Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

8
Periodico di Informazione e Cultura del Territorio Ho conosciuto l’opera di Brajo Fuso ed il suo Fuseum alcuni anni or sono ed è stata, per me perugino di recente adozione, una scoperta di grandissimo interesse culturale ed artistico. Dopo averne conosciuto meglio la storia dalle parole dei suoi successori affiorò in me il fortissimo desiderio di fare in modo che i suoi desideri, le volontà testamentarie trovas- sero finalmente soddisfazione, dopo i lunghi anni di obsolescenza. La Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio che ho l’onore di presiedere, ha come finalità la tutela e la valorizzazione delle eccellenze del nostro territorio; riportare il Fuseum e l’opera di Fuso nel giusto posto che loro spetta nell’Olimpo dell’Arte rientrava in pieno nelle finalità statutarie e per questo la Fondazione già da tre anni, ha stipulato una convenzione col Sodalizio di San Mar- tino - l’ente cui Brajo Fuso, prima della morte, ha donato il Fuseum ed i mezzi per mantenerlo - ed ha assunto la gestione del Fuseum, proponendo un articolato progetto di valorizzazione. L’opera artistica di Brajo Fuso fu ricono- sciuta da importantissimi personaggi come Giulio Carlo Argan che scrisse molto su di lui, lo stimò come artista e lo annoverò tra i suoi amici. Anche personaggi del mondo dell’arte e della cultura francese, come Pierre Restany e Andrè Verdet ne furono amici e si interessarono alla sua arte al punto da proporgli di trasferire tutta la sua opera in Francia: richiesero le sue opere sia il Museo Fernand Léger a Biot, presso Nizza, sia la città di Saint Paul de Vance su proposta di Verdet. Fuso fu molto tentato ma preferì la- sciare la sua opera alla sua Perugia. La Fondazione Ecomuseo è veramente onorata di avere la possibilità di riportare alla conoscenza del pubblico l’opera crea- tiva di questo grande artista perugino e si adopera per fare del Fuseum, nel rispetto delle volontà di Fuso che ciò aveva sognato e desiderato, un centro per le arti aperto alla città di Perugia. Per ricordare Brajo Fuso a trent’anni dalla scomparsa GIORNALE DELL’ECOMUSEO COLLI DEL TEZIO www.ecomuseo.eu È un vero e proprio “ritorno a casa” dopo trent’anni di oblio quello che sta vivendo oggi la figura del grande artista perugino Brajo Fuso (1899-1980) con la definitiva riaper- tura del Fuseum di Monte Malbe già dall’ottobre 2008 dopo un attento lavoro di manutenzione della galle- ria ed un nuovo allestimento di una selezione ragionata delle sue opere a cura di Fedora Boco e la mostra antologica nelle sale museali di Pa- lazzo della Penna di Perugia, dal 21 novembre al 9 gennaio 2011. Era stato il critico Giulio Carlo Ar- gan nella sua rubrica sull’Espresso, solo a pochi mesi dalla scomparsa avvenuta il 13 dicembre 1980, ad annunciare che “il dottor bricoleur” regalava alla sua città “una nuova e originale struttura culturale, tra il museo e il parco attrezzato, che da una parte guarda verso la città e dall’altra fa le smorfie alla ridicola Disneyland della grande industria perugina” (più nota come Città della Domenica), che era appunto la villa-giardino del Fuseum di Monte Malbe, con tutte le opere interne ed esterne. E infatti: “Veduti tutti assieme inta- sati nel rustico museo o sparpagliati nel selvatico giardino della donazio- ne (i lavori) sorprendono per la pro- digalità, la spregiudicatezza, l’alle- gria del racconto figurativo. Non c’è dubbio che presto o tardi, di questo inaspettato artista di provincia si farà un caso nazionale redarguendo la critica che, per correr dietro alla Biennale, non se n’è tempestivamen- te accorta”. (L’Espresso n. 33, 17 agosto 1980, “Il dottor bricoleur” di G.C. Argan). Ed invece, al contrario di farsi caso nazionale, per uno scherzo del desti- no ancora tutto da decifrare, da quel momento per quasi trent’anni sul Fuseum e sull’opera di Fuso (se sal- viamo il ricordo del Cerp per il de- cennale) è sceso un velo di silenzio, come se Brajo Fuso fosse partito da Perugia per un lungo viaggio… (segue a pagina 3) Anno 3 Numero 4 - € Zero [email protected] Guido Maraspin Direttore Responsabile del Gruspigno Gianmaria Fontana di Sacculmino Presidente Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio ONLUS Nello scorso mese di novembre la Soprintendenza Archivistica dell’Umbria ha ufficialmente riconosciuto Brajo Fuso: “tra le persone di interesse storico particolarmente importante … uno dei più grandi artisti umbri del secolo scorso, di sicuro valore internazionale…” Negli anni ‘60 parole analoghe furono dette anche da André Verdet, poi da Pierre Restany e dallo stesso Argan. Numero Speciale dedicato a Brajo Fuso Passato anteriore: il ritorno a casa di Brajo Fuso

Transcript of Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

Page 1: Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

Periodico di Informazione e Cultura del Territorio

Ho conosciuto l’opera di Brajo Fuso ed il suo Fuseum alcuni anni or sono ed è stata, per me perugino di recente adozione, una scoperta di grandissimo interesse culturale ed artistico.

Dopo averne conosciuto meglio la storia dalle parole dei suoi successori affiorò in me il fortissimo desiderio di fare in modo che i suoi desideri, le volontà testamentarie trovas-sero finalmente soddisfazione, dopo i lunghi anni di obsolescenza.

La Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio che ho l’onore di presiedere, ha come finalità la tutela e la valorizzazione delle eccellenze del nostro territorio; riportare il Fuseum e l’opera di Fuso nel giusto posto che loro spetta nell’Olimpo dell’Arte rientrava in pieno nelle finalità statutarie e per questo la Fondazione già da tre anni, ha stipulato

una convenzione col Sodalizio di San Mar-tino - l’ente cui Brajo Fuso, prima della morte, ha donato il Fuseum ed i mezzi per mantenerlo - ed ha assunto la gestione del Fuseum, proponendo un articolato progetto di valorizzazione.

L’opera artistica di Brajo Fuso fu ricono-sciuta da importantissimi personaggi come Giulio Carlo Argan che scrisse molto su di lui, lo stimò come artista e lo annoverò tra i suoi amici. Anche personaggi del mondo dell’arte e della cultura francese, come Pierre Restany e Andrè Verdet ne furono amici e si interessarono alla sua arte al punto da

proporgli di trasferire tutta la sua opera in Francia: richiesero le sue opere sia il Museo Fernand Léger a Biot, presso Nizza, sia la città di Saint Paul de Vance su proposta di Verdet. Fuso fu molto tentato ma preferì la-sciare la sua opera alla sua Perugia.

