Giornalino La Fiammata n° 15

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Gruppo Scout Livorno 10° LA FIAMMATA Numero 15 MAGGIO 2015 Gruppo Scout Livorno 10 – Piazza Due Giugno n17 e Largo Don Nesi ,3 57100 Livorno Comunità Capi Gruppo Agesci Livorno 10° Comunità Parrocchiale Valle Benedetta Masci Livorno Ciclo di Veglie di Preghiera su Sacerdoti Livornesi presso Parrocchia San Giovanni Gualberto in Valle Benedetta

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Giornalino gruppo scout Livorno 10° - numero 15 Speciale Incontri di Preghiera 2015

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Gruppo Scout Livorno 10° LA FIAMMATA

Numero 15 MAGGIO

2015

Gruppo Scout Livorno 10 – Piazza Due Giugno n17 e Largo Don Nesi ,3 57100 Livorno

Comunità Capi Gruppo Agesci Livorno 10°

Comunità Parrocchiale Valle Benedetta

Masci Livorno

Ciclo di Veglie di Preghiera su Sacerdoti

Livornesi presso Parrocchia San Giovanni

Gualberto in Valle Benedetta

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* Don Roberti 19.11.2014 ….. Pag. 3 * Don Angeli 25.02.2015 …… Pag. 18 * Don Nesi 22.04.2015 …… Pag. 35 * Don Vignali 27.05.2015 ……. Pag. 47

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BIOGRAFIA:(da wilkepedia)

Renato Roberti (Castiglioncello, 1921 – Livorno, 1997) è stato un partigiano italiano. È stato un sacerdote toscano attivo nella resistenza italiana nel Movimento Cristia-no-Sociale GLI ANNI GIOVANILI E LA RESISTENZA

Per cause belliche compì i primi due anni di teologia presso il seminario di San Mi-niato, e dal novembre 1934 entrò nel seminario di Livorno. Dal 1934 al 1941 frequentò il Ginnasio e il Liceo classico. Durante la guerra nacque, in Toscana, il Gruppo dei cristiano-sociali. Questo ebbe un’intensa attività e fre-quenti collegamenti con gli altri gruppi di partigiani. Roberto ne diventa parte nel 1943 e ne diviene capo nel 1944, non ancora sacerdote, quando il suo maestro e collaboratore don Roberto Angeli viene deportato dai Nazisti. Nella sua attività di staffetta partigiana riesce in varie occasioni a salvare alcune famiglie di religione ebraica consegnando loro carte di identità false con falsa indicazione di apparte-nenza religiosa, che a quel tempo doveva essere indicata sui documenti. Don An-geli, parlando della loro amicizia, in un’occasione disse di lui:« La guerra e la Resi-stenza ci trovarono insieme non solo nell’azione e nel rischio, ma ancor più nello sforzo di un approfondimento ideologico che metteva in crisi tutto un vecchio modo di vedere le cose e si proiettava nell’avvenire. » RINASCITA

In questo periodo portò il suo contributo alla pubblicazione di “Rinascita”, frutto del-la Resistenza dei giovani cattolici, agli opuscoli riguardanti la dottrina sociale e al Circolo culturale di Santa Giulia. Qui si elaborava, da parte soprattutto di don Ange-li, l’approfondimento filosofico intorno alla mistica ideologica nazista. La riflessione porta il Movimento Cristiano-Sociale a prendere coscienza dell’antiumanità e anti-cristianità delnazifascismo e a passare alla lotta partigiana. IL SACERDOZIO

Il 28 ottobre 1945, festa di Cristo Re, fu ordinato sacerdote nel santuario di Monte-nero da monsignor Giovanni Piccioni. Il primo novembre 1945 celebra la sua prima messa nella sua chiesa parrocchiale diCastiglioncello. Il giorno precedente era sta-to nominato vicario cooperatore di don Roberto Angeli nella parrocchia di San Ja-copo in Acquaviva in Livorno. In questo periodo fu caporedattore del giornale livor-neseFides, fondato e diretto da don Angeli, che li vide insieme in tante lotte cultura-li, politiche, religiose sempre orientate verso grandi temi ideali e sociali. Collaborò alla fondazione, e fu per molti ani presidente, delComitato Livornese Assistenza.

