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NOTIZIARIO DEL CORPO GUARDIE ECOLOGICHE VOLONTARIE DI BOLOGNA N. 2 luglio 2004 IL GUFO S O M M A R I O A pranzo col branco pag 1 Meditazioni in attesa del pellegrino pag 2 Notizie dal direttivo pag 3 È tempo di censimenti pag 4 Sadurano e il contrafforte pag 5 Costa Rica: piccolo paese dal grande cuore verde pag 6 Acqua: un bene prezioso come il petrolio pag 7 Attività svolta nel 2003 pag 8 Suppl. al n. 3/2004 di Portici Iscrizione al Tribunale di Bologna n. 6695 del 23/7/97 - Spedizione in A. P. 70% aut. dc/er-bo 1 e magari vederli anche mangiare o cacciare se fosse un branco di almeno quattro o cinque individui ancora meglio. Anche per me, non- ostante il grande impegno, tutto questo è rimasto un sogno nel cassetto … fino a che un giorno. Martedì 4 marzo 2003: spedizione in montagna. Come accade da un po’ di tempo mi metto sulle tracce dei lupi. Sono su un cri- nale e guardandomi intorno tutto sembra immobile poi in lontananza sul bordo di un pic- colo calanco qualcosa si muove, sembrano daini; noto zampe lunghe e chiare ma non si vede il caratteristico specchio anale bianco e nero. Ma allora che animali sono? Vado per esclusione non sono cervi, non sono caprioli, non sono cinghiali, potrebbero essere lupi… Emozione! I lupi? Non mi sembra vero; inizia a battermi forte il cuore e il ritmo della respira- zione si fa più veloce. Decido subito di avvicinarmi per poter identifi- care gli animali (devo almeno dimezzare la distanza), senza troppo rumore e senza farmi vedere. Devo decidere in fretta anche se sono impegnati a mangiare la carcassa del cinghia- le potrebbero allontanarsi e sparire per sempre nella boscaglia. Sistemo tutto nello zaino e parto. Avevo calcolato quasi tutto, cercando di avvicinarmi contro vento per farmi notare meno e di guadagnare una posizione piùalta rispetto alla loro per avere qualche possibilità- di fotografarli ma non avevo previsto le diffi- coltàdi camminare nel fango che si era creato nei calanchi del versante dove si trovavano i A PRANZO COL BRANCO di Antonio Iannibelli È da qualche anno che circolano voci di avvi- stamenti di lupi nel territorio che frequento abi- tualmente in provincia di Bologna, dal Parco del Corno alle Scale, al Parco dei Due Laghi, al Parco storico di Monte Sole, lungo il crinale degli Appennini e in tutta la valle del Reno fino alla confluenza con il Setta nei pressi di Sasso Marconi. Questi luoghi sono ricchi di ungulati, animali preferiti dal super predatore; anche il territorio sembra fatto apposta per loro: fitta boscaglia, campi incolti, zone non accessibili all’uomo e gran parte del territorio protetto. Molte tracce segnalano la loro presenza, impronte, escrementi e resti di cibo ma se si tratta di veri lupi, quanti sono e dove si trovano con esattezza resta un mistero. Gli avvista- menti sono sempre brevissimi e di sfuggita stabilire se si tratta di un maschio, di una fem- mina, di un cucciolo o di un branco è sempre molto difficile. L’ideale sarebbe poterli osserva- re per qualche ora senza essere visti, fare delle foto per poter apprezzare le loro caratteristiche

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Il Gufo - Notiziario Gev

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NOTIZIARIO DEL CORPO GUARDIEECOLOGICHE VOLONTARIEDI BOLOGNA

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OA pranzo col branco pag 1

Meditazioni in attesadel pellegrino

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Notizie dal direttivo pag 3

È tempo di censimentipag 4

Sadurano e il contrafforte

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Costa Rica:piccolo paese dal grande cuore verde

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Acqua: un beneprezioso come il petrolio

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Attività svolta nel 2003 pag 8

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e magari vederli anche mangiare o cacciare sefosse un branco di almeno quattro o cinqueindividui ancora meglio. Anche per me, non-ostante il grande impegno, tutto questo èrimasto un sogno nel cassetto … fino a che ungiorno. Martedì 4 marzo 2003: spedizione inmontagna. Come accade da un po’ di tempomi metto sulle tracce dei lupi. Sono su un cri-nale e guardandomi intorno tutto sembraimmobile poi in lontananza sul bordo di un pic-colo calanco qualcosa si muove, sembranodaini; noto zampe lunghe e chiare ma non sivede il caratteristico specchio anale bianco enero. Ma allora che animali sono? Vado peresclusione non sono cervi, non sono caprioli,non sono cinghiali, potrebbero essere lupi…Emozione! I lupi? Non mi sembra vero; inizia abattermi forte il cuore e il ritmo della respira-zione si fa più veloce. Decido subito di avvicinarmi per poter identifi-care gli animali (devo almeno dimezzare ladistanza), senza troppo rumore e senza farmivedere. Devo decidere in fretta anche se sonoimpegnati a mangiare la carcassa del cinghia-le potrebbero allontanarsi e sparire per semprenella boscaglia. Sistemo tutto nello zaino eparto. Avevo calcolato quasi tutto, cercando diavvicinarmi contro vento per farmi notaremeno e di guadagnare una posizione piùaltarispetto alla loro per avere qualche possibilità-di fotografarli ma non avevo previsto le diffi-coltàdi camminare nel fango che si era creatonei calanchi del versante dove si trovavano i

