GIOVEDI’ 14 MAGGIO 2009 “LA GRANDE SFIDA” - … grande sfida.pdf · la forma e la prestanza...

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ISTITUTO COMPRENSIVO “B. Barbarani” Via Verdi, 114 37046 MINERBE (VR) Tel. 0442640144/0442640074 r.a. Fax 0442649508 E-Mail: [email protected] SEDE CTI (centro territoriale per l’integrazione) GIOVEDI’ 14 MAGGIO 2009 “LA GRANDE SFIDA” Interventi e programma della manifestazione presso la Scuola Primaria e Media di Minerbe Questa raccolta di riflessioni, testimonianze e pensieri resi in poesia e musica rappresentano un’importante occasione per rinnovare l’impegno di tutti coloro che sono parte attiva nel processo di educazione e lavorano quotidianamente, per una scuola che piaccia ai propri studenti e che dialoghi quotidianamente con ciascuno di loro. …Le idee ispirate dal coraggio, sono come le pedine negli scacchi, possono essere mangiate ma anche dare avvio a un gioco vincente… J.W Goethe

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ISTITUTO COMPRENSIVO “B. Barbarani”

Via Verdi, 114 – 37046 MINERBE (VR)

Tel. 0442640144/0442640074 r.a. Fax 0442649508

E-Mail: [email protected]

SEDE CTI (centro territoriale per l’integrazione)

GIOVEDI’ 14 MAGGIO 2009

“LA GRANDE SFIDA”

Interventi e programma della manifestazione presso la Scuola Primaria e Media di Minerbe

Questa raccolta di riflessioni, testimonianze e pensieri resi in poesia e musica

rappresentano un’importante occasione per rinnovare l’impegno di tutti coloro che sono

parte attiva nel processo di educazione e lavorano quotidianamente, per una scuola che

piaccia ai propri studenti e che dialoghi quotidianamente con ciascuno di loro.

…Le idee ispirate dal coraggio, sono come le pedine negli scacchi,

possono essere mangiate ma anche dare avvio a

un gioco vincente… J.W Goethe

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ISTITUTO

COMPRENSIVO MINERBE

COMUNE DI MINERBE

CENTRO

SPORTIVO ITALIANO

COMITATO PROVINCIALE

DI VERONA

La Grande sfida:14^ edizione

“PER UNA COMUNITA’ CHE INCLUDE”

MINERBE, 14 Maggio 2009

Giornata di sensibilizzazione sulle disabilità

L’INTERVENTO E LA PARTECIPAZIONE DELL’ISTITUZIONE SCOLASTICA: Programma 8.30: Presso l’esterno della scuola secondaria di I grado “B.Barbarani”,

- Accoglienza dei partecipanti - Inaugurazione del nuovo ascensore da parte del Sindaco

8.45: Presso l’interno della scuola

- Interventi vari: - Inno dell’Istituto

- riflessioni sul significato dell’evento condotte dagli alunni - la voce degli insegnanti sul tema dell’integrazione - la parola ai genitori degli alunni con disabilità - saluto del Dirigente scolastico a chiusura dell’incontro - canto finale “Imagine”

9.15: Partenza della “Staffetta delle diverse abilità”

al seguito della staffetta: alunni delle classi II B e I C della scuola media

per le vie del paese alla ricerca delle barriere fisiche: gli studenti della classe III A

impegnati nella staffetta intercomunale Bonavigo- Minerbe: gli studenti della III B

coinvolti nell’accoglienza della “Staffetta delle diverse abilità” e presso la Scuola Primaria “G.Zanella”, tutti gli alunni delle varie classi, dalla prima alla quinta con i loro insegnanti

Per condividere con la Scuola e con la Comunità questo importante avvenimento

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Introduzione

In occasione di questa giornata di sensibilizzazione della collettività sulle disabilità,

all’interno della manifestazione “ La grande sfida” giunta quest’anno alla sua 14^ edizione,

dal tema “Per una comunità che include”, le scuole del comune di Minerbe, vogliono

esprimere all’Amministrazione e a tutti gli organizzatori, il dovuto ringraziamento per

essere state coinvolte e poter così mostrare il ruolo centrale che il sistema educativo, ha

assolto e assolve, nella tematica dell’integrazione.

E’ allo stesso tempo occasione preziosa anche per sperimentare lo spirito di comunità

dove il legame è felicemente espresso dal dedicare insieme tempo e spazio all’incontro di

oggi, vera crescita in senso sociale e comunitario.

Da favorire ed ulteriormente incoraggiare.

Nel presente fascicolo sono raccolti i lavori :

☺gli interventi della giornata a partire dal discorso di inaugurazione del Sindaco fino

al discorso del Dirigente Scolastico

☺ della classe 3°A della Scuola Secondaria di 1°sulle barriere architettoniche

☺della classe V A e B della Scuola Primaria di Minerbe sul significato dell’integrazione.

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Intervento del Sindaco

Il 14 maggio p.v. la Comunità di Minerbe ospita la 14^ edizione della “ Grande sfida”, una

manifestazione dedicata alla disabilità.

L’Amministrazione Comunale ha voluto che proprio in questa occasione venga inaugurato

il nuovo ascensore presso le Scuole Medie.

Credo che, oltre a rappresentare un passo importante per l’abbattimento delle barriere

architettoniche, sia un segnale concreto dell’attenzione che ciascuno di noi deve porre nei

confronti delle persone più svantaggiate.

IL SINDACO

Guarise Dott. Carlo

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Apre l’incontro l’inno dell’Istituto “ E… sarai”, cantato dagli studenti della Scuola media che

non ha solo il significato dell’accoglienza ma rappresenta altresì i valori che la

caratterizzano.

“La scuola ci crescerà,…e sarai veloce come il vento , sarai un tipo vero senza timore,

sarai potente come un vulcano attivo, mille scoperte nuove ci trasformeran fino a far di

noi dei giovani pronti a tutto e poi degli eroi…..”

Inno dell’Istituto Comprensivo Statale di Minerbe

“E…SARAI”

Ciao amici miei

siamo tutti qui

i pigri han vita corta

chi vivrà, vedrà

e anche se noi siamo giovani

lavorerem ancor di più

si vedrà

la scuola che, ci crescerà.

Qui la vita è bella,

noi ci divertiam

mille scoperte nuove

ci trasformeran

fino a far di noi

dei giovani

sempre pronti a tutto e poi

degli eroi,

fuoriclasse,

solo noi!

E sarai veloce come

è veloce il vento

e sarai un tipo vero

senza timore

e sarai potente come

un vulcano attivo

felice sarai

se giochi qui con noi!

Come dei campioni

siamo pronti al via.

Noi daremo il meglio

determinati, sarem.

La vittoria non è facile

forza dai corri di più,

ma è già bello,

gareggiare

tutti insiem!

E sarai veloce come

è veloce il vento

e sarai un tipo vero

senza timore

e sarai potente come

un vulcano attivo

felice sarai

se giochi qui con noi!

E sarai veloce come

è veloce il vento

e sarai un tipo vero

senza timore

e sarai potente come

un vulcano attivo

felice sarai

se giochi qui con noi!

