropoli:quella fenicia presenta tombe a fossamentre quella punica è formata da unadozzinadi tombe a ipogeo.

CALASETTASecondo centro dell’isola diSant’Antioco e porto d’imbarco perCarloforte, Calasetta è stata progettatanel 1769 da un ingegnere militarepiemontese per accogliere i pescatoriliguri che arrivavano da Tabarka. Lestrade regolari con case a due pianiportano alla piazza principale e allaChiesa Parrocchiale dai campaniliarabeggianti. La strada che si dirige asud lungo la panoramica costaoccidentale alterna scogliere a calette espiagge.

SANT’ANTIOCOSant’antioco è il centro principaledell’isola omonima collegata allaterraferma da un istmo artificiale; sindall’epoca romana esisteva un ponte adarcate di cui rimangono solo pochiresti. Fondata dai Fenici nell’VIIIsecolo a.C. con il nome di Sulki, fu unadelle città più importanti del Mediter-

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raneo, dalcui portotransitavanoi minerali,oro compre-so, estratti

nell’Iglesiente. Perquesto Tolomeo la chiamò insulaplumbaria, l’isola del piombo. Altempo della II guerra punica, il portofu usato come base dalla flottacartaginese. L’alleanza le costò inseguito la punizione da parte deivincitori Romani. Questo non fermò lasua espansione che continuò fino allafine dell’Impero. Nel Medioevo lecontinue scorrerie dei pirati portaronoa un progressivo abbandono. L’abitatosi estende dal mare alla collina, concase dai balconcini in ferro battuto. Incima al paese, su un’altura rocciosa, ilCastello Sabaudo in trachite rossa el’Acropoli della città punica. Su unaroccia trachitica che domina il mare c’èil Tophet, il santuario-necropoli dovevenivano deposte le ceneri dei bambininati morti o defunti poco dopo lanascita. In zona l’area della Necropolipunica, una quarantina di tombeipogee, utilizzate per deposizioni digruppi familiari e successivamente daiRomani per la deposizione di urne inpietra o piombo contenenti le ceneridei defunti. Le tombe occupano tuttala parte alta dell’abitato, trasformatenell’epoca cristiana in catacombepaleocristiane.Sotto la chiesa di Sant’Antioco,costruita nel VI secolo con pianta acroce greca e cupola centrale mamodificata intorno al 1000, si apronole catacombe dove la tradizione vuolefosse sepolto il santo patrono dell’isolaproveniente dalla Mauritania (inperiodo romano l’area del Maghreb).Se ne può visitare solo una parteaperta sotto il transetto destro. I vanisono alti meno di due metri e in alcunipunti affrescati.Nella vicina Via Regina Margherita,nella palazzina del Monte Granatico è

stato aperto l’Antiquarium Civico inattesa che vengano ultimati i restauridel Museo Archeologico ai piedi delTophet. All’interno ceramiche, gioiellie oggetti fenici e romani. Interessanteanche la raccolta del MuseoEtnografico, aperto nel luglio 1996,grazie a donazioni e a prestiti privati,in un vecchio impianto divinificazione. Nella grande stanza sonopresentati tutti gli attrezzi da cucina,quelli per fare il formaggio e quelli percoltivare la vigna. Nella sezionetessitura sono esposti fusi e telai per lalavorazione della lana e del bisso, ilfilato impalpabile che si ricava dallaPinna nobilis, la nacchera, il piùgrande bivalve del Mediterraneo. Nelportico esterno sono esposti glistrumenti per la vinificazione el’allevamento. A fine giugno, per lafesta di San Pietro, patrono deipescatori, si svolge una suggestivaProcessione a Mare.

TRATALÌASPiccolo centro delSulcis, fino al 1413

fu sedevescovile, cometestimonia lacattedrale diSanta Maria,in stileromanico

pisano. Consacrata nel 1213,presenta una facciata divisa orizzontal-mente da una cornice ad archettipensili, sormontata da un rosone.Curioso il timpano da cui sporgel’ultimo tratto della scala d’accesso altetto. Anche i fianchi e l’abside sonopercorsi da lesene ad archetti. All’in-terno le tre navate sono divise dagrossi pilastri a sezione ottagonale. Unretablo datato 1596 è dedicato a SanGiovanni Battista e a San GiovanniEvangelista, con al centro la Vergine eil Bambino.

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SANTADICostruita su

diversi pianisullesponde delrio Mannu,

Santadi conserva esempi di architettu-ra tradizionale in trachite e scisto.Oggetti da lavoro e arredi della casasono raccolti nel Museo Etnografico SaDomu Antigua, che ha all’interno unpunto di vendita di prodotti artigianalidel Sulcis. Nella prima quindicina diagosto vi si svolge il matrimoniomauritano o maureddino, la cuitradizione sembra risalga addiritturaad alcune popolazioni nordafricanetrasferitesi nel Sulcis in epoca romana.L’area intorno a Santadi era abitata inepoca nuragica come testimoniano leceramiche e gli oggetti in oro, rame ebronzo (come una barchetta votiva eun tripode in stile cipriota) ritrovatinella grotta Pirostu e conservati almuseo archeologico di Cagliari.Vicino a Santadi è stata scoperta lafortezza fenicio-punica di Pani Loriga,su un piccolo tavoliere a sud-ovest.Interessante la grotta Is Zuddas, riccadi aragoniti, stalagmiti e stalattiti, chesi può visitare con le guide dellacooperativa Monte Meana.Nei dintorni, in territorio diVillaperuccio, la necropoli ipogeica diMonte Essu. Alcune domus de janasconservano sulle pareti le traccedell’originale rivestimento in giallo erosso. Altre erano destinate a luogo diculto, come la grotta-tempio (la primadopo la salita) con un ingresso di 2 mper 2, un atrio e una grande camerasepolcrale.

BAIA CHIALocalità della costa meridionale, èfamosa per il suo sistema di dune chesi stende fino a Capo Spartivento e chedovrebbe diventare il cuore di unariserva naturale della Regione. Allespalle delle spiagge di sabbia candida

si alza un cordone di dune alte fino a24 m, su cui vivono contorti gineprisecolari, e uno stagno che d’invernoospita garzette, aironi cinerini, svassi ealtri migratori acquatici.Il paesino di Chia, una frazione diDomus De Maria, è formato da pochecase, immerse nel verde di grandipiante di fichi, e da un paio di alberghiper le vacanze. La baia dall’acquacristallina è chiusa da un promontoriodominato da una torre spagnola e dascogli rossi ricoperti dalla bassamacchia mediterranea. Ai piedi dellatorre si possono visitare i pochi restidel centro fenicio-punico di Bithia,menzionato da Tolomeo ma che nonraggiunse mai l’importanza di Nora eTharros. Della città, non ancoracompletamente portata alla luce esommersa per secoli dal mare, sonorimaste alcune tombe fenicie, punichee romane accanto alle rovine di untempio dedicato probabilmente al dioBes.Dintorni: il litorale fino a CapoSpartivento è tutto un susseguirsi dimagnifiche baie, dune e pineteraggiungibili a piedi o lungo unastrada sterrata.

PULA - NORACentro agricolo di origine recente, èfamoso per i resort turistici di SantaMargherita, per il campo di golf e perle rovine di Nora, la città più anticadella Sardegna. L’area archeologica sistende ai piedi di Capo di Pula, unpromontorio ammantato di macchiamediterranea con una torre eretta nelXVI secolo dagli Spagnoli per difen-dersi dai corsari. Fondata dai Fenici trail IX e l’VIII secolo a.C., Nora divennesotto Cartagine il centro più importan-te dell’isola. La sua supremaziacontinuò con Roma tanto che nel 238fu scelta come capitale della provinciasarda romana. Nel Medioevo venneabbandonata perché esposta allecontinue incursioni dei pirati arabi.

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Ma nel frattempo il progressivoabbassamento del terreno aveva giàcoperto di acqua i tre porti. Poco restadel periodo punico anche se i ricchicorredi delle sepolture testimonianoun’intensa attività mercantile. Dellacittà cartaginese si può ammirare iltempio dedicato alla dea della fertilitàTanit, su un’altura che domina tutto ilcomplesso. Ben disegnata la cittàromana con il teatro, le terme, leabitazioni, le strade lastricate con retefognaria. Di grande interesse i mosaicicaratterizzati dall’uso quasi esclusivodei colori bianco, nero e ocra.Molti ritrovamenti, comprese leiscrizioni puniche con la primaattestazione del nome Sardegna, sonoconservate al Museo Archeologico diCagliari. Le ceramiche sono inveceesposte nel minuscolo Museo Archeo-logico locale. Gli scavi continuanonella zona del macellum, aridossodell’area militare. Nei pressisorge la chiesetta romanica diSant’Efisio, costruita dai monaciVittorini nell’XI secolo, meta dell’an-nuale processione che parte da Cagliar.

QUARTU SANT’ELENACittadina alla periferia di Cagliari, ècresciuta vertiginosamente negli ultimianni fino a diventare una delle piùgrandi dell’isola. Sorge ai margini dellesaline e dello stagno omonimo, sceltocome stabile dimora e come nurseryda decine di coppie di fenicotteri cheda qualche hanno vi nidificano.Davanti al moderno palazzo comunalesorge la Casa Museo Sa Dom ’e Farra,alla lettera “La casa della farina”, unagrande abitazione padronalecampidanese che raccoglie migliaia diattrezzi della tradizione quotidianadomestica e agricola del passato. Sonooltre 14.000 i pezzi raccolti in una vitadall’ex pastore Gianni Musiu. Glioggetti sono ambientati in diversestanze dedicate a lavori diversi, dalleselle e dai finimenti in cuoio dellostalliere ai carri e al mantice delfabbro. Interessante il frigorifero aneve che funzionava grazie alla neveraccolta in Barbagia, portata a Cagliaria dorso di mulo e conservata sottoterrain grandi contenitori di paglia. La casacomprendeva le abitazioni per ipadroni e per un buon numero di

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dipendenti, più i locali a porticato suun grande cortile, utilizzati per lelavorazioni domestiche e agricole,come la molitura, la preparazione delpane, la riparazione degli attrezzi.

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Note

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LA SARDEGNAZONA PER ZONA

La Costa orientale

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La Costa orientale

All’interno chilometri e chilometri dipascoli e rocce, sul mare falesie inacces-sibili che sprofondano nell’acquaturchese, dove da poco è ricomparsa lafoca monaca. Per questo, il tratto dicosta del Golfo di Orosei è entrato a farparte del Parco Nazionale delGennargentu, istituito per proteggereaquile reali e mufloni.

Senza città di rilievo, la Costa orientalevanta buoni centri balnerari concen-trati intorno ad Arbatax e aVillasimius. Salvo in alcuni tratti, lastrada corre lontano dal mare; perquesto il più delle volte le spiagge sonoda conquistare con lunghe escursioni apiedi o seguendo strade sterrate chesembrano perdersi nella macchiamediterranea. Anche le cittadine piùimportanti come Orosei, Muravera oDorgali non sono situate lungo lacosta, ma leggermente all’interno. Lacausa è da attribuirsi alla malaria cheha mietuto vittime fino all’ultimodopoguerra e agli attacchi dei piratiche per secoli hanno infestato le coste.

Le zone dell’interno sono terra dipastori che da secoli hanno condotto legreggi al pascolo lungo i tratturi oggipercorsi dai fuoristrada. Al sud, pococonosciuta e sfruttata turisticamente,la regione del Sarrabus riserva grandisorprese a chi ama avventurarsi fuoridai circuiti tradizionali. Fino a pochianni orsono è rimasta isolata per ladifficoltà delle comunicazioni. L’unicomodo per arrivare a Cagliari era iltrenino a scartamento ridotto ches’inerpicava per le valli e che oggi puòcostituire la meta di un viaggio aritroso nel tempo. Al centro, la regionedell’Ogliastra, con le sue spiaggesabbiose che variano dal grigio perla alrosso acceso, offre montagne duredove la civiltà pastorale non è statascalfita dalla modernità e la vita deipaesi scorre ancora con ritmo arcaico.Più facile la regione delle Baronie, conle cittadine di Siniscola e di Orosei,ben servite dai mezzi di trasporto edalla superstrada.

La statale 125 collega Olbia conCagliari lungo la costa orientale. Iltratto più spettacolare è quello traDorgali e Baunei, 63 km di curve dimontagna nel cuore del Parco naziona-le del Gennargentu. Questo tratto di

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strada è stato tagliato nella roccia daicarbonai piemontesi che tra la metà ela fine dell’Ottocento frequentavano(unici stranieri) queste valli impervie,tagliando gli alberi che caricavano poisulle navi per il Continente. Undisboscamento poi rivelatosiirreversibile.

ARBATAXQuesto centro sorge aipiedi di CapoBellavista, una falesiadi porfido rosso che termina in marecon le celebri rocce del medesimocolore, di grande effetto cromatico. Ilporto, protetto da una torre spagnola,è il capolinea dei treni a scartamentoridotto che arrivano da Cagliari. Lacosta vanta acque limpidissime e baieincantevoli, come Cala Moresca, doveil porfido rosso contrasta con alcuniblocchi di granito grigio e conl’azzurro delle acque. Più a sud PortoFrailis, protetto anch’esso da una torrespagnola, e la lunga spiaggia di Orrì.Dal Faro di Capo Bellavista si gode unbel panorama sul mare esugli isolottidell’Ogliastra. Nella baiauna strada privataporta al club Vacanzedi Cala Moresca,ricostruzione di untipico villaggiomediterraneo, conportoni in legnomassiccio e inferriateprovenienti dalle case che furonoabbandonate a Gairo Vecchia dopo unterremoto.

SANTA MARIANAVARRESEPiccolo centro balneare costruitointorno a una bella chiesa campestreda cui ha preso il nome. La chiesa, atre navate con abside semicircolare,

sembra sia stata costruita nella primametà dell’XI secolo dalla figlia del re diNavarra come ringraziamento per unoscampato naufragio. Sul sagrato sorgeun gigantesco olivastro, che diconovecchio di oltre mille anni. La bellaspiaggia è delimitata da una pineta eprotetta da una torre aragonese del

’600. Di fronte il grande scoglio aforma di piramide

dell’Agugliastra, o SaPedra Longa,un sottile

pinnacolocalcareo che sporge dal mare per 128m. Si raggiunge in pochi minuti dinavigazione dal porticciolo da dovepartono anche i barconi per Cala Luna,Cala Sisine e Cala Goloritzè.

IL PARCO DEL GENNARGENTU

I 73.935 ettari di questo parco naziona-le, i cui confini sono indicati daun’intesa del 1992, si trovano inprovincia di Nuoro (esclusa l’isoladell’Asinara). I comuni interessatidall’area protetta sono Aritzo, Arzana,

Baunei, Belvì, Desulo, Dorgali,Fonni, Gairo, Gavoi, Lodine,

Meana Sardo, Oliena, Ollolai,Olzai, Ovodda, Orgosolo,

Seui, Seulo, Sorgono,Talana, Tiana, Tonara,Urzulei, Ussassai eVillagrande. Per visitare lazona, bisogna tenerpresente che la diversità

degli ambienti consigliadifferenti stagioni. In generale, però, ameno di non aver mete esclusivamentebalneari, le stagioni di mezzo rappre-sentano il compromesso migliore tra ilcaldo dell’estate e il gelo dell’inverno.Mete interessanti sono la salita ai 1834m della Punta La Marmora e, sulSupramonte, oltre alle rovine diTiscali, le gole di Su Gorroppu e lasorgente di Su Gologone. Verso il maresi può scegliere tra la visita alla Grottadel Bue Marino e la discesa a piedidella Codula di Luna.

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DORGALISvilupattasi su un costone roccioso chescende dal monte Bardia, la cittadinadi Dorgali dista 30 km da Nuoro epoco meno di 10 dal mare di CalaGonone. Insediamento agricolo epastorale, questo paese è anche uncentro importante per l’artigianato delcuoio, della ceramica e della filigrana,e per la tessitura di tappeti. Per ibuongustai, due tappe fondamentalisono costituite dalla cantina sociale edal caseificio. Nel centro storico siincontrano vecchie costruzioniedificate con la scura roccia vulcanica.Molte le chiese dell’abitato, tra queste

SanLussorio,la

Madonnad’Itria e la

Maddalena.Sulla centrale piazza

Vittorio Emanuele si innalza la facciatadella Parrocchiale di Santa Caterina ilcui interno è ornato da un grandealtare ligneo scolpito. In paese si puòvisitare l’interessante Museo Archeolo-gico che raccoglie una importantecollezione di reperti di epoca nuragica

(provenienti anche dal vicino sito diSerra Òrrios), punica e romana. Qui cisi può rivolgere per avere informazionisulle visite al villaggio di Tiscali.

OROSEIIl capoluogo storico della Baronia, inposizione arretrata rispetto al mare, haun centro storico vivace e ben curato,con palazzetti in pietra e calce biancasu cortili lussureggianti. Chiese, archi,spiazzi e scale lo rendono moltogradevole. Fondata probabilmente nelMedioevo, visse il suo momentomagico durante la dominazione pisanaquando, sotto il dominio dei baroniGuiso, divenne un porto importantecon ancoraggi sul fiume Cedrino.Dopo il passaggio agli Aragonesi iniziòla decadenza causata dalla malaria,dalle scorrerie dei pirati e

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dall’insabbiamento delfiume. Attraverso unintrico di stradine siarriva alla centralepiazza del Popolo su cuisi affacciano tre chiese.In cima a una scalinatala Parrocchiale di SanGiacomo Maggioredalla facciata settecente-sca e con più cupolericoperte in cotto. Sullato opposto la ChiesaDel Rosario, con unafacciata barocca, e la Chiesa delleAnime, fondate dalle confraterniteprotagoniste dei riti della SettimanaSanta. La Chiesa di Sant’AntonioAbate, un tempo santuario campestre,è stata inglobata dall’espansione dellacittà. Nella torre pisana, all’interno delrecinto, è allestita una esposizione diartigianato locale. Anche il secentescoSantuario della Madonna del Rimedio,fino a qualche anno fa isolato nellacampagna, è diventato parte dellaperiferia. È circondato da cumbessiasche si riempiono nei primi giorni disettembre in occasione del pellegrinag-gio.Dintorni: in prossimitàdella foce del Cedrino,sorge la Chiesa di SantaMaria ’e Mare, fondatanel XIII secolo damercanti pisani. Piena diex voto, l’ultima domenica dimaggio è meta di un pellegrinaggiocon la statua della Madonna chescende il fiume su una barca seguitadalle barche dei pescatori. Alla foce ilfiume si divide in due rami: quellosettentrionale entra in un canaleartificiale, quello meridionale dà vitaallo stagno Su Petrosu, una zonaumida dove vivono folaghe, gallinelle,germani reali e il pollo sultano.Dove l’acqua è più bassa si trovanoavocette e cavalieri d’Italia, aironicinerini e garzette.