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Nel 1950 fu nominato parroco di San Matteo, dove rifondò il circolo operaio “Fede e Lavoro” che era nato nel 1908 (si veda "Il Tirreno" del 03/09/2008). Qui, fino alla sua morte, si dedicò all'educazione di intere generazioni di giovani, formandoli dal punto di vista religioso, sociale e culturale. Accolse in parrocchia il gruppo dei “Cristiano-sociali” che trovarono così in san Matteo la loro sede d’incontro stabile. Dal 1947 al1980, inoltre, insegnò Religione al liceo Classico “Niccolini-Guerrazzi” di Livorno. Fu un professore amato dai suoi alunni, che gli attribuivano grande cultura e grande carisma, oltre che un carattere cordiale e ottimista. Molti si dichiararono spinti a proseguire o approfondire gli studi grazie all sua presenza educativa. La sua passione verso la comunicazione, e la scrittura in particolare, lo portarono, dal 1989, a scrivere articoli sull’attualità politica, religiosa, sociale sul periodico “La Darsena Toscana”. Morì nella “sua” san Matteo il 20 febbraio 1997. Fu sepolto tra la sua gente nel Cimitero comunale dei Lupi, dove fu accompagnato a piedi, con grande partecipazione popolare di migliaia di persone.

Dopo la sua morte i suoi scritti sono stati raccolti nel volume “Ai confini dell’ortodossia”.

Alcuni articoli:

Don Renato Roberti: il parroco “oltre” Il 20 febbraio prossimo ricorrerà l’anniversario della morte di don Renato Roberti, salito al cielo nel 1997. Nato a Castiglioncello il 5 gennaio del 1921, ha vissuto gran parte della sua vita al-la parrocchia di San Matteo che ha guidato per 47 anni e che ancora oggi lo ricorda con grande affetto. «Ogni famiglia, ogni abitante di Fiorentina, ogni alunno del Classico – scrive suor Gabriella Gigliucci- non può dimenticarsi di un prete “oltre”: oltre nel modo con cui ha risposto all’amore per Gesù; oltre nel modo con cui ha amato la sua Chiesa, il suo popolo, i suoi “cari fedeli” come usava chiamarci. E tutti hanno, a loro modo, risposto con il loro “oltre”: oltre, quando venivano fatte le processioni l’8 settembre o per l’Adorazione al Santissimo sacramento il giovedì santo. Oltre nel giorno in cui, alla presenza dei suoi parrocchiani, ha ricevuto l’unzione dei malati per mano del Ve-scovo Ablondi, oltre nel giorno della sua morte. Non c’è stato un abitante di Fioren-tina che non sia venuto a porgergli il suo abbraccio: chi fermandosi a pregare per lungo tempo, chi per un fugace saluto…tutti hanno voluto essere presenti». Venerdi 20 alle ore 18 alla Parrocchia di San Matteo la comunità e tutti coloro che hanno conosciuto don Renato si ritroveranno nella messa per ringraziare Dio e per chiedere al loro parroco di continuare a proteggerli e spingerli ad essere un “oltre” di amore per tutti.

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San Matteo ricorda il suo parroco, don Renato Roberti Domenica mattina sarà celebrata una messa a quattordici anni dalla

morte del sacerdote Un’immagine di don Renato Roberti scomparso 14 anni fa dopo aver guidato la parrocchia di San Mat-teo per 47 anniLIVORNO. Dopodomani, domenica 20 febbraio alle ore 11, sarà celebrata una messa in ricordo di don Renato Roberti nella «sua» chiesa di San Matteo, in occasione del 14° anniversario dalla scomparsa. Dopo tanti anni sono ancora molti che

ricordano questa bella figura di sacerdote che ha guidato la popolosa parrocchia per ben 47 anni. Ha insegnato al «Classico» a generazioni di professionisti. Subito dopo la sua scomparsa si era costituito il «Gruppo Amici di Don Renato» impegna-to a non disperdere le sue idee ed i suoi scritti. Il «Gruppo» ha pubblicato un libro («Ai confini dell'ortodossia») che ha raccolto molti articoli pubblicati su «Darsena Toscana», curato un video e fatto apporre dal Comune una targa nella piazzetta della chiesa. Don Roberti ha sempre avuto un particolare amore per la Madonna di Montenero e per la benedizione delle famiglie che a San Matteo è ancora molto sentita. Per questo mi fa piacere ricordare un «volantino» che lasciava nelle case in occasione della Pasqua. «Le mani dei vostri anziani, affaticate più che dal lavoro dall'amore per voi, potrebbero levarsi a benedirvi come sul finire di una messa. Chi non ha tanta fede per venire a pregare in chiesa, ma neppure così poca da non pregare in casa forse, anche senza dirlo, attende in cuor suo un cenno che il Si-gnore l'ascolta. La benedizione della sua casa può essere questo cenno. La Chie-sa, che al di là delle appariscenze mondane, è nel suo intimo santa e materna, ha sempre qualcosa da offrire anche ai più poveri, ai più piccoli della Fede che, stan-chi di altisonanti indottrinamenti si sono rifugiati, per credere nell'amore di Dio, nei simboli più ingenui - o evangelici - come un giglio di campo o un umile prete che passa vestito di sacro a benedire le vostre case». (g.g.)

