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ANATOMIA UMANA Gli organismi sono stati scomposti in gerarchie e sottogerarchie. A livello fondamentale ci sono le cellule, aggregate in tessuti specializzati. Si parla di organo in presenza di diversi tessuti organizzati fra loro. Gli organi formano sistemi (stessa origine embriologica) o apparati. Gli organi sono divisi in organi cavi o pieni. Gli organi cavi sono caratterizzati da una parete che delimita cavità o lumi. La parete è formata da più strati (tonache) e i vasi arrivano con un decorso orizzontale. Gli organi pieni sono delimitati da una capsula connettivale. I vasi e i nervi arrivano dall’ilo dell’organo. La capsula lascia liberi dei setti, nei quali troviamo del parenchima. Per studiare l’anatomia umana si stabiliscono dei repere, cioè dei punti di riferimento univoci. La posizione normale è quella dell’uomo di Vitruvio. Tutto ciò che è anteriore è detto ventrale, tutto ciò che è posteriore è dorsale. Il tronco è la parte fissa del corpo: intorno al tronco sono collocati gli arti e la testa, capaci di movimento rispetto al tronco. L’arto superiore è formato da braccio e avambraccio, l’arto inferiore da coscia e gamba. Il piano sagittale è un piano verticale che divide il corpo in due parti uguali. È quindi un asse di simmetria bilaterale. I piani parasagittali sono paralleli al piano sagittale. Il piano frontale è un piano verticale perpendicolare al piano sagittale, e presentale una faccia dorsale ed una ventrale. Esistono più piani frontali. Il piano trasversale (o orizzontale) è ortogonale ad entrambi i piani precedenti e presenta una faccia superiore e una inferiore. Esistono più piani trasversali. Il corpo presenta delle cavità. Le cavità dorsali sono la cavità cranica e la cavità spinale. Le cavità frontali sono la cavità toracica e la cavità addominale, separate da un muscolo, il diaframma. La cavità toracica è suddivisa in cavità pleurica, contenente i polmoni, e cavità pericardica, contenente il cuore. La restante porzione del tronco, soprattutto a livello del bacino, presenta la cavità pelvica. Le strutture più vicine all’asse mediano sono dette mediali, le più distanti sono laterali. Per gli arti si utilizzano invece i termini prossimale e distale. Le strutture più vicine alla testa sono craniali, le più lontane caudali.

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ANATOMIA UMANAGli organismi sono stati scomposti in gerarchie e sottogerarchie. A livello fondamentale ci sono le cellule, aggregate in tessuti specializzati. Si parla di organo in presenza di diversi tessuti organizzati fra loro. Gli organi formano sistemi (stessa origine embriologica) o apparati.Gli organi sono divisi in organi cavi o pieni. Gli organi cavi sono caratterizzati da una parete che delimita cavità o lumi. La parete è formata da più strati (tonache) e i vasi arrivano con un decorso orizzontale. Gli organi pieni sono delimitati da una capsula connettivale. I vasi e i nervi arrivano dall’ilo dell’organo. La capsula lascia liberi dei setti, nei quali troviamo del parenchima.Per studiare l’anatomia umana si stabiliscono dei repere, cioè dei punti di riferimento univoci. La posizione

normale è quella dell’uomo di Vitruvio. Tutto ciò che è anteriore è detto ventrale, tutto ciò che è posteriore è dorsale. Il tronco è la parte fissa del corpo: intorno al tronco sono collocati gli arti e la testa, capaci di movimento rispetto al tronco. L’arto superiore è formato da braccio e avambraccio, l’arto inferiore da coscia e gamba. Il piano sagittale è un piano verticale che divide il corpo in due parti uguali. È quindi un asse di simmetria bilaterale. I piani parasagittali sono paralleli al piano sagittale. Il piano frontale è un piano verticale perpendicolare al piano sagittale, e presentale una faccia dorsale ed una ventrale. Esistono più piani frontali. Il piano trasversale (o orizzontale) è ortogonale ad entrambi i piani precedenti e presenta una faccia superiore e una inferiore. Esistono più piani trasversali.

Il corpo presenta delle cavità. Le cavità dorsali sono la cavità cranica e la cavità spinale. Le cavità frontali sono la cavità toracica e la cavità addominale, separate da un muscolo, il diaframma. La cavità toracica è suddivisa in cavità pleurica, contenente i polmoni, e cavità pericardica, contenente il cuore. La restante porzione del tronco, soprattutto a livello del bacino, presenta la cavità pelvica.Le strutture più vicine all’asse mediano sono dette mediali, le più distanti sono laterali. Per gli arti si utilizzano invece i termini prossimale e distale. Le strutture più vicine alla testa sono craniali, le più lontane caudali.La flessione è data quando due arti formano fra loro un angolo sempre più acuto (avvicinamento). Il contrario è l’estensione. Addurre significa avvicinare un arto al piano mediale dell’organo o del tronco. Il contrario è l’abduzione. La rotazione è il movimento intorno al proprio asse principale. La circonduzione, invece, è la rotazione completa intorno al capo articolare.

L’APPARATO LOCOMOTOREGli elementi costitutivi dell’apparato locomotore sono:

Scheletro:o Ossao Cartilagini

Articolazioni:o Diartrosi (mobili)o Sinartrosi (immobili)

Muscoli e tendini

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Le ossa sono in contatto l’una con l’altra tramite le articolazioni, e sono mobilizzate tramite l’uso dei muscoli. Le ossa sono più di 200, ricondotte a tipologie definite (lunghe, brevi o corte, piatte, irregolari). Le cartilagini sono fibrose o ialine. Le ossa lunghe compongono gli arti. La lunghezza prevale sulle altre dimensioni. La porzione centrale è detta diafisi, le estremità sono le epifisi, di cui una distale e una prossimale. La diafisi presenta una cavità in cui è presente il midollo osseo. Le ossa piatte sono quelle ossa in cui la lunghezza è la dimensione minore. Non possiedono cavità. Sulla superficie troviamo del tessuto compatto, all’interno il tessuto spugnoso (diploe). Nelle ossa brevi sono ossa piccole in cui nessuna dimensione prevale sulle altre. Hanno anch’esse un aspetto a diploe. Le ossa che non rientrano in queste categorie sono irregolari (es. vertebre). Citiamo anche le ossa sesamoidi, cioè ossa soprannumerarie presenti nelle articolazioni, e le ossa suturali, dovute ad un diverso processo di ossificazione. Lo scheletro si divide in scheletro assile e in scheletro appendicolare. Lo scheletro assile si compone di testa, colonna vertebrale e gabbia toracica. Lo scheletro appendicolare comprende invece gli arti inferiori e gli assi superiori. Il tessuto osseo compatto è molto denso, caratterizzato da osteoni, e si trova all’esterno. Il tessuto osseo spugnoso è interno ed è caratterizzato da trabecole, che permettono gli scarichi di forza. Le ossa sono in continuo rimodellamento. L’ossificazione può seguire due modalità: una diretta (o dermica), cioè da preesistente tessuto embrionale, come le ossa del cranio, l’altra indiretta, per sostituzione del tessuto cartilagineo da parte del tessuto osseo. Le ossa sono segmenti staccati fra loro, che mantengono però posizioni precise e si muovono l’una rispetto all’altra. Le diartrosi sono articolazioni mobili, le sinartrosi sono di tipo immobile. Si dicono invece anfiartrosi le articolazioni parzialmente mobili. Le diartrosi non mettono direttamente in comunicazione le ossa, ma creano una discontinuità. I capi articolari sono rivestiti da cartilagine ialina e sono racchiusi dalla capsula articolare, le ossa sono separate dalla camera articolare. La struttura può essere rinforzata da legamenti. La forma della diartrosi determina il movimento.Le articolazioni mobili:

Artrodie: i capi articolari sono superfici piane, che consentono lo scivolamento.

Enartrosi: i capi articolari sono segmenti di sfera. Permettono la rotazione e la circonduzione.

Condiloartrosi: i capi articolari sono segmenti di ellisse. Permettono la flessione, l’estensione ed una sorta di rotazione. I capi articolari di solito presentano un disco di cartilagine (menisco).

Tracollo (o ginglimo angolare): i capi articolari sono segmenti di cilindri, ortogonale all’asse dell’osso. Permettono la flessione e l’estensione.

Trocloide (o ginglimo laterale): i capi articolari sono segmenti cilindrici paralleli all’asse lungo. Permettono la rotazione.

A sella: i capi articolari sono a forma di sella. Permettono l’adduzione, l’abduzione, la flessione e l’estensione.

Le articolazioni immobili:

Sindesmosi: tra i capi ossei troviamo tessuto fibroso (es. ossa del cranio). Un esempio è la gonfosi, cioè l’articolazione tra dente e mandibola.

Sincrondosi: tra i capi articolari troviamo della cartilagine ialina. Sinfisi: tra i capi articolari troviamo della cartilagine fibrosa.

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Le anfiartrosi sono articolazioni semimobili, presenti soprattutto nella colonna vertebrale. Lo scheletro assile ha funzione di sostegno e di protezione, in particolare del SNC, degli organi della sensibilità

particolare, dell’apparato cardiocircolatorio, dell’apparato digerente e dell’apparato respiratorio. Le ossa dl cranio sono prevalentemente piatte. Il cranio si divide in due porzioni, una più rostrale, il neurocranio, e una più frontale, lo splancnocranio (o viscerocranio). Alcune ossa fanno parte di entrambe le suddivisioni. La porzione sovraorbitaria è detta volta cranica. Anteriormente abbiamo l’osso frontale, osso impari mediano, di lato l’osso parietale, un osso pari, e posteriormente l’osso occipitale, un osso piatto, impari e mediano. Le ossa sono articolate fra loro tramite suture. La sutura frontale (o coronale) articola l’osso frontale con le parietali. Fra le ossa parietali troviamo la sutura sagittale, e fra le parietali e l’occipitale la sutura lambdoidea. Capovolgendo la volta cranica si osservano le impronte delle arterie meningee. Lungo la sutura sagittale si trova invece l’impronta

del seno arterioso. La porzione inferiore della volta è la base cranica. Anteriormente abbiamo l’osso frontale, di lato le parietali e posteriormente l’occipitale. Sotto l’osso frontale troviamo l’etmoide, osso impari mediano. Un altro osso impari mediano è lo sfenoide. La base cranica ha numerosi fori. Quello maggiore è il foro occipitale (o forame magno), attraverso cui passa il midollo allungato. Altri due fori, i fori giugulari, si formano alla congiunzione tra occipitale e temporali. Attraverso di esse passano la vena giugulare e i nervi IX, X e XI. L’osso frontale concorre a determinare la porzione superiore delle orbite e i seni frontali. L’osso occipitale all’interno presenta quattro fossette: le due superiori sono fosse cerebrali, le due inferiori le ossa cerebellari. Il foro occipitale presenta due condili, che si articolano con la colonna vertebrale. Nell’osso temporale sono accolti gli organi dell’udito. Inoltre presenta una superficie di

articolazione per la mandibola. Inoltre, presenta il rilievo mastoideo, al cui interno sono presenti numerose cavità. Il meato acustico esterno è il punto di comunicazione dell’organo dell’udito con l’esterno. Lo sfenoide può essere suddiviso in un corpo e in due coppie di processi laminari proiettati lateralmente (grandi e piccole ali), e in una coppia di processi proiettati inferiormente

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(processi pterigoidei). Sulla superficie superiore del corpo è presente una nicchia (sella turcica dello sfenoide), che accoglie l’ipofisi. Lo sfenoide si articola con quasi tutte le ossa della base cranica e fa parte sia dello splancnocranio, sia del neurocranio. Effettuando una sezione sagittale osserviamo che le base cranica presenta un andamento obliquo. Sono presenti delle fosse (anteriore, media, posteriore), che identificano strutture del SN. Le ossa prendono il nome della parte del cervello ospitato. Lo splancnocranio è la porzione che accoglie i visceri. Le orbite accolgono gli organi della vista. Sono formate dalla giustapposizione di più ossa: l’osso frontale superiormente, lateralmente l’osso zigomatico, e inferiormente e medialmente l’osso mascellare. Nella zona retrostante l’orbita è chiusa dallo sfenoide, dall’etmoide e dalle ossa lacrimali. Nell’orbita sono accolti il bulbo oculare e i muscoli che lo muovono. Nei fori dello sfenoide, uno mediale (il foro ottico) e uno laterale (la fessura orbitale superiore), passano varie strutture. Nel foro ottico passa l’arteria oftalmica e i nervi che muovono il muscolo dell’occhio. Nella grande ala dello sfenoide troviamo il foro rotondo (dove passa il nervo V mascellare), il foro ovale (dove passa il nervo V mandibolare) e il foro spinoso (dove passano i vasi meningei). Dal foro lacero entra l’arteria carotidea. Il nervo V (o trigemino) è diviso in tre rami: oftalmico, mascellare e mandibolare. I nervi ottici vanno a formare il chiasmo ottico. Altra cavità del viscerocranio è la cavità nasale. Se si taglia in modo parasagittale, si osserva la struttura irregolare a rilievi (i cornetti), uno superiore, uno medio e uno inferiore. I cornetti sono rivestiti da mucosa. I primi due sono una parte dell’osso etmoide e il terzo è un osso a sé (cornetto inferiore). La porzione anteriore del setto è formata da cartilagine fibroelastica (il vomere). L’etmoide presenta una lamina verticale e una orizzontale. Ai lati troviamo le masse etmoidali che formano i cornetti. Nella lamina orizzontale sono presenti numerosi fori. I fori formano la lamina cribrosa, attraverso cui passano i rami nervosi del nervo olfattivo. Sulla superficie del temporale troviamo i meati (interno ed

esterno). Gli organi dell’udito e dell’equilibrio sono accolti nello spessore del temporale. Un altro osso pari e simmetrico è l’osso mascellare. Se osservato dal lato inferiore vediamo che forma i ¾ del palato osseo, insieme alle due ossa palatine. L’osso mascellare, un osso pari, presenta l’arcata dentaria superiore. Il limite posteriore delle ossa palatine determina l’apertura delle coane (le aperture posteriori della cavità nasale). Le coane permettono il passaggio dell’aria. Il sistema dei seni mascellari è in comunicazione con le vie respiratorie. Le cavità fanno da cassa di risonanza, alleggeriscono la struttura e aumentano la superficie di riscaldamento dell’aria inspirata. La mandibola è un osso impari mediano, che presenta

le arcate dentarie inferiori. Nei rami posteriori sono presenti due condili, che si articolano con il temporale, formando la ATM (articolazione temporo-mandibolare). È l’unica articolazione mobile del cranio, e permette la masticazione e la fonazione. Nella ATM è presente un menisco e una serie di legamenti che la stabilizzano. I denti sono derivati di tessuto osseo, e sono costituiti dalla dentina. Le dentina è rivestita da uno derivato epiteliale, cioè lo smalto. La superficie visibile del dente è la corona, mentre la porzione

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inserita nell’osso è la radice. Il punto in cui la gengiva circonda il punto di emergenza è il colletto. I denti sono strutture molto vascolarizzate. La prima dentizione, cioè la dentizione decidua, è sostituita poi dalla permanente. La emiarcata della dentizione decidua è composta da due incisivi, un canino e due molari. L’emiarcata della dentizione permanente è invece costituita da due incisivi, un canino, due premolari e tre molari. L’osso ioide, un piccolo osso impari mediano, è presente nel collo a livello della mandibola, con due protuberanze (piccole e grandi corna). È tenuto in sede solo da muscoli. Deriva dal secondo arco bronchiale e non si articola con nessun osso.

