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Gli Etruschi e la Prisca Teologia in Annio da Viterbo Fin verso la metà del secolo decimottavo, Annio da , Viterbo (Giovanni Nanni O.P., 1432 (?) - 1502) ebbe , il privilegio, solitamente concesso a letterati di secon- 1 do o terzo piano, di essere spesso citato e discusso dagli studiosi, ma raramente letto (l). Questa poco in- vidiaibile condizione non dette nemmeno vita a troppe discussioni riguardo al problema se egli tosse in realtà ' un aibile falsario o un sempliciotto dalle buone inten- zioni. Dopo un intervallo di oscurità anche più com- pleta, il nostro autore oggi ntorna ad essere argomento di d~iscussioni erudite; comunque, quando si prova a leggere qualcuna delle opinioni a lui attribuite, risulta impossibile credere che, ancora una volta, egli non ven- ga discusso 'in sbsenttia'. Fatta eccezione per alcuni studi di grande interesse ('), la. maggior parte delle men- zioni della sua opera sedbra fondarsi su quella dei suoi seguaci. Questo è particolarmente vero nei con- fronti della attenzione che è stata dedicata ai contri- buti di alcunai dei seguaci al problema della Prisca Teologia. La naione di Pdsca Teologia è stata studiata a fondo da D.9. Walker (3), che cosi la ddnisce: e ... una certa tradiaione di teologia apologetica cristiana che si basa su testi erroneamente datati ... Que- q sti testi, scritti da [presunti] antichi teologi come Er- mete Trismegisto, Orfeo, Pitagora [e altri], furono spie- gati come ~ivelatori di vestigia della vera religione: il I monoteimo, la Trinità, la creazione del mondo dal nul- - 1 ''- ~ ~ 7 ~ ~ 1 11 l l1 \l-\l Il \l \ld\TFL! WE\ll\Rl \l O'l\lt'l -4. -. Q< 'RIII t.-o~! I' tra \-I I~NORL~ 11.1 I YTR n IT , , -',*9, : . - \ 'lll((l// . . ,* ..p--.- a - Annio (Sala del Consiglio del Palazzo dei Priori) (Foto Oreste Paklotta) (l) ROBERTO WEISS, a Traccia per una biografia di Annio da Viterbo n, Italia medioevale e umanistica, 5 (1962)) 42541; W AL~ F. STEPHENS, a Berosus Chaldaeus: Countenfeit and Fictive Edi- tors of the Early Sixteenth Century, n Dissertation Abstracts Znternational, 40 (1980), 4584A (Cornell), pp. 1-24. (2) ROBERTO WEISS, a An Uaknown Epigraphic Tract by An- nius af Viterbo D, in Ztalian Studies Presentad to E. R. Vincent, ed C. P. Brand, K. Foster, and U. Limentani (Cambridge: Hef- fer, 1962), pp. 101-20; 0. A. DANIELSSON, a Etruskische Inschriften in handcchriftlicher Uberliefemng n, Skrifter utgivna uv Kungl. Humanistiska Vetenskaps- Samfundet i Uppsala, 25, no. 3 (6928), pp. v-85; u Annius von Viteribo uber die Griindungsgeschichte Roms n, in Corolla Archaeologica Principi Hereditario Regni Sueciae Gustavo Adolpho Dedicata (Skrifter Utgivna av Cvenska Institutet i Rum: Acta Instituti Romani Regni Sueciae), (kund, 1932), pp. 1-16; ALBANO BIONDI, a Annio da Viterbo e un aspetto dell'orientalismo di Guillaume Poste1 m, Bollettino della Società di Studi Valdesi, 93 (1972). 49-67; GIOVANNI BAFFIONI, a Annio da Viterbo, documenti e ricerche m (Roma, C.N.R., 1981): (3) D. P. WALKER, The Ancient Theology. S t d i e s in Christian Platonism from the Fifteenth to the Fighteenth Century (Jthaca: Cornell Uniy. Press, 1972); FRANCES A. YATES, Giordano Bruno ami the Hermetic Tradition (1%4; rpt. New York: Vintage Books, 1%9). la per mecm del Venbo, e cod via. Fu da questi che Platone avmbbe tratto quelle verità a sfondo religioso che si trovmo nei suoi scritti. E al fine di preservare l'unicità della ~ivlazione giudaico-cristiana, fu cosa abi. tde sostenere la deiiivazione da Mosé di questa PNsm Teologia pagana; ma qualche volta non si ebbe scrupolo di risàlire anche più indietro fino a NoÈ e ai suoi buoni figli Sem e Jadet, o ai Patriarchi di prima del diluvio, come Enoch o addirittura ad Adamo » ('). Sebbene qualcuno dei seguaci sia stato più o meno messo in discussione in relaione aila Prisca Teolo- gia (5), Anni0 stesso raramente viene menzionato e, quindi, quando realmente messo a c d r o n t o della sua (4) WALKER, Theology, p. 1. (5) Vedi la seguente nota 8.

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Gli Etruschi e la Prisca Teologia in Annio da Viterbo

Fin verso la metà del secolo decimottavo, Annio da , Viterbo (Giovanni Nanni O.P., 1432 (?) - 1502) ebbe , il privilegio, solitamente concesso a letterati di secon- 1

do o terzo piano, di essere spesso citato e discusso dagli studiosi, ma raramente letto (l). Questa poco in- vidiaibile condizione non dette nemmeno vita a troppe discussioni riguardo al problema se egli tosse in realtà ' un aibile falsario o un sempliciotto dalle buone inten- zioni. Dopo un intervallo di oscurità anche più com- pleta, il nostro autore oggi ntorna ad essere argomento di d~iscussioni erudite; comunque, quando si prova a leggere qualcuna delle opinioni a lui attribuite, risulta impossibile credere che, ancora una volta, egli non ven- ga discusso 'in sbsenttia'. Fatta eccezione per alcuni studi di grande interesse ('), la. maggior parte delle men- zioni della sua opera sedbra fondarsi su quella dei suoi seguaci. Questo è particolarmente vero nei con- fronti della attenzione che è stata dedicata ai contri- buti di alcunai dei seguaci al problema della Prisca Teologia.

