Gazzettino Marzo/Aprile 2012
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APPROFONDIMENTOMalattie linfatiche
BENESSEREInterazioni fra farmaci
SPECIALE ALLERGIE
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Se ne parla ogni anno - di questi tempi - per i disagi anche gravi che le allergie
respiratorie (dalle pollinosi all’asma) inducono negli adulti e nei bambini,
con aumenti d’incidenza nei piccoli, come si legge nell’aletta esterna di questo
numero. Sul fronte allergie lo Speciale annota una novità: gli studi più recenti
certificano che le mamme con gravidanze plurime e ravvicinate dotano
i figli di una maggiore protezione immunitaria. Penalizzate invece le famiglie
scolarizzate crescono la prole sotto una campana di vetro. L’inquinamento
atmosferico fa poi la sua parte e colpisce soprattutto chi vive in grandi città.
Contiguo al tema delle allergie respiratorie è lo starnuto, che associamo
normalmente al raffreddore: insorge anche per l’irritazione delle mucose nasali
dovuta a polvere, pepe o ammoniaca di cui non sopportiamo i vapori,
ma è connesso anche a reazioni allergiche.
Con l’aiuto di uno specialista abbiamo investigato le cause, le complicanze
e i trattamenti dei linfedemi, espressione del “terzo sistema” circolatorio.
Non esiste infatti solo il sistema venoso e quello arterioso. Veniamo ai farmaci
e a un aspetto troppe volte sottostimato: oltre alla dose e alla frequenza
d’impiego, andrebbe prescritta anche l’ora di somministrazione.
E ancora, alcuni consigli indispensabili per l’impiego della bici. Agli anziani
abbiamo riservato attenzione in funzione della ginnastica affinché
si mantengano in efficienza. Pochi e simpatici esercizi per tonificare i muscoli.
S.M.
SommarioSPECIALE
Eccesso di igiene e inquinamento
CONSIGLIEtchiù o achoo?
APPROFONDIMENTOMalattie linfatiche
VIVERE SOSTENIBILEUsiamo la bicicletta
ANZIANIGodersi gli anni d’argento
BENESSEREIncroci pericolosi, alleanze strategiche
CLUB SALUTEProfessione farmacista
RISPONDE IL FARMACISTA
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Marchio e logotipo
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Marchio e logotipo
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Marchio e logotipoVersione a colori in positivoI colori istituzionali corrispondono ai valori di quadricromia sopra indicati.Questa versione si usa su fondo bianco.Il marchio non può essere mai modi�catonè utilizzato insieme ad altri elementi.
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La pollinosi e non solo
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La genetica ha la sua importanza, nessun dubbio che le allergie trovino nelle fami-liarità un terreno fertile, ma l’ambiente e i suoi inquinanti incidono assai di più nel-lo scatenare le manifestazioni allergiche
respiratorie, sempre più frequenti in pri-mavera. Ne dà conferma, dati alla mano, il professor Giorgio Walter Canonica, Diret-tore della Clinica di malattie dell’apparato respiratorio e Allergologia dell’Università
di Genova: «Gran parte delle allergie di-pende dall’inquinamento urbano, anche quest’anno molte città italiane hanno superato, per più giorni, i valori limite delle sostanze patogene. Polveri sottili e non solo. I fenomeni si accentuano là dove la circolazione d’aria è ridotta, dove l’aria ristagna. Il dato italiano d’incremen-to dei soggetti con allergie respiratorie è molto evidente: i casi di rinite allergica tra i giovani sino a 14 anni sono pari, a livello mondiale, al 20% della popolazio-ne, mentre in Italia siamo al 34%, con un incremento di sei punti negli ultimi sette anni. Questo per dire che, se non si con-trasteranno gli inquinanti, nei territori ur-bani, nel 2020 gli italiani sotto i 14 anni che soffriranno di allergie respiratorie sa-ranno uno su due».
Eccesso di igiene e inquinamentoLa gran parte delle allergie respiratorie è figlia dei contaminanti ambientali ma vi concorrono
anche la sedentarietà dei nostri figli, spesso posti sotto una campana di vetro
Un andamento stagionaleIl disturbo colpisce 15 italiani su 100 soprattutto nelle aree urbane e mag-giormente inquinate. L’andamento è prevalentemente stagionale - nel 70% dei casi fra marzo e maggio - ma uno su cinque ha problemi tutto l’anno. I fastidi sono quasi sempre cronici e in media si trascinano per 14 anni. Per quanto riguarda la geografia delle allergie da polline, l’indagine rileva che al Nord la
malattia sembra più lunga, i soggetti in-tervistati ne sono afflitti per 15-16 anni, mentre nelle regioni del Centro-Sud in media ne soffrono per 11-13 anni.Il luogo di lavoro aggrava le allergie re-spiratorie: polvere, moquette, tendaggi e soprattutto impianti di condizionamen-to sono tutti elementi che peggiorano le condizioni di salute per chi è allergico, in particolare chi lamenta la rinite allergica.
