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GUERRA FREDDA
I PRESUPPOSTI DEL CONFLITTO
Questa espressione fu usata dal giornalista Walter Lippman per descrivere il conflitto
formatasi a partire dalla Seconda guerra mondiale. La rivoluzione russa aveva posto una
divisione bipolare del mondo. Ad esempio dopo la Prima guerra mondiale si erano creati
Stati cuscinetto contro il comunismo.
Negli anni 20 si temeva l’avanzata del comunismo, paura cavalcata da nazisti e fascisti.
Questo aveva comportato il non aiuto alle forze democratiche della Guerra civile spagnola,
capeggiate dall’URSS. Poi, durante la guerra le potenze internazionali non avevano voluto
trattare con Stalin. L’inimicizia, successivamente, dovette essere accantonata: USA e URSS
erano dalla stessa parte contro la Germania. Questa alleanza, però, è stata frutto di
necessità. Tutto quello che è accaduto dalla Rivoluzione russa alla Seconda guerra
mondiale spiega la Guerra fredda: nei paesi capitalisti era stato demonizzato il comunismo
e in quelli comunisti era stato demonizzato il capitalismo. Detto questo, con la Guerra
Fredda il mondo entrò in un gioco bipolare: a regolare i rapporti internazionali non furono
molte potenze (come durante la Seconda guerra mondiale) ma solo due grandi
superpotenze. Quindi la fine della guerra fu anche la fine dell’egemonia europea e
l’affermazione delle due superpotenze, costringendo tutti gli altri Stati a stare dall’una o
dall’altra parte. USA e URSS erano superpotenze in quanto compagini continentali, piene di
risorse e perché inglobarono potenze più piccole. Nella logica bipolare tutti gli Stati erano
chiamati a scegliere tra l’una e l’altra fazione. In realtà molto spesso i paesi si vedevano
costretti a stare da una parte sia per il supporto militare dato, sia per la contiguità
territoriale sia per i debiti contratti per esempio l’Italia era in debito con l’US per la
liberazione ricevuta (anche se Togliatti non voleva un’unione con gli USA).
Durante la Seconda guerra mondiale c’erano state molte conferenze internazionali dove
furono fatte alcuni piani per la divisione del mondo e le aree di influenza (vedi a Jalta). Però
Churchill e Stalin non erano ancora consapevoli del cambiamento del mondo, se ne resero
conto solo alla conferenza di Jalta. C’era un altro protagonista con la voglia di controllare
l’ordine internazionale. Le cose furono ancora più chiare con la morte di Roosevelt e
l’arrivo di Truman. Qui si vide che gli USA non volevano tirarsi indietro e, infatti, l’ultima
conferenza che vide tutti i paesi coinvolti a dialogare fu quella di Potsdam (1945), dove si
stabilì la divisione della Germania. Fu l’ultimo atto di cooperazione internazionale; calò la
“cortina di ferro”, una spaccatura invalicabile che vide l’Europa divisa in due metà diverse.
LA CONFERENZA DI BRETTON WOODS
Facciamo un passo indietro. Ci fu nel 1944 una conferenza a Bretton Woods. Qui si posero
le basi del clima economica del mondo. Keynes aveva accusato gli Stati di non essersi
accordati sulla questione economica alla fine della guerra (e infatti gravi furono tali
problematiche). Pertanto nel 1944 gli Stati decisero di ritrovarsi per gli accordi di Bretton
Woods per cercare di evitare il ripetersi della crisi economica. Keynes fu presente alla
conferenza. Vennero prese due scelte importanti: la creazione di una Banca Mondiale (BM)
e un Fondo monetario internazionale (FMI). Come era necessaria la banca di uno Stato per
battere moneta, decidere il tasso di sconto, si rese necessario creare la BM per controllare i
tassi di sconto dei paesi, l’inflazione globale e fare eventuali prestiti per la ricostruzione ai
paesi in difficoltà. C’era anche bisogno del FMI per la ricostruzione dell’Europa e del
Giappone.
L’ONU
Altra conferenza importante fu quella del 1945 a San Francisco. Qui si realizzò
un’organizzazione internazionale con compito simile a quello della Società delle nazioni
ma con gli strumenti di attuazione degli obiettivi: l’ONU. Le istituzioni fondamentali
dell’ONU sono:
-Assemblea generale, composta da tutti i rappresentanti degli Stati membri. Si riunisce una
volta l’anno e i rappresentanti prendono le decisioni attraverso un voto democratico a
maggioranza. Le decisioni sono su vari temi: cris internazionali, cultura, arte, commercio,
scuola, sanità, emergenze umanitarie. I temi vengono messi in agenda dagli Stati con una
priorità. L’Assemblea può prendere decisioni non vincolanti: se anche una scelta viene
presa dall’Assemblea, il paese singolo può non adottare la medesima risoluzione.
