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BASSA Voce In questo numero pag. 3 VILLACHIARA-SAN PAOLO • Volontari a Villachiara • Si può fare di più pagg. 4-5 ORZINUOVI • Il bar dell’oratorio Jolly cambia gestione • (Nuove) Visioni dal Basso • Arrivederci, don Agostino • Gemellaggio con la Francia al “Cossali” • Nuovo presidente al Parco Oglio Nord pagg. 6-7 ORZIVECCHI-POMPIANO • Pellegrinaggio alla Pieve • Una serata di solidarietà • A Pompiano… vince la passione! • La Cassa delle Comunità pagg. 8-9 SPECIALE MEMORIA • l’Associazione Communitas si presenta • Significato del “Giorno della Memoria” • Disegna ciò che vedi pagg. 10-11 SPAZIOCULTURA • Un punto fisso • Rubrica Poesia • L’ultimo giro di giostra • Quarant’anni di amore supremo pagg. 12 GLOBALE/LOCALE • Dal locale al globale e… ritorno • Questo mese parliamo di AMBIENTE • i numeri pagg. 13 QUINZANO • Partito il marchio De.C.O. • Cultura chiama Quinzano… pagg. 14 LOGRATO • Il Teatro Comunale di Lograto • Accordo Comune-Sindacati • Il gruppo “Donne 8 Marzo” “BassaVoce” inizia con questo nu- mero un’avventura che, in fase di progettazione, ha riscosso il consen- so e l’entusiasmo di molti cittadini, uomini e donne, impegnati in diversi campi di lavoro e di numerosi sinda- ci ed amministratori dei comuni compresi nell’ambito distrettuale di Orzinuovi. Essi hanno apprezzato l’i- dea di affidare alla carta stampata, in un mondo globalizzato e dominato dallo strapotere televisivo, il compito di proporre con cadenza mensile un momento di conoscenza e di rifles- sione su argomenti specifici di que- sta parte della Bassa bresciana. Una terra fertile ed ospitale, armonica- mente disegnata nei secoli dalla na- tura e dall’operosità dell’uomo. Un territorio omogeneo, ricco di storia, di tradizioni, di iniziative e caratteriz- zato da una solida economia, che tuttavia negli ultimi decenni ha preso a cambiare sotto i nostri occhi, con ritmo sempre più vorticoso, rimanen- do segnato dal tracciato di nuove ar- terie stradali, dall’avanzare della ce- mentificazione e dell’espansione edi- lizia e cambiando aspetto in seguito all’introduzione di nuovi sistemi in agricoltura e nella zootecnia, all’in- sediamento di nuove attività produt- tive, all’apertura di cave. Cambia il paesaggio, cambia l’ambiente e cambiano le persone, che si devono adattare a nuove condizioni sociali e di vita e che spesso sentono minac- ciati fondamentali diritti, al lavoro, al- la salute, alla pensione, che molti pensavano fossero stati acquisiti per sempre dai nostri padri. Senza pre- tendere di assurgere al ruolo di gui- da attiva o di motore delle comunità locali, ma neppure senza scadere nel pettegolezzo e nella sterile pole- mica, questo periodico si propone di frequentare le piazze dei nostri pae- si, là dove le differenze si incontrano e si confrontano, e di raccogliere le voci della gente, quelle che esprimo- no soddisfazione o ansia, che rac- contano progetti o preoccupazioni, riflettendo volentieri sulle varie te- matiche in chiave sovracomunale, grazie ai dati, alle soluzioni e alla collaborazione che sindaci, assesso- ri, esperti di settore vorranno fornire. “BassaVoce” vuole essere strumento che offre l’opportunità di ragionare pacatamente, ma in modo serio e propositivo, sulle risorse e sui pro- blemi di questa parte di pianura e di chi la abita, spingendosi qualche vol- ta oltre i confini dell’ambito orceano e ricordando che la comunità cui si rivolge è ormai parte integrante del- l’Europa. “BassaVoce” intende esse- re un giornale aperto al contributo di tutti per la diffusione capillare di no- tizie, idee, riflessioni, consapevole di rivolgersi a gruppi sociali omogenei, che pur raccolti in diverse piazze, ciascuna all’ombra del proprio cam- panile, condividono comunque inte- ressi simili, rafforzati dalla medesima appartenenza territoriale. Scendendo nel dettaglio, il giornale è nato dal- l’esigenza dell’associazione culturale “Communitas” di dotarsi di uno stru- mento per diffondere tra i cittadini della Bassa i suoi principi fondati sui valori della democrazia, della libertà, dell’equità sociale, della giustizia e della pace. L’idea di un piccolo giornale, sostan- zialmente gestito dagli stessi utenti, ha trovato modo di realizzarsi grazie all’intervento della San Giorgio Edi- trice, che ha dato la sua piena di- sponiblità, e alla buona volontà di un gruppo di collaboratori disinteressati – che speriamo diventi sempre sem- pre più numeroso – decisi a soste- nere l’iniziativa. “BassaVoce” viene, per ora, stampato in 10.000 copie, distribuite gratuitamente, mediante il sistema porta a porta oppure presso edicole, negozi e supermercati, nei comuni di Orzinuovi, Orzivecchi, Pompiano, Maclodio, Lograto, Maira- no, San Paolo, Quinzano d’Oglio, Borgo San Giacomo, Villachiara. Ri- porta brevi cronache o commenti di fatti relativi ai singoli paesi e dedica sezioni particolari ad argomenti vari: cultura, storia locale, musica, sport, recensioni di libri e di film, racconti, eventuali lettere dei lettori. In ogni numero le pagine centrali saranno riservate a una delle associazioni che operano sul territorio e ospite- ranno di volta in volta inchieste, ana- lisi, riflessioni su problematiche so- ciali, ambientali, economiche, ammi- nistrative che coinvolgono tutti i co- muni dell’ambito distrettuale di Orzi- nuovi. Riccardo Caffi Ascoltiamo il territorio Copia omaggio Mensile gratuito di informazione locale – n° 1 febbraio 2005 Editoriale

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Page 1: Giornale orzinuovi marz05web.tiscali.it/comunitas/Giornale_orzinuovi_febb05.pdf.pdf · 2005-03-11 · Ricevo l’invito a scrivere per questo nuovo giornale con l’auspicio che esso

BASSAVoceIn questo numero

pag. 3 VILLACHIARA-SAN PAOLO• Volontari a Villachiara• Si può fare di più

pagg. 4-5 ORZINUOVI• Il bar dell’oratorio Jolly cambia gestione• (Nuove) Visioni dal Basso• Arrivederci, don Agostino• Gemellaggio con la Francia al “Cossali”• Nuovo presidente al Parco Oglio Nord

pagg. 6-7 ORZIVECCHI-POMPIANO • Pellegrinaggio alla Pieve• Una serata di solidarietà• A Pompiano… vince la passione!• La Cassa delle Comunità

pagg. 8-9 SPECIALE MEMORIA• l’Associazione Communitas si presenta• Significato del “Giorno della Memoria”• Disegna ciò che vedi

pagg. 10-11 SPAZIOCULTURA• Un punto fisso• Rubrica Poesia• L’ultimo giro di giostra• Quarant’anni di amore supremo

pagg. 12 GLOBALE/LOCALE• Dal locale al globale e… ritorno• Questo mese parliamo di AMBIENTE• i numeri

pagg. 13 QUINZANO• Partito il marchio De.C.O.• Cultura chiama Quinzano…

pagg. 14 LOGRATO • Il Teatro Comunale di Lograto• Accordo Comune-Sindacati• Il gruppo “Donne 8 Marzo”

“BassaVoce” inizia con questo nu-

mero un’avventura che, in fase di

progettazione, ha riscosso il consen-

so e l’entusiasmo di molti cittadini,

uomini e donne, impegnati in diversi

campi di lavoro e di numerosi sinda-

ci ed amministratori dei comuni

compresi nell’ambito distrettuale di

Orzinuovi. Essi hanno apprezzato l’i-

dea di affidare alla carta stampata,

in un mondo globalizzato e dominato

dallo strapotere televisivo, il compito

di proporre con cadenza mensile un

momento di conoscenza e di rifles-

sione su argomenti specifici di que-

sta parte della Bassa bresciana. Una

terra fertile ed ospitale, armonica-

mente disegnata nei secoli dalla na-

tura e dall’operosità dell’uomo. Un

territorio omogeneo, ricco di storia,

di tradizioni, di iniziative e caratteriz-

zato da una solida economia, che

tuttavia negli ultimi decenni ha preso

a cambiare sotto i nostri occhi, con

ritmo sempre più vorticoso, rimanen-

do segnato dal tracciato di nuove ar-

terie stradali, dall’avanzare della ce-

mentificazione e dell’espansione edi-

lizia e cambiando aspetto in seguito

all’introduzione di nuovi sistemi in

agricoltura e nella zootecnia, all’in-

sediamento di nuove attività produt-

tive, all’apertura di cave. Cambia il

paesaggio, cambia l’ambiente e

cambiano le persone, che si devono

adattare a nuove condizioni sociali e

di vita e che spesso sentono minac-

ciati fondamentali diritti, al lavoro, al-

la salute, alla pensione, che molti

pensavano fossero stati acquisiti per

sempre dai nostri padri. Senza pre-

tendere di assurgere al ruolo di gui-

da attiva o di motore delle comunità

locali, ma neppure senza scadere

nel pettegolezzo e nella sterile pole-

mica, questo periodico si propone di

frequentare le piazze dei nostri pae-

si, là dove le differenze si incontrano

e si confrontano, e di raccogliere le

voci della gente, quelle che esprimo-

no soddisfazione o ansia, che rac-

contano progetti o preoccupazioni,

riflettendo volentieri sulle varie te-

matiche in chiave sovracomunale,

grazie ai dati, alle soluzioni e alla

collaborazione che sindaci, assesso-

ri, esperti di settore vorranno fornire.

“BassaVoce” vuole essere strumento

che offre l’opportunità di ragionare

pacatamente, ma in modo serio e

propositivo, sulle risorse e sui pro-

blemi di questa parte di pianura e di

chi la abita, spingendosi qualche vol-

ta oltre i confini dell’ambito orceano

e ricordando che la comunità cui si

rivolge è ormai parte integrante del-

l’Europa. “BassaVoce” intende esse-

re un giornale aperto al contributo di

tutti per la diffusione capillare di no-

tizie, idee, riflessioni, consapevole di

rivolgersi a gruppi sociali omogenei,

che pur raccolti in diverse piazze,

ciascuna all’ombra del proprio cam-

panile, condividono comunque inte-

ressi simili, rafforzati dalla medesima

appartenenza territoriale. Scendendo

nel dettaglio, il giornale è nato dal-

l’esigenza dell’associazione culturale

“Communitas” di dotarsi di uno stru-

mento per diffondere tra i cittadini

della Bassa i suoi principi fondati sui

valori della democrazia, della libertà,

dell’equità sociale, della giustizia e

della pace.

L’idea di un piccolo giornale, sostan-

zialmente gestito dagli stessi utenti,

ha trovato modo di realizzarsi grazie

all’intervento della San Giorgio Edi-

trice, che ha dato la sua piena di-

sponiblità, e alla buona volontà di un

gruppo di collaboratori disinteressati

– che speriamo diventi sempre sem-

pre più numeroso – decisi a soste-

nere l’iniziativa. “BassaVoce” viene,

per ora, stampato in 10.000 copie,

distribuite gratuitamente, mediante il

sistema porta a porta oppure presso

edicole, negozi e supermercati, nei

comuni di Orzinuovi, Orzivecchi,

Pompiano, Maclodio, Lograto, Maira-

no, San Paolo, Quinzano d’Oglio,

Borgo San Giacomo, Villachiara. Ri-

porta brevi cronache o commenti di

fatti relativi ai singoli paesi e dedica

sezioni particolari ad argomenti vari:

cultura, storia locale, musica, sport,

recensioni di libri e di film, racconti,

eventuali lettere dei lettori. In ogni

numero le pagine centrali saranno

riservate a una delle associazioni

che operano sul territorio e ospite-

ranno di volta in volta inchieste, ana-

lisi, riflessioni su problematiche so-

ciali, ambientali, economiche, ammi-

nistrative che coinvolgono tutti i co-

muni dell’ambito distrettuale di Orzi-

nuovi.

Riccardo Caffi

Ascoltiamo il territorio

Copia omaggio Mensile gratuito di informazione locale – n° 1 febbraio 2005

Editoriale

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VILLACHIARA-SAN PAOLO | 3BASSAVoce

Primavera scorsa.

Al sabato mattina. Presto. In quattro o cinque, a volte. In sette,

otto, nove, altre. Con badili e carriole. Con martelli pneumatici,

sacchi di cemento e betoniere. C’è da abbattere il vecchio mu-

ro di cinta della scuola dell’infanzia dottor Luigi Mantova di Vil-

lachiara. Bisogna costruire un ingresso nuovo. Con una scalina-

ta più funzionale. Con uno scivolo a fianco. Per abbattere le

barriere architettoniche. Per facilitare l’accesso agli alunni con

difficoltà motorie. Per rendere più bella la scuola dei propri figli.

La scuola fornisce i materiali necessari. Ma c’è da lavorare, so-

do. Per tutto il giorno. A volte anche la domenica mattina, se

serve. Mettendo a disposizione le proprie competenze. Genitori ma anche pensionati. O semplicemente gente che vuole dare una mano. Come volontari.

Gratuitamente. Generosamente. Altrimenti l’opera non si potrebbe realizzare. Dopo alcuni mesi i lavori sono terminati.

La scala in granito. Lo scivolo dolce. L’illuminazione nuova. La facciata ritinteggiata. Nella spazio antistante una fontana ed una statua della Madonna.

Sembra un’altra scuola. Più accogliente. Più ospitale. Più elegante ed armoniosa. Il lavoro è fatto bene. Convince. Persuade. Trascina. L’amministrazione comuna-

le si impegna a sistemare i marciapiedi antistanti la scuola dell’infanzia. Così il lavoro di rifacimento dell’ingresso risalterà ancora di più.

Estate scorsa.

I giardini pubblici di via Brolo necessitano di una manutenzione straordinaria. Un consigliere comunale raccogliendo le proposte dei cittadini di via Brolo organiz-

za una riunione per mettere insieme tutte le indicazioni e raccogliere disponibilità a lavorare per la sistemazione dei giardini. Si delinea un progetto di intervento.

Rimozione di alcuni alberi non autoctoni. Posa di un nuovo impianto di irrigazione a terra. Rifacimento del basamento in cemento per i cassonetti. Rimozione del-

la panchina in pietra che stona con tutto il resto. Piantumazione di nuovi alberi.

L’amministrazione comunale acquista quanto serve. I cittadini volontari del Brolo provvedono alla posa. I giardini del Brolo cambiano volto. Sono più piacevoli.

Ma non basta. Nascono nuove idee per il futuro.

Ci saranno da predisporre delle siepi, delle aiuole, delle panchine in legno e dei nuovi punti luce. Ma anche l’impegno dei volontari a gestire i giardini. Per man-

tenerli sempre rigogliosi e attraenti. Per fare qualcosa insieme. Che vada al di là del verde stesso. Con spirito di sincero interessamento alla cosa pubblica.

Autunno scorso.

Se ne parlava da tempo. Bisognava cercare di fare qualcosa. Negli ultimi anni l’ospedale di Orzinuovi ha perso un reparto dopo l’altro. Le scelte politiche di rior-

ganizzazione del servizio sanitario nazionale hanno spostato a Chiari, Manerbio, Brescia molte delle prestazioni che prima venivano erogate dall’ospedale di Orzi-

nuovi. Ma questi paesi non sono agevolmente raggiungibili da Villachiara per chi non usa l’automobile. Come per gli anziani. Come per le persone che si devono

sottoporre a cure e non possono guidare. Come per chi non ha figli che lo possano aiutare in ciò.

Riunioni informali. Abbozzi di idee. Giri di telefonate. Contatti con altre esperienze. Per decidere cosa fare. Per stabilire come fare. Come partire. Non è facile. Vil-

lachiara è un piccolo paese. Le risorse finanziarie e umane sono quelle che sono. Poi il via.

La costituzione presso un notaio dell’Associazione Volontari Villaclarensi. Associazione Onlus. Associazione senza scopo di lucro. Ancora riunioni. La ricerca di con-

tributi. Al comune. Ai privati. Alla banca. L’acquisto di un’automobile per l’associazione. La presentazione dell’associazione alla popolazione.

L’inizio dell’attività. La raccolta delle prenotazioni dei viaggi per telefono o nella sede dell’associazione. L’effettuazione dei viaggi. All’ospedale di Chiari. All’ospe-

dale di Manerbio. All’ospedale di Brescia.

L’organizzazione dei turni delle presenze in sede per rispondere al telefono. L’organizzazione dei turni degli autisti.

Tanto lavoro. Tante richieste da soddisfare.

Da parte di chi ha bisogno. Da parte di chi non sa a chi rivolgersi. Da parte di chi non ce la fa da solo.