La naione di Pdsca Teologia è stata studiata a fondo da D.9. Walker (3), che cosi la ddnisce:

e ... una certa tradiaione di teologia apologetica cristiana che s i basa su testi erroneamente datati ... Que-

q

sti testi, scritti da [presunti] antichi teologi come Er- mete Trismegisto, Orfeo, Pitagora [e altri], furono spie- gati come ~ivelatori di vestigia della vera religione: il

I monoteimo, la Trinità, la creazione del mondo dal nul-

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a - Annio (Sala del Consiglio del Palazzo dei Priori)

(Foto Oreste Paklotta)

( l ) ROBERTO WEISS, a Traccia per una biografia di Annio da Viterbo n, Italia medioevale e umanistica, 5 (1962)) 42541; W A L ~ F. STEPHENS, a Berosus Chaldaeus: Countenfeit and Fictive Edi- tors of the Early Sixteenth Century, n Dissertation Abstracts Znternational, 40 (1980), 4584A (Cornell), pp. 1-24.

(2) ROBERTO WEISS, a An Uaknown Epigraphic Tract by An- nius af Viterbo D, in Ztalian Studies Presentad to E. R. Vincent, ed C. P . Brand, K. Foster, and U. Limentani (Cambridge: Hef- fer, 1962), pp. 101-20; 0. A. DANIELSSON, a Etruskische Inschriften in handcchriftlicher Uberliefemng n, Skrifter utgivna uv Kungl. Humanistiska Vetenskaps- Samfundet i Uppsala, 25, no. 3 (6928), pp. v-85; u Annius von Viteribo uber die Griindungsgeschichte Roms n, in Corolla Archaeologica Principi Hereditario Regni Sueciae Gustavo Adolpho Dedicata (Skrifter Utgivna av Cvenska Institutet i Rum: Acta Instituti Romani Regni Sueciae), (kund, 1932), pp. 1-16; ALBANO BIONDI, a Annio da Viterbo e un aspetto dell'orientalismo di Guillaume Poste1 m, Bollettino della Società di Studi Valdesi, 93 (1972). 49-67; GIOVANNI BAFFIONI, a Annio da Viterbo, documenti e ricerche m (Roma, C.N.R., 1981):

(3) D. P. WALKER, The Ancient Theology. S t d i e s in Christian Platonism from the Fifteenth to the Fighteenth Century (Jthaca: Cornell Uniy. Press, 1972); FRANCES A. YATES, Giordano Bruno ami the Hermetic Tradition (1%4; rpt. New York: Vintage Books, 1%9).

la per mecm del Venbo, e cod via. Fu da questi che Platone avmbbe tratto quelle verità a sfondo religioso che si trovmo nei suoi scritti. E al fine di preservare l'unicità della ~ivlazione giudaico-cristiana, fu cosa abi. t d e sostenere la deiiivazione da Mosé di questa PNsm Teologia pagana; ma qualche volta non si ebbe scrupolo di risàlire anche più indietro fino a NoÈ e ai suoi buoni figli Sem e Jadet, o ai Patriarchi di prima del diluvio, come Enoch o addirittura ad Adamo » (').

Sebbene qualcuno dei seguaci sia stato più o meno messo in discussione in relaione aila Prisca Teolo- gia (5), Anni0 stesso raramente viene menzionato e, quindi, quando realmente messo a c d r o n t o della sua

( 4 ) WALKER, Theology, p. 1. (5) Vedi la seguente nota 8.

grande opera ('), le opinioni a lui attribuite risuonano vere solo in parte nel caso migliore. Nel peggiore, poi, esse sono dichiarazioni false nel modo più evidente ( 7 .

Annio è giustamente considerato l'ispinatore della esaltazione degli Etruschi nella Historia Viginti Sae- culorum del suo mndttadino, il cardinale Egidio da Vi- tenbo ('). Comunque la natuca del suo contributo ha bisogno di essere studiata con maggiore cura di quanto hno ad oggi sia stato fatto per Q pre- ciso motivo che, in questi ultimi tempi, Egidio sta ricevendo maggiore attenzione da parte degli s t e rici e degli studiosi. Molto maggiore spazio è stato de- dicato ad AnMo a causa delle sue supposte opinioni airca il ruolo gi-to dai Druidi nel tramandare la Pri- sca Teologia (O). Da queste analisi, che normalmente fanno risalire alle opere di Annio le credenze dei suoi seguaoi francesi, & stato recato un danno anche più grande alla ricostruzime delle sue opinioni. Di solito - e certo in modo errato - si presume che ogni cita- zione della sua opera rifletta necessariamente il suo pen- siero. In realtà, gli epigoni lrancesi da Jean Lemaire in poi tolsero via gli Etruschi dagli schemi di tradi- Aone della Prisca Teologia, sostituendoli con i Drddi di Annio, da lui una sola volta citati, i quali avevano il privilegio di essere francesi » ('O). In conclusione, per altra via si dovrebbe dare ad Annio il suo, poiché è stato probabilmente lui a mettere avanti il concetto che la Prisca Teologia derivasse da Adamo piuttosto che da Mosè, una opinione che poi ritroviamo ndl'o- pera di scrittori come Agostino Steuco e Leone Bbreo (l1).

