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44 GIOVEDI 14 OTTOBRE 2010 DI A R I O DI REPUBBLICA stati assassinati 72 sindacalisti. Nelle Filippine le vittime sono state 70 in quattro anni. Ancora nel luglio scorso, due fratelli, di- rigenti del sindacato dei tessili, sono stati uccisi in Pakistan. Le colpe di tutti loro? Chiedevano condizioni di lavoro più decen- ti per i compagni. Le cose sono un po’ diverse in tema di capacità del sindacato di rappresentare gli interessi dei nuovi lavoratori: quelli che flottano tra una quarantina di contratti atipici, fanno mestieri inesistenti dieci anni fa, o lavo- rano soltanto con l’immateria- R elitto anacronistico della rivoluzione in- dustriale. Superfluo come soggetto con- trattuale: i contratti collettivi di lavoro sono supera- ti. Incapace di rappresentare gli interessi dei lavoratori globali. Questo dicono del sindacato manager e politici, e anche non pochi operai e impiegati. A tut- to ciò si aggiungono le divisioni interne e gli attacchi contro al- cune organizzazioni. Vediamo allora qualche dato. Nei paesi dell’Europa occi- dentale, tra il 1981 e il 2007 i sin- dacati, Pubblica Amministra- zione esclusa, hanno perso in media oltre la metà degli iscrit- ti. Nello stesso periodo la quota dei salari sul Pil è scesa in media di dieci punti. In Italia, dove un punto di Pil vale 16 miliardi, è scesa di dodici. In Usa, grazie alle politiche antisindacali cominciate con la presidenza Reagan, i salari dei lavoratori dipendenti sono og- gi al medesimo livello, in termi- ni reali, del 1973. In Germania, dove almeno sui grandi temi i sindacati pro- cedono in modo unitario, ed hanno per legge un peso effetti- vo nel governo delle imprese, il salario netto superava nel 2008 i 20.000 euro. In Italia, dove i sindacati marciano disuniti e nel governo delle imprese con- tano zero, il salario netto era sotto i 15.000 euro. Grandi imprese della Ue che intrattengono buone relazioni con i sindacati di casa, quando aprono uno stabilimento in Usa mettono in atto pratiche pesantemente antisindacali. Per dire, assumono stabilmen- te gli esterni che si sono presta- ti a lavorare al posto dei dipen- denti in sciopero. Motivo? La le- gislazione sulla libertà di asso- ciazione sindacale è arretrata in Usa rispetto alla Ue; per di più molti giudici non la appli- cano. Questi dati dicono che nei paesi sviluppati quando i sin- dacati sono deboli le retribu- zioni, insieme con altri aspetti delle condizioni di lavoro, vira- no al ribasso. Ovviamente nei paesi emergenti va peggio. Qui i sindacati non esistono, o han- no scarso potere contrattuale. Risultato: a parità di produtti- vità e di potere d’acquisto, i sa- lari sono da due a cinque volte più bassi, gli orari assai più lun- ghi, i giorni di riposo e di ferie ri- dotti al minimo. Sono anche paesi dove chi sostiene il ruolo del sindacato rischia la vita. In Colombia, solo nel 2006 sono ti posti in dieci paesi diversi, e controllati da multinazionali che hanno sede altrove. In cia- scun sito gli addetti apparten- gono a molte nazionalità diver- se. L’assemblaggio finale del- l’apparecchio può avvenire in uno stabilimento sito in Um- bria o in Puglia, per mano di la- voratori italiani, nigeriani, mol- davi, magrebini. Essi fanno ca- po, pur lavorando insieme, a cinque o sei aziende differenti; inoltre tra di essi si contano una dozzina di tipi di contratti di la- voro diversi. La loro produtti- vità dipende da componenti fabbricati a Taiwan o nel Kera- la, e dalla puntualità di viaggio di innumeri aerei, navi contai- ner, tir e furgoncini, sui quali quei componenti hanno viag- giato per 30.000 chilometri. In presenza di un simile modo di produrre, per il sindacato “rap- presentare gli interessi” dei la- voratori non è diventata soltan- to una fatica erculea: non si ca- pisce nemmeno che cosa voglia dire. Che è precisamente il ri- sultato che gli architetti della globalizzazione volevano otte- nere. Quanto ai lavoratori della co- noscenza, intesi come coloro che producono valore aggiunto trasformando informazioni in conoscenze e queste in altre informazioni mediante appo- site tecnologie, si possono sud- dividere in due gruppi: quelli che di un sindacato non sento- no il bisogno, e quelli che ne avrebbero un bisogno estremo, ma di mezzo ci