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“Chi per vivere deve superare un handicap non è un handicappato. Il vero handicap è quello che ciascuno di noi crea a se stesso: sono le paure che coltiviamo nel cuore e le stampelle che frapponiamo ai nostri pensieri e sensazioni. Il nostro sguardo si ferma troppo spesso alla carrozzina, al deficit coprendo tutta la persona. Ma se siamo in grado di recuperare la FIDUCIA nella persona… capiamo che “non si vede che col cuore” perchè l’essenziale è invisibile ai soli occhi, come dice “Il Piccolo Principe” di Antoine De Saint Exupery Il dipinto appeso alla parete vicino all’ascensore intende significare e rappresentare tutti questi valori. “Bisogna vivere giorno per giorno. Sarà un’esperienza durissima. Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. (…) ma anche per voi sarà una rinascita.” Quindi quando diciamo che l’esperienza ci aiuta a capire l’handicap, omettiamo la parte più importante, e cioè che l’handicap ci aiuta a capire noi stessi. La normalità esiste infine se non ignoriamo le differenze, ma le vediamo in un orizzonte più ampio che le include e le supera” Da “Nati due volte” di Giuseppe Pontiggia

In “Nati due volte”, lo scrittore Giuseppe Pontiggia, affronta il drammatico rapporto di un padre con il figlio affetto da tetraparesi spastica, quindi un disabile che deve affrontare per ben due volte il mondo in cui vive.

Il titolo del libro riecheggia quello non meno paradossale di un famoso libro di Jan Fleming, autore del personaggio di 007: “ Si vive solo due volte”. La cosa sarebbe irrilevante se il parallelo non fosse a sua volta così paradossalmente dissonante. Se infatti la forma e la prestanza fisica di James Bond sono proverbiali, Paolo, il personaggio intorno a cui s'impernia la trama di Nati due volte è un ragazzo affetto da «tetraparesi spastica distonica» che si trova quindi nella più difficoltosa ed opposta realtà di un soggetto disabile.

Si tratta di una storia autobiografica in quanto Pontiggia ha vissuto direttamente il problema dell’handicap del figlio, e nella storia che descrive ha la possibilità di mettere in luce lo sgretolarsi di tante sue convinzioni, di tante sue illusioni, per cui di fronte alla maturità del figlio, in realtà viene ad essere lui l’immaturo, lui che impiega molti anni per accettare e alla fine anche amare il figlio con la sua disabilità.

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La saggezza delle rime è per il veronese Pino Carollo materia che utilizza a piene mani nelle molte fiabe che ha scritto su una bambina “speciale”. Lo scrittore, regista e narratore teatrale Pino Carollo, ha infatti pubblicato due storie di Aria, nata con un cromosoma in più e una preoccupazione in meno rispetto al mondo delle persone cosiddette normali: dover per forza dimostrare di essere diversa da quello che è, ossia disabile.

Si intitolano rispettivamente “Titequà e Titelà” e “Suffi, buffi, soffi” le prime due «favole di vita vera» ideate dall'autore per l' Agbd (Associazione genitori sindrome di down) che hanno per protagonista, appunto, una deliziosa creatura che incontriamo piccina e poi, di pagina in pagina, cresce e scopre il mondo che la circonda, attraverso la conoscenza di se stessa, dei propri limiti e delle proprie potenzialità, queste ultime più forti dei limiti quando i limiti stessi cessano di essere interpretati come tali e diventano risorse. Da questo testo è stata tratta la poesia:

Ovunque di Pino Carrollo 2006

Bisognerà pur risolvere

l’orizzonte più complesso,

far di conto con matite

ben aguzze, badare

che il vino fresco non dia

in aceto nella stiva, tirare

la vela grezza, quadrata

e primitiva. Dritto di

prora, naso aguzzo filato

al vento, ho semi nuovi

nelle tasche da piantare.

Per una volta, io, guardo

tutto il mare.

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ANTICA LEGGENDA INDU’

Una vecchia leggenda Indù racconta di un tempo in cui tutti gli uomini erano degli Dei, ma abusavano talmente tanto della loro divinità che Brahma, capo degli Dei, decise di togliere loro la potenza divina e nasconderla dove non l’avrebbero mai trovata. Il dove nasconderla divenne quindi il grande problema. Quando gli Dei minori furono chiamati a consiglio per valutare questo problema dissero: “Seppelliamo la divinità dell’uomo in fondo alla terra”. Ma Brahma disse: “No, questo non basta perché l’uomo scaverà e la troverà”. Dissero gli Dei: Bene, allora affonderemo la sua divinità nell’oceano più profondo”. Brahma rispose loro: “No, perché prima o poi l’uomo esplorerà le profondità dell’oceano e sarà certo che un giorno la troverà e la riporterà in superficie per sempre”. Allora gli Dei minori conclusero: “Non sappiamo dove nasconderla, perché sembra che non ci sia alcun posto sulla terra o nel mare dove l’uomo non possa eventualmente raggiungerla”. Allora Brahma disse: “Ecco cosa faremo con la divinità dell’uomo: la nasconderemo nel profondo del suo cuore così non penserà mai di cercarla lì”; e da allora, conclude la leggenda, l’uomo è andato su e giù per la terra esplorando, arrampicandosi, tuffandosi e scavando, e cercando qualcosa che è già dentro di lui.

dal grande poema epico Mahabharata

L’integrazione è possibile anche quando sembra impossibile, questo è il messaggio che scaturisce dalla vicenda di “La Gabbianella ed il gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepùlveda, come rappresentato nel disegno appeso nella parete in fondo al salone. Un gruppo di gatti infatti, anziché mangiarsela, adotta una gabbianella, la cui madre è morta in mare e la chiamano Fortunata. L’affetto con cui accolgono la nuova arrivata permette loro di superare gli ostacoli che la natura pone alla convivenza fra diverse specie di animali. Fortunata, la piccola orfana che essi allevano con amore, cresce felice, imparando perfino a fare le fusa… con il becco. Ma c’è in lei un desiderio vago e inappagato che a un certo punto si rivela in tutta la sua urgente necessità: il volo. E allora gli improvvisati genitori adottivi si impegnano per far apprendere all’inesperta creatura quell’arte che neppur essi conoscono. Naturalmente occorreranno tempo e pazienza prima che Fortunata riesca nell’impresa.