Al cranio segue la colonna vertebrale. La colonna vertebrale non è rettilinea ma presenta delle curve caratteristiche. Le vertebre si susseguono l’una con l’altra e sono divise in regioni: cervicale, toracica, lombare e sacrale (o coccigea). La cervicale forma una lordosi, la porzione toracica invece una cifosi. Seguono la lordosi lombare e la cifosi sacrale. Le curve fisiologiche si formano durante lo sviluppo e la crescita. All’interno della colonna vertebrale è contenuto il midollo spinale. Durante lo sviluppo, colonna vertebrale e midollo spinale hanno la stessa lunghezza: dalla nascita, invece, la colonna vertebrale si allunga. Il midollo spinale arriva quindi solo fino alla prima o seconda vertebra lombare. In ciascuna vertebra anteriormente troviamo il corpo vertebrale, a cui segue un arco, che forma il foro vertebrale. Dall’arco vertebrale si formano dei processi: uno diretto posteriormente, il processo spinoso, e uno pari, il processo trasverso. Inoltre, sono presenti due processi articolari pari, uno superiore ed uno inferiore. L’insieme dei fori vertebrali forma il canale vertebrale. Le vertebre cervicali sono sette. Il processo spinoso è orizzontale, il corpo è piccolo ma tende ad aumentare. Il processo spinoso è bifido. Nei processi trasversi ci sono dei fori (forami trasversali), che permettono il passaggio delle arterie. La prima vertebra cervicale è l’atlante, a cui manca il corpo. Presenta delle faccette articolari per i condili dell’osso occipitale.

L’epistrofeo presenta un piccolo corpo, il processo spinoso è abbozzato. Dal corpo parte il processo odontoideo, verso l’alto. Durante l’ossificazione il corpo dell’atlante si ossifica con l’epistrofeo. Questo processo va a formare un ginglimo laterale, che permette la rotazione del

cranio rispetto al tronco. L’articolazione dell’atlante con l’osso occipitale è responsabile dei movimenti antero-posteriori. Il processo spinoso delle vertebre cervicali diventa via via più orizzontale. La settima è la vertebra prominente. Le articolazioni fra le restanti vertebre sono oblique (articolazioni fra i corpi vertebrali). Le vertebre toraciche sono dodici. Il corpo vertebrale è grosso e il foro vertebrale si riduce progressivamente. I fori trasversali scompaiono e il processo spinoso si porta verso il basso. I

processi articolari fra le vertebre sono verticali. Seguono poi le cinque vertebre lombari, le più grosse. Presentano un corpo vertebrale grosso cilindrico. Dall’arco vertebrale si dipartono dei processi trasversi, di cui i primi due sono molto lunghi (processi costiformi). Il processo spinoso è di nuovo orizzontale. I processi articolari sono verticali e si affrontano secondo un piano sagittale. Il foro vertebrale è sempre più piccolo. Sono presenti delle incisure, una inferiore e una superiore, per ogni vertebra. Queste incisure vanno a formare un foro (foro intervertebrale), ed è il punto in cui i nervi lasciano la colonna vertebrale. Il midollo spinale finisce prima della colonna vertebrale, ma i nervi escono fino all’osso sacro, quindi percorrono un certo tragitto nel canale intervertebrale. Dalla terza vertebra lombare in poi i nervi corrono paralleli alla colonna vertebrale. La regione sacrale è formata da cinque vertebre, che durante lo sviluppo embrionale si saldano fra loro a formare l’osso sacro. La morfologia delle vertebre cambia completamente. Nella prima

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vertebra sacrale si riconoscono ancora il corpo e le faccette articolari. I processi trasversi si uniscono fra loro a formare le ali del sacro. Facendo una sezione sagittale si riconoscono i corpi e il canale dove decorrono solo nervi. Non ci sono fori intervertebrali, ma si mettono in evidenza fori sacrali anteriori e posteriori. Nelle vertebre sacrali ramo posteriore e anteriore dei nervi escono già separatamente invece di dividersi dopo. I processi spinosi vanno a formare la cresta sacrale. Successivamente all’osso sacro ci sono tre o quattro piccole vertebre, che vanno a formare il coccige. Sono poco più che abbozzi. Solo la prima presenta piccoli processi trasversi. I legamenti longitudinalmente decorrono verticali lungo la colonna vertebrale, chiudendo il canale. Tra le vertebre troviamo due tipi di articolazioni: le artrodie, tra le faccette articolari, e le anfiartrosi, tra i corpi vertebrali, che agendo a livello del disco intervertebrale permettono la flessione della colonna.

La gabbia toracica è formata posteriormente dalla vertebre toraciche, lateralmente e anteriormente dalle coste e anteriormente da un osso impari mediano, lo sterno. Le coste sono ossa piatte ed hanno forma arcuata. Sono dodici paia, di cui sette vere, articolate con lo sterno, e cinque spurie. Di queste, le prime tre sono asternali, e le ultime due sono fluttuanti. Le tre asternali si riuniscono e vanno ad articolarsi con la settima costa. Le coste fluttuanti permettono invece dei movimenti più accentuati. In ogni costa si riconosce la testa (a contatto con la colonna vertebrale), il collo e il corpo costale. Si riconoscono due superfici articolari, che si articolano col processo trasverso e con il corpo vertebrale, formando due artrodie. Le coste terminano con la cartilagine sternale (articolazione immobile). Lo sterno è un osso piatto, formato da tre ossa saldate, indicate dalla craniale alla caudale: il manubrio, il corpo dello sterno e il processo xifoideo. Il processo xifoideo non ha una forma costante. Tutti i movimenti della gabbia toracica dipendono dalla doppia articolazione delle coste con le vertebre. Le ultime coste vanno a proteggere parte dei reni, la milza e lo stomaco.

L’arto superiore è costituito da cinto scapolare, braccio, avambraccio, polso e mano. Procedendo da prossimale a distale aumenta il numero delle ossa. La cintura scapolare è formata da due ossa: scapola e

clavicola, due ossa piatte. La scapola è un osso piatto molto sottile, con una forma quasi triangolare. È posteriore alla gabbia toracica, e si trova tra la terza e la settima vertebra toracica. Ventralmente presenta una concavità, la fossa sottoscapolare. Dorsalmente è presente un rilievo pronunciato, la spina della scapola. La spina si distacca dalla scapola e termina con un processo appuntito, l’acromion, punto di articolazione con la clavicola.

Anteriormente si distacca un altro processo, il processo caracoideo. Acromion e processo caracoideo sono associati alla cavità glenoidea, punto di articolazione con l’omero. La clavicola ha una forma a “S”, e si trova anteriormente alla scapola. Medialmente presenta una convessità, la convessità mediale, e lateralmente una concavità. Scapola e clavicola sono articolate tramite un’artrodia a livello dell’acromion. La scapola non si articola con il braccio, ed è tenuta insieme da muscoli. Tutto il peso grava sull’articolazione sterno-clavicolare, un’articolazione a sella dove è presente un disco di cartilagine. La cintura scapolare si articola con l’osso del braccio tramite un’enartrosi. La testa dell’omero ha infatti una superficie semisferica. La cavità glenoidea è rivestita da cartilagine ( labbro glenoideo). Il processo

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caracoideo e l’acromion stabilizzano l’articolazione, che creano un vincolo nel momento in cui effettua una circonduzione completa. L’omero è un osso lungo, con il canale midollare. Le due epifisi sono diverse: l’epifisi prossimale è caratterizzata dalla testa, a cui segue un piccolo restringimento, il collo, e dei rilievi (piccola e grande tuberosità), in cui si inseriscono e muscoli. Lungo la diafisi troviamo la tuberosità deltoidea. Lungo l’epifisi distale troviamo invece dei rilievi: medialmente la troclea, lateralmente il condilo. Lateralmente troviamo anche l’epicondilo e l’epitroclea. Sopra la troclea, posteriormente, troviamo invece la fossa olecranica. Le ossa dell’avambraccio sono due: radio e ulna. Il radio è laterale, l’ulna è mediale. Sono ossa lunghe, caratterizzate da una diafisi triangolare. Molto importante è il margine lungo cui si affrontano, cioè le creste interossee. Tra queste creste si interpone un legamento che va a chiudere lo spazio anteriore rispetto al posteriore. L’epifisi prossimale del radio è detta capitello del radio, a cui segue un rilievo (tuberosità radiale), in cui si inserisce il bicipite. L’epifisi distale è più pronunciata. L’ulna invece ha un’epifisi distale detta capitello dell’ulna, mente la prossimale è più pronunciata, con un rilievo detto olecrano dell’ulna. Olecrano dell’ulna e capitello del radio formano il gomito. Il gomito è formato da tre sottoarticolazioni:

Condilo dell’omero + capitello del radio Troclea dell’omero + olecrano dell’ulna Radio + ulna

Troclea e olecrano hanno forma circolare, quindi formano un ginglimo angolare, responsabile dei movimenti di flessione ed estensione. L’articolazione fra capitello del radio e condilo è una condiloartrosi: l’olecrano si inserisce nella fossa olecranica. Radio e ulna si articolano sia nelle porzione prossimale sia nella porzione distale, fomando un ginglimo laterale, permettendo la pronosupinazione della mano. Il carpo si articola solo con il radio. Tra carpo e ulna si interpone della cartilagine. Il carpo è formato da otto ossa, disposte su due file, perciò quattro ossa sono prossimali e quattro distali. Le ossa del carpo vanno a formare anteriormente una fossa, ed in essa transitano tendini e nervi. Il legamento trasverso del carpo chiude la fossa, creando il tunnel carpale. Al carpo seguono le ossa del metacarpo e le falangi. A livello del metacarpo, nello spessore dei tendini, sono presenti delle ossa sesamoidi. Le cinque ossa del metacarpo sono ossa lunghe, numerate da I a V, dal pollice al mignolo. Le falangi sono tre per dita (prossimale, intermediale e distale), tranne per il pollice, dove manca l’intermedia. Le ossa del carpo sono paragonate ad un condilo, poiché sono articolate col radio tramite una condiloartrosi. I metacarpali hanno superfici piane, perciò formano artrodie, tranne il pollice, che va a formare un’articolazione a sella. Le epifisi distali dei metacarpali formano un condilo, andando così a formare una condiloartrosi. Tra le falangi troviamo invece dei ginglimi angolari.

L’arto inferiore è costituito da cintura pelvica, coscia, gamba, caviglia e piede. Le ossa sono più massicce rispetto all’arto superiore, poiché sono responsabili del sostegno e del movimento. Le articolazioni hanno minore libertà di movimento, ed il piede non è in asse. La cintura pelvica (o bacino) è formata da più ossa. L’osso sacro e il coccige chiudono posteriormente il

bacino. Lateralmente e anteriormente troviamo due ossa dell’anca, formate da ileo (porzione superiore), pube (porzione anteriore) e ischio (porzione posteriore), fusi fra loro durante lo sviluppo embrionale. L’ischio presenta una fossa anteriore, l’acetabolo, per l’inserzione della gamba. L’auricola è il punto di articolazione immobile fra coccige e osso dell’anca. Anche la sinfisi è un’articolazione immobile.

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Esiste un dimorfismo fra uomo e donna per quanto riguarda il bacino: nell’uomo l’angolo sottopubico è minore o pari a 90°, nella donna è superiore a 100°. Il bacino nell’uomo è più alto e stretto, nella donna più basso e largo. Le distante fra alcuni punti predefiniti del bacino consentono di valutare se una donna potrà partorire naturalmente: se la distanza fra il promontorio (cioè l’angolo fra l’ultima vertebra lombare e la prima vertebra sacrale) e il punto più sporgente della faccia posteriore della sinfisi pubica, definita anche come coniugata ostetrica, è pari a 10,5 cm e se la distanza fra il coccige e il margine inferiore dell’osso pubico, definita come stretto inferiore, è pari a 9 cm, la donna potrà partorire naturalmente. Il bacino va a formare la cavità pelvica.Il femore è un osso lungo. L’epifisi prossimale presenta una testa, che va ad inserirsi nell’acetabolo, a cui

segue il collo. Presenta due rilievi, il piccolo e il grande trocantere. La diafisi ha sezione circolare, ed è liscia anteriormente, mentre posteriormente troviamo la linea aspra. L’epifisi distale presenta due condili, mentre le sporgenze intorno sono gli epicondili, che vanno a formare l’enartrosi. L’acetabolo è ricoperto da cartilagine. La testa del femore è in contatto con l’acetabolo tramite il legamento rotondo, in cui passano i vasi sanguigni.Nella gamba troviamo tibia e perone (o fibula). La tibia è più grossa del perone, e solo la tibia si articola col femore, mentre entrambe si articolano col piede. L’epifisi prossimale della tibia presenta due condili, e la tuberosità tibiale, dove si inserisce il quadricipite. Nelle epifisi distali tibia e perone terminano con i malleoli. La rotula è un osso soprannumerario che si trova anteriormente al femore, inglobata nel legamento quadricipite, e va a stabilizzare il ginocchio. Il ginocchio è in parte una condiloartrosi, in parte una troclea. I condili non sono paralleli fra loro, ma convergono anteriormente, e ciò permette un minimo di

lateralità. Fra i condili vengono interposti i menischi. Il ginocchio è poi stabilizzato lateralmente dai legamenti collaterali, dai legamenti crociati e dal legamento del quadricipite.Il piede è formato da una serie di ossi brevi (il tarso), da alcune ossa lunghe (il metatarso), e dalle falangi. Le ossa del tarso sono sette, di cui l’astragalo (o talo) e il calcagno sono quelle su cui è scaricata la forza. Con l’astragalo, tibia e perone formano una troclea. Tra astragalo e scafoide troviamo un’enartrosi, mentre tra tarso e metatarso troviamo artrodie. Tra metatarso e falangi abbiamo delle condiloartrosi e fra le falangi dei ginglimi angolari.

