GIUDIZIO DI PARIFICAZIONE DEL RENDICONTO GENERALE … · 3 è quella di consentire il controllo...

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PROCURA REGIONALE PRESSO LA SEZIONE GIURISDIZIONALE PER L’UMBRIA GIUDIZIO DI PARIFICAZIONE DEL RENDICONTO GENERALE DELLA REGIONE UMBRIA ESERCIZIO FINANZIARIO 2017 Requisitoria del Procuratore Regionale Antonio Giuseppone UDIENZA DEL 10 LUGLIO 2018 PRESIDENTE FULVIO MARIA LONGAVITA

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PROCURA REGIONALE PRESSO

LA SEZIONE GIURISDIZIONALE PER L’UMBRIA

GIUDIZIO DI PARIFICAZIONE DEL RENDICONTO

GENERALE DELLA REGIONE UMBRIA

ESERCIZIO FINANZIARIO 2017

Requisitoria del Procuratore Regionale Antonio Giuseppone

UDIENZA DEL 10 LUGLIO 2018

PRESIDENTE FULVIO MARIA LONGAVITA

PROCURA REGIONALE

PRESSO LA SEZIONE GIURISDIZIONALE PER L’UMBRIA

GIUDIZIO DI PARIFICAZIONE DEL RENDICONTO

GENERALE DELLA REGIONE UMBRIA

ESERCIZIO FINANZIARIO 2017

Requisitoria del Procuratore Regionale

Antonio Giuseppone

Perugia, 10 luglio 2018

CORTE DEI CONTI – CENTRO UNICO PER LA RIPRODUZIONE E LA STAMPA - ROMA

Sommario

Introduzione .................................................................................................. pag. 1

1. Situazione amministrativa ...................................................................... pag. 9

2. Stato patrimoniale…. ............................................................................. pag. 26

2.1 Patrimonio immobiliare della Regione Umbria .......................... pag. 48

3. Conto economico .................................................................................... pag. 53

4. Indebitamento e strumenti derivati della Regione .......................... pag. 60

5. Misure di contenimento della spesa ................................................... pag. 69

5.1 Costo degli apparati amministrativi .......................................... pag. 71

5.2 Il pareggio di bilancio 2017 .......................................................... pag. 75

6. Spesa del personale – Incarichi esterni .............................................. pag. 77

7. I controlli interni..................................................................................... pag. 90

8. Spesa sanitaria ......................................................................................... pag. 96

9. Società partecipate ................................................................................ pag. 105

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Introduzione

Con il D.L. n. 174/2012, convertito con modificazioni nella L. n.

213/2012, è stata rafforzata la partecipazione della Corte dei conti al

controllo sulla gestione finanziaria degli enti territoriali.

In particolare, l’art. 1, comma 5, ha introdotto, per la prima

volta, l’obbligo del giudizio di parificazione sul rendiconto generale

della Regione relativamente all’esercizio finanziario precedente. Tale

giudizio, prevede che “Il rendiconto generale della regione è

parificato dalla sezione regionale di controllo della Corte dei conti ai

sensi degli articoli 39, 40 e 41 del testo unico di cui al regio decreto 12

luglio 1934, n. 1214. Alla decisione di parifica è allegata una relazione

nella quale la Corte dei conti formula le sue osservazioni in merito alla

legittimità e alla regolarità della gestione e propone le misure di

correzione e gli interventi di riforma che ritiene necessari al fine, in

particolare, di assicurare l'equilibrio del bilancio e di migliorare

l'efficacia e l'efficienza della spesa. La decisione di parifica e la

relazione sono trasmesse al Presidente della Giunta regionale e al

Consiglio regionale”.

Tale giudizio, affidato alla Sezione regionale di controllo alla

quale spetta acquisire gli elementi necessari al riscontro contabile,

nelle sue finalità dovrebbe contribuire ad una maggiore trasparenza

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circa il corretto utilizzo delle risorse pubbliche, e si avvale della

presenza del Procuratore Regionale, organo chiamato ad agire a

garanzia dell’ordinamento al quale, nell’ottica di un costruttivo

raccordo, la Sezione regionale di controllo mette a disposizione i dati

ed i documenti contabili acquisiti (SS.RR. n.7/2013).

Per espressa previsione normativa, il giudizio di parificazione

del rendiconto regionale si modella sulle disposizioni dettate per la

parificazione del rendiconto generale dello Stato che si compone di

due momenti fondamentali: la “deliberazione” con la quale si dà atto

della verifica di conformità dei risultati del rendiconto con le leggi di

bilancio e con i dati contabili (artt. 39 e 40 r.d. n. 1214/34) e la

“relazione” con cui vengono esposte le “osservazioni” sulla

conformità delle gestioni all’ordinamento e le “proposte” su eventuali

variazioni o riforme ritenute opportune per il perfezionamento di

leggi e regolamenti (art. 41). L’art.1, comma 5, del D.L. n. 174/2012

integra le finalità della relazione con quella di “assicurare l’equilibrio

del bilancio e di migliorare l’efficacia e l’efficienza della spesa”.

La Sezione delle Autonomie della Corte dei conti nella

deliberazione n. 9/2013 ha affermato che “la pronuncia della Corte dei

conti interviene prima dell’approvazione, da parte dell’organo legislativo,

della legge sul rendiconto…Poiché la finalità primigenia della resa del conto

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è quella di consentire il controllo politico che il potere legislativo deve

esercitare sulla gestione delle pubbliche risorse da parte del governo, l’attività

di parificazione svolta dalla Corte si pone in rapporto di ausiliarietà nei

confronti delle assemblee legislative ed è dunque teleologicamente collegata

alla legge di approvazione del rendiconto stesso”.

In base alla delibera n. 7/2013 delle Sezioni Riunite in sede di

controllo della Corte dei conti “l’aspetto più importante da considerare è

costituito dalla peculiare natura del giudizio di parificazione, nel quale la

funzione certativa appartiene alla struttura della Corte dedicata al controllo,

mentre il segmento finale di tale attività si svolge in un contesto di natura

giurisdizionale, tanto che da esso scaturiscono gli effetti del giudicato. Di qui

lo schema del giudizio di parificazione, che è solo formalmente

contenzioso…ma con effetti preclusivi nell’ordinamento, attesa

l’immodificabilità delle risultanze del rendiconto parificate dalla Corte”.

Ancora, “il contraddittorio con gli enti controllati deve essere

assicurato durante tutto l’iter procedurale a partire dall’istruttoria e su tutti

i temi sottoposti a verifica per essere definito, attraverso successivi

affinamenti, prima dell’udienza pubblica, l’oggetto della quale va circoscritto

ai soli temi e alle questioni contenuti nelle conclusioni dell’istruttoria”.

Ciò premesso e prima di procedere con l’analisi dei dati esposti

nel rendiconto generale dell’Umbria per l’esercizio finanziario 2017, è

opportuno accennare, brevemente, alle disposizioni normative

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(regionali) utilizzate per la corretta predisposizione del suddetto

rendiconto.

Con la legge regionale n. 21 del 16 aprile 2005 è stato approvato

il nuovo Statuto della Regione Umbria.

Il Titolo VIII (artt. 72 – 80) contiene le disposizioni sulle Risorse,

il Bilancio ed il Patrimonio della Regione. In particolare, ai fini della

presente relazione, si richiama l’art 76, che disciplina il rendiconto

generale: “1. Il rendiconto generale contiene i risultati finali della gestione

finanziaria, patrimoniale ed economica dell'anno. 2. Il disegno di legge di

approvazione del rendiconto generale dell'esercizio finanziario scaduto il

trentuno dicembre è presentato dalla Giunta all'Assemblea legislativa per

l'approvazione entro il trenta aprile dell'anno successivo”. Il rendiconto

generale (che si compone del conto del bilancio, del conto del

patrimonio e del conto economico), quindi, contiene i risultati finali

della gestione finanziaria della Regione che, ai sensi dell’art. 75

(Gestione finanziaria e di bilancio) si attua mediante il bilancio

annuale di previsione. Quest’ultimo è redatto dalla Giunta sulla base

di criteri fissati dal Documento di Programmazione, il quale

costituisce l’atto di indirizzo politico ed amministrativo.

Infatti, ai sensi dell’art. 74 “il Documento determina i contenuti

della politica sociale ed economica regionale nel territorio e definisce gli

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interventi di finanza pubblica nel periodo ricompreso nel bilancio

pluriennale. Esso costituisce fondamentale strumento di raccordo tra la

programmazione generale e la programmazione finanziaria e di bilancio della

Regione”.

Sul piano delle valutazioni complessive dell’attività di

programmazione, la Sezione di controllo della Corte dei conti per

l’Umbria, nella sua relazione al rendiconto 2017, ha evidenziato che

“la programmazione regionale 2017 ha risentito notevolmente dei negativi

effetti del terremoto” per cui la Regione “ha posto come suo obiettivo

primario e più urgente la ripresa economica delle zone terremotate”.

A tal proposito, la Procura rileva che, da quanto emerge dalle

verifiche effettuate dalla Sezione regionale di controllo in merito

all’attività svolta dalla Regione nella gestione della fase

dell’emergenza post - terremoto, si evidenziano carenze nei controlli

da parte dell’ente sulla rendicontazione delle somme stanziate dallo

Stato ed utilizzate dagli enti locali per la gestione dell’emergenza.

Su questo aspetto, anche in base a quanto evidenziato dalla

Sezione regionale di controllo, la Procura si riserva le necessarie

valutazioni.

Relativamente agli obiettivi del DEFR (Documento di economia

e finanza regionale) 2017 la Sezione ha rilevato che essi “sono in

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continuità con quelli del 2016 e restano affidati in buona parte alla capacità

di spesa dei fondi europei” e la loro realizzazione “passa anche dalle riforme

istituzionali”.

Per ciò che concerne la Relazione sullo stato di attuazione del

programma di governo e sull’amministrazione regionale 2017 si rileva,

come risulta dalla Relazione annuale del Presidente della Regione sul

sistema dei controlli interni e sui controlli effettuati nell’anno 2017,

che alla data della stesura della presente Requisitoria tale documento

era ancora in corso di elaborazione. All’esito della camera di consiglio

del 3 luglio 2018, la Regione ha comunicato che detta relazione è stata

approvata con D.G.R. n. 712 del 25.6.2018, fatta pervenire alla Sezione

regionale di controllo il 2 luglio 2018. Data la singolare tempistica,

questa Procura non esprime alcun giudizio su tale documento,

riservandosi ogni necessaria valutazione.

Ne consegue che, su questo aspetto, la Procura non può

esprimere alcuna valutazione circa la verifica della complessiva

attività politico-amministrativa svolta, tale da rendere conto alla

collettività delle azioni e degli effetti prodotti.

Si segnala, comunque, che lo Statuto della Regione Umbria,

all’art. 65, intitolato “Attribuzioni del Presidente”, al comma 2, lett. k)

prevede che il Presidente della Giunta regionale “presenta

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all’Assemblea legislativa una relazione annuale sullo stato di attuazione del

programma di governo e sull’amministrazione regionale, nella quale espone

l’attività svolta, anche in riferimento alle priorità e agli indirizzi approvati

dall’Assemblea legislativa ed indica gli atti di programmazione che

l’esecutivo intende proporre nell’anno successivo”.

Con riferimento al bilancio 2017:

- con L. R. n. 16 del 28 dicembre 2016 è stata approvata la “Legge

di stabilità regionale 2017” contenente le “Disposizioni per la

formazione del bilancio di previsione 2017 – 2019 della Regione

Umbria”;

- con L.R. n. 17 del 28 dicembre 2016 è stato approvato il

“Bilancio di previsione della Regione Umbria 2017 – 2019”;

- con L.R. n. 18 del 29 dicembre 2016 state approvate le

“Ulteriori misure di razionalizzazione della spesa – Modificazioni ed

integrazioni di leggi regionali”;

- con L. R. n. 11 del 28 luglio 2017 è stato approvato

l’“Assestamento del bilancio di previsione 2017-2019 e provvedimenti

collegati in materia di entrata e di spesa - Modificazioni ed

integrazioni di leggi regionali”.

Per ciò che concerne il presente Giudizio di parificazione si

prende atto che nella seduta del 27 aprile 2018, con Deliberazione n.

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408 della Giunta Regionale, è stato approvato il disegno di legge

avente per oggetto il “Rendiconto generale dell’Amministrazione

regionale per l’esercizio finanziario 2017”.

Infine, in data 3 luglio 2018 si è tenuta apposita camera di

consiglio con i rappresentanti della Regione e la presenza del Pubblico

Ministero, convocati dalla Sezione regionale di controllo.

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1. Situazione amministrativa

Prima di analizzare il risultato di amministrazione relativo

all’esercizio 2017, si ritiene opportuno soffermarsi brevemente su

alcune novità che, a seguito dell’avvio a regime per gli enti delle

nuove regole contabili di cui al D. L.vo n. 118/2011 (Disposizioni in

materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio

delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e

2 della legge 5 maggio 2009, n. 42), hanno inciso in maniera importante

sulla determinazione e sulla composizione del risultato di

amministrazione.

Infatti, il principio applicato alla contabilità finanziaria ha

modificato le modalità di imputazione all’esercizio finanziario delle

obbligazioni, per cui si individua un momento, quello della

registrazione dell’obbligazione nelle scritture contabili (allorquando

l’obbligazione sorge), che differisce dal momento in cui l’obbligazione

viene imputata all’esercizio (allorquando l’obbligazione viene a

scadenza).

Ciò contribuisce a far riacquistare, al Rendiconto, quella

fondamentale funzione conoscitiva che caratterizza i documenti

contabili, a differenza di quanto avveniva ante riforma, in cui capitava

spesso che, ad esempio, tra gli impegni ed i residui passivi trovavano

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collocazione anche gli accantonamenti riguardanti spese e rischi

futuri, per cui non era possibile riconoscere i debiti effettivi nei

confronti dei terzi o, ancora, tra gli accertamenti trovavano

collocazione crediti futuri e non era possibile riconoscere i crediti di

dubbia esazione.

Per ciò che concerne alcune delle novità più interessanti che

hanno interessato i bilanci degli enti pubblici e la stessa composizione

del Risultato di amministrazione, si richiamano in particolare il Fondo

pluriennale vincolato ed il Fondo crediti di dubbia esigibilità.

Il Fondo pluriennale vincolato nasce in virtù dell’esistenza di

obbligazioni perfezionate che non sono imputate allo stesso esercizio;

pertanto, potremmo dire che è quello strumento che gestisce e

rappresenta contabilmente la distanza temporale intercorrente tra

l’acquisizione delle risorse e il loro effettivo impiego, nei casi in cui le

entrate vincolate e le correlate spese sono accertate e impegnate nel

corso del medesimo esercizio e imputate a esercizi differenti.

Tale fondo può essere vincolato per spese correnti e per spese

in conto capitale.

Il Fondo crediti di dubbia esigibilità, invece, nasce

dall’esigenza di “compensare” la nuova modalità di contabilizzazione

delle entrate, così come richiesta dalle nuove regole contabili.

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E’ previsto, infatti, l’accertamento integrale di tutte le entrate,

incluse anche quelle di dubbia esazione (“sono accertate per l’intero

importo del credito anche le entrate di dubbia e difficile esazione, per le quali

non è certa la riscossione integrale………”); pertanto, al fine di non

“gonfiare” i bilanci che, di certo, non era interesse del legislatore,

risulterà obbligatorio effettuare, nel bilancio di previsione, un

accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità e vincolare, in

sede di rendiconto, una quota del risultato di amministrazione.

Con l’utilizzo del Fondo crediti di dubbia esigibilità, quindi, si

rendono, sostanzialmente, non spendibili risorse finanziarie che non

siano affidabili o anche esigibili nel corso dell'anno.

Ciò premesso, il rendiconto generale dell’esercizio 2017 della

Regione Umbria evidenzia un risultato di amministrazione di circa

267 milioni di euro (circa 140 milioni di euro al 31.12.2016), dovuto ad

una giacenza di cassa pari a circa 289 milioni di euro (al 01.01.2017 la

giacenza di cassa era pari a circa 212 milioni di euro), residui attivi

pari a circa 1.448 milioni di euro (circa 1.214 milioni di euro al

31.12.2016), residui passivi pari a circa 1.301 milioni di euro (circa

1.129 milioni di euro al 31.12.2016), un fondo pluriennale vincolato

per spese correnti pari a circa 49 milioni di euro ed un fondo

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pluriennale vincolato per spese in conto capitale pari a circa 120

milioni di euro.

L’applicazione al risultato di amministrazione delle quote

accantonate, pari a circa 141 milioni di euro, e delle quote vincolate,

pari a circa 238 milioni di euro, determina un disavanzo effettivo pari

a circa 112 milioni di euro (disavanzo effettivo al 31.12.2016 pari a

circa 221 milioni di euro). L’analisi del disavanzo ha portato la Sezione

regionale di controllo dell’Umbria a rilevare che “la Regione, come

evidenziato per il precedente esercizio, non dispone di risorse aggiuntive per

nuove decisioni di spesa”.

€ 0

€ 200.000.000

€ 400.000.000

€ 600.000.000

€ 800.000.000

€ 1.000.000.000

€ 1.200.000.000

€ 1.400.000.000

€ 1.600.000.000

Prospetto dimostrativo delRisultato di amministrazione 2017

13

Per ciò che concerne le quote accantonate, che abbiamo detto

essere pari a circa 141 milioni di euro, si tratta di accantonamenti a:

- Fondo crediti di dubbia esigibilità al 31/12/2017 €. 3.345.318,21

- Accantonamento residui perenti al 31/12/2017 €. 2.334.556,91

- Fondo Acc. rischio di soccomb. canoni conc. idroel. €. 7.712.348,85

- Fondo contenzioso €. 32.343.110,08

- Fondo accantonamento manovre regionali €. 3.000.000,00

- Fondo Acc. rischi derivanti da concess. moratorie €. 600.000,00

- Fondo Acc. per perdite società partecipate €. 3.000.000,00

- Fondo Acc. pass. potenziali gestione società partec. €. 11.500.000,00

- Fondo anticip. di liquidità D.L. 35/2013 e ss.mm.e ii. €. 27.669.974,05

Per quanto riguarda, invece, la parte vincolata (pari a circa 238

milioni di euro) si tratta di:

- Vincoli derivanti da leggi e dai principi contabili €. 2.665.823,40

- Vincoli derivanti da trasferimenti €. 232.803.328,92

- Vincoli formalmente attribuiti dall'ente €. 2.486.607,33

In riferimento alla parte accantonata, si sottolinea, in

particolare:

• un incremento notevole della quota accantonata al Fondo

crediti di dubbia esigibilità, il cui valore è passato da circa 27 milioni

di euro al 31.12.2016 a circa 53 milioni di euro al 31.12.2017. Ancora

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più consistente appare l’incremento se confrontato con la quota

accantonata al 31.12.2015, pari a circa 2 milioni di euro.

A tal proposito ricordiamo che, in occasione del rendiconto, è

verificata la congruità del fondo crediti di dubbia esigibilità

accantonata nel risultato di amministrazione, facendo riferimento

all’importo complessivo dei residui attivi, sia di competenza

dell’esercizio cui si riferisce il rendiconto stesso, sia degli esercizi

precedenti. Qualora il fondo crediti di dubbia esigibilità dovesse

risultare inferiore all’importo considerato congruo, è incrementata la

quota del risultato di amministrazione dedicata al fondo (se, invece,

dovesse risultare superiore, si procede allo “svincolo” della quota del

risultato di amministrazione non necessaria);

• un incremento notevole (circa 18 milioni di euro) rispetto

allo scorso esercizio della quota accantonata al Fondo contenzioso. Al

31.12.2016 l’accantonamento al Fondo per rischi legali era stato pari a

circa 14 milioni di euro, con un consistente incremento rispetto

all’esercizio al 31.12.2015, in cui l’accantonamento per tale voce era

stato pari a circa 4 milioni di euro. Pertanto, se messo a confronto con

l’esercizio 2015, l’incremento nel corso del 2017 per l’accantonamento

sul contenzioso potenzialmente passivo per la Regione è ancor più

rilevante.