IMPARANDO A VOLARE

“Fortunata battè le ali, ritrasse le zampe, si innalzò di un paio di centimetri, e subito ricadde come un sacco di patate. Con un balzo i gatti scesero dalla libreria e corsero da lei. La trovarono con gli occhi pieni di lacrime. “Sono una buona a nulla! Sono una buona a nulla”-ripeteva sconsolata. “Non si vola mai al primo tentativo, ma ci riuscirai. Te lo prometto”- miagolò Zorba, leccandole la testa. Diderot cercava di trovare l’errore guardando e riguardando la macchina del volo di Leonardo”. Alla fine però Fortunata riuscirà a spiccare il balzo che la porterà a librarsi in volo nell’azzurro del cielo

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“ Una scuola che accoglie:

La voce dell’ insegnante ”

Buon giorno a tutti.,sono un’insegnante di questo Istituto che rappresenta tutti gli altri che quotidianamente svolgono questo importante e significativo lavoro a contatto con gli studenti “Tutti uguali - Tutti diversi” per parafrasare il nostro Progetto scolastico d’integrazione. Più precisamente, sono un’ insegnante di sostegno che, all’interno di questo Istituto, svolge una particolare funzione, strumentale alle tematiche dell’handicap, curando gli aspetti didattici ed organizzativi legati all’inserimento ed i rapporti tra i vari servizi coinvolti: Usl, assistenti sociali dei comuni, centro minori,… . E’ desiderio di tutti noi docenti aprire la nostra scuola ad una festa che vuole essere espressione viva di una cultura fondata sul rispetto della dignità umana. La nostra comunità scolastica è da sempre basata sull’inclusione, su quel sottile legame che ci fa sentire appartenenti, ciascuno con le proprie abilità, ad un unico gruppo operante. Mons.Giuseppe Zenti dice: “la storia della civiltà si scrive sul rigo del rispetto di tutte le persone umane, anche quelle non desiderate o quelle portatrici di limiti fisici, psichici e mentali. Questo è il minimo che si possa richiedere ad una società civile. Una volta assicurato il rispetto della vita umana, che sta a fondamento, si potrà edificare tutto il resto di una splendida storia della civiltà, articolata nella valorizzazione, nel sostegno, nell’inserimento organico nel vivere civile, che può contare esattamente sulle risorse di ogni persona umana che la compone, di cui la società si è premurata di proteggere e difendere la dignità.” La finalità di realizzare l’integrazione formativa in modo completo per tutti i ragazzi, promuovendo lo sviluppo della persona umana, il riconoscimento del suo valore, il raggiungimento della sua autonomia, la partecipazione alla vita della collettività, nonché la realizzazione dei suoi diritti, ha fatto emergere l’opportunità che la nostra scuola sia centro capace di leggere innanzitutto i bisogni dei ragazzi, di sostanziare una cultura del cambiamento sociale con i valori dell’accoglienza, della solidarietà e della condivisione e di dare un’impostazione progettuale e razionale del problema in un quadro di collaborazione e raccordo istituzionale e interistituzionale. Svolgo il mio lavoro da venti anni e, nonostante le difficoltà, non ho mai pensato nemmeno per un istante di cambiarlo con un altro. In questi anni, ho visto e vissuto, come il nostro Istituto si è attivato, spinto da una sensibilità sempre crescente, nel misurarsi con iniziative, progetti e ricerche, finalizzate tutte al superamento di ogni tipologia di barriera. E’stato detto che “la prima vera integrazione avviene nei nostri spazi mentali”; noi tutti come educatori possediamo una forza incredibile, crediamo nelle potenzialità e nella possibilità di riuscita di tutti i nostri studenti, senza differenziazione alcuna. Quando noi docenti ci riuniamo nella commissione handicap, che presiedo, parliamo delle difficoltà dei nostri alunni a prescindere dalla certificazione, perché l’individualizzazione dell’azione didattica si riferisce al singolo alunno e alle sue peculiarità, non opera quindi in funzione separata dalla cosiddetta “normalità”. E partendo da questo presupposto, in una Scuola inclusiva, la diversità diventa valore. Occorre inoltre ricordare che da anni, questa Scuola è sede del CTI, Centro Territoriale per l’Integrazione che rappresenta una struttura di servizio a cui aderiscono in rete le varie Istituzioni scolastiche del territorio con il compito di promuovere incontri, fare formazione per i docenti e distribuire le risorse per gli interventi di sostegno. In questo anno scolastico il nostro Istituto, come sede CTI, ha organizzato appuntamenti mensili di conversazioni sulla tematica dell’handicap, uno di questi ha riguardato i possibili inserimenti formativi delle persone disabili, al termine della scuola media.

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Nell’occasione è stato presentato “Il Periscopio”, fascicolo specificatamente dedicato alle persone con disabilità Il ragazzo diversamente abile che entra nella Scuola Media è una persona adolescente; in una fase della vita dove più di ogni altra cosa è importante l’appartenenza ad un gruppo, il sentirsi accettato dagli altri. Va ricordato comunque che il processo di integrazione non si verifica oggi per oggi ma inizia nella scuola dell’infanzia e si completa e arricchisce giorno dopo giorno con la quotidianità dell’azione e con la realizzazione di un progetto di vita che per quanto semplice e modesto sia, sarà sempre unico perché voluto e creato per lui. Ecco, a titolo informativo, alcuni dati relativi alla integrazione scolastica degli Istituti che aderiscono alla rete che danno i numeri degli alunni con disabilità che frequentano le scuole di questo territorio

Totale

Alunni Infanzia Primaria Sec 1° Sec 2°

I.C.” B.

Barbarani” 924 2 15 5

I.C.

” Ederle” 793 3 4 5

I.C.

“Sommariva” 596 2 8

S.M.” Frattini” 653

9

D.D. “ .

O Visentin” 940 5 14

D.D.

“ Cotta” 936 4 6

D.D. “ E.

Riello” 583 4 6

I.S.”

Cotta” 1054 2

ISSIS “ M.

Minghetti” 806 1

Ipaata “ E.

Stefani” 708 30

I.S. “ Da

Vinci” 692 1

8685 18 47 27 34

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La voce di una madre

Sette anni fa ero una giovane mamma come molte altre, orgogliosa del mio primo figlio di

tre anni.

Un mese dopo è arrivata la mia seconda figlia, Anna, avvolta da gioia, stupore, incredulità,

dubbi e preoccupazioni…

La mia vita è cambiata.

Ho dovuto dare spazio a mille sensazioni nuove, a volte contrastanti, riordinarle e dare

giusto spazio a ciascuna, per ritrovare un nuovo equilibrio.

Così oggi ho il duplice ruolo-privilegio di poter capire e condividere le ansie e le gioie sia di

un genitore come tanti, sia di chi come me, ha ricevuto un “ dono” particolare, un po’ “più

speciale”. Sì, perché ogni bimbo è unico agli occhi dei suoi genitori ma qualcuno lo può

essere in modo diverso. L’attenzione che viene oggi rivolta a queste diverse abilità ne

conferma l’importanza ed il valore e nello stesso tempo dà un profondo significato di

accettazione e rassicurazione delle mille piccole-grandi diversità-disabilità di cui è dotato

ogni bambino e che per assurdo lo rende uguale a tutti gli altri.

L’inserimento a scuola dei nostri bimbi dà la possibilità agli altri bambini di accettare e

valorizzare meglio se stessi, di vivere serenamente le proprie frustrazioni perché possano

essere accolti e compresi per quello che sono, perché sono proprio le differenze e le

diverse competenze a permetterci di aver bisogno gli uni degli altri, di cercarci, di stare

bene insieme. Nello stesso tempo anche i genitori comprendono come non sia la

perfezione del loro figlio a renderlo felice ma il sentirsi accettato e valorizzato.

L’ingresso di Anna a scuola è avvenuto prima al nido, dove sono stata aiutata dalla

reciproca fiducia che io ho dato alle insegnanti e che loro hanno restituito a me come

mamma. La stessa fiducia ed entusiasmo che poi ha accompagnato Anna alla Scuola

dell’Infanzia, permettendone l’inserimento nel modo migliore che ha portato ad una

integrazione reale con il gruppo di riferimento.