La Fondazione Ecomuseo è veramente onorata di avere la possibilità di riportare alla conoscenza del pubblico l’opera crea-tiva di questo grande artista perugino e si adopera per fare del Fuseum, nel rispetto delle volontà di Fuso che ciò aveva sognato e desiderato, un centro per le arti aperto alla città di Perugia.

Per ricordare Brajo Fuso a trent’anni dalla scomparsa

GIORNALE DELL’ECOMUSEO COLLI DEL TEZIO

www.ecomuseo.eu

È un vero e proprio “ritorno a casa” dopo trent’anni di oblio quello che sta vivendo oggi la figura del grande artista perugino Brajo Fuso (1899-1980) con la definitiva riaper-tura del Fuseum di Monte Malbe già dall’ottobre 2008 dopo un attento lavoro di manutenzione della galle-ria ed un nuovo allestimento di una selezione ragionata delle sue opere a cura di Fedora Boco e la mostra antologica nelle sale museali di Pa-

lazzo della Penna di Perugia, dal 21 novembre al 9 gennaio 2011.

Era stato il critico Giulio Carlo Ar-gan nella sua rubrica sull’Espresso, solo a pochi mesi dalla scomparsa avvenuta il 13 dicembre 1980, ad annunciare che “il dottor bricoleur” regalava alla sua città “una nuova e originale struttura culturale, tra il museo e il parco attrezzato, che da una parte guarda verso la città e dall’altra fa le smorfie alla ridicola Disneyland della grande industria perugina” (più nota come Città della Domenica), che era appunto la villa-giardino del Fuseum di Monte Malbe, con tutte le opere interne ed esterne.

E infatti: “Veduti tutti assieme inta-sati nel rustico museo o sparpagliati nel selvatico giardino della donazio-

ne (i lavori) sorprendono per la pro-digalità, la spregiudicatezza, l’alle-gria del racconto figurativo. Non c’è dubbio che presto o tardi, di questo inaspettato artista di provincia si farà un caso nazionale redarguendo la critica che, per correr dietro alla Biennale, non se n’è tempestivamen-te accorta”. (L’Espresso n. 33, 17 agosto 1980, “Il dottor bricoleur” di G.C. Argan).

Ed invece, al contrario di farsi caso nazionale, per uno scherzo del desti-no ancora tutto da decifrare, da quel momento per quasi trent’anni sul Fuseum e sull’opera di Fuso (se sal-viamo il ricordo del Cerp per il de-cennale) è sceso un velo di silenzio, come se Brajo Fuso fosse partito da Perugia per un lungo viaggio…

(segue a pagina 3)

Anno 3 Numero 4 - € Zero

[email protected]

Guido Maraspin Direttore Responsabile del Gruspigno

Gianmaria Fontana di SacculminoPresidente Fondazione

Ecomuseo Colli del Tezio ONLUS

Nello scorso mese di novembre la Soprintendenza Archivistica dell’Umbria ha ufficialmente riconosciuto Brajo Fuso: “tra le persone di interesse storico particolarmente importante … uno dei più grandi artisti umbri del secolo scorso, di sicuro valore internazionale…” Negli anni ‘60 parole analoghe furono dette anche da André Verdet, poi da Pierre Restany e dallo stesso Argan.

Numero Specialededicato a

Brajo Fuso

Passato anteriore:il ritorno a casa di Brajo Fuso

Page 2: Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

Anno 3 Numero 4 2 Il Gruspigno

Periodico dell’Ecomuseo Colli del TezioRedazione: strada Pieve Petroia 20, 06133 PerugiaAnno 3 n° 4 - Dicembre 2010Registrazione al Tribunale di Perugia - 32/2008 del 31/10/2008Editore: Assoc. Amici dell’EcomuseoPosta elettronica: [email protected] internet: www.ecomuseo.euDirettore Responsabile: Guido MaraspinComitato di Redazione: Aruna Fontana di Sacculmino, Fabio Pippi, Nando

Staccini, Renzo ZuccheriniHanno collaborato a questo numero: Fedora Boco, Marcello Fringuelli, Guido Maraspin, Mario Mirabassi, Fabio Pippi, Tiziana Trabalza. Disegni di: Giovanni Tribbiani, Angelo SpezialeProgetto Grafico ed impaginazione: Agosta&NutiniTipografia: Graphic Masters - PerugiaQuesto numero è stato stampato in 5.103 copie su carta riciclata

Il Gruspigno”Il tuo Cristo è ebreo. La tua democrazia greca.

Il tuo caffè brasiliano. La tua vacanza turca. I tuoi numeri arabi. Il tuo alfabeto latino.

Solo il tuo vicino è straniero?”.(1994, manifesto sui muri di Berlino)

Brajo Fuso nasce a Perugia il 21 feb-braio 1899.

Nel 1923 si laurea in medicina e chi-rurgia presso l’Università di Roma, nel 1926 si specializza a Bologna in Odon-tostomatologia e due anni dopo apre un ambulatorio dentistico nel centro di Perugia, dove eserciterà la professione per lunghi anni. Nel 1935 consegue la libera docenza.

Nel 1929 sposa Elisabetta Rampielli (Bettina), valente e raffinata pittrice, donna sensibile e intelligente. Nel 1942, ferito gravemente in Albania, torna a casa e si immerge a tempo pieno nel cli-ma culturale e artistico che Bettina aveva creato, col suo “salotto” a palazzo Cesa-roni frequentato da pittori, poeti, scritto-ri e letterati. Incoraggiato dalla moglie prova a dipingere quasi per scherzo.

Usa colori forti e decisi, rappresenta

scene di folla, personaggi grotteschi, caricature tragicomiche, aspetti di vita sociale, riflettenti i tempi postbellici.

Contemporaneamente alla pittura, fin dal 1943 si appassiona anche alla ce-ramica che modella fino alla fine degli anni cinquanta, creando particolarissime forme di vasi, servizi da the, lampade, candelabri, usando anche speciali e segrete tecniche di colorazione che gli consentono di ottenere quel riflesso metallico-dorato (tipo “riverbero” o “lustro”) che per anni era stato croce e delizia degli antichi ceramisti di Gubbio e Gualdo Tadino. Nel 1968 riprende con nuovo slancio a fare ceramica creando vasi bianchi forati, fino ad “inventare”, con le metalloceramiche, un connubio tra ceramica e metallo che richiama i suoi kromoggetti e kromotappi.

