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GIORNALINO PARROCCHIALE DI SONDALO, MONDADIZZA, LE PRESE, FRONTALE N° 31 - GIUGNO 2020 in nsie m e I ammino C

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Giornalino parrocchiale di Sondalo, Mondadizza, le preSe, FrontaleN° 31 - GIUGNO 2020

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Per contattare la parrocchiaDon Giacomo FoliniTel. 0342.803228 - Cell. 339.5630579 E-mail: [email protected]

CollaboraToriDon Rocco NesossiCell. 338.3929928 - E-mail: [email protected] André GbenougaCell. 347.1876880 - E-mail: [email protected] Enzo CapitaniCell. 339.8192409 - E-mail: [email protected]

INSIEME IN CAMMINORegistrazione del Tribunale di Sondrio n°401/2012 del Registro Stampa

N° 31 - Giugno 2020Trimestrale delle parrocchie S. Maria Maggiore di Sondalo S. Giovanni battista di MondadizzaS. Gottardo di le PreseS. lorenzo di Frontale

Direttore responsabile Roberta CerviDirettore editoriale don Giacomo FoliniCoordinatrice del gruppo di redazione Angela CastelliSTaMPa: Tipografia Polaris - Sondrio

Questo numero è stato stampato in 550 copie

Per comunicare con noi: [email protected]

Sito Comunità pastoralewww.parrocchiasondalo.wordpress.com

Facebookhttps://www.facebook.com/comunità-pastorale-di-Sondalo-

Mondadizza-le-prese-e-Frontale/

Dopo il virus nulla sarà più come prima

lasciamo che la frase si concluda senza punteggiatura. Ci starebbe bene un grosso punto di domanda

per tutte le incertezze che ci accompa-gnano. Molti vorranno un punto fermo, pensiamo ad esempio a chi ha avuto lutti gravi o è caduto in condizioni di dissesto economico e di disagio so-ciale. altri ancora ci metterebbero un punto esclamativo nella speranza che, finalmente, il mondo cambi in meglio. Papa Francesco ha colpito nel segno invitando tutti a “non sciupare l’occa-sione” per rivedere a tutti i livelli le no-stre politiche, le dottrine e le pratiche economiche, i comportamenti collettivi

e individuali. Questo è un tempo di am-monimento e non va sprecato.Non è scontato che saremo tutti miglio-ri. autorevoli pensatori avvertono che, a volte, le sofferenze incattiviscono e, causa anche una crisi economica che si annuncia pesante, potremmo diven-tare più competitivi e risentiti che mai.Problemi enormi che la redazione af-fronta molto semplicemente in un nume-ro dedicato in gran parte alla ripartenza, con spunti per la riflessione personale, per l’animazione dell’attività di Parroc-chia e per la vita di paese.l’immagine che accompagna questa presentazione è un paesaggio a Son-dalo, dipinto negli anni ’50: l’azzurro del cielo si fonde con la severità del paesaggio montano. È un augurio, e un auspicio per tutti i lettori: dobbiamo però anche volere che il nostro paese sia così.

La redazione

Francesco Menzio Paesaggio a Sondalo Il pittore, sardo di origine e torinese di adozione, dipinse il quadro su commissione diretta della Banca Popolare di Sondrio (1959).

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nsiemeIC 3amminoinnsiemeIC2 Editoriale Sommario

1 Dopo il virus nulla sarà più come prima

Editoriale2 imparare a rialzarsi

di nuovo

La voce del Papa4 Manda il tuo Spirito

a rinnovare la faccia della terra

La voce del vescovo8 ripartire da Dio

In memoria10 Don renato lanzetti

è tornato alla Casa del Padre

Nuove forme di comunicazione11 la Chiesa, i

sacramenti e il popolo di Dio sono concreti

La voce del parroco12 Possiamo andare

avanti… ma solo insieme

Vita di Comunità14 la vita parrocchiale

è ripresa

I nostri conti16 rendiconti

Vita parrocchiale nelle frazioni18 il risorto, al centro

della nostra esistenza

Riflessione sulla fede20 la fede in Cristo

Gesù

Sondalo, ospedale quale futuro?23 Hotel Morelli

ANNO DOMINI MMXX24 Corona virus

(Covid-19)

Testimonianza dal Morelli30 il tuo amore è per

sempre

Testimonianza di un’universitaria34 Studiare ai tempi del

coronavirus

Iniziative di solidarietà35 Solidarietà per tutti

L’intervista37 Dalla gestione

dell’emergenza a una nuova normalità

La voce della storia40 Verso il XX secolo

Attività economiche44 le aziende

metalmeccaniche di Sondalo

Un libro da leggere51 i racconti di padre

brown

Music Week 202053 È il momento di

ricominciare

Anniversario55 34° anniversario

di Sacerdozio di don Giacomo

56 Anagrafe: dal 1° marzo al 31 maggio 2020

ricordo della maestra Fiorentina

57 Appuntamenti d’estate

Imparare a rialzarsi di nuovo

Un’immagine di copertina che par-la a ciascuno di noi più di tante parole.

Un uomo solo, perché in quel frangente, a tutti noi esseri umani era stato chiesto di restare in casa - che anche in vece nostra, prega davanti a quel crocifis-so che protesse roma dalla peste nel Cinquecento. Una solitudine che unisce tutti nel-la condivisione di un dolore. il dolore dell’impotenza di fronte alla pandemia che ci ha travolti in questi mesi, della perdita di tante persone care; il dolore di non capire il perché.

MA ChE fASE STIAMO ATTRAVERSANDO ORA?Forse quella del timore, di essere co-scienti di quanto tempo ancora dovre-mo aspettare per tornare alla normalità; una fase in cui, mai come ora, capiamo il valore della vita, delle relazioni, del contatto umano, di cui il male tanto ci ha privato. Ciò che possiamo fare, oltre ad avere fiducia nella ricerca, è pregare Gesù di aiutarci a rinascere, a capire dalle esperienze, laddove abbiamo sbaglia-to. la più grande pena è stata essere privati del contatto fisico con la nostra famiglia, i nostri amici, un abbraccio, una carezza; una punizione forte per noi persone, nate per essere sociali e socievoli.

Noi popolo di Dio, chiusi in casa, iso-lati e fisicamente distanti, ci siamo resi conto che non sapevamo colmare quel vuoto dato dalla mancanza degli affetti, della libertà, della normalità, risorse di grande valore che davamo per scon-tate. restare soli a tu per tu con sé stessi, accogliere quel silenzio che separa la verità dalla menzogna, non è semplice. Perché non possiamo nasconderci, e per piacerci, per non essere sopraffatti, dobbiamo solo fare emergere la posi-tività di un approccio costruttivo con la vita, ritrovare quell’intimità utile, spe-riamo, a rafforzare la nostra fede nelle preghiere. Quanto è stato importante, in questi mesi, sviluppare l’intensità di una co-municazione a distanza solo con gli sguardi, e riuscire ad andare oltre, per raggiungere la meta dell’anima… il do-lore, la solitudine, la malattia e la morte che ci fanno paura.

COSA AbbIAMO IMPARATO?Che il silenzio è il suono dell’anima, che il Creato ci parla e ci chiede rispetto. Dice Papa Francesco: “Se c’è qualcosa che abbiamo potu-to imparare in tutto questo tempo, è che nessuno si salva da solo e tutto si dissolve di fronte a una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui siamo fatti.” la stessa fragilità che dobbiamo es-sere capaci di trasformare in potenza, consapevoli della preziosità di ognuno di noi, essere unico e speciale, da pre-servare da ogni male, soprattutto quello inferto per mano dell’uomo.

Roberta Cervi

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nsiemeIC 5La voce del PapaLa voce del Papa

Manda il tuo Spirito a rinnovare la faccia della terra

oggi celebriamo la 50ª Giornata Mondiale della Terra. È un’oppor-tunità per rinnovare il nostro im-

pegno ad amare la nostra casa comune e prenderci cura di essa e dei membri più deboli della nostra famiglia. Come la tragica pandemia di coronavirus ci sta dimostrando, soltanto insieme e facen-doci carico dei più fragili possiamo vin-cere le sfide globali. La Lettera Enciclica Laudato si’ ha proprio questo sottotitolo: “sulla cura della casa comune”. Oggi rifletteremo un po’ insieme su questa re-sponsabilità che caratterizza il «nostro

passaggio su questa terra».Siamo fatti di materia terrestre, e i frutti della terra sostengono la nostra vita. Ma, come ci ricorda il libro della Genesi, non siamo semplicemente “terrestri”: portia-mo in noi anche il soffio vitale che viene da Dio (cfr Gen 2,4-7). Viviamo quindi nella casa comune come un’unica fa-miglia umana e nella biodiversità con le altre creature di Dio. Come imago Dei, immagine di Dio, siamo chiamati ad ave-re cura e rispetto per tutte le creature e a nutrire amore e compassione per i nostri fratelli e sorelle, specialmente i più deboli, a imitazione dell’amore di Dio per noi, manifestato nel suo Figlio Gesù, che si è fatto uomo per condividere con noi questa situazione e salvarci. A cau-sa dell’egoismo siamo venuti meno alla nostra responsabilità di custodi e am-ministratori della terra. Basta guardare la realtà con sincerità per vedere che c’è un grande deterioramento della no-stra casa comune. L’abbiamo inquinata, l’abbiamo depredata, mettendo in peri-colo la nostra stessa vita. Per questo, si

sono formati vari movimenti internazionali e locali per ri-svegliare le coscienze. Apprezzo sinceramente queste iniziative, e sarà an-cora necessario che i nostri figli scendano in strada per insegnarci ciò che è ovvio, vale a dire che non c’è futuro per noi se distruggiamo l’am-biente che ci sostiene. Abbia-mo mancato nel custodire la terra, nostra casa-giardino, e nel custodire i nostri fratelli. Abbiamo peccato contro la

terra, contro il nostro prossimo e, in definitiva, contro il Creatore, il Pa-dre buono che provvede a ciascu-no e vuole che viviamo insieme in comunione e prosperità. E come reagisce la terra? C’è un detto spagnolo che è molto chiaro, in questo, e dice così: “Dio perdona sempre; noi uomini perdoniamo alcune volte sì alcune volte no; la terra non perdona mai”. La ter-ra non perdona: se noi abbiamo deteriorato la terra, la risposta sarà molto brutta.Come possiamo ripristinare un rapporto armonioso con la terra e il resto dell’uma-nità? Un rapporto armonioso … Tante volte perdiamo la visione della armonia: l’armonia è opera dello Spirito Santo. Anche nella casa comune, nella terra, anche nel nostro rapporto con la gente, con il prossimo, con i più poveri, come possiamo ripristinare questa armonia? Abbiamo bisogno di un modo nuovo di guardare la nostra casa comune. In-tendiamoci: essa non è un deposito di risorse da sfruttare. Per noi credenti il mondo naturale è il “Vangelo della Crea-zione”, che esprime la potenza creatrice di Dio nel plasmare la vita umana e nel far esistere il mondo insieme a quanto contiene per sostenere l’umanità. Il rac-conto biblico della creazione si conclu-de così: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31). Quando vediamo queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento, io penso: “Se io chiedo adesso al Signore cosa ne pensa, non credo che mi dica che è una cosa molto buona”. Siamo stati noi

a rovinare l’opera del Signore!Nel celebrare oggi la Giornata Mondiale della Terra, siamo chiamati a ritrovare il senso del sacro rispetto per la terra, perché essa non è soltanto casa nostra, ma anche casa di Dio. Da ciò scaturisce in noi la consapevolezza di stare su una terra sacra!Cari fratelli e sorelle, «risvegliamo il sen-so estetico e contemplativo che Dio ha posto in noi» (Esort. ap. postsin. Querida Amazonia, 56). La profezia della con-templazione è qualcosa che appren-diamo soprattutto dai popoli originari, i quali ci insegnano che non possiamo curare la terra se non l’amiamo e non la rispettiamo. Loro hanno quella saggez-za del “buon vivere”, non nel senso di passarsela bene, no: ma del vivere in armonia con la terra. Loro chiamano “il buon vivere” questa armonia.Nello stesso tempo, abbiamo bisogno di una conversione ecologica che si espri-ma in azioni concrete. Come famiglia unica e interdipendente, necessitiamo di un piano condiviso per scongiurare le minacce contro la nostra casa comune.

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nsiemeIC 7ApprofondimentoLa voce del Papa

[…] Vorrei incoraggiare a organizzare inter-venti concertati anche a livello naziona-le e locale. È bene convergere insieme da ogni condizione sociale e dare vita anche a un movimento popolare “dal basso”. La stessa Giornata Mondia-le della Terra, che celebriamo oggi, è nata proprio così. Ciascuno di noi può dare il proprio piccolo contributo: «Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffon-dono un bene nella società che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente» (LS, 212).In questo tempo pasquale di rinnova-mento, impegniamoci ad amare e ap-prezzare il magnifico dono della terra, nostra casa comune, e a prenderci cura di tutti i membri della famiglia umana. Come fratelli e sorelle quali siamo, sup-plichiamo insieme il nostro Padre cele-ste: “Manda il tuo Spirito e rinnova la faccia della terra” (cfr Sal 104,30).

Mercoledì, 22 aprile 2020 UDiENZa GENEralE in streaming dalla

biblioteca del Palazzo apostolico

Con Gesù possiamo immunizzarci dalla tristezza“Con l’Eucaristia il Signore guarisce an-che la nostra memoria che porta sempre a galla le cose che non vanno e ci lascia in testa la triste idea che non siamo buoni a nulla, che facciamo solo errori, che sia-mo sbagliati. Gesù viene a dirci che non è così. È contento di farsi intimo a noi e, ogni volta che lo riceviamo, ci ricorda che siamo preziosi: siamo gli invitati attesi al suo banchetto, i commensali che desi-dera. E non solo perché Lui è generoso, ma perché è davvero innamorato di noi: vede e ama il bello e il buono che sia-mo. Il Signore sa che il male e i peccati non sono la nostra identità; sono malat-tie, sono infezioni. E viene a curarle con l’Eucaristia, che contiene gli anticorpi per la nostra memoria malata di negatività. Con Gesù possiamo immunizzarci dalla tristezza. Sempre avremo davanti agli oc-chi le nostre cadute, le fatiche, i problemi a casa e al lavoro, i sogni non realizzati. Ma il loro peso non ci schiaccerà perché, più in profondità, c’è Gesù che ci incoraggia col suo amore. Ecco la forza dell’Eucari-stia, che ci trasforma in portatori di Dio: portatori di gioia, non di negatività. Possia-mo chiederci, noi che andiamo a Messa, che cosa portiamo al mondo? Le nostre tristezze, le nostre amarezze o la gioia del Signore? Facciamo la Comunione e poi andiamo avanti a lamentarci, a criticare e a piangerci addosso? Ma questo non migliora nulla, mentre la gioia del Signore cambia la vita”.

Domenica, 14 giugno 2020 Omelia S. Messa del Corpus Domini celebrata nella basilica di San Pietro

davanti a circa 50 fedeli

LA GIORNATA DELLA TERRA è stata istituita dalle Nazioni Unite per celebrare l’ambiente e la salvaguardia del pianeta Terra, ogni anno, un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera. la celebrazione è nata infatti il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Nel tempo, la Giornata della Terra è divenuta un avvenimento educativo ed informativo. i gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili (carbone, petrolio, gas naturali). Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo come il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e i gas fossili, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate. ad oggi aderiscono 193 Paesi del mondo.