A PRANZO COL BRANCOdi Antonio Iannibelli

È da qualche anno che circolano voci di avvi-stamenti di lupi nel territorio che frequento abi-tualmente in provincia di Bologna, dal Parcodel Corno alle Scale, al Parco dei Due Laghi, alParco storico di Monte Sole, lungo il crinaledegli Appennini e in tutta la valle del Reno finoalla confluenza con il Setta nei pressi di SassoMarconi. Questi luoghi sono ricchi di ungulati,animali preferiti dal super predatore; anche ilterritorio sembra fatto apposta per loro: fittaboscaglia, campi incolti, zone non accessibiliall’uomo e gran parte del territorio protetto.Molte tracce segnalano la loro presenza,impronte, escrementi e resti di cibo ma se sitratta di veri lupi, quanti sono e dove si trovanocon esattezza resta un mistero. Gli avvista-menti sono sempre brevissimi e di sfuggitastabilire se si tratta di un maschio, di una fem-mina, di un cucciolo o di un branco è sempremolto difficile. L’ideale sarebbe poterli osserva-re per qualche ora senza essere visti, fare dellefoto per poter apprezzare le loro caratteristiche

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lupi. Decido allora dialleggerire il mio carico abbandonandoparte dell’attrezzatura, devo portare conme comunque oltre alla macchina foto-grafica con il teleobbiettivo gli accessori ele pellicole anche il cavalletto il tutto percirca dieci kg da portare in mano, con lozaino non riuscirei mai a passare tra i rovi,infatti tra una slavina e l’altra ci sono pic-coli canneti tanti rovi rose canine ginepri eacacie che formano una fitta boscagliaimpenetrabile. Gli unici passaggi sonostati creati dai cinghiali veri tunnel doveperò bisogna infilarsi strisciando e cammi-nando a quattro zampe come loro.Recuperato un po’ di fiato sposto la miaattenzione verso monte e noto alcuneparti della carcassa del cinghiale; miaccorgo infatti che i lupi si trovavanopiùalla mia destra e che tutto sommatoero in una buona posizione fotografica sefossero stati ancora li. Controllo l’orologio: sono le 13 e 45 deci-do comunque di attendere almeno finoalle 15; dopo poco intravedo qualcosache si muove dietro al fitto dei cespugli: èun lupo che si alza si stira sbadiglia eviene verso di me, subito seguito ancheda un altro. Posso vederli per pochi attimima è un gran sollievo, allora sono ancoraqui, devo solo sperare che vengono dinuovo a mangiare sui resti del cinghiale eche non si accorgano della mia presenza.Spostandosi nel fitto della vegetazionesono passati a pochi metri da me ma perfortuna non si sono accorti di niente.Intanto provo a guardarmi intorno con piùattenzione e vedo proprio davanti a me unesemplare immobile tra la vegetazione;guardo con il binocolo e vedo un quartolupo che si mimetizza benissimo con lavegetazione. Poco più a destra arrivaanche il quinto componente si guardaintorno con sospetto, io resto immobile esenza respiro dietro al tronco della rove-rella e al cavalletto, poi si accuccia e simette a dormire anche lui, posso cosìposizionare ancora la macchina fotografi-ca e scattare, se non fosse perché l’hovisto poggiarsi direi che è morto, restaimmobile per almeno dieci minuti, poisono costretto a tirargli dei sassolini perfargli tirare su la testa per qualche attimo.Anche gli altri sono immobili ma adessoposso aspettare, dopo poco in sincronia sialzano e gironzolano, sembra senza metama dietro ai cespugli è impossibile foto-

grafarli. Finalmente uno arriva a prendereun pezzo di carne che tenevo sotto tiro,seguito da un grosso esemplare moltoscuro, posso scattare ancora, gli altri duemangiano su un altro pezzo di carcassache però resta coperto ma sono sicuroormai di aver fotografato almeno quattroesemplari diversi di Canis Lupus appenni-nico. Sono ormai le 16.00 devo cercare diritornare indietro prima che diventi troppotardi, dopo poco si spostano di nuovosenza che possa più vederli, approfitto perallontanarmi senza farmi notare. Sono troppo felice; ho scattato due rullinidi foto dalle 14 alle 16. Posso finalmenterecuperare lo zaino e la postazione inizia-le, un ultima occhiata con il binocolo primache diventi buio e noto che ancora i lupisono nello stesso posto. È incredibile sono riuscito a fare tuttoquesto senza che loro si siano accorti diniente, anzi hanno deciso che per loro nonero un pericolo.www.provediemozioni.it/speciale_lupo.php