Desidero ringraziare tutte le persone che si sono impegnate alla realizzazione di questa

“Grande-Sfida”, una manifestazione che vede unito lo Sport, la Scuola, gli Enti Locali e le

varie associazioni per l’inclusione di tutti e di ciascuno nella Comunità.

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Intervento del Dirigente Scolastico

La scuola è il luogo dove circolano le idee e si apprende il sapere ma per gli studenti è

anche luogo dove si realizzano incontri e amicizie. Ed è quindi baricentro di vita per molti

dei loro anni venendosi così a caratterizzare come un ambiente comune che tutte le

generazioni condividono.

La scuola però è anche luogo di innumerevoli incontri tra famiglie e docenti.

E’ anche ambiente nel quale entrano molte persone per dare testimonianze di vita vissuta

e di avvenimenti In questo spazio comunitario pertanto è facile immaginare quante e quali

persone siano entrate, ed oggi, questo elenco si allunga ulteriormente con le presenze di

quanti sono intervenuti, dal sindaco alle varie autorità riunite insieme a sottolineare,

rafforzare e condividere il valore dell’ integrazione.

Confidiamo pertanto che una targa ricordo da fissare al muro possa in futuro far pensare

a tutti coloro che entreranno che questo luogo ha visto anche tante persone riunite per

l’accoglienza delle disabilità.

“FERMA RESTANDO L'UNITÀ’ DI CIASCUNA CLASSE, AL FINE DI AGEVOLARE L'ATTUAZIONE DEL DIRITTO

ALLO STUDIO E LA PROMOZIONE DELLA PIENA FORMAZIONE DELLA PERSONALITÀ DEGLI ALUNNI, LA

PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA PUÒ’ COMPRENDERE ATTIVITÀ’ SCOLASTICHE INTEGRATIVE ORGANIZZATE

PER GRUPPI DI ALUNNI DELLA STESSA CLASSE OPPURE DI CLASSI DIVERSE ANCHE ALLO SCOPO DI

REALIZZARE INTERVENTI INDIVIDUALIZZATI IN RELAZIONE ALLE ESIGENZE DEI SINGOLI ALUNNI.

NELL'AMBITO DI TALI ATTIVITÀ’ LA SCUOLA ATTUA FORME DI INTEGRAZIONE A FAVORE DEGLI ALUNNI

PORTATORI DI HANDICAPS CON LA PRESTAZIONE DI INSEGNANTI SPECIALIZZATI ASSEGNATI…”

Quanto sopra riportato è una parte dell’art. 2 della legge n° 517 del 4 agosto 1977.

Tutto, compresa la manifestazione di oggi, ha inizio proprio da qui: con la legge n° 517 si

realizza infatti l’integrazione degli alunni con disabilità, all’interno delle varie classi della

scuola italiana.

Da allora, ad oggi, molto tempo è passato ma non si può non ricordare come l’

approvazione della Legge n°. 517 abbia segnato un’autentica rivoluzione nella visione

non solo pedagogica e culturale, ma anche politica del nostro Paese.

Infatti, la soppressione delle scuole speciali e delle classi differenziali ha rappresentato un

cambio di scenario destinato a migliorare la vita degli studenti disabili e delle loro famiglie,

la cultura dei servizi specialistici e, più in generale, la società italiana nei comportamenti

individuali e collettivi. L’attuale quadro normativo, pur in via di revisione, rappresenta

pertanto il punto di approdo di un lungo dibattito aperto proprio dalla Legge n°. 517.

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Nella sequenza di queste significative circostanze non vanno dimenticate altre tappe,

come ad esempio la Sentenza della Corte Costituzionale n. 215 del giugno 1987 che

afferma in via definitiva il diritto all’educazione e all’istruzione di tutte le persone con

disabilità, indipendentemente dalla situazione di gravità, come diritto soggettivo pieno,

esteso a tutti gli ordini di scuola, diritti che con l’autonomia delle istituzioni scolastiche,

nata con la Legge n. 59/97 trovano la cornice ordinamentale ed organizzativa dentro la

quale diventare effettivamente operanti.

Fino a non molto tempo fa, tanto per fare un esempio, quando la nostra generazione era

giovane, tante famiglie custodivano in casa soggetti disabili, a volte anche

nell’impossibilità di assisterli adeguatamente e dovendolo fare senza nessun altro aiuto

esterno, con conseguenti situazioni di dolore, e sofferenza.

Un mondo sconosciuto ed emarginato.

Ma l’idea via via si è fatta strada ed infatti oltre all’impegno materiale garantito dalle

istituzioni del sociale, già molto importante di per sé, vi è stato uno sforzo culturale enorme

per far sì che concetti come integrazione, inserimento e recupero di persone disabili, oggi

fortunatamente di dominio comune, diventassero patrimonio di tutta la società.

Le esperienze positive che oggi si portano all’attenzione della comunità di questo nostro

paese, testimoniano che la Scuola, pur tra difficoltà e problemi, è una realtà ricca di

energie sane, capace di concorrere all’educazione civile e all’integrazione sociale dei

giovani, coltivando in pari tempo la solidarietà in una realtà dove i numeri dell’handicap

sono significativi con il loro portato di situazioni non sempre semplici.

Occorre però considerare che nessun essere umano è esente da limiti.

Tutti soffriamo di limiti emotivi, psicologici, culturali, professionali. I giovani soffrono di non

essere adeguati rispetto a modelli che una società propone sia sul piano della bellezza

fisica sia sul piano della prestazione atletica o professionale. Quindi la persona, andando

avanti con gli anni, si imbatte inevitabilmente in handicap o limitazioni fisiche che lo

riguardano direttamente oppure che riguardano i suoi familiari. La disabilità tecnica,

funzionale e anche soprattutto la disabilità emotiva, mentale noi la avvertiamo

continuamente. L’occhio, che la cultura dovrebbe modificare nei confronti del disabile,

dovrebbe indurci a considerare il disabile non con commiserazione o come un diverso ma

con solidarietà, come un compagno di viaggio, certamente sfortunato in certe forme di

handicap, ma non estraneo alla nostra esperienza.

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A questo proposito abbiamo sentito la voce degli studenti e quella degli insegnanti ma non

si può non sottolineare quanto prima espresso dalla mamma di uno studente disabile della

nostra scuola.

Una mamma che ha parlato a nome di tutte e che ci porta ad esprimere un nostro

pensiero, più o meno condivisibile, ma che non possiamo fare a meno di dire. Ci sembra

infatti che, in generale, la donna rispetto ad un figlio disabile sia più solida, più seria nei

sentimenti. L’uomo invece ci appare diverso dalla donna che investe se stessa nei

rapporti, con più responsabilità. Non che sia sempre così ma spesso lo è; molti uomini

hanno tendenze centrifughe rispetto alla vita familiare, risulta loro difficile una dedizione

così attiva, operativa, continua nei confronti del figlio, anche se non si sottraggono alle loro

responsabilità. La donna è probabilmente più forte, proprio sul piano della dedizione, è più

generosa, ed è anche meno vittima dell’ideale della prestazione, della performance e

quindi accetta, seppure dolorosamente, con maggiore lucidità, il figlio nei suoi limiti, senza

vivere il dramma della disabilità in termini squilibrati. Per cui la figura della donna-madre-

moglie ci sembra essere quella che rappresenta il vero cardine di un equilibrio familiare

compromesso dal sopraggiungere della disabilità con i suoi effetti sconvolgenti in tutti i

componenti.