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L’accantonamento al suddetto fondo, così come risulta dalla

Relazione sulla gestione dell’Organo esecutivo, è stato determinato

sulla base delle informazioni fornite dal Servizio Avvocatura.

In dettaglio, nel fondo si evidenzia un accantonamento di circa

7,7 milioni di euro per assicurare le cause il cui rischio di soccombenza

risulta medio – basso, mentre la restante parte assicura totalmente gli

importi stimati per le cause con rischio medio ed alto, costituitesi in

gran parte nell’esercizio 2017. Con riferimento agli importi stimati per

queste ultime cause, la Relazione sopra indicata riferisce che

l’incremento rispetto allo scorso esercizio è determinato dal

contenzioso con Umbria TPL e Mobilità S.p.A., pari ad oltre 10 milioni

di euro.

Per ciò che concerne un accantonamento di 5 milioni di euro

effettuato nello scorso esercizio relativamente ad un ricorso sulla

geotermia presentato da una società (che richiedeva un indennizzo di

39 milioni di euro), la Relazione evidenzia che esso è venuto meno a

seguito di una sentenza del Tar Umbria;

• l’accantonamento, per 11,5 milioni di euro, al Fondo per

passività potenziali derivanti dalla gestione di società partecipate

(nello scorso esercizio 12 milioni di euro).

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Come rilevato nella Relazione sulla gestione dell’Organo

esecutivo tale accantonamento, operato a titolo cautelativo, si riferisce

esclusivamente a passività potenziali che potrebbero sorgere

dall’indennizzo dovuto alla società Gepafin in riferimento alla

partecipazione al Fondo immobiliare chiuso – Comparto Monteluce a

seguito della liquidazione del fondo (o nel caso di vendita forzata).

Con riferimento al rapporto con le società partecipate è da

rimarcare, anche in occasione di questo giudizio di parificazione,

l’attualità e l’importanza di questo tema, in considerazione, altresì,

degli effetti che una gestione in deficit delle suddette società potrebbe

avere sul bilancio dell’Ente. Si tratta di una materia particolarmente

delicata, al quale il legislatore negli ultimi anni ha voluto dedicare

diversi interventi, purtroppo non sempre coerenti sia nelle modalità

che nei tempi di attuazione, con la conseguenza che si è dovuti

intervenire più volte sulla stessa disciplina.

Un disegno più organico della materia si rinviene, da ultimo,

con l’approvazione del D. L.vo n. 175/2016 (Testo unico in materia di

società a partecipazione pubblica), che impone, tra l’altro, alle

Amministrazioni pubbliche di effettuare annualmente, con proprio

provvedimento, un'analisi dell'assetto complessivo delle società in cui

detengono partecipazioni dirette o indirette, predisponendo, ove

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ricorrano i presupposti, un piano di riassetto per la loro

razionalizzazione, fusione o soppressione.

Tale decreto prevede, all’art. 21 (Norme finanziarie sulle

società partecipate dalle amministrazioni locali), che “nel caso in cui

società partecipate dalle pubbliche amministrazioni locali comprese

nell'elenco di cui all'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n.

196, presentino un risultato di esercizio negativo, le pubbliche

amministrazioni locali partecipanti, che adottano la contabilità finanziaria,

accantonano nell'anno successivo in apposito fondo vincolato un importo

pari al risultato negativo non immediatamente ripianato, in misura

proporzionale alla quota di partecipazione…..”.

Questa, così come altre disposizioni finalizzate alla verifica dei

rapporti tra Amministrazioni pubbliche e società partecipate,

testimoniano l’importanza del monitoraggio che deve essere

continuamente effettuato su queste società.

Oltre al suddetto accantonamento la Regione ha dovuto

accantonare ulteriori 3 milioni di euro al Fondo accantonamento per

perdite registrate da società partecipate (fondo non presente nel

rendiconto dello scorso esercizio). Nel dettaglio, trattasi di un

accantonamento di 820.508 euro relativo alle perdite non ripianate

afferenti il bilancio 2016 della società Umbria TPL e Mobilità SpA

18

(perdita complessiva dell’esercizio pari a 2.953.592 euro – quota di

partecipazione al capitale sociale posseduta dalla Regione 27,78%),

oltre che di un accantonamento di 2.179.492,00 euro effettuato a titolo

cautelativo per eventuali perdite conseguibili dalle società partecipate

nell’esercizio 2017.

Nella Relazione sulla gestione dell’Organo esecutivo si

sottolinea, a proposito, che il suddetto accantonamento, effettuato a

titolo precauzionale, è riferito alla società Umbria TPL e Mobilità

S.p.A., dal momento che non sono previste perdite da parte di altri

soggetti partecipati dalla Regione.

Il Collegio dei Revisori dei conti, nella sua Relazione, ha

evidenziato, a proposito, che in assenza di concreti riscontri sui

risultati 2017 delle partecipate non è “nelle condizioni di valutare

l’adeguatezza di tale Fondo”.

• l’accantonamento, per 600.000 mila euro, ad un Fondo

derivante da concessione di moratorie. Si tratta di concessione di

moratorie per le imprese di estrazione di materiale di cava.

Rispetto allo scorso esercizio, in cui l’importo contabilmente

appostato era stato pari a circa 13 milioni di euro, la contrazione della

quota accantonata al Fondo è stata particolarmente consistente. La

motivazione è da ricondurre al fatto che, nello scorso esercizio, era

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ancora presente una moratoria alla società Umbria TPL e Mobilità

S.p.A. (con conseguente pari accantonamento al Fondo) per

un’anticipazione di cassa di circa 12,5 milioni di euro. Tale moratoria

è scaduta nel mese di ottobre 2017, per cui l’ammontare del credito -

ancora ad oggi non incassato e ricompreso tra i residui attivi - non

ha determinato la contabilizzazione di un accantonamento al Fondo

per concessione di moratorie ma è stato oggetto di un

accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità.

A questo punto, sulla base delle considerazioni esposte,

appare interessante rilevare che una consistente quota del risultato

di amministrazione conseguito al 31.12.2017 è stata accantonata per

far fronte ad una serie di problematiche rinvenienti dalla società

partecipata Umbria TPL e Mobilità S.p.A.

Si tratta di un tema già sollevato, ed ampiamente discusso,

nelle relazioni sul giudizio di parificazione del Rendiconto regionale

degli scorsi esercizi, in cui erano state evidenziate le ripercussioni

negative, sul Rendiconto medesimo, della situazione deficitaria in

cui versava (e versa) la società di trasporto pubblica regionale. Più

nel dettaglio, per ciò che concerne il Rendiconto 2017 si segnala che,

limitatamente ai rapporti con la società Umbria TPL e Mobilità

S.p.A., sono state accantonate, le seguenti somme:

20

➢ circa 12 milioni di euro al Fondo crediti di dubbia esigibilità

(l’importo del credito vantato dalla Regione al netto di una

compensazione operata con un provvedimento del 2018). Per tale

posta risulta che la Regione ha presentato, nello scorso mese di aprile,

un ricorso al Tribunale di Perugia per l’emissione di un decreto

ingiuntivo nei confronti della società partecipata che, alla data di

stesura della presente Requisitoria, non è stato ancora emesso;

➢ 3.000.000 di euro al Fondo accantonamento per perdite

società partecipate, di cui 820.508 euro per le perdite non ripianate

afferenti il bilancio 2016 e 2.179.492,00 euro per eventuali perdite

conseguibili dalla società nell’esercizio 2017;

➢ oltre 10 milioni di euro al Fondo contenzioso (il contenzioso

con la società è ritenuto dalla Giunta regionale, nella Relazione sulla

gestione al Rendiconto 2017, a rischio medio – alto).

In assenza di dettagliate indicazioni, questa Procura si riserva

di acquisire documentate notizie su tali contenziosi.

Ritornando ai valori di bilancio che hanno determinato il

Risultato di amministrazione al 31.12.2017, si rileva una consistenza

di cassa pari a circa 289 milioni di euro, rispetto ai circa 212 milioni di

euro dell’esercizio chiuso al 31.12.2016.

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Anche per l’esercizio finanziario 2017, così come riferito dagli

Uffici al Collegio dei Revisori dei conti, non sono state attivate

anticipazioni di cassa.

Alla chiusura dell’esercizio 2017 gli accertamenti di

competenza sono pari a euro 2.907.149.236,84 (al netto delle partite di

giro euro 2.514.789.539,83), mentre gli impegni di competenza sono

pari a euro 2.770.257.725,32 (al netto delle partite di giro euro

2.377.898.028,21), per cui il risultato della gestione di competenza

presenta un risultato positivo pari a circa 137 milioni di euro.

I residui attivi risultano pari a circa 1.448 milioni di euro (al

31.12.2016 circa 1.214 milioni di euro), di cui circa 551 milioni di euro

di competenza dell’esercizio e circa 897 milioni di euro di competenza

degli esercizi precedenti.

I residui passivi, invece, risultano pari a circa 1.301 milioni di

euro (al 31.12.2016 erano pari a circa 1.129 milioni di euro), di cui circa

516 milioni di euro di competenza dell’esercizio e circa 785 milioni di

euro di competenza degli esercizi precedenti.

22

I valori al 31 dicembre 2017 dei suddetti residui sono stati

approvati dalla Giunta Regionale con la D.G.R. n. 308/2018. Infatti, al

fine di dare attuazione al principio contabile generale della

competenza finanziaria, il D. L.vo n. 118/2011 “Disposizioni in materia

di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle

Regioni, degli enti locali e dei loro organismi” prevede che la Regione

deve effettuare annualmente il riaccertamento ordinario dei residui

attivi e passivi (l’art. 3, comma 4, del suddetto decreto statuisce che

“Al fine di dare attuazione al principio contabile generale della competenza

finanziaria enunciato nell'allegato 1, gli enti di cui al comma 1 provvedono,

annualmente, al riaccertamento dei residui attivi e passivi, verificando, ai fini

del rendiconto, le ragioni del loro mantenimento….)”.

La ricognizione annuale è diretta a verificare l’esistenza di una

serie di elementi quali, ad esempio, la fondatezza giuridica dei crediti

€ 0

€ 200.000.000

€ 400.000.000

€ 600.000.000

€ 800.000.000

€ 1.000.000.000

€ 1.200.000.000

€ 1.400.000.000

€ 1.600.000.000

Residui attivi Residui passivi

Residui

2017 2016

23

accertati, l’esigibilità del credito, l’effettiva esistenza di posizioni

debitorie in correlazione agli impegni assunti, ecc.

Tale verifica consente così di individuare, ad esempio,

l’esistenza di crediti difficilmente riscuotibili o, peggio, assolutamente

inesigibili o, ancora, la presenza di crediti insussistenti per

intervenuta prescrizione così come, dal lato dei residui passivi,

l’esistenza di debiti insussistenti o prescritti ecc.

Anche per questo esercizio l’importo dei residui attivi, che

risulta incrementato rispetto alla consistenza finale dello scorso

esercizio di circa 234 milioni di euro, è alquanto considerevole,

continuando ad avere un impatto consistente sul Rendiconto.

Pertanto, si suggerisce, come tra l’altro già fatto nelle Requisitorie

degli anni precedenti, un monitoraggio costante ed una maggiore

attenzione dal lato degli incassi delle somme accertate e dei crediti,

verificando compiutamente che somme contabilizzate in bilancio in

conto residui possano essere effettivamente considerate tali, ovvero

che sussistano i requisiti giuridici per il loro mantenimento.

Infatti, è del tutto evidente che, qualora i suddetti requisiti non

venissero rispettati, per cui, ad esempio, una rilevante quantità di

somme iscritte in conto residui risultasse in realtà scarsamente

esigibile o, addirittura, insussistente, ne verrebbe compromessa la

24

stessa tenuta dell’equilibrio e della sana gestione finanziaria della

Regione, non venendo rappresentata la reale situazione finanziaria,

patrimoniale, ed economica dell’Ente.

A completamento, analizzando i residui attivi in riferimento

alla loro vetustà, emerge che per il 10,80% il loro livello di anzianità è

pari o superiore ai 5 anni, per il 30,58% il livello di anzianità si colloca

nella fascia 2 – 4 anni mentre, per il restante 58,62% gli anni di

provenienza sono il 2016 ed il 2017 (livello di anzianità 0- 1 anni).

Anche con riferimento ai residui passivi, procedendo ad una

classificazione in base all’anno di formazione, troviamo che quelli con

vetustà pari o superiore a 5 anni rappresentano il 14,04% del totale,

quelli per cui il livello di anzianità è relativo agli anni 2013-2015

rappresentano circa il 32,25% mentre, per il restante 53,71%, l’anno di

formazione è relativo agli esercizi 2016- 2017.

Questa Procura condivide e fa proprie le conclusioni rese dalla

Sezione regionale di controllo in merito ai gravi disallineamenti delle

scritture contabili accertati con riferimento ai rapporti tra la Regione

e le società/enti partecipati, nonché nei confronti degli enti locali

destinatari di fondi regionali.

Trattasi, difatti, di irregolarità che avrebbero anche potuto

condurre alla mancata parificazione delle relative poste di bilancio

25

per le quali, peraltro, la Sezione regionale di controllo confida sulle

“responsabili iniziative della Regione per superare l’evidenziata criticità,

delle quali dovrà dare indicazioni, nei termini concreti della loro soluzione se

non prima, almeno nel prossimo giudizio di parificazione”.

Dal canto suo, questa Procura monitorerà la situazione per

quanto di sua competenza.

26

2. Stato patrimoniale

Lo stato patrimoniale al 31.12.2017 registra un valore del totale

dell’attivo e, corrispondentemente, del passivo pari ad euro

2.722.511.327,45.

Il valore rilevato al 31.12.2016 era pari ad euro

1.764.625.200,87. A tal proposito si segnala che il Rendiconto 2016 è

stato il primo redatto dalla Regione Umbria con il principio contabile

applicato concernente la contabilità economico – patrimoniale degli

enti in contabilità finanziaria, per cui si era reso necessario, rispetto

alla Situazione Patrimoniale relativa al 31.12.2015, riclassificare e

rivalutare le voci componenti il suddetto documento, predisponendo

a tal fine gli allegati di raccordo, tesi a illustrare le differenze tra i

valori contabilizzati al 31.12.2015 ed i valori di partenza al 01.01.2016.

Per questo motivo, nel corso del 2016 sono state effettuate delle

modifiche (rivalutazione e riclassificazione art. 2424 c.c.) ai valori

delle Attività e delle Passività esistenti alla data del 01.01.2016.

Ciò premesso, si evidenzia che il valore totale dell’attivo (e del

passivo) al 31.12.2017 risulta incrementato, rispetto allo scorso

esercizio, di circa 958 milioni di euro. Si tratta di un incremento

considerevole, determinato, altresì, dalla contabilizzazione nel

corrente bilancio di alcuni valori la cui rilevazione, come riportato

27

nella “Nota integrativa al Conto economico e Stato patrimoniale”

allegata alla Relazione sulla gestione dell’Organo esecutivo, è stata

effettuata a partire dall’esercizio 2017.

E’ il caso, ad esempio, del totale delle Immobilizzazioni

(nette), che alla data di chiusura dell’esercizio presentano un valore

complessivo pari a circa 1.043 milioni di euro, rispetto ai circa 365

milioni di euro registrati al 31.12.2016.

All’interno di questo aggregato, a sua volta, troviamo

Immobilizzazioni immateriali per circa 9 milioni di euro,

Immobilizzazioni materiali per circa 357 milioni di euro e, infine,

Immobilizzazioni finanziarie per circa 677 milioni di euro.

E’, soprattutto, la voce Immobilizzazioni finanziarie che ha subito

un incremento molto rilevante rispetto allo scorso esercizio, in cui la

consistenza di tale aggregato era pari a circa 100 milioni di euro.

Entrando nel dettaglio della composizione delle suddette

Immobilizzazioni al 31.12.2017, si tratta di Partecipazioni per circa 595

milioni di euro e Crediti (al netto dei relativi fondi svalutazione) per

circa 82 milioni di euro.

Per ciò che concerne la valutazione della voce “Partecipazioni”

si rileva, al 31.12.2017, la contabilizzazione di un importo pari a circa

28

595 milioni di euro, con un incremento di circa 568 milioni di euro

rispetto ai circa 27 milioni di euro rilevato al 31.12.2016.

In particolare, nello stato patrimoniale al 31.12.2016

risultavano iscritte le partecipazioni in imprese controllate

(Sviluppumbria s.p.a. ed Umbria Digitale s.c.a.r.l.) per un totale di

7.620.897,02 euro, in imprese collegate (Gepafin s.p.a, Umbria TPL e

Mobilità s.p.a. e Parco tecnologico Agroalimentare dell’Umbria 3A)

per un totale pari a 17.463.415,71 euro ed in altri soggetti (Cooperative

agricole ex ESAU) per 1.807.546,32 euro.

Nello stato patrimoniale al 31.12.2017, oltre le partecipazioni

nelle predette imprese e soggetti, iscritte per un totale di 24.317.206,72

euro, sono stati contabilizzati una serie di partecipazioni in Enti e

Organismi strumentali controllati al 100% che non erano stati rilevati nel

bilancio dello scorso esercizio. Si tratta, in particolare, delle

partecipazioni in Arpa Umbria, Adisu, Ater ecc, per un totale di

568.868.181,82 euro, oltre che partecipazioni in Enti e Organismi

strumentali partecipati (Eaut e Consorzio Villa Umbra) per un totale di

1.781.435,18 euro.

La contabilizzazione delle partecipazioni è stata effettuata

secondo il metodo del costo d’acquisto, rettificato delle perdite

durevoli di valore, per le partecipazioni azionarie mentre, per le

29

società non azionarie ed enti partecipati/controllati, sulla base della

quota di patrimonio netto. A tal proposito si segnala che il patrimonio

netto delle varie società/organismi/enti preso in considerazione è

quello risultante dai bilanci disponibili alla data in cui è stata redatta

la Nota integrativa allegata alla presente Relazione, ovvero i bilanci

chiusi al 31.12.2016, ad eccezione di Umbria Digitale scarl e del Parco

tecnologico 3 A, i cui dati sono stati desunti dal bilancio in corso al

31.12.2017.

Relativamente ai movimenti contabili che hanno interessato le

partecipazioni della Regione, si segnala la rilevazione di una

svalutazione della partecipazione in Umbria TPL e Mobilità s.p.a. per

3.823.640,87 euro a seguito della riduzione del valore del patrimonio

netto della suddetta società.

A questo proposito, così come già fatto nella requisitoria del

giudizio di parificazione del Rendiconto generale della Regione

Umbria per gli esercizi finanziari 2015 e 2016, ciò che preme

evidenziare è, in particolar modo, la valutazione che la Regione ha

effettuato in riferimento alla sua quota di partecipazione in

quest’ultima società.

Già in quei giudizi, infatti, a seguito delle difficoltà finanziarie

della suddetta società, erano stati sollevati diversi dubbi sull’effettiva

30

valorizzazione effettuata nel bilancio regionale della partecipazione

medesima.

Tali dubbi ed incertezze permangono in tutta la loro interezza

anche per l’esercizio 2017.