LAUDATO SI’ è la seconda enciclica di papa Francesco scritta nel suo terzo anno di pontificato. benché porti la data del 24 maggio 2015, solennità di Pentecoste, il testo è stato reso pubblico solo il 18 giugno successivo. il nome laudato si’ deriva dal Cantico delle creature di san Francesco, che loda il Signore per le sue meravigliose creature. È un profondo inno alla vita e una summa ecologica, una magna carta del creato. È un appello realista per l’urgente salvaguardia della «nostra casa comune» rivolto a tutti. l’argomento principale trattato è l’interconnessione tra crisi ambientale della Terra e crisi sociale dell’umanità, ossia l’ecologia integrale. Papa Francesco ha precisato infatti che “non si tratta di un’enciclica verde, ma di un’enciclica sociale”. in concomitanza con la presentazione dell’enciclica, papa Francesco ha istituito la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato che ricorre il 1° settembre.

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nsiemeIC 9La voce del vescovoLa voce del vescovo

Ripartire da Dio

riportiamo alcuni stralci dell’omelia del Vescovo oscar

durante la santa liturgia del Crisma il 28 maggio nella Cattedrale di Como.

[…] Il coronavirus ci ha mortificato a tal punto da creare un clima di paura e di insicurezza, di solitudi-ne e di provvisorietà. Per il bene di tutti, al fine di tu-telarne la salute, abbiamo sospeso con rammarico ogni tipo di celebrazione pubblica e i vari momenti comunitari. Ora ci è data la possibilità di ripartire con la S. Messa, certo con tante precauzioni, e sap-piamo che non ovunque si sono potute riprendere le diverse celebrazioni feriali

e festive, là dove soprat-tutto è più pericoloso che altrove organizzare mo-menti comunitari. Abbia-mo avvertito forte la man-canza delle nostre assem-blee liturgiche, soprattut-to domenicali. Sentiamo vivo, perciò, il desiderio di ritrovarci insieme come fratelli e affermare che la nostra unità, fondata sulla comune vocazione ricevu-ta, è più solida dei pericoli che ancora ci minacciano. Il bisogno di sperimenta-re la gioia e la freschezza della comunione fraterna e di godere della consola-zione di Dio, frutto di que-sta celebrazione, deve aiutarci a superare ogni esitazione. Anche le altre Diocesi della Lombardia stanno vivendo, come noi, questo momento di viva fraternità nel Signore, mediante questa celebra-zione crismale, luogo in

cui viene distribuito nuo-vamente e con larghezza lo Spirito Santo, su di noi e sulle nostre Comunità, attraverso l’Olio Santo, occasione quindi di una nuova effusione che viene dall’alto e che rigenera noi stessi e le nostre Comuni-tà. Il pericolo del contagio è sempre una eventualità a cui siamo tutti perso-nalmente esposti, ma a noi consacrati è chiesta una scelta coraggiosa supplementare: quella di mantenerci sempre a di-sposizione del nostro po-polo di Dio. […] Quante persone in questi mesi di pandemia hanno saputo rimanere al loro posto per servire i fratelli ammalati. Penso con ammirazione ai numerosi medici e infer-mieri, ma anche ai tanti generosi sacerdoti che hanno condiviso la sto-ria dei loro parrocchiani, esponendosi anch’essi al rischio del contagio e ac-cettando consapevolmen-te di dare la vita, quale li-bera offerta sacrificale. Un esempio splendido anche per noi, a volte timorosi e titubanti sulle scelte da compiere. Il coronavirus ha stroncato tutti i nostri appuntamenti ben con-gegnati, ha sospeso le

attività, entrate nella no-stra tradizione e ritenute da noi ben consolidate. La storia di questi mesi ci ha insegnato che non tutto era così indispensabile e urgente come credevamo che fosse, che tante scel-te di settore, che riteneva-mo essenziali, forse non lo erano proprio. Il Signore ci ha costretto ad una pas-sività totale per concen-trarci sulle poche cose che contano, sorvolando, invece, tante altre appa-rentemente fruttuose, ma solo da una prospettiva umana. Dobbiamo am-mettere che certe nostre scelte passate, fatte in buona fede certamente, erano solo dei semplici mezzi per far incontrare il Signore e per costruire la comunione nel popolo di Dio attraverso di esse. Tuttavia noi spesso, ciò erano solo dei mezzi, li ab-biamo scambiati per fini. E a volte i risultati sono stati deludenti!La situazione attuale, an-cora molto incerta, ci ha

ridotti all’essenziale, ci costringe a “navigare a vi-sta”. Una consapevolezza ci deve accompagnare, ossia che il Signore ci sta preparando una nuova stagione di Chiesa, con scelte propositive radical-mente nuove, che ancora non riusciamo nemmeno ad immaginare e che rivo-luzioneranno il nostro agi-re pastorale. Ce lo confer-ma la storia della Chiesa. Ogni epoca ha espresso qualcosa di radicalmente nuovo e la creatività del popolo di Dio ha espresso forme inusitate a partire proprio dalle contingenze storiche. Siamo sicuri che uscirà una nuova immagi-ne di Chiesa: più povera, più umile, meno dotata di strutture, ma forse più ac-cogliente, non giudicante, amica degli uomini e in cammino con loro a im-magine di Gesù. […]Ripartire da Dio signi-fica mettere Dio al cen-tro, dargli il primato, così che i nostri fedeli possa-no anch’essi riconoscer-

lo come il Signore della loro vita. Dio che non è al di fuori della nostra sto-ria e del nostro ambiente, che cammina con il suo popolo, che mantiene sempre le sue promesse. […]Concludo con una ci-tazione della Evangelii Gaudium (279) di Papa Francesco che ben sin-tetizza quanto ho cercato di esprimervi. “a volte ci sembra di non aver ottenuto con i nostri sforzi umani alcun risul-tato, ma la missione non è un affare o un progetto aziendale, non è neppure una organizzazione umani-taria, non è uno spettacolo per contare quanta gente vi ha partecipato grazie alla nostra propaganda. È qualcosa di molto più pro-fondo, che sfugge ad ogni misura. Forse il Signore si avvale del nostro impegno per riversare benedizioni in un altro luogo del mondo dove non andremo mai… impariamo a riposare nella tenerezza delle braccia del Padre in mezzo alla nostra dedizione creativa e gene-rosa. andiamo avanti, met-tendocela tutta, ma lascia-mo che sia lui a rendere fecondi i nostri sforzi come pare a lui”.

+ Oscar Cantoni, Vescovo di Como

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nsiemeIC 11Nuove forme

di comunicazioneIn memoria

Don Renato Lanzetti è tornato alla Casa del Padre

Sabato 9 aprile, colpito dalla ma-lattia Coronavirus, è mancato, all’ospedale di Vigevano, don

renato lanzetti che noi abbiamo cono-sciuto come parroco di Grosio e Vicario foraneo (nella foto un’immagine della cerimonia di insediamento del nostro Parroco don Giacomo). Don renato è nato a Torre Santa Maria il 10 novembre 1952 ed era stato ordinato sacerdote nel giugno del 1976: è stato inizialmen-te vicario, fino al 1989, nella Parrocchia di livigno e quindi Parroco a lanzada fino al 2009. Successivamente fu Par-roco a Grosio e ravoledo fino al 2017. Dal 1° settembre di quell’anno i nostro Vescovo oscar Cantoni lo ha chiamato a Como per ricoprire l’incarico di Vicario Generale della Diocesi. la notizia della scomparsa ha profondamento colpito la Comunità Diocesana che aveva impa-rato ad apprezzare le doti di equilibrio e saggezza di Don renato nell’importante incarico: anche la nostra Parrocchia ha avuto modo di beneficiare della sua at-tenzione ai nostri problemi. la salma di don renato è stata tumulata nel cimitero di Torre Santa Maria con la benedizione del vescovo: il ricordo funebre è stato celebrato nel Duomo di Como giovedì

11 giugno. Nel frattempo il settimanale della Diocesi di Como ha dedicato allo scomparso un inserto speciale nel nu-mero del 9 aprile con diversi contributi. Traiamo un estratto dall’intervento del Vescovo: “Don Renato ha vissuto tutto il suo sacerdozio con una appassionata de-dizione al suo Signore, in un fedele servizio alla sua Sposa, la Chiesa. Si è mostrato in questi mesi in cui mi è stato vicino un collaboratore sincero e leale, un vero uomo di Dio, sempre disponibile ad accorrere là dove ci fosse bisogno, capace di profonda vicinanza, in modo speciale nei con-fronti dei sacerdoti. Al di là di un volto che a prima vista disponeva a sogge-zione, entrando in colloquio con lui, si sperimentava un carattere mite e pieno di dolcezza.”

La Chiesa, i sacramenti e il popolo di Dio sono concreti

Trasmettere le funzioni religiose (Sante Messe e Rosari) in streaming per poter garantire ai fedeli di assistere, pur senza partecipare fisicamente alle celebrazioni, non è stato facile.

Mi sono interrogato molto, purtroppo con un numero ristretto di persone, stante l’emergenza, per trovare la “location” più adatta per le riprese: la chiesa di san Francesco? La chiesa parrocchiale? La cappellina? Le chiesette delle frazioni? Dopo varie prove tecniche, la scelta è ricaduta sulla cappellina adiacente alla chiesa di san Francesco dove, garantendo sempre il distanziamento fra il cele-brante, i lettori e i volontari ministranti, si è cercato di creare un’atmosfera di fede “raccolta”. Celebrare senza popolo, con di fronte all’altare, invece dei fedeli, un piccolo te-lefonino, è stata un’esperienza strana, così come non poter distribuire l’Eucaristia che è il momento centrale della vita della comunità cristiana. I miei sinceri ringraziamenti li voglio esprimere a Nicola che, a partire dalla santa Messa della domenica delle Palme, si è prodigato nel poter realizzare le riprese che sono state trasmesse e visibili sul sito o accedendo alla “community face-book” e a Piera che, di volta in volta, si è adoperata per reperire i fiori messi a disposizione da persone che avevano i giardini fioriti e che ha creato preziose composizioni floreali che hanno abbellito l’altare e i luoghi di culto. Un grazie alla famiglia Giordani che, con la registrazione casalinga dei canti su basi suonate da chitarra, ha rallegrato le celebrazioni, senza essere in presenza.Grazie dal cuore a tutti!!!

don Giacomo

l’impossibilità di celebrare le sante Messe con la presenza fisica dei fedeli, ci ha costretto a trovare formule nuove e appropriate per continuare a vivere la vita di fede, rispettando le disposizioni sanitarie. Pertanto è stato rinnovato il sito internet ed è stata creata la pagina facebook: modalità nuove che ci hanno permesso di trasmettere, in diretta streaming, le celebrazioni della settimana Santa, a partire dal 5 aprile domenica delle Palme, la solenne celebrazione della Pasqua, le S. Messe domenicali e il tradizionale rosario dedicato alla Madonna durante il mese di maggio.

attraverso il sito https://parrocchiasondalo.wordpress.com è possibile restare aggiornati con le proposte della parrocchia, consultare gli avvisi, scoprire alcune curiosità delle nostre chiese e tradizioni e seguire le programmazioni dell’oratorio. inoltre si può leggere la liturgia del giorno e collegarsi al sito della diocesi.

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nsiemeIC 13La voce del parrocoLa voce del parroco

Possiamo andare avanti … ma solo insieme

Carissimi,nello scorso numero del giornali-no, ci auguravamo, con speran-

za, di poterci ritrovare presto per vivere insieme, con una maggiore fede e una maggiore consapevolezza, l’eucarestia.Da qualche settimana questo è stato di nuovo possibile e, come ci insegna il Concilio Vaticano ii, dovremmo riscopri-re come l’Eucarestia rappresenti il culmi-ne e la fonte di tutta la vita della Chiesa. in questo periodo travagliato ci siamo trovati catapultati in una situazione quasi surreale, che ci ha portati a vivere un senso di vuoto e di smarrimento gene-rale, con la perdita, dall’oggi al domani, di tante opportunità che riempivano le nostre giornate. Come ci ha ricordato

il Santo Padre nell’omelia del momen-to straordinario di preghiera celebrato il 27 marzo sul sagrato di San Pietro, ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nel-lo stesso tempo importanti e necessa-ri, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.È proprio così: non possiamo più pensa-re di andare avanti ognuno per proprio conto, quasi al punto di costituire ognuno un mondo a sé. Dobbiamo sentirci parte viva della grande famiglia della Chiesa. in questo tempo particolare, lontani per forza di cose, abbiamo cercato anche di sentirci vicini nella fede nel Signore, che è con noi sulla barca. Se, da un lato, abbiamo dovuto rispet-tare le disposizioni sospendendo gli in-contri di catechismo e le attività dell’ora-torio, dall’altro abbiamo vissuto alcune esperienze comunitarie, anche da lon-tani, che vorrei ricordare brevemente. innanzitutto, le celebrazioni della Setti-mana Santa con la riscoperta dei misteri della nostra redenzione, poi, le messe anche nelle domeniche successive, le rogazioni per san Marco, i rosari nel mese di maggio per metterci tutti sotto la protezione materna di Maria. Semplici momenti che, però, ci hanno aiutato a sentirci Chiesa viva e a camminare insie-me. ora è il tempo di ripensare il nostro modo di vivere le attività e, insieme, ci stiamo preparando anche per quanto ri-

guarda il tempo estivo che ci sta davanti.Per riflettere sulla logica del dono e della condivisione vi lascio qui di seguito un piccolo racconto di bruno Ferrero, dal ti-tolo “lo spaventapasseri”, che ci riporta anche al dono dell’Eucarestia.

Una volta un cardellino fu ferito a un’ala da un cacciatore. Per qualche tempo riuscì a sopravvivere con quello che trovava per terra. Poi, terribile e gelido, arrivò l’inverno.Un freddo mattino, cercando qualcosa da mettere nel becco, il cardellino si posò su uno spaventapasseri. Era uno spaventapasseri molto distinto, grande amico di gazze, cornacchie e volatili vari.Aveva il corpo di paglia infagottato in un vecchio abito da cerimonia; la testa era una grossa zucca arancione; i denti erano fatti con granelli di mais; per naso aveva una carota e due noci per occhi.“Che ti capita, cardellino?”, chiese lo spaventapasseri, gentile come sempre.“Va male. - sospirò il cardellino - Il freddo mi sta uccidendo e non ho un rifugio. Per non parlare del cibo. Penso che non rivedrò la primavera”.“Non aver paura. Rifugiati qui sotto la giacca. La mia paglia è asciutta e cal-da”.Così il cardellino trovò una casa nel cuo-re di paglia dello spaventapasseri. Re-stava il problema del cibo. Era sempre più difficile per il cardellino trovare bac-che o semi. Un giorno in cui tutto rab-brividiva sotto il velo gelido della brina, lo spaventapasseri disse dolcemente al cardellino.“Cardellino, mangia i miei denti: sono

ottimi granelli di mais”.“Ma tu resterai senza bocca”.“Sembrerò molto più saggio”.Lo spaventapasseri rimase senza boc-ca, ma era contento che il suo piccolo amico vivesse. E gli sorrideva con gli occhi di noce.Dopo qualche giorno, fu la volta del naso di carota.“Mangialo. È ricco di vitamine”, diceva lo spaventapasseri al cardellino.Toccò poi alle noci che servivano da occhi. “Mi basteranno i tuoi racconti”, diceva lui.Infine, lo spaventapasseri offrì al cardel-lino anche la zucca che gli faceva da testa.Quando arrivò la primavera, lo spaven-tapasseri non c’era più. Ma il cardellino era vivo e spiccò il volo nel cielo azzurro.

“Mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo” (Matteo 26,26).

Ecco, ogni volta che celebriamo l’eu-carestia, facciamo gioiosa memoria e si ripete realmente l’immenso sacrificio di Gesù. avviciniamoci, quindi, al suo amore, così come siamo, bisognosi di lui, lasciamoci nutrire da lui, sorgente sempre zampillante di vita eterna, che ci trasforma e ci rende capaci di grandi cose.