Un grosso impegno per i volontari. Un grande impegno per il futuro. Primavera. Estate. Autunno. Tre stagioni diverse.

Rifacimento dell’ingresso della scuola dell’infanzia. Sistemazione dei giardini di via Brolo. Costituzione dell’Associazione Volontari Villaclarensi.

Tre esperienze molto diverse. Che implicano attività assai diverse. Che partono da motivazioni differenti. Che vedono protagonisti differenti. Per età. Per obiettivi.

Per il tipo di impegno richiesto. Per la durata temporale.

Ma che in comune hanno la generosità. La disponibilità a dedicare tempo per qualcosa che si ritiene giusto. In modo disinteressato. Senza chiedere nulla in cam-

bio. In modo volontario. Secondo la propria sensibilità. Secondo le proprie inclinazioni ed esperienze. Per far qualcosa per il proprio paese. Per essere solidali con

la comunità cui si appartiene. Perché senza solidarietà non esiste comunità. Per stimolare la creazione di nuove opportunità. Per cercare di costruire qualcosa.

Perché altrimenti non si farebbe mai nulla. Perché l’erogazione di fondi ai bilanci dei comuni da parte dello stato, nonostante i proclami sul federalismo, sono so-

stanzialmente e costantemente ridotti ogni anno.

Perché si sente il bisogno di rispondere ad una semplice ma ineludibile domanda. “E io, io, che cosa faccio?”.

Giuseppe Riccardi

Ricevo l’invito a scrivere per questo nuovo giornale con l’auspicio che esso

possa essere o diventare nel tempo non solo un resoconto delle cronache

locali, ma una spazio di approfondimento, di riflessione e di proposta su te-

mi, aspetti e problematiche della vita sociale che interessano la realtà della

nostra Bassa nel suo insieme.

La comunità di San Paolo in queste ultime settimane ha toccato con mano

il dolore acuto per la perdita, a causa di malattie tumorali, di persone in età

ancora giovanile.

È un sentimento comune se dico che il solo pronunciare o scrivere questa

parola mette addosso una sensazione mista di paura ed imbarazzo.

Riesco solo lontanamente ad immaginare quale possa essere lo stato d’a-

nimo di chi in famiglia ne sta facendo o ne ha fatto l’esperienza diretta. Tut-

to diventa molto più difficile e disperato. Il rispetto, la delicatezza e la pre-

ghiera diventano spesso le uniche armi a disposizione per contenere il

dolore.

Conosciamo il tragitto della speranza, sostenuto della sacrosanta fiducia nel-

la medicina e nei medici: gli esami clinici, gli accertamenti, le visite specia-

listiche e, dopo la diagnosi, arriva la terapia.

Non ho dati e numeri ufficiali, ma ho l’impressione che ultimamente, nel no-

stro paese, troppe volte questo tragitto si concluda con un insuccesso e la

scia di dolore è diventata insopportabile.

Che sia arrivato il tempo di rompere i tabù e di guardare in faccia la realtà, per

dirci se almeno il sacrificio di questi concittadini ci ha insegnato qualcosa?

Per discutere della bravura dei medici e dei traguardi della medicina, biso-

gna essere competenti. E io non lo sono. In fondo loro, i medici, continuano

a dirci di stare attenti all’alimentazione, di consumare più verdura e frutta e

meno carne, ci fanno capire che il fumo fa male.

Immagino che con altrettanta perizia gli organi pubblici preposti lavorino per

individuare, eliminare o almeno contenere i fattori che favoriscono l’insor-

genza del male e che in futuro ci forniscano indicazioni sempre più precise.

Tutto ciò può bastare?

Negli ambulatori di un ospedale cittadino sui muri ho visto affisso un poster

che consiglia una colonscopia, dopo i cinquant’anni, per prevenire o diagno-

sticare eventuali tumori. È stata una scoperta casuale!

Se è vero che, se affrontato per tempo, si aumentano le probabilità di cura

e guarigione dal cancro, per migliorare la situazione occorrerà fare qualche

controllo preventivo in più.

Probabilmente un check-up generalizzato è troppo, ma una prevenzione mi-

rata, almeno sulle forme più diffuse e per fascia di età, può essere proponi-

bile. Pensare che a farlo sia la Sanità lombarda è una chimera. Si mangia

l’80% del bilancio regionale (più di 10 mila miliardi di lire l’anno!) e nel ten-

tativo di far quadrare i conti, che non tornano mai, ai medici di base impo-

ne un budget di spesa per gli esami clinici.

Non penso che per un po’ potremo aspettarci più prevenzione: per il mo-

mento dobbiamo arrangiargi.

Sul nostro territorio è presente un associazione che opera proprio nella pre-

venzione oncologica, facendo quello che la sanità pubblica non svolge: visite

specialistiche mirate e check-up, oltre ad esami ed accertamenti accurati.

Alcuni amici me ne hanno parlato molto bene. Si tratta della Cooperativa

Raphaël fondata da don Pierino Ferrari.

Può essere utile sapere che c’è.

Agostino Gandelli

Volontaria Villachiara

Si può fare di più

EEddiittoorree: Communitas - Associazione Culturale

Sede in Orzinuovi,via L. Van Beethoven n. 6

ssiittoo aassssoocciiaazziioonnee: www.communitasbs.itee--mmaaiill aassssoocciiaazziioonnee: [email protected] ggiioorrnnaallee: www.communitasbs.it/bassavoceee--mmaaiill ggiioorrnnaallee: [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Brescian. 7/2005 del 28/02/05

DDiirreettttoorree RReessppoonnssaabbiillee: Riccardo Caffi

RReeddaazziioonnee: Carla Baronchelli, Stefania Biatta,Mauro Cinquetti, Fulvio Cominotti, Giorgio Ferrari,Agostino Gandelli, Valerio Gardoni, Angelo Zucchi

CCoooorrddiinnaammeennttoo eeddiittoorriiaallee ee pprrooggeettttoo ggrraaffiiccooSan Giorgio Editrice srl Unipersonale, GenovaSalita del Prione, 25/116123 Genovawww.sangiorgioeditrice.it - [email protected]

In distribuzione gratuita in 10.000 copie a:Orzinuovi, Villachiara, Orzivecchi, Pompiano, Quinzano,Borgo San Giacomo, San Paolo, Lograto

BASSAVoce

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4 | ORZINUOVI BASSAVoce

Sabato 21 gennaio 2005 ha esordito

come nuovo gestore del bar dell’ora-

torio “Jolly” un giovane che fino a

quel momento di mestiere faceva il

saldatore e che, fino a tre settimane

prima, non si sarebbe mai aspettato

di affrontare questo lavoro. Ha poco

più che vent’anni il ragazzo, ma ha

già le idee chiare su quelli che sono i

suoi obiettivi: riportare il bar dell’ora-

torio ai fasti antichi e provare una

nuova esperienza all’interno del va-

riegato mondo del lavoro.

QQuuaallii ssoonnoo llee mmoottiivvaazziioonnii cchhee hhaannnnoo

ppoorrttaattoo aall ccaammbbiioo ddii ggeessttiioonnee ddooppoo

dduuee aannnnii??

Di preciso non lo so. Posso pensare

che siano dovute al fatto che ai pre-

cedenti gestori non piaceva più gesti-

re il bar dell’oratorio perché non si

trovavano bene o, forse, dopo la na-

scita del loro bambino, la gestione del

bar era divenuta troppo impegnativa.

HHaaii iinniizziiaattoo qquueessttaa eessppeerriieennzzaa ppeerr

uunnaa ttuuaa sscceellttaa oo sseeii ssttaattoo ccoonnttaattttaattoo

ddaa tteerrzzii??

La parrocchia mi ha fatto questa pro-

posta e io poi ho deciso.

HHaaii aacccceettttaattoo iimmmmeeddiiaattaammeennttee??

No, ci ho pensato molto, circa tre set-

timane, perché prima lavoravo come

saldatore e, accettando questa pro-

posta, non sapevo cosa mi aspetta-

va. Avrei trovato un ambiente nuovo

anche se, comunque, pensavo che

questo lavoro mi sarebbe piaciuto.

IInn aallttrrii ppaaeessii aanncchhee iill vvoolloonnttaarriiaattoo

ccoonnttrriibbuuiissccee aallllaa ggeessttiioonnee ddeell bbaarr:: èè

ccoossìì aanncchhee qquuii oo èè ttuuttttoo aa ttuuoo ccaarriiccoo??

Per adesso è tutto a mio carico. Più

avanti potremo prendere in conside-

razione la possibilità della collabora-

zione da parte di persone di buona

volontà. Per ora mi arrangio da solo.

SSaappppiiaammoo cchhee hhaaii ggiiàà uunnaa cceerrttaa

eessppeerriieennzzaa iinn qquueessttoo sseettttoorree:: qquuaallii

ccaammbbiiaammeennttii hhaaii aappppoorrttaattoo rriissppeettttoo

aallllaa ggeessttiioonnee pprreecceeddeennttee??

Grandissimi cambiamenti non ne ho

fatti, ho però cambiato la disposizio-

ne delle sale; i videogiochi sono stati

portati sullo stesso piano del bar; la

sala sottostante il bar è stata adibita

a feste per compleanni e ricorrenze

varie e alla visione delle partite. Il re-

sto è rimasto com’era.

CChhee oobbiieettttiivvii ttii sseeii pprreeppoossttoo ccoonn qquuee--

ssttii ccaammbbiiaammeennttii??

I miei obiettivi principali sono quelli di

avere una clientela formata per lo più

da ragazzi e cercare di far tornare il

bar dell’oratorio quello di un tempo e

cioè un posto di ritrovo per i giovani

e un punto di riferimento per la co-

munità.

CCii ppuuooii rraaccccoonnttaarree ccoommee èè aannddaattaa llaa

sseerraattaa dd’’eessoorrddiioo??

All’inizio della serata abbiamo fatto

un piccolo rinfresco, poi abbiamo da-

to il via alla musica dal vivo e al ka-

raoke che sono proseguiti fino a tar-

da notte. Ho cercato di dare ai

ragazzi ciò che loro piace: musica e

un ambiente accogliente.

CCoommee ttii ssoonnoo sseemmbbrraattee qquueessttee pprriimmee

sseettttiimmaannee aall bbaarr ddeellll’’oorraattoorriioo??

Belle, lunghe e impegnative. È dura,

ma già dopo due settimane le prime

soddisfazioni si notavano.

CCoossaa ttii aassppeettttii ddaa qquueessttaa eessppeerriieennzzaa??

Bella domanda! Spero, come ho det-

to prima, di creare un posto acco-

gliente per i ragazzi, molto frequenta-

to come era prima e che questa

occupazione mi porti in un mondo del

lavoro diverso da quello che ho cono-

sciuto finora…

Manuel Merigo

Studente Ipaa Giardino – Orzivecchi

Ti hanno salutato, nel rispetto di do-

verose convenienze e con varie ma-

nifestazioni di affetto, il parroco, i

confratelli, le consorelle, le cariche

pubbliche, il Consiglio Pastorale,

quelli della Caritas, quelli di Dialogo,

i tanti studenti dell’Istituto di via Mi-

lano, le anime buone di Ovanengo e

di Orzinuovi e, sicuramente, molti

altri, di cui solo tu, don Agostino, sai

l’amicizia, e, allora, perchè ancora

un addio?

“La brevità, gran pregio!” canta Ro-

dolfo, nel primo atto della Bohème,

e mai sentenza fu così condivisibile,

per cui: ciao don Ago’ e grazie per

le tue tante messe prime, per i tanti

nostri defunti accompagnati al cam-

posanto, per le liturgie alla casa di

riposo, anzi, a Villa Giardino; grazie

per i fidanzati cha hai preparato a

condividere con cristiana pazienza,

non solo i piaceri dell’alcova, ma le

non sempre gioiose fatiche della vita

in comune; grazie per i tanti giovani,

che tra un tema e una parafrasi, hai

avvicinato alle cose vere della vita;

grazie per i tanti argomenti di cui

hai trattato, con cristiano impegno e

oggettivo sguardo, su Dialogo; gra-

zie per le omelie brevi e piene di po-

chi, ma profondi e, soprattutto, pra-

ticabili consigli; grazie per il tuo ita-

liano, colorito da pennellate di ver-

nacolo bergamasco, corretto, a vol-

te, fino al fastidio, dove i congiuntivi

hanno ancora un senso e gli anaco-

luti non allignano (bello allignare,

vero?); grazie per le mille cose buo-

ne e belle che ci hai lasciato di cui

non so o non ricordo; ed infine, an-

che se non è affatto merito tuo, gra-

zie per essere nato nel 1945: siamo

arrivati in questo mondo portando la

pace, io, te e pochi altri.

Nessun augurio, non ce n’è biso-

gno; hai con te un Amico di quelli

tosti.

Timoteo Motta

Orzinuovi

Il bar dell’oratorio Jolly cambia gestione

Arrivederci, don Agostino

Meno di un anno fa (21 marzo/12 aprile) la Rocca di San Giorgio ospitava “Vi-

sioni dal basso”, un intervento/evento complesso, quasi una campagna ar-

cheologica, che si poneva l’obbiettivo di “disegnare” un’idea di provincia, par-

tendo dalla realtà di Orceania, svelandola, raccontandola, mettendone a nudo

amori e odi, potenzialità e limiti, movimenti e stagnazioni, per dimostrare co-

munque che non si era in una palude di tedio e nulla, ma in luogo, anzi nel

Luogo, in costante trasformazione. Si scelse allora di far parlare principalmen-

te gli artisti, i poeti, gli scrittori, i musicisti e i musicanti, le categorie insomma

che più di altre sanno suscitare visioni e dar loro una forma. Si trattava di su-

scitare, per propagazione, interesse e voglia di fare, anche e soprattutto fuori

dai canali classici del “fare” artistico e culturale.

Attraverso percorsi invero carsici il progetto ha continuato a svilupparsi, apren-

dosi strade nuove o sinora poco sperimentate. Se nel 2004 si trattava dì “ca-

pire” come si definivano, attraverso i propri artisti, le visioni della comunità, in

questo inizio del 2005 si cerca di definire nuove forme e nuovi luoghi in cui le

visioni degli artisti possono manifestarsi.

Nel 2004 la Rocca di San Giorgio restaurata offriva spazi ampi e sfarzosi, ed

ampio e sfarzoso era stato l’evento.

Nel 2005 meglio ci si addice la riflessione e spazi fisici contenuti ben più ci

aiutano, come ben ci aiuta la scoperta di quella sorta di meta-spazio che ci

dona l’informatica e che tentiamo di esplorare con un sito intemet costruito al-

lo scopo.

Ecco quindi le “Nuove” Visioni dal Basso. Una serie di “micro-mostre” ospi-

tate dalle vetrine della Libreria Livraga, accompagnate dalla contempora-

nea edizione di “segnalibro” che riprodurranno di volta in volta le opere de-

gli autori esposti. Le vetrine, per una volta, ospiteranno bellezza, offerta

gratis et amore dei alla attenzione di chi vorrà vederla o solo guardarla.

E i segnalibri sosterranno l’opera di conoscenza del lavoro di artisti di va-

glia ma spesso negletti e meglio segneranno il progredire del lettore nei

percorsi dei libri letti.

La continuità di un’immagine del territorio che si vuole intreccio di linguaggi

differenti, un insieme di individui che condividono le loro potenziali capacità in-

tellettive, linguistiche, affettive, relazionali, comunicative, nel quotidiano.

Il primo appuntamento, dal 19 febbraio, è con la mostra delle opere di Sergio

Magli, alla Libreria Livraga, con un incontro aperto a tutti coloro che dell’arti-

sta e dell’arte si sentono amici.

PPeerr ssaappeerrnnee ddii ppiiùù::

LLIIVVRRAAGGAA LLIIBBRRII

vviiaa ZZaannaarrddeellllii,, 55 –– OOrrzziinnuuoovvii

wwwwww..vviissiioonniiddaallbbaassssoo..iitt

(Nuove) Visioni dal Basso

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ORZINUOVI | 5BASSAVoce

Sergio Franza, Assessore ai La-

vori Pubblici del Comune di Pa-

losco, è il nuovo presidente del

Parco Regionale Oglio Nord.

Franza, componente del Consi-

glio di Amministrazione uscen-

te, succede a Vigilio Bettinsoli,

ex commissario e primo presi-

dente del Parco.

Nell’ultima assemblea è stato

eletto anche il nuovo Cda, composto, secondo gli ac-

cordi assunti un anno fa in occasione della costituzio-

ne del Consorzio, da un rappresentante del territorio

della riva bergamasca dell’Oglio, due della sponda cre-

monese, tre di quella bresciana. Sono risultati eletti:

per il territorio di Bergamo, Giovanni Paparo (Credaro),

Giuseppe Colombi (Soncino) e Pier Giorgio Elidoro

(Corte de’ Frati), consiglieri uscenti, per Cremona; per

la territorialità bresciana, Luigi Ferrari (Roccafranca,

consigliere uscente), Sergio Lancini (Palazzolo), Adria-

no Orleri (Orzinuovi).