sono, a impedir- glielo, le leggi sul lavoro. Di un sindacato non sanno che farse- ne i traders, i negoziatori di tito- li al computer che guadagnano da centomila euro all’anno in su. Non sentono la necessità di un sindacato le decine di mi- gliaia di informatici che han messo in piedi un’efficiente azienda propria, magari indivi- duale; né i data miners che tro- vano ogni genere di dato su qualsiasi persona e impresa scavando nei meandri della re- te. Restano fuori gli operai del Pc, tipo molti addetti ai call cen- ter che l’azienda retribuisce in funzione di quanti secondi rie- scono a trattenere qualcuno al telefono. Questi avrebbero sì bisogno di un potente sindaca- to da lavoratori dipendenti, quali in realtà sono; ma il legi- slatore permette cortesemente all’azienda di applicare loro l’e- tichetta di lavoratori autonomi “a progetto”, e la tutela del sin- dacato si fa più complicata e lontana. le che scorre sullo schermo del Pc. È vero che tale capacità ap- pare carente. Ma non si può im- putarla solo al ritardo dei sinda- calisti nel comprendere le nuo- ve realtà produttive. Il fatto è che dette realtà sembrano co- struite appositamente per ostacolare il sindacato nel rap- presentare gli interessi dei nuo- vi lavoratori. Si prenda il caso – che qui si semplifica, ma è reale – di un piccolo elettrodomestico ven- duto nei supermercati. Le 50- 60 parti di cui è composto sono fabbricate in una dozzina di si- DOMENICO PROIETTI Il profilo riformatore del sindacato Pironti 2010 GIULIANO CAZZOLA C’era una volta il sindacato Boroli 2010 JORGE T. SANTOS Il sindacato nell’Italia del secondo dopoguerra Unicopli 2010 VITTORIO FOA Le autonomie e il lavoro Ediesse 2009 A.BRAGA, M.CARRIERI Sindacato e delegati Donzelli 2007 PIETRO ICHINO A che cosa serve il sindacato? Mondadori 2006 G.EPIFANI, V.FOA Cent’anni dopo. Il sindacato dopo il sindacato Einaudi 2006 GIAN PRIMO CELLA Il sindacato Laterza 2004 MIMMO CARRIERI Sindacato in bilico. Ricette contro il declino Donzelli 2003 S.COFFERATI, G.SATERIALE A ciascuno il suo mestiere B.C. Dalai 2002 LIBRI I Diari online TUTTI i numeri del “Diario” di Re- pubblica, comprensivi delle foto- grafie e dei testi completi, sono con- sultabili su Internet in formato Pdf al- l’indirizzo web www.repubblica.it. I lettori potranno accedervi diretta- mente dalla home page del sito, cliccando al menu “Supplementi”. Gli autori IL TESTO del Sillabario di Norberto Bobbio è tratto da Il futuro della demo- crazia (Einaudi). Luciano Gallino è professore emerito di Sociologia all’U- niversità di Torino. Marc Lazar, polito- logo, è visiting professor all’università Luiss. Giorgio Ruffolo, economista, è tra i fondatori del Cer. La difficile difesa del lavoratore globale SINDACATO I sindacati fanno parte di un determinato sistema che chiameremo capitalistico-conflittualistico: un siste- ma che ha le sue regole, fra le quali il diritto di sciope- ro e la contrattazione collettiva, e che non si può facil- mente scavalcare o sostituire se non si cambia il sistema. Il riferimento al sindacato apre il discorso sul residuo modo di fare politica, in un sistema democratico, me- diante l’aggregazione d’interessi parziali che si fanno va- lere appunto attraverso le organizzazioni sindacali. Quando gli interessi aggregati sono l’espressione di una vasta categoria come quella degli operai, l’organizzazio- ne o le organizzazioni che li raccolgono hanno una in- fluenza politica maggiore che quella esercitata da asso- ciazioni di categorie minori. Ma oggi si è costretti a con- statare ogni giorno quanto grande sia il peso di gruppi anche molto ristretti, che pure sono in grado di paraliz- zare un’attività di primaria importanza come i trasporti. SILLABARIO SINDACATO NORBERTO BOBBIO Divise e oggetto di attacchi estremistici le organizzazioni devono fronteggiare mutamenti sociali che mettono in questione il loro ruolo tradizionale Quando le loro rappresentanze sono deboli, le condizioni di vita e le retribuzioni di operai e impiegati peggiorano ovunque Condizioni di vita Nuove tecnologie mestieri inediti contratti atipici. La realtà di oggi sembra porre infiniti ostacoli Ostacoli LUCIANO GALLINO IL MANIFESTO Manifesto di propaganda sindacale del 1968 © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Repubblica Nazionale