Vi saluto tutti e di cuore vi auguro buon cammino con la benedizione del Signore.

don Giacomo

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nsiemeIC 15Vita di ComunitàVita di Comunità

La vita parrocchiale è ripresa

lunedì 18 maggio è ripresa la vita della comunità parrocchiale con la celebrazione della Santa Messa con il popolo. le chiese

sono state preparate secondo le disposizioni delle autorità con la collaborazione di alcuni lai-ci (a Sondalo si sono resi disponibili gli alpini) e tutto sta procedendo con ordine rispettando le regole. Dalla stessa data è ripresa anche la celebrazione comunitaria dei funerali.

Sabato 27 giugno ripresa del percorso di pre-parazione al matrimonio cristiano.

Domenica 28 giugno• Celebrazione dei Battesimi comunitari.

Sondalo ore 10:00 le Prese ore 16:00 ricorre.

• 50° di Ordinazione sacerdotale di don Stefano Garavatti.

Domenica 5 luglio ore 10:00 chiesa di san Francesco Suor Rosa e Suor Pia della Con-gregazione delle Sorelle della Misericordia (Pineta di Sortenna) ricordano il 60° di Pro-fessione religiosa

Catechismo in tempo di “lock down”

Nel sito della Parrocchia, che è stato ag-giornato e predisposto per la visione on-

line delle celebrazioni e per tenere il contatto con la Comunità Parrocchiale durante il periodo di chiusura per CoViD-19, da fine marzo è stata inserita una sezione dedicata ai bambini e ragazzi dove sono pubblicati semplici spunti per la vita in fami-glia: giochi, ricette, video a tema religioso in base alle ricorrenze del periodo, canzoni e qualche piccolo impegno da svolgere a casa e con i familiari.

CAMICINI PER I bATTESIMI

la signora anna con il contribu-to di altre persone che hanno

donato stoffe, pizzi e realizzato all’uncinetto le croci, ha confezio-nato i camicini che vengono donati a ricordo.

Durante il mese di maggio i bambini e i ragazzi sono stati invitati a realizzare un disegno, scrivere un pensiero o una preghiera per le mamme e per Maria, la mamma di tutti noi che è in cielo. Sono stati davvero molti i lavori ricevuti e ci sembrava bello ringraziare tutti pubblicandoli sul sito nella Sezione “oratorio news” oltre a realizzare un cartellone che è stato appeso vicino al confessio-nale della Madonna in San Francesco. leggendo i messaggi e osservando con attenzione i disegni ci si rende conto del periodo difficile vissuto anche dai più giovani che, però, ci offrono esempi di speranza e coraggio per andare avanti e fare qualcosa in più. Non li abbiamo dimenticati, ma adesso più di prima hanno biso-gno di una Comunità che si prenda cura di loro in modo che si possano recuperare i veri valori della vita, che in questo “periodo di riflessione” ognuno di noi ha potuto scoprire e riscoprire.

Attività di oratorio: SUMMER LIFE per far nuove tutte le cose

Finalmente è arrivata l’estate che per i ragazzi vuol dire vacanze: campi, grest, gite in montagna e

magari anche mare. Ma quest’anno è un po’ diver-so perché non potremmo far vivere ai nostri giovani un’estate simile alle precedenti. Tante sono le incer-tezze, molte le regole, grosse le responsabilità degli adulti collaboratori e poi ci sono le paure, compren-sibili, dei genitori. al momento l’unica certezza è che sarà tutto molto diverso dagli scorsi anni: le magliette, i canti, i balli, i giochi, i tornei, le sfide … purtroppo non potranno esserci. Si rideva, ci si divertiva, si aspettava l’ora della merenda, della gita, delle passerelle finali e infine la proclamazione dei vincitori. Quest’anno sarà diverso … dovre-mo mettere in gioco, noi adulti, con l’aiuto dei nostri ragazzi una creatività nuova … per far nuove tutte le cose … e magari sco-priremo un modo nuovo per vivere insieme esperienze educative ed umane che ci faranno riscoprire una prossimità che neanche pensavamo di poter mettere in campo.

Il programma

delle attività

estive è in via di

definizione.

Le informazioni

saranno diffuse

attraverso il sito

parrocchiale.

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nsiemeIC 17I nostri contiI nostri conti

Rendiconti

la comunicazione del Par-roco, pubblicata a lato, dà notizia dell’avvenuta

ristrutturazione della situazione debitoria della Parrocchia San-ta Maria Maggiore. la misura è

stata possibile grazie al robusto intervento della Diocesi, il cui impegno merita gran-de considerazione vista anche la diffi-coltà dei tempi che stiamo attraversan-do. Dall’esame del rendiconto annuale si evince che la Par-rocchia ha bisogno

di entrate di circa 90.000 euro l’anno per far fronte alle spe-se: per gli anni a venire, circa 39.000 euro saranno ancora dovuti al debito con rinuncia alla quasi totalità delle esigen-ze di manutenzione. l’esercizio 2020 è iniziato fra grandi difficoltà con azzera-mento delle entrate ordinarie fino a maggio a causa della sospensione delle celebrazio-ni religiose. Si invita, chi ha a cuore il futuro della nostra par-rocchia, a valutare serenamente lo stato delle cose e quindi la misura della propria partecipa-zione alla vita anche economica della comunità parrocchiale. Per praticità si pubblicano gli ibaN: • Credito Valtellinese

iT 58W 05216 52260 000000008191

• banca Popolare di Sondrio iT 44b 056 9652 2600 0000 5759X42

Sono anche ovviamente prati-cabili le modalità di offerta libe-ra secondo i metodi consueti.Il rendiconto delle altre Par-rocchie sarà presentato sul prossimo numero.

RACCOLTA fERRO USATO A fAVORE DELLA PARROCChIAil container è posizionato nel piazzale dell’oratorio per il tra-dizionale conferimento estivo. Per i privati e le imprese edili è un modo per contribuire alle necessità parrocchiali.

Comunicato del 18 maggio 2020RISTRUTTURAzIONE DEbITO PARROCChIALE

PARROCChIA DI SANTA MARIA MAGGIOREGià da alcuni anni i tassi di interesse sui prestiti sono scesi ai minimi, si è resa necessaria una ristrutturazione del debito della parrocchia. Tale operazione, con il sostegno della Curia e la disponibilità della banca Popolare di Sondrio, ha permes-so alla Parrocchia di ridurre e rendere meno oneroso il debito su cui venivano pagati interessi del 3%, che al 31 dicembre 2019 era di 553.000 euro così riassunto: 135.000 euro preso la banca Popolare di Sondrio, 164.000 euro presso il Credito Valtellinese e 253.000 euro presso il Credito sportivo con mutuo a scadenza 2023. la Diocesi si è resa disponibile ad anticipare il contributo di 35.000 euro che avrebbe dato per 4 anni (140.000) fino alla scadenza del mutuo presso il Credito sportivo. in seguito, con la stipula di un mutuo chirografario per l’importo di euro 435.000 al tasso variabile del 1% della durata di 12 anni presso la banca Popolare di Sondrio regolarmente autorizzato dalla Curia vescovile, si è proceduto alla chiusura della posi-zione presso il Credito Valtellinese ed estinto anticipatamente il mutuo presso il Credito sportivo.Un intervento che data la forma tecnica del mutuo chiro-grafario presso la banca Popolare di Sondrio consente alla Parrocchia di rientrare gradualmente dell’intera esposizione in conto capitale con rate annue (4 trimestrali da 9.600 euro) pari a circa 38.000 euro, contro rate pagate finora al Credito Sportivo per circa 67.000 euro per un rientro di metà dell’espo-sizione, infatti i conti correnti presso Creval e bPS erano fermi da anni che generavano interessi passivi al 3%. i vantaggi si avranno già nel 2020 con un esborso di interessi che scen-deranno a 14.000 rispetto ai 23.000 del 2019 per poi ridursi significativamente a 4.200 euro nel 2021. Si fa infine notare che eventuali ma improbabili rialzi futuri dei tassi sarebbero da calcolarsi su capitali residui inferiori essendo appunto previsto un graduale rientro del capitale. il contratto di mutuo con la bPS non prevede nessuna penale in caso di estinzione anticipata e la stessa lascia aperta l’eventuale futura richiesta di conversione a tasso fisso del mutuo in oggetto.

Il parroco Don GIACOMO FOLINI

MIGIONDO

ChIESA DELLA

SANTISSIMA TRINITà

Nel mese di maggio si è

resa necessaria una ripa-

razione alla copertura del

tetto eseguita e donata

da un’impresa edile del

paese.

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nsiemeIC 19Vita parrocchiale

nelle frazioniVita parrocchiale nelle frazioni

Il Risorto, al centro della nostra esistenza

Cari lettori di “insieme in cammi-no”, purtroppo dal 23 febbraio al 18 maggio, l’emergenza Co-

ronavirus, aveva portato alla decisione, per certi versi discutibile, da parte dello Stato e della Chiesa di interdire ai fedeli la partecipazione alla Santa Messa.i sacerdoti per fare sentire la loro vici-nanza ai fedeli, ma soprattutto la vicinan-za di Dio che non ci abbandona mai nel-la prova, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo si sono industriati a cercare nuove modalità per sentirsi in comunione.Da parte mia, ho creduto di fare cosa buona e doverosa non tralasciare mai di celebrare la Santa Messa, come del resto erano le indicazioni diocesane, nelle parrocchie dove abitualmente ce-lebro i divini misteri. Questo mantenendo sempre gli orari consueti sia nelle Sante Messe feriali che domenicali. il segno per i fedeli che si stava cominciando la sacra funzione era dato dall’ultimo suono della campana.

Qualcuno potrà chiedere che senso ha celebrare da solo l’Eucarestia? Prima di tutto bisogna dire che è senz’al-tro fondamentale la partecipazione dei fedeli perché è l’Eucarestia che fa la Chiesa e senza di essa i fedeli non pos-sono vivere. la loro vita spirituale e di

fede è destinata a morire o se non al-tro ad avere grandi difficoltà per tenerla in vita. la Santa Messa vista in diretta streaming, cioè davanti ad uno schermo televisivo o al computer, non è la stessa cosa dell’essere presenti di persona alla celebrazione e in situazioni normali essa non soddisfa il precetto festivo. È sicura-mente un aiuto per gli ammalati e anziani che non possono partecipare di persona e in questo tempo di emergenza è stato sicuramente un sostegno per pregare e sentirsi in comunione, ma nel nostro tornare alla normalità bisogna vincere la paura e forse anche la pigrizia, spe-gnere la televisione e tornare in chiesa.Fatta questa breve premessa, bisogna dire che il sacerdote quando celebra i divini misteri, non è mai solo, ma è pre-sente, oltre che gli angeli, tutta la Chie-sa, quella trionfante, quella purgante e quella militante, la quale per mano del sacerdote che agisce in persona Christi offre a Dio l’unico sacrificio che Gesù Cristo offrì per noi al Padre morendo sul-la croce e nel farlo si uniscono anche i nostri sacrifici. Quell’unico sacrificio

di salvezza viene perpetuato in modo incruento, cioè senza spargimento di sangue ogni qualvolta il sacerdote ce-lebra la Santa Messa. Nel momento della Consacrazione del pane e del vino, spa-zio e tempo vengono annullati ed il Sa-crifico di Cristo si fa presente a noi con tutti i suoi meriti, con tutta la sua forza salvifica così che, per chi partecipa con le dovute disposizioni, ne ricava enormi benefici salvifici. Con la Santa Messa si dà a Dio una perfetta adorazione, lode ed espiazione dei peccati e impetrazio-ne di grazie. Tutto questo si concentra nel luogo, nella chiesa, nella parrocchia dove si celebra la Santa Messa. Ecco l’importanza di celebrare, sempre, an-che quando purtroppo il sacerdote si trova solo, senza concorso dei fedeli.l’emergenza Covid-19 è coincisa con le celebrazioni più importanti della Chie-sa, cioè il Mercoledì delle Ceneri che apre il periodo quaresimale e la Settima-na Santa che si apre con la Domenica delle Palme quando molti fedeli hanno risposto ad una bella iniziativa partita da don Giusto Della Valle: prendere un ramoscello di ulivo o di altre piante fron-dose e fissarlo fuori dalle porte come segno per noi cristiani che questo è un giorno speciale. il tamtam, dei social lo ha fatto giungere da rebbio alla nostra Comunità Pastorale.il Triduo Pasquale senza la Comunità è stata senz’altro la cosa più dolorosa per noi sacerdoti e per voi fedeli, un po’ lenita dalla concelebrazione di noi sa-cerdoti e trasmessa in diretta streaming. Con la Pasqua abbiamo celebrato la ri-surrezione di Gesù Cristo, il quale pur essendo asceso al Cielo, rimane sempre

realmente presente soprattutto nell’ostia consacrata che custodiamo nei taberna-coli delle chiese. Nel giorno di Pasqua e per qualche giorno dell’ottava ho voluto scendere per le strade di Frontale, Fu-mero, le Prese e Grailé portando con me l’ostensorio con il Santissimo Sacra-mento perché la benedizione e il con-forto del risorto potesse arrivare a tutti i parrocchiani. in quest’ottica per tutto il periodo di emergenza lo esponevo dalle ore 8:30 alle ore 12:00 nella chiesa di Frontale; poi a mezzogiorno uscivo sul sagrato della chiesa e benedicevo con il Santissimo Sacramento. Sicuramente la benedizione del Signore non si fer-mava alle sole persone che venivano all’appuntamento, ma si sarà estesa su tutto il nostro Comune di Sondalo. la benedizione del Signore continui anco-ra adesso a scendere su ognuno di noi perché la nostra vita possa tornare alla completa normalità, mettendo sempre al centro della nostra esistenza il risorto il solo capace di fare davvero andare tutto bene.

don Rocco

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nsiemeIC 21

u

Riflessione sulla fedeRiflessione sulla fede

La fede in Cristo GesùL’antidoto contro la paura

la paura appartiene all’essere umano. Fa parte di noi. alcu-ne ci sono state trasmesse dai nostri genitori o nonni. altre sono più personali, legate alla nostra esperienza, ai nostri

traumi, alle nostre ferite non guarite. ad esempio le paure a livello fisico (malattia, morte, incidente, paura di essere ferito); a livello psicologico (paura degli altri, di abbandono, di rifiuto, beffa e di essere ingannato); a livello spirituale (paura di Dio, del diavolo, di essere dannato). Ci sono anche paure provocate e rafforzate dalle notizie televisive, i media che si concentrano molto sui drammi, sulle guerre, sulle aggressioni, sui fenomeni cosiddetti naturali (tsunami, terremoto, uragano, ecc.). infine ci sono paure che ci

piombano addosso e ci paralizzano, ci tormen-tano. Ultimamente, c’è la globalizzazione della paura causata dalla pandemia coronavirus.la paura fa parte dei sentimenti che non con-trolliamo, ma che possono sopraffarci. appar-tiene ai sentimenti negativi di cui ci piacerebbe sbarazzarci. Dalla paura però, non riusciremo mai a fuggire da soli. la paura infatti ama in-seguirci e vederci fuggire. Secondo la sua eti-mologia, paura significa “fuggire”, “scappa-re”. la paura può farci indietreggiare. Dalle paure vorremmo liberarci. Ma non ci riuscia-mo. la questione è: come ciò sia possibile? la prima cosa è credere che sia possibile. Per cui è importante predisporre la mente, la volontà e il cuore a questa possibilità evi-tando certe espressioni come “Non sono in grado di farlo”; “È troppo radicato”; “Non ce la farò mai”; “Sono troppo debole o sono troppo vecchio per riuscirci”. in ciascuno di noi c’è ciò che gli psicologi chiamano “la parte adulta”. la mia parte adulta, che è la parte nutriente per me stesso, ossia la mia parte creativa che mi aiuterà ad attuare tutta la pedagogia del cambiamento che si adatta alla mia parte ansiosa, negativa, disfattista. il mio

obiettivo è chiaro: gestirla, ridurla, li-berarmene. lo farò in questo modo: Mi prenderò il tempo necessario e ci arriverò! Quanti anni ed esercizi ci vogliono per diventare pianista, artista, artigiano, sportivo? appli-co lo stesso processo di appren-dimento: pazienza-perseveranza-determinazione per avanzare. Mi concedo il diritto di fare errori e persevererò, imparando dalle paure e avanzando.

