Giornalino Aprile

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Spirito e parola Mensile della parrocchia dello Spirito Santo - N°36 - 3 Aprile 2011 Se è lecito esprimere delle preferenze, quella che mi commuove di più è l’apparizione a Maria di Magdala, piangente accanto al sepolcro vuoto. Le si avvicina Gesù e le dice: “Perché piangi?”. Donna, le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che tu non pianga per gioia o per amore. Vedi: la collina del Calvario, che l’altro ieri sera era solo un teschio coperto di fango, oggi si è improvvisamente allagata di un mare d’erba. I sassi si sono coperti di velluto. Le chiazze di sangue sono tutte fiorite di anemoni e asfodeli. Il cielo, che venerdì era uno straccio pauroso, oggi è limpido come un sogno di libertà. Siamo appena al terzo giorno, ma sono bastate queste poche ore perché il mondo facesse un balzo di millenni. No, non misurare sui calendari dell’uomo la distanza che separa quest’alba luminosa dal tramonto livido dell’ultimo venerdì. Non è trascorso del tempo: è passata un’eternità. Donna, tu non lo sai: ma oggi è cominciata la nuova creazione. Cari amici, nel giorno solennissimo di Pasqua anch’io debbo rivolgere a ciascuno di voi la stessa domanda di Gesù: “Perché piangi?” Le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che non siano l’ultimo rigagnolo di un pianto antico. O l’ultimo fiotto di una vecchia riserva di dolore da cui ancora la tua anima non è riuscita a liberarsi. Lo so che hai buon gioco a dirmi che sto vaneggiando. Lo so che hai mille ragioni per tacciarmi di follia. Lo so che non ti mancano gli argomenti per puntellare la tua disperazione. Lo so. Forse rischio di restare in silenzio anch’io, se tu mi parli a lungo dei dolori dell’umanità: della fame, delle torture, della droga, della violenza. Forse non avrò nulla da replicarti se attaccherai il discorso sulla guerra nucleare, sulla corsa alle armi o, per non andare troppo lontano, sul mega poligono di tiro che piazzeranno sulle nostre terre, attentando alla nostra sicurezza, sovvertendo la nostra economia e infischiandosene di tutte le nostre marce della pace. Forse rimarrò suggestionato anch’io dal fascino sottile del pessimismo, se tu mi racconterai della prostituzione pubblica sulla statale, del dilagare dei furti nelle nostre case, della recrudescenza di barbarie tra i minori della nostra città. Forse mi arrenderò anch’io alle lusinghe dello scetticismo, se mi attarderò ad ascoltarti sulle manovre dei potenti, sul pianto dei poveri, sulla miseria degli sfrattati, sulle umiliazioni di tanta gente senza lavoro. Forse vedrai vacillare anche la mia speranza se continuerai a parlarmi di Teresa che, a trantacinque anni, sta morendo di cancro. O di Corrado che, a dieci, è stato inutilmente operato al cervello. O di Lucia che, dopo Pasqua, farà la Prima Comunione in casa perché in chiesa, con gli altri compagni, non potrà andarci più. O di Nicola e Annalisa che, dopo tre anni di matrimonio e dopo aver messo al mondo una creatura, se ne sono andati ognuno per la sua strada, perché non hanno più nulla da dirsi. Queste cose le so: ma io voglio giocarmi, fino all’ultima, tutte le carte dell’incredibile e dire ugualmente che il nostro pianto non ha più ragione di esistere. La Resurrezione di Gesù ne ha disseccate le sorgenti. E tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono come gli ultimi scoli delle tubature dopo che hanno chiuso l’acquedotto. Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”. Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo! BUONA PASQUA! Don Tonino Bello “Perché piangete?” Auguri di Buona Pasqua!! La redazione Matteo, Sara e Alessandro

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Spirito e parolaM e n s i l e d e l l a p a r r o c c h i a d e l l o S p i r i t o S a n t o - N ° 3 6 - 3 A p r i l e 2 0 1 1

Se è lecito esprimere delle preferenze, quella che mi commuove di più è l’apparizione a Maria di Magdala, piangente accanto al sepolcro vuoto. Le si avvicina Gesù e le dice: “Perché piangi?”. Donna, le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che tu non pianga per gioia o per amore.Vedi: la collina del Calvario, che l’altro ieri sera era solo un teschio coperto di fango, oggi si è improvvisamente allagata di un mare d’erba. I sassi si sono coperti di velluto. Le chiazze di sangue sono tutte fiorite di anemoni e asfodeli. Il cielo, che venerdì era uno straccio pauroso, oggi è limpido come un sogno di libertà. Siamo appena al terzo giorno, ma sono bastate queste poche ore perché il mondo facesse un balzo di millenni.No, non misurare sui calendari dell’uomo la distanza che separa quest’alba luminosa dal tramonto livido dell’ultimo venerdì. Non è trascorso del tempo: è passata un’eternità. Donna, tu non lo sai: ma oggi è cominciata la nuova creazione. Cari amici, nel giorno solennissimo di Pasqua anch’io debbo rivolgere a ciascuno di voi la stessa domanda di Gesù: “Perché piangi?”Le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi.

