Giornata in onore di Eraldo De Grada: Una vita di ricerca in psicologia sociale Roma, 18 ottobre...

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Grada: Una vita di ricerca in psicologia sociale Roma, 18 ottobre 2013 Stereotipi di genere e subordinazione femminile Chiara Volpato Università di Milano-Bicocca

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Giornata in onore di Eraldo De Grada:Una vita di ricerca in psicologia sociale Roma, 18

ottobre 2013

Stereotipi di genere e subordinazione femminile

Chiara Volpato Università di Milano-Bicocca

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La scala di subordinazione della donna (SD)

Eraldo De Grada e colleghi (De Grada e Ercolani, 1975, De Grada, Ercolani e Areni, 1986) hanno costruito uno strumento per misurare il grado di adesione alla concezione tradizionale dei ruoli sessuali, l’atteggiamento quindi verso la subordinazione femminile.

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L’ipotesi della similarità Hyde (2005, 2007) ha mostrato come, a differenza di quanto ribadito dai media, sul piano psicologico uomini e donne si differenziano molto poco. Nel 78% degli studi condotti (in ambiti quali le abilità spaziali, il ragionamento morale, le capacità comunicative, l’auto-percezione e l’auto-stima) le differenze individuate tra maschi e femmine sono nulle o decisamente piccole.

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Stereotipi di genere

I Big Two, le due modalità che danno conto dell’85% delle impressioni che ci facciamo delle persone e dei gruppi che incontriamo, communality e agency, sono diversamente associate a uomini e donne.I tratti maschili sottolineano l’agency (l’essere autocentrati, orientati al compito, impegnati nel raggiungimento dei propri obiettivi), quelli femminili la communality (pensare agli altri, essere attente alle relazioni, provare empatia e comprensione).

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Stereotipi di genere

Gli stereotipi servono a giustificare credenze e comportamenti degli attori sociali, rafforzando così lo status quo; assicurano la continuazione della gerarchia di genere; mantengono la struttura sociale basata sulla diseguaglianza e sull’asimmetria di potere, giustificando come naturali, desiderabili e moralmente corretti i ruoli maschili e femminili.

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Stereotipi di genere

Secondo la teoria dei ruoli sociali (Eagly, 1987), uomini e donne sviluppano le capacità necessarie per il loro ruolo sociale. Il contenuto degli stereotipi di genere è collegato alla divisione del lavoro e ai ruoli storicamente ricoperti da uomini e donne: si attribuiscono alle donne caratteristiche communal poiché tali attributi sono coerenti con il loro ruolo domestico e di cura, agli uomini caratteristiche agentic poiché tali attributi sono coerenti con il loro ruolo di lavoratori.

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Gli stereotipi sono resistenti al cambiamento. Dagli anni Settanta ad oggi, in concomitanza con i cambiamenti socio-economici, ci sono stati mutamenti nello stereotipo e nell’auto-stereotipo femminile, meno in quelli maschili.

Anche i mutamenti relativi agli stereotipi femminili sono stati però contenuti probabilmente a causa della formazione di sottocategorie, che hanno “protetto” il concetto generale (Rudman & Glick, 2008).

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Thomas Eckes (2002) ha analizzato come vengono percepiti diversi sottogruppi di donne e uomini. Le donne con ruoli tradizionali, come le casalinghe, le segretarie, le donne di piacere – sono stereotipizzate come calde e incompetenti; le femministe, le lesbiche, le atlete, le donne in carriera sono al contrario stereotipizzate come competenti, ma fredde.

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Women wonderful effect(Eagly e Mladinic, 1994)

Ricerca condotta in sette nazioni (Glick et al., 2004).

A conferma dell’effetto, i tratti attribuiti alle donne sono risultati più positivi dei tratti attribuiti agli uomini.

In Italia, la differenza tra gruppo maschile e femminile è risultata la più alta. Sono state soprattutto le donne a dare un giudizio positivo del proprio gruppo (Manganelli et al., 2008).

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Sessismo ambivalente (Glick et al., 2000, 2004)

Ricerche cross-culturali:

sessismo ostile (HS) e benevolo (BS), presenti in tutte le aree, sono atteggiamenti complementari. Gli uomini esprimono punteggi più elevati di HS rispetto alle donne, cosa che non si verifica per BS; le donne tendono ad accettare quest’ultima forma, soprattutto nelle situazioni caratterizzate da maggiore disparità.

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Sessismo benevolo

Combina dominio e affetto, aumentando così i sentimenti di lealtà.

E’ sottile, mascherato, difficile da interpretare come paternalismo anche dalle donne stesse.