Crea anche “gioielli” in metallo pove-ro, alcuni eseguiti con materiale di recu-pero, con tappi corona di bottiglia, altri li realizza in oro, con la tecnica della cera perduta. Fuso da sempre è un “creativo”, una persona geniale. Fin dagli anni ‘30 si diverte ad illustrare con vignette di-vertenti i racconti, le fiabe per ragazzi ed altri testi didattici da lui stesso scritti; ma è anche serio e geniale ricercatore ed inventore: importanti e numerose le sue scoperte e brevetti, tra cui un famoso far-maco antiulcera, un dentifricio e le tecni-che di trapianto dei denti con il sistema

della surgelazione. Nel 1942 brevetta il primo “riunito”, prototipo dell’attuale poltrona da dentista.

La sua fantasia è senza limiti; l’uomo è dolce e rude allo stesso tempo, schietto e puro, dotato di prorompente entusiasmo e spirito d’avventura: un”’anima larga” e, per Argan, “un benefattore dell’uma-nità”. Già nel 1946 inizia a sperimentare l’uso del colore colato sulla tela diretta-mente dal tubetto o con l’ausilio di un bastoncino sgocciolatore, sperimentando così le tecniche “gestuali”, dell”’action painting”, del “dripping”, con uno straordinario inconsapevole parallelismo di azione artistica e addirittura una pre-cedenza temporale rispetto all’america-no Jackson Pollock. E’ del 1946, infatti, una figura di donna che costituisce il primo esempio di figurativo-gestuale che precede, per tecnica esecutiva, le opere aniconiche realizzate colando e sovrap-ponendo strati e fili di colore, secondo una tecnica di puro gesto. Nascono così le “Stratikromie” (1947) e le “Cromosco-lature” .Più tardi, usando i materiali più eterocliti, naturali e tecnologici, umili e sofisticati, con la tecnica del collage e dell’assemblage, dà corso ad un ciclo di opere definite col nome di débrisart o arte del rottame, dal poeta e critico francese André Verdet : “Cromoggetti”, “Ideogrammi”, “Polimaterici”, “Sabbie-

sporche”, “Cicheciche”, “Alghemarine”, “Mobloggetti”, e cosi via, sono i titoli delle sue opere, ricavati dalle tecniche di realizzazione usate.

Negli anni ‘50 crea ad Ansedonia un suo primo spazio espositivo personale all’aperto, collocando gruppi di com-posizioni materiche nel bosco, idea che più tardi riprenderà a Perugia, con il Fu-seum. Nel 1961, venduta la proprietà di Ansedonia, inizia a realizzare il Fuseum, sulla collina di Montemalbe a Perugia. Il Fuseum nasce etimologicamente dalla fusione tra la parola latina “museum” e Fuso. Collocato e mimetizzato all’in-terno di un parco verde di lecci, è un fantastico museo personale per i suoi quadri, composizioni e ceramiche (chia-ma Coccibus lo spazio nella galleria, a queste ultime dedicato). Questo com-plesso artistico museale è stato destinato dall’artista ad ospitare le sue opere in alcune labirintiche gallerie ma il parco stesso, il bosco di 13.500 metri quadri, disseminato di sculture e composizioni, e le particolari conformazioni architet-toniche delle costruzioni artisticamente realizzate, le massicciate arricchite da metalli di recupero e pezzi di ceramica, costituiscono, nel loro insieme, una

Brajo Fuso: una straordinaria vita d’artista

Marcello FringuelliSuccessore di Bettina Fuso

Brajo Fuso con la sua opera Elleno G

Pierre Restany, Brajo Fuso e André Verdet durante una mostra di Fuso alla Galleria Borgonuovo di Milano -1972

Page 3: Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

Il Gruspigno 3Dicembre 2010

grande, autonoma opera d’arte all’aper-to. Scrive Argan:

“..c’è infatti un filo conduttore, un discorso, che lega tutte le sue creazioni, lo sviluppo di una fantasia, di una vita vissuta con la fantasia, che costituisce un fatto unico nella storia dell’arte di questo secolo, e non soltanto in Italia. Le sue opere, il suo Fuseum rap-presentano la capacità di reazione positiva, creativa, all’ambiente in cui si vive, ambiente urbano e naturale che oggi viene considerato alienante...”

Nel 1980, dopo aver declinato proposte del Museo Fernand Léger di Biot e della città di Saint Paul de Vance di trasferire tutta la sua produzione artistica in Fran-cia, dona (unitamente alla moglie Bettina ed insieme ad altri immobili di rilevante valore) il Fuseum - concepito non solo come museo personale, ma anche come Centro attivo, museo “aperto” al servizio della cultura e dell’arte - al Sodalizio di San Martino di Perugia, affinché fosse aperto al pubblico come nuova struttura culturale, donato in pratica alla città di Perugia per i suoi cittadini e per gli artisti di tutto il mondo.

Il 30 dicembre 1980 Brajo Fuso muore dopo breve malattia, ma il messaggio che ha lasciato, il suo generoso insegnamento e la sua “presenza” vivranno sempre in ogni angolo del Fuseum come in ogni sin-gola sua opera come eredità da non tra-scurare. Il Fuseum però, per lunghi anni,

rimane chiuso al pubblico ed inoperante, finché finalmente, nel 2008, una nuova strategia decisionale del Sodalizio di San Martino, affida tramite convenzione la gestione del Fuseum alla Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio onlus, presiedu-ta dal lungimirante presidente Gianmaria Fontana di Sacculmino il quale, con il suo entusiasmo ed il suo intelligente operare, cerca di riportare il Fuseum al suo origi-nale splendore ed alla fruizione pubblica cui l’artista l’aveva destinato.