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GIOVEDI 14 OTTOBRE 2010

DIARIODI REPUBBLICA

stati assassinati 72 sindacalisti.Nelle Filippine le vittime sonostate 70 in quattro anni. Ancoranel luglio scorso, due fratelli, di-rigenti del sindacato dei tessili,sono stati uccisi in Pakistan. Lecolpe di tutti loro? Chiedevanocondizioni di lavoro più decen-ti per i compagni.

Le cose sono un po’ diverse intema di capacità del sindacatodi rappresentare gli interessidei nuovi lavoratori: quelli cheflottano tra una quarantina dicontratti atipici, fanno mestieriinesistenti dieci anni fa, o lavo-rano soltanto con l’immateria-

Relitto anacronisticodella rivoluzione in-dustriale. Superfluocome soggetto con-trattuale: i contratti

collettivi di lavoro sono supera-ti. Incapace di rappresentare gliinteressi dei lavoratori globali.Questo dicono del sindacatomanager e politici, e anche nonpochi operai e impiegati. A tut-to ciò si aggiungono le divisioniinterne e gli attacchi contro al-cune organizzazioni. Vediamoallora qualche dato.

Nei paesi dell’Europa occi-dentale, tra il 1981 e il 2007 i sin-dacati, Pubblica Amministra-zione esclusa, hanno perso inmedia oltre la metà degli iscrit-ti. Nello stesso periodo la quotadei salari sul Pil è scesa in mediadi dieci punti. In Italia, dove unpunto di Pil vale 16 miliardi, èscesa di dodici.

In Usa, grazie alle politicheantisindacali cominciate con lapresidenza Reagan, i salari deilavoratori dipendenti sono og-gi al medesimo livello, in termi-ni reali, del 1973.

In Germania, dove almenosui grandi temi i sindacati pro-cedono in modo unitario, edhanno per legge un peso effetti-vo nel governo delle imprese, ilsalario netto superava nel 2008i 20.000 euro. In Italia, dove isindacati marciano disuniti enel governo delle imprese con-tano zero, il salario netto erasotto i 15.000 euro.

Grandi imprese della Ue cheintrattengono buone relazionicon i sindacati di casa, quandoaprono uno stabilimento inUsa mettono in atto pratichepesantemente antisindacali.Per dire, assumono stabilmen-te gli esterni che si sono presta-ti a lavorare al posto dei dipen-denti in sciopero. Motivo? La le-gislazione sulla libertà di asso-ciazione sindacale è arretratain Usa rispetto alla Ue; per dipiù molti giudici non la appli-cano.