Speciale
In riferimento agli over 14 anni, una ricer-ca Eurisko esplicita che sono più colpite le donne (62%). Questo il profilo della perso-na allergica: si tratta di un individuo evolu-to e agiato, con famiglia poco numerosa e cresciuto nella bambagia, un quadro che avvalora la “teoria dell’igiene” secondo cui le allergie sarebbero figlie degli alti stan-dard di igiene e pulizia dei Paesi ricchi. A partire dai bambini, posti sono una “cam-
pana di vetro”. Questione di anticorpi, di reagine, delle ben note IgE che si attivano, come ricorda Canonica, «in maniera scon-siderata, con reazioni spropositate: si spa-ra con il cannone contro elementi innocui come i pollini, gli acari. All’iperproduzione di IgE contribuiscono anche determinati inquinanti; mentre li respiriamo ecco la reazione, una risposta rapidissima, quasi immediata. Dal contatto con la sostanza
allergizzante al manifestarsi dei sintomi, trascorrono da cinque minuti a mezz’ora, non di più». Bambini messi male, o c’è chi sta peggio? «Direi che stanno peggio i nonni e questa è una novità. Negli ultimi anni sono frequenti i casi di soggetti over 60 o addirittura over 70 in cui esordiscono le reazioni allergiche».Con chi prendersela, a questo punto? «Con le cattive abitudini che contraiamo sin da piccoli, a partire dalla sedentarietà. I bambini odierni non si sfrenano più nei giochi, anche aspri, fra loro. Oggi si divi-dono tra tv, internet e i videogiochi, non si espongono più a quei benedetti rischi. L’igiene in eccesso è un problema». Non basta, ci si mettono anche i vaccini, le profilassi. «Coprono da un lato e scopro-no dall’altro, è una storia di coperte corte. L’incremento di allergie è uno scotto che paghiamo alla modernità, al cosiddetto stile di vita occidentale». Anche le allergie alimentari sono in abbondane aumento, ma attenzione a non confonderle con le intolleranze alimentari, diverse per mec-canismo d’azione.
Sergio Meda con la collaborazione del professor Walter Canonica, allergologo
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I pollini, maledizioneA differenza dell’allergia agli acari, che non conosce pause, l’allergia ai pollini ha andamento tipicamente stagionale: i sintomi (raffreddore, asma, tosse) si ma-nifestano in corrispondenza della fioritu-ra della pianta che produce i pollini. I casi più frequenti riguardano le graminacee (erbe che fioriscono tra aprile e fine set-tembre) ma di recente altre specie ve-getali hanno prodotto allergie ai pollini. È il caso di piante a “a fioritura precoce” (da gennaio a marzo), come la betulla, il nocciolo e il carpino, con un vistoso incremento di chi soffre a causa dell’am-brosia, erba che si è diffusa nelle zone limitrofe agli aeroporti, dal momento che è giunta in Italia per via aerea. Nove
milioni e mezzo di italiani sono colpiti, di questi tempi, dai caratteristici sintomi di allergia da pollini: lamentano occhi ar-rossati e lacrimosi, starnuti a ripetizione, chiuso o gocciolante. Donne e giovani che vivono nelle grandi città sono i sog-getti più colpiti. Per il 51% dei soggetti colpiti i fastidi si concentrano nelle prime ore della giornata, subito dopo il risve-glio, sotto forma di rinite. Due persone su tre fanno i conti con starnuti a raffica, il 56% lamenta fastidi agli occhi, il 35% naso che cola. Un allergico su cinque ha il naso chiuso. Il 53% degli allergici soffre di senso di astenia (stanchezza), uno su due rende meno sul lavoro e a casa, con problemi di irritabilità.
Consigli
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Vediamo più nel dettaglio cosa succede nel nostro organismo quando starnutiamo. Si tratta di un atto indotto dall’attivazione di un riflesso trigeminale. Quando i sensori nervosi nel naso segnalano la presenza di particelle estranee al suo interno, scatta l’emergenza. Il naso emette muco, i muscoli respiratori (dia-framma e muscoli intercostali) comprimono il torace e, quando la pressione dell’aria nei polmoni diventa troppo alta, le vie respira-torie si aprono espellendo aria e particelle estranee con la contrazione coordinata della muscolatura laringea e faringea. Lo spasmo dello starnuto coinvolge parecchi muscoli, compresi quelli facciali, responsabili anche della chiusura degli occhi. Coprirsi il naso e la bocca con la mano durante uno starnuto non è solo questione di buona educazione. Ogni volta che si starnutisce, infatti, si libe-ra una gran quantità di microgocce di saliva (nel linguaggio specifico le “goccioline di Flugge”) che possono veicolare numerosi agenti infettivi responsabili delle infezioni respiratorie. Si è calcolato che uno starnuto libera più o meno 20.000 goccioline, di dia-metro medio inferiore a 100 micrometri, che possono restare sospese nell’aria anche per diverse ore. Al contrario, le goccioline emes-se con i colpi di tosse, che risultano di dimen-sioni maggiori, sono abbastanza pesanti da “cadere a terra” relativamente in fretta. Non soltanto, le goccioline di Flugge emesse con
uno starnuto possono arrivare fino a una di-stanza di sei metri. Il già citato fatto di chiu-dere gli occhi starnutendo è un meccanismo biologico che serve a proteggerli perché la pressione dello starnuto è molto alta e strin-gendo gli occhi si impedisce che questa pos-sa danneggiare i dotti lacrimali.