MEDITAZIONI IN ATTESADEL PELLEGRINOdi Umberto Fusini

Nel periodo che va da febbraio a finemaggio compio diversi appostamenti perseguire il ciclo riproduttivo del falco pelle-grino che è un occupante abituale dellefalesie nel contrafforte pliocenico dovenidifica. Fra le postazioni più comode perle osservazioni, alcune sono proprio ai latidella strada Fondovalle Savena. Queste posizioni, oltre che per osservare ilcomportamento del “pellegrino”, sonopure favorevoli per vedere anche il com-portamento umano; da studiare in questocaso ci sarebbero molte cose; la più ecla-tante, quando si sta per alcune ore fermiin uno spiazzo ai lati della pista, è la scar-sa consapevolezza della velocità, cherasenta l’incoscienza pura, della maggiorparte di chi vi transita; ma gli incidentisembrano non sconvolgano più di tanto ecosì a ogni collisione fra automezzi (spes-so tragica) si continua a dire che la stradaè “maledetta”. La strada sicuramente è loscenario dove purtroppo accadono le dis-grazie, ma sul fatto che sia maledettaforse bisognerebbe riflettere.

Quando ci sono strade con troppe curveci si lamenta perché la visibilità è scarsae bisogna andare piano e addirittura c’èchi dice che si consumano freni e pneu-matici, così si cerca sempre di tagliere lecurve e allargare la carreggiata. Ma poi sono veramente questi i problemi? Non credo; occorre un cambio di mentali-tà, dalla mattina quando ci si alza, alla seraquando si va a letto; dobbiamo cercare didare un senso al nostro operare quotidia-no, che non è questione di velocità, ma di“qualità”; solo allora, forse, ci muoverem-mo in modo diverso e i colpevoli nonsarebbero più gli alberi che si trovanoall’improvviso a sbarrarci il passo né lapioggia o la neve e nemmeno tutte le altrecause naturali che vengono tirate in ballo.Purtroppo spesso le vittime sono sì inno-centi: quelli che vengono travolti da inco-scienti che senza la minima esitazionesono pronti a cercare alibi inesistenti.Fermatevi a guardare la velocità di certicamion che fanno la spola fra la cava e ilfrantoio, oppure i trasportatori abituali e virenderete conto che gli incidenti fino adora capitati non sono poi molti. Della biologia e del comportamento delfalco pellegrino si sa quasi tutto, ma del-l’animale uomo, sicuramente c’è ancoramolto da studiare.

IL GUFO

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Rilevata la necessità chechiunque svolga un serviziodeve essere riconoscibilecome appartenente al rag-gruppamento GEV, il direttivoha stabilito di rendere obbli-gatorio per gli aspiranti il ver-samento di 10 euro di cau-zione per ottenere la pettori-na da indossare durante iservizi. La cauzione verràrestituita quando l’allievoavrà la nomina di GuardiaEcologica Volontaria e ren-derà la pettorina acquistando

i capi della divisa. Anche per le Gev chenon intendono dotarsi dell’abbigliamentoregolamentare il direttivo ha dato indica-zione di portare almeno la pettorina con ilbracciale previsto dalla L. 23/89. Si èdiscusso anche della possibilità di elabo-rare una sorta di codice di comporta-mento per dare uniformità agli atteggia-menti nei rapporti con i cittadini durante iservizi e nella contestazione degli illeciti. Ipareri in merito però sono stati discordi ela questione è rimasta aperta. Nel diretti-vo di febbraio si è deciso inoltre di parte-cipare alle seguenti iniziative: 1) corso diguida per fuoristrada (a Piacenza, 3giorni), promosso dalla Regione EmiliaRomagna e riservato alle organizzazioniaderenti alle Consulte Provinciali per laProtezione Civile. Per il CPGEV sono disponibilida 3 a 6 posti, secondo ilnumero di iscrizioni; il direttivoha segnalato 6 nominativi diguardie aventi i requisitinecessari (vicinanza a VillaTamba, attestati di protezionecivile, disponibilità); 2) esercitazione di protezionecivile alla Ca’ Bura (Bologna, q.reCorticella) nei giorni 30/4, 1-2/5, organizzata dalla ConsultaProvinciale per la P.C. diBologna in collaborazione con ilComune di Bologna; 3) sorveglianza sui lavori per lavariante di valico in collabora-zione con la Polizia Provinciale,richiestaci dall’AssessoratoAmbiente della Provincia diBologna previa formazionesulle modalità di svolgimento diquesta particolare vigilanza.