A tal fine è bene riportare quanto evidenziato dal Revisore

legale dei conti della società Umbria TPL e Mobilità s.p.a. nella sua

Relazione al bilancio al 31.12.2016 (trattasi di un revisore legale

nominato nel corso del 2017, quindi diverso rispetto a quello che

aveva redatto la Relazione al bilancio chiuso al 31.12.2015, esercizio in

riferimento al quale il suddetto revisore aveva avuto modo di

evidenziare come gli amministratori avessero redatto il bilancio di

esercizio secondo “criteri di valutazione dell’impresa in funzionamento,

pur in presenza della grave crisi finanziaria in corso”). Il Revisore, infatti,

sottolinea che le garanzie prestate dalla società, pur se ridotte,

rappresentano un indicatore di rischio potenziale così come la

continuità aziendale appare subordinata all’avvalersi di circostanze

che, ad oggi, per quanto risulta a questa Procura, non risultano

avverate.

Pertanto, in linea con quanto rilevato dal precedente Revisore

legale dei conti, anche il nuovo Revisore esprime dubbi sulla capacità

della società di operare in continuità aziendale.

31

Orbene, a seguito della svalutazione, dapprima accennata,

effettuata dalla Regione per la sua partecipazione in Umbria T.P.L. e

Mobilità s.p.a., si rileva che il valore iscritto in bilancio è pari alla

corrispondente quota del Patrimonio netto della suddetta società

mentre, nel rendiconto al 31.12.2016, il valore iscritto in bilancio era

inferiore alla corrispondente quota di Patrimonio netto (la quale era

superiore al costo storico della partecipazione).

Pertanto, se già in occasione del giudizio di parifica dello scorso

esercizio si riteneva che una valutazione maggiormente prudenziale

avrebbe meglio rappresentato la reale situazione societaria, per la

quale, così come riportato anche dal Revisore legale dei conti, risulta

compromessa la stessa continuità aziendale, tale considerazione resta

valida anche per il corrente esercizio. Ciò, naturalmente, anche in

considerazione della problematica del credito di circa 12 milioni di

euro vantato dalla Regione che, come avremo modo di evidenziare a

breve, ad oggi non è stato incassato.

Si ripropongono, pertanto, le criticità che erano state

evidenziate negli scorsi giudizi di parifica sui rapporti tra la Regione

Umbria e la sua partecipata, anche in considerazione del fatto che, con

riferimento alla suddetta partecipazione, la Giunta, nella Relazione

sulla gestione dell’organo esecutivo, non ha fornito alcuna

32

informazione di rilievo, come invece avrebbe dovuto, tenendo conto

dell’importanza che la suddetta partecipazione riveste nel bilancio

dell’Ente, con conseguente mancanza di chiarezza e trasparenza nei

confronti dei destinatari del Rendiconto, in particolare

dell’Assemblea legislativa.

Tra le Immobilizzazioni finanziarie sono contabilizzati anche

dei Crediti (quelli di natura finanziaria) per circa 82 milioni di euro

(circa 73 milioni di euro al 31.12.2016), tra cui si segnalano:

➢ 4.000.000 di euro per concessione di liquidità all’Agenzia

Forestale Regionale – AFOR. Nello scorso esercizio tale importo era

pari a circa 3 milioni di euro.

Relativamente alle modalità con cui è stato concesso tale

credito ed alle previsioni circa i tempi entro cui verrà restituito, questa

Procura si riserva le opportune valutazioni di merito;

➢ 1.933.912 euro per risorse versate dalla Regione Umbria a

Sviluppumbria s.p.a. e Gepafin s.p.a. che, poi, dovranno essere

erogate da queste ultime per aiuto e sostegno ad imprese e famiglie

sulla base di politiche regionali adottate nell’esercizio;

➢ 74.627.000 euro (circa 68 milioni di euro nello scorso

esercizio) per un credito costituito dal derivato di ammortamento (di

33

cui si parlerà nell’apposito paragrafo destinato alla trattazione degli

strumenti finanziari derivati).

Per ciò che concerne il credito di 12.465.096 euro erogato a

favore della società Umbria TPL e Mobilità s.p.a., esso risulta

interamente svalutato.

Già in precedenza, commentando il risultato di

amministrazione, si è avuto modo di evidenziare che, rispetto allo

scorso esercizio, tale credito non è stato oggetto di un accantonamento

ad un Fondo per concessione di moratorie ma è stato oggetto di un

accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità, in quanto la

moratoria è scaduta nel mese di ottobre 2017.

Le modalità utilizzate per la contabilizzazione di tale credito

sono state, nel corso degli anni, differenti. Infatti, nella Situazione

patrimoniale al 31.12.2015 tale credito era classificato tra i Crediti

dell’attivo circolante (nella voce “Crediti v/Società partecipate per

anticipazioni”), per un importo di euro 13.233.187,18, ed era riferito al

residuo dell’anticipazione erogata alla società dalla Regione nel corso

del 2013 per 17.000.000 di euro.

Nel corso del 2016 tale credito è stato iscritto tra le

immobilizzazioni finanziarie; la Regione, avendo incassato nel corso

dell’esercizio un importo pari a 768.091,37 euro, vantava al 31.12.2016

34

un credito ancora pari a 12.465.095,81 euro, relativamente al quale si

era proceduto all’accantonamento al Fondo rischi concessione

moratoria.

Nel corso del 2017 il credito risulta ancora contabilizzato tra le

Immobilizzazioni finanziarie ma, essendosi concluso il periodo di

moratoria, la svalutazione - per l’intero importo del credito – è stata

effettuata con l’accantonamento ad un Fondo crediti di dubbia

esigibilità in luogo dell’accantonamento al Fondo rischi per

concessione di moratoria.

La situazione di tale credito, difatti, rispetto allo scorso esercizio

è rimasta immutata, con l’aggravante che è trascorso un ulteriore anno

senza che sia stato riscosso un finanziamento che, nel momento in cui

fu erogato, era destinato a sopperire ad esigenze temporanee di

liquidità .

Continuando nell’analisi dell’attivo dello stato patrimoniale,

dopo aver visto il notevole incremento, rispetto allo scorso esercizio,

subito dalle immobilizzazioni finanziarie, si evidenzia, altresì,

l’incremento della consistenza per le Immobilizzazioni materiali, che

sono passate da un valore, al 31.12.2016, pari a circa 264 milioni di

euro ad un valore, alla fine dell’esercizio 2017, pari a circa 357 milioni

di euro. L’incremento, in questo caso, è dovuto soprattutto alla voce

35

“Infrastrutture”, che sono passate da una consistenza di circa 9

milioni di euro rilevata al 31.12.2016 ad un valore, alla fine del

corrente esercizio, pari a circa 98 milioni di euro.

Sulla base di quanto riportato nella Nota integrativa al

Rendiconto 2017 – documento allegato alla Relazione sulla gestione

dell’organo esecutivo – “il valore esposto in bilancio corrisponde alle

consistenze finali al 31 dicembre dei diversi cespiti inventariati dal Servizio

Demanio, Patrimonio, Prevenzione, Protezione e Logistica e dal Servizio

Provveditorato, Gare e Contratti al netto dei relativi fondi di

ammortamento”.

Con riferimento alle suddette immobilizzazioni è opportuno

segnalare, innanzitutto, che ai fini del rispetto delle norme dettate dal

D. L.vo n. 118/2011 la Regione Umbria nel corso del 2016 aveva

effettuato una ricognizione straordinaria dei beni di sua proprietà,

verificando per ciascuno di essi atto di provenienza, data di acquisto,

valori ecc. Conseguentemente, ai fini dell’elaborazione del nuovo

inventario erano state individuate due fasi, di cui la prima aveva

riguardato la riclassificazione e codificazione dell’intero patrimonio

immobiliare in due macro categorie, ovvero quella delle

Immobilizzazioni materiali – beni immobili demaniali e quella delle

Immobilizzazioni materiali non demaniali – beni immobili

36

disponibili/indisponibili, ciascuna costituita da ulteriori sub

categorie, secondo quanto definito dal Piano dei conti patrimoniale.

La seconda fase, invece, aveva riguardato i criteri di

valutazione del Patrimonio Immobiliare, per cui, al fine di procedere

alla predisposizione del primo Stato Patrimoniale, si era dato seguito

a quanto previsto dall’allegato n. 4.3 al D. L.vo n. 118/2011 secondo

cui “il patrimonio immobiliare e i terreni di proprietà verranno iscritti al

costo di acquisto, comprendente anche i costi accessori (laddove presenti),

ovvero, se non disponibile, al valore catastale”.

Per il primo Stato Patrimoniale, innanzitutto, era stato

necessario procedere allo scorporo dell’area di pertinenza dai

fabbricati.

Sulla base delle differenti valutazioni adottate, al 31.12.2016

era stato determinato un valore totale delle immobilizzazioni

materiali, al netto dei relativi fondi di ammortamento, pari

complessivamente a pari a 263.852.515,04 euro, corrispondente alle

consistenze finali così come inventariate dal Servizio demanio,

Patrimonio, Prevenzione, Protezione e Logistica, e dal Servizio

Provveditorato, Gare e Contratti.

Orbene, alla data di chiusura del Rendiconto al 31.12.2016 tale

ricognizione straordinaria e valutazione del patrimonio dell’Ente non

37

si era ancora conclusa, ovvero il patrimonio immobiliare non era stato

completamente valorizzato, potendosi comunque concludere, come

previsto dai Principi, entro l’esercizio in corso al 31.12.2017.

Nel corso del 2017, così come riporta la Nota integrativa, le

operazioni di ricognizione e valutazione del patrimonio regionale si

sono concluse, per cui sono stati iscritti al patrimonio regionale le

Infrastrutture tecnologiche, stradali e ferroviarie, nonché i Beni collegati al

demanio lacuale mentre per i Fabbricati pervenuti all’Ente locale a titolo

gratuito e/o censiti come Fabbricati rurali, si è provveduto alla

redazione di relazioni di stima che hanno portato all’eliminazione del

valore assegnabile al fabbricato, attribuendolo al terreno. Tale

metodologia è stata applicata tenuto conto che si tratta di costruzioni

non abitabili o agibili per cui sono da considerare come aree aventi, di

fatto, destinazione fabbricabile.

A seguito della conclusione delle indicate procedure di

ricognizione e valutazione sono emersi, rispetto al precedente

esercizio, i valori correnti delle Infrastrutture (alle quali è dovuta gran

parte della variazione subita dalla consistenza delle Immobilizzazioni

materiali) che, al netto dei relativi fondi di ammortamento, risultano

essere pari a:

38

▪ 97.780.702,87 euro per le Infrastrutture facenti parte dei Beni

demaniali (149.755.073,41 euro il valore al lordo degli ammortamenti

mentre il fondo ammortamento, al 31.12.2017, è pari a 51.974.370,54

euro);

▪ € 7.538.079,65 per le Infrastrutture facenti parte delle Altre

immobilizzazioni materiali.

Per ciò che concerne altre principali variazioni si segnala

quella riguardante i Terreni, passati da una consistenza di circa 95

milioni di euro al 31.12.2016 ad un valore di circa 98 milioni di euro al

31.12.2017, rettifica determinata sia da variazioni in diminuzioni che

da variazioni in aumento. Con riferimento a queste ultime si segnala

una maggiore valutazione di 4.467.098,76 euro a causa dello stralcio

del valore dei fabbricati ed assegnazione di un valore per edificabilità.

In considerazione dell’importanza che i cespiti patrimoniali

hanno all’interno del bilancio della Regione, in un successivo

paragrafo si procederà ad una loro valutazione più approfondita.

Passando all’analisi delle Immobilizzazioni immateriali

(consistenza al 31.12.2017 pari a circa 9 milioni di euro) si segnala,

rispetto allo scorso esercizio, un incremento pari a circa 7 milioni di

euro, dovuto soprattutto:

39

• all’iscrizione di un maggior valore delle Immobilizzazioni

in corso ed acconti per circa 3 milioni di euro, tra cui è incluso il costo

sostenuto per lo sviluppo software e manutenzione di sistemi

informativi (in particolare quello destinato alla sanità);

• ad un maggior valore per le Altre immobilizzazioni per

circa 4 milioni di euro, dovuto principalmente ad una riclassificazione

della voce Diritti reali di godimento a seguito di specifica disposizione

contenuta in un decreto ministeriale.

Con riferimento all’Attivo circolante si rileva un valore, al

31.12.2017, di circa 1.680 milioni di euro (circa 1.400 milioni di euro al

31.12.2016), di cui 1.290.981.665,74 euro di “Crediti” (1.077.618.163,89

euro al 31.12.2016), iscritti al netto dei relativi fondi di svalutazione,

che sono pari a 41.264.748 euro (ovvero la parte accantonata al Fondo

crediti di dubbia esigibilità, ad esclusione dell’importo accantonato

per il credito verso Umbria T.P.L. e Mobilità s.p.a., il quale risulta

iscritto tra i Crediti facenti parte delle Immobilizzazioni finanziarie).

Nel dettaglio, l’importo dei crediti sopra indicato, al loro dei

fondi di svalutazione, corrisponde ai residui finanziari attivi (pari a

1.447.874.440,55 euro) a cui sono stati sottratti gli incassi già effettuati

sui conti correnti postali e sul conto di tesoreria speciale ma non

ancora riversati sul conto di tesoreria dell’Ente, oltre i residui

40

appostati tra i crediti immobilizzati. Ai fini di una loro valutazione,

pertanto, si rimanda a quanto in precedenza detto per i residui attivi,

con particolare riferimento alla verifica dei requisiti giuridici per il

loro mantenimento in bilancio.

Un’evidenziazione a parte merita l’ammontare della voce

“Crediti per trasferimenti e contributi verso amministrazioni

pubbliche” (pari a circa 352 milioni di euro) che, rispetto allo scorso

esercizio, risulta incrementata di circa 76 milioni di euro.

Nell’attivo circolante risultano anche iscritte “Attività

finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni” per circa 276 milioni

di euro. Si tratta di quote di classe A del Fondo immobiliare -

Comparto Monteluce (le quote di classe B detenute nel suddetto

Fondo dalla Regione, pari a complessivi € 828,00 – 828 quote di € 1

ciascuna - sono iscritte tra le Immobilizzazioni finanziarie, in quanto

aventi carattere durevole e, dunque, non destinate ad essere cedute

come quelle classificate nell’attivo circolante). Queste quote, nello

Stato patrimoniale al 31.12.2016, risultavano contabilizzate per

533.228,91 euro per cui, alla chiusura dell’esercizio 2017, risultano

svalutate per quasi la metà del loro valore.

Relativamente alla partecipazione nella suddetta società si è

già avuto modo di relazionare (allorquando è stato analizzato il

41

prospetto dimostrativo del Risultato di amministrazione)

sull’accantonamento a titolo cautelativo (per 11,5 milioni di euro)

effettuato per passività potenziali che potrebbero sorgere

dall’indennizzo dovuto alla società Gepafin in riferimento alla

partecipazione al Fondo immobiliare chiuso – Comparto Monteluce a

seguito della liquidazione del fondo (o nel caso di vendita forzata).

Passando all’analisi del passivo dello Stato patrimoniale

(valore complessivo pari a 2.722.511.327,45 euro, in crescita - come

d’altronde già detto nella valutazione dell’attivo - di circa 958 milioni

di euro rispetto al dato al 31.12.2016), si evidenzia, innanzitutto, la

composizione del Patrimonio netto.

Esso, al termine dello scorso esercizio, a seguito delle

operazioni di riclassificazione e rivalutazione effettuate in ossequio

alle disposizioni del D. Lvo 118/2011, era stato scomposto nelle nuove

componenti, costituite dal Fondo di dotazione, dalle Riserve (a loro

volta suddivise in “Riserve da risultato economico di esercizi

precedenti” e “Riserve da capitale”) e dal Risultato economico

dell'esercizio.

Il suo valore, al 31.12.2016, era negativo per circa 322 milioni

di euro e, in particolare, risultava così composto:

✓ Fondo di dotazione, pari a circa 13 milioni di euro;

42

✓ Riserve - negative – pari a circa 389 milioni di euro (di cui

circa + 559 milioni di euro Riserve da risultato economico di esercizi

precedenti e circa - 948 milioni di euro Riserve da capitale);

✓ Risultato economico dell’esercizio (positivo), pari circa 54

milioni di euro.

Al 31.12.2017 il valore del Patrimonio netto risulta

complessivamente pari a circa 382 milioni di euro con un incremento,

rispetto allo scorso esercizio, di circa 704 milioni di euro. Nel dettaglio

esso risulta così composto:

➢ Fondo di dotazione, pari a circa 9 milioni di euro;

➢ Riserve, pari a circa 336 milioni di euro (di cui circa 7 milioni

di euro Riserve da risultato economico di esercizi precedenti e circa 329

milioni di euro Riserve indisponibili per beni demaniali e patrimoniali

indisponibili e per i beni culturali);

➢ Risultato economico dell’esercizio (positivo), pari circa 37

milioni di euro.

L’incremento dell’aggregato Patrimonio netto, pertanto,

risulta particolarmente rilevante, per cui si ritiene opportuno

evidenziare gli effetti che talune valutazioni contabili hanno avuto

sulla determinazione del nuovo valore. In particolare, si segnala un

incremento di circa 667 milioni di euro dovuto, da un lato, al processo

43

di valorizzazione del patrimonio immobiliare, conclusosi nel corso

del 2017, che ha fatto emergere un maggior valore per circa 96 milioni

di euro, e dall’altro, all’iscrizione del valore delle partecipazioni in

Enti strumentali (su cui si è già in precedenza detto, allorquando è

stata illustrata la composizione delle Immobilizzazioni finanziarie)

per circa 571 milioni di euro.

Se, oltre la suddetta movimentazione, si considera, anche, il

risultato economico dell’esercizio 2017, pari ad un utile di circa 37

milioni di euro, si rinviene quella differenza di circa 704 milioni tra il

Patrimonio netto registrato alla fine dello scorso esercizio ed il

corrispondente valore al 31.12.2017.

Dal lato delle Passività, oltre al Patrimonio netto si registra un

valore del Fondi per rischi ed oneri, pari a circa 54 milioni di euro

(circa 30 milioni di euro al 31.12.2016), un ammontare del totale Debiti

per circa 1.903 milioni di euro (circa 1.676 milioni di euro al 31.12.2016)

ed un totale dei Ratei e risconti passivi per circa 382 milioni di euro,

in linea con quelli dello scorso esercizio.

Nel dettaglio il Fondo rischi ed oneri è costituito

dall’accantonamento per:

- rischio di soccombenza canoni conc. idroel. €. 7.712.348,85

- contenzioso €. 32.343.110,08

44

- passività potenziali gestione soc. partecipate €. 11.500.000,00

- accantonamento manovre regionali €. 3.000.000,00

La variazione, rispetto allo scorso esercizio, della composizione

del suddetto fondo verrà illustrata, in seguito, nel commento della

voce “Accantonamenti per rischi” del Conto economico.

Per ciò che concerne i Debiti, invece, l’importo complessivo

contabilizzato nello stato patrimoniale ammonta ad euro

1.903.300.617,69.

Analizzando l’indebitamento della Regione si rileva che

l’ammontare dei debiti per mutui e prestiti con oneri a carico del

bilancio regionale (escludendo, quindi, quelli con oneri a carico dello

Stato) ammonta a circa 542 milioni di euro.

Nel dettaglio tali debiti si riferiscono:

• per circa 213 milioni di euro a prestiti obbligazionari a tasso

fisso;

• per circa 85 milioni di euro a prestiti obbligazionari a tasso

variabile;

• per circa 244 milioni a finanziamenti a medio – lungo

termine con la Cassa depositi e Prestiti. A tal fine si evidenzia che nel

corso dell’esercizio è stato stipulato un nuovo mutuo con la suddetta

45

Cassa, avente scadenza trentennale, per l’importo di 101.673.908,57

euro.

A ciò si aggiunga il debito residuo di circa 28 milioni di euro

relativo a due contratti di prestito stipulati con il M.E.F. aventi ad

oggetto anticipazioni di liquidità di cui all’art. 3 del D.L. n. 35/2013;

I debiti appena descritti sono classificati tra i Debiti di

finanziamento i quali, rispetto allo scorso esercizio, sono incrementati

di circa 271 milioni di euro, per gran parte dovuto all’incremento delle

anticipazioni per la sanità (contabilizzati tra i Debiti v/altre

amministrazioni pubbliche).