Questo in famiglia ma anche la scuola si trova a dover fare i conti con le diverse prospettive.

La forza della scuola sta pertanto nell’attuare un giusto equilibrio, evitando da un lato tra il

rispetto formale delle regole seguendo una sorta di osservanza burocratica ottusa,

dall’altro sia l’ ideologismo velleitario e volontaristico, cioè il considerare il disabile uguale

agli altri.

Non quindi “siamo tutti uguali”, ma semmai introducendo il criterio opposto: “siamo tutti

diversi”. La disabilità è una forma più grave e più vistosa, ma effettivamente tutti siamo

diversi per cui tutti dobbiamo adottare dei metri un po’ particolari nell’avvicinare, giudicare,

premiare o punire le persone.

Non bisogna quindi annullare le differenze ma bisogna rendere più flessibile la norma, il

criterio di valutazione, senza rinunciare a un quadro comparativo, non promuovere se uno

studente non ha una preparazione compatibile ma nello stesso tempo non essere troppo

schematici nel valutare sfasature e ritardi perché la cosiddetta norma è fatta di queste

irregolarità e se ne deve tener conto non solo per i disabili ma per tutti.

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Il ruolo della scuola infatti, è essenziale nel promuovere le condizioni per un pieno sviluppo

della personalità di ciascun studente, nel contrastare fenomeni di prepotenza e nell’

educare a vivere nella comunità sociale nel rispetto dei valori dell’ accoglienza e della

solidarietà.

Oggi più che mai la crescita e la competitività dell’Italia sono legate al capitale di

conoscenza, competenza e fiducia che la scuola trasmette.

E’ qui, infatti, che si riproduce quel patrimonio di cultura che è la risorsa più preziosa per il

Paese.

Di questo grande sforzo va dato atto al lavoro, non sempre adeguatamente riconosciuto e

valorizzato, di tanti docenti che dalle classi inferiori alle superiori, sono quotidianamente

impegnati a costruire il futuro dei nostri giovani.

Borsellino infatti diceva che per sconfiggere la mafia servono più maestri, non più

commissari, a sostegno dell’idea che soprattutto la Scuola ha in sé la forza di orientare i

giovani alla legalità, all’impegno e alla solidarietà.

Se riteniamo inoltre che la Repubblica istituisca scuole perché queste concorrano a

“produrre” il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione politica

economica e sociale del paese” (art. 3 Costituzione) allora non è indifferente, per il lavoro

scolastico, avere o non avere, nella mente e nella coscienza professionale, la luce dei

principi, dei valori, dei diritti e dei doveri, sanciti nella Costituzione con insuperata densità

di senso e di prospettive.

Si può così rispondere, a chi ci chiede ragione del nostro lavoro, sulla cattedra o sui

banchi, come gli scalpellini interrogati dal viandante del noto apologo:

-uno dice che sta spaccando una pietra, -un altro, il secondo che sta guadagnandosi da

vivere, - il terzo che sta costruendo un tempio-

Materialmente essi stavano facendo la stessa cosa, ma il senso del loro lavoro era

profondamente diverso.

Naturalmente noi tutti, oggi, vogliamo essere quelli che costruiscono il tempio ponendo le

basi per una società più giusta ed accogliente.

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“Imagine” di John Lennon

Per chiudere l’incontro è stata scelta una delle più belle canzoni di tutti i tempi, la canzone

simbolo per eccellenza del sogno di pace e di un mondo migliore, un mondo possibile

Un mondo dove non ci sia spazio per le ipocrite manipolazioni dei potenti e per le

macchinazioni di chi, per brama di ricchezza e di potere, manda gli altri a uccidere e a

morire.

John Lennon, che è stato ad un tempo creatore e figlio, e nel 1980 vittima, per eccellenza

del “sogno degli anni Sessanta”, ha saputo richiamare e attualizzare questo mito, il mito

dell’età dell’oro, in una splendida ballata che dà voce alle eterne utopie dell’uomo

attraverso il linguaggio del grande sogno degli anni Sessanta. Quel sogno di un

cambiamento possibile in grado di sconfiggere violenza, autoritarismo, diseguaglianze,

sfruttamento e ipocrisie che caratterizzano la società umana con la grande forza

nonviolenta della pace, della cultura e dell’arte, dell’uguaglianza, dell’amore, e del rispetto.

Ma il successo del brano non nasce solo da un generica riattualizzazione del sogno

dell’età dell’oro

Nasce anche dalla concretezza di Lennon che, con lievità e candore, tali da non disturbare

neppure il più fervido credente - tanto che nel 1996 la canzone fu cantata davanti a

Giovanni Paolo II come inno di pace - ma nel contempo con la più grande chiarezza,

indica gli elementi che, in quanto fonte di contrasto e divisione, ostacolano la realizzazione

dell’utopia: l’ipocrisia e le menzogne delle religioni che, in nome di un futuro e inesistente

aldilà, impediscono di vivere qui e ora e di apprezzare l’unica vita nell’unico mondo che

abbiamo (Imagine there’s no heaven …“Immagina che non ci sia un paradiso”); le divisioni

nazionali e gli imperialismi che, insieme alle divisioni religiose, mandano gli uomini a

uccidere e morire (Imagine there’s no countries ...Nothing to kill or die for/And no religion

too - “Immagina che non ci siano nazioni...Niente per cui uccidere o morire/E neppure

religioni”); l’avidità di potere e ricchezza che impedisce la fratellanza tra uomini e la

pacifica condivisone del mondo (Imagine no possessions….No need for greed or hunger -

“Immagina che non ci sia alcun possesso/..Alcun bisogno di avidità o brama”).

E nel ritornello Lennon ci spinge alla speranza dicendoci che questo mondo diverso non è

un’utopia. E’ un sogno, certo, ma se tutti lo sogneremo, un domani potrà diventare realtà.

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“Imagine” Testo e musica di John Lennon -

Imagine Immagina

Imagine there’s no heaven Immagina che non ci sia un paradiso

It’s easy if you try E’ facile se ci provi

No hell below us Nessun inferno sotto di noi

Above us only sky Sopra di noi solo il cielo

Imagine all the people Immagina che tutti quanti

Living for today… Vivano per l’oggi…

Imagine there’s no countries Immagina che non ci siano nazioni

It isn’t hard to do Non è difficile da fare

Nothing to kill or die for Niente per cui uccidere o morire

And no religion too E neppure religioni

Imagine all the people Immagina che tutti quanti

Living life in peace… Vivano la vita in pace…

You may say I’m a dreamer Potrai dire che sono un sognatore

But I’m not the only one Ma non sono l’unico

I hope someday you’ll join us Spero che un giorno tu ti unisca a noi

And the world will be as one E il mondo divenga come fosse uno solo

Imagine no possessions Immagina che non ci sia alcun possesso

I wonder if you can Mi chiedo se ci possa riuscire

No need for greed or hunger Alcun bisogno di avidità o brama

A brotherhood of man Una fratellanza di uomini

Imagine all the people Immagina che tutti quanti

Sharing all the world… Condividano il mondo intero…

You may say I’m a dreamer Potrai dire che sono un sognatore

But I’m not the only one Ma non sono l’unico

I hope someday you’ll join us Spero che un giorno tu ti unisca a noi

And the world will live as one E il mondo viva come fosse uno solo

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I LAVORI DELLE SCUOLE

SCUOLA SECONDARIA DI MINERBE

“LE BARRIERE ARCHITETTONICHE”