4) Si è deciso inoltre di chiedere chiari-menti alla Provincia - AssessoratoAgricoltura e Sviluppo Fauna - e al com-petente assessorato della RegioneEmilia Romagna circa il comportamentoda tenere in vigilanza in seguito alla deli-berazione della Giunta Provinciale cheprevede la sospensione del rilascio deitesserini per la raccolta funghi in pianura,nonostante l’obbligo - senza eccezioni -di possedere tale autorizzazione alla rac-colta stabilito dalla L.R. 6/96. Nei successivi Consigli direttivi svolti nelcorso della primavera, sino al mese dimaggio, si sono affrontati i seguentiargomenti:- educazione ambientale in alcune scuo-le della zona montagna, su richiesta dellaSocietà Cosea;- censimento delle aree di riequilibrioecologico della provincia di Bologna perconto della Regione Emilia Romagna;- festa del Parco dei Gessi nelle giornatedel 22 e 23 maggio, e Settimana euro-pea dei Parchi il 29 e 30 maggio (que-st’ultima iniziativa su richiesta dellaRegione Emilia Romagna);- festa Provinciale dell’Unità di Bologna,a settembre, previa verifica della disloca-zione dello stand e della formazione di ungruppo di lavoro che ne segua l’organiz-zazione prima e durante la festa, in parti-colare per quanto riguarda la coperturadei turni di servizio.

NOTIZIE DAL DIRETTIVOdi Anna Tandura

Nelle riunioni del Consiglio Direttivo chesi sono svolte nei mesi tra gennaio emaggio 2004, sono state affrontate que-stioni di organizzazione spicciola del rag-gruppamento insieme ad altre di portatapiù ampia, in parte sviluppando e conclu-dendo argomenti già discussi nei direttiviprecedenti. Riguardo al corso di forma-zione per nuove Gev, è stato fatto il puntodelle domande di iscrizione per stabilirenumero e localizzazione delle sedi, e ipo-tizzarne la data di inizio. A febbraio risultavano pervenute 120domande di cui circa la metà dalla zonadella Pianura Sud e il resto da Bologna eda altre zone della provincia. Il direttivo hapertanto stabilito di realizzare il corsonelle sedi di Gallo di Castel S. Pietro eVilla Tamba, programmandone l’inizioentro marzo previa acquisizione dellanecessaria autorizzazione da parte dellaProvincia. Per migliorare la gestione delleconvenzioni, il direttivo ha incaricato laGev Roberto Ungarelli a svolgere unafunzione di controllo su scadenze e rim-borsi, al fine di segnalare per tempo airesponsabili di zona la necessità di pre-sentare le relazioni annuali, di chiedereagli enti il rinnovo delle convenzioni o sol-lecitarne il pagamento del rimborso con-cordato.Una questione che ha sollevato unacerta discussione è stata quella dell’abbi-gliamento delle Gev in servizio, soprattut-to in relazione alla presenza nei turni divigilanza di aspiranti che non possonoancora indossare la divisa.

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È TEMPO DI CENSIMENTIdi Monica Diamanti

Ore 4.00 del mattino. Perché svegliarsi aquest’ora? Chi me lo fa fare di lasciare il calducciodelle coperte per andare a prendere delfreddo nel bosco? Per contare gli ungulati? Richiudo gli occhi ma alle 4 e 10 li riaproe cerco le motivazioni per darmi la spintagiusta. “E’ importante sapere esattamentequanti e quali sono gli ungulati presentinel nostro territorio perché”… ok, il con-cetto di densità biotica mi sta aiutandomolto ad infilarmi la divisa. Il ritrovo delleGev è alle ore 5.00 presso il Parco SanTeodoro di Monteveglio, dove anche noiabbiamo un nostro piccolo spazio operati-vo. Ma perché, dico io, alle 5.00, che è anco-ra così buio? Forse perché bisogna essere in postazio-ne alle prime luci dell’alba per inserirsi dol-cemente nella natura, evitando così impat-ti traumatici per l’ambiente e per gli ani-mali che vi abitano: cervi e caprioli si sve-gliano molto presto la mattina, forse nondormono nemmeno tanto. E pensare che una volta avevano abitudi-ni diurne e vivevano nelle pianure collinari,ma per sopravvivere all’uomo hanno dovu-to adattarsi e cambiare completamenteluoghi e stile di vita. Però in fondo è bello alzarsi all’alba, vede-re dal vivo il risveglio della natura, il buiodella montagna che si illumina mostrandoper intero i calanchi, le curve delle cime; ecome in un sogno vedere in lontananza leluci dell’Abbazia svanire all’alba. Eccomi arrivata alla prima destinazione:nella nostra sede un totale di Gev si affan-nano intorno all’attrezzatura in dotazione: ètutto un via vai di binocoli,cartine, schede,treppiedi, “lunghi”, cannocchiali e cavalletti!