Questi dati dicono che neipaesi sviluppati quando i sin-dacati sono deboli le retribu-zioni, insieme con altri aspettidelle condizioni di lavoro, vira-no al ribasso. Ovviamente neipaesi emergenti va peggio. Quii sindacati non esistono, o han-no scarso potere contrattuale.Risultato: a parità di produtti-vità e di potere d’acquisto, i sa-lari sono da due a cinque voltepiù bassi, gli orari assai più lun-ghi, i giorni di riposo e di ferie ri-dotti al minimo. Sono anchepaesi dove chi sostiene il ruolodel sindacato rischia la vita. InColombia, solo nel 2006 sono

ti posti in dieci paesi diversi, econtrollati da multinazionaliche hanno sede altrove. In cia-scun sito gli addetti apparten-gono a molte nazionalità diver-se. L’assemblaggio finale del-l’apparecchio può avvenire inuno stabilimento sito in Um-bria o in Puglia, per mano di la-voratori italiani, nigeriani, mol-davi, magrebini. Essi fanno ca-po, pur lavorando insieme, acinque o sei aziende differenti;inoltre tra di essi si contano unadozzina di tipi di contratti di la-voro diversi. La loro produtti-vità dipende da componentifabbricati a Taiwan o nel Kera-la, e dalla puntualità di viaggiodi innumeri aerei, navi contai-ner, tir e furgoncini, sui qualiquei componenti hanno viag-giato per 30.000 chilometri. Inpresenza di un simile modo diprodurre, per il sindacato “rap-presentare gli interessi” dei la-voratori non è diventata soltan-to una fatica erculea: non si ca-pisce nemmeno che cosa vogliadire. Che è precisamente il ri-sultato che gli architetti dellaglobalizzazione volevano otte-nere.

Quanto ai lavoratori della co-noscenza, intesi come coloroche producono valore aggiuntotrasformando informazioni inconoscenze e queste in altreinformazioni mediante appo-site tecnologie, si possono sud-dividere in due gruppi: quelliche di un sindacato non sento-no il bisogno, e quelli che neavrebbero un bisogno estremo,ma di mezzo ci sono, a impedir-glielo, le leggi sul lavoro. Di unsindacato non sanno che farse-ne i traders, i negoziatori di tito-li al computer che guadagnanoda centomila euro all’anno insu. Non sentono la necessità diun sindacato le decine di mi-gliaia di informatici che hanmesso in piedi un’efficienteazienda propria, magari indivi-duale; né i data miners che tro-vano ogni genere di dato suqualsiasi persona e impresascavando nei meandri della re-te. Restano fuori gli operai delPc, tipo molti addetti ai call cen-ter che l’azienda retribuisce infunzione di quanti secondi rie-scono a trattenere qualcuno altelefono. Questi avrebbero sìbisogno di un potente sindaca-to da lavoratori dipendenti,quali in realtà sono; ma il legi-slatore permette cortesementeall’azienda di applicare loro l’e-tichetta di lavoratori autonomi“a progetto”, e la tutela del sin-dacato si fa più complicata elontana.

le che scorre sullo schermo delPc. È vero che tale capacità ap-pare carente. Ma non si può im-putarla solo al ritardo dei sinda-calisti nel comprendere le nuo-ve realtà produttive. Il fatto èche dette realtà sembrano co-struite appositamente perostacolare il sindacato nel rap-presentare gli interessi dei nuo-vi lavoratori.

Si prenda il caso – che qui sisemplifica, ma è reale – di unpiccolo elettrodomestico ven-duto nei supermercati. Le 50-60 parti di cui è composto sonofabbricate in una dozzina di si-

DOMENICO

PROIETTI

Il profilo

riformatore del

sindacato

Pironti 2010

GIULIANO

CAZZOLA

C’era una volta il

sindacato

Boroli 2010

JORGE T.

SANTOS

Il sindacato

nell’Italia del

secondo

dopoguerra

Unicopli 2010

VITTORIO

FOA

Le autonomie e

il lavoro

Ediesse 2009

A.BRAGA,

M.CARRIERI

Sindacato e

delegati

Donzelli 2007

PIETRO

ICHINO

A che cosa

serve il

sindacato?

Mondadori 2006

G.EPIFANI,

V.FOA

Cent’anni dopo.

Il sindacato

dopo il

sindacato

Einaudi 2006

GIAN PRIMO

CELLA

Il sindacato

Laterza 2004

MIMMO

CARRIERI

Sindacato in

bilico. Ricette

contro il declino

Donzelli 2003

S.COFFERATI,

G.SATERIALE

A ciascuno il

suo mestiere

B.C. Dalai 2002

LIBRI

I Diari online

TUTTI i numeri del “Diario” di Re-pubblica, comprensivi delle foto-grafie e dei testi completi, sono con-sultabili su Internet in formato Pdf al-l’indirizzo web www.repubblica.it. Ilettori potranno accedervi diretta-mente dalla home page del sito,cliccando al menu “Supplementi”.