SINDROME DA STARNUTO
Si può starnutire anche guardando il sole o altre fonti di luce. In questo caso si parla di Sindrome achoo o starnuto da riflesso foti-co e la prima persona che ne parlò nei suoi libri fu addirittura Aristotele. Quando un occhio riceve un forte stimolo luminoso la sensazione sale al cervello, da cui torna un impulso motorio che fa restringere la pupil-la. Negli individui che soffrono della Sindro-me achoo, una luce abbastanza forte genera una risposta motoria non solo per l’occhio ma anche per la bocca, il naso e i muscoli del tronco, provocando così lo starnuto. Questa sindrome non ha caratteristiche pericolose
per la salute e anche per questo motivo è difficile ritrovare nella letteratura scientifica articoli ad essa correlata.Lo starnuto ha sempre accompagnato la specie umana ed è curioso constatare come, nel tempo, abbia assunto vari significati, a cominciare dagli antichi romani che lo iden-tificavano come un vero e proprio pericolo di vita. Da ciò deriva l’usanza di dire “salu-te” (“salus” in latino) a chi starnutisce, come si apprende anche da un passo di Apuleio nel testo intitolato Le metamorfosi. Anche i lapponi credono che uno starnuto violen-to possa causare la morte e in alcune tribù africane starnutire significa che Dio approva quello che si sta facendo. Inoltre, come molti avranno avuto modo di verificare personal-mente, non solo gli umani starnutiscono, ma moltissimi mammiferi, fra cui anche gli ani-mali domestici come il cane e il gatto, sono spesso alle prese con questo particolare fe-nomeno.
Claudio Zubani, farmacista a Ballabio (Lecco)
Etchiù o achoo?
Tipico sintomo del raffreddore, ma non solo, lo starnuto è definito come una violenta emissione d’aria dai polmoni. La sua funzione principale è eliminare tramite le vie aeree gli agenti patogeni. Si può anche starnutire a seguito di una reazione allergica verso qualche sostanza particolare oppure semplicemente per irritazione delle mucose nasali causata da polvere, pepe, ammoniaca e altre sostanze
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ApprofondimentoMALATTIE LINFATICHE
Cause, complicanze e trattamenti di un gonfiore chiamato linfedema
Partiamo con una domanda: cosa si intende per sistema linfatico? Come tutti sanno, la circolazione sanguigna degli arti inferiori è composta da due sistemi: quello arterioso e quello venoso. Non tutti
però conoscono e capiscono l’importanza e la funzione di un terzo sistema che interessa la circolazione linfatica. Forse perché percepiamo l’esistenza di questo ulteriore sistema solamente quando siamo colpiti
da una forma infettiva otorinolaringoiatrica, in cui si avverte l’ingrossamento dei linfonodi del collo. A testimonianza del ruolo difensivo del sistema linfatico nei confronti degli agenti patogeni e batterici
che assediano il nostro organismo.
a cura di Jean Pierre Candido, Specialista in Chirurgia Generale e Responsabile del raggruppamento di Chirurgia Generale
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STRUTTURA
Il sistema linfatico è costituito da un’infinita rete di piccoli vasi sot-tocutanei che collegano i diversi linfonodi, dentro i quali scorrono, quotidianamente, dai due ai tre litri di linfa. Essa è composta prin-cipalmente da acqua e da grosse proteine plasmatiche (detriti), provenienti dalla microcircolazione arteriovenosa che si accumula nel tessuto connettivo (che fa parte della sottocute). La funzione di questo sistema è paragonabile a quella di un’enorme rete fo-gnaria, atta ad impedire qualsiasi accumulo di liquido nei tessuti; immaginatevela come una enorme spugna assorbente, primo ba-luardo difensivo nei confronti dell’infezione. Avendo una capacità drenante limitata, il sistema linfatico non è sempre in grado di far fronte agli attacchi. In caso di situazioni patologiche particolari la linfa in eccesso non viene eliminata, provocando la comparsa di un rigonfiamento che prende il nome di linfedema.
QUALI LE CAUSE?
Circa una persona su venti soffre di accumuli di liquido linfatico nei tessuti. Nel mondo sono infatti trecento milioni i casi che registra-no un rallentamento (o blocco) del trasporto linfatico. Di questi, la metà è di origine primaria o congenita, dovuta a malformazione e malfunzionamento dei linfonodi e/o dei vasi linfatici; mentre l’altra metà è costituita dai linfedemi secondari o acquisiti. Non solo, ben 70 milioni di casi sono di origine parassitaria (infestazione da fila-ria), presenti nelle aree tropicali e subtropicali (India, Brasile, Sud Africa); 50 milioni sono di tipo post-chirurgico, in particolare con-seguenti ai trattamenti del carcinoma mammario. Altri 30 milioni sono poi causati da problemi funzionali di sovraccarico del circolo linfatico (nello specifico parliamo di esiti di flebotrombosi profon-de dell’arto inferiore, insufficienze epatiche, sindromi nefrosiche eccetera). Analizziamoli in maniera specifica:
Linfedema primario o congenitoSi distingue in connatale (alla nascita); manifestazione precoce (se compare prima dei 35 anni); tardiva (dopo i 35 anni). Tra i connatali si distinguono due forme: sporadiche e eredo-familiari (sindromi mal formative), correlate ad alterazioni genetiche (mutazioni pre-senti in due geni denominati FOXC2 e VEGFR3).