Che Annio stesso fosse uno scrittore influente e chr la sua influenma non avesse bisogno di contare sulle ci- tazioni dei seguaci, può essere arguito dal grande nu- mero di stampe della sua opera: non meno di diciotto edizioni dei testi latinai originali, di cui almeno tre tra- dotte in italiano (l2). Così è non solo interessante, ma in termini puramente storici è anche importante in- dagare il significato del pensiero di Annio nelle sue opere, piuttosto che in q u e k della tradizione egidiana o francese.

Da quando sono apparsi i lavori del Walker e della compianta Frances Yates, un gruppo di importanti

(6) Commentaria Fratris Joannis Annii Viterbiensis super Opera Diversorum Auctorum de Antiquitatibus Loquentium, (Rome: Eucharius Siiber, 1498). I1 testo di consultazione più comune è Antiquitatum Variarum Volumina XVZZ a Venerando et Sacrae Theologiae et Praedicatorii Ordinis Professore Zoanni Annio (Paris: Josse Bade and Jean Petit, 1515).

(7) S ~ S , a Berosus B, p. 210 and n. 5. (8) JOHN W. O I W y , S. J., a Fulfullanent of the Golden Age

under Pope Julius 11: Text of a Discourse of Giles ot Viterbo, 1507 B, Traditio, 25 (1%9), 265-338, esp. p. 272 and nn. 26 and 28; J. W. O'MALLEY, Giles of Viterbo on Church and Refom: A Stu- dy in Renaissance Thought (Leiden: Brill, 1968), l p p . 30-32 and passim; GIOVANNI CIPRIANI, Il mito etrusco nel rinascimento fiorentino (Florence: Olschki, 1980), pp. 52-55. The connection was pointed cwt Farlier, e.g. by Eugenio Garin in Storia della let- teratura italiana, ed. F. Cecchi and N. S w o , vol. 3 (1965; rpt. Milan: Gananti, 1976), pp. 184-85.

(9) WALKER, Theology, pp. 73-79 and nn. (10) STPPHEENS, a Berosus n, pp. 209-71; 326333. (11) STEPHENS, a Berosus n, p. 206 n. 68; AGOSTINO STBUCO, De

Perenni Philosophia, intro. Charles B. S c h i t t (1540; rpt. Lon- don and New York: Johnson Reprint, 1972), p. 4.

(12) Bibliopraphy in Stephens, a Berosus m, pp. 347-48. 2, p. 348, La nota è errata e dovrebbe annullarsi.

Twlogi * &e essere citato ogni volta che si discute della Prisca Teologia. I tre più importanti s e no Mosè, Ermete Tnismegisto e Platone. Yates ha con- centrato le sue ricerche sulla continuità della figura di Emete, mentre Walker ed altri hanno giustamente messo in evidenza l'importanza di Platone come l'ulti- mo, più eloquente ed influente portavoce negli schemi della Prisca Teologia. Curiosamente la posizione di centro di Ermete e di Platone 8, in un certo senso, pro- babilmente dovuta alla loro contiguith nella cronologia della esperienza intellettuale di Marsilio F i c i~o (lS). Con certezza, senza Fidno, sarebbe impensabile la va- sta custruzione degli schemi sincretici più tardi.

Quello che soprattutto mlpisce della Prisca Teo- l@ di Annb è la totale manoama di analogia con gli schemi fichiani della teologia antica. Se gli schemi dbi tardi teoretici fidniani trascurano di includere & Etruschi (l4), in un certo senso essi rappresentano il rovescio della versione Annh della tradizione. La maggior parte dei più eminenti personaggi della tradi- zione normale mancano da quella di Annio: infatti non vi si trovano né Ermete Trismegisto, Zoroastro, n6 Orfeo; neppure Pitagora e - fatto assai sorprendente - neppure Rlatone. Nello schema di Annio anche Mo- sè perso molto della sua importanza.

I personaggi che mancano del tutto dallo schema di Annio hanno un particolare in comune. Senza a l a - q eccezione sono greci o antichi sapienti orientali lo- dati e studiati dai greci - quelli, ci&, delle antiche e moderne tradizioni neoplatoniche. Questa categoria non ammette eccezioni. E' un fatto sconcertante: quasi quattro decadi sono trascorse tra il tempo in cui Ficino tradusse il Pimander e la pubblicazione dei Cmenfkzr i di Annio. L'Asdepio era gih conosciuto molto prima di Fiùno ed anche conservato in frammenti attraverso h oondanna della magia ermetica fatta da Sant'Agostino nieh C M di Dio (l6). Alt= menzioni di Ermete veniva- m conservate nelle opere della Patristia difiicilmente meno #ben conosciute della summa agostiniana (l6). L, traduzioni del Ficino di Platone e degli antichi m p l a - tonici ed i suoi commentari originali ed interpretazioni emno state pubblicate pnima del 1498 (l7). E papa Aln- sanho VI, P mecenate di Annio, era un fido sostenitore del più anziano Pico, e l'Appartamento Borgia, nei pa- lazai del Vaticano, ci mostra &teschi che rappresentano Ermete Trismegisto oon il motivo di Api, l'egiziano bue divino, che in realtà è la oonaetizzazione della genealo- $a che Annio stesso aveva sognato per Alessandro (l8).

(1s) YATES, Bruno, pp. 12-13: a Sebbene i manoscritti di Pla- tone fossero già predisposti, in attesa di essere tradotti, Cosi- mo ordinò a Ficino di mettenli da parte e di tradurre subito I'apera di Emete Trismagisto ... n.