COME AVANzARE? AVANzARE NELLA fEDENoi cristiani, abbiamo la grazia di aver un antidoto contro la paura che si chiama la fede; più volte nei Vangeli, i discepoli hanno manifestato le loro pau-re. “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” (Marco 4, 40). Eppure, ne sono usciti grazie allo Spirito Santo che ha dato a loro il coraggio della fede. “La paura mi invita a non definire me stesso in base alle per-sone e al riconoscimento da parte loro, non in base alle cose, ma a vedere il fondamento della mia esistenza nella chiarezza e nell’autenticità. E la paura in fondo mi rimanda a Dio come vero fondamento della mia vita. La paura mi invita a vivere nella fiducia di essere sempre nelle mani di Dio, a distaccarmi dalle fissazioni sulle realtà che mi tormentano. La paura dimostra che dipendiamo dall’aiuto di Dio” (a. GrÜN, Piccola scuola delle emozioni, Come i sentimenti pos-sono infonderci vitalità, Queriniana, brescia, 2014, p.12).Quando dunque la paura bussa alla tua porta, manda la fede ad aprire. la paura va affrontata, contrastata a testa alta con la potenza della fede in Cristo Gesù. Egli è con noi, in qualunque momento e luogo. la Parola di Dio, da un capo all’altro della bibbia, dalla Genesi all’apocalisse, ci conforta ripetendo ben 365 volte: non temere! ad ogni giorno dell’anno, basta il suo “non temere”.

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nsiemeIC 23Sondalo, ospedale

quale futuro?

ESERCIzIO 1 ripetere ogni giorno e spesso. “Dio è con me”! “Non temo perché Tu Signore, sei con me”. “Non temere, perché Io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra della mia giustizia” (Isaia 41, 10).la paura è l’arma, il veleno principale che il nemico usa contro il popolo di Dio per impedirgli di adempiere al destino che Dio ha preparato per lui. infatti, oltre ad indebolire il nostro sistema immunitario, la paura uccide soprattutto la fede in Dio. “Ma Dio non ci ha dato uno spirito di paura, ma di forza, di amore e di prudenza” (Timòteo 1,7). Ecco perché Gesù ci incoraggia a camminare nella fede o vivere per fede, ad esercitare la fede: la paura diventa una chiamata alla fede. alla fede nell’amore che Dio ha per noi. Tutto questo è possi-bile quando siamo consapevoli che Dio ci ama, e ci ama in maniera gratuita, incondizionata, completa e totale. Dio Padre è orgoglioso di noi, ha un buon piano per la nostra vita perché siamo stati resi giusti davanti a lui attraverso il Sangue prezioso di Cristo suo amatissimo Figlio. Più comprenderemo queste verità, più saremo consapevoli che la nostra fede si rafforzerà, più coraggiosi saremo. Purtroppo, tante persone hanno paura di Dio, hanno paura che Dio non le ami. anzi dubitano dell’amore di Dio per loro. il fatto che Dio ci ama deve strabiliarci… tanto più siamo coscienti di quanto ci ama, tanto più riusciremo ad esercitare la nostra fede. la fede è appoggiarsi con la nostra intera personalità umana a Dio in assoluta fiducia, in assoluta certezza della sua potenza, saggezza, bontà e amore. la paura è un vicolo cieco, mentre la fede ha sempre un futuro e ci apre sempre orizzonti nuovi. Possiamo gioire nel sapere che Dio è in grado di occuparsi di qualunque situazione stiamo vivendo. È lui che ci fa attraversare le valli oscure di questo periodo così buio e travagliato con la sua mano potente continuando a dirci: “Non temere! Sono con te”.

ESERCIzIO 2 Prestare attenzione a quanto Dio fa di buono e di bello nella nostra vita soprattutto nelle piccole cose (che spesso, noi diamo per scontato) e ringraziarlo dicendo come San Paolo: Grazie Signore, perché “mi ha amato e ha dato se stesso per me”. (Gàlati 2, 20). Pregare col Salmo 27 (26): il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?E col Salmo 23 (22) il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.

Don André (Cappellano Ospedale Morelli)

Riflessione sulla fede

hotel Morelli

ai tempi della tubercolosi, quando il male era ancora espressione di morte, molti degenti nascon-

devano il proprio stato e la degenza in sanatorio scrivendo “Hotel Morelli” sul retro della corrispondenza. anche i ricoverati per il Covid-19, in preda alla sorpresa davanti al destino incerto e al timore di cure dolorose, hanno certa-mente cercato di nascondere qualcosa a se stessi e ai propri cari prima di una prova in molti casi durissima. l’Hotel Morelli, convertito in ospedale Covid, ha scritto ancora una volta, con la gra-fia di medici, infermieri e collaboratori tutti, una bella pagina di competenza professionale, dedizione e umanità. la gratitudine è generale. a metà giugno le comunicazioni dell’azienda sanitaria forniscono il dato di 700 ricoveri Covid con 164 decessi.In queste occasioni va bene anche Sondalo! l’espressione, frequente in questo pe-riodo sulla bocca del popolo sondalino, esprime il rammarico per le previsioni in-certe sul futuro dell’ospedale ed anche, sia detto serenamente, sui limiti di una solidarietà valligiana che dovrebbe es-sere ben maggiore. la destinazione del Morelli a ospedale Covid, con il dirotta-mento delle attività ordinarie a Sondrio (disagi pratici a parte) ha fatto temere che, cessata l’emergenza, vi fosse un ulteriore ridimensionamento dei servizi. in queste settimane di dibattito sul futuro della sanità è stato accolto come un se-gno di speranza la mozione unanime del Consiglio regionale sul mantenimento a

Sondalo dell’Unità spinale, che richiede a sua volta la presenza di alte specia-lizzazioni. il Comitato per la difesa della sanità di montagna e i sei sindaci della C. M. alta Valtellina hanno avuto incontri con la commissione sanità del Consiglio regionale e con il Presidente della re-gione. l’esito degli incontri è stato po-sitivo come hanno riferito ampiamente i giornali locali. la fase di emergenza che abbiamo vissuto in questi mesi ha mes-so a nudo, con brutalità, l’esigenza del rafforzamento dei sistemi sanitari in tutta Europa con la destinazione di risorse in quantità ingente, forse impensabile fino ad ora. È anche vivacissimo il dibattito sul rapporto fra pubblico e privato nella fornitura dei servizi in ospedale e sul ter-ritorio. risorse della Comunità Europea saranno appositamente destinate a que-sti scopi. Sarà possibile assegnare al Morelli un ruolo importante, continuativo, definitivo? il trasferimento del Sanatorio dall’inps alla regione, negli anni 1970, ha lasciato aperto un problema di di-mensioni e quindi di prospettive. anche il livello regionale è parso, più volte, in-sufficiente: l’argomento ritorna e, viste le eccezionali circostanze, potrebbero emergere anche possibilità di soluzione. Non è secondario, fra l’altro, che uno dei grandi temi messi crudamente in luce dall’emergenza sia, in italia, un regio-nalismo da correggere: quindi nuovi rapporti fra Stato e regioni.Dobbiamo confidare in una politica, non solo sanitaria, alta, capace di arrivare a traguardi che le nostre piccole dimen-sioni di popolazione e territorio, da sole, non ci permettono.

Carlo Zubiani

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nsiemeIC 25ANNO DOMINI MMXX ANNO DOMINI MMXX

Corona virus (Covid-19)Continua dal numero precedente

la seconda puntata promessa ai lettori è veramente un debito che mi pesa come un carico di legna

verde, vedrò di pagarlo.

Domenica 15 marzo In serata il tam tam paesano invita a guardare il TG regiona-le della Lombardia. Il servizio è oppor-tunamente dedicato alla pneumologia e alla riabilitazione dei pazienti dopo la fase acuta: anche il Corriere della Sera, nei giorni seguenti, dedica spazio al Mo-relli. La vita continua con l’applicazione di due concetti semplici: primo bisogna aumentare la distanza fra le persone, secondo bisogna stare in casa. Con il primo, la distanza minima fra le persone deve superare il metro: niente strette di mano, baci, abbracci. Lontani per stra-da, nei negozi (quelli aperti), in chiesa, scambi di battute dalle finestre. Tutto sommato ci si riesce. Il secondo ha po-sto problemi maggiori, durata h24: coin-volge propositi e volontà divergenti. “Fi-nalmente leggo quel libro impegnativo, devo sistemare la casa, ho una buona raccolta di film, è quaresima e posso de-dicare un po’ di tempo all’anima”. I pro-positi naufragano frequentemente in un ciondolare fra un locale e l’altro, le suo-nerie dei telefonini grandinano messag-gi Whatsapp dove c’è di tutto: vignette, auguri, video musicali, tormentoni, saluti, pensieri seri e stupidi, preghiere sentite e catene pseudo religiose senza senso. Alla televisione, mancando addirittura gli

spettacoli sportivi e resa quindi ineffica-ce la maggiore arma di distrazione di massa, giganteggia il virus: minuscolo come deve pur essere lo si vede sul-lo sfondo grande come un elefante. Gli psicologi hanno consigliato di spegne-re ogni tanto per non rimbambire oltre l’inevitabile: un influencer raccomanda di non giocare a carte. Speriamo si rife-risca solo alle bettole, almeno il burraco casalingo non sarà soggetto ad autodi-chiarazione! Così si passa lentamente la giornata. A ciascuno la sua esclamazio-ne: in sondalino, “vita straca”.

il contagio, in Valtellina e in paese, ha dimensioni contenute ma il 18 marzo è un giorno triste: ci lascia, a causa del virus, Daniele Villa, che prestava lavoro all’accettazione dell’ospedale. Segue di pochi mesi il papà Tito. Preoccupano le condizioni di salute di don Marco Zubia-ni, ora parroco ad ardenno, ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Gra-vedona: ne uscirà dopo circa un mese.

Mattino del 19 marzo. la giornata ini-zia con le immagini trasmesse alla TV dei convogli militari che allontanano da bergamo le salme, una ferita che rimarrà nella storia italiana (la morte si è ripre-sa la scena). a sera, il partecipatissimo “rosario per l’italia”, su TV 2000, dalla basilica di San Giuseppe al Trionfale (roma) preceduto nelle Parrocchie dal suono delle campane e con invito ad accendere un lume alla finestra.

Sabato 21 marzo. La splendida giornata di sole contrasta con il divieto delle au-torità ad uscire per motivi futili (Jogging, seconde case, baite); vengono sospe-se le attività produttive non essenziali.

La drammatica diffusione del contagio e l’impensato numero dei morti sono impressionanti. L’isolamento nelle case continua: muta l’aspetto delle persone. Da una ventina di giorni i parrucchieri sono chiusi con conseguenze evidenti nel look di maschi e femmine. Si vive sempre insieme. Il tasso di sopportazio-ne, virtù individuale, è funzione di fatto-ri oggettivi: va anche a metro quadro, chi dispone di qualche locale in più si sopporta meglio dei reclusi in un mo-nolocale. L’interesse per la ripresa del campionato di calcio e lo svolgimento delle Olimpiadi è a zero.

Lunedi 23 marzo. I giornali riportano la notizia, smentita nei giorni successivi, che all’ospedale di Sondalo arriverà per-sonale medico e paramedico russo per aiutare nella cura dei pazienti. Intanto fa il giro dei media l’inno nazionale cantato in corridoio da una donna medico prima di entrare in servizio. Continua la “ma-gra quaresima” casalinga: il contagio in paese e in Valtellina ha numeri ancora limitati ma la sofferenza c’è, bisogna avere pazienza.

La situazione generale è grave. Il vo-stro diligente cronista prende nota, 25 marzo, del consiglio che il Ministero dell’Istruzione rivolge a studenti e citta-dini di “leggere, oggi alle 12, l’Alighieri”. (Copet)

le trasmissioni religiose via TV hanno un successo importante: detto del rosario per l’italia, mercoledì 25 marzo è stata la volta ancora della recita del rosario da uno splendido santuario di brescia e poi venerdì 27 della preghiera del papa da Piazza San Pietro con benedizione

urbi et orbi. il mondo cattolico “scopre” di avere un’emittente le cui trasmissioni registrano successi di ascolto. la “reli-giosità televisiva” e l’uso degli strumenti disponibili meriteranno qualche atten-zione anche in tempi ordinari. Nella ca-lamità sono uno strumento per sentirci popolo di Dio.

La quarantena universale potrebbe essere tempo di lettura: certamente si scrive. Il cronista ha colto tre filoni: il rac-conto d’occasione (tipo “l’amore al tem-po del virus”), il saggio dello specialista virologo che scrive tutto quanto (non) sa della bestia ed infine lo scritto profetico dell’economista/politico/sociologo che, dotato di potente telescopio, guarda ol-tre e sa cosa si deve fare ad emergen-

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za finita nell’economia, nella politica e nell’universo mondo. Sia lode ad Andrea Vitali da Bellano che è ritornato a fare il medico di famiglia abbandonando la sua alluvionale produzione letteraria (si pensa temporaneamente). A proposito di letture/passatempo, per molti, la Set-timana enigmistica, sviscerata in ogni pagina, non ha più segreti. Ogni tanto si può riflettere. Nell’emergenza sono d’ uso generalizzato due termini: guerra e scienza. Sul primo, guerra, il vostro cronista avrebbe un’ osservazione: per descrivere l’impegno di chi lavora negli ospedali (e non solo) bastano i termini competenza, dedizione, senso del do-vere, impegno, spirito di sacrificio, co-raggio, umanità magari con un agget-tivo che li rafforzi. La guerra è il tempo dell’odio: cosa c’entra questo sentimen-to nelle giornate che stiamo vivendo?

la Diocesi di Como diffonde un sussi-dio per le celebrazioni della settimana santa: tutte senza fedeli…la domenica triste degli Ulivi, Passione di Cristo e di Milano di manzoniana memoria viene riesumata dai ricordi scolastici. le par-rocchie si preparano per trasmettere i riti via streaming. la Provincia (30 mar-zo) riporta i dati dell’ospedale Morelli. i pazienti Covid-19 ricoverati in un mese sono stati 382: l’impegno dei sanitari è strenuo.

Il cronista ha fatto un sogno. Ha eluso la occhiuta sorveglianza dei carabinieri forestali e ha preso la via del bosco. Ha camminato con gusto e raccolto ogni ge-nere di essenze medicinali: licheni alla Sassa, erba iva in val Radega, radici di genziana a Madrisio, fiori d’arnica ai Ber-lent, malva nell’orto. Giunto a casa (ah gran bontà delle cure non globalizzate!) una donna anziana, avvalendosi di an-notazioni a margine della Rezia Agricola del 1937, ha confezionato pomate, infusi e tisane. Colpo di scena: il cronista, in sogno, vede sparire la vecchina ed ap-parire la candida Barbara D’Urso, pro-prio lei, con la gonna corta di ieri alla TV, occupata ad assistere un gruppo di coscritti: sfrega la pomata sul petto ad A., fa ingurgitare la tisana a E. e via via amorevolmente cura e conforta gli altri. I familiari del cronista, visibilmente scossi al racconto del sogno, ne Whatsappano il testo ad una psicologa che promette di pensarci. A sera risponde di avere un poco di pazienza- 36, 48 ore - in fondo si avvicina il primo aprile.

il virus si diffonde nel mondo e il cronista, che non passa il suo isolamento sotto

una gerla, osserva e annota. E’ un po’ preoccupato per un ammalato impor-tante: dai comportamenti internazionali coglie che la democrazia è sulla so-glia della terapia intensiva. le nazioni dell’Europa occidentale e le istituzioni europee potrebbero avere il grande ruo-lo di curarla, riabilitarla e poi farla cre-scere. altrimenti la diamo vinta al virus: la forza e la prepotenza prevarranno nei comportamenti economici, politici e so-ciali. le avvisaglie si vedono in molte parti del mondo.