-Consiglio di sicurezza: composta da 15 membri, 10 sono a turno e 5 di diritto. Le 5 nazioni
sono: Francia, Inghilterra, USA, URSS e, inizialmente Taiwan, poi Cina. Questi hanno diritto
di veto. Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza sono vincolanti, pena intervento
dell’esercito composto da soldati dei vari Stati.
-Segretariato: istituzione composto dal segretario dell’ONU a cui fanno capo una rete di
funzionari che rispondono solo al segretario. Egli viene eletto dall’Assemblea su
indicazione del Consiglio di sicurezza e non deve rispondere ad uno Stato particolare ma è
una figura internazionale. Egli rappresenta l’ONU. Il segretariato ha un vasto apparato
burocratico e con esso tenta di attuare tutte le scelte dell’ONU. Per far questo ci sono tanti
costi burocratici che spesso impediscono il raggiungimento degli obiettivi.
-Consiglio economico per la cooperazione tra gli Stati: si occupa di varie questioni: fame,
scuola…e ha tante organizzazioni al suo interno.
-Corte internazionale di giustizia: lavora con il Consiglio per i diritti umani e punisce i
crimini internazionali. Le due istituzioni della BM e il FMI dovevano aiutare l’Europa e il
Giappone nella ricostruzione e cooperavano con l’ONU.
LA SOVIETIZZAZIONE DELL’EUROPA
USA e URSS erano in disaccordo sui risarcimenti. URSS premeva sulla questione dei
risarcimenti mentre l’USA tendeva a soprassedere. Alla conferenza di Parigi del 1945 si
stabilirono i confini polacchi più a Ovest e si stabilì anche la divisione della Germania in
quattro sfere di influenza. Le due tematiche che misero in contrasto USA e URSS furono la
corsa agli armamenti e la conquista dello spazio. Gareggiarono in ogni modo ma
particolarmente in questi due ambiti. L’URSS usò la tecnica dei fronti nazionali, cioè
supportando le forze politiche partigiane ecc… e sovietizzò otto paesi europei. Nacquero le
“democrazie popolari”, dove vinceva la forza comunista, che era in dialogo con Mosca.
Jugoslavia e Albania si liberarono da sole (non dall’URSS) ma nel 1948 per la Jugoslavia
avvenne lo “scisma jugoslavo”, ovvero si creò un governo con a capo Tito, che decise di
distaccarsi sia da Mosca che da Washington. In tutti gli altri paesi liberati dall’URSS i
comunisti occuparono i posti chiave. Quando si pose il problema di accettare i piani di
supporto americani, Mosca impose di non accettarli. In Cecoslovacchia i comunisti vinsero
liberamente ma poi furono controllati da Mosca quando gli USA proposero degli aiuti. In
Ungheria i comunisti avevano pochi voti e Stalin inviò un suo uomo e nel 1949 riuscì a
vincere le elezioni. I capi dei governi comunisti erano tutti uomini i di Stalin. I piani di Stalin
si estero anche a questi paesi. Essi producevano quello che imponeva Mosca. Dal 1945 al
1953, Stalin chiuse i paesi sovietizzati nella sua morsa dittatoriale: nessuna libertà politica
ed economica.
LA DIVISIONE DELLA GERMANIA
La prima grave crisi internazionale fu la situazione della Germania. Nel 1948 Mosca chiuse
il passaggio tra Berlino Est e Berlino Ovest. Gli americani creare un ponte aereo per aiutare
Berlino Est. Era un vero e proprio assedio di Berlino, durato 11 mesi. Questa spaccatura si
concluse con la nascita della Repubblica Federale Tedesca (Bonn) e la Repubblica
Democratica Tedesca (con capitale Pankow) nel 1949. L’URSS creò un organo di controllo e
coordinamento (non solo culturale o politico): COMECON.
LA CRISI TURCA
Altro momento di crisi internazionale fu quello della Turchia: essa aveva ricevuto aiuti
americani ma l’URSS voleva controllare perché vicina a lei. L’URSS voleva approfittare della
guerra civile in Grecia. Truman si rese conto della situazione tragica per l’Europa e scelse,
dopo la chiusura di Berlino, la politica del Containment, con l’obiettivo di frenare il
comunismo, particolarmente in Grecia e Turchia. Stalin volse lo sguardo anche all’Italia,
particolarmente a Togliatti, che era un suo uomo.