Orbene, indipendentemente dalla contabilizzazione

dell’aggregato “Debiti” nello Stato patrimoniale, si ritiene opportuno

segnalare quanto dichiarato dal Collegio dei Revisori dei conti con

riferimento ai Debiti fuori bilancio.

Il suddetto organo, infatti, nell’ambito delle proprie verifiche,

ha richiesto ai Dirigenti dei Servizi le attestazioni di insussistenza di

debiti fuori bilancio le quali, alla data di presentazione del Parere del

Collegio al Rendiconto 2017, non erano state ancora fornite. Pertanto,

l’organo di controllo ha rinnovato “l’invito al monitoraggio costante

dell’andamento delle società partecipate, ponendo particolare attenzione alle

posizioni debitorie e creditorie nei confronti dell’Ente”.

46

L’ultima voce del passivo dello Stato patrimoniale analizzata

è quella rappresentata dai Ratei e Risconti passivi che, alla data del

31.12.2017 presentano una consistenza pari a circa 382 milioni di euro,

in linea con il valore registrato nello scorso esercizio (circa 380 milioni

di euro).

Nel dettaglio, si tratta di Ratei passivi per circa 6 milioni di

euro, che corrispondono alla quota di interessi passivi relativi a mutui

e prestiti obbligazionari le cui rate sono di competenza dell’esercizio

2017 ma saranno pagate dalla Regione dopo il 31.12.2017 (in quanto

aventi scadenza nell’anno successivo).

I Risconti passivi, invece, pari a circa 376 milioni di euro, per

circa 367 milioni di euro comprendono l’importo derivante

dall’applicazione del Fondo pluriennale vincolato (FPV), oltre che

dell’avanzo di amministrazione.

Al Fondo pluriennale vincolato si è già accennato nella

rappresentazione della situazione amministrativa.

In questa sede ciò che preme segnalare è che il FPV,

rappresentando nella contabilità finanziaria la distanza temporale

intercorrente tra l’acquisizione delle risorse e il loro effettivo impiego,

nei casi in cui le entrate vincolate e le correlate spese sono accertate e

impegnate nel corso del medesimo esercizio e imputate a esercizi

47

differenti, altro non rappresenta che il Risconto passivo della

contabilità economico – patrimoniale. Pertanto, ad eccezione delle

poste che non interessano il conto economico, il fondo pluriennale

vincolato è stato completamente riscontato.

L’avanzo di amministrazione, invece, deriva da entrate

accertate a copertura di spese non impegnate nell’esercizio, che

potrebbero però concretizzarsi in futuro con il meccanismo delle

reiscrizioni finanziarie. Non tutto l’avanzo, però, in contabilità

economico – patrimoniale rappresenta un risconto di componenti

positive di reddito a copertura di costi futuri.

Nel dettaglio:

▪ Risconti passivi per FPV sp. corr. ed in c/cap. €. 157.486.041,99

▪ Risconti passivi per avanzo vincolato €. 209.785.352,20.

Con riferimento alla Nota integrativa, allegata alla Relazione

sulla gestione dell’Organo esecutivo, la Sezione regionale di controllo

della Corte dei conti ha rilevato che essa non è sufficientemente

esaustiva, soprattutto relativamente:

- alla modifica dei criteri di valutazione delle partecipazioni;

- alla conciliazione tra i crediti dell’attivo circolante ed i residui

attivi, per i quali la suddetta Nota integrativa non indica i relativi

importi.

48

2.1 Patrimonio immobiliare della Regione Umbria

Tra le voci costituenti l’attivo dello Stato patrimoniale grande

importanza riveste il patrimonio immobiliare dell’Ente - anche a

seguito di quanto previsto dal processo di armonizzazione contabile

– al quale è direttamente collegata la valutazione sulla redditività di

quello dato in concessione.

Si segnala, innanzitutto, che la società Sviluppumbria s.p.a. ha

elaborato una nota informativa riguardante la predisposizione del

nuovo inventario e, conseguentemente, del Conto generale del

patrimonio.

Sulla base di tale nota è stata elaborata una tabella “A”

riportante la situazione della contabilità della categoria Terreni ed una

tabella “B” riportante la situazione della contabilità della categoria

Fabbricati. Con riferimento a quest’ultima categoria, in essa sono

inclusi Fabbricati ad uso abitativo, rurali, ad uso commerciale ed

istituzionale, ad uso scolastico, Beni immobili di valore culturale,

storico ed artistico non classificabile altrove, Opere destinate al culto

di valore culturale, storico ed artistico, Infrastrutture telematiche ecc.

Sono state evidenziate, in precedenza, le principali variazioni,

rispetto allo scorso esercizio, intervenute nella valutazione delle

immobilizzazioni materiali, siano essi Terreni piuttosto che

49

Fabbricati; a tal proposito è stato sottolineato, in particolare, che non

essendosi ancora concluso, al 31.12.2016, il processo di valorizzazione

del patrimonio dell’Ente – che, sulla base del disposto normativo, si

sarebbe dovuto concludere entro l’esercizio 2017 – nel corso del 2017

è continuata l’attività di aggiornamento inventariale dell’intero

patrimonio immobiliare regionale che, alla fine dell’esercizio, ha

consentito la contabilizzazione di nuovi valori delle immobilizzazioni

ed, in particolare, delle “Infrastrutture”, la cui consistenza ha subito

un notevole incremento rispetto alla corrispondente valutazione

effettuata al 31.12.2016.

Relativamente alla redditività derivante dal patrimonio

immobiliare si segnala che per i beni che a qualunque titolo sono stati

dati in uso, sono stati riscossi fitti attivi, canoni ecc. per un totale pari

ad euro 3.027.620,38, con un leggero decremento rispetto allo scorso

esercizio (nel 2016 euro 3.111.944,35). Più nel dettaglio si rileva:

• un decremento di 64.608,35 euro per il canone derivante

dall’Agenzia Forestale regionale;

• un incremento di 47.334,10 euro per il canone derivante da

“Concessione su acque minerali e su acque ad uso termale”;

• un canone, non rilevato nello scorso esercizio, derivante dalla

concessione di cave e miniere per 59.881,16 euro;

50

• l’incremento, per 26.637,06 euro, di un canone dalla Provincia

di Perugia;

• il mancato incameramento, rispetto allo scorso esercizio, di

157.233,20 euro di “Canoni derivanti su concessioni attraversamenti

Esercizio Ferroviario percepiti Umbria Mobilità”.

Relativamente ad esso, nelle annotazioni sul Patrimonio

immobiliare della Regione Umbria (allegato della Relazione sulla

gestione dell’organo esecutivo al Rendiconto per l’esercizio 2017) non

si fa cenno.

Su questo aspetto la Procura si riserva le opportune valutazioni

di merito.

Si segnala, altresì, che come già avvenuto nel corso del 2016,

anche per il 2017 non sono stati percepiti canoni dall’Azienda

vivaistica regionale Umbraflor, mentre nel corso del 2015 era stato

percepito un canone annuo pari ad euro 148.283,72. Si tratta, infatti,

di vivai oggetto di concessione a titolo gratuito.

Su questo aspetto la Procura, come già rilevato lo scorso anno,

si riserva le opportune valutazioni.

Ancora, sempre con riferimento agli immobili concessi in uso

gratuito, si sottolinea che alcuni sono utilizzati dalla società Umbria

TPL e mobilità s.p.a.. Tale società, pertanto, utilizza gratuitamente

51

immobili ex F.C.U. (Ferrovia centrale umbra), impianti ed

infrastrutture inerenti la linea ferroviaria.

Come rilevato anche nel corso della Requisitoria dello scorso

anno, anche per l’esercizio 2017 si evidenzia che - nonostante ed

indipendentemente da come sono regolati i rapporti economici tra la

società Umbria TPL e Mobilità s.p.a. (che gestisce principalmente le

attività legate alla gestione dell’infrastruttura ferroviaria, nonché il

patrimonio immobiliare) e la società BusItalia – Sita Nord (società del

gruppo Ferrovie dello Stato Italiane), che esercita, a seguito di

affidamento da parte della Regione Umbria, l’attività di trasporto

pubblico nella Regione medesima utilizzando le infrastrutture di

proprietà (o in concessione) della medesima Umbria TPL e Mobilità

s.p.a, - le difficoltà di natura economico-finanziaria, a cui si è già in

precedenza accennato, in cui versa la partecipata Umbria TPL e

Mobilità s.p.a. potrebbero essere ancora maggiori nel caso in cui tali

beni non fossero concessi in uso gratuito.

Nondimeno, per altri immobili della Regione (con beneficiari,

ad esempio, l’Adisu, l’Università degli Studi di Perugia, la Società

consortile 3A s.c.a.r.l. ecc.) è possibile constatare che, anche nel 2017,

per alcuni di essi è stato concesso l’utilizzo senza il pagamento di

alcun corrispettivo, riproponendo una situazione che era stata già

52

evidenziata nelle Requisitorie degli anni precedenti. Ciò determina,

naturalmente, per il bilancio della Regione, la mancata realizzazione

di componenti positivi su cui la Procura si riserva le opportune

valutazioni di merito.

Per ciò che concerne le locazioni passive, il cui costo

complessivo per l’Ente ammonta a 640.555,44 euro (in linea con il

costo sostenuto nel corso del 2016), si evidenzia, anche per il 2017, il

pagamento di un canone per il complesso immobiliare denominato

“Villa Colombella”, sede dell’ufficio Unesco, corrisposto dalla

Regione all’Università per Stranieri di Perugia, per un importo pari

ad euro 135.513,13.

Inoltre, si segnala che è ancora utilizzato dalla Regione, a

seguito di apposito contratto di locazione stipulato fra la Fondazione

E.N.P.A.M. e la Regione Emilia-Romagna (conduttore) - anche in

nome e per conto della Regione Umbria – un immobile sito in Roma,

Via Barberini, 11, come sede di rappresentanza.

Il canone di locazione 2017 a carico della Regione Umbria è stato

pari ad euro 67.000,00 (si tratta di un importo stimato, da ridefinire in

sede di rimborso).

Per tale locazione permangono, pertanto, le perplessità già

espresse nel precedente giudizio di parificazione.

53

3. Conto economico

Il risultato economico dell’esercizio 2017 risulta positivo per

circa 37 milioni di euro (utile di circa 54 milioni di euro al 31.12.2016).

Tale importo è il frutto dei risultati conseguiti dalle varie “aree”

costituenti il Conto economico.

Infatti, la cosiddetta “Gestione caratteristica (A-B)”, ovvero la

differenza tra i Componenti positivi ed i Componenti negativi della

gestione, presenta un risultato positivo pari a circa 57 milioni di euro

(risultato positivo per circa 73 milioni di euro nello scorso esercizio).

La “Gestione finanziaria (C)” espone un risultato negativo pari

a circa 18 milioni di euro (negativo per circa 22 milioni di euro nel

2016) mentre le “Rettifiche di valore di attività finanziarie (D)”

mostrano un saldo negativo pari a circa 3 milioni di euro (negativo

per circa 0,5 milioni di euro nel 2016).

Da ultimo, la “Gestione straordinaria (E)” presenta un saldo

positivo pari a circa 5 milioni di euro (risultato positivo per circa 7

milioni di euro nel 2016).

E’ possibile schematizzare il “Risultato prima delle imposte”,

pari a circa 41 milioni di euro, nel seguente modo:

54

Differenza fra Componenti positivi e negativi della

gestione (A – B)

+ circa €. 57 mil.

Risultato della gestione finanziaria (C) - circa €. 18 mil.

Totale Rettifiche di valore di attività finanziarie (D) - circa €. 3 mil.

Totale proventi ed oneri straordinarie (E) + circa €. 5 mil.

Risultato prima delle imposte (A – B) ± C ± D ± E + circa €. 41 mil.

Se, a questo risultato, aggiungiamo l’impatto delle imposte, pari

a circa 4 milioni di euro, avremo il Risultato dell’esercizio che, come

detto, presenta un utile pari a circa 37 milioni di euro.

Addentrandoci nella valutazione delle singole aree della

gestione, si constata che tra i Componenti positivi della gestione (A),

pari complessivamente a 2.366.526.055,89 euro, il 73% è costituito da

“Proventi da tributi”, ovvero proventi da tributi diretti (Irpef), indiretti

(tasse automobilistiche, Irap ecc.) e da tributi destinati alla sanità

(compartecipazione Iva sanità, addizionale Irpef sanità ecc.).

Abbiamo, poi, circa 265 milioni di euro di “Proventi da

trasferimenti e contributi”, che provengono soprattutto da

Amministrazioni pubbliche centrali e, a seguire, dall’Unione Europea.

Tra i Componenti negativi della gestione (B), pari

complessivamente a 2.309.111.448,92 euro, invece, circa l’87% è

55

costituito da “Trasferimenti correnti” verso le Amministrazioni

pubbliche tra le quali, ad esempio, ASL ed Aziende ospedaliere. Altri

Trasferimenti correnti residuali sono quelli verso Enti ed agenzie

regionali, imprese, famiglie ecc..

I “Contributi agli investimenti”, invece, sono quelli destinati ad

Amministrazioni pubbliche - circa 65 milioni di euro, in diminuzione

rispetto ai circa 90 milioni di euro dello scorso esercizio - e ad altri

soggetti, principalmente imprese, per circa 41 milioni di euro (in

crescita rispetto ai circa 25 milioni di euro del 2016). Nell’importo

complessivo, i suddetti contributi risultano in diminuzione rispetto

allo scorso esercizio per circa 8 milioni di euro.

Tra i componenti negativi della gestione sono contabilizzati

costi per “Prestazioni di servizi”, che ammontano complessivamente ad

euro 96.052.547,18 (nel 2016 circa 88 milioni di euro), tra i quali sono

ricompresi, così come indicato nella Nota integrativa allo Stato

patrimoniale ed al Conto economico allegata alla Relazione sulla

gestione dell’Organo esecutivo, circa 60 milioni di euro destinati al

trasporto pubblico e circa 4 milioni di euro per “pubblicità destinata

alla promozione dell’Umbria dopo il sisma del 2016”.

La spesa per il personale che è stata contabilizzata nel conto

economico ammonta a circa 56 milioni di euro (57 milioni di euro nel

56

2016), senza considerare il costo dell’Irap, che viene contabilizzato a

parte. Tale voce, anche per l’importanza che assume sia per la sua

consistenza sia per la necessità di rispettare una serie di limiti di spesa

indicati da vari provvedimenti legislativi che sono stati adottati nel

corso degli anni, sarà oggetto di una disamina a parte (par. 6).

Il costo per gli Ammortamenti (totale circa 9 milioni di euro)

cresce di circa 4 milioni rispetto allo scorso esercizio a causa,

soprattutto, del completamento del processo di ricognizione del

patrimonio immobiliare che, avendo fatto emergere nuovi valori di

beni immobili, ha conseguentemente determinato la

contabilizzazione di una maggiore quota di ammortamenti

(soprattutto per i beni classificati come “Infrastrutture”).

Oltre il costo per gli ammortamenti, è stato, altresì,

contabilizzato il costo per la svalutazione dei crediti, per un

ammontare pari a circa 15 milioni di euro. Si tratta dell’adeguamento

del fondo svalutazione crediti rispetto alla quota che era stata

contabilizzata nello scorso esercizio.

Per ciò che concerne, invece, la voce “Accantonamenti per rischi”,

per la quale nel corso del 2016 era stato contabilizzato un importo pari

a circa 22 milioni di euro, nel 2017 risulta a conto economico un costo

pari a circa 24 milioni di euro. Tale accantonamento si è reso

57

necessario per adeguare il fondo rischi (già rappresentato

precedentemente nell’illustrazione della situazione patrimoniale) al

nuovo valore ritenuto congruo rispetto a quanto rilevato alla fine

dello scorso esercizio, in cui la consistenza ammontava a circa 30

milioni di euro.

Si rappresentano, di seguito, le voci che hanno contribuito ad

alimentare il suddetto Fondo rischi (sia per il corrente esercizio che

per l’esercizio precedente). La differenza tra il valore del Fondo al

31/12/2017 ed il corrispondente valore al 31/12/2016 non è altro che

la quota accantonata nel corso del corrente esercizio (nel caso del

Fondo accantonamento per passività potenziali derivanti dalla

gestione delle società partecipate si tratta di un adeguamento in

rettifica negativo per 500.000 euro).

2016 2017

F.do acc.to rischi soccombenza

canoni di concessioni idroelettriche

€. 3.873.782,53 €. 7.712.348,85

F.do per rischi legali/ Fondo

contenzioso

€.14.376.451,77 €.32.343.110,08

F.do acc.to per passività potenziali

gestione società partecipate

€. 12.000.000,00 €. 11.500.000,00

F.do acc.to manovre regionali €. 3.000.000,00

Totale €. 30.250.234,30 €. 54.555.458,93

58

Per ciò che concerne la Gestione finanziaria (C) – Proventi ed

oneri finanziari - tra gli “Oneri” si rilevano interessi passivi per titoli

obbligazionari, strumenti derivati e mutui passivi per circa 36 milioni

di euro mentre i “Proventi” (entrate da contratti di swap, interessi

attivi su depositi bancari e postali o altri interessi attivi) ammontano

a circa 17 milioni di euro.

La voce D del Conto economico contiene le Rettifiche di valore

delle attività finanziarie.

Delle partecipazioni possedute dalla Regione negli Enti e nelle

società si è già ampiamente relazionato nella parte riguardante le

Immobilizzazioni finanziarie. In questa sede, invece, è interessante

rilevare quali siano stati gli effetti, sul Conto economico, delle

valutazioni effettuate dall’Organo esecutivo circa l’aggiornamento

dei valori da attribuire alle suddette partecipazioni.

Nel dettaglio, nel corso dell’esercizio 2017 si è proceduto a

“Rivalutazioni” di attività finanziarie per 1.248.988,54 euro dovute, da

un lato, ad un incremento di valore delle partecipazioni in Umbria

Digitale scarl per 977.339,55 euro e nel Parco Tecnologico

Agroalimentare dell’Umbria 3A per 39.267,12 euro (totale euro

1.016.606,67) e dall’altro, ad una rivalutazione per rispristino di valore

59

della partecipazione nella società Sviluppumbria s.p.a. per 232.381,87

euro.

Dal lato delle “Svalutazioni”, invece, si registrano le rettifiche

delle partecipazioni in Umbria TPL e Mobilità s.p.a. per 3.823.640,87

euro e delle quote di classe A del Fondo Umbria – Comparto

Monteluce, per 257.421 euro.

Nella gestione straordinaria (E) - Proventi ed oneri straordinari

- si rilevano, tra i Proventi straordinari, Sopravvenienze attive ed

insussistenze del passivo per circa 7 milioni di euro. Si tratta,

principalmente, di plusvalenze derivanti dalla cessione di terreni

nonché di somme rientrate dalla società Sviluppumbria, in quanto

residuate, a seguito della conclusione degli interventi, dalle attività di

sostegno che la suddetta società effettua a favore di soggetti terzi.

Gli Oneri straordinari, invece, pari a circa 2 milioni di euro,

sono rappresentati, quasi integralmente, da Sopravvenienze passive

ed insussistenze dell’attivo, nonché da Minusvalenze patrimoniali

derivanti dalla cessione di terreni e fabbricati.

La voce Imposte, infine, pari a 3.652.265,32 euro comprende

l’Irap. Non include, viceversa, i costi sostenuti per altre imposte e

tasse, che vengono contabilizzati tra i Componenti negativi della

gestione (nella voce Oneri diversi di gestione).