3 aprile. Le istituzioni comunicano che le misure di isolamento continueranno ancora per un mese. Per il bene di tutti si deve fare così. Ieri sera il cronista, in un momento di sconforto, ha mandato a quel paese il lavoro da casa. Vada per altri adempimenti e lavori, ma come è possibile fare cronaca paesana sen-za uscire, senza commentare col vicino di casa la crescita della prima insalata, senza cogliere la battuta davanti alle locandine dei giornali, senza captare almeno una piccola maldicenza quo-tidiana? È esattamente come cucinare senza sale: al sa de’ negot. Non invidio i corrispondenti dei giornali locali. Sono costretti alla cucina degli avanzi, cioè a rifriggere come possono quanto hanno in memoria: buon smart working anche a loro! Interrompo per andare dal ma-cellaio: con volto coperto e guanti ho l’aspetto di un rapinatore.Finalmente, caro lettore, ho maturato il pensiero sulla scienza: questa ha un suo metodo. Lo scienziato studia, acquisisce dati, li confronta, formula teorie, effet-tua esperimenti. Prima dell’esperimen-to buono incorre in errori anche tragici,

raramente la scoperta è individuale e spesso è il risultato di una vita intera, avara di soddisfazioni e di soldi. Gli affari li faranno gli utilizzatori dell’idea buona. Tutto diverso dalle nostre attese di oggi: ad ogni TG e talk show vogliamo sape-re quando arriva (stasera, domattina?) il farmaco risolutore, il vaccino, un ritro-vato qualunque che ci liberi dal male in generale e poi da guanti, mascherine e altri accidenti che stanno affaticando le nostre giornate di riposo forzato. Vo-gliamo mettere il turbo alla scienza con un solo problema: la turboscienza non esiste.

5 aprile. inizia la settimana santa streaming/facebook: le funzioni, cele-brate in parrocchia, senza fedeli, sono trasmesse via etere. Subito il messaggio u

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di riscontro: da Parigi ho potuto seguire la messa sondalina. riprendo un pen-siero da a. Polito sul Corriere della Sera: “Questa è forse la prima volta dall’editto di Costantino che in italia si celebrerà la Pasqua a porte chiuse. Seguiremo la via Crucis in streaming, invece che nel-le mille processioni popolari del venerdì santo. Pregheremo magari “in bagno o in cucina” come dice Fiorello. Ma ci basta sentire ogni giorno il suono delle cam-pane, di nuovo riconoscibile nel silen-zio delle nostre città, per capire che non sarà la stessa cosa, perché “ecclesia” vuol dire comunità.”

Lunedì 6 aprile. Il Consiglio Comunale, radunato in video conferenza, approva il bilancio di previsione per l’anno 2020. I sindaci dell’Alta Valtellina esprimono preoccupazione per il numero elevato dei contagiati, che è necessario rilevare con sicurezza: soprattutto nel bormiese si scontano i contatti dell’ultima parte

della stagione turistica. Continua l’atti-vità scolastica on-line: il tutti promossi decretato dal governo parifica la dispo-nibilità dei mezzi di apprendimento, non la preparazione, evidentemente.

8 aprile. la Diocesi diffonde la notizia della morte, a causa del virus, di Don renato lanzetti, Vicario generale, fino a qualche anno fa Parroco di Grosio e nostro Vicario Foraneo.

Giorno di Pasqua. il cronista riporta due citazioni. la prima da un libro sull’in-fluenza spagnola degli anni 1918/19: i sopravvissuti fra gli yupik, popolazione dell’alaska, ricordano quel periodo, che loro affrontarono completamente indifesi, con un termine che viene tradotto ap-prossimativamente “un lungo periodo di morte”. Sul Settimanale della Diocesi, l’editoriale ricorda che non è la prima volta che la Pasqua viene celebrata a porte chiuse. Dal Vangelo di Giovanni:

“mentre erano chiuse le porte dove si trovavano i discepoli per timore dei Giu-dei” Gesù irrompe nel Cenacolo e saluta “Pace a voi”. il cronista non trova miglio-re augurio. in serata si diffonde la noti-zia della morte del dott. Fabio rubino, Primario delle cure Palliative. i giornali riportano la notizia della visita al Morelli per il ringraziamento a tutti gli operatori compiuta dal sindaco. brava!

Un pensiero leggero per Pasquetta. Oggi non escono i giornali quotidiani come da tradizione. Sia encomio solen-ne ai redattori della Gazzetta dello sport. In questo periodo non rotola una palla e non gira una ruota (presenti in quasi tutti gli sport), ebbene non hanno perso un colpo e tutti i giorni sono usciti col gior-nale. Questa si che è degna di chiamarsi creatività! Argomenti più seri: i sondalini attualmente colpiti dal virus sarebbero 19 ( si usa il condizionale perché i nume-ri di questi tempi sono un po’ ballerini) e grazie alle cautele finora adottate, il virus è stato tenuto fuori dalla casa di riposo.in italia si discute della fase due, cioè di come fare a recuperare un po’ di norma-lità almeno nel lavoro: tutti dicono la loro e il cronista non può riportare le diverse decine di opinioni. Si limita alle dichia-razioni di Frau Ursula Van Der Leyen, sessantaduenne presidente della Com-missione Europea, che dice due cose chiare. Consiglia a tutti di non prenotare le vacanze e agli anziani (cioè dai ses-santacinquenni in su) di limitare la vita sociale per tutto l’anno sperando che arrivi il vaccino. la Frau non è partico-larmente simpatica, ma accanto al suo articolo si trovano quasi mille consensi e zero contrarietà: ciò fa pensare che

dire le cose chiare sia ancora un valore apprezzato. aspettiamoci un anno diffi-cile, ancora.

PENSIERO fINALE.il cronista pensa di aver esaurito il suo compito: ci sarebbero altre cose da rac-contare ma sarebbero ripetizioni. Quan-do sarà possibile… è la premessa di ogni ragionamento civile, religioso, di vita comune. Quando sarà possibile, per un po’ bisognerà recuperare il pas-sato: funerali, matrimoni, battesimi, ri-correnze, feste di compleanno, di laurea e via dicendo. Tutto bello e giusto ma è appunto la sistemazione del passato. E il futuro? Si dice che cambierà tutto. Staremo a vedere, ma questa è un’altra storia, estranea ai compiti del povero cronista che, esausto, conclude qui il suo compito.

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nsiemeIC 31Testimonianza

dal MorelliTestimonianza dal Morelli

Il tuo amore è per sempre

ospitiamo una preziosa “Via crucis 2020” che è stata do-nata da un operatore sanitario dell’ospedale Morelli ad un gruppo di amici in occasione della Santa Pasqua.

Una profonda testimonianza di fede che, volentieri, vogliamo condividere con i lettori.

Carissimi amici provo a condividere alcuni momenti vissuti in questi giorni e, come mi ha suggerito [...], scrivo qualche pensiero prima che tutto passi e si perda… Esco di casa che è notte fonda per iniziare il mio turno a mezza-notte, fuori fa freddo, poche luci ancora accese, tutto è immerso nel silenzio. A cento metri da casa c’è il posto di blocco dei cara-binieri, mi fermano, dico chi sono e dove sto andando, scambio due parole e poi mi lasciano passare. Anche per loro sono giorni faticosi, ore e ore sulla strada… per noi. Arrivo in ospedale con un certo anticipo, bevo un caffè per stare sveglio ed entro in reparto con altri tre colleghi. Sembra una notte tranquilla. Il tempo non passa mai, soprattutto dentro le tute protettive che ti fanno sudare, con le mani costrette da tre paia di guanti, il respiro che manca stoppato da mascherina, visiera protettiva e con gli occhiali che si appannano … Fatte le nostre cose di routine si parla del più e del meno, a volte sono stupidate per sdrammatizzare a volte ci si confronta su cose serie … Ad un certo punto un giovane

collega nota la presenza del crocifisso sulla parete della medicheria, mi dice che andrebbe tolto perché siamo nel pubblico e va conside-rato il “ laicismo” dello Stato … Io mi limito solo a rispondergli con una domanda: “Ma che fastidio dà? Non fa del male a nessuno…” poi il discorso finisce lì. Da questo momento inizia però la mia riflessione in-teriore … Oggi è Venerdì

Santo ed io che cristiano sono? Non mi sono neanche accorto di quel crocifis-so… dato per scontato, abbandonato, rinnegato, arredamento abituale … mi sono sentito come Pietro quando ha cantato il gallo. Quel crocifisso di legno e metallo fuso non serve a niente se non diventa carne, se non mi porta nella realtà attuale che stiamo vivendo insieme. Non basta guardare la croce devo provare a guardare dalla croce, attraverso la croce…come dal buco di una serratura. Gesù come sono cieco!

In questi giorni il reparto fortunata-mente si è un po’ svuotato, qualcuno è stato dimesso, qualcuno trasferito perché in miglioramento, troppi (in media 1 al giorno) non ce l’hanno fatta e sono morti. Mi accorgo che in reparto ho 14 pazienti (10 uomini e 4 donne), proprio come le stazioni della via crucis.

Prima stazione: Gesù è condannato a morteal n.8 c’è il sig. Antonio è molto anziano è allettato già da parec-chi giorni, va aiutato un po’ per tutto …a lavarsi, a mangiare, a sistemarsi i cuscini. Penso a come sia brutto essere condannati ad un letto d’ospedale, lontani dagli affetti, dalle proprie abitudini e dalle proprie cose …

Seconda stazione: Gesù porta la croce al Calvarioal n. 12 c’è la sig.ra Maria è vedova, alcuni anni fa le è morto un figlio in un incidente, è una donna già provata dalla sofferenza. Questa notte riposa tranquilla, ma di giorno è preoccupata per la lontananza dai suoi cari. ogni giorno facciamo in modo che possa “incontrarli” con le videochiamate.

Terza stazione: Gesù cade la prima voltaal letto n.7 c’è il sig. Oreste dopo 4 settimane di ricovero era stato dimesso perché stava meglio, ma tornato a casa ha avuto di nuovo disturbi ed ha dovuto di nuovo lasciare i suoi cari e tor-nare in ospedale. Dorme ma è tutto di traverso, cerchiamo senza disturbarlo di posizionarlo … affinché non si trovi sul pavimento. u

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nsiemeIC 33Testimonianza

dal MorelliTestimonianza dal Morelli

Quarta stazione: Gesù incontra sua madreal n. 23 c’è il sig. Riccardo, non si lamenta mai nonostante abbia la ventilazione parecchie ore al giorno e alti flussi di ossigeno. ogni giorno aspetta quel momento di videochiamata per dire alla sua sposa che le vuole bene e che tornerà presto.

Quinta stazione: Gesù è aiutato da Simone di Cireneal n. 11 c’è la sig.ra Elisa. ieri sera riferiva un fastidioso dolore, le abbiamo somministrato un analgesico e per fortuna riposa.

Sesta stazione: Una donna asciuga il volto di Gesù al n. 14 c’è la sig.ra Piera. in questo momento è stabile, certo potrebbe stare meglio se non fosse infastidita dalla compagna di stanza, ma non si lamenta e sembra comunque avere un at-teggiamento compassionevole verso la vicina.

Settima stazione: Gesù cade la seconda voltaal letto n.9 c’è il sig. Egidio. in genere, nonostante non sia par-ticolarmente anziano è spesso confuso, si toglie l’ossigeno e a volte vaga per il reparto. È già caduto una volta, ma contenerlo lo metterebbe ancor più in pericolo. lo controlliamo spesso e lo riaccompagniamo in camera quando non la trova.

ottava stazione: Gesù incontra le donne in piantoal n. 19 c’è il sig. Rino è giovane e viene dalla bergamasca, è arrivato da alcuni giorni dalla rianimazione, tracheostomizzato, anche se clinicamente va meglio racconta del dramma della sua famiglia, si sono infettati in 20, di alcuni non ha notizie, piange ricordando suo cugino che non ce l’ha fatta. racconta di suo padre, del suo lavoro di rivenditore di piastrelle, piange. lo siste-miamo nel letto, ma non chiude occhio se non quando è sfinito.

Nona stazione: Gesù cade la terza voltaal n. 13 c’è la sig.ra Silvia. Non dorme, è preoccupata e agitata, vorrebbe uscire dal letto pur non essendo in grado di stare in piedi … ha le braccia piene di ematomi per i numerosi prelievi e chiama in continuazione per ogni cosa.

Decima stazione: Gesù è spogliato dalle vestial letto n. 2 c’è il sig. Enea è abbastanza giovane, arriva dalla rianimazione dove ha passato alcuni giorni intubato, è vigile e orientato, ma impaurito, Ha visto la morte da vicino, riferisce di aver alcuni buchi nella memoria. Non fa che ringraziare per ogni cosa e riferisce un gran disagio e vergogna quando dobbiamo svestirlo per cambiarlo. lo rassicuriamo e cerchiamo di agire con delicatezza, mettiamo la crema sulle parti arrossate.

Undicesima stazione: Gesù è crocifisso al n. 21 c’è il sig. Mario, è arrivato ieri dalla rianimazione, tra-cheostomizzato. riesce a farsi capire a fatica, ma è il suo corpo che parla: ha ferite al volto, in particolare al mento e allo sterno dovute al lungo posizionamento prono che si è reso necessitato nelle scorse settimane

Dodicesima stazione: Gesù muore in croceal n. 10 c’è il sig. Paolo. Non so niente della sua storia, è un paziente in sedazione, le sue condizione sono disperate, non è cosciente respira a fatica e in modo superficiale … aspettiamo che muoia. lo guardo, recito a mente una preghiera e gli traccio una croce sulla fronte.

Tredicesima stazione: Gesù è deposto dalla croce al n. 15 c’è il sig. Roberto. È un medico, uno di noi, che si è infetta-to sul lavoro, rispetto ad altri ha sintomi lievi, ma psicologicamente è distrutto. Ha dato tutto il suo tempo, la sua professionalità per curare gli altri, adesso si trova recluso ed isolato nella stessa camera e nello stesso letto di quei pazienti che ha curato. Sa perfettamente la situazione ed è preoccupato che ci possiamo infettare anche noi.

Quattordicesima stazione: Gesù è deposto nel sepolcroal n. 26 c’è il sig. Enrico è abbastanza giovane, è arrivato dalla rianimazione dopo diversi giorni di intubazione; adesso il peggio è passato, sta migliorando, ma commuove sentirlo raccontare di chi non ce l’ha fatta e moriva nei letti accanto. Dice sempre che è fortunato e gli è stata data una seconda vita da non sprecare.

Quindicesima stazione: Gesù risorge da morteÈ l’alba ho quasi finito il mio turno nel reparto CoViD-19 al secon-do piano dell’ospedale di Sondalo, il giorno comincia a prevalere sulla notte…Questo è il cammino verso la Pasqua che ci è dato da vivere in questi giorni di preoccupazione, di dolore e di lacrime… ancora non sappiamo cosa verrà dopo, ma crediamo nel suo vero si-gnificato: passaggio dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita eterna. Confidando nella presenza viva del risorto auguro con […] e i nostri ragazzi una bUoNa PaSQUa a ciascuno di voi.

P.S. quello che ho scritto è tutto vero tranne i nomi delle perso-ne…ho pensato che le loro iniziali potessero essere il vero titolo di questa pseudo- via crucis.

