Giornalino Marzo-Aprile 2010

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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” Marzo - Aprile 2010 - Anno XI n. 2 SOMMARIO Il matrimonio come disegno di Dio Matrimonio come sacramento Meditiamo il Vangelo di Luca La santità è amore Un luminoso capolavoro a 18 anni S. Paolo della Croce e Tommaso Fossi Benedetto XVI e i movimenti Riflessioni sulla Via Crucis Giovani Passionisti Amici News Testimonianze Profilo del P. Natale Cavatassi In caso di mancato recapito inviare al CPO di Macerata per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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Giornalino Marzo-Aprile 2010

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mmiiccii ddii GGeessùù CCrroocciiffiissssooAA Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Marzo - Aprile 2010 - Anno XI n. 2

SOMMARIO

Il matrimonio come disegno di Dio

Matrimonio come sacramento

Meditiamo il Vangelo di Luca

La santità è amore

Un luminoso capolavoro a 18 anni

S. Paolo della Croce e Tommaso Fossi

Benedetto XVI e i movimenti

Riflessioni sulla Via Crucis

Giovani Passionisti

Amici News

Testimonianze

Profilo del P. Natale Cavatassi

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1 “Dio è amore” (1Gv 4,8). “Dio hatanto amato il mondo da dare il

suo figlio” (cfr Gv. 3,16). Il Papa nel-l’angelus per la festa della Trinità (7giugno 2009) ha ricordato, citando laGenesi, che “la prova più forte chesiamo fatti ad immagine della Trinità èquesta: solo l’amore ci rende felici,perché viviamo in relazione per amaree viviamo per essere amati. Usandoun’analogia suggerita dalla biologia,diremmo che l’essere umano porta nelproprio genoma la traccia profondadella Trinità Amore” (cfr. CCC 1603).

2 La creazione della donna si presen-ta come una nostalgia dell’uomo

per una relazione con un “aiuto che glisia simile” (Gen 2, 20). L’uomo ha unbisogno intimo di ritrovarsi nell’altro,di donarsi all’altro e di accogliere ildono dell’altro. In questo senso “l’uo-mo è divenuto immagine e somiglian-za di Dio non soltanto per la propriaumanità, ma anche attraverso la comu-nione delle persone, che l’uomo e ladonna formano fin dall’inizio”(Giovanni Paolo II). Questa comunio-ne di persone, all’inizio della creazio-ne, è qualcosa di più di una relazione,di una piccola società, è l’immagine-dono della sponsalità di Dio. Dio viveuna sponsalità trinitaria che donaall’uomo per cui la sponsalità dell’uo-mo è manifestazione e attualizzazionedella sponsalità di Dio. La “sponsalità”allora non solo indica il senso dellavita ma di tutto il piano di Dio per lasalvezza che inizia con la creazione del-l’uomo e della donna e si conclude conla visione delle nozze dell’Agnello (cfr.CCC 1602).

3 Se dovessimo definire “chi è” l’uo-mo, dovremmo dire che l’uomo è

per la relazione e per la relazione diamore. Ricordando il passo di Mt 19,3“Si avvicinarono a Gesù alcuni fariseiper metterlo alla prova e gli chiesero:«È lecito ad un uomo ripudiare la pro-pria moglie per qualsiasi motivo?». Edegli rispose: «Non avete letto che ilCreatore da principio li creò maschio efemmina e disse: Per questo l'uomolascerà suo padre e sua madre e si uniràa sua moglie e i due saranno una carnesola? Così che non sono più due, mauna carne sola. Quello dunque che Dioha congiunto, l'uomo non lo separi”,

3. Il Matrimonio come disegno e rivelazione di Diodi Luciano Temperilli

Gesù si sofferma in quel “principio”che costituisce lo specifico dell’uomo.Dio crea l’uomo nella sua libertà, loama, ma lo prende “sul serio”. E l’uo-mo, diversamente da tutto il creato, sirende conto che è stato creato come“dono”. Essere “dono” quindi costitui-sce l’intima natura dell’uomo.“L’uomo, il quale in terra è la solacreatura che Dio abbia voluto per sestessa, non può ritrovarsi pienamentese non attraverso il dono sincero di sé”(GS n. 24). É la prova che solo l’amo-re ci rende felici (CCC 1604,1605).

4 Papa Benedetto sottolinea come inquesta relazione sponsale ci siano

due aspetti importanti. Da una parte“l'eros” è come radicato nella naturastessa dell'uomo. Adamo è in ricerca e«abbandona suo padre e sua madre» pertrovare la donna; solo nel loro insiemediventano «una sola carne». Non menoimportante è il secondo aspetto: in unorientamento fondato nella creazione,l'eros rimanda l'uomo al matrimonio, aun legame caratterizzato da unicità edefinitività; solo così si realizza la suaintima destinazione. All'immagine delDio monoteistico corrisponde il matri-monio monogamico. Il matrimoniobasato su un amore esclusivo e defini-tivo diventa l'icona del rapporto di Diocon il suo popolo e viceversa: il mododi amare di Dio diventa la misura del-l'amore umano. Questo stretto nessotra eros e matrimonio nella Bibbia nontrova paralleli nella letteratura al difuori di essa (Cfr. Deus Caritas…n.12).

5 I profeti non parlano dell’alleanzadi Jahvè con il popolo d’Israele per

farci comprendere il valore dell’allean-

za umana, soprattutto quella sponsaletra l’uomo e la donna ma, viceversa, siservono dell’esperienza matrimonialeper condurci alla comprensione dell’al-leanza tra Dio e l’uomo. I profeti illu-minano il mistero divino a partire dal-l’esperienza umana del matrimonio. Éil matrimonio, in quanto esperienzacomune e visibile che rivela il signifi-cato e il valore dell’alleanza tra Dio el’uomo. Alcuni esempi.

6Osea non abbandona la moglieinfedele, come avrebbe potuto, ma

la salva, cercandola e rincorrendola perle strade. Il suo atteggiamento è comeuna rivelazione del comportamento diDio verso di noi. Il nostro adulterio,come tradimento dell’amore di Dio,non lo porta a ripudiarci. Egli è fedelee misericordioso (cfr. Os 2,21-22).

7 Nel testo di Isaia 54,4-10, affermaGiovanni Paolo II, l’amore sponsa-

le è collegato al tema dell’alleanza:“Grazie a ciò diventa sempre più tra-sparente il contenuto essenziale del-l’analogia biblica: l’amore di Dio-Iahvé verso israele-popolo eletto èespresso come l’amore dell’uomo-sposo verso la donna eletta per esserglimoglie attraverso il patto coniugale. Intal modo Isaia spiega gli avvenimentidella storia d’Israele risalendo al miste-ro nascosto nel cuore stesso di Dio”, incui l’amore misericordioso è il dono, ilDio che si dona.

8 Nel Cantico dei Cantici, lo splen-dido poema di un innamorato che

va in cerca della sua donna, è rivelata larealtà dell’amore tenace di Dio verso lasua sposa, l’umanità. Dio poteva noncrearci, non era obbligato a farlo. Dalmomento però che ci ha creati,potremmo dire che “non è più libero”,perché non può non amarci, non preoc-cuparsi di noi, non cercarci se siamolontani.

9 Vedremo, nella prossima cateche-si, come diversa è la prospettiva nel

NT. Nel VT l’amore umano tra l’uomoe la donna, uniti nel matrimonio, rive-la l’amore di Dio verso il suo popolo.Ne NT sarà l’amore di Dio, rivelato inCristo, sposo dell’umanità, che darà almatrimonio il suo senso, il vero voltodell’amore. (cfr. CCC 1612).

In copertina: B. Lorenzo Salvi: Nato a Roma il 30-10-1782, passionista a 19 anni, muore aCapranica VT il 12 -6-1856, Beatificato da Giovanni Paolo II il 01-10-1989.

( Vedi “Il missionario di Gesù Bambino” di F. Valori: Amici di Gesù Crocifisso, giugno 2003).

Adamo ed Eva

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34. Matrimonio come sacramentodi Luciano Temperilli

1 L’immagine di Diosposo/popolo sposa si spo-

sta nel NT tra Dio/Chiesa. InGesù (Gv. 3,16) avviene il“dono” di Dio Padre all’uma-nità che sposa nell’incarnazio-ne l’umanità stessa salvandolae amandola per sempre (cfr.Ef.5,29) nessuno ha mai odiatola propria carne. Ecco allorache l’immagine dell’amoresponsale subisce una variazio-ne: non è l’amore degli sposi(l’attrazione dell’uomo per ladonna e viceversa) a spiegarel’amore di Dio ma sarà questoamore di Dio realizzato inCristo a spiegare la ricchezzae la profondità dell’amoresponsale. (CCC 1612).Spiega Papa Benedetto: “NelNuovo Testamento Dio radi-calizza il suo amore fino adiventare egli stesso, nel suoFiglio, carne della nostracarne, vero uomo. In questomodo l’unione di Dio conl’uomo ha assunto la sua forma supre-ma irreversibile e definitiva. E cosìviene tracciata anche per l’amoreumano la sua forma definitiva, quel“sì” reciproco che non può essere revo-cato: essa non aliena l’uomo, ma lolibera dalle alienazioni della storia perportarlo alla verità della creazione” (6giugno 2005; CCC1614).

2 Conferma Giovanni Paolo II:“Nella Trinità si può intravedere il

modello originario della famigliaumana. Il “Noi” divino costituisce ilmodello eterno di quello specifico“noi” umano costituito da un uomo eduna donna che reciprocamente si dona-no in una comunione indissolubile eaperta alla vita” (29.05.94).

3 Gesù, con la sua incarnazione, è lo“sposo” della Chiesa (2 Cor. 11,2)

ed il tempo messianico è presentatocome una festa di sposalizio (Mt 9,15;Mt 25,1-12 Lc12,35-37). Uno sposali-zio che si manifesterà nelle nozzedell’Agnello (Ap. 19,7.9; CCC 1612).

4 Questa rivelazione, per la Chiesa,è prefigurata e preannunciata alle

nozze di Cana (Gv 2,11 ss; CCC1613)dove Gesù compie il primo miracolo.Cana racconta i chiaroscuri dell’amoreumano, soggetto a caducità e a preca-rietà, dove la festa umana può termina-re improvvisamente. Ma il cuore pre-muroso di una Madre anticipa l’oradella manifestazione del Figlio rive-

lando che Lui è il vino nuovo dellarelazione per una festa ricca ed abbon-dante.