(14) Vedi l'elenco dato in riassunto da WALKER, Thedogy, p. 20, dove gli Etruschi brillano per la loro assenza. Cfr. nu- mero 10 above.

(16) YATES, Bruno, ;pp. 9-13. (16) YATES, Bruno, p. 15 e passian; W-, Theology, passim. (17) W-, Theology, p. 10. (18) YATBS, B m o , 113.116; WBISS, a Traccia m, p. 434 and n. 6.

Alessandro m i n ò Annio Magister Sacri Palatii il l o febbraio 1499 (Weiss, a Traccia m, pp. 435-36); PAOLA WTIUNGBW, Annio da Viterbo ispiratore di cidi pittorici (in app. a G. BaIEoni, Annio da Viterbo, vedi n. 2). Questo lavoro manca di ogni riferimento approfondito circa ia posizione eminemtissina ddllAnnio nella

nei segreti della sci- naturale e divina (22). Sebbene -o qualche volta faccia menzione con ammirazione

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R oertrie Erquilino iiindmr. AU,~,- ru&ubi Ita14Camn;

Le planta dl Roma dalk prima edlzione delle Antiqultates (Roma, 1488) (Coll. Carosi)

Inoltre, seibbene Annio non li includa nella sua ge- nealogia della sapienza, tuttavia fa menzione dei Greci. Cita Platone, a quanto pare a memoria, ma la oitazione è molto rivelatrice: è la menzione resa da Pllatone del mi- to di Fetonte, cioè quella tratta dal passo del Timeo do- ve un sacerdote egiziano ribatte i l greco Solone, dicendo- gli che tra tutti i greci non si trova << un vecchio », che a nello spirito siete tutti giovani: non c'è alcun2 vecchia credenza trasmessa ai posteri tra di voi dalla tradizione antia, e neppure scienza che sia incanutita col tempo (l9). Annio menziwna Ermete Trismegisto servendosi di una citazione tratta da Lattamio, ma non come Teologo An'tico; piuttosto viene messo avanti co- me semplice testimone della esistenza di una tradizio- nale a sapientlia veterum » (20). Orfeo, Lino e Museo appaiono nei Commmtmi di Annio come dediti a stu- di di filosofia e di teologia, attraverso una citazione di Diogene Laenio, m solo allo scopo di dimostrare come i greci abbiano falsamente attribuito a se stessi le conquiste raggiunte da altri popoli ("). Annio parla di Pitagora al solo scopo di dimostrare come non pos- sa essere stato lui il maestro che istrut N u m ~ Pompilio

cultura intellettuale del '500 e non è privo di inesattene e =e- culazioni difficilmente autorizzate dall'evidenza concreta.

(10) Annius, Antiquitatum, fol. c x w ; cf. PLATo, Timaeus, Zb, and Stephens, a Berosus m, p. 134 n. 70. Citato da Benjamin Jowett's trans. of Timaeus.

(20) ANNIUS, Antiquitatum, fols. xxxivo, cxixr. (21) ANNIUS, A,ntiquitatum, fol. cxxr; STEPHBNS, a Berosus D,

pp. 233-34.

dei filosa6 scolastici, mette pure in risalto che Aristo- tele nulla insegna tranne l'hcerteaa ed il dubbio (23).

Uno degli esempi più rivelatari è rappresentato da Zormtm. Quando nella m1a Orazione Pico fece rife- rimento a Zuroastro, Q( non quella al quale ora pen- sate, ma quello che si presenta come il figlio di Oro- mapio . ("), stava indirizzando l'attenzione degli aseol- tatori s d a Merenza tra h a s t r o « Zomastrico » de- dinito e canonizzato da Gemisto Platone, e il persa- naggio che teologi e oompilatori medioevali identifica- m wn Cam, il figlio malvagio di Noè (25). Annio ri- pudia lo Zoroastro dei platonici, Q1 quale Platone ave- va attribuito gli O r m i . Caldei, e rimase saldamente attaccato al medioevale Z0roastro-Ca.m. In realta An- nio andh molto più avanti della tradizione medioevale nel dichiarare Zoroastro un personaggio malvagio. Nel-

VenundBrur ab goanne @amo r godo coLkdi0,

Il fronbspizio della seconda edizione (Parigi, 1512)

(22) ANNIUS, Antiquitatum, fol. ixxviiir. (28) ANNIUS, Antiquitatum, fol. cviv. (24) GIOVANNI PICO m MIRANDOLA, Oratim on the Dignity

of Man, tr. ELISABBTH LISHRMOBB FORBBS, in The Renaissance Philosophy of M a , ed. Ernest Cassirer, Paul Oskar Kristeller, and John H. Randall (Chicago: Univ. d Chicago Press., 1948), p. 247.

(26) Smr-ms, a Berosus B, pp. 74-6 e m.

la tradizione medioevale Zoroastro veniva di solito con- siderato come l'inventore della magia, ma di lui si di- ceva anche che avesse salvato dall'ablio le sette arti li- berali. Le incise infatti su sette colonne di bronzo e sette di mattoni, così che la conoscenza di esse non potesse es- sere cancellata dal fuoco o dall'aqua. In questo moda, quando si asciugarono le aqule del Diluvio, le colonne di bronzo erano ancora in piedi, e così rinacque la cono- scenza delle cose (2". Comunque Anni0 negò a Zoroa- stro anche questa opera buona; egli fece Cam-Zoroastro l'inventore della magia (o piuttosto il restauratore p s t - diluviano), ma lo privò delle colonne e le attribuì in- vece al protopraseta Enoch (27).