Classe III sez. A

Spesso ingressi di negozi ed edifici pubblici, sono accessibili solo per chi è nel pieno delle sue capacità motorie. Le barriere architettoniche costituiscono in sé un motivo di disagio per persone diversamente abili che, pur avendo delle difficoltà più o meno gravi, hanno diritto di partecipare alla vita comunale come tutti gli altri. L’eliminazione delle barriere non è complicata, ma talvolta l’investimento economico richiesto per la costruzione di strutture adeguate può spaventare,sebbene la soluzione potrebbe venire dall’aggiunta di alcune rampe. La classe III A della Scuola Media di Minerbe “B. Barbarani” ha analizzato gli impedimenti presenti nel nostro paese. Con le insegnanti siamo andati a vedere la situazione di Minerbe rispetto alle barriere architettoniche, motivata dalla presenza di Marco, un compagno diversamente abile dotato di sedia a rotelle. Abbiamo così potuto constatare in prima persona la posizione del nostro paese rispetto a questo problema che purtroppo è presente in molti centri abitati affligge molti centri abitati. Abbiamo visitato i principali luoghi pubblici e privati notando che non tutti sono accessibili. Molti sono i luoghi di impedimento e sebbene alcuni edifici siamo predisposti di uno scivolo,questo diventa di difficile accesso a causa della ghiaia intorno. Le scuole elementari ad es. sono prive di posto di accesso nella parte anteriore. Le scuole medie invece, predispongono di ascensore. Il teatro, affiancato al Circolo N.O.I., possiede una rampa per entrare direttamente dietro le quinte, e delle porte accessibili direttamente all’esterno della platea. In generale la maggioranza degli edifici, come l’ufficio postale, la farmacia, la chiesa, le banche e alcuni studi medici sono accessibili, sebbene tanti marciapiedi siano eccessivamente alti e rendano difficile il loro percorso. Da rilevare che la situazione dell’abbattimento delle barriere sta migliorando grazie ad una sempre crescente sensibilizzazione. Classe III sez. A

Riportiamo di seguito alcune delle foto scattate durante l’uscita con Marco.

la chiesa Il bar centrale Il circolo NOI

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Il teatro barriere e non in Via Europa

Edificio

Possibilità di accesso

Municipio Inaccessibile dall’ingresso principale

Chiesa Accessibile

Circolo NOI // Teatro Accessibile

Scuola elementare Inaccessibile dall’ingresso principale

Scuola media Accessibile

Ufficio postale Accessibile

Farmacia Accessibile

Banca Accessibile

Carabinieri Inaccessibile

Studi medici Accessibili

Totale posti accessibili: 9/10

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INTERVENTI PRESSO LA SCUOLA PRIMARIA DI MINERBE

Benvenuti a tutti e un caloroso ciao. Questa mattina ci siamo riuniti qui per accogliervi e fare festa insieme. Ecco la nostra scuola intitolata a Giacomo Zanella che oggi ride e fa chiasso più del solito. Lo slogan che abbiamo confezionato per l’occasione dice “DIAMOCI LA MANO” e la mano ce la diamo davvero, fraternamente, per dimostrare il forte legame tra noi e ora con voi. Con questo gesto, fatto con il cuore, vogliamo che voi abbiate l’opportunità di prendere parte pienamente della vita della nostra scuola. Nella nostra Comunità di Scuola ci siamo tutti, legati per mano. Noi sappiamo bene che il percorso che si trova ad affrontare una persona con abilità diverse è costellato di piccoli e grandi problemi. Ci rendiamo conto che molti cercano di aiutare e hanno iniziative per aiutare gli amici disabili ad affrontare i problemi e a trovare le soluzioni più adeguate alle loro esigenze. Ma oggi accogliamo con entusiasmo “La Grande Sfida” che quest’anno fa tappa nel nostro paese perchè siamo sicuri che non basta cercare di risolvere i problemi, ma occorre che ci incontriamo davvero attraverso il gioco, lo sport, l’arte, mettendo in campo tutte le nostre energie. Facendo grande festa per le vie e piazze del nostro paese possiamo incontrarci, conoscerci e stimarci reciprocamente; impareremo a riflettere e a superare le barriere culturali che talvolta stupidamente ci dividono. Così, valorizzando le nostre diversità, il sorriso illuminerà tutti i nostri volti.

I bambini di classe prima recitano “L’ARCOBALENO”

Sette sono i colori dell’arcobaleno

Dopo la pioggia c’è sempre il sereno!

Noi non siamo tutti uguali,

ma tutti i nostri cuori hanno le ali.

Ogni cuore è alato, anche se non lo sa.

Sono ali di sogno, eccole qua!

A ciascuno di voi i bambini di quinta offrono un “cuore con le ali” per dimostrare di quali grandi cose il nostro piccolo cuore è capace. Vi proponiamo un racconto che ci farà riflettere, scritto da una mamma. LA MADRE SPECIALE Vi è mai capitato di chiedervi come vengono scelte le madri dei bambini handicappati? In qualche maniera riesco a raffigurarmi Dio che dà istruzioni agli angeli, che prendono nota in un registro gigantesco.

- Armstrong, Beth, figlio. Santo patrono: Matteo. - Forest, Marjorie, figlia. Santa patrona: Cecilia. - Rutledge, Carrie, gemelli. Santo patrono…diamo Gerardo. È abituato alla scarsa

religiosità. Finalmente passa un nome ad un angelo e sorride:- A questa, diamole un figlio handicappato. L’angelo è curioso: - Perché a questa qui, Dio? È così felice.

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- Esattamente – risponde Dio sorridendo.- Potrei mai dare un figlio handicappato ad una donna che non conosce l’allegria? Sarebbe una cosa crudele.

- Ma ha pazienza?- chiede l’angelo. - Non voglio che abbia troppa pazienza, altrimenti affogherà in un mare di

autocommiserazione e di pena. Una volta superati lo shock e il risentimento, di sicuro ce la farà.

- Ma, Signore, penso che quella donna non creda nemmeno in Te. Dio sorride. – Non importa. Posso provvedere. Quella donna è perfetta, dotata del giusto egoismo. L’angelo resta senza fiato.- Egoismo? È una virtù? Dio annuisce. – Se non sarà capace di separarsi ogni tanto dal figlio, non sopravvivrà mai. Sì, ecco la donna cui darò la benedizione di un figlio meno che perfetto. Ancora non se ne rende conto, ma sarà da invidiare. Non darà mai per certa una parola. Non considererà mai che un passo sia un fatto comune. Quando il bambino dirà “mamma” per la prima volta, lei sarà testimone di un miracolo e ne sarà consapevole. Quando descriverà un albero o un tramonto al suo bambino cieco, lo vedrà come poche persone sanno vedere le mie creazioni. Le consentirò di vedere chiaramente le cose che vedo io, ignoranza, crudeltà, e le concederò di levarsi al di sopra di esse. Non sarà mai sola. Io sarò al suo fianco ogni minuto di ogni giorno della sua vita, poiché starà facendo il mio lavoro infallibilmente come se fosse al mio fianco. - E il Santo patrono?- chiede l’angelo, tenendo la penna sollevata a mezz’aria. Dio sorride.- Basterà uno specchio. I bambini di quinta vi recitano una poesia di Raoul Follerau e altre composte da loro proprio per questa occasione.