I muscoli permettono il movimento di un osso uno rispetto all’altro. Si tratta di muscoli scheletrici, di tipo volontario. I muscoli sono composti da parti carnose e parti tendinee. Si possono suddividere per forma, funzione o posizione. Bisogna definire origine ed inserzione di ogni muscolo. Per capo di origine si intende la porzione inserita nel punto osseo che non si muove, mentre il capo d’inserzione si trova sulla parte ossea

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che si muove. Alcune eccezioni sono presenti soprattutto negli arti. Le masse muscolari sono organizzate secondo logge. Negli arti troviamo loggia anteriore e loggia posteriore. I muscoli sono disposti solitamente in strati concentrici.Nel tronco e nella testa troviamo i muscoli mimici (o pellicciai). Gli orbicolari degli occhi e delle labbra sono muscoli circolari. Il platisma è un muscolo piatto che si porta agli angoli della mascella. L’occipito-frontale è un muscolo multi ventre, con origine sull’occipitale. Più in profondità troviamo i muscoli masticatori. Il muscolo temporale è il più evidente, e l’origine determina un rilievo, la linea temporale. È responsabile della chiusura della mandibola sulla mascella. Il buccinatore chiude lo spazio fra le arcate, ed è attraversato dal dotto della ghiandola parotide. Nel collo si osserva posteriormente il trapezio, lo sternocleidomastoideo lateralmente. La contrazione alternata di questi due muscoli permette i movimenti laterali della testa. Le coste sono saldate dai muscoli intercostali, che partecipano alla respirazione. Inferiormente alla gabbia toracica e sopra il bacino troviamo dei muscoli che vanno a formare una parete: gli addominali obliqui (esterni ed interni)e i trasversali. Tutti questi muscoli, insieme al muscolo retto, vanno a terminare in un unico legamento.Per gli arti troviamo i muscoli appendicolari. Tra i toracoappendicolari posteriori, troviamo il grande dorsale e il trapezio. Il grande dorsale ha origine dai processi spinosi delle vertebre lombari e da parte delle toraciche. Il trapezio ha origine dai processi spinosi delle vertebre toraciche e si inserisce sulla cintura scapolare. Il gran pettorale è un muscolo toracoappendicolare anteriore, con origine sul manubrio e sullo sterno e inserzione sull’omero, permettendo l’adduzione. Il sottoscapolare è un muscolo intrinseco, con origine sulla scapola e inserzione sull’omero. Permette l’adduzione dell’omero. Il sovraspinato e il sottospinato hanno origine sulla scapola e l’inserzione sulla testa dell’omero. Il deltoide origina dalla clavicola e dalla scapola e si inserisce sull’omero. Permette l’abduzione, ma anche l’estensione e la rotazione. Tutti muscoli anteriori dell’arto superiore sono flessori, i posteriori sono estensori. Nella loggia anteriore troviamo il bicipite brachiale, con origine sulla scapola e inserzione nel radio. L’antagonista è il tricipite brachiale, con inserzione sull’olecrano dell’ulna. Permettono la flessione e la supinazione (il bicipite brachiale) e l’estensione (tricipite brachiale). Nell’avambraccio troviamo loggia anteriore, loggia posteriore e loggia laterale. Nella loggia anteriore troviamo i muscoli che flettono la mano, i cui tendini entrano nel tunnel carpale e decorrono lungo le falangi. Troviamo il muscolo profondo, il superficiale e il flessore del polso. Nella loggia posteriore troviamo gli estensori. Insieme al bicipite intervengono nella prono supinazione il pronatore rotondo e il pronatore quadrato nell’avambraccio. Nell’arto inferiore gli anteriori sono estensori e i posteriori sono flessori. L’ileo-psoas origina dalla colonna lombare e dall’ala iliaca, con inserzione sul femore. Nella coscia troviamo il quadricipite, che origina sul femore e si inserisce sulla tibia. L’antagonista è il bicipite femorale, che flette la gamba sulla coscia. Il tricipite della sura, un flessore, ha origine sul femore e inserzione sul calcagno con un unico tendine, il tendine d’Achille. I flessori brevi delle dita dei piedi hanno origine sul tarso e si inseriscono sulla falangi. Sono flessori, e non esistono nella mano.

L’APPARATO CIRCOLATORIOÈ un sistema che permette di veicolare liquidi attraverso vasi, oltre ad ossigeno e materiale nutritizio. Si distingue in apparato circolatorio sanguifero e apparato circolatorio linfatico. L’apparato circolatorio sanguifero è un sistema chiuso, attraverso cui avvengono scambi fra sangue e tessuti. È costituito da:

Cuore Arterie e vene Capillari

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Bisogna distinguere fra piccola circolazione (o circolazione polmonare), che va dal cuore destro ai polmoni, per poi ritornare al cuore sinistro, e grande circolazione (o generale o sistemica), dal cuore sinistro a tutti gli organi, per poi tonare al cuore destro. Le arterie portano il sangue lontano dal cuore, mentre le vene portano il sangue verso il cuore. Arterie e vene sono un sistema di organi cavi. Le vene hanno diametri maggiori, un lume più ampio e una parete più sottile. Dal lume verso l’esterno abbiamo una tonaca interna, una media ed una esterna. Nella tonaca interna, in entrambi i casi, abbiamo uno singolo di strato di cellule piatte, l’endotelio. Tra arterie e vene cambia la tonaca media, dove abbiamo le fibre muscolari lisce. Nella tonaca esterna abbiamo tessuto fibroso e connettivo. Le arterie che partono dal cuore sono le arterie elastiche, con un diametro fino a 6 mm, dove prevale la tonaca esterna e dove abbiamo una componente elastica fra tonaca media endotelio e tonaca media. Via via la componente elastica si riduce e aumenta la tonaca media: sono queste le arterie muscolari, dove il diametro varia dai 2 ai 6 mm. Con la riduzione della tonaca media si hanno le arteriole, con un diametro da 20 μm a 1,5 mm. Infine sparisce lo strato muscolare, e si hanno i capillari. Alcuni capillari hanno diametro inferiore anche ai 5 μm (cioè meno del diametro di un globulo rosso). Le dimensioni aumentano poi di nuovo, e si originano così le venule, in cui aumenta il collagene fibroso intorno all’endotelio. Si arriva i vasi di grosso calibro, dove il diametro può raggiungere anche i 10 mm. A livello degli organi i vasi si assottigliano fino a diventare capillari, per favorire gli scambi metabolici. Si distinguono tre tipi di capillari:

Capillari continui: ogni cellula endoteliale forma il lume. Intorno all’endotelio si trovano i periciti. Capillari fenestrati: le cellule endoteliali presentano dei pori con diametro fino a 70 nm. Intorno

all’endotelio si trovano i periciti. Si trovano, ad esempio, nei reni. Capillari sinusoidi: le cellule endoteliali non sono addossate. Si trovano ad esempio nel fegato.

I capillari sono il collegamento fra arterie e vene. Un altro tipo di collegamento sono le anastomosi artero-vasale. I capillari vengono bypassati per non disperdere il calore, come nel caso di un freddo molto intenso. Un altro esempio è la rete mirabile, quando si sconvolge la normale circolazione (ad esempio nei reni si passa dalle arteriole ai capillari e poi nuovamente nelle arteriole, oppure nel fegato dalle venule si diramano dei capillari e poi nuovamente delle venule). Infine abbiamo i sistemi portali, dove dai capillari si diramano delle vene e poi di nuovo dei capillari, come nel fegato o a livello dell’ipotalamo.Il cuore è localizzato nella gabbia toracica, nel mediastino anteriore. Prende rapporto con i polmoni, ed è appoggiato al diaframma. Il cuore è spostato sulla sinistra rispetto all’asse mediano. Ha una forma a tronco di cono, con la base in alto a destra posteriormente, ed l’apice in basso a sinistra anteriormente. L’andamento è obliquo, ed è protetto da coste e sterno (si trova fra le sesta e la settima costa, e fra le quinta e l’ottava vertebra toracica). Il mediastino è lo spazio compreso fra i due polmoni. Nel mediastino posteriore troviamo l’esofago, i grossi vasi e una parte della trachea. Il cuore è avvolto dal pericardio, che lo vincola al diaframma, lo isola dai polmoni e ricopre la prima parte dei vasi in entrata e in uscita. La parte

anteriore del cuore è detta sterno-costale. Sulla base si trovano i vasi. La faccia posteriore è detta diaframmatica, da cui si vede sull’apice alcune strutture che dividono l’organo. Il cuore è un organo cavo. Si possono riconoscere diverse cavità: due più piccole superiori, due più grandi inferiori. Le più piccole sono gli atri, le più grandi i ventricoli. La circolazione del cuore destro e del cuore sinistro sono in rapporto fra loro solo nello sviluppo embrionale. Gli atri sono pressoché nascosti da due protuberanze, le auricole. Sulla faccia sterno-costale si osserva meglio il cuore destro. L’apice del cuore è il ventricolo sinistro. Sulla faccia posteriore atri e ventricoli sono meglio identificabili,

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divisi dal solco coronario. Atri e ventricoli non hanno la stessa morfologia. Gli atri hanno pareti interne lisce, i ventricoli sono più irregolari. Entrambi sono rivestiti da endotelio (o meglio detto endocardio), a cui segue il miocardio ed esternamente l’epicardio. Le vene cave portano il sangue povero di ossigeno all’atrio destro, da cui passa attraverso la valvola atrio-ventricolare al ventricolo destro, e poi attraverso l’arteria polmonare passa ai polmoni. Dai polmoni si dipartono quattro vene polmonari, che vanno all’atrio sinistro. Dall’atrio sinistro passa al ventricolo sinistro e poi all’arteria aorta, per essere portato in circolo. Tra le pareti destre e sinistre ci sono delle differenze: il miocardio del cuore sinistro è più sviluppato, mentre il lume è più piccolo, poiché deve esercitare una forza maggiore per spingere il sangue nella circolazione sistemica. Gli atri hanno un endocardio liscio, solo le porzione delle auricole sono più irregolari, per la presenza dei muscoli pettinati. Nell’atrio destro è presente un foro, lo sbocco seno-coronario. È presente poi il seno interventricolare ed una depressione, residuo del foro di Botallo. La valvola atrio-ventricolare destra presenta tre lembi, perciò è detta valvola tricuspide. Nel ventricolo destro si osservano le trabecole carnee. Le più evidenti sono i muscoli papillari, da cui partono dei legamenti, le corde tendinee, che vanno ai lembi della valvola. Sulla sommità è presente la valvola polmonare. La valvola atrio-ventricolare sinistra ha solo due lembi, perciò è detta bicuspide o mitralica. Tra arteria aorta e arteria polmonare è presente un piccolo legamento, il legamento arterioso di Botallo, residuo di un vaso che metteva in comunicazione le due arterie. Sulla faccia posteriore è ben visibile il seno coronario, una vena che arriva allo sbocco seno-coronario. Facendo una sezione lungo il solco coronario si osserva che le quattro valvole sono lungo lo stesso piano e formano lo scheletro fibroso del cuore. Dalla valvola aortica si dipartono due grosse arterie, le coronarie, che vanno ad avvolgere il cuore. Le coronarie si dipartono subito dopo la valvola semilunare aortica e vanno ad irrorare il miocardio. Questo sangue è raccolto dalle vene cardiache, finendo nel seno coronario e poi nell’atrio destro.Si distingue pericardio sieroso e fibroso. Il sieroso avvolge il cuore ed è formato da un doppio strato: il pericardio viscerale è a contatto col miocardio, quello sovrapposto è il pericardio parietale. Tra viscerale e parietale si trova il liquido pericardico. Il tutto è avvolto dal pericardio fibroso, che ancora tramite legamenti il cuore alle strutture circostanti.Il 100% del sangue presente nell’atrio destro arriva ai polmoni, per poi tornare all’atrio sinistro. Il 5% va poi alle coronarie, il 15% all’encefalo e ai muscoli, il 35% agli organi viscerali e il 20% ai reni. Le due arterie polmonari entrano nei polmoni attraverso l’ilo, per poi tornare tramite le quattro vene polmonari alla parte sinistra. Le arterie polmonari si suddividono in modo parallelo ai bronchi, così come le vene polmonari. Questa circolazione non ha significato nutritizio.I più grossi vasi arteriosi sono molto in profondità, mentre la circolazione venosa ha un decorso più profondo ed uno più superficiale. I grossi vada del sistema venoso sono le vene cave superiori ed inferiori,l

quella del sistema arterioso è l’aorta. L’aorta è un vaso unico che si divide in rami secondari. Viene suddivisa in aorta ascendente, arco aortico e aorta discendente, a sua volta suddivisa in tratto toracico e tratto addominale. Il diaframma ha dei fori che permettono il passaggio di strutture sia addominali sia toraciche, quindi anche dell’aorta, che passa addossata alla colonna vertebrale. La separazione dei due tratti avviene proprio nel punto in cui l’aorta attraversa il diaframma. L’arco aortico abbraccia la biforcazione dei bronchi. Il tratto ascendente è molto piccolo, di solito di 2 cm. L’aorta ascendente dà due rami, le arterie coronarie sinistra e destra, che corrono poi nel solco coronario. L’arco aortico da destra piega a sinistra e emette dei rami. A destra abbiamo un unico tronco, detto arteria brachicefalica, mentre a sinistra emette

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due rami, la carotide sinistra e l’arteria succlavia sinistra. L’arteria brachicefalica si suddivide poi in succlavia destra e carotidi comuni. Dalle succlavie si dipartono la toracica interna e l’arteria vertebrale. Le arterie carotidi comuni salgono verso l’alto e a livello della tiroide si dividono in carotide esterna, che irrora i tessuti e i visceri della faccia, e interna, che irrora l’encefalo. La succlavia lascia il tronco e si diparte verso gli arti superiori, dando origine a più rami. A livello dell’articolazione della spalla si chiama arteria ascellare e poi brachiale, portandosi a contatto con l’omero. A livello del gomito si suddivide in radiale e ulnare. A livello del polso danno origine ad un’anastomosi, cioè gli archi palmari. Nel decorso verso il tronco l’aorta toracica emette rami parietali e rami viscerali. I primi rami parietali sono le arterie intercostali, che si portano a contatto con il corpo delle vertebre, seguendo il percorso delle coste. Hanno un’organizzazione regolare: per ogni costa troviamo un nervo, un vaso e un’arteria costale. I rami viscerali emergono anteriormente e nel tratto toracico sono rami pari, piccoli e paralleli. Troviamo quindi l’arteria bronchiale, l’arteria pericardica, l’arteria mediastinica e l’arteria esofagea. Anche nella porzione addominale troviamo rami parietali e viscerali. Tra i rami parietali troviamo quindi le arterie freniche, che irrorano il diaframma; invece, tra i rami viscerali, subito dopo l’emergenza dell’arteria addominale, troviamo l’arteria celiaca, un ramo impari mediano. Abbiamo poi le arterie surrenali e renali. Questi sono tutti rami pari. Infine abbiamo un altro ramo impari mediano, l’arteria mesenterica inferiore. Infine abbiamo le arterie genitali, pari e mediane. Il tronco celiaco si suddivide in tre rami (infatti è anche detta arteria tripode): uno piccolo a sinistra (l’arteria gastrica), un altro piccolo a sinistra (l’arteria lienale) e uno più grosso a destra (l’arteria gastro-epatica). Il tratto lienale irrora il pancreas e la milza, mentre i due tratti gastrici sono anastomizzati. L’arteria mesenterica superiore (subito dopo la tripode) irrora l’intestino tenue fino al primo tratto del colon, più il colon traverso. Decorre all’interno del mesentere, che fa parte del solco peritoneale. L’arteria mesenterica inferiore irrora parte del colon traverso, il colon discendente, il colon sigmoidale e il retto. Le due mesenteriche sono anastomizzate fra loro. L’aorta addominale, in prossimità della quarta vertebra lombare, si suddivide in due rami laterali, le arterie iliache comuni, e termina con l’arteria sacrale. Le due arterie iliache si dividono in iliaca esterna e interna (o ipogastrica). L’esterna si porta all’arto inferiore. Nell’arto inferiore dà origine ad un ramo detto arteria femorale, che vicino al ginocchio diventa arteria poplitea, trovandosi posteriormente al ginocchio, per poi dare due rami, uno tibiale e uno fibulare, che insieme danno origine agli archi plantari. Nel tronco si forma un circolo parallelo. Dall’arteria toracica interna (o arteria mammaria) si vanno a formare dei rami paralleli (le arterie intercostali anteriori, collegati con le posteriori). La toracica interna supera il diaframma, e va poi a formare l’arteria epigastrica superiore. Si dipartono poi dei rami discendenti (le epigastriche inferiori), in anastomosi fra loro.Una volta raggiunti gli organi, il sangue ritorna al cuore, tramite il sistema delle vene cave. Le vene cave sono due, una superiore e una inferiore. Parallela alla arteria mammaria si trova una struttura posteriore, il sistema delle vene azygos. La vena emiazygos, a destra della colonna vertebrale, si immette nella vena cava superiore. La vena cava inferiore raccoglie il sangue dai visceri addominali e dagli arti, tramite le vene iliache. Nel sistema venoso non esistono vasi che dagli organi vanno direttamente alla vena cava. Il sangue finisce nella vena porta, per poi convergere alla vena cava, dopo essere passato dal fegato. La vena grande safena è una vena più superficiale dell’arto inferiore, che converge poi verso la vena iliaca. Abbiamo poi le vene più profonde. Nel distretto superiore si trova la vena cava superiore, formata da due tronchi brachicefalici, uno destro ed uno sinistro, dati dall’unione della succlavia e della giugulare esterna. Anche nell’arto superiore abbiamo vene più profonde, in doppia copia, e vene più superficiali, come la vena basilica e la vena cefalica. Abbiamo vene mesenteriche superiori e inferiori, che convergono nella vena porta. Dal fegato si originano le vene epatiche, che arrivano alla vena cava inferiore. Le arterie arrivano all’encefalo dalla base cranica, dove creano un’anastomosi. I rami arteriosi si portano lungo tutta la superficie dell’encefalo, fino a dare rami che si approfondano nel tessuto nervoso, come tipicamente succede negli organi cavi. La carotide interna, dalla base cranica entra nel canale carotico