Come d’incanto ognuno va esattamenteal posto assegnatogli e la calma ritorna.Anch’io trovo la mia postazione, che è lastessa dell’anno scorso. Apro la cartella e ripassole regole: “vietato accen-dere il cellulare; nonsbattere le porte dell’au-to all’arrivo in postazio-ne; non fumare; fare ilmassimo silenzio; ricon-segnare la cartellina el’altro materiale alresponsabile di percorso; se siete profu-mati insogliateve; rimandate la colazione ela merenda a dopo le ore 9.00; il coordi-natore è responsabile del silenzio dei cen-sitori della postazione, e può, quindi, allon-tanare chiunque arrechi disturbo”. Cosa intendono per “insogliatevi”? Dovrei forse rotolarmi nel fango per asso-migliare di più ad un cinghiale? Fare un censimento è contare in modorigoroso ed esatto il numero di animalipresenti avvistati nella porzione di territo-rio assegnata; altri poi, sulla base dei datiche abbiamo raccolto, andranno a stabili-re qual è il rapporto che intercorre franecessità degli animali e risorse del terri-torio; il fine ultimo è quello di trovare il giu-sto equilibrio fra le parti. Ok, questo è qualcosa di condivisibile.Bene, allora piazziamo il “lungo” (un can-nocchiale montato su cavalletto con lentefinale da 75 mm.e oculare con ingrandi-menti variabili da 20 a 60) e cominciamoa monitorare la nostra zona. Ecco il primo capriolo: bello, maschio, conun culo bianco a forma di fagiolo…ops! Specchio anale, si dice così, e con un belpalco in velluto appena un po’ più lungodelle orecchie. E poi il secondo e il terzo, in totale 7. Un momento di attenzione: vedo unagrossa macchia scura in mezzo al prato:cos’è quel bestione? Mi siedo sul trespolo, regolo il lungo,metto a fuoco e lo vedo. E’ un cinghiale, un bellissimo esemplaredi maschio adulto! Sembra un’apparizione, così, fermo eimmobile in mezzo al verde! Ormai si sono fatte le 8.00 e dobbiamorientrare per compilare le schede.Quando ancora le ultime guardie stannorientrando anche senza binocolo riesco avedere un profumatissimo salame che

CENSIMENTI DI UNGULATI CERVIDI

Le Gev abilitate sonostate coinvolte dalServizio Apicale Tutela eSviluppo Fauna dellaProvincia di Bologna neicensimenti degli ungulaticervidi nella primavera2004. Con grande inte-

resse abbiamo aderito già nelle primegiornate di censimento iniziate il 20marzo e che si concluderanno il 25aprile nei territori di alcuni distretti degliATC BO3 e BO4 e nella AFV LaMartina, per 4 sessioni consecutive econtemporaneamente in più zone, neigiorni di sabato e domenica. Il censi-mento al primo verde viene effettuatoa vista con mappaggio, dove gli opera-tori dotati di binocoli e lunghi, osserva-no da un punto vantaggioso, un datoterritorio e riportano su apposite sche-de e sulla carta geografica gli avvista-menti effettuati in un predeterminatoperiodo di tempo. Stiamo operando per lo più in affianca-mento ai selecontrollori delle associa-zioni venatorie interessate, una colla-borazione favorita dai capi distrettoche ben coordinato i censimenti, dovela nostra presenza non è solo di verifi-ca ma come censitori. Competenze edesperienze diverse non risultano incontrapposizione ma diventano ogget-to di confronti e scambi di parere, un’e-sperienza per questo estremamentepositiva a contatto con chi vive quelterritorio e può annoverare una cono-scenza pluriennale. Queste sono anche occasioni che cipermettono di verificare quegli angolidel territorio più nascosti; i doveri disalvaguardia contro gli abusi nei con-fronti dell’ambiente ci hanno permessodi individuare discariche abusive ed aprocedere successivamente. A censimenti ultimati sarà possibiletirare le somme sugli avvistamentieffettuati e stimare così la densità dellepresenze nelle zone coinvolte, per orapossiamo solo confermare l’alta qualitàdegli animali avvistati.

IL GUFO

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ginestra comune (Spartium junceum),poi i lecci (Quercus ilex) che aggrappatinella parete o nelle falesie sottostantisembrano in perenne conflitto con lanatura per poter continuare ad esistere,ma poi tutto sommato ci riescono bene.Come altrettanto bene cresce l'erica(Erica arborea) fino a formare dei bellis-simi cespugli, che assieme alla calluna(Calluna vulgaris) formano ericeti più omeno estesi. Da non dimenticare poi le varie specie diorchidee che qui sono rappresentate dadiverse specie, fra le più facili da scorge-re Anacamptis pyramidalis, Orchis pur-

purea, Orchis morio e con più atten-zione alcune ophrys, nella tarda pri-

mavera. Ma anche il versanterivolto a nord con vegetazionepiù mesofila, ha piacevolimomenti d'incontro. Il boscodi castagni (Castanea sativa)ci riporta con la memoria alpassato, e non può che esse-

re così, i tronchi contorti pienidi buchi e squarci, dimostrano la

sofferenza che li possiede, quan-do servivano erano trattati in modo

diverso, ma oggi che ci sentiamo"esseri ricchi" di loro poco ciimporta, eppure in un passa-to non lontano, hanno aiuta-to a sopravvivere interegenerazioni, e per questo

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spunta dal bagagliaio della Panda e soche unito al pane toscano, riuscirà dicerto a ritemprare le mie energie spese. Questa storia non finisce a “tarallucci evino” perché abbiamo svolto un buonlavoro che, senza retorica e preconcetti,ci permette di aumentare la nostra com-petenza, esperienza e professionalità.