Come si spiega l'assenza di tutti gli antichi teologi greci? I1 fenomeno è davvero bizzarro, specialmente per il fatto che la « prisca theologia D nel '400 e nel '500 è impensabile senza l'apporto dei Greoi e dei loro due mentotii, Ermete e Zoroastro. Eppure, quan- to ai contenuti, la nozione di Annio della Teo- logia Antica si identifica con quella del filone più im- portante della scuola ficiniana.

La risposta deve ricercarsi in un'altra area del pro- gramma di Annio. Diversi anni addietro, E. N. Tiger- stedt mise in evidenza che uno degli aspetti più im- portanti dell'opera di Annio è l'esuberante misoelle- nismo (28). Tigerstedt vide giustamente (pag. 303) che il solito ritornello « Graecia mendax », una citazione tratta da Giovenale, risulta cenltrale per il programma dei falsi di Annio e dei relativi commentari. Secondo Tigerstedt, Annio continua a portare avanti una cor- rente di sentimenti jantigreci che da Catone il Censore arriva fino all'ulisse di Dante, allo Scisma e alla cre- denza che l'a caduta dlella Grecia bizantina fosse la con- seguema di una punizione divina (pp. 304-305). Tiger- stedt concluse che « come studioso biblico, Annio deve avere avvertito quanto poteva diventare pericolosa la discrepanza tra i racconti della Bilbbia e quelli degli au- tori classici, in particolare gli storici greci scoperti di re- cente » (p. 309). Sebbene egli non si soffermi affatto su questo esempio fondamentale della sovversione annia- na, l'osservazione di Tigerstedlt è confermata dall'us-3 che Annio fa di Diodoro Siculo. Diodoro nisultava par- ticolarmente pericoloso per l'abbondanza e le antichità delle storie orientali che riportava (29).

Tigerstedot cerca quindi di rivendicare la fondamen- t'ale buona fede di Annio, m1 mettere in evidenza che i suoi pseudo-autori furono ideati come un contnap- peso o un antidoto a quei generi di antica storia pa- gana citati da Diodom, così da riaffermare la piena ve- rità del racconto mosaico. I1 risultato ottenuto da Ti- garstedt è quindi di aver dimostrato il corollario di quel

(26) Sul concetto di u letteratura antidiluviana, vedi STE- PHENS, « Berosus », pp. 59-88 e passim.

(27) STEPHENS, u Berosus », pp. 69-76. (28) F. N. TIGERSTEDT, Joanne Annius and Graecia Mendax D,

in Classical, Medieval and Renaissance Studies in Honor of Berthold Louis Ullmam, ed Charles Henderson, Jr. (Storia e letteratura, vols. 93-94), vol. I1 (Rome, 1964), pp. 293-310.

(29) Annio usb la traduzione latina di Diodoro fatta da Pog- gio Bracciolini. Cfr. WEISS, Unknown Tract n, p. 119 n. 50, e STBPHBNS, a Berosus s, pp. 44. %-98 e passim.

vecchio luogo comune che Annio fosse sempl' icemen t c una specie di frenetico patriota:

u Col distruggere l'autorilti dei Greci, egli in- deboliva le fondamenta della pericolosa Scienza Nuova e difendeva la Fede. Infatti scopo di Annio nell'attaccare gli storici greci fu non 90-

lo quello di esaltare "La gloria che si identibica con l'Italia", ma anche di provare la verità del- la tradizione lbibiblica. E più volte egli sottolinea la con~ord~anza tira la Bibbia e i suoi autori ... In questo modo, la BJbbia offrì autorità agli au- toni anniani. Ma d'laltro canto... questi autori aiutarono a sostenere l'autorità della Bibbia D (pag. 309).

Tuttavia l'analisi di Tigerstedt non è del tutto wr- retta. Annio non attacca mai la Bibbia apertamente, ma è dubbio se il suo scopo fosse altrettanto pio come Tigerstedt sostiene. Per esempio, in un altro lavoro io ho dimostrato come Annio mettesse in forse la data tradizionale della confusione balklica, basata sulla Ge- nesi xi. 10-16, allo scopo di dare a Nd-Giano il tem- po per portare l'Etrusco-liramaico in terra d'Etruria (30).

In verità se Tigerstedt avesse accettato il vero mo- dello per spiegare il misoellenismo di Annio, non avreb- be certo potutm battersi così ardentemente iln favore della dlifesa della Bibbia. Ed è fonte di vera sorpresa che nessuno si sia accorto come Annio abbia preso ispi- razione dalle Antichità giudaiche e dal Contro Apione di Giuseppe Flavio. E' proprio Giuseppe che offrì il programma per il quale Giovenale e la tradizione ro- mana si limitarono semplicemente ad offrire il motto o slogan.

E Giuseppe Flavio è uno degli autori più spes- so citati da Annlio. I piani programmatici di Annio si assomigliavano a quelli di Giuseppe al punto che le loro opere furono stampate insieme almeno in una occasione (31). I1 nazionalista giudeo, testimone del- la di~t~ruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani, non era semplicemente interessato a didendere la reli- gione propria; la sua era una diifesa a spada tratta dei Giudei che metteva nel mucchio tutta la cultura ebrea contro il prestigio dei greci mentori dei trionfanti ro- mani. Per Giuseppe, Mosè è in primo l u o p uno sto- rico, e la storia di Mosè dimostra la superiorità del popolo g$udeo sopra i Greci e i Romani. Giuseppe utilizza la dicotomia tra Ebrei e Gentili come veicolo per un contrattacco alla opposizione tra Greci e Bar- bari. La prova della superiorittà della cultura ebraica è la sua maggiore (antichlità, precisamente perché « la ricerca della verità era di necessità una r i m a del pri- mitivo, dell'antico, dell'originale oro dal quale i me- talli più vili del presente e dell'immediato passato nac- quero come cor'rot te degenerazioni » (32).