A meno che non siano l’ultimo rigagnolo di un pianto antico.O l’ultimo fiotto di una vecchia riserva di dolore da cui ancora la tua anima non è riuscita a liberarsi.Lo so che hai buon gioco a dirmi che sto vaneggiando. Lo so che hai mille ragioni per tacciarmi di follia. Lo so che non ti mancano gli argomenti per puntellare la tua disperazione. Lo so.Forse rischio di restare in silenzio anch’io, se tu mi parli a lungo dei dolori dell’umanità: della fame, delle torture, della droga, della violenza. Forse non avrò nulla da replicarti se attaccherai il discorso sulla guerra nucleare, sulla corsa alle armi o, per non andare troppo lontano, sul mega poligono di tiro che piazzeranno sulle nostre terre, attentando alla nostra sicurezza, sovvertendo la nostra economia e infischiandosene di tutte le nostre marce della pace.Forse rimarrò suggestionato anch’io dal fascino sottile del pessimismo, se tu mi racconterai della prostituzione pubblica sulla statale, del dilagare dei furti nelle nostre case, della recrudescenza di barbarie tra i minori della nostra città.Forse mi arrenderò anch’io alle lusinghe dello scetticismo, se mi attarderò ad ascoltarti sulle

manovre dei potenti, sul pianto dei poveri, sulla miseria degli sfrattati, sulle umiliazioni di tanta gente senza lavoro.Forse vedrai vacillare anche la mia speranza se continuerai a parlarmi di Teresa che, a trantacinque anni, sta morendo di cancro. O di Corrado che, a dieci, è stato inutilmente operato al cervello. O di Lucia che, dopo Pasqua, farà la Prima Comunione in casa perché in chiesa, con gli altri compagni, non potrà andarci più. O di Nicola e Annalisa che, dopo tre anni di matrimonio e dopo aver messo al mondo una creatura, se ne sono andati ognuno per la sua strada, perché non hanno più nulla da dirsi.Queste cose le so: ma io voglio giocarmi, fino all’ultima, tutte le carte dell’incredibile e dire ugualmente che il nostro pianto non ha più ragione di esistere.La Resurrezione di Gesù ne ha disseccate le sorgenti. E tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono come gli ultimi scoli delle tubature dopo che hanno chiuso l’acquedotto.Riconciliamoci con la gioia.La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”.Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto.E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo!BUONA PASQUA!

Don Tonino Bello

“ P e r c h é p i a n g e t e ? ”Auguri

di Buona Pasqua!!

La redazione Matteo, Sara e

Alessandro

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N°36, Aprile 2011 Spirito e parola 2

Si chiamerà “Avamposto nel Deserto”. Non è una nuova avventura cinematografica dove Harrison Ford indossa ancora una volta i panni di Indiana Jones, oppure una rutilante pellicola dove si parla delle peripezie di qualche soldato della Legione straniera. Si tratta infatti di un progetto culturale che ha attinenza con l’archeologia biblica.Già, perché l’Avamposto del Deserto si rivela un centro studi, il cui allestimento inizierà dal prossimo 10 aprile a Mizpe Ramon, cittadina nel sud d’Israele, a ridosso del Negev, zona desertica che fa parte del Sinai, nome che richiama immediatamente alla memoria l’Esodo biblico.Ideatore del progetto è l’archeologo Emanuele Anati, 80 anni, che da decenni conduce campagne di

scavo nel Sinai, i cui risultati sono stati proposti nella pubblicazione “Har Karkom. Guida ai siti principali del riscoperto Monte Sinai” (pag.

142, 17 euro, Edizioni Messaggero). “Da aprile avremo il nostro Avamposto nel Deserto”, spiega lo stesso Anati. “E’ un capannone concesso dall’amministrazione municipale di Mizpe Ramon, destinato a diventare la base per le esplorazioni nel deserto, per periodi di studio e sede di mostre per le scuole. In pratica un vero e proprio centro culturale che si propone un’azione d’impatto etico tesa alla rinascita del deserto”.E’ intenzione dell’archeologo procedere prima al recupero della funzionalità della struttura, per poi collocarvi delle migliaia di reperti trovati a Beer Karkom e Har Karkom, che coprono un lungo lasso temporale che va dal paleolitico all’arrivo nell’area dei beduini islamizzati.Alcuni di questi reperti sottolineano

l’interessante teoria secondo cui il picco di Har Karkom, in una delle sue epoche storiche, sarebbe stato la montagna sacra agli ebrei,

ovvero lo scenario d e l l ’ e p i s o d i o delle tavole della Legge di cui ci parla la Bibbia. Questo per la sua posizione rispetto a l l ’ i t i n e r a r i o nel deserto attraversato dalle tribù mosaiche, così come per tanti altri elementi tangibili, fra cui la vicinanza al pozzo d’acqua di Beer Karkom e la presenza di geoglifici, i cui elementi figurativi paiono trovare eco nella narrazione biblica. Alcune di queste teorie sono state ribadite dall ’archeologo

in un’intervista proposta dalla nostra pubblicazione nei mesi scorsi e inoltre documentate in “Archeological Survey of Israel. Map of Har Karkom” (Cispe, 2009), scritto insieme a