GALTELLÌAlle pendici del Monte Tuttavista,Galtellì era nel Medioevo il centro piùimportante della regione, fino al 1496sede della Diocesi, come testimonia lachiesa romanica di San Pietro, l’anticacattedrale del XII secolo. Decaduto acausa della malaria e delle incursionibarbaresche, conserva tracce delpassato splendore nella Parrocchialedel SS. Crocifisso, che custodisceinteressanti statue lignee del ’500 e del’600. Il nucleo centrale è molto bello

con palazzetti e case incalce bianca che

danno all’insiemeun aspetto lindo.Dintorni: una delleescursioni piùinteressanti nei

dintorni porta al MonteTuttavista lungo una strada sterrata(poi sentiero percorribile solo a piedi)che porta a Sa Pedra Istampada, laRoccia Forata, un arco scolpito dalvento alto ben 30 m. Si può raggiunge-re anche la cima per godere di unpanorama a 360 gradi. In località LaTraversa, a 12 km da Galtellì, si troval’interessante Tomba di Giganti di SaEna ’e Thomes. Suggestivo monumen-to preistorico con una stele, alta 3 m,scolpita in un unico blocco di granito.

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SINISCOLAAi piedi del monte Albo, a pocadistanza dal mare, si trova unacittadina sviluppatasi in manieradisordinata intorno alla parrocchialesettecentesca, che conserva all’internoaffreschi e statue inlegno di artistilocali. Un rettilineoporta a La Caletta,porticciolo turisticocon una spiaggia sabbiosa lunga 4 km.Dintorni: in direzione Orosei, dopo ilponte sul rio Siniscola, si incontra ladeviazione per Santa Lucia, piccolocentro di pescatori; di origine, pare,ponzese, è raccolto intorno alla chiesae alla torre spagnola. Alle spalle unapineta arriva fino al mare dove le roccesi alternano a calette. Camminandosulla battigia si giunge alle dune dicandida sabbia di Capo Comino,raggiungibili anche con una deviazionedalla strada statale. Sono le più belledune sabbiose della costa orientale sucui crescono contorti ginepri.Il promontorio, con un faro, è unsusseguirsi di scogli arrotondati dalleforme più svariate che si aprono inpiccole spiagge di ciottoli. Si puòraggiungere a piedi con due ore di

cammino anche la spiaggia diBerchida, con il massiccio scogliochiamato “S’incollu de sa Marchesa” euno stagno popolato di cefali eanguille. In alternativa una stradasterrata dal fondo sconnesso parte

dalla Statale all’altezza delchilometro 243, subito

dopo il rio Berchida, es’incunea nellamacchia mediterra-

nea fino alla spiaggia di sabbia candidasu un mare dall’acqua trasparentissi-ma. Nel tragitto cartelli turisticisegnalano l’insediamento nuragico diConca Umosa e il villaggio abbando-nato di Rempellos.

POSADAArroccata in cima auna rupe calcareaammantata dieuforbie e lentisco,il paese è sovrasta-to dai ruderi delCastello della Fava.Costruito nel XIIsec. dai giudici di

Gallura, fu conquistato dai giudici diArborea prima di passare sotto ilcontrollo degli Aragona. La zona eragià abitata in tempi lontanissimi cometestimonia la colonia cartaginese diFeronia. Importante centro all’epocadei Giudicati, decadde per le numeroseincursioni saracene. Il borgo conservala struttura medievale con vicolitortuosi collegati da ripide scalinate,archi e piccole piazze. Le case in pietragrigia sono state via via ristrutturate.Anche il castello è stato sottoposto alifting: una scala in legno porta allasommità della torre quadrata da cui sigode un vasto panorama sul mare,sulla foce del fiume Posada e sullapianura con agrumeti.Dintorni: verso l’interno, il Lago diPosada circondato da pinete, uno deitanti bacini artificiali dell’isola.

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LANUSEIGrosso centro dall’aspetto austerocostruito sul fianco della collina a 600m d’altitudine, in posizione dominanteverso il mare. Per secoli ha rivestito ilruolo di capoluogo dell’Ogliastra.Costruito su piùlivelli, conservavestigia delricco passatonei palazzettisignorili.

JERZUAi piedi dei “tacchi”, possenti forma-zioni calcaree che sporgono candidedalla macchia mediterranea, Jerzu è ungrande paese circondato dai vigneti,ricavati sui fianchi ripidi delle colline.Nella zona si producono ogni annocirca 100 000 quintali di uva chevengono lavorati nella Cantina Socialefamosa per il Cannonau Rosso DOC.Il paese è costruito su diversi livellicon case a più piani che s’affacciano sulcorso principale. Le ripide stradelaterali portano ad angoli dove si èconservata qualche abitazionetradizionale, specialmente nella parte

bassa del paese. La festa più importan-te si tiene il 13 giugno in omaggio aSant’Antonio da Padova al quale èdedicata una delle chiese della città.Dintorni: a Ulassai, si può visitare lagrotta Su Màrmuri, il Marmo, unacavità di calcare bianco cui si accedeper una scala di 200 gradini. Ilpercorso si snoda per quasi unchilometro tra laghetti e spettacolaristalagmiti.

GAIROGairo Sant’Elena sorge nella valle delrio Pardu, una gola profonda chiusa daimponenti pareti di calcare. Il paese fucostruito dopo il 1951 in seguitoall’evacuazione del vecchio borgo chestava lentamente scivolando a valle. Lasua vista è inquietante, con le case

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sventrate, senza portoni e inferriate.Tutta la zona è spettacolare, a iniziaredalla strada che porta a Lanusei.Dintorni: la strada costiera corre apoca distanza dal mare con calette disabbia rosata e scogli dello stessocolore. Dalla baia di Gairo, protetta daun promontorio ricoperto dallamacchia mediterranea, si raggiunge laspiaggia di Coccorocci, l’unica spiaggianera di tutta la Sardegna.

BARÌ SARDOGrosso borgo agricolo, al crocevia tral’Orientale Sarda e la strada versoLanusei, in una campagna lussureg-giante di vigneti e frutteti. Il nome,derivato da abbari, le paludi, testimonia

che un tempo la malaria doveva esseremolto diffusa. Il centro più antico siraccoglie intorno alla Chiesa di SanLeonardo e alla Parrocchiale dedicataalla Beata Vergine del Monserrato, dalcampanile in stile rococò. Interessantel’artigianato della tessitura con labora-tori che producono tappeti, arazzi,coperte e cuscini di lino. Torre di Barì èuna piacevole località balnearesviluppatasi intorno alla secentescatorre spagnola, costruita per difendere ilpaese dalle incursioni dei pirati. Belle laspiaggia sabbiosa e la piccola pineta.Piena di mistero la festa di San GiovanniBattista, detta Su Nenneri. Con unrituale che propizia ricchi raccolti,vengono lanciati in mare i germogli dilegumi e cereali fatti germogliare al buio.

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MURAVERAIl centro più importante del Sarrabussorge alla foce del Flumendosa, alcentro di una campagna coltivata adagrumi. Sull’area nei tempi antichisorgeva la città fenicia di Sarcapos. Ilpaese è quasi attaccato a Villaputzu e aSan Vito, ideale punto di partenza perescursioni lungo la costa e le vallidell’interno. Verso nord il tratto dicosta, fino a Porto Corallo, è una lungaspiaggia sabbiosa interrotta da piccolipromontori rocciosi.Torre Salinas domina da uno spuntonegranitico la riva sabbiosa e lo stagno diColostrai. Vicino al porto turisticoun’altra torre spagnola che nel 1812vide una delle poche vittorie dei Sardisui pirati barbareschi. Una escursionelungo l’Orientale Sarda verso Arbataxporta ai resti del Castello di Quirra ealla chiesetta romanica di San Nicola,l’unica della Sardegna costruita inmattoni. Dirigendosi invece versoCagliari, si risale il corso del rio Cannasdove le rocce rosse affiorano tracorbezzoli, eriche, mirti e ginepri. Inestate è possibile bagnarsi nelle pozzed’acqua cristallina all’ombra deglioleandri in fiore e dei salici piangenti.Interessante anche l’escursione lungo la

valle del Flumendosa, oltre San Vito.Castiadas è una frazione di Muravera,con poche case intorno alle carceriottocentesche, al centro di una campa-gna coltivata a vigneti e agrumi. Bello iltratto di costa intorno a Capo Ferrato,con rocce basaltiche che si aprono inbaie dalla spiaggia candida, ombreggia-te da pini. Proseguendo verso suds’incontra Costa Rei, un centro diseconde case e di villaggi vacanze. Labaia quiè chiusa a sud da Cala Sinzias: ilfondale formato da lastroni rocciosi dàall’acqua una trasparenza cangiante.

VILLASIMIUSÈ la piÙ importante località balnearedella costa sud-orientale, con alberghi,residence e case non sempre beninseriti nella natura. Il centro èmoderno, al margine settentrionale diun promontorio che si allunga fino aCapo Carbonara. Al centro delpromontorio si apre lo stagno diNotteri, separato dal mare solo dallaspiaggia lunga e sabbiosa. In invernoospita colonie di fenicotteri rosa. DalFaro si gode un’ampia vista panoramicasulla costa e sulle isole dei Cavoli e diSerpentara. Intorno spiagge di quarzo eisolotti di granito su un mare dai ricchifondali. Il tratto tra le due isole è statoteatro di numerosi naufragi: a 10 m diprofondità si trova la statua dellaMadonna dei Fondali dello scultorePinuccio Sciola. La si può vedere grazieai battelli dal fondo trasparente chedurante l’estate partono dal porticciolodi Porto Giunco. Il carico di una navespagnola naufragata in queste acque nelXV secolo, reperti d’epoca classica ealtri provenienti dal santuario diCuccureddus sono esposti nel MuseoArcheologico di Villasimius.

ORROLICentro del sarcidano dedito all’alleva-mento, sorge in una concadell’altopiano di Pranemuru, una landa

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dalla vegetazione rada ai margini dellavalle del Flumendosa. La zona è riccadi siti archeologici come la necropolidi Su Motti, con domus de janasricavate da massi erratici di basalto. Inposizione panoramica, poco distantedalla falesia, ci sono le rovine delNuraghe Arrubiu. Si tratta di una

struttura pentalobata, a pianta assaicomplessa, ancora più estesa diBarumini. In pietra rossa, il complessosi sviluppa intorno al torrione centraledel XI-X secolo a.C. che secondo gliesperti raggiungeva in origine l’altezzadi 27 m. Intorno sono sistemate cinquetorri, risalenti probabilmente al VIIsecolo e collegate tra loro da altibastioni. A queste si aggiunse una

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seconda cerchia, nel VI secolo, alloscopo di perfezionare il sistema didifesa. Intorno sono visibili i resti delvillaggio nuragico, con capanne apianta circolare e rettangolare.

PERDASDEFOGUPaese montano della bassa Ogliastra,in posizione isolata al margine della

regione dei “tacchi”, possenti formazio-ni calcaree che sporgono candide dallamacchia mediterranea. La strada cheporta a Jerzu è una delle più panora-miche perché corre su un altopiano aipiedi di queste cime dolomitiche convista spettacolare sul mare e sullalontana Perda Liana. Lungo la strada siincontra la chiesa campestre diSant’Antonio, in un bel prato ai piedidi Punta Coróngiu, il tacco piùspettacolare.

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LA SARDEGNAZONA PER ZONA

Il Centro e la Barbagia

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Il Centro e laBarbagia

La regione che occupa il centrodella Sardegna è una terra deltutto particolare, in cui la naturae la gente rispecchiano più chealtrove la realtà più anticadell’isola. L’orizzonte è fatto dimontagne aspre su cui si intreccia-no i sentieri dei pastori. Lungo levalli, i piccoli paesi arroccati tra i boschisembrano fuori dal tempo.

Con il nome di Barbagia (che derivadal nome Barbària, con il quale iRomani indicavano le regioni inacces-sibili dell’interno, contrapposte allaRomània delle coste) si indica l’insie-me delle regioni che circondano a est eovest la mole del massiccio delGennargentu. Abitato da sempre, riccodi siti preistorici come il villaggionuragico di Tiscali (pp 104-5), il cuoredella Sardegna resistette per secoli alleinvasioni romane e conservò gliantichi culti religiosi di origine

nuragica fino all’avvento del Cristiane-simo. Terra aspra ma ospitale, il centrodell’isola richiede al visitatore un certosforzo: le strade sono lunghe etortuose, le indicazioni talvoltainsufficienti e molti i chilometri sustrade sterrate. Qui però le tradizioni

sono ancora vivissime, lefeste popolari

importanti ecolorate: isantuari e i paesisi animano nellaricorrenza del

santo patrono o durante laPasqua, mentre a Mamoiada (p 102) ifamosi “mamuthones” sfilano duranteil carnevale coperti dalle loro masche-re grottesche. La natura è dovunque alcentro del paesaggio: dalle rocce delSupramonte di Oliena e Orgosolo ilmare è a un passo, mentre dalla PuntaLa Marmora (p 82) - la massimaelevazione del massiccio delGennargentu, a 1834 m di quota - nellefredde giornate di vento si arrivano avedere le acque dei due mari chebagnano l’isola. La cucina è di terra edha i sapori della macchia mediterra-nea, mentre l’artigianato - da nonperdere una visita alle preziose

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collezioni esposte nellevetrine del MuseoEtnografico di Nuoro (p99) - è ispirato alla vitapastorale con tappeti,cesti, ceramiche ornatecon i motivi dellatradizione.

Nuoro è‘ il centro dell’interno dellaSardegna: a oriente si erge la catena delSupramonte, con ai suoi piedi Oliena,Orgosolo e Dorgali, mentre a occiden-te sono le valli che digradano verso illago Omodeo e Macomer. In questopaesaggio fatto di colline e vetterocciose (i “tacchi” e i “tonneri”) siincontrano molti dei centri piùimportanti della regione, comeMamoiada, Bitti, Sarule. A sud siinnalzano infine le alture che compon-gono il massiccio del Gennargentu,ricco di foreste, e sulle cui pendici siincontrano i paesi della montagna:Gavoi, Fonni. Verso nord-est, costeg-giate le pendici del Monte Ortobeneche domina la città, si scende fra ulivi,mandorli e vigne in direzione delleBaronie.

NUOROAl centro dell’isola,Nuoro divenne una

città importante a partiredal XIV secolo ed è capoluogo diprovincia dal 1926. La topografia dellacittà è basata sulla presenza delladorsale montuosa che scende dalMonte Ortobene su cui crebbero iprimi insediamenti umani della zona.In centro sopravvivono molti angolipittoreschi di rioni antichi che lacomponevano, un tempo collegati traloro dalla “Bia Maiore”, l’odierno CorsoGaribaldi. Centro commerciale delleBarbagie, Nuoro si anima in occasionedi una serie di feste: il 19 marzo inonore di San Giuseppe, il 6 agosto diSan Salvatore e nell’ultima domenicad’agosto in onore del Redentore.

UN PO’ DI STORIA

Al termine del periodo feudaleNùgoro, come tuttora i nuoresichiamano la loro città, entrò in unlungo periodo di instabilità politica:

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rivolte e sommosse erano all’ordine delgiorno tanto che l’intendente piemon-tese De Viry descrisse la città, attornoal 1750, come un “covo di banditi eassassini”. In seguito agli editti che aiprimi dell’Ottocento ponevano fine altradizionale uso comunitario delleterre, una serie di sollevazioni popolariculminarono nei moti di “SuConnottu”, nel 1868. A cavallo dei duesecoli, Nuoro divenne il centro di unprofondo rinnovamento culturale, cheaveva origine nel confronto tra lavecchia società isolana e quella nuovaespressa dal rapporto dell’isola con ilcontinente.

VISITANDO NUORO

Centro della città è la piazza dedicataal poeta nuorese Sebastiano Satta(1867-1914) che, alla fine del XIXsecolo animò la cultura cittadinainsieme alla scrittrice Grazia Deledda(1871-1936) e al politico e saggistaAttilio Deffenu (1893-1918).

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE

Fusione delle raccolte paleontologiche,

paleo-botaniche e naturalistiche delGruppo Speleologico Nuorese, ilmuseo si è arricchito con i reperti dellecampagne di molti anni di scaviintrapresi dalla Soprintendenza nelNuorese. Interessanti gli scheletri delProlagus sardus e della lontra gigante euna piccola collezione di faunacavernicola, le statue-menhir diLàconi, vari bronzetti di epocanuragica e oggetti di epoca romana.

MUSEO DELEDDIANO

Varcato il portone della casa nataledella scrittrice, si entra in una tipicadimora sarda di metà Ottocento. Unaserie di cimeli, che ricordano le tappedel successo della Deledda, sonoesposti negli ambienti, restauratiseguendo le descrizioni he la scrittriceha lasciato nel suo romanzo Cosima. lcortile dà accesso alla zona dove untempo c’era l’orto (e dove ora sitengono manifestazioni culturali),mentre ai piani superiori sono espostele copertine dei libri della scrittrice, lelocandine dei lavori teatrali tratti dalleopere e copia del diploma di

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conferimento del Premio Nobel per laLetteratura del 1926.

IL MUSEO ETNOGRAFICO DI NUORO

Per ospitare una collezione di oggetti ecostumi della vita quotidianasarda, l’architetto AntonioSimon Mossa ha progettatonegli anni Sessanta la replicadi un villaggio ideale, con lesue corti, le vie e le scale.Nelle sale, percorse ogni annoda 70.000 visitatori, si trovanomobili, gioielli, le forme delpane tradizionale, telai etappeti e i costumi caratteristi-ci della vita di tutti i giorni edelle feste. Ogni due anni, ilmuseo ospita una rassegna di cinemaantropologico ed etnografico nel mesedi ottobre.

MONTE ORTOBENE

La città nacque sulle pendici granitichedel monte, e tutti i nuoresi hanno unrapporto speciale con questa monta-gna. Per salire verso i suoi boschi,bisogna uscire dalla città in direzionedi Orosei, passando a fianco allaChiesa della Solitudine, dove sitrovano le spoglie di Grazia Deledda.Dopo una serie di tornanti in unambiente fatto di boschi e grandimassi, si raggiunge la vetta, dove sierge la statua in bronzo del Redentore,che si affaccia sulla città sottostante.Nei pressi della statua si trova la chiesadi Nostra Signora del Monte che,l’ultima domenica d’agosto, divienemeta della grande processione che si

tiene in onore del Redentore cuipartecipano rappresentanze incostume di tutta la Sardegna.