60

4. Indebitamento e strumenti derivati della Regione

Per ciò che concerne l’indebitamento regionale già in

precedenza, analizzando la voce “Debiti” dello Stato patrimoniale, è

stata indicata la consistenza, al 31.12.2017, dei debiti per mutui e

prestiti obbligazionari con oneri a carico del bilancio regionale, pari

complessivamente a circa 570 milioni di euro, inclusi circa 28 milioni

di euro relativi a due contratti di prestito stipulati con il MEF aventi

ad oggetto anticipazione di liquidità di cui all’art. 3 del D.L. n.

35/2013.

Occorre rilevare che la Giunta, nella Relazione sulla gestione

dell’Organo esecutivo, nel paragrafo relativo all’indebitamento, ha

indicato un importo per prestiti e mutui con oneri a carico del bilancio

regionale pari a circa 495 milioni di euro, in difformità rispetto al dato

effettivo dell’indebitamento, così come indicato anche nello Stato

Patrimoniale alla voce Debiti da finanziamento.

Per l’esercizio 2017 si rileva che l’importo dei mutui

autorizzati e non contratti, come rideterminato con L.R. n. 11/2017,

ammonta a 192.715.046,80 euro. A fronte della suddetta

autorizzazione, nel corso dell’esercizio la Regione ha contratto mutui

con la Cassa Depositi e Prestiti per 101.673.908,57 euro (destinazione

copertura disavanzi 2009 e 2010).

61

Al contratto di prestito è stata allegata una tabella, riportante

la lista degli interventi costituenti l’investimento, così articolata:

- 13.754.503,69 euro per acquisto, costruzione, ristrutturazione

e manutenzione straordinaria di beni immobili, costituiti da fabbricati

sia residenziali che non residenziali;

- 85.578.144,96 euro per contributi agli investimenti destinati

specificatamente alla realizzazione degli investimenti a cura di un

altro ente od organismo appartenente al settore delle pubbliche

amministrazioni;

- 2.341.259,92 euro per altri contributi agli investimenti in favore

di soggetti concessionari di lavori pubblici di proprietari o gestori di

impianti.

Le risorse derivanti dai mutui contratti dalla Regione nel 2017,

per l’importo prima indicato, è stato destinato alla copertura del

disavanzo dei mutui a pareggio, autorizzati prima del 2015, e sono

state contenute nei limiti delle sole “effettive esigenze di cassa”,

A tal proposito occorre, preliminarmente, rilevare che, in

merito alla sussistenza delle condizioni generali previste per la stipula

dei mutui a pareggio – in particolare la seconda condizione, ovvero

quella costituita dal contenimento dell’indebitamento nei limiti delle

effettive esigenze di cassa – la Regione ha illustrato la metodologia

62

utilizzata per il monitoraggio dei flussi di cassa e delle giacenze

necessarie per far fronte ai pagamenti dell’esercizio.

Come rilevato dalla Sezione regionale di controllo della Corte

dei conti per l’Umbria, le effettive esigenze “non sono state considerate

come assenza concreta di risorse in cassa” ma, al contrario, “valutate in una

dimensione potenziale e prospettica, legata alle possibili esigenze di cassa”.

Secondo la Sezione medesima, la Regione ha “correttamente

determinato le effettive esigenze di cassa”; ciò, tuttavia, non esclude

che per singole partite possano riscontrarsi delle irregolarità. A tal

proposito la Sezione ha predisposto accertamenti relativi all’effettiva

destinazione alle spese di investimento dei mutui a pareggio,

richiedendo alla Regione chiarimenti sulle attività concretamente

realizzate dagli Enti destinatari dei contributi erogati per gli

investimenti (con indicazione della relativa esecuzione e

rendicontazione).

La suddetta richiesta, come riportato dalla Sezione, risponde

all’esigenza di “accertare la corretta attuazione dell’istituto del cosiddetto

mutuo autorizzato e non contratto, mediante la verifica della concreta

sussistenza di due requisiti fondamentali dell’istituto stesso, costituiti:

1) dalla finalizzazione del mutuo alla spesa per investimenti;

63

2) all’utilizzazione della liquidità di cassa per il pagamento dei

predetti impegni”.

Dall’esame della documentazione trasmessa dalla Regione

sono emerse criticità su alcuni interventi che, secondo la Sezione

medesima, denotano l’assenza di controlli da parte dell’Ente

sull’utilizzazione dei fondi assegnati e liquidati.

Taluni interventi, infatti, non risulterebbero addirittura essere

stati realizzati evidenziando, in tal modo, l’utilizzo da parte della

Regione di risorse che, poi, non hanno trovato giustificazione nella

realizzazione di investimenti pubblici.

Una prima verifica effettuata dalla Sezione regionale di

controllo, pertanto, ha denotato la carenza dei presupposti del ricorso

al mutuo e l’assenza di controlli da parte della Regione. Lo stesso ente,

nella nota controdeduttiva inviata alla Sezione di controllo in risposta

alla specifica richiesta istruttoria, ha concordato con quanto osservato

dalla Sezione medesima in merito al fatto che, in assenza di

informazioni fornite dai Comuni, esso “avrebbe dovuto attivarsi per

meglio monitorare la realizzazione degli investimenti”.

Anche nella Requisitoria al giudizio di parifica dello scorso

esercizio era stata rilevata la problematica relativa all’utilizzo di

investimenti da finanziare mediante ricorso all’indebitamento. In

64

particolare, era stato evidenziato il caso di una tipologia di

investimenti riferiti ad un “Contributo all’Agenzia Forestale

Regionale per la realizzazione di interventi sul territorio in attuazione

del Piano Forestale” per il quale la Sezione aveva rilevato che “la

descrizione degli interventi da realizzare contenuta nel programma non

consente, con assoluta certezza, di ricondurre gli stessi nelle tipologie di cui

all’art. 3, comma 18, della L. n. 350/2003. Tali tipologie, invero, definiscono

tassativamente gli investimenti per i quali è consentito il ricorso

all’indebitamento ex art. 119, comma 6, della Costituzione”.

Relativamente a quest’ultima fattispecie la Sezione, a seguito

della nota controdeduttiva della Regione, che ha fatto seguito alla

nota istruttoria n. 809/2018, rimette “alle responsabili determinazioni

della Regione l’effettività di natura di spesa di investimento per i contributi

erogati alle Comunità Montane ed all’Agenzia Forestale Regionale”.

Con riferimento, invece, al mancato controllo, da parte della

Regione medesima, dell’esito degli interventi che gli enti locali

avrebbero dovuto realizzare con i contributi per investimenti a loro

favore erogati, la Sezione ne prende atto, rilevando che la Regione ha

iniziato ad attivarsi “a seguito delle iniziative istruttorie operate da questa

Sezione (in occasione del presente giudizio di parificazione)”. Ciò “allunga

65

delle ombre in merito alle esigenze di cassa che hanno condotto alla stipula,

nel 2017, del mutuo autorizzato e non contratto nel 2009 -2010”.

La Sezione rileva, altresì, che “a stretto rigore la rilevata

irregolarità non consentirebbe di parificare le partite contabili che si

riferiscono alle tipologie di spesa qui esaminate….l’impegno assunto dalla

Regione a proseguire nell’intrapresa azione di verifica e ancor più l’impegno

al recupero delle eventuali risorse non utilizzate con destinazione alla

riduzione del disavanzo da mutuo autorizzato e non contratto, tuttavia,

inducono ad una soluzione di minor rigore”.

Alla luce di quanto ora considerato, su questi aspetti la

Procura si riserva le opportune valutazioni.

Con riferimento agli strumenti derivati utilizzati dalla

Regione - per i quali è stata evidenziata, nelle Requisitorie degli anni

precedenti di questa Procura, la necessità di prestare la massima

attenzione, in virtù dei riflessi potenzialmente esplosivi che

potrebbero avere sui bilanci degli Enti (tra cui, anche, le Regioni) - la

Giunta, nella Relazione sulla gestione dell’organo esecutivo relativo

al Rendiconto per l’esercizio finanziario 2017, ha rappresentato, in un

apposito capitolo, la struttura dell’indebitamento della Regione,

nonché gli oneri e gli impegni derivanti da contratti relativi a

strumenti finanziari derivati.

66

L’art. 62, comma 8, del D.L. n. 112/2008 (convertito nella L.

133/2008 e successive modificazioni) a tal fine prevede che “gli enti di

cui al comma 2 allegano al bilancio di previsione e al bilancio consuntivo una

nota informativa che evidenzi gli oneri e gli impegni finanziari,

rispettivamente stimati e sostenuti, derivanti da contratti relativi a

strumenti finanziari derivati o da contratti di finanziamento che includono

una componente derivata”.

Orbene, nella Relazione sopra indicata è stato specificato che gli

strumenti finanziari utilizzati dalla Regione “consistono in due

operazioni di swap di copertura dal rischio di tasso di un prestito

sottostante contratto nel 2001 a tasso di interesse variabile e di un

amortising swap di un prestito bullet stipulato a giugno 2007” (stessa

indicazione di quella fornita nella Relazione dello scorso esercizio).

Alla data del 31/03/2017 i contratti derivati della Regione

Umbria presentano un mark to market (MTM) complessivamente

positivo per euro 35.691.490,64; al 28.02.2017 il suddetto valore era

positivo, per la Regione, per euro 11.523.540,50. La differenza è

dovuta sia al MTM dell’operazione in derivato con Bank of America

Merrill Lynch, che presenta un valore, al 31/03/2018, negativo per

circa 20 milioni di euro mentre lo stesso derivato, al 28/02/2107,

presentava un valore negativo pari a circa 25 milioni di euro ma,

67

soprattutto, al MTM dell’operazione in derivato con Nomura

International che, al 31/03/2018, presenta un valore positivo pari a

circa 51 milioni di euro contro i circa 33 milioni di euro al 28/02/2017.

Il MTM al 31/03/2018 comunicato dalla controparte è stato, per

ciascuna operazione in essere, così riassunto:

Controparte/Contratto Nozionale al 01/01/2018 MtM al 31/0/2018

Bank of America 71.365.517,00 - 19.728.434,34 Merrill Lynch (IRS) JP Morgan Chase Bank (IRS) 71.365.517,00 32.617,98

DEXIA CREDIOP S.p.A. 9.750.000,00 4.846.332,00 Swap di ammortamento Nomura International plc 128.843.000,00 50.540.975,00 Swap di ammortamento Totale complessivo 281.324.034,00 35.691.490,64

Gli swap di tasso, stipulati negli anni 2001 e 2003, “finalizzati

ad assicurare alle sottostanti passività finanziarie a tasso variabile la

copertura dal rischio di eventuale rialzo dei tassi di interesse”

prevedono la stessa scadenza delle sottostanti passività “ed i flussi

ricevuti dalla Regione sono uguali a quelli pagati sul prestito a cui si

riferiscono”.

I flussi derivanti dalle operazioni di swap nel corso

dell’esercizio 2017 sono stati così contabilizzati:

68

Entrata

Accertati Riscossi nell’anno*

€ 16.380.335,67 € 16.392.955,00

Spesa

Impegnati Pagati (di competenza dell’anno)

€ 16.680.055,00 € 16.680.055,00

*Relativamente alla suddetta somma, si tratta dell’importo complessivamente

riscosso, tra cui 12.619,33 euro in conto residui relativi ai flussi della scadenza al

31/12/2016.

Dal lato dell’entrata, pertanto, l’importo (accertato) del 2017 è

diminuito rispetto all’esercizio precedente di circa 154 mila euro (nel

2016 erano stati accertati e riscossi di competenza circa 16,5 milioni di

euro), mentre dal lato della spesa si è registrato un calo di circa 1,3

milioni di euro (nel 2016 erano stati impegnati e pagati di competenza

circa 18 milioni di euro).

Per quanto riguarda lo swap di ammortamento del prestito

bullet, è stato impegnato e pagato l’onere relativo all’accantonamento

nel sinking fund (trattasi di un fondo che serve a garantire il rimborso

dei debiti regionali) della quota capitale annua, per un importo pari a

circa 7 milioni di euro.

69

5. Misure di contenimento della spesa

Anche nel corso dell’ultimo anno notevoli sono state le

ripercussioni, sugli impegni di spesa assunti dalla Regione, degli

interventi legislativi finalizzati alla riduzione della spesa pubblica. Si

ribadisce, infatti, che in una situazione economica di grave crisi, come

quella che ha colpito l’economia mondiale negli ultimi anni, le

conseguenze per le finanze pubbliche sono state molto pesanti,

colpendo ancor di più Paesi alle prese con livelli di debito pubblico

particolarmente elevati, come nel caso dell’Italia, altresì alle prese, nel

corso degli ultimi anni, con un basso livello di crescita economica.

D’altronde, è ormai da diversi anni che i vari Governi che si

sono succeduti hanno dovuto intraprendere una serie di azioni

finalizzate alla correzione del disavanzo, anche in considerazione

delle richieste dell’Unione Europea, che a più riprese ha rimarcato

l’esigenza di ripristinare il controllo sui saldi di finanza pubblica per

garantire la sostenibilità del debito.

I provvedimenti intrapresi sono stati quasi tutti orientati alla

riduzione della spesa pubblica. A tal proposito è opportuno

sottolineare che, nella maggior parte dei casi, si è trattato di manovre

di tagli orizzontali, orientati ad una riduzione indiscriminata delle

70

risorse, ovvero effettuata senza una valutazione “qualitativa” della

spesa da “tagliare”.

Tali provvedimenti, naturalmente, hanno impattato sui bilanci

delle singole Regioni e degli Enti locali, che si sono visti ridurre le

risorse ed i trasferimenti dallo Stato, per cui si è reso necessario

rimodulare l’allocazione della spesa, con conseguente

ridimensionamento di taluni servizi.

71

5.1 Costo degli apparati amministrativi

Alcuni dei provvedimenti di riduzione della spesa pubblica

sono stati finalizzati a voci ben specifiche, quali quelle per le

consulenze, per le autovetture di servizio, per le sponsorizzazioni, per

le attività di rappresentanza, per le mostre e per la pubblicità, per i

convegni, per la determinazione dei compensi ai componenti degli

organi delle società partecipate ecc., coinvolgendo quindi tutto ciò che

riguarda il costo degli apparati amministrativi delle Regioni, degli

Enti locali e delle Società partecipate.

Senza fare un elenco esaustivo dei vari provvedimenti adottati,

che nella maggior parte dei casi hanno assunto i caratteri della

decretazione d’urgenza, si evidenzia l’art. 6 del D.L. n. 78/2010,

convertito con modificazioni nella L. n. 122/2010, che ha introdotto

delle specifiche norme tese a garantire il rispetto di determinati limiti

di spesa (per “Studi e Consulenze”, “Spese di rappresentanza”, ecc.),

così come il D.L. n. 95/2012, convertito con modificazioni nella L. n.

135/2012, che ha introdotto disposizioni urgenti per la revisione della

spesa pubblica o, ancora, il D.L. n. 66/2014, convertito nella L. n.

89/2014, intervenuto sempre nell’ottica della razionalizzazione della

spesa pubblica per beni e servizi.

72

Orbene, andando nel dettaglio degli impegni di spesa per

l’anno 2017 per Studi e consulenze, Spese di rappresentanza, Missioni,

Formazione ecc., nella “Relazione sulla gestione dell’organo esecutivo

al Rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2017”

l'Amministrazione regionale ha rappresentato di essersi attivata per il

rispetto delle misure di contenimento della spesa, illustrando la

seguente tabella (gli importi sono espressi in euro):

Studi e

Consulenze

Relazioni, pubbl.,

Mostre, Convegni

e Pubblicità

Spese di

rappresent.

Missioni Formazione Autovett.

Spese assoggettate al limite sostenute nel 2009

986.290,15 1.463.145,94 102.423,80 500.000,00 653.705,06 691.334,59

Limite di spesa a decorrere dal 2017

118.354,82 292.629,19 20.000,00 250.000,00 326.852,53 266.200,50

Impegni 2017 17.888,00 251.312,46 4.765,88 230.036,00 140.093,18 211.010,00

Prima di evidenziare alcune variazioni di spesa intervenute

rispetto al precedente esercizio, è utile evidenziare che, rispetto alle

spese per “Acquisto, manutenzione, noleggio autovetture” la

Regione, nella nota controdeduttiva del 5 luglio 2017, a fronte di

un’osservazione della Sezione regionale di controllo, aveva

evidenziato che con la sentenza della Corte Costituzionale n. 43/2016

era stata dichiarata l’illegittimità costituzionale di un articolo che

73

aveva rideterminato (in diminuzione) il limite applicabile alla

suddetta tipologia di spesa; pertanto, anche per il corrente esercizio si

ritiene che il valore indicato dalla Regione - 266.200,50 euro, uguale a

quello dello scorso esercizio – sia quello da prendere a riferimento per

accertare si sia stato, o meno, superato il limite massimo effettuabile

per tale tipologia di spesa.

Rispetto al precedente esercizio, nel corso del 2017 la Regione

ha ridotto gli impegni di spesa per “Studi e consulenza” per 35.837,61

euro e per “Formazione” per 13.882,03 euro, mentre risultano similari

gli impegni assunti per le “Missioni” e per le “Spese di

rappresentanza”.

Risultano, invece, in aumento gli impegni di spesa per le

“Autovetture” per 40.655,42 euro e per “Relazioni pubbliche, mostre,

convegni e pubblicità” per 203.256,12 euro.

Con riferimento a quest’ultima tipologia di spesa occorre

precisare che la Regione, nel corso del 2017, ha inviato alla Corte dei

conti, ai sensi del disposto dell’art. 1, comma 17, della L. n. 266/2005,

tutti gli atti di impegno. Essi, nel complesso, risultano pari a

3.717.305,87 euro, di cui 2.893.098,77 euro esigibili nel 2017 e

842.474,00 euro esigibili nel 2018.

74

Pertanto, rimanendo solo agli impegni esigibili nel 2017, nella

tabella dapprima rappresentata - utilizzata ai fini della verifica del

limite massimo che può essere impegnato per talune tipologie di

spesa – l’importo inserito per “Relazioni pubbliche, mostre, convegni

e pubblicità” risulta nettamente inferiore rispetto agli atti di impegno

trasmessi alla Corte dei conti.

La Regione, nella Relazione sulla gestione dell’organo

esecutivo allegata al Rendiconto 2017 ha precisato, a tal proposito, che

dalla tabella sono stati esclusi i seguenti impegni:

• 65.660,24 euro per celebrazioni nazionali;

• 2.576.126,07 euro per interventi di diverso tipo, quali quelli

riferiti alla promozione turistica – economica, anche a seguito degli

eventi sismici, alla valorizzazione del patrimonio artistico, storico e

culturale ecc.

75

5.2 Il pareggio di bilancio 2017.

Altro elemento utilizzato ai fini del contenimento della spesa e

della realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica è il c.d. pareggio

di bilancio, a cui le Regioni contribuiscono affinché si dia attuazione

all’art. 81, comma 6, della Costituzione.

La disciplina del pareggio di bilancio che si applica a decorrere

dal 2017 è quella prevista dalla legge di stabilità 2017 (legge n.

232/2016). In particolare, è previsto che, ai fini del contenimento dei

saldi di finanza pubblica, le Regioni conseguano, sia in fase di

previsione che di rendiconto, un saldo non negativo in termini di

competenza tra le entrate finali e le spese finali.

Il saldo obiettivo 2017, inoltre, tiene conto anche del contributo

richiesto alle Regioni a statuto ordinario per il miglioramento dei saldi

di finanza pubblica, sancito con l’intesa Stato – Regioni nel febbraio

2017 e recepita con il D.L. n. 50/2017 (convertito nella L. n. 96/2017).

Nel dettaglio, a seguito dell’accordo raggiunto dalle Regioni a

statuto ordinario in sede di Conferenza Stato – Regione circa l’importo

complessivo da conseguire nel 2017, la Regione Umbria, in sede di

riparto del contributo medesimo, si è impegnata a conseguire in

termini di pareggio di bilancio un obiettivo di saldo pari a circa 40

milioni di euro.