L’av a m p o s t o a r c h e o l o g i c o c h e s c r u t a i l S i n a i Nel deserto d’Israele un nuovo progetto culturale di Emmanuel Anati

Esplorazione nel Sinai

Anati esamina un’incisione rupestre Har Karkom

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N°36, Aprile 2011 Spirito e parola 3

Federico Mailland. “Quest’anno la nostra tradizionale missione di Pasqua sarà dedicata alla sistemazione della nuova sede di Mizpe Ramon, che rappresenta una nuova tappa della nostra grande avventura culturale in cui da anni si riconoscono con coraggio e determinazione studiosi e appassionati”, conclude Emmanuel Anati.Mizpe Ramon è una cittadina che dista circa tre ore d’auto da Gerusalemme, dove è già presente un interessante museo curato dall’Israel Nature and Parks Autohority, ente che si occupa di 70 siti che vanno dal Golan, nel nord del Paese, a Eliat, a sud, sul Mar Rosso. La struttura museale riassume la storia naturalistica e geologica del luogo, di particolare impatto per una grande depressione naturale che ha un diametro di undici chilometri e segna idealmente l’inizio del deserto. E’ punto di partenza per le visite alle antiche città nabatee del deserto del Negev, particolarmente fiorenti

nel I secolo dopo Cristo sulla via commerciale che vedeva transitare le merci dalla Giordania verso il Mediterraneo. E’ inoltre meta di gite scolastiche e delle escursioni degli appassionati di trekking. E

dal 10 aprile, sarà di supporto a ulteriori percorsi culturali anche legati all’archeologia biblica grazie al progetto “Avamposto nel Deserto”.

Testo e foto di Massimo Tassi

a cura di Sara Fiorini- La voce dei giovani -

Una piccola riflessioneUna piccola riflessione di un autore eclettico ed amante della vita, in questo periodo pre pasquale... buona Pasqua a tutti e buona vita vissuta nell’amore!

“-Se la vita è cosi bella, perchè abbiamo la morte, la sofferenza, l’infelicità e tutte queste cose negative? Perchè i bambini devono soffrire? Perchè ci sono omicidi, stupri, guerre? perchè, perchè??-. Ed io rispondo: -Come diavolo

faccio a saperlo?-. Ma sapete cos’ho fatto? Ho smesso di fare domande ed ho cominciato a vivere pensando alle risposte e tutto è cambiato. [...]. Però a quelli che vengono da me, dico che so qualcosa sulla vita. C’è una cosa chiamata gioia, perchè io l’ho provata. E c’è una cosa chiamata follia meravigliosa, perchè l’ho vissuta. E so che c’è una cosa chiamata amore perchè ho amato. [...] Comunque potete dare a voi stessi tutte queste cose. Per tutta la vostra vita siete

diventati voi. Avete imparato ad essere voi... se vivessimo, la morte non ci farebbe paura. Se avrete vissuto ogni momento -ogni momento dato da Dio- quando suonerà la vostra ora non urlerete, non griderete. La morte è una sfida. Ci dice di non sprecare tempo. Ci dice di crescere, di divenire!Ci suggerisce di dirci ora, gli uni agli altri... che ci amiamo.”

Leo Buscaglia

L’av a m p o s t o a r c h e o l o g i c o c h e s c r u t a i l S i n a i Nel deserto d’Israele un nuovo progetto culturale di Emmanuel Anati

Tende nel deserto

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N°36, Aprile 2011 Spirito e parola 4

C a r n e v a l e i n p a r r o c c h i a e c o m p l e a n n i a s o r p r e s aCarnevale: Sabato 5 Marzo 2011. Compleanni di Luca, Chiara e Samuele: Sabato 12 Marzo 2011

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N°36, Aprile 2011 Spirito e parola 5

Ricostruzione di un viaggio attraverso le domande dei bambini

V i a g g i o i n Te r r a S a n t aI ragazzini che faranno la Prima Comunione a Maggio, hanno avuto una bella opportunità: la loro catechista Ada, ha fatto un viaggio nelle terre di Gesù. Questo è quello che ci ha raccontato.D: Quanto ci hai messo per arrivare?R: Siamo partiti dall’aeroporto di Bergamo, eravamo tre gruppi di pellegrini ed abbiamo riempito tutto l’aereo; dopo quattro ore siamo atterrati a Tel Aviv.D: Come comunicavate?R: Gli ebrei parlavano molto bene l’inglese, comunque avevamo l’interprete.D: Poi dove siete andati?R: Con un’oretta di viaggio siamo arrivati a Cesarea, città ricca di vestigia romane: un acquedotto, un anfiteatro e un tempio pagano. Cesarea è importante perché da lì, sono partiti Pietro e Paolo per diffondere gli insegnamenti di Gesù. Poi ci siamo spostati ad Haifa da dove partono navi stracolme di frutta …D: Ma li tutti i popoli credono in Dio?R: A Gerusalemme, più che da ogni altra parte, è palpabile la convivenza delle religioni monoteiste: gli ebrei credono in Dio dell’Antico Testamento, in mussulmani credono in Allah e i cristiani credono in Gesù.D: Ma dove vanno a pregare tutte queste persone?