Linfedema secondarioPuò essere distinto in post-chirurgico, post-attinico (radioterapia), post-traumatico; post-linfangitico e parassitario.
LA DIAgNOSTICA
Attraverso un esame clinico accurato è possibile riscontrare ede-mi di origine venosa (varici, sindromi post-trombotiche) ma solo con l’ecodoppler venoso e arterioso, combinato all’esperienza dello specialista, è possibile una diagnosi accurata del linfedema. Senza dimenticare altri strumenti utili per avvalorare la presenza linfoedematica in sede preoperatoria: parliamo di linfoscintigrafia, linfo RMN, risonanza magnetica (MRI), tomografia computerizzata (TAC), linfoangiografia (non più in uso).
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Gli stadi della malattia
Stadi di avanzamento della malattia
Stadio 1:a) Assenza di edema in presenza di alterazioni delle vie linfati-che (post mastectomia);b) Lieve edema reversibile con la posizione declive (sdraiata con le gambe leggermente sollevate) e il riposo notturno.Stadio 2 (foto 1): Edema persistente che regredisce solo in parte con la posizio-ne declive e il riposo notturno.Stadio 3 (foto 2): Edema persistente (che non regredisce spontaneamente con la posizione declive), soventemente complicato d’infezione (linfangiti acute erisipeloidi) Stadio 4 (foto 3-4): Indurimento del linfedema (verrucosi linfostatica iniziale) con arto a “colonna”. Stadio 5 (foto 5): Elefantiasi con grave deformazione dell’arto, ispessimento della pelle con indurimento e verrucosi linfostatica.
RISChI EvOLUTIvI
Non curare il linfedema significa aumentare le probabilità di infe-zione. L’accumulo di acqua e proteine stagnanti, ad una tempe-ratura di 37°, è infatti la condizione locale ideale per lo sviluppo d’infezioni (erisepeloide: a streptococco) responsabili d’ulteriori aggravamenti dell’edema. L’accumulo di proteine richiama l’ac-qua e contribuisce all’aumento di volume dell’arto colpito che potrà subire trasformazioni progressive come la fibrosi (caratte-rizzata da indurimento), comparsa di vesciche d’acqua (spurgo di liquido linfatico), fino a veri e propri tumori cutanei.
LINFEDEMA POST ChIRURgICO SECONDARIO
L’asportazione di tumori con i linfonodi annessi ha, come fre-quente conseguenza, l’ingrossamento dell’arto corrispondente (linfedema). Sono le donne a esserne più colpite, in particolare nella fascia d’età compresa tra i trenta ed i quarant’anni.Soprattutto in coloro che sono sottoposte a mastectomia (o qua-drantectomia con linfoadenectomia ascellare), la possibilità che compaia un edema linfatico (volgarmente il braccio gonfio) è del 20-25%. In caso di radioterapia aggiunta, la percentuale sale ad-dirittura al 35-40%. Per fortuna, avvalendosi della cosiddetta tec-nica “linfonodo sentinella”, l’insorgenza del linfedema secondario regredisce nettamente. L’ultimo numero riguarda il linfedema de-gli arti inferiori post chirurgici (tumori della sfera ginecologica e urologica), il cui rischio di comparsa varia tra il 5% e il 30%.
TERAPIA FISICA E ChIRURgICA
La terapia del linfedema periferico viene suddivisa nel trattamen-to medico-fisico-riabilitativo e nelle metodiche chirurgiche. La terapia medica è indispensabile e associa vari farmaci: Benzopi-roni e i Bioflavonoidi, il cui scopo è tonificare il sistema venoso riducendo le perdite di liquido e stimolando il sistema linfatico a riassorbirle.La terapia fisica è determinante: molto efficaci si rivelano delle regolari sedute di linfodrenaggio manuale (Vodder o Leduc), seguite da elastocompressioni (bendaggi multistrato). Associan-do tutto ciò alla cura della pelle, si potrà ottenere una riduzione consistente del linfedema. Ottenuto poi un diametro accettabi-le, sarà applicato un tutore (calza o bracciale) che permetterà di mantenere il risultato. In certi casi di linfedema si possono effet-tuare anche delle sedute di pressoterapia, senza però tralasciare gli esercizi riabilitativi.Esistono tecniche microchirurgiche molto vantaggiose, purtrop-po però limitate a pochi casi. Tuttavia, agli stadi più avanzati, queste avanzate tecniche consentono di raggiungere una rapida e significativa riduzione dell’edema, ma necessitano un manteni-mento costante tramite ulteriori procedure medico-fisiche (come tutori e il linfodrenaggio).