SADURANO E IL CONTRAFFORTE di Umberto Fusini

Nella collana “I Licheni” della casa editri-ce Vivalda, è stato stampato e messo incommercio, nel 1995 un libro particolaree dal linguaggio semplicissimo, pieno dipoesia e ammirazione per un ambientemontagnoso che in certi passaggi ci puòricordare il nostro contrafforte pliocenico.Questo libro, dal titolo La mia prima esta-te sulla Sierra, è stato scritto nel 1869 eci induce a vedere con quale diversità inaturalisti anglosassoni (l'autore JohnMuir scozzese d'origine) si calavano nelcreato e come cercavano di conoscerlonel massimo rispetto, occhi vigili, l'im-mancabile quaderno sul quale con manocapace e matita pronta, annotavano congrande amore tutto ciò che era fonte dimeraviglia. A volte erano piccoli insetti, oppure minu-scole piante, altre stupendi alberi omastodontici animali come l'orso o ilpuma, ma non mutava lo spirito d'osser-vazione, non era la dimensione ma lavoglia di conoscere che li spingeva,sempre in grande armonia conl'intero creato, a soffermarsi inun rituale meraviglioso. Se noi, con appena un po'd'attenzione, ci facessimo ungiro a piedi partendo daLivergnano e ci spingessimofino alla sommità di Sadurano,cosa potremmo vedere?Sadurano è una bella sommità,spazia su tutta la vallata dell'alto Zena,ma parte il panorama che è sì notevole, èproprio la disposizione del contrafforte,con una parte rivolta a sud e l'altro ver-sante a nord, che offre molte possibilitàd'osservazione. Il versante esposto a sud, ospita tutta la

vegetazione che ama il sole, in questoparticolare ambiente spiccano moltespecie arboree tipicamente mediterra-nee, piante come l'elicriso (Helichrysumitalicum), che in greco appunto significa"colui che ama il sole" col suo inconfon-dibile profumo di liquirizia ci fa venire inmente l'odore della macchia dellaSardegna o della Corsica, l'osiride(Osyris alba) piccolo arbusto semi-parassita abbastanza raro che a volte sipuò confondere (se non ha i frutti, picco-le palline rosse a tarda estate) con la

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ancor oggi dovremmoportagli rispetto e gratitudine. Ma non cisono solo i castagni, il carpino bianco(Carpinus betulus) col suo bel troncoliscio e regolare poi, giù vicino ai rii dovel'umidità e il fresco aumenta si può vede-re anche il faggio (Fagus silvatica), incon-sueto a queste altitudini e latitudine. Appunto dove l'umidità è forte i tappetidel muschio si mettono in bella evidenza einvitano ad essere accarezzati. Poi nei mesi giusti i fiori sono di grandevarietà e non comuni, il Dente di cane(Erythronium dens- canis), l'Erba trinità(Anemone hepatica), estensioni di primu-le, altre più rare come la Scilla bifolia) edove l'acqua lambisce i bordi il Bucaneve(Galantus nivalis) sempre più raro e sem-pre più bello. Ma l'occhio oltre al particolare deve tene-re presente tutto l'insieme passandolo poidal cervello alla parte più interna delcuore, soltanto così possiamo immedesi-mandoci estraniarci dal nostro mondoconvulso. Prima di ritornare verso Livergnano, ci sideve fermare sulla sommità di Saduranoin silenzio e guardare nello spazio, con unpo' di fortuna possiamo avere l'occasionedi vedere il falco pellegrino (Falco pere-grinus), fiero falcone presenza rara in pro-vincia, che in queste pareti nidifica ecogliere l'occasione per ammirare le sueinvidiabili evoluzioni. Ma anche se non si dovesse avvistare, lospettacolo che ci è offerto dal posto èsicuramente appagante, c’è il gheppio(Falco tinnunculus), che è poi il così detto"falchetto" facile da vedersi, ma in moltialtri paesi sono stati decimati da diversifattori, fra i più gravi l'inquinamento dovu-to ai diserbanti e pesticidi, anche la poia-na (Buteo buteo) grande e comune rapa-ce, meno specializzata del gheppio, la sipuò avvistare e una volta inquadrata dalbinocolo, seguire a lungo. Sempre da questi balzi sono stati fattiavvistamenti eccezionali, ad esempioLorenzo Rigacci, noto ornitologo e guar-dia provinciale, nell’ormai lontano 1986poté osservare un grifone (Gyps fulvus),io invece, ho visto passare più volte l’aqui-la reale (Aquila chrysaetos). Poi ritornando sui nostri passi verso l'au-tomobile, potremmo almeno per un po'pensare di essere stati anche noi, prota-gonisti attivi e in parte simili ai naturalisti

tipo John Muir, anziché avere il quadernodi campagna, magari la macchina fotogra-fica che ci rammenterà l'uscita.