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Don Roberti 19.11.2014 Don Angeli 25.02.2015 Don Nesi 22.04.2015

Don Vignali 27.05.2015

Ciclo di Veglie di Preghiera su Sacerdoti Livornesi presso Parrocchia San Giovanni Gualberto in Valle Benedetta

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Riflessioni durante l’incontro: 1) Signore Ti preghiamo, aiutaci a camminare sulla via delle virtù con Don Roberto Angeli . Fa che non ci rassegniamo al male, fa che viviamo con coraggio la fede, fa che possiamo essere collaboratori dei sacerdoti nel portare l’offerta del dolore, della sofferenza e dell’oppressione a te perché tu possa operare la redenzione

2) Signore, Aumenta in noi la fede perché la vita sia sempre dono completo di sé e non sparisca in noi la speranza nei momenti in cui la vita di ogni giorno sembra sopraffarci

3) Signore, Aiutaci a vivere i nostri ideali con coraggio e con la gioia nel cuore. Addolcisci i nostri cuori perché possiamo donarci ai fratelli con la gioia e costruire relazioni di pace e di amore. Rinforza la nostra fede, scaccia le nostre paure che ci allontanano da te e dalle sofferenze del mondo e dai fratelli, donaci il Tuo Amore e riempi le nostre anime di speranze. Donaci di vivere cantando il Tuo amore.

4) Signore dal fondo del cuore sale verso di te il grido di dolore che questi uomini,donne e bambini hanno lanciato da questi lager e la tua misericordia sia di conforto a loro ed ai loro cari. Ti ringraziamo Signore per averci dato Don Angeli esempio di virtù umane e cristiane per noi che lo conosciamo oggi dalle sue opere e dal suo vissuto.

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AGESCI GRUPPO LIVORNO 10°

COMUNITA’ PARROCCHIALE VALLE BENEDETTA MASCI LIVORNO

27 MAGGIO 2015

INCONTRO DI CATECHESI

“DON ERNESTO VIGNALI “

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VEDERE Prima Parte Canto: VOCAZIONE Era un giorno come tanti altri e quel giorno lui passò Era un uomo come tanti altri e passando mi chiamò come lo sapesse che il mio nome era proprio quello come mai vedesse proprio me nella sua vita non lo so era un giorno come tanti altri e quel giorno mi chiamò. Tu Dio che conosci il nome mio fa che ascoltando la tua voce io ricordi dove porta la mia strada nella vita all’incontro con te. Era l’alba triste e senza vita e qualcuno mi chiamò era un uomo come tanti altri , ma la voce quella no Quante volte un uomo con il nome giusto mi ha chiamato una volta sola l’ho sentito pronunciare con amore Era un uomo come nessun altro e quel giorno mi chiamò. Rit

Filmato Matteo 25,31-46: (la gioia futura è legata all’accoglienza del vangelo e dei “piccoli”, volto visibile di Dio nel tempo) 31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siede-rà sul trono della sua gloria. 32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno prepa-rato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi ave-te ospitato, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti ab-biamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo da-to da bere? 38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo ve-nuti a visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eter-no, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43ero forestie-ro e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbia-mo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. 46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

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Le beatitudini Mt 5, 1 – 12.

Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvici-narono i suoi discepoli. 2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati gli afflitti, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché erediteranno la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi per-seguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

Riflessione di Don Matteo STUPORE (Rallegrati !!! ) Seconda Parte

Canto: VIENI E SEGUIMI Lascia che il mondo vada per la sua strada , lascia che l’uomo ritorni alla sua casa , lascia che la gente accumuli la sua fortuna . Ma tu , tu , vieni e seguimi . Tu , vieni e seguimi ! Lascia che la barca in mare spieghi la vela , lascia che trovi affetto chi segue il cuore , lascia che dall’albero cadano i frutti maturi . Ma tu , tu , vieni e seguimi . Tu , vieni e seguimi ! E sarai , luce per gli uomini e sarai sale della terra e nel mondo deserto aprirai una strada nuova (2v.) E per questa strada va,va e non voltarti indietro va e non voltarti indietro va

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Abbandonarsi alla Provvidenza ( Mt 6, 25-34 ) 25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o ber-rete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non va-le più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non semi-nano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nu-tre. Non contate voi forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 28E perché vi affannate per il vestito? Osser-vate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29Eppure io vi di-co che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32Di tutte que-ste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bi-sogno. 33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi sa-ranno date in aggiunta. 34Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà gia le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. Bolla di Indizione del Giubileo della Misericordia (Papa Francesco) Paragra-fo 15 In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non han-no più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la miseri-cordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedi-sce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della di-gnità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra pre-senza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e in-sieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo. È mio vivo desiderio che il popolo cristia-no rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dram-ma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare

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da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli amma-lati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di miseri-cordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i pec-catori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le per-sone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Non possiamo sfuggire alle pa-role del Signore: e in base ad esse saremo giudicati: se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (cfr Mt 25,31-45). Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capa-ci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vi-cini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni for-ma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Si-gnore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo marto-riato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toc-cato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Cro-ce: « Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore ».

Riflessione di Don Matteo MOMENTO DI CONDIVISIONE Individuiamo , Scegliamo, Offriamo, la parola che riteniamo ci abbia maggiormente stupito

COMPATIRE (CON-PASSIONE) Terza parte

Canto: FRANCESCO VAI Quello che io vivo non mi basta più tutto quel che avevo non mi serve più io cercherò quello che davvero vale e non più il servo, ma il padrone servirò. Francesco vai, ripara la mia casa! Francesco vai, non vedi che è in rovina? E non temere: io sarò con te dovunque andrai Francesco vai! Francesco vai! Nel buio e nel silenzio ti ho cercato o Dio Dal fondo della notte ho alzato il grido mio e griderò finchè non avrò risposta per conoscere la tua volontà .

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Rit. Altissimo Signore, cosa vuoi da me? Tutto quel che avevo l’ho donato a te. Ti seguirò, nella gioia e nel dolore, e dalla vita mia una lode a te farò. Rit. Quello che cercavo l’ho trovato qui Ora ho riscoperto nel mio dirti “Si” la libertà di essere figlio tuo, fratello e sposo di madonna povertà . Rit.

PROIEZIONE - PREGHIERA EUCARISTICA Bolla di Indizione del Giubileo della Misericordia (Papa Francesco) Paragra-fo 4 4. Ho scelto la data dell’8 dicembre perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia. I Padri radunati nel Con-cilio avevano percepito forte, come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in un modo più comprensibile. Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in modo nuovo. Una nuova tappa dell’evangelizzazione di sempre. Un nuovo impegno per tutti i cristiani per testimoniare con più entusiasmo e convinzione la loro fede. La Chiesa sentiva la responsabilità di essere nel mondo il se-gno vivo dell’amore del Padre. Tornano alla mente le parole cariche di significato che san Giovanni XXIII pronunciò all’apertura del Concilio per indicare il sentiero da seguire: « Ora la Sposa di Cristo pre-ferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore … La Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati ».[2] Sullo stesso orizzonte, si poneva anche il beato Paolo VI, che si esprimeva così a conclusione del Concilio: « Vogliamo piuttosto notare come la religione del nostro Concilio sia stata principalmente la carità … L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio … U-na corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. Riprovati gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore. Invece di deprimenti diagnosi, inco-raggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo: i suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette … Un’altra cosa dovremo rilevare: tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità ».