76

Con riferimento al pareggio di bilancio per l’anno 2017 - Art. 1,

comma 470, L. n. 232/ 2016 - la Regione Umbria ha trasmesso, entro il

termine perentorio del 31 marzo 2017, il Prospetto per la

Certificazione della verifica del rispetto degli obiettivi di saldo 2017,

sottoscritto dai Revisori dei conti in data 28 marzo 2018.

Sulla base delle risultanze trasmesse è stato certificato il

conseguimento del saldo di competenza finanziaria tra entrate e spese

finali (di cui all’intesa sancita in sede di Conferenza Stato – Regione),

essendosi attestato su un livello pari a circa 60 milioni di euro rispetto

ai circa 40 milioni di euro che era l’obiettivo di saldo posto a carico

della Regione Umbria.

77

6. Spesa del personale – Incarichi esterni

Anche la spesa per il personale, nel corso degli ultimi anni, è

stata interessata da diversi provvedimenti orientati alla riduzione

della spesa, quali il blocco del turn over, il blocco degli adeguamenti

stipendiali ecc. Questi provvedimenti sono stati adottati ancora prima

di quelli relativi alla riduzione di altre tipologie di spese, quali quelle

oggetto dell’analisi prima effettuata. Basti pensare, ad esempio,

all’art. 1, comma 557, della L. 296/2006 (e successive modifiche), che

così dispone: “Ai fini del concorso delle autonomie regionali e locali al

rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, gli enti sottoposti al patto di

stabilità interno assicurano la riduzione delle spese di personale, al lordo degli

oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell'IRAP, con esclusione degli

oneri relativi ai rinnovi contrattuali, garantendo il contenimento della

dinamica retributiva e occupazionale, con azioni da modulare nell'ambito

della propria autonomia e rivolte, in termini di principio, ai seguenti ambiti

prioritari di intervento:

a) razionalizzazione e snellimento delle strutture burocratico-

amministrative, anche attraverso accorpamenti di uffici con l'obiettivo di

ridurre l'incidenza percentuale delle posizioni dirigenziali in organico;

b) contenimento delle dinamiche di crescita della contrattazione

integrativa, tenuto anche conto delle corrispondenti disposizioni dettate per

le amministrazioni statali”.

78

Ancora, ai sensi del comma 557-quater “Ai fini dell’applicazione

del comma 557, a decorrere dall’anno 2014 gli enti assicurano, nell’ambito

della programmazione triennale dei fabbisogni di personale, il contenimento

delle spese di personale con riferimento al valore medio del triennio

precedente alla data di entrata in vigore della presente disposizione”.

Le Regioni, quindi, si sono dovute adeguare a tali disposizioni,

pena l’applicazione di una serie di divieti, e ciò ha determinato una

progressiva riduzione della spesa di personale e del numero di

dipendenti.

Con riferimento ai dati di spesa in conto competenza per l’anno

2017, per quanto riguarda il disposto dell’art. 1, comma 557, L.

296/2006 la Giunta regionale nella Relazione al rendiconto generale

per l’esercizio finanziario 2017 ha dichiarato di aver rispettato i vincoli

di virtuosità della spesa di personale, nelle more delle relative

certificazioni. All’esito della camera di consiglio del 3 luglio 2018 la

Regione ha comunicato che detta certificazione è stata fornita con D.D.

n. 6839 del 29.6.2018.

Nel rilevare come la consistenza della spesa di personale sia

passata da circa 55,4 milioni di euro del 2016 a circa 53,3 milioni di

euro del 2017 - con un calo, quindi, pari a circa 2,1 milioni di euro - la

stessa Giunta, tuttavia, ha precisato che nel 2017 “la spesa per il

79

personale ex province preposto alle funzioni di cui all'art. 2, comma 1 della

L.R. 2 aprile 2015, n. 10, trasferito nei ruoli regionali a decorrere dal

01.12.2015, pari a complessivi 7,2 milioni di euro, è stata rilevata quale

componente esclusa dalla consistenza di cui sopra”. Con riferimento a

quest’ultimo dato occorre precisare che, nello scorso esercizio, era

stato rilevato un importo pari a circa 6,6 milioni di euro.

Il Collegio dei Revisori dei conti, nell’evidenziare come tale

spesa, riguardante gli impegni in conto competenza delle voci

rilevanti ai fini della certificazione dell’articolo di legge prima

indicato, nel 2017 ha subito la riduzione prima menzionata, ha

rilevato che, relativamente ai vincoli per il personale flessibile, la

somma impegnata “seppur complessivamente rientrante all’interno del

limite di spesa, presenta un’eccedenza per quanto riguarda il personale a

tempo determinato e co.co.co. riferito agli uffici di supporto agli organi

politici”.

La precisazione sulla spesa del personale ex Provincia era stata

fatta dalla Giunta sia nella Relazione al rendiconto 2015 (senza,

tuttavia, l’indicazione dell’importo) che in quella del 2016. Pertanto,

così come precisato nel giudizio di parifica dello scorso esercizio,

anche in questo giudizio si evidenzia questo ulteriore onere,

80

sottolineando, altresì, che rispetto al 2016 l’impatto è stato ancora

maggiore (per circa 0,6 milioni di euro).

Con riferimento alla dotazione organica si rileva, innanzitutto,

che il personale dipendente a tempo indeterminato della Giunta

regionale, alla data del 31/12/2017, è pari a 1.205 unità, di cui 62

dirigenti (comprese le unità del “contingente dei dirigenti in

aspettativa, fuori ruolo, comando” cui garantire una posizione per

l’eventuale rientro in servizio) e 1.143 unità appartenente a tutte le

altre categorie professionali.

Per ciò che concerne le posizioni organizzative di secondo

livello - posizioni non dirigenziali vigenti presso le Direzioni regionali

- si rileva che al 31/12/2017 sono pari a n. 252. Esse sono così

suddivise:

• n. 187 posizioni organizzative sezioni,

• n. 44 posizioni organizzative professionali,

• n. 21 posizioni organizzative di supporto.

Il numero delle posizioni organizzative di secondo livello

risulta diminuito rispetto a quello dello scorso esercizio (pari a 279),

in linea con la soglia (260) che era stata rideterminata dalla Giunta

regionale nel 2015.

81

Nonostante la riduzione delle predette posizioni organizzative,

che rientrano nel contingente fissato dall’ente, la Sezione regionale di

controllo ha rilevato “la non adeguata proporzione tra le posizioni

organizzative presenti in Regione ed il numero del personale in servizio”,

evidenziando, altresì, che “il rapporto tra le ridette posizioni ed il

personale in servizio resta comunque alto, passando dal precedente 3,1 al non

più favorevole 3,5 attuale”.

Su questo aspetto la Procura si riserva le opportune valutazioni.

Con riferimento, invece, alla disciplina per il conferimento di

incarichi professionali esterni, si rileva, preliminarmente, che la

Regione, nel corso del 2014, con D.G.R. n. 872 aveva approvato la

nuova “Disciplina per il conferimento di incarichi professionali

esterni”, in sostituzione della precedente D.G.R. n. 1761 del

06/12/2010.

Nel corso del 2015 la Giunta, con deliberazione n. 378 del 27

marzo 2015, aveva dettato un’ulteriore disciplina per il conferimento

degli incarichi esterni.

In particolare ha ricondotto in capo al Servizio organizzazione

e gestione del personale le competenze all’adozione degli atti di

affidamento degli incarichi e alla sottoscrizione del contratto di

incarico e di tutti gli atti eventualmente modificativi del rapporto

82

contrattuale. Le suddette competenze, dapprima, erano attribuite al

dirigente responsabile della struttura di destinazione del

collaboratore esterno al quale continuano, comunque, ad essere

assegnati il controllo sull’attuazione e sulle modalità di svolgimento

della prestazione e l’adozione dei relativi atti di spesa.

Sempre nel 2015 la Giunta regionale, con D.G.R. n. 768 del 29

giugno 2015, aveva approvato il nuovo Regolamento di

organizzazione concernente “Modalità, termini e procedure per la

costituzione delle strutture di supporto al Vice Presidente e agli

Assessori della Giunta regionale e per l’assegnazione del relativo

personale”, successivamente modificato, ai fini di una maggiore

precisazione, con la D.G.R. n. 820 del 6 luglio 2015.

In merito a tale nuova regolamentazione la Sezione regionale di

controllo ha evidenziato che “la stessa non sembra soddisfare appieno le

intenzioni dell’assessore proponente, riportate nella DGR n. 768/2015, tese

a corrispondere alle esigenze di competenza e professionalità indicate dalla

Corte costituzionale nella sent. n. 252/2009”.

La Consulta, a tal proposito, ha evidenziato che “il

riconoscimento di un certo grado di autonomia a favore […] delle Giunte

regionali nella scelta dei propri collaboratori esterni, non esime la Regione

83

dal rispetto del canone di ragionevolezza e di quello del buon andamento della

Pubblica Amministrazione”.

La Corte, inoltre, ha puntualizzato che i criteri di professionalità

contenuti nella normativa statale (D. L.vo n. 165/2001) “non

comprimono affatto l’autonomia delle Regioni, ma si limitano a stabilire dei

criteri oggettivi di professionalità che non mettono in discussione il carattere

discrezionale della scelta dei collaboratori”, per cui la Regione, per

accentuare tale carattere “ben può derogare ai criteri statali, purché

preveda però, in alternativa, altri criteri di valutazione, ugualmente idonei a

garantire la competenza e professionalità dei soggetti di cui si avvale ed a

scongiurare il pericolo di uso strumentale e clientelare delle cosiddette

esternalizzazioni”.

Ciò detto, la Sezione di controllo ha rilevato che “la Struttura di

supporto al Presidente della Giunta Regionale, denominata Gabinetto del

Presidente, trova la sua fonte primaria nell’art. 2, della l. r. 23 marzo 2000,

n. 26, che non fissa alcun criterio di valutazione, nemmeno per orientare nella

determinazione del trattamento economico del personale assunto con

contratto di diritto privato…”.

Così come rilevato nelle Requisitorie al giudizio di parifica del

Rendiconto 2015 e 2016, anche per questo esercizio continuano a

permanere tutte le criticità già evidenziate con riferimento al

84

trattamento economico dei componenti l’Ufficio di Gabinetto del

Presidente della Giunta regionale.

A tal proposito è bene ricordare che già dal 2013 la Sezione di

controllo auspicava “un’adeguata valutazione dell’interesse pubblico alla

collaborazione che, pur svincolata dai criteri di scelta propri del d.lgs. n.

165/2001, non di meno [avesse dovuto trovare] motivazioni nell’esigenza

politica e non [fosse stata] del tutto svincolata da requisiti culturali,

professionali e di esperienza, [tali da sorreggere] la scelta discrezionale

adottata, soprattutto quando il compenso della prestazione [avesse potuto

destare] perplessità, in grado di offuscare l’immagine dell’autorità politica

che se ne avvale”.

Ebbene, la Sezione rileva che, in base alla normativa regionale

ora in vigore, per gli uffici di supporto agli organi politici è consentito

l’utilizzo di consulenti ed incaricati con assoluta discrezionalità, al di

fuori di ogni riferimento alle disposizioni del D. l.vo n. 165/2001, e

senza indicare alcun diverso criterio selettivo.

Tra l’altro, l’impegno di risorse pubbliche, anche per il 2017, è

stato particolarmente consistente. Infatti, per la legislatura 2015-2020

la struttura di supporto alla Presidente della Giunta regionale

denominata “Gabinetto del Presidente”, utilizza risorse pubbliche per

85

euro 1.940.295,00, oltre oneri a carico della Regione, per le seguenti n.

6 unità di personale:

- Capo di Gabinetto, con compiti di supporto alle funzioni di

direzione politica del Presidente e di raccordo con la struttura, con

particolare riguardo alla predisposizione e alla verifica di attuazione

del programma di legislatura (contratto di lavoro a tempo

determinato dall’11 giugno 2015 a fine legislatura, con un trattamento

economico di euro 624.620,00 per il quinquennio, oltre oneri a carico

della Regione);

- Responsabile dei servizi di segreteria di Gabinetto, con

compiti di coordinamento delle attività segretariali del Presidente e

della struttura di Gabinetto del Presidente (contratto di lavoro a

tempo determinato dall’11 giugno 2015 a fine legislatura, con un

trattamento economico di euro 221.190,00 per il quinquennio, oltre

oneri a carico della Regione);

- Assistente ai servizi di segreteria di Gabinetto, con compiti di

espletamento delle attività segretariali del Presidente e della struttura

di Gabinetto del Presidente (contratto di lavoro a tempo determinato

dall’11 giugno 2015 a fine legislatura, con un trattamento economico

di euro 166.395,00 per il quinquennio, oltre oneri a carico della

Regione).

86

Inoltre è prevista l’attivazione di due ulteriori e specifici

contratti di lavoro:

- uno, per un collaboratore per le funzioni di natura politica in

materia di rapporti con il Consiglio regionale - Assemblea legislativa,

gli Enti e le Istituzioni locali, i partiti e i gruppi politici, per il quale si

ribadiscono le perplessità già evidenziate nei precedenti anni per

l’elevato costo della prestazione, in rapporto al quale non emerge una

specifica ed elevata professionalità (durata dell’incarico dall’11

giugno 2015 a fine legislatura, con un compenso previsto pari ad euro

443.090,00 per il quinquennio, oltre oneri a carico della Regione);

- l’altro, per un collaboratore per le funzioni di Segreteria

particolare e di supporto all’Ufficio di Gabinetto per le materie

connesse alla Conferenza delle Regioni e per quelle riservate alla

diretta attribuzione del Presidente (dall’11 giugno 2015 a fine

legislatura, con un compenso di euro 242.500,00 per il quinquennio,

oltre oneri a carico della Regione).

Come risulta dalla sezione “Amministrazione Trasparente” del

sito istituzionale della Regione Umbria, il Trattamento economico

annuo lordo del personale “non a tempo indeterminato assegnato agli

uffici di diretta collaborazione con gli organi di indirizzo politico” (n.

4 co.co.co. e n. 22 contratti di lavoro a tempo determinato), ammonta

87

a complessivi euro 982.002,05 (di cui euro 388.059,00 per le 6 unità di

personale della struttura di supporto della Presidente ed euro

593.943,05 per le 20 unità di personale delle strutture del Vice

Presidente e degli altri Assessori).

Alla luce di quanto rappresentato, la Sezione continua ad

evidenziare gli “eccessivi costi della politica, legati agli incarichi relativi

alle strutture di supporto degli organi politico – amministrativi dell’Ente”.

All’esito della camera di consiglio del 3 luglio 2018 la Regione

ha ribadito la propria posizione, richiamando le norme che regolano

la composizione dell’ufficio di staff del Presidente della Giunta, del

Vice Presidente e degli assessori e rimarcando il potere di scelta

fiduciaria dei componenti dell’ufficio di staff.

Al riguardo la Procura, nonostante le argomentazioni fornite

dalla Regione, continua a riservarsi ogni opportuna valutazione.

Relativamente agli altri incarichi la Sezione “osserva che è

consistente il ricorso a personale esterno, principalmente incaricato con

contratti di collaborazione coordinata e continuativa, (36 unità, con

esclusione dal computo di ulteriori 4 incarichi a componenti di organismi

OIV, etc.), con impiego di risorse pubbliche, per l’anno 2017, di importo

considerevole (€ 1.0004.062,21)”.

88

Nel giudizio di parifica dello scorso esercizio si evidenziava che

tale personale manifestava una certa tendenza alla stabilizzazione;

ciò, in dispregio della normativa, che consente l’utilizzo di queste

forme contrattuali limitato nel tempo, con possibilità di proroghe solo

in casi eccezionali.

Su tale aspetto la Sezione di controllo evidenzia che la Regione,

con nota del 6 giugno 2018, ha riferito che “gli incarichi in essere nel

2016, rimasti invariati nel 2017, sono giunti tutti a naturale scadenza entro

il 31 dicembre 2017, fatta eccezione per quelli relativi a n. 3 collaboratrici in

maternità obbligatoria che sono stati differiti e che si sono comunque conclusi

entro il 28 febbraio 2018. A tale proposito, si rileva che dai dati comunicati

dall’Amministrazione stessa…risultano invece un incarico con scadenza nel

2018 (n. 4) e quattro incarichi con scadenza nel 2019”.

E’ del tutto evidente, quindi, che il costo sostenuto per

l’affidamento dei suddetti incarichi incide in maniera consistente sul

bilancio dell’Ente, ancor di più in un momento caratterizzato da

politiche di generale contenimento dei costi, che portano, spesso, alla

riduzione di altre e diverse voci di spesa, fra le quali quelle relative

all’offerta di prestazioni sanitarie, servizi socio – educativi, ecc..

Si rileva, infine, che la Sezione ha sottolineato la “mancata

pubblicazione sul sito istituzionale della Regione dell’elenco degli incarichi

89

conferiti a terzi, nel secondo semestre del 2017. Una simile omissione, è

appena il caso di rilevarlo, viola le disposizioni del d. lgs. n. 33/2013”.

All’esito della camera di consiglio del 3 luglio 2018 la Regione

ha fornito giustificazioni a tale rilievo, segnalando che detta

pubblicazione avverrebbe in modo automatico, mediante un sistema

che consente la pubblicazione contestuale all’adozione dell’atto.

Orbene, relativamente a quest’ultimo e nuovo profilo, pur

prendendo atto delle argomentazioni dell’ente, questa Procura si

riserva i necessari approfondimenti.

90

7. I controlli interni

In adempimento a quanto previsto dall’art. 1, comma 6, del d.l.

n. 174/2012 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 213/2012), è

stata trasmessa, alla Sezione regionale di controllo, la “Relazione

annuale del Presidente della Regione sul sistema dei controlli interni e sui

controlli effettuati nell’anno 2017”.

Dall’analisi di questo documento sono emerse una serie di

criticità, che nella presente Requisitoria si riporteranno, in maniera

sintetica, solo per alcune tipologie di controllo (il controllo di

regolarità amministrativo – contabile, il controllo di gestione e la

valutazione del personale dirigenziale); tuttavia, occorre rilevare,

preliminarmente, che il sistema dei controlli interni della Regione

Umbria è stato, nel corso dell’esercizio, oggetto di una revisione, così

come era avvenuto anche nel corso del 2016.

In particolare, nel corso del 2017 la Regione dichiara di aver

implementato un processo di confronto con l’OIV, volto

all’individuazione di criteri e tempi idonei rispetto ad un sistema di

valutazione delle performance fondato su obiettivi chiari ed

effettivamente misurabili. Tale sistema di valutazione non è stato

ancora completato al termine dell’esercizio 2017.

91

Entrando nel dettaglio, con riferimento al controllo di regolarità

amministrativo – contabile, esercitato in via preventiva dal Servizio

Ragioneria, si rileva che esso si sostanzia nell'apposizione o meno del

visto di regolarità contabile e non è prevista alcuna comunicazione a

specifici organi in merito agli esiti del controllo. Tale controllo è

esercitato su tutti gli atti di impegno e di liquidazione.

Con riferimento alle singole tipologie di atti, si sottolinea che il

controllo è realizzato preventivamente su ogni proposta di

provvedimento con rilevanza finanziaria, per cui non risultano

adottati atti per i quali non sia stata riscontrata la regolarità

amministrativa o contabile.

La Regione non ha effettuato specifici controlli, ispezioni o

indagini rivolte ad accertare la presenza di situazioni di irregolarità

amministrativa e contabile nell’ambito degli uffici e servizi,

nell’attuazione di programmi e progetti o nello svolgimento degli

appalti. Per quanto riguarda l’analisi dei rischi di possibili fatti

corruttivi la Regione medesima ha fatto presente che è stato adottato

il piano triennale di prevenzione della corruzione e trasparenza 2017-

2019.