Boschivi; Zone umide; Marini; Agricoli. A livello pratico, risulta difficile determi-nare i confini di un ecosistema o levariabili più importanti per differenziarlil’uno dall’altro. Esistono diversi sistemi di classificazio-ne. Per quanto riguarda gli ecosistemiboschivi, uno dei metodi di classificazio-ne più usati è la suddivisione in “Zone diVita” proposta da Holdridge (1969)considerando calore, precipitazione eumidità come le principali variabili clima-tiche e regioni e livelli altitudinali comele principali variabili geografiche. Rispetto alle zone umide, si è determi-nato che coprono circa il 5% del territo-rio nazionale. Questa categoria comprende fra gli altri,i boschi di mangrovie, gli estuari, ilbosco allagato, i pantani, le pianure allu-vionali, laghi, bacini e barriere coralline. Sette zone umide del paese sono statidenominati siti Ramsar, vale a dire zoneumide di importanza internazionale. Rispetto agli ecosistemi marini, la CostaRica ha un’estensione di 589.000 Km2,con coste lunghe 210 Km sul latoAtlantico e 1.106 Km sul Pacifico.L’ampia piattaforma continentale di que-st’ultima costa è uno dei fattori determi-nanti della sua ricchezza ittica. Fra gli ecosistemi marini, vale la pena

COSTA RICA: PICCOLO PAESE DAL GRANDECUORE VERDEdi Katia Sacchi

La Costa Rica è uno dei paesi con mag-gior concentrazione di biodiversità nelpianeta. La sua storia geologica, l’ubicazionegeografica e la topografia sono alcunidei fattori determinanti questa diversità. La diversità di ecosistemi risponde allecondizioni appena segnalate, nonchéalla diversità di condizioni climatiche chene derivano. Gli ecosistemi, vale a dire le comunità diorganismi che interagiscono fra di loro econ l’ambiente in cui vivono, sono consi-derati l’unità massima della classificazio-ne della biodiversità, dal momento chein loro si integrano la diversità fra le spe-cie e quella all’interno delle specie(genetica). Esistono diversi sistemi diclassificazione degli ecosistemi. Pereffetti pratici, possiamo raggrupparli in:

IL GUFO

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ineguale nei varie aree della terra eanche in regioni diverse degli stessiStati; vi sono troppi sprechi di acquanelle reti di distribuzione, ma anche inagricoltura; l’inquinamento sia delleacque superficiali, sia delle falde sotter-rane va aumentando, in funzione del-l’impiego di prodotti chimici in agricoltu-ra, nell’industria e negli usi domestici;tra il 1970-2000 la popolazione èaumentata ci circa il 20% e i prelievi diacqua sono notevolmente aumentati. Nel mondo avanzano due proposte: a)privatizzare la risorsa acqua, affidando-ne la gestione ad imprese specializzatecon criteri di mercato; b) confermare eriorganizzare la gestione sociale e pub-blica, di un bene così importanteL’acqua è una risorsa che in parte siproduce, ma non è inesauribile; è unbene vitale, è una necessità di vita ed èinsostituibile, non può essere conside-rata come una merce, che dei privativendono a chi ne ha bisogno, ricavan-done un grosso guadagno. L’acqua è unbene sociale, cioè appartiene allecomunità, non ai singoliindividui e deve esseresalvaguardata per le gene-razioni future. Ma quantola cittadinanza è informata

ricordare l’Isla del Coco (Isola delCocco) con la sua abbondanza di spe-cie marine endemiche (17% delle circa300 specie identificate nelle sueacque). Si riconosce la sua importanza comecentro di diffusione di specie dellaregione Indo-Pacifica. L’isola costituisce il primo punto di con-tatto per le specie marine che viaggia-no attraverso la corrente equatorialedal Pacfico Est e fa parte dell’area piùestesa delle acque profonde del piane-ta. Per concludere questa breve carrellatasugli ecosistemi della Costa Rica, valela pena di ricordare che un ecosistemanon è semplicemente un assemblaggiodi specie diverse, ma un vero e propriosistema combinato di materia organicaed inorganica e forze naturali che inte-

ragiscono e si modificano. I diversi ecosistemi sono intrecciati fradi loro in modo complicato attraverso lacatena alimentare ed i cicli dei nutrien-ti, sono strutture viventi più grandi delleparti che li integrano. La loro complessità e dinamismo con-tribuiscono alla loro produttività e ren-dono la loro gestione una vera propriasfida per l’intelletto umano. L’essere umano è uno fra i milioni dispecie che vivono sul pianeta e cometale entra in rapporto in molti modidiversi con le altre specie e con gliecosistemi. La sua sopravvivenza, come quelladegli altri esseri viventi, dipende daqueste relazioni ed ognuno di noi puòdeterminare, con la gestione responsa-bile delle risorse a sua disposizione,l’andamento di questi equilibri.