Riflessione di Don Matteo

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Commiato: consegna Simbolo: L'anello di TUCUM è un anello fatto con il legno della pianta del tucum, una specie di palma dell'Amazzonia. È utilizzato soprattutto in Brasile dai cristiani, cattolici e non, co-me simbolo del legame tra la Chiesa e i poveri. L'anello ebbe origine in Brasile nell'epoca dell'Impero, quando i gioielli potevano permetterseli solo le ricche caste imperiali. Gli schiavi e gli indios crearono questo anello per poter dare ufficialità ai loro matrimoni. Era, praticamente, un simbolo clandestino che i ricchi che non riuscivano a compren-derne il significato, visto che il suo colore naturale è scurissimo. Negli ultimi decenni, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II e la seconda e terza Conferenza Generale dell'E-piscopato Latino-Americano, che hanno messo in luce l'opzione preferenziale per i pove-ri, l'anello di tucum si è diffuso largamente fra i fedeli cristiani, con il significato di san-cire l'alleanza fra la Chiesa ed i poveri, la pace, il rispetto della madre Terra e della cau-sa indigena...Alcuni cattolici ritengono l'anello di tucum un simbolo della teologia della liberazione, attribuendogli il significato di rottura degli schemi e di rivoluzione.

Canto Finale -DANZA LA VITA Canta con la voce e con il cuore, con la bocca e con la vita, canta senza stonature, la verità…del cuore. canta come cantano i viandanti (canta come cantano i viandanti) non solo per riempire il tempo, (non solo per riempire il tempo) Ma per sostenere lo sforzo (Ma per sostenere lo sforzo) Canta e cammina (2 volte) Se poi, credi non possa bastare segui il tempo, stai pronto e Danza la vita, al ritmo dello Spirito. Danza, danza al ritmo che c’è in te Spirito che riempi i nostri cuor. Danza assieme a noi Cammina sulle orme del Signore, non solo con i piedi ma usa soprattutto il cuore. Ama…chi è con te Cammina con lo zaino sulle spalle (Cammina con lo zaino sulle spalle) la fatica aiuta a crescere (la fatica aiuta a crescere) nella condivisione (nella condivisione) Canta e cammina (2volte) Se poi, credi non possa bastare segui il tempo, stai pronto e Rit.

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DON ERNESTO BIOGRAFIA Ernesto Vignali, nacque a Roma il 1 Febbraio 1923. All’età di 7 anni restò orfano di padre e per tale motivo la famiglia si trasferì ad Ancona. In questa città frequento le scuole elementari e Medie. La Sorella Francesca ricorda come fosse assiduo nel frequentare la Parrocchia e come amasse essere chierichetto. Nel 1937 si trasferi a Livorno dove viveva suo nonno paterno Amadio Vignali, illustre professore dell’Istituto Magistrale. Frequento il Liceo Nautico, ma lo scoppio della 2^ Guerra Mondiale vide la sua famiglia trasferirsi sfollata a Lucca; in questa città cambio studi e conseguì il diploma di Geometra il 16 Luglio 1942. Nello stesso anno intraprese la carriera militare per diventare Ufficiale di Stato Maggiore della Marina Militare presso l’Accademia Navale di Livorno; L’8 Settembre del 1943 mentre era in crociera sulla nave scuola Amerigo Vespucci , fu firmato l’armistizio e portato a Brindisi sotto l’occupazione americana.

Lasciò la Marina Militare , trovò un impiego civile, che ben presto lasciò per seguire l’avanzata delle truppe americane che risalivano l’Italia liberandola dall’occupante tedesco, per ricongiungersi alla sua famiglia, cosa che avvenne dopo due anni di intense vicissitudini. Nel dopoguerra trovo impiego a Rapallo come segretario del Grande Albergo Europa , in zona turistica, mondana e spensierata. E’ in questo periodo che in Ernesto matura la sua vocazione sacerdotale, e torna a Livorno per poter entrare in Seminario; ma dovette prima imparare il Latino e la Filosofia, con insegnante don Renato Roberti , Parroco di San Matteo; allo stesso tempo lavorò come impiegato presso il Genio Militare Americano; La seconda sorella di Ernesto sposo un soldato americano e attualmente vive a Boston in America, ha 4 figli e numerosi nipoti e pronipoti. Solo nel 1952 all’età di 29 anni fu ammesso in seminario e il 18 Dicembre 1955 fu ordinato sacerdote dal Vescovo Monsignor Piccioni. Per 3 anni svolse l’incarico di Cappellano presso la Parrocchia di San Giuseppe, seguito da altri 3 anni presso la Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo;Nel 1961 fu nominato Parroco in Guasticce presso la Parrocchia di S.Ranieri e vi resto per 8 anni. Fu in questa frazione del Comune di Collesalvetti che Don Ernesto mostrò a tutti la sua stoffa sacerdotale; si fece “PROSSIMO a Tutti” . La sua fu una presenza discreta ed intensa, era capace di ascoltare il prossimo, riusciva ad avere relazioni feconde, era di sostegno, amicizia e conforto; aveva un occhio di riguardo per i giovani, che amava e dai quali era ripagato; amava la montagna e in questa vedeva lo strumento per avvicinarli a Dio e creare la comunità, e per questo organizzava campeggi parrocchiali molto partecipati.