Riportiamo una sintesi della Relazione previsionale

e programmatica 2005

LLee ssttrruuttttuurree ddeell PPaarrccoo

La SSeeddee aammmmiinniissttrraattiivvaa, presso la Rocca di OOrrzziinnuuoovvii,

ospita la Presidenza, il Consiglio di Amministrazione, la

Direzione, l’Ufficio tecnico e la Segreteria.

Mancano attualmente spazi atti ad ospitare una sala

riunioni e un Centro di Accoglienza del Parco, alla cui

realizzazione risulta particolarmente interessato il

“mondo scolastico”, come dimostra la partecipazione di

ben 13 classi della locale Scuola Media al bando del lo-

go del Parco.

Il CCeennttrroo eedduuccaattiivvoo--ccuullttuurraallee è attualmente ospitato in

una parte del Palazzo Municipale di SSoonncciinnoo, ma è già

stata appaltata la ristrutturazione della vecchia Filanda

adiacente alla Rocca dove, a lavori ultimati, verranno

spostati gli uffici del Parco.

Il Complesso Mulino di Basso di TToorrrree PPaallllaavviicciinnaa, dona-

to al Parco dal Consorzio Irriguo Cremonese ed in corso

di ristrutturazione, è destinato ad accogliere le Guardie

Ecologiche Volontarie, il Centro Naturalistico-Forestale e

la Foresteria.

È prevista anche la realizzazione un CCeennttrroo ddii DDooccuummeenn--

ttaazziioonnee ssuullll’’AArrcchheeoollooggiiaa IInndduussttrriiaallee ddeellll’’OOgglliioo presso l’a-

rea ex Cementeria di PPaallaazzzzoolloo ssuullll’’OOgglliioo e, sempre in

questo Comune si sta definendo il progetto di riqualifi-

cazione di una grande area spondale di circa 90.000 mq

da destinare a PPaarrccoo fflluuvviiaallee ppeerriiuurrbbaannoo..

GGllii aammbbiittii ddii iinntteerrvveennttoo

Piano Territoriale di Coordinamento

Si è già insediato ed ha effettuato un esame prelimina-

re il gruppo di lavoro che dovrà valutare la proposta di

PPiiaannoo TTeerrrriittoorriiaallee ddii CCoooorrddiinnaammeennttoo

Risorse Naturali

In questo fondamentale settore di attività il Parco, per il

2005, punta ad un obiettivo di grande prestigio, quello

di promuovere la realizzazione di una GGrraannddee FFoorreessttaa ddii

PPiiaannuurraa.

Educazione Ambientale

Il Parco Oglio Nord avrà un ruolo di spicco in seno alla

Rassegna EExxppoo SSccuuoollaammbbiieennttee 2005 che si svolgerà a

Chiari nel mese di maggio.

Promozione Culturale

Il primo e più lusinghiero obiettivo del 2005 è quello di

promuovere in seno al Parco la realizzazione di un CCoomm--

pprreennssoorriioo NNaattuurraalliissttiiccoo--CCuullttuurraallee.

Verrà inoltre realizzato un volume dal titolo “FFrraa tteerrrraa ee

ffiiuummee:: ll’’OOgglliioo ee llee ssuuee vviittee”.

Per quanto riguarda la fruizione, in primavera verrà av-

viato il progetto CCiiccllooPPaarrccoo, un programma di ciclovisite

organizzate lungo alcuni itinerari turistici, culturali ed

ambientali.

Si è inoltre avanzata la proposta di organizzare in partner-

ship con l’Ente Parco, la 11ªª RRaasssseeggnnaa EEnnooggaassttrroonnoommiiccaa ddeell

PPaarrccoo OOgglliioo NNoorrdd e, sempre nel corso del 2005, si svolgerà

nel territorio bergamasco del Parco Oglio Nord la 33ªª CCoonnffee--

rreennzzaa ddeellllee AArreeee PPrrootteettttee BBeerrggaammaasscchhee..

Sarà inoltre proposta l’istituzione del PPrreemmiioo SSoorraa che

annualmente verrà conferito a chi si è particolarmente

impegnato e distinto nella causa dell’ambiente.

Vigilanza Ecologica

30 Guardie Ecologiche Volontarie hanno ricevuto la divi-

sa ed il primo automezzo in dotazione. Il 12/3/2005 si

svolgerà a Soncino un corso di aggiornamento aperto a

tutte le GEV della Regione Lombardia.

Infrastrutture e Interventi Fluviali

Nel 2005 il Parco inizierà ad occuparsi, per quanto di

sua competenza, di gestione sostenibile delle acque.

Attività Estrattiva

È stata definita la convenzione di un’altra cava, prevista dal

Piano provinciale di Cremona entrato in vigore prima del PTC.

Per il futuro non sarà più possibile aprire nuove cave nella

prima fascia di tutela, mentre sarà possibile farlo nella secon-

da fascia ma soltanto con il parere favorevole del Parco.

Gemellaggio con la Franciaal “Cossali”

Nuovo presidente al Parco Oglio Nord

UUnn ggrruuppppoo ddii ssttuuddeennttii ddeellll’’IIssttiittuuttoo SSuuppeerriioorree oorrcceeaannoo hhaa

rriiccaammbbiiaattoo ll’’oossppiittaalliittàà ffrraanncceessee

Dopo una settimana, si è definitivamente conclusa (al-

meno ufficialmente parlando) l’esperienza dello scambio

culturale alla quale tredici di noi studenti dell’istituto d’i-

struzione superiore “Grazio Cossali” (accompagnati dalle

professoresse Anni e Capelli, responsabili del progetto)

hanno potuto partecipare assieme ad altrettanti alunni

del liceo di Notre-Dame-des-Aydes di Blois (città nel cen-

tro della Francia).

La “prima parte” di questo scambio ci ha visto, oltre che

ospiti, anche pionieri: siamo partiti dall’Italia che la mag-

gior parte di noi nemmeno conosceva il ragazzo o la ra-

gazza che l’avrebbe ospitata, ma, come da copione, tut-

to è andato bene e siamo stati trattati nelle famiglie come

dei veri e propri figli.

Dal 13 al 18 febbraio abbiamo invece aperto le nostre

case ai ragazzi che ci avevano ospitato. Durante la loro

permanenza abbiamo toccato con le nostre visite le città

di Brescia, Milano, Venezia e Verona visitandone luoghi e

monumenti più famosi; oltre ad aver potuto visitare an-

che il Teatro Grande, La Scala e La Fenice, il museo di

Santa Giulia (e quindi la mostra “Monet, la Senna e le

Ninfee”), quello della Scala e del Settecento Veneziano

“Ca’ Rezzonico”.

Oltre alle mete ufficialmente previste, noi studenti, la do-

menica pomeriggio, abbiamo fatto visitare ai nostri ami-

ci francesi Soncino (e quindi la Rocca e la Casa degli

Stampatori). Quasi ogni sera abbiamo inoltre coinvolto i

nostri corrispondenti con cene tutti assieme, partite di

pallavolo, film e sì, anche discoteca, in quella che è poi

la normale vita di un adolescente italiano.

I nostri ospiti sembrano aver gradito molto, oltre alle bel-

lezze del nostro paese, anche il nostro stile di vita che er-

roneamente tutti pensano simile a quello dei “nostri cu-

gini” francesi che invece, alla nostra età e in città non di

certo sicure come i nostri paesi, non possono disporre

delle nostre libertà. Hanno per di più dimostrato di gradi-

re molto la nostra scuola, in cui i professori tendono ad

essere più vicini e disponibili verso gli studenti che non

severi e autoritari.

È inutile dire che i nostri amici francesi sarebbero rima-

sti con noi ancora per qualche giorno per assaporare

quella che è l’Italia, intesa come persone (che solevano

definire rumorose ma divertenti), sapori (hanno molto

gradito i piatti che le nostre mamme si sono impegnate

a preparare per tutta la settimana) e bellezze architetto-

niche che hanno lasciato molto meravigliati alcuni di lo-

ro che per la prima volta venivano nel nostro Paese.

Come previsto, però, venerdì 18 hanno dovuto ripartire

non senza le lacrime della maggior parte di loro e delle

più sentimentali di noi. Resta comunque la possibilità che

ci si ritrovi con il proprio corrispondente al di fuori del-

l’ambito scolastico.

Dorina Tagliani

Quarta A Igea

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6 | ORZIVECCHI BASSAVoceOrzivecchi, Sala Polifunzionale – Ve-

nerdì 10 dicembre 2004… Una se-

rata di “Suoni e Colori” per Beslan…

Diceva così la locandina d’invito ad

una serata a scopo benefico organiz-

zata dalla Sinistra Giovanile della

Bassa Bresciana Occidentale, il cui

ricavato è stato devoluto all’Unicef

nell’ambito del programma destinato

ad aiutare le famiglie colpite dall’ec-

cidio di Beslan.

Il fatto menzionato non ha bisogno di

molte presentazioni: è l’1 settembre

quando la scuola di Beslan viene

presa in ostaggio da un gruppo di

terroristi ceceni che, a seguito di un

raid delle forze speciali russe, provo-

cano la morte di 330 persone di cui

più di 150 bambini.

Lo scopo della serata e la sua realiz-

zazione meritano una qualche consi-

derazione, trattandosi di un lodevole

tentativo per non dimenticare.

Capita infatti, sempre più spesso,

che la nostra vita frenetica e il ripe-

tersi di episodi di violenza in molte

parti del mondo trasformino queste

crudeltà inaudite in fatti coinvolgenti

emotivamente (forse anche per effet-

to del bombardamento dei mass me-

dia), che diventano sbiaditi e lontani

col passare del tempo. I morti invece

chiedono giustizia, memoria, verità!

E i sopravvissuti urlano la loro rabbia…

La serata di Orzivecchi si è aperta

con la proiezione di fotografie e do-

cumenti che hanno mostrato lo sgo-

mento e la disperazione negli occhi

di molte mamme e lo sguardo inno-

cente di molti bambini smarriti. Attor-

no alle immagini alcuni pannelli rac-

coglievano i disegni dei compagni di

scuola dei bambini uccisi che sem-

bravano urlare con forza che la mor-

te ha colori accesi perché lascia un

segno indelebile nelle menti di coloro

che l’hanno vista passare accanto.

Poi è cominciata la musica… Due

ore di suoni e canzoni in cui Riccar-

do Maffoni ed Enrico Mantovani si

sono alternati, poi uniti, dando il me-

glio di loro stessi. La sala conteneva

solo un centinaio di persone: diciamo

“solo” perché, pur essendo un nu-

mero consistente di questi tempi per

delle esibizioni pubbliche del genere,

tuttavia, visto lo scopo della serata, la

presenza poteva essere decisamente

maggiore!

Nonostante ciò la stanza sembrava

gremita di gente coinvolta dalla mu-

sica, con un Enrico travolgente e

scatenato che ha trascinato l’im-

peccabile Riky in un crescendo di

emozioni.

Pubblico in piedi, a scandire il ritmo

battendo le mani… la passione at-

torno alla musica che ancora una

volta ricorda quanto sia tangibile la

parola “insieme”, quando c’è parteci-

pazione.

Infatti “partecipazione” rappresenta

l’ingrediente indispensabile per ren-

dere viva la memoria e l’identità, per

favorire il nostro essere protagonisti

nella vita anche attraverso semplici

gesti concreti quali un concerto.

Infine un suggerimento… torniamo

ad ascoltare musica dal vivo: dà mol-

to più calore di quanto ci possano

trasmettere le pur sofisticate incisio-

ni ascoltate nei nostri tecnologica-

mente avanzati impianti stereo.

Luisa Paccani

Come ogni anno, il 2 febbraio, gior-

no della Candelora, la comunità di

Orzivecchi torna in devoto pellegri-

naggio presso l’antico Santuario

della Pieve, dedicato a Santa Maria

Assunta, per implorare dalla Ma-

donna “la pace giusta e duratura” e

la protezione per i soldati in guerra.

Sono previsti due momenti di pre-

ghiera: la messa solenne celebrata

al mattino dal parroco don Franco

Cavalli e il rosario del pomeriggio.

La visita annuale alla Pieve intende

adempiere un voto che risale all’an-

no 1915, quando, allo scoppio della

prima guerra, il parroco del tempo,

don Bernardo Anni, affidò alla prote-

zione della Vergine i giovani che

partivano per il fronte, istituendo la

celebrazione, il 2 febbraio di ogni

anno, di questa particolare festa or-

ceana della pace. Don Anni nutriva

una venerazione particolare per la

Madonna della Pieve e durante i

lunghi anni di guerra, del primo e

del secondo conflitto, promosse

ogni mese una processione al San-

tuario, radunando presso l’antica

chiesa le mamme, le spose, le fi-

danzate dei giovani chiamati alle ar-

mi. Il vecchio parroco considerava la

Pieve come la “culla dei fasti par-

rocchiali” e nel 1940 ottenne dal ve-

scovo, monsignor Giacinto Tredici,

che tornasse ad essere assegnata

alla parrocchia di Orzivecchi, dopo

che per secoli, dal lontano 1383,

era stata affidata al diritto della par-

rocchia di Orzinuovi. Fu un grande

regalo per i suoi parrocchiani che

attribuivano alla Madonna della Pie-

ve numerosi interventi miracolosi e

ancora si raccontavano di padre in

figlio di quella volta in cui la statua

della Madonna aveva versato grosse

lacrime perché il Bambin Gesù le

era stato tolto ed era stato portato

nella chiesa di Orzinuovi. Negli ulti-

mi anni la sezione Combattenti e

Reduci di Orzivecchi si è incaricata

direttamente della cura dell’edificio,

che presentava evidenti i segni del

tempo, provvedendo al rifacimento

del tetto, alla sistemazione dell’in-

gresso, alla posa presso il viale di

accesso di una colonna spezzata

che ricorda suor Annelvira Ossoli e

suor Isidora Solari, le due religiose

orceane che hanno dato la vita in

terra di missione, in Africa, per assi-

stere gli ammalati. L’antica Pieve è

ormai diventata per gli ex combat-

tenti il luogo di tutte le celebrazioni

ufficiali di carattere religioso e degli

incontri destinati alla discussione

dei problemi dell’associazione, gui-

data dal dottor Giuseppe Valcamoni-

co. L’ultimo impegno del gruppo è

stata la pubblicazione del libro dello

storico Lino Cominotti, “La Pieve del

Bigollio”, che ricostruisce la mille-

naria storia della chiesa, eretta nel-

la campagna a nord di Orzivecchi ed

alla quale un tempo facevano capo

tutte le comunità dei dintorni. “An-

che quest’anno abbiamo festeggiato

“dolcemente” il voto alla nostra Ma-

donna della Pieve distribuendo lat-

tughe e pasticcini agli anziani ul-

traottantenni, agli ammalati, agli

ospiti della casa di riposo” informa il

presidente Valcamonico. In occasio-

ne della festa del voto infatti mogli e

mamme dei 212 simpatizzanti del-

l’Associazione Combattenti (il grup-

po dei Reduci ancora in vita invece

diventa purtroppo sempre più esi-

guo e resta composto ormai soltan-

to da 16 anziani) preparano, secon-

do i metodi e con gli ingredienti

delle antiche ricette nostrane, i dol-

ci che vengono confezionati in tanti

pacchetti e recapitati dai volontari

nelle case dei nonni e delle nonne.

R. C.

Pellegrinaggio alla Pieve

AAmmiiccii ddeellllaa DDiisscciipplliinnaa ddii OOrrzziivveecccchhiiOnlus

PRESENTA

LL’’aammuurr èèll fféénnééss ee LLee ppaallaanncchhee llee rreessttaaCOMMEDIA DIALETTALE IN TRE ATTI DI MARIA FILIPPINI

RReeggiiaa ee aaddaattttaammeennttooTTEERREESSIINNAA CCHHIIAAPPPPAANNII –– EEMMAANNUUEELLEE BBEELLLLIINNII

SSAABBAATTOO 1122 MMAARRZZOO 22000055OORREE 2200,,3300 – SALA POLIFUNZIONALE

VIA MATTEOTTI N. 33/1 – ORZIVECCHI (BS)

PPeerrssoonnaaggggii && IInntteerrpprreettiiEMMA (vedova due volte) Serafina CornacchiariADELAIDE (prima suocera) Resi MagriFILOMENA (seconda suocera) Ines TanghettiLUCIA (la serva) Giusy ChiappaniGIULIA (amica di Emma) Paola MorelliOSVALDO (il dottore) Mario ZilianiCARLO (il portinaio) Oscar CoccoliDON REDENZIO (il parroco) Valter ChiappaniMARCELLO (professore e poeta) Stefano TolottiANGELO (amico di Adelaide) Emanuele BelliniGIOVANNI (amico di Filomena) Diego FedrigoEDOARDO (amministratore beni delle suocere) Morris Gazzoli

INGRESSOofferta libera – fra tutti i presenti sarà estratta una porchetta

SI RINGRAZIALa Banca di Credito Cooperativo di Pompiano e Franciacorta

Il signor Benedetti Franco in collaborazione con Ceramiche EMMEPI Srl – RudianoL’Azienda agricola Valtulini Bartolomeo e figli - Orzivecchi

Manda le tue lettere a:

bbaassssaavvooccee@@ccoommmmuunniittaassbbss..iitt

Una serata di solidarietà

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POMPIANO | 7BASSAVoce

Calcio “malato”, schiavo del business, dominato da puri in-

teressi economici…? Forse! Ma non sempre è così. A di-

mostrare che il vecchio calcio “dei valori” esiste ancora, c’è

l’Uso Pompiano, squadra che milita nel girone A di Prima

Categoria. A presentarci questa società decisamente parti-

colare è il Segretario, Paolo Calzoni, attraverso un’intervista

rilasciata ad un giornale specializzato ad inizio stagione e a

noi confermata, con lo stesso entusiasmo in questi giorni.