NECROPOLI DI SAS CONCAS

Percorrere la SS 131 in direzionedi Abbasanta, proseguire poi per

Oniferi. La necropoli è pocolontana dallo svincolo sulladestra a poche decine di metridalla strada. Il complesso ècomposto da una serie didomus de janas tra cui alcune,come la “Tombadell’Emiciclo”, sono istoriateda incisioni e bassorilievi: ilsito è aperto e incustodito.Utile, quindi, una torcia

elettrica.

BITTIQuesto borgo pastorale deve la suarecente notorietà al gruppo musicaledei “Tenores de Bitti”, la cui interpreta-zione del canto polifonico tradizionalesardo ha conquistato estimatori intutta Europa. Secondo molti studiosi, ildialetto di Bitti sarebbe la parlata sardapiù simile al latino. Sulla piazzaGiorgio Asproni si trova laottocentesca chiesa di San GiorgioMartire, nella cui casa parrocchiale sipuò visitare una piccola collezione direperti archeologici.Dintorni: non lontano dal paese indirezione di Orune (la strada èsegnalata da cartelli ma non sempliceda seguire) è il tempio a pozzo di SuTempiesu, costituito da vari ambienti -realizzati con grandi pietre basaltichesquadrate - che ospitano il pozzo sacroche attingeva a una vena d’acquautilizzata per scopi rituali. Nellecampagne attorno a Bitti si incontranouna serie di chiese campestri (traqueste Santo Stefano e Babbu Mannu,cioè Spirito Santo) che, in occasionedelle ricorrenze annuali, si animano difeste.

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BONOAi piedi delle alture del Gocèano,Bono è un ottimo punto di partenzaper piacevoli escursioni nei grandiboschi di Monte Rasu e nella Forestadi Burgos. Al centro del paese si trovala parrocchiale di San MicheleArcangelo che, anche se più volterimaneggiata, nasconde una singolarecuriosità:l’orologio della chiesa è infattimosso dal peso di 4 palle di cannoneche caddero in paese nel corsodell’assedio del 1796, durante il qualele truppe governative venneroscacciate dalla popolazione. Questoepisodio viene rievocato ogni anno nelcorso di una festa tradizionale che sitiene il 31 agosto, in occasione della

quale la zucca più imponente degli ortidi Bono viene data in premio all’ulti-mo classificatonella corsa di cavalli, come ironicoriconoscimento al valore dell’esercitosconfitto. Fino a qualche anno fa, lazucca veniva addirittura fatta rotolaredalla montagna verso valle, in ricordodella fuga delle truppe nemiche. ABono si tiene, nella prima decade disettembre, l’annuale Fiera dei ProdottiTipici Artigiani del Gocèano.Dintorni: dal valico Uccaidu, lungo lastrada per Sassari, si risale a piedi ilcrinale sino alla sommità del MonteRasu (m 1258), da cui si gode unosplendido panorama su buona partedella Sardegna.

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BURGOSIl piccolo paese,fondato nel 1353dal GiudiceMarianod’Arborea, siestende ai piedidella montagna aforma di cono sucui sorge la mole del castello diBurgos, di molto precedente allafondazione del borgo sottostante.Costruito nel 1127, il castello fu alcentro di molti scontri tra principi,giudici e coloni continentali e da quipartirono nel 1478 gli uomini diArtaldo di Alagon diretti alla battagliadi Macomer che vide la fine dell’indi-

pendenza sarda e l’inizio delladominazione aragonese. Passate lemura si raggiunge l’interno delmaniero dove, circondata da altrefortificazioni,è una torre restaurata cuisi accedeva in passato grazie a unascala in legno che veniva ritirata incaso di assedio.Dintorni: a metà strada tra Burgos eBono merita una gita l’area verde dellaForesta di Burgos, zona molto curata evaria di rimboschimento, metaapprezzata da turisti e abitanti dellazona. Tra le piante spiccano lecci econifere, querce e sughere, cedri equalche castagno isolato, mentre neirecinti pascolano i piccoli cavallinidella Giara.

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OTTANAIl paese sorge nella pianura della valledel Tirso, non lontano dalle pendicidelle colline della Barbagia di Ollolai.Prima importante centro medievale,poi quasi abbandonata a causa delladiffusione della malaria, Ottana è statascelta, nei primi anni 70, per essere ilcentro di un polo di sviluppoindustriale promosso dal-l’ENI. I risultati non sonostati brillanti: le industrie nonhanno avuto i profitti che siprefiggevano e i problemiambientali che l’insediamentoha provocato sono sotto gliocchi di tutti. Ora l’intero progetto è invia di abbandono.Dintorni: non lontano dal centro diOttana si può visitare una chiesa dinotevole interesse: è San Nicola, untempo cattedrale della diocesi diOttana. Di severe forme romaniche (la

fondazione risale al 1150), la chiesa, inconci di trachite nera e violacea,risente di influssi pisani e conserva alsuo interno un polittico trecentesco eun crocefisso del ’500.

OLLOLAIAnticamente il piccolo borgo di

Ollolai doveva essere ben piùimportante di oggi. Perquesto divenne capoluogodella curatoria che com-prendeva la parte settentrio-nale della Barbagia che,

infatti, prese da allora il nomedi “Barbagia di Ollolai”. La sua deca-denza fu avviata da un incendio chedistrusse gran parte dell’abitato nel1490. Oggi nel centro del paesesopravvive qualche casa ornata da unantico portale in pietra scura e qualcu-no, nei cortili, lavora ancora l’asfodelo

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per la creazione dei tradizionali cestiniintrecciati.Dintorni: un’escursione breve portaalla chiesetta di San Basilio, dove sisvolge il 1° settembre una tradizionalefesta campestre. Dalla strada che saleverso la punta S’Asisorgiu (1127 m) sigodono ampi panorami: per questomotivo la vetta è detta “finestra dellaSardegna”.

SARULEAsarule, piccolo paese di originimedievali, si è conservata la tradizionedella tessitura di colorati tappeti ornatida figure fortemente stilizzate. Ancoraoggi, passeggiando sulla via principaledel paese, si possono incontrare ilaboratori in cui si lavora come untempo su dei telai verticali, e dove sipossono acquistare i tappeti. Lanotorietà di Sarule in terra sarda è

però dovuta al vicino santuario diNostra Signora di Gonare, alto su unosperone calcareo che domina il paese.Edificata per volere del giudiceGonario di Torres, la chiesa è stata inlarga parte ricostruita nel Seicento marimane uno dei centri di pellegrinag-gio più importanti dell’isola. Lasciatal’automobile ai piedi delle rocce, inuno slargo su cui si aprono lecumbessias, si segue un sentiero che,dopo una decina di minuti di cammi-no nella macchia di lecci, conduce alsantuario, da cui si gode uno splendidopanorama. All’orizzonte appaiono ilmonte Ortobene che sovrasta Nuoro evicino il monte Corrasi di Oliena.Sullo sfondo, il Gennargentu.Il monte Gonare ha una particolaritàgeologica: è costituito da molte roccediverse. Dalla struttura graniticaemergono infatti strati di calcare eaffioramenti di scisto su cui cresce una

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vegetazione varia e popolata da moltespecie di uccelli (pernici, tortore,averle, picchi e rapaci). Il bosco ècomposto di lecci, roverelle, aceri; nelsottobosco in primavera fiorisconociclamini, convolvoli e peonie.Dal 5 all’8 settembre si svolgono ifesteggiamenti in onore della Madonnadi Gonare: gruppi di pellegrini salgonoa piedi dai paesi vicini, si corre unpalio equestre, si recitano poesie, sicanta e l’allegra animazione della festasconvolge la tranquillità della zona.

MAMOIADANel 1770 i viceré sabaudidell’isola notaronoMamoiada a causa dellagrande quantità dei vigneti eper l’eccezionale numero dipecore che, tutti gli anni,transumavano sulle pendicidella Barbagia di Ollolai. Oggi,il borgo nasconde ancora, tra le casemoderne nate a fianco della stradaprincipale, qualche vecchia costruzio-ne. Ma la notorietà di Mamoiada èdovuta soprattutto alle scure mascheredei “mamuthones” che fanno la lorocomparsa nelle vie del paese in varie

occasioni: il 17 gennaio, la Domenicadi Carnevale e il Martedì Grasso,durante le celebrazioni più famose delcarnevale barbaricino.Dintorni: a una decina di chilometridal paese in direzione di Gavoi, ilSantuario di San Cosimo è un tipicoesempio di chiesa campestre sarda,con la struttura centrale circondatadalle cumbessias dove alloggiavano ipellegrini che affluivano al santuarioper la novena. La chiesa attuale risaleal Seicento ed è caratterizzata daun’unica navata al termine della qualerecenti restauri hanno portato alla luceuna nicchia con colonne e architrave

in roccia vulcanica di epocaaragonese. Non lontano èda visitare anche il Santua-rio della Madonna d’Itria,attorno al quale si svolgel’ultima domenica di luglio

la grande corsa di cavallidetta “sa carrela”.

OLIENAPer chi giunge da Nuoro sul far dellasera, Oliena è uno spettacolo indimen-ticabile. Le luci del paese brillano aipiedi della mole bianca e vertiginosa

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del Supramonte, che da qui digradaverso oriente in direzione del Golfo diOrosei. Attorno al paese, i vignetioccupano tutti gli spazi disponibili (daqueste uve si ricava un ottimoCannonau) e in paese non mancano iluoghi interessanti per il visitatore.L’architettura di Oliena offre qua e làdegli scorci interessanti: le vecchie casesono cresciute attorno alle “corti” epresentano ancora scale esterne,pergolati e soprattutto i colori vivaci dialcune stanze. In paese si svolgono dueimportanti feste popolari che culmina-no con grandi processioni: SanLussorio (21 agosto) e “S’Incontru” (lamattina della domenica di Pasqua). Lachiesa di Santa Croce, rimaneggiatanel ’600, è la più antica di Oliena ed èsovrastata da un curioso campanile avela; il complesso dei Gesuiti, su CorsoVittorio Emanuele II, conserva ilricordo dell’arrivo dell’ordine religiosoche, dalla metà del XVII secolo,promosse la viticoltura e l’allevamentodei bachi da seta. La chiesa diSant’Ignazio offre qualche interessantespunto per la visita (le statue lignee diSant’Ignazio e di S. Francesco Saverio eil retablo di San Cristoforo). Il paese -uno dei più sviluppati dell’interno perl’accoglienza turistica - offre anchealcune interessanti possibilità diacquisti: un tempo era famosa infattiper i suoi gioielli, i dolci e la tessitura.Dintorni: fuori dal paese, ai piedi dellascarpata della montagna, dal RifugioMonte Maccione sonopossibili varie escursio-ni sulle aride espettacolari rocce delSupramonte diOliena. Partendo daMonte Maccione sipuò attraversare lacatena per scenderenella piana diLanaittu. A qualchechilometro di distanzada Oliena è infine lasorgente carsica di Su

Gologone, da cui sgorgano le acqueche hanno scavato la loro via attraver-so le rocce della montagna. Attornoalla gelida sorgente, fresca nei mesidell’estate e travolgente durante lepiene invernali (la portata media è diben 300 litri d’acqua al secondo, cifrache la pone al primo posto tra lesorgenti sarde), un piacevole boschettopermette tranquilli picnic lontanodalla calura. Per esplorare le profondi-tà della grotta sommersa da annigruppi di speleologi subacqueiscendono ogni volta più in profonditànelle viscere invase dall’acqua dellemontagne del Supramonte.

TISCALI E IL SUPRAMONTE

In alto, sulla montagna che sovrasta lapiana di Lanaittu, poco più di unsecolo fa dei boscaioli scoprirono unvillaggio nuragico, nascosto sul fondodi un’enorme voragine e popolato finoai tempi dell’invasione romana. Sulfondo di una dolina il villaggio diTiscali custodisce alcune capanne, conarchitravi di ginepro che ne sorreggo-no le porte. Purtroppo anni di incuriahanno portato a un serio degrado delsito che, soprattutto per la suaposizione unica, resta uno dei piùemozionanti della Sardegna. La salitaal villaggio di Tiscali è faticosa, manon difficile ed è possibile prendereparte a visite guidate.

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ORGÒSOLOOrgosolo è certamente uno dei paesi-simbolo della Sardegna dell’interno. “Ilvillaggio ha l’aspetto diun nido d’aquila”scrisse nel 1892Pasquale Cugia“come di unafortezza a cui lanatura ha gettatodinanzi baluardi efossati. Vive l’orgolese lassù nel suonido... e ama le sue rupi, i suoi pascolifino alla passione, fino alla nostalgia.L’orgolese ardito, fiero, vago diavventure, ha nel sangue l’ardorebellicoso, l’irrequietezza delle razzenomadi; è ospitale nella sua rocca edentrati nel suo territorio, voi gli sietesacri e gli son sacre le cose vostre”.Centro fondamentale della culturadella Barbagia pastorale, il paese, chesi estende ai piedi delle montagne delSupramonte, divenne famoso neglianni della lotta dei contadini e deipastori per la difesa delle terre control’esproprio. Il banditismo degli anniintorno al 1960 lasciò il suo segno: nelsuo film Banditi a Orgòsolo il registaVittorio De Seta narrò con stile freddoe asciutto la dura vita dei pastori e ladiffidenza tradizionale nei confrontidello Stato. La passione politica esociale ha lasciato in paese vistosetracce: sono centinaia i murales che,dal 1975 circa in poi, sono stati dipintisulle facciate delle case e sulle rocceintorno al paese. La lunga galleria diimmagini parla della vita dei pastori,degli episodi delle lotte per la terra,delle tradizioni sarde e delle ingiustiziedi altri angoli del mondo. Dell’anticotracciato urbanistico del paese pocorimane in piedi: solo alcune casetteappartate mostrano qualcuno deicaratteri tradizionali, mentre la chiesadi San Pietro conserva ancora ilcampanile quattrocentesco. La festadell’Assunta a Ferragosto e la festa di S.Anania la prima domenica di giugnosono un forte richiamo per i turisti.

Dintorni: Orgòsolo è un buon punto dipartenza per numerose escursionisulla montagna. Si può salire verso laForesta di Montes e la sorgente di

Funtana Bona, per poidecidere di arrivare finoal torrione calcareo diMonte Novo SanGiovanni (1316 m).

GAVOIIl paese fu, nei

secoli,famoso inSardegnaper la

produzione difinimenti da cavallo. Oggi invece laproduzione più caratteristica è quelladei formaggi, tra cui il pecorino “fioresardo”. Al centro del paese è la facciatarosa della chiesa di San Gavino,edificata nel XVI secolo, che si affacciasulla omonima piazza da cui partonoalcune delle vecchie vie del borgo.Passeggiando lungo le strette strade diGavoi si trovano alcuni palazzi storicicon i balconi fioriti e le facciate diroccia vulcanica scura, come la casa adue piani all’angolo di via San Gavino.Nella chiesetta di Sant’Antioco sonoconservate decine e decine di ex votorealizzati in filigrana d’oro e d’argentoe la statua del santo cui è dedicata unafesta nella seconda domenica dopoPasqua.

FONNILa prima immagi-

ne che si cogliedi questo paese,giungendo daPratobello, èquella di unpugno di case

che emergonodal verde, addossate

al pendio della montagna. Fonni è uno

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dei paesi più alti della Sardegna (1000m di quota) ed è a metà strada tral’economia tradizionale e lo sviluppo diun turismo per villeggianti attratti dalclima e dalla posizione, anche se lerecenti modifiche alla struttura delpaese non sono state delle più felici.Interessante l’artigianato (dolci, tessutie tappeti). Ai margini del paese è ilcomplesso francescano della Madonnadei Martiri che risale al XVII secolo. Inesso è custodita una piccola statuadella Madonna realizzata frantumandoe impastando tra loro antiche reliquierisalenti all’età romana. La festa chequi si celebra a giugno ricorda ilritorno dei pastori dalla lungatransumanza.

TETIIn alto sullemontagne chesovrastano il lago diCucchinadorza, Tetiospita un museopiccolo ma moltointeressante, poiché ilpaese sorge al centrodi un territorio ricco ditestimonianze del lontanopassato. Nei locali delMuseo ArcheologicoComprensoriale, gestito da una societàdi giovani, è illustrata con chiarezza econ attenzione la storia degli antichiinsediamenti nuragici (soprattutto ilvillaggio di S’Urbale e il luogo sacronuragico di Abini) e nelle vetrinedell’esposizione sono in mostra glioggetti della vita quotidiana rinvenutinegli scavi. In una sala del museo èricostruita una capanna di epocanuragica (risalente a circa il 1000 a.C.)in cui sono esposti vasi di terracotta,materiali necessari alla filatura, piccoleaccette, macine di granito; al centro sitrova lo spazio che era destinato alfocolare domestico. Nelle sale delpiano sottostante vengono allestiteesposizioni temporanee dedicate alla

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cultura e alle tradizioni (costumitradizionali, tessitura e intreccio).Dintorni: a un km circa, in corrispon-denza del bivio per Austis, si troval’ingresso dell’area archeologica delvillaggio di S’Urbale, abitato dal 1200al 900 a.C., con i resti di una trentinadi capanne preistoriche.

SÒRGONOFamoso per i

vini(soprattuttoilCannonau),

Sòrgono è ilpiù importante centro della regione delMandrolisai. Vi sono i resti assaidegradati di un palazzotto secentesco(la Casa Carta) e di una fonte diorigine pisana. Non lontano dal paesesi trova invece uno dei santuaricampestri più antichi e interessantidella Sardegna: la chiesa di San Mauro.Circondata dal tradizionale recintodelle cumbessias destinate al riposodei pellegrini, la costruzione èimponente. Lo stile è il prodotto diuna ben riuscita fusione tra l’animapopolare e i tratti caratteristici dellaarchitettura gotico-aragonese.La facciata di trachite grigia siraggiunge grazie a una scala a fiancodella quale vegliano le statue di dueleoni mentre in alto occhieggia uno deipiù riusciti rosoni scolpiti dellaSardegna dei secoli gotici. Sulle pietredella chiesa non è difficile trovareiscrizioni antiche e moderne chericordano la visita di pellegrini.L’interno della chiesa, coperto da unavolta unica e separato solo dall’arcoche dà accesso al presbiterio, ospita unaltare barocco. Vicino al santuario sipossono inoltre ammirare la Tomba diGiganti di Funtana Morta e il grandevano coperto all’interno del NuragheTalei.Dintorni: da vedere è il MuseoRegionale d’Arte moderna e contem-

poranea, inaugurato nel 2000 ededicato ad Antonio Ortiz Echagüe,pittore costumbrista spagnolo che hasoggiornato ad Atzara dal 1906 al1909. L’esposizione ospita una sezionemoderna e contemporanea, unadedicata all’informale e infine unadedicata alla grafica.