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Nel 1969 fu trasferito a Livorno come Parroco in San Giuseppe dove vi resto per 25 anni fino alla sua morte. La Parrocchia doveva essere reimpostata, avendo il suo territorio subito una radicale trasformazione, arricchendosi di nuove abitazioni nella via del Riposo, nella via della Bastia, nella via Villa Glori e nella Via Passaponti , con l’arrivo di centinaia di giovani famiglie , con tanti bambini e ragazzi. Erano tempi in cui il Concilio Vaticano cominciava a rompere steccati e barriere e Don Ernesto sembrava essere l’uomo adatto ad accogliere chiunque volesse percorrere nuove strade. La prima sua preoccupazione fu quella di dare spazi ai giovani creando una valida alternativa alla frequentazione della piazza , luogo di spaccio, ozio e vizio. Nacquero il gruppo giovanile ed il Gruppo Scout , si organizzò la catechesi con un nutrito gruppo di catechisti, ed i locali parrocchiali erano adibiti alla frequenza anche libera dei ragazzi del quartiere. Erano anni dove nel mese di Maggio non meno di 100 ragazzi facevano la Prima Comunione. Furono gli anni in cui la Parrocchia si apri alle istituzioni , divenendo valido interlocutore presso la Circoscrizione San Marco-Pontino; proverbiale la sua grande amicizia con l’allora Presidente Simoncini, ambedue uniti dalla passione per la falegnameria. Dal 1959 fino al 1983 Don Ernesto insegnò religione nelle scuole superiori di Livorno quali il Ginnasio, ITI e Geometri ; Rivestì importanti incarichi a Livello Diocesano guidando per oltre un ventennio lo IERAMG-Istituto per la Educazione Religiosa E Morale della Gioventù, un organismo diocesano che operava per i giovani della diocesi. Da ricordare la sua grande intuizione di allestire la Casa di Pian di Cerreto in Garfagnana , da adibire a campeggi per i gruppi giovanili della diocesi. Attualmente tale casa non è più della diocesi; Piace ricordare però come questa casa dopo la sua morte sia stata chiamata “Casa Don Ernesto Vignali” e continua ad esserlo. Se capita di parlare con qualcuno che ha conosciuto Don Ernesto si riportamo spesso valide testimonianze che si esprimono con le seguenti frasi: - Ascoltava le persone e le capiva….. - Era di poche parole, ma aveva la parola giusta nel momento del bisogno, riuscendo a dare quel conforto che poche persone sanno dare… - Generoso con tutti di tempo, di ascolto e di denaro se bisognoso - Gran parte del suo successo dipendeva dal suo immedesimarsi negli obbiettivi che si proponeva di raggiungere - Ci ha edificati con il suo coraggio, la saggezza di uomo maturo, di sacerdote convinto in profondità e operante conseguentemente - Era riuscito a coinvolgere delle persone sino ad allora indifferenti verso la Chiesa

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Don Ernesto ha affrontato negli ultimi 5 anni della sua vita una terribile malattia, che lo ha progressivamente deabilitato e costretto a continue trasfusioni. Ha vissuto con il sangue dei donatori, degli altri, che dall’altare ringraziava e pregava per loro e le loro famiglie , trasfusioni che gli hanno permesso di dedicarsi alla Parrocchia sino all’ultimo. Ha seguito nella sofferenza le orme del Signore , affrontò con pace e forza d’animo la sua inesorabile malattia. Chi lo incontrava trovava un uomo sereno , cristianamente pronto alla sua dipartita, da non sembrare ammalato, sempre appropriato e mai triste, da creare in chi lo ascoltava una sorta di turbamento se non addirittura un motivo per interrogarsi e riflettere sulla forza che questo uomo nonostante tutto sapeva infondere. Don Ernesto è tornato alla Casa del padre il 13 Luglio 1994. Grazie di tutto Don Ernesto sarai sempre nei nostri cuori

ZUCCA DOMENICO

CHIESA SAN GIUSEPPE—LIVORNO