“Una delle principali caratteristiche dell’Uso Pompiano è,

come dice il nome (la sigla Uso sta per Unione Sportiva

Oratoriale), il suo legame strettissimo con il mondo parroc-

chiale. L’estate scorsa la vecchia società si è sciolta ma,

grazie all’interessamento del sacerdote don Maurizio Finaz-

zi, la squadra ha potuto sopravvivere e alla nuova guida sia-

mo subentrati noi. I vertici societari sono stati completa-

mente rinnovati: la presidenza è stata affidata a Massimo

Bonisoli, il ruolo di direttore sportivo a Giuliano Roncali e la

tesoreria a Serafino Bertuletti… senza dimenticare il ma-

gazziniere/factotum Andrea Boscolo”.

QQuuaallii ssoonnoo ggllii oobbiieettttiivvii ddeellllaa vvoossttrraa ggeessttiioonnee??

Ciò che sta particolarmente a cuore alla nuova dirigenza è

la valorizzazione dei giovani di Pompiano, una squadra di

calcio può rappresentare un fondamentale punto di aggre-

gazione per i ragazzi, se è gestita in modo corretto. La so-

cietà, pur avendo preso vita da poco, può già vantare un

settore giovanile efficientissimo, una squadra Csi di amato-

ri ed una femminile di calcio a 7…

Sembra un miracolo se teniamo conto del fatto che i nostri

regolamenti non prevedono retribuzioni o rimborsi spese di

alcun genere.

NNoonn ppaaggaattee ii vvoossttrrii ggiiooccaattoorrii??

NNoonn èè cceerrttoo uunnaa ssiittuuaazziioonnee ccoommuunnee……

Nello statuto che regolamenta l’Uso Pompiano, un posto di

assoluto rilievo va al carattere assolutamente volontaristico

della società: nessuno, dal presidente, all’allenatore, ai gio-

catori riceve stipendi di alcun genere, ci sorreggono la pas-

sione e la valorizzazione del nostro vivaio.

GGiioovvaannii aa ppaarrttee,, ccoommee ssiieettee rriiuusscciittii aa ccoonnvviinncceerree ggllii aallttrrii ggiioo--

ccaattoorrii aa ssppoossaarree qquueessttoo vvoossttrroo pprrooggeettttoo??

LLee aallttrree ssoocciieettàà ooffffrroonnoo aallmmeennoo uunn rriimmbboorrssoo ssppeessee……

Abbiamo tesserato calciatori senza contratto che non vede-

vano l’ora di scendere in campo per dimostrare il loro valo-

re e poter strappare, l’anno prossimo, un contratto con

qualche altra squadra. È una sorta di patto reciproco: noi

offriamo una vetrina a giocatori che rischierebbero l’inatti-

vità e questi elementi mettono al nostro servizio la loro

esperienza per aiutare i prodotti del nostro vivaio a matura-

re, così da poter formare, negli anni a venire, l’ossatura del-

la squadra. L’unica figura professionale che percepisce un

compenso è il massaggiatore, a Pompiano non c’è nessu-

no come lui, per cui saremmo stati costretti a cercare altro-

ve e sarebbe stato molto più costoso. Insomma non pa-

ghiamo ma non facciamo nemmeno pagare l’ingresso allo

stadio (all’interno dell’oratorio). L’entrata è sempre gratuita

e, per questo, ogni domenica abbiamo circa 200 persone

che ci seguono con affetto.

SSiieettee iinnsseerriittii nneell ccaammppiioonnaattoo ddii PPrriimmaa,, uunnaa ccaatteeggoorriiaa aabbbbaa--

ssttaannzzaa iimmppeeggnnaattiivvaa.. NNoonn ppuuòò eesssseerree rriisscchhiioossoo aaffffrroonnttaarree

uunnaa ssttaaggiioonnee aaggoonniissttiiccaa ccoonn uunnaa ssqquuaaddrraa ccoossttrruuiittaa iinn qquuee--

ssttoo mmooddoo ccoossìì ppaarrttiiccoollaarree?? CCoommee aaffffrroonntteerreettee llaa ccoonnccoorrrreenn--

zzaa ddii ssqquuaaddrree cchhee iinnvveeccee nnoonn hhaannnnoo rrii--

sseerrvvee ssuullllee qquueessttiioonnii ffiinnaannzziiaarriiee ee ppoossssoo--

nnoo vvaannttaarree bbuuddggeett ccoonnssiiddeerreevvoollii??

L’Uso Pompiano non punta certo a vin-

cere il campionato. Abbiamo deciso di

non ripartire dalla Terza Categoria ma di

valorizzare l’enorme lavoro svolto dalla

precedente presidenza. Il nostro obietti-

vo, ripeto, è quello di far crescere i gio-

vani. Le questioni agonistiche ci interes-

sano fino ad un certo punto. Salvarsi

sarà un miracolo, ma non credo appartenga alla categoria

dell’impossibile, le nostre motivazioni sono tante e possono

appianare eventuali difficoltà tecniche. Non vogliamo, in-

somma, recitare la parte della vittima sacrificale, ma gioca-

re ogni domenica, consci dei nostri limiti dando però sem-

pre il massimo.

QQuuaannddoo ii vvoossttrrii rraaggaazzzzii aavvrraannnnoo ffaattttoo eessppeerriieennzzaa,, ccoossaa llii

ttrraatttteerrrràà ddaallll’’aannddaarrsseennee ddaallll’’UUssoo PPoommppiiaannoo??

Nulla. Se qualcuno dei nostri giovani riceverà un’offerta al-

lettante, e lo dovrà essere anche per la società visto che c’è

un contratto, non lo ostacoleremo e valuteremo il da farsi.

CChhee rraappppoorrttoo aavveettee ccoonn iill tteerrrriittoorriioo ee ccoonn ll’’AAmmmmiinniissttrraazziioonnee

CCoommuunnaallee??

La nostra articolazione con il territorio è strettissima e non

potrebbe essere altrimenti. Il nostro principale sponsor è

l’Oratorio, che ha pagato l’iscrizione delle varie squadre ai

rispettivi campionati, ma anche il Comune e la Banca di

Credito Cooperativo di Pompiano ci hanno fornito aiuti eco-

nomici.

QQuueessttaa ppoolliittiiccaa ddii aannnnuullllaammeennttoo ddeeii ccoossttii èè uunnaa vvoossttrraa ppee--

ccuulliiaarriittàà oo ssaarràà vviinnccoollaannttee aanncchhee ppeerr llee pprroossssiimmee ggeessttiioonnii??

Fra quattro anni il nostro mandato terminerà ed allora si vo-

terà per rinnovare la società. Se non verremo riconfermati

alla guida dell’Uso Pompiano, la dirigenza che subentrerà

sarà vincolata dallo statuto per cui non sarà possibile cam-

biare il sistema di gestione. Ricordo che i gruppi dirigenzia-

li si alternano ma il vero “padrone” è e rimarrà l’Oratorio.

È sicuramente una bella opportunità educativa per i nume-

rosi bambini e ragazzi di Pompiano, Zurlengo e Gerola che

intraprendono l’avventura del “pallone” nelle squadre dei

Pulcini, Esordienti e Giovanissimi all’interno di un ambiente

di questo tipo.

Ebbene, esiste ancora il calcio “sano”, con la giusta dose di

competizione ma dove prevale il divertimento e, soprattut-

to, la grande passione… A Pompiano sembra proprio di sì!

E FORZA POMPIANO!!!

Stefania Biatta

Sport

A Pompiano…vince la passione! Un volume di Enrico Mirani pubblicato da Mas-

setti Rodella Editori di Roccafranca per ricorda-

re il lungo cammino di una realtà creditizia ai

vertici delle BCC italiane

Riportiamo l’intervento di presentazione del Di-

rettore della BCC Luigi Mensi.

In occasione dell’85° di fondazione abbiamo

ritenuto doveroso richiamare alla memoria al-

cuni fatti e personaggi che hanno contribuito a

fare la storia della Banca di Credito Cooperati-

vo di Pompiano e della Franciacorta. Qualcuno

la potrà giudicare come una forzatura, di solito

certe pubblicazioni vanno in stampa per il cen-

tenario, ma il nostro intento è solo quello di fis-

sare le tappe del nostro percorso prima che sia

troppo tardi. Prima che i ricordi svaniscano e la

freneticità dei tempi moderni non lasci più spa-

zio per parlare di uomini, spesso gente sempli-

ce e comune, che hanno perseguito con insi-

stenza un nobile ideale: garantire alle comunità

locali gli strumenti necessari per affrancarsi

dalla povertà e dalla miseria contribuendo così

a nobilitare il loro lavoro e le loro capacità imprenditoriali.

Un altro motivo che ci ha spinto a pubblicare questo libro è

la consapevolezza che la nostra Banca sta vivendo un im-

portante momento di trasformazione e siamo convinti che

portare alla luce le proprie radici, soprattutto se ancora sa-

ne e robuste nonostante il tempo trascorso, aiuti non solo a

capire il presente ma anche a trovare la giusta rotta di navi-

gazione per il futuro.

Tra i nostri predecessori troviamo alcune personalità che si

sono distinte per capacità, impegno e rettitudine; come non

ricordare il fondatore monsignor Piazza, il presidente Berga-

maschi, rimasto in carica dal 1919 al 1946, Francesco To-

masini, direttore per quasi quarant’anni e poi presidente. Ma

la nostra storia, come quella di tante altre casse rurali, è le-

gata a doppio filo a quella delle comunità locali e a perso-

naggi minori che con il loro entusiasmo hanno contribuito a

diffondere lo spirito mutualistico. Per questo motivo abbiamo

chiesto al giornalista Enrico Mirani di fare qualcosa di più

che non una raccolta di dati statistici tratti dalla documenta-

zione ufficiale, gli abbiamo chiesto di narrare gli avvenimen-

ti che nel bene e nel male hanno condizionato le scelte stra-

tegiche dei personaggi che, tempo per tempo, hanno deciso

le sorti della nostra banca.

Da queste considerazioni è nata l’idea di affrontare la nostra

storia con taglio giornalistico fissando cinque tappe fonda-

mentali: la costituzione della Cassa Rurale (1919), la crisi e

la rinascita (il dopoguerra), il passaggio da cassa assisten-

ziale ad istituto di credito (anni ’60/’70), lo sviluppo territo-

riale (anni ’90), la banca moderna (2002).

Per facilitare il lettore si è pensato di far precedere ogni

capitolo da una breve descrizione dei principali eventi, di

rilievo nazionale ed internazionale, accaduti in quegli anni

in modo da consentire il giusto inquadramento storico dei

fatti narrati. Il racconto vero e proprio si sviluppa come

una cronaca di fatti e avvenimenti che hanno fatto la sto-

ria della nostra banca. Alla fine di ogni capitolo c’è invece

una breve nota di commento che sottolinea gli effetti che

gli episodi narrati hanno prodotto sul nostro modo di fare

banca. In questo senso emergono chiaramente alcuni

passaggi epocali che possono essere così sintetizzati:

“banca-sacrestia” (quella di don Piazza), “banca-uomo”

(quella di Francesco Tomasini), “banca-azienda” (quella

attuale regolata dai Piani Strategici).

Nel libro si è cercato inoltre di porre massima attenzione al-

la cronologia degli eventi cercando, nei limiti del possibile, di

verificare le date indicate e contribuire così anche ad una

certificazione degli avvenimenti locali che in molti casi va

ben oltre le necessità di questo libro.

Così facendo abbiamo cercato di rendere un servizio anche

alle comunità locali contribuendo a chiarire e a precisare il

susseguirsi di alcuni eventi che hanno fatto la loro storia.

Ampio spazio è stato infine dedicato al materiale fotografico,

in molti casi inedito, che ha richiesto un notevole sforzo di ri-

cerca dei documenti ma che ben testimonia dei personaggi

e degli avvenimenti che hanno fatto la storia della nostra

banca. Il nostro passato è scritto in questo libro, il presente

è davanti ai vostri occhi, del nostro futuro ci occuperemo do-

mani, con il solito grande impegno.

L. M.

85 anni del Credito Cooperativo di Pompiano e Franciacorta

La Cassa delle Comunità

VISIONOVABUSINESS SOLUTIONS

SOLUZIONI AVANZATE DI E-BUSINESSwww.visionova.it

ORATORIO S. G. BOSCO U.S.O. POMPIANO

Organizzano 4 serateper Allenatori e Dirigenti Sportivi

Lunedì 24 gennaio, ore 20.30““AALLLLEENNAATTOORRII EE DDIIRRIIGGEENNTTII EEDDUUCCAATTOORRII””

Dottoressa GABRI MARINI

Lunedì 21 febbraio, ore 20.30““SSPPOORRTT IINN OORRAATTOORRIIOO””

Don FLAVIO RAINERI Consulente C.S.I.

Lunedì 4 aprile, ore 20.30““LLOO SSPPOORRTT ÈÈ UUNN GGIIOOCCOO””MARIANGELA TREBESCHI

esperta del mondo dei più piccoli

Lunedì 2 maggio, ore 20.30““TTRRAA VVOOLLOONNTTAARRIIAATTOO EE PPRROOFFEESSSSIIOONNAALLIITTÀÀ””

MARCO SIMONINI collaboratore dell’ufficio Oratori

LLee nnuuoovvee lleevvee

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8 | MEMORIA BASSAVoce

L’associazione Culturale Communitas della bassa bresciana sta nascendo.Un gruppo di Fondatori (dieci) ne ha tracciato il disegno.Costoro si sono riconosciuti intorno ad un’idea:• creare un’Associazione che riesca a mobilitare la nostra gente ed il nostro territorio al fine di realizzare un progetto culturale, sociale ed economico fondato su precisi valori fondamentali: Democrazia, Solidarietà,

Giustizia ed Equità Sociale, Tolleranza e Rispetto dell’Ambiente.Ora siamo fiduciosi che tante altre braccia e tante altre menti, insieme a noi, vogliano contribuire a costruire l’edificio e farlo grande, colorato e bello.Un’aggregazione aperta a tutti coloro che, in definitiva, condividono i valori fondanti della nostra Repubblica, sanciti dalla Costituzione, perché in quei valori noi ci riconosciamo, li riteniamo ancora di grande attualità e,visto il momento storico in cui viviamo, lungimiranti.Dallo Statuto dell’Associazione:

“l’Associazione si propone di elaborare, promuovere, diffondere una cultura politica che sviluppi l’adesione ai valori della Democrazia espressi nei principi fondamen-tali della Costituzione della Repubblica Italiana, rispondendo alle complesse esigenze della società in trasformazione.”

Il progetto prevede che l’Associazione si strutturi in sezioni tematiche specifiche.

In questa prima fase si sono individuati tre settori di intervento:✔✔ SSeezziioonnee SSttoorriiccoo--ccuullttuurraallee

Già attiva attraverso l’organizzazione delle iniziative:• per la Giornata della Memoria• per la ricostruzione storica dei fatti relativi alla vicenda delle foibe • per la celebrazione del 60° Anniversario della Liberazione Tale sezione si occuperà anche di arte, letteratura, fotografia e musica.

✔✔ SSeezziioonnee SSoocciioo//PPoolliittiiccoo –– AAmmmmiinniissttrraattiivvaa

Dovrà occuparsi dei temi legati alla politica ed al Governo del nostro territorio, organizzando dibattiti, svolgendo ricerche tematiche ed analisi economiche e promuovendo convegni e master rivolti agli Amministra-tori Locali.