Sempre nel 2008 si conclude la sistema-zione strutturale della Galleria espositiva, nucleo fondamentale del Fuseum, curata con intelligente sensibilità dall’arch. Mar-coni. Il 27 giugno 2008 viene inaugurato il nuovo allestimento della Galleria del Fuseum, curato da Fedora Boco. Il Fuseum, inserito nel Sistema Museale della Regione Umbria, è così riaperto al pubblico. Nel 2009 viene ristrutturato il teatro all’aperto, all’interno del parco e nell’ambito dell’evento “Un Parco da Favola” con spettacoli teatrali e labora-tori per bambini, Domenico Madera e Alessia Rosi vi rappresentano “Giallo al Fuseum”. Nel 2010 Mario Mirabassi tiene al Fuseum laboratori estivi per bam-bini, organizzati dall’Accademia di Belle Arti di Perugia tramite una convenzione con la Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio. Il nuovo straordinario interesse che ha suscitato nel pubblico e nella cri-

tica la riapertura di questo magico spazio culturale-espositivo è sicuramente un buon viatico perché si completi l’opera di restauro delle opere disseminate nel bo-sco e di riutilizzo di altri spazi all’interno del Complesso, affinché possano piena-mente realizzarsi la volontà dell’artista e le aspettative dei potenziali fruitori. Un luogo dunque, in via di recupero ed un artista riscoperto che vanno ad accrescere il prestigio culturale dell’Umbria nel pa-norama artistico italiano e mondiale.

(segue dalla prima pagina)Dal quale però – come un esploratore dello spazio-

tempo – oggi Fuso ritorna più in forma e smagliante che mai. Anzi sembra che non sia passato un giorno. Un passato anteriore in cui si leggono tutte le convulse contraddizioni della nostra epoca, ma che Brajo ha fin dall’inizio colto e rielaborato con sagacia e lungimiranza e pertinenza e co-scienza ed una rara sensibilità investigativa.

La stessa arte del riciclo (o del rottame se si preferisce) trova proprio in questi tristi tempi la sua valenza pubblica oltreché artistica: qualcu-no ha definito “installazioni” artistiche anche i mucchi di immondizia per le strade di Napoli, in una chiave di surrealismo-pop, anche se forse questo paradosso un pò estremo Brajo Fuso non lo avrebbe completamente digerito…

Tuttavia, per rimanere in tema di storia dell’ar-te, basti pensare agli esiti così affini, familiari quasi, che ha avuto Robert Rauschenberg, una delle personalità più influenti della seconda metà del XX secolo, fotografo e pittore statu-nitense, che fu vicino alla pop art (artisti come Roy Lichtenstein e Andy Warhol lo riconobbero perfino come “padre della Pop Art”) ed in stret-ta relazione con l’espressionismo astratto degli anni Cinquanta-Sessanta: “Nessuno come Ro-bert Rauschenberg spiega l’evoluzione dell’Arte in quell’epoca. Dall’Espressionismo Astratto fino alle ultime conseguenze del Pop. Le sue “combine paintings” in cui mischiava sulla tela sedie, bottiglie e animali essiccati lo hanno convertito in un autentico guru per gli artisti delle nuove generazioni. La forma che aveva di spiegare l’Arte era completamente aperta e rompeva le frontiere tradizionali tra tecnica e stile”.

E con sincronismo quasi perfetto ecco la grande retro-spettiva che il Beaubourg dedica a partire da oggi fino al 10 gennaio 2011 ad Arman (Armand Pierre Fernan-dez), artista che in Francia negli stessi anni reinterpreta

il ready-made di duchampiana ascendenza, creando arte attraverso “il prelievo dell’oggetto quotidiano, lo spaesamento e la sua rifunzionalizzazione in termini di contemplazione estetica”, come ricorda Achille Bonito

Oliva, per approdare nel 1960 tra i firmatari del mani-festo del “Nouveau Realisme” ovvero ad un “nuovo realismo che equivale a un nuovo, sensibile e percettivo approccio al reale”. È la scuola di Brajo, la scuola della strada attraversata con gli occhi di un bambino.

Una strada che attraversa i continenti e unisce cultu-re anche molto distanti, collegate oggi più di ieri (in google time!) nella molteplicità dei comuni punti di contatto, qui e ora, senza chiedere certificati di nascita o passaporti. In questo flusso di merci e di scorie, di

incidenti stradali e di “balle” spaziali, di biogenetica e pandemie, di nani e ballerine, i colori e i contrasti delle Straticromie e delle Cromoscolature di Brajo riverbe-rano di nuova luce la scena della “tragicommedia”

umana perché sono la denuncia più forte contro gli scempi procurati alla natura, pur continuando a donare stupore a “grandi e piccini”, ancora una volta e ancora di più.

Il FUSEUM di Monte Malbe è tornato ad essere quella “struttura culturale” aperta alla città di cui parlava Argan, grazie all’impegno della Fondazio-ne Ecomuseo Colli del Tezio onlus che ha stipulato con il Sodalizio di San Martino (beneficiario legale della donazione) una convenzione per l’apertura al pubblico del museo, per la ripresa delle sue attività di laboratorio e per un progetto completo di valo-rizzazione dell’opera di Fuso e del suo Fuseum

Di pari passo, per celebrare degnamente il ritorno del “figliol prodigo”, la Fondazione Ecomuseo ha organizzato ben due mostre nello stesso periodo: la prima mostra, che ha visto un grande impegno dell’Assessore alla Cultura del Comune di Torgia-no, ha esposto per la prima volta tutte le cerami-che di Fuso a Palazzo Malizia, con la curatela di Giulio Busti e Franco Cocchi; dopo pochi giorni è stata inaugurata la mostra antologica a Palazzo Penna “Brajo Fuso : Opere dal 1945 al 1980” per la curatela di Italo Tomassoni (con il patrocinio del MiBAC Direzione Regionale dell’Umbria,

Regione Umbria, Provincia e Comune di Perugia e l’Accademia di Belle Arti “P. Vannucci” di Perugia), che copre tutti i periodi artistici del “grande assembla-tore” e potrà suscitare dopo un primo contatto la voglia di approfondire la conoscenza dell’artista stomatologo con una visita al Fuseum, dove l’arte interroga la natura e la materia diventa trama di un sogno, dove finalmente trova casa la fanciullezza irridente e anarchica del Brajo Fuso, che non è un metallo ma è pur sempre un magma incandescente…

Passato anteriore: il ritorno a casa di Brajo Fuso

Brajo con Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna - 1972

Brajo con la moglie, la pittrice Bettina Rampielli Fuso

Page 4: Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

Il Gruspigno Anno 3 Numero 4 4

A trent’anni dalla scomparsa del grande artista perugino Brajo Fuso (1899-1980), la città di Perugia lo ricorda con una mostra antologica a Palazzo della Penna dal 21 novembre 2010 al 9 gennaio 2011. La mostra, intitolata “Brajo Fuso : Opere dal 1945 al 1980” e curata dal celebre critico d’arte Italo Tomassoni con catalogo edito da Silvana Editoria-le, è organizzata dalla Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio onlus, con il patrocinio del MiBAC Direzione Regionale per i Beni Culturali e Pae-saggistici dell’Umbria, Regione Um-bria, Provincia di Perugia, Comune di Perugia, Accademia di Belle Arti “P. Vannucci” di Perugia e Sodalizio di San Martino.