R: I mussulmani pregano nelle moschee, gli ebrei pregano davanti al Muro del pianto e nelle sinagoghe, i cristiani pregano in tutte le chiese che sono state costruite nei luoghi speciali della vita di Gesù: la chiesa dell’Annunciazione a Nazareth che è sotto la tute dei Francescani, la chiesa del Santo Sepolcro che è gestita (neppure troppo bene) dai greci-otodossi, la chiesa della Natività dove c’è una grande stella nel punto in cui Gesù è stato deposto nella mangiatoia, la chiesa della casa di Elisabetta, la cugina di Maria …D: Ma chi c’era nella casa di Elisabetta?R: Non c’è più la casa di Elisabetta, c’è solo una chiesa che la ricorda …D: Com’era il clima?R: Si stava benissimo, alla sera scendeva una rugiada che non era “umida” come quella della val padana, sembrava più “secca” ed è grazie a lei che Israele è una terra verdissima, ci sono ulivi, banani e palme. Nel deserto di Giuda, dove ci sono molti monasteri antichi, al mattino c’erano 30° e alla sera 10°; abbiamo anche visto i beduini che si spostavano a dorso di mulo.D: Come si beve nel deserto?R: Ci sono i pozzi … quello di Giacobbe, dove Gesù ha incontrato la samaritana, è custodito in una chiesa; in quel pozzo c’è acqua limpida e potabile da 3400 anni e noi l’abbiamo bevuta!!

D: Poi dove siete andati?R: A Gerusalemme a vedere il Muro del pianto. Il Muro del pianto è ciò che resta della cappella dov’era custodita l’Arca dell’Alleanza nel Tempio di Salomone.D: Quanto è alto il Muro?R: E’ circa tre metri ed è attaccato ad una moschea!! La moschea (quella famosa con la cupola d’oro) è detta “della roccia” perché è stata costruita sulla roccia su cui Abramo avrebbe sacrificato suo figlio.D: Poi?...R: Abbiamo attraversato il lago di Tiberiade in una giornata di tempesta; quando siamo arrivati ci aspettava il “traghetto” che era un’arca di Noè in miniatura. Sarà stato per il tempo o per l’arca, ma ho avuto un brivido lungo la schiena … arrivati sull’altra sponda abbiamo mangiato in un Kibbutz il pesce che pescava San Pietro (non proprio quello, il nostro era fresco!)D: Quali parole hai imparato?R: Shalom, che vuol dire pace.D: Cosa ti sei riportata da questo viaggio?Ada fa una pausa … pensa e si commuove … Abbiamo capito che quella “parte” del viaggio non si può raccontare, se vogliamo scoprirla dovremo fare le valigie e partire!

Ada Pirone

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U n p e l l e g r i n a g g i o “ vo l a n t e ”, i n t e n s o e t u t t o s a c e r d o t a l eNei giorni 21 – 24 Marzo scorsi Io, Don Bogumil, Don Gianni, Don Enio, Don Riccardo e Don Luigi abbiamo effettuato un pellegrinaggio in Polonia nel ricordo del grande Papa Giovanni Paolo II°.Sotto la guida esperta, intelligente e generosa del comune amico e nostro Coordinatore Don Bogumil Parroco a Villa Cella che proviene dalla Polonia. Abbiamo visitato la Città di Cracovia con le sue meravigliose chiese e i suoi grandiosi monumenti, tutti espressione di fede cattolica. Nella Sede episcopale siamo stati ricevuti dal Cardinale Stanislao Dziwisz che era stato Segretario personale del Papa Woitila fino alla sua morte, e ora è titolare della Diocesi di Cracovia.La seconda tappa è stata il Santuario della Divina Misericordia che raccoglie numerosi pellegrini attratti dai messaggi che gesù ha rivelato alla Santa Faustina Kowaska

canonizzata dal Papa Giovanni Paolo II°. A Wadovice abbiamo pregato nella chiesa dove è stato battezzato Papa Woitila. Ovunque abbiamo incrociato statue e monumenti del grande Papa polacco.La tappa centrale del pellegrinaggio è stato il meraviglioso e famoso Santuario mariano di Czestochowa che viene considerato Capitale spirituale della Polonia. E’ una meta che incanta per la bellezza di tutto il complesso architettonico e per la sua collocazione, non per nulla chiamata “Montagna luminosa”.E’ stato un pellegrinaggio che ha rafforzato la nostra amicizia e fraternità. Abbiamo vissuto queste giornate in allegria, alternando

preghiera e condivisione dei comuni problemi pastorali delle nostre parrocchie. Siamo stati positivamente impressionati nell’incontrare centinaia di giovani in preghiera con una devozione e raccoglimento straordinario. Abbiamo incontrato una realtà spirituale che da noi, in queste dimensioni numeriche, nelle nostre parrocchie rimane un sogno.Ma vale anche per noi la Parola di Gesù: “Non temete piccolo gregge…”.