CONCLUSIONE
In Europa i linfedemi più diffusi, e di difficile risoluzione, sono i congeniti e quelli conseguenti alla cosiddetta chirurgia ”salvavita” associata alla radioterapia, necessaria alla sradicazione completa dei tumori. A seguire ci sono i linfedemi da sovraccarico linfatico (accumulo di linfa nei tessuti), indotti da varie patologie (trom-boflebiti, infiammazioni di piedi con alluce valgo, post distorsivi, post infettivi, post traumatici) che, curati precocemente, possono scomparire totalmente. In ogni caso una rapida terapia medico fisico riabilitativa, effettuata da uno specialista del settore, per-mette di evitare conseguenze a volte drammatiche (infettive) e, soprattutto, l’aumento inesorabile del linfedema.
ApprofondimentoMALATTIE LINFATICHE
GlossarioMastectomia: intervento chirurgico d’asportazione della mammella. È il momento essenziale della terapia di gran par-te dei tumori maligni che colpiscono quest’organo.
Geni dominanti Foxc2 e Vegfr3: un gene dominante è pre-dominante sul gene recessivo, negli accoppiamenti è lui che determina le caratteristiche osservabili di un organismo.
Vodder o Leduc: il linfodrenaggio manuale viene eseguito secondo i dettami di diverse scuole; le più note sono la scuola Vodder e la scuola Leduc.
ZoviraxLabiale.L’herpes ha i giorni contati.
aciclovir
*Rispetto al confezionamento in tubo.È un medicinale a base di Aciclovir. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 3/8/2010.
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• Avere la bicicletta funzionante: questo è il primo e forse più importante requi-sito. Prima di ogni uscita è consigliabile dare una rapida occhiata alla pressione delle ruote, ai freni se prendono bene e se c’è sufficiente grasso sulla catena.
• Atteggiamento sereno e autorevole: muoversi in bici senza soggezione e sen-so di inferiorità.
• Evitare di distrarsi: normalmente in bici si sta più attenti di un automobi-lista anche per la visuale più alta e più ampia ma la distrazione può essere pe-ricolosa se ci si imbatte in alcune situa-zioni critiche.
• Evitare di fare zig zag: muoversi con frequenti cambi di direzione può esse-re pericoloso e confondere chi è dietro
di noi. Meglio pedalare il più possibile sulla destra della carreggiata né troppo centrali né troppo lato strada.
• Andatura Zen: trovare il proprio per-sonale ritmo nel pedalare senza cor-rere troppo: mai farsi prendere dalla “fretta” di arrivare.
• Segnalare eventuali cambi di dire-zione: se si cambia direzione segnalar-lo con il braccio ben teso in modo da poter essere certi di essere visti da chi è alle nostre spalle.
• Indossare il casco: il Codice della Stra-da non prevede alcun obbligo ma è sempre prudente utilizzarlo.
• Evitare di pedalare sul ciglio del-la strada: a volte capita di trovare su strade da poco rifatte ammassi di bi-tume di asfalto che possono essere pericolosi.
• Mantenere una certa distanza dalle auto parcheggiate: massima atten-zione perché una portiera potrebbe aprirsi all’improvviso.
• Attenzione ai binari del tram: si af-frontano pedalando di traverso e mai frontalmente.
• Evitare di trovarsi nel punto cieco della visuale dell’automobilista: ac-cade proprio quando si passa alla de-stra dell’auto che può non vedere chi è in bici e improvvisamente girare.
• Cercare di stabilire un contatto visi-vo: soprattutto agli incroci è importan-te essere sicuri di essere visti.
• Evitare discussioni con automobili-sti o motociclisti: se qualcuno taglia la strada o suona il clacson da dietro molto meglio evitare, per quanto è possibile, di innervosirsi e cadere nella trappola dello stress dell’automobili-sta. Meglio concentrarsi sull’essenzia-le, su quello che c’è intorno, sul corpo, sulle sensazioni, sul respiro.
di Federico Poli
Vivere sostenibile
Usiamo la biciclettaDa Milano a Napoli, da Rimini a Catania: tutte le realtà cittadine e metropolitane si stanno dotando di percorsi ciclabili sicuri e salutari. Però è bene non improvvisarsi ciclisti e, una volta in sella, seguire alcune semplici regole
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Piccole storie di vetroIl vetro è igienico, versatile, riciclabile, mantiene intatte le proprietà dei cibi. Un materiale creativo per eccellenza che ispirerà i bambini a scrivere “Piccole sto-rie di vetro”, 5° edizione del concorso lanciato da Assovetro, l’Associazione nazionale degli industriali del vetro, in collaborazione con CoReVe. Testimonial 2012 è Stefano Benni, autore dell’inci-pit che dovrà ispirare ai bambini il resto della storia. «Una bella bottiglia di succo (d’arancia) che viveva con le sue amiche
sul ricco scaffale di un supermercato…».Gli scrittori in erba potranno scrivere un massimo di 30 mila battute e dovranno corredare il racconto di una copertina. Ogni mese fino ad aprile, verranno pre-miate le prime dieci classi che spediranno degli elaborati. I racconti più belli verran-no pubblicati su www.glasstellers.com. Il concorso Piccole storie di vetro rientra in un programma di educazione ambientale per “insegnare” il riciclo e la raccolta diffe-renziata ai bambini.