LÀCONIDi Làconi colpiscono due particolarità:la roccia che circonda l’abitato e lasuggestiva posizione in cui sorgono lerovine del Castello Aymerich. Questafortezza, di cui si conservano alcuneparti (una torre che risale al 1053, unasala del XV secolo e un porticoseicentesco), si erge al centro di un belparco. Prima capoluogo della curatoriadi Porto Valenza, poi centro disignoria e infine di marchesato, Làconiconserva il palazzo Aymerich, di gustoneoclassico, realizzato nella primametà dell’800 dall’architetto cagliarita-

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no Gaetano Cima. Oggi paese divilleggiatura, ospita anche, nonlontano dalla parrocchiale del ’500, unpiccolo museo dedicato al taumaturgoSant’Ignazio da Làconi, vissuto nellaseconda metà del XVIII secolo. IlMuseo Civico delle statue menhir sitrova nel palazzo comunale e conservaquaranta statue di varie misure e indiversi stati di conservazione.Dintorni: la zona che circonda il paeseè ricca di vestigia preistoriche. Traqueste vi sono i famosi menhirantropomorfi da vedere a PerdaIddocca, Genna ’e Aidu e non lontanodalla mole del nuraghe Orrubiu.

ARITZOAl tempo dei governi aragonese espagnolo, questo paese aveva ottenutoil privilegio di essere amministrato dapersone del luogo, scelte dalla popola-zione stessa. Della Aritzo di allora,rinomata per il commercio della neve

che, rinchiusa in casse foderate dipaglia, veniva portata ai mercati piùlontani e venduta a caro prezzodurante i caldi mesi dell’estate,rimangono molte tracce. Alcune casepresentano ancora la facciata di pietrae i lunghi balconi tradizionali. Tra lecostruzioni di maggior rilievo sono daannoverare la Casa degli Arangino (diforme neogotiche) e la cosiddetta“prigione di Aritzo”, imponenteedificio secentesco in pietra.Se la neve non viene più trasportata evenduta, in paese sopravvive latradizione della lavorazione artigianaledei mobili in legno (le “cascie” nuzialiintagliate) che si possono ancheacquistare presso le botteghe artigiane.Il clima, la quota e l’esposizionepanoramica fanno di Aritzo una metadi villeggiatura animata e piacevole inestate. Partendo da qui è possibilescegliere tra varie gite possibili - apiedi o a cavallo - verso ilGennargentu e l’alta valle del RioFlumendosa dove, in condizioniidriche particolarmente favorevoli, sipuò praticare la canoa.Dintorni: nelle vicinanze del paese sitrova la sagoma rocciosa del Tacco diTexile, dal quale lo sguardo puòspaziare sugli sconfinati panoramidella Barbagia e da dove, nei secolidell’Alto Medioevo, il mite sant’Efisiopredicò a lungo fino a convertire gliabitanti dell’interno dell’isola.

BELVÌIl paese di Belvì sorge in alto, adominare la valle dell’Iscra, fittamentecoltivata a noccioleti e orti. Nel passatoil ruolo del paese - sia economico checome luogo di scambio commerciale -doveva essere ben più importantetanto che una intera zona dellemontagne barbaricine ha tuttora ilnome di Barbagia di Belvì. Nonlontano dalle case del paese scorrono ibinari a scartamento ridotto della lineaferroviaria che collega - con mille

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curve e viadotti - Cagliaricon Sòrgono.In paese si può visitare unpiccolo Museo di ScienzeNaturali e Archeologia,sorto una quindicinad’anni fa per iniziativa diun gruppo di appassionati(tra cui un naturalista tedescoche è vissuto per quasi dieci anni inpaese) che ospita una sezione dipaleontologia, una di mineralogia edespone collezioni di insetti e animalitipici della fauna sarda.

DÈSULOArroccato a 895 m di quota sullependici del Gennargentu, Dèsulo haconservato molte tracce del suo

passato. Fino a non moltianni fa, i suoi abitanti,abili scultori efrequentatori assiduidei boschi, giravanoper i mercati e lesagre di tutta laSardegna a vendere

mestoli, taglieri, oggettidi legno e castagne. Lo sviluppoedilizio - devastante in tutti i paesidell’interno dell’isola - ha purtroppoquasi cancellato la bellezza delle casetradizionali di scisto, mentre sipossono ancora incontrare frequente-mente persone che indossano ilcostume tradizionale del paese.L’economia è strettamente legata allapastorizia e al rapporto secolare con iboschi ricchi di castagni e i pascoli in

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quota. La parrocchiale di Sant’AntonioAbate e le altre chiese del paese comela Madonna del Carmelo e SanSebastiano meritano una visita per unaserie di statue policrome di legno cherisalgono alla metà del ’600.Ma la ricchezza principale del paese è -e probabilmente sarà nei prossimi annicon l’entrata in funzione del neonatogrande Parco Nazionale delGennargentu - la vicinanza con glisplendidi panorami della più alta vettasarda. Infatti, Dèsulo è una metainteressante per gli escursionisti direttiverso le quote più alte o verso la PuntaLa Marmora.In paese si incontrano spesso gruppi dicolorati camminatori e stannonascendo le prime pensioni e gli ostellidedicati a un nuovo tipo di turismo.

TONARAUn tempo l’economia di questo centroera basata solamente sullo sfruttamen-to dei prodotti della montagna e delbosco: castagneti e noccioleti circon-dano infatti il paese di Tonara. Oggi ilturismo ha iniziato a fare capolinoanche su questo versante dellamontagna ed è assai rinomata laproduzione del torrone, deicampanacci per il bestiame e deitappeti. In piazza, durante le sagre,fabbri ferrai producono i famosicampanacci di Tonara utilizzandoforni, mantici e battendo il metallo supietre sagomate. Chiedendo informa-zioni in paese, si possono vedereartigiani al lavoro e anche acquistaretappeti di stile tradizionale. Nei varirioni del paese è possibile incontrare

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ancora oggi case pastorali di grandesuggestione, molto simili a comedovevano apparire un secolo fa.Tonara è una delle basi di partenza piùfrequentate per escursioni sul massic-cio del Gennargentu, tra le quali sisegnala la gita alla puntaMungianeddu (1.467 m).

IL TORRONE

Il torrone è uno dei dolci più diffusinella cultura e nelle tradizione sardadell’interno. Non c’è festa o sagra in cuimanchi la bancarella che offre ilfamoso torrone di Tonara, Dèsulo o diuno degli altri paesi della montagna.Gli ingredienti principali sonomandorle, noci, nocciole, miele divarie qualità e uova (di cui in alcunicasi si utilizza anche il tuorlo). Lalunga cottura (durante la qualel’impasto va controllato e mescolatocontinuamente) dura più di 5 ore, e lavariazione del tipo di miele, dei saporidi noci o mandorle, del numero dituorli aggiunti all’impasto crea diversevarietà di torrone. Gli artigiani chevendono questo dolce sono molti:basta entrare in un laboratorio, grandeo piccolo che sia, per assistere allapreparazione, oppure solamente perpoter scegliere di persona il gustopreferito da un blocco che verràtagliato sull’istante. Merita una visita lasignora Anna Peddes che, al numero 6di via Roma, a Tonara, produce untorrone profumato e fragrante.

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LA SARDEGNAZONA PER ZONA

La Costa occidentale

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Note

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La Costaoccidentale

All’improvviso il verde della macchiamediterranea è interrotto da unanuvola rosa. Non sono i fiori di cisto,ma i quattromila fenicotteri cheeleggono lo stagno di Sale Porcus e glialtri specchi d’acqua della costaoccidentale della Sardegna ad abitualedimora invernale, quando il maestralesoffia sul Golfo del Leone.

Con i suoi stagni di acqua dolce, lelagune di acqua salmastra, le barene ele dune costiere, la regione intorno aOristano rappresenta una delle piùimportanti zone umide d’Europa.Artefici di questo ecosistema preziososono le acque del fiume Tirso e ilmaestrale. Soffiando violento daoccidente, il vento ha fatto accumularenei secoli alte dune di sabbia chehanno ostacolato il deflusso delleacque. La pianura che si stende intornoall’ultimo tratto del fiume era untempo infestata dalla zanzara anofele.Solo nel XX secolo, grazie soprattuttoalle bonifiche degli anni Trenta e allacampagna Rockefeller contro lamalaria, è stato possibile coltivaresenza rischi la campagna fertilissimadove si producono primizie destinateai mercati del continente. Anche laVernaccia, il vino più rinomato dellaSardegna, proviene dalle basse viti chesi estendono alle spalle delle spiaggedel Sinis. La ricchezza di questa costaha da sempre attirato le navi deglistranieri, a iniziare dai Fenici che vitrovarono attracchi sicuri come Sulki eTharros ma anche ricche possibilitàcommerciali grazie all’ossidianaestratta dalle miniere di monte Arci.Anche i Romani e gli Spagnoli hannolasciato un’impronta inconfondibile aBosa e trasformato Alghero in unangolo di terra catalana in Sardegna.

La dimensione quasi familiare dellespiagge e dei centri balneari ben sisposa con le dune di sabbia ombreg-giate da folte pinete o con le distese dichicchi di quarzo traslucidi dovecrescono i gigli selvatici. Ci sono anchetratti impervi e rocciosi, raggiungibilisoltanto dal mare o tramite lunghepasseggiate.

Sentieri ben segnalati in parchinaturali, spiagge che ricordano quelledei mari tropicali, rovine puniche ecattedrali romaniche, città fortificate especialità eno-gastronomiche. La costaoccidentale della Sardegna soddisfa leesigenze più diverse, da quelle di chivuole riposare su una spiaggia, e hasolo l’imbarazzo della scelta tra IsArenas, Is Arutas e Bosa Marina, aquelle di chi predilige la scoperta dellatradizione e ricerca vini e specialitàgastronomiche locali (dalla Vernacciaalla bottarga) senza disdegnare i museidella civiltà materiale, come il piccologioiello di Santu Lussurgiu.Le distanze relativamente brevi tra icentri e i dislivelli minimi, specialmen-te nel Sinis e nel Campidano diOristano, ne fanno una meta ideale peri cicloturisti. Innumerevoli anche ipercorsi per gli amanti del trekking equelli che preferiscono muoversi insella a un cavallo, partendo dal centroequestre di Ala Birdi.

ALGHERONei primi anni del 1100,la nobile famigliagenovese dei Doriadecise di fondare duepiazzeforti in terrasarda. Nacquero cosìCastelgenovese (oggi

Castelsardo) e Alghero. Acausa della grande quantità di alghedepositate dal mare, la città prese ilnome di Alquerium - s’Alighera insardo e l’Alquer in catalano. Nel 1353,dopo una brevissima parentesi di

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dominio pisano, la città venneconquistata dalle truppe aragonesi e,da allora, Alghero è sempre stata la piùspagnola tra le città sarde. Il centrostorico è compreso all’interno dell’anti-co borgo fortificato e il turismo,insieme con l’artigianato - soprattuttodel corallo - è il motore principaledell’economia cittadina.

Nonostante le gravi distruzioniprovocate dai bombardamenti alleatidella Seconda guerra mondiale, ilcuore della città è ancora in larga parteintegro e può essere tranquillamentevisitato a piedi. Le strade che arrivanoda Bosa e da Sassari portano al limitedelle antiche mura. Conviene lasciare

l’automobile all’esterno e iniziare lavisita a piedi, iniziando da unapasseggiata lungo l’antica cerchia dellemura e delle torri. Il dialetto alghereseè strettamente legato al catalano e, dal1970, le targhe che indicano il nome dipiazze e strade sono bilingui: italiane ecatalane. La visita è particolarmentesuggestiva di sera alla luce rosata deilampioni.

PORTA A TERRA

Piazza Porta a Terra. Di originetrecentesca sorge isolata perché inquesta zona buona parte dellefortificazioni verso terra è stataabbattuta e sostituita dal tracciatodell’odierna via Sassari.Un tempo era

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nota come Torre degli Ebrei, a causadel contributo della comunità ebraicacittadina allo sforzo militare del rePietro III, ed era uno dei due ingressidella cinta muraria alla città. Laporta era anche munita di unponte levatoio che poggiavasulla grande arcata gotica,trasformata oggi inmonumento ai caduti. Ilpiano terreno, chiuso dauna volta in pietra, è unpiccolo centro per mostre.

TORRE DELL’ESPERÒ REAL

Piazza Sulis.Sulla piazza, centro della vita cittadinadi Alghero, è la mole imponente della

torre dell’Esperò Real (il nomesignifica Torre dello Sperone Reale),costruita nella prima metà del XVI

secolo in sostituzione di unastruttura militare più

antica. Alta 23 m, latorre ha un internomolto interessante,composto da ampiambienti sovrapposti,collegati da una scalaelicoidale.

Il lungomaree il Forte de la MagdalenaLa passeggiata a mare diviene, sul fardella sera, una meta piacevole efrequentata. Partendo da sud, allungomare Dante seguono i lungomare

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Cristoforo Colombo e Marco Polo,lungo i quali sorgono una serie diantichi bastioni fortificati (torre di SanGiacomo, bastione del Mirador, torrede la Polvorera, torre de Castilla) checonducono fino al porto. Non lontanodalla scalinata che porta all’anticaPorta a Mare, sorge l’imponente moledel Forte de la Magdalena, importantefortificazione di epoca spagnola, sullecui mura una lapide ricorda lo sbarcodi Garibaldi il 14 agosto del 1855.

PALAZZO D’ALBIS PIAZZA CIVICA (PLAÇA

DE LA DRESSANA)Di origine cinquecentesca, con finestrea bifore, il palazzo, chiamato anchepalazzo de Ferrera, è uno dei rariesempi di architettura civile catalana. Ècelebre per aver ospitato, nell’ottobredel 1541, l’imperatore Carlo V, dipassaggio per Alghero con la sua flottasulla via per Algeri. La tradizionenarra che, dal balcone, il re abbiadefinito la città “Bonita, por mi fé, ybien assentada” (“Bella, in fede mia, eben solida”) e abbia apostrofato glialgheresi con la lusinghiera frase“Estade todos caballeros”. Il passaggiodel monarca si concluse con un’impo-nente requisizione di bestiame,

necessario alle truppe spagnole, e conil macello delle bestie al termine diuna estemporanea corrida avvenutaproprio sulla piazza.

CATTEDRALE DI SANTA MARIA

Sulla piccola piazzetta Duomo si apre ilportale della Cattedrale di Alghero,edificata nel XIV secolo e che assunsel’attuale aspetto intorno alla metà del’500. Lo stile architettonico è tardo-gotico di ispirazione catalana e la

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struttura è sormontata da un campanileottagonale della stessa epoca. Nell’inter-no si nota una differenza sensibile tra lastruttura del corpo centrale (tardorinascimentale) e le forme del presbite-rio gotico cinquecentesco.

MUSEO DIOCESANO D’ARTE SACRA

La raccolta comprende numerosioggetti, dipinti, marmi, gioielli,paramenti sacri e sculture di scuolacatalana.

VIA PRINCIPE UMBERTO

Partendo dalla Cattedrale, questastretta via fu uno degli assiprincipali dell’antica città murata:qui si incontrano le facciate dellaCasa Doria (XVI secolo), delPalazzo della Curia e, su piazzaVittorio Emanuele II,dell’ottocentesco Teatro Civicosabaudo.

CHIESA E CHIOSTRO DI SAN

FRANCESCO

Forse la chiesa di San Francesco è ilpiù significativo monumento catalanodi tutta la Sardegna. Edificata alla finedel Trecento e poi in parte ricostruita acausa di un crollo nei primi del ’600, lachiesa mostra le diverse fasicostruttive.Il campanile è in stile gotico, concorpo esagonale su base quadrata. Lacupola, rivestita di piastrellepolicrome, è diventata il simbolo dellacittà. L’interno, a tre navate in arenariabianca, ospita ancora alcuni altarilignei d’epoca barocca e, sotto la goticavolta stellata del presbiterio, un altaresettecentesco. Tra le opere vannosegnalate le statue del Cristo Morto edel Cristo alla Colonna. Dalla chiesa,attraverso la sacrestia, si può accedereal chiostro, in arenaria, costruito indiversi periodi. La parte bassa è diorigine trecentesca mentre quellasuperiore venne aggiunta nel ’700. Leventidue colonne sono a due ordinisovrapposti con basi circolari o

poligonali e capitelli scolpiti. D’estate,il chiostro diventa scenario di concertie manifestazioni culturali dell’EstateMusicale Internazionale di Alghero.Negli altri mesi le varie manifestazionie le mostre si tengono invece nell’anti-co refettorio del convento.

LE SPIAGGE

Il porto di Alghero non fu mai moltoimportante, a causa della sua posizionee della conformazione delle bassecoste. Senza inquinamento o grandistrutture industriali, quindi, il mare èdi casa in città e gli stabilimenti si

susseguono appena al difuori del centro storico

cittadino. La spiaggiapiù famosa di

Alghero è laspiaggia delleBombarde,una striscia

di sabbiabianca su un mare

dall’acqua trasparente. Piacevole anchela spiaggia del Lazzaretto che deve ilnome alla presenza, ai tempi dellapeste, di un lazzaretto. Nelle bellegiornate, davanti alle spiagge si stagliala sagoma verticale del promontorio diCapo Caccia.Dintorni: a pochi chilometri il centrodi Fertilia, porticciolo turistico. Difianco corre il canale di sbocco dellostagno di Calich dove si allevanoanguille, orate e muggini. In zona sipossono ancora vedere le 13 arcate delponte romano dell’antico centro diCarbia, collegato con PortusNympharum, l’odierna baia di PortoConte. Di lì in pochi minuti siraggiunge il Nuraghe Palmavera.

PORTO TORRESIl principale porto della Sardegnasettentrionale, nell’interno del Golfodell’Asinara, fu in passato una fiorentecolonia romana, col nome di TurrisLibisonis.

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I commerci con la città di Kàralistransitavano lungo la principale viadell’isola, mentre gli stretti rapportidella colonia con Roma sono testimo-niati dai mosaici rinvenuti nel Forodelle Corporazioni di Ostia. Dopo undeclino che cominciò nel Medioevo,Porto Torres crebbe nell’Ottocento -divenendo il porto di Sassari - e conl’industrializzazione nel Novecento. Incittà si trova la basilica di San Gavino,una delle chiese romaniche piùimportanti della Sardegna, edificata instile pisano nel 1111. Da notare ilportale sulla facciata nord, con i suoibassorilievi quattrocenteschi e il vicinoportale in stile gotico con influenzecatalane. All’interno vi sono una criptache dà accesso a una zona di resti diepoca romana, le statuesettecentesche deimartiri Gavino,Proto e Gianuario evarie iscrizioni diepocaaltomedievale.L’area archeologicadelle Terme Centrali offre una visioneabbastanza fedele di un quartieredell’antica città romana, mentrenell’Antiquarium Turritano sonoesposti i reperti provenienti dagli scaviarcheologici. Non lontano vi è infine ilcosiddetto Ponte Romano che, con lesue sette arcate, scavalca in 135 m lafoce del Rio Mannu.