L’esposizione, che si configura come un’importante monografica, copre tutti i periodi artistici di questo eclettico e versatile personaggio, dai quadri alle sculture alle ceramiche ai gioielli, dando dimostrazione del suo prolifico operato al pubblico pe-

rugino. Un primo contatto che potrà poi essere approfondito visitando il Fuseum di Monte Malbe, personale museo che l’artista ha lasciato in dono alla città.

Il lavoro di Fuso ha interessato negli anni la critica più qualificata. Già nel 1968, il critico francese André Verdet riconosce Brajo Fuso come « …uno degli artisti novatori più fecondi, più singolari dell’arte contemporanea italiana; sono in pieno accordo con l’amico Argan quando afferma che bisogna collocare l’importanza di questo artista a livello europeo» e nel 1975 scrive: «Brajo Fuso è senza dub-bio uno dei più grandi artisti italiani di oggi, uno dei pionieri del “relief et de l’aventure de l’objèct’’, ma anche il meno riconosciuto ed il più solitario di tutti. » Poco dopo la scomparsa di Fuso scrisse « L’Umbria può essere orgogliosa di avere avuto come figli tre artisti d’eccezione, perentoria-mente geniali, come se ne contano pochi nei secoli: Alberto Burri, Brajo

Fuso, due vecchi amici e colleghi, e Gerardo Dottori il primo aero-pittore futurista. Tutti e tre hanno superato molti altri. » Un tributo più volte ri-badito anche da Giulio Carlo Argan, il quale sostiene l’importanza storica dell’espressione artistica di Brajo nell’ambito dell’arte italiana del XX secolo. Risale al 1976 la prima impor-tante monografia a lui dedicata con saggi critici di Giulio Carlo Argan, Italo Tomassoni e André Verdet.

Parallelamente ed in contempo-ranea, il Comune di Torgiano con la collaborazione della Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio onlus, organizza a Palazzo Malizia, dal 14 novembre 2010 al 9 gennaio 2011 una importante mostra delle ceramiche di Brajo Fuso che vengono esposte per la prima volta nella loro totalità. La mo-stra, intitolata “Brajo Fuso: una certa idea della Ceramica” con catalogo di Silvana Editoriale è curata da Giulio Busti (conservatore del Museo della ceramica di Deruta) e Franco Cocchi.

“La mia vita il Fuseum” di Giulietta Mastroianni

In alto: l’ingresso di Palazzo della PennaSopra: Elleno G

Nel quadro delle celebrazioni di Brajo Fuso, il grande eclettico artista-bricoleur perugino, nel trentesimo anniversario della morte, si inserisce la proiezione del documentario “La mia vita il Fuseum” di Giulietta Mastroianni giovane e creativa regista che introduce con sapienza e passione ai misteri e agli incanti fanciulleschi del Fuseum, il grande parco di Monte Malbe dove Fuso si

ritirava per creare le sue incredibili formidabili opere d’arte e dove tutt’oggi sono raccolte e custodite per la gioia del pubblico.

Il documentario è costruito come un dialogo immaginario fra l’artista e Giulio Carlo Argan, il grande critico d’arte che fu il primo e piu’ importante “lettore” dell’opera di Fuso quale sperimentatore dell’arte del

riciclo (Debrisart) che ripetutamente dava nuove dimensioni e prospettive alle sue opere. “Tutto è cominciato - racconta Giulietta Mastroianni - con un lungo ed attento studio della vita di Brajo, leggendo tutti i suoi scritti ed attingendo informazioni dal suo vasto archivio custodito dai suoi eredi. Lì mi sono resa conto della grandezza di questo artista che non si sentiva tale e di quanto sia stato difficile riassumerlo”.

La proiezione del documentario d’autore (Giulietta Mastroianni ha già realizzato due cortometraggi sulle vite di Sandro Penna e di Gerardo Dottori) dal titolo appunto “La mia vita il Fuseum” avrà luogo sabato prossimo, 4 dicembre 2010, alle ore 16,30 presso Palazzo della Penna a Perugia e verrà seguita da una visita alla mostra “Brajo Fuso. Opere 1945-1980”. La proiezione sara’ ripetuta a Torgiano, nella sala Comunale S.Antonio domenica 19 dicembre 2010 alle ore 17,30.

L’inaugurazione della mostra antologica

Tre Elleni di Brajo Fuso in esposizione permanente a Palazzo Penna.

Dal mese di ottobre, sono state installate nell’ingresso di Palazzo della Penna tre opere di Brajo Fuso intitolate: Elleno E, Elleno G ed Elleno I facenti parte di una serie di otto cu-stodita al Fuseum

Da sin.: Italo Tomassoni; Andrea Cernicchi, Assessore alla Cultura del Comune di Perugia; Gianmaria Fontana di Sacculmino

Page 5: Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

Il Gruspigno 5Dicembre 2010

È iniziato tutto in una magnifica mat-tinata di fine luglio quando al Fuseum il gruppo di bambini di Accademia Uno, sotto l’abile guida di Mario Mirabassi e con l’ispirazione delle opere di Fuso, espri-mevano la propria creatività artistica.

Si trovavano a passare nei paraggi due signore delle quali una è un’amica dei vecchi tempi di Brajo e Bettina Fuso. Il cancello era aperto e fecero una visita alla galleria espositiva.

La seconda signora è niente di meno che l’Assessore alla Cultura del Comune di Torgiano, una signora di modi gentili ed elegante di quella vera eleganza che non

urla. Fu colpita dalle ceramiche di Fuso e domandò se fosse stato possibile averne alcune in prestito da esporre a Torgiano durante le manifestazioni che da molti anni si tengono nel mese di novembre, le Vaselle d’Autore e Versando Torgiano.

Naturalmente da parte dei gestori del Fuseum vi fu la massima collaborazione per rendere possibile la cosa dati anche i tempi strettissimi ridotti anche dalle consuete lungaggini estive. In pratica due mesi. Venne trovato un curatore di ecce-zione nella persona del professor Giulio Busti curatore del museo della ceramica di Deruta, uno dei maggiori musei italiani

dedicati alla ceramica e con lui il dottor Franco Cocchi. Vennero entrambi al Fuseum per scegliere qualche ceramica e successe l’incredibile! Busti e Cocchi trovarono le ceramiche di Fuso di tale in-teresse che chiesero di esporle tutte! Tutto questo comportò notevoli cambiamenti di organizzazione e resero i tempi ancora più stretti, in quanto la Fondazione Eco-museo dovette improvvisare uno studio fotografico per riprendere una ad una tut-te le ceramiche, e non solo quelle esposte al Fuseum, una trentina circa, ma molte di più furono quelle conservate nella col-lezione privata degli eredi di Bettina Fuso;

furono catalogate, imballate, trasportate e fotografate, e poi di nuovo imballate e tra-sportate per la mostra.