Gli autori

IL TESTO del Sillabario di NorbertoBobbioè tratto da Il futuro della demo-

crazia (Einaudi). Luciano Gallino èprofessore emerito di Sociologia all’U-niversità di Torino. Marc Lazar, polito-logo, è visiting professor all’universitàLuiss. Giorgio Ruffolo, economista, ètra i fondatori del Cer.

La difficile difesadel lavoratore globale

SINDACATO

Isindacati fanno parte di un determinato sistema chechiameremo capitalistico-conflittualistico: un siste-ma che ha le sue regole, fra le quali il diritto di sciope-

ro e la contrattazione collettiva, e che non si può facil-mente scavalcare o sostituire se non si cambia il sistema.Il riferimento al sindacato apre il discorso sul residuomodo di fare politica, in un sistema democratico, me-diante l’aggregazione d’interessi parziali che si fanno va-lere appunto attraverso le organizzazioni sindacali.Quando gli interessi aggregati sono l’espressione di unavasta categoria come quella degli operai, l’organizzazio-ne o le organizzazioni che li raccolgono hanno una in-fluenza politica maggiore che quella esercitata da asso-ciazioni di categorie minori. Ma oggi si è costretti a con-statare ogni giorno quanto grande sia il peso di gruppianche molto ristretti, che pure sono in grado di paraliz-zare un’attività di primaria importanza come i trasporti.

SILLABARIO

SINDACATO

NORBERTO BOBBIO

Divise e oggetto di attacchiestremistici

le organizzazionidevono fronteggiare mutamenti sociali

che mettono in questione il loro ruolo tradizionale

Quando le lororappresentanze sonodeboli, le condizionidi vita e le retribuzionidi operai e impiegatipeggiorano ovunque

Condizioni di vita

Nuove tecnologiemestieri inediticontratti atipici.La realtà di oggisembra porreinfiniti ostacoli

Ostacoli

LUCIANO GALLINO

IL MANIFESTOManifesto di propagandasindacale del 1968

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale

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TRADE UNIONS

I primi sindacatimoderni nascono inInghilterra alla fine del’700 e si diffondonopoi nel resto d’Europa

Nei sindacati esiste una tensione

permanente, potenziale

o attuale, tra base e dirigenti

Gente che lavora, 1984

Eric Hobsbawm

I sindacati seppero anche

portare l’azione fuori dalle

fabbriche, nel paese

Questo Novecento, 1996

Vittorio Foa

I sindacati cominciarono a

perdere smalto. L’automazione

rese inoffensivo lo sciopero

La fine del lavoro, 1995

Jeremy Rifkin

Le tappe

OGGI

Le organizzazionisindacali sono divisetra loro e la Cisl èoggetto di attentati daparte di estremisti

ANNI ’80

Con il referendum sullascala mobile tornano le divisioni, mentreproliferano sigle autonomecome i Cobas

IL DOPOGUERRA

Dopo la scissione nel1948, negli anni ’70 conl’unità ritrovata isindacati raggiungono ilmassimo dell’influenza

LA CGDL

Nel 1906 a MilanoLeghe operaie eCamere del lavorofondano il primosindacato nazionale

GUIDO

BAGLIONI

L’accerchiam-entoIl Mulino 2008

STEFANO

LIVADIOTTI

L’altra castaBompiani2008

PAUL

GINSBORG

L’Italia deltempopresenteEinaudi 2007

RICHARD

SENNETT

La cultura delnuovocapitalismoIl Mulino 2006

MAURIZIO

RIDOLFI

(a cura di)Luciano LamaEdiesse 2006

GIANFRANCO

BIANCHI

Storia deisindacati inItalia Editori Riuniti1984

LUIGI EINAUDI

Il BuongovernoLaterza 2004

ERIC J.