Dintorni: non lontano vi è uno dei sitipiù interessanti della Sardegna antica:il santuario prenuragico di Monted’Accoddi. Da Porto Torres seguire laSS131 in direzione di Sassari: pocooltre il bivio per Platamona (al km222,300)una strada sterrata conduce all’ingres-so dell’area archeologica.Unico esempio di altare megaliticoconosciuto in tutto il bacino delMediterraneo occidentale, la costru-zione risale all’Età del rame (2450-1850 a.C.) e ha una forma a tronco dipiramide con base trapezoidalesorretta da mura di blocchi di pietra.Sul lato sud una rampa sale allasommità, a una decina di metri

d’altezza, mentre la base misura30 m per 38. Attorno alla

mole dell’altare si trovanonumerose fondamenta dicapanne, delle tavolesacrificali e alcuni menhirabbattuti. Un gruppo didomus de janas (non facili

da raggiungere) faceva partedel complesso. I materiali scavati nellazona - soprattutto ceramiche - sonoconservati nel Museo Nazionale diSassari.

STINTINOSalendo in direzione del Capo Falcone,si raggiunge Stintino (dal sardo

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“s’isthintinu”, cioè il budello,nome tradizionale dellostretto fiordo su cui sorse ilpaese di pescatori). Oggicentro di vacanze, Stintinofu importante per le suetonnare. Ogni estate siorganizza al porto unaesposizione sulle tradizionilegate alla pesca del tonno.Mentre il Museo dellaTonnara espone una raccolta didocumenti, oggetti, foto e modelliniche riproduce il ciclo di vita del tonnoe illustra la vita della tonnara. I dueporti - Portu Mannu e Portu Minori -sono attrezzati per il turismo nautico.A nord la strada prosegue lungo lacosta fino a raggiungere Capo Falcone,con la torre nel punto più alto e le duefortificazioni spagnole della Pelosa edell’Isola Piana.

ASINARAChiusa al pubblico fino a poco tempofa, a causa della presenza del carcere dimassima sicurezza di Fornelli,l’Asinara fa parte del Parco Nazionaledel Gennargentu, di recente istituzio-ne. Lunga poco meno di 18 km e largaal massimo 6, l’isola culmina nellapunta della Scomunica a 408 m diquota e rappresenta un ambientenaturale unico nel Mediterraneooccidentale per la presenza di specie

animali rare o in via di estinzione. Lesue coste integre e le pochissimestrade realizzate sui 50 kmqdell’Asinara la rendono un rifugio

ideale per rapaci, uccelli marini,mufloni e cinghiali. Sopravviveancora un branco di asinellibianchi, la presenza dei quali hacertamente dato in passato ilnome all’isola. Tra le roccevulcaniche sopravvive ancoraun piccolo bosco di lecci e, tra

la bassa vegetazione mediterranea,meta di appassionati e studiosi delsettore, sono presenti varie raritàbotaniche. La splendida isola è oggivisitabile con gite organizzate.

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ARGENTIERAMolti luoghi, in Sardegna,riconducono alla storia delle anticheminiere. All’Argentiera, non lontanadal moderno borgo di Palmadula,Romani e Pisani si dedicarono a lungoall’estrazione del prezioso minerale cheavrebbe dato il nome alla zona.Affacciati sul mare, da dove proveniva-no navi e barche da carico necessarie altrasferimento e al commercio delminerale, gli stabilimenti minerariottocenteschi sono imponenti, con leloro costruzioni in legno e inmuratura. Negli ultimi anni una seriedi restauri e rifacimenti (non ancoraportati a termine) ha cambiato il colpod’occhio sul complesso minerario, cheresta tuttavia uno dei più affascinantiesempi di archeologia industriale che èpossibile visitare in Sardegna. Durantel’estate la baia è frequentata daibagnanti che qui più che altrovetrovano tranquillità e acque cristalline.

CAPO CACCIA

Altissimo sul mare,il promontorio di Capo Caccia èsormontato da un faro, e dall’alto dellescogliere il panorama verso Alghero èeccezionale. Negli anfratti dellavertiginosa scogliera nidificano ipiccioni selvatici, i rondoni, i falchipellegrini e i gabbiani reali. Sulversante occidentale del promontorio -al largo del quale si trova la sagomarocciosa dell’isola Foradada - unaripida scala scende verso l’ingressodella Grotta di Nettuno. I 656 gradini(che scendono per 110 m di dislivello)della Escala del Cabirol - la Scala delCapriolo - conducono alla grotta,raggiungibile anche in barca in 3 orepartendo da Alghero, oppure in 20

minuti partendo da Cala Dragunara(Porto Conte).

MONTELEONE ROCCADORIAArroccato sulla cima dell’altura di SuMonte (421 m), il piccolo paese diMonteleone Rocca Doria vive giornitranquilli nella memoria di un passatonobile e bellicoso. Sull’altura, i Doriaedificarono nel XIIIsecolo unafortificazione chenel 1436, dopo treanni di feroceassedio, vennecompletamente

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distrutta dalle truppe coalizzate diAragona, Sassari, Bosa e Alghero.Allora gli abitanti emigrarono efondarono il borgo di VillanovaMonteleone. I pochi rimasti visserosull’alto della loro rupe, da cui losguardo spazia sul lago artificiale delTemo e sulla piana della Nurra. Ilpaese fu escluso dallo sviluppo dellaregione, tanto che negli anni Cinquan-ta gli abitantitentarono dirisollevarnele finanzemettendoin vendital’interopaese. In

alto, tra le case, la piccola parrocchialedi Santo Stefano del XIII secolo.

MACOMEREdificata su un gradino di anticherocce vulcaniche, Macomer è uno deinodi commerciali più importanti dellaSardegna dell’interno. Cresciuto

attorno alle vie di comunica-zione - la Carlo Felice e la

ferrovia - il paese devela sua fortuna

all’agricoltura,all’allevamento, aiformaggi e allepiccole industrie,

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e conserva qualche traccia interessantedel passato. La parrocchiale di SanPantaleo è un esempio di architetturagotica secentesca chiara ispirazionespagnola. Sul piazzale della piccolachiesa di Santa Croce, la sera del 17gennaio in occasione della festadi “SaTuva”, in onore di Sant’Antonio Abateviene acceso un grande falò.Dintorni: non lontano dal centro, apoca distanza dalla strada Carlo Felice,

una breve passeggia-ta porta finoal Nuraghe SantaBarbara, dallamole imponen-te che sovrasta

una serie di torriminori e di bastioni.

SEDILOLa roccia dell’altopiano di Abbasanta èstata la materia prima usata dagliabitanti di Sedilo: le vecchie case delpaese sono caratteristiche di un’ediliziache, oramai, va scomparendo. Il centrodel paese non presenta particolarimotivi di interesse, a parte la chiesa diSan Giovanni Battista. Sedilo è peròfamosa in tutta la Sardegna per ilgrande santuario di Santu Antine (SanCostantino, paladino del Cristianesi-mo, molto venerato nell’isola). Lachiesa sorge su un’altura che domina lospecchio del lago Omodeo e, all’inter-no del suo recinto - dove si trovano lecumbessias destinate ai pellegrini -sono state sistemate anche numerose

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sculture di epoca nuragica, tra cui lacosiddetta “perda fitta”, monolito che,secondo la leggenda, altro non sarebbeche il corpo di una donna trasformatain pietra a causa della sua irriverenzanei confronti del santo patrono. Nellospazio antistante al santuario si svolge“S’ardia”, la spericolata cavalcata checonclude la festa che dal 5 all’8 luglioviene celebrata per ricordare la vittoriadi Costantino su Massenzio nellabattaglia di Ponte Milvio del 312. Lepareti interne della chiesa sono ricoperteda un’enorme quantità di ex voto.

GHILARZAAl centro del paese si trova una tozza eincompiuta torre aragonese, ma

Ghilarza è particolarmente noto peressere il paese in cui visse AntonioGramsci. Una piccola porta che siaffaccia su corso Umberto dà accessoalla casa di Gramsci, dove ha sede uncentro studi e dove sono espostimateriali storici sulla figura deldirigente comunista ucciso dalle carceridel regime fascista. Al secondo piano viè una piccola stanza da letto, spoglia etranquilla, che fu quella in cui visseGramsci dal 1898 fino al 1908.Dintorni: non lontano da Ghilarza,seguendo la strada per Nuoro, si puòammirare la bella chiesa di San Pietrodi Zuri, spostata insieme al villaggioomonimo nella posizione attuale inseguito all’allagamento artificiale cheha dato origine al lago Omodeo nel1923. La chiesa ricostruita risaliva al1291 ed era stata commissionata dalgiudice Mariano d’Arborea all’architet-to Anselmo da Como: l’architettura èdi stile romanico, anche se in alcuniparticolari si intravede già la transizio-ne verso il gotico.

ABBASANTAIl piccolo paese, con il suo centro doveancora si incontrano le vecchie casedella tradizione fatte di pietra basalticascura, ruota attorno alla ottocentescachiesa parrocchiale di Santa Cristina,

ispirata aimponentiformearchitettonicherinascimentali.Al centro di

una regionedove è molto sviluppata l’agricoltura,Abbasanta deve la sua importanza allaposizione rispetto alle principali vie dicomunicazione, antiche e moderne,che attraversano il centro dell’isola.Non lontano da Abbasanta vi sono duedei siti di rilevante interesse archeolo-gico dell’isola: il Nuraghe Losa e ilcomplesso nuragico di Santa Cristina(p 137). Per raggiungere il Nuraghe

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Losa, seguire la Carlo Felice indirezione di Cagliari fino a che, incorrispondenza del km 123, un biviosulla destra conduce all’ingressodell’area archeologicarecintata. Insieme aimonumenti diBarumini e Torralba,questo complessonuragico è uno dei più importantidella Sardegna immediatamenteprecedente al periodo punico. Alcentro della imponente struttura è unmastio che risale al II millennio a.C.,mentre il bastione e l’antemurale sonoposteriori e ultima in termini di tempoè la cinta esterna, edificata nel VIIsecolo a.C.All’interno del nuraghe sono accessibi-li tre ambienti coperti in cui si possonoosservare ancora numerose nicchie che

servivano come ripostiglio e una scalaa spirale che sale al piano superiore,coronato da un terrazzo. Attorno allastruttura principale si possono vedere

le basi di una serie di costru-zioni che vannodall’Età delBronzo fino alperiodo

altomedievale. Interessante, infine, labreve visita al piccolo antiquariumedificato a un centinaio di metri didistanza dal nuraghe: qui sono esposteplanimetrie e immagini di una serie dimonumenti di epoca nuragica dellazona.

BOSADominata dal castello dei malaspina,Bosa si stende, con le sue case dai

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colori pastello, sulla riva destra delfiume Temo, l’unico navigabile dellaSardegna, un paio di chilometri primadella foce. Le origini della cittàrisalgono ai Fenici, anche se il centroera più arretrato, sulla riva sinistra. Inepoca medievale, per sfuggire alleincursioni piratesche, il borgo si spostòalle pendici del colle di Serravallecercando la protezione dei Malaspina.Dichiarata dagli Spagnoli città reale,Bosa ha sempre mantenuto stretticontatti con la Penisola iberica. Il suofascino è indiscutibile, con i fabbricatidi Sas Conzas che si specchiano nelleacque calme del fiume e il quartiere diSa Costa tutto stradine e scalinate doveancora qualche donna siede sull’uscioa lavorare il filet. Il suo mare è statodichiarato dalle associazioniambientaliste tra i più puliti d’Italia.

CATTEDRALE

Via De Gasperi.Dedicata all’Immacolata,è stata ristrutturata nell’Ottocento intardo stile barocco piemontese di cuiconserva tutta la maestosità. All’inter-no la statua policroma della Madonnacol Bambino di scuola catalana,risalente al XVI secolo. Ai lati dell’alta-re due leoni di marmo che uccidono idragoni. Gli altari laterali hannodecorazioniin marmi policromi.

CORSO VITTORIO EMANUELE IILa via principale di Bosa, dal fondolastricato in pietra, corre parallela alfiume. Su di essa si affaccianopalazzetti signorili e i negozi degliartigiani orafi che lavorano la filigranad’oro e il corallo.

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PINACOTECA CIVICA

Casa Deriu rappresenta un esempio diabitazione bosana del secolo scorsotrasformata in uno spazio espositivo.Al primo piano sono raccolti i prodotti(dolci, vino, pane) della tradizioneinsieme a foto d’epoca in bianco e nero.Al secondo piano si può visitare laricostruzione dell’appartamentosignorile con parquet in ulivo, soffitti avolta decorati, piastrelle in maiolica diRavenna e tendea filet. L’ultimopiano ospita laPinacotecaCivica con laraccoltaMelkiorre Melis,artista bosano,uno dei princi-pali promotoridelle artiapplicate delNovecento inSardegna. Leopere in mostracoprono un arcodi 70 anni con opere grafiche, dipinti aolio, ceramiche, manifesti. Interessantii lavori d’influenza araba prodotti dalMelis nel decennio in cui diresse laScuola Musulmana di Arti e Mestieri aTripoli.

CASTELLO MALASPINA

Costruito nel 1112 dai marchesi diMalaspina dello Spino Secco, ha unaspetto imponente nonostante restinosolo le torri e il muro di cinta.Ampliato e ricostruito nel ’300,racchiude una superficie di diecimilametri quadrati. Del castello vero eproprio rimangono in piedi solo alcunimuri nell’angolo nord-est del recinto,ai piedi della Torre maestra. Costruitain blocchi di trachite ocra chiaro agliinizi del Trecento, è oggi in fase diristrutturazione. All’interno dellemura l’unica costruzione rimasta inpiedi è la chiesa di Nostra Signora diRegnos Altos, costruita nel Trecento e

restaurata nel 1974-75. Al suo internoè stato ritrovato un ciclo di affreschi discuola catalana, uno dei pochi rimastiin Sardegna. Dai bastioni della torre, lavista spazia sulla chiesa di San Pietro,la bassa valle del Temo e i tetti rossi diSa Costa. Piacevole la discesa verso ilcentro attraverso la ripida scalinata inpietra lungo i pochi resti della cintache un tempo proteggeva a est tuttol’abitato.

SAS CONZAS

Sulla rivasinistra delfiume Temo,questi grandimagazzini eranoun tempoadibiti allaconcia e allalavorazionedelle pelli.Caduti in disusocon la crisi delsettore, aspetta-no da anni una

risistemazione. Per ora ospitano unpiccolo ristorante affacciato sul fiume.Il punto migliore di osservazione è dalLungotemo De Gasperi, una passeg-giata ornata di palme dove i pescatoriormeggiano le proprie imbarcazioni.

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SAN PIETRO

Circa un chilometro a est sulla spondasinistra del Temo, sorge la ex cattedra-le di San Pietro, una delle più interes-santi opere romaniche sarde. Intrachite rossa, è stata costruita nellaseconda metà dell’XI secolo, mentrel’abside, il campanile e le muraturelaterali vennero aggiunti nel secolosuccessivo. La facciata unisce elementiromanici a elementi gotici importatidai monaci cistercensi. Sull’architravedel portale, una singolare Madonna colBambino e i santi Pietro, Paolo eCostantino. L’interno, a tre navate, èdifficilmente visitabile.

Dintorni: Bosa Marina, a poco più didue chilometri dal centro, ha una bellaspiaggia riparata, con sabbia scura. Larocciosa isola Rossa è collegata allaterraferma da un lungo molo diprotezione. Nella Torre aragonese,aperta in luglio e agosto, vengonoallestite esposizioni temporanee. Lacosta tra Bosa e Alghero è una dellepiù spettacolari della Sardegna.Un’escursione interessante è quella sulTrenino verde da Bosa Marina aMacomer costeggiando la spiaggia diPedras Nieddas (Pietre Nere) prima dirisalire la valletta del Rio Abba Malaverso Modolo, Tresnuraghes e Sindia.

SANTU LUSSURGIUA 500 metri di altitudine, sul versanteorientale del Montiferru, SantuLussurgiu si stende ad anfiteatro sulbordo di un cratere vulcanico circon-dato da uliveti. Interessante il centrostorico con strade in salita e piccolepiazzette su cui si affacciano belle casein pietra a più piani, intonacate concolori vivaci dal rosso vinaccia al giallozafferano. Alcune hanno architravidecorate e balconi in ferro battuto. Invia Roma, in una casa padronale delXVIII secolo, si aprono le 11 stanze delMuseo della Tecnologia contadina,realizzato dal Centro di CulturaPopolare e visitabile su appuntamento.Artefice della raccolta “Su mastruSalis”, Maestro Salis, che in venti anniha raccolto più di 2000 oggettiappartenuti alla civiltà e alla tradizionedel paese. Visitare il museo con la suaguida, o con quella dei volontari che loaiutano, è come fare un viaggio aritroso nel tempo. Sala dopo salariemergono oggetti usati quotidiana-mente dai contadini, dai pastori e daicarbonai che lavoravano ai piedi delMontiferru. Particolarmente interes-santi la sezione della filatura e dellatessitura, la cucina e la sezione deimestieri con un insolito ellissografo.Interessante anche la stanza del vinocon una gualchiera, lo strumento

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preindustriale utilizzato per ammorbi-dire e infeltrire il tessuto. Nel territoriodi Santu Lussurgiu ne funzionavanopiù di quaranta. Nella parte alta delpaese si trova la chiesa di Santa Mariadegli Angeli, che conserva al suointerno un bell’altare di legno intaglia-to. In paese esistono ancora artigianispecializzati nella fabbricazione deicoltelli o nei finimenti per cavalli(morse, selle e stivali di cuoio). ACarnevale la strada di fronte al museo,chiamata “Sa Carrela ’e Nanti”, è teatrodi una sfrenata corsa a pariglia dicavalli guidati da cavalieri in costume.Dintorni: a pochi chilometri c’è unbosco di pini, lecci e querce checirconda il paesino di San Leonardo deSiete Fuentes, famoso per la presenzadi sette sorgenti dalle acque radioatti-ve e diuretiche che sgorgano da settefontanelle a temperatura costante di11 gradi. I sette ruscelli attraversanoun boschetto meta di scampagnatedomenicali. Al centro dell’abitato sitrova la piccola chiesa di SanLeonardo appartenuta ai Cavalieri diMalta. In trachite scura, è statacostruita nel XII secolo ma l’aspettoattuale romanico-gotico è dovuto auna ristrutturazione del secolo

successivo. L’interno, a navata unica,conserva le insegne della Congregazio-ne. Di fronte alla chiesa c’è una piccolabiblioteca comunale. All’inizio digiugno, San Leonardo ospita una fieradi cavalli da sella.