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dell’osso temporale. Nello spessore dell’osso temporale il percorso è orizzontale e arriva in prossimità del foro lacero, obliterato da una membrana. Le arterie vertebrali in prossimità dell’atlante entrano attraverso il foro occipitale. All’interno della scatola cranica vanno in anastomosi, creando il circolo di Willis, che si trova vicino alla sella turcica dello sfenoide. Le due arterie vertebrali entrando formano un’unica arteria, l’arteria basilare, che termina con due rami cerebrali posteriori. Le cerebrali anteriori sono in comunicazione tramite la comunicante anteriore. Il circolo di Willis dovrebbe fornire continuamente alimentazione all’encefalo. Se non è sufficiente, si hanno infarti del tessuto nervoso. Il sangue venoso è convogliato in vene cerebrali, da cui converge in cisterne dette seni venosi. I seni venosi si trovano nelle meningi. Uno dei seni, il seno sagittale superiore, decorre per tutto l’encefalo, mentre un altro, il seno sagittale inferiore, si trova dove terminano le meningi, ed è unito all’altro tramite il seno retto. In prossimità del cervelletto si trovano i seni trasversi. Dai seni il sangue giunge al sistema riunente, cioè il seno sigmoideo. Il seno sigmoideo lascia la scatola cranica tramite il foro giugulare. Gli organi e i visceri esterni sono drenati da vasi che convergono nelle giugulari esterne. La circolazione fetale e postnatale sono diverse. I polmoni non sono maturi prima del sesto mese, ma sono collassati. Il nutrimento arriva dalla madre attraverso la placenta. Nella placenta ci sono dei capillari, i villi coriali. Dalla placenta si dipartono due vene ombelicali: di questa una regredisce, mentre l’altra attraverso il cordone ombelicale va verso il fegato e attraverso il dotto venoso bypassa la vena porta e arriva verso la vena cava inferiore e poi all’atrio destro del cuore. Atrio destro e sinistro non sono divisi ma in comunicazione tramite il forame ovale. Dall’atrio destro la maggior parte del sangue va all’atrio sinistro, al ventricolo sinistro e all’aorta. Il sangue refluo dalla testa e dagli arti superiori va all’atrio destro e al ventricolo destro. Da qui si immette nel tronco polmonare, che è in collegamento con l’aorta tramite il dotto arterioso. Il sangue dell’aorta è misto. Per avere ricambio, a livello delle arterie iliache interne sono presenti due arterie che vanno alla vescica, la oltrepassano e diventano arterie ombelicali, che entrano nell’ombelico e rilasciano sangue povero di O₂. Alla nascita è reciso il cordone ombelicale e si ha il primo vagito del neonato, che dilata i polmoni. L’aumento della capacità polmonare richiama più sangue ai polmoni. Le vene polmonari portano sangue all’atrio sinistro, e l’aumento della pressione chiude il forame ovale. Il dotto arterioso man mano non è più attraversato dal sangue, e si atrofizza. Anche la vena ombelicale si atrofizza e diventa un legamento (il legamento rotondo). Il dotto venoso non è più usato, e diventa il legamento venoso. Le arterie ombelicali arrivano solo più alla vescica, il resto è legamento ombelicale. L’impronta della finestra ovale è il residuo del foro di Botallo.Nelle prime fasi di sviluppo dell’embrione, gli organi si sviluppano come tubi lungo l’asse principale. I due tubi cardiaci nel sacco vitellino vanno a formare un unico tubo. Si tratta di cellule muscolari, già avvolte nel pericardio, che al 25°-30° giorno si contraggono. Dal 30° giorno in poi l’interno del tubo si raggomitola, e si formano, a partire dalla porzione caudale, il seno venoso, l’atrio, il ventricolo e il bulbo arterioso. L’atrio rimane posteriormente e il ventricolo anteriormente. Dal 30° giorno seno e atrio si portano superiormente e posteriormente. Le cavità poi si suddividono per formazione dei setti. Alcune cellule della parete si sviluppano cranialmente, andando a formare il setto primitivo. Mentre si sta per chiudere, cranialmente si formano delle deiscenze, che poi si apriranno in un foro unico, formando l’ostio secondo. Un altro lembo di tessuto, il setto secondo, nell’atrio destro va verso il basso, lasciando una piccola apertura. La finestra ovale è quindi formata da due lembi, la cui aperture non sono sovrapposte. Quando la pressione dell’atrio sinistro aumenta, fa unire i due lembi.

Il sistema linfatico si occupa di veicolare la linfa, cioè gli organi interstiziali di organi e tessuti, verso il sistema sanguifero venoso. Non ha un sistema motore, ed è centrifugo, formato da vasi intervallati da aggregati di tessuto linfoide, cioè i linfonodi. È un sistema monodirezionale, che si origina da una rete capillare a fondo cieco. Infatti, dalle trame dei tessuti si originano capillari che vanno a vasi precollettori, e

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poi ai vasi collettori intervallati da linfonodi. I vasi collettori sono quindi affettori ed effettori, e si immettono in tronchi linfatici che terminano nel circuito venoso e nel sistema nervoso, nell’angolo destro e sinistro. I liquidi in eccesso si formano perché la pressione arteriosa fa aumentare la portata. I liquidi che non riescono ad essere caricati vanno ai tessuti e vengono poi raccolti dai capillari linfatici. Gli endociti linfatici hanno un plasma più sottile, e non hanno né la membrana basale né periciti. I capillari sono strutturati come capillari sinusoidi. La linfa quindi passa facilmente. I dotti collettori terminano in dotti linfatici, perlopiù nel tronco, paralleli all’aorta e all’azygos. I dotti principali sono il dotto linfatico destro e il dotto toracico, che si forma nella cavità addominale per confluenza di più dotti: i dotti lombari e i dotti intestinali finiscono nella cisterna del chilo, che in alcuni individui manca, per poi confluire nell’angolo sinistro. Il dotto linfatico destro in alcuni individui può mancare, ed essere costituito da tre vasi divisi. In maniera associata al sistema linfatico, si parla di organi linfoidi, primari o secondari. I primari sono il midollo osseo e il timo, in cui maturano le cellule del sangue (nel timo maturano solo i linfociti). I linfociti sono poi veicolati agli organi secondari, come i linfonodi, la milza e il MALT (tessuti linfoidi associati alle mucose, come le tonsille). I linfonodi sono organi pieni, formati da una capsula di tessuto connettivo. Presentano un ilo per piccole arterie e vene. Ogni linfonodo riceve numerosi dotti collaterali, che circolano nel linfonodo per poi dipartirsi con un dotto efferente. Sono in grado di riconoscere gli antigeni, perciò sono presenti in tutto il corpo. La milza è localizzata nella cavità addominale, a sinistra, in posizione sottodiaframmatica. È in vicinanza della nona e decima costa. Ha una faccia diaframmatica convessa, e una viscerale che reca le impronte degli organi vicini. Anteriormente presenta la faccia gastrica, posteriormente la faccia renale e inferiormente la faccia colica. Riceve l’arteria lienale, ed è molto vascolarizzata. È un organo pieno e presenta una colorazione caratteristica per l’accumulo di eritrociti. È ricca anche di macrofagi, che rimuovono gli eritrociti vecchi o danneggiati. Si identifica quindi la polpa rossa e, disseminati nel parenchima, aggregati di tessuto linfoide, che costituiscono la polpa bianca. Il timo si sviluppa nell’embrione; ha un massimo nella pubertà e poi si atrofizza. È localizzato nel mediastino anteriore. È un organo impari mediano con due grossi lobi. Facendo una sezione, si evidenzia una struttura globulare, con una porzione corticale e una midollare. Qui avviene la maturazione dei linfociti T, oltre al processo di presentazione e non riconoscimento del self.

L’APPARATO RESPIRATORIOIl suo compito è immettere nel corpo O₂. Possiamo distinguere vie respiratorie e organi della respirazione. Le vie respiratorie sono organi che veicolano l’aria agli organi respiratori. Si distinguono vie superiori e vie inferiori. Gli organi respiratori sono i polmoni.La cavità nasale è la prima via respiratoria. L’aria è inspirata sia dalla cavità nasale sia dalla cavità orale, ed è poi convogliata alla faringe. Dalla cavità nasale passa attraverso le coane e poi alla faringe. Sulla cavità nasale sono presenti i turbinati, di cui i superiori sono costituiti dall’osso etmoide. Nel passaggio tra i turbinati l’aria viene riscaldata. I turbinati sono ricoperti da una mucosa, costituita da un epitelio colonnare pseudostratificato, che possiede un orletto con ciglia e cellule caliciformi mucipare. Sulla superficie sono presenti vasi sanguigni che scaldano l’aria. Il particolato aderisce al muco e le ciglia lo spostano verso la faringe. La respirazione dal naso è quindi consigliata. La mucosa del turbinate superiore è però una mucosa olfattiva e non respiratoria, costituita da neuroni olfatti deputati al riconoscimento degli odori. Si tratta di neuroni dotati di una forte capacità rigenerativa, poiché sono in una zona molto esposta. La faringe è un organo in comune con l’apparato digerente, poiché consente il passaggio di aria e cibo. Durante la deglutizione si chiudono le vie aeree, per mezzo di elementi della laringe. La cavità nasale, la cavità orale e la faringe fanno parte delle vie aeree superiori. La laringe è un insieme di strutture cartilaginee. La cartilagine superiore è l’epiglottide, ed è in grado di modificare la sua posizione per chiudere le vie aeree. Seguono la cartilagine tiroidea e la cartilagine caracoidea, a forma di anello, e altre

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cartilagini pari e simmetriche, tra cui le aritenoidee, importanti per la fonazione. La cartilagine tiroidea è legata all’osso ioide. L’epiglottide è articolata anteriormente con la cartilagine tiroidea. Le cartilagini aritenoidee sono il punto d’inserzione dei legamenti vocali. Nella laringe si trovano dall’alto le pieghe ventricolari (o corde vocali false) e i legamenti vocali (corde vocali vere). Le pieghe ventricolari proteggono le corde vocali vere. Lo spostamento delle cartilagini aritenoidee modificano la rima della glottide, che insieme all’emissione dell’aria permettono l’articolazione delle parole. Alla laringe segue poi la trachea. La trachea è un tubo di circa 10 cm, dal diametro di 2 cm. È un tubo mobile, formato da anelli di cartilagine intervallati da connettivo. La trachea inizia all’incirca in corrispondenza della sesta vertebra cervicale e arriva fino alla quarta/quinta vertebra toracica. Non è però addossata alla colonna vertebrale, in quanto fra le due è interposto l’esofago. La porzione superiore è contornata dalla tiroide, ai lati decorrono le carotidi comuni e le vene giugulari. Anteriormente abbiamo i grossi vasi della circolazione. La biforcazione nei bronchi è posta inferiormente allo sbocco della vena polmonare, tra mediastino anteriore e posteriore. Il lume è sempre aperto, al contrario dell’esofago, che è collassato. Gli anelli di cartilagine sono incompleti posteriormente, nel punto in cui la trachea è a contatto con l’esofago. Essendo un organo cavo, la trachea è costituita da tonache sovrapposte. La parete è rivestita da mucosa. Le ciglia trasportano il muco superiormente. Più esternamente troviamo fibrocartilagine ialina e la tonaca avventizia. La trachea è chiusa dal muscolo tracheale, che permette l’espansione dell’esofago durante il passaggio del bolo. Il primitivo tubo digerente non è così complesso. È da questo tubo che si originano le diverse strutture, tra cui la trachea. Vasi arterie polmonari seguono le ramificazione delle biforcazioni bronchiali. I bronchi sono due, uno destro e uno sinistro. Il destro è più verticale, il sinistro è più obliquo. I due bronchi principali formano un angolo di 70°. Subito dopo la loro emergenza penetrano nell’ilo dei polmoni. Nel parenchima si suddividono in bronchi secondari; dopo un’ulteriore divisione abbiamo i bronchi terziari, non più costituiti da anelli di cartilagine ma da placche irregolari. Dai bronchi terziari si originano poi i bronchioli, dal diametro di un millimetro, non più rivestiti di cartilagine. Abbiamo poi i bronchioli terminali e i bronchioli respiratori, che finiscono con gli alveoli.I polmoni si trovano nella gabbia toracica, nelle logge pleuropolmonari, che lo dividono dal cuore, e poggiano sul diaframma. Delimitano lateralmente il mediastino e anteriormente e posteriormente sono addossati alla gabbia toracica. La faccia addossata alle coste è detta costale. I polmoni non sono organi pari e simmetrici, poiché il sinistro è più piccolo. Ogni polmone è suddiviso in lobi: il sinistro in due (superiore ed inferiore), il destro in tre (superiore, medio ed inferiore). I lobi sono divisi da scissure che si approfondano all’interno. Ogni polmone è avvolto da una tonaca sierosa, la pleura, che si approfonda anche nelle scissure. Possiamo distinguere due foglietti. La pleura viscerale è a contatto con l’organo, la parietale è addossata al diaframma. Fra i due foglietti è presente una camera con il liquido pleurico, che lubrifica le superfici per evitare sfregamenti. I rami di vene e arterie seguono l’albero bronchiale. Sulla faccia mediastinica i polmoni presentano dei rilievi dati dagli organi interposti. L’ilo è ben visibile. Sul polmone sinistro si può osservare la fossa cardiaca, data dall’impronta del cuore. Posteriormente alla fossa cardiaca si vede un tratto dell’aorta discendente. Oltre a essere suddivisi in lobi, i polmoni si suddividono in segmenti broncopolmonari. Ogni bronco terziario ha una precisare area di competenza, cioè un segmento broncopolmonare. Si può poi parlare di lobuli, segmenti indipendenti non identificabili dall’esterno, ognuno con un proprio bronchiolo terminale. In ogni lobulo abbiamo un’arteria bronchiale, rami della vena polmonare e un bronchiolo. Dai bronchioli respiratori si aprono le sacche alveolari. L’arteria bronchiale nutre queste strutture, mentre l’arteria polmonare trasporta sangue povero di O₂ per effettuare scambio di gas a livello della sacca alveolare. Si dipartono poi le vene polmonari che portano sangue ricche di O₂ all’atrio sinistro. I bronchioli respiratori possiedono alcune cellule muscolari lisce che li mantengono pervi. Le pareti delle sacche alveolari e dei capillari sono molto ridotte per facilitare gli scambi. Le sacche sono formate da un monostrato di cellule piatte, e fra una cellula e l’altra troviamo i capillari. Le pareti sono

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formate da pneumociti di tipo I, cellule sottili con poco citoplasma, i cui organelli sporgono verso il lume. I pneumociti di tipo II sporgono notevolmente verso il lume, dove riversano numerosi granuli di secreto. Il secreto, detto surfactante, è un tensioattivo che mantiene dilatato il lume. Gli eritrociti procedono lentamente e con difficoltà nei capillari, in modo tale da effettuare gli scambi gassosi. Progressivamente nell’adulto i polmoni diventano grigiastri per l’accumulo di particolato e detriti.