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nsiemeIC 35Iniziative

di solidarietàTestimonianza di un’universitaria

Solidarietà per tutti

il termine oggi di maggiore uso per esprimere l’esigenza di un collante sociale è SoliDariETÀ che è tipico della cultura e della fede cristiana ma è anche capace di essere universale.

È bello anche pensare all’etimologia di questa parola che ha nel termine SoliDo il suo fondamento. Si potrebbe andare anche oltre per dire che la solidarietà rende solido il nostro quotidiano, il nostro vivere comune, quando diventa stile di vita, che parte sempre da tanti piccoli gesti che non attendono ricompensa, ma sono liberamente donati nella GraTUiTÀ che è il loro vero valore. Ci piace guardare avanti con qualche esempio e proposta già mature e in sviluppo.

OSPEDALE DI SONDALO. LA DONAzIONE DEI PRETIVenerdì 15 maggio il Direttore della Caritas diocesana roberto bernasconi con il vicedirettore don augusto bormolini hanno consegnato all’ospedale alcuni macchinari, acquistati grazie alla donazione attivata dai sacerdoti della Provincia di Sondrio in segno di gratitudine anche per le cure prestate a diversi con-fratelli sacerdoti e a tanti fedeli delle loro Parrocchie. la raccolta ha superato i sessantamila euro con il versamento di un mese di stipendio dei preti ed altre offerte. le dotazioni sanitarie saranno naturalmente utili anche per cure diverse da quelle Covid. l’inizia-tiva è ampiamente descritta nel numero 26 del settimanale della diocesi. Poiché si è registrato un significativo avanzo, i pro-motori ne hanno disposto la destinazione al fondo di So-lidarietà Famiglia, Lavoro 2020 attivato dalla Diocesi di Como con Caritas, Pasto-rale Sociale e del lavoro in-sieme a realtà del laicato cat-tolico (sono una cinquantina di associazioni raccolte nella consulta diocesana delle as-sociazioni laicali) a sostegno delle famiglie in difficoltà per la crisi. l’iniziativa, già esi-stente, è riproposta quest’an-no in memoria di Don renato

Studiare ai tempi del coronavirus

Sveglia alle 7, corsa alla metro spe-rando di riuscire a salire, lezioni dalle 8 di mattina alle 6 di sera.

Questa era la vita di noi universitari pri-ma dell’inizio della pandemia; l’univer-sità e le biblioteche erano le nostre se-conde case, i compagni di corso i nuovi compagni d’avventura ed ora? lezioni in camera o in cucina mentre la nonna prepara il pranzo e il computer come strumento indispensabile. l’emergen-za Coronavirus ha costretto noi giovani studenti a cambiare inevitabilmente le abitudini quotidiane e lo stile di vita.Dal 22 febbraio (due giorni prima dell’inizio del secondo semestre in mol-te università) le autorità hanno disposto misure straordinarie e, salvo nuove di-sposizioni, le attività sarebbero dovute riprendere la settimana successiva. Ma, ahimè, la sessione estiva è iniziata e noi studenti non abbiamo fatto ritorno nelle enormi aule universitarie.Sono al primo anno in Cattolica alla facoltà di lettere e Filosofia, corso di laurea linguaggi dei media e per noi le lezioni online sono iniziate con due settimane di ritardo: 14 giorni in cui ci siamo trovati in una situazione di stallo, in cui la domanda che ci siamo posti più e più volte è stata “Dobbiamo iniziare a prendere in considerazione l’idea di spostare i nostri traguardi formativi?”. lungi dal me il voler colpevolizzare qualcuno per una situazione di cui nes-

suno ha colpa: era ben chiaro che le autorità Universitarie si sono trovate ad affrontare una situazione senza prece-denti con problemi che vanno ben oltre il singolo esame, come ad esempio la sospensione di moltissime sedute di laurea. Sarebbe stato quindi assurdo e pretenzioso aspettarsi una totale rior-ganizzazione in tempo di record. alla fine, con un po’ di ritardo, tutti ab-biamo iniziato a lavorare facendo del nostro meglio per far fronte a diversi problemi che la tecnologia di oggi por-ta con sé e non sempre è stata una passeggiata. Tuttavia siamo riusciti ad iniziare la tanto temuta sessione estiva giusto in concomitanza con l’inizio della fase 2. Quindi, se credete che questa situazione sia stata dura per tutti pen-sate a noi universitari che dopo mesi chiusi in casa, adesso che avremmo la possibilità di uscire siamo seduti su una sedia, davanti alla scrivania tra una pagina di diritto privato, un capitolo di anatomia, mezzo paragrafo di analisi e un romanzo di letteratura. Scherzi a parte, i giorni che abbiamo vis-suto e stiamo vivendo sono particolari, difficili, nessuno si aspettava di viver-li, ma proviamo a guardare il bicchie-re mezzo pieno; tra gli aspetti positivi possiamo dire che grazie al maggiori tempo a disposizione abbiamo avuto la possibilità di riscoprire rapporti spesso trascurati in famiglia, abbiamo avuto la possibilità di incrementare le nostre ca-pacità tecnologiche e, perché no, noi studenti di qualsiasi fascia d’età abbia-mo capito che forse passare quelle 5 ore o più tra i banchi non è poi così male.

Alessia Giordanou

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nsiemeIC 37L’intervistaIniziative di solidarietà

lanzetti e di tutte le vittime del Coronavirus. Per chi è interessato si fornisce l’indirizzo mail tanto per informarsi sulle modalità di versamento, fondo lavoro@diocesi di como.it tel. 031 0353533, che sulle richieste di aiuto. il Fondo diocesano può venire in aiuto a situazioni di difficoltà che possono anche esserci nelle nostre comunità (perdita del lavoro, malattia, ecc) e per le quali si chiede di portarle a conoscenza, con la dovuta riservatezza, ai sacerdoti della nostra comunità pastorale. anche le sedi delle organizzazioni laicali che sostengono l’iniziativa sono a disposi-zione: azione cattolica, acli, Cif, Forum Famiglie, Focolari, Ucid…

fONDO DI RINUNCIA E SOLIDARIETàNella nostra parrocchia dall’anno 2000, è nato un fondo di rinuncia e solidarietà costituito da un gruppo di famiglie che, pur cambian-do nel corso degli anni, mantiene fede all’impegno di accantonare giornalmente una piccola somma frutto della rinuncia a qualche spesa superflua. a fine anno viene sempre raccolta un’importante somma destinata, come da regolamento interno, per una metà al sostengo di iniziative e/o spese della nostra parrocchia e per l’altra metà per opere di carità e missioni. Per l’anno in corso si è deciso già di contribuire per una quota al Fondo di Solidarietà Famiglie, lavoro 2020, in memoria del sacerdote Don renato lanzetti che non ha mai mancato, nel suo ruolo di vicario foraneo, di prendersi cura delle nostre comunità nei momenti di passaggio delle consegne dei diversi sacerdoti che si sono succeduti negli ultimi anni.

CARITAS – ESTATE 2020la Caritas Parrocchiale continua la sua attività di apertura e ritiro/consegna materiali di ogni genere (abiti, scarpe, libri, giochi, articoli per la casa) su chiamata al numero di cell.347-7356470 della responsabile, che fissa di volta in volta gli appuntamenti. Per l’estate il desiderio sarebbe quello di poter organizzare un MErCaTiNo DEll’USaTo per una raCColTa FoNDi SoliDalE in aiuto della Comunità per le persone che in questo momen-to necessitano “di una mano” considerata la situazione. Se ci saranno le condizioni e le disposizioni lo permetteranno al più presto vi sarà comunicata data e modalità dell’iniziativa. Saremo veramente lieti di fare questa piccola opera di carità, confidando sulla vostra partecipazione e generosità. Un ringraziamento a tutti coloro che con un semplice gesto, permettono ad altri di riceverne un beneficio.

Dalla gestione dell’emergenza a una nuova normalitàIntervista di Orsola Genovese al Direttore Sanitario della RSA di Sondalo, Dr.ssa Nora Partesana

la pandemia di CoViD-19 del 2019-2020 è la pandemia attualmente in corso della cosiddetta “malattia da nuovo coronavirus”, chiamata CoViD-19 e provocata dal virus SarS-CoV-2. i primi casi hanno coinvolto principalmente lavoratori del mer-cato umido di Wuhan in Cina, in cui si vendevano pesce e altri animali, anche vivi. Nelle prime settimane di gennaio 2020 gli scienziati hanno individuato in questi soggetti strane polmoniti causate da un nuovo coronavirus, designato SarS-CoV-2 (coronavirus 2 da sindrome respiratoria acuta grave). alla fine di gennaio non erano ancora state ben determinate le caratteristiche del virus, sebbene fosse accertata la capacità di trasmettersi da persona a persona e permanevano incertezze sulle esatte modalità di trasmissione e capacità di creare danno. la malattia associata è stata riconosciuta con il nome di CoViD-19. Dalla metà di gennaio 2020, si sono riscontrati i primi casi anche al di fuori della Cina, portati dai viaggiatori internazio-nali, principalmente verso le nazioni grandi partner commerciali del Paese. i primi segni della diffusione del virus in italia si sono avuti il 31 gennaio 2020, quando due turisti cinesi sono risultati positivi per il SarS-CoV-2 a roma. Un gruppo non associato di casi CoViD-19 è stato successivamente rilevato in lombardia e in Veneto. il 30 gennaio l’organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che il nuovo focolaio di coronavirus è un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. l’11 marzo l’oMS dichiara la pandemia.

Come è stata affrontata l’emergenza COVID-19 all’interno della RSA? l’emergenza sanitaria CoViD-19 in rSa è stata affrontata preva-lentemente cercando di proteggere i nostri ospiti anche se questo ha significato privarli, da subito, delle visite dei loro cari. infatti dagli inizi di marzo alla rSa è vietato l’accesso a persone esterne che non siano operatori sanitari; ovviamente sempre dagli inizi del mese di marzo non sono più state concesse ai nostri anziani uscite dalla struttura. Si è provveduto, attraverso una corretta procedura, ad individuare un luogo idoneo per l’eventuale isola-mento della persona in caso di comparsa di febbre o altri sintomi u

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nsiemeIC 39L’intervista

di sospetto CoViD-19. Si è raccomandato a tutti gli operatori sanitari di rispettare le regole a tutti note (lavaggio mani, distan-ziamento sociale, utilizzo della mascherina chirurgica) anche al di fuori del luogo e dell’orario di lavoro.il personale sanitario e non, è stato pre-parato ed istruito per affrontare questa nuova e grave situazione. Per quanto concerne la formazione del personale si è provveduto attraverso riunioni in piccoli gruppi insistendo sull’utilizzo corretto dei

DPi (Dispositivi di Protezione individuale) cioè camici monouso e guanti (quando indicati), mascherine e altri presidi che il personale ha indossato come protezione per la propria salute e sicurezza nei confronti degli ospiti. inoltre il personale infermieristico ha seguito corsi di Formazione a di-stanza e video-conferenze sull’argomento, tenuti da esperti di questa patologia.

Quali difficoltà avete incontrato in questo periodo? inizialmente c’è stato qualche problema nell’approvvigionamento delle mascherine, ma il direttore amministrativo della Fondazione si è dato subito da fare al fine di reperire i DPi ed in pochi giorni è stato possibile fornire ad ogni operatore una mascherina chi-rurgica ad ogni turno. anche le mascherine FFP2, da utilizzare in caso di sospetti contagi, sono state disponibili sin dall’inizio dell’emergenza. la fondazione ha provveduto, appena possi-bile, alla sanificazione degli spazi comuni e recentemente con l’ausilio dell’esercito sono stati sanificati i pavimenti delle camere di degenza. all’interno della struttura sono state riorganizzate le attività in modo da consentire, per quanto possibile, maggior distanziamento tra gli ospiti, in sala da pranzo, nel salone e in palestra. le assenze del personale sanitario dovute a malattia di vario genere sono state veramente poche e questo ha contribuito a non creare ulteriori disagi.

I vostri ospiti quali cambiamenti hanno dovuto affrontare in questo periodo? i nostri ospiti sono stati bravissimi, si sono subito adeguati alle nuove regole. abbiamo fatto in modo che mantenessero i con-tatti con i propri cari tramite telefonate, videochiamate e invio di fotografie. Questo è stato facilitato dall’utilizzo del tablet che la banca Popolare di Sondrio ha donato a tutte le rSa della pro-

vincia. all’inizio del mese di maggio, quando abbiamo avuto la possibilità di eseguire i tamponi, questi sono stati effettuati su tutti gli anziani ospitati in struttura e sono risultati tutti 48 negativi. anche tutti gli operatori sanitari sono stati sottoposti a tampone con esito favorevole.

Nora, come hai vissuto questa inaspettata emergenza? Questo per me è stato un periodo molto impegnativo, carico di responsabilità e di stress. Fino ad ora non abbiamo avuto nessuno caso di CoViD-19 tra i nostri ospiti, ma questo non ci deve indur-re ad abbassare la guardia; le restrizioni e le distanze restano, perché non siamo ancora fuori pericolo Credo che la decisione, condivisa con il consiglio di amministrazione della Fondazione Siccardi, di aver chiuso tempestivamente la struttura a persone esterne lasciando accedere solamente il personale addetto, in-sieme ad un po’ di fortuna, abbia permesso di proteggere fino ad oggi i nostri anziani dal “malefico virus” e sono convinta che sia stata la soluzione più adeguata.

Il dopo come sarà gestito?Siamo in attesa di nuove disposizioni per poter riaprire, con le do-vute precauzioni e modalità, le porte della struttura per accogliere nuovi utenti, vista anche la lista d’attesa esistente oltre ai visitatori.Non è certamente ancora il momento di abbracci e carezze ma, soprattutto per i nostri anziani, anche solo poter vedere e parlare con un loro familiare sarebbe di grande aiuto e conforto. Speriamo che questo possa realizzarsi al più presto.

Dalle sue parole emerge gratitudine verso il personaleSì, vorrei ringraziare tutto il personale che a vario titolo opera all’in-terno della nostra rSa per la responsabilità e la professionalità dimostrate anche in questa situazione di emergenza. È grazie agli operatori se i familiari han-no avuto e hanno tuttora la possibilità di restare in contatto, a distanza, con i loro cari, attraverso telefonate e video-chiamate, nel corso delle quali vengo-no costantemente rassicurati sulle loro condizioni di salute.È doveroso anche un ringraziamento alle famiglie degli ospiti per il corretto com-portamento osservato in questa emer-genza dimostrando così di aver compre-so e condiviso le nostre scelte.

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nsiemeIC 41La voce della storia La voce della storia

Verso il XX secoloPrima parte

Quando l’avvocato luigi Torelli viene nominato governatore della Valtellina trova una situazione di grande povertà. Nel breve periodo del suo governatorato (dic.1859-mar.1961)

riordina le istituzioni e avvia una serie di iniziative che favoriscono il progresso sociale ed economico della valle.