CUGLIERISul versante occidentale delMontiferru, in posizione panoramicasul mare, Cuglieri è un grosso borgoagricolo e pastorale a 500 m d’altitudi-ne. Il paese si stende ai piedi dellaimponente chiesa di Santa Maria dellaNeve, dalla facciata settecentescaaffiancata da due campanili. Si

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raggiunge con una bella passeggiata insalita che dalla via principale si snodatra vicoli e scalinate strette tra alte casein pietra. Dal piazzale del ColleBarodus, davanti alla chiesa, la vistaspazia dai tetti rossi del paese allacosta tra Santa Caterina di Pittinuri ePorto Alabe.

Santa Caterina di PittinuriE una località balneare sorta intornoalla caletta di sassi bianchi, chiusa dauna scogliera calcarea dominata dallaTorre del Pozzo, costruita dagliSpagnoli. Questo tratto di costa èmolto panoramico con promontoricalcarei e spiagge di sabbia e sassibianchi. Il punto più famoso èS’Archittu, un grande arco scavatonella scogliera dalla forza delle acque.Una strada sterrata, che parte dallastatale 292 tra Santa Caterina diPittinuri e S’Archittu, porta alle rovinedella città punico-romana di Cornusdove, nel 215 a. C., si combatté l’ultimabattaglia tra i Romani e i Sardo-puniciguidati da Amsicora. Nel IX secolo lacittà venne abbandonata a causa dellecontinue incursioni saracene e gliabitanti si spostarono in collinafondando una nuova cittadina, CurulisNova, l’attuale Cuglieri. La stradatermina poco prima dell’insediamentopaleo-cristiano di Columbaris, mentrel’acropoli di Cornus sorge sul colle asud-ovest. La zona archeologicasembra abbandonata, ma si possonoindividuare alcuni sarcofagi e i resti diuna basilica a tre navate probabilmenterisalenti al VI secolo.

CABRASA pochi chilometri da Oristano,Cabras è un paese dalle case a unpiano che ha conservato l’impiantoantico. Sorge ai bordi dello stagno,esteso per 2.000 ha, che è il più grandestagno di acqua dolce della Sardegna ecomunica col mare attraverso unaserie di canali. La presenza contempo-

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ranea di acqua dolce e salata attirafalchi di palude e folaghe, polli sultanie falchi pellegrini. Le acque sonoricche di anguille e muggini. Un temposullo stagno si andava a pesca conimbarcazioni dalla forma appuntita, isfassonis, costruite con erbe palustriessiccate al sole, avvalendosi dellastessa tecnica usata dai Fenici. Sempreai Fenici sembra risalire sa merca: imuggini vengono avvoltiin erbe lacustri e lasciatia macerare in acquasalata.Dintorni: al limitesettentrionale del golfo di Oristano c’èla Laguna di Mistras. Separata dalmare da due cordoni litorali, inseritanelle zone umide di importanzainternazionale previste dalla conven-zione di Ramsar, rappresenta l’habitatideale per fenicotteri rosa, cormorani,aironi cinerini e falchi pescatori. Riccodi avifauna anche il vicino stagno Mar’e Pontis, dove visitare la PeschieraPontis, un’antica costruzione per laitticoltura, con chiuse e lavorieri.

SAN SALVATORELe bianche case dei pellegrini, lecumbessias, circondano la chiesa

campestre di San Salvatore. Essevengono abitate per nove giorniall’anno, a cavallo tra agosto e settem-bre, in occasione della novena per lafesta del santo. La grande piazzacentrale è stata utilizzata negli anniSessanta del Novecento come set deifilm western all’italiana. La chiesa èsorta alla fine del XVII secolo nell’areadi un santuario pagano di origine

nuragica, incentrato sulculto delle acque ericostruito nel VIsecolo come chiesasotterranea. Attraver-

so una scala nella navata sinistra siscende all’ipogeo formato da sei vani:due rettangolari ai lati di un corridoioche conduce a un atrio circolare conun pozzo intorno al quale sonodisposte tre camere. L’ipogeo èparzialmente scavato nella roccia; isoffitti a botte sono in arenaria emattoni. Sulle pareti si sono conservatidiversi graffiti di animali (elefante,pantera e pavone) e di divinità (Ercoleche lotta con il leone Nemeo, Marte eVenere con un piccolo Eros alato).Interessanti le scritte arabe che parlanodi Allah e Maometto, nonché lenumerose raffigurazioni di navi, chegli studiosi ritengono potessero essere

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dei probabili ex voto. Le lettere latineRVF intrecciate come in un mono-gramma e ripetute più volte sembranoderivare dalla lingua fenicia e signifi-care “guarire, salvare, dare salute”. Ilprimo sabato di settembre si celebra lafesta di San Salvatore con la corsa degliScalzi in ricordo dell’impresa di alcunigiovani che, dopo avere abbandonato ilvillaggio per sfuggire ai Saraceni,ritornarono per mettere in salvo lastatua del santo. Appena fuoridell’abitato, in direzione est, ci sono lerovine delle terme romane di Domu ’eCubas.

SAN GIOVANNI DI SINISAl limitare della penisola del Sinis, vi èuna località balneare un tempo famosaper le caratteristiche baracche deipescatori costruite in legno e giunco.Oggi ne rimangono solo alcune: ilgruppo più numeroso è a oriente dellastatale, poco distante dagli scavi diTharros. All’ingresso del paese sorge lachiesa paleocristiana di San Giovanni,insieme a San Saturnino di Cagliari,più antica della Sardegna. Risale infattial V secolo, anche se gran partedell’aspetto attuale è dovuto a inter-venti del IX e X secolo. L’interno a trenavate coperte da volte a botte èsuggestivo.Dintorni: a poca distanza c’è l’OasiTorre ’e Seu del WWF che conservauna delle ultime macchie spontanee dipalme nane rimaste nella zona. Siraggiunge con una strada sterrata cheparte dalla periferia settentrionale diSan Giovanni di Sinis. Dal cancello siprosegue a piedi fino al mare e a Torre’e Seu costruita dagli Spagnoli.

NELLA TERRA DELLA VERNACCIA

La campagna a nord di Oristano è unadelle più fertili di tutta l’isola, un’oasidi viti, aranci e olivi. La coltivazionedei mandarini risale al Trecento eall’opera dei monaci camaldolesi cheavevano un grande convento a

Bonacardo. Ben più antica la coltiva-zione della vite: a Tharros (pp 132-3)sono stati ritrovati vasi vinari, anfore,bicchieri. La Vernaccia di Oristano è ilvino più famoso della Sardegna e vieneprodotta nei comuni di San Vero Milis,Cabras, Zeddiani, Narbolia, Riola,Baratili. È un vino forte, con gradazio-ne alcolica di almeno 15 gradi e uninvecchiamento minimo di 3 anni inbarrique di rovere. Piacevole una gitanella zona di produzione, magarifermandosi per degustazioni e acquistinella Cantina sociale della Vernaccia.Molto belli i portali settecenteschi chesegnavano l’accesso ai fondi.

THARROSLa città di tharros venne fondata daiFenici intorno al 730 a.C. sul promon-torio di Capo San Marco, che offrivaancoraggi sicuri in qualsiasi condizio-

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ne atmosferica alle naviche arrivavano cariche dimerci da tutto ilMediterraneo. Già nelVI e V secolo a.C.Tharros era diventataun fiorente centroportuale e l’espansionecontinuò anche con iRomani, dal 238 d.C. Dell’antica cittàsono stati riportati fino a oggi alla lucei tre quinti. L’area archeologica,sospesa tra i due mari, è una delle piùaffascinanti del Mediterraneo. Unavisita nella parte meridionale portaalla città punica e romana con leabitazioni, le terme e i santuari; più anord, permette di visitare il tophet, lecapanne nuragiche del villaggio MurruMannu e la cinta muraria di etàromana.

ORISTANOAl limite settentriona-

le del Campidano,tra la foce del Tirsoe lo stagno diSanta Giusta,Oristano è ilcentro piùimportante dellaSardegna occiden-tale. La sua

origine risale al1070, eall’abbandonodella ricca epotenteTharros, troppo

esposta alle incursioni dei pirati. Ilperiodo tra il 1100 e il 1400 vede unacittà guidata da sovrani illuminaticome Mariano IV e la figlia Eleonorache arrivarono a controllare quasi tuttal’isola. Al centro di una pianurafertilissima e di un sistema di stagniche producono grandi quantità dipesce, è diventato capoluogo diprovincia solo nel 1974. Il centrostorico, corrispondente ai quartieri

all’interno delle mura, ormai abbattute,è piccolo e facile da girare a piedi,anche perché in buona parte isolapedonale.

CATTEDRALE

Dedicata alla Beata Vergine Assunta,venne realizzata nel 1228 per volere diMariano di Torres con l’apporto dimaestranze lombarde. Ricostruitacompletamente nel XVII secolo in stilebarocco, si presenta oggi come un mixdi diversi elementi. Dell’epocagiudicale rimangono il campanileottagonale, staccato dal corpo centralesul sagrato, con cupola a cipolla emaioliche dai colori brillanti, e anche ibattenti in bronzo e la Cappella delRimedio dalla balaustra in marmo conbassorilievi pisani raffiguranti Danielenella fossa dei leoni. Importante ancheil coro in stile rinascimentale sardodietro l’altare maggiore. Ricco e vario ilTesoro del Duomo, conservatonell’aula Capitolare: argenterie,paramenti sacri e antichi codiciminiati si possono ammirare surichiesta. La piazza del Duomo èchiusa dal Palazzo Arcivescovile e dalSeminario Tridentino.

TORRE DI MARIANO IIChiamata anche torre di SanCristoforo o Porta Manna, è una torrein blocchi di arenaria fatta erigere nel1291 dal giudice Mariano II che alloraguidava il Giudicato d’Arborea ed è,insieme allatorre opposta diPortixedda, l’unicatraccia dell’anticacerchia muraria.Sovrastata da unagrande campanadel 1430, è apertasul lato interno. Aisuoi piedi si stendepiazza Roma, ilpunto più animatodella città, connegozi alla moda ebar all’aperto.

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CORSO UMBERTO

Chiamato via Dritta, è l’isola pedonale,salotto buono di Oristano, con edificiimponenti come il Palazzo Siviera, untempo sede del marchese d’Acrisia, chetermina con una cupola, e PalazzoFalchi, risalente agli anni 20. Vi siconcentrano le vetrine dei negozi piùeleganti e al tramonto diventa teatrodel quotidiano rito del passeggio.

PIAZZA ELEONORA D’ARBOREA

Alberata, irregolare e lunga, è dedicataalla giudichessa che promulgò lafamosa Carta de Logu. Sulla piazza siaffacciano il Palazzo Carta, il PalazzoMameli, il Palazzo Corrias e il PalazzoComunale, un tempo convento degliScolopi, che ingloba la chiesa di SanVincenzo, a pianta ottagonale. Alcentro la statua di Eleonora d’Arborea,realizzata nell’Ottocento.

CHIESA DI SAN FRANCESCO

In stile neoclassico, venne costruita suiresti di una chiesa gotica, completa-mente distrutta all’inizio dell’800. Lafacciata è a sei colonne con capitelliionici. All’interno una delle piùinteressanti sculture in legno di tuttal’isola: il Crocefisso policromo detto“di Nicodemo”, opera di ignoto autorecatalano della fine del XIV secolo.Interessante anche San Francesco chericeve le stimmate, opera del pittorecagliaritano Pietro Cavaro, sistematanella Sacrestia.

SANTA CHIARA

In stile gotico, la chiesa di SantaChiara risale al XIV secolo. Lineare lafacciata in conci di arenaria con sobriorosone centrale e piccolo campanile avela. All’interno sono interessanti lemensole in stile gotico in legnointagliato con figure di animali.

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ANTIQUARIUM ARBORENSE

All’interno del neoclassico PalazzoParpaglia, il museo ospita diversecollezioni archeologiche provenientidagli scavi di Tharros, una pinacotecae una sezione dedicata alla cittàall’epoca dei Giudicati. Nella pinacote-ca sono da segnalare il retablo di SanMartino (XV secolo) attribuito allascuola del pittore catalano Ramon deMur. Del retablo di Cristo (1533),opera della scuola di Pietro Cavaro, sisono conservate solo nove tavole. Ilretablo della Madonna dei Consiglieri(1565), opera del cagliaritano Antioco

Mainas, rappresenta i consiglieri dellacittà di Oristano inginocchiati intornoalla Madonna. Della ricca collezionearcheologica sono da notare gli oltreduemila raschiatoi in ossidiana delperiodo neolitico, i fermacapelli inosso, le anforette provenienti dallaGrecia e dall’Etruria, vetri e lucerneromani. Tutti i reperti fanno partedella Collezione Efisio Pischedda cui siaffiancano collezioni minori (Pau,Carta, Sanna-Delogu). Tra i pezzi piùimportanti una maschera in terracotta,scarabei in diaspro verde e gioielli conincisioni di epoca romana.I CAVALIERI DELLA STELLA

La Sartiglia si tiene l’ultima domenicadi Carnevale e il Martedì Grassosecondo un rituale secolare. Fuintrodotta probabilmente nel 1350 daMariano II per festeggiare le sue nozze.Il 2 febbraio viene scelto il capocorda,su Componidori, che, il giorno dellagara, viene vestito da un gruppo diragazze in costume. Gli viene cucitaaddosso una camicia bianca, il voltoviene avvolto con bende e coperto conuna maschera femminile, in testa glivengono posti un velo da sposa e uncilindro nero. Così bardato guida il

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corteo di cavalieri, trombettieri etamburini che attraversa la città finoalla piazza della giostra. A un segnaleconvenuto si lancia al galoppo per lavia che costeggia l’Arcivescovado e laCattedrale. Nella corsa il capocordadeve infilare la spada nel foro al centrodi una stella appesa a un filo. Se ciriesce il raccolto dell’anno saràabbondante.

SANTA GIUSTASulle sponde dello stagno omonimo, èun borgo agricolo che sorge sui restidella città romana di Ottona. Su unrilievo all’ingresso del paese si trova laCattedrale di Santa Giusta, gioiellodell’architettura romanico-pisana cherisente di influssi arabi e lombardi.Costruita nella prima metà del XIIsecolo, presenta una facciata slanciata,il cui effetto risulta amplificato dallascalinata, con triplice arcata, cheinquadra il portale e una finestra atrifora. Nell’interno, a tre navate, lecolonne hanno stili e forme divesiperché provengono dai resti dellevicine città romane di Neapolis,Tharros e Othoca. Dal sagrato si gode

una bella vista sullo stagno, uno deipiù pescosi dell’isola, solcato ancora dais fassonis, le lunghe imbarcazioni difalasco, di lontana origine fenicia;durante la sagra di Santa Giustagareggiano in una spettacolare regata.La specialità locale è la bottarga,costituita da uova di muggineessiccate.

ARBOREAAl centro di una piana

bonificata in epocafascista, Arborea è

sorta nel 1930 con ilnome diMussolinia.Immerso nel verde

dei campi, il paeseha la tipica struttura

regolare degli insediamenti recenti. Gliedifici pubblici (la scuola, la parroc-chia, l’albergo e il palazzo del Comu-ne) si affacciano su piazza MariaAusiliatrice, da cui partono le vieprincipali che seguono uno sviluppoortogonale. I viali sono alberati, le casea due piani in stile neogotico sonocircondate dal verde. Nel Palazzo

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Comunale si trova la Collezione CivicaArcheologica: una raccolta di repertiarcheologici, provenienti dallanecropoli romana di S’Ungroni. Acirca 9 km si trova il borgo di pescatoridi Marceddi sui bordi dello stagno,dominato dalla cinquecentescaTorrevecchia.

FORDONGIANUSNella bella valle del Tirso, l’anticaForum Traiani è la più importante cittàromana dell’interno, avampostofortificato contro le popolazionibarbaricine. Le case del centro sono inpietra rossa e grigia. Una delle meglioconservate è casa Madeddu, l’antica

“casa aragonese” del primo ’600, conportali e finestre in stile catalano. Sullastessa via, la cinquecentesca parroc-chiale di San Pietro Apostolo intrachite rossa, quasi interamente rifattain epoca moderna. In riva al fiume cisono le Terme Romane, oggi visitabili

dopo un lungorestauro. Lapiscinarettangolareraccoglieancor oggil’acqua calda(a una

temperatura di circa 50 gradi)proveniente dalle sorgenti termali eutilizzata dalle donne del paese per ilbucato. All’interno un porticato e belle

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sale con pavimento a mosaico. A pochichilometri dal paese sorge la chiesettacampestre di San Lussorio, costruitadai monaci Vittorini verso il 1100 suuna cripta Paleocristiana.

PAULILÀTINOCircondata

da oliveti eboschi disughere,questaborgata

agricolasorge ai margini dell’altopianobasaltico di Abbasanta. Le case sono inpietra scura, con portali in stilearagonese e balconcini in ferro battuto.Scura anche la parrocchiale di SanTeodoro del XVII secolo in stilegotico-aragonese, con un rosone daivetri colorati e campanile a cipolla. NelPalazzo Atzori è aperto un Museoetnografico che raccoglie oggetti di usoquotidiano e utensili domestici tipicidella zona.Dintorni: a 4 km dal centro, sullasuperstrada 131, deviando si arriva alvillaggio nuragico di Santa Cristina.Un muro a secco delimita la zona

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archeologica costituita da un tempio apozzo dedicato al culto della deamadre risalente al I millennio a.C. Ilpozzo, a imboccatura trapezoidale, è inottimo stato di conservazione. Unascala dagli ampi gradini scende allacamera a volta. Poco distante sorge unrecinto che doveva servire come sala diriunione. La sacralità del luogo èsopravvissuta nei secoli, tanto che inepoca cristiana venne edificata unachiesa dedicata a Santa Cristina. Comenell’antichità, i devoti continuano adaffluire alla chiesetta circondata da unvillaggio di muristenes, le case deinovenanti, in occasione della festadella santa che si celebra la seconda

domenica di maggio. A destra dellachiesa, nel bosco di ulivi, si apreun’altra area archeologica che com-prende un piccolo nuraghe benconservato e due capanne in pietra,dalla pianta rettangolare. La meglioconservata è lunga quattordici metri ealta due.