E’ insidioso: perpetua la gerarchia di genere, sostiene il sistema ideologico basato sulla complementarietà, che relega le donne nei ruoli tradizionali e indebolisce le resistenze femminili.

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E’ stato verificato il legame tra sessismo e misure oggettive di ineguaglianza: più un paese è sessista, minore è l’eguaglianza tra i generi al suo interno, eguaglianza stimata mediante due indici usati nelle statistiche delle Nazioni Unite: il Gender Empowerment Measure (GEM) e il Gender-Related Development Index (GDI).

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Sessismo e religiosità

Più uomini e donne sono religiosi, più aderiscono a BS, un risultato trovato per le religioni monoteiste:

• in Spagna con cattolici (Glick et al., 2002);

• in Israele con ebrei (Gaunt, 2012);

• negli USA con cattolici (Burn e Busso, 2005) e con cristiano-evangelici (Maltby et al., 2001);

• in Turchia con musulmani; qui si è anche trovato un collegamento tra religiosità e HS, solo però per gli uomini(Taşdemir e Sakalli-Uğurlu, 2010).

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Studio italiano (Manganelli, Bobbio e Canova, 2013)

Ha misurato ASI, AMI e orientamento religioso (intrinseco, estrinseco e quest) in 220 partecipanti adulti, non studenti.

Si sono ottenuti i risultati consueti per quanto riguarda il sessismo;

si è trovata una correlazione negativa tra orientamento religioso intrinseco e HS negli uomini, una correlazione positiva tra estrinseco e HS negli uomini, indipendenza tra sessismo e quest.

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Conseguenze del sessismo benevolo

• aumenta il senso di incompetenza e i dubbi sul sé (Dardenne et al., 2007; Dumont et al., 2010);

• porta le donne ad accettare restrizioni (Moya et al., 2007);

• mina la motivazione a lottare contro le discriminazioni di genere (HS accresce invece tale motivazione) (Becker & Wright, 2011);

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Conseguenze del sessismo benevolo

• accresce l’auto-oggettivazione (Calogero & Jost, 2011; Sheperd et al., 2010);

• è associato a credenze che giustificano le molestie sessuali (Fiske & Glick, 1995; Pryor, Geidd & Williams, 1995) e legittimano la violenza domestica (Glick et al., 2002);

• è associato a reazioni negative, soprattutto maschili, verso vittime di stupro che violano le tradizionali norme femminili (Abrams et al., 2003; Viki & Abrams, 2002)

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Perché il sessismo benevolo è attraente?

• Perché promuove la giustificazione del sistema o la percezione che lo status quo sia giusto (Jost & Hunyady, 2005).

• Dati sperimentali mostrano che l'esposizione al sessismo benevolo aumenta nelle donne l'adesione all'idea che la società sia nel complesso giusta, legittimando le disparità sociali (Jost e Kay, 2005).

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Perché il sessismo benevolo è attraente?

• Inoltre, inducendo l’idea che il sistema nel quale si è inseriti sia legittimo, BS porta uomini e donne a essere più soddisfatti della propria vita, perché la percezione dell’uguaglianza sociale esercita un effetto positivo sul benessere delle persone (Napier, Thorisdottir & Jost, 2010; Connelly & Heesacker, 2012).

• BS sostiene l’ineguaglianza a livello strutturale, ma offre benefici a livello personale.

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Stereotipi e sessismo nel lavoro e in politica

• Sovrapposizione tra l’immagine maschile e quella del manager (Schein, 1973, 2001): think manager, think male;

• Insistenza sulle prescrizioni stereotipiche e giudizi poco favorevoli per le donne che esibiscono qualità agentic;

• Maternal wall: le madri incompetenti! (Crosby et al., 2004; Correll et al., 2007). Diventando genitori, gli uomini acquisiscono calore, mantenendo la competenza, le donne la perdono.

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Stereotipi e sessismo nel lavoro e in politica

• Oscillazione dei criteri di assunzione: i giudizi vengono adeguati per favorire il candidato che presenta una maggior congruenza tra ruolo e genere: il capo della polizia deve essere un uomo, il professore di women’s studies una donna (Uhlmann & Cohen, 2005);

• Difficoltà nell’esercizio della leadership (Brescoll & Uhlmann, 2008;Carli, 2001; Eagly et al.,1992; Ely,1994; Rudman & Glick, 2008).

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Stereotipi e sessismo nei media

Rudy et al. (2010) e Collins (2011) sugli stereotipi e i ruoli di genere nei media

Davis (2003) sul ruolo della pubblicità nella trasmissione e nel mantenimento degli stereotipi nei bambini

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