Don Mario

Da sinistra: Don Bogumil, Cardinale Stanislao Dziwisz, Don Enio, Don Riccardo, Don Gianni, Don Mario e Don Luigi

“C o s a v u o i c h e i o f a c c i a p e r Te ? “...”Gesù e i suoi giunsero a Gerico.Mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte:“Figlio di Davide abbi pietà di me!”. Allora Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. E chiamarono il cieco dicendogli:“Coraggio! Alzati, ti chiama!”.Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.Allora Gesù gli disse: “Che vuoi che io ti faccia?”.E il cieco a lui: “Rabbunì, che io riabbia la vista!”. E Gesù gli disse. “Va”, la tua fede ti ha salvato”. E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada”..Domenica 20 Marzo è stata un domenica diversa dalle altre, perchè noi ragazzi abbiamo partecipato al ritiro di quaresima nei locali della nostra parrocchia.Ritrovo ore 9,30 e dopo qualche saluto e qualche chiacchiera

abbiamo iniziato la prima parte dell’incontro tenuto da Don Luigi, insieme ai giovani della zona pastorale ovest.Il tema dell’incontro riguardava il sopracitato passo del vangelo di Marco “Il cieco Bartimeo”.Dopo la lettura insieme e le riflessioni, Don Luigi si è soffermato su alcuni significati importanti che ci sono rimasti impressi.Uno di questi è il ruolo della strada, che per Gesù rappresentava il punto di incontro, mentre per Bartimeo rappresentava la sua casa e il suo presente. Per noi fedeli la strada corrisponde al cammino della nostra vita spirituale e così, come Bartimeo, anche noi siamo mendicanti nei confronti di Dio, degli altri e di noi stessi.Un altro argomento affrontato riguardava la fiducia e la Fede in Gesù, quanto noi ci fidiamo di Lui e degli altri cioè la nostra capacità di metterci nelle mani di qualcuno.

Dopo questi approfondimenti Don Luigi ci ha suggerito alcune domande guida per un nostro momento di riflessione individuale riguardo il nostro rapporto con la Parola e la figura di Dio.Dopo la pausa del pranzo e qualche momento di svago ci siamo divisi in quattro gruppi, ognuno dei quale aveva il compito di animare le parti della Santa Messa conclusiva. Terminata la funzione ci siamo salutati e ringraziati a vicenda per i momenti sereni che abbiamo condiviso e per quello che ci è rimasto nel cuore.

Chiara Ilaria Silvia

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Carissimi Amici,Pasqua è la Resurrezione e tutti noi pensiamo a Gesù Risorto e a quella che sarà la nostra resurrezione alla fine dei tempi. Permettetemi di fantasticare un po’,anche se devo farmi perdonare dai tutori della sana dottrina, e considerare Gesù Risorto l’icona di tante altre resurrezioni che continuano a onorarlo tra le miserie della nostra vita. Vi racconto la storia di Aisha, venuta a rifugiarsi tra le mie mani, quattordici anni fa, poco più che bambina, già mamma…ma troppo immatura perché il bambino potesse sopravvivere. Allora, tutto era interpretato come violenza disumana, compresa la gravidanza di Aisha. Mai ci si proponeva di pensare a una saga d’amore. Aisha, tutta sola, aveva sviluppato verso di me una dipendenza di figlia, che si rassodò in un viaggio in Canada con altri ragazzi, per una testimonianza sui crimini di guerra, una dipendenza avallata dall’attenzione che le era dovuta, non solo perché sola tra ragazzi, ma anche perché non mi scappasse di mano e diventasse immigrata clandestina, dopo tanti documenti che avevo firmato a mio rischio.Ritornati dal Canada, la vita incominciò a presentarsi con tutte le esigenze della sopravvivenza. Per

Aisha non era possibile ritornare a scuola, e godere la compagnia di coetanee, ma doveva farsi un mestiere e ne provò più di uno. Aisha, “chi sei tu?” mi domandavo e me la vedevo ragazza di strada, ma non lo era, perché la conoscevo e le sue telefonate e le sue visite mi rassicuravano che il suo cuore non era là, ma purtroppo era così che si manteneva. I mesi e gli anni passavano finché, qualche giorno fa, con la sua voce profonda mi chiamò al telefono: “Papà, ho un uomo che mi vuole bene. Te lo voglio fare conoscere”. Vennero e lui mi fece bella impressione e mi creò anche un filo di speranza per Aisha. Li lasciai andare senza coinvolgermi troppo nei loro sentimenti. Dopo tutto avevano l’età per decidere sulla loro vita…e la verità venne fuori e fu lui a rivelarmela: “Sono io il ribelle che mise incinta Aisha. Ci volevamo bene e come moglie avevo il privilegio di proteggerla. La guerra ci ha separati ed ora finalmente l’ho ritrovata e la voglio sposare”.Aisha non era stata violentata. Aisha, anche se in circostanze di grande incertezza, aveva sperimentato l’amore. Forse questo ne fece la differenza nella sua vita, quella differenza che non le aveva fatto perdere la fiducia nell’uomo, quella

differenza che non le permise di farsi un cuore da ragazza di strada.Lui se ne andò sorridendo, di un sorriso contento, dicendomi: “Faccio il saldatore”quasi ad assicurarmi che aveva un mestiere, e che avrebbe mantenuto sua moglie. Sia benedetto Dio che li ha protetti e condotti per vie tortuose a ricongiungersi.Dopo tante tribolazioni, che Dio dia loro quella felicità che avevano solamente sperimentato nel loro primo amore nella foresta….la felicità di un cuore risorto.A voi tutti, i miei auguri di resurrezione.