5 Questo non significa assoluta-mente che Gesù non conosca la fra-

gilità dell’uomo (cfr. CCC1615) masolamente prima Maria “Qualunquecosa vi dica fatela” (Gv. 2,5) e poiGesù stesso con l’invito a seguirloperché soave è il suo giogo (Mt 11,25-30) indicano la soluzione: la sua graziasostiene il cammino degli sposi.Commenta papa Benedetto “La sacra-mentalità che il matrimonio assume inCristo significa dunque che il donodella creazione è stato elevato a graziadi redenzione. La grazia di Cristo nonsi aggiunge dal di fuori alla natura del-l’uomo, non le fa violenza, ma la libe-ra e la restaura, proprio nell’innalzarlaal di là dei suoi propri confini” (6 giu-gno 2005).

6 A questo punto può diventare com-prensibile quanto dice Paolo nel

famoso passo di Ef. 5,21-33 (cfr.CCC16161) perché tutto il discorsodipende da “fatevi imitatori di Dio,quali figli carissimi, e camminate nellacarità, nel modo che anche Cristo vi haamato e ha dato se stesso per noi”. Ilmistero grande si comprende quindinella logica del dono del “darsi”. “Ecome l’incarnazione del Figlio di Diorivela il suo vero significato nellacroce, così l’amore umano autentico èdonazione di sé, non può esistere se

vuole sottrarsi alla croce”(Benedetto XVI, 6 giugno2005; CCC1615).

7 Come ogni sacramento, ilmatrimonio perciò è un

segno che indica due amoriconvergenti: l'amore di Dioper gli uomini e l'amore diCristo per la Chiesa. Ma nonè soltanto un segno; è ancheuno strumento per produrre, ecioè rendere concreti e visibiliquegli amori. Vale a dire chenel matrimonio Dio rivela ilmistero ineffabile del suoamore mostrando ed effettiva-mente amando gli uomini, ein particolare i due sposi,attraverso l'amore che essi sivogliono concretamente. Edegualmente Cristo mostra diamare la sua Chiesa attraversoil segno dell'amore degli sposi(CCC1617).

8 Per entrare in questo contesto bisognerà superare

l’aspetto dell’individualismo esaspera-to del mondo di oggi che vuole faredella relazione tra l’uomo e la donnaun fatto privato. Non lo è stato mai,come si accennava nel primo articolo,e non lo è nemmeno oggi, di fatto,perché la famiglia rimane il nucleofondante della società. “La famiglia èun’istituzione intermedia tra l’indivi-duo e la società, e niente può supplir-la totalmente”(Benedetto XVI 8 luglio2006).

9 Bisognerà superare anche la priva-tizzazione della fede per cui, per

molti credenti, la Chiesa è il luogodove singolarmente si vive la propriafede. Non è così perché, ci ricordaPaolo. (1Cor.12,12 ss.) noi, pur nellediverse funzioni, siamo un corpo unitoe interdipendente. La mia fede è la fededella Chiesa, il mio credo è una parte diquello che noi crediamo e il mio prega-re il Padre è una piccola voce del corodella Chiesa che dice “Padre Nostro”.

10 Solo con questa coscienza, ilmatrimonio realizza anche,

nel suo modo specifico, il "tripliceincarico" della missione di Gesù, tra-smesso alla Chiesa: profetico (l'annun-cio della salvezza) sacerdotale (il porta-re, nella preghiera, la vita degli uomi-ni) e regale (nel trasformare il mondocon la carità e il servizio). Diventa cioèsegno,sacramento visibile dell’invisi-bile amore di Dio.

Nozze di Cana

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4MEDITIAMO CON IL VANGELO DI LUCAGesù, nelle mani degli uomini, compie la salvezza (22,47-53)

di P. Roberto CecconiCP

Carissimi, continuiamo la nostrameditazione sul vangelo diLuca. In questo numero leggia-

mo il brano che narra l’arresto di Gesù.Questo episodio può aiutare il cristia-no a vivere determinate situazioni disofferenza da vero discepolo delSignore. Poniamoci in ascolto:

47 Mentre ancora egli parlava, eccogiungere una folla; colui che si chia-

mava Giuda, uno dei Dodici, li prece-deva e si avvicinò a Gesù per baciarlo.48 Gesù gli disse: “Giuda, con unbacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?”.49 Allora quelli che erano con lui,vedendo ciò che stava per accadere, dis-sero: “Signore, dobbiamo colpire conla spada?”. 50 E uno di loro colpì ilservo del sommo sacerdote e gli staccòl’orecchio destro. 51 Ma Gesù inter-venne dicendo: “Lasciate! basta così!”.E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. 52Poi Gesù disse a coloro che eranovenuti contro di lui, capi dei sacerdoti,capi delle guardie del tempio e anziani:“Come se fossi un ladro siete venuticon spade e bastoni. 53 Ogni giorno

ero con voi nel tempio e non avete maimesso le mani su di me; ma questa èl’ora vostra e il potere delle tenebre”(Lc 22, 47-53).

Gesù, solo, nelle mani degliuomini

Giuda, macchinato da Satana(22,3), infrange l’intima comunione

con Gesù(22,21) e loconsegna aisuoi nemici (vv.47-48). La paro-la greca chesolitamente tra-duciamo in ita-liano con tradire(v. 48) puòessere resa conconsegnare. Èquasi un termi-ne tecnico permezzo del qualegli evangelistimettono inrilievo che,durante la suapassione, Gesùè completamen-te in balia degliuomini, che selo passano dimano in manofino alla morte.Infatti Giudaconsegna Gesùnelle mani delleautorità giudai-che (v. 48; cf.22,4.6); questelo consegnanoai pagani(18,32), cioè a

Pilato (23,1). Da ultimo, il governato-re della Giudea consegna Gesù agliaguzzini perché eseguano quanto desi-derato dalla folla (23,25), cioè la suacrocifissione (23,21.23). Gesù dunquedurante la sua passione si ritrova com-pletamente nelle mani degli uomini(cf. 9,44). Le tenebre mostrano tutto illoro potere e danno l’impressione diprevaricare su di lui (v. 53).

Per di più Gesù sembra vivere que-sta situazione completamente da solo,perché quelli che stanno intorno a luimostrano tutta la loro lontananza dalMaestro. Più volte Gesù ha annuncia-to che sarebbe dovuto andare incontroalla morte per poi uscirne vittorioso

(9,22; 18,31-34). I discepoli, caratte-rizzati dalla ricerca della grandezza(22,24) e incapaci di cogliere nella per-dita della vita un cammino di salvezza(9,24), non riescono ad accettare ilcammino di sofferenza che il Maestrosta per intraprendere. Vorrebbero servir-si della violenza, colpire con la spadaper bloccare l’azione di coloro chesono venuti a catturare Gesù (v. 49). Ètale il senso di smarrimento che stan-no vivendo che uno di loro perde ilcontrollo della situazione e, estratta laspada, colpisce la prima persona chegli capita a tiro: il servo del sommosacerdote (v. 50).

Il compimento delle ScrittureTuttavia, malgrado l’apparenza,

Gesù non è abbandonato. La sua con-segna nella mani degli uomini era giàstata predetta dai profeti (18,31-32);rientra dunque nelle Scritture (cf.24,27.44), in un disegno di amoredivino spesso incomprensibile all’uo-mo (cf. 18,34). Inoltre, il brano bibli-co che, secondo Luca, trova esplicitocompimento nella passione di Gesù èquello di Is 53,12 (Lc 22,37). In quelcontesto, il profeta Isaia parla delServo del Signore (Is 52,13-53,12) epresenta la sua morte come intercessio-ne per i peccatori (Is 53,5.8.11.12). Vapoi messo in rilievo che il tunnel dellamorte percorso dal Servo del Signoreconduce questi alla contemplazionedella luce (Is 53,11), in una vita chenon ha fine (Is 53,10).

Tenendo presente questa chiave dilettura, possiamo dire che la morte diGesù, sin dalle prime battute, vienepresentata come una sofferenza salvifi-ca proiettata verso la risurrezione.

La Buona NotiziaAnche il discepolo di Gesù, cioè il

cristiano può a volte venirsi a trovarein balia di altri uomini, letteralmenteconsegnato nelle loro mani. Questesituazioni non vanno interpretate comeun segno dell’abbandono di Dio. Essepossono invece rientrare in un disegnodi amore che non manca di produrre isuoi frutti (Col 1,24), il più importan-te dei quali è il conseguimento dellavita eterna (2Cor 4,17), l’unico beneda non perdere per nessun motivo (cf.Lc 9,25).

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Bacio di Giuda

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5VI - IL LAVORO CHE DIO CHIEDE A TUTTI E’ L’AMORE“LA SANTITÁ É AMORE” di Madre M. Maddalena Marcucci

di Maria Grazia Coltorti

“Amerai il Signore tuoDio.”Il primo dei precettidivini è questo a dimostra-

zione che, sopra ogni cosa, Dio vuoleche lo amiamo e non a caso nellaLettera ai Romani ci viene assicuratoche chi osserva questo comandamentoha già adempiuto la legge.

La nostra maestra nel camminoverso la santità, Madre Maddalena M.,mette però subito il dito nella piaga eci spiega perché tanti si incamminanoper questa via e poi o non avanzano otornano indietro. Spesso si è convintiche si può mostrare il nostro amore aDio solo con opere grandi, dimenti-cando di verificare se ciò che facciamocorrisponde a ciò che Lui stesso vuoleda noi. Il Signore, che è nostro padree creatore, conosce gli angoli piùriposti del nostro essere e quindi nonci chiederà mai cose che superano lenostre capacità sia in termini d’amoreche in termini di opere. Dio è tantobuono da non esigere più di quantoun’anima può dare: Gesù gradiscemolto questa ferma convinzione! Lasantità è opera d’amore, e l’anima checrede di essere amata da Dio non persuo merito, ma perché Dio è buono,confessa grandemente questo amore!Chi pensa di farsi santo con tantolavoro che costa sofferenza, sacrificioe genera nel cuore scoraggiamento emancanza di pace può star certo, cidice la Marcucci, di essere su una viache non è illuminata e tracciata dalSignore.