L’APPARATO DIGERENTEL’apparato digerente permette l’ingestione di alimenti, l’assimilazione di sostanze utili e l’eliminazione di sostanze inutili. È formato da più strutture: la cavità orale, nella testa, l’esofago, nella gabbia toracica, e le restanti parti nella cavità addominale. Si riconoscono circa nove regioni nella cavità addominale. In altro a destra abbiamo l’ipocondrio destro, mentre dalla parte opposta abbiamo l’ipocondrio sinistro. Entrambi sono delimitati superiormente dal diaframma. Tra gli ipicondri troviamo l’epigastrio, una regione mediana. Lo stomaco occupa l’ipocondrio sinistro e parte dell’epigastrio. Il fegato occupa l’ipocondrio destro ed epigastrio. Al di sotto troviamo le regioni lombari destra e sinistra, dette anche fianchi. Inferiormente, troviamo le regioni inguinali destra e sinistra. Tra i fianchi troviamo il mesogastrio, e tra le regioni inguinali l’ipogastrio. Inizialmente, nell’embrione, fino al 25° giorno, l’apparato digerente corrisponde ad un semplice tubo. Da questo tubo si originano le gemme bronchiali e altri organi annessi all’apparato digerente. A quattro settimane il tubo digerente è sospeso nella cavità celomatica tramite i mesenteri, fasci di tessuto connettivo, uno dorsale ed uno ventrale. La cavità celomatica corrisponderà poi alla cavità peritoneale. La cavità peritoneale è ricoperta da una sierosa viscerale ed una parietale. Il tubo digerente occuperà poi tutto lo spazio; i mesenteri saranno poi presenti fra le pieghe del peritoneo. L’apparato digerente è un organo cavo, formato interamente da tonaca mucosa, al di sotto della quale si trova la sottomucosa, una tonaca muscolare composta da più strati sovrapposti ed una tonaca sierosa, detta peritoneo viscerale. Nei mesenteri decorrono i grossi vasi della circolazione, che viaggiano paralleli all’asse lungo, per poi approfondarsi.L’apparato digerente inizia con la cavità orale. La bocca è divisa in vestibolo e cavità orale propriamente detta. Il vestibolo è delimitato da guance, labbra e arcate dentarie. Nel vestibolo arrivano i dotti escretori di alcune ghiandole. La cavità orale è delimitata dalle arcate dentarie, dal palato duro e dal palato molle. Inferiormente abbiamo muscoli, e posteriormente l’istmo delle fauci, che si immette nella faringe. La lingua è un organo muscolare mobile, con uno scheletro fibroso a cui si ancorano numerosi muscoli. Possiede un corpo, un apice più esterno ed una base mobile. La lingua ha numerose funzioni: l’articolazione delle parole, l’impastaggio del bolo alimentare e la spinta del bolo nella faringe. Sulla superficie sono presenti gli organi del tatto e del gusto. A livello del frenulo della bocca è presente una ricca vascolarizzazione. Nello spessore sono presenti aggregati di tessuto linfoide (MALT). Le papille sono di diverse tipologie: le più caratteristiche sono le circumvallate, presenti perlopiù sulla base. Nella profondità sono presenti i calici gustativi, dove si trovano cellule sensoriali a cui giungono fibre nervose. La saliva convoglia il cibo alle papille. Nello spessore della lingua sono presenti inoltre ghiandole sierose e mucose. Alla base è presente la tonsilla linguale. Nella cavità orale sono inoltre presenti ghiandole salivari intramurali, oltre alle extramurali, come sono le parotidi, le sottomandibolari e le sottolinguali, tutte ghiandole pari e simmetriche. La ghiandola parotide, di tipo sieroso, è vicina al muscolo sternocleidomastoideo; ha un unico dotto, che attraversa il buccinatore e sbuca a livello del secondo molare. Le sottomandibolari sono ghiandole miste, perlopiù mucose. Il cibo viene triturato dai denti e impastato con la saliva, che, a seconda degli alimenti, è più ricca di siero o di muco. In generale, la saliva contiene lisozima e immunoglobuline, perlopiù di tipo A. Il bolo è poi veicolato nella faringe.La faringe presenta tre porzioni. La più craniale è a contatto con le coane, ed è la rinofaringe. L’orofaringe è a contatto con l’istmo delle fauci. La porzioni più caudale, più vicina alla laringe, è la laringofaringe.

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L’orofaringe permette il passaggio di aria e cibo. A livello della laringofaringe troviamo l’epiglottide. Nella faringe troviamo le tonsille (faringee, tubariche, linguali e palatine), costituite da aggregati di tessuto linfoide. L’esofago è la porzione tubulare che attraversa la cavità toracica, e si trova nel mediastino anteriore. Ha una lunghezza di 20-24 cm. Permette al bolo alimentare di raggiungere le vie digerenti. Si può suddividere in più porzioni: il tratto cervicale, il tratto toracico e il tratto addominale. Il tratto addominale è suddiviso a sua volta in sovraaortico e sottoaortico. Il primo dell’esofago tratto presenta anteriormente la trachea. Posteriormente è addossato alla colonna vertebrale, finché non si interpone l’aorta discendente. La mucosa si solleva in pieghe, e il lume è stellato, chiuso finché non transita il bolo. L’epitelio è pavimentoso pluristratificato, senza funzione di secrezione, con presenza di ghiandole mucose. La sottomucosa presenta uno strato di cellule muscolari lisce, la muscolaris mucosae. Sono poi presenti le ghiandole mucose i cui dotti sfociano nell’epitelio. La tonaca muscolare è organizzata in strati: il longitudinale esterno e il circolare interno. Segue infine la tonaca avventizia. La prima porzione della muscolatura dell’esofago è muscolatura striata volontaria, come la faringe, e poi diventa liscia. Questo perché la deglutizione è un atto volontario. Tra gli strati longitudinali longitudinale e circolare troviamo il plesso nervoso di Auerbach. Nella sierosa troviamo invece il plesso nervoso di Meissner. Questi due plessi formano il sistema nervoso enterico, e determinano la contrazione della muscolatura, secondo movimenti di peristalsi, dati dalla contrazione alternata delle fibre longitudinali e circolari. Il sistema nervoso enterico fa parte del sistema nervoso autonomo. Il bolo dall’esofago si immette poi nello stomaco.Nelle prime fasi embrionali lo stomaco si sviluppa a livello centrale, tenuto in sede dai mesenteri. Nello spessore del mesentere anteriore si sviluppa poi il fegato; lo stomaco quindi si sposta e ruota il suo asse principale verso sinistra. Lo stomaco poi si dilata, e assume la sua funzione di digestione. Lo stomaco è un organo cavo, con tonache sovrapposte. La tonaca muscolare è formata da tre strati: a contatto con la mucosa troviamo lo strato obliquo, e poi lo strato longitudinale e lo strato circolare. Lo stomaco è chiuso da due valvole: il cardias, che lo divide dall’esofago, e lo sfintere pilorico, che lo distingue dall’intestino. Il cardias è solo un restringimento, e quindi è una valvola imperfetta. Lo stomaco nel vivente prende forme particolari. È suddiviso in regioni: la regione cardiale, vicino all’apice del cuore, ma separati dal diaframma, il fondo delle stomaco, il corpo e la regione pilorica. Quando lo stomaco è vuoto la mucosa è sollevata in pieghe. Lo stomaco presenta due curvature caratteristiche, che si formano durante la rotazione a livello embrionale. Tra le pieghe della mucosa troviamo delle fossette, dove sbuca il dotto delle ghiandole gastriche, di tipo tubulare semplice. L’epitelio dello stomaco è un monostrato di cellule mucose. Nelle ghiandole gastriche troviamo le cellule principali, le parietali e le enterocromoaffini. Le cellule principali, anche dette zimogeniche, producono il fattore intrinseco, H⁺ e Cl⁻, con formazione di HCl. Tra le enterocromoaffini troviamo le cellule endocrine. HCl abbassa il pH a un valore compreso tra 2 e 3. Il muco crea quindi un film che protegge le pareti dall’acido. Le cellule della mucosa sono comunque rinnovate frequentemente. Il pepsinogeno è attivato a pepsina dal pH acido e scinde i legami peptidici. Il contenuto dello stomaco transita poi nell’intestino, che occupa tutte le regioni della cavità addominale. Anche l’intestino si suddivide in più porzioni. L’intestino tenue va dal piloro alla valvola ileociecale, ed è lungo circa sei metri. In questo tratto inizia l’assorbimento e continua la digestione. Si possono distinguere ancora due regioni: l’intestino amesenterico, fisso, (o duodeno), e l’intestino mesenterico, mobile, diviso a sua volta in digiuno ed ileo. La porzione mesenteriale è detta mobile poiché è in grado di modificare le sue anse. Il duodeno è breve, lungo circa 20 cm, con una forma ad ansa che abbraccia il pancreas. È caratterizzato da rilievi detti pliche circolari o valvole conniventi. Gli strati muscolari sono due. Nella sottomucosa, soprattutto nel primo tratto, si trovano delle ghiandole mucose, le ghiandole del Brunner. La mucosa ha funzione di assorbimento e secrezione di muco. Nel duodeno abbiamo i dotti escretori di pancreas e fegato, che sboccano a livello della papilla duodenale maggiore (o papilla di Vater) e della

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papilla minore, che in alcuni individui può mancare. Nel digiuno le valvole conniventi sono più evidenti, e aumentano la superficie assorbente. Nell’ileo diminuiscono fino a scomparire. Sulla mucosa si notano le placche di Peyer (MALT). Le pliche circolari sono formate dalla sovrapposizione di villi intestinali. Ciascun villo è caratterizzato da un monostrato di enterociti. Ogni enterocita è rivestito da microvilli. Qui avviene la digestione superficiale, senza una vera e propria escrezione. Ogni villo ha uno scheletro portante, con una venula, un’arteriola e vasi linfatici. I vasi venosi trasferiscono poi il sangue al fegato. Il materiale lipidico è riversato invece nei vasi linfatici e poi nella circolazione.L’intestino crasso è breve, lungo circa due metri, e si dispone sulle pareti laterali della cavità addominale. Qui continuano i processi di assorbimento, soprattutto nell’ultimo tratto, dove si riassorbe molta acqua. L’intestino crasso è suddiviso in cieco, colon e retto. Il cieco origina nella regione iliaca destra, sale lungo il fianco (colon ascendente), e va sotto il fegato, dove tramite la flessura colica destra, gira a sinistra per poi effettuare la flessura colica sinistra (colon trasverso), per poi scendere lungo il fianco (colon discendente) fino al colon sigmoideo, e poi di nuovo a destra. Lungo l’intestino crasso sono evidenti delle tasche, le haustra coli. Lo strato muscolare circolare è completo, mentre il longitudinale è costituito da tre nastri, dette tenie coliche, che fanno “arricciare” gli strati circolari. L’intestino cieco comunica col tenue tramite la valvola ileociecale, una valvola perfetta. Il cieco presenta un’espansione, l’appendice, che contiene aggregati di tessuto linfoide. Nel cieco continua la peristalsi, e viene riassorbita acqua, perciò avviene la solidificazione delle feci. Nel retto si riconoscono l’ampolla rettale e il canale anale. La muscolatura presenta due sfinteri: lo sfintere anale superiore, costituito da muscolatura liscia, e lo sfintere anale inferiore, di muscolatura striata. Il cieco presenta delle fossette, dove sono presenti i dotti delle ghiandole. A livello superficiale abbiamo cellule mucose e cellule che assorbono acqua.Nell’intestino abbiamo fegato e pancreas, due ghiandole extramurali. Il fegato è l’organo più grosso. Superiormente, presenta due suddivisioni: il lobo destro, più ampio, e il lobo sinistro. I due lobi sono suddivisi da un legamento ancorato al diaframma, la cui porzione più libera e il legamento rotondo, residuo dell’arteria ombelicale. Sul lobo destro, inferiormente, è visibile la colecisti. Sulla faccia viscerale sono visibili due solchi sagittali, sinistro e destro, il solco trasverso. Il solco sagittale destro divide il lobo destro dal lobo caudato e dal lobo quadrato. Il solco trasverso è occupato dall’ilo, dove passano l’arteria epatica e la vena porta, che veicola il sangue proveniente dall’intestino, e i dotti biliari, destro e sinistro. Lungo il solco sagittale destro è addossata la colecisti e la vena cava inferiore. Il sangue che circola nel fegato fuoriesce posteriormente dalle vene epatiche, che si immettono nella vena cava. Le cellule del fegato sono gli epatociti, disposti a formare cordoni cellulari, con aspetto a raggiera. Nei lobi si osserva un aspetto a lobuli, determinati da connettivo. Questa trama di connettivo nell’uomo non è ben identificabile. Tra un cordone e l’altro si trovano capillari sanguigni sinusoidali. Lungo la superficie degli epatociti si osservano dei canali. Due epatociti sovrapposti vanno ad unire i canali formando i tubi in cui è riversata la bile, la cui funzione è l’emulsione dei grassi. Al centro di ogni lobulo è presente una cavità, dove si trova la vena centrolobulare. Negli angoli dei lobuli si trovano invece tre vasi, che costituiscono la triade portale: di questi uno è un ramo della vena porta, uno è un dotto biliare e uno è un ramo dell’arteria epatica. Dai rami dell’arteria e della vena porta si formano capillari sinusoidi che si mescolano e si dispongono a raggiera per raggiungere la vena centrolobulare, formano la rete mirabile venosa. Gli epatociti recuperano sostanze nutritizie da trasformare dalla vena porta. I canalicoli biliari vanno a confluire in vasi più grossi, per poi arrivare ai dotti biliari. Non si è comunque tuttora convinti che questa sia la reale organizzazione del fegato. Il fegato è una ghiandola esocrina e il suo compito è secernere la bile. I dotti biliari vanno poi a confluire nei dotti epatici destro e sinistro, che poi si uniscono in un unico dotto epatico, che incontra poi il dotto cistico e insieme formano il dotto coledoco, che arriva fino al duodeno, alla papilla duodenale maggiore, insieme al dotto di Wirsung. Qui si ha l’ostruzione delle sfintere di Oddi. La bile scende fino al coledoco, trova lo sfintere di Oddi e risale fino al dotto colecistico, per poi accumularsi nella cistifellea, un organo cavo. La

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mucosa interna delle cistifellea forma delle cripte. La mucosa è in grado di distendersi. È caratterizzato da uno strato monocellulare con microvilli, che forma una struttura assorbente, in grado di prelevare acqua e concentrare la bile.Il pancreas è una ghiandola mista, prevalentemente esocrina, di tipo tubulo-acinosa composta, con degli aggregati di cellule endocrine, gli isolotti di Langerhans. Si trova posteriormente allo stomaco, ed è un organo retroperitoneale. La porzione più grossa, la testa, abbraccia la curvatura del duodeno. Seguono il corpo e la coda, che termina vicino all’ilo della milza. Il dotto principale, il dotto di Wirsung, attraversa tutto il pancreas. La papilla duodenale minore corrisponde ad un dotto accessorio del pancreas, e non tutti gli individui la possiedono. In questa ghiandola si produce il succo pancreatico. I dotti di secrezione arrivano tutti al dotto principale. Il succo pancreatico è composto da acqua ed enzimi. Gli enzimi sono prodotti in forma inattiva. Le cellule dei tubuli sono responsabili della produzione di NaCO₃. Le cellule endocrine del duodeno producono secretina, che stimola la produzione di enzimi pancreatici, e la colecistochinina-pancreazima, che stimola la contrazione muscolare della cistifellea e la produzione di enzimi. Il contenuto del pancreas è riversato poi nella bile. NaCO₃ rende il pH basico consentendo agli enzimi di attivarsi.