HOBSBAWM

AnniinteressantiRizzoli 2004

GIULIO

PASTORE

Scritti sceltiLavoro 2003

GAETANO

MOSCA

Scritti suisindacatiBulzoni 1974

GIUSEPPE DI

VITTORIO

I sindacati inItalia Laterza 1955

LIBRI

LE IMMAGINISotto, una seduta alla Camera di lavoro aMilano del 1902 in una tavola della “Domenicadel Corriere”. Sopra, un manifesto d’epocadel Congresso delle Trade Unions del 1896

Il passato glorioso, i problemi attuali

DAL TRIONFOAL DECLINO

Nella Roma imperiale i Collegiaerano una specie disindacato nato per proteggere categorie proleta-rie esposte al rischio di malattie invalidità po-vertà. Nel Medioevo queste funzioni furono as-

sunte dalle Corporazioni di arti e mestieri. Ma è con la rivo-luzione industriale e con i suoi tremendi traumi sociali chesorge, insieme con i partiti politici della sinistra proletaria,il sindacato, parte integrante del movimento operaio, perproteggere la vita la salute e la dignità dei lavoratori.

Ispirandosi al socialismo, ma anche al cristianesimo so-ciale, il sindacato percorre in poco più di due secoli una tri-plice grandiosa vicenda storica: l’epoca eroica, quella delpotere, quella del declino.

La prima è segnata da lotte impetuose e cruente, nellecondizioni talora terrificanti delle fabbriche e delle minie-re descritte in Inghilterra da una Commissione governati-va: donne e fanciulli che lavorano da 12 a 15 ore al giorno incondizioni igienicamente spaventose; bacini carbonifericome inferni, la disciplina di una prigione, i bambini pic-chiati se si addormentano. Le prime leghe operaie sono re-presse col carcere. I primi scioperi sono stroncati col san-gue. Il sindacato nasce nel martirio e cresce con l’ardimen-to, sfidando la violenza e l’ipocrisia (come quella della pialiberale Henriette Martineau che dichiara: ogni intervento

di assistenza pubblica è una violazione dei diritti del popo-lo).

La seconda è l’epoca del suo trionfo. Attraverso i grandiscioperi, le leggi sociali, lo Stato del benessere il sindacatodiventa tra la metà del XIX e la metà del XX secolo una del-le grandi istituzioni della democrazia moderna. E anchedelle più potenti. Potenza della quale talvolta abusa gene-rando privilegi burocratici e suscitando tensioni inflazio-nistiche.

La terza è l’epoca del declino, aperta da una controffen-siva capitalistica scatenata dalla liberazione dei movimen-ti internazionali di capitale che rovesciano i rapporti di for-za tra le grandi imprese multinazionali e gli Stati nazionalie tra capitale e lavoro.

In Italia, dove l’unità sindacale, raggiunta nel giugno1944 col Patto di Roma, era stata rotta nell’ottobre 1948 conla scissione della Lcgil (poi Cisl) il sindacato registra le ri-percussioni del nuovo corso politico di centro-destra. Si ri-badisce la separazione tra Cgil da una parte, Cisl e Uil dal-l’altra, la prima a intransigente difesa della contrattazionecollettiva, le altre alla ricerca di un compromesso tra dirit-ti sociali e pretese capitalistiche motivate dalla pressionedella competizione economica. Svanisce la pratica dellaconcertazione tra Governo e sindacati, sostituita da un dia-logo che culmina con il Patto per l’Italia del luglio 2002, sot-toscritto da Cisl e Uil ma non dalla Cgil, e che segna il mas-simo di conflittualità tra i sindacati. Una conflittualità poiparzialmente stemperata, sia per senso di responsabilitàda parte dei sindacati, sia anche per l’incapacità di un go-verno più confuso che reazionario, di trarre profitto dalvantaggio acquisito sviluppando una politica delle relazio-ni industriali degna di questo nome. Conflittualità parzial-mente stemperata, dunque, ma sempre latente e pericolo-samente riemersa in questi giorni.

Il sindacato, col suo passato glorioso, vive oggi una con-dizione di ansiosa incertezza in un mondo del lavoro cheminaccia di spaccarsi tra precari e protetti, in un mondoeconomico esposto ai venti della finanza speculativa, in unmondo politico insidiato dall’inconsistenza.