Quanto più si procede nella via delSignore, tanto più si troverà l’animanostra pronta a lasciarlo operare in noi:l’opera della santificazione è opera diamore e di fedeltà all’Amore.

Dio è pace, pace infinita. Chi trovala pace ha trovato Dio: bisogna regola-re i movimenti dell’anima, esserepadroni di noi stessi e abbandonaretutto ciò che si oppone allo spirito delSignore.

Questa, ci dice Madre Maddalena,è una via sicura, facile ed esente dapericoli.

Il Signore non ha bisogno dellenostre opere, egli ci chiede, quasi neavesse bisogno, solo e sempre l’amo-re. Ci ripete in ogni momento: -Figlio, dammi il tuo cuore! –. Quantevolte il buon Gesù chiede alle anime,come fece a Pietro in riva al lago: -Mi ami tu? – e vuole avere la conso-lazione di sentirsi rispondere: Signoreti amo! Quando ci visita il dolore o di

fronte a qualche sacrificio Gesù cirivolge questa affettuosa domanda; senoi accettiamo questa prova di buonavoglia, con gratitudine e amore, noidiamo a Gesù, non solo a parole macon i fatti la risposta che Lui tantodesidera sentire dalle anime che piùteneramente ama: “Sì Gesù ti amo, eperché ti amo sono disposto a tutto,disponi di me come più ti piace. Lamia gioia più grande è poterti dire cheti amo e provarti con i fatti il miopovero amore”.

Ricordiamo sempre che, senzaquesto amore, Lui non apprezza nulladi quanto possiamo fare. L’unica cosagrande che può fare la creatura, aiuta-ta dalla grazia, è vincere se stessa, cor-reggere i disordini causati dal peccatonell’anima e, mediante questo lavoronascosto, andare conformando gra-dualmente il proprio spirito allavolontà di Dio, fino a sentir salirespontaneamente alle labbra le paroledell’apostolo Paolo: - “Non sono piùio che vivo, ma Cristo vive in me”.Allora l’anima non avrà altro volereche quello di Dio: amerà ciò che Luiama, detesterà ciò che Lui detesta.

Si comprende così che la santitàcosì intesa e praticata è per tutti faci-le, dolce e leggera. Se a qualcuno nonsembrasse così stia certo che ciòdipende da lui stesso. Chieda luce alSignore e ripeta spesso dal fondo delcuore. “Manda la tua luce e la tua

verità; siano esse a guidarmi”. Nonc’è cosa che può interessare di più chela santificazione dell’anima nostra,ma questa la conseguiremo solo sesaremo illuminati dalla luce divina. Inquesto cammino siamo sempre soste-nuti e guidati dall’amore che ci istrui-sce e ci trasforma in Colui che amia-mo, in Dio, poiché Dio è Amore.Gesù prometteva il cielo a quelli chelo avessero amato come bambini,poiché i bambini non possono farnulla di grande, ma solo amare;l’amore è l’unica cosa che il Signorechiede alle anime e l’amore è l’unicacosa che fa i santi. Ricordiamo a que-sto punto San Gabrieledell’Addolorata: nulla di grande silegge che abbia fatto nella sua vitaquesto religioso, ma amò molto ilSignore e Maria, sua Madre, la cuiimmagine stringeva sul cuore almomento della morte. Nella rapidaglorificazione di questo ed altri santisimili nella vicenda terrena, sembrache il Signore voglia far capire quan-to gli piacciono queste anime sempli-ci che non hanno fatto altro cheamare. Esse hanno beneficato ilmondo più di quelli che passano unavita insegnando la scienza della santi-tà senza essere essi stessi santi, per-ché la santità sa insegnarla solo chi lapratica.

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Consacrati Umbria

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6“Un luminoso capolavoro” a 18 anni: Chiara Luce Badano

La Chiesa proclamerà beata entrol’anno una giovane scomparsanel 1990 all'età di 18 anni: si

tratta di Chiara Luce Badano. BenedettoXVI ha infatti approvato il 19 dicem-bre 2009 un miracolo attribuito allasua intercessione. È la prima apparte-nente al Movimento dei Focolari, fon-dato da Chiara Lubich, a raggiungerequesto traguardo.

Maria Voce, Presidente deiFocolari, ha detto che questo decreto“ci incoraggia a credere nella logica delVangelo, del chicco di grano caduto interra che muore e che produce moltofrutto. Il suo esempio luminoso ci aiu-terà a far conoscere la luce del carismae ad annunciare al mondo che Dio èAmore”.

Attesa per 11 anni dai suoi genito-ri, Chiara nasce a Sassello SV il 29ottobre 1971 e cresce in una famigliasemplice che la educata alla fede. Anove anni incontra il Movimento deiFocolari, insieme ai genitori: è pertutti e tre l’inizio di una nuova vita.Aderisce come Gen (GenerazioneNuova), dove scopre Dio come Amoree ideale della vita, e si impegna a com-piere in ogni istante, per amore, la suavolontà.

Per la prima Comunione riceve indono il libro dei Vangeli. Sarà per lei«uno straordinario messaggio»; affer-merà: «Come per me è facile impararel'alfabeto, così deve esserlo anche vive-re il Vangelo!».

Prosegue gli studi fino al Liceoclassico, quando a 17 anni, all'improv-viso un lancinante spasimo alla spallasinistra svela tra esami e inutili inter-venti un osteosarcoma, dando inizio aun calvario che durerà circa tre anni.Appresa la diagnosi, Chiara non pian-ge, non si ribella: rimane assorta insilenzio, ma poi dice il sì alla volontàdi Dio. Ripeterà spesso: «Per te, Gesù.Se lo vuoi tu, lo voglio anch'io».

Non perde il suo luminoso sorriso;mano nella mano con i genitori,affronta cure e interventi dolorosissimie trascina nello stesso Amore chi l'av-vicina. Rifiutata la morfina perché letoglie lucidità, offre tutto per laChiesa, i giovani, i non credenti, ilMovimento, le missioni..., rimanendoserena e forte. Ripete: “Non ho piùniente, ma ho ancora il cuore e conquello posso sempre amare”.

Presto arriva un’altra grande prova:Chiara perde l’uso delle gambe. Unnuovo doloroso intervento si rivela

inutile. E’ per lei una sofferenzaimmensa: si ritrova come in un tunneloscuro.

“Se dovessi scegliere fra cammina-re e andare in Paradiso – confida a qual-cuno – sceglierei senza esitare: andarein Paradiso. Ormai mi interessa soloquello”.

Ha un rapporto strettissimo conChiara Lubich, che la chiamava“Chiara Luce”.

All’inizio dell’estate del '90 i medi-ci decidono di interrompere le terapie:il male è ormai inarrestabile. Il 19luglio la giovane informa ChiaraLubich della sua situazione: “La medi-cina ha deposto le sue armi.Interrompendo le cure, i dolori allaschiena sono aumentati e non riescoquasi più a girarmi sui fianchi. Misento così piccola e la strada da com-piere è così ardua…, spesso mi sentosoffocata dal dolore. Ma è lo Sposo cheviene a trovarmi, vero? Sì, anch’ioripeto con te Se lo vuoi tu, lo voglioanch’io”.

Chiara Lubich le risponde: “Nontemere, Chiara, di dirGli il tuo sìmomento per momento. Egli te nedarà la forza! Anch’io prego per questoe sono sempre lì con te. Dio ti amaimmensamente e vuole penetrare nel-l’intimo della tua anima e farti speri-mentare gocce di cielo. 'Chiara Luce' è

il nome che ho pensatoper te; ti piace? È la lucedell’Ideale che vince ilmondo. Te lo mando contutto il mio affetto…”.

Alla mamma che lechiede se soffre moltorisponde: «Gesù mi smac-chia con la varechinaanche i puntini neri e lavarechina brucia. Cosìquando arriverò inParadiso sarò bianca comela neve». E' convinta del-l'amore di Dio nei suoiriguardi: afferma, infatti:«Dio mi ama immensa-mente», e lo riconfermacon forza, anche se è atta-nagliata dai dolori:«Eppure è vero: Dio mivuole bene!». Dopo unanotte molto travagliatagiungerà a dire: «Soffrivomolto, ma la mia animacantava…».

Chiara si preparaall'incontro: «E' lo Sposoche viene a trovarmi», e

sceglie l'abito da sposa, i canti e le pre-ghiere per la “sua” Messa; il rito dovràessere una «festa», dove «nessunodovrà piangere!».

Il papà le chiede se era disponibilea donare le cornee: risponde subito conun sorriso luminoso. Non ha paura dimorire.Aveva detto alla mamma: «Nonchiedo più a Gesù di venire a prender-mi per portarmi in Paradiso, perchévoglio ancora offrirgli il mio dolore econ lui ancora per un po' la croce».

Chiara muore il 7 ottobre 1990. Lesue ultime parole rivolte alla mamma:“Sii felice, io lo sono. Ciao!”.

Al funerale celebrato dal Vescovo,accorre una marea di giovani. I compo-nenti del Gen Rosso e del Gen Verdeelevano i canti da lei scelti. Subitodopo la partenza di Chiara Luce per ilCielo arriva un telegramma di ChiaraLubich per i genitori: “RingraziamoDio per questo suo luminoso capola-voro”.

La fama della santità di ChiaraLuce si diffonde subito in tutto ilmondo. La causa di beatificazione èstata aperta nel 1999 dal vescovo diAcqui. Il miracolo di guarigione rico-nosciuto è avvenuto a Trieste. Entroquesto anno sarà proclamata beata.

Trascrizione libera da Zenitdel 6-1-2010)

di Padre Alberto

Chiara Luce Badano

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7La direzione spirituale di S. Paolo della Croce a Tommaso Fossi

II – I primi passi nel cammino spirituale

di p. Lorenzo Mazzoccante cp

Nel precedentearticolo cisiamo soffer-

mati sulla figura diTommaso Fossi, lasua storia personale, lasua condizione familia-re, il suo incontro consan Paolo della Croce,quella nomea che loprecedeva di uomostrano, fino poi a intra-vedere la crescente inti-mità spirituale tra idue.

Ripartiamo da que-sto per muovere qual-che passo nell’appro-fondire il cammino cheTommaso stava ini-ziando. Mi servo prin-cipalmente di una delleprime lettere che ilsanto ha indirizzato albuon isolano, la quintadi quelle pervenute anoi, datata 26 agosto1737.