E al fine di provare oltre ogni dubbio la maggio- re antichità della civiltà ebraica, G i w p p e ha ifnsistito

(30) STEPHENS, a Berosus a, pp. 177-86, (31) STEPHENS, a Berosus s, p. 348 item 1. (32) YATES, Bruno, p. 1.

Ercole (Sala del Consiglio del Palazzo del Priori) (Foto Oreste Paliotta)

su di una rigorosa do~ument~azione, ricercata negli m- mli non solo giudaid, ma anche di altri popoli bar- bari come gli Egiziani, i Fenici e, in modo partico- lare, i Caldei. Giuseppe giudicò questa autonoma &n- ferma del racconto della tradizione storica giudaica co- me la sua prova irrefutabile. Due dei testimoni fa- voriti sono Beroso caldeo e Manetonle egiziano, vale a dire i centrali pseudo autori di ~Innio. E fu la con- tinua invocazione di Ber- e di Manetone da parte di Giuseppe che ispirò i fdsi d,i Amio, così come, tre secoli.prima di Annio, ispirò le frodi di W r e d o da Vitefilm (33).

~ i u s & sostiene che nel mondo greco, ogni co- sa si troverh essere moderna ed essere datata, così per &re, da ieri o da ieri l'altro s, mentre 'a cultura dei bar$&, non damente dei Giudei, ma pure degli

. Egiziani, dei Fmici e dei Caldei, è altrettanto mticn . quanto ben .documenifa. In tal modo mette in piedi

una dimtomia ara le cose greche e le bàrke, nella quale i badbmi rappresentano l'antichità, là ~aggaza e

- -

(M) ~ m & q y ~ , , ~ ~ I ; r & u s ~i'p? 890 :&i esp. 'n. 4. 11 fatto che tanto Annio C e Goffredo citino Beroso mi fu indicato per la prima volta dal pwf. Eugenio Garin.

Ia pieth, mentre i Greci rappresentano ogni sorta di riprovevole novità t3').

Annio rileva questo fascio di opposizioni e lo rende più esplicito. Al concetto della a Grlaecia mendax » egli oppone la figura del barbaro virtuoso. I1 barbaro vir- tuoso ha tre rappresentanti principali: N&, Beroso, gli ~Etruschi,. Altri )barbari virtuosi, come i Druidi, ven- gono messi avanti di tanto in tanto a fine di rafforzare le prove per i tre sopracitati. Proprio come Giuseppe ha lodato gli Egiziani e i Caldei al fine di magnificare gli Bbrei, così Amio all'occasione - meno di quanto comunemente si crede - loda altri banbari, ma *m- pre allo s&po di accrescere li1 prestigio degli Etm- schi (35). Risulta così impossibile essere d'accordo con Tigerstedt quando ..afferma che <( nessun patriottismo italico obbligò Annio a smtwere che filoda e lette- ratura fiorirono In Spagna, Francia e Germania molte migliaia di anni prima dei Greci, o che i Greci rice- vettero lettere e discipline dai Galli >i (pag. 306). Tanto più perchd Annio volle dimostrare che gli Etruschi fu- rono i primi trii i (barbari in Europa ad apprendere le scienze' antidiluviane da Noè, i3 quale concesse loro al- tri privilegi (30). #. &

La sistematica svalutazioné della tradizione greca consente ad Annio di costruire a ma volta une-tradi- zione barbarica. Scabra che egli sia 11 primo teorico della Teologia Antica a sottolineare il ruolo dei Patriir- chi antidiluviani nella tramissione della a prisca sa- apientia a dalla sorgente divina finq ai pih recenti degli antichi. E seguendo i m r a una volta l e orme del suo oompatriota Goffredo, Anniu arrivò a dichimare che lettere e discipline furono infuse in Adamo prima del Diluvio ed aggiunge che a non immeritatamente si di- ce. che Mosè abbia seguito [i Caldei da Adamo fino ad

Il marmo oslriano ... _ - ( ~ o t o Oreste 'Pallmta)

,., (34) STEPHENS, aJ3~rosus~, pp. 94-6. Citato da Flavius fosephus, 'wcrrks, H. S; '3. CKERAY, Loeb Classica1 Library, MI. I (London: Heinernanh;.%), p.. M)..

(35) STE&ENS, (i: i3ef'Osu.s s, pp. '270;72' e 'passim. (36) STWIENS, a Berosus n. pp. 21943, ,

Abramo. E come altri stimano, i a lde i si attennero alla stonia di AAdam perché Adamo per prilmo scrisse per rivelazione del mondo e della sua c d o n e . .. n An- n i ~ descrive k trasmissione di questa Ur-Genesi a Enoch, Lamech e Noè, concludendo che n No& d'altra parte, do- po il diluvio, lasciò l'incarico ai Caldei, da8i quali Abra- mo e & .altri trassero argomento per scrivere la verità deile cose »

Come Giuseppe prima di lui, Almio b principai- mente interessato a sostenere la verità letterale delia a storia W che ramnta, e in tal d o h tradizione so- pra accenna& interessa la Teologia Antica solo a causa della mione & i1 racconto mosaico della Creazione deriva in maniera chlistica da Adamo e d.a Dio. Co- munque, nei vari passi riferiti, Annio elabora una tra- diione filodica e reliniosa riconoscibile come Prisca Teologia. Cita ~ i u s e ~ 6 per mettere in evidenza che i fidi di Seth studianono a Astrologia, Geometria e Fi- si&, neEl9età dell'oro tra il Diiuvio e Babele ($01. cviiir). Noè insegnò sapienza naturale e divina-agli Armeni (sic) e agli Italici, e lasciò loro i libri nei quali queste cose erano scritte n (cxvr). Insegnò n la pedetta fisica, la teologia, i riti e la magia aatude (cxixr).