Si aggiunga che non risulta effettuato il controllo di regolarità

contabile e amministrativa nei confronti di enti o gestioni autonome

92

regionali, inclusi gli organismi strumentali istituiti per la gestione

finanziaria degli interventi finanziati da risorse europee.

Relativamente a tale mancato controllo la Regione non ha fornito

alcun chiarimento.

Per ciò che concerne i controlli di gestione, nella Relazione

annuale della Presidente della Giunta, l’Amministrazione ha fatto

sapere di aver adottato un piano di gestione che traduce le strategie

in obiettivi operativi.

Con riferimento al numero di report del controllo di gestione

prodotti nel corso del 2017 è stato comunicato che, all’atto della

predisposizione della presente Requisitoria, essi risultano in corso di

elaborazione (dovrebbero essere disponibili entro il mese di maggio

dell’anno successivo a quello cui fanno riferimento). La motivazione

è dovuta alla necessità di adeguare il sistema delle rilevazioni di

contabilità analitica, che già nel 2016 aveva causato uno slittamento

nella produzione dei report. Ciò, conseguentemente, ha avuto

ripercussioni anche sulla realizzazione dei report per il 2017. A tal

proposito si rileva che, già in occasione della Requisitoria dello scorso

anno, era stato evidenziato come il sistema del controllo di gestione

fosse interessato da un processo di transizione determinato sia dalle

93

novità del d. lgs. n. 118/2011, sia dalla riorganizzazione in atto

dell’Amministrazione stessa.

Per ciò che concerne la valutazione del personale dirigenziale, sulla

base di quanto indicato sempre nella Relazione annuale della

Presidente della Giunta, si evidenzia che nell’anno 2017 l’OIV della

Regione non si è ancora espresso.

Nella Requisitoria dello scorso esercizio era stato evidenziato

che l’Organismo Indipendente di Valutazione, nominato nel mese di

ottobre 2016, avrebbe proceduto ad utilizzare i risultati del controllo

di gestione per la valutazione dei dirigenti solo a partire dalla

valutazione 2017. Nella Relazione annuale del corrente esercizio si

rileva, invece, che l’anno 2017 è stato dedicato ad approfondimenti ed

il controllo di gestione non è stato ancora utilizzato come strumento

di supporto alla valutazione del personale.

Un’ultima annotazione va fatta per l’attuazione del cosiddetto

controllo strategico. Su questo punto la Regione ha rappresentato di

aver esplicitato nel DEFR 2017 i collegamenti tra lo stato di attuazione

dei programmi, le risultanze della gestione e l’attività di controllo

strategico. Gli obiettivi programmati nel DEFR 2017 – 2019, secondo

la Regione medesima, sono tutti rendicontati nella Relazione sullo

stato di attuazione del programma di governo 2017 che, così come già

94

precedentemente rilevato, alla data di stesura della presente

Requisitoria risulta ancora in corsa di ultimazione.

Con riferimento alle criticità riscontrabili con il controllo

strategico la Regione ha evidenziato che le esse, spesso, sono legate a

caratteristiche del territorio regionale, tra cui una forte presenza di

microimprese ed una produttività del lavoro inferiore alla media

nazionale. Inoltre, l’ente rileva come nel 2017 si siano verificati dei

ritardi nell’attività di programmazione a causa dell’evento sismico,

che ha comportato l’attuazione di altre attività (in particolare quelle

legate alla gestione dell’emergenza ed alla ricostruzione).

Per quanto concerne i controlli in genere, la Sezione, oltre ad

aver evidenziato, negativamente, la mancanza della “Relazione

annuale della Presidente della Giunta sullo stato di attuazione del

programma di governo e sull’amministrazione regionale” (art. 65, lett. K,

dello Statuto della Regione), rileva che nel 2017 si registrano, ancora,

ritardi “nel sistema di valutazione di valutazione della dirigenza e del

personale, legati al non ancora esaurito processo di ricalibratura dell’attività

propria dell’OIV al nuovo sistema delle competenze, ridefinito nel 2016.

Secondo una valutazione di sintesi, anche quest’anno deve ribadirsi che la

mancata realizzazione di un adeguato, efficace ed integrato sistema di

controlli interni, mina alle basi quel rapporto sinergico e di reciproca

95

presupposizione tra il Documento di Economia e Finanza Regionale ed il

Controllo Strategico”.

Inoltre, “si ritiene che i controlli in concreto possano (e debbano)

essere ulteriormente migliorati, come del resto evidenzia la mancata

asseverazione, anche nel 2017, di numerose riconciliazioni finali dei rapporti

debito/credito con le società partecipate” (di cui si parlerà nel successivo

paragrafo 9).

Per ciò che concerne il tema dei controlli sulla gestione del S.S.R.

della Regione si rimanda al successivo paragrafo.

96

8. Spesa sanitaria

Abbiamo già detto dei vari provvedimenti adottati per

mantenere in equilibrio i saldi di finanza pubblica.

In funzione dell’enorme rilevanza della spesa sanitaria, che a

livello regionale è assolutamente predominante rispetto a tutti gli altri

impegni di spesa, il suddetto equilibrio non può prescindere da

un’attenta valutazione di questa voce di spesa. Si consideri, infatti, che

sul totale delle entrate accertate dalla Regione nel corso del 2017, ben

il 71,18% riguardano entrate destinate al settore della sanità (rispetto

agli accertamenti riguardanti le sole entrate correnti la percentuale

sale all’82,50%) così come, sul totale delle somme impegnate dalla

Regione, il 75,40% riguarda spese destinate alla sanità (rispetto agli

impegni relativi alle sole spese correnti la percentuale sale all’81,59%).

Il fabbisogno standard delle singole Regioni a statuto ordinario

è determinato applicando a ciascuna di esse i valori di costo rilevabili

in tre Regioni di riferimento. Per la costruzione dei più recenti

indicatori l’Umbria risulta tra le cinque Regioni eligibili, tra le quali

saranno scelte le tre Regioni di riferimento per la definizione dei costi

e dei fabbisogni standard ai fini del riparto del Fondo sanitario 2018.

Nella Requisitoria dello scorso esercizio era stato rilevato come

la Regione, nella Relazione sullo stato di attuazione del programma

97

di governo per il 2016, avesse sottolineato l’obiettivo della ricerca

costante del mantenimento dell’equilibrio finanziario, ponendo in

essere un’attenta analisi della spesa sanitaria. A tal fine, venivano

rimarcate le attività dirette alla costituzione della Centrale unica di

acquisti e l’accordo tra l’Umbria, la Toscana e le Marche per lo

svolgimento, da parte dei soggetti aggregatori delle tre Regioni, di

procedure di gara in forma congiunta.

Orbene, relativamente alla suddetta Centrale unica di acquisto

interregionale la Sezione regionale di controllo della Corte dei conti

per l’Umbria ha rilevato che non è stata fornita alcuna notizia “per la

sperimentazione di procedure di gara in forma congiunta, cui la Regione

aveva fatto riferimento nell’ambito della documentazione acquisita per il

precedente giudizio di parificazione”.

Nella Relazione del Presidente della Regione sul sistema dei

controlli interni per il 2017 si ribadisce, invece, l’adozione da parte

dell’ente di forme di gestione accentrata per l’acquisto di beni e servizi

per il sistema sanitario regionale. Tali forme di gestione risultano

essere la Centrale regionale di acquisto per la sanità (CRAS), adesione

alle convenzioni Consip e utilizzo di strumenti di acquisto e di

negoziazione, anche telematici, previsti dalle disposizioni vigenti.

98

Per quanto detto, pertanto, ai fini del contenimento della spesa

sanitaria risulta decisivo il ruolo svolto dalle procedure centralizzate

utilizzate per gli acquisti. A tal proposito, andando ad esaminare la

percentuale di beni e servizi acquisita dalle Aziende e, in media, dal

sistema sanitario regionale mediante le procedure centralizzate e/o

coordinate di spesa, nel corso del 2017 si può notare un’incidenza sul

valore complessivo degli acquisti di beni e servizi pari al 59%, in

crescita rispetto al 57% del 2016 ed al 51% del 2015.

Relativamente agli acquisti ex art. 1, comma 510, L. n. 208/2015

(Le amministrazioni pubbliche obbligate ad approvvigionarsi attraverso le

convenzioni di cui all'articolo 26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488,

stipulate da Consip SpA, ovvero dalle centrali di committenza regionali,

possono procedere ad acquisti autonomi esclusivamente a seguito di apposita

autorizzazione specificamente motivata resa dall'organo di vertice

amministrativo e trasmessa al competente ufficio della Corte dei conti,

qualora il bene o il servizio oggetto di convenzione non sia idoneo al

soddisfacimento dello specifico fabbisogno dell'amministrazione per

mancanza di caratteristiche essenziali) la Sezione regionale di controllo

ha evidenziato che “risulta pervenuta a questa Sezione solo la

Deliberazione del Direttore generale dell’A.O. di Perugia, n. 189 del 31

gennaio 2017, di indizione di procedura negoziata per la fornitura di

99

infrastruttura hardware (valore a base d’asta € 121.870,00), trasmessa con

nota PEC del 1° febbraio 2017. Nell’ambito dell’istruttoria per il giudizio di

parificazione è stato richiesto di fornire l’elenco analitico degli acquisti

autonomi, che tuttavia le Aziende non hanno trasmesso, né hanno fornito

chiarimenti in merito”.

Con riferimento alle suddette procedure si rileva come la

medesima Sezione abbia evidenziato, in continuità con quanto

rilevato in occasione del precedente giudizio di parifica, che

“l’incremento degli acquisti centralizzati (anche se più modesto rispetto a

quello rilevato nel 2016) prosegue nella direzione più volte indicata da questa

Sezione e non deve essere interrotto…è da auspicare, anzi, una sempre più

corretta programmazione degli acquisti e un sempre maggiore ricorso alle

committenze centralizzate, anche per evitare l’ingiustificato ricorso alle

proroghe contrattuali, più volte segnalato da questa Sezione, in sede di esame

dei bilanci delle Aziende del S.S.R., in alcuni casi anche su conforme

indicazione del Collegio sindacale”.

Per ciò che concerne gli obiettivi assegnati ai Direttori generali

e conseguente valutazione dei risultati, nella Relazione annuale del

Presidente della Regione per l’anno 2017 sui controlli interni viene

evidenziato che la Regione verifica annualmente il raggiungimento

degli obiettivi specifici assegnati ai Direttori generali delle Aziende

100

sanitarie regionali; tuttavia, in attesa della rendicontazione degli

obiettivi fatta dai Direttori generali nonché dell’esito del tavolo per gli

adempimenti in materia di LEA per l’anno 2017, il processo di

valutazione dei suddetti Direttori per l’anno 2017 non si è ancora

concluso.

Anche per l’anno 2016, in attesa sempre del tavolo per gli

adempimenti in materia di LEA, il processo di valutazione dei

Direttori generali delle Aziende sanitarie della Regione Umbria non è

stato ancora completato. Per il 2015, invece, il completamento (nel

corso del 2017) delle valutazioni tecniche da parte della Giunta ha

portato, a seguito di una valutazione positiva dell’operato dei

Direttori generali, ad un incremento complessivo (relativo

all’esercizio 2015) del trattamento economico pari al 19%.

Gli obiettivi per l’anno 2017 risultano assegnati ai Direttori

generali delle Aziende sanitarie con la D.G.R. n. 1528 del 18 dicembre

2017. A tal proposito la Sezione regionale di controllo ha evidenziato

che l’assegnazione dei predetti obiettivi è avvenuta solo “a ridosso della

conclusione dell’anno di riferimento. Il ritardo registrato nell’assegnazione

degli obiettivi, peraltro ben superiore a quello dell’anno precedente, ne

vanifica la funzione. Tale comportamento configura, infatti, - più che

101

l’individuazione di obiettivi ai quali dovrebbe condurre l’attività da espletare

nel corso dell’anno - una constatazione a posteriori dell’attività già svolta”.

Si tratta, difatti, di una valutazione che è direttamente collegata

alla verifica dell’adeguatezza, o meno, del generale sistema di

programmazione, il quale è strettamente collegato alla

responsabilizzazione dei vertici dell’amministrazione.

Rimanendo nell’ambito dell’analisi della spesa sanitaria, per ciò

che concerne quella del personale la Sezione, nell’ambito delle attività

di verifica di cui all’art. 1, comma 170, della legge n. 266/2005, aveva

rilevato “il mancato rispetto dei limiti di spesa di cui all’art. 9, comma 28,

del d.l. n. 78/2010, evidenziando una sostanziale disarmonia tra la normativa

regionale, ex art. 14 della L.R. n. 8/2015 (nel testo vigente fino all’1/1/2017),

e quella statale, di cui al precitato art. 9, comma 28….il superamento del

predetto limite da parte di tutte le Aziende del Servizio sanitario regionale

risulta anche dalle Relazioni – questionario dei Collegi sindacali sul bilancio

d’esercizio al 31.12.2016 ”.

Con riferimento al superamento del predetto limite la Regione

ha comunicato di aver dato attuazione, nel corso del 2017, all’art.

47/bis della L. R. n. 11/2015, stabilendo che per il 2017 le Aziende del

S.S.R. non potessero attivare ulteriori contratti per assunzione di

personale a tempo determinato e altre tipologie di lavoro flessibile, ad

102

eccezione di due casi specifici, oltre che prevedere la necessità per le

Aziende di rendicontare le assunzioni effettuate. Su quest’ultimo

punto la Sezione di controllo ha dichiarato che “la Regione non ha

trasmesso tuttavia alcun elemento circa l’avvenuta verifica dei predetti

limiti, prevista dal comma 2, del richiamato art. 47 bis della legge regionale

n. 11/2015”. All’esito della camera di consiglio del 3 luglio 2018 la

Regione ha comunicato che con D.G.R. n. 614 dell’11 giugno 2018 è

stato verificato il rispetto di detti limiti.

Su questo aspetto la Procura, preso atto delle precisazioni

regionali, continua a riservarsi eventuali approfondimenti.

Riguardo le iniziative adottate per il monitoraggio della spesa

farmaceutica l’Amministrazione ha riferito di aver posto particolare

attenzione ai farmaci innovativi (ovvero quelli caratterizzati dal

requisito dell’innovatività terapeutica), per i quali l’Agenzia italiana

del farmaco ha autorizzato l’immissione in commercio di un rilevante

numero ad alto costo.

Per ciò che concerne la spesa farmaceutica convenzionata la

Sezione regionale di controllo ha evidenziato che i dati desunti dal

monitoraggio AIFA evidenziano il rispetto, da parte della Regione,

del tetto di spesa sia per il 2017 che per il 2016 (dati a consuntivo). Con

riferimento, invece, alla spesa farmaceutica per acquisti diretti essa

103

risulta superiore al nuovo tetto di spesa. A tal proposito la Regione ha

rilevato che ciò dipende da una serie di motivazioni, tra cui il fatto che

l’AIFA autorizza l’immissione in commercio di nuovi farmaci

determinandone, altresì, il prezzo di acquisto.

Relativamente ai controlli sulla qualità e l’appropriatezza delle

prestazioni sanitarie rese dalle strutture accreditate, sempre nella

Relazione del Presidente sui controlli interni si rileva che la Regione

programma ed effettua i suddetti controlli, specificando che

nell’ultimo anno disponibile, su un numero totale di 140.192 cartelle

cliniche, sono state analizzate 25.718 cartelle, che hanno evidenziato

una percentuale di prestazioni erogate in condizioni di

inappropriatezza pari allo 0,8%.

Per ciò che concerne la valutazione sui controlli concernenti la

gestione del Servizio sanitario, la Sezione ha ribadito quanto già

osservato negli anni precedenti, ossia che anche per il 2017 “le

informazioni fornite sul sistema dei controlli interni e sui relativi esiti, non

consentono di valutare l’adeguatezza dei controlli effettivamente esercitati,

delle loro risultanze e delle indicazioni fornite per rimuovere le criticità

gestionali eventualmente riscontrate. Ai fini dell’efficacia dei controlli

interni non si può prescindere, in particolare, dall’esigenza di definire un

articolato sistema di definizione degli obiettivi di programma che dia conto,

104

distintamente per ciascuno degli obiettivi strategici e gestionali, degli esiti

dei monitoraggi e delle verifiche affidati agli organi del controllo interno.

Anche il progetto di Potenziamento del sistema dei controlli interni,

approvato nel corso del 2017 - sulla cui evoluzione non è stata peraltro

trasmessa alcuna notizia – sembra non aver prodotto al momento i risultati

auspicati”.

A ciò si aggiunga, peraltro, quanto riferito dalla Sezione

medesima relativamente alle varie criticità riscontate “afferenti in

particolare alla non uniforme applicazione delle procedure centralizzate e/o

coordinate di spesa per acquisto di beni e servizi, allo sforamento della spesa

farmaceutica per acquisti diretti, alla inadeguatezza del sistema di

valutazione dei dirigenti e, in generale, dei controlli interni sulla gestione

sanitaria”, le quali “si ripropongono anche per l’anno 2017, nonostante

abbiano costituito oggetto di rilievo già in occasione del giudizio di

parificazione per l’anno 2016. Di fatto la Regione, fatta eccezione per una più

puntuale definizione e pesatura degli obiettivi assegnati ai Direttori generali,

non ha dato dimostrazione di aver recepito tutte le osservazioni della Sezione,

ponendo rimedio alle accennate criticità”.

Anche su queste criticità la Procura si riserva i necessari

approfondimenti.

105

9. Società partecipate

Un ultimo elemento di riflessione attiene la valutazione delle

società partecipate dalla Regione. Anche in questo caso trattasi di una

materia che, nel corso degli ultimi anni, è stata oggetto di continui

interventi legislativi (si ricordano, ad esempio, il D.L. 223/2006,

convertito con modificazioni dalla L. 4 agosto 2006, n. 248, il D.L.

78/2010, convertito con modificazioni dalla L. 30 luglio 2010, n. 122,

il D.L. 95/2012 convertito con modificazioni dalla L. 7 agosto 2012, n.

135 e, da ultimo, il D.Lgs. n. 175/2016 - Testo unico in materia di

società a partecipazione pubblica) tutti orientati a ridurre il peso, in

capo agli Enti (regionali, locali ecc.), delle partecipazioni societarie.

Infatti, in molti casi, tali società hanno prodotto perdite, a causa delle

loro inefficienze, e tutto ciò ha avuto conseguenze negative per le

casse degli Enti partecipanti.

Gli interventi normativi, pertanto, da un lato hanno delimitato

l’azione delle suddette società, sia dal punto di vista prettamente

operativo - basti pensare a quanto previsto dall’art. 13 del D.L. n.

223/2006 per cui veniva fatto divieto di possedere partecipazioni in

altre società o enti, o ancora al divieto di assunzione di nuovo

personale che, a seguito dei limiti posti a carico delle

Amministrazioni, in molti casi veniva “collocato” negli enti/società

106

partecipate, in cui le norme assunzionali erano meno restrittive – sia

dal lato della razionalizzazione del numero delle società presenti

attraverso cessioni delle partecipazioni ed accorpamenti.

Occorre sottolineare che questi provvedimenti sono stati spesso

tra loro in contrasto, sia con riferimento alle modalità attuative che ai

tempi; ne è prova il fatto che, in molti casi, i termini di legge

inizialmente previsti per la loro applicazione sono stati prorogati.

Tuttavia, a seguito dell’entrata in vigore del D. lgs. n. 175/2016,

definito Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica,

ad oggi il quadro risulta meglio definito.