ÀLESAlle falde orientali di Monte Arci, è ilcentro principale della Marmilla. Nellaparte alta del borgo sorge la Cattedraledi San Pietro, costruita nel 1686 dalgenovese Domenico Spotorno cheutilizzò per la costruzione i ruderi di

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una preesistente chiesa del XII secolo.Due campanili con cupole in ceramicachiudono la facciata. L’interno, in stilebarocco, ha una sagrestia arredata conmobili intagliati e un raro crocifissodel Trecento. Nell’Archivio capitolare sitrovano raffinate opere di oreficeria.Sulla stessa piazza si affacciano ilPalazzo vescovile, il Seminario el’Oratorio della Madonna del Rosario.Àles è il paese natale di AntonioGramsci (1891-1937), come ricordanoil monumento di Giò Pomodoro e latarga apposta sulla sua casa natale.

Dintorni: il paese è il punto dipartenza per salire ai panoramici

torrioni di Trebina Longa e TrebinaLada, le cime più alte di Monte Arci,punte residue dell’antico cratere.Lungo i sentieri si possono notare leschegge di ossidiana, il prezioso vetronaturale che, ridotto in sottilissimelastre, serviva per la fabbrica-zione di punte di frecce,lance e raschiatoi.L’ossidiana di Monte Arcinon riforniva soltanto laSardegna ma, tra il VI e ilIII millennio a.C., venivaesportata in tutto ilMediterraneo.

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LA SARDEGNAZONA PER ZONA

Il Nord e laCosta Smeralda

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Note

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Il Nord e laCosta Smeralda

Le coste frastagliate, il turchese delleacque, le spiagge di sabbia candidasono gli elementi che compongono unadelle immagini più classiche dellaSardegna. Le isole che affollano lostretto delle Bocche di Bonifacio, a unpasso dalla Corsica, sono da qualcheanno una meta prediletta dal turismointernazionale.

Nel 1962 ungruppo difinanzieri - tracui l’Aga Khan -diede vita al“Consorzio CostaSmeralda”,promuovendol’idea di uno

sviluppo turistico delle coste dellaSardegna. Dopo 40 anni poche sono lezone sarde cambiate così profonda-mente, nel bene e nel male, comequeste coste, oggi tutte costellate diville, residence e porti turistici.Attorno è il quadro affascinante dellanatura e del mare: scogliere scolpitedal vento come a Capo d’Orso e CapoTesta, spiagge bianche e il profumodella macchia mediterranea che ancorasopravvive all’invasionedelle seconde case.Oramai, dopo anni didiscussioni, è peròchiaro che allo sviluppoturistico deve essereposto un limite, oltrepassatoil quale i vantaggi del turismo rischia-no di trasformarsi negli svantaggi delladistruzione dell’ambiente. Vicino, maprofondamente diverso dalla costa,l’interno della Gallura è un mondoancora ricco di suggestioni. Le forestein cui brilla il colore chiaro delle

querce da cui è appena stato staccato ilsughero, le rocce granitiche che creanopaesaggi ipnotici, come la Valle dellaLuna nei pressi di Aggius, le sagomedei nuraghi sono ancora i punti diriferimento per interpretare il paesag-gio. Qui sono di casa la buona cucinadi terra, l’artigianato tradizionale e lastoria, come quella raccontatadall’eccezionale sfilata di chieseromaniche del Logudoro che, partendoda Sassari, portano fino alle pietrebianche e nere della Santissima Trinitàdi Saccargia.

Visitando il Nord e la Costa SmeraldaIl porto e l’aeroporto di Olbia accolgo-no la gran parte dei turisti diretti nonsolo in Costa Smeralda, ma in tuttal’isola. La lunga e bellissima costa, conle sue spiagge e le sue scogliere, saleverso nord fino a Santa Teresa diGallura; poi volge a occidente, oltre larocca di Castelsardo, fino a raggiunge-re Porto Torres. All’interno, TempioPausania, capoluogo della Gallura, checostituisce il punto di partenza peraffascinanti itinerari alla scopertadell’arte, delle tradizioni e della naturadel Nord della Sardegna, e la bella cittàdi Sassari.

OLBIADalle banchine del porto di Olbia ilcontinente, con il porto diCivitavecchia, dista solo 125 miglia,

poco meno del doppio delladistanza tra Cagliari e il

continente. Per questomotivo, la città è statasempre il centro deicollegamenti esterni

dell’isola, ruolo conferma-to dall’apertura dell’aeroporto

Costa Smeralda. Città moderna, Olbiaè solo una tappa, in genere, verso altredestinazioni, ma vale la pena divisitare la chiesa romanica di SanSimplicio, edificata a partire dall’XIsecolo e ampliata nel XIII.

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Dintorni: vi sono due siti preistoricimolto interessanti, il complessonuragico di Cabu Abbas e il pozzosacro Sa Testa. Per raggiungere ilprimo, dal porto vecchio di Olbiaseguire prima Corso Umberto, poi Viad’Annunzio e oltrepassata la ferroviaraggiungere la chiesa campestre diSanta Maria Cabu Abbas. Dallachiesetta una strada sterrata sale versola cresta rocciosa e sono poi necessari15 minuti a piedi. In alto sulla cresta,con il panorama che si apre sull’isoladi Tavolara, il sito è compostoda una torre con pozzocentrale (dove vennerorinvenuti nel 1937 resti disacrifici: ossa bruciate eframmenti ceramici) e daun ampio recinto megalitico che sisviluppa per circa 200 m. Per raggiun-gere invece il pozzo sacro di Sa Testabisogna percorrere la SP 82 versoGolfo Aranci fino all’Hotel “PozzoSacro”. Il complesso archeologico ècomposto da un ampio cortilelastricato nel quale si apre l’ingresso auna scala coperta di 17 gradini chescende nella camera del pozzo dovesgorgava una vena d’acqua.

GOLFO ARANCINon cercate aranceti sulle rive delgolfo: Golfo Aranci deve il suo nomeall’errata interpretazione del toponimolocale “di li ranci” che sta a significaredei granchi. Fino a qualche tempoaddietro frazione di Olbia, il paese èdivenuto comune autonomo solo nel1979, e la sua importanza sta nel fattoche, a partire dal 1882, qui fanno scalomolti dei traghetti provenienti dalcontinente. Golfo Aranci è lo scalo

marittimodelleFerroviedelloStato.

PORTO ROTONDOPiù‘ che di un vero e proprio paese sitratta di un ben progettato insedia-mento turistico, nato dal nulla neglianni d’oro del grande sviluppo dellaCosta Smeralda. Le costruzioni, sorteattorno all’indispensabile portoturistico, sono state progettate peressere il più possibile inserite nell’am-biente circostante. Il risultato è

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piacevole, confortato da un successoche ha fatto di questa località una metaprestigiosa, anche se l’aspetto decisa-mente “di maniera” riflette la nascita atavolino. Lungo le banchine e sullapiazzetta San Marco si aprono moltinegozi famosi. Le possibilità dimangiare, bere o ascoltare musica sonomolte anche se, passatala stagionebalneare, PortoRotondo appare unpo’ abbandonata.Nella chiesa di SanLorenzo, progettata da AndreaCascella, una serie di statue in legno diMario Ceroli rappresentano scenesacre. Piacevole è l’escursione indirezione della Punta della Volpe, chesepara il golfo di Marinella dal golfo diCugnana.

PORTO CERVOCuore della Costa Smeralda e paradisodei Vip, Porto Cervo ruota attorno aidue porti turistici che ospitano alcunedelle più spettacolari barche privatedel mondo. I mesi estivi sono scanditida una serie di eventi mondani esportivi: sfilate di moda, regate e

tornei di golf.Una passeggiata lungo lebanchine del porticciolo non si puòevitare: con un occhio alle vetrine el’altro ai panfili ormeggiati si raggiun-ge la chiesa Stella Maris che, affacciatasul paese, conserva un quadroattribuito a El Greco.

Dintorni: molte le spiaggefamose tra le qualiLiscia Ruja, confinante anord con Cala di Volpe.

PALAUPunto d’imbarco obbligato per le isoledell’arcipelago della Maddalena, ilpaese deve la sua fortuna anche allaferrovia a scartamento ridotto Sassari-Tempio-Palau. La vita ruota attorno aimoli e agli ormeggi del porto turistico.Da Palau vale la pena visitare i luoghipiù rinomati e affascinanti della costa:il promontorio di Capo d’Orso, checulmina in una grande roccia scolpitadal vento che ricorda la sagoma di unplantigrado. La Punta Sardegna èraggiungibile percorrendo la stradache sale verso il Monte Altura per poiscendere fino alla spiaggia di CalaTrana, sull’estremità della punta. Il

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panorama da qui è eccezionale, anchese la continua espansione delle areeedificate sta rovinando la bellezza deiluoghi.Dintorni: la Batteria del Monte Altura,in posizione panoramica, è raggiungi-bile attraverso la strada che conduce aPorto Raphael.

SANTA TERESA DIGALLURAPopolata in epoca romana, la zonadove sorge Santa Teresa fu importante

anche per i Pisaniche dagliaffioramentigraniticicavavano pietrada costruzione. Ilpaese odierno èstato creato exnovo durante la

presenza sabauda ed è ordinatamentescandito da strade rettilinee che si

incrociano ad angolo retto, con alcentro la piccola piazza dove sorge lachiesa di San Vittorio. La pesca (anchedel corallo) e il turismo sono le basidell’economia locale. Sul promontorioroccioso che si affaccia sul mare sorgela torre Longosardo, eretta nel XVIsecolo in età aragonese, da cui losguardo abbraccia sia la baia di PortoLongone che, sullo sfondo, le chiarescogliere che circondano la città corsadi Bonifacio. Sulla sinistra la costascende verso la spiaggia di RenaBianca che termina a poca distanzadallo scoglio dell’Isola Monica su cuirimangono le tracce di una cavaabbandonata.Dintorni: Capo Testa, uno scogliocollegato alla terraferma da unastriscia di sabbia, al quale si puòarrivare percorrendo un tragitto moltopanoramico aperto sulle baie di Colbae di Santa Reparata. Tra le cavemoderne e antiche - qui i Romaniscelsero la pietra per le colonne delPantheon - e il profumo della vegeta-

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zione della macchia si raggiunge infineil faro di Capo Testa.

ARZACHENAFino a quarant’anni fa, Arzachena eraun pacifico borgo pastorale dell’inter-no. Oggi, trasformato nel capoluogo diuna regione turistica tra le più note delmondo, la Costa Smeralda, il paese ècambiato molto. In alto, sopra le case,vi è una curiosa roccia scolpita dalvento che per la sua forma vienechiamata il Fungo, e nei dintorni moltesono le tracce della preistoria. Tra i sitipiù interessanti per un’escursionenell’interno sono il NuragheAlbicciu, la Tomba diGiganti CodduVecchiu e laNecropoli LiMuri.NURAGHE

ALBUCCIU

Uscire daArzachena in

direzione di Olbia e, dopo 600 m, allafine dell’abitato, seguire un bivio e unsentiero sulla destra; una voltaraggiunta la costruzione, con una scalache sale al livello superiore si puòraggiungere un corpo laterale. Sonoancora visibili le mensole sporgenti dipietra necessarie a sorreggere l’anticastruttura in legno.

TOMBA DI GIGANTI CODDU VECCHIU

Percorrere la SS427 in direzioneCalangianus e poi, dopo circa 3 km,seguire il bivio verso destra indirezione di Luogosanto. Dopo circa1,800 km, ci si immette sulla strada diCapichera e poche centinaia di metri

più avanti (un breve sentiero deveessere percorso a piedi),

sulla destra si incontra latomba. Al centro del

monumentofunerario vi è unastele alta 4 mcircondata da una

quinta

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semicircolare formata da grandi lastredi pietra conficcate nel terreno.

NECROPOLI LI MURI

Si esce da Arzachena in direzione diCalangianus (SS 427) e si volta a destraper Luogosanto. Dopo circa 4,5 km unbivio a destra (strada sterrata) conduceverso la necropoli Li Muri.Il sito comprende molte tombe di etàneo-eneolitica: si tratta di sepolturecircondate da pietre (fino a 5 cerchiconcentrici). Questi circoli tombalisono il più importante complessomonumentale lasciato da quella che gliarcheologi hanno denominato Culturadi Arzachena.

ARCIPELAGO DELLAMADDALENASette isole (Maddalena, Caprera eSanto Stefano a sud-est, Spargi,Budelli, Razzoli e Santa Maria a nord-ovest) costituiscono l’Arcipelago dellaMaddalena, oltre il quale si apre lostretto delle Bocche di Bonifaciodiventato parco marino dall’inizio del1997. Coste frastagliate, rocce erosedal vento e il tenace rigoglio della

macchia mediterraneasono le caratteristicheprincipali delle isole,conosciute in epocaromana con il nome diCuniculariae, cioè

“isole dei conigli”. DalSettecento in poi l’isola dellaMaddalena è diventata una basemilitare a causa della facilità dell’ap-prodo e della posizione favorevole. Ilgiro di quest’isola può essere comple-tato da una breve escursione a quelladi Caprera, per visitare i luoghi dovevisse e venne sepolto GiuseppeGaribaldi.

AGGIUSLa natura ha dato la forma al paese e al

suo circondario.La rocciagraniticadomina nelpaesaggio di

Aggius, sia trale alture del Parco Capitza chesovrastano il paese, che nel fantasticolabirinto di massi della vicina Valledella Luna. In passato sotto il dominiodei Doria e poi degli Aragonesi, il

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paese deve oggi la sua prosperitàall’estrazione e alla lavorazione delgranito, anche se l’artigianato (soprat-tutto la produzione di tappeti cheviene eseguita in ogni sua faseutilizzando tecniche tradizionali) è innotevole sviluppo. Il centro del paeseha un aspetto gradevole per la curacon cui vengono conservate le antichecase in pietra, forse tra le più belledell’intera Gallura. Durante ifesteggiamenti della prima domenicadi ottobre si svolge anche la festa “di li’agghiani”, cioè degli scapoli, nellaquale si può gustare la “suppa cuata”,tipica minestra gallurese. La strada cheda Aggius va verso Isola Rossaraggiunge in breve il fondo della Valledella Luna, paesaggio impressionante acausa dell’enorme quantità diaffioramenti rocciosi, resti dell’anticomodellamento glaciale. In corrispon-denza di una curva a sinistra, si staccadalla strada sulla destra un viottolosterrato che va abbandonato pocoprima di un ponte per seguire lastradina che, sulla destra, conduce alNuraghe Izzana, nel centro della valle.

BERCHIDDASulle pendici meridionali del massicciodel Monte Limbara, in un paesaggio dicolli che culminano nel MonteAzzarina, Berchidda è un paesedall’economia basata sulla pastorizia, lalavorazione del sughero e la viticoltu-ra. Tra i vini, va ricordato ilVermentino, mentre, tra i cibi, ilpecorino. In paese si può visitare ilMuseo del Vino (tel. 079 29 91 31) conlaboratorio vinicolo all’aperto.A circaquattro chilometri dal centro del paese

si possono visitare,dopo una ripidasalita a piedi, ipochi resti delCastello diMontacuto, che fu

la rocca diAdelasia di Torres e

del consorte Ubaldo Visconti, prima didivenire feudo delle nobili famiglieitaliane dei Doria e dei Malaspina. Sututto domina la sagoma articolata delMonte Limbara, il vero centrogeografico delle alture della Gallura.

BUDDUSÒGrosso borgo che deve la sua prosperi-tà alla pastorizia, all’estrazione delgranito e alla lavorazione ecommercializzazione del sughero,Buddusò ha un centro storico le cuistrade lastricate si snodano davanti allefacciate di palazzetti di pietra scura. Inepoca romana, qui passava la grandestrada commerciale da Kàralis(Cagliari) a Olbia e il paese aveva ilnome di Caput Thirsi. Interessante unavisita alla parrocchiale di SantaAnastasia (e ai dipinti conservati nellasagrestia) e da non perdere la gitaattraverso i Monti di Alà.Dintorni: non lontano il Nuraghe Iselle(verso Pattada) e il Nuraghe Loelle, indirezione di Mamone.

SAN TEODOROA sud del promontorio di Capo Coda

Cavallo, propriodavanti alla molerocciosa dell’Isoladi Tavolara (vedibox), San Teodoroè un paese che,negli utimi anni,sta crescendosull’onda delturismo. Dal paese,però, si possonocompiere escursioniinteressanti verso la

spiaggia della Cinta,una lunga striscia di sabbia che

separa lo Stagno di San Teodoro dalmare. Vicinissimo alla carreggiatadell’Orientale Sarda, questo specchiod’acqua di più di 200 ha di estensione è

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uno dei pochi superstiti della serie distagni costieri che si stendeva a sud delgolfo di Olbia. Sull’acqua non èdifficile osservare i germani reali e lefolaghe che, se avvistano un rapace oun pericolo, si radunano in gruppiscuri e vocianti. Aironi cenerini, aironirossi e fratini si aggirano in cerca dipreda, mentre non è raro osservare ilvolo del gheppio, uno dei rapaci piùpiccoli dei nostri cieli.

ISOLA DI TAVOLARAÈ una montagna di calcare alta 500 mche spunta dal mare con paretiverticali. Il settore orientale, zonamilitare, è inaccessibile, al contrario diuna striscia bassa, chiamataSpalmatore di Terra, dove si trovanospiagge, un porticciolo, due ristorantitipici e qualche casa. Insieme allevicine isole Molara e Molarotto su cuivivono 150 esemplari di mufloni, oggiè un parco marino. I suoi bordigranitici sono traforati da grotte enicchie. Sulla striscia sabbiosaSpalmatore di Terra crescono gigli dimare mentre la roccia è ricoperta dacespugli di ginepro, elicriso, rosmarino

e lentisco. Si racconta che nel secoloscorso Carlo Alberto, re di Piemonte eSardegna, sbarcato sull’isola a cacciadelle mitiche capre dai denti d’oro(fenomeno causato da un’erba chelascia quei riflessi), rimanesse affasci-nato dal posto tanto da nominare ilsuo unico abitante, Paolo Bertolini, “redella Tavolara” con tanto di cartaprotocollare. D’estate si raggiungefacilmente da Olbia.

ALÀ DEI SARDIRocce e macchia,

boschi di enormiquerce su cuispiccano chiari isegni dell’ultimaraccolta del

sughero. Questo è ilpaesaggio di Alà dei

Sardi e del suo altopiano, ultimapropaggine dell’interno roccioso che siaffaccia a balcone verso il mare diOlbia. Piccole case di pietra graniticasono allineate lungo la strada principa-le di Alà, il cui territorio è statopopolato per secoli prima dell’eramoderna.

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Dintorni: non lontano dal paese, indirezione di Buddusò, vi è la mole delnuraghe Ruju, con il suo villaggiopreistorico che emerge dallavegetazione.In direzione di Monti,invece, dopo una lunga traversatasull’altopiano costellato di grossi massidi tutte le forme e dimensioni, unadeviazione conduce al santuario di SanPietro l’Eremita, lungo un percorsoche a tratti si apre verso il mare con inlontananza la mole della rocciosaTavolara. La chiesa, romanica, è statarecentemente restaurata e tutti glianni, il giorno di Ferragosto, si affolladi numerosi pellegrini provenienti daidintorni.