Si è detto che, seb-bene sarebbe forseeccessivo definireTommaso un uomoricco, egli era indub-biamente una personabenestante. Forse isuoi “affari”, comespesso vengono defini-te dai due protagonisti le attività diTommaso, lo avranno anche indotto acompiere qualche azione meno traspa-rente di quella che lui, nella semplicitàche gli era propria, era disposto a per-donarsi. Probabilmente anche questocontribuì ad aumentarne gli scrupoli,le azioni penitenziali e, in definitiva,quell'apparente stranezza che lo distin-gueva. Quanta devozione, quanti slan-ci di generosità caritativa e spirituale,doveva profondere il buon Tommaso,nella ricerca della perfezione.

Il primo passo da fare per il diretto-re spirituale Paolo della Croce fu quel-lo di ridimensionare le originalità diTommaso. Per questo, il consiglio piùricorrente che il santo offre al suo diret-to è quello di “non filosofare”, inten-dendo dire di non perdersi in congettu-re sul come avrebbe potuto essere lasua vita se avesse operato scelte diffe-renti, se avesse percorso altre vie... Aquesto consiglio ne accompagna subi-to un altro: quello di “diffidare di sé”,

altrimenti a che cosa serviva avere undirettore spirituale a una persona inten-ta a “dirigere se stesso” e ad affidarsisolo al proprio giudizio, alle proprieidee e convinzioni?

Certo il buon Tommaso ebbe asperimentare, insieme ai dolori ed allafatica spirituale, anche alcune consola-zioni ed ispirazioni. Ma Paolo lomette in guardia verso queste ultime,specie quando vorrebbero indurlo acambiare stato di vita, a dare cioè untaglio netto al suo matrimonio perseguire il Signore più da vicino.Ripete di “sprezzar il diavolo” e di noncedere alle lusinghe che provengono dacerte ispirazioni..

Il santo esercitava con TommasoFossi, il ministero della paternità spi-rituale. Oggi si parla molto di accom-pagnatore, consigliere, pedagogo, odirettore spirituale. Ma il padre spiri-tuale è tutta un'altra storia. Dei primi,nella nostra vita, possiamo incontrarnemolti che magari si avvicendano e

cambiano al mutaredelle esigenze dellospirito. Non così ilpadre spirituale che,per sua natura, è desti-nato ad assumere unruolo quasi esclusivonella vita spirituale.

A spiegarlo è ilteologo C. A. Bernardche definisce la pater-nità spirituale comeuna relazione in cuinon solo una personainsegna ad un'altra lavia concreta per imita-re Cristo, offrendosicome modello, ma unarelazione in cui “l'unadiventa lo strumentodella nascita alla vitaspirituale dell'altra”(cf. C.A. Bernard,L'aiuto spirituale per-sonale).

Paolo della Crocediventa padre spiritualedi Tommaso Fossi per-ché lo conduce ad unanuova nascita nellospirito e lo incoraggiaa ricercare la “sempli-cità dei bambini”; ciòcostituisce un richia-mo alla purezza comedi fanciullo ed è ancheuna sintesi semplice ed

efficace di una delle lezioni più belleche Gesù impartisce ai suoi discepoli(cf. Mt 18,3).

Il santo chiede poi all'amicoTommaso di compiere altri importantipassi nella via dello spirito, comequello di affidarsi alla volontà di Dio,di “starsene alla buona sotto la croce”,di confidare nella prudenza e nellasapienza delle persone che lo accompa-gnano nel suo cammino spirituale,specialmente il direttore e il confesso-re, fedele all'esempio di Gesù che chie-se ai suoi discepoli di pregare “sempre,senza stancarsi” (cf. Lc 18,1).Raccomanda di curare la preghieraanche quando costa sacrificio e fatica equando ci si trova in un momento diparticolare sconforto; infine chiede lafrequenza dei sacramenti che costitui-sce la via regia per tenere il cuore “rac-colto in Dio” (cf. LA, I, 237, 03dicembre 1742). (Continua)

http://direzionespiritualefossi.tk

Tommaso Fossi

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8BENEDETTO XVI E I MOVIMENTIUn dono da accogliere senza pregiudizi

di Alberto Pierangioli CP

Che ruolo hanno nella Chiesa diDio i movimenti ecclesiali?Sono un problema in più per la

Chiesa, causa di divisioni e di accapar-ramento dei fedeli, come dice qualcu-no?

Oppure sono un vero dono di Dioalla sua Chiesa in una società secola-rizzata, in cui tanti movimenti atei ematerialisti lavorano a più non possoper cancellare ogni presenza di Diodalla società?

Diversi anni fa, in un’ampia inter-vista su Avvenire, il vescovo diMacerata, Mons. Tarcisio Carboni, disanta memoria, a chi gli chiedeva sela presenza di tanti movimenti nellasua diocesi non gli procurava proble-mi, rispondeva: “Preferisco avere pro-blemi piuttosto che avere le chiesevuote”.

Dietro l’esempio del grande esanto papa Giovanni Paolo II, ancheBenedetto XVI ha fatto sentire moltevolte la sua voce per ringraziare Diodel dono di tanti movimenti laicalinella sua Chiesa.

Cito un esempio.Il 18 maggio 2008, il papa rice-

vette in udienza 150 vescovi parteci-

panti al Seminario di studi sulla real-tà dei movimenti ecclesiali nellaChiesa, promosso dal PontificioConsiglio per i Laici che si svolse aRocca di Papa (Roma) dal 15 al 17maggio 2008. Il papa in questa udien-za afferma chiaramente che i carismidei movimenti e delle nuove comuni-tà devono essere accolti da parte dellaChiesa “con molto amore” e senza“giudizi superficiali e riduttivi”.

Il Seminario fu come una prosecu-

zione dell’incontro che Benedetto XVIebbe il 3 giugno 2006, in piazza SanPietro, alla Vigilia di Pentecoste, conuna larga rappresentanza di fedeliappartenenti a più di 100 nuove aggre-gazioni laicali.

Nel suo discorso ai presenti ilVescovo di Roma ha sottolineato idiversi doni con i quali i movimentiecclesiali e le nuove comunità hannoarricchito la Chiesa, in particolare dalConcilio Vaticano II in poi: l'efficaceformazione cristiana; la testimonianzadi fedeltà e obbedienza alla Chiesa; loslancio missionario; la cura per ipoveri; e la ricchezza di vocazioni.

“Andare incontro con moltoamore ai movimenti e alle nuove

comunità – ha spiegato – ci spinge aconoscere adeguatamente la loro real-tà, senza impressioni superficiali ogiudizi riduttivi. Ci aiuta anche acomprendere che i movimenti eccle-siali e le nuove comunità non sonoun problema o un rischio in più, chesi assomma alle nostre già gravoseincombenze”.

“No! Sono un dono del Signore –ha ribadito –, una risorsa preziosa perarricchire con i loro carismi tutta lacomunità cristiana. Perciò non devemancare una fiduciosa accoglienza chedia loro spazi e valorizzi i loro contri-buti nella vita delle Chiese locali”.

Benedetto XVI ha quindi rimarcatoche “difficoltà e incomprensioni suquestioni particolari non autorizzanoalla chiusura”. Gli ultimi decenni, hariconosciuto, hanno già contribuito afar superare “non pochi pregiudizi,resistenze, tensioni”.

Ciò che conserva la propria urgen-za, ha affermato, è “l’importante com-pito di promuovere una più maturacomunione di tutte le componentiecclesiali, perché tutti i carismi, nelrispetto della loro specificità, possanopienamente e liberamente contribuireall’edificazione dell’unico Corpo diCristo”.

A questo proposito, il Papa haindicato come stile da adottare quellodel “dialogo” e della “collaborazione”,e come vie da intraprendere quelledella “prudenza”, della “pazienza”, edel “molto amore”, specialmente lad-dove sia necessaria una “correzione”.

I movimenti ecclesiali e le nuovecomunità in fase nascente, da parteloro, devono sottoporsi di buon gradoal discernimento e all'accompagna-mento “delicato” e “vigilante” dell’au-torità ecclesiastica, perché sia verifi-cata “l’autenticità” dei loro carismi ela saldezza della loro comunione conla Chiesa.

“Chi è chiamato a un servizio didiscernimento e di guida – ha tuttaviaavvertito il Papa – non pretenda dispadroneggiare sui carismi, ma piut-tosto si guardi dal pericolo di soffo-carli, resistendo alla tentazione di uni-formare ciò che lo Spirito Santo havoluto multiforme per concorrereall’edificazione e alla dilatazione del-l’unico Corpo di Cristo, che lo stessoSpirito rende saldo nell’unità”.

(Sunteggiato da Zenit)

Ventennale di AGC a San Gabriele

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9RIFLESSIONE SULLA VIA CRUCIS

di Fabrizio Cortigiani

GESU’ SPOGLIATODELLE VESTI

Si arriva all’identificazione: lacroce, nudo legno, Gesù, nudo uomo.La Croce, due travi di legno sradicatodalla pianta originaria, che perdono gra-dualmente la linfa vitale per diventarelegno secco. Gesù, Dio fatto uomo,che è sceso dal suo Trono Celeste e chequi ed ora perde gradualmente il suosangue prosciugandosi come il legnodella sua Croce. La Croce, legno spo-gliato delle sue foglie e dei suoi ramiverdi. Pezzi di legno ricavati dai tronchidegli alberi tagliati, sparsi qua e là permolteplici usi: uno di questi, costruirecroci. Gesù, spogliato delle sue vesti.Tagliate in quattro parti. Parti impre-gnate del sangue delFiglio di Dio, mandatenelle quattro direzioniper indicare che il san-gue di Cristo ha rico-perto tutta la terra, tuttal’umanità, tutto ilCreato. La tunica,pezzo unico senza cuci-ture viene tirata a sorte.Gioco blasfemo chemanifesta la stoltezzadi chi si autocondannaschernendo l’Amore,negando il valore delsacrificio di chi decidedi fare scelte pro vita,piuttosto che scelte promorte.