✔✔ SSeezziioonnee IInnffoorrmmaazziioonnee

Si farà carico della pubblicazione del periodico BassaVoce, del sito internet e delle attività concernenti la comunicazione col territorio, la pubblicazione di iniziative, atti dei convegni e ogni altro materiale prodottodall’Associazione.Siamo consapevoli che il progetto è ambizioso.Riteniamo, tuttavia, che sia necessario ed urgente realizzarlo per riempire un vuoto che negli anni ha penalizzato il nostro territorio, rendendolo incapace di esprimere unitariamente quelle esigenze culturali, socia-li ed economiche cui è necessario dare una prospettiva per il futuro, per lo sviluppo delle nostre popolazioni e del nostro territorio.Ci auguriamo che, proprio per la corposità degli obiettivi ambiziosi che ci proponiamo, molti vogliano condividere la nostra strada.Il nucleo dei fondatori è composto da persone provenienti da diverse realtà locali: San Paolo, Orzinuovi, Orzivecchi, Pompiano, Quinzano, Dello, Villachiara, Comezzano, Cizzago e Lograto.È auspicabile che l’elenco dei comuni della Bassa sia, da subito, completato con adesioni da tutti i paesi.Proprio per consentire a tanti di diventare parte fondante dell’Associazione, abbiamo deciso di organizzare una AAsssseemmbblleeaa CCoossttiittuueennttee per il giorno 10 marzo presso il Centro Culturale A. Moro di Orzinuovi alle ore20.45 per presentare l’Associazione e raccogliere adesioni.Tanti cuori, tante braccia e tante idee insieme, per coltivare il futuro della Bassa Bresciana Centrale.

La tragedia delle foibeDDuuee sseerraattee ddii aapppprrooffoonnddiimmeennttoo..CCeennttrroo CCuullttuurraallee AA.. MMoorroo –– OOrrzziinnuuoovvii

GGiioovveeddìì 2244 ffeebbbbrraaiioo 22000055,, oorree 2200..4455IInntteerrvveennttoo iinnttrroodduuttttiivvoo ddii BBrruunnaa FFrraanncceesscchhiinniiPPrrooiieezziioonnee ddeell DDooccuummeennttaarriioo ddeellllaa BBBBCC ““FFaasscciisstt LLeeggaaccyy””

MMeerrccoolleeddìì 22 mmaarrzzoo 22000055,, oorree 2200..4455TTeessttiimmoonniiaannzzaa ddeell pprrooff.. GGiinnoo BBaammbbaarraa

“La guerra italiana in Jugoslavia: dall’occupazione alle foibe”

Il professor Gino Bambara, dalmata di Zara, ha partecipato allaguerra in Jugoslavia dal 1942 all’autunno del 1943 quale ufficialedella divisione di fanteria “Murge”.Dalla fine della guerra è stato dapprima docente di storia e filoso-fia e infine Preside di uno dei più prestigiosi Licei di Brescia.È un esperto di storia dell’area balcanica, tema sul quale ha pub-blicato numerose opere.

Memorie. A 60 anni da…Associazione Culturale “COMMUNITAS” – Oratorio “JOLLY”IIS “G. Cossali” Orzinuovi – IIS “Sacra Famiglia” di SoncinoI.C. “Giovanni XXIII” di Soncino

OORRGGAANNIIZZZZAANNOO“Memorie” a sessant’anni dalla libertà, manifestazioni in occasionedei 60 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e a sessant’anni dalla Liberazione e dalla fine della secon-da guerra mondiale.

1188 ffeebbbbrraaiiooAula Magna dell’Istituto Sacra Famiglia di SoncinoLezione di Marcello Pezzetti“La Shoah attraverso la propaganda Nazista”, rivolta agli studenti diSoncino

1199 mmaarrzzoo Auditorium Istituto Cossali“Dalle leggi razziali all’entrata in guerra”Lezione di storia rivolta a tutti gli studenti delle scuole organizzatrici

2299 aapprriilleeSala Cinematografica dell’Oratorio Jolly di Orzinuovi, ore 09.30Incontro con Nedo Fiano sopravvissuto al Campo di AuschwitzIniziativa rivolta ai ragazzi delle varie scuole organizzatrici

Uno speciale ringraziamento, per averci aiutato ad organizzare le ma-nifestazioni, lo rivolgiamo a:

•• CCeennttrroo ddii DDooccuummeennttaazziioonnee EEbbrraaiiccaa CCoonntteemmppoorraanneeaa ddii MMiillaannoo

•• CCooooppeerraattiivvaa ““LLaa NNuuvvoollaa””

•• ““SSeerreennaa”” SSoocciieettàà CCooooppeerraattiivvaa SSoocciiaallee OONNLLUUSS -- LLooggrraattoo

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MEMORIA | 9BASSAVoce

Il valore della Giornata del Ricordo – LLAA MMEEMMOORRIIAA SSEENNZZAA OOSSSSEESSSSIIOONNEEdi Claudio Magris, dal ««CCoorrrriieerree ddeellllaa SSeerraa»» (10 febbraio 2005)… Dedicare ufficialmente alcune giornate al ricordo delle vittime di genocidi, massacri, guerre e altre delittuose catastrofi non basta, così come non basta portare un fiore una volta all’anno su una tomba, ma è

un gesto simbolico che, se non è svuotato e ridotto a mera convenzione retorica, ha l’autentico valore e significato di esprimere la presa di coscienza di un’intera comunità nazionale e statale.

La proposta di ricordare insieme – ossia di equiparare – tutte le vittime dei diversi totalitarismi e delle violenze perpetrate anche da regimi e governi non totalitari ha destato discussioni e proteste, talora ingiuste

e talora giustificate.

Ingiuste, se si vuole far differenza tra le vittime, come se alcune avessero più diritto di altre di non morire, di non essere assassinate e dimenticate. Le vittime di Auschwitz esigono, individualmente, di essere ri-

cordate altrettanto quanto le vittime dei gulag staliniani, delle foibe titoiste, del lager di Arbe, in Croazia, e di altri in cui noi italiani abbiamo imitato, contro gli slavi, con zelo i nazisti. Se qualcuno vuole escludere

dalla pietas e dal ricordo l’una o l’altra schiera di vittime, ha torto. E non bisogna scordare che crimini li hanno compiuti non solo i regimi tirannici, ma pure quelli democratici, responsabili di ciniche ecatombi nel

passato più lontano e più recente, massacri che – come quelli che anche adesso si svolgono in tanti Paesi, anche non additati quali Stati canaglia e ignorati dalle televisioni – sono tante volte passati e passano

sotto silenzio, perché il grido di quelle vittime non ha la forza di giungere fino a noi, soffocato da un accorto rumore mediatico assordante.

Ma l’eguaglianza delle vittime non significa eguaglianza delle cause per cui sono morte. I tedeschi morti nel bestiale bombardamento di Dresda non sono meno degni di memoria e rispetto dei caduti americani e

inglesi, ma ciò non può eliminare, in una conciliazione truffaldina in cui come nella notte tutte le vacche sono nere, la sostanziale differenza tra l’Inghilterra di Churchill e la Germania di Hitler. Le vittime delle foibe

– alcune delle quali, antifascisti militanti, sono cadute per mano di coloro che consideravano amici e alleati nella lotta contro il nazifascismo – non valgono meno delle vittime della Shoah. Ma non si possono sto-

ricamente equiparare le foibe alla Shoah e non solo e non tanto per il divario numerico, ma perché in un caso si è trattato del pianificato progetto di sterminio di un popolo intero e nell’altro di una violenza nazio-

nalista-sociale-ideologica, simile a tanti altri episodi accaduti in analoghe circostanze di guerra e di collasso civile, ma non per questo certo meno orribile o più giustificabile…

Riportiamo solo uno stralcio dell’articolo di Claudio Magris, il cui testo completo, assieme ad altro materiale sul tema delle foibe, è reperibile nel nostro sito: www.communitasbs.it

Segnaliamo anche un interessante dossier all’indirizzo: http://www.romacivica.net/anpiroma/DOSSIER/Dossier1a8.htm

““EE ppeerr mmoollttii ggiioorrnnii,, qquuaannddoo ll’’aabbiittuuddiinnee ddeeii ggiioorrnnii lliibbeerrii mmii ssppiinnggee aa cceerrccaarree ll’’oorraa ssuullll’’oorroollooggiioo aa ppoollssoo,, mmii aapp--ppaarree iinnvveeccee iirroonniiccaammeennttee iill mmiioo nnuuoovvoo nnoommee,, iill nnuummeerroo ttrraappuunnttoo iinn sseeggnnii aazzzzuurrrrooggnnoollii ssoottttoo ll’’eeppiiddeerrmmiiddee””..

Primo Levi, Se questo è un uomo, 1945-’47

Per non dimenticare

Giorno della memoria:l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, 27 gennaio 1945

Significatodel “Giorno della Memoria”La storia del genere umano ha conosciuto innumerevoli eccidi e stermini. Quello attuato in Europa nelNovecento contro gli ebrei differisce dagli altri per le sue caratteristiche di radicalità e scientificità. Maiera accaduto, ad esempio, che persone abitanti nell’isola di Rodi o in Norvegia venissero arrestate peressere deportate in un luogo (Auschwitz) appositamente destinato ad assassinarle con modalità tecno-logicamente evolute.Per questo si parla di “unicità” della Shoah; definizione che pertanto costituisce il risultato di una com-parazione storica, e non un pregiudiziale rifiuto di essa.Shoah è un vocabolo ebraico che significa catastrofe, distruzione. Esso è sempre più utilizzato per de-finire ciò che accadde agli ebrei d’Europa dalla metà degli anni Trenta al 1945 e in particolar modo nelquadriennio finale, caratterizzato dall’attuazione del progetto di sistematica uccisione dell’intera popo-lazione ebraica.Tale progetto venne deciso e concretizzato dal Terzo Reich nel corso della seconda guerra mondiale;venne attuato con la collaborazione parziale o totale dei governi o dei movimenti politici di altri Stati;venne interrotto dalla vittoria militare dell’Alleanza degli Stati antifascisti e dei movimenti di Resisten-za. Se invece i vincitori fossero stati la Germania nazista, l’Italia fascista, la Francia di Vichy, la Croaziadegli ustascia eccetera, non un solo ebreo sarebbe rimasto in vita nei territori controllati da questi.Ricordarsi di quelle vittime serve a mantenere memoria delle loro esistenze e del perché esse vennerotroncate. E la memoria di questo passato serve ad aiutarci a costruire il futuro.Molti Stati hanno istituito un “giorno della memoria”. L’Italia lo ha fissato al 27 gennaio: la data in cuinel 1945 fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz. In effetti altri ebrei, d’Italia e d’Europa, venne-ro uccisi nelle settimane seguenti.Ma la data della Liberazione di quel campo è stata giudicata più adatta di altre a simboleggiare la Shoahe la sua fine.Ovviamente la Shoah fu un evento storico interrelato con gli altri avvenimenti storici; per questo la leg-ge italiana indica altri gruppi di persone la cui memoria va mantenuta viva: coloro che, a rischio dellapropria vita, combatterono il fascismo e il nazismo e coloro che comunque contrastarono lo sterminioe salvarono delle vite.

LLEE VVIITTTTIIMMEE IITTAALLIIAANNEE

Nel corso della seconda guerra mondiale circa 40.000 italiani furono strappati dalle loro case dai mili-ti della Repubblica Sociale o dalle truppe tedesche di occupazione e deportati nei Lager che i nazistiavevano allestito in tutta Europa per l’eliminazione fisica di milioni di uomini, di donne e di bambini:ebrei, ma anche oppositori politici, zingari, omosessuali, Testimoni di Geova. Dei deportati italiani, cir-ca 8.000 furono gli ebrei e circa 30.000 i partigiani, gli antifascisti, i lavoratori, questi ultimi arrestatiin gran parte dopo gli scioperi del marzo 1944. Solo uno su 10 fece ritorno: il 90% finì i suoi giorni an-nientato dalla macchina hitleriana dello sterminio.

Zeichne, was Du siehstDisegna ciò che vedi

“Disegna ciò che vedi” furono le parole di mio padre dopo che gli avevo portato di nascosto, all´inter-no del campo maschile, il disegno di un pupazzo di neve.Era il dicembre 1941, poco dopo il nostro arrivo a Terezin.Il pupazzo di neve sarebbe rimasto il mio ultimo disegno veramente infantile. Spinta dalle parole di miopadre mi sentii chiamata, da quel momento in poi, a rappresentare nei miei disegni la vita quotidianadel Ghetto. Queste immagini, che mi avrebbero profondamente segnato, hanno posto fine alla mia in-fanzia. Quasi tutti i miei disegni li ho realizzati nell’“alloggio delle ragazze” L410, dove avevo un po-sto nel piano di mezzo di un letto a castello di tre piani, proprio di fianco alla finestra, da cui vedevola strada. Tenendo un blocco sulle ginocchia disegnavo dal mio letto tutto quello che vedevo e vivevo.Solo alcuni disegni li ho fatti all´aperto, per strada e nei cortili delle baracche. Nel trasporto verso Te-rezin avevo portato con me un blocco da disegno, una cassetta di acquerelli, pastelli e matite colora-te. I colori mi durarono per quasi tre anni. Il prezioso blocco da disegno che avevo portato da casa erafinito presto e in seguito ho usato qualsiasi tipo di carta mi fosse possibile trovare. In questo modo horealizzato quasi 100 disegni.Accanto alle immagini che documentavano la vita quotidiana del Ghetto, annotavo le mie esperienzepersonali. Quando nel 1944 fui deportata ad Auschwitz con mia madre, tre giorni dopo la partenza dimio padre per la stessa meta, lasciai i disegni e il diario in custodia a mio zio, che li nascose e riuscìa salvarli. Subito dopo la Liberazione, nell’estate del 1945, quando i ricordi erano ancora vivissimi nel-la mia mente, ho completato i miei ricordi di Terezin e ho descritto ciò che sperimentai nei Lager suc-cessivi, dove non ebbi più la possibilità di disegnare o scrivere.Non c´è nessuna fotografia relativa a quei giorni, pertanto i disegni ne sono l´unico documento visivo.Spero di avere fornito in questo modo una viva, convincente e durevole testimonianza, che possa con-tribuire a non far cadere il passato nell´oblio e a impedire il ripetersi di qualcosa di simile!

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10 | SPAZIO CULTURA BASSAVoceLa premessa ad una rubrica specialistica può essere un qualcosa di superfluo

se si vuole, ma tuttavia necessario per delineare gli orizzonti che tale spazio

dovrà assumere per tutta la durata di quest’avventura editoriale.

L’idea vera (in ogni senso) di “communitas” sbuca allora anche da questo neo-

nato angolo di cultura piccola, piccola nel senso di taglia non di spessore, che

tutti insieme cercheremo di tener vivo. L’ispirazione che ci spinge a credere in

questo progetto è quella appunto di offrire ai comuni lettori, a ogni cittadino di

buona volontà, l’idea che la cultura non sia un qualcosa di lontano, un sapere

nozionistico, difficile da digerire, ma che in realtà sia vicino a noi più di quan-

to si pensi.

Recensioni di libri, cinema, musica, poesie, racconti, racconti a puntate (ma-

gari romanzi d’appendice, i feuilleton) tutto sarà messo al servizio della crea-

zione e dell’informazione; daremo respiro alle iniziative promosse sul nostro

territorio, e nello stesso tempo la possibilità, a chi non ha mai pubblicato al-

cunché, che parte del proprio lavoro venga letto da molte persone: affinché

i nostri desideri non vengano rinchiusi in cantine logore, in solitudine, ma

sfogliati alla luce del sole.

“Vite, Parole”

Apriamo questa rubrica con due poesie di MMaarriiaa AAllllooiissiioo, poetessa orceana,

che ci avvicina ad un mondo fatto di piccole cose e di gesti umili, in una sor-

ta di viaggio attraverso la scoperta di un’esistenza sofferta e meravigliosa al-

lo stesso tempo, e la ricerca della natura benigna che riscatti magicamente

l’essere umano dal dolore sottile del vivere quotidiano.

Nel 2003 pubblica la raccolta di versi “Libertà di pelle” in collaborazione con

il circolo poetico “Correnti” di Crema.

NNoonn ttrraatttteenneerree iill ttuuoo cciieellooPiccola corporatura minutaalza lo sguardonon trattenere il tuo cielonon scordare il tuo nome,non dimenticare di ammorbidire le buche.Ogni tuo leggero movimentoaccende il colore amaranto dei tetti,ogni tuo soffio lungo la stradinaallarga le labbra del volo del picchio,ogni tuo vangare nelle colle dell’ortoapre la strada dell’ombelico,ogni tuo ballo in mezzo al frumentoamplia le pupille del maschio.

Piccola corporatura minutaalza lo sguardonon trattenere il tuo cielole tue mani falle affluire nel fiume di temperai tuoi occhi depositali nei libri di canti latini i tuoi spazi adornali di profumi di erbe mediche.

Allora il cieloTi solleveràe per magia e forza entrerai nel labirinto della realtà.

SSii èè aaddddoorrmmeennttaattoo iill vveennttooSento le braccia pesanti,toccano le profondità di interminabili paludi.Il vento non riesce ad alzarlesi spaventa,torna tra i boschi cerca formule magiche.

Le calde parole dietro la stufasi sono stancate di bollire e ribollire,chiamano a voce alta il vento.