Anche la Regione Umbria, così come illustrato nelle

Requisitorie degli anni precedenti, era stata già interessata da

procedimenti di aggregazione degli enti/ società partecipate

(Comunità Montane, società in house ecc.). A tal proposito si segnala

che nel corso del 2017 la Regione, nella Relazione annuale del

Presidente sul sistema dei controlli interni 2017 dedicati al controllo

sugli organismi partecipati, dichiara di aver monitorato l’attuazione

delle misure di razionalizzazione delle partecipazioni societarie ai

sensi di quanto disposto, da ultimo, dall’art. 24 del d. lgs. n. 175/2016.

Tuttavia, la Regione medesima rileva che “le procedure sono

ancora in corso. Se pur avviate nei termini indicati dal piano di

107

razionalizzazione, i tempi del completamento non sono preventivabili in

quanto le fasi di attuazione richiedono anche l’accordo con altri soggetti

interessati dalle procedure e l’attivazione degli interventi secondo principi e

modalità operative che non pregiudichino i valori”.

Nella Relazione sulla gestione dell’organo esecutivo al

Rendiconto 2017 la Giunta, nell’assolvere a quanto disposto dall’art.

11, comma 6, lettera j) del D. L.vo n. 118/2011 (“La relazione sulla

gestione allegata al rendiconto………illustra gli esiti della verifica dei crediti

e debiti reciproci con i propri enti strumentali e le società controllate e

partecipate. La predetta informativa, asseverata dai rispettivi organi di

revisione, evidenzia analiticamente eventuali discordanze e ne fornisce la

motivazione; in tal caso l'ente assume senza indugio, e comunque non oltre

il termine dell'esercizio finanziario in corso, i provvedimenti necessari ai fini

della riconciliazione delle partite debitorie e creditorie”) ha riportato le

risultanze dell’attività svolta al 31/12/2017 circa i rapporti

credito/debito tra la Regione Umbria ed alcuni enti/società

partecipate. In particolare si sottolineano le seguenti situazioni:

• la società Gepafin dichiara crediti verso la Regione pari ad

euro 3.288.443,39 a fronte di debiti riconosciuti dalla Regione per euro

569.025,98. Pertanto, l’importo dei crediti vantati da Gepafin e non

108

riconosciuti dalla Regioni (non conciliati) ammonta ad euro

2.719.417,41.

Tale differenza riguarda fatture da emettere da parte di Gepafin

per fondi che gestisce per conto della Regione, per i quali mancano

ancora le regolarizzazioni contabili.

Sempre con riferimento ai rapporti con Gepafin si evidenzia che

quest’ultima ha riportato, in una scheda intitolata “Riepilogo crediti

al 31 dicembre 2017”, ulteriori crediti verso la Regione per

11.467.647,33 euro, corrispondenti a Derivati di copertura per

8.243.904,00 euro e ad Altre attività per 3.223.743,33 euro. Si tratta di

un eventuale indennizzo a carico della Regione (di cui sarebbe

beneficiaria la società Gepafin), relativamente alla partecipazione al

Fondo immobiliare chiuso – Comparto Monteluce, a seguito della

liquidazione del fondo (o nel caso di vendita forzata).

A fronte del suddetto credito riportato da Gepafin la Regione

ha effettuato, a titolo precauzionale, un accantonamento per 11,5

milioni di euro al Fondo per passività potenziali derivanti dalla gestione di

società partecipate (già in precedenza oggetto di analisi nella presente

Relazione, allorquando sono state illustrate le quote di

accantonamento del Risultato di amministrazione).

109

Non sono indicati debiti da parte di Gepafin verso la Regione

né, dall’altra parte, crediti della Regione verso Gepafin.

Le operazioni di riconciliazione sono state asseverate

dall’organo di revisione della società;

• la società Sviluppumbria dichiara verso la Regione:

- crediti per 1.905.838,41 euro, che corrispondono ai debiti

contabilizzati dall’Ente;

- debiti per un totale di 1.142.827,48 euro, che per la Regione,

invece, risultano contabilizzati (come crediti) per 479.085,82 euro.

La somma non riconciliata, pertanto, sarebbe nel totale pari a

663.741,66 euro, dovuta, da una parte, ad un credito maggiore della

Regione per 179.085,82 euro, che riguarda la contabilizzazione ancora

da effettuare di risorse in giacenza presso Sviluppumbria e, dall’altra,

ad un minor credito della Regione per 842.827,48 euro, che si riferisce

ad anticipi erogati dalla Regione medesima per la realizzazione di

progetti ancora non completati.

Le operazioni di riconciliazione sono state asseverate

dall’organo di revisione della società;

• la società Umbria Digitale dichiara crediti verso la Regione

per euro 6.837.890,33 che sono conciliati (come debiti) dalla Regione

per euro 6.567.535,22, con una differenza pari ad euro 270.355,11.

110

Relativamente a quest’ultima somma si rappresenta che per

l’importo pari ad euro 57.971,00 sono in corso le verifiche in merito

alla sussistenza del credito vantato dalla società partecipata (anche

lo scorso anno vi erano delle verifiche in corso per l’importo di

50.996,23 euro) mentre l’importo di euro 60.200,00 non risulta tra i

debiti regionali.

Le operazioni di riconciliazione sono state asseverate

dall’organo di revisione della società;

• l’Adisu (Agenzia per il diritto allo studio universitario)

dichiara verso la Regione:

- debiti per euro 93.663,08, che non corrispondono ai crediti

contabilizzati dall’ente per un importo pari a 2.666,15 euro;

- crediti per euro 11.054.198,40, che corrisponde all’importo a

debito riconosciuto dalla Regione.

Le operazioni di riconciliazione sono state asseverate

dall’organo di revisione della società;

• la società Umbria TPL e Mobilità s.p.a. dichiara:

- crediti verso la Regione per 14.437.645,80 euro, che sono

riconosciuti (come debiti) dall’Ente per 929.244,99 euro, per cui la

mancata riconciliazione è pari a 13.508.400,81 euro. Di questa

somma, l’importo di 10.664.685,46 euro riguarda un contenzioso

111

presso il Tribunale di Perugia avviato dalla società, per il quale la

Regione ha effettuato un accantonamento ad un apposito Fondo

contenzioso mentre 2.843.715,35 euro non risulta tra i debiti della

Regione.

Relativamente a quest’ultima entità, la Sezione regionale di

controllo ha evidenziato la necessità che la Regione “proceda con

sollecitudine a verificare l’effettiva esistenza dell’obbligazione giuridica

sottostante e, in caso positivo, a registrare contabilmente i relativi debiti”.

La Regione, inoltre, tra i propri residui passivi conserva la

somma di 2.053.149,64 euro, che non trova corrispondenza tra i

crediti della società, nel senso che a fronte di questo importo Umbria

TPL e Mobilità s.p.a. non ha contabilizzato alcun credito. Si tratta di

una somma che fa riferimento ad interventi infrastrutturali. Anche

su tale debito la Sezione “nutre perplessità in merito alla mancata

rilevazione dello stesso tra i crediti della società”;

- debiti verso la Regione per 13.715.968,34 euro, a fronte dei

quali per la Regione risulta la contabilizzazione di un credito pari a

12.696.759,75 euro. La somma non riconciliata, pertanto, risulta pari

a 1.019.208,59 euro, di cui 957.787,38 euro fa riferimento a somme per

manutenzione straordinaria, le quali risultano contabilizzate come

debiti per la società in quanto, nel caso in cui la manutenzione non

112

venisse effettuata, sorge l’obbligo di restituzione a favore della

Regione.

La mancata riconciliazione di alcuni rapporti credito/debito tra

la Regione e Umbria TPL e Mobilità s.p.a, unitamente al fatto che le

operazioni di riconciliazione non sono state asseverate dall’organo

di revisione della società evidenzia, ancora una volta, le difficoltà

nell’implementazione di un rapporto trasparente tra la Regione e la

sua partecipata.

Com’è noto, Umbria TPL e Mobilità s.p.a. ha gestito fino agli

inizi del 2014 il trasporto pubblico locale e, successivamente, la

manutenzione dell’infrastruttura ferroviaria sulla base di un

contratto di servizio con la Regione, che corrisponde per un canone

annuo liquidato mensilmente per l’espletamento di detto servizio.

Il Collegio dei Revisori dei conti, nel proprio “Parere sulla

proposta di legge di rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2017”,

oltre ad aver evidenziato, per Umbria TPL e Mobilità s.p.a. e per altri

4 enti il mancato invio delle note dei rapporti debito/credito

asseverate con sottoscrizione degli organi di revisione, ha affermato

che “in virtù della consistenza degli importi non riconciliati, oltre che della

mancanza di asseverazione da parte dell’organo di revisione dei soggetti

113

partecipati che non hanno trovato conciliazione, non è nelle condizioni di

poter attestare la consistenza e l’esigibilità di tali poste”.

Si aggiunga, inoltre, che lo stesso Collegio, nel Verbale n. 7 del

6 giugno 2018 che accompagna il “Parere sulla proposta di legge di

rendiconto generale”, in ordine alla gestione dei rapporti tra la

partecipata e la Regione, ha rilevato che “i canoni per la gestione

dell’infrastruttura ferroviaria sono stati corrisposti dalla Regione sino alla

rata del mese di ottobre 2017 compreso, mentre le rate seguenti (novembre

e dicembre 2017) risultano compensate con i crediti vantati dalla Regione

stessa”. Per ciò che concerne la liquidazione alla società del

corrispettivo dell’infrastruttura ferroviaria di competenza 2017,

nelle determinazioni dirigenziali della Regione viene dato atto

dell’acquisizione della rendicontazione del corrispettivo, che risulta

contenuta in due note p.e.c., di cui una relativa al periodo gennaio –

settembre 2017 ed una relativa al periodo gennaio – ottobre 2017.

Non risulterebbe, invece, alcuna rendicontazione per il bimestre

novembre – dicembre 2017.

Orbene, il Collegio dei Revisori dei conti al riguardo rileva che

“non essendo in possesso della citata rendicontazione non è in grado di

esprimere alcuna valutazione sul punto. La richiesta di documentazione

inoltrata al Servizio preposto alla valutazione sul corretto adempimento

114

degli obblighi contrattualmente assunti dalla partecipata nei confronti della

Regione è rimasta inevasa, come quella riferita alla documentazione relativa

alla riconciliazione delle partite con la partecipata (incompleta)”.

Soprattutto in relazione alla consistenza dei rapporti tra la

Regione e la società Umbria TPL, anche in virtù della suindicata

annotazione riportata dal Collegio dei Revisori, si ripropongono le

criticità più volte evidenziate nella presente Requisitoria.

Pertanto, anche su questo aspetto la Procura continua a

riservarsi le opportune valutazioni di merito;

• l’Afor (Agenzia forestale regionale) dichiara verso la Regione:

- debiti per euro 25.918,61, relativamente ai quali l’ente ha

contabilizzato come crediti la somma di euro 1.504,75 (somma non

riconciliata pari a 24.413,86 euro);

- crediti per 3.259.186,39 euro, che risultano essere contabilizzati

(come debiti) dalla Regione per 3.985.988,58 euro. La somma non

riconciliata, pertanto, è pari a 726.802,19 euro e fa riferimento ad

interventi affidati ad Afor ancora non contabilizzati dalla stessa.

Le operazioni di riconciliazione sono state asseverate

dall’organo di revisione della società.

Occorre precisare che, in alcuni casi sopra rappresentati, le

somme non riconciliate risultano particolarmente consistenti.

115

Nella Relazione sulla gestione dell’organo esecutivo sono state

esposte, sinteticamente, le motivazioni delle mancate riconciliazioni

tra quanto dichiarato dalle singole partecipate e quanto

contabilizzato nel bilancio della Regione.

Il più delle volte, ad esempio, si fa riferimento ad anticipi, da

parte della Regione, di somme trasferite a favore della partecipata la

quale, non avendo ancora completato il progetto o non avendo

ancora utilizzato i fondi ricevuti dall’ente (nei cui confronti si è

impegnata per la loro gestione), risulta a debito dell’importo

ricevuto. E, d’altronde, resterà nella suddetta situazione contabile

fintanto che non ultimerà le attività per le quali ha ricevuto i

contributi da parte della Regione.

Per ciò che concerne le motivazioni addotte ed esplicitate nella

Relazione sulla gestione circa la mancata riconciliazione delle

somme, si ritiene che quanto riportato dall’ente sarebbe stato

meritevole di una maggiore chiarezza, sebbene si prende atto che le

operazioni di riconciliazione finali nella maggior parte dei casi

risultano asseverate dall’organo di revisione. Anche la Sezione

regionale di controllo ha evidenziato che “le motivazioni addotte

dall’Amministrazione regionale circa le mancate conciliazioni non sono

sufficientemente esaustive”.

116

Soprattutto per la mancata asseverazione dell’organo di

revisione della società Umbria TPL e Mobilità s.p.a. si pone una

riflessione maggiore, in virtù delle diverse problematiche che

intercorrono tra la società e l’ente, le quali, tra l’altro, sono già state

oggetto di approfondita analisi nella presente Requisitoria.

Se, infatti, oltre le citate tematiche connesse alla mancata

restituzione del finanziamento concesso dalla Regione alla società o,

ancora, al valore della partecipazione che, sebbene sia stato ridotto,

continua a suscitare dubbi sul reale valore da contabilizzare nel

bilancio dell’ente, si aggiungono ulteriori questioni, come quella

precedentemente rappresentata relativa ad un’eventuale

restituzione di somme per mancata effettuazione dell’attività di

manutenzione o, ancora, mancato riconoscimento di somme a

debito, allora il quadro dei rapporti tra i due soggetti diventa ancor

più complesso e delicato, con potenziali ripercussioni negative

(ulteriori) sul bilancio della Regione medesima.

Su questo aspetto la Procura si riserva le necessarie iniziative.

Questa riflessione, unitamente al quadro dei rapporti prima

descritti tra la Regione e le sue partecipate, aldilà della valutazione

sulle singole fattispecie, dimostra la necessità e l’importanza di un

continuo monitoraggio delle suddette società, in considerazione, da

117

un lato, della consistenza delle somme erogate dalla Regione e

contabilizzate nei bilanci degli enti partecipati (con conseguenti

ricadute sui risultati d’esercizio conseguiti da ciascuno di essi) e,

dall’altro, di situazioni per le quali, ad esempio, somme contabilizzate

come crediti nei bilanci di singole società in realtà non risultano

dovute dalla Regione medesima.

Per altre situazioni, che non sono state oggetto della

valutazione dapprima esposta, non risultano asseverate dall’organo

di revisione le operazioni di riconciliazione tra la Regione ed una serie

di Enti minori, per i quali non sussisterebbero crediti/debiti reciproci

(Grifolatte, Ente Acque Umbro Toscane, Centro Studi Giuridici e

Politici ecc.). Inoltre, non sono state asseverate le operazioni di

riconciliazione tra la Regione e l’Azienda vivaistica regionale

Umbraflor (non risulterebbero, a tal fine, somme non riconciliate sia

per importi a credito vantati dall’Azienda, pari a 205.301,25 euro, sia

per importi a debito, pari a 1.736.243,63 euro), nonché quelle tra la

Regione ed il Consorzio Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica

(mancata riconciliazione dei crediti vantati dal Consorzio, rispetto ai

debiti rappresentati dall’ente, per 75.166,00 euro).

Con riferimento alle asseverazioni richieste dall’art. 11 del D

L.vo n. 118/2001, il Collegio dei Revisori ha rilevato che talune società

118

“non hanno fornito l’asseverazione con sottoscrizione del revisore”. Inoltre,

il medesimo Collegio, con sottoscrizione del Presidente, “ha apposto la

propria asseverazione alle sole note dei rapporti debito/credito asseverati dagli

organi di revisione degli enti e delle società partecipate”.

Il Collegio dei Revisori, inoltre, ha evidenziato che la Regione

ha fornito le risultanze dei saldi regionali verso alcuni Enti solo a

ridosso della presentazione della sua Relazione, per cui “in merito ai

rapporti debito/credito con gli Enti locali oggetto di verifica, non è in grado

di esprimere un giudizio sulla consistenza complessiva delle partite, nonché

sulle corrette modalità di contabilizzazione”.

All’esito della camera di consiglio del 3 luglio 2018 la Regione

ha comunicato di aver ricevuto le asseverazioni da parte degli organi

di revisione delle seguenti società partecipate o enti dipendenti:

Umbriaflor, Consorzio Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica

“Villa Umbra”; Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea;

Centro studi giuridici e politici; E.A.U.T. (Ente Acque Umbro

Toscane); Gruppo Grifo Alimentare; Gruppo Agricole Cooperative di

Terni.

Ciò premesso, pur prendendo atto delle recenti precisazioni

della Regione, questa Procura sulla base di quanto esposto ed alla luce

delle considerazioni del Collegio dei Revisori dei conti, è ancor più

119

attuale rinnovare l’invito ad un monitoraggio costante degli enti

partecipati; ciò, naturalmente, non deve limitarsi ad un aspetto

esclusivamente di natura contabile, ma deve essere in grado di

valutare, in modo tempestivo, la gestione delle suddette società,

acquisendo informazioni utili e tempestive. Il suddetto invito è

confermato, altresì, dal Collegio dei Revisori dei conti, che pone

“particolare attenzione alle posizioni debitorie e creditorie nei confronti

dell’Ente”.

Si evidenzia, tra l’altro, che alla data di approvazione del

Rendiconto 2017 da parte della Giunta Regionale, non tutte le società

avevano approvato il bilancio dell’esercizio 2017 per cui la Regione

non aveva a disposizione la situazione economica, patrimoniale e

finanziaria aggiornata dei soggetti partecipati (tutte le consistenze

patrimoniali si riferiscono, infatti, all’esercizio 2016, ad eccezione

della società Umbria Digitale e del Parco 3A, il cui bilancio 2017 era in

corso di approvazione alla data di predisposizione del Rendiconto

regionale).

Al fine di adeguarsi alle disposizioni dell’art. 24 del d. lgs. n.

175/2016, la Regione ha adottato, con atto n. 1101 del 28.09.2017, il

piano di ricognizione e revisione straordinaria delle partecipazioni

societarie. Questa Procura prende atto di quanto posto in essere

120

dall’ente e, soprattutto, di quanto segnalato dalla Sezione regionale di

controllo in merito alla necessità, per la Regione, di “valutare il

perdurante interesse a mantenere la partecipazione in società che, operando

sul mercato, non offrano servizi di interesse generale”, di “razionalizzare i

costi di funzionamento nei confronti di tutte indistintamente le società

partecipate” ed, infine, di “vigilare sui procedimenti di liquidazione in atto

delle partecipate, avviati da più anni, con l’obiettivo di favorirne il

completamento e porre termine al sostenimento di ulteriori costi che con

cadenza annuale incidono anche indirettamente sul bilancio dell’Ente”.

Pertanto, al fine di fornire un quadro complessivo della

situazione finanziaria regionale, alla luce anche dell’avvio del

processo di consolidamento dei conti - ritenuto, da questa Procura, di

fondamentale importanza - per cui oltre ai dati di bilancio dell’ente

Regione si rilevano anche quelli degli enti strumentali e delle società

partecipate, si sottolinea la necessità di intraprendere in maniera

sempre più efficace il sistema dei controlli.

***

Alla luce delle considerazioni svolte, pur rilevando alcuni

elementi di criticità sopra ampiamente illustrati, che potrebbero

incidere sull’andamento della finanza regionale, soprattutto se non

121

tenuti adeguatamente sotto controllo, si ritiene che essi non

influiscano negativamente ai fini del giudizio di parificazione.

P.Q.M.

il sottoscritto Procuratore Regionale, concludendo,

CHIEDE

che la Corte dei conti, Sezione regionale di controllo per la

Regione Umbria, deliberi, nel presente giudizio, la parificazione del

rendiconto generale della Regione Umbria per l’esercizio finanziario

2017.

IL PROCURATORE REGIONALE Antonio Giuseppone

Perugia, 10 luglio 2018