Stalin non era consapevole di non avere più gli inglesi come interlocutori ma gli americani.
PIANO MARSHALL E PIANO MOLOTOV; NATO E PATTO DI VARSAVIA
Nel 1947 gli USA stanziarono il piano Marshall, proponendo a tutti i paesi un piano di
ricostruzione, di finanziamento (13 miliardi di dollari). Il piano serviva per la ricostruzione
ma anche per diffondere l’influenza americana nel mondo. Il piano fu presentato a tutti ma
l’URSS e i paesi sovietici non lo accettarono.
Mosca, oltre al COMENON, voleva il Kominform, che serviva a veicolare le informazioni dei
paesi satelliti e negli anni 50 propose un piano di ricostruzione, Molotov, per i paesi
sovietici. Inaugurato il piano Marshall, nel 1949 gli USA volevano creare un organismo
internazionale per tutti i paesi filoamericani: la NATO. Questo significava essere in
un’alleanza con leader e modello gli USA. I paesi della NATO (crearono anche un esercito
collettivo per l’organizzazione. Nel 1955 fu fatto il Patto di Varsavia tra l’URSS e i paesi
sovietici (simile alla NATO).
LA CACCIA AL COMUNISMO NEGLI STATES
In questo clima bipolare ci furono anche problemi interni ai due poli: negli USA nacque un
clima ci caccia al comunismo portato avanti da McCarthy e passato alla storia come
maccartismo. Questa apparente difesa dell’identità americana fu in realtà una soppressione
dei diritti civili. Nel 1950 fu varato l’International Security Act per sopprimere il comunismo.
LA SITUAZIONE ORIENTALE
Altri problemi furono in Oriente. Esso fu investito a un’ondata di decolonizzazione. La
Corea si rea liberata dal Giappone e al Nord i sovietici avevano instaurato un governo
comunista mentre al Sud gli USA fecero il contrario. Nel 1950 il Nord attaccò il Sud. La
situazione si placò con la spaccatura della Corea e il mantenimento dei modelli dei
rispettivi paesi.
L’India era inglese, la Cina era comunista e la Corea era a metà. La sfida più ardua fu quella
della Cina, che nel 1949 era diventata una Repubblica.
KRUSCIOV E LA CRISI COMUNISTA
Nel 1952 divenne presidente Eisenhower e nel 1953 morì Stalin e gli successe Krusciov,
completamente diverso da Stalin. Aveva l’obiettivo di ridimensionare la figura di Stalin.
Epurò i partiti comunisti europei dei collaboratori di Stalin; pose fine alle purghe; rilanciò la
agricoltura; si riconciliò con Tito e la Jugoslavia. Egli voleva dare l’impressione di un
avvenuto cambiamento, denunciando i crimini di Stalin su tutti i giornali del mondo. Stalin
fu denunciato come il nemico del popolo.
Questo destò grande sgomento nei partiti comunisti e desiderio di libertà in Polonia e in
Ungheria, dove il popolo chiese di uscire dal partito di Varsavia. L’URSS rispose con
l’ingresso con i carri armati. Questo evento destò ancora più scandalo tra i comunisti, ora
costretti a prendere una posizione.
In Italia 101 intellettuali comunisti scrissero il Documento dei 101, condannando lo
stalinismo, l’entrata dell’URSS in Ungheria. Gli altri comunisti non presero le distanze
dall’URSS e, anzi, condannarono i 101. Le ragioni per non scrivere il documento erano di
voler continuare ad avere le sovvenzioni dell’URSS.
LA COSTRUZIONE DEL MURO DI BERLINO
Altro evento è quello della costruzione del muro di Berlino tra il 12 e il 13 agosto 1861.
Mosca aveva già chiuso le frontiere ma ora si decise di costruire un muro.
Contemporaneamente alla nascita del muro ci furono fughe di persone da Berlino Est a
Berlino Ovest. C’era una fitta burocrazia che aveva il compito di controllare le vite degli
altri.
LE TENSIONI CUBANE
Altro evento tragico è quando nell’ottobre 1862 l’URSS installò basi missilistiche a Cuba.
Qui si era instaurato un regime comunista guidato da Fidel Castro, rovesciando un regime
fascista. Krusciov voleva usare cuba come avamposto contro l’USA. Kennedy impose a
Krusciov di togliere i missili da Cuba e Krusciov lo fece ma impose a Kennedy di non
invadere Cuba e di ritirare i missili dalla Turchia e dall’Italia.