L’APPARATO URINARIOL’apparato urinario è responsabile dell’eliminazione delle sostanze di rifiuto e di rifiuto e del mantenimento dell’omeostasi dell’acqua. Si distinguono organi (i reni) e vie urinarie (ureteri, vescica e uretra). È a livello dell’apparato urinario la produzione di ormoni come la renina, per la regolazione della pressione arteriosa e altri che agiscono sul midollo osseo.I reni sono organi retroperitoneali, poiché il peritoneo sieroso è anteriore ai reni. Si tratta di organi pieni, rivestiti dalla capsula renale, ricoperta dalla capsula adiposa, un rivestimento di lipidi, e da lamine di tessuto sieroso, le fasce renali. Le fasce renali, anteriore e posteriore, si originano dal peritoneo parietale. I rivestimenti hanno la funzione di mantenere in sede il rene. Solo la porzione inferiore rimane scoperta. I reni si trovano fra la dodicesima vertebra toracica e la quinta vertebra lombare. Il rene destro è leggermente più basso per la presenza del fegato. I reni si trovano lateralmente ai grossi vasi della circolazione. Ognuno di essi pesa circa 150 g e sono lunghi circa 10 cm. Hanno una forma ad ovoide e presentano un margine convesso ed uno concavo. Ai poli superiori presentano delle ghiandole surreni. Il parenchima del rene è organizzato in due sezioni: a contatto con la capsula si ha la corticale del rene, più in profondità si hanno le piramidi, che costituiscono la midollare. L’apice delle piramidi è rivolto verso l’ilo. La corticale penetra fra le piramidi, formando le colonne renali. Nell’adulto il rene ha una superficie liscia, nel neonato si presenta a lobi, che con lo sviluppo scompaiono. I lobi hanno una corrispondenza interna, dove si identificano con una piramide e la corticale che la circonda. La piramide in realtà presenta sulle pareti delle strutture, i raggi midollari, che sporgono nella corticale ed arrivano quasi alla capsula. Il lobo si suddivide quindi in lobuli. Il lobulo è dato da un raggio midollare e dalla corticale limitrofa. La corticale ha quindi un aspetto convoluto. Si arriva poi al nefrone, l’unità funzionale del rene. È formato da una componente corpuscolare e da una tubulare. La componente corpuscolare è nella corticale, quella tubulare perlopiù nella midollare. La porzione corpuscolare è formata da due parti: il glomerulo vascolare, un agglomerato di capillari che formano una rete mirabile arteriosa, con un’arteriola afferente ed una efferente, e dalla capsula di Bowman, formata da una doppia parete, il foglietto viscerale, costituito da podociti, e il foglietto parietale, formato da cellule pavimentose semplici che si continuano nella porzione tubulare. Il glomerulo è il responsabile della filtrazione. Qui si formano 150 l/die di preurina. Le arteriole entrano ed escono dal polo vascolare. Dal corpo cellulare dei podociti si originano numerosi processi che vanno ad abbracciare i capillari. Si creano così una membrana che filtra. La membrana di filtrazione è formata dall’endotelio, dalla membrana basale e dai processi dei podociti. Attraverso questa membrana passano acqua, ioni, sostanze di rifiuto, acidi grassi, aminoacidi, zuccheri, metaboliti. Nel restante nefrone

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avviene il riassorbimento, La prima porzione è detta tubulo contorto prossimale e si porta verso la midollare, dove assume un aspetto più rettilineo, per poi formare l’ansa di Henle. L’ansa è formata da una porzione discendente e una ascendente. Il tubulo si riporta nella corticale, di nuovo in modo convoluto, formando il tubulo contorto distale, che si immette nei dotti collettori, più grossi, che si riportano nella midollare per poi buttarsi nei dotti papillari. L’apice della piramide è la papilla renale, ed ha numerosi forellini, sbocco dei dotti papillari. Nel tubulo contorto prossimale troviamo le cellule cubiche. Sulla superficie all’interno del lume abbiamo dei microvilli. In questo tratto è riassorbita l’acqua e sostanze utili. Si ottiene quindi l’urina definitiva. Nella porzione rettilinea è riassorbita acqua e ioni (Na⁺ e Cl⁻). Le pareti non hanno più microvilli, e l’acqua è riassorbita nei tratti più sottili dell’ansa di Henle. Nel tratto ascendente sono riassorbiti solo Na⁺ e Cl⁻. Avviene quindi il riassorbimento controcorrente dell’acqua. Nel tubulo contorto distale l’epitelio cubico non ha più microvilli, ma si ha secrezione e riassorbimento. I dotti collettori hanno un epitelio colonnare. L’urina è solo trasportata e l’acqua è riassorbita solo per azione della vasopressina (ADH), che concentra l’urina. L’apparato iuxtaglomerulare, una porzione del nefrone localizzata nel polo superiore, è addetto alla produzione di ormoni. Si tratta di cellule del tubulo contorto distale, più piccole e con poco citoplasma, che costituiscono la macula densa. Le cellule muscolari lisce vicino alla capsula di Bowman sono sostituite dalle cellule iuxtaglomerulari. Abbiamo poi le cellule del mesangio. Queste cellule possono rintracciare variazioni delle concentrazioni di elettroliti. Le cellule del mesangio agiscono sulle cellule iuxtaglomerulari che producono renina. La renina va in circolo ed ha azione indiretta, agendo sull’angiotensinogeno inattivo prodotto dal fegato. Con la scissione di un legame peptidico diventa angiotensina I: quando questa nei polmoni trova un peptide e diventa angiotensina II, torna nei reni e induce la contrazione delle pareti delle arteriole, diminuisce il lume e aumenta la pressione. Nell’apparato iuxtaglomerulare si produce anche l’eritropoietina, che stimola il midollo a produrre più globuli rossi, aumentando la pressione. I reni ricevono sangue dall’aorta addominale tramite le arterie renali, che entrano dall’ilo. L’arteria renale si suddivide in arterie segmentali, che si portano nei lobi attraverso le colonne, dando le arterie interlobali. Si portano poi all’interno del rene, alla base delle piramidi, formando le arterie arcuate, da cui si formano più rami: alcuni, le arterie interlobulari, vanno nella corticale, altri, le arterie rette, vanno nella midollare con andamento rettilineo. Dalle arterie interlobulari si formano le arterie afferenti del glomerulo. L’arteriola efferente forma fra tubuli e glomeruli dei capillari continui, presenti in tutto il parenchima corticale. Anche a livello delle piramidi si formano dei capillari. Tutto questo sistema è responsabile del recupero dell’acqua. Il percorso venoso ha la stessa organizzazione, per poi immettersi nella vena cava inferiore.Le vie urinarie sono caratterizzate da organi cavi. La mucosa di questi organi è detta urotelio, un epitelio di transizione in grado di modificare il suo aspetto a seconda del grado di distensione. L’urotelio è composto da cellule a clava, a contatto con la lamina basale, e da cellule a ombrello, spesso binucleate, con giunzioni molto strette e secernenti muco, che protegge le pareti dall’acidità dell’urina. Se la vescica è vuota la mucosa è contratta. Se la vescica è dilatata le cellule a clava si appiattiscono, e le cellule a ombrello si dilatano; in questo modo l’epitelio sembra formato da meno strati. Le vie urinarie iniziano con le pelvi renali, dei condotti presenti all’interno dei reni, dette anche bacinetto renale. È una struttura ad imbuto, che si forma per la confluenza di più calici. I calici minori circondano l’apice delle piramidi. I calici minori convergono nei calici maggiori. C’è un enorme variabilità nella formazione dei calici e delle pelvi. La pelvi renale raccoglie l’urina e la immette negli ureteri. Gli ureteri sono pari e simmetrici, retro peritoneali. Essi raggiungono il bacino e terminano posteriormente alla vescica. Sono organi cavi, dove la tonaca mucosa è costituita dall’urotelio, la tonaca muscolare da fasci longitudinale e circolari e la tonaca avventizia da connettivo fibroso. La mucosa è sollevata in pieghe ed il lume non è sempre pervio. La vescica è un organo cavo sottoperitoneale, rivestito di urotelio, che impedisce all’acqua degli interstizi di entrare e protegge dall’acidità. Quando la vescica è vuota sono presenti delle pieghe, tranne nella zona del trigono vescicale,

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formata dai punti di sbocco di ureteri ed uretra, dove sono sempre presenti. La tonaca muscolare è composta da tre strati. La vescica è in grado di modificare la propria forma per l’accumulo di liquidi. Quando è completamente vuota si adagia sul pube e la faccia superiore ha un aspetto concavo. Quando è piena si solleva e si sposta sulla parte superiore del bacino. La posizione cambia a seconda del sesso. Nell’uomo è posteriore alla sinfisi pubica e anteriore al retto; nella donna è tra sinfisi pubica e utero. Dalla vescica si origina l’uretra, un dotto impari mediano. Nella donna è breve e nell’ultimo tratto l’urotelio è sostituito da epitelio pavimentoso monostratificato. Nell’uomo è lungo ed è diviso in tre tratti: l’uretra prostatica, che attraversa la prostata, l’uretra membranosa, che attraversa il perineo, e l’uretra peniena, in comune con le vie genitali. Nei vari tratti cambia la composizione della tonaca mucosa.

L’APPARATO GENITALESi riconoscono organi detti gonadi, responsabili della produzione dei gameti. Le gonadi sono i testicoli e le ovaie. Si hanno poi le vie genitali che permettono il passaggio dei gameti. Sono comprese poi le ghiandole e i genitali esterni. I gameti hanno un corredo cromosomico aploide: l’unione dei gameti porta alla formazione dello zigote. Nelle gonadi sono prodotti ormoni sessuali endocrini che agiscono sullo sviluppo dei gameti e sul mantenimento delle caratteristiche sessuali. Si tratta di un apparato dimorfico, nonostante i due apparati originino da abbozzi indifferenziati comuni. Lo sviluppo è poi determinato dal corredo cromosomico.A livello embrionale, all’incirca al 21° giorno, nelle pareti del sacco vitellino, si formano cellule germinali primordiali. Queste cellule, verso la sesta settimana, migrano alla cresta genitale, lungo il mesentere dorsale. Se l’assetto cromosomico è XY, le creste si differenziano nella regione centrale, se è XX si differenziano nelle regioni corticali. Contemporaneamente, si vengono a formare dei tubuli che collegano le creste alle restante porzioni. Si formano così dei dotti: il dotto di Wolff, più aderente alle gonadi e il dotto di Müller, più laterale. Entrambi i dotti terminano nella cloaca, in cui arrivano allo stesso tempo le urinarie e le vie digerenti. Nella femmina il dotto di Wolff regredisce, mentre nel maschio si atrofizza il dotto di Müller. Nel dotto di Wolff si formeranno dei diverticoli che daranno origine alle vescichette seminali. Anche i genitali esterni si formano da abbozzi indifferenziati: il tubercolo, le pieghe e i cerchi genitali. Le pieghe genitali delimitano il seno urogenitale. Nel maschio dal tubercolo si formerà il corpo cavernoso, dalle pieghe il glande e il tessuto spugnoso e dai cercini lo scroto. Nella femmina dal tubercolo si ha il clitoride, un organo con capacità erettili, dalle pieghe le piccole labbra e dai cercini le grandi labbra.Nell’apparato maschile le vie genitali sono anche dette vie spermatiche e ad esse sono annesse delle ghiandole. Pene e scroto sono i genitali esterni. Le gonadi, al contrario della femmina, non rimangono nella cavità pelvica me sono accolte in un diverticolo cutaneo, lo scroto (o borsa scrotale). Vengono così accolte all’interno del peritoneo. La discesa del testicolo avviene più o meno alla nascita. Se non discendono sono inattivi, poiché la temperatura è troppo alta per lo sviluppo degli spermatozoi. La comunicazione fra scroto e peritoneo poi scompare. Nella discesa, il testicolo si porta con sé anche della muscolatura. L’unico punto di passaggio sono le vie spermatiche e i vasi sanguigni e linfatici. Nella sacca spermatica si riconosce il funicolo spermatico, in cui passano vasi, nervi… Il funicolo è avvolto dal muscolo cremastere. Il testicolo ha forma ovoidale, e sul polo superiore, posteriormente, si ha l’epididimo, l’inizio delle vie genitali. Dopo l’emergenza, l’epididimo è aderente alla faccia posteriore del testicolo. Il canale deferente lascia poi lo scroto. Un setto intermedio divide i due testicoli. Ogni testicolo è avvolto da più tessuti: la cute, le fasce spermatiche e la tonaca vaginale, derivante dal peritoneo, che avvolge tutto tranne un tratto posteriore detto mediastino del testicolo, formata da un foglietto parietale e da un foglietto viscerale. Segue poi una capsula di connettivo detta tonaca albuginea, che si dirige verso l’organo tramite setti di connettivo che aree dette logge testicolari. Le logge testicolari sono occupate dal parenchima testicolare, dato dai tubuli seminiferi contorti, degli organi cavi il cui strato più esterno è costituito da tessuto fibroso frammisto a

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muscolatura liscia. I tubuli lasciano la loggia con le due estremità, andando verso il mediastino del testicolo. I tubuli sono immersi nello stroma, formato da cellule con funzione endocrina. Le cellule di Leydig producono testosterone per la maturazione dei gameti, che si trovano nei tubuli in vari stadi di maturazione. Le cellule del Sertoli producono altri ormoni, tra cui l’inibina, che per feedback negativo inibisce ormoni che agiscono sulle cellule del Sertoli stesse. Le cellule del Sertoli attraversano tutta la parete del lume, mantenendo contatti con le cellule germinali e permettendone la maturazione. I tubuli che fuoriescono dalle logge formano la rete testis, da cui si formano condotti che lasciano il testicolo. Questi dotti vanno a formare il primo tratto dell’epididimo, la testa. Alla testa segue il corpo e infine la coda. Nell’epididimo è presente un unico dotto, formato da vari ripiegamenti. Qui gli spermatozoi subiscono il processo di capacitazione. Dopo la coda si ha il canale deferente, che torna nella cavità pelvica. I canali deferenti si portano posteriormente alla vescica, incrociandosi con gli ureteri e allargandosi, andando a formare l’ampolla. Il contenuto delle vescichette seminali è riversato nell’uretra prostatica. Le vescichette seminali sono in grado di produrre un secreto, contenente fruttosio e prostaglandine, che permette il movimento degli spermatozoi e li nutre. La prostata è posta inferiormente e posteriormente alla vescica. È una ghiandola di tipo tubulo-alveolare. Riceve le ampolle deferenziali e le vescichette, e ne riversa il prodotto nell’uretra. Inferiormente alla prostata si trovano le ghiandole bulbouretrali, che producono un secreto che alza il pH nella vescica.Nell’apparato femminile le vie genitali sono le tube, l’utero e la vagina. Sono poi annesse le ghiandole vestibolari. Le gonadi rimangono nella cavità pelvica. Posteriormente all’utero si ha il retto. L’utero, le tube e le ovaie sono collegate da legamenti. Il legamento largo si diparte dalle pareti laterali dell’utero e avvolge le ovaie per arrivare alle pareti del bacino. Il legamento mesovaio lega le ovaie all’utero; infine il legamento utero-ovario tiene insieme l’utero e l’ovaio. Il peritoneo aderisce solo alla fascia superiore dell’utero (perimetrio). Il parametrio è composto da legamenti. Tra utero e retto si forma il cavo di Douglas, che però non si approfonda nel peritoneo. Le ovaie sono organi pieni. Si riconosce una capsula esterna, la tonaca albuginea. All’interno si divide in corticale e midollare. Nella corticale si hanno le cellule germinali. La midollare è in continuazione con un ilo in cui arrivano i vasi. Nella corticale vengono prodotti ormoni. A livello superficiale si riconoscono i follicoli primordiali; si hanno poi follicoli primari, secondari e follicoli di Graaf. Il follicolo primordiale è il solo ovocita. Gli altri si rivestono di strati concentrici di cellule, che costituiscono la granulosa del follicolo. La granulosa viene poi avvolta da teche. Le cellule a contatto con l’ovocita producono estrogeni, le cellule tecali producono testosterone. Più follicoli vanno incontro a maturazione, ma si ha un solo follicolo maturo che va incontro a ovulazione. Con lo sviluppo, le cellule della granulosa si allontanano, formando lacune che si riempiono di liquido. A maturazione, le lacune formano l’antro. Il follicolo si sposta in superficie, e la pressione dell’utero spinge l’ovocita fuori dalla tonaca albuginea. Rimane così il corpo luteo, in grado di produrre progesterone, che permette l’eventuale annidamento dello zigote. Se non si ha fecondazione, il corpo luteo va via via scomparendo o rimanendo come struttura atrofica, detta corpo albicante. Tra gonadi e vie genitali il contatto è minimo. L’ovaio è discostato dalle tube, caratterizzate da appendici libere dette fimbrie. Solo la fimbria ovarica è a contatto con l’ovaio. Le tube sono organi cavi, caratterizzate da pieghe longitudinali. Le pieghe della mucosa presentano un epitelio con ciglia vibratili, con la duplice funzione di far spostare in un senso l’ovocita e gli spermatozoi nell’altro. L’utero è un organo cavo impari mediano. In sezione frontale si riconosce una porzione superiore, il fondo, ed il corpo e il collo dell’utero, che si continua con la vagina. È caratterizzato da un abbondante strato di muscolatura liscia ed il lume è sottile. Solo in caso di parto il lume rimane più ampio. La parete è formata da più tonache: l’endometrio, il miometrio e il perimetrio. Miometrio e perimetrio sono bersaglio di ormoni. Il miometrio in caso di gravidanza può aumentare le sue dimensioni. L’endometrio è formato da una mucosa basale, a contatto col miometrio, e dalla mucosa funzionale, contenente numerose ghiandole. L’endometrio varia la sua conformazione in base al ciclo uterino (o