PATTADAAl centro di un territorioricchissimo di nuraghi e ditestimonianze dell’antichità,Pattada è famosa in tutto ilmondo per l’artigianato deicoltelli, nato proprio qui acausa della presenza di unricco giacimento diminerale ferroso sfruttatofin dall’antichità. Molti

gli artigiani che lavorano acciaio ecorno per produrre lame e impugnatu-re, decine e decine, oramai, le imita-zioni italiane del famoso coltello sardo.Dintorni: non lontano dal paese visono l’area verde di Fiorentini - nataattorno al rimboschimento di unvivaio forestale - e i ruderi del castellomedievale di Olomene.

OZIERIAdagiata sul fondo di una concanaturale, Ozieri è una delle mete piùaccattivanti della Sardegna del nord-est. Interessanti le tradizioni el’architettura del paese, affascinante lastoria millenaria che, andando indietronel tempo di millenni, ci porta aconoscere la cultura di cui Ozieri fu laculla, la più recente delle cultureneolitiche. Il tessuto urbanistico delpaese è vario, e si adatta al pendio deicolli: tra le case alte spunta di quandoin quando un’altana adorna di fiori. Aimargini della parte antica del paese - icui punti di maggiore interesse sono lepiazze Carlo Alberto e quella dell’anti-ca Fonte Grixoni - vi è la cattedrale cheospita uno splendido polittico del ’500sardo realizzato dal “maestro diOzieri”, il più importante pittore delXVI secolo. Il polittico, che rappresen-ta la miracolosa apparizione delSantuario della Madonna di Loreto,mostra influenze spagnole e spunti di

maniera fiamminga. Ilcomplesso del conventosecentesco di San Francesco,invece, ospita il Museo

Archeologico, nelle cui salesono esposti materiali prove-

nienti dagli scavi nella zona eprecedentemente esposti nel

museo di Sassari. Buona parte deireperti è riferibile alla cultura detta

di Ozieri - o di San Michele dal nomedella grotta nella quale sono statieffettuati i più importanti ritrovamenti- che, tra il 3.500 e il 2.700 a.C., hadominato nell’isola.

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La zona circostante il paese è ricca ditestimonianze storiche earcheologiche, come le domus de janasdi Butule, la necropoli di San Pantaleo,il dolmen di Montiju Coronas. Lagrotta di San Michele si apre in unospiazzo alle spalle dell’ospedale diOzieri, presso il campo sportivo;proprio nel corso della costruzione diquesto una parte della grotta è andatadistrutta. Nella cavità sono statirinvenuti numerosi frammenti diceramica decorata, ossa umane, unaDea Madre e frammenti di ossidiana diMonte Arci. Tutti reperti che avvalora-no la teoria che ci sia una continuitàfra la cultura di Bonu Ighinu e quelladi questo periodo.

SASSARISeconda città sarda per importanzacommerciale, politica e culturale,Sassari sorge su un tavolato chedigrada dolcemente verso il mare traoliveti, valli fertili e ben coltivate. Hauna lunga storia di invasioni, conquistee razzie, ma anche una forte tradizionedi ribellioni e sommosse dovute allospirito combattivo e individualista deisuoi abitanti. Pisani, Genovesi eAragonesi tentarono di sottometterla,ma sempre lo spirito indomito deiSassaresi riuscì a riconfermare lapropria autonomia e indipendenza.Non a caso, l’eroe simbolo è CarloMaria Angioj, capo della rivolta del1796 da un gruppo di radicali contro ilgoverno dei Savoia che volevanoimporre un sistema feudale. La città hadato i natali a due presidenti dellaRepubblica, Antonio Segni e FrancescoCossiga, e al segretario del PCI, EnricoBerlinguer.

VISITANDO SASSARI

La città vecchia, dai vicoli tortuosi eintricati che partono dalle arterieprincipali, era un tempo delimitata dauna cerchia di mura che correvanolungo gli attuali corso Vico, corsoTrinità, via Brigata Sassari e corsoMargherita. Ora della cinta murariaesistono solo pochi frammenti (comequello all’inizio di corso Trinità), ma lacittà conserva un centro storico che,seppur degradato, mantiene unafisionomia ben precisa.Il nucleo storico si può visitare tutto apiedi nel corso di una mattinata. Letappe fonda- mentali sono costituite

dal Duomo, dapiazza Italia, dallafonte del Rosello,dalle chiese diSant’Antonio,Santa Maria diBetlem e SanPietro in Silki edal museo Sanna.

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IL DUOMO

Dedicato a San Nicola, presentaun’imponente facciata barocca checontrasta con la sua mole e con le lineesemplici ed eleganti della piazzettasettecentesca dalla caratteristica formasemicircolare sulla quale si affaccia.Frutto di sovrapposizioni operate neisecoli, sorge su una primitiva chiesaromanica di cui rimangono la parteinferiore del campanile e la base dellafacciata. Alla fine del Quattrocento, lastruttura originaria subì trasformazio-ni radicali che ne modificarono lasagoma, ampliandola fino a farleassumere proporzioni inusuali. Ifianchi vennero rinforzati da pesanticontrafforti decorati con doccionidalle forme di animali mostruosi,mentre l’interno venne ricostruito instile gotico. Alla fine del Settecento,venne modificata la parte superioredella facciata che fu abbellita dapesanti quanto sfarzose decorazionibarocche: volute, fiori, angioletti efigure mostruose. Al centro, la statuadi San Nicola è sovrastata dallerappresentazioni dei tre martiriturritani Gavino, Proto e Gianuarioracchiuse in tre nicchie. Alla parteinferiore del campanile, in stilelombardo, venne aggiunta, sempre nelSettecento, una sopraelevazioneottagonale decorata con maiolichepolicrome. L’interno della chiesa (che èstato completamente restaurato)conserva la semplicità delle lineegotiche, nonostante la presenza dialcuni altari barocchi. Notevole il coro,frutto del lavoro di artisti sardi delSettecento. Il Museo del Duomo, cui siaccede tramite la “cappella aragonese”sulla destra, conserva lo Stendardoprocessionale di un anonimo delQuattrocento e la statua di San Gavinoin argento, sbalzato secondo la tecnicamessicana in voga nella seconda metàdel Seicento.

FONTANA DEL ROSELLO

Sul lato destro della chiesa dellaSantissima Trinità in piazza Mercato,

una piccola scalinata in pietra che unpo’ pomposamente prende il nome divia Col di Lana porta alla Fontana delRosello in fondo al vallone di Valverde.In realtà, della valle e del boschetto cheun tempo dovevano costituire losfondo naturale di questo piccologioiello in stile rinascimentale, è

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rimasto ben poco. Questo nonsignifica però che l’amore che isassaresi nutrono per la fonte siadiminuito: un tempo ritrovo dellaborghesia illuminata e centro dellaraccolta dell’acqua che sgorgava dalleotto bocche di leone alla base dellafontana per gli acquaioli della città, èora uno dei simboli della città. Lafonte, opera di artisti genovesi, risale aiprimi anni del XVII secolo ed èformata da due parallelepipedisovrapposti in marmo bianco e verde.Le bocche di leone sono circondatedalle statue che simboleggiano lequattro stagioni, i cui originaliandarono distrutti durante i moti del1795-96. Al centro, una divinitàbarbuta e un po’ arcigna, conosciutacome Giogli, è circondata da piccole

torri, che sono il simbolo della città; iltutto è sormontato da due archiincrociati che proteggono l’immaginedi San Gavino.

SANT’ANTONIO ABATE

L’imponente facciata barocca dellachiesa, che risale ai primi anni delSettecento, domina con le sue lineesemplici e la struttura ben proporzio-nata la piazza alberata che si apre altermine di corso Trinità. Il portale recaancora nella parte superiore l’emblemadella confraternita che la fece costrui-re, mentre l’interno conserva uno dei

più raffinati altariin legno dellacittà, sormon-tato da unretablo in

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legno intagliato e dorato a più pannellidipinti da un artista genovese. Untempo, questa piazza, sulla qualesorgeva l’omonima porta settentriona-le, era un punto vitale per la vitacommerciale e politica della città. Delpassato rimangono solo un frammentodella cinta muraria medievale e unatorre merlata sul lato sinistro dellachiesa.

SANTA MARIA DI BETLEM

La chiesa sorge sulla piazza omonima,all’ingresso nord-ovest della città.Eretta dai benedettini nel 1106, passòin seguito all’ordine dei francescani.Purtroppo, la struttura originale, untempo moltolineare, ha

subito numerose sovrapposizioni nelcorso del Settecento e dell’Ottocentoche ne hanno appesantito le linee e lapurezza originali. La parte più antica el’unica intatta è la facciata che si apresulla piazza: il portale (del ’200),adorno di colonnine e capitelli, èsormontato da un bel rosone del ’400.L’interno gotico, un tempo spoglio esevero, è stato appesantito da decora-zioni e altari barocchi: intatte sonoinvece le cappelle laterali, dedicateognuna a un gremo diverso (le antichecorporazioni degli artigiani) a ricordodell’antica funzione sociale dellachiesa. Ancor oggi, infatti, il 14 diagosto, data della “festa de liCandareri”, vengono portati qui inprocessione dalla chiesa del Rosario i

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ceri votivi donati dalle corporazioni.Nel chiostro, purtroppo in partemurato ma ancora visitabile, sorge latrecentesca fontana di pietra graniticadel Brigliadore che un tempo rifornivadi acqua gran parte della città.

SAN PIETRO IN SILKI

La chiesa romanica di San Pietro inSilki si apre su un bel piazzale alberatoe porta il nome dell’antico borgomedievale su cui fu eretta nel XIIsecolo. La semplice facciata secentescapresenta un ampio atrio che conducealla navata interna in stile gotico su cuisi affacciano quattro cappelle. Laprima venne dedicata nella secondametà del Quattrocento alla Madonnadelle Grazie, in seguito al ritrovamento

di una statua della stessa all’interno diuna colonna posta sul piazzale erimane uno degli esempi migliori dellostile gotico-catalano dell’isola.Dall’altra parte della piazza, proprio difronte alla chiesa, il convento dei FratiMinori ospita una delle biblioteche piùricche della Sardegna: più di 14.000volumi recuperati dai Francescani almomento della chiusura di molti deiloro conventi.

CORSO VITTORIO EMANUELE

Arteria principale della città, il corsocollega piazza Sant’Antonio con piazzaCavallino, attraversando il cuore dellacittà vecchia. Antiche caseottocentesche e palazzi aragonesicinquecenteschi lasciano spesso

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intravedere scorci di cortili e interniun tempo sontuosi: è la via delloshopping su cui si aprono negozidi ogni genere, da quellid’abbigliamento ai ferramenta.

MOSTRA PERMANENTE

DELL’ARTIGIANATO

Affacciato sui giardinipubblici dell’EmicicloGaribaldi, un modernoedificio ospita la Mostra dell’Artigiana-to Sardo che espone i pezzi miglioridelle varie cooperative artigiane sparsein tutta l’isola. Le sale corrono lungoun giardino interno che dà luce allevetrine nelle quali sono esposti glioggetti più preziosi: collane, orecchinie braccialetti in filagrana, gioielli in

corallo eseguiti secondo gliantichi disegni tradizionali,

vasi e terrecotte anticheriprodotte dagli artigianimoderni secondo letecniche in uso all’epoca.Sulle pareti, i bei tappetisardi dai caratteristici

disegni geometrici sembranoquadri di pittori moderni. Non

mancano poi i merletti tessuti altombolo e, forse meno preziosi masempre interessanti, cesti in palmanana, pentole in terracotta, oggetti diuso quotidiano i cui modelli siperdono nella notte dei tempi.

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE

“G. A. SANNA”Donato allo Stato dalla famiglia Sannache lo fece erigere nel 1931 perconservare i reperti archeologiciraccolti da Giovanni Antonio Sanna, ilmuseo rappresenta una tappa fonda-mentale per chiunque voglia avvicinar-si a comprendere la storia dell’isola.Due piani sono infatti dedicati ai variperiodi della storia della civiltà sardadal Neolitico al Medioevo: frammentidi frecce, bronzi nuragici, anfore,suppellettili, armi,ceramiche,utensili egioiellisonoespostisecondoun ordinecronologicopreciso; al pianterreno, ampie tavolesinottiche illustrano l’evoluzionestorica della Sardegna mentre ogni salaè corredata dalle relative tavolecronologiche e didattiche. Interessantela ricostruzione dei vari ambienti(capanne, domus de janas, tombe deigiganti). Nell’ultima sala, tra piante,sarcofagi e statue è stato ricostruito ilpavimento in mosaico di una villapatrizia romana, proveniente dallavicina Turris Libisonis (l’attuale Porto

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Torres): aragoste, cavallucci marini efoche dai colori delicati sembranorincorrersi in un gioco senza fine.Dalla sezione archeologica si passa inuna piccola pinacoteca che raccoglieuna cinquantina di opere di artistisardi dal ’300 al ’900. Il museo disponeanche di una sezione etnografica divisain quattro sale, dove si possonoammirare gioielli, costumi, oggettifolcloristici, strumenti musicali,attrezzi relativi all’attività artigianale,quasi tutti ancora in uso nelle regionidella Sardegna centro-settentrionale.

PIAZZA D’ITALIA

La grande piazza (un ettaro disuperficie) sorge proprio all’iniziodella città ottocentesca. Circondata daeleganti quanto armoniosi edifici instile neoclassico, costituisce unambiente omogeneo: al centro, fra altepalme e aiuole ben tenute, troneggia lastatua di Vittorio Emanuele II. Tra gliedifici, spicca il Palazzo della Provin-cia, dalle pure linee neoclassiche. Alprimo piano è possibile visitare l’aulaconsiliare: lungo le pareti corronodipinti ottocenteschi che illustranomomenti importanti della vita politicacittadina, come La proclamazionedegli Statuti Sassaresi e L’ingresso diCarlo Maria Angioj a Sassari. È inoltrepossibile visitare l’attiguo appartamen-to reale realizzato nel 1884 in occasio-ne della visita del re di Sardegna. Nelleserate estive il cortile è a disposizioneper rappresentazioni teatrali econcerti. Belli i portici Bargone eCrispi che portano, sul lato nord-ovestdella piazza, a piazza Castello. Di

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epoca ottocentesca, ospitano i bar e lepasticcerie più antiche della città.

SANTA CATERINA

Nella chiesa, eretta alla fine del XVIsec. per la Compagnia di Gesù,mescola elementi di tradizione goticacon forme rinascimentali. Pregevole ladecorazione a intagli di pietra.All’interno sono custoditi dipinti diGiovanni Bilevelt.

CASTELSARDOIn alto su un promon-

torio vulcanicoCastelsardo ha

cambiato nomepiù volte nel

corsodellasuastoria.

Fondato nel 1102 dalla nobile famigliagenovese dei Doria, il paese si chiamòinizialmente Castelgenovese, nome chemantenne fino al 1448 quando, dopo laconquista spagnola, divenneCastellaragonese. Solo nel 1776assunse il nome attuale. A dominare ilpanorama è il castello, che ospita unmuseo dedicato all’arte dell’intreccio,mentre sul mare si affaccia la cattedra-le di Sant’Antonio Abate. Èconsigliabile una visita accurata, ancheper la possibilità di acquistare oggettid’artigianato nei numerosi negoziettiche si aprono sui vicoli del centro. Lacucina di mare è basata sul pesce esulle aragoste. Il lunedì della SettimanaSanta, il paese di Castelsardo è teatro

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di una spettacolare processione del“Lunissanti”. Nelle vie del centro,illuminate dalle fiaccole, si muovono lefigure incappucciate della tradizionementre risuonano le note dei tre coride Lu Stabat, Lu Jesu e Lu Miserere. Icanti sono molto antichi, probabilmen-te anteriori alla dominazione catalana,e sono stati tramandati oralmente finoa oggi. La processionetermina davanti allachiesetta di Santa Maria,dove i Misteri vengonoesposti alla venerazionedella folla dei fedeli.

IL CASTELLO

Costruita tra il XII e il XIV secolo, lafortezza è composta da diversiambienti in cui sono esposti oggettiintrecciati realizzati con i vari materia-li della tradizione: palma, asfodelo,giunco. Dalle terrazze del castello ilpanorama è aperto sul golfodell’Asinara con, sullo sfondo, nellegiornate limpide, i monti della Corsica.

CATTEDRALE DI SANT’ANTONIO ABATE

Costruita nel Seicento sulla strutturadi una precedente chiesa romanica, lacattedrale di Castelsardo è sormontatada un campanile che termina in untetto coperto da maioliche colorate cheoffre uno splendido colpo d’occhio conlo sfondo del mare. L’interno dellachiesa è caratterizzato da un notevolearredo ligneo che risale al XVI secolo.

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CHIESA DI SANTA MARIA

Nel cuore del paese vecchio, la partealta dell’abitato, sorge la chiesa di SantaMaria che non ha una facciata, ma vi siaccede da un’entrata laterale. Nell’in-terno è conservato il crocefissotrecentesco noto come il Cristo Nero.

LA ROCCIA DELL’ELEFANTE

Non lontano daCastelsardo, in

localitàMulteddu, afianco dellastrada si ergel’imponente

mole dellaRoccia dell’Elefante, un blocco ditrachite scura scolpita dal vento; sitratta di una delle rocce scolpite piùfamose della regione, utilizzataanticamente come luogo di inumazio-ne. Alla sua base infatti si trovano ipiccoli imbocchi scolpiti di alcunedomus de janas.

ISOLA ROSSALe ultime colline della Gallura scendo-no verso il mare in un paesaggiocaratterizzato dalle bizzarre forme dellerocce rosate erose dal vento. IsolaRossa, piccolo insediamento dipescatori, sorge su un promontorio aipiedi di una imponente torred’avvistamento cinquecentesca. Al largodella costa vi è l’isolotto che, per il suocolore rossiccio, diede il nome al paese,mentre in una piccola cala vengonotutti i giorni tirati in secco ipescherecci di ritornodal mare. La costa deidintorni è di notevoleinteresse, soprattuttoverso oriente, dovemerita una deviazioneil monte Tinnari, affacciatosul mare. A occidente, invece, la costa siabbassa in corrispondenza della focedel Rio Coghina, a poca distanza dallamole di Castelsardo.

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Dintorni: non molto lontano si trova ilborgo di Trinità d’Agultu, un piccolopaese agricolo sviluppatosi alla finedell’Ottocento attorno alla chiesaomonima. Il santuario campestredivenne, come spesso è accadutonell’isola, un importante centro discambio e commercio, soprattutto inoccasione delle feste religiose.

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