Inizialmente il Comune di Torgiano, a fronte di cinque o sei opere di ceramiche propose una brochure di poche pagine, ma a fronte di ben 75 opere si rese neces-sario un prestigioso catalogo realizzato da una delle più prestigiose case editrici italiane di arte, la Silvana Editoriale che approntò uno splendido catalogo. I tempi furono frenetici ma il grande successo venne, il pubblico all’inaugurazione è stato numerosissimo e superiore ad ogni migliore aspettativa e la mostra, che sem-pre nei progetti iniziali doveva rimanere aperta una decina di giorni, rimarrà in-vece visitabile fino al 9 gennaio nelle sale prestigiose di Palazzo Malizia.

Come è nata la mostra a Torgiano

Tavola imbandita con un servizio creato da Brajo Fuso

Brocca in maiolica di Fuso del 1950

Elleno C, “ospite” all’inaugurazione

Page 6: Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

Oltre 40 anni fa, nel “lontano” 1967 il critico d’arte Giancarlo Politi presentando in catalogo una mostra di disegni presso la galleria il Foglio di Macerata, esordiva così “Quanto tempo dovrà trascorrere per accorgerci di Brajo Fuso?” Accorgerci in senso ufficiale voleva dire, poiché nell’am-bito specialistico, Brajo già esisteva.

Rilevava poi una strana affinità con-tingenziale di Fuso con Burri; medici entrambi ed entrambi spinti alla pittura dalla severa esperienza della guerra, solo nella maturità.

Rendeva conto anche del fatto che in quei venti anni (1947-1967) Brajo aveva dato sfogo a tutta la sua enorme carica psicologico-creativa che lo aveva portato a sfiorare le avventure estetiche più di-sparate.

Partito da esperienze apparentemente abbastanza consuete, con una compo-nente prevalentemente naïf (riscontrabi-le anche nel Burri del 1945 e del 1946) ed espressionista, non disgiunta però da una ironia tutta umbra, Fuso incon-sapevolmente si è trovato a percorrere contemporaneamente (e completamente all’oscuro di quanto avveniva fuori) le strade dell’avanguadia europea e ameri-cana. Contemporaneamente a Jackson Pollock, Brajo a Perugia sperimentava le tecniche del dripping e dell’action painting, con colori, vernici e acidi.

Coraggioso ed estroverso, dentista crea-tivo, capitano medico durante la seconda guerra mondiale, spirito irrequieto, opero-so, personaggio eclettico, poliedrico, sim-patico e curioso, entusiasta e ottimista.

Quando comincia a dipingere al suo ritorno dalla guerra, abbandonata presto la figurazione, e le tavolette narrative, espressionistiche, ingenue, si dedica ap-passionatamente alle sperimentazioni più audaci spalmando e colando colore sulle tele. La fuoriuscita dalla tradizione della pittura si verifica più compiutamente intorno alla fine degli anni Cinquanta, quando sperimenta materiali diversi e realizza sculture-installazioni di oggetti d’uso quotidiano, che stabiliscono nuovi rapporti qualitativi instaurati tra i diffe-

renti materiali usati, che divengono ele-menti fondamentali nella costruzione del-l’opera. Crea la Debrisart, arte del rottame e del rifiuto, dando nuova vita a quanto è scartato, scaduto, corrotto, ovvero di nessuna utilità. È affascinato dalla natura, quella rigogliosa della collina di Monte-malbe dove l’artista compie una doppia operazione: ridare dignità alla povertà del materiale scartato facendolo assurgere a momento centrale di un’opera d’arte e, contemporaneamente, inserirlo nella na-tura per tentare una simbiosi che potrebbe a prima vista sembrare innaturale.

Così le sue creazioni artistiche non sono altro che dei tramiti per ristabilire rapporti con le cose che sembrano finite, abbandonate, morte e invece vivono, o meglio rinascono in una rievocazione

mnemonica e fantastica insieme. Da questo momento Brajo assimilerà una dimensione nuova che gli consentirà di liberarsi dal peso di una realtà esterna alla quale aderire come in una “commedia della verità” ormai priva di senso. L’iconi-cità s’infrangerà così nei mille volti di un dettaglio aniconico che produrrà figure e rappresentazioni nuove, racconti inediti,

visioni libere di una realtà ormai lontana. Ciò che caratterizzerà negli anni a seguire l’artista, è il nuovo modo di osservare gli oggetti inutilizzati, ma recanti tracce del-l’uomo: tubi di plastica, filo spinato, pezzi di legno sono assemblati in composizioni nuove rispetto alla quotidiana interpreta-zione dell’oggetto in sé. Fuso dimostrerà giorno dopo giorno, di essere interessato ad allargare i confini del proprio linguag-gio realizzando opere che esperiscono

le differenti potenzialità dei materiali: così vecchie lamiere, pezzi di automobili distrutte, piatti, posate, tappi, bottoni ven-gono recuperati per dar vita a una nuova germinazione creativa.

Nella sua produzione artistica i con-cetti di pittura e scultura sono superati mettendo in discussione l’idea stessa della rappresentazione: utilizzando in-

fatti materiali poveri e “antiartistici” per eccellenza, Fuso esplora il settore dei rifiuti e degli scarti che la nostra società reputa marginali e insignificanti, ma mettendoli nell’opera diventano oggetti di contemplazione. L’umorismo, l’ironia, è da sempre il tessuto connettivo di Brajo, come pure l’interesse per l’oggetto inutile, ma utilizzabile per generare un nuovo tipo di bellezza.

Fuso ha legato la sua opera a una città

che ha sempre amato, Perugia e ci si augu-ra che in un tempo – che non sia lontano - diventi un centro culturale, come lui de-siderava, destinato a una frequentazione internazionale.

Solo allora, si realizzerà l’auspicio di Giancarlo Politi con il quale iniziava que-sta breve nota su Brajo.