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mestruale). Il ciclo uterino dura circa 28 giorni, ed il giorno 1 è quello in cui l’endometrio si sfalda. Le arterie decorrono lungo le pareti, e i rami dell’arteria uterina si approfondano nel miometrio, andando a formare le arterie radiali. Abbiamo poi le arterie arcuate, che approfondano nella muscolatura liscia e arrivano nell’endometrio. Le arterie rette arrivano fino al lume con rami convoluti, dette arterie spirali. La maturazione del follicolo è data dagli estrogeni; inoltre gli estrogeni consentono alla mucosa di proliferare. Al 14° giorno gli estrogeni hanno un picco e l’ovocita viene espulso. Il corpo luteo produce poi progesterone, che fa aumentare lo spessore dello sviluppo della mucosa e l’attività delle ghiandole, che producono glicogeno riversato poi nel lume. Se c’è fecondazione rimane il corpo luteo gravidico, che produce progesterone. Se non c’è, l’ovocita è degradato nelle tube ed il progesterone diminuisce, originando interruzioni nella circolazione. Le arterie spirali si ostruiscono, con fasi di ischemia. I tessuti quindi si sfaldano e la mucosa funzionale si sfalda. La fecondazione avviene nelle tube. Le contrazioni muscolari e le ciglia spostano lo zigote nell’utero. Durante il transito inizia la divisione cellulare. Di solito l’impianto avviene nel corpo e nel fondo. In casi anomali lo zigote si impianta nelle tube, nel colo dell’utero, sulla superficie dell’ovaia, nelle anse intestinali o nella tubo controlaterale. Questi impianti però non vanno a buon fine.

IL SISTEMA ENDOCRINOÈ quell’apparato che, insieme al sistema nervoso, regola le attività dell’organismo. Le azioni del sistema nervoso però sono rapide, a breve termine. Il sistema endocrino invece utilizza gli ormoni, che hanno effetto a lunga distanza, a medio e lungo termine. Gli ormoni permettono la comunicazione fra cellule. Il messaggero può stimolare la cellula stessa che l’ha prodotto (comunicazione autocrina) o le cellule vicine (comunicazione paracrina). Nel sistema nervoso il messaggero è sospinto nell’assone, stimolando una precisa cellula (comunicazione neurocrina). Se invece, l’ormone finisce nella circolazione, si ha comunicazione endocrina. Gli ormoni si classificano in:

Ormoni steroidei, derivati dal colesterolo (sono un esempio gli ormoni sessuali); Ormoni non steroidei, di solito di tipo proteico, come l’insulina e la prolattina, o costituiti da

glicoproteine, come FSH ed LH, da peptidi, come la vasopressina e l’ossitocina o ancora da aminoacidi modificati, come l’adrenalina e la tiroxina.

Gli ormoni agiscono a basse concentrazioni. Si tratta di molecole selettive, che hanno come bersagli sono cellule con recettori idonei. I recettori possono essere sulla membrana (canali o proteine transmembrana) o nel citoplasma. I canali legano l’ormone, che permette l’apertura del canale. Le proteine transmembrana invece legano l’ormone stimolando le proteine G intracitoplasmatiche. I recettori (citoplasmatici o nucleari) sono poi veicolati nel nucleo per agire sul DNA. Gli organi preposti possono avere origine diversa, dal mesenchima (per quanto riguarda le cellule endocrine disseminate in un organo) o dall’epitelio (vere e proprie ghiandole distinte). Nella testa abbiamo ipofisi ed epifisi; nel collo la tiroide e le paratiroidi, nell’addome surreni, pancreas, gonadi. Abbiamo poi una serie di cellule endocrine nella mucosa (sistema endocrino diffuso).L’ipofisi è alloggiata nella sella turcica dello sfenoide. È collegata all’ipotalamo. È suddiviso in porzioni: una anteriore, l’adenoipofisi, una posteriore, la neuroipofisi, una intermedia, poco sviluppata nell’uomo ed una parte tuberale che la collega all’ipotalamo. Adenoipofisi e neuroipofisi hanno origine embriologica diversa. Prima che si formi la scatola cranica, dall’encefalo si forma un processo che va verso la cavità orale, detto infundibulo. Dalla cavità orale si dorma un’evaginazione, la tasca di Ratche. L’infundibolo e la tasca si avvicinano, e la tasca perde contatto con la cavità orale. La tasca abbraccia l’infundibolo e si forma l’adenoipofisi. L’adenoipofisi è una ghiandola cordonale con tre tipi di cellule: α (le cellule acidofile), β (le

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cellule basofile) e le cellule cromofobe, ritenute forme inattive di α e β. Le cellule α e β producono una serie di ormoni, come l’ormone della crescita, l’ormone follicolo-stimolante (FSH) e l’ormone luteinizzante (LH). Le cellule α sono localizzate in quasi tutto il parenchima. Le porzioni più esterne producono l’ormone della crescita, le mediane l’ormone adrenocorticotropo (ACTH). Le cellule β si trovano nella parte più mediana e superiore e producono l’ormone tireotropo (TSH). Le cellule β disseminate producono FSH e LH. Gli ormoni dell’adenoipofisi vanno ad agire su altre ghiandole, per meccanismo di retrazione (o feedback). Anche l’ipotalamo va ad agire sull’ipofisi. La neuroipofisi non una ghiandola endocrina vera e propria. Riceve le fibre nervose di cellule dell’ipotalamo, dai nuclei sovraottico e paraventricolare. Questi nuclei sono neurosecernenti e l’ormone viene trasportato lungo l’assone. Questi due nuclei producono vasopressina (ADH) e ossitocina. L’ipotalamo contiene altri nuclei, nella porzione preottica e nell’ipotalamo anteriore. Queste aree producono fattori di rilascio o fattori di inibizione. A livello dell’ipofisi si trova un circolo portale, che trasporta gli ormoni all’adenoipofisi (circolo portale ipotalamo-ipofisario). I fattori di rilascio o inibizione agiscono sull’ipofisi, che regolerà la produzione di ormoni.L’epifisi è associata all’epitalamo tramite un peduncolo. Nell’uomo è un organo rudimentale, che sembra derivi dall’occhio parietale dei rettili. Produce melatonina secondo i ritmi circadiani, con un picco nella notte. Presenta una capsula esterna di connettivo, derivata dai sacchi della meninge. All’interno abbiamo i pinealociti. Nel parenchima si trovano aggregati di calcare, soprattutto con l’avanzare dell’età. La melatonina va in circolo. L’ipofisi e alcuni nuclei possiedono recettori per la melatonina, come anche il nervo ottico, la retina e le gonadi (si pensa quindi abbia effetti sulla riproduzione).La tiroide è posta ventralmente ai primi anelli della laringe. È un organo impari mediano. Si riconoscono due lobi, destro e sinistro, collegati da una porzione centrale. Ha un’organizzazione follicolare. Gli ormoni tiroidei sono la tetraiodiotireonina (o tiroxina o T4) e la triiodiotireoninina (T3), che vengono prodotti dalle cellule follicolari, cioè i tireociti. La tiroide produce anche la calcitonina. I follicoli sono formati da un monostrato cellulare di tireociti. Fra un follicolo e l’altro troviamo le cellule parafollicolari. I tireociti captano lo iodio nel sangue e lo legano alla tireoglobulina, prodotta dai tireociti e riversata nel lume, dove forma la colloide della tiroide. Quando riceve il segnale dall’ipofisi, la tireoglobulina è riassorbita, vengono scissi alcuni legami e sono poi liberati T3 e T4. Si dice asse il rapporto diretto fra ipotalamo, ipofisi e tiroide. L’ipotalamo produce TRH, un fattore di rilascio che stimola la produzione di TSH da parte dell’ipofisi. Viene così stimolato il rilascio di T3 e T4, aumentando il metabolismo generico del corpo. Le cellule parafollicolari (o cellule chiare o cellule C) producono calcitonina, che riduce la concentrazione di calcio nel sangue, favorendone il deposito nelle ossa. Il meccanismo è regolato dall’antagonismo con le paratiroidi, quattro ghiandole posteriori alle tiroidi, ad organizzazione cordonale, che producono paratormone. Il paratormone recupera calcio dall’urina in formazione o dai tessuti e la riversa nel sangue. Questo meccanismo non è controllato dall’ipofisi.Le surreni producono ormoni steroidei ad azione nucleare. Si ipotizza che per questi ormoni esistano anche recettori di membrana con effetti più rapidi, tramite attivazione di proteine G. Le surreni sono ghiandole peritoneali, poste sul polo superiore del rene. Ricevono tre arterie surrenali dall’aorta addominale. Si evidenziano due porzioni: la corticale e la midollare. Le surreni si originano da sue strutture diverse. La corticale, cordonale, produce ormoni steroidei. La corticale si suddivide in tre porzioni: la porzione glomerulare, più vicina alla capsula, produce mineralcorticoidi, tra cui l’aldosterone; la porzione fascicolata, la più cospicua, produce glucocorticoidi; infine la porzione reticolata produce androgeni. Le arterie penetrano nella capsula e danno rami che si approfondano nella corticale e producono diramazioni capillari. Nella midollare si forma un’unica grossa vena, la vena surrenale, con funzione di dotto escretore, sia per la midollare sia per la corticale. Tutta la corticale è regolata dall’ormone ACTH, prodotti dall’ipofisi, in risposta al fattore di rilascio per le corticotropine (CFR) prodotto dall’ipotalamo. Insieme, ipotalamo, ipofisi e surreni formano l’asse dello stress. L’ACTH stimola tutti gli ormoni corticali, con un aumento

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generico del metabolismo. La midollare, derivata dalle creste neurali e con un’organizzazione cordonale, produce catecolamine, cioè l’adrenalina e la noradrenalina, prodotto anche nel sistema nervoso autonomo come neurotrasmettitori ad azione simpatico-mimetica. Anche le gonadi producono steroidi, indirizzando lo sviluppo sessuale. Estrogeni ed androgeni sono prodotti da entrambi i sessi, ma in quantità diverse. I follicoli ovarici e il corpo luteo producono estrogeni. LH induce la produzione di testosterone dalle cellule della teca; FSH stimola la produzione di estradiolo dalle cellule della granulosa. Il testosterone è poi convertito in estradiolo dall’aromatasi. Il corpo luteo produce poi progesterone. Nel maschio le cellule di Sertoli producono estrogeni, inibina e fattore anti-Mülleriano. LH agisce sulle cellule di Leydig inducendo la produzione di testosterone; FSH invece agisce sulle cellule di Sertoli. L’inibina ha azione di feedback sull’ipofisi. L’aromatasi produce estradiolo per lo sviluppo dei tubuli seminiferi.Nel pancreas troviamo gli isolotti di Langerhans, formati da più tipi di cellule: α, β e δ. Le cellule α producono glicogeno, le cellule β producono insulina e le cellule δ somatostatina. Gli isolotti si trovano soprattutto nella coda del pancreas. Se si abbassa la glicemia, le cellule α producono glucagone, che, oltre a bloccare le cellule β, agisce sul fegato, scindendo il glicogeno e impedendo alle cellule di assumere glucosio, così da aumentare la concentrazione di glucosio nel sangue. La glicemia alta fa produrre insulina alle cellule β, fermando α e favorendo l’assunzione di zucchero da parte delle cellule e l’immagazzinamento di glicogeno. La somatostatina regola α e β.