La “vecchiaia” come veniva intesa un tem-po, arriva sempre più tardi. Perché in gran parte è determinata non dall’anagrafe,
ma dallo stile di vita. Che fare, allora, per rimanere “giovani” più a lungo? Non è mai troppo tardi per fare un po’ di ginnastica.
Perché indipendentemente dall’età, l’eser-cizio fisico aiuta l’apparato motorio a fun-zionare al meglio, a tutto vantaggio della forza e dell’elasticità dei singoli muscoli, dei tendini, dei legamenti e della mobilità delle articolazioni. Inoltre, come afferma Giuseppe Santoro, dirigente medico orto-pedico presso l’Istituto Clinico Humanitas: «Con la ginnastica posturale si tiene in allenamento anche l’apparato cardiocir-colatorio: mentre si esegue un esercizio, aumenta la richiesta di ossigeno da parte del corpo e di conseguenza c’è un miglio-ramento della respirazione, aumentano gli scambi di ossigeno con i nostri organi interni, il cuore si rafforza e vengono sti-molati la circolazione del sangue e il meta-bolismo. Altro vantaggio: aumenta l’agilità in generale e quindi la coordinazione dei movimenti». La consapevolezza che si sta facendo qualche cosa di bello e utile per se stessi e il proprio benessere non può che influire positivamente anche sull’umore. Ecco alcune indicazioni per semplici eser-cizi pensati per quando si hanno i capelli d’argento. Nel giro di poche settimane avvertirete già i cambiamenti positivi nel fisico e nello spirito. E soprattutto nella postura che, grazie agli esercizi, sarà cer-tamente più corretta. A tutto vantaggio della salute.
PER LE gAMBE
Seduti su una sedia, sollevate una gamba, tenendo il ginocchio flesso, quindi tende-tela e riportatela a terra. Ora fate il movi-mento al contrario, sempre con la stessa gamba: sollevatela diritta, quindi piegate il ginocchio e appoggiate il piede di nuo-vo a terra, nella posizione iniziale. Ripetete con l’altra gamba.
PER gLI ADDOMINALI
Seduti su una sedia, appoggiatevi contro lo schienale (se vi sentite più sicuri, potete anche tenervi con le mani al sedile). Sol-levate entrambe le gambe e pedalate in aria, fino a quando riuscite senza eccessi-vo sforzo.
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Vivere bene gli anni d’argento
La ginnastica posturale è un vero toccasana per gli anziani. Oltre ai suoi benefici effetti, aiuta la circolazione del sangue, il metabolismo e l’umore
Qualche consiglio in piùPrima di iniziare, consultatevi con il vostro medico, per individuare even-tuali controindicazioni a qualche esercizio. Prendetevi tutto il tempo che volete nel fare gli esercizi e rego-late il numero di ripetizioni sulla base delle vostre capacità e resistenza: man mano che vi sentirete più allenati e più forti, potrete farne di più.
Nella terza età, i meccanismi di termo-regolazione del corpo non sono più molto efficaci, per cui è bene fare at-tenzione all’eccesso di calore: d’estate evitate di allenarvi nelle ore più calde e in generale non fate ginnastica in am-bienti troppo riscaldati. Se sudate, rein-tegrate subito i liquidi bevendo molta acqua.
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PER IL COLLO E LE BRACCIA
In piedi, tenete il busto ben eretto. Piegate la testa verso destra e nello stesso tempo appoggiate la mano destra sull’orecchio sinistro. A questo punto, riportate la testa in posizione eretta, ma contrastando il movimento con la mano che fa pressione sull’orecchio. L’esercizio deve essere svolto con movimenti lenti e controllati. Ripetete piegando la testa dalla parte opposta.
PER LE BRACCIA
L’esercizio può essere fatto sia in piedi sia seduti. Tenete tra le mani un asciugamano e con le braccia tese in avanti tirate da en-trambi i lati, come se aveste l’intenzione di
arrivare a romperlo in due. Quando avver-tite che la tensione è al massimo, rilasciate le braccia, abbassandole e sciogliendole con leggeri molleggi.
PER LA SChIENA
Seduti su una sedia (ma non appoggiati allo schienale), tenete la schiena ben di-ritta e inclinatevi in avanti, quindi indietro
(senza esagerare), poi verso sinistra e quin-di verso destra. Se volete, potete compiere anche piccole rotazioni, tenendo però la schiena sempre in posizione eretta e sen-za sollevare i glutei dalla sedia.
PER gAMBE E gLUTEI
Seduti, mettete una palla (oppure un asciugamano appallottolato) tra le ginoc-chia, premendole l’una contro l’altra, fino a quando non avvertite che la tensione è eccessiva. Riposate qualche secondo e, dopo aver tolto la palla, appoggiate le mani sulla parte esterna delle ginocchia e cercate di aprire le gambe, mentre le mani contrastano il movimento.