Brajo Fuso: una vita per l’arte

Fedora Boco storica dell’arte

Coraggioso ed estroverso, dentista creativo, capitano medico durante la seconda guerra mondiale, spirito irrequieto, operoso, personaggio eclettico, poliedrico, simpatico e curioso, entusiasta e ottimista.

Brajo Fuso al lavoro - 1955

Anno 3 Numero 4 6 Il Gruspigno

Lavoriamo insieme per tutelare e valorizzare il nostro territorio!Per il lavoro svolto la Fondazione fa affidamento solamente su risorse private; aiutare la Fondazione con donazioni di ogni tipo significa aiutare il proprio territorio in quanto ogni risorsa viene utilizzata unicamente per le attività di tutela e di valorizzazione. La Fondazione non percepisce alcun utile e svolge la propria opera in modo completamente volontario e gratuito. La Fondazione può ricevere donazioni di qualsiasi natura e valore, da piccoli versamenti in conto corrente postale, a bonifici, donazioni di immobili o eredità. La Fondazione accetta sponsorizzazioni per gli eventi culturali, editoriali che promuove.

Il Codice Fiscale per devolvere il 5 per mille dell’IRPEF alla Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio ONLUS è: 94108450548Codice IBAN IT55 O Ø612Ø Ø3Ø88 ØØØØØØØØØ 7Ø9

Page 7: Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

Conoscevo da tempo Brajo Fuso, pur non avendolo mai frequenta-to…almeno credevo di conoscerlo. Poi, una serie di circostanze mi hanno portato a diretto contatto con la sua opera, ho frequentato assiduamente il Fuseum insieme ai bambini di “Accademia Uno” e sono stato folgorato; credo di avere finalmente compreso il suo lungimi-rante disegno culturale ed artistico. Questo “Luogo”, pur essendo stato concepito e realizzato nella dimen-sione solistico-creativa e segreta dell’artista, è lì alla portata di tutti, perché così ha voluto il Maestro. È a disposizione di chi ha gli occhi e il cuore per lasciarsi suggestiona-re, guidare dalle forti pulsioni che emana. È un “Mondo”, un piccolo universo d’Arte e di “Azioni d’Arte” che si dichiarano con la loro forza del “Fare”, infatti è ancora tangibile il vigore profuso nel piegare, assem-blare, comporre reperti, oggetti ca-richi di vissuto ma, rubati, sottratti dalle funzioni abituali, straniati per essere restituiti all’arte.

La mano vigorosa dell’Artista che piega i metalli, che sperimenta le materie, le forme e i colori è ancora attiva, quasi come se questo luogo fosse pensato per essere permanen-temente mutevole. Ogni volta che ci si immerge in esso, appare diverso, si scoprono altri aspetti di questo fan-tasmagorico universo nascosto.

Le sue opere sono “parte” e “tutto” di un racconto fiabesco, mitologico, leggendario.

Il racconto onirico e sussurrato nel bosco vive perpetuamente, quasi per incantesimo, rendendo animata la scena della rappresentazione di un probabileTeatro delle Marionette.

È questa “visione” dell’arte che mi ha fatto scoprire legami profondi con Brajo Fuso, è questa comune, ideale

e allo stesso tempo concreta vicinan-za al mondo dell’infanzia che mi ha fatto comprendere un possibile sen-so di quel “luogo” e una sua possibile destinazione futura; sono sicuro che è stato realizzato da Lui, anche e soprattutto per i bambini o per quelli che si approcciano all’arte con il divertimento e la curiosità del bambino.

Dopo questa immersione estiva nel suo mondo, ac-compagnando per mano i bambini di AccademiArte, mi è nata l’idea di creare al Fuseum un “CENTRO PER LE DIDATTICHE DELL’ARTE” rivolto a loro, sì proprio ai Bambi-ni.

L’esperienza di questa estate, prende il via nel-l’Accademia di belle Arti, da una idea del direttore Giuliano Giuman, di Iva-na Mascelloni e del sotto-

scritto e approda inevitabilmente al Fuseum con un sostanzioso apporto dell’amico Gianmaria Fontana di

Sacculmino. Nascono così, dopo la entusiasmante esperienza dei “La-boratori artistici” svolti nel mese di Luglio, i presupposti per realizzare una struttura educativa permanente, con forti connotazioni di “Genere” rivolta alla formazione della cultura artistica dei ragazzi.

Questa esperienza, unica a Perugia, ha trovato nel Fuseum il “Centro propulsivo”, la Sede, il motivo con-duttore per avviare percorsi ludico/ didattici imperneati sull’esperienza di Fuso ma anche aperti alle diverse espressioni dell’Arte.

E così…In questo meraviglioso, misterioso ed affascinante spazio della sperimentazione e del gioco d’Arte, risuoneranno ancora, scan-dite dal suono di una “improbabile Campana Gialla”, avvolte dagli sguardi metallici e indiscreti di Eroi ed Animali fantastici, le grida festo-se dei bambini che verranno e degli adulti che si lasceranno trascinare per mano.

Questo, significa per noi, che ab-biamo preso a cuore il destino del Fuseum, contribuire a dare ulteriore vita al disegno del Maestro, am-pliando e sviluppando questa mera-vigliosa e “Concreta utopia”.

Fuseum luogo d’arte per i bambini

Mario Mirabassi Fondatore e Direttore artistico di TIEFFEU,

Teatro di Figura UmbroDocente di Teatro di Figura presso l’Accademia di

Belle Arti “P. Vannucci” - Perugia

G. TribbianiLa Vignetta

Il Gruspigno 7Dicembre 2010

Mario Mirabassi al Fuseum coi giovani allievi di Accademia Uno

Page 8: Gruspigno. L'ultimo numero tutto dedicato a Brajo Fuso.