IIll rriissvveegglliiooGli angeli trovano il ventoimpregnano il suo mantello di oli essenziali,invocano le profondità del lagola leggerezza dei cigniil discorrere dei pini.Da lontano il vento riprende le sue scarpesolleva le mie braccianutre di ninfa il viso stanco.

Un punto fisso

Ero rimasto seduto, sprofondato nella poltroncina di velluto, come quelle

che arredano la platea d’un vecchio teatro, nell’auditorium del conserva-

torio di Brescia affollato da molte persone. Nell’atrio d’ingresso, sopra un

lungo tavolo coperto da un drappo giallo, erano accatastati a piramide i

libri divisi per titolo, ma non m’ero fermato, quei libri li avevo già letti tut-

ti, anche l’ultimo Lettere contro la guerra che di lì a poco lo scrittore Ti-

ziano Terzani, testimone leale della nostra era, avrebbe presentato. Tizia-

no Terzani, giornalista, inviato di guerra, scrittore era venuto di persona a

Brescia a testimoniare la sua convinzione di pace, non una semplice pre-

sa di posizione politica, un modo di porsi, ma una certezza maturata che

emergeva dal suo animo e dall’esperienza vissuta nelle zone di guerra do-

ve se l’era sentita bruciare sulla pelle quella follia d’alienazione umana.

Era stato negli angoli più remoti del mondo come corrispondente di guer-

ra, scrivendo di quei deliri umani, respirando il bruciare della carne in quei

luoghi, tanti, di naufragio dell’umanità; sempre alla ricerca spasmodica

dei perché, delle risposte alle domande scavando nel fondo della coscien-

za d’uomo, trovando pur sempre una lieve speranza di ottimismo, con la

sua perenne voglia di raccontare, di esserci, di testimoniare in diretta dai

buchi neri della sofferenza.

Non si fece attendere, si presentò con un ampio sorriso che increspava il

viso coperto da una folta barba bianca, il collo avvolto da alcune piccole

kata, le sciarpe benedette tibetane di seta, che fluttuavano sull’abito bian-

co che copriva i leggeri candidi pantaloni asiatici quasi sino ai piedi, cal-

zava sandali di cuoio fatti a mano, i capelli raccolti a coda di cavallo gli

conferivano una nuova figura ascetica; se lo avessi incontrato sulle scale

di qualche tempio induista di Calcutta o di Kathmandu, gli avrei allunga-

to una monetina per aggraziarmi la benedizione di un sant’uomo. Era un

Terzani cambiato rispetto alle foto di retro copertina che ero abituato a ve-

dere, un uomo in perfetta forma con eleganti baffi e un vestito bianco di

buon taglio, impeccabile con la valigia in mano, mentre scendeva da un

treno malconcio e si immergeva in una miriade di persone, in quell’uma-

nità irrequieta d’oriente in perenne movimento che affolla qualche remo-

ta stazione dell’Asia.

Era forse un modo per comunicare, per manifestare anche esteriormente

una metamorfosi, lenta ma profonda che prima l’uomo Terzani, poi il gior-

nalista e infine lo scrittore stava intraprendendo. Non un cambiamento,

ma un mutare di visioni, sempre più nuove e ampie che si stagliavano al-

l’orizzonte salendo la montagna della sua vita. Chi lo avrebbe pensato che

quell’uomo dinnanzi a noi che paralizzò l’attenzione per più di due ore

nella sala, era in viaggio! Questa volta dentro se stesso, dentro la malat-

tia. Ricordo che alla fine una persona del pubblico chiese il perché di que-

sto suo vestire e presentarsi da asceta, così diverso dal passato; disse

con calma – “Un giorno le risponderò…”.

La risposta è nel suo ultimo libro Un Altro Giro di Giostra.

“Signor Terzani – inizia il libro – Lei ha il cancro…”. Ne segue il suo pen-

siero – “Nel silenzio rotto solo dal frusciare delle auto sull’asfalto bagna-

to della strada e da quello delle suore sul linoleum del corridoio, mi ven-

ne in mente un’immagine di me che da allora mi accompagna. Mi parve

che tutta la mia vita fosse stata come su una giostra: fin dall’inizio m’era

toccato il cavallo bianco e su quello avevo girato e dondolato a mio pia-

cimento senza che mai, mai qualcuno fosse venuto a chiedermi se avevo

il biglietto. No. Davvero il biglietto non ce l’avevo. Tutta la vita avevo viag-

giato a ufo! Bene: ora passava il controllore, pagavo il dovuto e, se mi an-

dava bene, magari riuscivo anche a fare… un altro giro di giostra”.

La notizia della sua morte mi prende quando mancano poche pagine alla

fine della lettura del libro, dell’ultimo viaggio di Tiziano Terzani… l’ultimo

suo giro di giostra. È un viaggio dentro se stesso, di chi conosce all’im-

provviso d’avere una scadenza, quella che in fin dei conti tutti abbiamo,

ma che esorcizziamo ogni mattino quando ci alziamo con la vana illusio-

ne di essere eterni. Ponendosi gli interrogativi di tutti Terzani va alla spa-

smodica ricerca di una panacea utopica che aggiusti il malanno, cullan-

do l’illusione o accettando il fato sino all’auto-ironia. Questo ultimo libro

è soprattutto un dialogo diretto, senza mezze falsità, con l’altra metà del-

la vita: la morte; emerge una positività crescente che matura nella ricer-

ca di una pace e di una ricchezza interiore e nella consapevolezza che

nulla è eterno.

“Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che nien-

te, mai ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta. E io so-

no particolarmente fortunato perché, ora più che mai, ogni giorno è dav-

vero un altro giro di giostra”.

Quando stamane leggo le ultime righe del libro, Tiziano Terzani ha già fat-

to il suo ultimo “giro di giostra”.

A Tiziano Terzani Emergency, l’associazione che “ricuce” le dolorose feri-

te delle guerre, ha intitolato il terzo ospedale in Afganistan a Lashkar-Gah;

attivo dall’autunno del 2004.

Valerio Gardoni

Il 9 dicembre 1964 Coltrane, sassofonista che già giovanissimo aveva di-

viso palchi e incisioni con personaggi quali Miles Davis e Theolonious

Monk, entrò in studio per realizzare musicalmente ciò che la sua nuova

ispirazione spirituale gli aveva dettato, proseguendo un cammino che da-

gli abissi infernali alimentati da droga e alcol (un classico), l’aveva condot-

to verso la luce dell’ispirazione e della redenzione definitiva.

Non sembrino troppo altisonanti i termini qui usati: per capire a fondo que-

sto disco bisogna tentare di comprendere la rinascita religiosa di Coltrane,

e, oltremodo, l’ambito storico e sociale che hanno portato alla scrittura di

quelle note.

“A love supreme” è, già dal titolo, l’affermazione di uno stato di purezza ri-

conosciuta, legato alla nuova vita dell’artista che si riconciliava con Dio, il

suo Dio personale, facendosi carico contemporaneamente della volontà di

riscatto del popolo afro-americano che ancora subiva discriminazioni poli-

tiche, sociali, umane.

I tempi sembravano pronti per la nuova società predicata in quei giorni da

Martin Luther King e che Coltrane voleva ribadire a modo suo con moda-

lità sonore totalmente nuove.

I musicisti che entrarono con lui in studio (McCoy Tyner, pianoforte, J. Gar-

rison al basso e E. Jones ai tamburi) testimonieranno spesso delle poche

indicazioni che Coltrane fornì sugli accordi da usare e sulle loro variazioni

tonali, gestendo piuttosto la registrazione affidandosi al “sentire” dei mu-

sicisti trascinati a loro volta dal carisma del leader. Ciò che uscì da quelle

poche ore di sessioni era il compimento di tutti percorsi che il jazz tenta-

va di realizzare per poter uscire dalla fase modale che ancora permeava il

periodo be-bop verso le nuove libertà garantite dal free-jazz.

L’andamento irregolare del percorso sonoro, a volte sfrontato e poi subito

quieto, il sound materico e la sovrapposizione degli strumenti alternato al-

l’evanescenza leggera del tema principale, sembravano ricalcare la ricer-

ca di nuovi linguaggi, non facili, non condiscendenti ma capaci di aprire la

nuova via del jazz. Quei suoni che infuocarono anche la nuova coscienza

civile che alimentava le strade americane a metà anni Sessanta.

Gli amanti del jazz, ma non solo, il popolo più aperto del rock’n roll, e gli

ambienti universitari più liberal fecero di quel disco un’icona, il simbolo di

una rivoluzione idealista che stava montando.

Le reazioni della critica, abituata ad un Coltrane più moderato, furono al-

terne e non poche furono le stroncature. “A love supreme” tuttavia non era

solo una composizione jazz, era un canto interiore espresso anche vocal-

mente all’interno del primo brano dal musicista, era un invito ad uno

sguardo superiore, un invito alla riflessione, un’invito all’amore supremo.

Ottimo compendio all’ascolto dell’album è un testo uscito nel 2004 per i

tipi de “Il Saggiatore” titolato “A Love supreme – Storia del capolavoro di

J. Coltrane” a cura di A. Khan, contenente interviste e curiosità che faran-

no capire meglio la genesi creativa del capolavoro.

Angelo Zucchi

L’ultimo giro di giostra

Rubrica Poesia

Storia del capolavoro “A Love supreme” di John Coltrane

Quarant’anni di amore supremo

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SPAZIO CULTURA | 11BASSAVoce

Piccole onde accarezzavano la spiaggia, l’odore denso

della salsedine saliva dal mare, si mescolava con il profu-

mo dolce dei fiori e della natura esplosa, rigogliosa dopo il

passaggio annuale dei monsoni. Bilu se ne stava seduta,

sola sull’arena candida, appoggiata a una palma dal tron-

co flesso quasi inginocchiato sull’infinito blu del mare, la

verde chioma riflessa nelle basse acque cristalline della

risacca. I lunghi capelli neri erano stretti a coda di cavallo

da una piccola ghirlanda di fiori rossi, scendevano lisci e

lucenti ad accarezzare le esili spalle sul sari color giallo

ocra ricamato di rosso; sul vestito i capelli sembravano un

fiume in un campo di riso maturo, esaltavano l’acerba bel-

lezza. Era l’unico attimo di vita magica rimasto per Bilu,

tutto suo, si sentiva protetta da quell’attimo, tornava quel

che era, una bambina, in quel momento del giorno in cui

chiudeva via l’inquietudine, la paura, l’orrore e la sua

anima si lasciava cullare dal vento, libera di volare mentre

il profumo del mare le accarezzava il cuore. La settimana

seguente sarebbe arrivato il giorno del suo tredicesimo

compleanno, ma da quando il nonno se ne era andato per

Bilu il sapore della vita era cambiato.

Da quando aveva imparato a camminare, all’ombra stella-

ta di quella palma, Bilu veniva ad aspettare il nonno, corre-

va inciampando, incurante delle grida della madre, scende-

va di gran corsa dalla collina quando il sole inondava il

mondo. Stava seduta con lo sguardo fisso all’orizzonte,

dove il cielo incontra il mare, in attesa che la sagoma della

barca col lungo bilanciere del nonno prendesse forma nel

miraggio ondeggiante della calura. Spinta dalla risacca l’e-

sile barca si insabbiava sulla spiaggia, il nonno col viso bru-

nito dal sole e segnato dalle rughe arrivava sorridente tra le

reti, lo sbattere della piccola vela e il canestro dei pesci. Bilu

correva a riscuotere l’abbraccio come paga per la costante

attesa. Alla spiaggia la piccola e il nonno ci ritornavano

all’ora tarda, quando il sole, dopo aver navigato solcando il

cielo e lottando con le nuvole, se ne tornava a dormire stan-

co in fondo al mare. A quell’ora la calura del giorno dava

respiro, la brezza correva sul mare placido e tutto intorno si

infuocava d’un rosso tramonto. Bilu e il nonno se ne stava-

no lì alla fine del giorno ad ammirare il miracolo dell’eterna

fiaba della vita, ad ascoltare il sussurrare ansimante della

risacca, guardando l’orizzonte purpureo e la linea delle

palme che correva all’infinito sulla spiaggia, respirando

ogni sera, ogni volta come fosse la prima volta il profumo

del paradiso di quel loro piccolo mondo.

- Chissà come sarà il Nirvana, non saprei immaginare

un paradiso più bello di questo ! – esclamava ammirato

il vecchio.

Bilu chiedeva spesso al nonno di raccontarle la storia della

sua nascita e il vecchio paziente non si faceva pregare.

- Sai, Bilu, quella sera che sei nata il mondo era rosso

come adesso, mi ero messo un sarong nuovo, una fascia

gialla ai fianchi, un poco di unguento sui capelli e la mia

pelle era profumata con l’olio di sandalo. Le offerte che la

nonna aveva preparato sulla foglia di banano erano magni-

fiche e abbondanti: petali di rosa, riso, burro e intorno i fiori

rossi e carnosi del bilu-bilu. Prima che il sole tornasse nel

mare ero salito al tempio con le offerte, per ingraziarmi gli

Dei per la tua sorte, volevo che tu fossi bella come il nostro

“paradiso”. Poi tornai sulla spiaggia e quando vidi la luna

salire dal mare e allinearsi con la prima stella lucente all’o-

rizzonte, qualcuno venne di corsa a chiamarmi, tu eri nata,

piccola mia, piangevi, ma eri già bellissima. Ho voluto che

il tuo nome fosse Bilu come i fiori, i bilu-bilu rossi dei

campi prosperosi delle risaie.

Da allora tutte le notti i sogni della piccola Bilu furono illu-

minati dalla luna e dalla stella.

Il vecchio s’era tenuto accanto quella creatura sin dal

primo strillo e ora, nonostante l’età, non aveva mai smes-

so di uscire a pesca in mare perché alla piccola non dove-

va mancare nulla, non doveva soffrire le privazioni che

avevano segnato la misera vita della sua famiglia e del vil-

laggio. Nella saggezza, unico regalo della vecchiaia, sape-

va distinguere con chiarezza il bene dal male, anche dove

e quando il male si traveste da bene. Amava quello strap-

po di paradiso, quell’angolo della grande isola e non aveva

visto di buon occhio la nascita di quelle enormi costruzio-

ni, alte come cento capanne, nate e cresciute con la velo-

cità dei funghi e, forse, con lo stesso veleno. In pochi anni

i palmeti che coronavano quell’angolo di paradiso erano

stati rimossi da macchine infernali, gabbie di cemento che

chiamavano hotel erano stati innalzati più in fretta di quan-

to aveva impiegato lui stesso a costruire la casa-capanna

che ospitava la sua famiglia. Poi una miriade di uomini

dalla pelle colore della carne di pollo aveva invaso la spiag-

gia, stavano per pochi giorni e se ne ritornavano con la

pelle rossa come la carne dei bufali. Il primo del villaggio a

essere attratto dagli invasori fu il padre di Bilu, non ascoltò

le proteste del vecchio, abbandonò il mare per ronzare

come le mosche intorno al nuovo miele, senza pensare alle

api e all’avvertimento del vecchio che gli rammentava che

l’oro affonda mentre i fiori galleggiano. La sfrontata

modernità e il miraggio di facili guadagni strapparono il

padre di Bilu dalla serenità della vita semplice, dal “para-

diso” come lo chiamava il vecchio. Quando Bilu venne al

mondo il padre non c’era, forse stava ronzando intorno a

qualche albergo, a qualche agenzia di affari o stava scom-

mettendo il facile guadagno al combattimento dei galli,

imbottito d’alcol.

Bilu scostò la testa, fece scorrere lo sguardo sulle sagome

degli alberghi che rubavano l’orizzonte, poi guardò il mare

calmo e placido cercando invano la sagoma della piccola

barca del nonno. L’ultima volta, un anno addietro, la vide

arrivare trainata da altri pescatori, il nonno se n’era anda-

to, l’avevano trovato accasciato sulla barca; a Bilu era

rimasto il ricordo del viso sorridente e pacifico del nonno

fra le reti, aveva pensato che anche l’altro paradiso, forse,

era egualmente bello. Passarono pochi giorni dalla matti-

na in cui il fuoco della pira aveva consumato il corpo vuo-

tato dell’animo del vecchio che il padre di Bilu tornò. In

casa ci fu un violento battibecco con la madre, forse suo

padre alzò le mani, ma Bilu non lo seppe, scappò sulla

spiaggia, non era abituata alla violenza, la vita l’aveva

accarezzata con dolcezza come si coglie un fiore di loto,

finché sentì la morsa della mano del padre trascinarla via.

I ricordi si rincorrevano, Bilu respirò profondamente, quasi

sperando che l’aria del mare potesse cauterizzare la ferita

che sanguinava dentro, chiuse gli occhi come volesse

addormentarsi nel suo breve passato, avrebbe voluto lava-

re via, via lo sporco che si sentiva addosso, quell’odore,

quel colore di carne di pollo, quelle strane parole che non

capiva! … Una lacrima scese dagli occhi, trascinando con

sé il colore nero e azzurro che una mano perfida le aveva

disegnato, sembrò scavare un solco sul bellissimo viso da

bambina e si fermò sul rossetto di un rosso esagerato che

ingrandiva oscenamente le sue piccole labbra.