ISTRUzIONECon l’annessione della lombardia al regno d’italia, entra in vigore nel 1860 la legge Casati, con l’obbligo ai Comuni di creare e man-tenere una scuola elementare obbligatoria di due classi inferiori i e ii, oltre a due superiori iii e iV. istituisce, l’obbligo scolastico per i fanciulli che abitano nelle piccole comunità prive di strade o mezzi di trasporto, le pluriclassi: più classi con un solo o più maestri in modo da estendere l’istruzione su tutto il territorio.in un primo tempo i maestri avevano una preparazione appros-simativa e non possedevano un adeguato metodo didattico: di conseguenza l’insegnamento era poco efficace e i ragazzi impie-gavano molto tempo per imparare. la frequenza scolastica era limitata ai mesi invernali, quando gli alunni non erano impegnati nei lavori agricoli o andavano in montagna per la cura del bestia-me. i Comuni erano poveri, con poca disponibilità di denaro sia per le strutture scolastiche che per la retribuzione dei maestri. Nel periodo tra il 1860-1873 le nostre scuole elementari comunali hanno un notevole incremento e miglioramento, passando da 374 a 584 e gli alunni da 7180 a 24144.il merito di tutto ciò è da attribuire al provveditore agli studi Paolo Delfino che dà alle scuole pubbliche della Valtellina una struttura ed un indirizzo pedagogico con la compilazione di un program-ma didattico, un calendario scolastico e per la preparazione dei maestri istituisce a Sondrio una scuola magistrale. Va sottolineato che la riforma scolastica si è potuta attuare soprattutto per l’aiuto dato dalle autorità civili dai sacerdoti e dalle famiglie che, con grande senso civico, hanno favorito un’alta frequenza scolastica. la nostra Provincia, nei primi anni del 1900, deteneva il primato nazionale per l’istruzione elementare.il consiglio comunale di Sondalo delibera nel 1868 di demolire la vecchia casa comunale prospiciente la piazza e di costruire al suo posto una sede più idonea da adibire a municipio e della scuola elementare, con ingressi indipendenti.

i lavori, iniziati nel 1871, vengono ultimati due anni dopo, secondo le memorie del canonico Fanti con una spesa di 18159 lire italiane. le nostre scuole elementari hanno avuto questa sede stabile e decorosa a decorrere dal 1873.la fotografia riportata alle pagine successive mostra un certificato di esami, del 1904, di una classe seconda inferiore della scuola pubblica elementare del Comune di Sondalo che rispecchia la nostra situazione scolastica. la commissione era composta dal sacerdote Stefano Serponti e da due ben noti maestri, attilio Kofler ed Ermenegilda Muscetti “Gilda di Pitor” (mia maestra in prima elementare nel 1932) che hanno insegnato a diverse generazioni di Sondalini. le classi erano suddivise in sezioni maschili e fem-minili, mentre le prove di esame erano sia scritte che orali. Tra le materie di esame richiama l’attenzione la calligrafia: l’aspetto della scrittura che doveva essere bella e ordinata. la lettura richiedeva il riassunto dei testi letti; questo esercizio univa riflessione, com-prensione ed espressività che per i nostri ragazzi costituiva un notevole sforzo mentale essendo abituati a sentire parlare solo in dialetto. l’esame orale di aritmetica pratica consisteva nella comprensione delle quattro operazioni e nell’uso dei calcoli ne-cessari nelle esperienze pratiche della vita quotidiana. rilevante u

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nsiemeIC 43La voce della storiaLa voce della storia

è trovare assieme a storia e geografia, diritti e doveri del cittadino. Già dalle classi inferiori queste nozioni erano importanti per una crescita educativa, la formazione di una coscienza civica e di conseguenza per diventare buoni cittadini. Si esigeva un buon compor-tamento (la crienza) ed il rispetto per i superiori e nella famiglia.lo sforzo per imparare di questi ra-gazzi doveva essere notevole in quanto, oltre a lavorare, potevano fare affidamento soltanto sulle proprie ca-pacità personali, non avendo nessuno che fosse in grado di aiutarli, senza sussidi e con un materiale scolastico ridotto al minimo.Per migliorare l’istruzione vengono aperti a Sondalo nel 1908 una biblio-teca popolare, un circolo di “risveglio culturale” e istituita una banda musi-cale.Con la legge Credaro del 1911 viene effettuata una revisione generale del-la struttura della scuola elementare sottraendola, in parte, ai Comuni, i quali non riuscivano più ad affronta-re le spese per il mantenimento delle stesse. Nel 1931 il nostro parroco don Giovan-ni Zubiani, in accordo con il Comune, accoglie tre suore della Presentazione e apre un asilo infantile in via Santa Marta, nella casa comunale della ex “Visginenza”.

Leandra Pozzi

Nel prossimo numero prenderò in con-siderazione la situazione e i cambia-menti sociali di inizio ‘900.

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nsiemeIC 45Attività economicheAttività economiche

Negli anni 1960 arrivò la plastica: i meglio informati seppero

che, per le scoperte nel campo, era stato insignito del premio Nobel l’inge-gnere ligure, Giulio Natta (1963). Per tutti bastò il faccione bonario di Gino bramieri che da Carosello ripeteva il tormentone “E mo’ e mo’ Moplen”. Nelle case fu la rivoluzio-ne. Gli oggetti confezio-

nati con i nuovi materiali plastici, pratici e leggeri, belli per forma e colore, sostituirono in breve tem-po quelli fino ad allora fabbricati in legno e leghe metalliche (anche smal-tate) che finirono, nel mi-gliore dei casi, in soffitta: più tardi alcuni, scampati all’eliminazione di massa, ricompariranno nei nego-zi di antiquariato e sulle bancarelle dei rigattieri.

Fra le tecniche di lavora-zione dei nuovi materiali (polipropilene, polistiro-lo, PET) assunse grande importanza e diffusione la termoformatura, ov-vero la modellazione en-tro stampi del materiale plastico in foglia. l’ope-razione viene compiuta a caldo per dare maggiore plasticità al materiale (di qui il nome) e necessi-ta di stampi metallici e presse con utilizzo di aria compressa. l’acqua è necessaria per il raffred-damento dello stampo e del prodotto.la produzione degli stam-pi e delle presse per la ter-moformatura ha costituito un interessante campo di lavoro per molti sondalini a partire dalla fine degli anni 1960. ripercorriamo in questo servizio la vi-cenda degli imprenditori-tecnici e delle loro azien-de che appartengono al settore metalmeccanico, per dare riconoscimento alla loro intelligenza e ca-

Le aziende metalmeccaniche di Sondalo Presse e stampi per la termoformatura della plastica

Un giovane Valente Togni a fianco di una sua creazione. Valente è stato sindaco di Sondalo dal 13 giugno 2004 al 17 novembre 2008.

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pacità di produrre e ge-stire imprese. l’attività, in quasi mezzo secolo di vita, ha prodotto posti di lavoro, reddito per le fami-glie degli occupati, attual-mente una cinquantina e danno lustro al paese in italia e in diversi paesi del mondo.

GLI INIzI E LE AzIENDEincontro renzo Pedracci-ni negli uffici della Di bo-sco Stampi a bolladore:

il nome della ditta e una foto di Don bosco appe-sa alla parete ricordano il santo fondatore dei sale-siani. alla scuola profes-sionale di via Copernico a Milano, renzo ha otte-nuto, nel 1966 il diploma di attrezzista meccanico: ricorda di essere stato fra i primi assunti, nel 1969, della ditta CICA, socie-tà costituita da Citterio anna e Caranzi Werter per la produzione diretta di stampi, con laborato-

rio a San rocco al piano terra di casa Caranzi. Nel seminterrato era ancora operativa la falegnameria di italo Caranzi (Fola). Siamo agli inizi di attivi-tà che vedono l’impulso determinante di Valentino Togni, per i sondalini Va-lente. Dopo il diploma di perito conseguito all’isti-tuto tecnico dei salesiani di via Copernico a Mila-no, Valente compie diver-se esperienze lavorative nel milanese: le aziende

Operai CICA (da sinistra a destra Pio Rocca, Renzo Pedraccini, Werter Caranzi, Giuseppe, Adriano Caranzi, Franco Sassella e Mario Bugnoni).

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Attività economicheAttività economiche

stampi di varia dimensio-ne. il prodotto finale sono soprattutto contenitori per l’imballaggio alimentare. la maggior parte degli stampi era commissio-nata da aziende produt-trici di presse che hanno portato i loro macchinari in molte parti del mondo. Vi è stata per tutto il pe-riodo di attività una certa continuità di collaborazio-

ne con le aziende farma-ceutiche del territorio che è presente tuttora con le aziende baxter. attual-mente la ditta opera a livello familiare. il merca-to, secondo il racconto di Werter, è abbastanza saturo e con molte in-certezze, condizioni che provocano stagnazione e calo degli ordini. Nel tem-po, importanti produttori

di presse hanno chiuso i battenti e anche all’estero sono sorte attività concor-renti che limitano ovvia-mente il raggio d’azione della tecnologia italiana.

DI bOSCO STAMPI SRLDopo la costituzione nel 1980, il lavoro si svolge per qualche anno a bolla-dore, nella casa alla Mal-pensada, fino a quando viene costruito nella zona artigianale un capanno-ne di circa 600 mq con soppalco per gli uffici. Sono gli anni di espan-sione dell’attività interrotti dall’evento calamitoso del 1987 che provoca gravi danni alla struttura, ma soprattutto ai macchi-nari. Con grande tenacia avviene la ripresa favorita anche dalla congiuntura favorevole.attualmente, con l’impie-go di sei lavoratori, la Di bosco non produce più presse, ma solo stampi per la termoformatura: l’argomento è ostico per i non iniziati, ma si riani-ma nelle descrizioni di renzo. ogni stampo, e la ditta ne ha prodotti diver-se centinaia, ha una sua documentazione conte-nuta in raccoglitori tutti uguali, di calcoli e disegni

hanno necessità di tec-nici qualificati e Valente cambia varie volte ditta, curioso di acquisire nuove conoscenze. Torna in Val-tellina con un posto di la-voro all’aEM di Premadio, ma con la ferma volontà di mettersi in proprio.Werter Caranzi, con molta cordialità, ricorda gli anni dell’avviamento e della scuola professionale a Milano dai salesiani di via Copernico e gli inizi dell’attività che avrebbe poi generato le ditte. “Un fratello di Anna e quindi cognato di Valente, aveva una ditta con macchine ad iniezione: io, per sei anni ho lavorato nel mila-nese in un’ azienda analo-ga. Questo ci ha consenti-to di conoscere il mestiere e di avere rapporti con le ditte del ramo di lavora-zione della plastica, setto-re allora in forte sviluppo. Si lavorava per dieci ore al giorno, otto anche al sa-bato, e quando tornavo per la domenica c’erano da compiere, con Valente, in modo molto artigianale, lavori di manutenzione e riparazione di stampi del-la ditta di suo cognato e di altri: abbiamo comin-ciato così e pensato di potercela fare a metterci

in proprio acquistando le prime macchine. Abbia-mo costituito la CICA che ha operato fino al 1976: ricordo fra i primi dipen-denti Giorgio Simonelli, Renzo Pedraccini, Lino Cossi. Venivamo tutti dalle scuole dei salesiani o da-gli Artigianelli di Brescia”.l’attività della CiCa con-tinua fino al 1976 quando Werter Caranzi crea la O.M.C. Stampi (officine Meccaniche Casolini) e Valente Togni, con anna Maria reggiani e renzo Pedraccini la SONDAL-PLAST: la moglie di Va-lente, anna Citterio colla-bora nel lavoro ammini-strativo. la Sondalplast è specializzata nella realiz-zazione di articoli di ma-teriale plastico attraverso tecniche di iniezione e formatura (in paese si ri-cordano ancora le cartelle in plastica del gioco della tombola con le finestrel-le chiudibili sui numeri estratti). Nel 1980, atto notaio Schiantarelli del 12 giu-gno, renzo Pedraccini si mette in proprio costituen-do con la moglie Paola Mazzetta, la Di Bosco Stampi srl.Completa il quadro sto-rico la Società di Togni

Valente e Trinca Mauro, la T2 (due cognomi che iniziano con la lettera T, appunto): dopo un breve inizio nella casa paterna di via 2 giugno, la sede di lavoro è nel primo capan-none di via San rocco.Più recentemente è sorta (1997), con sede a bol-ladore, la Cristani e c. s.n.c. per la produzione di stampi. lavora anche per aziende farmaceutiche e per ditte che producono componenti per autovei-coli.

O.M.C. SRL OffICINE MECCANIChE CASOLINIDopo la conclusione dell’esperienza della CiCa, Werter Caranzi continua la sua esperien-za imprenditoriale con la o.M.C. s.r.l. la società, costituita nel 1976 per la costruzione di stampi di termoformatura ha iniziato l’attività a San rocco nella casa paterna per trasferir-si, nel 1979, a bolladore in un ampio capannone di circa 600 mq. la o.M.C. negli anni 1990, probabilmente i migliori, ha occupato anche una dozzina di dipendenti ed ha prodotto complessiva-mente oltre un migliaio di Stampo per vaschette (foto OMC).

Stampo per bicchieri (foto OMC).

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Attività economicheAttività economiche

ma soprattutto rivive nella descrizione dei problemi superati per ciascuno: le difficoltà nella pressatu-ra, la tenuta sui bordi del foglio da lavorare, gli in-ciampi nel trascinamento e impacchettamento della forma finita, l’eliminazione delle impurità. le grandi bacheche dei recipienti prodotti con gli stampi danno in qualche modo l’impressione di una scaffalatura da su-permercato ove siano esposti i contenitori senza la merce. la produzione infatti è rivolta soprattutto all’imballaggio alimentare con recipienti di plastica per uova, prodotti orto-frutticoli ed altro ancora (bicchieri, vaschette per

yogurt, margarina). ren-zo mi cita fra i suoi clienti maggiori del settore orto-frutticolo la iNFia di For-limpopoli, la NESPaCK di Massa lombarda, la oMV di Verona. Un set-tore in sicura espansione e che richiede stampi è quello del florovivaismo: la società bergamasca arCa (osio Sotto), clien-te della Di bosco produ-ce e distribuisce ingenti quantitativi di contenitori di plastica per le semine e la commercializzazio-ne ad aziende siciliane, marchigiane, slovene. la visita alla zona di pro-duzione richiederebbe di essere intenditori di ingegneria meccanica per la comprensione di

automatismi, gradi di precisione, velocità di esecuzione, particolarità varie non adeguatamente apprezzabili dai profani: non sorprende che per ciascuna macchina, du-rante la spiegazione, a renzo scappi un tocco, quasi una lieve carezza: “Questa macchina fa….”.

OMAVla Società OMAV di lino Cossi e angelo bedognè, ha come caratteristica principale, l’esecuzione di qualificati lavori di car-penteria metallica. Essa viene costituita con sede in via bolladore 17, dove, al piano campagna, è anche collocata la prima officina. la formazione professionale di lino è avvenuta, come per molti altri ragazzi di Sondalo, a brescia presso le scuole degli artigianelli, l’opera fondata alla fine del 1800 da don Giovanni Piamarta per l’educazione dei gio-vani. lino Cossi, terminati gli studi iniziò a lavorare come assistente scolasti-co: dopo un periodo alla CiCa e alla Sondalplast, inizia con alcuni soci l’atti-vità della oMaV che lo por-terà a fornire inizialmente carpenteria metallica alla stessa T2, ma soprattutto

seguirà nuove strade col-laborando a grandi opere pubbliche e con aziende primarie nel campo delle costruzioni. È presente in grandi cantieri con la forni-tura di centine da galleria (SS 38, by pass del Mal-lero): con notevole abilità interviene sui grandi mac-chinari per manutenzioni e adattamenti. la oMaV, che nel 1995 aveva spo-stato la propria sede ope-rativa nell’area artigianale di bolladore in un proprio capannone di circa 900 mq, lavora anche in opere idroelettriche a Cancano, nella produzione di manu-fatti antivalanga (ponti da neve) montati nella zona dello Stelvio e nei lavori di

consolidamento delle can-tine del braulio a bormio. lino Cossi è mancato, a seguito di una grave ma-lattia, nel 2018 e l’attività della omav è cessata.