SIGNORE INSEGNACI

Signore insegnaci a non amare noi stessi,

a non amare soltanto i nostri,

a non amare soltanto quelli che amiamo.

Insegnaci a pensare agli altri

ed amare in primo luogo

quelli che nessuno ama.

Signore, facci soffrire della sofferenza altrui.

Facci la grazie di capire che ad ogni istante,

mentre noi viviamo una vita troppo felice,

ci sono milioni di esseri umani,

che sono pure tuoi figli e nostri fratelli,

che muoiono di fame

senza aver meritato di morire di fame,

che muoiono di freddo,

senza aver meritato di morire di freddo.

Signore, abbi pietà di tutti i poveri del mondo.

Raoul Follerau

ACCOGLIERE È…

Accogliere

è scambiarsi un sorriso.

Accogliere

è aprire le porte del cuore

senza fare esclusioni.

Accogliere

è prendere per mano

qualcuno in difficoltà

e portarlo al sicuro.

Accogliere

è voler bene a tutti.

Accogliere

è sorridere col cuore.

Sara

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Cantiamo ”IO SO FARE”

Nella vita, ognun lo sa,

c’è chi sa far questo o quello:

è così che il mondo è bello,

ricco di specialità.

C’è chi si fa i conti a mente

e chi è bravo in italiano,

chi è campione a pallamano,

chi non usa il salvagente.

L’elenco delle abilità

Potrebbe a lungo continuare,

è impossibile elencare

tanti pregi e qualità.

Ma ciò che importa è imparare

che ogni uomo ha un valore

perché ha il dono di un cuore,

non per ciò che sa dire o per ciò che sa fare.

Ma ciò che importa è imparare

che ogni uomo ha un valore

perché ha il dono di un cuore,

non per quello che dice

o per quello che fa.

C’è chi le difficoltà

sa cambiare in cose belle,

chi sa i nomi delle stelle

e chi è un asso coi robot.

Idih in porta è un mago vero,

per gli amici non è un alieno:

non si accorgono nemmeno

che hanno un amichetto nero.

L’elenco delle abilità

potrebbe a lungo continuare,

è impossibile elencare

tanti pregi e qualità.

Concludiamo questo bel momento passato insieme ringraziando tutti gli intervenuti per la presenza così calorosa e significativa. Siamo grati che “La grande sfida” abbia fatto tappa nel nostro paese e nella nostra scuola: avremo modo di approfondire ancora l’esperienza vissuta oggi, così i grandi valori dello stare insieme come la fraternità, la generosità, la solidarietà saranno per sempre nei nostri cuori. Arrivederci!

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Accogliere

è dare un abbraccio caloroso,

tenersi per mano e far pace.

Accogliere

è dare il benvenuto,

dirgli “ Ti aiuto io”.

Sara

Accogliere

è porgere la mano,

è dare un abbraccio

al proprio vicino.

Accogliere

è giocare con tutti,

è volersi bene.

Accogliere

è dare una carezza.

Sofia

Accogliere

è tenersi per mano

stretti stretti.

Accogliere

è giocare con tutti

e non litigare

se abbiamo la pelle diversa.

Accogliere

è abbracciarsi e volersi bene,

è accettare una persona com’è.

Accogliere

è la cosa più umana che c’è.

Giacomo

Accogliere

è fare un gesto di amicizia

per chiunque, senza differenze.

Accogliere

è aprire la porta del cuore

e far entrare i sentimenti.

Accogliere

è aiutare tutti

con gioia.

È la cosa più bella,

regalare un abbraccio

e sorridere sempre.

Gloria

ACCOGLIERE É…

Accogliere

è dare disponibilità

agli amici in difficoltà.

Accogliere

è rassicurare qualcuno

ed aiutarlo.

Accogliere

è voler bene davvero.

Elia

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Ricordo quella volta quando ero

triste, poi tu con il tuo sorriso

allegro mi hai fatto tornare la

felicità che era chiusa nel mio

cuore.

Stando con te ho imparato a

comunicare con le persone

meno fortunate ed a capire la

tua sofferenza.

La tua presenza in questi cinque

anni ci ha reso le giornate

migliori.

Quando cerchi di comunicarmi

qualcosa con i gesti, ti osservo e

cerco di capirti: quando ci

riesco tu sorridi e so di aver

raggiunto io un traguardo.

Se tu andassi in una scuola

con una maestra e senza

amici, cosa faresti? Lei non ti

può insegnare l’amicizia.

Quando tu piangi noi ti

consoliamo, quando tu

ridi noi ci rallegriamo.

Quando scrivi al

computer, niente

per te è difficile,

sembri il re

dell’informatica!

In questi anni passati

insieme mi hai fatto

vivere grandi emozioni e

felicità. Mi hai fatto

capire anche che

bisogna aiutarsi nei

momenti brutti o belli.

Quando andiamo in palestra

tu giochi con noi a bandiera

fazzoletto, a palla…Quando

tieni il fazzoletto ridi a

volontà.

In questi cinque

anni mi hai fatto

divertire perché sei

molto simpatico

quando ti viene da

ridere. Forse

l’anno prossimo

non ti vedrò così

spesso, però sarai

sempre nel mio

cuore.

Ricordo il tuo sorriso che

dà felicità a chi lo guarda,

ricordo quando collabori a

scrivere e disegnare e noi

ti applaudiamo.

Ti riusciamo a capire con i

tuoi gesti perché anche tu

sei una persona e il tuo

cuore è come il nostro.

Giochiamo insieme e tu ridi

felice perché sei con noi.

Non mi importa che tu sia

un po’ diverso, è importante

che tu sia felice insieme a

me.

Quando sei venuto nella

nostra classe noi ti abbiamo

accolto con molta gioia e

felicità. Io mi sono accorto

che nei primi anni scolastici

quando suonava la

campanella prendevi un po’

paura, invece nell’ultimo

anno non più: sei diventato

grande!

Quando mi chiami ti

capisco dai gesti e con il

movimento della testa

dici sì o no. Anche se

hai abilità diverse tu sei

come noi e ti

accoglieremo per

sempre.

Dopo cinque anni

passati insieme io ti

osservo e ogni volta

che sorridi mi regali

tanta solarità.

Siamo venuti al tuo

compleanno e uno di

noi ti ha regalato una

macchinina elettrica;

alla fine abbiamo

giocato a rugby. Il mio sentimento per te è

questo: ti voglio tanto tanto

bene.

Non importa

se hai una

sedia e un

tavolo tutti

tuoi, se fai

fatica a

comunicare:

sei sempre

nel nostro

cuore.