Era successo tutto così in fretta, Bilu era saltata dal para-

diso all’inferno all’improvviso come in un terremoto, un

cataclisma che con un’inaudita violenza l’aveva strappata

dalla favola della fanciullezza per gettarla nella sporcizia.

Era lì seduta il giorno in cui sentì la stretta del padre che,

come un morso crudele, la strappò via, via dall’infanzia.

Poco dopo in una stanza dove c’erano altre bimbe più o

meno della sua età, una donna dai modi sgarbati le aveva

dipinto il volto, infilato un vestito troppo grande che scende-

va da una parte, dall’altra lasciava scoperta una delle sue

esili gambe e si infagottava sul petto. Del dopo ricorda solo

il dolore, il colore della carne di pollo, le risa, la violenza, lo

sporco dentro e le tante facce tutte eguali. Quella notte in

Bilu moriva la bambina, della fanciulla che era in lei non

sarebbe rimasto più nulla; da quella notte Bilu non sognò più

la luna, si era spenta con i sogni di bambina. Quando il

padre la riportava a casa per qualche giorno, Bilu non par-

lava, aveva da tempo smesso di parlare, rifiutava le carezze

della madre; unico rifugio era la spiaggia in quest’ora tarda

del mattino, quando sentiva il modellarsi della sabbia umida

sotto i piedi e il vento di mare sfiorarle il viso ancora mal

truccato, quando si sedeva sotto la palma.

Bilu era lì seduta, all’improvviso aprì gli occhi, trattenne il

fiato, non capiva… Il mare era come scomparso, aveva

abbandonato la spiaggia, provò un’angoscia dentro, la

stessa sensazione di vuoto di quella maledetta prima

notte, le comparve nella mente il volto di quell’uomo stra-

niero, emaciato dall’eccitazione, la bocca ansimante, l’o-

dore dell’alito…

Era la stessa sensazione del prima, poi paralizzata vide il

mare ritornare imponente, ciclopico, scuro…

Un attimo e sentì il suo corpo investito dalla stessa violen-

za terribile di quella prima notte, alle narici tornò l’odore

dell’alito ansimante… La gigantesca onda si prese il suo

corpo all’improvviso, la testa cominciò a roteare col corpo

in un turbine terribile, spaventoso; sentì quella terrificante

sensazione di morte che aveva già provato dentro.

Quando la risacca dello tsunami portò il corpo di Bilu in

fondo al mare, la sua piccola mano stringeva quella del

nonno mentre passeggiavano sulla spiaggia, sul suo volto

i colori del trucco, della violenza erano scomparsi.

- Non temere piccola ora ci sono io, nessuno potrà più farti

del male – La sua anima era tornata bambina, il corpo era

morto con la mostruosa onda; Bilu sorrise, quel corpo era

già morto quella paurosa notte.

Sul mare splendeva la luna allineata alla prima stella

lucente dell’orizzonte.

Nomi, luoghi, riferimenti di questa triste favola sono pura

invenzione della mia fantasia, non così la realtà. In molti,

moltissimi paradisi tropicali il turismo a scopo sessuale

miete più vittime dello tsunami. I bambini e le bambine vio-

lentate dai piaceri perversi offerti dal nostro progresso

sono un numero infinito e incalcolabile; vengono colpiti i

più poveri e indifesi luoghi del sud del mondo che già

devono fare i conti con una natura ostile e molte volte ter-

ribile. Le denunce delle organizzazioni umanitarie impe-

gnate nella difesa dei minori finiscono il più delle volte in

nulla, gettate in mare, trascinate via dall’onda anomala

dell’ipocrisia.

Valerio Gardoni

Si è spentala luna

DDiitteemmii sstteellllee,, ssee lloo ssaappeettee,, ccoossaa mmaaii ssttaa aaccccaaddeennddoo aallll’’uunniivveerrssoo::èè ll’’iirraa ddiivviinnaa oo uunnaa ccoonnggiiuurraa ddeellllaa tteerrrraa ppeerr ccaassttiiggaarree ll’’uuoommoo??

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Hafiz Ibrahim (versi scritti per il terremoto di Messina del 1908)

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12 | GLOBALE/LOCALE BASSAVoce

Cosa ha a che fare il mio essere cittadino di un paese della “Bassa” con grandi

questioni quali l’ambiente, i cambiamenti climatici, la pace, la giustizia sociale,

gli squilibri economici mondiali, le speculazioni finanziarie, il turismo mondiale,

eccetera?

Perché non è fuoriluogo su un giornale locale uno spazio dedicato a temi globali?

Oggi il mondo è fortemente intrecciato, interconnesso, interdipendente.

Siamo un tutt’uno dal quale non possiamo chiamarci fuori.

Ma questo non vuol dire che i problemi assumono una dimensione tale da sfug-

girci completamente di mano.

L’hai presente quello che per far colpo si definirebbe butterfly effect?

Un battito di farfalla in Brasile può provocare un tornado nel Texas.

Lo trovi in diverse versioni (quando una farfalla batte le ali a Tokio, può scatenarsi

un uragano in Florida un mese più tardi – quando una farfalla muove le ali nel Nuo-

vo Messico, un tifone scoppia in Giappone) e magari sarebbe anche interessante

risalire alla versione originaria, ma poco importa.

In tutti i casi sta a significare che anche un dettaglio che inizialmente appare tra-

scurabile, alla lunga può avere effetti importanti, e quindi che anche i nostri gesti

quotidiani possono avere conseguenze di non poco conto, soprattutto se vanno ad

aggiungersi a quelli di molto altri.

Non mi ricordo chi, mettendo a confronto la volontà di cambiare il mondo dei re-

centi movimenti di contestazione e di quelli di sessantottina memoria, suggeriva…

“lasciam perdere gli scontri e cominciamo a controllare gli scontrini” invitando a ri-

flettere sull’importanza di gesti individuali che possono dar vita a significative scel-

te collettive, e sul fatto quindi che “voti quando fai la spesa, fai l’assicurazione, de-

positi in banca, investi i risparmi, fai il pieno alla macchina o decidi dove e come

andare in ferie”.

In una recente assemblea dei comitati contro le centrali a turbogas che si vorreb-

bero insediare nella “Bassa”, un relatore ha ricordato come un sindaco, oltre, o pri-

ma che marciare con la fascia tricolore in una manifestazione per la pace, dovreb-

be emettere ordinanze per il risparmio energetico perché “prima ancora che con il

cancro ai polmoni, il petrolio uccide alimentando la guerra e il terrorismo”.

Ecco, in sintesi, il motivo di queste pagine che cercano di ricondurre al nostro vi-

vere quotidiano questioni che solo apparentemente sono più grandi di noi, facen-

do venir meno il comodo alibi del “tanto non dipende da me”, o “io non ci posso

fare niente” per far riflettere piuttosto sulle responsabilità individuali e collettive ma

anche sulla nostra capacità di incidere su temi solo apparentemente troppi grandi

e troppo lontano da noi.

Giorgio Ferrari

Il Coordinamento itinerante ambientalista – Gruppi Bassa Bresciana Onlus

è stato costituito a Villachiara (BS) nel dicembre del 2001 dopo circa sette

anni di attività spontanea sul territorio, cercando di coordinare l’operato dei

gruppi che facevano riferimento al mondo ambientalista.

Nel corso di questi anni il Coordinamento ha intrapreso solo sporadicamen-

te iniziative autonome, cercando principalmente di unire tutte le forze pre-

senti nel territorio (Legambiente, WWF, Comitati per la salute del territorio),

a supporto dell’iniziativa del singolo gruppo.

Successivamente, avendo aggregato un discreto numero di persone che

avevano a cuore le tematiche ambientali, si è deciso, di concerto con i re-

sponsabili dei vari sodalizi, di dare autonomia operativa e giuridica al Coor-

dinamento creando nel 2001 una Onlus che a dicembre del 2002 ha otte-

nuto l’iscrizione nell’apposita sezione Provinciale del Registro Regionale del

Volontariato.

Il Coordinamento ha sede legale ed operativa presso il Comune di Villachia-

ra, ed abbraccia contestualmente un campo di azione abbastanza vasto,

poiché interviene in Comuni che distano tra di loro anche cinquanta chilo-

metri.

Le finalità principali sono:

• Affiancare i gruppi ambientalisti che si devono costituire, e quelli già co-

stituiti, nelle loro iniziative.

• Attuare interventi di salvaguardia e ripristino ambientale, prevedendo an-

che la ripiantumazione di essenze autoctone.

• Incentivare ed espandere, nei Comuni dove siamo presenti, la raccolta

differenziata dei rifiuti.

• Promuovere iniziative di risparmio energetico sia a livello pubblico che privato.

• Organizzare iniziative di sensibilizzazione ambientale rivolte agli studen-

ti delle scuole locali con visite guidate ai vivai del coordinamento, oppu-

re a Parchi e Riserve naturali.

• Organizzare convegni di approfondimento e confronto su particolari pro-

blematiche ambientali.

Intendiamo realizzare questi progetti, se possibile, in collaborazione con le

Pubbliche Amministrazioni per rendere più proficuo ed incisivo il nostro ed

il loro operato.

In parte ci siamo già riusciti e, con il finanziamento ottenuto dall’Assesso-

rato all’Ambiente della Provincia di Brescia, abbiamo acquistato i mezzi e

le attrezzature necessarie per poter attuare particolari interventi, previa

convenzione con i Comuni della Bassa Bresciana, per essere ancora più

operativi sul territorio.

Sono già state sottoscritte due convenzioni, rispettivamente con i Comuni

di Pralboino e Villachiara, e una terza è stata proposta all’Ente Gestore del

“Parco dello Strone” che la sta vagliando.

La convenzione con il Comune di Pralboino si è chiusa nel 2004, quella con

Villachiara si chiuderà nei primi mesi del 2005 e recentemente ne è stata

siglata una terza con Quinzano d’Oglio.

Siamo altresì in attesa di una risposta da parte del Comune di Ghedi e del-

l’Ente Parco dello Strone.

SITO INTERNET: www.popolis.it/cogabb

Per scrivere e contattarci la e-mail è: [email protected]

Oppure: Coordinamento itinerante ambientalista

Fermoposta c/o Ufficio Postale

25030 VILLACHIARA (BS)

“Glocale”

Dal localeal globale e… ritorno

I NUMERIPPiiccccoollaa ssiinntteessii ssuuii ccaammbbiiaammeennttii cclliimmaattiiccii• Il clima è un sistema complesso, in continuo muta-mento e riserva sorprese se allontanato dal suo equili-brio attuale.• La temperatura media terrestre è aumentata di circa0,6°C negli ultimi 150 anni, sulle Alpi l’aumento è statomaggiore, pari a 1,1°C.• I ghiacciai alpini hanno perso il 40% della loro super-ficie dal 1850 a oggi.• A causa della combustione di materiali fossili (petrolio,carbone e gas naturale) la concentrazione di CO2 (Anidri-de Carbonica - gas serra) in atmosfera è passata da 280parti per milione in volume (ppmv) all’inizio dell’era indu-striale (circa 1800) alle attuali 370 ppmv. Questo valore

è il più altro mai osservato in ben 420.000 anni: infattil’analisi chimica della carota di ghiaccio estratta in An-tartide a Vostok, mostra che durante questo lungo perio-do, il valore massimo di concentrazione di CO2 fu di 300ppmv.• Un italiano emette ogni anno circa 10.000 kg di CO2,come effetto dei suoi consumi energetici e di materieprime trasformate. Un americano circa 22.000 kg, unnepalese circa 30 kg.• La combustione di un litro di gasolio produce 2.7 kg diCO2

1 litro di benzina produce 2.4 kg di CO2

1 metro cubo di metano produce 1.9 kg di CO2.• Ogni kWh elettrico di origine termica fossile richiede

circa 220 g di petrolio per essere prodotto e libera 0,7kg di CO2

• Il processo di produzione di automobili produce unaquantità di emissioni di CO2 simile a quella rilasciata dal-l’automobile stessa in tutto il periodo della sua vita.• I modelli di simulazione numerica del clima prevedonoentro il 2100 un aumento della temperatura terrestrecompreso tra 2 e 6°C; per effetto della fusione deighiacci e dell’espansione termica delle acque, il livellodegli oceani potrebbe salire di 65 cm.Bibliografia essenziale per un primo orientamento suI si-to della società Meteorologica Italiana: www.nimbus.it

Ognuno di noi può difendere il climarisparmiando energia e riducendo le emissionidi Anidride Carbonica (CO2)

Comincia anche tu a fare una cosa giustaSostituisci le tue lampadine

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QUINZANO | 13BASSAVoce

Il “salame cotto” (o “salame da pentola”) di puro suino

ha ottenuto a Quinzano il marchio di tutela comunale

De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine). Dopo

la farina di Castegnato, il farro per San Paolo, i cason-

celli per Barbariga, un nuovo prodotto della tradizione

bresciana si prepara a istituire questa modalità di tu-

tela e valorizzazione.

Il marchio De.C.O. è una forma, seppure embrionale e

a livello comunale, di tutela e valorizzazione dei pro-

dotti tipici di un territorio (in genere agro-alimentari)

che oggi più che mai nell’era della globalizzazione e

degli ipermercati rischiano di andare perduti o di es-

sere contaminati da ingredienti spuri o geneticamente

modificati. I prodotti segnati da questo marchio sono

caratterizzati da standard di qualità alti, garantiti da

un “disciplinare” e da modalità di controllo precise.

Da un anno il Comune di Quinzano, in collaborazione

con i macellai del paese, si era adoperato per valoriz-

zare un prodotto tipico della zona di Quinzano e dei

paesi immediatamente limitrofi: il salame cotto appun-

to, tradizionalmente prodotto e venduto nelle macelle-

rie della Bassa bresciana, in particolare a Quinzano,

da tempo immemorabile cucinato con i piselli (“salàm

e roaiòt”) o con gli spinaci e la polenta.

Cosa presenta di particolare il salame cotto rispetto al

più noto salame crudo “da taglio”? Innanzitutto una

minore stagionatura, inoltre una maggiore quantità di

grasso che garantisce una consistenza morbida e

succosa (“mostosa”) e infine una minore presenza di

spezie per offrire un prodotto dolce al palato.

Lo sforzo dei macellai locali e del Comune di Quinzano

è però anche quello di riscoprire un prodotto il più

possibile genuino, di qualità e che rispetti la tradizione

e la storia delle campagne quinzanesi. A partire dai

primi anni sessanta infatti la grossa diffusione di suino

pesante da ingrasso, di colore bianco-rosa, di grossa

resa e di provenienza nordica (Olanda, Russia…), ha

soppiantato l’allevamento delle razze autoctone italia-

ne e dell’area mediterranea, dal manto tipicamente

nero (più resistente al sole), votato al pascolo e dalla

carne più asciutta e saporita. Proprio per ripristinare

l’autentica tradizione e i sapori di un tempo il “disci-

plinare”, steso da una Commissione apposita nomina-

ta dal Comune, che raccoglie tecnici del settore ed

esponenti del commercio, della cultura e delle attività

produttive, impone che il “salame cotto di Quinzano”

sia ottenuto dalla macellazione di suini da pascolo ti-

pici italiani (si va dalla “cinta senese” alla “mora ro-

magnola” alla “nera di Parma”) al più incrociati, ma

solo di prima generazione, con suini da allevamento

intensivo (Landrace o Lange White).

I suini dovranno essere allevati, per

almeno sei mesi, nel territorio del Co-

mune di Quinzano o al più nei comu-

ni direttamente confinanti e nutriti ri-

gorosamente senza mangimi, ma so-

lo con ortaggi, mais, erba medica, or-

zo, in un’area di almeno 7mq per

ogni capo. La scelta di restringere

territorialmente la possibilità di alle-

vamento è stata dettata anche dall’e-

sigenza di rendere possibili periodici

controlli di qualità sugli allevamenti,

affinché siano rispettate le norme

dettate dal disciplinare.

Un registro particolareggiato moni-

torerà i passaggi dalla nascita al-

l’allevamento e da questo al macel-

lo, fino al prodotto finito che si fregerà di una tipica

fascetta (rigorosamente numerata) con il caratteristico

marchio De.C.O. distribuita dal comune di Quinzano.

Per inaugurare l’iniziativa lo scorso novembre si è te-

nuta la “1a Sagretta del salame cotto e della grepola”

con la presenza dell’Assessore all’Agricoltura, Agritu-

rismo ed Alimentazione della provincia di Brescia Av-

vocato Maristella Gelmini e dell’esperto gastronomico

Riccardo Lagorio.

L’obiettivo è di arrivare a promuovere il “salame cotto

di Quinzano” e con esso le tradizioni della Bassa bre-

sciana a livello nazionale… Si tratta solo di un sogno?

M.C.