GIORGIO RUFFOLO

Gli inizi sono segnati da lotte impetuose e darepressioni cruente. Poi, con le leggi socialie lo stato del benessere, diventano una dellegrandi istituzioni della democrazia moderna

Istituzione

Perché si è allentato il legame con la politica

IL DIVORZIODAI PARTITI

Isindacati proclamano la loro indipendenza, mahanno sempre intrattenuto rapporti con la politica.Legami forti, organizzativi, organici, umani, univa-no i sindacati ai grandi partiti socialdemocratici, ad

esempio nella Repubblica federale tedesca, nella Sveziao nell’Inghilterra del dopoguerra. Questi stessi sindaca-ti erano gli interlocutori privilegiati dei poteri pubbliciper distribuire i frutti – abbondanti – della crescita se-condo due modelli principali. In Nordeuropa, la nego-ziazione e il compromesso erano largamente praticati,senza escludere le azioni collettive. La zona “eurolati-na”, come nel caso della Francia e dell’Italia, era carat-terizzata da una grande frammentazione sindacale e dauna forte conflittualità sociale.

Gli anni ’70 e ’80 rappresentano una cesura storica. Lemutazioni del capitalismo, il cambiamento dell’orga-nizzazione del lavoro, le mutazioni delle strutture diproduzione, la spinta dell’individualismo, l’offensiva li-berista, le nuove forme di gestione delle risorse umane,la rapida accelerazione della globalizzazione e l’unifica-zione dell’Europa hanno colpito i sindacati. Le iscrizio-ni sono diminuite, il loro potere si è ridotto, le loro capa-cità di negoziazione e di mobilitazione si sono assotti-gliate. Di conseguenza, sono cambiati anche i rapporti

con la politica.I legami tra i partiti socialdemocratici e i sindacati si

sono allentati. I partiti, in Svezia, in Germania o in In-ghilterra con il New Labour di Tony Blair, hanno volutoemanciparsi dai sindacati per potersi rivolgere agli elet-tori borghesi di centro. Le loro politiche di austerità emodernizzazione del welfare, la loro volontà di intro-durre nuovi temi, ad esempio l’ecologia, il loro tentativodi adattarsi ai comportamenti dell’epoca, più indivi-dualistici e consumistici, hanno provocato delle tensio-ni con i sindacati. Da parte loro, questi ultimi hanno cer-cato di adattarsi offrendo dei servizi, formulando pro-poste costruttive, aprendo trattative sia dentro le im-prese che con i governi, coordinando le loro azioni a li-vello europeo e interessandosi ad altri argomenti. Sin-dacati e partiti ormai sono molto più autonomi. Madopo la crisi del 2008 e le ripetute sconfitte della sinistraeuropea, i secondi, constatando la disaffezione dei cetipopolari, tornano ad avvicinarsi ai primi. Ed Millibandha vinto la sua battaglia all’interno del Labour grazie aisindacati.

Questa autonomizzazione e questa maggiore respon-sabilità dei sindacati sono stati oggetto di contestazioneed è iniziato un processo di radicalizzazione politica. InGermania, una parte della Dgb e il sindacato del settoredei servizi Ver.di sono molto legati alla Linke, mentre inFrancia il sindacato Sud, comparso nel 1981, è vicino atutti i partiti collocati alla sinistra del Partito socialista.

Indeboliti, invecchiati, ripiegati sul settore pubblico,i sindacati continuano ad assolvere a un ruolo di difesae di protezione sociale e a esercitare un’influenza indi-retta sulla politica. Dopo il 2008 hanno ritrovato il soste-gno di una parte degli europei, che pure non aderisconoai loro appelli allo sciopero. È quello che succede attual-mente in Francia rispetto alle pensioni, dove NicolasSarkozy è deciso a imporre la sua riforma ma sembraaver perso la battaglia dell’opinione pubblica. Con il ri-schio di pagarne lo scotto alle presidenziali del 2012.

Traduzione di Fabio Galimberti

MARC LAZAR

La svolta storica è avvenuta tra gli anni ’70 e ’80Le mutazioni del capitalismo, il cambiamentodell’organizzazione del lavoro, l’offensiva liberistahanno drasticamente ridotto il loro potere negoziale

Svolta storica

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