CARO AMICO…

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“ UN AMICO SPECIALE “ ABBIAMO UN AMICO SPECIALE, DIVERSO,MA UGUALE. NON LEGGE,NON SCRIVE, MA……. SORRIDE. TI PRENDE PER MANO E TI PORTA LONTANO. ABBIAMO UN AMICO SPECIALE , GIOCA IN ARMONIA, LANCIA LA PALLA CON ALLEGRIA. E’ UN GRAN CURIOSONE E , TALVOLTA,FA UNA GAIA CONFUSIONE.. NOI GLI VOGLIAMO UN MONDO DI BENE E CON LUI RESTEREMO SEMPRE INSIEME

Matteo, Sedinam, Domenica

OGNI UOMO E’ UN VALORE

E TUTTI ABBIAMO BISOGNO

D’AMORE.

AIUTACI, RISPETTARCI E, COME

FRATELLI, AMARCI.

GIOCARE CON LA PALLA, CON I

CUBI,

IN COMPAGNIA ED ALLEGRIA.

ALLA FINE DEL GIOCO, CON

MOLTA FOGA,

URLEREMO AL CIELO LA NOSTRA

GIOIA. Davide, Ahmed, Andrea M.

ESSERE UGUALI

TUTTI SIAMO UGUALI BASTA DONARE RISPETTO ED AMORE AD OGNUNO. INSIEME FORMIAMO UNA COMUNITÀ, RICCA DI FELICITÀ E DI AMICIZIA, DOVE NESSUNO SI DEBBA SENTIRE SOLO. OGNI UOMO È UN VALORE E IL SUO CUORE È COLMO D’AMORE.

Luisa, Federico, Hamza.

GIROTONDO PRENDIAMOCI PER MANO

FACCIAMO UN GIROTONDO. DA OGNI PARTE CI INCONTREREMO

TUTTI INSIEME CI DIVERTIREMO. UN GIOCO IN COMPAGNIA

POSSIAMO FARE , ANCHE IN CARROZZINA

SI PUO PROVARE. PRENDIAMOCI PER MANO

FACCIAMO UN GIROTONDO, TUTTI UGUALI SIAM NEL MONDO.

AMORE E FRATELLANZA TRA BAMBINI

DIVERSI, MA UGUALI. UNA STRETTA DI MANO

CI FARA DIVENTARE

AMICI DI CUORE. Andrea G., Riccardo, Lorenzo

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GIOCHI PER UN BAMBINO SPECIALE

Anche lui è cresciuto: in prima e seconda durante le prove di evacuazione si spaventava, ma adesso esce più veloce che può. Lui non sa correre molto velocemente così lo aiutiamo noi. Alle dieci, a ricreazione, dopo aver mangiato lo yogurt, viene fuori con l’assistente e ci guarda finché giochiamo in cortile aspettando impaziente di andare in palestra dove può giocare anche lui.

Cerchiamo sempre di comprenderlo nei nostri giochi. Quando andiamo in palestra talvolta giochiamo a “Bandiera-fazzoletto”. La maestra ci divide in due squadre e il nostro amico ha il compito di tenere il fazzoletto, un vecchio foulard di cotone blu a pallini bianchi. La maestra chiama: - Numero tre! Subito i bambini corrono e arrivano contemporaneamente; in questo caso si fermano e aspettano. La tensione è molta e tutti si fermano in attesa… Egli è un po’ maldestro e qualche volta lascia andare il fazzoletto, forse si stufa ad aspettare e quindi il punto non va a nessuno. Come il solito i maschi si mettono a litigare per cose banali. Dicono:

- Però non è valido, lui ha superato il confine! - Ha barato! È partito prima di me!

La maestra deve intervenire e lui ride.

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Un altro gioco divertente è quello dei coccodrilli: ci mettiamo carponi e dobbiamo strisciare fino ad arrivare dall’altra parte della palestra. È uno dei giochi che lo entusiasmano di più ed è molto bravo!

A lui piace giocare a calcio come a tutti i maschi, e quindi con la palla di spugna cerca di fare goal con l’aiuto dell’assistente. E quando ci riesce, ride!

.

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Il gioco migliore è…il tunnel. Ci sono due bambini uno di fronte all’altro che alzano le mani così anche gli altri. Quando la maestra dà il via i primi due bambini partono e passano sotto. Arrivano fino alla fine del tunnel, poi si rimettono nella posizione iniziale: questo tunnel non finisce mai! Un altro gioco è “Palla al piede”. Ognuno di noi ha una palla e deve guidarla senza perderla camminando per la palestra.

Nei suoi occhi io leggo la sua felicità quando gioca con noi.

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INTERVENTI PRESSO LA SCUOLA SECONDARIA DI MINERBE

AVERE BARRIERE E’ QUANDO:

NON PARLI CON CHI TI STA ANTIPATICO Silvia 1° C

NON DAI LA MANO Diego 1° C

LASCI SOLO UN COMPAGNO Giulia 1° C

DICI DI NO AD UN AMICO Mariangela 1°C

SI HANNO INTRALCI CULTURALI Amanda 1° C

SEI INDIFFERENTE ALLE PERSONE Silvia 1°B

NON CERCHI DI ABBATERLE Nicola B, Nicola R e Sheila 1°B

NON AIUTI CHI HA BISOGNO Elia, Matteo 1°B

NON APPREZZI LE PERSONE Eleonora 2° B

SI CREDE CHE UN DISABILE NON POSSA LAVORARE Matteo 1° A

CI CREDIAMO SUPERIORI AGLI ALTRI Massimo 1°A

SI E’ INTOLLERANTI Classe II C

ABBATTERE BANDIERE E’ QUANDO

AIUTI A METTERE IN CARICA LA BATTERIA DELLA CARROZZINA Diego 1°C

SCAVALCHI IL MURO DELL’INDIFFERENZA Giovanni

NON SI TEME IL DIVERSO Classe 2°C

SI E’ RESPONSABILI DI QUELLO CHE SI FA Serena1°B

SI AIUTANO LE PERSONE AD ESSERE OTTIMISTI Lorenzo1A

NON CI SI SENTE SUPERIORI A NESSUNO Silvia 1°B

NON SI LASCIA SOLO NESSUNO Francesca 3°

PENSARE A COSTRUIRE MEZZI DI TRASPORTO ADATTI LORO..Marco1°B

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INTEGRAZIONE SCOLASTICA

Accogliere

- Conoscere

- Saper mettersi al posto

dell'altro.

- Lavorare sul possibile.

- Far chiarezza sui termini.

- Avviare una didattica dei

punti di vista.

- Attivare metodi e procedure

di comunicazione diverse

Rispettare la persona

- Difendere la sua dignità.

- Essere antropocentrici.

- Decostruire gli stereotipi.

- Educare alla gestione del

conflitto.

- Lavorare sulle esigenze

dell'uomo.

Dialogare

- Dar voce all'eredità e a

ciascuna nostra

peculiarità.

- Essere luogo elettivo per il

confronto

- Considerare la cultura

come un sistema in

evoluzione.

per

Senso della memoria

Impegno della

ricerca

Diffusione di grandi

valori

Far fronte all'instabilità

dei sistemi sociali, che

determina reazioni

emotive di difesa contro

il diverso

Compito propositivo della scuola: garantire forme di contatto dialogico

per

La cooperazione La convivenza delle

diversità.

La relazione tra le

alterità