Partito il marchio De.C.O.per il “salame cotto di Quinzano”

Si è tenuta a Quinzano la “1a Sagretta del salame cotto e della grepola”

“Cultura chiama Quinzano”. Con questo motto un anno e

mezzo fa circa l’Assessorato alla Cultura e le Commissio-

ni Cultura e Biblioteca del Comune di Quinzano (presiedu-

te da Angelo Guarneri e Rita Scaglia) avevano iniziato il lo-

ro impegno. Dopo un anno di lavoro e di sperimentazione

annunciano ora le iniziative per il 2005 con molte confer-

me e qualche novità…

Sulla scia del 2004 due saranno le manifestazioni portan-

ti: “Libri in concerto” e “Giardini e Delizie”.

Per quanto riguarda “Libri in concerto” si tratta della ripre-

sa di una manifestazione nata qualche anno fa su inizia-

tiva della Biblioteca come “Bancarella del libro” o ora ar-

ricchita e potenziata. Essa è in programma per sabato 28

maggio 2005 a partire dal tardo pomeriggio e per tutta la

serata, coniugando la vendita di libri e la promozione alla

lettura con l’ascolto di musica leggera, blues e da came-

ra in vari punti della piazza Garibaldi. Come lo scorso an-

no è prevista la partecipazione dei commercianti locali

che vorranno predisporre uno stand e offrire degustazioni

di prodotti tipici. Quest’anno si pensa inoltre di arricchire

l’iniziativa con un incontro con l’autore abbinato alla pre-

sentazione di un libro.

“Giardini e Delizie”, dopo il positivo debutto dello scorso

anno, si svolgerà su ben tre giorni l’8 il 9 e il 10 luglio. In

queste giornate fioristi e vivaisti della zona sono invitati a

trasformare in un giardino la piazza principale del paese.

Durante le serate è prevista la presenza della musica e la

degustazione delle delizie dei gelatai e dei pasticceri loca-

li. Accanto a questi due appuntamenti forti sono previste

altre iniziative.

Innanzitutto l’”Artfestival”, per ora fissato (anche se il pe-

riodo è da confermare) tra il 9 e il 20 maggio. Si tratta di

un festival giunto ormai alla quarta edizione che coinvol-

ge i Centri Socio Educativi (CSE) della Lombardia. La mu-

sica, l’arte, il teatro… tutto quanto viene dal mondo dei

diversamente abili trova espressione in questi 10 giorni.

L’iniziativa, partita qualche anno fa da parte della Coope-

rativa Oasi con sede a Quinzano, diviene da quest’anno

biennale e intende assumere una rilevanza decisamente

più ampia e regionale.

Domenica 22 maggio sarà la volta dei Madonnari e artisti

in piazza in collaborazione con la sezione Avis e con la

presenza e l’esposizione delle opere degli artisti e degli

artigiani locali e della zona.

Sabato 11 giugno è annunciato, come augurio per l’inizio

della stagione estiva, il consueto Concerto d’Estate in

piazza tenuto dalla Banda Musicale di Quinzano diretta

dal maestro Fiorenzo Piozzi.

In giugno è prevista inoltre la rappresentazione di un nuo-

vissimo Musical dal titolo “Acchiappa il Papa!” ideato to-

talmente dalla neonata compagnia teatrale “Quiteamus”

(Quinzano Teatro Musical) fondata dal curato dell’oratorio

don Gigi Moretti con la partecipazione di molti giovani e

adulti. Il tema è top secret anche se i lavori sono a buon

punto… La rappresentazione è prevista per domenica 12

giugno anche per festeggiare il novello sacerdote quinza-

nese don Jordan Coraglia.

Particolarmente significativa sarà poi in autunno la riedi-

zione della “Sagra del salame cotto e della grepola” dopo

che nel 2004 è stato certificato il riconoscimento De.C.O.

(Denominazione Comunale di Origine) per il “salame cot-

to di Quinzano”. L’evento si svolgerà domenica 27 no-

vembre 2005 nel pieno della stagione di macellazione dei

maiali e sarà occasione, come già avvenuto nel 2004, per

la promozione dei vari prodotti tipici della bassa brescia-

na che hanno ottenuto il riconoscimento De.C.O. (oltre al

“salame cotto di Quinzano”, il “farro di San Paolo”, i “ca-

soncelli di Barbariga”…).

Non va inoltre dimenticata l’attività di promozione cultura-

le svolta dalla Biblioteca Comunale supportata da un’atti-

va commissione e dal lavoro quotidiano della dottoressa

Maria Chiara Arcari e della Signora Grazia Tomasoni. Mol-

teplici le iniziative in programma: la visione dei più impor-

tanti musical presso il Teatro Diners di Assago (è prevista

in aprile la rappresentazione di “Pinocchio” dopo il suc-

cesso dello scorso anno), la vista guidata a mostre d’arte,

l’abbonamento per la stagione teatrale del teatro Pon-

chielli di Cremona, la partecipazione alle iniziative dell’A-

rena di Verona e un incontro mensile di promozione alla

lettura, fissato per il primo mercoledì del mese, dal titolo

suggestivo di “Libriamo la mente” per trovarsi insieme in

modo informale, discutere di libri e confrontarsi…

Cultura chiama Quinzano…

Mauro Cinquetti

IIll mmaarrcchhiioo DDee..CC..OO.. cchhee ccaarraatttteerriizzzzaa iill ““ssaallaammee ccoottttoo ddii QQuuiinnzzaannoo””

Programmate le iniziative del 2005

Cultura chiama Quinzano…

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14 | LOGRATO – BORGO S. GIACOMO BASSAVoceUn po’ di storia

Il Teatro Comunale di Lograto nasce ufficialmente nel

1932. Viene totalmente costruito dagli ex combattenti e

reduci della Grande Guerra, e dalle loro mogli. In quei

tempi, non troppo lontani ma quasi dimenticati, in ogni

paese della Bassa c’era la Compagnia Filodrammatica,

e Lograto non era da meno. Ed erano gli stessi ex com-

battenti e reduci che ne facevano parte, e le loro mogli,

naturalmente. Nei primi anni Cinquanta, quando il cine-

ma si sostituì alle filodrammatiche, il Teatro venne affit-

tato e divenne, appunto, un cinema. Rimase un cinema

fino alla fine degli anni Sessanta poi, quando entrò in

crisi anche il cinema, il povero teatro-cinema divenne

una fabbrica di tapparelle. Alla fine degli anni Ottanta,

però, la fabbrica chiude e lo stabile viene comprato dal

Comune di Lograto per cento milioni. Per più di dieci

anni il teatro-cinema-fabbrica di tapparelle viene utiliz-

zato come magazzino. Alla fine degli anni Novanta, fi-

nalmente, il Comune accede a finanziamenti particolari

a fondo perduto che permettono la rimessa a nuovo

completa del vecchio Teatro Comunale. E così, dopo

cinquant’anni di deriva lenta, il teatro-cinema-fabbrica

di tapparelle-magazzino ridiventa TEATRO. Il cerchio si

chiude.

Inaugurato nel 2003, possiede centocinquanta posti a

sedere, gradinate e ampio palco. È uno dei pochi edifi-

ci di Lograto costruiti in stile Liberty.

Oggi

Per prima cosa ci preme sottolineare le intenzioni del-

l’Amministrazione di Lograto circa il Teatro, visto come

spazio di proposta culturale importante, molto gradita ai

cittadini.

Fino allo scorso anno la proposta teatrale comunale

ruotava intorno alla commedia dialettale, che veniva (e

verrà ancora) portata in scena soprattutto durante la

manifestazione “Estate Aperta”.

Con l’apertura del nuovo spazio culturale l’Amministra-

zione ha voluto aprire le porte a tutti coloro che “fanno

teatro”, e che vivono di esso e per esso.

Alla base di tutto ciò, l’idea di azzardare proposte qua-

litativamente e culturalmente “alte”, per valorizzare al

meglio ciò che di buono è stato realizzato.

Ecco dunque l’adesione a “Pressione Bassa”, rassegna

teatrale itinerante che tocca molte località della pianu-

ra, per portare fuori dalla città spettacoli realizzati da

professionisti e compagnie emergenti, per una rasse-

gna che è giunta quest’anno alla sua decima edizione e

che fa parte della programmazione del CTB, Teatro Sta-

bile di Brescia.

Alla rassegna, che è partita a settembre 2004 e termi-

nerà a marzo 2005, aderiscono quest’anno 12 comuni

e la provincia di Brescia. La direzione artistica è di Ser-

gio Mascherpa.

Sono sette le tappe logratesi, di cui due pomeridiane,

per i ragazzi.

Ma il Teatro è anche utilizzato dalla gente di Lograto.

Vediamo come.

Il rapporto tra il Teatro ed i ragazzi dovrebbe essere in-

centivato, dicono da più parti. E per tale motivo è nata

una collaborazione con la Scuola Elementare locale che

ha portato i ragazzi delle due terze a preparare uno

spettacolo andato in scena prima di Natale.

All’interno del progetto Cover, invece, che coinvolge i

comuni della Fondazione L’Onda Perfetta e che si occu-

pa di giovani e genitorialità, è decollato un programma

di animazione teatrale che coinvolge i ragazzi di alcune

classi della Scuola Media.

Ma anche alcuni anziani del Centro Diurno Ore Serene

sono particolarmente attivi sul fronte teatrale. Il 20 feb-

braio scorso è stato portato in scena un loro spettacolo

comico, che ha riscosso un discreto successo. Prece-

denti loro esibizioni erano state portate in tournée in al-

tri luoghi di aggregazione per anziani della provincia.

Questa attività fa parte di un progetto particolare cura-

to dalla Cooperativa Serena.

Giacomo Colossi

Il Teatro Comunale di Lograto: una risorsa importante per tuttiLograto

Il gruppo “Donne 8 marzo Onlus” opera a Borgo San Gia-

como dal 1996, promuovendo iniziative in campo sociale

ed umanitario, organizzando incontri e dibattiti e collabo-

rando con l’amministrazione comunale e la parrocchia. Lo

presiede Maria Boselli, ex assessore ai servizi sociali, e

conta attualmente sulla partecipazione di 43 donne, desi-

derose di mettere al servizio degli altri la loro creatività.

“Per volare non basta avere le ali, bisogna sbatterle!”.

La massima era uno dei messaggi che l’associazione

aveva affidato alla schiera degli angeli, messaggeri per

antonomasia, confezionati in maniera artigianale e posti in

vendita in occasione delle feste natalizie, in piazza San

Giacomo, davanti alla chiesa e al municipio. L’iniziativa

era destinata a raccogliere fondi per la costruzione di una

casa famiglia per ragazzi privi di genitori a Butare, quar-

tiere di Tumba, in Ruanda, presso la quale opera padre In-

nocent Gakwaya, sacerdote ruandese scampato al geno-

cidio, come gli orfani a cui si dedica con passione, e

conosciuto dalle donne dell’associazione nel settembre

2003, a Roma, dove egli si trovava per motivi di studio.

Ogni inverno le donne dell’8 marzo organizzano la vendi-

ta di articoli prodotti interamente a mano e quest’anno,

essendo rimaste particolarmente colpite dalle parole e dai

ricordi di padre Innocent, che descrivono la condizione dei

sopravvissuti alle pallottole e alla lama del macete (“vivi

nel corpo, morti nell’anima”) ed il bisogno che essi hanno

di dimenticare le violenze subite, hanno deciso di destina-

re il ricavato dell’iniziativa in favore dei ragazzi di cui il sa-

cerdote si prende cura. “Colpite dalla improvvisa scom-

parsa, a soli 30 anni, di Alessandro, un nostro amico, ma-

rito di una nostra associata – dicono le donne dell’8 mar-

zo –, abbiamo pensato che l’unico modo di dare senso al

grande dolore fosse quello di pensare di trasformarlo in

un amore più grande e di regalare a qualcuno la possibi-

lità, che Ale non ha avuto, di costruirsi un futuro”. Insieme

a padre Innocent hanno cominciato a sognare la casa per

i ragazzi e a gettare solide fondamenta al progetto, con-

sapevoli che per un gruppo di donne che ha sede in un

paese di campagna non sarebbe facile racimolare la som-

ma necessaria. “Con l’ambiziosa pretesa di costruire per

quei ragazzi, che escono dall’inferno, un angolo di para-

diso”, hanno dato vita alla “Fabbrica degli Angeli”, una im-

presa che ha occupato un centinaio di persone, con un la-

boratorio aperto ogni lunedì e giovedì sera, presso la sede

di piazza San Giacomo, e con filiali attive ad orario conti-

nuato nelle case delle associate, per la produzione di an-

gioletti confezionati con stoffa, lana, ovatta offerte dalle

aziende di molti paesi della Bassa e tassativamente dipin-

ti a mano. “I nostri angioletti hanno una missione impor-

tante – dicono le donne. Infatti stringono nella manina

messaggi d’amore, scritti a mano, con la convinzione che

ognuno, acquistandolo, possa leggere ciò che l’angelo

vorrebbe dirgli”.

Per l’occasione è arrivato a Borgo anche padre Innocent

Gakwaya, che ha potuto apprezzare di persona i risultati

insperati raggiunti dall’iniziativa delle donne. Per cono-

scere il gruppo ed eventualmente farne parte, telefonare

a Doris Lama, presso il municipio, al n. 030 948140

Il gruppo “Donne 8 Marzo”per i bambini del Ruanda

Borgo

Il comune di Lograto ed i rappresentanti sindacali dei

pensionati iscritti a Cgil, Cisl, Uil hanno sottoscritto an-

che per l’anno 2005 l’accordo che definisce gli inter-

venti di assistenza alle aree più deboli della popolazio-

ne e agli anziani in particolare. L’intesa è stata firmata

dal sindaco Giuseppe Magri, dall’assessore ai servizi

sociali, Mariangela Festa, e dai rappresentanti Antonio

Guadrini, Pietro Provezza, Cesarino Pansera, Tarcisio

Bertelli (Spi-Cgil), Santo Lumini, Luigi Quaresmini, Mer-

cede Rapanà (Fnp-Cisl), Tullio Gallo (Uilp-Uil). “Nono-

stante le difficoltà create ai comuni dai tagli ai trasferi-

menti previsti dalla Legge Finanziaria ’05 – sottolinea

Mariangela Festa –, abbiamo accolto le richieste di aiu-

to ai più deboli, avanzate dal sindacato, aumentando

del 2,5% gli investimenti nel settore socio-assistenzia-

le allo scopo di migliorare la qualità del servizio”. Oltre

a sostenere i bisognosi con il servizio pasti a domicilio,

la riduzione o la completa esclusione della tassa rifiuti,

il rimborso fino all’80% delle spese per l’acquisto dei

farmaci, l’erogazione di contributi economici per parti-

colari situazioni, il comune di Lograto garantisce l’aiuto

domestico agli anziani tramite la convenzione con la

Fondazione di partecipazione “Comunità della pianura

bresciana” che gestisce i servizi alla persona nei comu-

ni del distretto n. 8 di Orzinuovi. Nel 2004 è stata pre-

stata assistenza domiciliare a 12 utenti con una spesa

di 38.000 euro. Anche se l’Arci resta il tradizionale e

più frequentato luogo di ritrovo dei pensionati, il comu-

ne ha istituito il Centro Sociale Diurno, aperto tutti i gio-

vedì pomeriggio presso il salone al piano terra del mu-

nicipio, che si propone di offrire nuove occasioni di in-

contro e di socializzazione. L’organizzazione del centro

è affidata al personale della cooperativa Serena, che

prepara con nonni e nonne divertenti commedie in dia-

letto da rappresentare nel teatro comunale e nelle case

di riposo della zona. Questo servizio sarà quanto prima

collegato a quello erogato dal centro diurno integrato

dell’opera pia Morando, che ha da poco iniziato l’atti-

vità. Agli anziani di Lograto viene assegnata la quota

massima, consentita dalla legge, degli alloggi di edilizia

residenziale pubblica, pertanto nessun pensionato si

trova in lista di attesa, anche perché il Comune è dota-

to di un ingente patrimonio (59 appartamenti) da con-

cedere in locazione agevolata. Ad esso la giunta guida-

ta dal sindaco Magri conta di aggiungere altri 6 alloggi,

da assegnare a canone sociale, che potranno essere

recuperati grazie al finanziamento regionale. Gli anziani

che non sono in grado di recarsi autonomamente pres-

so ambulatori, centri di analisi, luoghi di cura possono

fare affidamento sul servizio di trasporto svolto dalla

Associazione Volontari Lograto, cui il Comune concede

un congruo contributo. Per migliorare la percezione di

sicurezza dei logratesi, in particolare degli anziani, e per

un maggior controllo del territorio, il Comune impe-

gnerà i vigili urbani in 70 servizi serali e notturni straor-

dinari ed ha inoltre previsto di incrementare il servizio

di videosorveglianza con due nuove telecamere girevo-

li, posizionate nelle zone più a rischio.

AccordoComune-Sindacati

Lograto

Per le lettere al direttore e per le inserzioni pubblicitarie

e-mail: [email protected]

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