L’umiliazione dellanudità, espressionedella povertà biasimata,dell’essere umano falli-to e sconfitto, defrauda-to di tutto, anche deivestiti, derubato degliabiti, neanche percoprirsi abusivamentecon cose non nostre,ma peggio ancora pergiocare e divertirsi colquel superfluo che peraltri è pane quotidiano.Gesù si umilia finoall’estrema nudità perprendere su di sé ognivergogna umana, affin-ché anche l’uomo, rin-negato e deriso, potesseunire il suo soffrire allasofferenza di Cristo, ilsuo fallimento alla

sconfitta della Croce per diventare eglistesso Gloria di Dio e Pane di Vita.

GESU’ E’ CROCIFISSO

Sembra la fine di tutto e invece èl’inizio. Gesù è crocifisso. Colui cheaveva detto: “Io distruggo questo tem-pio e in tre giorni lo riedifico”, è statofrainteso. Il dubbio assale anche i suoidiscepoli, quelli che hanno vissuto astretto contatto con lui. Pietro, propriocolui al quale Gesù aveva detto: “Tusei Pietro e su questa pietra fonderò lamia Chiesa”, lo rinnega tre volte; maIl Figlio di Dio aveva previsto anche iltradimento recidivo. La debolezzaumana è così grande da diventare erro-

re. Dal popolo ai soldati, dai sacerdotiagli scribi e agli anziani, tutti lo criti-cano, lo accusano, lo deridono per lesue opere d’Amore, per le sue parole diconsolazione, per non avere mai volta-to le spalle a nessuno. Gli viene dettocon tono sarcastico e sprezzante di sal-vare almeno sé stesso.

La stoltezza umana parla dellamorte di Dio, della Croce come sem-plice strumento di tortura, della soffe-renza come non senso di fronte allaquale si rimette sempre Dio in Croce.Se Dio fosse un Padre d’Amore nonpermetterebbe questo e quello, sepotesse non farebbe o impedirebbe,Dio è onnipotente in “assoluto”, manon nel “relativo”, lo dimostra il maleche continua a dilagare nel mondo;

questi ed altri disperati ten-tativi di dare un sensoumano al mistero della sof-ferenza aumentano il pesodelle croci dell’uomo, per-ché si pretende di giudicarela Provvidenza Divina con-tinuando ad insultare GesùCrocifisso. Manca l’umil-tà, manca, molto spessonel cuore umano il teneroamore della Vergine che sarimanere in silenzio di fron-te al mistero dei misteri.Due coniugi possono esseremolto diversi, ma in qual-cosa devono pur rispec-chiarsi, in qualcosa devonoessere simili altrimenti nonpossono stare insieme; lostesso vale per il rapportocon Dio. Se vogliamo starecon lui nella gloria dobbia-mo saper rimanere con luianche sulla Croce. Sarebbestato comodo che Gesùfosse andato in Croce e chetutto fosse finito lì; dopo diché, tutti felici per semprecome nelle fiabe. La Crocedi Dio è stata l’inizio nelquale si è compiuta laredenzione; spetta tuttavia anoi sperimentare in vivo laredenzione come trasforma-zione interiore, comeEucaristia quotidiana di séstessi che riattualizza ilnostro “Sì” a Cristonell’Amore verso il Padrein unione con lo SpiritoSanto.Gesù è crocifisso

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GESU’ MUORESULLA CROCE

E’ mezzogiorno, il sole si eclissa esi fa buio su tutta la terra fino alle tre.Dopo aver chiesto perdono per tutticoloro che non sanno quello che fanno,Gesù rimette il suo Spirito nel senodel Padre. Ci si accorge che Gesù è giàmorto e non gli vengono spezzate lagambe. Il mezzogiorno, quasi a signi-ficare il centro della nostra vita intornoal quale ruotano tutti i nostri interessi:lavoro, famiglia, relazioni sociali e per

qualcuno anche un “pezzettino di Dio”,è l’ora del primo risveglio dellacoscienza. Tuttavia, ad un certo punto,la nostra esistenza si oscura, chi trafig-ge il costato di Cristo con le propriearmi è portato ad esclamare:“Veramente costui era il Figlio diDio”. C’è bisogno che il cielo si oscu-ri, c’è bisogno del fenomeno eclatanteper cominciare ad avere dei bagliori diumile fede. C’è bisogno di avereinchiodato Gesù sulla Croce con le

nostre stoltezze, con il non senso dellefalse ideologie della nostra vita. C’èancora il bisogno di innalzare la Croceper fare del male a chi ci ama, c’è ilbisogno di colpire con la lancia del-l’aggressività patologica il Cuoredell’Amore per renderci conto chel’Amore esiste davvero e che è semprea nostra disposizione. Se ci viene dachiedere perché si soffre tanto, la sem-plicità ci dà subito la risposta pereccellenza: “Perché non si ama!”.Perché amare vuol dire ribaltare lanostra esistenza, lasciare da parte le

nostre comodità,uscire dal circolovizioso dell’ipocrisiache ci fa dire: “quelloche si fa per amorenon è sacrificio”. Secosì fosse, la crocenon sarebbe Croce, ela sofferenza divente-rebbe una passeggia-ta, un impegno cul-turale, un sempliceargomento di conver-sazione per scacciarela noia. Sulla Crocesi sperimenta ilsilenzio profondo, lasolitudine nellaquale, se non ci ribel-liamo con la stoltez-za della negazione diDio (“se non puoi farniente per me, salvaalmeno te stesso”),si sperimenta la tem-pesta d’Amore di unDio innamorato del-l’essere umano, delCristo di fuoco cheapre il Cuore per tra-sfonderci la VitaEterna, il suo stessosangue versato informa umana, che siriversa nella nostraumanità come

Spirito Santo, Acqua sorgiva che cipartorisce alla vita celeste pur rimanen-do ancora nel mondo, uomini fra gliuomini, figli della luce tra fratelli dicroce.

GESU’ E’ DEPOSTODALLA CROCE

E’ l’ora della quiete sconcertante,della riflessione. Tutto il film della

vita scorre davanti agli occhi: imomenti passati insieme, le parole, lecose fatte, quelle programmate e porta-te a termine e quelle rimaste in sospe-so. Quante parole non dette, se tornas-simo indietro, vorremmo dire, quantecose da spiegare e quante altre ancora dafarci perdonare. Tutto sembra finito. Ifamiliari, i parenti e gli amici entranonella fase del lutto: lo stupore (Non èpossibile, come è potuto accadere?Anche se si sapeva, anche se la morteera preannunciata); la rabbia, il sensodi impotenza di fronte a ciò che è piùgrande di noi; la fase dell’accettazione,prima forzosa, poi sempre più serena;la vita riprende, questa volta trasforma-ta. La morte vissuta senza la Croce diCristo, la morte non inserita nel cuoredell’Amore, la morte vissuta senza ilcolpo di lancia del soldato che trafiggeil Sacro Costato è una morte cupa,avvolta nelle tenebre, nella mancanzadi amore anche se siamo circondati daaffetti cari. Nessuno può consolare perun evento più grande di lui. Anche sesi piange con l’amico o col fratello ocon chiunque può condividere il nostrodolore, la morte per chi ha uccisoCristo nel suo cuore è solo dannazio-ne, disperazione, paura che degenera inaggressività contro sé stessi e moltospesso anche contro gli altri. La morteè sempre uno squarcio; ripensare ilpassato serve solo se rimaniamoavvolti dalla luce del Crocifisso, dato-re di quella speranza certa che trasformail dolore più acuto in effusione d’amo-re. La morte di Gesù segna il confinefra vita nello Spirito e la vita nell’abis-so. Non è necessario essere criminaliper rientrare fra coloro che si autoe-scludono dalla vita di Dio; è sufficien-te rinnegare Dio Amore, il CristoCrocifisso, pur essendo brave persone.

La deposizione di Gesù dalla Croceè abbandono degli attaccamenti mate-riali, o meglio, è la revisione e la riva-lutazione della considerazione delrispetto verso la corporeità; è il confi-ne fra la realtà del corpo corruttibile equella del corpo glorioso; è una dimen-sione che si comprende mentre lamente di Dio scende nella menteumana durante l’apice del dolore che siraggiunge nella crocifissione; è unadilatazione della coscienza umana chesi immerge nel cuore di Cristo; è ilBattesimo di sangue che trasforma l’es-sere umano in un uomo nuovo; è lacontemplazione del volto di GesùCrocifisso, che rimesso lo Spirito nel

Gesù muore sulla croce

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seno del Padre risplende e trasmette lavita nell’uomo che in lui si rifugia.

GESU’ E’ DEPOSTONEL SEPOLCRO

Nel luogo dove Gesù viene croci-fisso c’è un giardino con un sepolcrovuoto nel quale Il Figlio di Dio vienesepolto. Accanto ad ogni crocifissione,accanto ad ogni sofferenza, c’è unluogo di beatitudine, non sempre benvisibile, ma comunque esistente. Più

acuto è il dolore, più vicina è l’oasi,nonostante che questa possa sembrarelontana. Il giardino, ricco di verde, cirichiama alla vita alla quale si giungeattraverso un rito di passaggio, lamorte. Siamo di fronte ad un segnovisibile e tangibile: la morte è unafinestra aperta dalla quale si vede ilgiardino infinito in un bellissimo gior-no di primavera. La croce e il giardinosi trovano nello stesso luogo; la vitaterrena e quella ultraterrena sono sepa-rate soltanto dal velo corporeo. Ognivita nella croce è preludio alla vita

nella resurrezione, in Cristo o fuori daCristo. Le lacrime versate sui sepolcripossiamo trasformarle in cristalli diluce, in espressione materiale diResurrezione. Ogni lacrima che cadepuò diventare essenza della preghieradel cuore: “Signore Gesù Cristo,Figlio di Dio, abbi pietà di noi”.

Sappiamo che Gesù dopo la morte,prima di apparire come la resurrezionee la vita, scese agli Inferi a liberare leanime dei giusti, di coloro che nonavevano ancora conosciuto il Vangelodell’Amore. Il vangelo, l’interiorizza-zione del messaggio di Gesù, è l’iniziodi una vita nuova, l’inizio della resur-rezione già su questa terra, prima cheavvenga la morte fisica. L’aldilà e l’aldi qua sono solo due dimensioni diver-se, non sono luoghi geografici, sonoluoghi del cuore, dell’essere più pro-fondo, del vero “essere noi stessi”.Tuttavia la vita nella gioia, nella bea-titudine o la vita nell’amarezza e nelladannazione viene scelta da noi quandodecidiamo se vivere con Cristo o con-tro Cristo. Sarebbe facile trovare la viadi mezzo per dire di essere santi e con-tinuare comunque a fare il propriocomodo, ma ciò non è previsto; Gesùstesso ha detto: “Vado a prepararvi unposto” e al buon ladrone che dalla crocericonosce i propri peccati chiedendo lasalvezza, risponde: “Oggi stesso saraicon me in Paradiso”.