Stefania Bortolotti, in collaborazione con Giuseppe Santoro Dirigente medico orto-
pedico - Istituto Clinico Humanitas
Anziani
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Indipendentemente dall’età, l’esercizio fisico aiuta l’apparato motorio a funzionare al meglio, a tutto vantaggio della forza e dell’elasticità dei singoli muscoli, dei tendini, dei legamenti e della mobilità delle articolazioni
Tra l’assunzione di un farmaco e il suo effetto bisogna tenere conto del diverso tempo di metabolizzazione (trasformazione) che ne può favorire l’assorbimento o l’eliminazio-ne e che avviene ad opera di alcuni enzimi (proteine che promuovono delle reazioni chimiche) presenti in alcuni organi. Pur clas-sificando i farmaci a seconda delle principali azioni, nessuno di loro causa un unico e spe-cifico effetto: i farmaci sono selettivi piutto-sto che specifici. Infatti oltre a dover tener conto di quello che l’organismo fa al farmaco (farmacocinetica) e a quello che il farmaco fa
all’organismo (farmacodinamica) sono tanti i fattori che influenzano il percorso all’interno del corpo: alimenti, integratori, vitamine, mi-nerali, agenti esterni.Per esempio sono noti gli effetti da abuso di alcol, induttore enzimatico capace di au-mentare la velocità di trasformazione del farmaco. Che si traduce in un’accelerazione del metabolismo e una riduzione dell’azione farmacologica. Allo stesso modo agiscono il fumo delle sigarette – responsabile anche dell’assorbimento di vitamina C - e il caffè. Per questo si consiglia di assumere farmaci
con acqua e non con alcol: si favorisce la di-sgregazione - se pensiamo alle compresse - senza influenzarne la metabolizzazione. La stessa carenza vitaminica o minerale può ridurre l’efficacia di un farmaco, perché ne risente l’azione degli enzimi.
MODELLI D’AZIONE
Non tutti i farmaci si assorbono nello stesso modo, dicevamo all’inizio: alcuni vengono influenzati positivamente dalla presenza di
Incroci pericolosi, alleanze strategicheOltre alla dose e alla frequenza, per un farmaco andrebbe prescritta anche l’ora di somministrazione
perché ci sono alcune implicazioni spazio temporali che ne influenzano l’effetto
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cibo. Altri, invece, “funzionano” meglio se chi li assume è a stomaco vuoto. È il caso delle tetracicline, una classe di antibiotici, il cui assorbimento è limitato dalla presenza di ferro, calcio magnesio e alluminio; da far-maci antiacidi; o addirittura dal valore del pH alcalino. Al contrario, assumere contempo-raneamente alcuni alimenti e vitamine crea una sinergia che potenzia l’assorbimento del farmaco. Oltre al cibo anche un diverso farmaco può compromettere l’efficacia di un principio at-tivo: aspirina ed eparina, ad esempio, hanno meccanismi d’azione diversi ma se sommi-nistrate insieme possono causare sanguina-mento. Ecco spiegata l’importanza dell’inte-razione fra farmaci. Detto questo, la corretta posologia di un farmaco (ovvero modi e tempi di sommini-strazione) è correlata sì alla farmacocinetica (come e in quanto tempo viene assorbito/
eliminato) ma anche dello stato di salute del paziente, di altre terapie in corso, e dello scarto tra dose efficace e dose tossica.
OCChIO ALL’ORA
Nonostante le indicazioni relative all’assun-zione di un farmaco, si possono fare alcune considerazioni anche riguardo al concetto di tempo, per spiegare almeno in parte la va-riabilità dell’effetto di un farmaco in individui diversi.I nostri orologi interni ci consentono di otti-mizzare il tempo, di scegliere il momento più opportuno per riposare, mangiare, espleta-re i bisogni essenziali. Appare quindi logico somministrare un farmaco quando il suo ef-fetto è più intenso, ma non sempre è possi-bile: si dovrebbe tener conto della fisiologia e della biochimica ma entrambe cambiano
nel corso della giornata. Molte funzioni dell’organismo hanno un andamento cicli-co, per esempio la fase di depurazione inizia tra le 4 e le 12 del mattino, mentre quella di assimilazione è maggiore tra le 12 e le 20. Anche l’andamento della pressione arterio-sa varia nel corso della giornata, Pur non riu-scendo sempre a ottenere il massimo effetto possibile, si tende a far assumere i farmaci a intervalli regolari anche per garantire l’ade-sione del paziente alla terapia (la cosiddetta compliance).
di Patrizia Mantoessi,farmacista a Monza
Benessere
Dosi e tempiLa medicina tradizionale cinese da più di 5000 anni riconosce che la dose non può essere isolata dal concetto di tempo. Per lo stesso malanno, a ore diverse della giornata o dell’anno (o in caso di cicli fisiologici particolari) viene prescritta una dose diversa di un dato farmaco o addirittura un farmaco diverso.