T2È la ditta maggiore e più importante fra quelle del settore. l’attività della T2 si presenta come la con-tinuazione delle attività precedenti delle società CiCa e SoNDalPlaST: è stata presto abbando-nata la produzione diretta di contenitori in plastica in quanto “prodotto povero” e quindi non conveniente soprattutto per gli elevati costi di trasporto. Valente Togni ha con-

centrato quindi la propria attenzione sulla parte progettuale per la quale aveva particolari doti ed intuizioni è ha iniziato a costruire macchinari che compiono tutte la fasi del ciclo di termoformatura. Nel settore è riconosciuta alla T2 particolare qualità, competenza e capacità di adottare soluzioni inno-vative. È richiesto molto lavoro qualificato di pro-gettazione e costruzione: la localizzazione dello stabilimento non è quin-di così influente sui costi di trasporto. la sede at-tuale è a San rocco: con ampliamenti successivi, l’ultimo nel 2001. la su-perficie coperta attual-

Renzo Pedraccini

Il primo capannone T2 a San Rocco

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nsiemeIC 51Un libro da leggereAttività economiche

mente è di mq 4000. Vi lavorano una quarantina di dipendenti equamen-te suddivisi fra ufficio tecnico/amministrazione e personale dell’officina di produzione: fra i tec-nici, 6 sono ingegneri. la qualificazione professio-nale è, per tutti, elevata: la società è in grado di compiere l’intera pro-gettazione (elettronica, meccanica, impianti-stica) delle macchine e quindi provvedere al montaggio e al collaudo di tutte le parti. alcune elementi strutturali giun-gono in stabilimento dal lecchese e dal brescia-no: nella bassa Valtellina (Delebio, Nuova olonio) la T2 si avvale di terzisti per lavorazioni particola-ri (es. tornitura). Vengono prodotte nell’anno una decina di macchine com-plete. Continua anche la costruzione di stampi. Una macchina compren-de essenzialmente:• una parte iniziale ove

viene posta la bobina del materiale plastico da lavorare; la larghez-za della bobina varia fra i 400 e i 1400 mm;

• un forno ove il materia-le viene riscaldato alla temperatura opportuna

(indicativamente 150°);• lo stampo ove il mate-

riale viene formato con la pressione dell’aria nella forma e spessore voluti;

• una zona di tranciatura dove la forma prodotta viene tagliata in modo definitivo;

• una parte finale dove il prodotto finito viene im-pilato per il confeziona-mento.

Per il trasporto le macchi-ne vengono smontate e imballate in casse di le-gno che sulle navi sono stivate al di sopra dei containers: non vi sono eccessive problematiche di peso o dimensione per i trasporti su autocarro.Particolare attenzio-ne viene rivolta, in tutte le fasi, all’utilizzo della macchina, per progetta-re e realizzare facilità dei comandi per l’utilizzatore: la strumentazione elettro-nica è orientata all’assi-stenza in modalità remota gestita attraverso sistemi telematici e di Teleservi-ce. Dallo stabilimento di San rocco viene quin-di seguita l’attività delle macchine prodotte e che si trovano attualmente in molte nazioni europee (Spagna, Francia, Un-

gheria, Slovacchia), in Egitto, in america lati-na, Canada e Stati Uniti. l’ing. Fabrizio Pini, che mi accompagna nella visita allo stabilimento spiega, con evidente condivisio-ne, che anche dopo la scomparsa di Valente, avvenuta nel novembre 2016, la società continua con la stessa filosofia di fondo. Non sono ne-cessarie tante iniziative pubblicitarie: al cliente servono macchine che funzionino bene e diano prestazioni di qualità: la migliore pubblicità, ol-tre che soddisfazione è la constatazione che i clienti ritornano per ordini successivi. l’epidemia di Covid - 19 ha modificato i comportamenti di frui-zione dei grandi super-mercati. Nelle interviste rilasciate dai responsabili delle maggiori catene eu-ropee si trovanti ampi rife-rimenti a nuove esigenze di confezionamento dei cibi (soprattutto salumi, frutta e verdura) per limi-tare gli assembramenti, migliorare l’igiene e la presentazione dei pro-dotti. Questa è una con-dizione favorevole per le aziende come le nostre. Auguri e buon lavoro!

I racconti di padre brownDI G. K. ChESTERTON

Penso che in questo periodo di isola-mento tanti di noi abbiamo dedica-to del tempo alla lettura e, visto che

l’atmosfera circostante era piuttosto cupa, abbiamo scelto testi non troppo impegnati-vi, che ci trasmettessero leggerezza e sere-nità. anch’io ne ho approfittato per leggere questa serie di libri che avevo acquistato da mesi e non avevo ancora aperto: si trat-ta di raccolte di racconti “gialli” scritti da Gilbert Keith Chesterton, un giornalista e narratore inglese vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900.Cosa narrino i gialli lo sanno tutti: storie in cui qualcuno commette un reato (o alme-no ci prova) e il protagonista scopre il col-pevole, riparando o evitando l’ingiustizia iniziale. il meccanismo è sempre quello, rassicurante e in complesso lineare. Ciò che varia in questo tipo di storie, rendendole diverse e perciò interessanti, è la personalità del protagonista–detective, l’eroe della situazione, solitamente un personaggio eccezionale, vuoi per doti fisiche, coraggio e san-gue freddo, vuoi per preparazione scientifica, astuzia e acume intellettuale, grazie a cui riesce a venire a capo della situazione e risolvere il mistero.È proprio qui che si rivela l’originalità dei racconti di Chesterton: il detective padre brown non appare affatto come un eroe, anzi! innanzitutto è un prete cattolico, e in inghilterra, soprattutto nel periodo in cui le storie sono state ambientate e scritte, i cattolici erano generalmente considerati inaffidabili fanatici, dei poveri ignoranti manipolati dal Papa. anche fisicamente, padre brown non ha l’aspetto dell’eroe: corporatura tozza, movimenti un po’ maldestri, tonaca e cappello ingombranti, un grande ombrello sempre tra le mani, distrazioni frequenti, modo di parlare lento e pacato. E pure le sue frequentazioni sono poco ragguardevoli: persone di umili origini, ragazzini che giocano per strada, anziani

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nsiemeIC 53Music Week 2020 Un libro da leggere

più o meno soli, qualche nobile decaduto… Ma qual è allora la sua arma per risolvere i casi? Certamente possiede una buona dose di intelligenza, al di là delle apparenze poco brillanti, ma la sua vera arma segreta è un’altra: l’empatia, o, per usare una parola più semplice, la comprensione umana. lui, dice, di fronte ad un “caso delittuoso” cerca di capire i pensieri dei protagonisti, si immedesima in loro fino a provare le stesse emozioni, gli stessi sentimenti e così capisce come si sono svolti veramente i fatti. Così spesso scopre una verità molto diversa da quella ipotizza-ta dalla polizia, che svolge le indagini in maniera tecnicamente corretta ma poco attenta ai sentimenti delle persone. E anche una volta che ha trovato il colpevole, padre brown non lo giudi-ca mai in maniera definitivamente negativa, trova sempre in lui un qualche spiraglio di possibile ravvedimento, tant’è vero che Flambeau, un personaggio che nei primi racconti è un abilissimo ladro, poi, smascherato da padre brown, cambia vita, diventa investigatore e ottimo padre di famiglia.le storie di padre brown perciò non sono solo un passatempo rilassante, ma anche un’occasione per riflettere sulla nostra ca-pacità di comprensione verso i nostri simili.

Elia Tomè

È il momento di ricominciare

la situazione difficile che abbiamo dovuto affrontare ha spinto la Fondazione la Società dei Concerti a ritornare a Monda-dizza, ancor più motivata, per dare un segnale importante

di vitalità e desiderio di bellezza. Tra i primi appuntamenti in programma dopo questo periodo di stop forzato è la secon-da edizione della Mondadizza Music Week, progetto nato da un’idea condivisa con don Giacomo Folini, lo scorso anno. il successo grande e inaspettato del laboratorio musicale ha fat-to comprendere la possibilità di coniugare la grande arte alle meraviglie del paesaggio e alle tradizioni locali: armi vincenti per favorire cultura, aggregazione e educazione. Mondadizza e la sua Chiesa Parrocchiale ritorneranno ad essere la “casa” di giovani musicisti che con la loro arte e la loro vitalità animeranno il paese nella prima settimana di agosto con l’obiettivo di creare opportunità di crescita artistica e lavorativa per giovani talenti. anche quest’anno gli artisti saranno ospiti della casa parrocchia-

Come è bello camminare per le stradecon la gioia nel cuorecon il sorriso sul visocon la voglia di viverenell’anima.

Come è bello camminare per le stradetenendosi per mano.

Come bello cantaree suonare tutti insiemeper le strade.

Come è bello sentirsi tutti amiciper le stradee camminaresenza emarginare o ignorare.

Come è bello sentirsi giovani e camminare su questo sentieroper poter abbracciare tutti i fratellidel mondo intero.

Adelina Della Bosca dal volume “Grappoli di gioia” - 1983

Come è bello camminare per le stradep Giulia Rimonda,

violinista

z Antonio Chen Guang, pianista

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nsiemeIC 55AnniversarioMusic Week 2020

le dal 1 al 9 agosto, nel rispetto del protocollo sanitario e con alcune limitazioni imposte dal Governo che saranno rigidamente rispettate in occasione degli appuntamenti musicali. Sono previsti 4 concerti presso la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista domenica 2, martedì 4, giovedì 6 e sabato 8 agosto 2020. inoltre una vera e propria sorpresa musicale si terrà a Sondalo venerdì 7.ogni concerto inizierà alle ore 21 e sarà a ingresso libero, previa prenotazione.

Enrica Ciccarelli Mormone

p Ludovica Rana, violoncellista

{ Valerio Lisci, arpista

y Cristian Lombardi, flautista

q Trio Kaufman

34° anniversario di Sacerdozio di don Giacomo

Domenica 19 aprile, durante la Santa Messa delle 10, al parroco sono state donate una Madonna in gesso e una preghiera nella quale antoine de Saint-Exupéry, in un pe-

riodo di difficoltà, chiede aiuto a Dio.

insegnami l’Arte dei Piccoli Passi

Non ti chiedo né miracoli né visioni,

ma solo la forza necessaria per questo giorno.

Rendimi attento e inventivo

per scegliere al momento giusto

le conoscenze ed esperienze

che mi toccano particolarmente.

Rendi più consapevoli le mie scelte

nell’uso del mio tempo.

Donami di capire ciò che è essenziale

e ciò che è soltanto secondario.

Io ti chiedo la forza, l’autocontrollo e la misura:

che non mi lasci semplicemente portare dalla vita,

ma organizzi con sapienza lo svolgimento della giornata.

Aiutami a far fronte, il meglio possibile, all’immediato

e a riconoscere l’ora presente come la più importante.

Dammi di riconoscere con lucidità

che le difficoltà e i fallimenti che accompagnano la vita

sono occasione di crescita e maturazione.

Fa’ di me un uomo capace di raggiungere

coloro che hanno perso la speranza.

E dammi non quello che io desidero,

ma solo ciò di cui ho davvero bisogno.

Signore, insegnami l’Arte dei Piccoli Passi!

(Antoine de Saint-Exupéry)

Page 30: Giornalino parrocchiale di Sondalo, Mondadizza, le preSe ......armonia con la terra. Loro chiamano “il buon vivere” questa armonia. Nello stesso tempo, abbiamo bisogno di una conversione

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nsiemeIC 57Appuntamenti

d’estateAnagrafe della comunità pastorale

Celebrazioni estiveMese Giorno località Festività S. Messaluglio Sabato 4 LI MAIADURA ore 11:00luglio Giovedì 16 FRONTALE BEATA

VERGINE MARIA DEL CARMINE

ore 17:00

luglio Sabato 18 FO’ ore 11:00luglio Mercoledì 29 SONDALO

Chiesa S. MartaSANTA MARTA ore 18:00

agosto Sabato 1 MADONNA DELLA NEVE

ore 11:00

agosto Domenica 2 MADRISIO ore 11:00 agosto lunedì 10 FRONTALE SAN LORENzO ore 11:00agosto Domenica 23 VAL DI REzzALO SAN BERNARDO ore 11:00agosto lunedì 31 SOMMACOLOGNA SANT’ABBONDIO ore 18:00

ORARI S. MESSE DELLA COMUNITà PASTORALE

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SONDALOSaN FraNCESCo

18:00 18:00 18:00 18:00 10:00 - 18:00

SONDALOCaSa Di riPoSo*

16:30

fRONTALE 17:00 17:00 10:30LE PRESE 8:30 8:30 9:30MONDADIzzA 9:00 9:00GRAILÈ 17:00 17:00OSPEDALE 1° Pad. - 2° seminterrato

17:00 17:00 17:00 17:00 17:00 17:00

Nel periodo estivo la Santa Messa del giovedì è celebrata alle ore 20 nelle frazioni di Migiondo, Sommacologna, Sontiolo e bolladore. Verificare avvisi settimanali.* Non appena le condizioni sanitarie lo consentiranno si tornerà a celebrare la Santa

Messa prefestiva

dal 1° marzo al 31 maggio 2020

SONO TORNATI ALLA CASA DEL PADRESondalo - Togni Maria (anni 80) 2 marzo - Mazzetta Giuseppina (anni 79) 16 marzo - Villa Daniele (anni 59) 18 marzo - Barzaghi Gaetano (anni 77) 19 marzo - Morelli Linda (anni 96) 20 marzo - Carissimi Tullio (anni 79) 20 marzo - Longhin Romano Giuseppe (anni 87) 28 marzo - Ciabarri Elide (anni 66) 29 marzo - Capitani Elvio Andrea (anni 80) 15 aprile - Leone Luigi (anni 88) 20 aprile

Mondadizza - Lanfranconi Meri Costantina (anni 70) 26 marzo - Turcatti Adriana (anni 70) 13 maggio

Le Prese - Pedrucci Carla (anni 94) 7 maggio

frontale - Ricetti Valentino (anni 70) 3 marzo - Della Valle Giacomina (anni 84) 26 maggio

Ricordo della maestra fiorentina

a pochi mesi dal ritorno al Padre della mamma Savina, dopo una breve ma-lattia, il 2 giugno è mancata la figlia, la maestra Fiorentina che, per tanti anni, è stata un punto di riferimento per la scuola elementare di Sondalo.

Ha svolto il suo lavoro di docente con intelligenza, professionalità e profonda dedizione verso tutti i ragazzi che le sono stati affidati ai quali, con passione au-torevolezza e amore ha trasmesso le conoscenze e ha stimolato la loro curiosità e sete di sapere. Di lei vogliamo ricordare anche le doti umane e la disponibilità. anche dopo il raggiungimento della pensione, pur risiedendo a Mazzo, ha ac-cettato di collaborare all’alfabetizzazione in italiano dei profughi ospitati presso l’hotel bellavista.

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L’uomo è un essere in camminoPer tutta la vita è chiamato a mettersi in cammino, in continua uscita da dove si trova: da quando esce dal grembo della madre a quando passa da un’età della vita a un’altra; dal momento in cui lascia la casa dei genitori fino a quando esce da questa esistenza terrena. Il cammino è metafora che rivela il senso della vita umana, di una vita che non basta a sé stessa, ma è sempre in cerca di qualcosa di ulteriore. Il cuore ci invita ad andare, a raggiunge-re una meta. Ma camminare è una disciplina, una fatica, servono pazienza quotidiana e allenamen-to costante. Occorre rinunciare a tante strade per scegliere quella che conduce alla meta e ravvivare la memoria per non smarrirla. Camminare richiede l’umiltà di tornare sui propri passi e la cura per i compagni di viaggio, perché solo insieme si cammina bene. Camminare, insomma, esige una conversione conti-nua di sé.

Papa Francesco

Indifferenza, egoismo,

divisione, dimenticanza

non sono davvero le parole

che vogliamo sentire in questo

tempo e vogliamo bandirle

da ogni tempo perché la sfida

che stiamo affrontando

ci accomuna tutti...

riscopriamo l’appartenenza

comune e l’essere fratelli.

Papa Francesco