Gesù mette sempre di fronte ad unascelta radicale; nel Regno dei Cieli nonc’è posto per i tiepidi, non si possonoservire due padroni: Dio e mammona.Il cammino di purificazione può esserepiù o meno lungo, tuttavia, se abbia-mo optato per Dio la salvezza è assicu-rata. Dio non guarda se abbiamo falli-to nei nostri buoni propositi; nel suoRegno non c’è il budget da raggiunge-re, ma è sufficiente la retta intenzione,l’umiltà e l’amore che abbiamo nelcuore. Nella preghiera bisogna chiede-re prima di tutto il nutrimento spiri-tuale, il resto ci viene dato in più; lepreghiere per le cose materiali fini a séstesse non vengono ascoltate a menoche quella specifica realtà terrena nonserva per aprire le porte del Cielo.Prima si deve ricercare l’amicizia conCristo, poi, si può anche chiedere consuccesso. Dio, quando dà, dona sempreil cento per uno se lo lasciamo agireincondizionatamente. Se noi diamo aDio il nostro “tutto”, piccolo, e squal-lido, Egli ci rende il suo “TUTTO”,ricco e abbondante.

[email protected]ù è deposto dalla croce

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12II- Giovani passionisti morti in concetto di santità

di Giovanni Di Giannatale

Il terzo giovane da ricordare èConfr. Alessio del Cuore di Maria,Giuseppe Todi. Era nato il

30/03/1896 a Falvaterra (Frosinone).Dopo aver professato alla Madonnadella Stella il 1/04/1912, passò nelRitiro di Isola del Gran Sasso, insie-me con altri quattro confratelli, guida-ti dal P. Mariano di Gesù Nazareno(Lamberto Ricci), per studiarvi BelleLettere. Il 6/02/1913 il gruppo tornòalla Madonna della Stella per iniziarela filosofia. Vi restò fino al 1915,passando nel 1916 nel Ritiro diMoricone per la teologia, dove morì il12 dicembre dello stesso anno all’etàdi 20 anni e 9 mesi, a causa di unagrave infermità. Le cronache traman-dano che Alessio prese a modello S.Gabriele, suscitando per gli atti dipietà e di devozione l’ammirazione deiconfratelli. Fu visto sempre serenonelle difficoltà e malattie.

Persuaso e convinto della suavocazione, rifiutò le pressioni deisuoi genitori e fratelli, che lo solleci-tava-no a tornare in famiglia. Dicevaai suoi confratelli che desiderava sol-tanto di tornarsene a Dio, per toglierea tutti la noia che credeva di. arrecare.Nell'ultima infermità si comunicòcon eccezionale raccoglimento.Consumò il sacrificio della sua via aMoricone in una pace paradisiaca.Poco prima di morire, trasfigurato involto, disse di sentire una solennemusica che si andava avvicinando.Disse che quello era un segno dellasua morte che venne intatti pocodopo, mentre baciava il Crocifisso.

Il quarto giovane è il B. Pio di S.Luigi (Luigi Campidelli), nato il29/04/1869 a Trebbio in provincia diForlì. Fin dalla tenera età avevaespresso il vivo desiderio di abbraccia-re la vita religiosa. A dodici anni, nel1880, restò attratto dai PP.Passionisti, che predicavano una mis-sione nel suo paese. Chiese al diretto-re della missione di poter entrare nelRitiro dei Casale di S. Vito inRomagna. Essendo troppo piccolo, ilsuo desiderio fu esaudito solo il2/05/1882, allorché all’età di quattor-dici anni entrò nel noviziato di Casaledove vestì l’abito religioso il27/05/1882, professando i voti perpe-

tui il 30 aprile del 1884, al compi-mento dei suoi 16 anni.

La vita di Pio nel Ritiro non eradiversa da quella che caratterizzava lagiornata degli studenti negli altri riti-ri: era costituita dallo studio filosofi-co-teologico, dalla preparazione spiri-tuale, dagli atti vari di pietà e di devo-zione propri dell’osservanza passioni-sta. Le fonti processuali delineano ungiovane docile, ubbidiente, compo-sto, tutto dedito alla preghiera e allapersonale santificazione, al punto chedai fedeli che frequentavano la Chiesadel Ritiro, dedicata alla Madonna dettadi Casale, era chiamato il “santino diCasale”. Come Gabriele si consuma-va nella venerazione della Madonna enell’ardente desiderio di conformarsi aCristo, la cui perfetta imitazione –come diceva – richiedeva il dono dellapropria vita, pur se insufficiente aripagare l’infinito beneficio salvificoderivante dalla sua passione, morte eresurrezione. Mentre Pio si preparavaa ricevere gli ordini maggiori, prece-denti l’ordinazione sacerdotale, chesarebbe dovuta avvenire molto proba-bilmente nel 1892/93, la sua salute fuminata dalla tubercolosi, il male incu-rabile del secolo, che gli procurò lamorte il 2/11/1989 all’età di ventuno

anni e sei mesi. Qualche giorno prima

della morte aveva detto divoler offrire la vita a Dio perla Chiesa, i peccatori, laCongregazione e la propriaterra. Poco prima di morire,trasfigurato nel volto, disse disentire una solenne musica,affermando che questa era ilsegno della sua morte. Nelmomento del trapasso, vol-gendo lo sguardo sereno eluminoso verso la pareteesclamò di vedere la Madonnache veniva a prenderlo. ComeGabriele anche Pio si avviavaal Cielo baciando ilCrocifisso e con la visionedella Vergine.

“Una vita fatta all’appa-renza di niente - come hascritto felicemente P.Pierluigi D’Eugenio – Unavita che è tutta un poema disemplicità e interiorità. Unapagina scritta attingendo alvocabolario della vita quoti-

diana; un inno cantato con le note allaportata di tutti. Pio ha tessuto il rica-mo della sua santità con i fili di gestiusuali riempiendoli di amore. Vive lostraordinario di una vita ordinaria:tutto riempie di Dio e tutto rapporta aDio. E lo fa con impegno tenace.Tutto accetta con gioia, tutto vive conserenità, tutto offre con amore. Anchela vita. La morte prematura non necancella il ricordo. Ci si stupiscesempre più, davanti all'avventura lim-pida e straordinaria di questo giovaneche visse "da angelo" e che morìdonando la vita”.

Una vita che, vista con lo sguardorivolto al soprannaturale, cioè con lefede, è stata caratterizzata dall’essenzadella santità: l’amore senza riserve perDio e per il prossimo. La grandezza diPio, in fondo, come quella diGabriele, sta nell’aver vissuto fino infondo, radicalmente e totalmente, l’or-dinaria vita cristiana, attingendone lamisura più alta, per usare un’espres-sione di Giovanni Paolo II, o, com’èstato detto da un biografo, rendendostraordinario l’ordinario. É per questaragione per cui Giovanni Paolo II il17/11/1985 lo ha elevato agli onoridegli altari dichiarandolo Beato.

Beato Pio Campidelli

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13AMICI NEWS

Decennale della Fraternitàdi FossacesiaIl 6 dicembre 2009 la Fraternità diFossacesia ha organizzato una giornatadi ringraziamento per celebrare ildecennale della sua nascita. Le lodisono state animate del P. Bruno DeLuca, primo assistente del gruppo. LaSanta Messa in Abbazia è stata presie-duta da P. Alberto. Nell’omelia ha pre-sentato il nostro movimento e lanascita della Fraternità di Fossacesia.Dopo la foto ricordo nella bellissimacripta da poco restaurata, abbiamopranzato al ristorante. Abbiamo avutola gioia di avere con noi la presidentePiera, con altri Amici da Civitanova eda Recanati. Nel pomeriggio, unabreve catechesi di P. Alberto e poialcune testimonianze molto belle.Molto interessante anche l’interventodi Padre Bruno che ha ricordato le diffi-coltà degli inizi. Anna, la nostraresponsabile, ha parlato del suo inizio:se non fosse stato un volantino trova-to in chiesa a Morrovalle sulleConsacrazioni degli AGC, forse ora

non saremmo qui a festeggiare ildecennale. Grazie al suo coraggio ènata questa Fraternità. Abbiamo con-cluso nella gioia, con tanto di torta ecandeline. Ringraziamo il Signore peri doni ricevuti in questi 10 anni e perla presenza dei nostri padri spirituali,P. Alberto, P. Bruno, P. Angelo, P.Carlo; grazie al superiore P. Pierluigi ea tutta la comunità passionista diFossacesia per la grande disponibilità,a Padre Marcello, nostro presente assi-stente, che con il consiglio di fraterni-tà ha organizzato molto bene questodecennale.

Paola De Simone

Consacrazioneperpetua a RecanatiRingraziamo il Signoree gli assistenti P.Alberto e P. Natale cheil 30-11 2009 hannoricevuto la nostra consa-crazione perpetua a GesùCrocifisso durante laMessa molto raccolta esentita nella cappelladella Pietà, con la parte-cipazione di moltiAmici. Abbiamo speri-mentato che Gesù sidona pienamente a chi sidona totalmente a Lui,dandoci la certezza cheEgli ci ama immensa-mente.

Enzo e Maria Accattoli

Ultimo dell’Anno a MorrovalleCome facciamo da più di 30 anni,abbiamo chiuso l’anno 2009 davanti alSignore. Alle ore 22,00 il P. Alberto

ha guidato un’ora di adorazione davantial Santissimo; alle 23,00 il P.Francesco ha presieduto una bella con-celebrazione con P. Alberto e P.Sandro, con la chiesa piena di fedeli. Éseguito un tempo di festa nel salone.Molti hanno confessato: “É stato ilfine d’anno più bello della mia vita”.