Annio insiste che N& rese celebri gli Etruschi in- segnando loro i riti sacri e inserendoli nei celebri n Li- bri rituales » usati dai pontefici etrusco-romani. a Nel- lo stesso tempo il padre Giano (ossia Nd) insegnò ai Raseni figli di Giano (ossia agli Etruschi) la fisica, l'a- stronomia, l'arte divlinatoria, i riti, ne scrisse i ceri- moniali, e tutto affidò alla carta scritta n (&iv). In un altro passo Annio identifica questa n Etrusca disci- plina » oon ha CaMa

Walker nota che esiste una categoria di n antichi teolod senza testi n, vale a dire semplici nomi nella catena della tradizione, i quali non potevano essere identificati come autori dei testi esistenti (89). A que- sto punto risulta chiaro che, come Anniio privò i a grae- culi » dei testi loro attribuiti nei regolari schemi della Prisca Teologia, così offri testi - o torse un solo grande Ur- testo platonitoo - alla serie dei teologi al- tnimenti senza testo che corx da Adamo, attraverso Nd, fino agli Etrusck. Sfortunatamente, oltre a darci la n tavola degli indici n fUrGenesi, magia naturak, riti, etc.) Annio mai pada della sua Pr im Teologia. O egli presume che i lettori albiano hmi1iaIt.h con i passi dove frammenti di questa .disciplina etrusca* so- no soprawissuti, oppure, come sembra probabile, si interessa della Teologia Antica molto meno di quanto non fbmia con k polemiche etniche e culturali.

Goloo i quali leggono Annio con una certa atten- zione si accorgexanno come gloriiichi i Caldei altrettan- to bene degli Etruschi. Questo può s&are strano

alla luce del fatto &e, come ha rileindto il suo aitioo più lucido e severo, Anni0 quasi mai mette in discus sione gli Ebrei ('O). E' da tutti rioonduto che Amio identificò la liqpa etrusca con l'ebraica (per essere più precisi con l'aradco) e che i suoi discepoli, notoria- mente li1 cenacolo del Giambullari, feceo grande od- pitale di questa idaitifiauione, sebbene pachi sanno che Anni0 non cunosceva né l'ebraico, n4 l'aramaico e che trasse il suo sfoggio di erudmone etimologica da San Gerolamo ("). La glor%&ne dei Caldei serve ugualmente un fìne etrumfilo.

Nella disquisizione sui berbari, Giuseppe ootb che i Celdei erano n gli originari entaati della n>sm raz- za, e questa parentela di sangue spiega la menzione che si fa dei Giudei nei loro annali » ("). Annio rimare affascinato da questo frammento di informazione, al- meno sembra; perche si spinse fino a dichiarare che Adamo fu il primo Caldeo ('3. Una gran parte della esposizione di Annio sul testo dello pseudo-Beroso si aggira intorno alla distinzione tra la falsità dei Greci e la n pietà » &i Caldei, che premvarono ed osservarono l'a a doctrina maiorum n ossia la Prisca Teologia. Una I ulteriore finezza mniana della nozione di n Caldeo » implica l'intenzione di proporli come un surrogato di Emrete Trismegisto. Si affanna infatti a dimostrare che erano sacerdoti, che erano filosofi, che erano principi e re di Babilonia, in altre parole, che avevano tutte le dignità attr2buite da Ficim, ad Ermete Trevolte- gande (").

In verità Bemo oaldeo non è semplicemente la fonte della pseudo storiografia di Annio, egli è anche un n priscus theologiis », poiché nella sua dignità di sacerdote incaricato della Biblioteca di Baiilonia con- serva copie dei libri di Nuè che contengono la Teologia Amica di Adamo e degli altri Cddei. Tuttavia egli ti- fiuta di trattare i suoi tesori di sapienza con il gregge volgare: paclando degli insegnamenti di Noè nel c m - po della teologia, dei sacri riti, della umana sapienza, Beroso afferma che a in veritii affidh alla carta scritta 1 molti segreti di cose naturali ... E a noi non è lecito spiegare quelli a ckcchessia, o leggere o insegnare tran- ne che iii soli sacerdoti s tna i sacerdoti, come pure i Ubri rituali che lascib n (a?). Presumibilmente di i questa dottrina nulla possiamo ricostruire da M& e &i a g r m l i >P, essendb in seguito andata perduta in- sieme con k Biblioteca di Babilonia (45).

Possiamo supporre che la Prisaa Teologia di An- nio sia andata perduta in altro modo. Qua& i Ro- mani stanchi dei lom maestri etruschi incominciarono ad amoreggiare con la vana er&one dei Greci, 1'An-

(97) ANNIUS, Antiquitatum, fals. cvio-cviir. Le parole tra parentesi mancano dalle edizioni di Josse Bade del 1512 e del 1515 e si trovano solo nella editio princeps, sig. 03r. Per questo lapsus le teorie anniane potrebbero avere avuto maggiore dif- fusione nel XVI e XVII secolo.

(3s) ANNIUS, Antiquitatum, fol. Ixxxiir. Le opinioni di Annio circa la cabala sono assai imprecise, ma l'identificazione che ne fa con la disciplina etrusca risulta logica se si accetta il fatto che gli Etruschi fossero a Aramei n.