La Ricetta di Cespo

Dopo la calura estiva, con l’arrivo delle prime piogge, nelle zone più umide dei boschi e dei campi cominciano a spuntare nuovi e teneri germogli delle più disparate erbe spontanee.Al lavoro dunque! Prepareremo delle squi-site mezzelune di ricotta con erbe.Lo faremo però, cercando di utilizzare il più possibile materie prime reperite evi-tando il supermercato. Calma… calma mi spiego meglio: avrete di certo sentito par-lare di filiera corta, chilometri zero e cose del genere; nella preparazione del nostro piatto cercheremo, nel limite del possibile, di utilizzare ingredienti reperiti “in loco” il

più possibile vicino a casa nostra e crede-temi sarà divertente ed il risultato finale sorprendente.Intanto procuriamoci le erbe: gruspigni, caccialepri, germogli freschi di ortica, cicoria di campo, radicchi selvatici, ma vanno bene tutte quelle che conosciamo e che abbiamo utilizzato per le ricette prece-denti ed anche quelle che voi conoscete ed utilizzate in abbondante quantità e varie-tà. Avremo anche bisogno di una manciata di foglioline di mentuccia.Ed ora, per il resto, cominciamo a guar-darci intorno. Le uova può vendercele la vicina che ci potrà anche aiutare a “tirare la sfoglia” se non lo abbiamo mai fatto. Per la farina ci rivolgeremo ad un molino che utilizza le macine a pietra (ce ne sono in zona, basta informarsi) e per la ricotta ad un pastore del luogo che ce ne fornirà di freschissima anche se questa non è la stagione migliore.Anche per l’olio extravergine vale lo stesso discorso, le nostre zone sono piene di oli-veti. Lo pagheremo un pochino più ma ne vale la pena per mille motivi, statene certi!

[email protected]

Come al solito puliremo e laveremo le erbe che ci siamo procurati. Una volta asciut-te le ridurremo a pezzettini e le metteremo in una terrina dove avremo messo uno spicchio di aglio ed un peperoncino ad indorare in olio extravergine di oliva. A fuoco vivace cuoceremo per quattro o cinque minuti con un pizzico di sale ed un mezzo bicchiere di vino bianco.Spento il fuoco lasceremo raffreddare ed in seguito aggiungeremo la ricotta amalga-mando il tutto con molta delicatezza servendoci di un cucchiaio di legno o addirittura con le mani. Lasciamo riposare ed il ripieno per le nostre mezzelune è pronto.Ed ora è il momento della “sfoglia”. Uova della vicina, farina del molino con macine a pietra e....cercate di fare del vostro meglio.Una volta tirata la sfoglia, con un bicchiere faremo tanti dischetti e porremo al centro di essi un pizzico di ripieno. Ripiegheremo il disco e sigilleremo con cura il bordo; (io ho usato un simpatico strumento che ho acquistato per un paio di euro in un casalinghi, ma a mano fa lo stesso)Metteremo le mezzelune in acqua bollente salata al punto giusto e a cottura quasi ultimata le scoleremo e finiremo la cottura saltandole per un paio di minuti in una padella dove avrete messo dell’olio extravergine di oliva con una manciata di foglioline di mentuccia.Un pizzico di pecorino non troppo forte tagliato a striscioline completerà il piatto.Buon appetito.

Mezzelune di ricotta con le erbe

Percorrendo via dei Cappuccini a Monte Malbe, tra ingressi privati av-volti nel verde, compare un particolare cancello che invita ad immergersi in un parco, reso insolito da istallazioni e personaggi creati dalla fervida fantasia di Brajo Fuso. Circondata dal parco con tanto di laghetto è la Galleria Mu-seo che in undici sezioni raccoglie una selezionata quanto completa raccolta dei lavori dell’artista della débrisart dagli anni Quaranta al 1980.

Si tratta del Fuseum un luogo incan-tato ed evocativo specialmente se visto dagli occhi dei bambini.

Nell’ambito delle attività didattiche che la Società Cooperativa Sistema Mu-seo svolge da tempo sul territorio sono

state realizzate, grazie alla collabora-zione con l’Ecomuseo Colli del Tezio, [che gestisce il luogo] alcune proposte specifiche per il Centro d’Arte di Brajo Fuso, di nuovo aperto al pubblico grazie ad un paziente recupero degli ambienti della Galleria e del parco.

I primi piccoli visitatori sono stati i bambini della Scuola dell’Infanzia Il Tiglio di Perugia, seguiti da quelli del-la Scuola dell’Infanzia Lucina di San Mariano di Corciano, tutti tra i tre e cinque anni d’età.

Non si è trattato certo di una visita

guidata, ma per un pubblico così spe-ciale si è attinto anche all’attività di scrittore di Brajo Fuso intrapresa dal 1938 con commedie, romanzi, poesie e libri per ragazzi. Tra questi è stata scelta Occhiopino: storia di un ragazzo di gomma, una favola costruita ironi-camente sull’anagramma del nome Pi-nocchio e sul parallelo percorso di for-mazione di un bambino di lattice che da spericolato scansafatiche diventerà, non senza l’incontro con il più noto e a noi familiare burattino di legno, addi-rittura un giudizioso ingegnere.

L’attività proposta, dal titolo Il giardi-no incantato, è servita per integrare la conoscenza delle opere di Brajo con un altro e diverso aspetto della sua vena creativa, la scrittura. In questa maniera si è espresso in modo completo l’opera-to dell’artista all’insegna di un unico e assoluto comune denominatore, quello della fantasia e della fiaba, che per i bambini diventa motivo d’attenzione e divertimento al tempo stesso.

La visita all’interno del parco-museo si è svolta quindi sul filo della narrazione

procedendo a tappe, durante le quali un operatore interpretava alcuni dei mo-menti salienti della storia di Occhiopino.

Ogni singola tappa è stata studiata in modo da fornire la giusta ambienta-zione al passo narrato: la galleria del Fuseum, il Braizoo, il parco, il laghet-to. In conclusione i bambini hanno poi ricostruito un puzzle con l’immagine di Occhiopino, svelando perciò solo alla fine del percorso come Brajo Fuso aveva immaginato il suo personaggio di gomma.

L’esperienza è stata coinvolgente e

A piccoli passi nel fantastico mondo di Brajo Fuso

Anno 3 Numero 4

Tiziana TrabalzaSistema Museo

sorprendente per questi piccoli visita-tori mai stanchi nel percorrere sentieri, per loro un pò impervi, ma sempre rivolti a nuove scoperte; dalla casa sul-l’albero, alle opere in ferro e lamiera, dall’albero che suona passando per pavimentazioni variopinte fino agli animali musicanti ricavati da vecchi serbatoi di motociclette e fanali d’auto. Scoprire che un immenso Elleno è fatto di lamiera, che tappi, bottiglie, fiammi-feri possono diventare qualcosa d’altro,

è servito a dare spunti alle maestre per eseguire a scuola lavori sull’arte del re-cupero e del riciclo, ed è stato utile per i bambini che hanno potuto dire di aver visto un museo da favola!

Questa ed altre attività saranno pro-mosse da Sistema Museo e l’Ecomuseo Colli del Tezio nelle scuole di ogni ordine e grado per il prossimo anno scolastico, certi di poter valorizzare al meglio le potenzialità didattiche del Fuseum e dell’opera di Brajo.

Le attività didattiche al Fuseum