La crisi mondiale relativa alla disponi-bilità di acqua è molto grave e conti-nuando così, diventerà drammaticaentro il prossimo quarto di secolo. Si prospetta per i prossimi 20-25 anni,l’aumento del numero delle persone

che non avranno acquapotabile e acqua a suffi-cienza. Inoltre attualmen-te quasi 1/4 dell’umanitànon dispone di acquanecessaria per i vari biso-gni, e 1/3 dell’umanità haproblemi di qualità del-l’acqua (potabilità e igeni-cità). Ogni giorno purtroppomuoiono circa 10000esseri umani per man-canza o cattiva qualitàdell’acqua. Le riserved’acqua vanno diminuen-do: l’umanità consumapiù acqua potabile diquanto il nostro pianetariesce a produrre. Alcuneragioni della grave crisidella risorsa acqua, pos-sono essere ricondotte a:la disponibilità naturale diacqua è ripartita in modo

ACQUA: UN BENE PREZIOSO COME IL PETROLIOdi Paola Bertoni

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sul problema acqua?Se la gente non è informata e non vienecoinvolta, se queste riflessioni rimango-no di pochi, è possibile che in futuro siverifichi la soluzione di affidare l’acquaalle imprese private. Un risultato impor-tante da raggiungere, prima che non siatroppo tardi, è sensibilizzare l’opinionepubblica sul problema dell’acqua e sullesoluzioni possibili da intraprendere. L’attività di censimento/monitoraggio sucorsi d’acqua superficiale, realizzata daCpgev (convenzione stipulata con Arpadal 2003) si prefigge alcuni importantiobiettivi: controllare e segnalare abusi,quali attingimenti illeciti lungo i corsid’acqua superficiale; controllare esegnalare scarichi lungo i corsi d’acquasuperficiale, che possono arrecare inqui-namento; svolgere attività di sensibilizza-zione rivolta alla cittadinanza; abituarsi eabituare a non sprecare un bene cosìprezioso come l’acqua.

ATTIVITÀ SVOLTA NELL’ANNO 2003di Claudia Nucci

Con la convenzione stipulata con ilConsorzio Parco dei laghi di Suviana eBrasimone, il Corpo Provinciale delleGuardie Ecologiche Volontarie, per l’an-no 2003, si è reso disponibile a collabo-rare con l’area protetta per l’attività divigilanza ambientale. I servizi sono stati concentrati nei mesiestivi, infatti, è proprio in questo periodoche dovendo far fronte a un maggiorflusso turistico, abbiamo intensificato lenostre presenze con il coinvolgimentonon solo delle Gev locali ma anche pro-venienti da altre zone. Abbiamo operato soprattutto lungo lesponde dei laghi nelle giornate di sabatoe domenica nonché nei festivi, impe-gnandoci nel controllo del campeggio inzone non autorizzate in una attività cheprincipalmente ha avuto scopo di educa-re. In particolare l’estate scorsa è statapoco piovosa e calda con un conse-guente aumento del pericolo d’incendio,ciò ci ha indotti, in supporto al Corpodella Polizia Provinciale zona 8, ad effet-tuare turni di vigilanza nelle ore serali

durante il periodo di grave pericolositàdeliberato dalla regione. Se l’attività svolta nel territorio è stata traun 60-70% nei mesi di giugno, luglio eagosto per il periodo restante si è proce-duto a controlli sulla raccolta dei prodot-ti del sottobosco, dai piccoli frutti ai fun-ghi, e nella vigilanza della flora sponta-nea protetta soprattutto in primavera.Mentre nel periodo tardo autunnaleabbiamo effettuato verifiche sulla raccol-ta dei tartufi. La nostra presenza è statasovente garantita anche in occasione dimanifestazioni di particolare rilevanzacome l’iniziativa “Puliamo il Parco”. Infatti,sia la sessione primaverile che quellaautunnale ci hanno visto prontamentepartecipi facendo divenire l’evento unimportante appuntamento nel calendariounificato dei servizi del nostro raggrup-pamento provinciale. Supportati da valide attrezzature come imezzi 4x4 dotati di verricello, che si èdimostrato in più di una occasione indi-spensabile, abbiamo contribuito a: risa-nare alcune discariche abusive ripristi-nando l’utilizzo di aree non più fruibili;recuperare ingombranti abbandonati indirupi ed in luoghi quasi inaccessibili;raccogliere rifiuti in prossimità delle stra-de, rii, torrenti, boschi e lungo le spondedei laghi segnate spesso da un turismoinconsapevole. Ci siamo impegnati inoltre nel organizza-

re servizi di vigilanza serali, durante ilbramito del cervo, “antibracconaggio”(purtroppo ancora frequente nella nostramontagna) nelle zone di particolare vul-nerabilità. Le GEV abilitate hanno collaborato, infi-ne, ai censimenti di ungulati effettuati nelparco. Per l’anno 2003 il nostro impegno èstato intenso e possiamo annoverareoltre 200 servizi per un totale di 762 oredi vigilanza effettiva.

IL GUFO Nuova SerieAnno settimo, n. 2/2004

notiziario del CPGEV di Bologna

Responsabile: Roberto Olivieri

Coordinatore redazionale: Mauro Maggiorani

Sede Operativa: Villa TambaVia della Selva di Pescarola 26 Bologna

Tel. e Fax 051-6347464

Progetto grafico: Mediamorphosis

Impaginazione: Annalisa Degiovannini Gabriella Napoli

Stampa: Casma srl Bologna

Tiratura: 500 copie

Chiuso in fotocomposizione il 5/7/2004

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