Pia

Nasce una nuova Fraternitàa SulmonaIl piccolo gruppo degli Amici diSulmona si è riunito, come di consue-to, presso la parrocchia dei Salesiani.Riccardo, impedito a venire per la sua

operazione, mi ha incaricata di condur-re gli incontri. All’inizio dell’incontro,il nostro parroco Don Ezio si è unito anoi. Ha partecipato alla meditazione,aggiungendo diversi spunti di riflessio-ne. Ha sfogliato con interesse il nostrolibro “Voi siete miei Amici” e ha escla-mato: “Questo libro è fatto moltobene, posso averne una copia?". Loabbiamo accontentato con gioia! E'importante che il Parroco sappia benequello che facciamo e poi.... se c'èstata una Madre Maddalena Marcucciche si firmava PassionistaDomenicana, perchè non potrebbeesserci un Don Ezio SalesianoPassionista?...

Cinzia di Sulmona

Grata a Dio per l’incontrocon gl i AGCCaro padre, desidero ringraziarti peraver accolto Enza e don Giovanni e diaverli incoraggiati per formare ungruppo di Amici di Gesù Crocifisso aBari. Ieri sono stata ad un incontro delgruppo e non potrei spiegarti quelloche ho provato: respiravo la presenzadello Spirito, percepivo amore e gioia.Sono grata a Dio per l’incontro con gliAmici di Gesù Crocifisso e per il donodi questa nuova fraternità di Bari. Iovivo sin da bambina “da passionista”,anche se ho scoperto solo ora questaspiritualità grazie agli Amici di GesùCrocifisso. Vivo a Ceglie del CampoBA e da poco tempo frequento attiva-mente la Chiesa matrice, accolta benedal parroco. Porto nel cuore il vivodesiderio di costituire un gruppo di pre-ghiera vocazionale che si offra per con-solare il Cuore Addolorato di Maria.

Samantha Lo Buono

Decennale a Fossacesia

Consacrazione a Recanati

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Felicissima di fare parte di unagrande famiglia di amoreQuest'anno è stato importante per lamia vita. Sono riuscita a dare una svol-ta importante alla mia vita, ho cono-sciuto una famiglia dove c'è amore,amicizia, spirito di gruppo, quelladegli Amici di Gesù. Da un tempo sen-tivo l'esigenza di far parte di un grup-po ma non sapevo quale. Oggi ilSignore mi ha indicato quello più giu-sto per me e ne sono felicissima.

Mariella da Rutigliano di Bari

“Ora siete luce”Il 10 gennaio u.s., festa del Battesimodi Gesù, la nostra fraternità dellaMadonna della Stella PG ha volutoricordare il giorno del battesimo ditutti gli iscritti. E’ stata una decisionepresa dopo le catechesi sul battesimonel 2008, che ha spinto tutti a ricupe-rare la data del proprio battesimo. E’stata una significativa rievocazione; unprivilegiare la data della nascita comefigli di Dio alla festa del compleanno.Per ringraziare Dio del dono ricevuto,abbiamo ricordato questo evento conuna solenne celebrazione eucaristica. Ilcelebrante, p. Adalberto, dopo avererilevato l’importanza del battesimo, harievocato mirabilmente la celebrazionedel sacramento, ripetendo alcuni gestibattesimali. Ha asperso con l’acquasanta ciascuno di noi, che indossavamouna stola bianca e ci ha consegnato lacandela, tipica dei battezzandi, daaccendere al Credo della Messa, mentreripetevamo la professione di fede. E’stato un momento commovente: era-vamo una singolare assemblea di fede-li, che si sentiva veramente luce diCristo con la consapevolezza e la gioiadi essere figli nel Figlio, tutti fratelli eparte di una grande famiglia, la Chiesa.“Perché spesso non pensiamo a questogrande dono dell’amore divino?” cisiamo chiesti e spontaneo si è innalza-to un canto corale di lode e ringrazia-mento, seguito dalle invocazioni perimplorare dal Signore l’aiuto a vivereda veri suoi figli la nostra quotidiana“promessa d’amore”. Per riscoprireogni giorno la bellezza, la grandezza ela bontà de battesimo cristiano è stataconsegnata a ciascuno una pergamenacon la data del proprio battesimo, pre-ceduto dalle parole di S. Paolo: “Untempo eravate tenebra, ma ora sieteluce nel Signore; camminate comefigli della luce!” (Ef.5.8 ). Una esorta-

zione da non dimenticare mai e per noi,Amici di G.C., un impegno giornalie-ro, a cui siamo chiamati come figli diDio: essere testimoni nel mondo delCrocifisso risorto, speranza degliuomini.

Padovani Margherita

Festa della Passionee Peregrinatio CrucisIl 19 marzo 1999, in piena Quaresima,Fragola Nello faceva acquistare un belCrocifisso per iniziare a Porto S.Elpidio una peregrinatio presso lefamiglie che desideravano accoglierloper una o più sere, per un incontro dipreghiera. Un Consiglio Esecutivoallargato del 5 maggio 2000 assumevaufficialmente l’iniziativa e si impegna-va a diffonderla nelle Fraternità durantela Quaresima. Fu subito un successo.

Il 22 febbraio del 2001 il P. Albertocelebra la messa prefestiva dellaPassione nella Chiesa di S. Gabriele aCivitanova e benedice un Crocifissoche inizia la peregrinatio a Civitanova,con la benedizione, la gioia e l’inco-raggiamento del parroco don LauroChiaramoni, profondamente commos-so. Il 23 febbraio 2001, festa dellaPassione, il P. Fernando Taccone, alleore 21,00, presiede nella chiesa passio-nista di Recanati una concelebrazionedi 11 sacerdoti e benedice 5 crocifissiper la peregrinatio in varie zone delleMarche. Partecipa anche il provinciale,P. Fabiano Giorgini, di santa memo-ria, che rivolge un saluto agli Amici

che gremivano la chiesa e incoraggial’iniziativa della peregrinatio crucis.L’otto febbraio 2002 la festa solennedella Passione viene celebrata alle ore21,00 nella Chiesa di S. Gabriele aCivitanova. I Crocifissi benedetti perla peregrinatio sono una decina. Lagrande chiesa è piena di Amici prove-nienti da tutte le fraternità delleMarche. Dal 2002 la festa dellaPassione è stata celebrata ogni annonella parrocchia di S. Gabriele aCivitanova; i crocifissi benedettihanno ora superato la cinquantina; èiniziata la peregrinatio anche nelleFraternità di Giulianova, Roccaraso,S. Nicolò a Tordino. Anche in questoanno 2010 la Messa solenne dellaPassione è stata celebrata presso la par-rocchia di S. Gabriele, con una grandepartecipazione. Ha presieduto la conce-lebrazione il P. Daniele Pierangioli,

con una sentita e profonda omelia. Il :Alberto ha ricordato il primo decenna-le della peregrinatio crucis, il decenna-le della prima celebrazione della festadella Passione presso la parrocchia diS. Gabriele a Civitanova e la suaespansione nelle Marche e in Abruzzo.In un tempo in cui un tribunale euro-peo ha multato l’Italia per l’esposizio-ne del Crocifisso nelle aule scolasti-che, noi, Amici di Gesù Crocifisso, cisiamo impegnati a piantare più profon-damente il Crocifisso nel nostro cuoree a portarlo con più impegno in tantefamiglie, per piantarlo nel cuore ditutti i cristiani.

Pia

Benedizione dei Crocifissi per la Peregrinatio Crucis a Civitanova

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15TETIMONIANZE

Vita eucaristica comeconformazione a Gesù cro c i f i s s o

Caro padre, in allegato, invio unariflessione su quello che per me è la vitaeucaristica. L' ho scritta ieri sera tardi,mentre meditavo la passione di Gesù e ilmistero eucaristico. Credo e sento nelcuore e nella mente, che solo vivendo ildono dell'Eucaristia si inizia a vivere laresurrezione già su questa terra. Bisognaabiurare però qualunque tipo di passioneumana, chiedendo questo come grazia fon-damentale. É un impegno sacerdotale delquale posso cominciare a "balbettare":«Signore, m’impegno a conformarmi a tenel corpo e nella mente; mi impegno afarmi "pane" non per i miei meriti, ma peramore del Regno dei Cieli. Parto dai mieipeccati donandoli a te, Gesù, Misericordiainfinita e a te mi consacro. Siccome sonodebole e da solo non riesco ad essere santo,sii tu la mia santità. Allontana da me tuttociò che è male e prendi il bene che solo tuhai posto in me. Vivi in me la tua passione,come meglio ritieni per realizzare il tuoprogetto di vita per me e in me. Tu, GesùCrocifisso, sei il mio Signore, tu solo seila mia vita".

Ti prego, padre, di darmi qualche consi-glio per camminare meglio nella scalataverso Dio, affinché Cristo viva e respiri inme, rendendomi strumento efficace nel ser-vizio agli altri e immagine sua nella miapiccolezza umana. Ho avuto momenti disbandamento, ma non ho mai smesso diabbracciare la Croce, perché il giogo che cioffre Gesù è il più dolce e il più soave.Chiedo preghiere per invocare che ilSangue di Gesù possa lavare e "inondare"tutta la mia famiglia. Sento la Passione diCristo in modo estremamente profondo econcreto.Mi scrivesti che la mia vita erauna forma di "sacerdozio speciale".Come imissionari vanno in terre lontane in mezzoa sofferenze svariate, rischiando la propriavita, credo che sotto altra forma Dio abbiachiesto a me di essere missionario in unaterra interiore lontana da Lui con tutto quel-lo che questo comporta. Porto al collo ilcrocifisso con l'incisione delle inizialidella preghiera di San Benedetto, ma quellaCroce la porto viva dentro di me. QuellaCroce è l'Alfa e l'Omega del mio cuore,anche se peccatore. In una situazione disofferenza che si protrae da due anni, tuttoviene messo a dura prova. Ho messo tuttonelle mani di Gesù, chiedendogli di prende-re le redini della mia famiglia. Sono statoascoltato. Ti chiedo di pregare per miamoglie, perché lo Spirito Santo rimangasempre su di noi per rispondere insiemeogni giorno alla chiamata di Dio, sapendorimanere sulla Croce come il nostroRedentore, ricordandoci che solo il suogiogo è davvero leggero.