LA GUERRA IN VIETNAM
Dal 1965 al 1972 ci fu la guerra in Vietnam. Per comprendere tale guerra bisogna tornare
indietro. Nel 1954 era iniziata la decolonizzazione vietnamita e alla Conferenza di Ginevra i
francesi avevano lasciato l’Indocina, costituendo stati indipendenti: Cambogia, Laos,
Vietnam del Nord e Vietnam del Sud. Al Vietnam del Nord vinsero le elezioni i comunisti di
Ho Chi Minh; al Sud si era instaurato un governo nazionalista, guidato da Diem e
supportato dagli USA. Egli non volle fare le elezioni previste dalla conferenza di Ginevra.
Nel 1960, nel Nord, ci fu un fronte di liberazione nazionale, Vietcong, con lo scopo di
unificare il Vietnam. Gli USA non volevano e, per questo, mandarono i loro supervisori. Nel
1965 gli USA entrarono definitivamente in guerra per volontà del neopresidente Lyndon
Johnson. Perché la guerra fu così lunga e a sfavore degli USA?
-Per l’ostilità del territorio e del clima
-Per l’ostilità dei Vietnamiti del Nord ma anche di quelli del Sud. Tutti davano supporto ai
Vietcong, perché vedevano negli americani come degli intrusi
-L’uso della guerriglia sbaraglia ogni tattica militare.
Il numero dei morti in Vietnam alimentò il movimento pacifista antiamericano. Gli USA, dal
1968, avevano iniziato un processo di negoziati. Nel 1969, con Nixon, si scelse un’altra
politica: non più containment ma coesistenza pacifica; tale linea politica durò fino al 1991,
anno di crollo dell’URSS.
Nel 1972 si conclusero i negoziati a Mosca, dove si decise il ritiro degli USA e l’unificazione
del Vietnam.
SITUAZIONE CINESE
Nel 1949 divenne una repubblica guidata da Mao Zedong. Le file del partito comunista
cinese erano aumentate con la fuga di Mao nelle campagne. Si erano costruite basi rosse e
si inneggiava al comunismo. Le guardie rosse creavano dei soviet e indottrinavano i
contadini. Il PCC divenne un partito esercito: l’Armata rossa. Essa attraversò tutta la Cina da
Nord a Sud nella “Lunga marcia”. Chiang Kai-shek chiese aiuto a Mao in funzione
antigiapponese, visto che la guerriglia di Mao era molto più efficace dell’azione del
Kuomintang. Alla fine della guerra, però, la tregua tra Chiang Kai-shek e Mao finì. Gli USA
intervennero in Cina contro Mao. Tuttavia, i comunisti erano troppo forti. Nel 1949 nacque
la Repubblica Popolare Cinese, con l’agricoltura assoggettata all’industria, come in URSS.
Krusciov provocò uno scisma con la Cina, che non vedeva di buon occhio la politica anti-
staliniana del nuovo presidente URSS. Parallelamente ai fatti di Ungheria, Mao indisse la
“Campagna dei 100 fiori”, con cui voleva propagandare la sua persona, il comunismo e con
cui voleva reprimere i comunisti pericolosi del suo partito, denunciandoli di corruzione. I
conflitti interni, però, c’erano ancora ed emersero nel 1950 quando Mao volle fare la
politica del “Grande balzo” per il progresso economico ma che, di fatto, si rivelò un grande
fallimento. Inoltre la rottura con l’URSS provocò anche l’abbandono degli aiuti economici
dei russi. Negli anni ’60 ci fu la ripresa economica quando divenne interlocutore con i paesi
del Terzo Mondo. Nel 1966-76 ci fu la “Rivoluzione culturale”, con cui gli studenti furono
incitati a ribellarsi contro i professori. Le guardie rosse si scagliavano contro i “nemici”.
Questa rivoluzione fu voluta per mantenere alta la figura di Mao e per risolvere le
contraddizioni interne al suo partito.
Nel 1972 Nixon visitò la Cina, avviando un periodo di distensione.
Ne 1985 fu eletto Gorbaciov, che portò avanti la Perestroika, una riforma che coinvolgeva
l’economia, la società, la politica e fece anche la Glasnost, che significa trasparenza (dal
punto di vista della pubblicazione e dell’iniziativa privata).
Grazie a questo nuovo pensiero, iniziò il dialogo tra Occidente e Oriente e il progressivo
crollo dell’URSS. I paesi dell’ex blocco comunista vissero un problema di riequilibrio
passando dal comunismo al capitalismo. La Russia fu attraversata, infatti, da movimenti
nazionalisti e indipendentisti.
A tale processo di demolizione del blocco sovietico ha contribuito anche S. Giovanni Paolo
II.
La guerra si concluse ufficialmente con la caduta del muro di Berlino nel 1989.