IL SISTEMA NERVOSOHa la funzione di controllare e coordinare tutte le funzioni. Agisce in modo rapido e gli effetti possono essere di brevissima durata. Gli input sensoriali permettono di monitorare ciò che accade all’esterno e all’interno, tramite i propriocettori. Inoltre, è in grado di integrare gli stimoli ricevuti. Regola poi l’omeostasi, cioè il mantenimento della stabilità. La funzione principale è l’attività mentale. Controlla poi tutte le attività muscolari, sia della muscolatura liscia sia di quella scheletrica. Infine, controlla la secrezione delle ghiandole.Il sistema nervoso si divide in sistema nervoso centrale (SNC) e sistema nervoso periferico (SNP). L’SNC è costituito da encefalo e midollo spinale; l’SNP è dato dai nervi cranici e spinali, collegati all’SNC dai gangli. Dell’SNP si distingue una parte sensitiva afferente e una motrice efferente. L’SNP motorio è diviso in somatico, che controlla la muscolatura scheletrica, e autonomo.Nel corpo sono presenti recettori che trasmettono l’informazione al midollo. È sufficiente una sola cellula, un neurone pseudounipolare, il cui corpo si trova fuori dal midollo, nei gangli spinali. Nell’SNP efferente abbiamo invece i motoneuroni, che contattano i muscoli e provocano attività. Nell’SNA abbiamo due cellule: una nel midollo, che manda il suo prolungamento in un ganglio autonomo, dove contatta il secondo neurone, che manda il suo prolungamento ai visceri. I recettori raggiungono come vie efferenti l’SNC, dove i dati vengono elaborati, finché l’SNC dà risposta.Il tessuto nervoso è formato da neuroni e cellule gliali. I neuroni ricevono e trasmettono l’informazione. Le cellule gliali proteggono i neuroni. Nell’SNC, nel midollo, troviamo la sostanza bianca, costituita da cellule della glia e fibre nervose, più superficiale, mentre più in profondità abbiamo la sostanza grigia, dove abbiamo i corpi neuronali. Nel telencefalo sostanza bianca e grigia sono invertiti: la sostanza grigia forma la corteccia, la sostanza bianca si trova più in profondità. A livello periferico abbiamo nervi e gangli. I nervi lasciano attraverso i fori intervertebrali la colonna, e sono formati da fasci di fibre nervose. I gangli sono aggregati di più cellule della glia. Le cellule della glia sono di diverso tipo: possono costituire la microglia, se piccole con molte ramificazioni, o la macroglia. Le cellule della macroglia hanno attività di fagocitosi e si muovono. Abbiamo gli oligodendrociti, le cellule di Schwann, gli astrociti e le cellule ependimali. Gli oligodendrociti si trovano nell’SNC e hanno prolungamenti in grado di avvolgere le fibre nervose dei

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neuroni. Ognuno avvolge più assoni. Gli astrociti hanno propaggini che avvolgono i capillari sanguigni, isolando l’SNC e formando la barriera emato-encefalica (BEE). Le cellule ependimali rivestono la cavità dell’SN. Le cellule di Schwann si trovano solo nell’SNP e avvolgono gli assoni dei neuroni, ma ricoprono solo la porzione di un unico assone. Più cellule di Schwann formano le fibre nervose. L’assone è rivestito da cellule di Schwann ricoperte di connettivo, detto endonevrio. Più neuroni sono raggruppati in fascicoli, avvolti da perinevrio. Più fascicoli sono racchiusi da epinevrio. Ogni nervo è quindi rivestito da epinevrio. I neuroni sono formati da un soma, a cui arrivano numerosi prolungamenti, i dendriti. Dal soma si dirama un solo assone, che invia l’informazione fuori dall’encefalo. I neuroni sono caratterizzati da spine, punti di contatto fra un neurone e l’altro, cioè le sinapsi. Il neurone più semplice è il neurone bipolare, con due prolungamenti, uno con funzioni dendritiche e l’altro con funzioni assonale. Si trovano, ad esempio, nella retina. Abbiamo poi il neurone pseudounipolare: dal soma si dirama un solo prolungamento, che si sfiocca in due rami, detti gangli. Abbiamo poi il neurone multipolare, con molti dendriti e un solo assone. Sono di questo tipo i motoneuroni.Nell’SNC si dice nucleo un raggruppamento di neuroni. Il tratto nervoso è una piccola porzione di fibre mie linizzate che uniscono due nuclei. La via collega più nuclei, e può essere ascendente (dalla periferia al centro) o discendente (dal centro alla periferia). A livello di ciascun nucleo si hanno le interruzioni delle sinapsi (le stazioni).A livello embrionale, la formazione del sistema nervoso inizia precocemente. La morula, costituita da almeno 32 cellule, al momento dell’impianto, cambia conformazione. Le cellule interne si indirizzano verso il punto d’impianto e formano una cavità: si forma quindi la blastula. Gli aggregati iniziano a stratificarsi, formando i due foglietti embrionali primitivi, cioè l’endo- e l’ectoderma. Si forma poi il mesoderma. L’ectoderma primitivo, al 17° giorno, produce una specializzazione, il neuroectoderma, dividendosi più rapidamente. La porzione più centrale inizia poi a trasformarsi, probabilmente sotto lo stimolo della corda dorsale e del mesoderma. Il neuroectoderma si ispessisce e si forma la piastra neurale. Si formano poi due pieghe, che vanno a formare un canale, cioè la doccia neurale. Le pareti poi si avvicinano, fino a chiudersi a livello intermedio, per poi chiudersi nelle due direzioni. All’interno rimane quindi una cavità: il tubo neurale. Questo è il sistema nervoso primitivo. Questo tubo subisce poi alcune modificazioni. Nella porzione cefalica, le pareti si sviluppano e formano delle vescicole. La porzione caudale rimane invece indifferenziata. Alla quarta settimana si hanno tre vescicole: il proencefalo, più rostrale, il mesencefalo e il rombencefalo. Dopo questa vescicola si ha il midollo spinale. Inoltre il midollo spinale assume delle curvature, dette flessure. La vescicola anteriore si suddivide poi in telencefalo e diencefalo, la posteriore si suddivide in metencefalo e mielencefalo. Appare quindi così il sistema nervoso alla sesta settimana. Dal diencefalo si sviluppano poi i bulbi oculari. La cavità centrale del tubo subisce ulteriori modifiche: a livello del midollo spinale rimane uguale; a livello dell’encefalo si espande a formare i ventricoli. Dal telencefalo abbiamo gli emisferi cerebrali, dal diencefalo ipotalamo ed epitalamo, dal metencefalo ponte e cervelletto, dal mielencefalo il midollo allungato. Mesencefalo, metencefalo e mielencefalo formano il tronco encefalico. Il telencefalo andrà a coprire il diencefalo e parte del tronco encefalico. Le pieghe del tubo neurale lasciano una porzione di neuroectoderma intermedi, che formano le creste neurali, da cui si formano i gangli, la midollare del surrene, i melanociti e la cartilagine degli archi bronchiali. Si formeranno poi dal tubo le lamine alari dorsali, che si trovano nella porzione sensoriale, e le lamine basali, più ventrali, facenti parte della porzione motrice. A livello del tronco encefalico si forma il quarto ventricolo, che sposta le componenti cellulari lateralmente: le componenti sensitive diventano quindi laterali, le componenti motorie invece mediali.Il midollo spinale si trova nella colonna vertebrale ed è collegato all’encefalo e riceve i nervi. Non c’è una netta separazione fra encefalo e midollo. Fino al quarto anno midollo spinale e colonna vertebrale si accrescono in modo omogeneo, poi si accresce più velocemente la colonna, provocando al risalita del

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midollo spinale. Il midollo spinale arriva quindi a terminare a livello delle prime vertebre lombari. I nervi spinali sono 31: 8 cervicali (il primo fuoriesce tra l’osso occipitale e l’atlante), 8 toracici, 5 lombari, 5 sacrali e uno coccigeo. Quando la colonna cresce più velocemente, il nervo tende a stirarsi. A livello delle ultime vertebre lombari e delle sacrali si hanno solo più nervi. Si hanno poi due intumescenze, dove emergono i nervi che vanno agli arti. Dal midollo si dipartono le radicicole, che si uniscono a formare i nervi spinali. Sono sei o sette anteriormente e posteriormente, con un’organizzazione ripetuta. Anteriormente il midollo è caratterizzato da un ampio solco anteriore, la fessura mediana anteriore, che attraversa tutta la colonna. È poi presente il solco mediano posteriore, meno pronunciato. Dai sue solchi laterali emergono invece le radicicole. La sostanza grigia assume conformazione ad “H” (o a farfalla). Al centro rimane un residuo del tubo neurale. La sostanza grigia forma due corna dorsali e due ventrali. All’interno sono presenti nuclei di neuroni. Le corna sono divise in lamine, numerate da I a X da dorsale a ventrale, in cui abbiamo neuroni con la stessa funzione (organizzazione a lamine di Rexed). Si può immaginare il midollo organizzato in colonne nucleari. Dalle corna dorsali arrivano gli input, dalle corna ventrali partono le efferenze. I corpi cellulari sono all’interno del ganglio. A livello delle corna ventrali ci sono dei motoneuroni che mandano il loro assone verso la periferia. Il nervo è quindi misto. Una fibra muscolare è innervata da un solo motoneurone. Quando un neurone T riceve un input, questo entra nella sostanza grigia. Contattando un motoneurone abbiamo un arco riflesso monosinaptico. Un esempio è il riflesso patellare: percuotendo il tendine rotuleo si stirano alcune fibre del quadricipite. Lo stiramento è captato dai fusi neuromuscolari ed è portato come input alle corna dorsali. Viene contattato direttamente un motoneurone che provoca la contrazione del quadricipite. Un interneurone contatta un motoneurone inducendo i bicipiti femorali a rilasciarsi. Non vengono quindi coinvolti i centri superiori. Lo stesso arco riflesso è coinvolto in altri tipi di situazioni, dove intervengono anche i centri superiori. Gli interneuroni sono piccolo neuroni con assoni brevi che rimangono nella sostanza grigia, e possono essere inibitori o eccitatori. Alcuni interneuroni possono attraversare la commissura grigia per trasmettere l’informazione in modo contro laterale. La sostanza bianca è costituita da fibre mieliniche. A livello posteriore ci sono fibre ascendenti, così come nel cordone laterale, mentre nel cordone anteriore sono presenti le fibre ascendenti.Il tronco encefalico non subisce grandi modificazioni. Il midollo quando transita nel foro occipitale è chiamato midollo allungato (o bulbo), poi abbiamo ponte e mesencefalo. Nel tronco sono regolate funzioni fondamentali, come la deglutizione e i ritmi circadiani, e troviamo inoltre il centro del respiro. Dorsalmente al tronco abbiamo il quarto ventricolo, che comunica tramite un piccolo dotto, l’acquedotto di Silvio, con il terzo ventricolo. Il tronco è caratterizzato da dodici paia di nervi cefalici, che lasciano la superficie. Il midollo allungato si interrompe con il bulbo continuo, dove inizia il ponte. Sono da notare le piramidi bulbari, dei rilievi a cui lateralmente si affiancano le olive bulbari. In sezione, nella sostanza grigia, abbiamo veri e propri nuclei, centri riflessi che controllano attività fondamentali. Il ponte è caratterizzato da strie date dal passaggio di fibre nervose. Queste fibre fanno da ponte alle porzioni del cervelletto. Osservando posteriormente il ponte, si osservano i peduncoli cerebellari, punti in cui le fibre del cervelletto arrivano o partono. La fossa romboidale è il pavimento del quarto ventricolo. Il tetto è dato dalla copertura del cervelletto. La porzione più rostrale, il mesencefalo, è distinto dal solco ponte-mesencefalico. Ne fanno parte i peduncoli cerebrali, fasci di fibre mieliniche che dall’encefalo vanno verso i centri inferiori. A livello posteriore abbiamo il tetto del mesencefalo, con quattro rilievi (o collicoli), che formano la lamina quadrigemina. I collicoli superiori sono coinvolti nelle vie ottiche riflesse, e due inferiori nelle vie acustiche riflesse: insieme, indirizzano lo sguardo in seguito ad uno stimolo acustico. Dalle olive si originano le fibre rampicanti che vanno al cervelletto. Anche il mesencefalo non è organizzato come il midollo spinale. Si può osservare il nucleo grosso, che permette la coordinazione motoria. Abbiamo poi un nucleo di cellule che formano la sostanza nera, importante anch’essa per la coordinazione. All’interno del tronco i nuclei propri

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sono organizzati in modo da avere medialmente i motori e lateralmente i sensitivi, così some sono organizzati i nervi cerebrali.Midollo spinale e tronco sono centri assili. Superiormente, le altre strutture (cervelletto ed encefalo) sono soprassili. Il cervelletto è accolto nella fossa cerebellare dell’osso occipitale. L’organizzazione di sostanza bianca e sostanza grigia cambia, e la sostanza grigia è detta anche corteccia cerebellare. Il tessuto ha aspetto ad albero. Dalla superficie esterna si approfondano dei solchi. Il cervelletto è organizzato in folia, lamelle che attraversano la superficie esterna e corrispondono ai solchi: in questo modo aumenta la superficie. Abbiamo due emisferi: l’emisfero cerebellare destro e sinistro, fra i quali è presente il verme, una struttura mediana. In profondità, nella sostanza bianca, troviamo i nuclei profondi del cervelletto. La corteccia cerebellare è formata da soli tre strati, detti, a partire dall’esterno: strato molecolare, strato delle cellule del Purkinje e strato granulare. Lo strato molecolare è possiede poche cellule; quello delle cellule del Purkinje è composto da un monostrato cellulare e lo strato granulare è composto da molte piccole cellule. Le cellule del Purkinje hanno un unico assone che va verso i nuclei profondi. Il cervelletto riceve informazioni dall’esterno dalle fibre muscoidi e dalle fibre rampicanti. Queste fibre vanno dalla sostanza bianca alla corteccia. Le cellule del Purkinje costituiscono l’unica via di efferenza. Le vie afferenti, invece, sono solo di tipo eccitatorio. Questa organizzazione controlla l’attività motoria, regolando i movimenti eccessivi o non appropriati. Il vestibolocerebello è la porzione più primitiva del cervelletto, abbiamo poi lo spinocerebello e il neocerebello (o cerebrocerebello), molto sviluppato nell’uomo. Il vestibolocerebello riceve informazioni dalla corteccia cerebrale, con una stazione intermedia nel talamo. La sua funzione è quella di apprendere i movimenti.Il diencefalo è formato da più porzioni: epiatalamo, talamo ed ipotalamo. Viene inglobato dal telencefalo e va in profondità. Il talamo è un insieme di più nuclei separati da fasci di fibre della sostanza bianca. I nuclei talamici formano la parete mediale del terzo ventricolo. Tutte le afferenze, tranne le vie ottiche, vengono da qui smistate alla corteccia. A livello del talamo abbiamo i nuclei genicolati, laterale e mediale, coinvolti rispettivamente nelle vie visive e nelle vie acustiche. L’ipotalamo è formato da più nuclei, alcuni che mandano i loro assoni alla neuroipofisi, altri più piccoli detti parvicellulari. Ipotalamo e tronco regolano per via nervosa o ormonale gli organi bersaglio dell’organismo. L’epitalamo comprende l’epifisi e l’epitalamo, posteriore al talamo. Nell’ipotalamo troviamo il nucleo delle abenule, che riceve informazioni di tipo olfattivo.Il telencefalo è diviso in emisfero destro e sinistro, caratterizzati da giri, rilievi separati da solchi, che permettono di identificare delle porzioni: lobi frontali, occipitali, parietali e temporali. La scissura di Rolando divide lobo frontale e lobo parietale, la scissura di Silvio divide il lobo temporale dal frontale e dal parietale. Abbiamo infine la scissura parieto-occipitale. L’insula è invece la porzione più profonda e si sviluppa per prima. La sostanza grigia è in periferia, nella sostanza bianca abbiamo invece i nuclei della base del telencefalo. La corteccia è spessa, ed è formata da sei strati: strato molecolare, strato granulare esterno, strato piramidale esterno, strato granulare interno, strato piramidale interno e strato polimorfo. Lo spessore degli strati varia a seconda del lobo. Nel lobo frontale, vicino alla scissura di Rolando, abbiamo l’area motoria primaria. Nel lobo parietale, vicino alla scissura di Rolando, abbiamo l’area sensitiva primaria. Nella l’area motoria primaria è molto sviluppato lo strato piramidale interno, mentre nell’area sensitiva, deputata alla ricezione delle informazioni, sono più sviluppati gli strati dei granuli. In questo giro del lobo parietale è rappresentato tutto il corpo (omuncolo sensitivo), ed alcune parti, come la faccia e la mano, sono più sviluppate di altre. Lo stesso vale per l’omuncolo motorio. Abbiamo poi le sedi del linguaggio: nel lobo temporale, vicino alla corteccia uditiva, abbiamo l’area di Wernicke, per la comprensione del linguaggio, collegata all’area di Broca, nel lobo frontale, per l’esecuzione motoria di linguaggio e scrittura. Queste due aree sono colpite in caso di afasie. Una via ascendente è la via spino-bulbo-talamo-corticale. Il ganglio riceve l’informazione, che tramite i fascicoli sale al bulbo, da cui,

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attraverso un secondo neurone, va al talamo, e tramite un terzo neurone alle vie sensitive. Una via discendente è la via piramidale: dalla corteccia le fibre si portano al bulbo e poi contro lateralmente termina nel midollo spinale (l’emisfero destro controlla la parte sinistra del corpo, e viceversa).