Fabrizio – Firenze

Una coppia chiededi fare la Consacrazione

Sono stata per diversi anni sianell’Azione Cattolica che nei Focolarini;mi hanno dato tanto a livello di fede. Dopoaver lasciato, per motivi di famiglia e dilavoro, la frequenza dei Focolarini, ho sen-tito l’esigenza di far parte di un gruppo chepotesse aiutarmi ad amare il prossimo ed a

pregare con gioia “per riprendere il cammi-no di santità”. Diverse volte AnnaCenturione e Paola De Simone avevanoinvitato me e mio marito Franco a parteci-pare alle riunioni degli “Amici di GesùCrocifisso” di Fossacesia, finché il primomartedì del mese di novembre 2008 siamoandati al primo incontro. Il terzo martedìdello stesso mese eravamo già iscritti. Oraa distanza di più di un anno sento il biso-gno di dire il mio concreto “si” a GesùCrocifisso. Le catechesi ascoltate di P.Alberto e P. Marcello sono penetrate nelmio cuore, soprattutto quando ci diconoche Dio ci ama, che è pronto sempre a per-donarci e che tutti noi possiamo esseresanti perché “la santità è amore di Dio e deifratelli”. La vera fraternità che c’è tra gliAmici di Gesù Crocifisso mi ha dato tantocoraggio e tanta voglia di consacrarmi.

Anna Maria Di Clemente

Nel novembre 2005 quando arrivò l’ur-na di San Gabriele a San Giovanni inVenere a Fossacesia, scelsi di far parte delservizio d’ordine. Restando tre giorni vici-no a questo grande santo, mi sentii un’altrapersona: da lì cominciò per me la conver-sione. Continuando a stare in contatto coni padri Passionisti, perché faccio parte delcomitato feste di San Giovanni, pianopiano mi sono reso conto che in me andavaradicandosi una fede che mi faceva sentirepieno di gioia. Già da tempo, con miamoglie, non rinunciavo mai alla visita adun santuario che mi faceva tornare a casaconsapevole che la strada da prendere eraquella di Dio. Da anni davo più importanzaalla confessione, ma alla mia ennesimavisita a Lourdes, riprovai la felicità di sen-tirmi pienamente riconciliato con ilSignore. Ora da quasi un anno e mezzo fre-quento il gruppo degli Amici di GesùCrocifisso, che sono i miei fratelli inCristo: mi sento sicuro perché, quando èGesù ad unirci, non abbiamo timore dinulla. Ho imparato a pregare, aiuto iPassionisti nella messa e ora desidero con-sacrarmi a Gesù Crocifisso insieme a miamoglie. Facendo questo passo mi legherò aCristo ed egli mi insegnerà ad amarlo ancheattraverso il prossimo. Ringrazio Dio peravermi scelto di seguirlo per sempre sullastrada dell’amore e della fede.

Caravaggio Franco

Meditazione sul CorpoMistico davanti al Santissimo

Spesso mi soffermo, o Signore, ariflettere sul Corpo Mistico, che è “laChiesa”, cioè tutti noi battezzati e innesta-ti in Cristo. Questa mattina, mi trovo quiinnanzi a te, mio Re sacramentato e tiadoro dal profondo del mio cuore; io non tivedo, non ti sento, eppure la tua presenzaqui, innanzi a me, è una presenza reale; tusei lì e io qui innanzi a te. Vorrei dire tanto,ma adorare è silenzio interiore ed esteriore,è un guardare te per sentirti nel profondodel mio cuore. So che tu sei lì nel taberna-colo, eppure questa tua presenza la percepi-sco ovunque, ma soprattutto nel tuo CorpoMistico. Ancora oggi tu, Gesù, t'immoliper la nostra salvezza e lo fai facendoticompagno di cammino di ogni fratello,

soprattutto di chi soffre nel corpo e nellospirito. Mio Signore, qui presente nel-l'ostia santa, io ti adoro senza vederti nésentirti, perché quest'ostia non ha le fattez-ze dell'uomo né tanto meno di Dio; qui tiadoro perché mi hai detto che tu sei il Panevivo disceso dal cielo, sei il Pane della vitae che soltanto chi mangia di te vive in eter-no e tu lo risusciterai nell'ultimo giorno.Soltanto chi mangia di te vive in te in unacomunione trinitaria, perché dove sei tu c'èanche il Padre e lo Spirito Santo.Meraviglia delle meraviglie! Il mio poverocuore diventa un Paradiso d'amore perché laTrinità prende dimora in me e il coro deglispiriti celesti adora il mio Dio nel miopovero cuore, divenuto tabernacolo d'amo-re! Ma se voglio incontrarti concretamentenel sacramento dell’amore e non soltantonella fede, devo farlo nei fratelli; e lì cheoggi ti incontro, a volte nella gioia, spes-so nel dolore di ogni tua creatura. Ancoraoggi, mio Signore, vieni tradito, accusato,flagellato, crocifisso nel tuo CorpoMistico e ancora oggi la tua SS. Madreversa lacrime ai piedi di ogni “suo figlio”crocifisso. Finché il peccato continuerà aregnare nel cuore degli uomini, ci sarà sem-pre tradimento, passione e morte; ma c’èanche la speranza di una risurrezione perogni fratello che offre se stesso al Padreinsieme a te, con la intercessione di Maria,donata a noi come Mediatrice della grazia.

Il peccato crea squilibrio nel CorpoMistico; come quando una persona siammala, tutto il suo fisico ne risente ed habisogno di cure per guarire, così è per ilCorpo Mistico. Il peccato è la malattia checausa sofferenza nel Corpo Mistico; la gra-zia è la medicina che risana ogni membromalato. Ma come il malato non trova lacura da se stesso, ma ha bisogno del medi-co, così avviene nel Corpo Mistico. Ilmedico delle anime è Cristo, capo del

Corpo Mistico; la medicina è la sofferenzaaccettata insieme a Gesù Crocifisso e offer-ta in Lui al Padre per mezzo con Maria. Glianziani, i malati, coloro che soffronodiventano i nostri parafulmini e ci aiutanonel cammino di conversione e di guarigio-ne. La sofferenza è una medicina che aiuta ilmembro malato a fare un cammino di con-versione che lo porta al medico divino perricevere da lui la medicina delle medicine,“la grazia santificante”. Che gioia nelCorpo Mistico ogni volta che un membromalato ritrova l’unione con Cristo. Il cuoresi apre a una gioia indicibile e una nuovaeffusione di acqua salvifica si espande sututto il Corpo Mistico di Cristo.

Vincenza Buscio

Coro voci libere di Morrovallechiesa dei Passionisti

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Giovanni di GiannataleProfilo del P. Natale Cavatassi Passionista (1999-2009)

Nel X anniversario della morteIl Prof. Giovanni Di Giannatale, dopo il profilo del P. FabianoGiorgini, ci ha fatto dono del suo ultimo lavoro sul P. NataleCavatassi, nel decennale della sua morte. L’ho letto con emo-zione e tanta gioia, perché mi ha fatto rivivere più di 50 annidella mia vita e dei miei rapporti con P. Natale. Tra noi due c’èstata sempre tanta stima e tanta collaborazione. Ricordo l’ulti-mo mio incontro con lui, poco tempo prima della sua morte,quando oramai il male aveva invaso il suo organismo, alle mieespressioni di profondo dolore per la sua perdita imminente,rispose molto sereno: “Dio mi ha dato tanto nella vita, mi hafatto arrivare a 80 anni. Che posso desiderare di più? Gli debboessere tanto grato”. Ebbi il P. Natale come professore di mora-le, di S. Scrittura, di greco e di ebraico nello studio teologicodi S. Gabriele dell’Addolorata dal 1950 al 1954; negli ultimidue anni anche come direttore e fu lui nel 1954 a prepararmi ead accompagnarmi al sacerdozio. Giovane professore, sapevarendere vive e attuali le sue lezioni, aprendoci la mente a tuttele problematiche della vita moderna. Le sue lezioni non eranomai pesanti. Aprì il nostro studentato a relazioni internaziona-li con altri studentati della Congregazione. Ricordo le mie relazioni con il vice maestro dei novizi della provinciabasca, ora venerabile P. Francesco della Passione Condra. Per aprire noi studenti all’arte dello scrivere ideò e portòavanti la preparazione e la stampa dei due volumi di “Gioventù passionista”, che nella intenzione del P. Natale dove-va essere una pubblicazione periodica, come palestra per gli studenti. Accanto a relazioni di professori passionistiaffermati di varie nazioni e in varie lingue, c’erano le prime ricerche di noi studenti. Il P. Natale volle raccogliere poiin un fascicolo a parte il mio primo lavoretto “Fioritura di primavera” sui giovani passionisti morti in concetto disantità. Ebbi dal P. Natale consigli e incoraggiamento quando iniziai gli “Amici di Gesù Crocifisso” e volle rima-nervi iscritto fino alla fine. Il “Profilo” presenta bene la figura poliedrica, tanto ricca e varia del P. Natale. Anch’iomi sono posto a volte il problema: se il P. Natale avesse approfondito un solo campo dei suoi studi, per esempio incampo biblico, data la sua conoscenza della lingua greca, ebraica, aramaica e altre lingue orientali, poteva eccelleremaggiormente. Aveva aiutato il prof. Rocci e correggere il suo famoso dizionario greco. Ma costringere il P. Natalea una sola scelta sarebbe stato come legarlo a una catena. Non sarebbe stato più il P. Natale, come scrive DiGiannatale. Ringrazio il Professore per quanto ci ha dato: un tributo che il P. Natale meritava davvero.

P. Alberto Pierangioli.

Calendario degli Amici

07 marzo 2010: Ritiro Mensile a Morrovalle: 9,45-18,0002 aprile 2010: VENERDI’ SANTO11 aprile 2010: Ritiro Mensile a Morrovalle: 9,45-18,0017-18 aprile 2010: Visita Sindone: Torino e Castellazzo 02 maggio 2010: Ritiro Mensile e Consacrazioni a Morrovalle: 9,45-18,00

Ricordiamo al Signore i nostri defunti

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa

Marzo – Aprile 2010 – Anno XI n. 2Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB Macerata.Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone – Red. P.A. G. PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle McT. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394E-mail [email protected]://www.amicidigesucrocifisso.org

P. Natale Cavatassi con giovani passioni-sti nel giorno della loro ordinazione sacer-

dotale il 24-4-1954