P. Giuseppe Berton.

B u o n a Pa s q u a d a Pa d r e B e r t o n

(Per offerte e progetti) ADOZIONI SIERRA LEONE

Padre Giuseppe Berton Banco San Geminiano e San Prospero Filiale di Reggio Emilia ( via Roma )

IT76B 05188 12800 0000000 47500

(Per affidi a distanza) ADOZIONI SIERRA LEONE

Padre Giuseppe Berton Monte dei Paschi di Siena

AG.3801 RIO SALICETO (RE) IT28K 01030 66450 000002800055

www.theFHM.org Si prega fare avere indirizzo EMAIL a : [email protected]

PER CHI VOLESSE RICEVERE IL GIORNALINO IN FORMATO ELETTRONICO, CON LA POSSIBILITÀ DI VEDERE LE FOTO A COLORI, O VOLESSE SCRIVERE ALLA REDAZIONE INVIARE UNA E-MAIL ALL’INDIRIZZO: [email protected]

GMG DiocesanaSi terrà il 16 aprile la giornata dei giovani diocesana in Piazza Prampolini e in Cattedrale a Reggio Emilia, dalle ore 18:00

Pellegrinaggio ParrocchialePellegrinaggio al Santuario del Sacro Monte a Varallo Sesia (VC), Domenica 22 Maggio.

Pubblicheremo in seguito il volantino con il programma dettagliato.

Giornata Mondiale della Gioventù11-21 Agosto 2011 a Madrid

Alcuni ragazzi della parrocchia dello Spirito Santo parteciperanno, con la diocesi, al grande evento mondiale

Isi... d’alloro

Congratulazioni alla Dott.ssa Elizabeth Nasi (Isi), laureatasi in Scienze dell’educazione l’ 11 marzo scorso, con voto 110/110

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C a l e n d a r i oD o m e n i c a 3 A p r i l e 2 0 1 1IV DOMENICA DI QUARESIMA

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Il Signore è il mio pastore: non manco di nullaLiturgia: 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41

D o m e n i c a 1 0 A p r i l e 2 0 1 1V DOMENICA DI QUARESIMA

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Il Signore è bontà e misericordiaLiturgia: Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

D o m e n i c a 1 7 A p r i l e 2 0 1 1DOMENICA DELLE PALME - Inizio della settimana Santa

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?Liturgia: Is 50, 4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14 - 27,66

G i o v e d ì 2 1 A p r i l e 2 0 1 0Giovedì Santo - Cena del Signore

Ore 21.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Il tuo calice, Signore, è dono di salvezzaLiturgia: Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

V e n e r d ì 2 2 A p r i l e 2 0 1 0Venerdì Santo - Passione del Signore

Ore 18.30: Celebrazione della passione di Cristo [Spirito Santo]Padre, nelle tue mani consegno il mio spiritoOre 21.15: Via crucis cittadinaPadre, nelle tue mani consegno il mio spiritoLiturgia: Is 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42

S a b a t o 2 3 A p r i l e 2 0 1 0Sabato Santo

Ore 21.00: Solenne Veglia Pasquale [Chiesa Spirito Santo]Alleluia, alleluia, alleluiaLiturgia: Veglia pasquale Rm 6,3-11; Sal 117; Mt 28,1-10

D o m e n i c a 2 4 A p r i l e 2 0 1 1PASQUA: RISURREZIONE DEL SIGNORE

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo - Liturgia: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 opp. 1Cor 5,6-8; Gv 20,1-9 (sera: Lc 24,13-35)

L u n e d ì 2 5 A p r i l e 2 0 1 1LUNEDI’ DELL’ANGELO

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Proteggimi, o Dio: in te mi rifugioLiturgia: At 2,14.22-32; Sal 15; Mt 28,8-15

M e s s eda Lunedi a Sabato: Santa messa ore 18.30 [Chiesa Spirito Santo] il Venerdì messa alle ore 16:30 [Casa delle Magnolie]

A l t r e D a t eCatechismo: Tutti i sabati ore 14.30Oratorio: Tutti i sabati ore 16.00Casa di carità: Sabato 9 e Domenica 24 AprileIncontro gruppo giovani: Ogni domenica ore 18.00 Stazione Quaresimale in Cattedrale: Venerdì 8 Aprile ore 21:00, Tema: Radicati e fondati in Cristo, Veglia coi giovani in cammino verso Madrid guidati da Benedetto XVILiturgia penitenziale per i giovani dell’unità pastorale: Lunedì 18 Aprile ore 20.45, presso la parrocchia dello Spirito SantoConfessioni dei ragazzi delle scuole medie: Giovedì 21 Aprile, nel pomeriggio.Incontri di catechismo infrasettimanali per i bimbi che si preparano alla Prima Comunione, tenuti da Don Mario.