(88) W ~ E R , Tbeology, pp. 20, 73.

(40) GASPAR BARREIROS (? - 1574). Sulla sua critica vedi S m PHBNS, a Berosus D, pp. 9-12 and nn.

(41) CIPRIANI, Mito etrusco, passim. l'ultimo dibattito di questa tradizione. Per l'Ebreo, falso e bugiardo di Annio, vedi S ~ S , a Berosus n, pp. 176-94, esp. pp. 186-89.

(42) JOSBPHUS, Works, I, 191. (4s) ANNIUS, Antiquitatum, fol. x w : a ab AdaUn, primo Chal-

daeorum et gentis humanae doctore simul et parente n. (44) Smmm~s, a Berosus n, pp. 106-110; afr. YATES, Bruno,

pp. 14, 19. Annio in temtb Caldeo un sinonimo di astrologo, come nel libro di Daniele.

(45) STBPHBNS, B e m s v, pp. 93406.

N& con la mitra (Sala Regla del Palazzo Comunale) IiFato U.este Pd~btta)

tiai Teologia di Noè cadde in disuso e venne infine dimenticata:

Ikdatti tutta quella teologia, filosafia, arte divi- natorie e magia, discipline che per testimonia- za di Beroso il coltissimo Giano (N&) traman- db, e nelle quali i Tusci, per testimonianza di Diodoro Siculo nel VI libro ancora ai suoi tempi erano oggetto di meraviglia a tutto il mondo, mischhte con favole e cultura greca, tutte si wrruppero al punto che tutti cono- scono le cose damlose ed erronee alla ma- niera dei Greci, e n d a si sa dell'origine, delle discipline e dello splendore delle antichith itaili- che (le qual cosa è certo vergognosa ed iride corosa). E perciò hvole acquisite e discipline sciooche oorruppero mn solo k latine origini e le sto- rie degli antichi, rna =che le certissime disci- pline di Giano, oggetto di ammirazione a tutto il mondo ... (cvirrV).

Con la diistruzione dii Bmibilonia e la scomparsa de- gli E t d , k Tdogia Antioa così come immaginàta da Amio m& di esistere. Il dolore per questa per-

dita i? doppi-te falso: non solo Annio & meno in- teressato e queste discipline che alla nazionalistica va- lorizaazione delle antichitii, ma egli insinua l'idea (con qualcosa di più ddla semplice maldede) che qualsiad argomento della tradizione che meriti di essere cono- sciuto, esso già si può trovare in M&. u Non & dun- que da meravigliarsi P, dice, * se M& e k o s o con- cordano, dal momento che essi hanno attinto alla me- desima fonte della storia n (cviir). Non C'& quasi aku- na concordanza tra k storia di Beroso e quella di Noè; mmunque, c'è da sospettare che la Prisca Twlogia di B e m e degli Etruschi assomigE piiì strettamente a quella dei « graeculi P che non a quella di Mosè.

In d h analisi la sowersicme della Teologia An- ti- stata p n h b i i t e intesa dai Amio non sdo come patriottica gioridicazione di Vit& e del- l'Italia, ma anche come strumento dei disegni tempo- rali di Alessandro VI. Amio fantasticb di un ponti- fiato che corresse dalla prima t o l ~ c m e di No& del oalle del Gianicolo, 108 anni dopo il Diluvio, p* sando attraverso gli Etruschi h a i Papato cristiano. Accenna di avere scritto una Histwia Hetrusca Ponti- ficio, u che, per questo diciamo pontificia poiché ini- ziata nei Vaticano dal .pontedice rnassiw, Noè - cioè Giano - di nuovo ritornò soggetta al pontefice massi- m e d a sede apostolica » (clu'). Se Annio Wi mai d t t o questa storia è non solo dubbio ma fuori del punto h discussione. Qudb che interessa mette= in rilievo 8 che la nozione di una tradizione del pontifi- cato che c o m a da No& ad Alessandro legittimava un potere che difiìcilmente si poteva &e solo te01ogic0. A l d o era un discendente di Api, ed Api per h- nio rappresentava Osiride. I1 figlio di Osiride era Er- d e Egizio, il quale venne in I t a h dalla Spagna. Osi- ride e P figlio lhranmo l'Italia dai malvagi Giganti. Tutta questa meticolosa riapitolazione d e h Storia di Diodom può darsi c k rron sia niente daro che una elbrata ed allegorica prospettiva delle speranze di h- hiO di vedere l'Italia sottoposta al governo del Valen- tino e di A l e s d m . In tal m& tutta la Prisca Teo- logia amiana potrebbe essere pom più che un mitico astratto sostegno di uno stato teocratico (").

Ironicamate gli Etruschi della costruzione annia- na furono cancellati da Jean Lemaire, e la versione del Lemaire prese piede. I Francesi che tanto si affanna- m con le loro teorie intorno da Teologia Antica, durante il sedicesimo secolo, ironicamente riconciliara- no la Pnisoa Teologia di A d o con quella dei « grae- culi P e piegamno gli uni e gli altri alla lode ddla superiare sapiema dei Dni?icli della Gallia

WALTER E. STEPI-IENS Università di WasKion Seat.de, Washington USA

traduzione di mMENIc0 A+hlUmvm

(46) Cfr. n. 18. Su Mi ed Osiride, vedi ANNIUS, Antiquita- rum, carte xxvir xxviir; su Ercole e k Spagna, carta d i r e passim. Su un ident'm uso di Ercole da parte dei Francesi per adombrare Carlo Magno, vedi STBPHBNS, a Ben>. sus D, pp. 26-71.

(47) W-, Theotogy, pp. 63-131, 194263.