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Pur classificando i farmaci a seconda delle principali azioni, nessuno di loro causa un unico e specifico effetto: i farmaci sono selettivi piuttosto che specifici. Infatti sono tanti i fattori che influenzano il percorso all’interno del corpo: alimenti, integratori, vitamine, minerali, agenti esterni
Da oltre 36 ore nevica fitto. La neve scende copiosa come a memoria non ricordavo.Non si sente alcun rumore. Tutto è ovattato, tranquillo, tutto pulito. Ma chi è malato non può apprezzare questa tranquillità. Chi è malato è malato. Da due giorni siamo isolati dal mondo. Non arrivano farmaci, non arriva latte, non arriva pane, non arrivano giornali, non arriva nulla e nessuno. Mi viene da sor-ridere ascoltando le notizie del caos romano per la nevicata capitolina; alzo lo sguardo e vedo il muro di neve che ha completamen-te sepolto le auto davanti la mia Farmacia e penso... penso al mio paese isolato: chiusa la strada statale, chiusa l’autostrada. Penso ai colleghi della Valmarecchia che ho sentito telefonicamente pochi minuti prima, penso ai colleghi del Molise ed a quelli del frusina-te. Siamo tutti nelle stesse condizioni. Tutti al lavoro, anche se è un giorno festivo, anche
se dovevamo essere chiusi per... turno. Tutti pronti a fare tutto, come al solito. Come si fa a lasciare la popolazione senza Farmacia?Con l’energia elettrica che viene e che va, con i riscaldamenti che chiaramente non funzionano. Ogni tanto si va a casa per riscal-darsi un poco con il tepore dei fornelli a gas o con la fiamma di un camino (per chi non ha lasciato la legna sotto un metro di neve), e poi di corsa in Farmacia.Si parla continuamente dei disagi di Roma, eppure c’è una realtà rurale che, senza la-mentarsi, lavora, umilmente, in silenzio.E’ in questi momenti che si capisce, forse, l’importanza di queste piccole Farmacie, sempre pronte per la popolazione, anche e soprattutto quando i grandi centri commer-ciali alle ore 16.00 del pomeriggio hanno chiuso i battenti per “disagio neve”, anche quando al telefono le ASL non rispondono,
anche quando negli ospedali si è attivi solo per le emergenze.La Farmacia c’è sempre. Quella piccola croce verde è sempre accesa.Ma dove sono finiti in questi giorni i tanti commentatori che su mille pagine di quo-tidiani ci hanno descritto come la peggiore delle lobby?Dove sono i “comici” che ci dipingono come “mafiosi”?Dove sono i legislatori che ci vogliono ne-gare anche la speranza di un concorso dove possa valere l’esperienza e non già una ri-sposta su un freddo quiz o una giovane età?Forse perché la serietà, l’operosità, la soli-darietà e l’abnegazione non fanno notizia? E’ proprio vero che in una foresta fa più ru-more un albero che cade rispetto a 1000 che crescono.Che vergogna e che profonda amarezza.Per fortuna guardo fuori e vedo la neve che continua a cadere, ed è l’unica cosa che mi da un senso di pulito.
di Alfredo Orlandi Farmacista rurale e Presidente
Federfarma SUNiFAR
Professione farmacistaCari lettori, abbiamo deciso di pubblicare sul nostro gazzettino una lettera ricevuta dal collega Orlandi perché, in un periodo contraddistinto da attacchi sproporzionati alla farmacia, testimonia che la nostra professione sia molto diversa da come viene dipinta.
Club Salute
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Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese
Anno 10, n° 2 Marzo-Aprile 2012Reg. Trib. Lecco N. 10/03
del 22/09/2003
Direttore responsabile Sergio Meda
Comitato Scientificodottor Paolo Borgarelli
dottoressa Valentina Guidi
CollaboratoriStefania Bortolotti, Patrizia Mantoessi,
Federico Meda, Alfredo Orlandi, Federico Poli, Claudio Zubani
Coordinamento redazionale
Hand&Made Milano
Impaginazione e graficaDe Marchi di De Marchi Simone
www.de-marchi.com
StampatoreGam Edit Srl – Italy
Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg)
Associazione Nazionale EditoriaPeriodica Specializzata Socio Effettivo
A.N.E.S.ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA
PERIODICA SPECIALIZZATA
Associata al sistema Confindustria
Risponde il Farmacista
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Fuori produzione
Mesi fa ho letto dei problemi legati allo sciroppo Nopron. Ci sono aggiornamenti? Perché non riesco più a trovarlo, nonostante la ricetta.
GrazieRossella
Gentile Sig.ra Rossella,Le comunico che il nopron sciroppo non è più in commercio, in Italia ed in Francia, unici due paesi nei quali veniva commercializzato a seguito della sospensione delle autorizza-zioni dei Laboratoires Genopharm - Francia e dell’officina di produzione Alkopharm Blois, nonché del ritiro dal commercio, a partire dal 2 gennaio 2012, dei lotti di numerosi medici-nali delle predette Aziende, disposti dall’Agenzia regolatoria francese con comunicazione sul proprio sito(www.afssaps.fr) del 20 dicembre. Pertanto si comunica che dal 21 dicembre non vengono più rilasciate autorizzazioni all’importazione per il medicinale Nopron Enfant 15 mg/5ml 150ml né per altri farmaci delle aziende coinvolte dal citato provvedimento.Le comunico inoltre che non esistono in commercio altri farmaci con lo stesso principio attivo.
Paolo Borgarelli, Farmacista a Torino
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