B u o n C o m p l e a n n o a . . .Elira Murataj - Domenica 3 AprileCarmen Capuano - Mercoledì 6 AprileValentino Rampini - Lunedì 11 AprilePatrizia Delmonte - Mercoledì 13 AprileMonia Bedocchi - Venerdì 15 AprileDavide Pedrini, Mattia Ferri - Sabato 16 AprileSabrina Gibertini - Sabato 30 AprileAspettiamo di ricevere eventuali date di compleanno

A u g u r i a . . .Lucia e Corrado - Sabato 16 Aprile, felicitazioni per il 32°anniversario di matrimonioElena e Paolo - Lunedì 18 Aprile, felicitazioni per il 1°anniversario di matrimonioGigi e Monia - Sabato 23 Aprile, felicitazioni per il 5°anniversario di matrimonio

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(Dal Vangelo Mt 7,21-27)Le autorità religiose ch pretendono di essere la luce del popolo, le guide dei ciechi – come amavano farsi chiamare – in realtà sono esse stesse accecate dalla propria dottrina che impedisce loro di vedere le azioni del Dio creatore. E’ quanto formula il capitolo 9 del vangelo di Giovanni. In questo episodio Gesù restituisce la vista a un cieco nato, mandandolo alla piscina di Siloe. E l’evangelista specifica cosa significa “l’inviato”, che è Gesù stesso. Quindi Gesù, che si è definito “luce del mondo”, invita quest’individuo, che mai ha saputo cosa fosse la luce, ad andargli incontro. “Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”. E qui cominciano i guai. Da miracolato, l’individuo si trova subito ad essere imputato. Anzitutto c’è la meraviglia dei vicini, di quelli che lo avevano visto prima, che era mendicante, che non lo riconoscono. E’ strano. Come fanno a non riconoscerlo? In fondo gli è solo tornata la luce agli occhi, non è che ha cambiato fisionomia. E’ che quando si incontra Gesù, e il suo messaggio restituisce dignità e libertà alle persone, si è quelli di prima, ma si è anche una persona completamente nuova.

E’ questo il motivo per cui non riconoscono il cieco nato. E, di fronte alla disputa su “è lui o non è lui”, l’ex- cieco dice “«Io sono»”. E’ lo stesso modo con il quale Gesù rivendica la condizione divina. Quando si incontra Gesù, la condizione divina di Gesù è comunicata anche a quanti lo accolgono. Come aveva detto Giovanni nel su prologo “A quanti lo hanno accolto ha dato la capacità di diventare figli di Dio”.

Ebbene, incomincia qui il problema per questo ex cieco. Per la prima volta, e ben sette volte – è questo il tema conduttore del

brano – gli chiederanno come gli siano stati aperti gli occhi. Per comprendere questa domanda che cadenzerà tutto l’episodio per ben sette volte, bisogna ricordare che “aprire gli occhi” era immagine di una liberazione dall’oppressione, e sarebbe stato il compito del messia. Incapaci di avere un’opinione propria, che non fosse quella emanata dalle autorità e dai capi spirituali, conducono questo ex cieco dai farisei, i leader spirituali del popolo. Perché? Perché era sabato. Per la seconda volta Gesù guarisce qualcuno in un giorno in cui era proibito non solo curare gli ammalati, ma anche visitarli. Il sabato – lo sappiamo – era il comandamento più importante, quello che Dio stesso osservava.

Quindi sono incapaci di giudicare questo avvenimento perché c’è indubbiamente un aspetto positivo, però c’è la trasgressione del comandamento più importante. Allora anche i farisei chiedono come quest’uomo abbia recuperato la vista. Non c’è nessuna allegria, nessun rallegramento rispetto al fatto che quest’uomo, cieco dalla nascita, avesse recuperato la vista. Ma vogliono sapere soltanto il come. E, abituati sempre a giudicare tutti e tutto con la legge in mano, che è l’unico loro criterio di giudizio, “alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo»”, cioè Gesù, “«non viene da Dio perché non osserva il sabato»”. L’unico criterio di giudizio per i farisei è l’osservanza della legge, non il bene dell’uomo. Per Gesù, invece, il criterio di giudizio è il bene dell’uomo. Chi giudica in base alla legge, alla dottrina, a un codice, è chiaro e sostiene che Gesù non viene da Dio. Altri chiedevano come potesse un peccatore operare questi segni. “Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che cosa dici»”. Incapaci di dare

una risposta, vogliono che se la dia l’ex cieco, “«dal momento che ti ha aperto gli occhi»”, è questo che li preoccupa. Li preoccupa che l’uomo abbia aperto gli occhi perché l’istituzione religiosa può dominare le persone fintanto che il popolo è cieco, ma quando apre gli occhi e vede il volto di Dio e la dignità alla quale lo chiama, i primi a farne le spese sono quelli che presumono di essere rappresentanti di questo Dio e in realtà sono soltanto la tenebra che ostacola questa luce del mondo. Ebbene lui risponde: “«Viene da Dio». Mentre i farisei erano sicuri dicendo “Quest’uomo non viene da Dio”, il cieco – colui che era cieco vede invece coloro che vedevano sono ciechi – dice: “«E’ un profeta», cioè viene da Dio. Allora entrano in campo i giudei. Con questo termine l’evangelista indica i capi religiosi del popolo; ebbene, per difendere la loro dottrina, questi negano l’evidenza. “Non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse riacquistato la vista”. Per difendere la loro teologia, per difendere la loro dottrina, per difendere la legge, negano la vita, negano l’evidenza, negano la vita. E intimidiscono i genitori dell’ex cieco e li interrogano. E’ un interrogatorio molto pesante, facendo intuire che sono degli imbroglioni e fanno due domande: “«E’ questo il vostro figlio»”, quindi insinuano il dubbio che non fosse il loro figlio, “«che voi dite essere nato cieco?»” Quindi sono due domande. “E’ vostro figlio?” e “E’ nato cieco? Come mai ora ci vede?” I genitori rispondono che è loro figlio, è nato cieco, e non sanno come abbia aperto gli occhi e dicono “«Chiedetelo a lui, ha l’età»”. Significa che è maggiorenne, è maggiore di tredici anni.

E l’evangelista annota che dissero questo per paura delle autorità

A n d ò , s i l a v ò e t o r n ò c h e c i v e d e v a- Inserto -

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religiose perché avevano già deciso che, chiunque avesse riconosciuto Gesù come il messia, il Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga, cioè la morte civile. Con gli espulsi dalla sinagoga, considerati degli appestati, bisognava tenere una distanza di almeno due metri di sicurezza. Non contenti, “chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Dà gloria a Dio»”, espressione che significa “confessa, riconosci, sii sincero, anche magari a tue spese”. Ed ecco allora la sentenza: “«Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore»” Quindi il giudizio delle autorità deve essere più valido dell’esperienza dell’individuo. Per le autorità il popolo non può avere una propria opinione che non sia quella da loro emanata. Ebbene la risposta dell’ex cieco è ricca di humor. Dice: “Io non entro in questioni teologiche che non è mia la competenza” ... “«Se sia un peccatore non lo so»”, quindi non entra in questioni dottrinali, lui parla della propria esperienza, “«Una cosa so: ero cieco e ora ci vedo»”, voi direte che quest’uomo è un peccatore, voi forse volete insinuare che per me sarebbe stato meglio rimanere cieco piuttosto che recuperare la vista da un peccatore, ma la mia esperienza è positiva: prima ero cieco e adesso ci vedo. L’evangelista sta dicendo che non la dottrina, ma l’esperienza dell’individuo è quella che ha la meglio. E’ il primato della propria coscienza sulla dottrina. La dottrina può dire quello che vuole, che la tua esperienza è negativa, che sei in peccato, ma se la tua vita ti dice che questo è positivo, se questo ti dà e comunica vita, questo è quello che conta.

Quindi l’ex cieco ridicolizza

l’atteggiamento di queste autorità. Dice “se sia un peccatore non lo so, ma so una cosa: ch ero cieco e ora ci vedo”. Ed ecco allora di nuovo l’insistenza della domanda: “«Come ti ha aperto gli occhi?»” Questo vogliono sapere, come ha fatto ad aprirgli gli occhi. E, con fine umorismo, il cieco dice: “«Ve l’ho già detto e non avete ascoltato .. Volete forse anche voi diventare suoi discepoli?»”

Non l’avesse mai detto, “Lo insultarono”. Quando le autorità non sanno come rispondere, passano all’insulto. “E dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè!»” Loro non seguono un vivente, ma venerano un morto. “«Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio, ma costui ...»”, è interessante che nei vangeli le autorità religiose, i Giudei, i capi, quando si rivolgono a Gesù, o parlano di Gesù, evitano sempre di nominare il nome, e usano un termine dispregiativo “Costui”.

“«Costui non sappiamo di dove sia»”. Non conoscono Gesù perché non conoscono Dio, non conoscono il Padre amante della vita. I difensori del Dio legislatore non possono comprendere le azioni del creatore che non si manifestano nella dottrina, ma nella vita. “Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: voi non sapete di dove sia eppure mi ha aperto gli occhi»”.

Per la sesta volta notiamo l’insistenza di questo aprire gli occhi che il filo conduttore di tutto questo brano, e l’ex cieco, che è un mendicante, con il buon senso, ridicolizza le acrobazie teologiche dei capi. Tutti si rendono conto che c’è un intervento divino, meno le autorità. E con il buon senso

replica, “«Da che mondo è mondo non si è mai sentito che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla»”. E’ una cosa elementare. E’ una cosa talmente chiara ...

Come fanno le autorità a non comprendere questo? La dottrina li ha accecati. Per loro, quello che interessa èi l bene della dottrina, quindi la difesa della loro istituzione, e non il bene dell’uomo. A loro il bene dell’uomo non interessa. Non desiderando apprendere, ma soltanto insegnare, gli replicano con violenza “«Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?» All’inizio del brano c’era la domanda dei discepoli se avesse peccato questo ragazzo o i suoi genitori per il fatto di essere cieco.

La cecità era considerata una maledizione perché impediva lo studio della legge. Ebbene, i Giudei, i capi, non hanno dubbi. E’ nato nei peccati; l’uomo deve tornare cieco per dare loro ragione. “E lo cacciarono fuori”, cioè l’espulsione dalla sinagoga. Ma non è un gran danno: cacciato dalla religione, trova la fede. Infatti, cacciato dalla sinagoga, Gesù lo cerca e lo trova. I capi religiosi che scomunicano, in realtà sono loro i veri scomunicati. n ha portato quel processo di trasformazione che è la conseguenza normale di quanti accolgono, ma poi praticano, il messaggio di Gesù, la buona notizia.

Commento di P. Alberto Maggi

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